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Politecnico di Milano Dipartimento di Elettronica e Informazione Programma di ricerca LagoMaggiore D1 - La Ricognizione Author: ing. M. Micotti ing. E. Weber Supervisor: Prof. R. Soncini Sessa - LE OPPORTUNITA’ NON HANNO CONFINI -

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Politecnico di Milano

Dipartimento di Elettronica e Informazione

Programma di ricerca LagoMaggiore

D1 - La Ricognizione

Author:

ing. M. Micotti

ing. E. Weber

Supervisor:

Prof. R. Soncini Sessa

- LE OPPORTUNITA’ NON HANNO CONFINI -

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Indice

Introduzione e obiettivi dello studio 3

1 Il sistema fisico 71.1 Il bacino imbrifero e i territori di monte . . . . . . . . . . . . . . 7

1.1.1 Il sotto-bacino del Lago Ceresio . . . . . . . . . . . . . . . 111.2 Il territorio a valle . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

2 La situazione attuale 182.1 La regolazione del lago Ceresio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18

2.1.1 Scopi della regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 182.1.2 Il regolamento del 1953 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 192.1.3 Le opere di sistemazione del lago . . . . . . . . . . . . . . 202.1.4 Gli effetti della regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 22

2.2 La regolazione del lago Verbano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 232.2.1 Il disciplinare di regolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . 262.2.2 Gli effetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27

2.3 L’insoddisfazione dei portatori di interesse . . . . . . . . . . . . 30

3 La metodologia e gli strumenti 323.1 La procedura PIP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 323.2 Il software TWOLE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36

4 Risultati degli studi precedenti 374.1 Esiti del progetto Verbano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37

4.1.1 Il problema e le azioni considerate . . . . . . . . . . . . . 374.1.2 Lo sviluppo dello studio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 39

4.2 Esiti del progetto Ceresio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 454.3 Esiti del progetto TwoLe . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46

5 Le azioni considerate 495.1 Le azioni strutturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49

5.1.1 Lo sbancamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 505.1.2 Il nuovo manufatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50

5.2 Le azioni normative . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 51

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5.3 Le azioni gestionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52

6 Portatori d’interesse, settori e criteri 536.1 I settori considerati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 53

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Introduzione e obiettivi

dello studio

Il presente rapporto rappresenta il documento di sintesi delle fasi di Ricogni-zione e Impostazione del problema relativamente al programma di ricerca la-gomaggiore, affidato da Regione Lombardia al Dipartimento di Elettronicae Informazione del Politecnico di Milano. Tale programma sviluppa parte del-l’attivita 2.1.4 prevista dall’Azione 2 Ottimizzare l’uso della risorsa idrica per ilaghi Ceresio e Verbano del Programma Operativo di Cooperazione Transfron-taliera ItaliaSvizzera 2007-2013, Asse: Ambiente e Territorio (interreg iv),denominata anche progetto strada.

Scopo del programma di ricerca e l’individuazione di modalita di regolazione(politiche di gestione) efficienti per la gestione del Lago Maggiore e del Lagodi Lugano, tramite una procedura di pianificazione integrata e partecipata, cheprevede e formalizza i ruoli degli attori coinvolti (portatori di interesse e decisori)che parteciperanno attivamente alle diverse fasi del programma di ricerca.

Tale procedura risponde ai requisiti previsti dalla Direttiva Quadro Europea(WFD Water Framework Directive), i quali stabiliscono che le scelte in meritoalla pianificazione e gestione della risorsa idrica avvengano attraverso un proces-so decisionale partecipato il piu ampio possibile e risulta anche coerente con lelinee guida preparate dalla Confederazione Elvetica per promuovere il principiodella gestione integrale delle acque.

Nell’ottica di una piu efficace implementazione della WFD, Regione Lom-bardia ha promosso la realizzazione di un percorso, conclusosi nel febbraio 2009,per la definizione di un patto per l’acqua a livello regionale. Il documento,firmato dalla Regione e dai rappresentanti degli Enti Pubblici, dagli utilizzatoriidroelettrici e agricoli e dalle associazioni ambientaliste, individua le linee perun equilibrato uso della risorsa acqua. La conclusione di questo documento,frutto di due anni di lavoro e confronto comuni tra tutti i portatori di interesse,e riassunta negli obiettivi da perseguire che i firmatari hanno sottoscritto:

[...] Sulla base di queste premesse, che sono state a lungo discusse econdivise, assumiamo nella sottoscrizione del Patto questi obbiettivi:

• individuare ed analizzare la criticita rappresentata dagli eventiclimatici che si sono presentati negli ultimi anni e minaccia-

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no di presentarsi nel prossimo futuro a causa delle modificheclimatiche in corso a scala globale,

• definire, in forma condivisa, le criticita/opportunita che nelcontesto lombardo possono essere offerte dalla gestione condi-visa degli utilizzi in base alla disponibilita della risorsa idri-ca legate a tali cambiamenti, anche secondo le previsioni dellacomunicazione delle Commissione Europea,

• individuare linee strategiche per affrontare gli opportuni cam-biamenti ed i relativi risvolti gestionali, ambientali e socio-economici, analizzare modalita di adattamento/comportamentoche minimizzino

• i danni economici e i possibili effetti ambientali definendo formedi compensazione al fine di pervenire all’ottimizzazione dell’u-tilizzo del bene acqua,

• definire, in forma condivisa, le necessarie linee di azione peradeguare il sistema di uso delle acque e dei corpi idrici in ragio-ne delle effettive disponibilita, mantenendo e recuperando valoreambientale agli stessi.

A partire da tali obiettivi il Patto individua alcune linee d’azione da persegui-re per il loro raggiungimento: il progetto strada, di cui questo program-ma di ricerca fa parte, rientra in particolare tra le azioni previste nella lineaProgrammazione di bacino.

Il problema

Il sistema considerato nel presente studio comprende due laghi regolati (il Ver-bano e il Ceresio), i bacini imbriferi da questi sottesi e il territorio a valle dellago Verbano, influenzato dalle portate del Ticino sublacuale.

La regolazione del lago Verbano

Il lago Verbano (chiamato anche lago Maggiore) ha una notevole rilevanza, nonsolo dal punto di vista socioeconomico, ma pure da quello ambientale. Nel tem-po si e assistito a un incremento e a una diversificazione degli utilizzi delle sueacque. Le prime grandi opere, i navigli Langosco e Sforzesco sul Ticino emissa-rio, furono realizzate per favorire la navigazione, soprattutto per il trasporto dimerci e materiali. Successivamente l’interesse si sposto sulla produzione agricolae su quella industriale: furono per questo costruite nuove opere di canalizzazionee realizzate centrali idroelettriche. L’utilizzo delle acque del lago a fini irriguie idroelettrici porto naturalmente con se la richiesta di rendere il piu possibi-le affidabile la disponibilita delle portate domandate, cosa difficile da ottenerein un lago naturale. L’andamento delle portate erogate da un lago naturalee infatti influenzato da quello degli afflussi, che per loro natura sono aleatori.

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Per questo motivo sin dall’inizio dell’800 si penso di trasformare il Verbano inun lago regolato, con la costruzione di uno sbarramento sul Ticino emissario.I primi studi per la realizzazione dell’opera risalgono al 1865, con il progettoVilloresi-Meraviglia, ma solo nel 1902 fu redatto il primo progetto completo. Larealizzazione fu pero ulteriormente rinviata, cosı che lo sbarramento di regolazio-ne, detto della Miorina, dal nome della localita in cui e sito, entro ufficialmentein funzione solo il primo gennaio 1943. Da quella data il Verbano e quindi unlago regolato.

La regolazione del Lago Ceresio

Sin dagli ultimi anni dell’ottocento si presento alla popolazione rivierasca delLago Ceresio (o Lago di Lugano) ed alle autorita il problema della regolazionedel lago, intesa sia ad abbassare i livelli dannosi di piena, sia a derivare l’ac-qua a scopo d’irrigazione o di utilizzazione idroelettrica. Tra il 1910 e il 1913iniziarono le prime trattative tra Italia e Svizzera, promosse dal Consiglio dellaRepubblica e dal Canton Ticino, che furono interrotte piu volte a causa dellaguerra e delle divergenze tra i due paesi riguardo le quote di invaso del lago anuovo regime. Nel 1927 la Societa Italiana Idroelettrica della Tresa costruı avalle di Fornasette, totalmente su territorio italiano, l’impianto di Creva con unavasca di compensazione giornaliera, impianto che non influenza in nessun modo ilivelli del Lago di Lugano. Nel 1951 vennero riprese le trattative a Lugano e, no-nostante una prima proposta di utilizzazione idroelettrica delle acque del lago, idue paesi si accordano sul valutare un progetto di semplice regolazione dei livellidel lago. La Svizzera presento nel settembre del 1951 il progetto di costruzionedello sbarramento e nell’agosto del 1953 il Disciplinare di Regolazione dei livellidel lago e dei deflussi della Tresa, progetti che vennero approvati nel dicembredel 1953 dalla delegazione italiana all’interno della Commissione Internazionaleper la sistemazione del Ceresio. Tramite la Convenzione tra la Svizzera e l’Ita-lia, sottoscritta a Lugano il 17 settembre 1955 ed entrata in vigore il 15 febbraio1958, si decise di procedere alle opere necessarie alla regolazione del Lago di Lu-gano, affidando l’esecuzione dei lavori e gli obblighi di manutenzione dell’operaal Cantone Ticino e delegando ad una Commissione Internazionale il compitodi sorveglianza sulla costruzione e sull’esercizio delle opere di regolazione.

Sulla base della predetta convenzione i lavori eseguiti all’inizio degli anni ’60hanno riguardato:

• la correzione dello stretto di Lavena;

• lo sbarramento di regolazione alla Rocchetta;

• la correzione della Tresa tra Ponte Tresa e Madonnone.

La correzione della Tresa e lo sbarramento costituiscono la parte principale del-l’intervento realizzato. I relativi lavori previsti dal primo progetto del settembre1951 e dalla Convenzione sono iniziati nel gennaio del 1960 e ultimati, per quan-to concerne le opere principali, verso la fine del 1962. L’esercizio e diventato

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effettivo e conforme al regolamento nel corso del secondo semestre del 1963.La regolazione si e, pero, mantenuta conforme al regolamento soltanto per unaquindicina di anni, fino al 1978, quando il regolatore ha gradualmente inizia-to ad allontanarsi dall’applicazione alla lettera del regolamento, poiche questoaveva dimostrato la propria inadeguatezza. Il regolamento ufficiale e stato cosıgradualmente sostituito da uno ufficioso mai formalizzato.

Gli usi e gli interessi delle acque dei due laghi non si limitano pero a quelli sinqui citati. E essenziale tener presente le esigenze delle popolazioni rivierasche,preoccupate delle esondazioni lacuali, e la salvaguardia degli aspetti ambientali,l’importanza dei quali e andata aumentando con il trascorrere del tempo, tantoche oggi sarebbe impensabile ignorarli.

Si intuisce cosı quanto la situazione sia complessa e come i conflitti sianonumerosi, il piu rilevante ed evidente dei quali e sicuramente quello tra le po-polazioni rivierasche e gli utenti irrigui e idroelettrici. Soprattutto per quantoriguarda il Verbano, il passaggio a lago regolato ha , infatti comportato l’in-nalzamento dei livelli lacuali proprio quando gli afflussi sono piu abbondanti,accrescendo cosı il rischio di esondazioni.

La presenza di conflitti ha spinto alcuni degli interessati a formulare proposted’intervento, per lo piu atte a risolvere i problemi che toccano in modo specificogli interessi di ognuno di essi. La valutazione degli effetti di queste propostee stata per lo piu effettuata dagli stessi proponenti, con la conseguenza che lealtre parti interessate, temendo che le valutazioni fossero partigiane, le hannosistematicamente lasciate cadere.

Scopo di questo programma di ricerca sono dunque il progetto e la valuta-zione di opzioni di intervento che affrontino, sin dall’inizio, in modo congiunto,tutte le problematiche sin qui accennate.

Si partira quindi, ed e l’oggetto del presente rapporto, dalla descrizione dellecaratteristiche del territorio e dalla ricognizione dei Portatori di interesse

coinvolti, prendendo quale riferimento alcuni studi precedentemente svolti suquesto sistema: il progetto verbano-interreg ii (1999-2001), il progettotwole-fondazione cariplo (2004-2008), il progetto ceresio (2005-2009).

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Capitolo 1

Il sistema fisico

1.1 Il bacino imbrifero e i territori di monte

Il Verbano ha una superficie di circa 211 Km2, 170 dei quali situati in territorioitaliano ed i restanti in territorio svizzero. Il suo bacino imbrifero, chiusoalla bocca del lago a Sesto Calende, si estende per 6598 Km2 (vedi Fig. 1.1), ede equamente diviso tra Italia (3229 Km2) e Svizzera (3369 Km2). Il rapportotra la superficie del bacino imbrifero e quella del lago e di 31 a 1, il massimovalore fra i grandi laghi delle Alpi1: ne conseguono grandi piene e rapidissimeescursioni del livello lacuale.

Il territorio del bacino e di tipo alpino, caratterizzato da accentuate pendenzedei versanti e da un’altezza media di 1270 m s.l.m.2. La quota media del lago ecirca 194 m s.l.m..

Il bacino puo essere suddiviso in 18 bacini tributari, i principali dei qualisono quelli del Ticino prelacuale, del Maggia-Melezza, del Toce e del Tresa.Questi comprendono a loro volta altri laghi naturali, di cui i piu estesi sonoi laghi di Lugano (di cui parleremo nel dettaglio piu avanti, nel Par.1.1.1),d’Orta e di Varese, e numerosi serbatoi artificiali per la produzione di energiaidroelettrica, sia in territorio italiano sia in quello svizzero.

