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Cultura - Approfondimenti - Attualità - Cinema - Racconti - Giochi www.copiapirata.wordpress.com [email protected] N.2 € 0.50 NUOVE RUBRICHE Aperte le nuove rubti- che di cinema e infor- mazione - scoprile! LUCID DREAMS Il terzo capitolo del racconto ambientato nei sogni lucidi. IL NUOVO COPIA! Scopri come sarà il nuovo Copia Pirata dal prossimo anno, e pren- dine parte! F E R M I

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Cultura - Approfondimenti - Attualità - Cinema - Racconti - Giochi

www.copiapirata.wordpress.com [email protected]

N.2 € 0.50

NUOVE RUBRICHEAperte le nuove rubti-che di cinema e infor-mazione - scoprile!

LUCID DREAMSIl terzo capitolo del racconto ambientato nei sogni lucidi.

IL NUOVO COPIA!Scopri come sarà il nuovo Copia Pirata dal prossimo anno, e pren-dine parte!

F E R M I

INDICE> p.2> p.3 > p.4 > p.6 > p.7 > p.9 > p.10 > p.14 > p.16 > P.17 > p.18 > p.19

Tu sei qui.Qualcunista CercasiIl padre di Isabella TraoVagina PowerQuetzalcoatl è tornatoCon gli occhi dell’altroLucid DreamsAl Cinema!Ipse Dixit!SvaccoFermi NewsVerso un nuovo Copia Pirata

Ed eccoci ancora qui, dopo un parto (un triplo parto) travagliato delle edizioni di Copia Pirata quotidiane durante l’occupazione a inizio Dicembre. Dopo quella impaginazione spesso fatta a razzo (ma potete tranquillamente cambiare la ‘r’ iniziale di razzo con una ‘c’), nonostante abbia riscosso un discreto successo, vi proponiamo questa grafica. Non vi piace? Non temete, è solo transitoria. Dal prossimo anno, come largamente anticipato sulle nostre precedenti edizioni, torneremo con una grafica completamente differente (vedi p.18 per maggiori informazioni).Ad ogni modo, a prescindere dalla grafica, anche in questo numero vi proponiamo contenuti di qualità che probabilmente vi interesseranno in larga misu-ra. La tipologia di articoli di questo numero è infat-ti numerosa: andiamo da un’analisi letteraria mol-to capillare (Il padre di Isabella Trao) a argomenti di attualità come i pregiudizi razziali (Con gli oc-chi dell’altro) o il qualunquismo. Non sapete cos’è? Leggete, e lo saprete!Non mancano le sezioni più polleggiate come l’im-mortale Svacco, in cui potrete rilassarvi compiendo i giochi più idioti mai concepiti. Prosegue poi il racconto serializzato Lucid Dreams, in cui tornerà fuori un personaggio forse dimentica-to...Insomma, godetevi questo numero da tutti i gusti!

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Copia Pirata è realizzato da -Stefano Orsi, Pier Luigi Dovesi, Silvia Beghelli, Giovanni Ballarin, Pie-tro Canelli, Martina Zizza, Lucrezia Vita Finzi, Giovanni Gandolfi, Ele-onora Deluca.Copertina e impaginazione: Giovanni GandolfiDirettore: Stefano Orsi

EDITORIALE

QUALCUNISTA CERCASI

Di Pietro Canelli

Noi, o come veniamo chiamati da pe-dagoghi e vecchiette dell’autobus , i “giovani” stiamo diventando in larga parte qualunquisti, cioè disprezzia-mo la politica non in quanto tale, ma a causa di tutti i suoi brogli, gli odii di partito, gli scandali e addirittura le risse e, nel fare ciò, ci sentiamo al di sopra di quegli scherzi della natura chiamati ‘politici’. Ebbene, io credo che in ciò che fanno non ci sia nulla di più umano e naturale (ma non per questo sempre giusto). Un esempio stupido ma esplicativo: chi di noi non ha mai litigato con un amico o con i propri genitori? Vi siete mai messi intorno a un tavolo a discutere da persone civili, esponendo i reciproci vantaggi e svantaggi? Non è più fre-quente che si alzi la voce e si vada a finire in un ‘muro contro muro’? Ecco che in quel momento eravate due partiti che discutevano l’ultima legge elettorale o chi per lei. Quan-do abbiamo letto di tutti quegli infi-niti casi di sfruttamento illecito dei beni dello Stato indignandoci, non ci rendiamo conto che noi lo facciamo freddamente e consciamente tutte le volte che chiediamo un’assemblea di classe per saltare le lezioni anzichè parlare seriamente di tutti i problemi interni (e non) alla classe.In quanto alla tanto discussa “casta” basta osservare le cariche demo-cratiche più vicine alle nostre vite: i rappresentanti di classe o anche d’istituto. Coloro che sono in questa scuola da più anni possono osserva-re quanto ripetitivi siano i program-

mi elettorali e quanto siano poco rispettati, ma non c’è che una sola soluzione a questo problema: impe-gnarsi, entrare attivamente in politi-ca per vedere in realtà quanto poco basti per coprire cariche anche im-portanti.La vera soluzione non è non votare e disinteressarsi nel modo più totale, ma esattamente l’opposto. Il perico-lo altrimenti è quello di lasciare scor-rere il mondo come se la vita non fosse nostra, come se noi in realtà non fossimo tanto interessati a vi-vere quanto a sopravvivere. Aspet-tare un capo carismatico che cambi il mondo è inutile: quell’uomo sia-mo noi! Ognuno di noi ha le capacità per cambiare questo mondo, manca giusto la voglia di mettersi a pensa-re ed agire. Il futuro di questo mon-do è argilla e noi abbiamo le mani per modellarlo; cerchiamo di non la-sciarla seccare.

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“E’ inutile aspet-tare un capo ca-rismatico che cambi il mondo: quell’uomo sia-mo noi!”

ESTIRPIAMO UN DUBBIO CHE AFFLIGGE GENERA-ZIONI DI LETTORI:

chi è il padre di Isabella Trao?

