Criotec per LHC

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24/09/2009 Ricerca&Industria Il Nuovo Saggiatore 1 CRIOTEC La piccola torinese ed il gigante della Ricerca ENEA, INFN, ANSALDO, RESEARCH CENTER CEA… con questi nomi nel portafoglio ordini, la CRIOTEC srl di Chivasso (TO) non è certo estranea al mondo della ricerca. Anzi, il suo contributo è andato anche all’ acceleratore di particelle LHC del CERN di Ginevra, la macchina più grande mai costruita dall’uomo: un anello di circa 27 km e una potenza di 50 megawatt che si trova nel sottosuolo tra Svizzera e Francia. E per questo contributo, la CRIOTEC nel 2005 si è guadagnata il premio Gold Award per l’Industria, creato per segnalare le aziende che si sono contraddistinte per impegno, qualità e tempistica. Figura 1. Interno del tunnel di LHC (Credit: CERN/LHC Consortium) Il fondatore dell’Azienda, Guido Roveta, ha 40 anni di esperienza sulle spalle in campo di impianti di frazionamento dell’aria e di criogenia (la tecnologia del freddo). Grazie alla personale convinzione che l’innovazione tecnologica è fondamentale per essere competitivi sul mercato, ha portato la sua piccola Azienda ad essere in grado di realizzare impianti sempre più sofisticati e capaci di soddisfare a pieno le esigenze del cliente. << Quando abbiamo iniziato a lavorare per il CERN>> racconta Guido Roveta << eravamo ancora abbastanza piccoli. Quindici persone. Ma stavamo già tentando di ampliare il mercato con commesse internazionali ottenute proprio in quel periodo. I progetti erano però di minore entità. Lavorare per LHC è stato molto impegnativo soprattutto per la durata: ben 5 anni di cantiere. Ma questo impegno ci ha dato l’opportunità di crescere in modo notevole, acquisendo tecnica e padronanza, anche mentale >> Ora i dipendenti sono raddoppiati e sicuramente l’esperienza con LHC può essere messa in vetrina. In particolare per LHC l’Azienda ha progettato e realizzato linee di trasferimento di gas puri; oltre 34 mila metri di tubi saldati in orbitale (un tipo di saldatura particolare e complesso), dei quali si è dovuto controllare accuratamente la pulizia in modo da mantenere i gas nello stato di purezza originale. Non dimentichiamo inoltre la progettazione e la fornitura di 800 metri di linee superisolate sottovuoto per il raffreddamento con elio liquido a -270°C di speciali cavi superconduttori per il trasporto di energia ad alta efficienza. Impiantistica ma anche criogenia; il mondo della Ricerca è terreno fertile per i progettisti di CRIOTEC che rispondono all’esigenza di elasticità e duttilità e fanno della realizzazione ad hoc per il cliente quasi una sfida personale. Dal freddo al caldo, dal basso all’alto vuoto. Gli impianti più sofisticati sono quelli dei grandi

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Articolo scritto per il Nuovo Saggiatore, periodico online del Dipartimento di Fisica di Padova

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CRIOTEC

La piccola torinese ed il gigante della Ricerca

ENEA, INFN, ANSALDO, RESEARCH CENTER CEA… con questi nomi nel portafoglio ordini, la CRIOTEC srl di Chivasso (TO) non è certo estranea al mondo della ricerca. Anzi, il suo contributo è andato anche all’ acceleratore di particelle LHC del CERN di Ginevra, la macchina più grande mai costruita dall’uomo: un anello di circa 27 km e una potenza di 50 megawatt che si trova nel sottosuolo tra Svizzera e Francia. E per questo contributo, la CRIOTEC nel 2005 si è guadagnata il premio Gold Award per l’Industria, creato per segnalare le aziende che si sono contraddistinte per impegno, qualità e tempistica.

