Cto, dopo il rogo è allarme sicurezza · Cto, dopo il rogo è allarme sicurezza ... il reparto di...

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© RIPRODUZIONE RISERVATA Cto, dopo il rogo è allarme sicurezza Confermato il dolo. I vigili del fuoco: “Mancano elementari sistemi antincendio” IL MANAGER Angelo Del Favero La replica La direzione: facciamo il possibile stiamo già cambiando le porte OTTAVIA GIUSTETTI S I È trattato di un piccolo incendio, un episodio che avrebbe potuto chiudersi senza disagi per i pazienti e senza alcun pericolo. Invece i vigili del fuoco hanno dovuto evacuare dal quarto al sedicesi- mo piano del Cto domenica sera dopo che hanno pre- so fuoco alcuni camici usa e getta in un corridoio. Il motivo è che l’ospedale traumatologico della città manca delle più elementari misure di prevenzione in- cendi per la limitazione della propagazione verticale del fumo. Questa è la situazione che i vigili del fuoco hanno rilevato al termine dell’intervento. Una situa- zione preoccupante che, in caso di incendio più gra- ve, renderebbe davvero complicato mettere in con- dizioni di sicurezza pazienti e personale. «Ci sono la- vori che sono già iniziati per mettere a norma soprat- tutto gli ascensori — rispondono dalla direzione del- l’ospedale — sono questi che hanno fatto da camini per la risalita del fumo. Abbiamo appalti già affidati e vigileremo affinché i lavori vengano ultimati al più presto». La struttura dell’edificio che si sviluppa in verticale richiede maggiore attenzione. Gli incendi ri- correnti in questi anni rendono le misure ancora più urgenti. Il sistema di compartimentazione antincen- dio che deve permettere di isolare una zona dall’altra in caso di rogo, al Cto non funziona assolutamente. «Stiamo facendo il possibile, ma ancora molte porte non sono antincendio — dice la direzione — come quelle del quarto piano dove sono partite le fiamme». MEO PONTE N ON ci sono dubbi: l’incen- dio divampato domenica pomeriggio al quarto pia- no del Cto è certamente di origi- ne dolosa. E per giunta nell’ospe- dale mancano “elementari siste- mi antincendio”. Per questo do- menica sera è stato necessario evacuarlo del tutto. E’ la conclusione a cui sono ar- rivati gli esperti della Sezione di polizia giudiziaria dei Vigili del fuoco dopo aver effettuato un mi- nuzioso sopralluogo nel corri- doio che unisce le sale operatorie di ortopedia con il Week Hospi- tal. Nel punto in cui si sono svi- luppate le fiamme non ci sono impianti elettrici o prese di cor- rente che possano aver originato un corto circuito. «La prima cosa a prendere fuoco sono stati dei camici “monouso” che vengono usati durante gli interventi di chi- rurgia fatti di materiale leggero ed estremamente infiammabile per incendiare i quali non necessita- no particolari inneschi... «, sotto- lineano gli esperti. L’incendio di domenica po- meriggio ha suscitato la preoccu- pazione della Procura della Re- pubblica, costretta a suo tempo ad archiviare l’inchiesta sui mi- steriosi roghi (tutti di conclamata origine dolosa) sviluppatisi a ca- tena nei magazzini dell’ospedale di via Zuretti a partire dal febbraio 2007. «Quello che è successo do- menica potrebbe essere l’inizio di una nuova stagione dei fuochi e significare il ritorno in azione del misterioso piromane», spie- gano gli investigatori. Un piro- mane che, secondo l’ipotesi in- vestigativa di allora, conosceva molto bene l’ospedale e che pro- babilmente era animato da un forte rancore nei confronti del- l’ente. Agli incendi in quel periodo si affiancarono pericolosi sabotag- gi. «Almeno due agli ascensori», ricordano alla Digos, cui fu affi- data l’inchiesta in quei giorni. Il «sabotatore» aveva infatti mano- messo i relè dell’impianto che go- vernava il funzionamento degli ascensori in modo che le porte si aprissero al segnale di chiamata senza però che l’ascensore fosse presente al piano. «Un vero e pro- prio sabotaggio che rivelava un’indubbia perizia tecnica e che sollevò una comprensibile ango- scia dato che sarebbe bastato che qualcuno entrasse istintivamen- te nel vano dell’ascensore per ori- ginare una tragedia», ricorda Giuseppe Ferrando, il magistrato che coordinò l’inchiesta della Di- gos. Incendi e sabotaggi però fini- rono quando gli investigatori si- stemarono diverse microcamere nei punti strategici dell’ospedale. Ma come si diceva l’incendio di domenica ha messo a nudo an- che la fragilità del sistema di pre- venzione dell’ospedale. «Abbia- mo dovuto evacuare i pazienti si- no al sedicesimo piano per colpa del fumo — spiegano i vigili del fuoco — è incredibile che in un ospedale moderno manchino quelle che sono le strutture ele- mentari dei sistemi antincendio come le paratie antifumo». © RIPRODUZIONE RISERVATA Nel corso delle indagini sui primi attentati, iniziati nel 2007, era stato scoperto anche il sabotaggio di due ascensori I vigili del fuoco intervenuti domenica al Cto Gli ascensori Il fumo è salito da lì ai piani superiori: i lavori sono appaltati da tempo