Spesso si incorre nell’attribuzione scorretta della paternità di Isabella Trao.Ritengo, comunque, che sia meglio iniziare con una breve digressione sul romanzo, inquadrando Isabellacome personaggio attivo della storia e menzionando , almeno in parte, la sua breve ed effimera biografia.Il testo che intendo prendere sotto esame è Mastro -don Gesualdo del celebre autore verista GiovanniVerga di cui il protagonista è il vinto Gesualdo Motta, un uomo attorno al quale si diramano numerosiintrighi e vicende relativi a molteplici e distinti personaggi, sicuramente di minor peso rispetto al nostrominchione siciliano, ma altrettanto interessanti da un punto di vista mo-rale. Molto affascinante è IsabellinaTrao, figlia di Gesualdo e dell’aman-te legittima, nonché moglie, Bianca Trao.Costei è una ragazzina ereditante l’orgoglio Trao e la caparbietà dei Motta e, come la povera madre, sitrova a scontare sulla propria pelle il punto di vista economico caratteriz-zante i personaggi del pessimisticoVerga.Ma non intendo soffermarmi sulla sua persona e sugl’ intimi travagli, bensì su un argomento ambiguonon solo tra i lettori, ma anche all’in-terno della storia stessa . Si potreb-be ingenuamente supporre cheneanche il nostro caro Verga sapes-se affermare la veridicità sui fatti ac-caduti, ma immaginiamo (o meglio,

Di Martina Zizzasperiamo) che il renderci la lettura e l’interpretazione così complessa e ardita sia una delle sueinnumerevoli tecniche artistiche. Quello che tutti ormai si chiedono è: “Chi diavolo è il padre di IsabellaTrao?”.Ci troviamo di fronte a un bivio: Ge-sualdo Motta o Ninì Rubiera?Voglio però menzionare e breve-mente analizzare l’episodio che apre il romanzo : l’incendio in casa Trao,durante il quale si scopre una tresca avvenuta tra i cugini Ninì e Bianca. Una tresca che porta all’immediatomatrimonio riparatore tra Bianca e Gesualdo. Dopo questo fatidico mo-mento si possono continuamenterilevare all’interno del libro numerosi accenni e insinuazioni sull’illegittimi-tà della bambina.“E’ sorprendente l’aria di famiglia che c’è fra di loro. Avete visto come somiglia a don Ninì la bambina didonna Bianca?”.È interessante come le malelingue, di cui l’uso è di costume soprattutto nei paesi, possano influenzare eingannare il lettore. Anche noi sia-mo vittime di queste insinuazioni e dicerie !Io stessa sono incorsa in errore, per questo motivo ho deciso di stilare una breve critica per salvare i poveristudenti da compiti in classe fondati su affermazioni che sono in principio fallimentari.Vorrei perciò analizzare i riferimen-ti temporali basandomi, e traendo spunto, dalla critica di Enrico Ghidetti

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a causa della quale ho dovuto ab-bassare il capo e occultare momen-taneamente il mio orgoglio.Sempre nel primo capitolo del primo atto del Mastro – don Gesualdo vi è un’indicazione temporale inganna-trice: l’incendio in casa Trao avven-ne nel periodo dei mandorli in fiore.La prima stagione che ci passa per la testa è la primavera, ma è importan-te precisare che in Sicilia questofenomeno è caratteristico di febbra-io, dal 15 al 18 all’incirca.Nel secondo capitolo del primo atto invece si parla della festa patrona-le di Vizzini (luogo di svolgimento dell’azione) nella quale è celebrato san Gregorio Magno, di cui la ricor-renza, ormai tolta dai calendari, può essere identificata con brevi ricer-che. Poiché la morte di questo santo avvenne il 12 marzo dell’anno 604,presumo che il giorno della sua ri-correnza sia proprio il 12 marzo di ogni anno. A confermare questa tesie, in maniera indiretta, anche quella sulla fioritura dei mandorli, è la voce della zia Cirmena, parente di Bian-ca, ”è passato solo un mese dal mo-mento dell’incendio”.Perciò, se decido di prendere come riferimento la data del 15 febbraio (o giù di lì) l’espressione della zia miconferma la data della celebrazione del santo, se prendo in riferimento il 12 marzo, la stessa espressioneconferma che l’incendio, e quindi il presunto concepimento, sia avvenu-to in febbraio.Il matrimonio avvenne nel luglio del-lo stesso anno, come prove si posso-no prendere sotto esame i corredinuziali, soprattutto abbiamo la de-scrizione dell’abbigliamento fresco e leggero di Donna Bianca (che io quinon trascrivo per mancanza di vo-

glia).L’Isabellina nasce nell’agosto del 1820, poiché, durante i moti carbo-nari chiaramente menzionati inseguito e datati 1837 (una santissi-ma data, finalmente! ndr), si parla della ragazza come una graziosadiciassettenne nel fiore degli anni.Poiché il matrimonio è dell’anno 1819, i parenti si sarebbero accorti del pancione di Bianca al sesto mese(durante il matrimonio), nonostan-te lei fosse dotata di una personcina gracile.In base a queste mie affermazioni posso perciò contraddire il luogo ge-nerico della paternità illegittimadella ragazza. Spero di essere stata sufficientemente chiara.

A voi una buona rilettura del libro!

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VAGINA POWER

Lei è famosa; è amata e mensilmente odiata da ogni donna, tutti gli uomini almeno una volta nella vita hanno dovuto averci a che fare, e, per la mag-gioranza di essi, il tempo trascorso con lei non sarebbe mai abbastanza.Lui, al contrario, è più sottile, subdolo e scaltro; si cela, spesso non mo-strandosi se non in rare occasioni. Oppure, in certi fortunati casi, si pavo-neggia beandosi del suo irresistibile potere.

Di chi stiamo parlando, vi chiedete?È impossibile che non l’abbiate già incontrato: in una ragazza che chiede una sigaretta, in un’altra che si fa offrire un drink, un’altra ancora che ot-tiene gratis il rimborso dall’uomo delle macchinette...È lui, signore e signori. È il Vagina Power.

Ricerche approfondite mostrano segni del suo operato fin dai tempi più antichi: i Pantheon di ogni cultura sono pieni di dee misericordiose o terribili che teorica-mente erano sottomesse, in pratica in-fluivano grandemente sui comportamen-ti e le decisioni delle divinità maschili; nell’antica Roma illustri poeti perdevano sonno e ragione per donne che si face-vano riempire di regali prima di passare al pollo successivo; durante il Medioevo i cavalieri affrontavano battaglie e tornei solo per ottenere un fazzoletto o un na-stro coi colori di una dama che giammai avrebbe concesso loro più di un sorriso.Tutto questo per amore? Forse. Per pura attrazione fisica? Sicuramente essa gio-ca un ruolo notevole. Ma una portatrice sana di V.P. non necessariamente è una bellezza stratosferica; il più delle volte è solo un dettaglio (gli occhi, il seno, le labbra) o la somma d’insieme (il modo in cui sorride quando chiede qualcosa, l’at-teggiamento che ha quando cammina) a penetrare nella zona razionale dell’en-cefalo del maschio di turno, a bloccarne temporaneamente i circuiti, ed infine a impostare i comandi sulla funzione “Fai di me ciò che vuoi”.Le ragioni per cui questo fenomeno av-viene sono tutt’ora oscure.