Figura 1. Interno del tunnel di LHC (Credit: CERN/LHC Consortium)

Il fondatore dell’Azienda, Guido Roveta, ha 40 anni di esperienza sulle spalle in campo di impianti di frazionamento dell’aria e di criogenia (la tecnologia del freddo). Grazie

alla personale convinzione che l’innovazione tecnologica è fondamentale per essere competitivi sul mercato, ha portato la sua piccola Azienda ad essere in grado di realizzare impianti sempre più sofisticati e capaci di soddisfare a pieno le esigenze del cliente.

<< Quando abbiamo iniziato a lavorare per il CERN>> racconta Guido Roveta << eravamo ancora abbastanza piccoli. Quindici persone. Ma stavamo già tentando di ampliare il mercato con commesse internazionali ottenute proprio in quel periodo. I progetti erano però di minore entità. Lavorare per LHC è stato molto impegnativo soprattutto per la durata: ben 5 anni di cantiere. Ma questo impegno ci ha dato l’opportunità di crescere in modo notevole, acquisendo tecnica e padronanza, anche mentale >> Ora i dipendenti sono raddoppiati e sicuramente l’esperienza con LHC può essere messa in vetrina.

In particolare per LHC l’Azienda ha progettato e realizzato linee di trasferimento di gas puri; oltre 34 mila metri di tubi saldati in orbitale (un tipo di saldatura particolare e complesso), dei quali si è dovuto controllare accuratamente la pulizia in modo da mantenere i gas nello stato di purezza originale. Non dimentichiamo inoltre la progettazione e la fornitura di 800 metri di linee superisolate sottovuoto per il raffreddamento con elio liquido a -270°C di speciali cavi superconduttori per il trasporto di energia ad alta efficienza.

Impiantistica ma anche criogenia; il mondo della Ricerca è terreno fertile per i progettisti di CRIOTEC che rispondono all’esigenza di elasticità e duttilità e fanno della realizzazione ad hoc per il cliente quasi una sfida personale. Dal freddo al caldo, dal basso all’alto vuoto. Gli impianti più sofisticati sono quelli dei grandi

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esperimenti scientifici. Unici e particolari. E la soddisfazione di partecipare, di imparare, di superare nuove frontiere ha un prezzo che vale la pena di pagare: quello di investire in tecnologia ed in personale altamente qualificato.

E infatti, oltre all’impianto per il frazionamento dei gas, la CRIOTEC ha realizzato lo scudo termico (schermo criogenico, Figure 1-2) per il supermagnete di CMS, uno dei 4 esperimenti legati ad LHC. Un lavoro decisamente più complesso. E vediamo perché.

Figura 2. Fase di realizzazione di un settore di schermo criogenico in lega di alluminio, diametro m.6, altezza m.20 per criostato elio del supermagnete CMS (CERN Ginvera)

CMS è un rivelatore di particelle prodotte dalle collisioni ad altissima energia che avvengono all’interno dell’acceleratore LHC. Ma quello che interessa, è che si tratta del magnete superconduttore più potente al mondo. Il suo campo magnetico è di 4 Tesla, cioè circa 80.000 volte il campo magnetico terrestre e le forze magnetiche generate sono estremamente intense. Per ottenere queste performance, CMS deve lavorare ad una temperatura prossima allo zero assoluto (circa -269° C). Questo è il motivo per cui il magnete è stato racchiuso in un enorme cilindro (criostato) le cui dimensioni sono 6 metri di diametro e 22 metri di lunghezza (Figura 2).

Figura 3. Fase di montaggio presso i laboratori del CERN di Ginevra dello schermo criogenico per il criostato elio del supermagnete CMS

Una bella sfida per Guido Roveta e per tutte le 1600 industrie che hanno partecipato alla costruzione del gigantesco acceleratore del CERN.

<<La prima cosa che mi viene in mente pensando oggi alla mia Azienda - dice Roveta - è la fatica, l’impegno per ottenere la soddisfazione del cliente >> Ma per la CRIOTEC è sempre stato così.