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Cto, dopo il rogo è allarme sicurezzaConfermato il dolo. I vigili del fuoco: “Mancano elementari sistemi antincendio”

IL MANAGERAngeloDel Favero

La replica

La direzione: facciamo il possibilestiamo già cambiando le porte

OTTAVIA GIUSTETTI

SI È trattato di un piccolo incendio, un episodioche avrebbe potuto chiudersi senza disagi per ipazienti e senza alcun pericolo. Invece i vigili del

fuoco hanno dovuto evacuare dal quarto al sedicesi-mo piano del Cto domenica sera dopo che hanno pre-so fuoco alcuni camici usa e getta in un corridoio. Ilmotivo è che l’ospedale traumatologico della cittàmanca delle più elementari misure di prevenzione in-cendi per la limitazione della propagazione verticaledel fumo. Questa è la situazione che i vigili del fuocohanno rilevato al termine dell’intervento. Una situa-zione preoccupante che, in caso di incendio più gra-ve, renderebbe davvero complicato mettere in con-dizioni di sicurezza pazienti e personale. «Ci sono la-vori che sono già iniziati per mettere a norma soprat-tutto gli ascensori — rispondono dalla direzione del-l’ospedale — sono questi che hanno fatto da caminiper la risalita del fumo. Abbiamo appalti già affidati evigileremo affinché i lavori vengano ultimati al piùpresto». La struttura dell’edificio che si sviluppa inverticale richiede maggiore attenzione. Gli incendi ri-correnti in questi anni rendono le misure ancora piùurgenti. Il sistema di compartimentazione antincen-dio che deve permettere di isolare una zona dall’altrain caso di rogo, al Cto non funziona assolutamente.«Stiamo facendo il possibile, ma ancora molte portenon sono antincendio — dice la direzione — comequelle del quarto piano dove sono partite le fiamme».

MEO PONTE

NON ci sono dubbi: l’incen-dio divampato domenicapomeriggio al quarto pia-

no del Cto è certamente di origi-ne dolosa. E per giunta nell’ospe-dale mancano “elementari siste-mi antincendio”. Per questo do-menica sera è stato necessarioevacuarlo del tutto.

E’ la conclusione a cui sono ar-rivati gli esperti della Sezione dipolizia giudiziaria dei Vigili delfuoco dopo aver effettuato un mi-nuzioso sopralluogo nel corri-doio che unisce le sale operatoriedi ortopedia con il Week Hospi-tal. Nel punto in cui si sono svi-luppate le fiamme non ci sonoimpianti elettrici o prese di cor-rente che possano aver originatoun corto circuito. «La prima cosaa prendere fuoco sono stati deicamici “monouso” che vengonousati durante gli interventi di chi-rurgia fatti di materiale leggero edestremamente infiammabile perincendiare i quali non necessita-no particolari inneschi... «, sotto-lineano gli esperti.

L’incendio di domenica po-meriggio ha suscitato la preoccu-pazione della Procura della Re-pubblica, costretta a suo tempoad archiviare l’inchiesta sui mi-steriosi roghi (tutti di conclamataorigine dolosa) sviluppatisi a ca-tena nei magazzini dell’ospedaledi via Zuretti a partire dal febbraio2007. «Quello che è successo do-menica potrebbe essere l’inizio

di una nuova stagione dei fuochie significare il ritorno in azionedel misterioso piromane», spie-gano gli investigatori. Un piro-mane che, secondo l’ipotesi in-vestigativa di allora, conoscevamolto bene l’ospedale e che pro-babilmente era animato da unforte rancore nei confronti del-l’ente.

Agli incendi in quel periodo siaffiancarono pericolosi sabotag-gi. «Almeno due agli ascensori»,ricordano alla Digos, cui fu affi-data l’inchiesta in quei giorni. Il«sabotatore» aveva infatti mano-messo i relè dell’impianto che go-vernava il funzionamento degliascensori in modo che le porte siaprissero al segnale di chiamatasenza però che l’ascensore fossepresente al piano. «Un vero e pro-prio sabotaggio che rivelavaun’indubbia perizia tecnica e chesollevò una comprensibile ango-scia dato che sarebbe bastato chequalcuno entrasse istintivamen-te nel vano dell’ascensore per ori-ginare una tragedia», ricordaGiuseppe Ferrando, il magistratoche coordinò l’inchiesta della Di-gos. Incendi e sabotaggi però fini-rono quando gli investigatori si-stemarono diverse microcamerenei punti strategici dell’ospedale.

Ma come si diceva l’incendiodi domenica ha messo a nudo an-che la fragilità del sistema di pre-venzione dell’ospedale. «Abbia-mo dovuto evacuare i pazienti si-no al sedicesimo piano per colpadel fumo — spiegano i vigili delfuoco — è incredibile che in unospedale moderno manchinoquelle che sono le strutture ele-mentari dei sistemi antincendiocome le paratie antifumo».