Si suppone che l’istinto primigenio da cacciatore porti il maschio ad esaudire i desideri della femmina per favorire una successiva conquista a sfondo sessuale. Ma si può osservare che, in una qualsiasi via di una qualsiasi città, un uomo me-dio tende a negare su richiesta l’offerta di una sigaretta ad altri uomini nell’86% dei casi; alle donne, 22%.I più romantici suggeriscono l’ipotesi del “galateo”, quella chimera ormai quasi estinta che spinge il maschio a compie-re gesti cortesi e galanti nei confronti di qualsiasi essere umano di sesso femmi-nile, semplicemente per buona creanza. Può essere; ma l’osservazione diretta rileva una percentuale minima di “veri gentlemen” rispetto ai “gentlemen che sono gentlemen solo con le fighe”.Insomma, quali che siano i suoi motori, il Vagina Power esiste ed è in mezzo a noi. Come gestirlo? Donne, se vi siete già rese conto di come usarlo, siete a posto. Altrimenti, basterà applicarsi un po’ (magari studiando una portatrice sana di V.P.) e prima o poi si manifesterà, essendo innato in ogni fem-mina umana.Uomini, state tranquilli; questo articolo è solo una gag. Continuate così che vi amiamo tanto.

Di Silvia Beghelli

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QUETZALCOATL E’ TORNATOe ci punta addosso un’arma

Spesso si pensa a cosa succederebbe se la nostra civiltà entrasse in contatto con un’altra, totalmente aliena e diversa, sviluppata in maniera completamente estranea, basata su di un’altra concezio-ne della realtà, un’altra mentalità.Una simile circostanza si è però già veri-ficata nel corso della nostra storia, e non si parla di un “Primo Contatto” con un’i-potetica razza extraterrestre.Quando l’occidente europeo, sul finire del ‘400, entrò in contatto con le civiltà amerinde dovette per la prima volta con-frontarsi con una civiltà del tutto diversa e sconosciuta.Se con le civiltà africane e con gli impe-ri asiatici il contatto e la scoperta erano stati graduali, per quanto riguarda l’Ame-rica il senso di spaesamento fu massimo. Solo cinque o sei anni dopo essersi im-battuti in un continente la cui esistenza non era mai stata nemmeno teorizzata, gli europei dovettero fare i conti con gli indigeni del detto continente.Ma se l’uomo della strada, nel 1500 come ora, non si spingeva nelle sue razioni ol-tre lo stupore di assistere alla discesa di un “Indiano” da una nave di ritorno dal-le “Indie Occidentali”, l’accademico e lo studioso si interrogavano sulla natura di tali creature esotiche.Ricordiamo che ancor oggi si conosce ben poco di tali civiltà, e che gli aspetti

Di Stefano Orsiche siamo riusciti a comprendere basta-no a tracciarne un profilo genuinamente alieno. All’assenza della scrittura (escludendo i pittogrammi a valore religioso rinvenu-ti in alcuni bassorilievi) contrapponeva-no conoscenze astronomiche ai livelli dei più illustri successori di Keplero e di Co-pernico, all’assenza di una metallurgia del bronzo e del ferro hanno risposto la-sciandoci testimonianze di una capacità architettonica e scultorea le cui tecniche restano ancor oggi sconosciute; ed uti-lizzavano la ruota, e gli ingranaggi, ma solo in maniera teorica, per illustrare lo scorrere del tempo, con un’esattezza di calcolo ed incertezze talmente piccole da rendere il loro calendario preciso al minuto settecento anni dopo la sua in-venzione, tanto da far credere a soggetti impressionabili che riuscirà dove Nostra-damus aveva fallito, prevedendo la Fine Del Mondo.Se le divinità adorate dagli Aztechi era-no ancora primitive, e legate alle pure forze della Natura, portavano comunque con sé una mitologia densa di simbologie profonde e di numerosi livelli di lettura, mentre gli Inca produssero una loro fede monoteista, ed una venerazione messia-nica in piena regola.Viste queste premesse, e visto il poco tempo che l’Europa ha avuto per elabo-rare il “Primo Contatto” non ci si deve stupire del fatto che gli Indios siano stati considerati nell’ottica di contrapposizione “Civile-Barbaro”, o persino “Uomo-Ani-male” nel loro ruolo rispetto agli Europei.Ricordiamo che per tutta la durata (se-colare) della disputa ideologica riguardo la natura e i diritti delle genti americane mai nessuno abbia pensato di rivolgersi all’altra parte in causa.Come sempre nella storia l’europeo do-minatore ha pensato “Io sono più civile, e so io cos’è meglio per loro”, accollando-

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“Cosa succederebbe se la nostra civiltà entrasse in contatto con un’altra, total-mente aliena e diversa, svi-luppata in maniera comple-tamente estranea, basata su di un’altra concezione della realtà, un’altra mentalità?”

si il comodo “Fardello dell’Uomo Bianco”.Agli estremi del dibattito esploso nell’Europa cinquecentesca sulla natura delle po-polazioni precolombiane si pongono Juan Ginés de Sepulveda e Bartlomé de Las Casas.Vescovo Dominicano quest’ultimo, giunto in America si accorse della terribile situa-zione nella quale versavano gli Indios, e s’impegnò da subito nella difesa dei loro diritti. Las Casas in difesa degli Indios ne sottolineò la pratica involontaria di virtù cristiane che i popoli cosiddetti civilizzati avevano perduto nel corso dei secoli.Gli Indios si coprivano poco, mangiavano frugalmente, erano pacifici e felici. Las Casas asserì che erano la categoria d’uomo più adatta a percepire il Verbo Divino, e che la loro natura pacifica e spartana ricordava quella di Cristo stesso.A Las Casas, che pure sottovalutando o non comprendendo la progredita civiltà pre-colombiana, si impegnava nella sua difesa, si contrapponeva Sepulveda, scrittore e accademico spagnolo, appassionato studioso di Aristotele, le cui idee egli riprende in proposito.Parafrasando il filosofo greco lo studioso asserisce che ci sarebbero tra gli uomini alcuni nati per comandare, molti altri per ubbidire, e che ognuno sia tenuto a seguire la pro-pria attitudine di nascita e di razza.Ma Sepulveda si spinse oltre Aristotele, sostenendo che gli Indios non solo fossero sel-vaggi o di cultura inferiore, ma che si trovassero ad essere privi del connotato umano per eccellenza, l’anima stessa.La Storia ci insegna che le alte cariche della politica europea sostennero con maggiore convinzione le tesi di Sepulveda, in quanto esse mettevano meno barriere ideologiche e morali ad uno sfruttamento indiscriminato del continente americano e dei suoi abi-tanti, sfruttamento che si sarebbe probabilmente perpetuato allo stesso modo anche se avesse incontrato una più decisa opposizione accademica.A riprova del fatto che sia stato il pensiero eurocentrico di Sepulveda a fare maggior-mente presa nelle coscienze e nelle menti d’Europa è l’opinione di Charles Darwin, mente illuminata e successiva di quattro secoli alla scoperta dell’America, che osserva

