CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare...

20
1 LITURGIA CULMEN ET FONS La Statio quaresimale 2018 numero 1 - anno 11 liturgiaculmenetfons.it Associazione Culturale “Amici della Liturgia”

Transcript of CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare...

Page 1: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

1

LITURGIACULMEN ET FONS

La Statio quaresimale2018 numero 1 - anno 11liturgiaculmenetfons.itAssociazione Culturale “Amici della Liturgia”

Page 2: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

2

Ecco il tempo adatto per la salita

al monte santo della Pasquadon Enrico Finotti

n.1 - 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

L’antica tradizione liturgica romana dà grandeimportanza alla celebrazione della Statio1. Si trattadi una solenne convocazione di tutto il popolodell’Urbe in una chiesa di raduno (collecta) perpoi raggiungere in processione la chiesa di stazio-ne (statio), dove si celebra una actio liturgica sullaparola di Dio o anche la stessa Eucaristia. Tale ce-lebrazione veniva chiamata anche «litania» inquanto il canto delle litanie dei Santi e dei salmipenitenziali caratterizzavano la processione. Neltempo di Quaresima le Stationes erano a ritmoquotidiano e il Messale (f ino al 1962) ne annotavaogni giorno la chiesa interessata. Se la tradizionestazionale é ormai da secoli scomparsa nella suaforma più popolare e solenne, tuttavia ancor oggila pratica viene ricordata e riproposta, almeno informe più ridotte, nel vigente Messale Romano2 ein altri libri liturgici e documenti magisteriali, chene danno indicazioni più specif iche3.

Si deve dire che la Statio affonda le sue radici f indall’epoca apostolica quando la comunità cristia-na praticava una sosta spirituale e penitenziale ilmercoledì e il venerdì di ogni settimana dell’anno:in ricordo del tradimento del Signore (mercoledì)e della sua morte (venerdì). E’ pur vero che nellapietà popolare è rimasto, f ino a pochi decenni fa,il costume che nei mercoledì e nei venerdì di Qua-resima vi fosse una speciale predicazione col can-to del Miserere: il «Quaresimale». Tale pratica po-trebbe essere ritenuta una traduzione popolaredell’antica liturgia stazionale. Nei secoli successi-vi, nei venerdì di Quaresima, si cominciò a prati-care il pio esercizio della Via crucis, come ancoroggi si continua a fare. Anche la recente riscoperta,nella vita ascetica di molti fedeli, del digiuno delmercoledì e del venerdì, attesta come l’antica di-sciplina apostolica sia profonda e sempre attuale.

La Statio quaresimale

In questo numero si vuole offrire un rito possibileper attuare, nel contesto odierno, la tradizione dellaStatio quaresimale, opportunamente celebrata neimercoledì della Quaresima e rispondendo in talmodo all’antica usanza liturgica sopra descritta.

Il rito si compone di quattro parti:

- la processione penitenziale

- la liturgia della Parola

- il canto del Miserere

- la preghiera di «esorcismo»

Ciascuna parte raccoglie elementi importantidella tradizione liturgica della Quaresima ro-mana in modo che l’insieme offre una sintesidel mistero che la Chiesa celebra in questo tem-po sacro.

1. La processione penitenziale

Ad uno sguardo attento e panoramico sulla litur-gia quaresimale romana classica, si noterà un gran-de movimento di popolo, che ogni giorno vieneconvocato per intraprendere un itinerarioprocessionale incessante, percorrendo le viedell’Urbe in ogni sua parte e sostando nelle suesplendide ed antiche basiliche. Si tratta di uncoinvolgimento pubblico e corale che il popoloromano realizza con sentimenti di pietà e stile li-turgico, in un clima austero e solenne al contempo,di penitenza e di spirituale letizia. Tale movimen-to non è casuale, ma affonda le sue radici nellastoria della salvezza così come è attestata nella Sa-cra Scrittura. Il popolo eletto, infatti, ottiene daDio la liberazione in un laborioso peregrinare neldeserto. Uscito dall’Egitto, terra di schiavitù, var-ca le acque del mar Rosso verso la libertà, vaga conalterne vicende e pericoli per quarant’anni nel de-serto, f ino all’ingresso def initivo nella terra pro-messa, attraverso il passaggio del f iume Giordano.Non a caso la Chiesa propone nell’Uff icio dellaQuaresima questa mirabile epopea del popolo, chealla guida di Mosè cammina nel deserto. Tale mar-cia nel racconto biblico ha un carattere liturgico:all’ordine di partenza precedono i sacerdoti conl’Arca di Dio, si alzano le insegne e si intonano icanti rituali. Ebbene la Chiesa in qualche modointende imitare tale travaglio, convocando il po-polo nelle Stationes quaresimali. Essa, pur già en-trata misticamente nel regime della grazia di Cri-sto, non cessa di percorrere con lena il deserto delmondo, nell’attesa def initiva della manifestazionepiena del Regno di Dio.

Page 3: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

3

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n.1

IN QUESTO NUMERO

2 IL TEMPO ADATTO PER LA SALITA AL MONTE

don Enrico Finotti

8 RITO DELLA STATIO QURESIMALE

a cura della Redazione

15 LE DOMANDE DEI LETTORI

a cura della Redazione

LITURGIA CULMEN ET FONS

Rivista trimestrale di cultura religiosa a cura della Associazione

Culturale “Amici della Liturgia” via Stoppani n. 3 - Rovereto.

Associazione No Profit

Registraz. Tribunale di Trento n. 1372 del 13/10/2008

Direttore Responsabile: Massimo Dalledonne.

Tipografia: Grafiche Dalpiaz (Trento)

Redazione: Liturgia ‘culmen et fons’ - Editrice FEDE & CULTURA

viale della Repubblica n. 15, 37126 - VR

REDAZIONE - d. Enrico Finotti, Sergio Oss, Marco Bonifazi,

Ajit Arman, Luca Canali, Giuliano Gardumi, Fabio Bertamini.

CONTATTI - Liturgia ‘culmen et fons’ - via Stoppani, 3 -

38068 Rovereto (TN) - Telefono: 389 8066053 (telefonare

dopo le ore 15.00) - email: [email protected]

ABBONAMENTO 2018

4 numeri annui: abbonamento ordinario 15.00 euro;

sostenitore 20 euro - benemerito oltre 20 euro sul

conto corrente postale n. 9 2 0 5 3 0 3 2IBAN: IT23 B076 0101 8000 0009 2053 032intestato ad Associazione Culturale Amici dellaLiturgia via Stoppani, 3 - Rovereto - 38068(Trento); causale: abbonamento.

Al fine di evitare spiacevoli disguidi si prega di

scrivere l’indirizzo in stampatello in modo chiaro e

leggibile. Il bollettino postale viene inviato anche a

coloro che sono in regola con l’abbonamento.

LE IMMAGINI DI QUESTO NUMERO

El Greco, oppure il Greco, nome d’arte di DomínikosTheotokópoulos; Candia,1541–Toledo, 7 aprile 1614,

pittore, scultore e architetto greco, vissuto in Italia

ed in Spagna.

Pagina 1 e 8: Cristo portacroce, olio su tela, 1590 –

1595, Museo nazionale della Catalogna; pag. 5: Maria

Maddalena penitente, 1576-78 olio su tela, Budapest;

pag. 7: Pietà 1571-76 tempera, Philadelphia; pag. 9:

Crocifissione, 1596-1600, olio su tela, Madrid; pag.

14: L’agonia nell’orto degli ulivi, particolare, 1600-05,

olio su tela, Cuenca; pag. 15: S. Domenico penitente,

1600-02, olio su tela, Collezione privata; pag. 16: S.

Martino e il povero, 1597-99, olio su tela, Washington;

pag. 18: Visione di S. Francesco, 1600-05, olio su tela,

203 x 148 cm, Cádiz; pag. 19: Il Battista, c. 1600, olio

su tela, 111 x 66 cm, San Francisco; pag. 20: L’arresto

di Cristo, c. 1600, olio su tela, Budapest.

Anche il Signore Gesù, nel vangelo di san Luca, adun certo punto, con «passo deciso» (Lc 9,51) si di-rige verso Gerusalemme per il compimento dellasua passione gloriosa. La Chiesa, mediante il «sa-cramento» della Quaresima, intraprende col suoMaestro questo medesimo viaggio, salendo con Luiil «monte santo della Pasqua». Ed ecco chel’itineranza dell’antico popolo di Dio e quella ancorpiù determinante del Signore verso la città santa,si realizza nella liturgia quaresimale con segni e sim-boli eloquenti ed eff icaci di grazia.

Il popolo eletto, tuttavia, non vaga senza meta, ma,pur tra tanti sbandamenti e defezioni, tiene lo sguar-do f isso nella promessa divina, la terra dei Padri.Dio, che nella sua misericordia anticipaprofeticamente la vera meta della salvezza, coman-da a Mosè, proprio nel mezzo del deserto, in unmomento drammatico di prova, di erigere sull’astaun serpente di bronzo, aff inché tutti coloro chevenivano morsi dai serpenti velenosi fossero risa-nati. Quindi il popolo dell’antica alleanza f issavagià lo sguardo sul Crocif isso come meta ultima edef initiva della salvezza, varco necessario per l’eter-na beatitudine. Allo stesso modo Cristo si dirige«con passo deciso» a Gerusalemme, f issando losguardo alla croce che lo attente e che abbracciaf in d’ora nella volontà del Padre. I tre annunzi del-la passione preparano i discepoli in cammino conlui e la via dolorosa concluderà la sua ascensione alCalvario.

Questo è il signif icato della processione aperta dalsacerdote che porta la croce. Le due facce, oscurae luminosa, della ‘colonna’ dell’Esodo precedono eaccompagnano la marcia’liturgica’ del popolo d’Isra-ele e del nuovo popolo di Dio: l’austerità della cro-ce penitenziale è lo scudo contro il maligno e letenebre del peccato nella Quaresima; la luce delcero pasquale introdurrà il popolo alla trionfo del-la risurrezione nel tempo di Pasqua. Issata poi sulsuo ceppo con onore, la croce presiede l’intero arcodel tempo quaresimale come fulcro di attrazione evessillo di marcia per il popolo in cammino.

