cronos_cappella sistina

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I 500 anni della Cappella Sistina 3 2 “E r a Papa Giulio molto desideroso di vedere le imprese che e’ faceva, per il che di questa che gli era nascosa venne in grandissimo desiderio; onde volse un giorno andare a vederla e non gli fu aperto, ché Michelagnolo non avrebbe voluto mostrarla”. Così il testo del Vasari, nel raccontare la vita di Miche- langelo, in maniera sintetica documenta il rapporto di grande stima e apprezza- mento da parte del pontefi- ce verso l’artista e i timori e le titubanze che questo ave- va nella realizzazione dei dipinti sulla volta della Cappella Sistina tanto da porsi in contrasto con lo stesso pontefice. Giulio II intende fermamente portare avanti l’ambizioso programma del suo predecessore Si- sto IV: affermazione e celebrazione della Chiesa di Roma in ambito culturale e politico. In tale programma rientra anche la costruzione della nuova Cappella papale, sui resti di una prece- dente cappella di ben minori dimensioni e im- portanza. Sisto IV affida l’incarico della grandio- sa decorazione pittorica degli interni a un grup- po di grandi pittori a quel tempo presenti a Ro- ma: Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli, Domeni- co Ghirlandaio, Pietro Perugino. Nel 1482 la lo- ro opera, in parte completata ed avente per og- getto episodi tratti dal Vecchio e Nuovo Testa- mento, riferiti essenzialmente alle figure di Mosè e di Cristo, viene sottoposta alla valutazione di un gruppo di esperti nominati dal Pontefice, due teologi, tre pittori e uno degli architetti della I 500 anni della Cappella Sistina Cappella. Essi ne devono valutare la rispondenza alle intenzioni della committenza e al tempo stes- so la congruità con un programma iconografico che sicuramente doveva sottintendere il contenu- to del ciclo di affreschi, come giustamente affer- mato e documentato da H. W. Pfeiffer. Quando Michelangelo inizia la sua opera nel 1508 i dipinti delle due pareti laterali sono stati completati e la volta presumibilmente si presen- tava semplicemente decorata con un cielo stella- to. L’artista è timoroso nell’affrontare tale impre- sa, non si sente preparato nell’uso della tecnica dell’affresco: egli si ritiene essenzialmente uno scultore, infatti all’età di trentatre anni è già un artista affermato: ha realizzato due capolavori quali il Davide a Firenze per i Medici e la Pietà a Roma per il Pontefice. La stima e l’ammirazione che Giulio II nutre verso il giovane artista, unitamente alla sua ferma volontà di portare avanti il programma che si era dato, avranno la meglio non solo sulle titubanze di Michelangelo ma anche sulle trame dell’ambiente culturale ed artistico della corte papale, all’artista scarsamente favorevole. Michelangelo è consape- vole della difficoltà dell’opera, dipingere circa mil- le metri quadrati di superficie utilizzando la tecni- ca dell’affresco fino ad allora da lui poco sperimen- tata; a ciò si aggiungono le aspettative del pontefi- ce animato anche da grande fretta. Giulio II infat- ti è impaziente, vuole vedere come procede l’opera e soprattutto essere parte attiva nella sua realizza- zione anche con consigli che risultano poco graditi all’artista. Ancora da Vasari “Il Papa vedendo spesso Michelagnolo gli diceva: “Che la cappella si arricchisca di colori e d’oro, ché l’è povera”. Mi- chelagnolo con dimestichezza rispondeva: “Padre Santo, in quel tempo gli uomini non portavano addosso oro, e quegli che son dipinti non furon mai troppo ricchi, ma santi uomini, perch’egli sprezaron le ricchezze”. Michelangelo è un uomo profondamente reli- gioso e la sua religiosità affonda le radici nelle dottrine neoplatoniche delle quali era profonda- mente imbevuto grazie alla frequentazione della corte di Lorenzo Il Magnifico. Egli pur essendo fermamente persuaso della bellezza del mondo materiale non crede nell’imitazione fedele della natura: insegue la bellezza come riflesso del mon- do divino in quello terreno e crede nella funzione religiosa delle arti. In una delle sue numerose poe- sie Michelangelo parla di rivelazione di Dio attra- verso la bellezza. Questa sua maniera di intendere l’arte trova specifica, anche se per certi aspetti di- versa, applicazione nei dipinti che esegue nella volta e nella parete di fondo della Cappella. Il complesso della Sistina rappresenta nel suo insieme la narrazione dell’evoluzione del Rinasci- mento nell’arco temporale di meno di un secolo. Pochi decenni separano gli affreschi delle pareti laterali dai dipinti presenti nella volta, ma è enor- me la differenza fra di loro. Infatti i dipinti delle pa- reti pur essendo realizzati da artisti diversi seguono un medesimo schema di narrazione e rappresenta- zione e quindi sono da considerarsi sostanzialmente omogenei. Completamente diversa la rappresenta- zione michelangiolesca quale si sviluppa nella volta con la narrazione di episodi dell’Antico e Nuovo Testamento e trent’anni dopo con le drammatiche scene del Giudizio Universale. Gli affreschi delle pareti sono espressione del pieno Rinascimento. Sotto il profilo contenuti- stico rispettando la tradizione del tempo, narra- no un evento, utilizzando gli strumenti compiuti del Rinascimento: l’uomo, o meglio la figura umana, la misura, la costruzione prospettica. I personaggi affollano la scena, una scena conclu- sa da una precisa delimitazione con lesene e tra- beazioni anch’esse dipinte; la loro collocazione nella stessa ha una sua razionalità, anche gerar- chica, nell’economia della rappresentazione. La scena è improntata all’equilibrio delle parti e al- la pacatezza dei sentimenti. La rappresentazione realistica della natura, che nasce dall’osservazio- ne scientifica, l’introduzione di elementi archi- tettonici ripresi dai monumenti classici, oggetto 1 2 3