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le miserevoli condizioni di vita degli indios pa-tagoni e li giudica come inferiori all’uomo da un punto di vista evolutivo. Ciò che pensarono gli Indios della conquista lo possiamo solo immaginare, ma sappiamo che nei primi tempi scambiarono gli europei per déi.Déi davvero ingrati verso l’onore tributatogli, legati al profitto in maniera decisamente ter-rena e senza alcun freno nel calpestare i loro adoratori.

CON GLI OCCHI DELL’ALTROgli Italiani visti dai Tedeschi

“Gli italiani sono allegri. Gli italiani sono rilassati. Gli italiani sono bravi cal-ciatori. Gli italiani festeggiano spesso. Gli italiani cucinano davvero bene. Gli italiani mangiano solo spaghetti e pizza. Tutti i giovani italiani hanno una vespa. Gli italiani bevono molto vino. Gli uomini italiani sono tutti ma-schilisti. Gli italiani non sanno parlare inglese. Gli studenti italiani non stu-diano. Gli italiani non sanno guidare. Ogni italiano ha contatti con la mafia.”

Di Pietro Canelli

Questi sono alcuni pregiudizi, più o meno cattivi, che molti tedeschi han-no pensando all’Italia. Certamente, andando in Italia per un anno, sa-pevo che non sia la verità. E quan-do sono arrivato qui due mesi fa, è venuto verificato che molti di que-sti pregiudizi sono assolutamente falsi, alcuni hanno una piccola par-te vera e pochissimi sono davvero autenitici.Ma adesso siete onesti: anche voi avete pregiudizi! Che cosa vi vie-ne in mente prima quando pensate alla Germania? Patate? Birra? Wür-stel? Vi posso dire che sicuramen-te non tutti tedeschi mangiano solo patate e würstel, bevono la birra, vanno all’Oktoberfest, …

Il problema con questi pregiudizi è, che parlano sempre di “tutti gli italiani” oppure di “tutti i tedeschi”, così generalizzano la popolazio-ne, la quale nel caso d’Italia e la Germania non sono di meno di 60 ovverosia 80 milioni di persone. Chiaramente, non possono essere tutti uguali. Io ho deciso di spendere un anno all’estero per conoscere un nuo-vo paese, nuova gente, una nuova cultura, ma anche per capire come sono “gli italiani” in realtà. E quello che ho avuto fino a adesso mi ha fatto vedere quanto è importante non credere tutto quel che la gente dice di un paese, perché la mag-gior parte non lo ha ancora co-nosciuto veramente.

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Nella seconda puntata abbiamo lasciato Jhon Edge, ora con una conside-revole carriera alle spalle come onironauta, che viene convocato da Kevin Carley, fondatore della Lucidty Factory. Jhon entra nel suo ufficio, collocato in un sogno lucido particolarmente delirante, e si mette a parlare con lui, chiedendogli perchè è stato convocato. Kevin risponde che la Lucidity Fa-cotry corre un grave pericolo, e invita Jhon a passeggiare su una spiaggia per parlare di tale fatto.

Ti sei perso le puntate di Lucid Dreams pubblicate durante l’occupazione? Prova a cercarle sul nostro bellissimo sito!

Capitolo 3

Ero lì. Le mie scarpe affondavano a metà nella sabbia bianca, la salsedine si faceva strada nei miei polmoni. Mi guardai at-torno, gli occhi lievemente socchiusi per il vento e forse per la luce che rimbalza-va sulla spiaggia. Un mare nero gettava i suoi conati sulla battigia, eppure, per quanto triste potesse sembrare, mi dava un certo senso di potenza. Non sono mai stato bravo a descrivere quel che accade nei sogni lucidi.Di fianco a me un uomo, che nasconde-va le mani dietro la schiena, procedeva con fare soddisfatto alternato ad un’aria più seria. Era vestito elegantemente; la-sciavamo entrambi sulla sabbia orme di scarpe eleganti. Sentivo il rumore dei gabbiani, ma non li vedevo. Mi sentivo un po’ oppresso dalle scogliere bianche, argillose, tutt’attorno. Fui perso nel mio vagare finché una voce mi risvegliò:- Allora, Jhon - disse l’uomo di fianco a me, che era Kevin Carley – ora che il mare ci ha un po’ più tranquillizzato, pos-siamo parlare del nostro mare.Lo guardai, in attesa, preparandomi al peggio.- Quel che voglio dire è che, recen-temente, siamo incappati in diver-si problemi. Vi sono state numerose rappresaglie nei nostri confronti, pro-babilmente lo sai… ed è nostra opinione credere che tutti questi attentati si pos-sano riassumere in un’unica persona. –Io nel frattempo ero incantato nel guar-

dare l’orizzonte, in cui la spiaggia si al-lungava e curvava infinta. Avevo sentito parlare di queste ‘rappresaglie’, come le definiva lui: ma essendo soltanto un pla-smatore di sogni non me n’ero mai pre-occupato… e sinceramente nessuno non me ne aveva mai fatto preoccupare. Al-meno fino ad ora.- Zoltan Boros – disse Kevin fermandosi e guardandomi, con i capelli scossi da un vento sibilante. – è il nome dell’attivista che ci crea tanti problemi. –- Signore, non riesco proprio ad imma-ginare come qualcuno riesca a causare problemi ad un’agenzia tanto estesa ed affermata. – risposi fermandomi a mia volta.Ci eravamo fermati in una conca bianca-stra, che contrastava con la massa nera che si allungava in un cielo serio, indefi-nito, tra l’azzurro forte e il plumbeo.- Vedi Jhon, costui è un manipolatore di menti. Riesce – e non mi chiedere come – a instillare con i suoi discorsi idee fasulle nelle menti altrui. – e mentre parlava ero a tutt’orecchi, fissandolo. Riprendemmo a passeggiare.- E’ riuscito a convincere numerose persone del fatto che la nostra agen-zia è in realtà un’associazione a de-linquere. Per ora siamo riusciti a contenere tutte le proteste che ha sca-tenato contro di noi, tutte le manifesta-zioni, senza far sapere nulla a nessuno…