Inf ine non è casuale il canto antico e tipicamenteromano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà la Chiesamilitante e peregrinante con quella trionfante de-gli Angeli e dei Beati. Tale solidarietà spirituale ri-ceve un signif icato del tutto tipico dalla sosta(statio) sui sepolcri dei Martiri, che hanno irroratocol sangue l’Urbe. Sui loro sepolcri, infatti, si ergel’altare sul quale si rinnova il Sacrif icio incruentodel Martire del Golgota, da cui i Martiri ricevetterola forza eroica della loro testimonianza.

In conclusione il moto processionale, l’uso dellacroce penitenziale e il canto della litania dei Santiraccoglie in sintesi, con riti brevi e segni nobili, nonsolo il vasto prisma della tradizione liturgica antica

Page 4: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

4

n.1 - 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

della Statio romana, ma anche il biblico pellegri-naggio del popolo verso la promessa divina, chein Cristo trova la sua suprema e compiuta realiz-zazione.

2. La liturgia della Parola

La proclamazione liturgica della Parola di Dioattualizza il mistero di Dio che parla al suo popo-lo. Tale evento ebbe una sua estesa realizzazionenei quarant’anni del deserto, che esordirono coni quaranta giorni di permanenza di Mosè sul mon-te Sinai «facci a faccia con Dio» (cfr. Sir 45,5).L’ascolto della Parola di Dio e l’educazione gra-duale all’osservanza delle Sua legge ebbe nel tem-po del deserto il momento più intenso nel qualevennero poste da Dio stesso le basi dell’alleanzamosaica. Fu un’ esperienza così profonda da esse-re il modello di riferimento per ogni successivorinnovamento del patto di alleanza. E’ nel desertoche il popolo, asservito da anni di schiavitù sottoil giogo degli idoli pagani, viene riscattato eriedif icato sulle basi solide della legge divina, leg-ge di libertà e di salvezza.

Il Signore Gesù, con i suoi quaranta giorni neldeserto, ricapitola in se stesso la vicenda anticadel suo popolo e Lui, il Figlio unigenito, si dispo-ne ad un misterioso e beatif icante ascolto dellavoce del Padre. In Lui ogni ombra di disobbedienzae ogni incertezza e incredulità, che allora insidia-rono il popolo, sono ora distrutte dalla perfettaconoscenza e totale adesione alla volontà del Pa-dre suo.

Istruita da questi precedenti biblici, la Chiesa isti-tuisce il tempo sacro dei quaranta giorni proprioper portare a compimento la formazione dottrinale,spirituale e morale dei catecumeni, che nella not-te di Pasqua scenderanno nelle acque salvif ichedel battistero. Anche il popolo di Dio, pur giàrigenerato alla vita soprannaturale della grazia, nericeve grandi benef ici per una continuapurif icazione interiore verso la santità. E’ in que-sto tempo di grazia che si sviluppano i grandi ritidell’«Iniziazione cristiana», che mirano ad unasempre più profonda adesione alla Parola di Dio:il rito dell’Effatà per l’apertura dell’udito spiritua-le4 e le tre Consegne (del Credo, del Pater e deiVangeli)5 intendono offrire ai catecumeni, e indi-rettamente riconsegnare a tutti i fedeli, i pilastriportanti della fede che salva. Questi singolari riticatecumenali affermano che ad una catechesi or-ganica impartita dalla Chiesa si deve aggiungereuna continua invocazione degli aiuti soprannatu-rali, che elevano la fragilità di una natura debilitatadal peccato al piano della grazia santif icante, chegenera i f igli di Dio.

Ebbene, è tutto questo processo biblico e liturgicoche vi è sotteso alla liturgia della parola staziona-

le, la quale, mediante un lezionario ben composto,vuole stimolare un ascolto più attento e devoto dellaParola di Dio in sintonia con le grandi tematichequaresimali, che già nel lezionario domenicale siesplicano in tre fondamentali percorsi: il battesi-mo (anno A), la croce (anno B), la penitenza (annoC) e che trovano un ricco complemento, sia neiriti catecumenali, sia nel lezionario feriale dellaMessa e dell’Uff icio divino.

L’importanza e la centralità, che nella Statio assu-me la proclamazione della Parola Dio, è messa inluce dal segno dell’Evangeliario aperto e posto sulsuo trono nel mezzo della mensa dell’altare. Taleuso liturgico si collega all’intronizzazione dei Van-geli che presiedevano alle grandi assise conciliari(si veda nei due Concili Vaticani) e che ancor oggisi prevede nella celebrazione del Sinodo diocesano6.I Padri del concilio di Efeso (431) affermarono:«Abbiamo deposto nel mezzo del trono il santoEvangelo che ci mostrava Cristo stesso presente»;e i Padri del concilio Niceno II (787) annotarono:«Essendoci seduti tutti, costituimmo presidenteCristo. Fu deposto infatti nel sacro seggio il santoEvangelo»7.

Anche nell’umile celebrazione stazionale tale segnopuò essere realizzato con frutto spirituale e digni-tà rituale. Infatti: «Quando nella chiesa sono pro-clamate le scritture è Dio che parla al suo popolo»(SC7). E’ Cristo stesso, il Maestro, che istruisce isuoi discepoli.

Inf ine, nella Statio, ha notevole rilievo l’omelia. Essasi pone in continuità con la grande predicazionequaresimale, che ebbe nei secoli una straordinariaeff icacia, al punto da non poter pensare la Quare-sima senza una accurata predicazione al popolo.La Statio, quindi, offre l’occasione per un itinera-rio organico di edif icazione dei fedeli per una piùprofonda assunzione degli impegni battesimali, cheessi dovranno rinnovare nella notte di Pasqua.Anche i catecumeni potranno opportunamenteintervenire in seno all’assemblea del popolo di Dionel portare a compimento la loro preparazione invista dei sacramenti pasquali imminenti. In talmodo si realizza con f rutto quella singolaresimbiosi tra i catecumeni e il popolo, che in anticorisplendeva soprattutto nelle celebrazioni quaresi-mali.

3. Il canto del Miserere

Il Miserere rappresenta un elemento liturgico im-portante, sia nell’antica processione stazionale ro-mana, sia nel più recente «Quaresimale». NellaStatio costituisce il vertice della celebrazione e ilmomento più alto della tensione spirituale del rito.Possiamo dire che questo salmo è l’«icona» dellaQuaresima e il ricettacolo dei suoi contenuti es-senziali, dal momento che la Chiesa stessa def ini-

Page 5: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

5

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n 1

sce la Quaresima come «sacramento della nostraconversione» (I dom. Quar. colletta).

Il Miserere scaturisce in realtà dall’annunzio dellaParola di Dio, come attestano gli Atti degli apo-stoli, quando: «All’udire l’annunzio della Paroladi Dio le folle si sentirono traf iggere il cuore edissero a Pietro e agli altri apostoli: “Che cosa dob-biamo fare, fratelli?”. E Pietro disse: “Pentitevidunque e cambiate vita, perché siano cancellati ivostri peccati”» (At 2, 37; 3,19).

L’annunzio di Pietro, del resto, non fa che racco-gliere la prime parole scaturite dalla bocca del Si-gnore: «Convertitevi e credete al Vangelo»(Mc1,15) e ancor prima dal suo Precursore: «Con-vertitevi, perché il regno dei cieli è vicino» (Mt3,2).

Anche il tempo del deserto fu per il popolo elettoun tempo di conversione dall’idolatria dell’Egittoalla novità della Legge promulgata sul monte Sinai.La continua resistenza all’osservanza della Leggedivina provocava ogni genere di castighi, che Diodoveva infliggere ad «un popolo di dura cervice»e la mancata e pronta conversione ha impeditoalla generazione uscita dall’Egitto di entrare nellaterra promessa. La vicenda del deserto fu una con-tinua alternanza tra peccato e conver-sione. Alla ribellione del popolo: «comea Meriba, come nel giorno di Massa neldeserto, dove mi tentarono i vostri pa-dri» (Sal 94,8-9), seguiva il pentimen-to: «Venite ritorniamo al Signore: ciguarirà egli che ci ha straziato, ci fa-scerà egli che ci ha percosso» (Os 6,1).

Forte di questi esempi e attenta al vigo-re delle parole di Cristo e degli aposto-li, la Chiesa chiama i suoi f igli alla pe-nitenza e, nell’itinerario quaresimale, liinvita a prostrarsi con umiltà e fervoreper invocare la misericordia e il perdo-no. Introdotto con la processionepenitenziale e lo sguardo f isso alla cro-ce del Signore, il popolo è predispostoall’ascolto della Parola di Dio, in vistadi una sincera conversione del cuore.Per questo, udita la Parola nella solen-ne proclamazione liturgica, la Chiesaintima all’intera assemblea: Flectamusgenua (inginocchiamoci) e tutto il po-polo si prostra per il canto solenne egrave del Miserere.

Veramente sembra di vedere l’immagi-ne profetica di Gioele: «Suonate latromba in Sion, proclamate un digiu-no, convocate un’adunanza solenne […]e dicano: “Perdona, Signore al tuo po-polo e non esporre la tua eredità al vi-tuperio e alla derisione delle genti”» (Gl

2, 16.17). Oppure la conversione di Ninive allapredicazione di Giona: «Uomini e bestie si copranodi sacco e si invochi Dio con tutte le forze» (Gn3,8). Questa intensa e grave prostrazione è puregenialmente espressa con un’insistenza crescente nelnoto canto quaresimale: Parce Domine, parce populotuo, ne in aeternum irascaris nobis. Un rito cosi so-lenne ed eloquente, se ben celebrato in ogni mer-coledì della Quaresima, è in grado di creare un cli-ma liturgico tale da imporsi più per l’evento ritualein se stesso, che per i suoi contenuti testuali. Que-sto è l’intento del Miserere, posto nel cuore dellaStatio e che richiede il concorso congiunto di unaschola cantorum ben preparata e di una disposizio-ne rituale ben def inita e ben condotta. Qui, in qual-che modo, si condensano i molteplici Flectamusgenua, intrecciati alle lezioni bibliche e ai salmi, chehanno segnato la storia secolare della liturgiapenitenziale della Chiesa romana. Qui raggiunge ilsuo coronamento quella silente apologia con la qualeil sacerdote conclude la proclamazione evangelica:Per evangelica dicta deleantur nostra delicta (Laparola del vangelo cancelli i nostri peccati). Qui giàsi ode l’eco di quel grido che si leverà accorato nel-l’ultima grande e santa Settimana: Jerusalem,Jerusalem, convertere ad Dominum Deum tuum(Gerusalemme, Gerusalemme, convertiti al Signo-re Dio tuo)8.

