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SABATO 7 NOVEMBRE 2009 CULT SABATO RAZZA D’ANNATA EDMONDO BERSELLI Siamo ossessionati dalle liste (di amici, di libri da leggere, di canzoni preferite): placano la nostra ansia, nascondono la necessità di orientarci nel mondo. Ma l’abitudine dell’enumerazione ha radici antiche Umberto Eco racconta la vertigine di racchiudere tutto in un elenco. Dalle navi dell’Iliade ai serpenti di Rabelais: gli artisti spesso concludono i loro inventari poetici con un “eccetera”. Su un’isola deserta persino l’elenco telefonico diventa una lettura infinita Libri BERNARDO VALLI All’interno uando Achille decide di tornare in guerra, Teti chiede a Efesto di forgiare nelle sue fucine delle nuove armi per suo figlio. Omero dedica parte del XVIII canto dell’Iliade a de- scrivere lo scudo che il fabbro zoppo prepara. In questo scudo, che è come un mondo limitato dalla sua circonfe- renza, Efesto rappresenta una tale quantità di cose che nessun artista che in seguito ha cercato di riprodurlo è riu- scito a riempirlo con tutto ciò che egli vi aveva messo. In ogni caso lo scudo era una forma finita. Tutto quello che Efesto voleva dire è dentro lo scudo, esso non ha un esterno. Omero ci suggerisce, però (nel canto II dell'Ilia- de), anche un'altra modalità di rappresentazione: per da- re il senso dell'immensità dell'esercito greco che sbarca ad assediare Troia, tenta delle comparazioni, dice che quella massa d’uomini, le cui armi riflettono la luce del so- le, è come un fuoco che si diffonde in una foresta, come uno sciame d’oche o di gru che attraversa il cielo con un rombo – ma nessuna metafora gli viene in soccorso e in- voca in suo aiuto le Muse: «Ditemi, o Muse quali erano i ca- pi e i guidatori dei Danai; la folla non chiamerò per nome, nemmeno se avessi dieci lingue e dieci bocche». E per que- sto si dispone a nominare solo i capitani e le navi, non tut- ti i soldati. Ed ecco il celebre catalogo delle navi, che occu- pa 350 versi del poema. Apparentemente l’elenco è finito (non dovrebbero esserci altri capitani e altre navi) ma sic- come non si può dire quanti uomini ogni capitano abbia sotto di sé, il numero a cui si allude è indefinito. Questo ca- talogo, come ogni lista poetica, finisce con un eccetera. SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE CON UN ARTICOLO DI UMBERTO GALIMBERTI © RIPRODUZIONE RISERVATA Q DAOMERO ALLEPLAYLIST ICATALOGHI DELLA NOSTRAVITA Amare e soffrire a Teheran Nafisi racconta l’Iran segreto Anticipazioni FRED VARGAS La vigilia di Natale dell’ispettore Adamsberg Arte FABRIZIO D’AMICO Le Bagnanti di Renoir e il pennello legato alla mano Cinema NATALIA ASPESI Nemico pubblico Dillinger torna con la faccia di Johnny Depp Tempo libero SILVIA FUMAROLA Il serial che svela i misteri del Mostro di Firenze UMBERTO ECO L a pubblicazione degli ultimi due “Meridiani” no- vecenteschi sul giornalismo italiano potrebbe an- che riaprire l’interesse sul ruolo dei giornali e dei giornalisti nella politica contemporanea. In primo luo- go sui giornalisti. Vil razza d’annata, con l’apostrofo, fi- no a pochi giorni fa. Una schiatta più o meno in estin- zione. Ma può riaprire anche l’interesse sui giornali, se è vero che perfino un innamorato storico della carta stam- pata come Giuliano Ferrara riconosce sull’ultimo Pano- rama che le gazzette non gli piacciono più, e gli procu- rano noia e fatica ogni mattina (mentre prima aspettava ansiosamente la mazzetta ogni mattina). Ma poi succe- de che perfino Silvio Berlusconi si adira ed erge il petto contro il Giornale di famiglia, a causa delle tirate di Vit- torio Feltri, che gli avrebbero procurato solo danni. E quindi può anche darsi che la vil razza si riveli ancora una volta dannata, senza apostrofo. Per la categoria, una mezza consolazione: forse è sempre la stampa, bellezze. Repubblica Nazionale

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SABATO 7 NOVEMBRE 2009

CULT

SABATO

RAZZA D’ANNATA

EDMONDO BERSELLI

Siamo ossessionati dalle liste (di amici, di librida leggere, di canzoni preferite): placano

la nostra ansia, nascondono la necessità di orientarci nel mondo. Ma l’abitudinedell’enumerazione ha radici anticheUmberto Eco racconta

la vertigine di racchiudere tutto inun elenco. Dalle navi dell’Iliade ai serpenti di Rabelais: gli artistispesso concludono i loroinventari poetici con un

“eccetera”. Su un’isola desertapersino l’elenco telefonico

diventa una lettura infinita

Libri

BERNARDO VALLI

All’interno

uando Achille decide di tornare in guerra, Teti chiede aEfesto di forgiare nelle sue fucine delle nuove armi per suofiglio. Omero dedica parte del XVIII canto dell’Iliade a de-scrivere lo scudo che il fabbro zoppo prepara. In questoscudo, che è come un mondo limitato dalla sua circonfe-renza, Efesto rappresenta una tale quantità di cose chenessun artista che in seguito ha cercato di riprodurlo è riu-scito a riempirlo con tutto ciò che egli vi aveva messo.

In ogni caso lo scudo era una forma finita. Tutto quelloche Efesto voleva dire è dentro lo scudo, esso non ha unesterno. Omero ci suggerisce, però (nel canto II dell'Ilia-de), anche un'altra modalità di rappresentazione: per da-re il senso dell'immensità dell'esercito greco che sbarcaad assediare Troia, tenta delle comparazioni, dice che

quella massa d’uomini, le cui armi riflettono la luce del so-le, è come un fuoco che si diffonde in una foresta, comeuno sciame d’oche o di gru che attraversa il cielo con unrombo – ma nessuna metafora gli viene in soccorso e in-voca in suo aiuto le Muse: «Ditemi, o Muse quali erano i ca-pi e i guidatori dei Danai; la folla non chiamerò per nome,nemmeno se avessi dieci lingue e dieci bocche». E per que-sto si dispone a nominare solo i capitani e le navi, non tut-ti i soldati. Ed ecco il celebre catalogo delle navi, che occu-pa 350 versi del poema. Apparentemente l’elenco è finito(non dovrebbero esserci altri capitani e altre navi) ma sic-come non si può dire quanti uomini ogni capitano abbiasotto di sé, il numero a cui si allude è indefinito. Questo ca-talogo, come ogni lista poetica, finisce con un eccetera.

SEGUE NELLE PAGINE SUCCESSIVE

CON UN ARTICOLO DI UMBERTO GALIMBERTI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Q

DA OMEROALLE PLAYLISTI CATALOGHIDELLA NOSTRA VITA

Amare e soffrirea TeheranNafisi raccontal’Iran segreto

Anticipazioni

FRED VARGAS

La vigiliadi Nataledell’ispettoreAdamsberg

Arte

FABRIZIO D’AMICO

Le Bagnantidi Renoire il pennellolegato alla mano

Cinema

NATALIA ASPESI

Nemico pubblicoDillinger tornacon la facciadi Johnny Depp

Tempo libero

SILVIA FUMAROLA

Il serial che svelai misteridel Mostrodi Firenze

UMBERTO ECO

La pubblicazione degli ultimi due “Meridiani” no-vecenteschi sul giornalismo italiano potrebbe an-che riaprire l’interesse sul ruolo dei giornali e dei

giornalisti nella politica contemporanea. In primo luo-go sui giornalisti. Vil razza d’annata, con l’apostrofo, fi-no a pochi giorni fa. Una schiatta più o meno in estin-zione. Ma può riaprire anche l’interesse sui giornali, se èvero che perfino un innamorato storico della carta stam-pata come Giuliano Ferrara riconosce sull’ultimo Pano-rama che le gazzette non gli piacciono più, e gli procu-rano noia e fatica ogni mattina (mentre prima aspettavaansiosamente la mazzetta ogni mattina). Ma poi succe-de che perfino Silvio Berlusconi si adira ed erge il pettocontro il Giornale di famiglia, a causa delle tirate di Vit-torio Feltri, che gli avrebbero procurato solo danni. Equindi può anche darsi che la vil razza si riveli ancora unavolta dannata, senza apostrofo. Per la categoria, unamezza consolazione: forse è sempre la stampa, bellezze.

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SABATO 7 NOVEMBRE 2009 LA COPERTINA

stessi limiti fisici, e se si tratta diun quadro, l’immagine è defini-ta dalla sua cornice.

Certo, la Gioconda si presentasullo sfondo di un paesaggio cheovviamente continua oltre lacornice, ma nessuno si chiedeper quanto si estenda il boscoche si vede alle sue spalle, e nes-suno pensa che Leonardo abbiavoluto suggerire che esso siestende all’infinito.

Tuttavia, vi sono altre opere fi-gurative che fanno pensare chequello che si vede entro la corni-ce non sia tutto, ma solo unesempio di una totalità difficil-mente numerabile. Pensate allequadrerie di Pannini (che trova-te al Louvre) e dei suoi imitatori:non vogliono rappresentare so-lo quello che si vede ma anche ilresto (di grandezza indefinita)della collezione di cui sono soloesempio. Si pensi al Giardinodelle deliziedi Bosch: esso ci dice

che le meraviglie a cui accennadovrebbero continuare oltre ipropri limiti. Pensate alla Croci-fissione e apoteosi dei diecimilamartiri del monte Araratdel Car-paccio: è evidente che i quadrivogliono parlarci di una serie dicorpi agonizzanti che continuaoltre i limiti della tela. David, neldipingere l’Incoronazione di Na-poleone I probabilmente volevafarci vedere tutte le persone cheriteneva presenti quel giorno al-la cerimonia, ma allo stesso tem-po voleva consentirci di immagi-nare tutti gli altri che popolava-no le navate e il sagrato dellachiesa. Dante, nella DivinaCommedia, ci dice che gli angelinon possono essere nominatitutti perché il loro numero è infi-nito ma Doré fa del suo meglioper pronunciare una sorta di ec-cetera visivo, suggerendoci unaserie che non finisce.

Questo principio dell’enume-

razione infinita lo si ritrova an-che in altre arti: il Bolero di Ravelad esempio… Naturalmente c’èlista e lista. Ci sono delle liste pra-tiche, che questa sera non ci in-teressano e di cui gli eventi che siterranno al Louvre in questo me-se non terranno conto. Sono listepratiche le liste degli invitati peruna festa, il catalogo di una bi-blioteca, l’inventario degli og-getti di un archivio qualsiasi, l’e-lenco dei beni di cui dispone untestamento, e naturalmente l’e-lenco telefonico.

Queste liste hanno tre caratte-ristiche: anzitutto hanno funzio-ne puramente referenziale e cioèsi riferiscono a oggetti del mon-do esterno e hanno lo scopo pu-ramente pratico di elencarli (sequesti oggetti non esistessero lalista non avrebbe senso); come ilnumero degli oggetti che esseelencano, sono finite; infine nonsono alterabili, nel senso che sa-rebbe scorretto oltre che insen-sato aggiungere nel catalogo delLouvre un quadro che apparte-nesse alla Gemäldegalerie diBerlino. Una buona lista praticanon finisce mai con un eccetera.

Un buon modello di lista pra-tica è quella di Leporello nel DonGiovanni di Mozart. Don Gio-vanni ha sedotto una gran quan-tità di contadine, cameriere, cit-tadine, contesse, baronesse,marchesine, principesse, e don-ne d’ogni grado, d’ogni forma ed’ogni età, ma Leporello è uncontabile preciso e il suo catalo-go è matematicamente comple-to: «In Italia seicento e quaranta— in Almagna duecento e tren-tuna — cento in Francia, in Tur-chia novantuna — ma in Ispagnason già mille e tre». Quindi 2065in tutto, non una di più e non unadi meno. Se domani don Gio-vanni conquisterà anche donnaAnna o Zerlina ci sarà una nuovalista.

Al contrario, una lista poeticasi riferisce a un insieme poten-zialmente infinito di oggetti e fi-nisce sempre con un eccetera;non ha bisogno che gli oggettiesistano realmente al di fuori diessa (così come non esistonotutti i serpenti nominati da Ra-belais: Aspici, Anfisibeni, Aneru-duti, Abedessimoni, Alcarati,Alhartrafi, Alhatrabani, Ammo-bati, Apimai, Aracti, Aracnidi,Argi, Ascalaci, Ascalaboti, Ae-morroidi, Asterioni, Attelaci, Ba-

UMBERTO ECO

Perché su un’isola desertami porterei l’elenco telefonico

(segue dalla copertina)

uando abbiamo deciso di sce-gliere il tema della lista per unmese di attività al Louvre, nonavevamo riflettuto abbastanza,inizialmente, sul fatto che in teo-ria non dovrebbero esserci delleliste di tipo visivo. Un’immagine,se è una scultura, è definita nellospazio: è difficile immaginareuna statua che suggerisca di po-ter continuare al di là dei suoi

Woody Allen (Manhattan)Beh, esistono al mondo alcune cose, credo, per cui

valga la pena di vivere. E cosa? Ok. Per me... io

direi... il buon vecchio Groucho Marx tanto per

dirne una, e Joe Di Maggio e... il secondo

movimento della sinfonia Jupiter... LouisArmstrong, l'incisione Potato Head Blues...

i film svedesi naturalmente...