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ma sta cominciando a racimolare un nume-ro troppo elevato di discepoli da tenere a bada. – Mi squadrò a fondo. – Jhon, dobbia-mo fermarlo prima che sia troppo tardi. –Non riuscivo davvero a capire perché avesse scelto me. Mi feci distrarre an-cora una volta dal paesaggio, prima di rispondergli. Mi soffermai su delle grigie ma smussate nuvole lontane.- Signore, cosa potrei fare io per aiutar-la? – e centrai nuovamente lo sguardo sul suo.- Jhon, anche se non ci conosciamo com-pletamente… non ancora, almeno… ho grande fiducia in te. E ho i miei buoni motivi, ma qui non posso spiegarteli. – mi posò una mano poco sotto la spalla – E fidati, non sarai solo. Stavo per chiedere chi sarebbe stato ad accompagnarmi, quando un forte tremi-to si impossessò di me: mi fece vibra-re tutta la colonna vertebrale, sentivo le guance oscillare. Mi passo attraverso spandendosi come una corda pizzica-ta. Poi cessò. Mi stavano richiamando.- Chiedo scusa, signore, temo che mi stiano chiamando ora. Devo proprio an-dare. Se vuole, potremo discuterne più avanti… -- Forse è meglio non vederci più, Jhon – asserì con aria altezzosa Kevin – forse è meglio. E’ stato un piacere conoscerti. E ricorda, ho fiducia assoluta in te come nella tua mente. Trova Zoltan e fermalo. Il tuo partner saprà da dove cominciare.Mi diede una pacca sulla spalla, e fatto ciò mi allontanati camminando all’indie-tro per qualche passo. La vibrazione si era fatta più frequente, andava e veniva, ora erano scossoni ben forti e ritmati.- Addio, signor Carley. Grazie –- Addio, Jhon. – e mi guardò con aria d’in-tesa, quasi ammiccando – Lo troverai nella reception.La vibrazione si era impossessata di me. I palmi oscillavano nell’aria, stavo sus-

sultando vagamente sul posto. Riuscivo persino a sentire un rumore che, in un crescendo meccanico, cominciava a so-vrastare su quello dei gabbiani, su quello del mare e del mondo argilloso attorno a me. Come un elica, o come un grande motore che si accendeva. Cresceva, cre-sceva e cresceva, e sotto di me la sabbia cominciava a muoversi. Rialzai lo sguar-do, e Carley era ancora lì, mani in tasca. L’abito chiaro svolazzava lievemente. Ri-uscii a stento a distinguere le sue ultime parole. - Controllati, Jhon. Dopotutto, forse ci ri-vedremo. –E fu come se sotto di me si aprisse un grosso varco: la sabbia fluì d’improvviso via, mi venne a mancare sotto i piedi per sparire in un buco profondo, come in un fulcro d’una clessidra gigantesca. Sotto di me si creava il vuoto: una grande di-stesa bianca: la vibrazione mi assordava, il mio timpano stava esplodendo.Aprii leggermente le braccia, aspettando che il buco in cui la sabbia fluiva, allar-gandosi, avrebbe potuto contenermi.Mi lasciai cadere in quell’immensità va-cua, quel nulla scintillante. Venni così ri-succhiato sotto la spiaggia, e fluttuavo. Era piacevole, in quell’oblio. Era un bian-co avvolgente. Il ronzio si placava, ormai non lo sentivo più. Pian piano mi staccai dalle ultime particelle di sabbia che era-no sospese anch’esse nel nulla. E come il rombo di cento pianeti che si scontra-no, il ronzio si fece risentire possente, e cominciai a precipitare nel bianco: verti-gine, non ci vedevo più! Urlavo ed urlavo fino a farmi scoppiare i polmoni, fino a riempire quel nulla delle mie grida. Chiu-si gli occhi, li compressi proprio per non vedere la mia discesa a folle velocità, in-ghiottito nel non essere. Vibravo, tutto vibrava! Mio dio, svegliati. Svegliati! Vi-bro. Per l’amor del cielo, SVEGLIATI!

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E d’improvviso sussultai. Ero fermo, im-mobile, ancorato in qualche modo alla terra ferma. Vibravo ancora un po’, ma dopo poco mi calmai. Il posto dove ria-prii di scatto gli occhi era sempre bian-co… ma potevo riconoscere due spessi tubi grigiastri dalla forma cilindrica che carezzavano le mie tempie.I miei occhi saettarono da un lato all’altro della stanza. Ci misi un poco per com-prendere che ero sospeso a mezz’aria: fluttuavo a pancia in su circa due metri sopra ad una poltrona in fine pelle nera. Con un ‘bip’ sonoro presi a scendere, in maniera lenta e graduale, fino a posarmi del tutto sulla poltrona.Odio quando si esce da un sogno luci-do. Non tanto perché bisogni tornare alla fredda realtà (beh, anche, da sempre fa-stidio), ma specialmente perché, per an-darsene, ognuno deve rivivere la propria paura più grande. Come in un qualsia-si sogno, bello o brutto che sia. Ci sve-gliamo sempre nel momento di massima tensione. Quello più agghiacciante.Sarei affezionatissimo al mio lavoro di plasmatore di sogni qui alla Lucidty Fac-tory, se non fosse per il fatto che ogni volta devo rivivere le mie vertigini. Staccai velocemente le apparecchiature dalla mia testa, aspettai che si ritiras-sero nei comparti ai lati della sedia ed uscii trafelato dalla stanza. Oltrepassai le porte automatiche di plexiglass che, una volta chiuse, si oscurarono. Avevo un asciugamano col quale mi asciugai il su-dore che, ahimè, aveva intaccato anche la mia canottiera bianca. E mi ritrovai in un lungo corridoio bianco tappezzato da quadri. Andiamo a cercare questo male-detto partner.Cominciai ad avviarmi verso la recep-tion, oltrepassando tutte le altre porte di plexiglass ed arrivando in un’anticamera sferica dal forte sentore d’incenso. Do-podiché imboccai una lunga serie di cor-ridoi, rampe di scale e passaggi, fino a trovarmi a sbucare sopra all’enorme sca-