Il regime pluviometrico del bacino e di tipo sub-litoraneo alpino. Infattil’andamento della mediana degli afflussi al lago, riportato in Fig.1.2 per glianni 1974-1998 , presenta un minimo assoluto invernale e massimi in autunno enella tarda primavera. La piovosita e elevata, ma distribuita in modo piuttostodisomogeneo fra i bacini tributari: la precipitazione media annua nell’interobacino e di 1692 mm, con contributi elevati nella valle del Toce (oltre 2000 mmdi altezza media annua, la massima dell’intero bacino del Po) e medi nell’altoTicino (fra i 700 e i 1000 mm). La parte piu rilevante dell’afflusso al lago

1Ad esempio il lago di Garda ha un rapporto di 6 a 1, quello di Como 31 a 1, quello diLugano 13 a 1, quello di Ginevra 14 a 1.

2In tutto lo studio il riferimento assunto per le quote e quello italiano. La precisazione enecessaria poiche gli ellissoidi di riferimento italiano e svizzero differiscono, nella zona dellago, di 0.352 m.

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Figura 1.1: Il bacino imbrifero del Verbano. La linea nera individua il confinetra Italia e Svizzera, mentre in grigio sono riportati i confini dei bacini tributari.

Figura 1.2: Andamento annuale degli afflussi al Verbano (mediana 1974-1998)

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Deviazion

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3/s]

Figura 1.3: Andamento annuale dello scarto quadratico medio delle portate diafflusso (1974-1998)

proviene dai fiumi Toce, Maggia - Melezza, Ticino, Verzasca e Tresa, che nelcomplesso drenano il 77% dell’intero bacino.Ai fini del presente studio l’afflusso al Verbano verra distinto in due parti: unaparte sara quella comprendente tutto il bacino afferente al Ceresio, compreso ilfiume Tresa, la restante parte verra invece trattata come un unico bacino.

La Fig. 1.2 rappresenta la mediana degli afflussi al Lago Verbano. le infor-mazioni che tale grafico restituisce non sono pero sufficienti per comprendere lanatura delle piene. Da esse,infatti, si evince solo che i valori di portata al colmodi piena sono mediamente piu elevati nella tarda primavera che in autunno. Male piene primaverili, prodotte essenzialmente dallo scioglimento delle nevi, sonolente e si sviluppano su molte settimane. Anche quando ad esse contribuisconole precipitazioni, il loro deflusso verso il lago e rallentato dalla presenza dellaneve al suolo su parte rilevante del bacino. Al contrario, le piene autunnali, do-vute totalmente alle precipitazioni, sono rapide e improvvise, in particolare seuna precipitazione le ha precedute di pochi giorni lasciando il suolo totalmenteimbevuto. Tutto cio e ben evidenziato dalla traiettoria, cioe dall’andamentonel tempo, dello scarto quadratico medio delle portate di afflusso riportata inFig. 1.3.

Essa mostra che le piene autunnali sono molto piu pericolose di quelle estivee cio e ulteriormente acuito dal fatto che, mentre le seconde possono esserefacilmente previste (dal momento in cui la temperatura dell’aria sale occorrono

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Portata

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con serbatoialpini

senza serbatoialpini

Figura 1.4: Confronto tra gli afflussi storicamente registrati, influenzati dallapresenza dei serbatoi idroelettrici, e gli afflussi che si sarebbero presentati inassenza degli stessi (mediana afflussi decadici 1970-1978). Rielaborazione da[Citrini e Cozzo, 1981].

circa tre o quattro giorni prima che il manto nevoso sia saturo e il deflussocominci a raggiungere il lago), le prime sono rapide e imprevedibili.

L’andamento degli afflussi non dipende solo dal regime delle piogge, ma anchedalla presenza, nel bacino imbrifero del lago, di serbatoi per la produzione dienergia idroelettrica. Su questo punto e opportuno soffermarsi.

La costruzione dei serbatoi ad uso idroelettrico inizio nel 1911 con la realiz-zazione del lago Delio, posto in territorio italiano, ed e proseguita fino all’iniziodegli anni ’70. L’ultimo serbatoio e entrato in servizio nel 1973; solo da quell’an-no la configurazione del bacino imbrifero e stazionaria e questo spiega perchesiano stati considerati solo dati posteriori al 1974 per realizzare le figure di que-sto capitolo. Oggi l’area sottesa dai serbatoi e di 1075 Km2, pari al 16% dellasuperficie dell’intero bacino. Il loro invaso complessivo ammonta a piu di 600milioni di metri cubi, dei quali oltre due terzi sono localizzati in territorio el-vetico. Per apprezzare la significativita di questa cifra si pensi che, se questovolume d’acqua venisse totalmente erogato e la bocca del lago fosse sbarrata,il livello del Verbano si innalzerebbe di oltre 2.5 m [Citrini e Cozzo, 1981]. Sicomprende quindi come la regolazione di questi serbatoi possa significativamenteinfluenzare il regime degli afflussi.

Gli effetti della regolazione sono osservabili a diverse scale temporali, innan-zitutto a livello dell’anno. In Fig. 1.4 si confronta l’andamento della medianadegli afflussi decadici, cioe calcolati su periodi di 10 giorni, registrati negli anni1970-783, con gli afflussi che si sarebbero presentati in assenza di serbatoi idroe-

3La scelta di questo periodo non e coerente con quanto precedentemente esposto. Laragione e che disponiamo delle serie temporali dei livelli dei serbatoi idroelettrici, e quindi dei

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lettrici. Questi ultimi sono stati ricostruiti sommando (o sottraendo) all’afflussomisurato in ciascuna decade il volume totale invasato (o svasato) dai serbatoinella stessa decade (i tempi di corrivazione e di propagazione sono infe-riori a 24 ore). Si puo osservare come l’effetto della regolazione dei serbatoisia quello di accrescere gli afflussi nei mesi che vanno da ottobre ad aprile e diridurli negli altri mesi. Se ne comprende la ragione notando che la domandadi energia elettrica, e quindi il suo prezzo, e maggiore nel periodo invernale,cosı che i serbatoi vengono utilizzati per trasferire volumi idrici dal periodo discioglimento delle nevi (primavera-estate) all’inverno.

Nel periodo ottobre-aprile, in cui come visto i serbatoi svasano,l’afflussoal Verbano e periodico, di periodo settimanale, con una riduzione di portata ilsabato e la domenica dovuta, ancora una volta, all’andamento della domanda dienergia elettrica, che diminuisce nei fine settimana. Lo stesso effetto e presenteanche negli altri mesi dell’anno, pur se meno evidente.

1.1.1 Il sotto-bacino del Lago Ceresio

Il Lago di Lugano, altrimenti detto Ceresio, e un lago internazionale situato alconfine tra la Svizzera e l’Italia, come si vede in Fig. 1.5. Piu precisamente,si estende tra i Distretti di Lugano e di Mendrisio del Canton Ticino e tra leProvince di Varese e di Como della Regione Lombardia.

Il lago e delimitato per lunghi tratti da pareti rocciose molto ripide e risultacaratterizzato da una morfologia assai complessa, con una suddivisione in trebacini lacustri ben identificabili: il bacino Nord, che si estende da Porlezza alponte-diga di Melide, il bacino Sud, che da Capolago si estende fino ad Agno e,infine, il laghetto di Ponte Tresa, un terzo bacino di dimensioni molto minori. Ibacini Nord e Sud risultano comunicare attraverso una stretto canale navigabilee sono separati da un fronte morenico, sul quale poggia il ponte-diga che siestende tra le localita di Melide e Bissone. Quest’ultimo congiunge le due spondedel lago e consente il passaggio delle vie di comunicazione (l’autostrada nazionaleA2, la strada cantonale e la ferrovia). Il bacino di Ponte Tresa, invece, e collegatoal bacino Sud dallo stretto di Lavena. I tre bacini si differenziano nettamente perle loro particolari caratteristiche morfologiche ed idrologiche (si veda la Tab. 1.1,tratta da (Ufficio Protezione e Depurazione Acque 2006)).

Il bacino Nord e contraddistinto da profondita elevate (fino a 288 m) e daun’estensione del bacino imbrifero (269.7 km2) limitata rispetto al volume (4.7km3); cio sfavorisce i processi di ricambio delle acque e determina un tempoteorico di ricambio elevato (12.3 a). Il bacino Sud meno profondo (al massimo95 m) e presenta un rapporto tra volume (1.14 km3) e area del bacino imbrifero(587.5 km2, considerando anche la superficie lacustre del bacino Nord e il suobacino imbrifero) piu favorevole ad un rinnovamento rapido delle proprie acque.Il bacino di Ponte Tresa ancora meno profondo (al massimo 59 m ed in media

volumi da essi invasati o svasati, solo sino al 1978. Abbiamo pertanto deciso di considerarei dati dal 1970, e non dal 1974 come sarebbe piu corretto, affinche la serie non sia troppobreve. La variazione della capacita complessiva di invaso dei serbatoi tra il 1970 e il 1974 ecomunque di pochi punti percentuali.

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Figura 1.5: La suddivisione del Lago di Lugano tra Italia e Svizzera.

33 m) e presenta un volume molto limitato (0.03 km2), con un un tempo teoricodi ricambio di soli 0.04 a.

La superficie totale dello specchio lacustre corrisponde a 48,9 km2 (27,5 km2

bacino Nord; 20,3 km2 bacino Sud; 1,1 km2 bacino di Ponte Tresa) di cui 62.8%su territorio elvetico e 37.2% su territorio italiano. La superficie totale delbacino drenante (614,5 km2), comprendente la superficie dello specchio lacustree la superficie del bacino imbrifero, e situata per il 59.8% su suolo svizzero e peril 40.2% su quello italiano.

Tributari ed emissario

I principali tributari del lago sono:

• per il bacino Nord: il Cassarate in Svizzera, il Cuccio, il Livone, il Rezzoed il Solda in Italia;

• per il bacino Sud: il Vedeggio-Agno, il Vecchio Vedeggio, la Magliasina,lo Scairolo, il Laveggio, il Mara in Svizzera, il Bolletta in Italia; il bacinoSud riceve inoltre le acque del bacino Nord.

Il regime idrologico che caratterizza gli immissari e nivo-pluviale meridionale nel-la parte alta dei bacini settentrionali, per trasformarsi in regime pluvio-nivalemeridionale, fino a divenire pluviale nei bacini degli immissari piu meridionali.

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Tabella 1.1: Caratteristiche morfologiche ed idrologiche del Lago di Lugano.

Bacino Bacino Bacino di Totale

Nord Sud Ponte Tresa

Area del bacino imbrifero km2 269.7 290.3 5.6 565.6Superficie lacustre km2 27.5 20.3 1.1 48.9Bacino imbrifero totale km2 297.2 607.8 614.5 614.5Volume lacustre km3 4.7 1.14 0.03 6.5Profondit media m 171 88 33 134Profondit massima m 288 95 59 288Apporto medio annuo km3/a 0.38 0.77 0.78 0.78Tempo teorico di ricambio a 12.3 1.4 0.04 8.3Deflusso medio annuo emissario m3/s - - - 0.38

Le altezze di deflusso degli immissari principali (Vedeggio, Cassarate, Maglia-sina, Cuccio, Laveggio) variano da 1000 a 1200 mm/anno, corrispondenti adeflussi specifici tra 35 e 50 l/(s km2). Gli apporti complessivi medi annualidi acqua sono di 0,38 km3/a per il bacino Nord e di 0,77 km3/a per il bacinoSud di cui 0,38 km3/a provenienti dal bacino Nord e i rimanenti 0.39 km3/a daitributari (si veda la Tab. 1.1).

Il fiume Tresa l’unico emissario del Lago di Lugano. Esso ha origine dalsottobacino di Ponte Tresa e si estende per una lunghezza complessiva di circa13 km, fino al Lago Maggiore, nel quale sfocia nei pressi di Luino. Il flussodelle acque della Tresa interrotto da due sbarramenti: lo sbarramento di PonteTresa, posto a 400 m dall’uscita dal lago nei pressi della Rocchetta, e, a pocomeno di 4 km dalla foce, nel Comune di Luino, la diga di Creva, che formaun bacino artificiale per una lunghezza di circa 2 km. Lo sbarramento di PonteTresa utilizzato al fine della regolazione del livello del Ceresio, il bacino di Crevaal servizio dell’omonima centrale elettrica dell’Enel.

Il Tresa, lungo i suoi primi 7 km costituisce il confine di stato tra Italia eSvizzera e, di conseguenza, le due sponde appartengono ai due rispettivi Paesi.La tratta terminale e invece situata esclusivamente su suolo italiano.

Il regime pluviometrico e lacuale

Il bacino idrografico del Lago di Lugano, compreso nella zona prealpina del ver-sante sud delle Alpi, e caratterizzato da precipitazioni medie piuttosto elevate,intorno ai 1800 mm annui. In Fig. 1.6 si riporta l’andamento mensile delleprecipitazioni misurate presso la stazione di Lugano 4, per gli anni 2004, 2005e la media per gli anni 1961-1990.

Considerato il comportamento medio sul lungo periodo, il regime lacualepresenta due periodi di magra: il primo, piu consistente e prolungato, in inver-no, a partire da dicembre fino all’innalzamento primaverile; il secondo, meno

4I dati utilizzati sono forniti dall’Ufficio Federale di Meteorologia e Climatologia(www.meteosvizzera.ch) e vengono registrati presso la Biblioteca Cantonale di Lugano.

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Figura 1.6: Regime mensile delle precipitazioni raccolte presso la stazione diLugano.

marcato, in estate, in particolare nei mesi di luglio e agosto. I due periodi dimagra sono interrotti dalle piene primaverili e autunnali, le prime dovute alloscioglimento nivale e a piogge persistenti, le altre a precipitazioni di minore du-rata, ma di ingente intensita. Osservando in maggior dettaglio, il regime lacualesi presenta molto irregolare e caratterizzato da piene importanti e improvviseinterrotte da magre sovente molto prolungate. Quanto ai repentini innalzamentigiornalieri del lago, essi furono, ad esempio, di 52 cm nell’ottobre del 1928 e di50 cm nel novembre del 1951.