L’educazione sentimentale di Flaubert Marlon Brando, Frank Sinatra, quelle

incredibili... mele e pere dipinte da Cézanne,

i granchi da Sam Wo, il viso di Tracy...

Georges Perec (Mi ricordo)Mi ricordo che Kruscev ha sbattuto una scarpa

sulla tribuna dell’O.N.U. Mi ricordo un ballo che

si chiamava la Raspa. Mi ricordo che la parola "robot"è una parola ceca, inventata, credo, da Carel Capek.

Mi ricordo che tutti i numeri la cui somma dà un

totale di nove sono divisibili per nove (a volte passavo interi

pomeriggi a controllare...).

Mi ricordo lo yo-yo.

Mi ricordo tre modi per fissare gli sci, nella scanalatura

del tacco, con un cavetto teso molto avanti sul piede,

e con delle cinghie

Nel “Don Giovanni”Leporello fa il contodi contadine, contesse,cameriere e marchesinesedotte dal suo padroneE il totale faduemilasessantacinque

Mozartsilischi, Bruchi, Boa, Buprosti,Cantaridi, Cateblepi, Cerasti,Coccodrilli, Cauchemars, Caniarrabbiati, Coloti, Cucriodi, Ca-fezati, Coari, Culeffri, Cuarsci,Chelidri, Croniocolapti, Chersi-dri, Cencrini, Cocatri, Dipsadi,Domesi, Driinadi, Dragoni,Donnole, Elopi, Enhidridi, Fa-nuisi, Galeotti, Harmeni, Han-doni, Ichi, Jarrari, Ilicini, Jcneu-moni, Kesuduri, Lepri marine,Lucertole calcidiche, Miopi,Manticori, Moluri, Miagri, Mu-seragnoli, Miliari, Megalauni,Porfiri, Pareadi, Falangi, Pem-fredoni, Pitiocampi, Ptindi, Ru-teli, Rimoari, Rhagioni, Rhagani,Rospi, Salamandre, Scitali, Stel-lioni, Scorpene, Scorpioni, Selsi-ri, Scalavotini, Solofuidari, Sor-di, Sanguisughe, Salfugi, Solifu-gi, Sepe, Stince, Stufe, Sabtini,Sangli, Sepedoni, Scolopendre,Tarantole, Tifolopi, Tetragnati,Teristali, Vipere. Sono 94 ma po-trebbero essere 2000….)

Se non si ha la pretesa che glioggetti esistano, la lista deve es-sere gustata per amore di se stes-sa. I serpenti di Rabelais non cifanno paura. Ci basta cantarne inomi e pronunciare Cateblepi eBasilischi come recitiamo matergloriosa, mater dolorosa, virgopotens, virgo prudens e tutte le al-tre litanie, come se si trattasse diun mantra, di una formula in-cantatoria.

In sintesi, la lista poetica vuo-le farci provare quella sensazio-

LISTA

Il poeta indica tuttii capitani e tutte le naviche partecipano allaguerra di Troiaoccupandotrecentocinquantaversi dell’Iliade

Omero

ILMONDO

IN UNA

ECO AL LOUVREIl testo di Umberto Eco

è un estratto della

conferenza che il

semiologo ha tenuto al

Louvre nell’ambito del

ciclo “Vertigine della

lista”. Eco presenterà il

15 novembre a Milano

il nuovo Catalogo

storico Bompiani

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@ PER SAPERNE DI PIÙwww.umbertoeco.itvenus.unive.it/philo/index

Ma attenti all’ossessione del classificarela nostra vita è fatta anche di imprevisti

Perché abbiamo bisogno di cataloga-re le cose del mondo, di comporre li-ste, di aggiornarle e tenerle ordinate?Per la semplice ragione che le cose

del mondo non hanno un unico significato,ma sono disponibili per una molteplicità disignificazioni che, se non venisse ridotta,renderebbe impossibile la convivenza e so-prattutto la comunicazione. Ben lo sanno lemamme che non lasciano qualsiasi oggettonelle mani dei bambini che ancora non nehanno imparato l’uso appropriato. Un bic-chiere, infatti serve per bere, un coltello pertagliare, ma sia l’uno che l’altro possono es-sere anche armi pericolose. E allora l’educa-zione passa attraverso la limitazione del si-gnificato e dell’uso delle cose, passa attra-verso la loro catalogazione, altrimenti ilmondo diventa inquietante e l’inquietudinefonte d’angoscia.

Le prime forme d’ordinamento furono glielenchi delle azioni consentite e di quelleproibite. Basta leggere qualsiasi trattato diantropologia, e in particolare Marcel Mauss:Teoria della magia e altri saggi(Einaudi), peravere le liste complete di ciò che è consenti-to e di ciò che è proibito, dei totem e dei tabù.Dai riti delle tribù primitive si è passati allereligioni con le loro liste di precetti e coman-damenti tra cui spicca il sesto che non reci-ta: “non commettere atti impuri”, ma: “nonmescolare le cose”, che poi vuol dire nonconfondere la sorella con la sposa, l’uomocon a donna, l’animale con l’uomo, e via pro-seguendo con una lista di 637 ordinamenti.Alla lista non si sottraggono neppure lescienze esatte, che consentono di leggere ilmondo naturale e umano secondo le cate-gorie prima della fisica, poi della biologia eora della genetica, perché senza ordine ca-tegoriale, non c’è comprensione del mondo.

A questo bisogno di ordinamento rispon-dono oggi anche le play list che ciascuno sicompila da sé, ordinando ad esempio la pro-pria biblioteca, onde ridurre l’angoscia cheElias Canetti provava ogni volta che riceve-va un libro: «Finché non trovavo la sua collo-cazione ero in preda a quella leggera ansiache veniva placata solo quando riuscivo a ri-porre il libro nel giusto scaffale, dove lì resta-

va come in un loculo».Per placare l’ansia delle possibili dimenti-

canze compiliamo la lista della spesa, pernon sentirci soli al mondo le rubriche telefo-niche, per salvaguardare la nostra salute leliste dei cibi consentiti e di quelli proibiti, pernon parlare delle liste di proscrizione, le listedei caduti in guerra, le liste degli ebrei finitinei campi di concentramento, affinché l’o-blio non getti ogni cosa nell’insignificanzacrudele della rimozione della storia.

Ma non solo per placare l’ansia o per man-tenere vivo il ricordo servono le liste. Ad es-se si ricorre anche per creare un “nostromondo”, guardando il quale, ci riconoscia-mo. Penso a quanti scaricano da Internet ibrani di musica preferiti o i film in cui più sisono riconosciuti, per soddisfare un biso-gno di identità e riconoscimento. Io mi rico-nosco in queste canzoni, in questi film, inquesti libri, e chi al pari di me vi si riconosce,condivide con me la stessa visione del mon-do, pre-condizione di una possibile amici-zia, quando non di un amore. Che cosa sta al-la base dei comuni interessi e degli amori senon la condivisione di un mondo ordinatocon gli stessi criteri?

Naturalmente il bisogno d’ordine, a cui leplay list concorrono, se da un lato consentedi abitare il mondo secondo un certo stile, incui si riflette la nostra identità e la nostra ap-partenenza, dall’altro non è privo di quellazona d’ombra in cui si annida il nostro trat-to patologico, per cui una certa inquietudi-ne ci accompagna se l’ordine non è di conti-nuo verificato, e soprattutto se il soprag-giungere di nuovi elementi ci obbliga a cam-biare l’ordinamento.

Se è vero, infatti, che il bisogno d’ordine èimprescindibile, è altrettanto vero che l’ec-cesso ci assedia. In questo caso siamoall’“ossessione”, termine che deriva non acaso da obsidere che significa assediare,bloccare la mente e l’azione finché l’ordinenon è ristabilito. Ma il mondo della vita è so-vrabbondante rispetto ai nostri tentativi diordinamento. E se l’ordinamento è necessa-rio, dall’ordinamento non ci dobbiamo farassediare, altrimenti la nostra vita si blocca.

UMBERTO GALIMBERTI

L’ansia che ci costringea catalogare la realtà

Nick Hornby (Alta fedeltà)I cinque migliori libri di tutti i tempi sono Il grande sonno diRaymond Chandle il Drago rosso di Thomas Harris Sweet soulmusic di Peter Guralnick La guida della galassia ad uso degliautostoppisti di Douglas Adams e, non so, qualcosa di WilliamGibson, o di Kurt Vonnegut I cinque migliori film mai girati

1. Il padrino 2. Il padrino parte II3. Taxi driver4. Quei bravi ragazzi5. Le iene

L’ANALISI

l’elenco telefonico, lista praticaper eccellenza, come se fosseuna lista poetica. Alla domandariguardo a quale libro porterei

con me se andassi su un’isola de-serta rispondo sempre l’elencotelefonico: con tutte quelle mi-gliaia di nomi propri potrei in-ventare delle storie con dei per-sonaggi in numero illimitato e,procedendo per combinazionisuccessive, potrei leggere l’elen-co telefonico all’infinito.

(traduzione di Anna MariaLorusso)

ne di sublime che Kant associavaalla visione del cielo stellato so-pra di noi. Una volta fatta la di-stinzione fra lista pratica e listapoetica, va detto che l’ingordigiadell’enumerazione ci spingespesso a leggere le liste pratichecome se fossero delle liste poeti-che — e spesso ciò che distingueuna lista pratica da una lista poe-tica è solo l’intenzione con cui lacontempliamo. Si può leggere

© RIPRODUZIONE RISERVATA© RIPRODUZIONE RISERVATA

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SABATO 7 NOVEMBRE 2009 LIBRI

ANTONIO MONDA

MASSIMILIANO PANARARI

Acominciare da Edmund White, la casa editricePlayground si è distinta in questi ultimi anni perla riscoperta di autori caratterizzati da una

attenzione narrativa sugli aspetti più dolenti dellacondizione umana. Lo dimostra l’ultimo libropubblicato, Santo Mostro di Allan Gurganus, breveromanzo di culto, ambientato negli anni Cinquanta eadorato negli Stati Uniti e in Francia. Il protagonista èClyde Meadows Delman, professore, illustre e moltorispettato, che racconta il suo trauma originale: a ottoanni scopre la madre amoreggiare con il veterinario difamiglia. Ed è il preludio di una serie di vicissitudinisconvolgenti. Ma quel che rende struggente il raccontosono i ricordi del piccolo Clyde, che, bambino,accompagna il padre, un angelo ma esteticamentebruttissimo, a vendere le Bibbie in motel desolati. Il lorovagabondare, che a tratti pare Paper Moon diBogdanovich, è un sunto delicatissimo del rapporto trainfanzia e maturità, innocenza e bontà.

Il racconto

LO SPIRITO DELL’UTOPIA

Bloch scrive quest’operaclassica nel 1915,contrapponendosi aSpengler e affrontando ladimensione utopica delpensiero e delineando la suaoriginale «ontologia del nonancora» fortemente segnatadal marxismo. di Ernst BlochRizzoliPagg. 400, euro 14,15

L’ABITUDINE

Per difendere la causa dellospiritualismo dagli effetti delmaterialismo, rimane un solometodo: partire da noi stessiper ritrovare la natura e Dio.di Felix RavaissonAnankePagg. 120, euro 14

LOGICA FORMALE ELOGICATRASCENDENTALE

Husserl insiste sullafondazione rigorosa di unalogica che non sia né formalené psicologica, matrascendentale, cui si giungeattraverso il metodofenomenologico.di Edmund Husserl MimesisPagg. 339, euro 20

INTRODUZIONE ALLAFILOSOFIA. PENSARE EPOETARE

Una tesi provocatoria efondamentale del pensieroheideggeriano dopo la“svolta”: non può esserciquestione filosofica degna ditale nome senza l’essenzialereciprocità di pensiero epoesia.di Martin HeideggerBompianiPagg. 224, euro 15

TEMPO E MUSICA

C’è un tempo della musica?Quale è il tempodell’ascolto? È il presenteche unisce l’essere e il non-essere del tempo: un attimosi può conservare persempre. Una sorpresa dellastudiosa dei diritti umani.di Jeanne HerschBaldini Castoldi DalaiPagg. 129, euro 13

FILOSOFIAE IDEE

Bisogna fare un passoindietro. Avevamolasciato Azar Nafisinell’Iran di Kho-meini, impegnata

in un confronto tra letteraturaoccidentale e rivoluzione isla-mica. Ricordate Leggere Lolita aTeheran? L’eroina di Nabokov,da un lato indicata come unadelle più temibili incarnazionidi Satana, e dall’altro come unsimbolo della resistenza all’au-toritarismo. Costretta a rinun-ciare alla cattedra universitaria,Azar riunisce clandestinamen-te a casa sua, per due anni, settestudentesse per scoprire i gran-di romanzieri: Austen, James,Twain, Scott Fitzgerald, Na-bokov... La lettura delle loroopere aiuta le allieve, a tratti investe di giudici, a mettere a fuo-co la rivoluzione che imperver-sa nel Paese. A valutarla. A ren-dersi conto della superioritàdell’immaginazione, che sfug-ge alla privazione della libertà.