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Nel corso delleindagini sui primiattentati, iniziatinel 2007, era statoscoperto ancheil sabotaggiodi due ascensori

I vigili del fuoco intervenuti domenica al Cto

Gli ascensoriIl fumo è salitoda lì ai pianisuperiori: i lavorisono appaltatida tempo

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Il caso

COTA D’ACCORDOIl governatore haribadito il sì al piano

L’assessore regionale ribadisce il progetto in commissione, ma oggi incontra il pastore valdese e il ministro Balduzzi

Monferino: riconvertendo il Valdeserisparmiamo dieci milioni di l’anno

SARA STRIPPOLI

«MI AUGURO chel’assessore vogliaascoltare le nostre

ragioni. Ragioni molto solide».Le richieste al ministro RenatoBalduzzi perché intervenisse sulfuturo dell’ospedale Valdese unrisultato almeno l’hanno pro-dotto, racconta il pastore dellaTavola Valdese Eugenio Bernar-dini: «oggi l’assessore alla sanitàPaolo Monferino sarà ad Ales-sandria per un incontro con me eil ministro della Salute, un incon-tro informale per cercare unamediazione sul futuro dell’E-vangelico». Un futuro che tutta-

via appare già segnato, visto cheieri Monferino è tornato in com-missione sanità affiancato que-sta volta dal direttore sanitariodella Città della Salute Silvio Fal-co e dell’Asl To1 Paolo Simone.Un’occasione per ribadire che lastruttura di via Silvio Pellicochiude come ospedale per di-ventare un poliambulatorio chesvolgerà anche attività di scree-ning sul tumore alla mammella.«Con questa riconversione siavrà un risparmio di dieci milio-ni - è la previsione dell’assesso-rato - e in un momento comequesto non ci sono altre soluzio-ni».

La promessa di convocare il

tavolo con il Comune di Torino,la Chiesa Valdese, gli operatori ela circoscrizione non è stata fino-ra mantenuta: a parte questo in-contro sollecitato dal ministro,non c’è nessuna decisione inmerito. «Ho parlato più volte conFassino e con il presidente dellacircoscrizione», ha detto ieriMonferino ai consiglieri di Pa-lazzo Lascaris. Dove migrerannodunque le attività del Valdese?Come già annunciato tutta l’atti-vità chirurgica passerà al Marti-ni, mentre la senologia andrànon alle Molinette, ma alSant’Anna, che non sarà toccatodai lavori per la Città della salute.L’obiettivo è far nascere una

grande breast unit che possacompetere con quella milanesedell’Istituto oncologico. Tutti iservice, con l’eccezione di quellodella senologia (solo l’équipe diGenta) saranno chiusi. Resteràin funzione fino a scadenza solol’oculistica all’ospedale Oftalmi-co. L’assessorato alla sanità inquesti mesi è stato inondato dal-le lettere di protesta delle pazien-ti. Ieri le donne hanno ricevuto larisposta via mail del presidentedella Regione Roberto Cota. Ilquale fa sapere che la sua ammi-nistrazione è perfettamenteconscia dei timori e dei dubbi,suggerendo tuttavia che in molticasi si tratta di strumentalizza-zioni: «Spesso si tratta di interes-si di parte che creano soltanto al-larmismi coinvolgendo in modovergognoso anche le pazienti»,scrive il governatore. Per il Valde-se parliamo di spostamenti e nondi chiusure, insiste Cota: «solocon queste scelte siamo in gradodi garantire ai nostri figli un siste-ma di sanitario di eccellenza».

Ancora critiche dall’opposi-zione dopo gli annunci di ieri.Monica Cetrutti di Sel ribadisceche si sta smantellando un mo-dello di cura: «Monferino sostie-ne che le 736 prenotazioni deifollow up in ambito oncologicorispetteranno le tempistiche, maancora adesso il piano non è an-cora chiaro visto che l’assessoredice che deve parlarne con gliamministratori». E il responsa-bile sanità del Pd Nino Boeti ag-giunge: «Continuiamo a chiede-re che la breat uniti resti al Valde-se. E non è necessaria la rianima-zione per gli interventi di senolo-gia».

BORGOSESIA. IL GOVERNATORE DI NUOVO IN VISITA

Cota e l’ospedalevalsesiano-novarese“Decida il territorio”

«Se una richiesta arriva dalterritorio è mio dovere valu-tarla e sottoporla al Consiglioregionale». Usa diplomaziaquanto basta il presidentedella Regione Roberto Cotache ieri sera è tornato al-l’ospedale di Borgosesia perla seconda volta nel giro diventi giorni. La prima volta, il26 novembre, era venuto in-sieme all’assessore alla Sa-nità Paolo Monferino per be-nedire le «nozze» tra gliospedali di Borgomanero eBorgosesia. Ieri ci è tornatonon tanto per smentire il di-rettore dell’Asl vercellese,Federico Gallo, che avevaparlato dell’accorpamentodei due presidi quasi comefosse un’utopia, quanto perribadire che sarà il territo-

rio a decidere.«L’accorpamento degli

ospedali di Borgosesia e Bor-gomanero - dice Roberto Cota- è assolutamente compatibilecon la logica del Piano di rifor-ma sanitaria. L’unico proble-ma giuridico è il fatto che ledue strutture appartengono adue Asl diverse. Il territorio,però, può benissimo presenta-

re una proposta di legge chesarà un dovere mio e del Con-siglio regionale approvare. Og-gi ho incontrato diversi ammi-nistratori e dipendenti del-l’ospedale che mi hannoespresso questa volontà. Perme è una cosa positiva».