La massima piena storicamente accaduta fu nell’autunno del 1896. In taleoccasione il livello del lago raggiunse la quota di 273.06 m s.l.m. a Lugano edi 272.92 m s.l.m. a Ponte Tresa, con un deflusso dalla Tresa di 209 m3/s.La piena pi importante del secolo scorso prima della regolazione (periodo 1900-1964) si verifico, invece, il 23 novembre 1951, quando il livello a Ponte Tresaarriv a 272.76 m, quello a Lugano a 272.89 m e il deflusso nella Tresa a 195m3/s. Dopo la regolazione i valori massimi di livello e portata si verificarononel 2002, quando la Tresa scarico fino a 260 m3/s a seguito delle eccezionaliprecipitazioni del mese di novembre (livello massimo del lago 271.87 m a PonteTresa e 272.08 m a Melide Ferrera, nei pressi di Lugano). Il livello piu bassoraggiunto dal lago in tempo di magra fu registrato nel gennaio 1922, con unaquota di 269.88 a Lugano e 269.87 m a Ponte Tresa ed un deflusso in alveo delfiume Tresa di 2.56 m3/s.

Il livello medio del lago riferito al periodo 1930-1963 di 270.51 m s.l.m.,mentre la portata media della Tresa, riferita al periodo 1923-63 di 25.4 m3/s,pari a 41.2 l/s km2.

Essendo il massimo livello rilevato a Lugano pari a 273.06 m (piena del 1896)ed il minimo 269.88 m (magra del 1922), il massimo range di oscillazione dellivello lacuale storicamente verificatosi e pari a 3.18 m, corrispondente ad unvolume di circa 156 milioni di m3.

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1.2 Il territorio a valle

L’emissario del Verbano e il Ticino sublacuale, che confluisce, dopo un percorsodi circa 100 Km e un dislivello di 130 m, nel fiume Po, poco a valle della citta diPavia. Sulle sponde del Ticino sono presenti importanti centri abitati, tra cuiPavia e Vigevano, e zone di elevato pregio naturalistico. Il fiume alimenta unafitta rete di rogge e canali (Fig. 1.7): tra i piu importanti il Canale Regina Elena,che si diparte dal Ticino poco a monte dello sbarramento di Porto della Torre,e i canali Villoresi e Industriale, che si diramano dalla traversa del Panperduto.Una frazione della portata del canale Industriale alimenta il Naviglio Grande,che un tempo derivava direttamente dal Ticino a valle del ponte ferroviarioBusto-Novara, in prossimita di Oleggio. La portata restante viene restituita alTicino, mediante scaricatori diversi, a seconda delle condizioni del momento.Queste acque, unite a quelle rimaste nell’alveo del Ticino dopo il Panperduto,che si sono nel frattempo arricchite per i coli e le risorgive, vengono derivate,tramite filarole, dai navigli Langosco e Sforzesco. Con il termine territorioa valle intenderemo quindi tutto il territorio servito dal Ticino e dalle rete deisuoi canali.

La presenza di questi canali ha contribuito nei secoli allo sviluppo di un riccosistema agricolo, basato sulla produzione di riso, mais e frumento, nelle vasteplaghe della Lomellina, del Novarese, del Vercellese e del Pavese. All’originarioecosistema naturale si e cosı sostituito un nuovo ecosistema agricolo-irriguo.

Le acque del Ticino non vengono utilizzate solo per l’irrigazione, ma ancheper produrre energia idroelettrica, mediante centrali ad acqua fluente. Il giacitato canale Industriale e stato costruito alla fine dell’800 dalla societa Vizzola,per alimentare l’omonima centrale, entrata in funzione nel 1899. Successivamen-te lungo questo canale furono costruite altre due centrali (Tornavento e TurbigoSuperiore) e sul Ticino fu realizzata la centrale di Porto della Torre che sfrutta ilsalto esistente tra la Miorina e la traversa del Panperduto, tramite uno sbarra-mento realizzato a monte di questa ultima. Negli anni ’90 sono state realizzatesei piccole centrali sul Canale Regina Elena.

Il prelievo dei canali non ha l’unico effetto di diminuire la portata transitantein Ticino, ma contribuisce anche ad accrescerla, a valle delle loro prese e dopoalcune settimane dal prelievo, perche parte dell’acqua derivata torna diretta-mente nel fiume tramite le colature della rete irrigua e parte alimenta la falda,che a sua volta e drenata dal fiume. Infatti, tranne che in anni particolarmentesiccitosi, la quota piezometrica della falda e piu alta del pelo libero del fiume,essendo il Ticino profondamente incassato rispetto alla pianura circostante, inspecie nel suo tratto piu montano. Questa e anche la ragione per cui le colaturedei terreni irrigui prossimi al Ticino sono drenate dal fiume stesso.

Il Ticino raggiunge infine Pavia e, poco dopo, confluisce nel Po al Pontedella Becca. Il dislivello tra Pavia e il Po e dell’ordine di un metro e mezzo incondizioni normali, ma puo ridursi a circa cinquanta centimetri quando il Po e inpiena. In queste condizioni, affinche le acque del Ticino possano sfociare in Po,devono raggiungere una quota al pelo libero molto piu elevata di quella richiesta,a parita di portata, quando il Po e in morbida o in magra. Tecnicamente si dice

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Figura 1.7: La rete di canali del Ticino sublacuale.

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che il Po rigurgita. Particolarmente grave e pertanto il caso in cui il colmodi piena, scendendo da Torino lungo il Po, raggiunga la confluenza col Ticinoin sincronia con l’onda di piena di quest’ultimo. In tal caso, infatti, i livellifluviali a Pavia risultano esaltati e l’onda unita dei due fiumi accresce i rischi diesondazione lungo la valle del Po, in particolare nel Polesine.

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Capitolo 2

La situazione attuale

2.1 La regolazione del lago Ceresio

2.1.1 Scopi della regolazione

Il progetto di regolazione, secondo le intenzioni delle autorita italiane e svizzeresi prefiggeva di:

• abbassare i livelli di piena del Lago di Lugano nell’interesse di tutti icomuni rivieraschi;

• regolare i livelli lacuali durante le diverse stagioni, tenendo conto, perquanto possibile, dei bisogni dell’agricoltura, della pesca, della navigazionee dell’igiene;

• limitare le portate massime della Tresa e ridurre in questo modo il pericolodi inondazioni nella valle della Tresa;

• incrementare la portata della Tresa in tempi di magra, a favore dallaproduzione idroelettrica della centrale di Creva.

A tale proposito,nella relazione riassuntiva redatta dal Servizio Federale delleAcque di Berna del febbraio 1954 (Servizio Federale delle Acque 1954) si dice:“la sistemazione del Ceresio qui esposta ha come scopo principale, conformemen-te al desiderio piu importante dei rivieraschi del lago, di abbassare efficacementei livelli liquidi di piena”. Nello stesso documento viene messo in evidenza comealtri obiettivi fossero quelli di tenere i livelli di magra invernale un po’ piu bassiche allo stato naturale per facilitare le costruzioni edili e alzare sensibilmente ilivelli di magra estiva durante la stagione balneare. Si voleva inoltre “ottenerecon la regolazione un miglioramento delle condizioni di deflusso della Tresa, nelsenso di diminuire la portata massima e aumentare la portata minima e, in viagenerica, avvantaggiare per quanto possibile e tenendo conto degli interessi dei

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comuni sul lago, l’esistente impianto idroelettrico di Creva a valle di Fornaset-te”. Infine il livello annuale medio del lago sarebbe dovuto coincidere con quellomedio prima della regolazione.

E interessante notare come gia nel 1954 si accennasse all’utilizzazione di unprocesso partecipativo. Ancora in (Servizio Federale delle Acque 1954) si legge:“[...] un abbassamento troppo forte delle piene puo condurre a un aumento taledella portata della Tresa, da causare danni alle popolazioni lungo questo fiume eall’alveo stesso; d’altra parte un’accumulazione d’acqua nel bacino del lago, perderivarne poi, in tempi di magra, maggiori portate secondo gli interessi dell’of-ficina idro-elettrica, non aggarba agli abitanti del lungo-lago che fino a un certolimite. Si vede da cio che nel problema della regolazione del lago non possonoessere ammesse soluzioni estreme, che giovino totalmente ad un interessato ascapito dell’altro, ma che piuttosto la questione e da risolversi con una soluzionedi compromesso tenente conto di tutti gli interessi vigenti, adeguatamente allaloro importanza ed entita’’. Furono, inoltre, stilati dei questionari distribuitia molti comuni rivieraschi, sia svizzeri che italiani, per avere maggiori infor-mazioni sulle proprie esigenze edili, turistiche, agricole, ambientali, igieniche,della navigazione e della pesca, in maniera tale da soddisfare nel miglior modopossibile i loro bisogni.

2.1.2 Il regolamento del 1953

Il regolamento che fu scelto viene detto a linee di regolazione, in quanto e ungrafico costituito da linee ciascuna delle quali prescrive al regolatore la portatada rilasciare in un certo giorno dell’anno; la linea su cui leggere la portata siindividua in funzione del giorno dell’anno e del livello a Ponte Tresa quel giorno.Il regolamento definisce, inoltre, una fascia di regolazione, nel senso che sonoprevisti un limite superiore ed un limite inferiore di regolazione, rispettivamentepari a 190 m3/s e 2 m3/s, all’interno dei quali sono definite le decisioni dirilascio applicabili secondo la regola sopra specificata. La fascia risulta definitain funzione delle portate, piuttosto che in funzione dei livelli, come avviene piudi frequente. Il limite superiore di 190 m3/s corrisponde al dimensionamentoidraulico delle opere di protezione lungo il fiume Tresa al tempo della stesura delDisciplinare. In tempi recenti le protezioni sono state potenziate, consentendoattualmente lo smaltimento di una portata massima di deflusso nella Tresa di260 m3/s. Il limite inferiore della fascia si configura, invece, come un deflussominimo vitale.

La previsione degli effetti della regolazione venne valutata dal Servizio Fede-rale delle Acque di Berna nel 1954 tramite degli studi su anni particolarmentecritici. Vennero calcolati i livelli e le portate che si sarebbero realizzati in talianni se gia allora il lago fosse stato regolato e si ottenne che l’applicazione delregolamento avrebbe comportato i seguenti effetti:

• abbassamento dei livelli di piena, accompagnato da un sensibile abbrevia-mento della durata delle piene. Ad esempio, si calcolo che se il lago fossestato gia regolato in occasione della piena del novembre 1951, il livello a

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Lugano sarebbe stato di 271.83 m, invece dei 272.89 m storicamente veri-ficatisi; inoltre, per la stessa piena, si determino che 110 ettari, di cui 79in territorio svizzero e 31 in territorio italiano, non si sarebbero venuti atrovare sott’acqua;

• livelli di magra invernale un po’ piu bassi di quelli storicamenti verificatisiallo stato naturale per qualche settimana (cosa che facilita i lavori edililungo il lago) e sensibile innalzamento delle magre estive (con vantaggi perla stagione balneare-turistica);

• livello medio annuale coincidente con quello prima della regolazione;

• riduzione dell’ampiezza delle oscillazioni, mentre frequenza delle oscil-lazioni e rapidita dell’abbassamento dei livelli circa uguali alle condi-zioni naturali (e quindi cedimenti e stabilita delle rive sostanzialmenteinalterate);

• accentuazione delle punte delle portate di piena della Tresa per consentirel’abbassamento dei livelli di piena, pur restando sotto il limite di 190 m3/s.Secondo i calcoli, le portate di 210 m3/s del 1896 e di 195 m3/s del 1951sarrebbero diminuite a 190 m3/s;

• effetti contenuti sulle piene del Lago Maggiore in seguito alle maggioriportate della Tresa. Si calcolo che, a parita di portate del Ticino a SestoCalende, alle condizioni di piena del 1896, l’aumento di livello del Verbanosarebbe ammontato a circa un decimetro;

• notevole vantaggio anche per l’impianto di Creva. Infatti risultava possi-bile utilizzare il Ceresio come bacino di compensazione giornaliero e neigiorni festivi. L’impianto, dotato di un serbatoio della capacita utile diun milione di m3, utilizza al massimo 45 m3/s con 3 turbine da 15 m3/sciascuna. La regolazione avrebbe portato ad un aumento medio nei mesiinvernali da ottobre a marzo della quantita d’acqua utilizzabile dall’im-pianto di Creva di tre milioni di m3 che rappresenta l’1% della quantitautilizzabile prima della regolazione, e ad un aumento della portata minimada 2.56 m3/s a 3 m3/s;

• effetti limitati sulla riproduzione delle specie ittiche poiche con la regola-zione le fluttuazioni del livello del lago rimarrebbero piu o meno ugualia quelle dello stato naturale. Le oscillazioni del livello sono importantiperche durante la frega le zone piatte del litorale con canneti e pianteacquatiche dovrebbero trovarsi leggermente sommerse; se le zone di fre-ga vengono a trovarsi a secco, ci interrompe immediatamente l’atto diriproduzione o provoca la perdita istantanea dei pesciolini.

2.1.3 Le opere di sistemazione del lago

Lo smaltimento delle portate massime di piena ai livelli lacuali regolati, ovveroinferiori allo stato naturale, richiedeva un approfondimento ed un allargamento

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del letto della Tresa all’uscita del lago, quindi anche la ricostruzione del pontea Ponte Tresa, necessaria anche per l’intenso traffico stradale. Fu conseguenteprevedere il consolidamento delle sponde del fiume a valle della correzione. Incoerenza con il regolamento, abbassando i livelli di piena nello Stretto di Lavenae sotto il ponte-diga di Melide si sarebbe verificata una riduzione inammissibiledelle sezioni di deflusso. E stato dunque necessario approfondire ed allargare loStretto di Lavena e modificare le aperture nella diga di Melide, in maniera taleche dopo la regolazione le condizioni di deflusso, al tempo di massima piena,non venissero peggiorate rispetto allo stato naturale.