Durante quelle lezioni clan-destine Il Grande Gatsby, im-magine del materialismo deca-dente dell’Occidente, rischiauna condanna; e per Daisy Mil-ler viene addirittura prospetta-ta la pena di morte. Ma finiscecon l’emergere che la vera lette-ratura, arte della complicazio-ne umana, mostra la comples-sità e la varietà degli individui.Nel romanzo di Nabokov c’èuna denuncia dell’essenzastessa di ogni totalitarismo. ALolita viene sottratta non solo lavita di adolescente ma anche lapossibilità di raccontarla.

La passione francese per la filosofia conquista lacopertina del mensile Lire: “Socrate, inchiestasull’inventore della filosofia”. Dentro, insieme

a consigli socratici utili per la nostra epoca, dallamaieutica all’ironia, una modernizzazione deisofisti. Chi sono oggi quelli che usano la retorica?Dai sofisti del quotidiano, i manager, ai supersofisti,i coach, la classificazione è divertente. “Undicigiorni per salvare il pianeta”. Basteranno? È la storiadi copertina del mensile britannico Prospect che sidedica al vertice di Copenaghen (a fine mese) sulclima. Da leggere il pezzo di Elizabeth Kirkwood

sull’ultima tendenza verde, il “funeraleecocompatibile”: in Inghilterra c’è l’associazione“Centro per la morte naturale” che prevede che nel2010 saranno 20mila gli inglesi che si farannoseppellire in un modo “verde”, liberando meno CO2e utilizzando bare di materiale adeguato.Su Vita e pensiero, la storica rivista dell’Universitàcattolica del Sacro Cuore (in edicola e libreria dallasettimana prossima), due provocazioni: il filosofofrancese Rémi Brague con la tesi secondo cui lasecolarizzazione sarebbe stata un’invenzione dellaChiesa medievale (vera responsabile della

“laicizzazione” del potere) e la polemica del giuristae bioeticista Francesco D’Agostino contro il“fanatismo” degli animalisti. Dalle parole alle immagini: su Colors 76 speciale“Adolescenti”, spaccato dei sentimenti dellagioventù mondiale attraverso storie e fotografie. C’èchi, in Slovenia, ama fare body building perchévuole assomigliare a una statua greca e chi, comeuna ragazza iraniana, adora scambiare numeri ditelefono con gli sconosciuti. Per scoprire che anche isogni sono globali.

Nel nuovo libro (Le cose chenon ho detto, editore Adelphi)Azar Nafisi fa quel che Lolitanon ha potuto fare: usa la libertàe racconta la sua vita, la storiadella sua famiglia, dagli inizi,quando nacque sua nonna, allafine, quando nacque sua figlia.E sullo sfondo c’è la storia dell’I-ran in quello stesso periodo. Lanonna di Azar Nafisi è nataquando la monarchia assoluti-sta era ormai in crisi, ma non loerano le rigide leggi religiose: la-pidazione, poligamia, matri-monio per le femmine a noveanni. Non esistevano scuoleper le donne. Tra il 1905 e il 1911la rivoluzione costituzionale havia via cambiato la situazionefemminile: e la madre di Azar,già negli anni Venti e Trenta,poteva mostrarsi in pubblicosenza velo. E lei, Azar, dopo ave-re studiato in Inghilterra, hapartecipato a movimenti di si-nistra, che lottavano per un’ul-teriore emancipazione. Fino al-l’avvento della Repubblica isla-mica: il grande salto a ritroso. Ilritorno del velo e della legge co-ranica.

I drammi politici e sociali diun secolo non soffocano l’inti-mità delle vicende individuali,private, che Azar Nafisi svelaforzando la riservatezza impo-sta dalla tradizione.

Come scrittrice americanausa della libertà sconfinata chele offre la sua cultura d’adozio-ne. Ed entra anche nei partico-lari della vita sessuale. Descrivegli abusi subiti, quando erabambina. Fa il ritratto del melli-fluo, saccente e pedofilo AghaGhassem, che ostenta il titolo di

“Haji”, appellativo onorifico ri-servato a chi ha fatto il pellegri-naggio alla Mecca. E AghaGhassem è un amico di famigliaparticolarmente apprezzatodalla padrona di casa, la madredi Azar. L’intatto legame con lacultura originaria spinge Azar agiustificarsi per questa viola-zione dei segreti familiari.

Lo fa ricordando che il padretenne un diario (di millecin-quecento pagine), in cui si la-mentava, tra l’altro, della mo-glie che non l’amava più comeuna volta. La madre stessa, no-nostante predicasse il riserbo,non risparmiava le rivelazioni,anche se a volte frutto della fan-tasia. Insomma, raccontare erauna passione di famiglia. E lei,Azar Nafisi, adeguandosi aquella passione, ha affondatopiù degli altri la penna nelle in-timità inesplorate.

SIMONETTA FIORI

Il nomignolo di Mister Moonlight glielo diede l’astronauta FrankBorman, mentre un juke-box in Florida suonava la canzone deiBeatles. Ma quella raccontata da Tito Stagno nel suo diario in

pubblico non è solo un’odissea nello spazio, piuttosto l’epopeadella Radio Televisione Italiana, il romanzo ironico e avventurosodei primi pionieri. Un film in bianco e nero interpretato dapersonaggi come Aldo Assetta, fisico slanciato e faccia da LeslieHoward, oppure Vittorio Veltroni, «tecnicamente un mostro» e«superstizioso da non credere», e anche il «filiforme» UmbertoEco, evocato alla sua prima televisiva da piazza Duomo «tuttocoperto di piccioni, sulle mani, sul cappotto, sui capelli». Era la Raianni Cinquanta che mandava i suoi cronisti a scuola di fonetica daGianfranco Folena, assumeva Gianni Vattimo e spediva GiuseppeUngaretti a intervistare i pastori sardi. Costruite con andamentojazzistico (grazie anche al coautore Sergio Benoni) e mescolate astorie famigliari degne del migliore realismo magico, le confessionidi questo «telecronista lunatico» evocano un mondo scomparso,dove perfino a Bruno Vespa sudano le mani durante l’ansiosissimasua prima diretta televisiva dal fiume Arno. Altri tempi, davvero.

Quando Stagno guidòl’odissea nello spazio

La memoria

MISTER MOONLIGHT

di Tito Stagno e Sergio Benoniminimum fax, pagg. 257, euro 19

SANTO MOSTRO

di Edmund WhitePlayground, trad. di Maria Baiocchi, pagg. 222, euro 16

Guida ai neosofistie ai funerali“verdi”

A CURA DI FRANCESCA BOLINO

BERNARDO VALLI

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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Onora il padreè un mostro bellissimo

L’indice delle riviste

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Amare, tradireessere prigionieria Teheran“Le cose che non ho detto”, autobiografia familiare di AzarNafisi, racconta l’Iran dagli inizi del ’900 a Khomeini

Repubblica Nazionale

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@SABATO 7 NOVEMBRE 2009

PER SAPERNE DI PIÙwww.azarnafisi.comwww.lire.fr

SUPERTEXUn giovane ebreoricostruisce in una lungaseduta di analisi la sua vita,tutta soldi, sesso e lavoro: iconflitti con il padre,l’universo femminile,l’ortodossia ebraica. Unautodafé divertito, dal tagliocinematografico.di Leon De Winter Marcos y Marcos Pagg. 317, euro 10

IO E HENRYBizzarrie sessuali dell’altasocietà newyorkese.L’avventura di un professoreche ama travestirsi dadonna, che vorrebbeassomigliare ai personaggidi Fitzgerald e Maugham.Commedia di erotismometropolitano.di Jonathan Ames Baldini Castoldi Dalai Pagg. 345, euro 17,50

IL DONO DELLA DEALa storia di una vacca sacras’intreccia con quella di unvillaggio rurale dove viveLaxmi, una ragazza ribelle eostinata che vuole riscattarela sua vita. Tra idilliopastorale e modernità, unasaga corale sull’India di oggi.

di Radhika Jha

Neri Pozza

Pagg. 491, 20 euro

LETTERA DI UNASCONOSCIUTABreve romanzo epistolaredel 1922. La vertiginefunebre di un amore assolutonella lettera d’addio di unadonna disperata all’uomoche ama: «A te, che non mihai mai conosciuta».

di Stefan Zweig

Adelphi

Pagg. 83, euro 9

LALA. SOTTO IL SEGNODELL’ACERO

Un romanzo fatto di tantipiccoli ritratti, la storia di unafamiglia polacca attraverso legenerazioni. Un memoirpoetico ma anche ironico.

di Jacek Dehnel

Salani

Pagg. 382, euro 18

LETTERATURASTRANIERA

La sua famiglia è socialmen-te e culturalmente previlegiata.La madre di Azar diceva di di-scendere dai re Qajar (la dina-stia che regno’ dal 1794 al 1925).Ma i Qajar avevano avuto unagrande quantità di mogli e di fi-gli. Sposavano tutte le donne dicui si invaghivano: principesse,figlie di giardinieri, contadinefacevano parte della collezione.Pare che Fath Ali Shah (1771-1834) abbia avuto centosessan-ta mogli. Essere una discenden-te dei Qajar non era quindi unadistinzione da esibire.

La madre, non troppo amatada Azar, è stata una delle raredonne ad essere eletta per unbreve periodo deputata in Par-lamento, durante il regno deiPahlevi (1925-1979). E il padre èstato sindaco di Teheran, e hatrascorso cinque anni in carce-re, durante i quali ha scritto libri

e memorie. Azar adorava il pa-dre adultero. Era indulgente, oaddittura sua complice.

Invece degli eroi ed eroinedella letteratura occidentale,invece dei romanzi di Jane Au-sten e di Henry James, domi-nanti in Leggere Lolita a Tehe-ran, nel nuovo libro Azar Nafisidedica il dovuto spazio alle let-teratura iraniana. In particola-re a Firdusi. Ma evocando il rac-conto mitologico del grandepoeta, racconto intessuto diframmenti storia, è come seAzar cospargesse alcune pagi-ne del suo libro di preziosi, an-tichi aromi. Lo fa con affettuosavenerazione e non attraversol’analisi che la specialista di let-teratura americana dedica alleopere occidentali. La differen-za contruibuisce a dare un’ani-ma al libro. Tutto da leggere.

LAURA LILLI

«ARathmoye non succedeva mai nulla, secondo gliabitanti e tuttavia gran parte di loro continuava aviverci». Così leggiamo in una delle prime,

implacabilmente quiete pagine di L’amore, un’estate, ultimoromanzo del grande ottantunenne narratore irlandese WilliamTrevor. Rathmoye è un paesino immerso nella cupa campagnairlandese di fine anni Cinquanta, schiacciata dal tallone dellaChiesa di Roma. Ora, quelli di noi che ammirano Agatha Christie, ein particolare la sua eroina Miss Marple, sanno benissimo che ipiccoli paesi dove sembra che non succeda mai nulla, sono in realtàdi microcosmi brulicanti di vita. Gli esseri umani sono dovunqueesseri umani. Si innamorano, commettono adulteri. E infatti, cosìcome avveniva nella St. Mary Mead inglese anni Trenta, avvienenella Rathmoye irlandese anni Cinquanta. C’è un’estate con la sualuce, c’è un amore adulterino, c’è un bambino, c’è la viltà di unafuga. Una storia, come sempre, semplice solo in apparenza. Se latrama non è complessa, i dettagli però sono numerosissimi. Dal loroaffollarsi, tutt’altro che casuale, questo magico autore fa sgorgare ifili d’Arianna che si diramano nella mente e nella psiche umana.

Le passioni della vitain un’estate irlandese

Il romanzo

SUSANNA NIRENSTEIN

Èteoria comune, particolarmente urlata dal mondo islamicoma condivisa da molti, che lo Stato di Israele sia nato, dalcuore dell’Occidente, per compensare il popolo ebraico della

Shoah. Georges Bensoussan, storico delle idee, già autore di unamonumentale storia del sionismo, e di un forte Genocidio. Unapassione europea, ribalta in questo libro il legame tra la catastrofeebraica e la creazione della nazione israeliana, escludendo ognirelazione di causa e effetto. Lo storico francese postpone alcontrario lo svilupparsi del rapporto identitario tra il massacro di 6milioni di ebrei e Israele solo a partire dagli anni ‘60-’70, quando -prima con l’assunzione pubblica della voce dei sopravvissuti nelprocesso Eichmann, ma poi e soprattutto con le guerre del ‘67, del‘73, il terrorismo e il rifiuto islamico del diritto a esistere - la pauradi un reiterato annientamento diventa sentimento nazionalecorrodendo, almeno in parte, il sogno sionista dei padri fondatori:costruire un paese normale. Bensoussan, attraverso citazioni, dati,fatti, idee ricostruisce la storia politica e intellettuale dell’identitàdi Israele e l’atteggiamento delle potenze circostanti, smontandole tesi di un pregiudizio minaccioso.