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I 500 anni della Cappella Sistina

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“E ra Papa Giulio molto desideroso divedere le imprese che e’ faceva, peril che di questa che gli era nascosa

venne in grandissimo desiderio; onde volse ungiorno andare a vederla e non gli fu aperto, chéMichelagnolo non avrebbe voluto mostrarla”.

Così il testo del Vasari, nelraccontare la vita di Miche-langelo, in maniera sinteticadocumenta il rapporto digrande stima e apprezza-mento da parte del pontefi-ce verso l’artista e i timori ele titubanze che questo ave-

va nella realizzazione dei dipinti sulla volta dellaCappella Sistina tanto da porsi in contrasto conlo stesso pontefice.

Giulio II intende fermamente portare avantil’ambizioso programma del suo predecessore Si-sto IV: affermazione e celebrazione della Chiesadi Roma in ambito culturale e politico. In taleprogramma rientra anche la costruzione dellanuova Cappella papale, sui resti di una prece-dente cappella di ben minori dimensioni e im-portanza. Sisto IV affida l’incarico della grandio-sa decorazione pittorica degli interni a un grup-po di grandi pittori a quel tempo presenti a Ro-ma: Cosimo Rosselli, Sandro Botticelli, Domeni-co Ghirlandaio, Pietro Perugino. Nel 1482 la lo-ro opera, in parte completata ed avente per og-getto episodi tratti dal Vecchio e Nuovo Testa-mento, riferiti essenzialmente alle figure di Mosèe di Cristo, viene sottoposta alla valutazione diun gruppo di esperti nominati dal Pontefice, dueteologi, tre pittori e uno degli architetti della

I 500 anni della Cappella Sistina Cappella. Essi ne devono valutare la rispondenzaalle intenzioni della committenza e al tempo stes-so la congruità con un programma iconograficoche sicuramente doveva sottintendere il contenu-to del ciclo di affreschi, come giustamente affer-mato e documentato da H. W. Pfeiffer.