Il governatore non cita nep-pure la conferenza dei serviziche si è svolta a Vercelli pochi

giorni fa, dove Gallo ha preclu-so ogni via se non la comple-mentarietà tra gli ospedali diBorgosesia e il «Sant’Andrea».

Ma stuzzicato sulla vicenda,Cota ha detto che «probabil-mente il direttore dell’Asl diVercelli ha spiegato l’attualePiano sanitario, quello scrittosulla carta che, come in passa-to, prevede l’abbinamento de-gli ospedali di Borgosesia eVercelli. Ma nulla toglie cheuna richiesta del territoriopossa modificare questo puntoe che questa richiesta sia co-munque compatibile con la lo-gica della riforma».

Ha avuto un tono quasi pri-vato la visita di Cota all’ospe-dale di Borgosesia. Prima unincontro con medici e infer-mieri, poi una rapida visita neireparti, a partire dal nuovo«gioiellino» di Cascine Agno-na: il reparto di GinecologiaOstetricia. Il primario EnricoNegrone accompagna il gover-natore nelle camere, dove lemamme che hanno partoritoda poche ore elogiano la strut-tura e la professionalità delpersonale di un reparto cheera a rischio chiusura e ora hasuperato i 600 parti nel 2012 (aieri erano 607). Poi un passag-gio nel reparto di Medicina.

A Borgosesia Cota ha trova-to il volto più bello e più umanodella sanità. Quella che negliuffici torinesi è sinonimo di ta-gli, spending review e prote-ste, a Cascine Agnona assumela connotazione di un serviziod’eccellenza, in un contestoquasi famigliare.

Tra pochi giorni partirà laraccolta firme. Sarà un po’ co-me «l’invito alle nozze» tra gliospedali di Borgosesia e Bor-gomanero.

Il presidente Cota in visita a Cascine Agnona

GIUSEPPE ORRÙBORGOSESIA

Nemmeno citatela conferenza deiservizi e le «nozze»con il Sant’Andrea

ACQUI. IL PUNTO SULLA SANITA’

“Il reparto sarà spezzato in dueA rischio i pazienti cardiologici”

Massima attenzione perl’ospedale di Acqui. Si è riuni-ta a Palazzo Levi, la Consultaper la salvaguardia della sani-tà acquese.Alla riunione, pre-sieduta dal sindaco EnricoBertero e dal vice presidentevicario Franca Arcerito erapresente Piero Grassano, pri-mario del reparto di ostetri-cia e ginecologia.

Dice il sindaco Enrico Ber-tero: «Sulla temporanea as-senza di parte del personalemedico del reparto di ostetri-ca e ginecologia il dottorGrassano ci ha riferito di ave-re sottoposto il caso all’Aslche ha risolto il problema conl’assegnazione di un medico eciò consentirà il regolaresvolgimento dell’attività. Sia-mo anche soddisfatti per laprossima adozione del nuovomodello organizzativo del-l’area chirurgia basato sul-l’intensità di cura nel 2013 eche prevede un’assistenzadifferenziata secondo le esi-genze cliniche assistenziali diogni singolo paziente».

Tale soluzione permetteràdi mantenere nell’ospedalecittadino sei specialità chi-

rurgiche un traguardo non in-differente secondo i compo-nenti della consulta in un mo-mento di crisi e di tagli. Proble-matiche in vista invece per ilpossibile accorpamento delledegenze di cardiologia e riani-mazione. Il nuovo modello or-ganizzativo determinerebbe laperdita di sei posti letto e unaserie di problematiche legatealle degenza dei pazienti car-diologici, con lo spezzamentoin due del reparto. In pratica,parte dei letti verrebbero ac-corpati alla rianimazione cheoggi si trova nel nuovo bloccodelle emergenze, mentre la re-stante parte dei letti di degenza

La Consulta per la salvaguardia della sanità acquese

GIAN LUCA FERRISEACQUI TERME

L’Asl assegna unmedico a Ostetriciae questo garantiscel’attività del servizio

verrebbero posizionati in altripiani dell’ospedale. Il personalein servizio dovrebbe quindi fa-re continuamente la spola dauna parte all’altra dell’ospedalecon un aumento dei tempi d’in-tervento in caso di emergenza.Di qui la richiesta da parte del-la Consulta di poter valutare ilprogetto prima della sua defi-nitiva attuazione. L’ospedale èstato classificato come ospeda-le cardine nel sistema sanitariopiemontese perchè oltre adAc-qui serve la Valle Bormida eparte del Basso Astigiano: im-portante quindi mantenere al-ta l’attenzione circa l’eventualerazionalizzazione dei servizi.