Se la nascita d’Israelenon è legata alla Shoah

Il saggio

ISRAELE, UN NOME ETERNOdi Georges BensoussanUtet, trad. di Laura Verani, pagg. 203, euro 20

L’AMORE. UN’ESTATEdi William TrevorGuanda, trad. di Laura Pignatti, pagg. 217, 15 euro

Internet Club

Il Times la mette giù dura: The Internet is killingstorytelling, la Rete uccide la narrazione. Il puntointerrogativo è assente, la certezza dell’autore, lo

storico Ben Macintyre, è granitica. E-mail twitter,blog sono parole brevi che ben simboleggerebberol’assottigliarsi del racconto in favore di una miriadedi informazioni rapide, spezzate, confuse. «Siamo inuno stato di attenzione continua ma parziale»,sostiene Macintyre, impressionato dal saggio diNicholas Carr su Atlantic Monthly, dove Carrconfessa di non riuscire più a leggere libri complessio articoli lunghi. Dunque, la narrativa sarebbe la

vittima eccellente, da difendere dalla presuntaestinzione causata da mancanza di tempo e diconcentrazione. La trama è destinata a morire,insiste Macintyre. La pur crescente curiosità neiconfronti delle storie si appaga ormai con un realityo con una biografia su Wikipedia: «In principio erail Verbo, e il Verbo, in quel grande romanzo che erala Bibbia, non era scritto come Twitter». Di questopasso le nuove generazioni si dedicheranno solo achat e Facebook.Il controcanto italiano arriva da un vituperato blog.Per esempio da Simplicissimus, dove Antonio

Tombolini prefigura, grazie agli ebook, unincremento di lettori, e non il contrario. Quanto allaperdita del “plot”, basterebbe citare l’esempio discrittori nati e cresciuti insieme alla Rete, e cheproducono trame tutt’altro che semplificate:vedasi il venturo Altai dei Wu Ming. La rispostamigliore a Macintyre viene però da uno dei suoicommentatori sulla versione online del Times:«Dev’essere passato molto tempo da quandol’autore ha letto la Bibbia: un insieme di testi brevi escritti da diversi autori. Esattamente come Twitter».

Aiuto, i blog e le mailsono fast-fooddella lettura

A CURA DI RAFFAELLA DE SANTIS

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LE COSE CHE NON HO DETTOdi Azar NafisiAdelphi(traduzione di Ombretta Giumelli)Pagg. 346, euro 19,50

LOREDANA LIPPERINI

I disegni di questa e della pagina seguente sono di Gipi

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Repubblica Nazionale

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R2CULTURA■ 42

SABATO 7 NOVEMBRE 2009 LIBRI

VARGAS

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TOP TEN I LIBRI PIÙ VENDUTI SETTIMANE DI PRESENZA IN CLASSIFICA

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SALE SCENDE RIENTRO STABILE NUOVO

Anticipiamo l’inizio della novella “La notte efferata”tratta dal libro“Scorre la Senna” in uscita in questigiorni. Il protagonista è Jean Baptiste Adamsberg il celebre ispettore creato dalla scrittrice francese

osì, se la gente non facesse tante sto-rie con il Natale, ci sarebbero menotragedie. È delusa, la gente, per for-za. E questo scatena dei drammi.

Solo in ufficio, Adamsberg scara-bocchiava, tenendo un taccuinoappoggiato sulle cosce. Aveva scel-to il turno di notte insieme a De-niaut, che sonnecchiava all’ingres-so. Era il 24 dicembre, una sera spe-ciale, tutti gli altri erano fuori. Si ac-cingevano a festeggiare l’entrata inscena dell’inverno. Alcuni non se lasarebbero persa per nulla al mondo,i più non erano riusciti a sottrarsi.

Per Jean-Baptiste Adamsberg eradiverso: temeva il Natale e si tenevapronto. Natale e la sua sfilza di inci-denti. Natale e la sua legione didrammi. Natale, la notte efferata.Per forza.

Si alzò lentamente e andò ad ap-poggiare la fronte contro il vetro ap-pannato. Fuori, ghirlande di lampa-dine gettavano brevi lampi sui cor-pi dei barboni, congelati, rintanatinegli angoli. Tentò di calcolarequanti soldi si fossero polverizzaticosì, per tre settimane, nel cielo diParigi, senza che una sola moneta fi-nisse in tasca ai vagabondi. Natale,la notte della condivisione.

Posò il blocco e la matita, appa-recchiò con due piatti un angolo deltavolo, tirò fuori una bottiglia di vi-no, controllò il contenuto del fornoe chiamò Deniaut. Per forza la gen-te si esaspera. La tensione di quellungo conto alla rovescia, al termi-

ne del quale deve scaturire la spen-sieratezza, tritura i nervi, alla gente.Da cinque settimane il vecchio conla barba bianca e l’abito rosso è sututti i muri, gioviale e pieno di pro-messe. È a prova di bomba, quel ti-zio. Eppure ha l’aria di uno che ci hadato dentro per tutta la vita con il vi-no da quattro soldi. Ma non c’èniente da fare, è inossidabile. E aquanto pare non soffre nemmeno ilfreddo. Mai un raffreddore. È unpersonaggio felice e beato, con glistivali tondi e puliti.

Non appena compare quel vec-chio, la tensione sale progressiva-mente. L’intero Paese, succube,s’irrigidisce e si prepara all’inevita-bile gioia.

Natale cade in un giorno cometutti gli altri. Ma ovunque gentepensierosa e muta si dirige con l’a-bito nuovo verso i fulcri dei festeg-giamenti. Ognuno ha pensato aglialtri. Ognuno parte carico di offerte.Natale, la notte del dono, della gran-de tregua. A Natale tutti litigano, ipiù singhiozzano, alcuni divorzia-no, altri si suici-dano. E una pic-colissima per-centuale, suffi-ciente per met-tere in ginoc-chio i poliziotti,uccide. È un

giorno come gli altri, molto menobello degli altri.

Con le mani avvolte in due palledi carta di giornale Adamsbergestrasse piano piano il vassoio dalforno. Deniaut, diffidente, stava aguardarlo. «Cos’è?», domandò.«Non lo so». Fatta eccezione per treo quattro ricordi d’infanzia, Adam-sberg non era sensibile alle raffina-tezze culinarie. Mangiava quelloche trovava, a volte la stessa cosa perdue mesi di fila. Recuperò la confe-zione e la porse al collega. «Il titolodella cena è scritto qui sopra», disse.«Non è una cena di Natale». «Megliocosì. È riposante». Deniaut era unonuovo, mandato da Chambéry.Sensibile e meticoloso, manifesta-va un’attrazione per le virtù chepreoccupava Adamsberg. Il com-missario temeva che non resistesse.Perché, in fin dei conti, la polizianon è consigliabile per uno che spe-ra febbrilmente nella grazia dell’u-manità.

Adamsberg spezzò in due la ba-guette tirandola con le mani, e neporse metà al giovane tenente. Del-la sua infanzia rurale il commissarioaveva conservato alcuni gesti spar-tani, però a Deniaut non piacevache gli sfasciassero il pane. Lo prese,ma un po’ a disagio.

I due mangiarono in silenzio perqualche minuto. «Per forza la genteè sull’orlo di una crisi di nervi – dis-se Adamsberg –. Sono sei settimane

che li stressano perché diano ilmeglio di sé, che li condan-

nano al successo, che liabbrutiscono in vistadella grande serata. Perforza non resistono.Crollano, sono delusi».

Deniaut scosse il ca-po, incerto. Un tempoaveva creduto al Natale.Adamsberg stappò la

FRED

FRANCESCA CAFERRI

STEFANO BARTEZZAGHI

Chi è Yalo? Il giovane orfano, l’adolescente irrequieto, ilcombattente della guerra civile, il barbone di Parigi, ilguardiano notturno sulle colline di Beirut o lo stupratore?

Un siriaco, un libanese o un siriano? I pezzi della storia delprotagonista del nuovo romanzo di Elias Khury si intreccianoquando il giovane viene catturato e interrogato. Ironia dellasorte, per l’unica colpa che non si riconosce: essersi innamoratodella ragazza che ora lo accusa di stupro. Ai poliziotti Yaloracconta la sua vita: ogni volta crede di aver terminato, ogni voltadeve ricominciare e aggiungere nuovi dettagli, pena la tortura.Fino a quando capisce: innocente, dovrà assumersi un ruolo inuna rete terroristica e fungere da capro espiatorio perfetto. Ècosì che nel lettore scatta per il giovane una simpatia che nelleprime pagine sembrava impossibile. Amore e passione, bene emale, violenza e redenzione si mischiano pagina dopo pagina,finché distinguere diventa impossibile. Dopo i palestinesi in Laporta del sole, Khuri ci racconta dei siriaci, un altro gruppo almargine di una società, quella libanese, che tutto sembrainglobare: e che troppo invece respinge.

Dan Brown non si è accortoche la semiotica non è piùtanto di moda. Oppure se

ne è accorto, ma la ritiene cosìfuori moda da avere acquisitooramai il fascino del vintage.Qualcosa, comunque, ci deveessere sotto se l’autore di best-seller dal Codice da Vinci è passatoal Simbolo perduto (forse in attesadel Significante inquietante e diDemoni ed omonimi).Se in politica il patriottismo èl’ultimo rifugio delle canaglie (lodiceva Samuel Johnson) ilsimbolismo lo è per la letteraturacontemporanea.Non si allude a Mallarmé: ma diquel continuo gingillarsi conoggetti evocativi che dovrebberosprizzare letteratura e altezza divalori, o inquietudini perordinamenti criptici del mondo.Sorrisi di Gioconda e obelischiche, per essere perduti, sonosempre un po’ troppo fra i piedi.Senza poi voler considerare cheper definizione non c’è simboloche non sia perduto. Il simbolo èun coccio che viene spezzato indue parti: queste vengonoconservate da due personediverse e ne sanciscono il patto.Un simbolo perfetto: la scarpa diCenerentola. Il vero simboloperduto saranno casomai le“prugne verdi” del titolo (inversione italiana) del nuovoNobel Herta Müller. Chi lemangiava, si ritiene in Romania,muore di febbre. Simboli perdutie cause di epidemia. Nellasettimana dei crocifissi in aula edell’influenza A anche la classificadei best-seller di letteraturastraniera ci viene, infine, incontro.

Il romanzo

LUCA RAFFAELLI

Nel primo periodo della sua attività fumettistica, dal 1964al 1979, Roberto Raviola detto Magnus è stato il creatore(insieme a Max Bunker), di personaggi come Kriminal,

Satanik e Alan Ford. L’abilità di far convivere avventura eumorismo si univa allora alla capacità di rispettare tempi diconsegna forsennati. Poi un giorno, alla fine degli anniSettanta, Magnus decise di cambiare vita e di capovolgere lafilosofia della sua professione, alla quale chiedeva libertàassoluta e un lavoro intenso, lento e meditato. Le operepresentate in questo volume sono alcune degli ultimi quindicianni della sua vita. Se l’ultimo Pratt cercava il segno essenziale,qui Magnus lavora sulla tavola come un miniaturista, allaricerca di un’armonia generale che si costruisce sulla cura delpiù minimo dettaglio. La vignetta di un fumetto, che ha ilcompito di lanciare la successiva, qui talvolta vive di per sé,come se il lettore dovesse fermarsi sul ramo di un albero, sulparticolare di una sua piccola foglia. Tra meditazione edesplicito erotismo il viandante Magnus di queste pagine cerca,fino alle estreme conseguenze, la sua personale verità.

Il fumetto

EROTICO E FANTASTICO: OPERE 1980-1995di Magnus Rizzoli Lizard Pagg. 258, euro 24

YALOdi Elias KhuriEinaudi, Trad. di Elisabetta Bartuli, pagg. 340, euro 15

BORSA TITOLI

“Le prugne verdi”sono il vero“Simbolo perduto”

C

Dan Brown

IL SIMBOLO PERDUTO

Mondadori€ 24 pagg.604

Niccolò Ammaniti

CHE LA FESTA

COMINCI

Einaudi€ 18 pagg.328

Andrea Camilleri

LA RIZZAGLIATA

Sellerio€ 13 pagg.210

Stefano Benni

PANE E TEMPESTA

Feltrinelli€ 16 pagg.248

Herta Müller

IL PAESE DELLE

PRUGNE VERDI

Keller€ 14 pagg.256

Come scegliere di essereun capro espiatorio

L’anima di Magnussvelata dai dettagli

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Repubblica Nazionale

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Il Natale

Natale, la notte efferataPer forza la gentesi esasperaLa tensione di quellungo conto allarovescia triturai nervi alla gente

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A CURA DI EURISKO E INFORMAZIONI EDITORIALI

bottiglia di vino, ne offrì senza spe-rarci al collega. Deniaut non beve-va.