Quando Michelangelo inizia la sua opera nel1508 i dipinti delle due pareti laterali sono staticompletati e la volta presumibilmente si presen-tava semplicemente decorata con un cielo stella-to. L’artista è timoroso nell’affrontare tale impre-sa, non si sente preparato nell’uso della tecnicadell’affresco: egli si ritiene essenzialmente unoscultore, infatti all’età di trentatre anni è già unartista affermato: ha realizzato due capolavoriquali il Davide a Firenze per i Medici e la Pietà aRoma per il Pontefice.

La stima e l’ammirazione che Giulio II nutreverso il giovane artista, unitamente alla sua fermavolontà di portare avanti il programma che si eradato, avranno la meglio non solo sulle titubanze diMichelangelo ma anche sulle trame dell’ambienteculturale ed artistico della corte papale, all’artistascarsamente favorevole. Michelangelo è consape-vole della difficoltà dell’opera, dipingere circa mil-le metri quadrati di superficie utilizzando la tecni-ca dell’affresco fino ad allora da lui poco sperimen-tata; a ciò si aggiungono le aspettative del pontefi-ce animato anche da grande fretta. Giulio II infat-ti è impaziente, vuole vedere come procede l’operae soprattutto essere parte attiva nella sua realizza-zione anche con consigli che risultano poco graditiall’artista. Ancora da Vasari “Il Papa vedendospesso Michelagnolo gli diceva: “Che la cappella siarricchisca di colori e d’oro, ché l’è povera”. Mi-chelagnolo con dimestichezza rispondeva: “PadreSanto, in quel tempo gli uomini non portavanoaddosso oro, e quegli che son dipinti non furonmai troppo ricchi, ma santi uomini, perch’eglisprezaron le ricchezze”.

Michelangelo è un uomo profondamente reli-gioso e la sua religiosità affonda le radici nelledottrine neoplatoniche delle quali era profonda-mente imbevuto grazie alla frequentazione dellacorte di Lorenzo Il Magnifico. Egli pur essendofermamente persuaso della bellezza del mondomateriale non crede nell’imitazione fedele dellanatura: insegue la bellezza come riflesso del mon-do divino in quello terreno e crede nella funzionereligiosa delle arti. In una delle sue numerose poe-sie Michelangelo parla di rivelazione di Dio attra-

verso la bellezza. Questa sua maniera di intenderel’arte trova specifica, anche se per certi aspetti di-versa, applicazione nei dipinti che esegue nellavolta e nella parete di fondo della Cappella.

Il complesso della Sistina rappresenta nel suoinsieme la narrazione dell’evoluzione del Rinasci-

mento nell’arco temporale di meno di un secolo. Pochi decenni separano gli affreschi delle pareti

laterali dai dipinti presenti nella volta, ma è enor-me la differenza fra di loro. Infatti i dipinti delle pa-reti pur essendo realizzati da artisti diversi seguonoun medesimo schema di narrazione e rappresenta-zione e quindi sono da considerarsi sostanzialmenteomogenei. Completamente diversa la rappresenta-zione michelangiolesca quale si sviluppa nella voltacon la narrazione di episodi dell’Antico e NuovoTestamento e trent’anni dopo con le drammatichescene del Giudizio Universale.

Gli affreschi delle pareti sono espressione delpieno Rinascimento. Sotto il profilo contenuti-stico rispettando la tradizione del tempo, narra-no un evento, utilizzando gli strumenti compiutidel Rinascimento: l’uomo, o meglio la figuraumana, la misura, la costruzione prospettica. Ipersonaggi affollano la scena, una scena conclu-sa da una precisa delimitazione con lesene e tra-beazioni anch’esse dipinte; la loro collocazionenella stessa ha una sua razionalità, anche gerar-chica, nell’economia della rappresentazione. Lascena è improntata all’equilibrio delle parti e al-la pacatezza dei sentimenti. La rappresentazionerealistica della natura, che nasce dall’osservazio-ne scientifica, l’introduzione di elementi archi-tettonici ripresi dai monumenti classici, oggetto

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di studio diretto a Roma, nobilitano l’azione de-scritta collocandola in una serena dimensione diclassicità, essa stessa misura dell’uomo.