Page 6: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

6

n.1 - 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

4. La preghiera di «esorcismo»

Nella prima domenica di Quaresima si proclamail vangelo delle tentazioni del Signore. Il desertoè, nell’esperienza del popolo di Israele e in quelladel Signore stesso, un luogo di tentazione, di pro-va permessa da Dio per testare la fedeltà del suopopolo, luogo di scontro col Maligno che, suomalgrado, concorre, proprio mediante la tenta-zione, alla maggior santif icazione dei fedeli. SeDio mette alla prova il suo popolo, non lo abban-dona mai, perché «Dio è fedele e non permetteràche siate tentati oltre le vostre forze, ma con latentazione vi darà anche la via di uscita e la forzaper sopportarla» (1Cor10,13). Il Figlio di Dio subi-sce la tentazione innanzitutto per vinceredef initivamente il «principe di questo mondo» einaugurare il Regno di Dio, ma anche per dare anoi l’esempio di come combattere e resistere e,con la sua grazia, vincere il demonio.

La Chiesa alla luce di questi eventi biblici sa didover combattere contro il diavolo, come avven-ne per il Signore Gesù e, come una madre, ac-compagna i suoi f igli nel tempo austero dellaQuaresima, fornendo loro gli strumenti sopran-naturali per un fruttuoso combattimento. Emer-gono così gli esorcismi, ossia quelle preghiere fortied insistenti con cui la Chiesa chiede a Dio la li-berazione dallo spirito delle tenebre. Ella sa chequanto più cresce un sincero ed intenso impe-gno spirituale di ascolto del Signore e di sforzoascetico per la conversione, tanto più trova l’op-posizione del diavolo, che come ben esprime l’eti-mologia del termine (dia-ballo), vuole dividerela mente e il cuore e la volontà umana dal suoCreatore e Padre. L’antica tecnica, usata per in-durre l’uomo al peccato originale, continua inal-terata per provocare, se possibile, la nostra perdi-zione eterna. Non si tratta quindi di semplici pre-ghiere di liberazione a carattere privato, pur vali-de, ma di interventi pubblici della Chiesa stessache, con l’autorità ricevuta dal Signore, coman-da allo spirito del male di andarsene e far luogo aCristo, l’unico Kyrios ormai vittorioso, che siedenella gloria immortale.

L’antica storia liturgica rivela quale importanzaebbero gli esorcismi quaresimali, che accompa-gnavano i catecumeni nell’ultimo tratto del lorocammino verso il fonte battesimale. Ancor oggisi possono usare molteplici testi esorcistici con-tenuti nel rito dell’Iniziazione cristiana degli adul-ti9. Le tre domeniche centrali della Quaresima (III,IV e V) sono dette «catecumenali»: in esse, infat-ti si celebrano gli «scrutini»10, ossia importantipreghiere di esorcismo per sciogliere ogni lega-me con satana e togliere ogni resistenza all’operadello Spirito Santo. Dalla storia sappiamo pure cheai tre esorcismi domenicali potevano aggiunger-si altri, f ino al bel numero di sette11, che forma-

vano un singolare contrappunto all’intero tempoquaresimale.

Ebbene alla luce di queste indicazioni si proponedi concludere le Statio dei mercoledì di Quaresi-ma con un breve esorcismo che, pronunziato sulpopolo, invoca da Dio la protezione e la difesacontro lo spirito maligno, come già è accennatonella triplice benedizione prevista per le Messequaresimali: «Lo Spirito di sapienza e di fortezzavi sostenga nella lotta contro il maligno, perchépossiate celebrare con Cristo la vittoria pasqua-le». La retta dottrina sull’esistenza, la natura e l’ope-ra nefasta del diavolo viene in tal modo trasmessacon equilibrio e precisione per il bene dei fedeli ela difesa delle loro anime dal peccato. Coperti dal-la preghiera potente e costante della Chiesa, essipotranno con passo spedito percorrere la «quare-sima» della loro vita terrena verso l’eterna beati-tudine del cielo. L’esorcismo conclusivo dellaStatio si collega, estende e completa la colletta,pronunziata nella Messa del mercoledì delle ce-neri, con la quale si inizia l’itinerario penitenzialedella Quaresima: «O Dio, nostro Padre, concedial popolo cristiano di iniziare con questo digiunoun cammino di vera conversione, per affrontarevittoriosamente con le armi della penitenza il com-battimento contro lo spirito del male e giungerealla Pasqua nella gioia dello Spirito».

Dopo la benedizione solenne, propria del tempodi Quaresima, si offre un diverso protocollo dicongedo: « Il Signore vi aspetta per farvi grazia …Beati coloro che sperano in lui! ». In qualche modosi intende raccomandare ai fedeli la partecipazio-ne alla successiva Statio per continuare nel cam-mino della purif icazione quaresimale. Il testoscritturistico completo è: «Il Signore aspetta perfarvi grazia, per questo sorge per aver pietà di voi,perché un Dio giusto è il Signore; beati coloro chesperano in lui! » (Cfr. Is 30, 18).

Alma Redemptoris Mater

La santissima nostra madre e sempre vergine Mariaè costantemente invocata nelle azioni liturgichedella Chiesa, in quanto ella è sempre presente,accanto al suo divin Figlio, per ottenere a noi unafruttuosa celebrazione dei santi misteri. Ella è lamediatrice della grazia, che riceve continuamen-te dalle mani del suo Figlio, unico mediatore pres-so il Padre. Per questo la liturgia romana non ces-sa d’invocare la Madonna, soprattutto conl’antifona f inale con cui conclude, sia il divin Sa-crif icio quotidiano, sia il giorno liturgico(compieta). Conviene, quindi, non dimenticare diinvocare l’intercessione della Madre, proprio nelmomento più impegnativo della nostra conversio-ne: la Quaresima. Tra le meravigliose antifonemariane consegnateci dalla tradizione, l’AlmaRedemptoris Mater eccelle per genialità poetica e

Page 7: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

7

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n. 1

mistica. Nella libertà di scelta, consentita dalle vi-genti leggi liturgiche, si propone proprio questaantifona alla conclusione dalla Statio quaresimale.Infatti il testo è quanto mai adatto a richiamare ilmistero del tempo che il popolo cristiano sta cele-brando. Si dice infatti: «Soccorri il tuo popolo checade e anela a risorgere». Nella Quaresima si ma-nifesta più che mai questo assillo del popolo di Dio,che pur cadendo, continuamente vuole risorgere.Qui si descrive il mistero del peccato e quello dellapenitenza, che tende ad una continua ripresa spi-rituale. L’anelito alla risurrezione è l’espressione piùconsona per esprimere la dinamica spirituale dellaQuaresima, che ci fa’ passare dal peccato alla gra-zia, dalla fragilità al vigore soprannaturale, dallamorte alla vita in Cristo crocif isso e risorto per noi.Maria è lì con la mano tesa e lo sguardo rassicu-rante, che ci avvolge col suo manto materno nelmomento stesso che stiamo per cadere e, con lasua mediazione di grazia, ci risolleva e conforta nelfaticoso cammino verso il «santo monte della Pa-squa».

L’antifona inoltre ci richiama al quel grande miste-ro, che normalmente è celebrato proprio nel cuoredella Quaresima: l’Annunciazione del Signore e lasua mirabile Incarnazione nel grem-bo purissimo di Maria. La solennitàdel 25 marzo squarcia il velo della pe-nitenza e fa irrompere nella Chiesa unanticipo della gloria della Pasqua. Eb-bene proprio tale mistero, inizio dellanostra Redenzione viene descritto conuna genialità teologica singolare quan-do nell’antifona si canta: «Tu che ac-cogliendo il saluto dell’angelo, nellostupore di tutto il creato, hai genera-to il tuo Creatore». Inf ine l’invocazio-ne conclusiva: «Madre sempre vergi-ne, prega per noi peccatori», ripren-de di nuovo il tema penitenziale e,dopo la contemplazione della gloriadell’Incarnazione, ci ricorda il nostrostato di peccatori, che sotto lo sguar-do della Madre riprendono con lenail loro cammino verso la Pasquasalvif ica.

NB. 1. Il rito della Statio risponde almonito del Concilio Vaticano II cherecita: « Si promuova la sacra cele-brazione della parola di Dio [...] in al-cune ferie dell’Avvento e della Qua-resima [...] soprattutto nei luoghi dovemanca il sacerdote: nel qual caso di-riga la celebrazione un diacono o al-tra persona delegata dal vescovo» (SC35).

2. Per questioni di spazio si pro-pone un solo schema di Statio e una

forma alquanto ridotta della litania dei Santi.

3. Alcune parti del rito sono in latino per ob-bedire al monito conciliare che chiede al popolodi saper cantare in tale lingua le parti più elemen-tari dei sacri riti (cfr. SC 54).