«E tu? – riprese – . Non hai fami-glia? Non festeggi?». Deniaut strinsele labbra. «Ho rotto con tutti». «Ah»,disse Adamsberg. «Anche lei?», do-mandò Deniaut. Adamsberg scosseil capo. «No. Vivono sulla monta-gna, laggiù – disse indicando la fine-stra in direzione dei Pirenei. – Miscrivono dei biglietti. Ieri una dellemie sorelle mi ha mandato una spe-cie di animale di pezza lungo quat-tro centimetri. Non so che pensare».

Adamsberg posò la forchetta,frugò nella tasca interna della suavecchia giacca nera e tirò fuori una

palla grigia grossa come un manda-rino. La mostrò al collega, poi la ap-poggiò lentamente sul tavolo, fra lo-ro due. «Che dici? È un ippopota-mo?». «Non sarei così sicuro. Unmulo, forse?». «Devo informarmiperché, con mia sorella, c’è sempreun simbolo nascosto. È una granrompiballe».

I due poliziotti vuotarono il pro-prio piatto in silenzio, Deniaut inpunta di forchetta, Adamsberg congrandi pezzi di pane.

©2002 Editions Viviane Hamy,Paris

Per gentile concessione di GiulioEinaudi S.p.a.

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LE CLASSIFICHE RILEVAZIONI DAL 26 OTTOBRE ALL’1 NOVEMBRE

© RIPRODUZIONE RISERVATA

SCORRE LASENNA

di Fred Vargas Einaudi StileLibero(traduzione diMargherita Botto) Pagg. 98, euro 13

Repubblica Nazionale

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R2CULTURA■ 44

SABATO 7 NOVEMBRE 2009 ARTE

PARIGIa straordinaria mostra su Renoirnel XX secolo s’è inaugurata alGrand Palais di Parigi (ove ri-marrà fino al 4 gennaio 2010; an-drà poi a Los Angeles e a Filadel-fia); ampia per quanto attiene l’o-pera tarda di Renoir, essa docu-menta anche gli esiti delle sue in-fluenze esercitate sulla genera-zione successiva, presentandoopere del Picasso mediterraneo epost-cubista, del Matisse orien-taleggiante d’anni Venti, di Mail-lol, di Bonnard.

Muove dagli ultimi anni del-l’Ottocento, la mostra: un decen-nio che vedrà Renoir dedito a nu-merosissimi viaggi di studio, tral’altro in Italia, a Madrid, poi aLondra, a Dresda, ad Amsterdam.

cominci da lì la sua età tarda: chedurerà fino al 1919, l’anno dellamorte. Sarà gravida di capolavorie rimetterà questo pittore cosìalieno da ogni atteggiamento epensiero d’avanguardia nel cuo-re dell’età moderna, in un mo-mento in cui essa, consumati al-l’inizio del secolo nuovo i passipiù arrischiati, avvertiva - dopo idisastri della Grande Guerra - ilbisogno d’una pausa, e di un ri-torno alle radici classiche dell’ar-te occidentale.

Questa tarda età di Renoir nonera mai stata oggetto di un’inda-gine particolare: del che s’incari-ca la mostra del Grand Palais. Ches’inizia con le Giovanette al pia-noforte del ‘92: un dipinto che,tramato com’è attorno allo sguar-do intento che le due giovani po-sano sullo spartito, e sul silenzio-so legame sentimentale che lestringe l’un l’altra, sembrerebbeappartenere ancora al Renoir deidecenni trascorsi. Ma l’interno incui esse sono ritratte rinuncia anarrarsi con l’attenzione che untempo Renoir aveva destinato aisuoi ambienti borghesi; e svelta-mente egli ritrae un vaso di fiorisul pianoforte, riassumendo poil’ampio tendaggio che chiude losguardo alle spalle delle fanciullesolo con un gran soffio di morbi-do colore. La medesima sintesidel visibile, la stessa concentra-

zione sul dialogo muto che intes-sono i protagonisti è nei dipintiimmediatamente successivi:prefigurando il modo ancor piùdrastico che verrà, in cui i verdi e irosa ovattati del fondo si fondonocome una lava, non descrivonopiù nulla, e solo ribaltano sul pri-mo piano la figura che il poco spa-zio contiene ormai a stento.

Così avviene nelle molte,splendide Bagnanti che Renoirimmagina a partire dal 1903. Lasalute, ormai, è seriamente com-promessa dalla malattia (un’ar-trite reumatoide che lo spingerà atrascorrere sempre più tempo nelclima caldo del Sud). Camminaormai a stento, con l’aiuto del ba-stone; le sue dita cominciano a ri-piegarsi su sé stesse, contratte in

Già un viaggio precedente, sem-pre in Italia, a Roma e Pompei inparticolare, l’aveva fatto dubitaredei passi compiuti nel settimo enell’ottavo decennio, a fiancodella nuova pittura impressioni-sta. Raffaello, allora, aveva risve-gliato in lui la lezione di Ingres:così che, tornato in Francia, Re-noir aveva scambiato la luce tra-sparente e mutevole, filtrata at-traverso le chiome degli alberi,della Altalena e del Ballo al Mou-lin de la Galettecon quella immo-bile e eterna delle Grandi ba-gnanti, il dipinto che egli avevaimpiegato tre anni a licenziare,terminandolo solo nel 1887. Sta-va per compiere, allora, cin-quant’anni, Renoir. E può dirsiche, passati pochi anni ancora,

FABRIZIO D’AMICO

CARLO ALBERTO BUCCI

ROMA

Ivolti innestati sui corpi squadernati del figlio, della moglie, deicommittenti e di se stesso, ossia Gérard Garouste: pittore eclettico,irregolare, antimoderno. Poi, lungo la rampa di Villa Medici, tutto il

percorso nella storia della pittura occidentale: tra miti classici e biblici(da Orione al Leviatano) e mostri sacri (da De Chirico a Bacon). Finoall’omaggio alla Commedia di Dante. È composta di 70 opere - olii, disegni e sculture di scarnificatosurrealismo - l’antologica che, fino al 3 gennaio, l’Accademia di Franciadedica all’artista parigino (classe 1946) partecipe dagli anni Ottanta delritorno alla pittura avvenuto sulla scena internazionale. Curata dal suogallerista, Daniel Templon, l’esposizione sottolinea l’attitudine diGarouste a comporre - in trent’anni di lavoro - le citazioni dall’antico edalla quotidianità in un registro che intenzionalmente sfocia nelcattivo gusto, ma come reazione alla "bella pittura". È il caso delle trevariazioni del 1978 sul tema della Commedia poliziesca e del deliriokitsch della Barca e il pescatore (1984). Una vena che tocca leallucinazioni del Don Quichotte (1998) e che si mantiene costante finoa La Borgogna, la famiglia e l’acqua tiepida (2007).

Le citazioni di Garoustedai miti classici al quotidiano

A Villa Medici

LEONARDO BIZZARO

TORINO

Sono un bel mix di cultura alta e bassa, le due tornate d’asta che lalibreria torinese Little Nemoorganizza venerdì e sabato prossimi aMilano, nella Galleria Spazio Mazzotta di via Alserio 22 (in

esposizione da martedì nella sede d’asta). Sergio Pignatone ha raccoltolibri figurati, illustrazioni originali, tavole dei maestri del fumetto efumetti da collezione. Il sogno di ogni bambino d’un tempo (per quellid’oggi ci sarebbe lo strepitoso disegno di Jack Kirby per un albo Marvel diThor, stimato 16mila euro), ma soprattutto di tanti collezionisti adulti.Tra la prima edizione del Piccolo Principee le matite del disneyano CarlBarks, tra il déco di George Barbier per Nijinski e il calendariettopromozionale per Pinocchiodi Attilio Mussino, spiccano i due volumettidelle Avventure di Topolinopubblicati nel 1933 da Frassinelli. Erano untentativo di inserire il fumetto in una collana che già allineava Kafka,Babel e Melville. L’esperimento non ebbe seguito, i due collaboratoridella casa editrice conobbero invece negli anni seguenti un certosuccesso. Uno, celato dietro lo pseudonimo di Antony, si chiamavaFranco Antonicelli, l’altro nemmeno si firmò, ma era Cesare Pavese. Info 011/8127089-887417.

Il Topolino di Pavese o i Supereroiquei sogni bambini da collezione

L’asta

MILANO

Una scelta di fotografie mostral'attività di salvaguardia delleopere dei maggiori museimilanesi, svolta dal personaledurante i conflitti mondiali. Incontemporanea, il restauro delcalco del Napoleone come Martepacificatore, di Antonio Canova.

Brera durante la guerra.

Pinacoteca di Brera

Dal 10 novembre

FIRENZE

Un centinaio di opere raccontanola storia del trompe l'oeil,dall'antichità ai nostri giorni: inscena l'eterna sfida tra la realtà ela finzione. Da vedere capolavoridel Mantegna, di Tiziano e PaoloVeronese. A fine percorso irealisti americani dell'800 e artisticontemporanei. Inganni ad arte Palazzo Strozzi Fino al 24 gennaio

ROMA

La mostra racconta la storia diNiki de Saint Phalle, ben nota peril Giardino dei Tarocchi diGaravicchio, in cento tra dipinti,disegni, sculture, provenientidalla California. All’inizio dellacarriera i Tiri, azioni che lavedono sparare su gesso munitodi sacchetti di colore. Niki de Saint PhalleMuseo Fondazione di Roma Fino al 17 gennaio

MANTOVA

Un pittore e un architetto italiani,Felice Schiavoni e Silvio Dagnonilavorarono al servizio degli zarAlessandro II e Nicola II. La mostra ruota intorno al lorolavoro, e alla Morte di Raffaello,eseguita da Schiavoni (1841-59)Schiavoni e Dagnini. Un pittore e un architetto alla corte degli zarPalazzo TeFino al 10 gennaio

DA VEDEREIN ITALIA

Le Bagnanti dipintecon il pennellolegato alla mano

Negli ultimi anni il maestro compie una rivoluzione

testimoniata da una straordinaria mostra al Grand Palais

RENOIR

L© RIPRODUZIONE RISERVATA

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A CURA DI LUISASOMAINI

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@SABATO 7 NOVEMBRE 2009

PER SAPERNE DI PIÙwww.grandpalais.frwww.maurostaccioli.org

Staccioli, forme puretra le mura antichee in mezzo alla natura

Installazioni nelle strade del centro e in campagnacosì Volterra celebra il suo scultore più famoso

quello spasmo che lo costringeràa farsi legare il pennello alla ma-no, per dipingere; inventa un si-stema di carrucole collegate al ca-valletto che gli consentono di go-vernare tele di grande dimensio-ne pur immobilizzato com’è sul-la sedia a rotelle. Eppure, nellapittura, trova insospettati mo-menti di benessere, e fin di alle-grezza: quando, scelto con un’oc-chiata il pennello, volgeva losguardo sul paesaggio, o più spes-so sulla modella e, a dispetto del-le atroci sofferenze, «dipingendosi metteva a canticchiare», secon-do quanto ricorderà Jean Renoir.Vanno a rendergli omaggio moltidei padri della nuova pittura: sututti Matisse, che vede a più ripre-se gli ultimi quadri del vecchio

pittore, «dipinti sempre più stu-pefacenti», fino a che la «facilità»con cui sono affrontati non loconduce a comporre, nelle Ba-gnanti del 1918—’19, «i nudi piùmeravigliosi che siano mai statidipinti».

Le “Bagnanti” ultime sono iltermine estremo d’un processoavviato vent’anni prima. Da allo-ra Tiziano e Rubens,, ma ancheVelàzquez e Goya, avevano sosti-tuito, per Renoir, la grazia del Set-tecento francese, di Boucher eFragonard; da allora l’antico, e ilmuseo, sono stati per lui non piùcanone e norma, ma dismisura etrasgressione. E la donna si faràtrionfo di carne, immensa e quasisenz’ossa, «fantasma regressivodella donna tellurica archetipa-

le», è stato detto con malevolen-za. Certo «eccessiva», questa don-na (come eccessive saranno ledonne di Picasso dei primi anniVenti, che tanto devono a quelledi Renoir), essa pur tuttavia nasceda pensieri colmi di una seduzio-ne che è insieme atemporale e fla-grante, datata all’inizio del seco-lo: dalle Bagnanti di Vienna e diFiladelfia, almeno, due dei piùstraordinari dipinti in mostra,ove il nudo femminile occupa tut-ta la superficie, eludendo il fondoinessenziale - carne da toccare,veramente, come è stato scritto -mentre la fanciulla, svelata ormaid’ogni pudore, guarda intensa, gliocchi semichiusi e come intorpi-diti, il pittore che la ritrae.

