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Counseling dell’emergenza

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Counseling dell’emergenza

EMERGENZA

• Condizione statisticamente poco frequente che coinvolge uno o più individui vittime di eventi, che necessitano di immediato ed adeguato intervento terapeutico o ricorso a mezzi speciali di trattamento.

• È una situazione drammatica ove è in pericolo la sopravvivenza e la funzione di organi vitali, in assenza di opportuno trattamento da effettuarsi entro pochi minuti.

URGENZA

• Condizione statisticamente ordinaria che riguarda uno o pochi individui colpiti da processi patologici o eventi traumatici per i quali, pur non sussistendo un immediato pericolo di vita, è tuttavia necessario adottare entro breve tempo l’adeguato intervento terapeutico.

• MAXIEMERGENZA: sono coinvolte un elevato numero di vittime e questo determina uno squilibrio fra il numero dei coinvolti e le risorse prontamente disponibili per far fronte alle necessità del soccorso.

• CATASTROFE O DISASTRO: una situazione in qui, indipendentemente dal numero di vittime, viene intaccata la rete delle infrastrutture e delle comunicazioni, le organizzazioni e l’intero sistema sociale.

CONTESTO D’EMERGENZA

• Dal punto di vista psicologico, un contesto d’emergenza è una situazione interattiva caratterizzata dalla presenza di una minaccia; da una richiesta di attivazione rapida e di rapide decisioni; dalla percezione di una sproporzione improvvisa tra il bisogno (cresciuto per intensità, ampiezza, numerosità, ritmo) e potenziale di risposta attivabile dalle risorse immediatamente disponibili; da un clima emotivo congruente.

(Fabio Sbatella, Manuale di psicologia dell’emergenza)

EVENTO CRITICO

Si può definire evento critico:

• Esperienza intensa e imprevedibile che porta le persone a provare reazioni emotive particolarmente forti, tali da interferire con il normale funzionamento sia al momento che in seguito.

• E’spesso accompagnata da un senso di vulnerabilità o di perdita di controllo e può superare le capacità di tolleranza dell’individuo.

TRAUMA PSICHICO

• Lacerazione improvvisa, violenta ed imprevedibile dell’integrità psichica, capace di provocare un’alterazione delle capacità di adattamento del soggetto.

• Esperienza minacciosa estrema, insostenibile ed inevitabile, di fronte alla quale l’individuo è impotente.

• Reazione psichica caratterizzata da forti emozioni tanto dolorose e intollerabili da sopraffare la capacità dell’individuo, alterandone anche l’equilibrio psicologico, biologico e sociale.

EVENTI TRAUMATICI

• Qualcosa che non può essere assimilata negli ‘schemi interiori’ del Sé in relazione al mondo.

• Gli eventi traumatici della vita hanno un effetto primario non solo sulle strutture psicologiche del Sé, ma anche sui sistemi che uniscono l’individuo alla comunità: gli affetti, i significati, le credenze; violano, inoltre, la fiducia della vittima in un ordine naturale o divino, gettandola in uno stato di crisi esistenziale.

• La persona traumatizzata sperimenta una condizione di impotenza perché si percepisce incapace di controllare gli eventi o di reagire.

TRAUMA

Riassumendo:

• Improvviso e imprevedibile: caratteristiche che “non permettono manovre difensive immediate”. (A. Freud)

• La vittima perde la sensazione di poter controllare gli eventi esterni e le emozioni e sperimenta una condizione d’impotenza.

• Contiene una minaccia alla propria integrità.

• Può provocare perdite fisiche e psicologiche importanti.

• Il trauma è un evento che irrompe nell’esistenza e che, con la sua portata sia reale che simbolica, fa vacillare il senso stesso della vita, destabilizza il soggetto che lo subisce e crea un senso di panico, di angoscia, di stordimento e di vuoto.

VITTIMIZZAZIONE

Nell’ambito dell’emergenza, si definiscono vittime

• di primo livello le persone che hanno subito direttamente l’evento critico,

• di secondo livello i parenti e i familiari delle vittime di primo livello,

• di terzo livello i soccorritori chiamati ad intervenire sulla scena dell’evento traumatico (traumatizzazione vicaria o stress traumatico secondario),

• infine si considerano vittime di quarto, quinto e sesto tipo la comunità e gli individui che a vario titolo si sentono coinvolti pur non essendo stati presenti.

