Cs cpp 13 aprile 2014

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COMUNICATO STAMPA CPP Coordinamento Protezionista Padovano 13 APRILE 2014 CACCIA: ILLEGALITA’ DIFFUSA NEL PADOVANO PRIMA O DOPO TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE Sono decine i capanni di caccia smantellati in questi giorni nelle campagne del Padovano su segnalazione alle Autorità competenti da parte dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico del Veneto. Si tratta di moltissimi appostamenti fissi di caccia, realizzati con i più diversi materiali (legno, lamiera, plastica, laterizi), disseminati sul territorio rurale e in prossimità dei fiumi. Con la sentenza n. 139 del 13 giugno 2013, la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’incostituzionalità dell a Legge Regionale 6 luglio 2012 n. 25, nelle parti in cui questa esenta gli appostamenti per la caccia (capanni, altane) dalla necessità dell'ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica (d.lgs n. 42/2004 e s.m.i.) e dal titolo abilitativo urbanistico-edilizio (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.). Tuttavia, la Giunta Regionale Veneta, intervenuta ancora una volta in favore dei cacciatori, in palese contrasto con il quadro normativo vigente in materia e con quanto stabilito dalla succitata sentenza della Corte Costituzionale, con la deliberazione n. 1393 del 30 luglio 2013, tentava di “salvare il salvabile” disponendo che “gli appostamenti di caccia in assenza di titolo abilitativo edilizio non possono essere allestiti prima del 1.08.2013 e devono essere rimossi entro e non oltre il 28.02.2014” Al 1° marzo 2014 i capanni di caccia erano ancora tutti in piedi e i cacciatori convinti di farla nuovamente franca. Ma avevano sbagliato i conti. Moltissimi cittadini e volontari delle associazioni riunite nel Coordinamento Protezionista Padovano (ENPA, LAV, LIPU) sono scesi in campo mappando, fotografando e segnalando i capanni all’associazione esperta in scienza del diritto, permettendone lo smantellamento, uno dopo l'altro. Dopo molti anni di sopraffazione e privilegi, i cacciatori veneti incontrano finalmente, anche nel padovano, una grossa frizione con quella parte di popolazione non disposta a subire passivamente l’attività venatoria, anacronistica e devastante sia per gli animali (uomo compreso) che per l’ambiente. Con l’aggravante, nel caso specifico, che la caccia da appostamento è strettamente connessa con il vile e crudele utilizzo degli “uccelli da richiamo”, per la cui abolizione la LIPU ha recentemente depositato in Parlamento 50 mila firme. Il fronte protezionista è in piena espansione, ma sono ancora molti i capanni da eliminare definitivamente. Invitiamo pertanto a segnalare i capanni di caccia in tutto il territorio veneto scrivendo a [email protected] . CPP - Coordinamento protezionista padovano [email protected]

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Con la sentenza n. 139 del 13 giugno 2013, la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’incostituzionalità della Legge Regionale 6 luglio 2012 n. 25, nelle parti in cui questa esenta gli appostamenti per la caccia (capanni, altane) dalla necessità dell'ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica (d.lgs n. 42/2004 e s.m.i.) e dal titolo abilitativo urbanistico-edilizio (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.).

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COMUNICATO STAMPA CPP – Coordinamento Protezionista Padovano

13 APRILE 2014

CACCIA: ILLEGALITA’ DIFFUSA NEL PADOVANO

PRIMA O DOPO TUTTI I NODI VENGONO AL PETTINE

Sono decine i capanni di caccia smantellati in questi giorni nelle campagne del Padovano su segnalazione

alle Autorità competenti da parte dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico del Veneto.

Si tratta di moltissimi appostamenti fissi di caccia, realizzati con i più diversi materiali (legno, lamiera,

plastica, laterizi), disseminati sul territorio rurale e in prossimità dei fiumi.

Con la sentenza n. 139 del 13 giugno 2013, la Corte Costituzionale aveva dichiarato l’incostituzionalità della

Legge Regionale 6 luglio 2012 n. 25, nelle parti in cui questa esenta gli appostamenti per la caccia (capanni,

altane) dalla necessità dell'ottenimento dell’autorizzazione paesaggistica (d.lgs n. 42/2004 e s.m.i.) e dal

titolo abilitativo urbanistico-edilizio (D.P.R. n. 380/2001 e s.m.i.).

Tuttavia, la Giunta Regionale Veneta, intervenuta ancora una volta in favore dei cacciatori, in palese

contrasto con il quadro normativo vigente in materia e con quanto stabilito dalla succitata sentenza della

Corte Costituzionale, con la deliberazione n. 1393 del 30 luglio 2013, tentava di “salvare il salvabile”

disponendo che “gli appostamenti di caccia in assenza di titolo abilitativo edilizio non possono essere

allestiti prima del 1.08.2013 e devono essere rimossi entro e non oltre il 28.02.2014”

Al 1° marzo 2014 i capanni di caccia erano ancora tutti in piedi e i cacciatori convinti di farla nuovamente

franca. Ma avevano sbagliato i conti. Moltissimi cittadini e volontari delle associazioni riunite nel

Coordinamento Protezionista Padovano (ENPA, LAV, LIPU) sono scesi in campo mappando, fotografando e

segnalando i capanni all’associazione esperta in scienza del diritto, permettendone lo smantellamento, uno

dopo l'altro.

Dopo molti anni di sopraffazione e privilegi, i cacciatori veneti incontrano finalmente, anche nel padovano,

una grossa frizione con quella parte di popolazione non disposta a subire passivamente l’attività venatoria,

anacronistica e devastante sia per gli animali (uomo compreso) che per l’ambiente. Con l’aggravante, nel

caso specifico, che la caccia da appostamento è strettamente connessa con il vile e crudele utilizzo degli

“uccelli da richiamo”, per la cui abolizione la LIPU ha recentemente depositato in Parlamento 50 mila firme.

Il fronte protezionista è in piena espansione, ma sono ancora molti i capanni da eliminare definitivamente.

Invitiamo pertanto a segnalare i capanni di caccia in tutto il territorio veneto scrivendo a

[email protected].

CPP - Coordinamento protezionista padovano

[email protected]

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