--------------------------1 Cfr. RIGHETTI, Storia liturgica , vol. II, pp. 146-152.2 Cfr. Missale Romanum (MR), Editio typica tertia, 2002:Tempus quadragesimae.3 Cfr. Caeremoniale Episcoporum (CE), Editio typica,1984:nn. 260-262; Paschalis sollemnitatis (PS), 1988: n. 16.4 Cfr. RICA (CEI, 1978), nn. 200-202.5 Cfr. RICA (CEI, 1978), nn. 93-183ss.-188ss.6 Cfr. Caeremoniale Episcoporum (CE), Editio typica,1984:n. 1174.7 Cfr. DI MAIO, R., Il libro del Vangelo nei Concili ecumenici,Biblioteca Apostolica Vaticana, 1963, p.10.8 Cfr. Off icium Majoris hebdomadae, feria V in Coena Do-mini – feria VI in Parasceve - Sabbato sancto, adMatutinum, in I Nocturno.9 Cfr. RICA (CEI, 1978), nn. 109-118.10 Cfr. RICA (CEI, 1978), nn. 154-180.11 Cfr. RIGHETTI, Storia liturgica, vol. II, p. 160

Page 8: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

8

n. 1- 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

RITO DELLA STATIO QUARESIMALEA cura della Redazione

PREMESSE

L’antica tradizione aposto-lica, che assegna al merco-ledì e al venerdì un’actio li-turgica con caratterepenitenziale, dopo il gran-dioso sviluppo nelle Sta-tiones quaresimali romanedell’epoca classica, giunsef ino a noi nei pii esercizi delpopolo cristiano: il «Quare-simale» del mercoledì e la«Via crucis» del venerdì.Anche la norma vigentedell’astinenza dalle carni haconservato la prassi, pur al-quanto ridotta, dell’anticorigore della disciplina peni-tenziale della Chiesa.

Il rito della Statio, celebra-to nei mercoledì di Quare-sima, compone insieme glielementi essenziali desuntidalla migliore tradizionestazionale romana e offre alpopolo cristiano una celebrazione di qualità.

I. I SIMBOLI TIPICI

La celebrazione della Statio quaresimale prevedealcuni simboli tipici relativi alla sua natura di«celebrazione penitenziale» e di «liturgia dellaParola».

La croce penitenziale

Nella chiesa o nel luogo di colletta si prepara lacroce penitenziale con la quale il sacerdote apre laprocessione. Giunti poi nella chiesa di stazione, lacroce viene posta sul suo ceppo dal quale«presiede» l’assemblea liturgica nel tempo diQuaresima e riceve la venerazione dei fedeli. Inoltreguida le successive processioni stazionali e il pioesercizio della Via crucis.

L’Evangeliario aperto

Prima della celebrazione,nella chiesa di stazione, sicolloca sulla mensa dell’al-tare l’Evangeliario, apertosul trono con ai lati duecandelabri con i ceri acce-si: é il simbolo di CristoMaestro. Tale segno «pre-siede» l’assemblea liturgicae manifesta la natura tipicadel rito stazionale che siincentra sulla proclamazio-ne della Parola di Dio. Por-tato con solennità all’am-bone per il canto del van-gelo viene poi ricollocatosul suo trono f ino al termi-ne della celebrazione.

Flectamus genua

Stare in ginocchio è il segnopenitenziale della Chiesa,che si prostra, umile, perinvocare misericordia e per-dono: è il gesto tipico diquesto tempo sacro. Duran-

te la Statio tutti si inginocchiano al termine dellaprocessione per concludere le litanie dei Santi e,soprattutto, al canto del «Miserere», vertice dellaStatio.

II. IL RITO E LE SUE PARTIIl rito è composto di quattro parti:

1. La processione penitenziale col canto del-le Litanie dei Santi esprime un aspetto caratteri-stico della Quaresima: quello di un «cammino ver-so la Pasqua», secondol’espressionedel Marti-rologio Romano (mercol. delle Ceneri) : Ecco il tem-po adatto per la salita al monte santo della Pasqua.La processione parte da una chiesa succursale op-pure dall’atrio della chiesa stessa o da un altro luo-go idoneo. La croce penitenziale precedesempre la processione liturgica e il canto delle lita-

Page 9: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

9

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n. 1

nie dei Santi invoca l’intercessione dell’assembleagloriosa del cielo.

2. La liturgia della Parola è simbolicamente«presieduta» dall’«Evangeliario» aperto edesposto sul trono. E’ introdotta da un breve invitobiblico, che polarizza l’attenzione alla P a r o l a ,che sta per essere proclamata. Al versetto, ispiratoalle parole del profeta Samuele: «Parla, Signo-re», l’assemblea si dispone all’ascolto rispondendo:«Che il tuo servo ti ascolta» (cfr.1 Sam 3, 9).

Il lezionario è in relazione ai grandi temi della litur-gia quaresimale: la conversione e la penitenza (1°mercoledì), l’ascolto (2° mercoledì), le tematiche bat-tesimali connesse alle tre Consegnecatecumenali: Credo, Pater, Beatitudi-ni (3° 4° e 5° mercoledì).

L’omelia espone in modo organico itemi desunti dal lezionario e rinnovaquella grande predicazione quare-simale che fu vanto nei secoli.

Caratteristico è il responsorio dopol’omelia, che intreccia alle note paroledi san Paolo (2 Cor 5, 20; 6, 1-2) gliesempi evangelici di due signif icativeconversioni: quella del «Figliol prodi-go» (Lc 15, 18) e quella di Zaccheo (Lc19, 8).

3. Il canto del «Miserere» (salmo50) è un’attestazione pubblica di pe-nitenza, espressa da una c o r a l eprostrazione di tutto il popolo che,mosso dalla grazia, risponde all’annun-zio della Parola di Dio. Il salmo, intro-dotto da un richiamo biblico (At 2, 37;3,19), evidenzia che il f rutto di unascolto umile e sincero della Parola diDio produce la contrizione del cuoree la conversione al Signore. Tale ef-fetto si rinnova ogni volta che nellaChiesa è proclamato il santo Vangelo,soprattutto nel tempo sacro della Qua-resima, «sacramento della nostraconversione».

4. L’«esorcismo», nel contesto deiriti di congedo, invoca dal Signore laliberazione dal Maligno, che insidia ilcammino spirituale del popolo di Dio.Il rito prevede: un passo biblico, in re-lazione al combattimento spiritualedel cristiano; un breve responsorio;una prece a carattere esorcistico toltadal rito degli Esorcismi n. 59 (cfr. an-che RICA n.79). Il sacerdote poiimparte la benedizione col formula-rio proprio della Quaresima e dà il

congedo con un protocollo singolare, che già invitai fedeli alla successiva Statio.

L’antifona Alma Redemptoris Mater conclu-de la Statio. Con espressioni singolari l’antifonadescrive la situazione spirituale del popolo cristia-no, che, più che mai, in questo tempo sacro,«anela a risorgere». Inoltre la Chiesa, pervasa nellacontemplazione del mistero dell’Incarnazione, chesi celebra in questo stesso tempo (25 marzo) - «Tuche accogliendo il saluto dell’angelo nello stuporedi tutto il creato hai generato il tuo Creatore» -, con-clude l’antifona con un’accorata invocazione: «Pie-tà di noi peccatori».

Page 10: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

10

n.1 - 20178 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

RITI INIZIALI

L’assemblea si raduna nel luogo stabilito. Qui è pre-parata la croce penitenziale. Il sacerdote, rivestitocol piviale violaceo e accompagnato dai ministri(non si porta la croce astile), si reca sul posto,mentre il coro canta:

Attende, Domine, et miserere,quia peccavimus tibi.Attende, Domine, et miserere,quia peccavimus tibi.

Ad te, Rex summe, omnium Redemptor,oculos nostros sublevamus flentes:exaudi, Christe, supplicantum preces.

Attende, Domine, et miserere,quia peccavimus tibi.Attende, Domine, et miserere,quia peccavimus tibi.

Il sacerdote introduce col segno della croce e ilsaluto liturgico:

Nel nome del Padree del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.

Il Signore sia con voi.E con il tuo spirito.

Rivolge questa monizione:

Fratelli,ecco i giorni della penitenzaper la remissione dei peccatie la salvezza delle anime.Ecco il tempo adatto per la salitaal monte santo della Pasqua.

(Dal Martirologio delle ceneri)

Canta l’orazione:

Preghiamo (dalla Lit. delle Ceneri)

Accompagna con la tua benevolenza, Padremisericordioso, i passi del nostro camminopenitenziale, per affrontare vittoriosamente conle armi della penitenza il combattimentoc o n t r olo spirito del male e giungere alla Pasqua nella gioiadello Spirito. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Il diacono proclama il Vangelo: Mc 8 , 34-38

Il Signore sia con voi.E con il tuo spirito.

Dal vangelo secondo Marco.Gloria a te, o Signore!

In quel tempo Gesù, convocata la folla insieme aisuoi discepoli, disse loro: « Se qualcuno v u o lvenire dietro di me rinneghi se stesso, prenda lasua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare lapropria vita, la perderà; ma chi perderà la propriavita per causa mia e del vangelo, la salverà ».Parola del Signore.Lode a te, o Cristo!

Il sacerdote, davanti alla croce penitenziale con lemani giunte, canta o proclama:

Ecco la croce del Signore!E’ stoltezza per quelli che vanno in perdizione,è potenza di Dio per quelli che si salvano.Gloria a te, vessillo di salvezza! (cfr. 1Cor 1,18)

Poi il cantore intona il Kyrie eleison.

Kyrie, eleison. Kyrie, eleisonChriste, eleison. Christe, eleisonKyrie, eleison. Kyrie, eleison

Pater de caelis, Deus, miserere nobisFili, Redemptor mundi, Deus, miserere nobisSpiritus Sancte, Deus, miserere nobisSancta Trinitas, unus Deus, miserere nobis

PROCESSIONE PENITENZIALE

Il sacerdote riceve dal diacono la croce penitenziale,la bacia e, incedendo davanti a tutti, guida laprocessione dal luogo di colletta f ino alla chiesa distazione. Seguono i ministri e il popolo. Durante laprocessione si cantano le litanie dei Santi, chedovranno coprire l’intero percorso. Il suono dellacampana maggiore saluta l’arrivo della processionee il suo ingresso nella chiesa stazionale.