linata della grande reception. Trafficata come al solito di gente impaziente di an-darsene dal mondo reale.Dovevo ancora raggiungere il piazzale, quello dove la folla era più spessa e più chiassosa, dove probabilmente sarebbe stato ad aspettarmi il mio part…- AH! – esclamai d’un tratto.Qualcuno molto di fretta mi aveva urtato con grande violenza alla spalla, provo-candomi una fitta niente male e facendo-mi quasi scivolare per le scale marmoree.Ma insomma! Stia più attento! – sbottati guardando in cagnesco quel personag-gio. Uno un po’ trasandato, dai capelli neri lunghi e unti. Probabilmente un tec-nico dei ranghi più infimi. Si girò guardandomi fuggevolmente, con aria furbesca.- ,òfxMi scusi – esclamò in tomo quasi da presa in giro.Sbuffai, tenendomi la spalla, e mi voltai. Non avevo tempo da perdere in questo modo. Proseguii la mia discesa sino a po-chi gradini dal piazzale maggiore.Cominciai a sondare la folla per individua-re un potenziale partner che mi aspet-tasse. Effettivamente c’era molta gente che, al contrario dal frenetico spostarsi di persone accanto e intorno a loro, ri-manevano immobili nel piazzale, come in attesa. Se solo Kevin fosse stato più pre-ciso, se solo mi avesse dato il nome di…Un ronzio. Mi fermai per un millisecon-do. Mi voltai verso i vetri dell’atrio. Tutti compatti. Tutto in ordine. Ma quel ron-zio… quello che si sente prima di cadere nel vuoto, prima di svegliarsi, prima che accada qualcosa di terribile. E la vibra-zione aumentava. Mi girai di nuovo eAccadde. Boom. E il cielo fu nero. Un terribile boato. Una colonna di fiamme purpuree divorò in un istante il piazzale destro. I vetri, prima integri, esplosero in una pioggia di frammenti spezzati. Il mio timpano destro seguì il loro esempio. Mi misi le mani alle orecchie per non senti-re l’esplosione. Vidi alcuni corpi volare,

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gente che, dopo un attimo di incredulità, si precipitava a brancare estintori e a do-mare le fiamme. Persone avvolte da ve-stiti di insane fiamme violacee che urla-vano. Ma erano solo un’eco: sentivo solo un acuto ronzio. La gente era nel panico, mi spingeva, mi strattonava, parlava in maniera sconnessa ed incomprensibile. Mi feci strada sempre più in fretta scen-dendo gli ultimi gradini per il piazzale: non appena il fumo nerastro e acre si di-radò, constatai che almeno metà del gi-gantesco atrio era esplosa. Ma chi? Chi poteva fare una cosa del genere? Allora, mentre vedevo corpi incendiati contor-cersi davanti a me, un solo nome mi si formulò in testa. Lo avrei preso.Qualcosa di freddo e pesante mi fu get-tato in mano, mi richiamò dai miei pro-positi. Un idrante!- Presto, renditi utile! – disse chi me lo aveva lanciato, una voce appena distin-guibile sopra il fischio dell’acuto allarme attentato che pervadeva ora l’agenzia.Spruzzai sulle poche fiamme superstiti senza esitare. Ma poi lo guardai attoni-to un secondo meglio. Completo scuro. Elegante. Moro. Capelli curati. Scarpe impeccabili. Nonostante fosse mezzo in-cenerito me lo ricordavo. E quella cravat-ta… ma fu lui il più svelto a riconoscermi.- Jhon? Jhon Edge? – esclamò l’uomo in-credulo quanto me, avvicinandosi e stu-diandomi con sguardo trovo. – oh mio Dio! Non posso crederci! –Lo guardai fisso annuendo: - Nemmeno io. Quanto tempo è passato! –Chi era davanti a me era una vecchia conoscenza che proveniva dalle mie pri-me esperienze lì alla Luciditu Factory. La prima, per l’esattezza. E nonostante non esserci più rincontrati dopo, il ricordo dell’altro si era instillato vicendevolmen-te in noi. Chi era davanti a me era Adam. Adam Smith, colui che mi insegnò a vo-lare.Dopo eterni minuti passati a sistemare i danni, lasciammo alla sicurezza il com-

pito di rintracciare il colpevole. Non po-tendoci allontanare dall’edificio per ovvie ragioni di sicurezza, ci sedemmo sui gra-dini dell’enorme scalinata a parlare.- Cosa ci fai qui? – mi chiese stringendo-mi la mano, finalmente– Anche se… mi sarebbe piaciuto incontrarti in circostan-ze migliori. –- Anche a me, Adam. E sinceramente non lo so nemmeno io perché sono qui. Ho avuto il privilegio di parlare con Car-ley, e… -- Aspetta: intendi Kevin Carley? Il fonda-tore della Lucidity Factory? –- Proprio quel Kevin Carley. –- E ti ha detto che dovevi cercare un partner per una missione di vitale impor-tanza, non è così?-Lo guardai sorpreso – e un pochino feli-ce. – Si. –Alche, col suo fare baldanzoso di cui ero ben memore, mi batté una pacca sonora sulla spalla e aggiunse, in tono entusia-stico: – Beh, sembra proprio che tu l’ab-bia trovato. -

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di Giovanni Gandolfi

AL CINEMA!

DA

L 10

DIC

EM

BR

E

CyrusLa sua ex moglie sta per ri-sposarsi a 7 anni dal divorzio e ormai si è isolato da tutto e da tutti, quando, inaspettata-mente, John conosce Molly, la donna dei suoi sogni... Per sco-prire subito dopo che nella sua vita c’è un altro uomo: Cyrus, il figlio ventunenne.

In un mondo miglioreIl dottor Anton, in crisi matri-moniale con la moglie Marian-ne, opera in un campo profu-ghi in Sudan, ma riesce a fare finalmente ritorno a casa nella monotona tranquillità di una cit-tadina della provincia danese.

I due presidentiWashington, 1992. Tony Blair non è ancora stato eletto primo ministro. Arrivato nella capitale degli Stati Uniti, si incontra con gli esperti di comunicazione del presidente americano Bill Clin-ton. Un’occasione unica questa per capire a fondo gli ingranag-gi dell’oratoria politica. Dopo qualche mese - poco tempo prima dell’elezione - torna ne-gli Stati Uniti per recarsi alla Casa Bianca. L’incontro con Bill Clinton è memorabile. Tra i due nasce subito una simpatia “a pelle” e iniziano a parlare ama-bilmente, come se si conosces-sero da anni.