Michelangelo non si lascia condizionare dal-la simmetria delle partiture strutturali e archi-tettoniche della volta: le figure esondano con illoro volume dalle partiture determinando unanuova e diversa unitarietà in cui pittura ed ar-chitettura vengono a fondersi. La grandiositàdelle figure della volta della Cappella Sistinatestimonia la profonda conoscenza di Miche-langelo del corpo umano; tuttavia egli non imi-ta le forme naturali visibili ma le idealizza e inun certo senso le eroicizza perché rappresentinola bellezza del corpo umano con una propensio-ne verso il Divino che trascende la dimensioneumanistica riscontrabile nei pittori delle pareti.L’affresco centrale della volta, quello che rap-presenta la Creazione dell’Uomo, esprime ilraggiungimento della fede da parte dell’uomoattraverso la bellezza dell’universo visibile e so-prattutto attraverso la bellezza umana comeespressione della bellezza divina, trasmettendoal tempo stesso un senso di serena fiducia nelrapporto che unisce l’uomo a Dio.

Quando Michelangelo dipingerà il GiudizioUniversale è mutata la situazione: la Chiesa hagià vissuto il dramma dello scisma luterano, l’af-fronto del sacco di Roma e da inizio ad una rea-zione sul piano ideologico, culturale e politico chesi consoliderà con il Concilio di Trento. Questieventi hanno prodotto nell’artista un affievoli-mento delle sue certezze e della sicurezza che gliavevano ispirato il ciclo pittorico della volta. Lafigura di Adamo nella volta è quella di un bel cor-po, seppure idealizzato al di sopra della realtà,emanazione diretta del Divino. Le figure rappre-sentate nel Giudizio Universale sono nudi pesanti

e goffe, le loro membra sono grosse e prive di gra-zia, non rappresentano più ideali di bellezza classi-ca ma sono espressione di uno stato spirituale tor-mentato: la loro tragicità rappresenta il drammadel genere umano. È scomparso qualsiasi riferi-mento all’architettura intesa come misura riferitaall’uomo, le figure sono divise su diversi livelli, inbasso i peccatori che si muovono in una naturainfernale, al centro quelli che devono essere giu-dicati da un Dio lontano che respinge i reprobi.

Il Rinascimento sta concludendo il suo ciclocreativo e si apre alla Maniera.

Maria Luisa Polichetti

La Cappella Sistina, deve il nome al suo com-mittente, il papa Sisto IV, salito al soglio pontifi-cio nel 1471. Uno dei propositi dei Pontefici delXV secolo, a partire da Martino V, per riafferma-re il potere papale, a seguito delle vicende stori-che segnate dalla cattività avignonese, fu quellodi intervenire nel ripristino, nel restauro e nel-l’edificazione di importanti monumenti.

Il programma di urbanizzazione, avvitato daSisto IV, comprendeva la costruzione di un nuo-vo ambiente, sopra l’edificio della Cappella Ma-gna di età medievale, deputato alle riunioni del-la corte papale. La nuova Cappella doveva ospi-tare sia le più importanti cerimonie liturgiche esia la corte pontificia.

La costruzione della Sistina iniziata nel 1475e conclusa nel 1483, viene inaugurata con unacelebrazione solenne da papa Sisto IV, il 15 ago-sto, in occasione dell’Assunzione della VergineMaria in Cielo, alla quale la Cappella è dedicata.

Il progetto architettonico viene affidato alfiorentino Baccio Pontelli che riutilizza fino adun terzo dell’altezza le precedenti murature me-dioevali. La Cappella si presenta con una formarettangolare, misura 40,23 metri di lunghezza,13,40 metri di larghezza e 20,70 metri di altez-za, le stesse dimensioni, riportate dall’AnticoTestamento, del Tempio di Gerusalemme. La copertura con una volta a botte si raccordaalle pareti laterali con lunette e vele triangolari.Al di sotto di ogni lunetta si aprono le finestrecentinate che illuminano l’ambiente interno, ilquale è diviso in due zone: una parte più ampiacon l’altare, riservata al clero e l’altra al pubbli-co. Sul lato destro vi è la contoria, uno spazioadibito per il coro. Il pavimento, realizzato sumodelli medioevali, è a mosaico.