Santa Maria Madre di Dio prega per noiVoi tutti santi Angeli di Dio pregate per noiCoro universale dei Giusti pregate per noiSan Giuseppe prega per noiSan Giovanni Battista prega per noiSanti Pietro e Paolo pregate per noiVoi tutti santi Apostoli ed Evangelisti pregate per noiVoi tutti santi Discepoli del Signore

pregate per noiVoi tutti santi Martiri. pregate per noiVoi tutte sante Vergini pregate per noiVoi tutti Santi e Sante di Dio pregate per noi

Giunti in presbiterio, il sacerdote bacia la croce e laconsegna al diacono o all’accolito, che la pone sulsuo ceppo. Poi i ministri e tutta l’assemblea siinginocchiano ai piedi dell’altare f ino al terminedelle litanie.

Page 11: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

11

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n.1

Nella tua misericordia salvaci, SignoreDa ogni male salvaci, SignoreDa ogni peccato salvaci, SignoreDall’odio e dalla violenza salvaci, SignoreDalla malvagità e dall’ingiustizia salvaci, SignoreDalla morte eterna salvaci, Signore

Perdona le nostre colpe ascoltaci, SignoreGuidaci a vera conversione ascoltaci, SignoreBenedici questo popolo a te consacrato

ascoltaci, SignoreInnalza i nostri cuori al desiderio del cielo

ascoltaci, Signore

Conclusione

Christe, audi nos. Christe, audi nosChriste, exaudi nos. Christe, exaudi nos

Tutti si alzano e il sacerdote canta o pronunzia l’ora-zione.

O Dio,che non vuoi la morte,ma la conversione dei peccatori,fa’ che l’esercizio della penitenza quaresimaleci ottenga il perdono dei peccatie una vita rinnovata a immagine del Signore risorto.Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen. (dalla Lit. delle Ceneri)

LITURGIA DELLA PAROLA

Il sacerdote con i ministri si reca alla sede. Il diaco-no o il cantore o il lettore, all’ambone, proclama ocanta l’invito all’ascolto della Parola di Dio:

Dice il Signore:Ascoltate la mia voce!Allora io sarò il vostro Dioe voi sarete il mio popolo;e camminate sempresulla strada che vi prescriverò,perché siate felici. Ger 7, 23

Canta il versetto:

Parla, Signore.

Tutti rispondono:

Che il tuo servo ti ascolta. 1 Sam 3, 9

SEDUTI

Il lettore si reca all’ambone per la prima lettura.

Dal libro del profeta Giona. Gio 3, 1-10

In quel tempo, fu rivolta a Giona la parola del Si-gnore: “Alzati, và a Ninive la grande città e annun-zia loro quanto ti dirò”. Giona si alzò e andò a Ninivesecondo la parola del Signore. Ninive era una cittàmolto grande, di tre giornate di cammino. Gionacominciò a percorrere la città, per un giorno di cam-mino e predicava: “Ancora quaranta giorni e Ninivesarà distrutta”. I cittadini di Ninive credettero a Dioe bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal piùgrande al più piccolo. Giunta la notizia f ino al re diNinive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, sicoprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere. Poi fuproclamato in Ninive questo decreto, per ordine delre e dei suoi grandi: “Uomini e animali, grandi epiccoli, non gustino nulla, non pascolino, non be-vano acqua. Uomini e bestie si coprano di sacco esi invochi Dio con tutte le forze; ognuno si conver-ta dalla sua condotta malvagia e dalla violenza cheè nelle sue mani. Chi sa che Dio non cambi, si im-pietosisca, deponga il suo ardente sdegno sì chenoi non moriamo?”. Dio vide le loro opere, che cioèsi erano convertiti dalla loro condotta malvagia, eDio si impietosì riguardo al male che aveva minac-ciato di fare loro e non lo fece.

Il lettore o il cantore acclama: Verbum Domini.Tutti rispondono: Deo gratias.

Il cantore propone: Sl 129

Chi salirà la montagna del Signore?Chi ha mani innocenti e cuore puro.

Tutti ripetono:

Chi salirà la montagna del Signore?Chi ha mani innocenti e cuore puro.

Dal profondo a te grido, o Signore;Signore, ascolta la mia voce.Siano i tuoi orecchi attentialla voce della mia preghiera.

Chi salirà la montagna del Signore?Chi ha mani innocenti e cuore puro.

Se consideri le colpe, Signore,Signore, chi potrà sussistere?Ma presso di te è il perdono:e avremo il tuo timore.

Chi salirà la montagna del Signore?Chi ha mani innocenti e cuore puro.

Io spero nel Signore,

Page 12: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

12

n.1 - 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

l’anima mia spera nella sua parola.L’anima mia attende il Signorepiù che le sentinelle l’aurora.

Chi salirà la montagna del Signore?Chi ha mani innocenti e cuore puro.

Israele attenda il Signore,perché presso il Signore è la misericordiae grande presso di lui la redenzione.Egli redimerà Israele da tutte le sue colpe.

Chi salirà la montagna del Signore?Chi ha mani innocenti e cuore puro.

Il lettore si reca all’ambone per la seconda lettura.1 Cor 9, 24 - 27

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi.

Fratelli, non sapete che nelle corse allo stadio tutticorrono, ma uno solo conquista il premio? Correteanche voi in modo da conquistarlo! Però ogniatleta è temperante in tutto; essi lo fanno perottenere una corona corruttibile, noi invece unaincorruttibile. Io dunque corro, ma non come chiè senza mèta; faccio il pugilato, ma non come chibatte l’aria, anzi tratto duramente il mio corpo elo trascino in schiavitù perché non succeda chedopo avere predicato agli altri, venga io stessosqualif icato.

Il lettore o il cantore acclama: Verbum DominiTutti rispondono: Deo gratias

IN PIEDI

Il diacono, ricevuta la benedizione, togliel’Evangeliario dal suo trono e accompagnato dagliaccoliti che recano il turibolo e i due candelabricon i ceri accesi, si reca all’ambone per laproclamazione evangelica. Intanto si canta:

Laus tibi, Christe, Rex aeternae gloriae!Laus tibi, Christe, Rex aeternae gloriae!

Non di solo pane vive l’uomo,ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio.

Mt 4,4

Laus tibi, Christe, Rex aeternae gloriae!

Il diacono canta o proclama il Vangelo: Lc 11, 29-32

Dominus vobiscum.Et cum spiritu tuo.

Lectio sancti Evangelii secondum Lucam.Gloria tibi, Domine!

In quel tempo Gesù disse: «Questa generazione èuna generazione malvagia; essa cerca un segno,ma non le sarà dato nessun segno fuorché il segnodi Giona. Poiché come Giona fu un segno per quellidi Nìnive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà perquesta generazione. La regina del sud sorgerà nelgiudizio insieme con gli uomini di questagenerazione e li condannerà; perché essa vennedalle estremità della terra per ascoltare la sapienzadi Salomone. Ed ecco, ben più di Salomone c’è qui.Quelli di Nìnive sorgeranno nel giudizio insiemecon questa generazione e la condanneranno;perché essi alla predicazione di Giona siconvertirono. Ed ecco, ben più di Giona c’è qui.

Il diacono acclama: Verbum Domini.Tutti rispondono: Laus tibi Christe!

Il diacono riporta l’Evangeliario sul suo trono,mentre si ripete l’acclamazione:

Laus tibi, Christe, Rex aeternae gloriae!

Poi il sacerdote tiene l’omelia.

RESPONSORIO

Dopo il silenzio meditativo, si canta il Responsorio:

Vi supplichiamo in nome di Cristo:lasciatevi riconciliare con Dio,ecco ora il momento favorevole,ecco ora il tempo della salvezza!

2 Cor 5, 20; 6, 1-2

Vi esortiamo a non accogliere invanola grazia di Dio.

lasciatevi riconciliare con Dio.

Mi leverò e andrò da mio Padree gli dirò: Padre, ho peccato. Lc 15, 18

ecco ora il momento favorevole

Signore, io do la metà dei miei beni ai poveri;e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro voltetanto. Lc 19, 8

ecco ora il tempo della salvezza!

Vi supplichiamo in nome di Cristo:lasciatevi riconciliare con Dio,ecco ora il momento favorevole,ecco ora il tempo della salvezza!

Page 13: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

13

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n.1

« MISERERE » Salmo 50

Il sacerdote con i ministri si reca ai piedi dell’altare.Il diacono o il cantore o il lettore, all’ambone, cantao proclama il seguente invito biblico:

All’udire l’annunzio della Parola di Diole folle si sentirono traf iggere il cuoree dissero a Pietro e agli altri apostoli:« Che cosa dobbiamo fare, fratelli? ».E Pietro disse: « Pentitevi dunque e cambiatevita, perché siano cancellati i vostri peccati ».

At 2, 37; 3,19

Tutti si mettono IN GINOCCHIO e il coro, alternatocol popolo, canta il Miserere:

Pietà di me, o Dio,secondo la tua misericordia;nel tuo grande amorecancella il mio peccato.

Lavami da tutte le mie colpe,mondami dal mio peccato.Riconosco la mia colpa,il mio peccato mi sta sempre dinanzi.

Contro di te, contro te solo ho peccato,quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto;perciò sei giusto quando parli,retto nel tuo giudizio.

Ecco, nella colpa sono stato generato,nel peccato mi ha concepito mia madre.Ma tu vuoi la sincerità del cuoree nell’intimo m’insegni la sapienza.

Purif icami con issopo e sarò mondo;lavami e sarò più bianco della neve.Fammi sentire gioia e letizia,esulteranno le ossa che hai spezzato.

Distogli lo sguardo dai miei peccati,cancella tutte le mie colpe.Crea in me, o Dio, un cuore puro,rinnova in me uno spirito saldo.

Non respingermi dalla tua presenzae non privarmi del tuo santo spirito.Rendimi la gioia di essere salvato,sostieni in me un animo generoso.

Insegnerò agli erranti le tue viee i peccatori a te ritorneranno.Liberami dal sangue, Dio, Dio mia salvezza,la mia lingua esalterà la tua giustizia.

Signore, apri le mie labbrae la mia bocca proclami la tua lode;poiché non gradisci il sacrif icioe, se offro olocausti, non li accetti.