CONVEGNO. GIURISTI A CONFRONTO

Balduzzi: da ripensare le regolesul rapporto fra Università e SanitàÈ stato un peccato che al Xconvegno nazionale di Dirit-to sanitario su «La sanitàuniversitaria. Profili genera-li e specificità del Piemonte»,organizzato ieri dal Ceims(Centro di eccellenza inter-facoltà di servizi per il mana-gement sanitario) ai BuoiRossi, non sia arrivato, comeera in programma, il mini-stro all’Istruzione FrancescoProfumo, che avrebbe potu-to confrontarsi con il collegaRenato Balduzzi su quelloche dai relatori è stato pre-sentato come il temadi fondo

intorno a cui ruotano i mag-giori problemi di due mondinon sempre comunicanti,quello delle aziende ospedalie-re universitarie e quello più ingenerale della sanità.«Le regole che riguardano il

rapporto Università-Serviziosanitario nazionale vanno pro-fondamente ripensate». È laconvinzione del ministro dellaSalute, Renato Balduzzi.«Finora si è sempre detto -

ha aggiunto - che Universitàe Regioni debbono accordar-si, ma non si è detto in qualedirezione. Probabilmente la

direzione è quella di dire chela sanità è una, dunque laspecificità universitaria variferita a questa unitarietà difondo della sanità. È un fattoculturale e politico, primaancora che tecnico. Questoseminario operativo lo ha di-mostrato e, dunque, a questopunto spetta alla politicatrarne le conseguenze, ancheai tecnici della politica».Il caposaldo ribadito da

tutti i relatori è comunqueche «la salute è un diritto ecome tale va salvaguardato»,un impegno sottolineato an-

che dallo stesso ministroBalduzzi, che ha lodato la sa-nità nel Paese come «uno de-gli esempi più avanzati a li-vello internazionale e che an-drebbe esportato».EPaoloMonferino, assesso-

re regionale alla Sanità, haparlato della «capacità di cam-biare, pur razionalizzando,perché a fronte delle risorsedisponibili oggi non è più pen-sabile avere il sistema sanita-rio degli anni passati». [F. N.]

Il ministro Renato Balduzzi al convegno alessandrino

Il Natale delle coopsenza tredicesimaper i ritardi delle AslT

recentosessanta-cinque giorni di ri-tardo. Un anno.Tanto devonoaspettare alcune

cooperative sociali del Pie-monte prima di ricevere i sol-di trasferiti dalle Asl. I ritar-di lievitati negli ultimi mesi ecronicizzati ora stanno man-dando in tilt il sistema.A rischio stipendi (almeno

quelli dei mille lavoratori delle17 coop dell’Alessandrino) e letredicesime, un po’ per tutti.Sarà un Natale di pranzi lightpermolte famiglie. Sono 25mi-la i soci. E il recordènelTorine-se, maglia nera Settimo: «Quivantiamo un credito di 3 milio-ni di euro» conferma Anna DiMascio, responsabile LegaCo-opsociali Piemonte, chedenun-cia lo «stress finanziario». «LaRegione non ci pagherà fino afebbraio»: l’avevano annuncia-to i vertici dell’Alleanza delleCooperative Italiane (Legaco-op, Agci, Confcooperative) an-che durante l’assemblea dei so-ci ad Alessandria, una delle re-altà più in emergenza, visto lostato di dissesto del Comune.Qui le 17 cooperative (di tipo AeB) aspettano ormai 10milionidi euro (in questo caso da Co-mune, partecipate e consorzio

servizi sociali). L’Asl sta saldan-do le fatture dimaggio. E a 25 la-voratori del «porta a porta» è giàstato detto di restare a casa dalprimo gennaio. Alessandria è so-lo la punta di un iceberg, ma sisoffre in tutto ilPiemonte, sottoli-neaMirellaMargarino, presiden-teAgci Piemonte: «Le cooperati-ve stanno diventano le banchedella Regione». Circa nove mesidi ritardo anche per l’Asl To1 eTo2(10mila lavoratori): «Maconpicchi compresi tra i 320 e i 365giorni»diceLoMascio.La situazione è una bomba a

orologeria che la ProvinciaGranda prova a disinnescaregiovedì mattina in un incontrourgente con il prefetto PatriziaImpresa: «Nel 2012 non abbia-mo ancora ricevuto nulla - dico-no da Cuneo -: stiamo aspettan-do il saldo del 2011, soltanto cheinvece dei 4milioni di euro atte-si dalla Regione e dall’Asl ci sa-

rà trasferito solo un milione».La tredicesima qui non la vedrànessunodei circa 3500 lavorato-ri al servizio delle 90 cooperati-ve. Sono 30 invece nell’Astigia-no, con 1200persone.«Se finorasiamo riusciti a pagare gli sti-pendi anticipando attraversomutui con le banche, è il futuroche ci spaventa - l’sos lo lanciaConfcooperativeAsti -.Qui stan-no arrivando dalle Asl le fatturedi giugno». A Biella Vercelli itempi di pagamento sono inve-ce oltre i 120 giorni, con puntechesfiorano l’anno.A soffrire sono soprattutto le

coop che si occupano di servizisociali e quelle che mirano alreinserimento lavorativo dellepersone indifficoltà oconunpas-sato difficile. In questo caso lo«stress finanziario» innesca an-che il disagioe lo«stress sociale»ea farne le spesesonominori, an-ziani, famiglie indigenti.

il casoMIRIAM MASSONE

ALESSANDRIA

Fatture saldate dopo 365 giorni

Nell’Alessandrino a rischio pure i salari

GuidoGeninattiPresidente

diFedersolida-rietà

Confcoopera-tivePiemonte

«Inmedia300giornidi ritardo»