Sbarramento di regolazione

Figura 2.1: Lo sbarramento visto dalla sponda svizzera.

Per evitare gli abitati sulla sponda italiana a Ponte Tresa e non modificaresensibilmente il paesaggio naturale, la diga di regolazione (Fig. 2.1) fu costruitaa 350 m a valle del ponte nei pressi della Rocchetta. La diga e costituita da unosbarramento a tetto. Essa ha il vantaggio di non avere un grosso impatto visivoe di facilitare la migrazione dei pesci verso valle. Furono previste 3 aperture di14.5 m di luce cadauna. Nel progetto si citava anche la costruzione di una scala,necessaria per la risalita delle specie ittiche a qualsiasi livello della Tresa, la cuirealizzazione e stata ultimata nel 2007, nell’ambito del progetto INTERREG IIIA, ’Conservazione e ripopolamento della trota mormorata nel bacino imbriferodel fiume Ticino’ (dicembre 2004).

Correzione della Tresa

La correzione del fiume ha riguardato un tratto di 1.4 km, da Ponte Tresa finoal Madonnone, ed consistito in un abbassamento e allargamento dell’alveo alfine di poter smaltire a Ponte Tresa la portata di 190 m3/s ai livelli di piena

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del lago abbassati dalla regolazione. Per garantire la stabilita del nuovo lettofu inserito uno strato di pietrame grosso dello spessore di 30 cm. L’asse dicorrezione non era rettilineo, ma adattato alla configurazione del terreno ed haformato il confine tra i due stati. Il dragaggio previsto dal progetto per questaopera ammontava a 123000 m3.

Correzione dello Stretto di Lavena

La correzione e consistita principalmente in un abbassamento del fondo, alloscopo di mantenere le condizioni di deflusso pressappoco come allo stato natu-rale. Per ragioni economiche e per salvaguardare le caratteristiche del paesaggiosi e deciso di adattare l’asse di correzione alla configurazione in regime naturaledel terreno, con lo scopo di ottenere anche una buona visibilita per la naviga-zione. Questo asse ha formato la nuova linea di confine tra Italia e Svizzera,stabilita in maniera tale da ottenere un compenso delle superfici scambiate. Lesuperfici di deflusso sono state aumentate del 25%; il materiale dragato calcolatoammontava a 39000 m3.

Altre opere minori

Oltre alle opere previste per la regolazione della Tresa dal primo progetto datatosettembre 1951 che costituiscono, per cosı dire, la regolazione propriamentedetta, furono anche applicate misure di consolidamento delle sponde della Tresaa valle della correzione fino al Lago Maggiore.

Prima della regolazione queste sponde mostravano rive scoscese esposte aderosione. Poiche con la regolazione si prevedeva un’accentuazione delle puntedi piena si decise di rinforzare i tratti piu deboli. I metodi utilizzati furono lapiantagione di alberi e arbusti e la gettata di pietre per proteggere il piede dellescarpate. Nella pianura di Voldomido, sul corso inferiore della Tresa, furono pre-viste misure di consolidamento e di protezione dei terreni adiacenti per evitarele inondazioni che si pensavano piu probabili a seguito della maggior frequenzae durata delle piene del fiume.

Il ponte-diga di Melide fu trasformato allargando le sezioni di deflusso sottoi ponti. Il ponte esistente a quattro arcate venne sostituito da uno a tre cam-pate, di cui la centrale, larga 18 m, fu destinata alla navigazione. Cio ha resopossibile, dunque, il passaggio di tutti i battelli della Societa di Navigazione ealla motonave Elvezia, ai tempi di recente costruzione, che cessa di circolare soloin presenza di livelli di piena superiori a 272.15 m.

2.1.4 Gli effetti della regolazione

L’abbassamento dell’alveo della Tresa (circa 1 metro nei pressi dell’attuale sbar-ramento, poi a decrescere fino in localita Madonnone) e la costruzione delleparatie mobili ha consentito di incrementare le portate erogabili in uscita dallago e di ottenere, percio, una riduzione delle piene rispetto al regime naturale.

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Questo obiettivo e stato raggiunto attraverso il regolamento dell’agosto 1953,come dimostrato negli studi sopra citati (Servizio Federale delle Acque 1954).

Tuttavia, gia nel corso dei primi anni di applicazione, sono emersi alcunilimiti dell’attuale regolamento, sia per quanto riguarda i periodi con livelli bassi,sia per quanto riguarda la gestione degli eventi alluvionali.

In particolare durante le situazioni di magra la rigorosa applicazione delregolamento ha determinato situazioni con livelli lacuali molto bassi, mettendoa vista gli scarichi presenti a quei tempi lungo il lago, scoprendo i litorali alago e determinando problemi di erosione alle fondazioni di case e infrastrutturea causa dei bassi livelli e del moto ondoso. Diverse lamentele da parte deicomuni rivieraschi, degli albergatori e interpellanze in Gran Consiglio hannoin quegli anni posto il problema della regolazione, in special modo per quantoriguarda i livelli bassi. Anche la Federazione Ticinese per l’acquicoltura e lapesca ha ripetutamente denunciato il peggioramento delle condizioni della faunaittica locale, associata all’impossibilita di una libera migrazione verso e dal LagoMaggiore, a seguito della costruzione dello sbarramento di Ponte Tresa e dellaghetto di modulazione della centrale ENEL di Creva.

Risale al 1978 una proposta redatta dalla Sezione Economia delle Acque delDipartimento dell’Ambiente che avanzava alcune proposte di modifica e miglio-ramento del regolamento stesso. Tale proposta, discussa preventivamente con leautorita federali competenti, non ha avuto ulteriori sviluppi per quanto riguardala controparte italiana.

A partire dal 1978 circa, pur rispettando la sostanza del regolamento ori-ginale del 1953, il regolatore ha posto maggiore attenzione a quelle situazioniche avevano suscitato negli anni precedenti diversi malcontenti. In particolaree stata assunta la decisione, durante i periodi di assenza di precipitazione, dinon rilasciare nella Tresa quantitativi di acqua superiore a quelli entranti nellago, con l’obiettivo di non compromettere l’utilita dei portatori di interesse dimonte.

Nel corso del novembre 2002, a seguito di precipitazioni eccezionali, il livellodel Lago Ceresio ha raggiunto quota 271.87 m a Ponte Tresa e 272.08 m aMelide, il valore massimo mai registrato dall’inizio del periodo di regolazione.Questo evento ha risvegliato l’interesse della popolazione, degli amministratorie dei portatori di interesse, rendendo di nuovo attuale e opportuna un’analisidella politica di regolazione fin qui adottata.

2.2 La regolazione del lago Verbano

Prima della costruzione dello sbarramento della Miorina le acque defluivanoliberamente dal lago. Dovremo spesso riferirci a questa condizione e pertantoconviene darle un nome: la chiamiamo regime naturale e il lago corrisponden-te e detto naturale. In un lago naturale in ogni istante il deflusso e determinatodal livello lacuale e la relazione che lega il secondo al primo e detta scala di

deflusso naturale. Da un punto di vista teorico la scala di deflusso e definibilesolo in condizioni di moto permanente, ma si commettono in genere errori mo-

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Figura 2.2: Afflussi e deflussi in condizioni di regime naturale (mediana 1974-1998).

desti utilizzandola in condizioni di moto vario, purche la variazione dei livellisia abbastanza lenta.

In queste condizioni l’andamento del livello e del deflusso1 dipendono esclu-sivamente dall’andamento degli afflussi. La Fig. 2.2 mostra che la traiettoria

dei deflussi segue sostanzialmente quella degli afflussi: piu precisamente il de-flusso e un poco inferiore all’afflusso, quando questo e crescente, mentre e unpoco superiore nel caso opposto. Questo ritardo e provocato dalla capacita dilaminazione del lago, un fenomeno che si comprende osservando che un au-mento di afflusso produce un aumento di deflusso solo dopo che si sia prodottoun aumento del livello lacuale. Cio fa sı che rapide variazioni negli afflussi nonsi riproducano nei deflussi, che pertanto sono caratterizzati da una traiettoriapiu morbida dei primi.

Nonostante la capacita di laminazione del lago, la variabilita dei deflussi na-turali era giudicata troppo elevata dalle utenze, che avrebbero desiderato potercontare su una fornitura piu certa. Con la realizzazione dei canali maggiori (Vil-loresi 1884, Industriale 1897) apparve inoltre evidente come i deflussi naturalinon fossero strutturalmente in grado di soddisfare le utenze, neppure in media.La Fig. 2.3 mostra infatti che in tre periodi(inverno, sommersione delle risaieed estate) la mediana dei deflussi e nettamente inferiore alla domanda totale(irrigua piu idroelettrica) delle utenze. Ne consegue che in piu del 50% dei ca-si la domanda non veniva soddisfatta, determinando una fallanza o deficit

idrico.

1La serie misurata dei livelli e dei deflussi naturali si arresta ovviamente al 1943, conl’entrata in servizio della diga di regolazione. Da questa data in poi e compito del Consorziodel Ticino, a cui e affidata la regolazione del lago, di ricostruire giornalmente il livello e ildeflusso che si sarebbero presentati in regime naturale.

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Figura 2.3: Confronto tra deflussi naturali (mediana 1974-1998) e domandatotale dei canali (irrigua piu idroelettrica). Si notino le fallanze nei periodiinvernale, di sommersione delle risaie (marzo-aprile) e in estate.

Per risolvere il problema si progetto la costruzione di uno sbarramento sulTicino emissario, al fine di immagazzinare nel lago, nei periodi di afflussi piu ele-vati, volumi idrici da utilizzare nei successivi periodi di fallanza. Si osservi infatticome in Fig. 2.3 i volumi di deficit (aree comprese tra la domanda e il deflusso,quando la prima e superiore al secondo) siano nettamente inferiori ai volumidi surplus (aree comprese tra deflusso e domanda, quando il primo e superiorealla seconda). Pertanto, se i volumi di surplus potessero essere immagazzinatinel lago ed erogati quando si presentasse un deficit, la domanda potrebbe esseretotalmente soddisfatta; a tal fine fine, tuttavia, sarebbe necessario disporre diuna grande capacita di invaso.

All’ipotesi di regolazione si opposero i rivieraschi, sia italiani sia svizzeri, chetemevano che l’aumento dell’invaso lacuale, da realizzarsi proprio nei periodi diafflusso elevato, potesse indurre un aumento della frequenza delle esondazionilacuali. L’opposizione venne superata con un compromesso: da una parte siautorizzava la costruzione di uno sbarramento, dall’altra si stabiliva che essoavrebbe dovuto essere totalmente aperto quando il livello lacuale avesse superatoun livello prestabilito, per lasciare rapido sfogo alle acque del lago. Affinche taledeflusso fosse piu rapido che nella condizione naturale, la bocca lacuale sarebbestata sbancata prima della costruzione dello sbarramento. La realizzazione dellosbarramento e la successiva gestione delle acque del lago vennero affidate ad unente appositamente costituito: il Consorzio del Ticino. Nel 1940 fu siglato unaccordo tra Italia e Svizzera in base al quale si concordavano le modalita diregolazione, racchiuse in un Disciplinare, e si costituiva una Commissioneinternazionale Italo-Svizzera, incaricata di verificarne l’adempimento.

Lo sbarramento della Miorina, largo 200 m e costituito da 120 portine me-

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Sezione longitudinale

Sezione trasversale Sezione di una portina

Figura 2.4: Sbarramento della Miorina, un braccio mobile e una portina insezione.

talliche, incernierate sul fondo e completamente abbattibili (Fig. 2.4), la cuiposizione e regolata tramite bracci mobili, posti su carriponte, entro in funzioneil 1◦ gennaio 1943.

2.2.1 Il disciplinare di regolazione

Nel Disciplinare di Regolazione viene stabilita una fascia di regolazione,ovvero un intervallo di livelli del lago entro il quale il Regolatore, cioe il diret-tore del Consorzio del Ticino, puo liberamente decidere quale portata erogare.A differenza di quanto avveniva in regime naturale, in questa nuova condizione,detta regime regolato, non esiste piu una relazione univoca tra livelli e por-tate. Gli estremi della fascia di regolazione sono stagionalmente variabili e sonocambiati nel tempo. Attualmente essi presentano i seguenti valori:

• nel periodo estivo (16 marzo - 31 ottobre) la fascia di regolazione e com-presa tra i limiti di -0.50 m e +1.00 m (sullo zero di Sesto Calende, postoa 193.016 m s.l.m.);

• nel periodo invernale (1 novembre - 15 marzo) e invece compresa tra -0.50m e +1.50 m.

Il passaggio dal valore estivo a quello invernale dell’estremo superiore dellafascia di regolazione non avviene incrementando tale limite da un giorno all’altrodi 50 cm, ma ripartendo tale incremento su un arco di 15 giorni, come mostratoin Fig. 2.5. In modo analogo si effettua il passaggio inverso, ovvero dal valoreinvernale al valore estivo.