SIGNIFICAZIONE

• La capacità di orientarsi e adattarsi all’ambiente, naturale o sociale, dipende dalla capacità di elaborare e condividere matrici di senso. La necessità di dare senso alla realtà è talmente grande che, nei contesti confusi e improvvisamente modificati, è facile osservare una disorganizzazione complessiva del comportamento ed un‘inibizione di apprendimenti che apparivano altamente consolidati.

• Incidenti, catastrofi, contesti confusi e imprevedibili e/o di grande impatto emotivo spesso provocano un disorientamento, sollevano domande, mettono in crisi gerarchie di ruoli e valori, sicurezze consolidate ed immagini di sé.

• In situazioni rischiose anche l’autoprotezione e il fronteggiamento delle potenziali minacce dipendono dai processi di significazione: la percezione del rischio cambia notevolmente in relazione ai significati che vi vengono associati.

• In relazione al costrutto di significazione in emergenza assumono grande importanza la condivisione delle informazioni, i processi comunicativi e l’elaborazione in modo condiviso del dolore e del lutto, ma ognuno resta comunque singolo e unico nel rapporto con se stesso e il mondo.

STRESS

• Nell’uso comune il concetto di stress è associato ad esperienze e vissuti spiacevoli e/o dolorosi: la definizione riportata dal vocabolario Treccani descrive lo stress come ‘tensione nervosa, logorio, affaticamento psicofisico, e anche il fatto, la situazione e simili che ne costituiscono la causa’.

• Una “reazione emozionale intensa a una serie di stimoli esterni che mettono in moto risposte fisiologiche e psicologiche di natura adattiva”.

• Ogni emergenza è per definizione una situazione stressante: essere esposti ad intense e drammatiche emozioni significa vivere l’esperienza di una tumultuosa attivazione fisiologica.

• La relazione fra eventi e stress percepito non è lineare: l’effetto degli stressor è fortemente mediato da variabili individuali. Molto dipende dal modo in cui i soggetti percepiscono, classificano e significano gli eventi.

SINDROME DEL SOPRAVVISSUTO

• È una condizione psicologica che insorge prevalentemente in persone sopravvissute ad eventi di eccezionale gravità che hanno comportato un grande numero di morti. La persona che ne soffre in sostanza si sente in colpa per la sua “buona sorte”, per il fatto di vivere una situazione di privilegio a spese di altri o nel confronto con altri, per la percezione di non aver fatto abbastanza per prevenire la catastrofe e le sue conseguenze.

• «Perché io sì e loro no?»

La colpa

Colpevole o vittima???

Intervento di soccorso

L'intervento di soccorso si articola in varie fasi, comunemente indicate come:

• Fase di Allarme,

• Fase di Mobilitazione,

• Fase dell'Azione

• Fase del Lasciarsi Andare

(Hartsougt, 1985)

Contesto emergenziale

• Complessità,

• Sovraesposizione,

• Proiezione (Ranzato L., Brivio P. 2002)

Sono le condizioni del contesto, interno ed esterno nelle emergenze, cui il soccorritore deve far fronte.

Emozioni dei soccorritori

Sono riferibili a tre sfere distinte e interagenti:

• le emozioni suscitate dal contesto (gli scenari);

• dalle persone soccorse (le vittime);

• dagli altri soccorritori(la squadra, i colleghi).

• La sensazione di sgomento e disorientamento

• L’ansia

• Lo stress

• Il senso di impotenza e inadeguatezza

• La paura e il senso del pericolo

• La sofferenza

• La frustrazione e la rabbia

• Il sentirsi coinvolti dall’umanità dell’altro

• Il sentirsi testimoni della vita

• Il sentirsi squadra: il sentimento della affiliazione

• Il senso di soddisfazione

• Il sentimento della generatività

COPING

• Il coping è l'insieme di attività operative e di processi psicologici attraverso i quali un soggetto affronta un evento critico, una difficoltà, cercando di risolverlo o quantomeno di limitarne gli eventuali effetti negativi.

• Il coping comprende, quindi, tutte quelle strategie cognitive e comportamentali che mirano a ridurre il rischio di probabili danni indotti da eventi percepiti come stressanti e a contenere le reazioni emozionali.

BURN OUT

• "Sindrome di esaurimento emozionale, di spersonalizzazione e di riduzione delle capacità professionali che può presentarsi in soggetti che per mestiere si occupano degli altri e si esprime in una costellazione di sintomi quali somatizzazioni, apatia, eccessiva stanchezza, risentimento, incidenti".