Laprotesta della scorso autunnoGli striscioni comparsi a settembre in piazza Libertà davanti alla prefettura ad Alessandria

per denunciare le gravi difficoltà finanziarie delle cooperative

Il Natale delle coopsenza tredicesimaper i ritardi delle AslT

recentosessanta-cinque giorni di ri-tardo. Un anno.Tanto devonoaspettare alcune

cooperative sociali del Pie-monte prima di ricevere i sol-di trasferiti dalle Asl. I ritar-di lievitati negli ultimi mesi ecronicizzati ora stanno man-dando in tilt il sistema.A rischio stipendi (almeno

quelli dei mille lavoratori delle17 coop dell’Alessandrino) e letredicesime, un po’ per tutti.Sarà un Natale di pranzi lightpermolte famiglie. Sono 25mi-la i soci. E il recordènelTorine-se, maglia nera Settimo: «Quivantiamo un credito di 3 milio-ni di euro» conferma Anna DiMascio, responsabile LegaCo-opsociali Piemonte, chedenun-cia lo «stress finanziario». «LaRegione non ci pagherà fino afebbraio»: l’avevano annuncia-to i vertici dell’Alleanza delleCooperative Italiane (Legaco-op, Agci, Confcooperative) an-che durante l’assemblea dei so-ci ad Alessandria, una delle re-altà più in emergenza, visto lostato di dissesto del Comune.Qui le 17 cooperative (di tipo AeB) aspettano ormai 10milionidi euro (in questo caso da Co-mune, partecipate e consorzio

servizi sociali). L’Asl sta saldan-do le fatture dimaggio. E a 25 la-voratori del «porta a porta» è giàstato detto di restare a casa dalprimo gennaio. Alessandria è so-lo la punta di un iceberg, ma sisoffre in tutto ilPiemonte, sottoli-neaMirellaMargarino, presiden-teAgci Piemonte: «Le cooperati-ve stanno diventano le banchedella Regione». Circa nove mesidi ritardo anche per l’Asl To1 eTo2(10mila lavoratori): «Maconpicchi compresi tra i 320 e i 365giorni»diceLoMascio.La situazione è una bomba a

orologeria che la ProvinciaGranda prova a disinnescaregiovedì mattina in un incontrourgente con il prefetto PatriziaImpresa: «Nel 2012 non abbia-mo ancora ricevuto nulla - dico-no da Cuneo -: stiamo aspettan-do il saldo del 2011, soltanto cheinvece dei 4milioni di euro atte-si dalla Regione e dall’Asl ci sa-

rà trasferito solo un milione».La tredicesima qui non la vedrànessunodei circa 3500 lavorato-ri al servizio delle 90 cooperati-ve. Sono 30 invece nell’Astigia-no, con 1200persone.«Se finorasiamo riusciti a pagare gli sti-pendi anticipando attraversomutui con le banche, è il futuroche ci spaventa - l’sos lo lanciaConfcooperativeAsti -.Qui stan-no arrivando dalle Asl le fatturedi giugno». A Biella Vercelli itempi di pagamento sono inve-ce oltre i 120 giorni, con puntechesfiorano l’anno.A soffrire sono soprattutto le

coop che si occupano di servizisociali e quelle che mirano alreinserimento lavorativo dellepersone indifficoltà oconunpas-sato difficile. In questo caso lo«stress finanziario» innesca an-che il disagioe lo«stress sociale»ea farne le spesesonominori, an-ziani, famiglie indigenti.

il casoMIRIAM MASSONE

ALESSANDRIA

Fatture saldate dopo 365 giorni

Nell’Alessandrino a rischio pure i salari

GuidoGeninattiPresidente

diFedersolida-rietà

Confcoopera-tivePiemonte

«Inmedia300giornidi ritardo»

Laprotesta della scorso autunnoGli striscioni comparsi a settembre in piazza Libertà davanti alla prefettura ad Alessandria

per denunciare le gravi difficoltà finanziarie delle cooperative

SANTHIÀ. PACE FATTA TRA COMUNE E DITTA FORNITRICE

Casa di riposo, il lascito Ferreromette in salvo il servizio mensa

Il Comune di Santhià fa pacecon la ditta fornitrice dei pa-sti alla casa di riposo, assicu-rando così la continuità delservizio mensa. Un passo im-portante dopo un anno ditensione che ha portato la so-cietà appaltatrice a presen-tare un decreto ingiuntivo al-la Servizi Pubblici Locali srl,società in house del Comunee ora in stato di liquidazione.Di fatto l’accordo prevede

il pagamento di 154mila europer il servizio reso dalla so-cietà alla struttura e non an-cora pagato: non a caso l’ulti-mo versamento della Spl alladitta risale al gennaio 2011 efino ad oggi vi era stato solosilenzio. «Il fatto di essereriusciti a trovare un accordocon la ditta appaltatrice è daconsiderarsi un’ottima noti-zia - spiega il vicesindaco An-gela Ariotti - infatti in questomodo la società ha rinuncia-to a proseguire nella stradadel decreto ingiuntivo e allostesso tempo si è assicuratala continuità del serviziomensa». Di fatto a dare unaboccata d’ossigeno alla disa-strata situazione finanziaria

della casa di riposo è stato ilprezioso lascito di Aldo Ferre-ro, vale a dire la bellezza di 369mila euro di cui 100 mila desti-nati a ricoprire i debiti dellamensa. «Ci siamo trovati difronte a una situazione duplice- continua Ariotti -: da un latoabbiamo voluto onorare i debi-ti con i fornitori per continua-re a garantire i servizi della ca-sa di soggiorno e dall’altro ab-biamo deciso di escludere ilcoinvolgimento degli ospitinelle difficoltà finanziarie del-