Quando il livello lacuale raggiunge l’estremo inferiore della fascia di regola-zione, il Regolatore e obbligato a erogare una portata non superiore a quella diafflusso, in modo che il livello del lago non possa ulteriormente diminuire. Ven-gono cosı tutelate le attivita socio-economiche che sono svantaggiate da livelli

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-1

-0.5

0

0.5

1

1.5

2

Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec

Livello

[m]

Estremo superiore

Estremo inferiore

Figura 2.5: La fascia di regolazione.

lacuali troppo bassi, come ad esempio quella turistica e la navigazione. Vicever-sa, quando il livello raggiunge l’estremo superiore della fascia di regolazione, ilRegolatore deve aprire completamente lo sbarramento, in modo che il deflussosia massimo. Si tutelano cosı gli interessi delle popolazioni rivierasche, minimiz-zando il rischio di esondazioni sul lago. Una volta abbattuto lo sbarramento, lapiena viene lasciata evolvere senza controllo. Si parla per questo di condizioni diregime libero. In queste condizioni il lago si comporta come il lago naturale,solo che ora la sezione della bocca e maggiore e quindi, a parita di livello, ildeflusso e piu rapido.

2.2.2 Gli effetti

In regime regolato le portate erogate dipendono non solo dal livello lacuale,ma anche dalla decisione del Regolatore. Vediamo come questi ha sino ad oraoperato. In Fig. 2.6 si confrontano le traiettorie dei livelli in regime regolatocon quelli che si sarebbero presentati se il lago fosse stato in regime naturale. Siosservi come i primi siano sostanzialmente diversi dai secondi, particolarmentein autunno e in inverno. Come previsto nel progetto dello sbarramento, conl’eccezione di rari casi, l’invaso ha avuto luogo, regolarmente, due volte l’anno:in primavera e in autunno. Gli svasi vengono invece effettuati nel periodo estivo,principalmente per esigenze irrigue, e in quello autunnale, quasi esclusivamentea fini idroelettrici.

In Fig. 2.7 sono invece comparate le traiettorie della portata regolata e deldeflusso naturale. Si noti come la prima sia superiore alla seconda quando il de-flusso naturale e inferiore alla domanda totale delle utenze. La portata regolatae quindi piu favorevole alle loro esigenze. Invece, nei periodi in cui il deflussonaturale e superiore alla domanda, si notano onde ripide e brevi, prodotte dal-la completa apertura dello sbarramento a seguito del superamento dell’estremosuperiore della fascia di regolazione. Potrebbe forse stupire che in quei momen-ti la portata erogata sia superiore al deflusso naturale, poiche ci si potrebbechiedere quando, cosı facendo, si possa creare l’invaso. La risposta e che esso siforma nelle fasi in cui gli afflussi sono decrescenti, quando cioe la probabilita di

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-0.5

0.0

0.5

1.0

1.5

Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec

Livello

[m]

Regime regolato

Regime naturale

Figura 2.6: Livelli del Verbano, in regime regolato e naturale (mediana 1974-1998).

esondazione e piu bassa. Si nota infatti che in queste fasi la portata erogata einferiore al deflusso. Il deficit autunnale e invece accresciuto, perche in questastagione si punta a creare l’invaso lacuale e a mantenerlo sino a primavera. Eper questo che in inverno le portate regolate risultano praticamente uguali aideflussi naturali. Ci si potrebbe pero stupire che la riduzione del deficit pri-maverile sia molto minore dell’aumento di deficit autunnale e il trasferimentodi volumi idrici potrebbe apparirgli molto modesto. Deve pero tener presenteche le traiettorie mostrate sono delle mediane: da queste non e quindi possibiletrarre considerazioni relative al bilancio di massa. Inoltre viene nascosta la realestocasticita del sistema. Negli anni piovosi il deflusso naturale e sufficiente asoddisfare la domanda totale delle utenze, cosı che non e necessario modifica-re, attraverso la regolazione, il regime naturale; viceversa, in anni siccitosi, lospostamento di volumi idrici attuato con la regolazione e molto evidente.

Per sincerarsene consideriamo un anno, ad esempio il 1993, in cui gli afflussifurono scarsi. La Fig. 2.8 mostra come, grazie alla regolazione, fu possibiledimezzare il deficit irriguo nel periodo di sommersione delle risaie e nel mesedi agosto, rispetto ai valori che si sarebbero raggiunti in condizioni naturali. Ildeficit autunnale risulta invece accresciuto per le ragioni gia esposte.

La regolazione del lago ha prodotto una diminuzione del volume medio deldeficit annuo, fornendo in media un volume di 208 milioni di m3 all’anno di acquenuove, dove il termine designa il surplus di volume idrico messo a disposizionedelle utenze rispetto a quello di cui avrebbero usufruito in condizioni di regimenaturale. Anche se il volume delle acque nuove puo apparire modesto, rispettoal volume che mediamente viene erogato in un anno dal lago (8800 milioni dim3), l’importanza delle acque nuove e grandissima, in quanto esse sono spessodeterminanti per il raggiungimento degli scopi delle utenze nei periodi di siccita,come e accaduto nel 1993.

E merito della regolazione aver saputo realizzare le acque nuove senza accre-scere le esondazioni. Per ogni evento di piena tra il 1974 e il 1998, la Fig. 2.9mostra la differenza tra il livello al colmo in regime regolato e in regime natu-

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0

100

200

300

400

500

600

700

Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec

Portata

[m3/s]

Rilascio Deflusso naturale

Domanda totale

Figura 2.7: Rilasci naturali e regolati (mediana 1974-1998) a fronte delladomanda totale delle utenze.

0

100

200

300

400

500

600

700

Jan Feb Mar Apr May Jun Jul Aug Sep Oct Nov Dec

Portata

[m3/s]

Rilascio

Deflusso naturale

Domanda totale

Figura 2.8: Deflusso naturale, portata regolata e domanda totale a confronto(dati 1993).

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-1.00

-0.75

-0.50

-0.25

0.00

0.25

0.50

Differenze

[m]

Eventi di piena

Figura 2.9: Differenza tra il livello lacuale al colmo di piena in regime regolatoe in regime naturale per gli eventi di piena dal 1974 al 1998.

rale: si osservi come la regolazione abbia ridotto i colmi di 24 eventi e ne abbiapeggiorati solo 2.

2.3 L’insoddisfazione dei portatori di interesse

La regolazione ha dunque portato vantaggi, per entrambe i sistemi, rispetto allecondizioni naturali.

Per quanto riguarda il lago Ceresio, sulla scorta di quanto brevemente ricor-dato nel Par. 2.1.4, i limiti dell’attuale regolamento possono essere riassunti neiseguenti punti:

• Non esiste una fascia di regolazione codificata, in cui il regolatore possascegliere la politica di gestione da adottare, tenendo presenti gli obiettividi lungo periodo.

• In base al regolamento esistono ampie fasce di livelli con rilasci di 16 e 45m3/s, definiti originariamente per ottimizzare la produzione della centraledi Creva. Questi rilasci non sono spesso giustificati dalle condizioni idro-logiche stagionali e possono condurre a livelli di minima del Ceresio moltomarcati.

• La gestione del lago secondo regolamento presenta per diversi range dilivelli un regime quasi naturale, che non sempre permette di evitare lepiene e le magre.

• In realta la scala di deflusso attuale permetterebbe una regolazione moltomaggiore (svuotamento anche con livelli ancora bassi e mantenimento dellivello minimo in caso di magra), che rimane in gran parte inutilizzata.

• Non esiste per regolamento un livello minimo sotto il quale e obbligatoriorilasciare solamente una portata pari agli afflussi al lago.

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Anche i portatori d’interesse del lago Verbano non sono soddisfatti, in quantopercepiscono unicamente i danni subiti, mentre non hanno alcun modo di ap-prezzare quelli che sono stati evitati. Le popolazioni rivierasche ritengono chele esondazioni siano ancora troppo frequenti, mentre gli utenti irrigui e idroelet-trici si lamentano per le fallanze che riducono la loro produzione. Sia per gli uniche per gli altri e vero l’adagio che “l’appetito vien mangiando”. La riduzionedelle esondazioni ha fatto sı che aree un tempo destinate all’espansione del lagosiano oggi urbanizzate, cosı che piene che un tempo avrebbero prodotto modestidanni, oggi ne producono di significativi. Anche l’agricoltura si e in parte estesa,soprattutto nel Novarese, dove la domanda irrigua e oggi superiore che in passa-to. Con il trascorrere del tempo hanno poi assunto importanza problematiche,come quelle ambientali, che prima erano ignorate o trascurate. La FondazioneBolle di Magadino, ad esempio, e insoddisfatta del regime regolato, poiche dan-neggia l’habitat delle specie pregiate ; i pescatori si lamentano, perche a volteun troppo rapido svaso del lago compromette la riproduzione dell’alborella odel coregone. Non si accetta piu che questi problemi rimangano inosservati, cosıcome non devono esserlo quelli legati alla fruibilita turistica e alla navigabilitadel lago. Vi sono poi problemi, a prima vista minori, ma di grande rilevanzaper chi vi e direttamente coinvolto: ad esempio durante le esondazioni la spintaidrostatica puo far emergere i serbatoi di olio combustibile dal terreno, se essinon sono opportunamente zavorrati, e cio puo provocare sversamento di olii congravi danni ambientali; le cabine della rete elettrica a media tensione, quandosono raggiunte dall’esondazione, creano situazioni di grave pericolo se sono ali-mentate, ma se la rete viene disattivata i soccorritori devono operare al buio e achi e gia in gravi difficolta viene tolto anche il conforto dell’illuminazione. Tuttiquesti problemi chiedono di essere risolti, ma in quale quadro di riferimento?

Per meglio tutelare i propri interesse, alcuni Portatori hanno proposto modi-fiche alla struttura del sistema o alla condotta della regolazione. Nel giudicarlebisogna pero porre attenzione a che la soluzione dei problemi di uno non peggioriquelli di un’altro.

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Capitolo 3

La metodologia e gli

strumenti

3.1 La procedura PIP

Nella pianificazione delle risorse idriche, il coinvolgimento degli attori sociali eessenziale per il processo decisionale. Il processo partecipativo non deve limi-tarsi solamente a sfruttare le informazioni raccolte tra i Portatori d’interesse(partecipazione consultiva), ma coinvolgerli attivamente lungo tutto il processo,fino a negoziare per l’alternativa di miglior compromesso (partecipazione attiva).

Un processo decisionale che prevede questo tipo di partecipazione e conformeal paradigma iwrm (Integrated Water Resources Management), che

Promuove lo sviluppo coordinato e la gestione dell’acqua, del terri-torio e delle risorse che vi sono connesse, al fine di massimizzarei benefici economici e sociali che ne derivano, in modo equo, senzacompromettere nessun ecosistema vitale.

(GWP Secretariat 2003).Per concretizzare i principi appena enunciati, il programma lago maggiore

utilizza la procedura decisionale denominata PIP (Procedura di pianificazioneIntegrata e Partecipata) elaborata dal gruppo di ricerca del prof. Soncini Sessa(Soncini Sessa 2004) e rispecchia le caratteristiche di tale paradigma.

La procedura proposta e rappresentata graficamente con il diagramma diflusso di Fig. 3.1. Essa si propone di integrare tutti i molteplici aspetti (quan-titativi e qualitativi) e gli approcci alle problematiche, caratteristiche peculiaridella complessita dei sistemi ambientali. Accanto a fasi che hanno un caratterepuramente ingegneristico e modellistico ve ne sono altre di natura piu sociologi-ca. Nel caso dello sfruttamento delle risorse idriche, cosı come in ogni progettoche preveda l’interazione con l’ambiente, si ha a che fare con un sistema moltoarticolato e complesso: una decisione corretta puo essere assunta solo quandosiano descritti tanto gli aspetti fisico-tecnici del sistema su cui si interviene,

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0. Ricognizione

1. Definizionedelle azioni

2. Definizione di criterie indicatori

4. Progetto dellealternative

3. Identificazionedel modello

5. Stimadegli effetti

6. Valutazione

7. Comparazione

8. Mitigazionee compensazione

9. Sceltafinale

Consenso?

Alternativa dimiglior compromesso

CONCETTUALIZZAZIONE

s

no

Figura 3.1: Le fasi della procedura pip.

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quanto le aspettative, i desideri, i problemi e i timori che caratterizzano i Porta-tori d’interesse. Le fasi non risultano puramente sequenziali tra loro, ma possonopresentare recursioni dovute al fatto che durante lo svolgimento del processo de-cisionale si ottengono nuove informazioni, alla luce delle quali puo essere utileriesaminare fasi che si ritenevano gia concluse e, se necessario, modificarle. Diseguito viene riportata una sintetica descrizione delle fasi della PIP.

Fase 0. Ricognizione e obiettivi Si individuano l’obiettivo del Progetto,i confini (spaziali e temporali) del sistema e l’insieme dei Portatori d’interessecoinvolti. Occorre definire una descrizione del territorio in esame (scenario dibase) e individuare le informazioni disponibili e quelle mancanti. Occorre poiraccogliere le diverse esigenze, i timori e le aspettative dei Portatori in rela-zione con la risorsa. Si analizza quindi il contesto normativo e pianificatorio-programmatico in cui il Progetto si colloca. E essenziale che la PIP vengaillustrata e approvata da tutti gli attori (Portatori d’interesse e Decisori) e cheessi condividano le informazioni disponibili e concordino sulla loro validita. Epossibile quindi definire gli obiettivi del progetto, derivandoli da quelli strategicidegli attori e/o dal contesto pianificatorio-normativo, attraverso la costruzionedi una vision condivisa.

Fase 1. Definizione delle azioni Tenendo conto degli obiettivi dei diversiPortatori d’interesse si individuano le possibili azioni di intervento, esplicita-te nel corso di incontri collegiali o attraverso colloqui con l’Analista. Questafase ha come scopo quello di creare una lista di tutti i piu disparati tipi di in-tervento immaginati dai Portatori. Ciascun intervento viene infine scompostoin azioni che, ricombinate in tutti i possibili modi, genereranno le alternative(Fase 4). Di queste azioni, si considerano solo quelle ammissibili, ovvero real-mente implementabili date le caratteristiche e i vincoli del sistema e i limiti delprogetto.