(Progetto di Legge 4562 del 2000)

• Fra le strategie di prevenzione: tecniche di rilassamento, sviluppo di meccanismi di protezione, condivisione delle problematiche e della frustrazione.

RESILIENZA

• Il concetto di resilienza cerca di spiegare l’insieme dei fattori protettivi che regolano le interazioni tra ambiente, fisiologia e mente e tutelano la salute mentale dei soggetti.

• Capacità di rispondere a situazioni avverse generando adattamento e sviluppo.

• Si ha resilienza quando l’attivazione delle risorse personali e collettive per fronteggiare lo stress suscitato dalle avversità risulta efficace.

CASITA DELLA RESILIENZA

• Modello elaborato da Vanistendael, utilizza la metafora della casa per cercare di contemplare le molteplici sfaccettature di questo fenomeno.

Le fondamenta siano rappresentate da un’accettazione totale e incondizionata della persona, al piano terra colloca la capacità di scoprire un senso, più sopra tre stanze che non possono esistere senza le sottostanti, nelle quali si trovano competenze e attitudini del soggetto, la sua autostima e, infine, l’umorismo.

UMORISMO

• Recenti studi identificano nell’umorismo una vera e propria strategia adattiva di coping capace di mitigare efficacemente i livelli di stress. Godendo dell’umorismo si potenzierebbe la capacità di trovare significati multipli e alternativi ad uno stimolo apparentemente minacciante. Il primo effetto che genera, in relazione agli eventi stressanti, è una reinterpretazione e una ristrutturazione dell’evento stesso.

• Dixon: afferma che la funzione primaria dell’umorismo sia proprio quella di tutelare la persona da alcuni aspetti stressanti della vita.

• Francescato: ipotizza che “il riso negli esseri umani rappresenta una capacità evolutiva sostitutiva della risposta primaria adrenalinica agli stressor specifici che gli umani devono affrontare, rispetto agli animali di altre specie”

DISTURBO POST TRAUMATICO DA STRESS

Criteri diagnostici del PTSD:

A: esposizione a morte, minaccia, lesioni gravi o violenza sessuale in uno o più dei seguenti modi: esperienza personale, testimonianza diretta, apprendimento di evento traumatico da famigliare o amico ( morte o minaccia violenta o accidentale), esperienza ripetuta o di estrema esposizione (primi soccorritori, polizia).

B: Presenza di uno o più dei seguenti sintomi d’intrusione associati all’evento traumatico e iniziati dopo l’evento stesso: ricorrenti ricordi e/o sogni angoscianti, reazione dissociativa (es. flashback) in cui l’individuo si comporta come se l’evento si stesse ripresentando, disagio psicologico intenso o prolungato e/o marcate reazioni fisiologiche per l’esposizione a fattori che simboleggiano o assomigliano all’evento traumatico.

C: Evitamento persistente (o tentativi di evitamento) degli stimoli associati all’evento traumatico, iniziato dopo l’evento, in uno o più dei seguenti casi: di ricordi angoscianti, pensieri o sentimenti e di richiami esterni che suscitano ricordi angoscianti, pensieri o sentimenti in merito o in stretta associazione con l’evento traumatico.

D: Alterazioni negative cognitive e d’umore associate all’evento traumatico, con inizio o peggioramento dopo che l’evento traumatico è accaduto.

E: Marcate alterazioni nell’arousal e nella reattività associate all’evento traumatico, con inizio o peggioramento dopo l’evento traumatico stesso, come evidenziato da uno o più dei seguenti casi: comportamento irritabile e scoppi d’ira, espressi con aggressione verbale o fisica verso persone od oggetti, comportamento sconsiderato e autodistruttivo, ipervigilanza, esagerate risposte d’allarme, problemi di concentrazione, disturbi del sonno.

F: Durata del disturbo (dei criteri B; C; D e E) superiore ad un mese.

G: Il disturbo causa disagio significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o in altre importanti aree.

H: Il disturbo non è imputabile agli effetti fisiologici di una sostanza o ad altre condizioni mediche.

DISTURBO ACUTO DA STRESS

• Molto simili ai criteri diagnostici del PTSD sono quelli per il Disturbo Acuto da Stress (ASD), per soddisfare i quali, i sintomi, iniziati dopo l’esposizione all’evento traumatico, devono persistere per almeno tre giorni e fino ad un mese.