Roberta Camuffo1

1Roberta Camuffo è Ingegnere Elettronico con un Master in Comunicazione delle Scienze all’Università di Padova, la passione per il giornalismo e per il WEB.

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Approfondimento su LHCi

<<Nella corsa a “vedere” dettagli sempre più fini della materia, il Large Hadron Collider è oggi la macchina più veloce: il limite tecnologico estremo raggiunto dalla comunità scientifica fino a oggi. Lhc si comporta come un potentissimo microscopio in grado di evidenziare dettagli dell’ordine della lunghezza d’onda associata alle particelle accelerate: per energie dell’ordine del teraelettronvolt (TeV), come quelle raggiunte in Lhc, la lunghezza d’onda delle particelle accelerate è pari a un miliardesimo di nanometro (10-18 m), un attometro. Lhc è dunque, più che un microscopio, il primo “attoscopio” mai realizzato. Da un punto di vista complementare Lhc può essere visto come una macchina del tempo, poiché le condizioni che si possono creare al suo interno nelle collisioni tra le particelle, erano presenti solo negli istanti iniziali dopo il Big Bang. Anche in questo caso la capacità di spingersi indietro nel tempo dipende dall’energia delle particelle e per energie di 1 TeV, ad esempio, porta a esplorare scale temporali di circa 1 picosecondo (10-12 secondi) dopo il Big Bang. L’energia, quindi, è il parametro primario e in un acceleratore circolare come Lhc essa dipende dal raggio dell’anello e dal campo magnetico prodotto per mantenere le particelle lungo la traiettoria circolare. Per ottenere campi magnetici sufficientemente elevati si è reso necessario l’uso di materiali e tecnologie sofisticate per la conduzione efficace della corrente elettrica. L’utilizzo della superconduttività, in particolare, ha permesso di raggiungere energie elevatissime con impianti giganteschi ma possibili: Lhc ha una circonferenza di 27 km e una potenza di 50 megawatt, ma se fosse realizzato con tecnologie classiche richiederebbe un tunnel di 90-100 km e 1.000 megawatt di potenza per funzionare!

I magneti di Lhc hanno la caratteristica di essere raffreddati con elio superfluido alla temperatura di 1,9 kelvin (- 271,1 °C); ogni magnete, quindi, è ermeticamente chiuso per contenere il prezioso fluido. Il cuore di un magnete superconduttore è costituito dai cavi superconduttori, avvolti in bobine, che al passaggio della corrente elettrica generano il campo magnetico. Una coppia di bobine (dipolo superconduttivo) fornisce il campo magnetico necessario a piegare i fasci per costringerli su una traiettoria circolare. Lhc è dotato di 1.232 magneti di dipolo che, con i loro 15 m e più di lunghezza, occupano oltre i due terzi del tunnel e determinano l’energia di tutta la macchina. Producono in media un campo magnetico di 8,3 tesla, circa 200.000 volte più intenso del campo magnetico terrestre, e un campo massimo teorico stimato intorno a 9,7 tesla (questo margine è necessario per operare in condizioni stabili). […] Quasi tutti i grandi magneti sono stati costruiti dall’industria europea: il Cern ha fornito i principali componenti e il prezioso cavo superconduttore, fino ai collari e il giogo in ferro dolce. Lo sforzo logistico per la loro collocazione è stato impressionante: complessivamente, sono state consegnate, ispezionate e collaudate circa 150.000 tonnellate di materiale ad alta tecnologia. Questo materiale ha quindi viaggiato per l’Europa impegnando in media dieci grandi trasporti al giorno per cinque anni. >>

Lucio Rossi

i Lucio Rossi è professore in congedo all’Università di Milano e dal 2001 è responsabile al Cern del gruppo in carica dei superconduttori e dei magneti per Lhc. È stato responsabile dei primi dipoli superconduttori (collaborazione Cern-Infn), del superconduttore e delle

bobine del toroide per l’esperimento Atlas.