Uno spirito contritoè sacrificio a Dio,un cuore affranto e umiliato,tu, o Dio, non disprezzi.

Nel tuo amore fa grazia a Sion,rialza le mura di Gerusalemme.Allora gradirai i sacrif ici prescritti, +l’olocausto e l’intera oblazione,allora immoleranno vittime sopra il tuo altare.

Gloria al Padre e al Figlioe allo Spirito Santo.

Come era nel principio e ora e semprenei secoli dei secoli. Amen.

Il sacerdote si alza da solo e canta o pronunzial’orazione:

O Dio, che hai pietà di chi si pentee doni la tua pace a chi si converte,accogli con paterna bontàla preghiera del tuo popoloe benedici questi tuoi f igli,perché, attraverso l’itinerario spiritualedella Quaresima,giungano completamente rinnovatia celebrare la Pasqua del tuo Figlio,il Cristo nostro Signore.Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Amen (dalla Lit. delle Ceneri)

Tutti si alzano e il sacerdote con i ministri si recaalla sede.

RITI DI CONGEDO

PREGHIERA DI «ESORCISMO»

Quando il sacerdote con i ministri è ritornato allasede, il diacono o il cantore o il lettore, all’ambone,canta o proclama:

Gc 1, 12Beato l’uomo che sopporta la tentazione, perché unavolta superata la prova riceverà la corona della vitache il Signore ha promesso a quelli che lo amano.

Il coro canta il responsorio:

Come la pupilla dell’occhio custodiscimi, o Dio.*- Difendimi all’ombra delle tue ali. Sal 17,8

Non riceve la corona

se non chi ha lottato secondo le regole. 2Tm 2,5

- Difendimi all’ombra delle tue ali.

Page 14: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

14

n.1 - 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

Il sacerdote, con le braccia stese sul popolo,canta o proclama.

Allontana, Signore,col Soff io della tua bocca lo spirito del male,difendi e custodisci la tua Chiesa,e comanda agli spiriti maligni di andarsene,perché il tuo Regno è in mezzo a noi.Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

(cfr.Rito esorcismi, n. 59)

BENEDIZIONE

Il Signore sia con voi.E con il tuo spirito.

Tutti chinano il capo e il sacerdote, con le manistese sul popolo, canta o proclama:

(Cfr. MR, benedizione quaresimale)

Dio Padre misericordiosoconceda a tutti voi come al f igliol prodigola gioia del ritorno nella sua casa. Amen.

Cristo, modello di preghiera e di vita,vi guidi nel cammino della Quaresimaall’autentica conversione del cuore. Amen.

Lo Spirito di sapienza e di fortezzavi sostenga nella lotta contro il maligno,perché possiate celebrare con Cristola vittoria pasquale. Amen.

E la benedizione di Dio onnipotente,Padre + e Figlio e Spirito Santo,discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.Amen.

Imparte la benedizione:

E la benedizione di Dio onnipotente,Padre + e Figlio e Spirito Santo,discenda su di voi, e con voi rimanga sempre.Amen.

Poi il diacono congeda il popolo:

Il Signore vi aspetta per farvi grazia.Beati coloro che sperano in lui!

(Cfr. Is 30, 18)

Il coro e l’assemblea cantano l’antifona mariana:

Alma Redemptoris Mater,quae pervia caeli porta manens,et stella maris, succurre cadenti,surgere qui curat, populo:tu quae genuisti, natura mirante,tuum sanctum Genitorem.Virgo prius ac posteriusGabrielis ab ore sumens illud Ave,peccatorum miserere.

I ministri si ritirano e l’assemblea si scioglie insilenzio.

Page 15: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

15

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n.1

Le domande dei lettoriA cura della Redazione

1. Cos’è la croce penitenziale? Abbiamo biso-gno di capire il significato di questa croce ecomprendere meglio il motivo del suo usonella liturgia.

Nella tradizione liturgica e nelle espressioni dellapietà popolare si possono individuare tre forme dicroce usate in ambiti ecclesiali diversi e con carat-teristiche peculiari, pur complementari l’una all’al-tra: la croce gemmata, il crocif isso, la crocepenitenziale.

1. La croce gemmata. Le prime rappresentazionidella croce insorgono quando il terribile suppliziosi stempera nella società ormai cristiana e la crocedel Signore è contemplata come il vessillo della vit-toria, segno di risurrezione e di vita, annunzio del-la Sua gloriosa e ultima venuta, quando il Cristoapparirà sulle nubi del cielo col vessillo della santacroce: Hoc signum Crucis erit in caelo, cumDominus ad iudicandum venerit1. Le basilichepaleocristiane ne danno una splendida testimo-nianza: la croce è rappresentata, preziosa e possente,nel centro dorato dei mosaici absidali o nell’aureonimbo dell’arco trionfale (si ricordi, ad esempio, ilcatino absidale di san Giovanni in Laterano o diSan Clemente). Da questo solenne esordio scaturi-scono le preziose croci liturgiche portate nelle pro-cessioni ed erette sugli altari. Si tratta della «croceastile» e della «croce d’altare», che nell’intero arcodella storia, a partire da quel luminoso inizio, sonocaratterizzate dalla preziosità dei materiali, dallagenialità delle nobili forme, dai mirabili simbolibiblici e teologici e dalla potente attrattiva di unvessillo di marcia per il popolo cristiano e polo diorientamento della preghiera della Chiesa. Su que-sto tipo di croce il Cristo non è direttamente raff i-gurato, ma è implicito nella maestà del simbolo,che si impone sovrano. In alcune croci tuttavia com-pare ben presto il Crocif isso, ma rivestito delle sueinsegne regali o comunque in atto di esercizio del-la sua «signoria» divina, secondo la bella espres-sione del Vexilla regis prodeunt («Avanzano i ves-silli del Re»). E’ questa la croce propriamente litur-gica, che accanto all’Evangeliario prezioso, costitu-isce il vertice dell’arredo sacro dell’antica liturgiaromana. Di fronte ai modelli ancora insuperati diqueste croci veramente preziose, monumentali nel-la loro dimensione, nobilissime in quanto ad arte emirabili per la loro composizione simbolica, ancoroggi noi restiamo estasiati rilevando quanto siadebole il tono teologico e spirituale dei nostri arre-di sacri, spesso mediocri e seriali. Quando croci dicotanto spessore presiedono dall’altare il divin Sa-crif icio o incedono in testa alle solenni processioniliturgiche lo stupore sacro pervade l’anima e nel

cuore sorge irresistibile la santa f ierezza della no-stra fede, secondo le parole di san Giovanni: «Que-sta è la vittoria che ha sconf itto il mondo: la nostrafede» (1Gv5,4). Una tale croce d’altare sembra direa tutti noi: Stat crux dum volvitur orbis («Sta saldala croce nel tumulto del mondo») e il nostro sguar-do supplice sembra rispondere: O crux, ave, spesunica! («Ave, o croce, unica speranza! »). Gli anti-chi inni liturgici, infatti, traducono in termini let-terari e poetici quei concetti teologici, che infor-mano l’arte degli arredi liturgici.

2. Il crocif isso. Agli inizi del secondo millennio lapietà popolare, guidata dal carisma di grandi Santi(es. San Francesco d’Assisi), ama meditare con sen-timenti di affetto e di pietà sulla Passione del Si-gnore, indugiando sui dolori della sua crocif issio-ne e contemplando nella raff igurazione del Cristoin croce gli spasimi indicibili da lui subiti. Il pioesercizio della Via crucis e quello delle Cinque pia-ghe esprimono questa spiccata sensibilità versol’umanità del Signore. Il presepio e il crocif isso sonol’espressione plastica di questo vasto e importantemovimento spirituale che, attento all’umanità delSalvatore, ha suscitato indubbiamente tanti fruttidi santità nella Chiesa ed ha contribuito ad un le-gittimo e prezioso sviluppo teologico insieme alconseguente riflesso nella stessa liturgia. Parti im-portanti dei riti liturgici e della pietà popolare, re-lativi alla settimana santa, devono a questa nuovaprospettiva il motivo della loro insorgenza. Il croci-f isso tuttavia non sostituisce la croce preziosa, clas-sica ed antica, che continua la sua funzione litur-gica, sia sull’altare, sia in testa alle processioni, ma

Page 16: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

16

n. 1- 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

sale invece sui pulpiti per ispirare la predicazionepopolare, che attirava grandi folle. Il crocif isso, is-sato nella mano lignea che lo regge, sembra annun-ziare al popolo: «Noi predichiamo Cristo crocif isso,scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani». (1Cor1,23). Il crocif isso quindi non nasce propriamentedalla liturgia, ma nel contesto dei pii esercizi delpopolo cristiano. Per questo la sua localizzazionetrova spazio, non tanto presso iluoghi celebrativi, ma nelle cap-pelle laterali della chiesa, dove lagrandiosità della sua realizzazio-ne plastica ha maggior spazio e,soprattutto, in luoghi vicini aifedeli, che vi accorrono per con-templare le sante piaghe, vedereil suo amabile volto e conversa-re con Lui, unico conforto delleloro anime. Essi devono poterlotoccare, baciare e venerare conceri e doni votivi. Lungi dal rite-nere una tale prassi illegittima,ma ammirati dalla bellezza com-movente di tante meravigliosesacre rappresentazioni, lodiamoil Signore per le tante grazie, cheda innumerevoli santuari, notied umili, hanno irrorato la vitadella Chiesa, suscitando operemirabili di ogni genere e testi-moni eroici della santità cristia-na. E’ questo tipo di croce cheteniamo con venerazione nellenostre case ed esponiamo confede nei capitelli delle nostrecontrade. La croce gemmata eil crocif isso medioevale interpre-tano i due grandi ambiti dellaspiritualità cristiana: la liturgiae i pii esercizi. Essi sono ambitidistinti e ben conf igurati, ma non separati, anzi co-stituiscono i «due polmoni» della santità cristianaperché, pur in subordine alla liturgia culmen et fons,sgorgano dall’unica sorgente: il Cristo nella poten-za dello Spirito Santo.