E IL COUNSELOR?

Il Counseling Filosofico Autogeno può essere d’aiuto:

• Contenimento dello stress, utilizzo delle tecniche di rilassamento (anche per preparasi a gestire l’emergenza).

• Sostegno delle risorse di coping, sia socio-ecologiche (rete, relazioni sociali) sia personali (significazione, autoefficacia, identificazione delle risorse interne ed esterne a sé).

• Sviluppo della resilienza: basti pensare, ad esempio, ai tre fattori: io ho (amore, sicurezza), io sono (forza interiore, autoefficacia), io posso (abilità, sostegno) o alla ‘casita’.

• Prevenzione del burnout: con tecniche di rilassamento, sviluppo di meccanismi di protezione, condivisione delle problematiche e della frustrazione.

Tenere sempre in considerazione

• Le peculiarità dell’ambiente.

• I vissuti specifici: gestione delle emozioni, senso di colpa, identificazione con le vittime, protagonismo.

• Gli aspetti positivi: compassion satisfaction, ruolo sociale, funzione simbolica.

DEFUSING

• Procedimento strutturato, normalmente di gruppo, da tenersi, dopo un intervento particolarmente critico o impegnativo, con le vittime di un evento critico o i membri dei servizi di soccorso che si sono trovati a vivere situazioni drammatiche o traumatogene.

• Obiettivi: iniziare a rielaborare brevemente e collettivamente il significato dell'evento, ridurne l'impatto potenzialmente traumatico, raggiungere un livello d'informazione uniforme e più oggettivo, rinforzare la rete di supporto.

Il defusing si struttura in tre fasi:

1. Introduzione: il professionista si presenta, spiega le motivazioni dell’intervento e fornisce informazioni di base sulla riservatezza.

2. Esplorazione: indaga e stimola le persone a parlare dell’esperienza traumatica vissuta e a definirne i contorni, sia emotivi che situazionali, per spronare una condivisione, una creazione semantica del vissuto che diventerà concreto e tangibile

3. Informazione: il professionista rassicura le persone sulle angosce e sulle reazioni, anche quelle più intense, che sono inquadrate come normali e reattive alla situazione stressante. Inoltre valorizza tutte le azioni positive messe in atto per rafforzare la percezione del senso di efficacia individuale che non è stato perso, neppure in una situazione tanto difficile.

DEMOBILIZATION

• La demobilization è una particolare forma di defusing post-intervento critico, più informale, che viene effettuata con gruppi o squadre di soccorritori al termine di operazioni di soccorso di particolare intensità, complessità o rilievo emotivo. Vuole solo essere un momento di cesura simbolica che sancisce il passaggio e rientro del soccorritore dal ‘luogo e tempo dell'emergenza’ al ‘luogo e tempo della normalità quotidiana’.

DEBRIEFING

• Intervento psicologico clinico strutturato e di gruppo, condotto da un professionista esperto in situazioni di emergenza, che si tiene a seguito di un evento potenzialmente traumatico, per aiutare i superstiti a comprendere e a gestire le emozioni intense, a identificare strategie di fronteggiamento efficaci, allo scopo alleviare le conseguenze emotive generate da quel tipo di esperienza.

Le sette fasi "classiche" del protocollo di Mitchell:

• Introduzione

• Discussione dei Fatti

• Discussione dei Pensieri

• Discussione delle Emozioni

• Discussione dei Sintomi

• Fornire Informazioni

• Conclusione

Bibliografia principale

• American Psychiatric Association, Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders: Dsm-5, American Psychiatric Publishing, Arlington, 2013.

• Castelli C., Sbatella F., Psicologia dei disastri. Interventi relazioni in contesti d’emergenza, Carrocci, Roma, 2003

• M. Rampin, L.Anconelli, Gestire la crisi, Edizioni Libreria Militare, Milano, 2010

• Sbatella F., Manuale di psicologia dell’emergenza, Franco Angeli, Milano, 2009.

• Sbatella F., Tettamanzi m.,Fondamenti di psicologia dell’emergenza, Franco Angeli, Milano, 2013.

• Young B.H., Ford J.D., Ruzek IJ.I., Friedman M.J., Gusman F.D., L’Assistenza Psicologica nelle Emergenze, Edizioni Erickson, Lavis, 2002

• Zuliani A., Manuale di Psicologia dell’Emergenza, Maggioli Editore, Rimini, 2007.