La casa di riposo rischiava l’interruzione del servizio mensa

VALENTINA ROBERTOSANTHIÀ

154mila euroda pagare

L’accordo tra Comune esocietà fornitrice prevede

che venga corrisposta questacifra. L’ultimo versamentodella società in house del

Comune era del gennaio 2011

Bloccato il decretoingiuntivo che erastato avanzatoalla società Spl

la Servizi srl. La grave situa-zione economica, causata dal-la precedente gestione, nondeve influenzare la qualità delservizio offerto». La casa disoggiorno, così come l’asilo ni-do e la farmacia, sono serviziche fanno parte della societàServizi Pubblici Locali Città diSanthià srl ora in liquidazione,ovvero della società in housedel Comune di Santhià, creatanel 2006 «e che ora – spiegaAriotti - si trova in una gravesituazione finanziaria, in parti-colar modo verso il fornitoredei pasti della casa di riposo».Da queste premesse è sca-

turita la scelta dell’ammini-strazione di usufruire di circa100mila euro per far fronte al-le spese della mensa. «La Casa

di Soggiorno Anziani - conclu-de Ariotti - fortunatamentepuò contare sulla grande risor-sa del lascito di Aldo Ferrero,ospite della stessa fino all’apri-le del 2010. Nel suo testamentosi denota la volontà di fornirealla struttura i mezzi necessa-ri per far fronte a tutte le speseper portare avanti l’attività diassistenza e per questo abbia-mo utilizzato tale risorsa perpagare il fornitore ed evitareuna drammatica sospensionedel servizio».

AldoFerrero,ospitedell’istitutofinoal2010volevafornireimezzinecessariperlespese

CANALE. SCAGIONATE CINQUE PERSONE

Cittadella della SaluteIl caso è archiviatoSi è conclusa con l’archiviazio-ne l’inchiesta a carico di cin-que persone, coinvolte, a variotitolo, nella realizzazione della«Cittadella della salute» di Ca-nale. Il gip del tribunale, Fran-cesca Di Naro, ha accoltol’istanza del procuratore capo,Domenico Manzione, per Fa-brizio Costa (ex assessore co-munale), Ferruccio Bianco (di-rigente Asl Cn2), LuigiMazza-rella (segretario comunale),Enrico Busso (tecnico comu-nale), Natale Portesan (presi-dente casa di riposo).L’inchiesta riguardava il

complesso comprendente ca-sa di riposo, appartamenti peranziani e un centro polifunzio-nale dell’Asl. Fu avviata in se-guito a esposti presentati dalladitta Mpm Costruzioni di Bra,aggiudicataria di un appalto.Un’indagine complessa nel-

l’ambito di un tormentato rap-

porto instauratosi tra Comune eimpresa. Le ipotesi di accusaerano abuso d’ufficio per Busso,Mazzarella, Bianco e Costa, perPortesan di presunto falso. Allarichiesta di archiviazione si èopposta la Mpm Costruzioni,ma il giudice ha dichiarato«inammissibile» l’opposizione.L’avvocato Roberto Ponzio

per Busso, Bianco, Portesan:«Le denunce si sono rivelate de-stituite di fondamento. L’iterburocratico è stato regolare,corretto e trasparente».L’avvocato Luigi Nizza per

Costa: «A seguito di questa vi-cenda si sono creati dissaporiinsanabili che hanno indottol’ingegner Costa a dimettersi daassessore, pur ritenendosiestraneo ai fatti come’è stato di-mostrato e riconosciuto». L’av-vocato Valeriano Ferrari perMpm Costruzioni: «Mi riservodi ricorrere in Cassazione». [G. F.]

Il complessoComprende

casa di riposoappartamenti

per anzianie un centro

polifunzionale

dell’Asl

LORENZO BORATTOCUNEO

Livio Chiotti, 60 anni,ex prof dell’Itis diCuneo, è il nuovopresidente provin-ciale della Croce

rossa, che nella Granda vantanumeri record: 4.300 iscritti,320 mezzi, 63 dipendenti, oltre3 milioni di km percorsi ognianno e un bilancio che supera i4 milioni di euro.

I volontari hanno votato do-menica, in 30 seggi: per rinno-vare i vertici dei 17 comitati lo-cali e quello provinciale. AChiotti 1.135 preferenze (su1.704 votanti), il resto (272 voti)all’altro candidato, Bassam ElSaid Abd Elaal, 26 anni, anchelui del Comitato di Cuneo.