Fase 2. Definizione dei criteri e degli indicatori Per valutare gli effettidelle alternative sul sistema e necessario individuare, interagendo con i Portatorid’interesse, un insieme di criteri di valutazione, che riflettano le caratteristichedel problema e la modalita con cui i Portatori esprimono i loro giudizi. I Por-tatori che condividono gli stessi criteri e la medesima gerarchia di valutazionecostituiscono un settore. I criteri si strutturano in una gerarchia partendo daiconcetti piu generali e dettagliandoli man mano in un albero: in altre parole,dal criterio di settore si arriva fino alla definizione dei criteri-foglia. Questi, aloro volta, vengono tradotti in indicatori di valutazione con cui misurare l’effettodi una data alternativa rispetto a quel criterio. In questa fase entrano in giocoEsperti di settore che possono affiancare i Portatori e l’Analista nella definizionedegli indicatori.

Fase 3. Identificazione del modello del sistema Per quantificare glieffetti che le diverse alternative produrrebbero sugli indicatori occorre disporre

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di un modello che descriva le relazioni causa-effetto presenti nel sistema. Questerelazioni possono essere formalizzate in termini matematici, oppure sfruttandobasi di conoscenza e regole empiriche con cui interrogarle. Il sistema su cuisi intende intervenire e rappresentabile attraverso grandezze che variano neltempo. E possibile cosı effettuare delle simulazioni per capire qual’e la rispostadel sistema alla scelta di un’alternativa nel tempo.

Fase 4. Progetto delle alternative Le alternative si costruiscono combi-nando tra loro, in modo appropriato, le azioni identificate nella Fase 1. Questoprocesso si basa su una formalizzazione matematica, con la quale si definisceun problema di controllo ottimo, detto problema di progetto risolvendo il qualesi ottengono le alternative efficienti rispetto a obiettivi di progetto. Tra questesi selezionano le alternative pi interessanti, sulla base dei criteri identificati daiPortatori nella Fase 2. Nella costruzione delle alternative, bisogna tener presen-te la possibilit di non fare nulla: questa opzione e identificata come Alternativa

Zero.

Fase 5. Stima degli effetti Identificate le alternative occorre stimarne glieffetti, cioe stimare i valori che gli indicatori di valutazione assumono in cor-rispondenza di ognuna di esse. Per comparare i diversi effetti si adotta comeriferimento lo scenario storico cosı che si possa confrontare l’effetto di cio chee realmente accaduto in passato con l’effetto di cio che sarebbe accaduto se sifosse scelta quella particolare alternativa. Alla fine di questa fase i valori degliindicatori ottenuti vengono organizzati in una tabella, detta matrice degli effet-ti, le cui colonne corrispondono alle alternative e le righe al valore assunto dagliindicatori.

Fase 6. Valutazione delle alternative Ogni indicatore misura l’effettoprodotto da un’alternativa in unita di misura fisiche su un particolare criterio.Tuttavia la soddisfazione che il Portatore ricava da una data alternativa non esempre direttamente proporzionale al valore assunto dall’indicatore. E quindipreferibile associargli un indice adimensionale, che esprima la soddisfazione chei Portatori associano a quel valore dell’indicatore. L’associazione avviene iden-tificando un’opportuna funzione valore tramite interviste. In questo modo, perogni Portatore, viene costruita la matrice dei valori o matrice di valutazione:essa consiste in una tabella che riporta i valori assunti dagli indici di settorein corrispondenza di ciascuna alternativa. In questo modo ogni Portatore e ingrado di valutare le alternative sulla base del proprio grado di soddisfazione.

Fase 7. Comparazione delle alternative e negoziazione Lo scopo diquesta fase e l’individuazione di un’alternativa che sia giudicata un compro-messo accettabile da tutti i Portatori di interesse e che non incontri quindil’opposizione di alcuno. Un’alternativa che migliori i valori di tutti i Portatoririspetto all’Alternativa Zero sarebbe la soluzione ideale, ma non sempre esiste.

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Occorrera che i Portatori d’interesse individuino quelle alternative che riscuoto-no maggior consenso e l’elencazione di chi e favorevole o contrario ad ognuna diesse. Ogni Portatore dovra inoltre diventare consapevole dei punti di vista altruie di quali siano gli effetti negativi che le alternative a lui piu gradite produconoper gli altri. La ricerca del miglior compromesso viene effettuata tramite unanegoziazione tra i Portatori. Qualora il consenso sulla scelta di un’alternativanon si riesca a raggiungere, e necessario ripercorrere la procedura introducendomisure di mitigazione e/o compensazione (Fase 8).

Fase 8. Mitigazione e compensazione In questa fase si studiano misuredi mitigazione o compensazione per poter allargare ulteriormente il consenso,andando incontro alle esigenze di alcuni Portatori insoddisfatti, per quelle al-ternative che godono del consenso della maggioranza dei Portatori. Per questooccorre individuare nuove opzioni di intervento da includere nell’alternativa, cheagiscano in modo specifico sui settori insoddisfatti. Si instaura cosı una ricor-sione tra le Fasi 4, 5, 6, 7 e 8 che termina quando non e piu possibile trovareazioni di mitigazione. Le alternative di attrazione ottenute a quel punto sonodette alternative di compromesso e ciascuna di esse sostenuta da un gruppo diPortatori d’interesse.

Fase 9. Scelta finale Ai Decisori spetta individuare, tra le alternative dicompromesso, quella di miglior compromesso, quella cioe che meglio contemperai diversi interessi, o quella su cui essi riescono ad accordarsi.

3.2 Il software TWOLE

TWOLE e il sistema informatico progettato per supportare la realizzazione dellaPIP e per aiutare la gestione quotidiana delle decisioni che grazie a tale pro-cedura sono state prese: il suo nome (TWOLE: TWO LEvels) deriva propriodall’essere stato ideato per sostenere il processo decisionale sia a livello di piani-ficazione, permettendo l’implementazione della procedura PIP, sia a livello dellasuccessiva gestione.

Proprio per questo motivo TWOLE e composto da due unita informatica-mente interconnesse, una di supporto alla realizzazione del livello pianificatoriodel processo decisionale (TWOLE/P), l’altra di quello gestionale (TWOLE/G).Entrambe le unita sono dotate di strumenti informatici specializzati in gradodi soddisfare le esigenze che sorgono nei diversi momenti che caratterizzano losvolgersi del processo decisionale.

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Capitolo 4

Risultati degli studi

precedenti

Come gia accennato il programma lagomaggiore si basa sui risultati di trestudi precedenti, che vengono esposti nel presente capitolo.

4.1 Esiti del progetto Verbano

Nel 1999 il progetto verbano, finanziato dall’Unione Europea all’interno deiprogetti interreg ii ha realizzato una prima analisi a molti obiettivi relativa alsistema del Lago Maggiore, simulando l’effetto di una serie di alternative com-prendenti modifiche normative, strutturali e gestionali.

4.1.1 Il problema e le azioni considerate

Alcuni anni fa la Svizzera propose di sbancare l’incile del Verbano per aumentar-ne la capacita di deflusso e ridurre cosı l’intensita e la frequenza delle esondazionilacuali. La proposta suscito un grande interesse tra gli abitanti dei comuni ita-liani posti sulle rive del Verbano, giacche i loro interessi sono analoghi a quellidei rivieraschi ticinesi. Fu invece mal vista dalle popolazioni lungo il Ticino eil Po, che temevano che un aumento della capacita di deflusso del lago potesseaccrescere la probabilita di esondazione nei loro territori. Per valutare gli effettidella proposta svizzera venne finanziato, nell’ambito del Programma interregii della ue, uno studio denominato Progetto verbano. Nelle more del finanzia-mento del progetto, i due Parchi Regionali della valle del Ticino, uno lombardoe uno piemontese, avevano avanzato la richiesta di un incremento del DeflussoMinimo Vitale (dmv) nel Ticino sublacuale. Per questo, quando il progettoinizio, si decise di valutare anche questa richiesta.

Nel formalizzare l’oggetto dello studio si era sin dall’inizio compreso che larichiesta svizzera avrebbe potuto essere meglio accetta alle popolazioni di valle

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italiane1 se fosse stata accompagnata da una qualche modifica del sistema cheportasse loro vantaggio. In quello studio si era individuata questa modifica inun aumento dell’invaso utile del lago, che avrebbe permesso di disporre di unmaggior volume idrico per soddisfare le esigenze irrigue e idroelettriche. Comevisto nel Par. 2.2.1, l’estremo superiore della fascia e attualmente posto a +1.00m sullo zero idrometrico di Sesto Calende, nel periodo che va dal 15 marzo al31 ottobre, e a +1.50 m nella restante parte dell’anno. Mantenere l’estremosuperiore della fascia di regolazione a +1.50 m tutto l’anno permetterebbe quindidi accrescere il volume utile per la regolazione. D’altra parte, cio potrebbeanche produrre un incremento dell’estensione o della frequenza delle esondazionilacuali, in quanto il regolatore potrebbe dare inizio allo svaso del lago a livellipiu elevati rispetto a quanto attualmente gli viene imposto. L’innalzamentodell’estremo superiore della fascia di regolazione e pertanto una modifica a priorinon gradita alle popolazioni rivierasche.

A partire da queste ipotesi il Progettoverbano ha preso in considerazioneuna serie di azioni. La prima era un’azione strutturale, che puo assumerei seguenti valori:

• scalaatt (scala attuale di deflusso): lasciare l’incile invariato, man-tenendo cosı inalterata la scala di deflusso;

• scala+600: sbancare l’incile lacuale, cosı da permettere di erogare, all’i-nizio della piena, una portata superiore all’attuale di circa 600 m3/s.

La seconda era un’azione normativa, piu precisamente una coppia di azio-ni, riguardante due diversi elementi: la fascia di regolazione e il Deflusso MinimoVitale (dmv) nel Ticino emissario. Rispetto alla fascia, l’azione puo assumeredue valori alternativi:

• fasciaatt (fascia attuale): l’estremo superiore della fascia ha l’attualeandamento tempo-variante;

• fasciaall (fascia allargata): l’estremo superiore della fascia e posto tuttol’anno al livello +1.50 m sullo zero idrometrico di Sesto Calende.

Rispetto al dmv, le azioni si differenziano per il valore adottato (13, 20, 25 o30 m3/s) e per l’andamento temporale, che puo essere costante (cos) o modu-lato (mod) nel tempo, cosı da riprodurre la forma della mediana delle portatenaturali in Ticino.

A parita di azioni strutturali e normative, il comportamento del sistema, equindi gli effetti che esso produce, dipendono dalla modalita con cui viene re-golato lo sbarramento: risulto quindi indispensabile considerare anche l’azionedi regolazione, espressa dalla politica2 adottata.

1Qui e nel seguito i termini monte e valle dovranno essere intesi con riferimento all’incilelacuale del Lago Verbano.

2Con il termine politica si designa una funzione che ogni giorno, noto il volume idricoinvasato nel lago, suggerisce un insieme di valori di deflusso tra cui il regolatore del lago puoliberamente scegliere il valore da realizzare.

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SCALA +600SCALAATT

AzioneStrutturale

AzioneNormativa

Azione di Regolazione

Alternativa

Fascia di regolazione

DMV

DMV 13 DMV 30DMV 20 DMV 25FASCIAATT FASCIAALL

13COS 20COS 20MOD 25COS 25MOD 30COS 30MOD

Figura 4.1: L’albero delle azioni che compongono un’alternativa.

Un’alternativa progettuale e stata dunque definita come combinazione diun’azione strutturale, un’azione normativa e un’azione di regolazione. Tra lealternative da esaminare e stata considerata anche la cosiddetta alternativa

zero (A0), che corrisponde a mantenere invariato il sistema (scalaatt / fa-sciaatt / dmv13cos/ politica di regolazione storica): essa e l’alternativa che sirealizzerebbe spontaneamente se Italia e Svizzera non raggiungessero un nuovoaccordo e costituisce quindi il riferimento rispetto al quale vanno giudicati glieffetti prodotti dalle altre alternative.

Lo scopo del Progetto Verbano e stato dunque quello di individuare tuttele possibili alternative e, tra queste, trovare le alternative di compromesso,cioe quelle che godono del consenso, se non di tutti, almeno di un buon numerodi portatori di interessi. Queste saranno poi sottoposte ai decisori politici, a cuispetta la scelta dell’alternativa di miglior compromesso.

4.1.2 Lo sviluppo dello studio

Una volta definite le alternative, attraverso il coinvolgimento dei rappresentan-ti dei portatori di interesse, sono stati individuati i settori da considerare,intendendo con settore un gruppo di interessi omogeneo.

Per ogni settore e stato poi individuato il criterio di valutazione (dettoanche criterio di settore), che e l’attributo o il fattore con cui i portatoridel settore giudicano le prestazioni delle alternative. Gli insiemi dei settori, deiportatori d’interesse e dei criteri di valutazione sono presentati in Fig. 4.2.

Ogni criterio di settore e stato specificato tramite criteri di valutazione disecondo livello e, quando e apparso necessario, anche quest’ultimi sono stati aloro volta smembrati in criteri di terzo livello. Si e cosı individuato, per ciascuncriterio di settore, un insieme di criteri-foglia, ovvero di criteri dell’ultimolivello, caratterizzati dal fatto che ad essi sono facilmente associabili proceduredi calcolo, dette indicatori, che permettono di stimare dei valori sulla base dei

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Figura 4.2: Portatori d’interesse, settori e criteri di valutazione.

quali gli esperti possono valutare quanto una data alternativa soddisfi i criteri-foglia, una volta note le traiettorie delle variabili idrologiche che tale alternativaproduce. L’elenco degli indicatori e riportato nelle Tabb. 4.1 e 4.2.