DARIO PAPPALARDO

Pistoletto: non sparate sul McMuseoma sulle aste milionarie degli artisti

La polemica

MADRID

Centoventi opere raccontano iltormento della passione e il latooscuro della sessualità. Lamostra ne sottolinea alcunecostanti, come la dialettica traproibizione e trasgressione,dando conto del voyeurismo,dell'esibizionismo, del bondage.Le lacrime di erosThyssen-Bornemisza eFundaciòn Caja MadridFino al 31 gennaio.

La mostra prende in esamel'opera di 12 artisti importantiscomparsi negli ultimi vent'anni,come De Kooning e Chen Zen.Nel percorso espositivo le operedi Hartung, Gonzalez-Torres,Immendorff, Kippenberger,Mitchell e Villiger.DeadlineMusée d'Art Moderne de la Ville de ParisFino al 10 gennaio

LUGANO

Quaranta artisti tra cui Warhol,Rotella e Cragg in 4 sezioni: “Nelvolto”; “Autoritratti” (conAcconci, Luthi e Anderson); “Losguardo negato” (Abramovic, DeDominicis e Nauman); “Neltempo” (Paolini, Boltanski eAgnetti). Guardami. Il volto e lo sguardonell'arte 1969-2009 Museo Cantonale d'Arte Fino al 21 febbraio.

BASILEA

Una vasta retrospettiva,organizzata con il Museum ofContemporary Museum of Art diChicago, presenta installazioniLED, che associano effetti visivi etesti, dipinti e sculture di JennyHolzer, celebre artistaamericana. I lavori sono quellieseguiti dal 1980 a oggi. Jenny HolzerFondation BeyelerFino al 24 gennaio

DA VEDEREIN EUROPA

BARBARA BRIGANTI

VOLTERRA

Èarticolata in una parte strettamente urbana ed in unache, molto più vasta, si allarga nella campagna circo-stante, la mostra che Volterra dedica al suo artista con-temporaneo più famoso, Mauro Staccioli.

Un evento che trae origine da un’altra esposizione che ebbeluogo, sempre a Volterra, quasi quarant’anni fa. Quella odiernarappresenta quindi il seguito di una riflessione sulla città, il terri-torio, la loro storia e sul rapporto tra opera d’arte e ambiente. Co-me allora, grandi sculture hanno occupato le piazze e i cortili delcentro medioevale. Aspre e taglienti strutture che riflettono le for-me delle torri merlate, blocchi massicci davanti a facciate severe,materia e forme pure e molto forti per evocare storie, eventi e per-sonaggi. Alcune di queste installazioni, come le schiere proterveerte sulla Piazza dei Priori, sono ritornate nei luoghi per i quali era-no state originariamente create in occasione della mostra prece-dente, altre sono espressioni nuove, come le sfaccettate “pietrefilosofali” che costellano, come una ricaduta di meteoriti, il cor-tile di palazzo Minnucci Salaini. Le sculture nella città sono pur-troppo esposte solo fino all’8 novembre. Ma, per fortuna, le gran-di installazioni nel paesaggio che circonda Volterra resteranno insede fino alla fine dell’estate del 2010.

Tra un ciclo stagionale e l’altro le immense cornici e i totemsvettanti di Mauro Staccioli rimarranno sulle balze e tra i campi adominare e sorvegliare il lento e armonico cambiamento dellestagioni. Il vento le accarezza, la luce crea loro intorno ombre fan-tastiche e può anche accadere che un airone si alzi improvvisa-mente in volo accompagnando il movimento ascendente dellascultura che sovrasta il suo territorio di caccia. Sarebbe bello sel’inverno portasse la neve. Sarà emozionante osservare, letteral-mente attraverso l’opera d’arte, il movimento dell’erba in prima-vera e l’oppressivo colore dell’estate. E, mentre la terra cambialentamente tonalità, controllare, attraverso quelle immense, so-lide e immobili cornici, il cielo solcato da nuvole in movimento.

Perché le sculture di Mauro Staccioli segnalano e contornanoluoghi simbolici della storia di Volterra, i limiti del territorio me-dioevale, i percorsi impressi sul terreno da generazioni e popolidiversi, riportano alla ribalta storie dimenticate e piccoli e pre-ziosi monumenti destinati presto all’annientamento. Soprattut-to rappresentano i capoversi della vicenda personale dell’artista.Ricordano un mondo perduto che oggi ci sembra bellissimo, mache fu terribilmente duro, quello della civiltà contadina dove l’ar-tista ha mosso i primi passi. A chi sa ascoltare, raccontano le me-morabili imprese di un bambino ammesso per la prima volta al-la vita e ai rituali del lavoro degli adulti. Memoria dello sforzo edella lenta ripetitività del lavoro dei campi, nell’esaltarla eviden-ziano la tessitura di quella terra che è tra le più belle d’Italia.

Raccontano a chi le va a vedere da vicino - bisogna ammetterecon fatica, dato che i grandi segni che costellano il territorio co-me immensi insetti posati sulla terra, sono distanti e non propriofacilissimi da raggiungere, ma raggiungerli bisogna per capirnetutta l’intrinseca possente bellezza - una storia d’amore e di no-stalgia che la pura forma delle opere di Staccioli rende mobile,pulsante e perennemente diversa.

Basta con le opere battute all’asta per milioni di dollari. Basta conartisti autoreferenziali. Non sparate sui McMusei. Elenca alcuni noe altrettanti progetti per il mondo dell’arte Michelangelo Pistoletto,

ospite di Ravello Lab, la quarta edizione dei Colloqui internazionali sucultura e sviluppo. Qui l’artista ha lanciato la proposta di un manifestoche promuova interventi concreti per riqualificare degli spazi urbani.«Oggi i musei del contemporaneo - dice Pistoletto - sono dedicati aun’arte ortodossa, che si nutre di se stessa: dovremmo sviluppare invecespazi per l’eterodossia, per un’arte che non guardi solo a sé, ma diventimotore di cambiamento sociale. Tante proteste per il McDonald’s alLouvre, ma a me il fast food nel museo non impressiona. C’è sempre statala piazza del mercato davanti al municipio, al tribunale o alla cattedrale.Ha più senso questo tipo di “mercatino” che il grande mercato gonfiato acui l’arte partecipa. Il McDonald’s, tutto sommato, è un male minore.Le opere vendute a prezzi altissimi sono il simbolo di un’economiafasulla. E l’arte così finisce per essere complice dei danni che l’umanitàprocura a se stessa. Si deresponsabilizza, non incide sulla società. Bastacon le provocazioni, bisogna lavorare sulle proposte».

L’artistaMichelangelo Pistoletto

“Le Bagnanti” e“Giovanette al pianoforte”di Auguste Renoir

Anello 1997-2005cemento eferro localitàPoggio diSan Martino

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R2TEATRO & MUSICA■ 46

SABATO 7 NOVEMBRE 2009

più di mezzo secolo dalla storica edizione, li-vida ed emozionante, diretta da GiorgioStrehler con una granda Sarah Ferrati, è tor-nato in questi giorni al Piccolo Teatro il capo-lavoro teatrale di Garcia Lorca, La casa di Ber-

narda Alba, in un’edizione nell’originale ispa-nico curato del catalano Lluis Pasqual, cheproprio al Piccolo ne aveva inscenato un’ope-ra discussa come El publico. In questa edizio-ne, il regista spinge a sottolineare la differen-za che intercorre tra l’immagine del poeta nel-la Spagna fascista, dove era visto come un ne-mico da eliminare con la forza e nemmenoseppellire, e quella che oggi ne cerca il corpoper onorarlo e lo esalta come poeta nazionale.

In effetti questo dramma familiare tutto alfemminile, consono all’ottica di un autore cheebbe sempre una grande attenzione per le fi-gure di donne, non inscenava semplicemen-te una storia privata ma l’immagine della so-cietà in cui lui viveva, identificandola conquella spagnola d’epoca, chiusa su se stessanel praticare costumi oppressivi ereditati dal

feudalesimo, dove il sesso femminile era con-dannato alla clausura, e a ignorare ogni formadi libertà. Ed esemplare risulta la situazioneimposta da Bernarda Alba alla propria fami-glia dopo la scomparsa del marito.

Onorando le tradizioni sociali, infatti, la ve-dova prescrive otto anni di lutto a se stessa e al-le sue cinque figlie, e di conseguenza la nega-zione di ogni rapporto, un’autentica prigio-nia, cancellando di fatto l’esistenza della figu-ra femminile, confinata alle grida notturneche si levano dalle stalle. Si salva la giovanilebellezza di Pepe Romano, per vincoli di tradi-zione destinato alla figlia maggiore, la triste epatita Angustias, che assomiglia al suo nomeed è maggiore d’età del fidanzato. Ma è proprioquesto a scatenare la rivolta delle più giovani:si moltiplicano le fughe notturne, guidate dal-lo scatenarsi di Martirio e Adela, le più giovani.Per loro si prospetta un finale tragico, ma il te-sto in vita dell’autore arrivò solo alla pubblicalettura, perché prima di arrivare a una verarappresentazione, il poeta veniva fucilato, di-ventando una delle prime vittime illustri delregime che aveva denunciato nella sua opera.

Ora la ripresa per il Teatre Nacional de Ca-talunya e per il Teatro Español de Madrid cu-rata da Pasqual, conosciuto in Italia per esserestato per un certo periodo accanto a GiorgioStrehler, ci presenta al Piccolo Teatro Studiododici attrici di varia età, guidata da un trio divedette di rinomanza europea e rafforzata daun gruppo di comparse: tutte nelle stesse vestinere o di un cupo marrone, più che una fami-glia, rappresentano un popolo schiavo che laregia schiera al centro della sala, separate daun doppio velario grigio dalle gradinate riser-vate a poche file di spettatori che a loro volta sispecchiano tra loro ed entrano quindi in unrapporto di complicità e di rifiuto con la veritàassoluta che una grande attrice come NuriaEspert affida alla violenza e al rifiuto ma piùspesso a piccoli a gesti, a movimenti trattenu-ti, a una condanna che sconcerta, mentre lemature caratterizzazioni di Teresa Lozano e diRosa Maria Sardà si permettono di sollecitarequalche dubbio in una bella prova di espressi-vità che non smetterà di esaltare l’entusiasmodel pubblico anche nelle repliche successivealla prima.

CLASSICA. CONTURBANTEBRUCKNER CON ABBADO

Per l’omaggio-gemellaggio cheha avviato i festeggiamenti per la

50esima stagione artistica dellaorchestra “Haydn”, la “collega”“Mozart” diretta da Claudio Abbadoha realizzato un’esecuzione tesa econturbante della Settima diBrucker con le due orchestre a leggiiintrecciati. Ma la concertazione diAbbado le omologava, trovandosonorità e slanci unitari: denso evisionario l’Allegro, luminoso eavvincente l’Adagio doveromanticismo e pudore eranopoeticamente esaltati. Nella primaparte del programma uncommovente Concerto per violino diBerg: tinte soffuse, dinamichedelicate e maliose, intrise dimalinconia ma anche raggianti dicantabilità segrete, tragiche esognanti incarnate a perfezione daIsabelle Faust. (angelo foletto)

Berg, BrucknerOrch.Mozart + Orch, Haydn,direttore C. Abbado, Bologna, T.Manzoni

MUSICAL. GATTI SUPERSTAR ORA CANTANO ITALIANO

Èil regista che ha reinventato ilmusical nel teatro italiano con

tanta abilità da permettersiun’operazione ardua, come quella diriportare in vita Cats: 21 anni di scena,9mila repliche, tra i musical più titolati,il più intellettuale. Il creatore LloydWeber si ispirò infatti al “libro dei gatti”di T.S. Eliot, una raccolta di poesie suigatti della tribù Jellicle alle prese conl’elezione del gatto che andrà inparadiso. La traduzione italiana sperdela poesia di Eliot nel magma di unaparlata quotidiana e così il centro dellospettacolo diventano le coreografie diDaniel Ezralow, divertenti evirtuosistiche, a cui danno una bellamano costumi, maschere, scene (diCoveri, De Vincetiis, Moreschi) e unabuona compagnia che si immergesenza protagonismi nel gioco dellarappresentazione. (anna bandettini)

CatsRegia di S. Marconi, Compagniadella Rancia, T. Sistina di Roma

CLASSICA& LIRICA

IL TEATRO DI FRANCO QUADRILA CASA DI BERNARDA ALBA

SULPALCOSCENICO

Il dramma dello scrittore nella appassionata interpretazione di Nuria EspertLa regia di Lluis Pasqual lo trasforma in una metafora della Spagna di ieri e di oggi

MASSIVE ATTACK

La band di Bristol torna inItalia subito dopo l’uscitadel nuovo EP, “Spitting theatom”, prima realizzazionedopo 6 anni di silenzio,proponendo l’eredità deltrip hop e le nuovesonorità di un discoavvincenteMilano, 7 novembreConegliano, 8novembre

ROCK &JAZZLE SCELTE

GREEN DAY

Il trio di Billy JoeArmstrong è tra le bandpiù amate del mondo.Punk rock della nuova era,energico e divertente. Euna nuova “rock opera”,21st Century Breakdown,da presentare dal vivo

Milano, 11 novembre

Bologna, 12 novembre

Torino, 13 novembre

WILCO

Vengono da Chicago esono attivi dalla metà deglianni Novanta. Una dellemigliori band del rockalternativo viene apresentare il nuovo album,intitolato semplicemente“Wilco”. Ospiti a Milano gliottimi Grizzly Bear

Firenze, 13 novembre

Milano, 14 novembre

LA CASA DIBERNARDA ALBA

Di F. Garcia Lorca,regia di L. Pasqual,Piccolo T. Milano

DRAMMA. LE PAROLE CHELA MAFIA NON VUOLE

Non lo sapevano, gli uomini dimafia, d’essere anche

agghiaccianti autori di teatro, ma ciha pensato Attilio Bolzoni,giornalista-scrittore specializzato, ariversarne le testuali dichiarazioni inParole d’onore, attingendo a unproprio libro. I vari Riina, Buscetta,Greco e Mutolo compongono colloro frasario un teorema spietato egrottesco. Delle loro voci roche eostentazioni oscene si fa carico, conmetamorfosi più rigorose neimomenti più bui, l’attore anglo-siciliano Marco Gambino, affiancatoda Patrizia Bollini. La regia diManuela Ruggiero fa appello bene aimmagini disegnate d’un bestiariomafioso, con sepolcri dei giudiciammazzati. Terribile la chiusa: imafiosi ormai sono antimafiosi.