Chiotti spiega: «Sarà un an-no di passaggio perché a livello

nazionale la Croce rossa stacambiando. Sarà modificato loStatuto e nel 2013 ci sarannonuove elezioni per un mandatoquadriennale. Come cambia laCri? Prima c’erano sei compo-nenti diversi, ora sciolte. Re-stano i volontari, suddivisi inaree di attività. A livello pro-vinciale rimarrà un Consigliodi amministrazione, mentrepotrebbe sparire il comitatoprovinciale: praticamente lasede del capoluogo avrà solo

funzioni di coordinamento».Chiotti è volontario della Cro-

ce rossa del 1973: è stato volon-tario semplice, coordinatore diCuneo, provinciale e regionale,vicepresidente con Gianni Ver-cellotti e Francesco Pejrone. Ag-giunge: «Con Pejrone è un avvi-cendamento nel segno della con-tinuità. Le priorità? La velocerealizzazione dell’autorimessadi corso Francia a Cuneo perriunire comitato provinciale conquello locale che ora è in via

Bongioanni e rendere partecipitutti i soci nel passaggio da “entepubblico” ad “associazione” eli-minando un po’ di burocrazia, abeneficio della operatività».

In provincia altri 7 avvicen-damenti: nei Comitati locali diCuneo (il neopresidente è Fran-cesco Aquilina), Alba (LuigiAloi), Dronero (Giuseppe Mar-chetto), Caraglio (Daniel SanteMoccia), Melle (Sergio Fino),Moretta (Biagio Insigna) e ValleStura (Luigi Pisanu).

ExinsegnanteelettoallaguidadelComitatoprovincialeCrocerossaRinnovati anche i presidenti a Cuneo, Alba, Dronero, Caraglio, Melle, Moretta e Valle Stura

4300iscritti

In questi anni gli aderenti alsodalizio nella Granda sonomolto aumentati. La Cri ha

anche 63 dipendenti e gestisce320 mezzi di soccorso

con i quali in un anno sono statipercorsi oltre 3 milioni di km

Livio ChiottiHa ottenuto

1.135preferenze su

1.704votanti

«Con Pejroneè un

avvicenda-mento

nel segnodella

continuità»

«Completamentodella sede e riduzione

della burocrazia»

PRIORITÀ

L’ospedaleneiprefabbricatiL’assembleaapprovamasiapreuncaso:“LaCittàdellasalutesi farà?”

L’ospedale «Maggiore» nonha più spazio e chiede di po-ter costruire dei prefabbri-cati per far fronte alle esi-genze operative: il Consigliocomunale ha approvato ieriall’unanimità la richiesta,ma nell’assemblea è esplosoil dibattito sul futuro del-l’ospedale attuale e soprat-tutto su quando e se verràcostruito quello nuovo.

La discussione è nata inseguito alla richiesta del«Maggiore» di realizzare inderoga agli strumenti urba-nistici quattro struttureprefabbricate: due saleoperatorie per il bloccoDea, il laboratorio di tossi-cologia e lo spogliatoio per idipendenti della mensa. Lenecessità dell’ospedale so-no state illustrate dall’as-sessore all’UrbanisticaMarco Bozzola.

La richiesta del «Maggio-re» ha però messo in allar-me alcuni consiglieri, a co-minciare dall’esponentedell’Udc, Antonio Pedraz-zoli: «Questa proposta apreun tema fondamentale: ilnuovo ospedale si farà? Per-sonalmente sono convintodi no, perché mancano fon-di e volontà. Se il nuovo nonsi fa, com’è possibile pensa-re alla costruzione del par-cheggio sotterraneo di lar-go Bellini, con rumore etraffico bloccato per dueanni, proprio vicino al Mag-giore? Qui viene rimesso indiscussione il piano urbani-stico cittadino».

Silvana Moscatelli, Pdl,ha invitato a fare squadra«perché il nuovo ospedale sirealizzi, ne abbiamo assolu-to bisogno». Rossano Piro-vano, Pd, ha sottolineato che«intanto dobbiamo rispon-dere alle esigenze dell’ospe-dale attuale. Per quello nuo-vo il Comune ha fatto tuttoquello che doveva».

Luca Zacchero, del Movi-mento 5 Stelle, ha osservatoche «se il nuovo ospedale sifarà comincerà tra dieci an-ni, poi ce ne vorranno altridieci per finirlo. Il problemaè che in questi anni è cam-

MARCELLO GIORDANINOVARA

biato il quadro d’insieme, c’èstata la crisi, e comunque sidovrà continuare ad investirenella struttura attuale, che sa-rà sempre più importante perla chiusura degli ospedali pe-riferici».

Sull’argomento è interve-nuto anche AnnunziatinoZampogna, esponente Pd emedico del «Maggiore»: hasottolineato l’importanza didividere i percorsi che in que-stomomento uniscono la nuo-va Città della Salute di Nova-ra e quella di Torino. «Nova-ra è molto più avanti in que-sto iter, se deve attendereTorino viene penalizzata - hadetto -; occorre dividere i duepercorsi. Dobbiamo credercitutti nel nuovo ospedale. Seadesso il Maggiore chiede dipotere realizzare dei prefab-bricati temporanei è perchéne ha assoluto bisogno, nonci sono più spazi disponibili,ecco un’altra ragione per ar-rivare al più presto all’ospe-dale nuovo». L’ospedale «Maggiore» ha bisogno di nuove sale operatorie