3. La croce penitenziale. E’ nota a tutti la Via crucische, il venerdì santo, il Sommo Pontef ice guidapresso il Colosseo in Roma. Ebbene, lì si vede ilmodello e l’uso della croce penitenziale. Una crocedi legno, semplice, priva di decorazioni, senza ilcrocif isso, possibilmente leggera per essere sorret-ta dal Papa stesso, che sosta ad ogni stazione (al-meno in quelle f inali). Questa tipologia la si riscon-tra frequentemente nei pellegrinaggi quando moltifedeli, in un clima di penitenza, raggiungono il san-tuario o la basilica o il monte santo verso cui sonodiretti. Anche nelle opere dell’arte sacra non è raroveder raff igurata questa croce portata da monaci osacerdoti, scalzi e incappucciati, in importanti equalche volta drammatiche processioni a forte ca-rattere penitenziale e impetratorio. Anche in que-

sto caso è evidente l’ambiente di provenienza, ossiadalla pietà popolare, tuttavia non è da escludere unintelligente uso liturgico. In particolare è importanterilevare il signif icato della croce penitenziale in baseal quale si delinea il suo specif ico uso nel culto. L’au-sterità di una croce disadorna ed essenziale richia-ma eff icacemente l’ascesi al contempo interioredell’anima ed esteriore del corpo. Già da questo si

può comprendere quale sia iltempo liturgico che più le siadatta: la Quaresima e i gior-ni della Passione del Signo-re. Inoltre tale croce è privadel Cristo crocif isso, e que-sto non a caso, infatti l’impie-go di essa nelle sacre rappre-sentazioni, quali ad esempiola Via crucis, esprime meglioil fatto evangelico del Cristoche percorre la via dolorosaportando la croce. Non a casola croce è portata dal sacer-dote, che tiene il ruolo del Si-gnore. Al contempo la crocevuota sembra ribadire le pa-role di san Paolo: « Se mo-riamo con lui, vivremo anchecon lui; se con lui perseveria-mo, con lui anche regneremo» (2Tm2,11-12). Più che mainel tempo sacro della Quare-sima ogni fedele è personal-mente interpellato ad esserecrocif isso con Cristo per poirisorgere con lui. La croce diCristo diventa, anche simbo-licamente, la croce di ciascunfedele, secondo il monitoevangelico: «Chi non porta lapropria croce e non viene

dietro di me, non può essere mio discepolo» (Lc14,27). In questo orizzonte storico e simbolico si puòintendere con più precisione l’uso della crocepenitenziale nelle celebrazioni stazionali della Qua-resima. Essa in tal modo precede le processionipenitenziali, guida il pio esercizio della Via crucise, posta sul suo ceppo in una posizione centrale dellachiesa, orienta e ispira l’intero arco del tempo qua-resimale.

2. Perché non unire la Statio con la Messa delgiorno?

Occorre riconoscere che la celebrazione più matu-ra della Statio romana classica prevedeva la cele-brazione solenne del Sacrif icio eucaristico, presie-duto dal Papa o nelle diocesi dal vescovo locale. Nona caso, infatti, ancor oggi si parla di Messa «stazio-nale», per indicare in genere la Messa solenne delVescovo circondato dal clero e dal popolo nelle gran-

Page 17: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

17

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 2018 - n.1

Rinnova la tua adesione

e regala un abbonamento a

LITURGIA “CULMEN ET FONS”

4 numeri annui: abbonamento ordinario 15.00

euro - sostenitore 20 euro sul

CONTO CORRENTE POSTALEn. 9 2 0 5 3 0 3 2

IBAN: IT23 B076 0101 8000 0009 2053 032

intestato ad Associazione Culturale Amici

della Liturgia via Stoppani, 3 - Rovereto -

38068 (Trento); causale: abbonamento.

di solennità liturgiche. Tale Messa in precedenza eradetta «pontif icale». Anche le Statio feriali dellaQuaresima, nei secoli del loro maggior sviluppo, pre-vedevano certamente la Messa. Nell’epoca più anti-ca, tuttavia, le Statio quaresimali quotidiane, fortidel loro carattere penitenziale, concludevano la pro-cessione semplicemente con un servizio eucologicodi ascolto della Parola di Dio2. Erano, insomma, ciòche oggi si identif ica come una «liturgia della Paro-la» a sé stante.

In realtà ormai da secoli la Chiesa ha recepito laMessa quotidiana come centro del giorno liturgico:ogni giorno, infatti, si celebra l’Eucaristia con l’uni-ca eccezione dei due primi giorni del Triduo pasqua-le (venerdì e sabato santo). Un simile sviluppo hagradualmente portato alla creazione di un itinera-rio eucaristico feriale permanente, che, soprattuttonei tempi forti, offre un ricco lezionario feriale e l’op-portunità di una predicazione specif ica in ogni gior-no dell’anno. In antico non era così, infatti le Messeferiali iniziarono la loro diffusione proprio a partiredal sistema stazionale della Quaresima, f ino a inte-ressare gradualmente tutti i giorni dell’anno liturgi-co. In questa prospettiva non si comprende appienoil motivo per cui la Statio possa essere senza la Mes-sa, soprattutto in relazione al fatto che due incontriliturgici giornalieri sembrerebbero eccessivi per ilpopolo. Si tende caso mai a giustif icare una sempli-ce liturgia della Parola soltanto lì dove manca il sa-cerdote.

E’ allora necessario mutare visuale e individuare al-tri motivi che consigliano una Statio quaresimale piùconsona alle sue origini primitive e che possa appor-tare a noi oggi un contributo di maggior caratteriz-zazione della Quaresima. Un limite della pastoraleliturgica attuale è quello di una totale riduzione dellaliturgia alla sola Messa, per cui i fedeli rischiano dinon conoscere altri tipi di azioni liturgiche, diversi

dalla Messa. Salvo il valore assoluto edinsostituibile del divin Sacrif icio quotidiano, chenon può mai venir meno, è anche necessario pro-porre dei riti di diversa natura, che conf igurano,con tradizioni proprie e richiami tipici, i vari tempisacri. Ed ecco che in tal modo la Statio del mer-coledì (come anche la Via crucis del venerdì) di-venta un’ offerta supplementare, che accanto allaMessa del giorno, crea un clima liturgico ben pre-ciso, che fa’ risaltare la Quaresima come tempodi maggior impegno e con una spiritualità suapropria, che non ricorre negli altri tempi sacri.Inoltre sia la maggior intensità e organicità dellapredicazione quaresimale, sia gli atti specif ici diun itinerario penitenziale singolare, richiedonooccasioni e riti supplementari, che ne traducanoeff icacemente gli intenti: ecco il valore e l’utilitàdelle Statio quaresimali, che possono essere an-che un doveroso richiamo ad un’assemblea piùvasta di quella ordinaria, che si raduna ogni gior-no per la Messa feriale. A questo punto si vedepiù chiaramente quanto sia opportuno un cam-bio di marcia e un’esperienza rituale diversa e piùricca, dove il moto processionale, il tempo piùprolungato e il metodo più organico dellapredicazione, e la corale prostrazione penitenzialedi tutto un popolo (Miserere) incidono con mag-gior vigore sul tessuto esistenziale del popolo diDio.

3. Come possiamo inginocchiarci se inchiesa hanno tolto gli inginocchiatoi?

Togliere dalla chiesa gli inginocchiatoi sarebbecome togliere le sedia in una sala da pranzo. In-fatti le altre pose corporali, previste dalla liturgia,quali star in piedi,star seduti e muoversi in cor-teo, sono comuni a qualunque altro raduno so-ciale. Soltanto lo stare in ginocchio è esclusivo etipico di un atto di culto, richiama quindi allapreghiera e alla relazione col Dio trascendente. Ilfedele che si inginocchia e ancor più un popoloche si inginocchia affermano la sacralità dell’azio-ne e del luogo dove si celebra. Togliere il segnovisibile e permanente della prostrazione, ossia gliinginocchiatoi, infligge un colpo mortale all’iden-tità e alla sacralità delle nostre chiese. Il fatto chesi voglia sostituire un tale gesto con lo stare in-chinati, in relazione all’uso liturgico degli orien-tali, non risolve il problema, perché, da un latonon fa parte della tradizione liturgica latina, cheha pieno diritto ad essere riconosciuta e rispetta-ta; dall’altro lato nelle sacre Scritture si parla inmodo esplicito ed inequivocabile dello stare inginocchio. Basterebbe pensare all’inno della let-tera agli Efesini: «Nel nome di Gesù ogni ginoc-chio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; eogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signo-re, a gloria di Dio Padre » (Fil 2,10-11). Oppurealle note parole di san Paolo: « Io piego le ginoc-chia davanti al Padre, dal quale ogni paternità neicieli e sulla terra prende nome» (Ef 3, 14). Il Si-

Page 18: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

18

n. 1 - 2018 - LITURGIA CULMEN ET FONSwww.liturgiaculmenetfons.it

gnore stesso si inginocchiò, soprattutto nel mo-mento supremo della sua passione, quando si pro-strò pure a terra in una intensa e drammatica ora-zione. Quante volte Pietro, gli apostoli e i miracolatidi ogni genere si prostrarono, stupiti e grati, da-vanti al Signore, che li aveva benef icati. Senza in-dugiare oltre in tali riferimenti biblici, bastino que-sti pochi accenni per giustif icare l’interrotta tradi-zione liturgica della Chiesa in tal senso. Inoltresarebbe indulgere ad un insano archeologismovoler giustif icare la rimozione degli inginocchiatoicol pretesto dell’assetto delle antiche basiliche odella posizione generalmente eretta dei fedeli du-rante le celebrazioni liturgiche di quei primi tem-pi. Infatti, la Chiesa, mossa dallo Spirito Santo, hacertamente accettato un coerente sviluppo dellacoscienza orante del popolo di Dio, che, nella suc-cessione dei secoli, volle esprimere con più eff ica-cia simbolica il senso dell’adorazione, coinvolgen-do maggiormente anche la gestualità corporea incorrispondenza ai moti interiori dell’anima.