Terminata la costruzione architettonica nel1481, Sisto IV chiama a Roma i più importantiartisti quattrocenteschi per la decorazione dellaSistina, tra i quali Botticelli, Ghirlandaio, Cosi-mo Rosselli, Signorelli, Perugino, Pinturicchio,Piero di Cosimo e Bartolomeo della Gatta.

La decorazione delle pareti viene realizzata sutre registri: nella parte bassa vengono eseguiti adaffresco finti arazzi con le insegne del pontefice,nella fascia centrale vengono dipinte scene trat-

te dal Vecchio Testamento con episodi della vitadi Mosè e scene dal Nuovo Testamento con epi-sodi della vita di Gesù. Infine nell’ultimo regi-stro si collocano i ritratti dei pontefici. Il soffittodella Cappella è decorato, dal pittore Pier Mat-teo d’Amelia con stelle dorate su fondo azzurro.

Le storie bibliche del Vecchio e Nuovo Te-stamento, rappresentate nel registro centrale, silegano in uno schema speculare.

Nella parete sud vi sono dipinte le scene del-la vita di Mosè, iniziando con il Viaggio di Mosèin Egitto (Perugino), Prove di Mosè (Botticelli),Passaggio del Mar Rosso (attribuzione incerta,Ghirlandaio o Biagio di Antonio o Rosselli),Consegna delle Tavole della Legge (Rosselli),Castigo di Core, Datan e Abiron (Botticelli),Testamento e morte di Mosè (Signorelli).

Nella parete nord invece troviamo scene trat-te dalla vita di Gesù: Battesimo di Cristo (Peru-gino), Tentazioni di Cristo (Botticelli), Vocazio-ne dei primi Apostoli (Ghirlandaio), Discorsodella Montagna (Rosselli), Consegna delleChiavi (Perugino), Ultima Cena (Rosselli).

Nella parete ovest, sotto al Giudizio Univer-sale, in origine vi erano Il ritrovamento di Mosè,la Nascita di Gesù e L’assunta con Sisto IV Ingi-nocchiato, eseguiti dal Perugino. Mentre nellaparete est, dell’ingresso, vi sono i dipinti: Dispu-ta per la salma di Mosè di Matteo da Lecce, Re-surrezione di Cristo di Van den Broeck, eseguitinegli anni settanta del 1500.

Le 16 scene dipinte sulle pareti illustrano lacontinuità tra il Nuovo e il Vecchio, tra il popo-lo d‘Israele e quello di Roma. Le vicende narran-

Descrizione della

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te si determinano secondo una linea guida che,partendo da Mosè, arriva a Gesù, il quale tra-manda la legge divina agli Apostoli e ai suoi suc-cessori (i pontefici), con il compito di guidare edi vegliare sull’intera umanità. Da qui si com-prende il forte significato simbolico, ad esempio,dell’affresco del Perugino nella Consegna delleChiavi, nel quale Gesù consegnando le chiavi aPietro, afferma la natura sacrale del Pontefice diRoma e dei propri poteri.

Durante l’ultimo ventennio del 1400, la Si-stina non subisce nuovi interventi.

Nel 1503 sale al soglio pontificio Giulio II. Nella primavera del 1504 il processo di asse-

stamento delle pareti dell’edificio aveva provo-cato l’apertura di una grande crepa nel soffitto.Giulio II provvede a riparare e rinsaldare la voltacon catene, ma i danni subiti dalla decorazionene rendono inevitabile il rifacimento e una nuo-va decorazione. Ricollegandosi al programma ditrasformazione monumentale di Roma, intrapre-so da Sisto IV, consigliato dall’architetto Giulia-no da Sangallo, Giulio II chiama a Roma nel1505 Michelangelo Buonarroti. Dapprima GiulioII gli affida l’incarico della costruzione del pro-prio monumento funerario, opera non realizzata(ripresa solo nel 1513), ma fonte di aspre con-troversie tra il pittore e il Pontefice, che si con-cludono, dopo una riappacificazione, nel 1507, ein seguito la decorazione della volta.