(rodolfo di giammarco)

Parole d’onore Regia di M. Ruggiero, con M. Gambino, Piccolo Eliseo di Roma fino al 12 novembre

DRAMMA. BAGHDADTRA GUERRA E SOGNO

Continuando il felice sogno diteatralizzare l’Oriente e il

Mediterraneo coltivato nelle sue ultimeBiennali, Maurizio Scaparro ha chiestoal gran poeta libanese Adonis dielaborare, con l’aiuto di MassimoNava, un testo che dai ruderi dellaBaghdad di oggi ci riporti a quellafantastica delle Mille e una notte.Polvere di Baghdad, come si intitola,trascorre senza esitazioni dallatragedia al lato divertente dei miti, concorredo di apparizioni e ditrasformismi, e un godurioso accorreredi personaggi leggendari giostrati dalladedizione divertita di Massimo Ranierie dalla partecipazione vivace diEleonora Abbagnato. Lo spettacoloconiuga quindi la verità e la fantasia, acavallo dei secoli, senza ignorare ladanza con il godibilissimo sostegnomusicale di un Mauro Pagani in granforma. (franco quadri)

Polvere di BaghdadRegia di M. Scaparro, PiccoloArsenale, Venezia. Poi in tournée

A

La famiglia di Lorcaè una condanna

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PER SAPERNE DI PIÙwww.piccoloteatro.orgwww.orchestramozart.com

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SABATO 7 NOVEMBRE 2009

PER SAPERNE DI PIÙtrovacinema.repubblica.itit.wikipedia.org/wiki/John_Dillinger

olpito a morte, John Dillinger, 31 anni, si schianta aterra, la faccia schiacciata sul marciapiede, gli oc-chialini scuri rotti, fiotti di sangue marrone chesprizzano da un occhio. La faccia è quella, di solitoappassionante, di Johnny Depp, che di anni ne ha47, eppure non un solo brivido di emozione riani-ma i pur volonterosi spettatori. Ne sarà responsa-bile il regista Michael Mann, che pure agghiacciò isuoi fan con la meravigliosa morte di Tom Cruiseseduto solo nel tram deserto di Collateral? O forsesarà che alla fine i film di gangster ambientati nel-l’epoca d’oro del mestiere, gli anni 30, si assomi-gliano tutti, anche se ce n’è di brutti e di belli, e que-sto Nemico pubblico è un film di particolare ele-ganza e intelligenza?

Trattandosi poi di una storia tutta maschile, po-liziotti contro criminali e viceversa, l’amore pareappiccicato tanto per accontentare le signore: col-po di fulmine romantico e oltre la morte tra la guar-darobiera Marion Cotillard e lo svaligiatore di ban-che Johnny Depp, a cui deve essere successo qual-cosa se, malgrado l’affascinante cicatrice che glipercorre la guancia destra, e le parole appassiona-te e il cappotto con collo di pelliccia che regala allasua ragazza (e qui la colonna sonora si fa trionfale),per la prima volta nella sua carriera non commuo-ve le sue fan. Di Dillinger, Mann racconta i 14 ultimimesi di vita da quando uscì dal carcere dell’Indiananel maggio del ’33 dopo 8 anni di galera, a quandofu ucciso dagli agenti del nascente Fbi, a Chicago, il22 luglio del ’34.

Si sa che il gruppo di Dillinger — che non era l’u-nico Nemico Pubblico: c’erano anche Al Capone,Bonnie e Clyde, Ma Baker ecc. — aveva armi auto-

matiche migliori di quelle della polizia, automobiliFord ultimo modello mentre gli avversari non neavevano a sufficienza, un po’ come oggi. E in più, co-me oggi, erano già in uso le intercettazioni telefoni-che e i mezzi forti durante gli interrogatori: la Cotil-lard si prende schiaffi pazzeschi eppure tace, eroi-camente leale. Erano gli anni della grande Depres-sione, e un tipo che derubava le banche che aveva-no derubato la povera gente, era diventato un eroepopolare: la Depressione nel film non c’è (non unemaciato, non uno straccione, non una mano tesa),però c’è la gente che fa ala e gli manda baci mentrelui viene portato in galera, come fosse un FabrizioCorona o altro personaggio di fama attuale.

L’avversario di Depp è Christian Bale (MelvinPurvis, capo della squadra di poliziotti di Chicago),bello in doppio petto grigio, nel genere gelido, maumano: e infatti disubbidisce a Billy Crudup (indi-menticabile travestito di Stage Beauty), qui nel ruo-lo di J. Edgar Hoover, fondatore dell’FBI che gli di-ce: «Fate interrogatori pressanti senza sentimenta-lismi: come dicono in Italia, toglietevi i guanti bian-chi». Le continue sparatorie avvengono quasi sem-pre al buio con queste conseguenze; indossandocriminali e poliziotti cappottoni neri e l’immanca-bile cappello calcato sul naso, in più essendo gli unie gli altri di bruttezza lombrosiana, spesso non si ca-pisce chi sono i buoni e chi i cattivi. Inoltre il rumo-re delle mitraglie automatiche è assordante, e la lu-ce dei colpi accecante. Solo quando agonizzano aterra, con grossi buchi sanguinanti un po’ dovun-que e gli occhi si velano nella morte, li si rimette alloro giusto posto.

PRIMEFILM

IL FILM DI NATALIA ASPESINEMICO PUBBLICO

PRIMEFILM

Dillinger è risortol’antieroe è ancora qui

Il regista Michael Mann rilegge la storia del rapinatore che affascinò l’America anni Trentama Johnny Depp nel ruolo del protagonista, nonostante la bella faccia, non emoziona

LEBANON

Leone d’oro all’ultimaMostra di Venezia. Ilregista racconta la suaesperienza di soldatoventenne durante la guerrain Libano nel 1982: quattrogiovani militari israelianichiusi in un carro armatocircondato dalle truppesirianeRegia di Samuel Maoz ConYoav Donat

IN SALADA NON PERDERE

BASTARDI SENZAGLORIA

La Storia rivista daTarantino: i soldati ebreimassacrano i nazisti, Hitlermuore con il suo statomaggiore nell’incendio diun cinema parigino. Unfrullato di stili in un film peramanti del cinema conhorrorRegia di Quentin Tarantino.Con Brad Pitt

IL NASTRO BIANCO

Un’altra scossa emotivadel più crudele dei registi.La vita tranquilla di unvillaggio della Germaniaprotestante (siamo nel1913-1914) viene scossada episodi violenti. Ilbianco e nero non lasciapresagire nulla di buono. Einfatti il nazismo è lì lì...Regia di Michael HanekeCon Christian Friedel

NEMICO PUBBLICO

Regia di Michael MannCon Johnny DeppMarion Cotillard

C

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COMMEDIA. DIMENTICATEI MONTY PYTHON

Cacciati dal loro villaggio peraver gustato il frutto proibito, il

troglodita Zed e il suo amico Oherrano per il mondo e per leepoche, l’uno e le altregeneralmente ostili. S’imbattononel primo fratricidio della storia;cercano d’impedire il sacrificio diAbramo; partecipano alle orge diSodoma e Gomorra. La primamezz’ora del film, piena dianacronismi divertenti sulla vita deicavernicoli, fa ben sperare. Così ladelusione è più crudele, perchél’ora rimanente di Anno uno siriduce a un’antologia di gagpreistoriche, messe assieme senzaritmo e senza ispirazione. Tanto percapirsi: il modello palese sarebberoi Monty Python; ma la farsa scivolapiù spesso verso “Gli antenati”.

(roberto nepoti)

Anno UnoRegia di Harold Ramis Con Jack Black, Michael Cera,Oliver Platt

DRAMMA. UNA PROMESSAMANTENUTA

Prometteva molto AlessandroAngelini con il primo film L’aria

salata. E dà ragione alle attese il suosecondo Alza la testa. Castellitto,padre operaio in un cantiere navale diFiumicino (un passato da maritosfortunato e da pugile fallito), riversa lesue ossessive attenzioni sul figlioLorenzo, che deve diventare uncampione. Ma qui il film finisce ericomincia. Un incidente dopo unoscontro padre-figlio si porta viaLorenzo. Ma resta il suo cuore pulsanteche servirà a dare speranza a un’altravita. Angelini non ha paura, e gli faonore, di ripercorrere strade narrativegià battute — per esempio dal sublimeClint — per tessere la sua tela sicura epaziente, con l’appoggio di Castellittoattore maturo che non ha perso il gustodi mettersi alla prova, di dare e ricevere.

(paolo d’agostini)

Alza la testaRegia di Alessandro AngeliniCon Sergio Castellitto, GabrieleCampanelli, Giorgio Colangeli

COMMEDIA. IL GRANDECINEMA DEMENZIALE

Se il cinema americano non s’èmai fatto mancare le parodie

demenziali sull’esercito (MASH,Comma 22), L’uomo che fissa lecapre le supera tutte in demenza.Pare che gli Usa abbianofinanziato un programma segretoper addestrare supereroi capaci divincere le guerre con la forza dellamente. Lo apprendiamo dalreporter Bob Wilton che s’imbattenel bizzarro Lyn Cassady,monaco-guerriero che si pretendecapace di dissolvere le nuvole e diuccidere capre con lo sguardo. Ungrottesco che pare fatto dai fratelliCoen (di cui arruola anche gliattori-feticcio: Clooney, Bridges,magari non al massimo dellaforma). Divertente, comunque,con quel gusto d’insubordinazionetanto anni 70. (roberto nepoti)

L’uomo che fissa le capreRegia di Grant Heslov Con George Clooney, EwanMcGregor

DRAMMA. NELLA TARANTOAVVELENATA DALL’ILVA

C’è un cuore antico, o classico,nel film di Di Robilant (Il

giudice ragazzino). Più che fareseguito ai molti esempi recenti dicinema civile, la sua cultura sembraappellarsi ai modelli estetico-ideologici degli anni duri deldopoguerra. Al melodramma socialeda Giuseppe De Santis al Kazan di“Fronte del porto”. Nella sua Tarantoavvelenata dall’Ilva si muovonopersonaggi ben profilati, ciascunocon il proprio destino. Al centro ilragazzo Tiziano, impaziente,intelligente, deciso a prendersi lavita a costo di bruciarsela. Intornoun coro nel quale i maschi sononegativi e le donne trasmettonoinvece coraggio. Costruito secondoparametri un po’ rigidi ma con unrisultato molto rispettabile.