RCL - Ridotte capacità lavo-rativeÈ una torrida estate quella del 2010 a Pomigliano d’Arco e il paese in provincia di Napoli è salito agli onori della cronaca nazionale per il referendum interno dei dipendenti Fiat sul-le nuove modalità contrattuali vincolate alla missione pro-duttiva. Una troupe sganghe-rata guidata da Paolo Rossi, in veste di regista, arriva con un obiettivo preciso: fare dei sopralluoghi per realizzare un film sulla classe operaia. La troupe incontra diverse perso-nalità che aiutano Paolo Rossi a farsi un’ idea ...

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The TouristElise è un’agente dell’Interpol che sfrutta Frank, un turista americano che si trova in Ita-lia, nel tentativo di sfuggire a un criminale con il quale in passato aveva avuto una rela-zione. Le loro strade s’incrocia-no, deliberatamente.

Le Cronache di Narnia -Il Viaggio del VelieroEdmund e Lucy sono alle prese con la ricerca dei sette signori perduti di Narnia, che il princi-pe Caspian (ora re) ha promes-so ad Aslan di ritrovare. I loro intenti li porteranno ad attra-versare numerose terre lonta-ne e misteriose...

Megamind 3DMegamind ha un progetto piut-tosto ambizioso (e originale), quello di conquistare il mondo, e finora il suo avversario Metro Man, supereroe mascherato, è sempre riuscito a contrastarlo. Tutto cambia il giorno in cui Me-gamind nel bel mezzo di uno dei suoi contorti piani malefici ucci-de accidentalmente Metro Man…

Aldo, Giovanni e Giacomo - La Banda dei Babbi NataleE’ la notte della vigilia di Natale e tre amici, uniti dalla passione delle bocce, finiti nei guai si ritro-vano a trascorrerla in questura: quali storie racconteranno per scagionarsi dalla terribile accusa di essere una banda di ladri?

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Natale in Sud AfricaFilm diviso in due episodi. Nel primo, Carlo si concede una va-canza in Sudafrica con Susan-na, la sua seconda moglie, ma incontra suo fratello Giorgio, un coatto con il quale non è in buo-ni rapporti, visto che in passato gli ha soffiato il patrimonio e an-che la prima moglie. Nel secondo episodio, due amici - il chirurgo estetico Rischio e il macellaio Ligabue (detto Bue) - decidono di regalarsi una breve vacanza-safari per Natale insieme ai ri-spettivi figli, Laura e Vitellozzo, fidanzati da diverso tempo. Du-rante la vacanza però, incontra-no Angela, una bellissima en-tomologa che è a caccia di una rara farfalla, e faranno di tutto per conquistarla.

DAL 22 DICEMBRE

L’esplosivo piano di BazilBazil escogita piani incredibi-li per vendicarsi delle persone che gli hanno distrutto la vita. Bazil è costantemente in peri-colo a causa di una pallottola vagante che gli si è conficcata in testa durante una sparatoria. Uscito dall’ospedale, con l’aiu-to di una banda di amici a dir poco bizzarri, i MicMacs,decide di dare una lezione alla fabbri-ca produttrice del proiettile che lo tiene in bilico fra la vita e la morte.

DAL 29 DICEMBRELe avventure di Sammy - Il Passaggio SegretoStoria di una tartaruga marina dalla nascita alla maturità, dal 1959 a oggi. Avanzando verso il mare poco dopo esser nato su una spiaggia della California, il cucciolo di tartaruga Sammy tro-va - e un attimo dopo perde - l’a-more della sua vita, una piccola e graziosa tartaruga.

Tron LegacySam Flynn, esperto di tecnologia e figlio ventisettenne di Kevin Flynn, indaga sulla scomparsa del padre e si trova sospinto nel-lo stesso mondo di programmi killer e potenti videogame in cui il padre è vissuto per 25 anni. La colonna sonora originale è stata plasmata dai Daft Punk.

CONCERTI Randy Crawford & Joe Sample TrioTEATRO DELLE CELEBRAZIONIhttp://www.teatrocelebrazioni.it/

BaustelleESTRAGONhttp://www.estragon.it/

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La parola ai VIPSentiamo cosa ne pensano cantanti, autori, registi e altre persone del mondo dell’intrat-tenimento di noi studenti.In questo numero ascoltiamo Francesco Bianconi, leader del gruppo italiano Baustelle.

“Sono molto contento che Charlie (il riferimento è al loro pezzo “Charlie fa surf”) salga sui tetti – dice Bianconi a proposito delle proteste studentesche di questi giorni contro il ddl Gelmini – Perché bisogna esultare quando scendono i giovani scendono in strada o salgo-no sui tetti. Sono tutte cose belle, dal concerto dei Beatles sulla terrazza della Apple alle manifestazioni per la vittoria dei mondiali di calcio ma le proteste ancor di più. Ho sentito cose sulle proteste degli studenti da parte di chi ci governa che non bisognerebbe sentire: la protesta va sempre rispettata ma mi sembra che si sia persa l’abitudine al dissenso e questo è proprio dei regimi totalitaristi, non ci dovrebbe far stare sereni. Trovo giuste tutte le recriminazioni di chi sale sui tetti».

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IPSE DIXIT!

Prof. C: “OK”, sapete da dove viene vero?Stu. E.: Sì: 0 killsProf. C: Oppure dal voca-tivo di chiave in inglese: O, key! Stu. C: Ci porta in gita?

Prof. C: Sì, se dall’alto mi venisse dato il dono dell’ubiquità,e volentieri.

Prof C: Tu cosa ci fai qui, spostati (parlando a un banco...). Non guardarmi così, non sono pazzo. Per ora...

Prof C: Quelli dell’altra clas-se mi chiedono sempre:” Se rispondiamo ci dà un più?” E che cos’è? Il mio registro deve diventare la visione aerea del-la Certosa?

Prof. G: Il tuo libro è ri-masto a casa? Bene, l’im-portante è che sia fedele.

Prof. T: (commentando un esercizio di latino) Qua, però dovrebbe starci l’imperfetto...Stu. T: Ma E’ in imperfetto...Prof. T: Ah... (lasciando cade-re la testa sulla cattedra) Non posso lavorare a quest’ora... C’era anche scritto sul libro...