Il 10 maggio 1508 prendono il via i lavori. Inun primo momento il pontefice chiede a Miche-langelo la raffigurazione nella volta dei 12 Aposto-li, ma l’artista si oppone, dicendo che era “pocacosa”, e su nuovo incarico del pontefice, pianificaun altro programma che comprende, nella partecentrale della volta, nove storie tratte dal librodella Genesi, con ai lati figure di Ignudi, sostenen-

ti medaglioni con scene tratte dal Libro dei Re. Le nove storie della Genesi sono contornate

da 7 Profeti e 5 Sibille seduti su troni monumen-tali, al di sotto dei quali sono raffigurati, nellevele e nelle lunette, gli Antenati di Cristo. Nei4 pennacchi agli angoli della volta sono rappre-sentati alcuni episodi, tratti dal Vecchio Testa-mento, sulla salvezza del popolo d’Israele.

La decorazione venne completata il mese diottobre del 1512. La sera del 31 ottobre 1512, aiVespri della vigilia di Ognissanti, Giulio II dellaRovere, con17 cardinali in “cappa festiva” svela laVolta della Cappella Sistina; la mattina dopo, tor-na a cantarvi messa e a mostrarla “con satisfationedi tutta la città”. (Giorgio Vasari-Le Vite).

Il programma iconografico di Michelangelo siricollega ai temi dipinti sulle pareti laterali, illu-strando la lunga attesa dell’umanità per la venutadi Cristo, le profezie che preannunciarono questoevento e la genesi della Creazione del mondo. Leimmagini rispecchiamo il pensiero teologico delRinascimento, in cui si celebra l’opera di Dio co-me creatore, fino al culmine nella creazione del-l’uomo, a sua immagine e somiglianza. In talecontesto assume pienezza di significato la celebra-zione della bellezza del corpo umano, dalla figuradi Adamo alle immagini degli Ignudi.

I Profeti e le Sibille, si alternano, disposti suilati lunghi della volta, mentre in quelli corti spic-cano le figure di Zaccaria e di Giona. I veggentitestimoniano l’attesa dell’uomo della Redenzione.

Le storie della Genesi, divise in tre gruppi, rap-presentano l’origine dell’universo (Separazione del-

la luce dalle tenebre; Creazione degli astri; Separa-zione della terra dalle acque), dell’uomo (Creazio-ne di Adamo e Creazione di Eva; Peccato originalee cacciata dal Paradiso), e del male (Diluvio Uni-versale, Sacrifico di Noè e Ebbrezza di Noè).

Tutte le figure sono inserite entro una monu-mentale struttura architettonica dipinta che sisovrappone alla volta reale.

Il linguaggio figurativo michelangiolesco su-bisce delle trasformazioni durante l’esecuzionedegli affreschi. Mentre, ad esempio, le tre storiedi Noè sono composizioni gremite, concepitequasi come rilievi plastici, in quelle della Crea-zione, la raffigurazione è più spoglia e potente,crescono le dimensioni dei corpi, sia accentua lagrandiosità delle immagini, come in Adamochiamato in vita dal tocco dell’Eterno.

Nelle figure dei Profeti e delle Sibille, rappre-sentati mentre leggono o srotolano una pergame-na, come in quelle degli Ignudi, al crescere delledimensioni si accompagna l’intensificarsi della lo-ro vitalità fisica e psichica, come in Giona, scon-volto dal furore divinatorio, è dipinto insieme alpesce che lo racchiuse per tre giorni (tre, come igiorni che passò Gesù prima di risorgere).

La straordinaria intensità cromatica accom-pagna in particolar modo le figure, l’uso dei can-gianti e una tecnica rapida e decisa crea vivacitàe volume nella composizione.

Un lavoro grandioso e complicato che lo co-strinse, come ricorda nei Sonetti, a dipingeresulle impalcature in piedi o accovacciato con ilviso e la mano del pennello sempre rivolte in al-to, con il colore che gli gocciolava sul viso e lanecessità di ridiscendere a vedere l’effetto del-l’opera da terra: “Jo gia facto un gozo in questo

stento/ chome fa l’aqua a’gacti in lombardia…el’pennel sopra l’viso tuctavia/ m’el fa gocciandoun ricco pavimento…”.