(paolo d’agostini)

Marpiccolo Regia di Alessandro di RobilantCon Giulio Beranek, MicheleRiondino, Valentina Carnelutti

R2CINEMA @

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Repubblica Nazionale

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L’AGENDAI CD

La fiction di Antonello Grimaldi dal 12 su Fox Crimericostruisce i delitti: uno dei grandi misteri italianiNel cast Ennio Fantastichini, Bebo Storti, Giorgio Colangeli

HOPPER, IMMAGINI DI CINEMA

Fino al 9 novembre al cinemaGnomo di Milano unarassegna di film legatiall’immaginario visivo diEdward Hopper

GLI SCATTI DI CHATWIN

Si apre l’11 novembre aPalazzo Ducale di Genova“Che ci faccio qui?”, 40 scattifotografici di Bruce Chatwin

L’INFANZIA IN SCENA

Da oggi fino al 15 novembre aMantova “Segni d’infanzia”,festival con artisti di tutto ilmondo tra teatro, danza,musica

IL FESTIVAL DEI FESTIVAL

Si chiude domani a BolognaaPalazzo Re Enzo il congressodedicato al mondo degli eventiculturali, al quale partecipanotutti gli operatori del settore

IL JAZZ A ROMA

Da domani all’AuditoriumParco della Musica, conStefano Bollani, si apre il“Roma Jazz Festival”. Tra gliappuntamenti, che andrannoavanti fino al 30 novembre,quello con Sonny Rollinsmercoledì 11

SEGNI D’AVANGUARDIA

Da stasera a Cagliari prendevita Signal, festival di arte esuoni d’avanguardia. Musica,installazioni e performancefino al 14

STREGHE E VAMPIRI

Stasera a Napoli, al Pan,l’ultima sera del FestivalInternazionale del Fantastico

a verità non è mai patetica» diceEnnio Fantastichini, che interpre-ta Renzo Rontini, un padre osses-sionato dal pensiero di trovare l’as-sassino della figlia. Pia Rontini ave-va 18 anni quando fu uccisa dalmostro di Firenze. Era il 29 luglio

1984: da quel giorno Renzo ha spe-so la vita per cercare la verità. Lasua storia è il filo conduttore dellafiction diretta da Antonello Gri-maldi in onda dal 12 su Fox Crime,che ricostruisce uno dei grandi mi-steri italiani, quello del mostro diFirenze: sedici omicidi, un incuboche tiene col fiato sospeso l’Italia.S’intitola semplicemente Il mo-

stro di Firenze, la serie prodotta daWilder che ripercorre le tappe del-l’orrore, e non mancherà di far di-scutere. Perché la ricostruzione —rigorosa — abbonda di scene cru-de, con il coltello che infierisce suicorpi (le scene degli assassinii sonostate girate quasi sempre nei luo-ghi in cui gli omicidi si sono svolti).

Sedici vittime, dal 1968 al 1985,

coppie, per lo più giovani, che sierano appartate nelle notti di novi-lunio in campagna nei dintorni diFirenze. Gli sceneggiatori (quelli diRomanzo criminale Daniele Cesa-rano, Barbara Petronio e LeonardoValenti) si sono attenuti ai docu-menti processuali per il raccontodei delitti, delle indagini e dei pro-cessi; Pacciani è morto, Vanni eLotti sono stati condannati, ma leprocure di Firenze e Perugia sonoancora impegnate nella ricerca deimandanti. La ferita è aperta. «Ab-biamo rispettato i luoghi» dice Gri-maldi «per restituire la verità dellastoria, e come forma di omaggio al-le vittime. Non rendiamo mai mor-boso il racconto, spieghiamo co-me la tragedia abbia devastato un

«L

Il disco dei Mumford & Sons,da Londra, è una dellemigliori novità degli ultimimesi, un lavoro che mescolacon grandissima originalità ilfolk americano e il rockbritannico, la grande canzonee l’anima del rock. “Sigh nomore” è la dimostrazione cheanche nel pieno dell’era deltrionfo del pop, si può crearedella musica bella da sentire,piacevole da cantare, capacedi emozionare chi ascolta. Edi essere diversa da tutta “lamusica che gira intorno” edomina le classifiche. I Rem dal vivo sono, per chi

non li ha mai visti e sentitisuonare in concerto, unavera rivelazione. Energici eappassionati, con unMichael Stipe a guidare ledanze con una incredibilevivacità, rileggono il lororepertorio senzarisparmiarsi, rendendo piùvive e appassionanti anche leloro composizioni minori. Lostudio di registrazione,insomma, non rendegiustizia alle doti della banddi Athens come invece risaltamagnificamente con questodoppio cd. 39 canzoni per ilmeglio della band e un dvd.

U2 MOBILE ALBUMIl primo “album” percellulare, Blackberry.Si scarica dall’AppWorld ed è gratuito. Siaccede al mondo

degli U2, con info,musica, foto, videosu "No line on the

horizon" e il “360Tour”. Ci sono anche itesti delle canzoni

SAMSUNG MOVIESNoleggiare film in download è una novità, farlo con icellulari in Italia lo è ancora di più. Samsung Movies èun servizio di download di film, serie tv e concerti percellulari, ma anche per pc, a partire da 99 centesimi

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Mumford & Sons

“Sigh no more”un disco perfetto

Rem

I principi del rockdal vivo a Dublino

Norah Jones è stata permolti versi una delle forzemotrici della nuova ondatadi donne musicisti ecantanti degli ultimi anni, inperfetta e ammirevoleopposizione alla ondatadelle popstar sempre menovestite imposte dal mercatoamericano. In bilico tra unasensibilità jazz e le sonoritàdel country, Norah Jones hacreato una formulamusicale imbattibile, allaquale resta fedele anche inquesto nuovo album, “ TheFall”, un gioiello di eleganzaed equilibrio che non stancae non delude.

Norah Jones

Classe, jazz e countryla formula vincente

Crimini e misteri“Il mostro di Firenze”è un giallo per la tv

SILVIA FUMAROLA

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La mente matematicaprefazione di Luigi Borzacchini

Funziona meglio un computer o il cervello uma no?Come na sce un’invenzione matematica? Un viag gio sen -za omissioni nel mondo e nelle men ti dei matematici.

Jennifer Ouellette

Corpi neri

e gatti quantistici

La fisica non è una disciplina arcana e misteriosa, mauna parte fondamentale della nostra esistenza, legata adoppio filo all’uomo e alle sue esperienze di tutti i giorni.

SAPER SPENDERE

Repubblica Nazionale

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uomo». Quell’uomo, Rontini, ca-pitano di macchina in una compa-gnia di navigazione danese, dopol’omicidio della figlia (uccisa a di-ciotto anni col fidanzato ClaudioStefanacci poco più che venten-ne), non era più uscito in mare. Eradiventato una figura familiare per ipoliziotti e i magistrati, aveva se-guito — unico tra i parenti delle vit-time — tutte le udienze del proces-so. Si era costituito parte civile.Morì a Firenze il 9 dicembre 1989stroncato da un infarto, a pochipassi dalla Questura dove andava aritirare il mensile che il sindacatodi Polizia gli dava per vivere.

La sua battaglia coraggiosa ciaccompagna in uno dei più oscurimisteri italiani: l’assassino usasempre la stessa arma, una pistolaBeretta 70, calibro 22 Long Rifle; inquattro casi asporta il pube delledonne uccise e il seno sinistro. «Ilcaso del mostro è un gioco di sca-tole cinesi» dice Cesarano «risoltoun mistero, se ne apre un altro. Lacondanna dei “compagni di me-rende” apre ulteriori interrogativisui mandanti. Ci siamo aggrappatiagli atti, ma sono interessanti le in-congruenze: i delitti sono staticompiuti da mani diverse. Cerca-vamo un filo conduttore che nonfosse per forza un investigatore.Leggendo gli atti siamo inciampa-ti nella storia di Rontini e della mo-glie Winnie, straordinaria signoradanese che vive ancora in Toscana

e con cui abbiamo parlato a lungo.Rontini ha indagato sempre, quel-lo che scopriva lo portava agli in-quirenti».

Dopo Romanzo criminale, Skycontinua così a raccontare la realtàitaliana, ricostruendo con la fic-tion casi che fanno discutere. Fan-tastichini dà forza alla disperazio-ne, restituisce il dolore di un padreche non cerca pace, vuole risposte.«Rontini è un uomo ossessionatodalla verità, lotta per ottenerla: laverità non è mai patetica. Questastoria mette i brividi, abbiamo vis-suto uno psicodramma collettivo:è capitato che sul set si avvicinas-sero amici delle vittime. Non ho in-contrato Winnie Rontini ma l’hosentita vicina, ho un figlio tredi-cenne e non posso immaginare undolore tanto immenso. L’ostina-zione del marito di sapere la veritàla comprendo tutta: Renzo fu eroi-co senza essere eroe, un uomo conun’etica ammirevole». Bebo Stortinella serie è il procuratore Pier Lui-gi Vigna, dice che «il mistero delmostro è un lungo capitolo dellastoria d’Italia: è stato il primo delit-to seriale entrato nelle case degliitaliani con le cronache della tv».Giorgio Colangeli interpreta l’excapo della Squadra Mobile di Fi-renze Michele Giuttari; Nicole Gri-maudo è il magistrato Silvia DellaMonica. Pacciani ha il volto diMassimo Sarchielli.

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I DVD I VIDEOGIOCHI

Lunedì, per celebrare i 20 annidalla caduta del Muro diBerlino, Live! (Sky 702) proponealle 23 The Wall, l’opera rock diRoger Waters (ex bassista deiPink Floyd) eseguita alPotsdammer Platz a Berlino nel1990, show multimilionario constar come Bryan Adams, CindyLauper, Ute Lemper. Mercoledìsu RaiTre alle 21.10 da nonperdere Che tempo che fa

speciale: Fabio Fazio ha volutolo scrittore Roberto Saviano perla serata, dal titolo “Dallabellezza all’inferno” sulla forzadella parola. Missioni da farinvidia alla Cia, e non è fiction:

ogni raggiro di Leverage è trattoda storie vere. Il telefilm con iladri onesti al servizio deideboli, il giovedì alle 21.10 suLa7, ha una morale curiosa.Nate Ford (Timoty Hutton) è unex investigatore assicurativo,che ha fatto risparmiare milionidi dollari alla sua società ascapito dei più deboli. Maquando la società rifiutal’assistenza al figlio lasciandolomorire, diventa un modernoRobin Hood: organizza furti aidanni di ricchi criminali,politici e uomini d’affaricorrotti. Bello vendicarsi così. Ilgiovedì su Italia 1 serata peraspiranti chirurghi, con unvecchio episodio di Dr. House edue inediti di Grey’s anatomy.Venerdì Sky cinema Italiadedica la giornata a Vittorio De

Sica per ricordare il granderegista, scomparso il 13novembre di 35 anni fa. (s.f.)

Nathan Drake è una via dimezzo tra Indiana Jones e LaraCroft, con meno scrupoli e piùvoglia di menar le mani, ed unapresunta discendenza da SirFrancis Drake. La sua primaavventura, “Uncharted: Drake’sFortune”, uscita nel 2006, è stataun grande successo. La casa diproduzione, Naughty Dog, ciriprova con “Uncharted 2: Ilcovo dei ladri”, dove Drake èsulle tracce del tesoro di MarcoPolo. Grafica ancora migliore eavventura mozzafiato. (e. a.)

Telecomando

Hutton ruba ai ricchie Saviano conquistacon la forza della parola

Avventura

Il ritorno di Drakeper “Uncharted 2”

Ricordate il Tamagochi, il primo“amico virtuale” che andavacurato e accudito conattenzione? Nell’era dell’altadefinizione e dell’interattività èla volta di Eye Pet, che vive sulpavimento di casa, e vuoleessere coccolato dalle vostremani, con videocamera e 3D.Semplice da usare, moltodivertente, graficamente curato,mescola la realtà e l’animazionein un unico schermo coneccellenti risultati. (e. a.)

Interattività

Oggi Tamagochiè un amico in 3D

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@SABATO 7 NOVEMBRE 2009

PER SAPERNE DI PIÙwww.foxtv.itwww.babelgum.com

Arriva in cofanetto deluxe laprima storica serie di “StarTrek” in versione digitalizzata erimasterizzata. Il cofanettocontiene otto dischi per i 29episodi della serie creata daGene Roddenberry, andata inonda nel 1966 negli Usa e nel1979 in Italia, diventata un cultplanetario dopo aver prodottoserial derivati e un’intera sagacinematografica. La collezione,proposta dalla Paramount a 45euro, ha un nutrito contenutodi extra, con interviste ai duemitici protagonisti WilliamShatner e Leonard Nimoy.

30 agosto 1992, i Nirvana siesibiscono al festival rock diReading, in Inghilterra, einfiammano il pubblico conuna carrellata incandescentedei loro pezzi migliori, da“Come as you are” a “Smellslike teen spirit”. E KurtCobain si presenta sul palcoindossando un camice daospedale e sulla sedia arotelle per scherzare conumorismo nero sulle vocipreoccupate attorno alla suasalute. Quello che passa peressere uno dei miglioriconcerti dei Nirvana esce indoppia versione cd e dvd.

Fantascienza

Quando partìla mitica Enterprise

Rock

I Nirvana al topdal vivo a Reading

Ha commosso il pubblicodella Mostra del cinema diVenezia lo scorso anno“Ponyo sulla scogliera”, filmd’animazione del maestrogiapponese HayaoMiyazaki, semplice epoetico, per il quale in moltihanno rispolverato iltermine di capolavoro. E’ lastoria dell’amicizia fra unabambina e una pesciolinache aspira a diventareumana, una favola ecologicadi grande comunicativa.Esce il prossimo mercoledìed è imperdibile per ibambini e per chi conservaancora un cuore bambino.

Animazione

La favola ecologicadel pesce Ponyo

A CURA DI ALDO LASTELLA

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GIORGIO COLANGELIInterpreta il capo dellaSquadra Mobile MicheleGiuttari

ENNIO FANTASTICHINIL’attore (con Marit Nissen)è Renzo Rontini, padre diPia, vittima del mostro

MASSIMO SARCHIELLIAll’attore toscano èaffidato il ruolo di PietroPacciani

IN AUTOUn momento della fiction“Il mostro di Firenze”, inonda dal 12 su Fox Crime

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Repubblica Nazionale