Ed ecco che il cristiano ha diritto di trovare nellachiesa gli strumenti adatti per una completa espres-sione delle sue pratiche liturgiche e devozionali. Iltabernacolo con la presenza permanente della san-tissima Eucaristia è il centro di ogni chiesa e l’orien-tamento primario per un fedele cattolico. Davantiad esso ogni buon cristiano si prostra in adorazio-ne. Questo è infatti ilprimo gesto che ognivero credente deveporre appena entratoin chiesa. Non è possi-bile che l’entrata nellechiese si riduca ad unavisita superf iciale, sen-za pietà e senso del sa-cro. Sempre infatti unvero cristiano prima diuna eventuale visitamuseale o culturalesaprà individuare il SS.Sacramento ed adorar-lo in modo convenien-te. L’inginocchiatoiosta lì per ricordargliquel suo peculiare do-vere.

Ma veniamo alle cele-brazioni liturgiche.Esse richiedono, perl’esigenza interna deiriti e delle preci, la pre-senza degli inginoc-chiatoi, possibilmenteper tutti i fedeli. NellaMessa ci si inginocchiasicuramente al mo-mento della Consacra-zione, ma anche du-

rante l’intera Prece eucaristica e nei riti di comu-nione, sia all’Ecce Agnus Dei, sia eventualmenteper ricevere la santa Comunione e fare il necessa-rio ringraziamento (cfr. MR, editio typica tertia,2001). Il culto eucaristico fuori della Messa (espo-sizione, adorazione, benedizione) esige che l’in-tero popolo stia inginocchiato. Durante le ordina-zioni sacramentali (del vescovo, presbitero e dia-cono) l’assemblea liturgica sta in ginocchio per ilcanto prolungato e solenne delle litanie dei Santi.Nella vigente liturgia della Riconciliazione ci siinginocchia per l’atto penitenziale e il penitente siinginocchia davanti al confessore durante la Con-fessione sacramentale. Ancor più il gesto è con-naturale ai pii esercizi: si pensi alla recita del san-to Rosario, alla Via crucis e tanti atti devozionalidavanti alle reliquie o alle immagini sacre. Volerrelativizzare tutto questo o addirittura ritenerloper principio inadeguato o superato per un cri-stiano ‘maturo’ manifesterebbe con certezza unpensiero non cattolico.

Da questi pochi accenni si vede quanto sia lonta-no dalla mente della Chiesa l’abolizione della ge-nuflessione e dello stare genuflessi e come siaprevisto per molti e importanti riti tuttora vigenti,che senza tale gesto sarebbero alquanto compro-messi.

E’ evidente che non è cosadi poco conto l’eliminazio-ne degli inginocchiatoi inquanto tale assenza pro-duce a poco a poco allaperdita di tale gesto e al-l’assunzione di una men-talità del tutto secolarizza-ta negli stessi gesti liturgi-ci. Di qui la riduzione ne-fasta delle chiese a salemultiuso: per conferenze,per concerti, per eventiculturali, per opere di be-nef icienza e inf ine perautentici atti di palese pro-fanazione. Ed è così cheDio è scacciato dal suotempio e si affretta il tem-po nel quale Egli stessodovrà intervenire col rigo-re della giustizia nello stes-so modo che allora scac-ciò i venditori del tempiodi Gerusalemme.

4. Cos’è l’esorcismo?

Il termine «esorcismo»induce nella mentalità piùdiffusa ad un’impressionepiuttosto lugubre, quasipaurosa, e rimanda con

Page 19: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

19

www.liturgiaculmenetfons.itLITURGIA CULMEN ET FONS - 20178 - n. 1

facilità ad un mondo esoterico, misterioso, incom-prensibile dal quale dover istintivamente fuggirepiuttosto che affrontare. Anche nel popolo di Dio,soprattutto in ambito accademico, si è respirata unaqualche perplessità sulla dottrina e la pratica del-l’esorcismo, dovuta in parte anche ad un certo re-visionismo teologico che ebbe inevitabilmente il suoinflusso sulla celebrazione liturgica degli esorcismi.La reticenza su verità di fede perenni, quali l’esi-stenza del diavolo come essere personale e la suaindefessa opera per la perdizione delle anime, han-no di fatto rallentato, sia la riforma del rituale degliesorcismi - edito nell’ Editio typica latina appenanel 1998 e quella in italiano nel 2001 -, sia la nominaadeguata di esorcisti ben preparati allo scopo.

Eppure l’esorcismo è un aspetto originario e per-manente della preghiera cristiana. Infatti non soloil Signore Gesù in continuazione scaccia i demonidagli indemoniati, ma aff ida f in dall’inizio agli apo-stoli una missione anche esorcistica (Cfr. Mc 3,15).Nel mandato missionario, conferito alla Chiesa nelgiorno stesso dell’Ascensione, Cristo Gesù includeuna specif ica azione esorcistica quando afferma:«Nel mio nome scacceranno i demoni…» (Mc 16,17).Ed ecco che è Lui stesso che consegna a noi quellache possiamo ritenere la prima formula esorcistica,che sta alla base di tutti i successivi esorcismi dellaChiesa. Si tratta dell’ultima petizione del Padre no-stro: Sed libera nos a malo, che letteralmente va tra-dotta «Liberaci la Maligno». Ogni volta quindi cheil cristiano recita il Pater opera un breve esorcismoin quanto invoca Dio per essere liberato dall’azionenefasta del diavolo. La Chiesa poi,istruita dall’esempio, dai gesti edalla preghiera del Signore, nonfa che estendere, con singolaririti e sempre più elaborate formu-lazioni di testi, il nucleo essenzia-le della preghiera di liberazionepromulgata dall’autorità e degliesempi del Signore. Da qui la di-stinzione liturgica tra: l’«esor-ci-smo maggiore», rivolto agli inde-moniati e pronunziato rigorosa-mente da colui che ne ha la no-mina canonica; gli «esorcismiminori» rivolti ai catecumeni nel-l’itinerario liturgico dell’Iniziazio-ne cristiana; le «preghiere di li-berazione» offerte con larghezzaall’uso comunitario e privato deifedeli. E’ evidente che l’«esorci-smo», proposto ad esempio nelcontesto di una Statio quaresima-le o altra celebrazione penitenzia-le, va annoverato tra quelle pre-ghiere di liberazione, che il vigen-te rituale degli esorcismi propo-ne con abbondanza3 e che oppor-tunamente dovrebbero esseresuggerite per la pietà personale e

l’edif icazione spirituale di tutti i fedeli in stato dipellegrinaggio e di militanza verso il Regno deicieli.Un interessante segno che ci potrebbe richiamaread un singolare «esorcismo» lo si può osservarenell’obelisco Vaticano, che, mostrando dall’alto lasanta croce, reca sui due versanti del basamentoinvocazioni a carattere esorcistico. L’obelisco, aguisa di un poderoso braccio sacerdotale, mostraa tutti quelli che entrano nella piazza il segno del-la santa croce e sembra quasi pronunziare con vocemaestosa ciò che sta scritto sulla base granitica:Ecce Crucem Domini: fugite partes advesae: vicitleo de tribu Iuda, radix David! (Ecco la Croce delSignore: fuggano i suoi nemici! Ha vinto il leonedella tribù di Giuda, il germoglio di Davide!). Poi,sul retro, coloro che escono dalla basilica vatica-na possono leggere queste altre parole: Christusvincit, Christus regnat, Christus imperat – Chri-stus ab omni malo plebem suam defendat (Cristovince, Cristo regna, Cristo impera: Cristo difendail suo popolo da ogni male»). Come si vede l’obe-lisco di san Pietro rappresenta plasticamente unesorcismo permanente in modo che le genti chegiungono da fuori (ad extra) ricevono l’annunziodella vittoria di Cristo, che si pone come uno scu-do di difesa da ogni attacco nemico alla Chiesa;coloro invece che escono dalla basilica (ad intra)sono avvolti dalla protezione che Cristo assicurasempre al suo popolo fedele, inviato nel mondo. Idue aspetti di difesa e di protezione, tipici del-l’esorcismo, ottenuti dalla croce di Cristo, elevata

nel cielo di Roma come un ves-sillo di gloria, stanno, in edizio-ne monumentale, scolpiti nelcentro della cattolicità, ossia nelcuore della Chiesa. E come sin-golare avamposto di guardiaecco la difesa degli Angeli checon le insegne della passione delSignore scortano i pellegrini chetransitano sull’antico ponte sot-to lo sguardo del principe, l’ar-cangelo san Michele, che domi-na dall’alto della torre di castelsant’Angelo, mentre le due co-lonne, i principi degli apostoli,Pietro e Paolo, ne custodisco-no l’ingresso.__________________________________1 Cfr. Breviarium Romanum, Die 14septembris, In exaltatione S. Crucis.2 Cfr. RIGHETTI, Storia liturgica, vol.II, pp. 146 - 1523 CEI, Rito degli esorcismi e preghiereper circostanze particolari, 2001.

Page 20: CULMEN ET FONS · 2018. 3. 22. · romano delle litanie dei Santi. Si tratta di una sin-golare manifestazione del dogma della «comunio-ne dei Santi» che lega in mistica solidarietà

20

Anno 2018 - N° 1 - mese MARZO - Periodicità trimestrale - Poste Italiane s.p.a.

Spedizione in Abb. Postale - D.L. 353/2003 - (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2,

DCB Trento – Taxe Percue

Rinnova la tua adesione e regala un abbonamento a

LITURGIA “CULMEN ET FONS”4 numeri annui: abbonamento ordinario 15.00 euro - sostenitore 20 euro

CONTO CORRENTE POSTALE n. 9 2 0 5 3 0 3 2opp. codice IBAN: I T 2 3 B 0 7 6 0 1 0 1 8 0 0 0 0 0 0 9 2 0 5 3 0 3 2

Intestato ad Associazione Culturale Amici della Liturgia

via Stoppani, 3 - Rovereto - 38068 (Trento); causale: abbonamento