Morto Giulio II nel febbraio 1513, gli succe-de Leone X, il quale contribuisce all’arricchi-mento della Capella Sistina con alcuni arazzi,realizzati in Belgio su disegni di Raffaello, raffi-guranti le “Storie dei Santi Pietro e Paolo”, lequali si inseriscono nel programma iconograficodella Cappella, con la rappresentazione del-l’opere dei due Apostoli, quali diretti predeces-sori dei pontefici.

Durante gli anni 20 del ’500, alcuni danneg-giamenti colpiscono la cappella, necessitandointerventi di consolidamento nelle fondamenta.

L’ultima commessa per la cappella Sistina av-viene nel 1534 da parte di papa Clemente VII,

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Nell’affresco Michelangelo riversa tutto iltravaglio di una personale e collettiva inquietu-dine spirituale: Dio è un giudice severo chenessuno può contestare. I colori appaiono “pe-santi” e di tonalità brune. Lo stile è mutato daquello della volta, come il suo sentimento neiconfronti della vita.

Le polemiche intorno alla convenienzadell’opera si scatenano sin dallo scoprimentodell’affresco, che a seguito dei dettami delConcilio di Trento, che sanciva la rappresenta-zione negli ambienti e luoghi sacri di opere cheavessero decoro e fossero conformi alle sacrescritture, venne nel 1565 ritoccato da un allie-vo di Michelangelo, Daniele da Volterra, co-nosciuto come “il Braghettone”, che applicò

veli e perizomi per coprire le nudità dei perso-naggi. Guardando però alcune figure nell’affre-sco, si riconoscono nei volti di Minosse e diSan Bartolomeo, rispettivamente il cerimonie-re pontificio Biagio da Cesena e Pietro Areti-no, i quali avevano assunto posizioni censoriee “puniti”, così da Michelangelo.

Altri interventi sono stati eseguiti per lo stes-so motivo alla fine del Cinquecento e nei duesecoli successivi.

Gli ultimi restauri di pulitura nella volta enel Giudizio Universale si sono svolti tra il 1980e il 1994. La riapertura della Cappella venne fe-steggiata con la santa messa l’8 aprile 1994 daPapa Giovanni Paolo II.

Silvia Papa

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che incarica Michelangelo di dipingere la paretedi fondo con il Giudizio Universale, un temache si adatta al clima di incertezze e angosce chepervadono il diviso universo cristiano, a seguitodella riforma luterana. I lavori prendono avviosolo nel 1536, sotto il pontificato di Paolo III, esi concludono nel 1541.

Per realizzare l’affresco, Michelangelo, correg-ge l’inclinazione della parete, causando la perdi-ta degli affreschi del Perugino e delle lunettedella volta. Le scene ritratte si ispirano al librodell’Apocalisse.

Rinunciando a qualsiasi partizione architetto-nica, campisce le figure che gremiscono la parete

in una composizione turbinosa, su un cielo per-corso da nuvole. Al centro rappresenta la figuradominate di Cristo-giudice, accanto colloca laMadonna che rivolge lo sguardo misericordiosoverso le schiere degli eletti e intorno dipingesanti, patriarchi e profeti.

Nelle due lunette gli angeli innalzano i sim-boli della passione, mentre nella parte inferioresi svolge il dramma della salvezza e della danna-zione, con la resurrezione dei corpi, la barca diCaronte e la voragine dell’Inferno. I vari gruppidi figure sono dominati da un moto ascendentee discendente, determinato dall’imperioso ge-sto di Cristo.

1. La Cappella Sistina2. Michelangelo Buonarroti3. La parete nord4. La volta-Michelangelo5. Particolare - Giudizio Universale6. La Cappella Sistina la tempo di Sisto IV7. La Consegna delle Chiavi. Perugino

8. Il Profeta Zaccaria9. Creazione di Adamo

10. Il Profeta Giona11. Il Giudizio Universale12. Minosse13. San Bartolomeo

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Didascalie