Una volta definiti gli indicatori, e stato possibile passare all’Identificazionedelle alternative . Per individuarle e necessario generare politiche di regolazio-ne efficienti, attraverso la soluzione di opportuni Problemi di Controllo

Ottimo e cio richiede di aver preventivamente stabilito come misurarne gli ef-fetti. La formulazione di questi problemi impone di definirne gli obiettivi dicontrollo, le variabili di decisione e i vincoli. Per definire i primi si efatto ricorso, ancora una volta, al coinvolgimento degli esperti di settore, tra-mite apposite procedure. Dall’insieme degli indicatori si sono cosı selezionati iseguenti indicatori di controllo:

• somma delle aree medie[

km2/anno]

annualmente allagate a Locarno eVerbania;

• pericolosita [-] degli stress per le colture irrigue;

• mancati ricavi [Me]delle centrali idroelettriche dell’enel;

• distanza [m3/s] tra regime regolato e regime naturale in Ticino.

Da questi sono stati formalizzati gli obiettivi, specificando come trattare l’in-certezza e la stocasticita che caratterizzano il sistema idrico. I vincoli sonocostituiti dalla riunione dell’insieme dei vincoli posti dalla struttura fisica delsistema idrico, con i vincoli legali che la regolazione deve rispettare. L’azionestrutturale influenza i primi, l’azione normativa i secondi. Infine, per specificarequantitativamente le relazioni intercorrenti tra obiettivi, vincoli e variabili didecisione e stato identificato un modello del sistema idrico.

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Tab

ella4.1:

L’elen

codegli

indicatori

dei

settoriamon

te.Settori

i Es_M_1_Loc Massima area allagata a Locarno [km≤]

i Es_M_1_Vb Massima area allagata a Verbania [km≤]

i Es_M_2_Loc Area media annualmente allagata a Locarno [km≤/anno]

i Es_M_2_Vb Area media annualmente allagata a Verbania [km≤/anno]

i Es_M_3_Loc Massimo numero di giorni consecutivi di esondazione a Locarno [g]

i Es_M_3_Vb Massimo numero di giorni consecutivi di esondazione a Verbania [g]

i Es_M_4_Loc Numero medio annuo di giorni di esondazione a Locarno [g/anno]

i Es_M_4_Vb Numero medio annuo di giorni di esondazione a Verbania [g/anno]

i Es_M_5_Loc Massimo numero di giorni di interruzione del traffico a Locarno [g]

i Es_M_5_Vb Massimo numero di giorni di giorni di interruzione del traffico a Verbania [g]

i Es_M_6_Loc Numero medio annuo di giorni di interruzione del traffico a Locarno [g/anno]

i Es_M_6_Vb Numero medio annuo di giorni di interruzione del traffico a Verbania [g/anno]

i Nav_M_1 Costo medio annuo per la costruzione e lo smantellamento delle passerelle [Ä/anno]

i Nav_M_2 Mancato ricavo medio annuo per la chiusura degli scali [Ä/anno]

i Nav_M_3 Mancato ricavo medio annuo per l'impossibilit‡ di imbarcare mezzi pesanti a bassi livelli [Ä/anno]

i Tur_M_1 Percentuale del periodo turistico in cui il livello del lago Ë inferiore alla Fascia di Normalit‡ Turistica [%]

i Tur_M_2 Percentuale del periodo turistico in cui il livello del lago Ë superiore alla Fascia di Normalit‡ Turistica [%]

i Tur_M_3 Numero medio annuo dei trattamenti certi [trattamenti/anno]

i Tur_M_4 Durata media dei periodi in cui i trattamenti sono probabili [g/anno]

i Zan_M_1 Numero medio annuo dei trattamenti certi [trattamenti/anno]

i Zan_M_2 Durata media dei periodi in cui i trattamenti sono probabili [g/anno]

i Pes_M_1 Percentuale delle uova deposte dall'Alborella che non si schiudono [%]

i Pes_M_2 Percentuale delle uova deposte dal Coregone che non si schiudono [%]

i Pes_M_3 Frazionedel periodo di fregola in cui il Luccio non puÚ utilizzare il canneto [%]

i Pes_M_4 Frazione del periodo di fregola in cui i Ciprinidi non possono utilizzare il canneto [%]

i Amb_M_1 Distanza tra regime regolato e regime naturale [m]

i Amb_M_2 Numero medio annuo di giorni in cui il livello del lago Ë nella fascia di erosione del canneto [g/anno]

i Amb_M_3 Fazione del periodo di fregola in cui i Ciprinidi non possono utilizzare il canneto [%]

i Amb_M_4 Frazione del periodo di nidificazione in cui il livello lacuale Ë superiore alla soglia dei nidi [%]

i Amb_M_5 Frazione del periodo di normale emersione dei litorali in cui il livello lacuale Ë superiore alla soglia di emersione [%]

Indicatori

Esondazioni a monte

Navigazione

Turismo a monte

Zanzare

Pesca a monte

Ambiente a monte

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Tab

ella4.2:

L’elen

codegli

indicatori

dei

settoriavalle.

Settori

i Es_V_1 Massimo colmo di piena raggiunto a Pavia [m]

i Es_V_2 Area media annualmente allagata a Pavia [km²/anno]

i Es_V_3_Bt Massimo numero di giorni consecutivi di esondazione a Borgo Ticino (Pavia) [g]

i Es_V_3_Pv Massimo numero di giorni consecutivi di esondazione in golena (Pavia) [g]

i Es_V_4_Bt Numero medio annuo di giorni di esondazione a Borgo Ticino (Pavia) [g/anno]

i Es_V_4_Pv Numero medio annuo di giorni di esondazione in golena (Pavia) [g/anno]

i Es_V_5 Massimo numero di giorni consecutivi di interruzione del traffico a Pavia [g]

i Es_V_6 Numero medio annuo di giorni di interruzione del traffico a Pavia [g/anno]

i Irr_V_1 Volume medio annuo del deficit complessivo di fornitura idrica [Mm³/anno]

i Irr_V_2 Pericolosità media degli stress [-]

i Irr_V_3_CI Variabilità della fornitura al Canale Industriale [-]

i Irr_V_3_CRE Variabilità della fornitura al Canale Regina Elena [-]

i Irr_V_3_CV Variabilità della fornitura al Canale Villoresi [-]

i En_En_V_1 Valor medio annuo dei mancati ricavi delle centrali idroelettriche dell'ENEL [€/anno]

i En_En_V_2 Numero medio annuo di giorni di fuori servizio della centrale termoelettrica di Turbigo [g/anno]

i Tur_V_1 Numero medio annuo di giorni con portate in Ticino (Panperduto) superiori alla Fascia di Normalità Turistica [g/anno]

i Tur_V_2 Numero medio annuo di giorni con portate in Ticino (Panperduto) inferiori alla Fascia di Normatità Turistica [g/anno]

i Amb_V_1 Distanza tra regime regolato e regime naturale in Ticino [m³/s]

i Amb_V_2 Valore del DMV [-]

i Amb_V_3 Numero medio annuo di giorni in cui la portata in Ticino è inferiore o uguale al DMV [g/anno]

i Amb_V_4 Numero medio annuo di giorni consecutivi in cui la portata in Ticino è inferiore o uguale al DMV [g/anno]

i Amb_V_5 Frazione del periodo riproduttivo di avifauna acquatica e specie ittiche in cui la portata del Ticino a Oleggio varia troppo rapidamente [%]

Energia Est Sesia i En_Es_V_1 Valor medio annuo dei mancati ricavi delle centrali idroelettriche del Consorzio Est-Sesia [€/anno]

Indicatori

Irrigazione

Energia Enel

Turismo a valle

Ambiente a valle

Esondazioni a valle

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Con questi strumenti si e generato un insieme di politiche, e quindi di alter-native, ognuna delle quali realizza il minimo di una determinata combinazione diobiettivi ed e pertanto efficiente. Poiche esistono infiniti modi di combinaretra loro gli obiettivi, ma e di fatto possibile considerarne solo un numero finito,che non puo essere neppure troppo grande per problemi di tempi di calcolo,si e suddivisa la generazione delle alternative in due passi. Cio ha comporta-to la suddivisione in piu passi anche delle successive fasi di Stima degli effetti,Valutazione e Comparazione.

Ognuna delle alternative cosı generate e stata simulata per stimare gli in-dicatori di tutti i settori. Le simulazioni sono state effettuate su un orizzontedi 25 anni, a fronte dello scenario di afflusso registrato nel periodo 1974-1998.Analizzando gli effetti ottenuti e emerso che, per il settore Esondazioni a valle,le differenze tra gli indicatori nell’alternativa migliore e in quella peggiore sonoinferiori all’incertezza con cui i loro valori sono stati stimati; pertanto tali indi-catori non possono essere utilizzati per confrontare tra loro le alternative. Si equindi deciso di sospendere il giudizio relativamente a tale settore, di effettuarela fase di Comparazione delle alternative (negoziazione) senza tenerne conto edi tornare a studiare gli effetti prodotti su questo settore in corrispondenza dellesole alternative di compromesso.

Anche la Valutazione delle alternative ha visto la collaborazione degli espertidi settore, al fine di associare a ciascun indicatore una funzione di utilita

parziale, che potesse trasformare il valore dell’indicatore, espresso in unitafisiche, nel livello di soddisfazione che esso genera. Combinando linearmente lefunzioni di utilit a parziali degli indicatori di uno stesso settore, con pesi che neesprimono l’importanza relativa, si sono ottenute le utilita di settore.

Da ultimo lo studio ha sviluppato anche la fase di Comparazione delle alter-native , che si articola e si intreccia con le altre secondo lo schema di Fig. 4.3.Dopo una serie di momenti preliminari, e stato effettuato il primo passo di nego-ziazione, grazie al quale e stato individuato un primo insieme di alternative di

attrazione . A partire dalle caratteristiche di queste e dalle esigenze espres-se dai portatori d’interesse sono state generate nuove alternative. Si e quindiproceduto a un nuovo passo di negoziazione, che ha portato all’individuazionedi un secondo insieme di alternative di attrazione e di alternative subite .Per queste alternative e stata eseguita un’analisi approfondita degli effetti cheesse producono sul settore Esondazione a valle, dalla quale e emerso che tuttele alternative in cui l’azione strutturale e la scala+600 producono effetti che iportatori d’interesse di questo settore non sono disposti ad accettare. Per questomotivo sono state studiate opportune misure di mitigazione. Altre misuredi mitigazione sono state progettate per Ambiente a monte, in particolare perl’area delle Bolle di Magadino. Si e quindi proceduto all’ultimo passo di negozia-zione, che ha portato all’individuazione di alcune alternative di compromesso.In conclusione, le alternative cosı individuate sono risultate condivise da partedei portatori di interesse coinvolti nel progetto, ma in assenza di un mandatoistituzionale che potesse promuoverne l’applicazione, sono rimaste, di fatto, nonimplementate.

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Figura 4.3: I passi in cui si articola e si intreccia la fase di Comparazione dellealternative con la generazione delle alternative (che e una parte della fase diIdentificazione

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4.2 Esiti del progetto Ceresio

L’obiettivo che il progetto ceresio si e posto era duplice. Da una parte studiarela politica di regolazione definita dal Disciplinare del 1953 e quella storicamenteseguita, per mettere in luce le motivazioni che, negli ultimi trent’anni, hannospinto il Regolatore a non sottostare al regolamento; dall’altra progettare nuovepolitiche efficienti di regolazione del lago, tra le quali i Portatori di interessepotessero scegliere quella di miglior compromesso.

Per risolvere il problema di controllo ed individuare delle politiche efficien-ti da proporre ai Portatori d’Interesse sono stati impiegati cinque obiettivi diprogetto: quattro relativi ai settori di monte (Esondazioni a monte, Turismoa monte, Ambiente a monte e Distanza dal regime naturale) e uno inerente aisettori di valle (Energia-ENEL). Si e quindi esplorata la frontiera di Pareto,ovvero il luogo delle alternative efficienti secondo questi obiettivi, generandonealcune centinaia. E emerso che gli obiettivi dei settori di monte non sono traloro conflittuali, mentre lo sono con l’obiettivo idroelettrico.

Le successive Fasi di Stima degli effetti e Valutazione delle alternative, pre-viste dalla PIP 3.1, hanno richiesto notevoli sforzi e hanno coinvolto i Portatorid’interesse di tre dei settori considerati: Esondazioni, Ambiente di monte e Pe-

sca professionale. Durante incontri bilaterali gli indicatori di valutazione hannosubito modifiche anche strutturali, per essere poi validati in misura definitiva.Una volta confermata la loro rappresentativita e significativita, ai singoli in-dicatori sono state associate delle funzioni di utilita parziale, attraverso cui epossibile risalire alla soddisfazione che ciascuno dei tre settori considerati asso-cia a ciascuna alternativa simulata. Questa fase del progetto si e svolta in modoiterativo e per approssimazioni successive.

Insieme alle politiche ottimizzate, sono stati presi in considerazione il regimenaturale, quello storico e quello che si sarebbe ottenuto applicando alla letterail Disciplinare del 1953. La regolazione storica e stata votata principalmenteal contenimento delle piene e alla tutela degli interessi turistici: si e constatatocome le prestazioni ottenute siano buone, o molto buone, per tutti i settori dimonte; la produzione idroelettrica, invece, e stata tenuta in scarsa considera-zione. Quella che sarebbe stata la dinamica naturale del lago avrebbe portatoad ENEL maggiori profitti, ma sarebbe stata caratterizzata da eventi di pienee di magra piu acuti. Tutti i settori di monte hanno mostrato un gradimentomolto maggiore per l’alternativa storica, rispetto alla dinamica naturale. Que-sto risultato era del tutto inatteso, per quanto concerne il settore Ambiente di

monte. Si spiega tuttavia considerando la forma degli indicatori di settore: unlago regolare, con piene e magre piu contenute, caratterizzato anche da minorioscillazioni durante il corso dell’anno, e favorevole a tutte le specie-indice presein considerazione da questo settore.