Prof C: A che punto siete in filosofia?Stu E: Abbiamo per-so il filo!

Prof C: Io sono ben felice, anche se mi chiamo P.

Stu E: Prof, ci dà più punti se specifichiamo?Prof C: Non sono mica al S. Orsola per darvi tutti ‘sti punti...

D: Quindi ragazzi, avete capito che chi scop... chi studia tutti i giorni avrà un grande successo nella vita!

(Dopo aver spiegato chi era il dio piumato Quetzalcoatl)D: Vedete? Quel piccione alla fi-nestra significa che una qualche entità soprannaturale ci sta scru-tando.

Prof C: Classe, svegliatevi!Non preoccupatevi, non sono un testimone di Geova...

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SVACCO

Divertiti a risolvere questo semplice sudoku dalle dimensioni irrisorie.

Unisci i puntini e svela il più agghiacciante segreto di Copia Pirata...

In vista del Natale, fa’ un’opera di bene: aiuta una povera calza con tendenze suicide a gettarsi nel camino!

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FERMI NEWSscopri cosa succede al Fermi!

Come forse saprete già, il nostro famoso articolo 9 è stato rivisto dal Consiglio d’Istituto appoggiato dal Collegio Docenti. Ciò che forse non sapete è come esso è stato modificato: ecco i punti significativi:

Non si può giustificare come ‘Sciopero’ un’assenza. Lo sciopero non è un diritto previsto per gli studenti, visto che non sono riconosciuti come lavoratori.

Sanzioni disciplinari se le assenze danneggiano l’insegnamento. Nel caso ci sia una manifestazione, se l’assenza collettiva o singola di più studenti dan-neggia l’attività didattica, il Consiglio d’Istituto potrà valutare se sanzionare gli interessati.

Valide le giustificazioni come ‘Adesione ad una manifestazione’. Nel caso in cui i genitori siano a conoscenza dell’assenza del figlio e che la manifestazione sia stata indetta da organi riconosciuti (e non da quattro fattoni) allora si può mettere come motivo di assenza ‘Adesione alla manifestazione’.

In sostanza finchè le manifestazioni sono serie, non si mette ‘sciopero’ come motivo di assenza e i genitori lo sanno, non c’è problema.

Articolo 9

School RestylingVediamo qui che cos’ha proposto il tanto acclamato gruppo di School Restyling, che si propone di ‘rifare’ il Fermi dal punto di vista stilitico.In primis, si vuole scrivere su muri/pannelli removibili citazioni e frasi in bibliote-ca, incorniciando poi con disegni lo schermo del proiettore. Con la stessa tecnica dei pannelli si vuole decorare il ponte, assieme ai corridoi, alle scale e all’atrio sempre con frasi, disegni e vignette.Vi è inoltre l’idea di creare bacheche per apporvi le foto del gruppo di fotografia del nostro liceo; e la volontà di dipingere tutti i tubi visibili dell’impianto idraulico (che attualmente sono di un bel, deprimente, grigio oca morta).Il punto chiave sembra essere il progetto “ponte sul ponte”: ossia dipingere le fiancate del ponte al primo piano con immagini di... ponti, prendendo spunto per esempio da quello di Brooklyn etc.Nell’immediato futuro si pensa già alla realizzazione di imponenti murales collo-cati sulle facciate alle due entrate del Fermi (prima via Padoa, poi più avanti via Mazzini).Prima di fare tutto questo, però, si penserà ad un progetto ben organizzato, con tanto di preventivo dei costi.

Partecipate anche voi!

Inviate le vostre idee all’indirizzo email [email protected] oppure inserite le fotocopie dei vostri disegni/progetti nell’apposito scatolone nell’atrio.

ANNO NUOVO, VITA NUOVALo avevamo già predetto nelle edizioni pubblicate durante l’occupazione, ma qui lo ribadiamo affinchè tutti possano ricevere la grande novella.

Il nostro, il vostro giornale sta’ per cambiare radicalmente pelle, o, per usare un gioco di parole molto scabroso, Copia Pirata si accinge a voltare pagina.

Cosa ci sarà di nuovo nel giornale che ora tenete in mano, dall’anno pros-simo?

Un giornale più figo. Tanto per cominciare, una nuova grafica, più flu-ida e chiara, scorrevole da leggere e non noiosa. No, non quella di questo numero, questa è diciamo sostitutiva.

Divisione in sezioni, per un maggior ordine interno, e una maggiore fru-ibilità del giornale.

Nuovi articoli, interviste, allegati e molte altre idee, che preannunce-remo nel nostro sito a gran voce quanto sulla nostra pagina su facebook. Alcune anticipazioni: continueremo le neo-aperte sezioni di cinema, eventi, introducendo news riguardanti la nazione ma specialmente il Fermi. Inol-tre istituiremo una bacheca per annunci, per vendere o comprare qualsiasi bene. E non solo!

Vi sembra poco? Dal prossimo anno Copia Pirata si evolverà diventando non solo un mezzo d’informazione di qualità e sempre aggiornato, ma an-che un giornale divertente, leggero e destinato a tutti.

E QUI ENTRI IN GIOCO TU, che stai leggendo la nostra pubblicazione: tu che fai parte del liceo Fermi e credi che tale luogo debba possedere un giornale come si deve. Inviaci i tuoi articoli, racconti, giochi o più semplice-mente idee e consigli che possono aiutarci a migliorare.

SCRIVI TU IL NUOVO COPIA PIRATA!

Per chi ha intenzione di unirsi per tutto l’anno alla redazione:Martedì 15:30 - 16:30 nella biblioteca del Fermi

Responsabile della redazione: Stefano Orsi - 5^ H

verso un nuovo Copia Pirata!

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RITAGLIA E PRESENTA QUESTO COUPON AL MYTHOSPER NON PAGARE IL COPERTO!

la fine e’ vicinaSì. Del vecchio Copia Pirata.

Dal nuovo anno torneremo con una nuova grafica, nuovi contenuti... con un Nuovo Giornale!

Trovi il nosro ‘boss’ (Stefano Orsi) in 5 H - oppure parla con Silvia Beghelli (5 H), Giovanni Gandolfi (3F), Pier Luigi Dovesi (3F) o Lucrezia Vita Finzi (2F)! Per ulteriori informazioni www.copiapirata.wordpress.com

Cos’aspetti? Scrivi il tuo articolo, il tuo racconto o il tuo parere ed invialo a [email protected] per vederlo pubblicato!