La formalizzazione del sottoalbero relativo ad alcuni settori, qauli Pesca pro-fessionale e Ambiente di monte, e stata concettualmente meno robusta che inaltri casi: il giudizio negativo nei confronti dell’alternativa naturale, ribadito piuvolte, pone infatti degli interrogativi sulla completezza dei criteri di settore im-piegati. La conclusione a cui si e giunti dopo diversi tentativi e correzioni negli

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indicatori, e che sia effettivamente possibile migliorare in modo significativo ladinamica del Ceresio, anche dal punto di vista ambientale (o, piu precisamen-te, per quelle componenti ambientali a cui i Portatori coinvolti attribuisconomaggior valore). Occorre tener presente, tuttavia, che le problematiche piu im-pattanti su flora e fauna, quali l’inquinamento delle acque e la presenza di speciealloctone (quali il gardon, che si e di fatto sostituito all’alborella), non dipendo-no dalla regolazione. Dal punto di vista dell’aggregazione gerarchica comunqueanche questi settori si sono dimostrati robusti.

Il settore Esondazioni e risultato stabile ed in linea con le aspettative: gliindicatori ad esso relativi sono tutti molto correlati tra loro, garantendo unordinamento stabile delle alternative; la ricerca delle funzioni di utilita e statasupportata dall’utilizzo di un dem, attraverso il quale e stato possibile stimarein modo relativamente preciso le aree allagate in funzione di determinati livellidi piena.

Per quanto concerne i tre settori analizzati, nonostante le buone prestazionidell’alternativa storica (molto buone, per il settore Esondazioni), e possibileimplementare politiche efficienti, che migliorino le prestazioni storiche da tuttie tre i punti di vista.

4.3 Esiti del progetto TwoLe

Il Progetto TwoLe, realizzato tra il 2004 e il 2008 e in realta un cluster di treprogetti, pensati in modo integrato e sinergico al fine di produrre e testare unMODSS per la pianificazione e la gestione partecipata delle risorse idriche ascala di bacino. Con il primo progetto (TwoLe-A) e stato sviluppato il sistemadi supporto alla gestione in linea per il Verbano. Con il secondo (TwoLe-B) si esviluppato il sistema di supporto alla pianificazione, e lo si e applicato al Larioe al bacino dell’Adda sublacuale. Nel terzo e ultimo progetto (TwoLe-C) sonostati sviluppati: il modulo orientato a supportare la ricognizione, quello per ilsupporto della negoziazione durante le fasi pianificatorie e gestionali, e infinequello destinato a garantire la trasparenza e la ripercorribilita delle procedure.I risultati piu significativi sono stati ottenuti all’interno del progetto “TwoLe-B- Un sistema per la Pianificazione delle Risorse Idriche, applicazione pilota alLario e all’Adda sublacuale”, il quale, pur in assenza di un mandato istituzionaleper la realizzazione di un reale Piano di Bacino, ha consentito di sondare lepotenzialita e sperimentare l’applicabilita del MODSS TwoLe in un problemadi pianificazione integrata e partecipata delle risorse idriche a scala di bacinoidrografico. L’applicazione ad un caso reale ha messo in luce le potenzialita diTwoLe/P, sia dal punto di vista della metodologia adottata che da quello deglistrumenti modellistici, informatici e di partecipazione sviluppati ed integrati inesso. I risultati ottenuti sono relativi a vari aspetti:

• Aspetti metodologici:

– il supporto alla realizzazione di una procedura partecipata fornitodal MODSS ha permesso ai partecipanti di confrontarsi con maggior

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trasparenza, di condividere conoscenze e dati e di superare posizionipregiudiziali alla base di conflitti apparentemente inaffrontabili;

– la modularita della PIP, separando nettamente le fasi di formalizza-zione e concettualizzazione del problema, generazione e simulazionedegli effetti delle alternative, valutazione delle alternative e compara-zione, permette di scomporre lo studio del sistema generale in sotto-problemi analizzabili singolarmente, mantenendo sempre una visioned’insieme. Questa caratteristica si e dimostrata particolarmente im-portante, nel caso studio dell’Adda, in quanto ha permesso di studiareseparatamente il problema del conflitto degli usi tra Idroelettrici dimonte e Irrigui di valle, evidenziando come la mancata applicazionedei Regolamenti di restituzione fosse in realta secondario rispetto adaltre cause di conflitto;

– TwoLe/P mette a disposizione gli strumenti per la facilitazione del-l’interazione con i Portatori di Interesse nei vari momenti della realiz-zazione della procedura. La costruzione delle interviste, le agende de-gli incontri pubblici, i verbali, le mappe concettuali costruite nel corsodell’applicazione del Lario e dell’Adda sono state costruite seguendoun approccio coerente e replicabile, tenendo conto delle inevitabili edessenziali specificita di contesto che ogni sistema presenta;

• Aspetti modellistici: TwoLe/P si e dimostrato uno strumento in gradodi utilizzare ed armonizzare modelli dinamici di natura estremamente di-versa: dai modelli empirici a parametri concentrati (utilizzati ad esempioper la modellazione degli afflussi al lago di Como), ai modelli fisicamentebasati a parametri distribuiti (come il modello del territorio irriguo subla-cuale), a semplici modelli causali basati sul giudizio di esperti, utilizzatiper la costruzione del modellodell’ecosistema fluviale.

• Aspetti informatici:TwoLe/P e stato progettato per supportare tutte lefasi della procedura PIP, dalla Definizione delle Azioni (fase 1) alla Miti-gazione (fase 8). In particolare, esso permette di:

– definire e gestire schede testuali (proposte di azione, definizione dellevariabili, definizione delle forzanti, ecc.);

– definire, attraverso un editor grafico, le gerarchie di valutazione; que-ste informazioni sono disponibili sia al sistema di documentazione(TwoLe/Wiki, illustrato nel seguito del paragrafo), sia ai moduli checalcolano gli indicatori;

– creare il modello del sistema fisico attraverso il collegamento di sem-plici modelli riutilizzabili; i modelli sono definiti e calibrati tramite aun’interfaccia utente user-friendly;

– definire i problemi di pianificazione e/o di gestione che si voglionoaffrontare;

– progettare politiche di gestione efficienti;

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– identificare le Funzioni Valore Parziali dei Portatori di Interesse, inmodo da “catturarne” i differenti punti di vista;

– supportare la negoziazione, con diversi strumenti.

In particolare in questa sede e utile richiamare anche il ruolo fondamentale svoltonel Progetto TwoLe-B dal modulo web TwoLe/Wiki. Esso permette la creazionee la gestione di un sito web per la documentazione e la partecipazione al progettogestito da TwoLe/P, in modo da garantire la trasparenza e la ripercorribilitadelle varie fasi della procedura PIP. Il sito cosı realizzato consente:

• ai Portatori d’Interesse (utenti) di seguire costantemente gli sviluppi delProgetto, accedendo al cronogramma, all’agenda, ai verbali delle riunionie ai rapporti prodotti;

• di inquadrare le varie attivita nello schema di lavoro generale aiutandogli utenti a comprenderle con l’aiuto di un glossario e di una bibliografiaragionata in linea;

• di schedare e di rendere facilmente fruibili suggerimenti e le osservazionipervenuti attraverso il forum compreso nel sito.

Tale strumento verra utilizzato anche all’interno del programma di ricerca la-gomaggiore, per strutturare e organizzare la partecipazione dei portatori diinteresse.

Per quanto riguarda gli altri due progetti, sono stati rilasciati in versione pre-alpha i codici previsti, e parzialmente testati nell’applicazione pianificatoria. Laparte gestionale e stata invece testata solo internamente dal gruppo di ricercama non e stato possibile effettuare i test sul campo inizialmente previsti.

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Capitolo 5

Le azioni considerate

All’interno del programma lagomaggiore verranno prese in considerazioneazioni di tipo strutturale, normativo e gestionale. La fig. 5.1 propone in mo-do schematico l’articolazione di tali azioni: le combinazioni tra le varie azio-ni possibili caratterizzano le alternative valutate all’interno del programma diricerca.

Le azioni di seguito descritte saranno considerate sia rispetto agli afflussistorici, sia rispetto a quelli generati dagli scenari di cambiamento climatico,coerentemente con gli obiettivi del progetto STRADA.

5.1 Le azioni strutturali

L’opzione nessuna modifica prevede di individuare le politiche di gestione delsistema idrico con l’attuale conformazione della Miorina sia per quanto riguardalo sbancamento, sia per quanto riguarda il manufatto di regolazione.

L’opzione Sbancamento e nuovo sbarramento prende invece in considerazionei risultati dello studio commissionato da AIPO alle universita di Parma e Padova((Mignosa et al. 2006) e (Da Deppo and Salandin 2006)). Di seguito verrannoriportati gli elementi principali contenuti all’interno di tali studi e consideratinel programma di ricerca, rimandando alle relazioni tecniche citate per ogniapprofondimento.

Figura 5.1: Le azioni considerate.

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Figura 5.2: Andamento delle quote nel Lago Maggiore in funzione delle portatescaricate nella configurazione d’alveo modificata e non, per le diverse ipotesi diabbassamento della soglia della Miorina (larghezza 214 m)

5.1.1 Lo sbancamento

Partendo da un’analisi degli effetti di svasi preventivi in occasione delle grandipiene degli anni 1951, 1968, 1977, 1979, 1993 e 2000, lo studio di AIPO arriva allaconclusione che ..pur anticipando lo svaso anche di 5 giorni, i vantaggi, in ter-mini di riduzione delle massime quote liquide nel lago e di laminazione dell’ondadi piena sono estremamente modesti. La ragione di tale comportamento e daattribuire ai limitati valori di portata che possono essere scaricati dalla Miorina.(Da Deppo and Salandin 2006). A partire da tale considerazione, che peraltrorisulta coerente con quanto emerso dal progetto Verbano-interregII, sonostate studiate alcune soluzioni relative tanto alla calibrazione del tratto a montee a valle dello sbarramento, quanto all’abbassamento della soglia. La fig.5.2 mo-stra le opzioni considerate e gli effetti stimati sulla scala di deflusso nella sezionedello sbarramento, mentre in Fig. 5.3 e riportata una sezione longitudinale conindicati i punti in cui agirebbe l’intervento di ricalibrazione ed abbassamentodella soglia valutato dallo studio1.

5.1.2 Il nuovo manufatto

Il nuovo manufatto scelto all’interno dello studio AIPO e costituito da 10 para-toie poste in una sezione posta 50 m a valle di quella dell’attuale sbarramento,

1Questa immagine, cosı come le successive relative allo sbancamento e al nuovo manufattosono tratte da (Da Deppo and Salandin 2006)

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Figura 5.3: Profilo longitudinale a seguito dell’intervento di ricalibratura a vallee a monte e con abbassamento della soglia della nuova traversa di Miorina di1,5 m.

ciascuna costituita da un settore con ventola sovrapposta come illustrato inFig. 5.4. In condizioni ordinarie la regolazione sara effettuata con la ventola,all’occorrenza assistita dal settore, mentre, in condizioni di piena, la regolazio-ne avverra per mezzo dei soli settori, a ventola completamente abbattuta. Larealizzazione del nuovo manufatto implichera dunque una modifica dello spaziodi regolazione, andando a definire nuove scale di massimo e minimo rilascio. Al-l’interno di tale spazio modificato, eventualmente limitato allo scopo di tutelaregli interessi dei vari portatori, il programma di ricerca effettuera la ricerca dellealternative efficienti.

5.2 Le azioni normative

Come ricordato nel cap. 2, tanto il lago Maggiore che il lago di Lugano risultanoattualmente normati da appositi regolamenti: nel caso del Verbano il Disciplina-re di Regolazione individua una fascia di regolazione entro cui il regolatore puoeffettuare in modo autonomo le proprie scelte di regolazione, mentre per quantoriguarda il Ceresio sono state definite una serie di linee di regolazioni, ciascunadelle quali prescrive al regolatore la portata da rilasciare in un certo giorno del-l’anno. Oltre a considerare la situazione normativa attuale, nel programma diricerca verranno valutati gli effetti di modifiche agli attuali regolamenti o dellaloro sostituzione con politiche di regolazione a piu valori.

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Figura 5.4: Sezione schematica con dimensioni e il posizionamento degli organidi regolazione del nuovo manufatto

5.3 Le azioni gestionali

In fase di ottimizzazione per la ricerca di politiche efficienti di regolazione, siterra esplicitamente in conto della possibilita di regolare in maniera separata(come accade ora) o congiunta, il lago Maggiore e il lago di Lugano. Nellospecifico, si ritiene che i maggiori benefici da una regolazione congiunta dei duesistemi possano essere raggiunti in condizioni estreme (di magra o di piena):nell’analisi verra pertanto dedicata particolare attenzione alle possibili sinergietra i due sistemi in tali casi. Il progetto delle politiche avverra anche tenendoconto delle interazioni tra le portate rilasciate in Ticino e quelle transitanti inPo, eventualmente definendo vincoli di tipo normativo per limitare gli effetti ditali interazioni.

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Capitolo 6

Portatori d’interesse,

settori e criteri

6.1 I settori considerati

La procedura attuata all’interno del programma di ricerca prevede che i puntidi vista dei portatori di interesse vengano strutturati ed analizzati attraversol’individuazione dei settori, definiti come gruppo di fenomeni o attivita con effettitra loro strettamente collegati e descrivibili mediante un insieme di indicatoriche sono riconosciuti significativi da tutti i portatori ad essi interessati. Lafig. 6.1 rappresenta in modo schematico i settori considerati suddivisi per corpoidrico di riferimento. Per ciascuno di essi verra esplicitata una gerarchia dicriteri e gli indicatori ad essi associata.

Figura 6.1: Schema riassuntivo dei settori considerati all’interno del programmadi ricerca

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Bibliografia

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