Costruiamo l'AltroBando - Piattaforma Link Bologna

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Costruiamo l'AltroBando! Universitari per il Diritto allo Studio – Piattaforma Gli studenti e le studentesse di Bologna hanno dato vita ad un percorso di analisi critica e costruzione di proposte sul diritto allo studio universitario. L'iniziativa nasce dall'esigenza concreta di garantire la sostenibilità del percorso formativo anche a tutt* coloro che non provengono da un contesto economico ottimale e trovano difficoltà nel sostenere i costi legati alla vita bolognese, partendo dall'elevata tassazione universitaria fino ad arrivare all'assegnazione e mantenimento dell'alloggio per i fuori sede ed alle spese di trasporto. La battaglia per il Diritto allo Studio oggi viene intesa come parte integrante delle rivendicazioni sul welfare e si dipinge come unica strada percorribile per garantire l'accessibilità ai luoghi della formazione, per far sì che questi siano ancora mezzo per l'emancipazione sociale del soggetto e non invece un luogo di esclusione sociale e di riproduzione delle situazioni di subalternità e di rafforzamento dello status quo. LA CONTRIBUZIONE RIDOTTA È facile comprendere come non sia possibile garantire un accesso libero e di carattere universale agli studi universitari se si adotta un sistema di tassazione di importo eguale per ogni studente, che non tenga assolutamente conto della situazione socio-economica di partenza. Ebbene, il “virtuoso” diritto allo studio emiliano-romagnolo è così miope da non riconoscere alcuna distinzione nella tassazione in base al livello di reddito dello studente. L'unica possibilità per ottenere una riduzione è partecipare al bando dell'Azienda Regionale per il DSU, sperando di ottenere il “beneficio” della contribuzione ridotta. Questa carenza è inaccettabile: l'ateneo bolognese è uno dei maggiori in Italia e forma più di 80000 studenti, deve per questo garantire l'inclusività e non dare adito a forti diseguaglianze e ad esclusione sociale a causa di un costo di accessibilità spesso insostenibile. È possibile fare nel merito alcune riflessioni: Il diritto allo studio viene profondamente minato dalla presenza stessa di un bando che ponga requisiti aggiuntivi a quello dell'ISEE per la concessione della contribuzione ridotta: l'Emilia Romagna è infatti l'unica Regione in cui l'esenzione parziale dalle tasse è materia dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio – Er.go e non è rimessa direttamente agli atenei, come invece è indicato dal DPCM 9 aprile 2001, art. 7 e dal DPR 306 del 1997, art. 3. Generalmente infatti questa viene calcolata dagli atenei in virtù dell'ammontare dell'ISEE di ciascun iscritto non scaricando l'onere della proporzionalità delle tasse sul DSU. Le implicazioni di questa differenza sono molteplici: la contribuzione ridotta per requisiti di reddito non è un diritto dello studente, che questo esercita “automaticamente” allorché l'ateneo accerti i requisiti ISEE, in quanto passa per l'intermediazione di un bando ed è pertanto spettante solo a chi ne abbia fatto domanda; l'idoneità all'esenzione parziale dalle tasse risulta essere resa ulteriormente difficoltosa in quanto l'Azienda per il DSU accerta la presenza di alcuni requisiti diversi dal livello di ISEE. In poche parole, la contribuzione ridotta assume le sembianze di una “mini-borsa di studio”.

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Costruiamo l'AltroBando!

Universitari per il Diritto allo Studio – Piattaforma

Gli studenti e le studentesse di Bologna hanno dato vita ad un percorso di analisi critica e costruzione di proposte sul diritto allo studio universitario. L'iniziativa nasce dall'esigenza concretadi garantire la sostenibilità del percorso formativo anche a tutt* coloro che non provengono da un contesto economico ottimale e trovano difficoltà nel sostenere i costi legati alla vita bolognese, partendo dall'elevata tassazione universitaria fino ad arrivare all'assegnazione e mantenimento dell'alloggio per i fuori sede ed alle spese di trasporto.

La battaglia per il Diritto allo Studio oggi viene intesa come parte integrante delle rivendicazioni sulwelfare e si dipinge come unica strada percorribile per garantire l'accessibilità ai luoghi della formazione, per far sì che questi siano ancora mezzo per l'emancipazione sociale del soggetto e non invece un luogo di esclusione sociale e di riproduzione delle situazioni di subalternità e di rafforzamento dello status quo.

LA CONTRIBUZIONE RIDOTTA

È facile comprendere come non sia possibile garantire un accesso libero e di carattere universale agli studi universitari se si adotta un sistema di tassazione di importo eguale per ogni studente, che non tenga assolutamente conto della situazione socio-economica di partenza.Ebbene, il “virtuoso” diritto allo studio emiliano-romagnolo è così miope da non riconoscere alcuna distinzione nella tassazione in base al livello di reddito dello studente. L'unica possibilità per ottenere una riduzione è partecipare al bando dell'Azienda Regionale per il DSU, sperando di ottenere il “beneficio” della contribuzione ridotta. Questa carenza è inaccettabile: l'ateneo bolognese è uno dei maggiori in Italia e forma più di 80000 studenti, deve per questo garantire l'inclusività e non dare adito a forti diseguaglianze e ad esclusione sociale a causa di un costo di accessibilità spesso insostenibile.È possibile fare nel merito alcune riflessioni:

Il diritto allo studio viene profondamente minato dalla presenza stessa di un bando che ponga requisiti aggiuntivi a quello dell'ISEE per la concessione della contribuzione ridotta: l'Emilia Romagna è infatti l'unica Regione in cui l'esenzione parziale dalle tasse è materia dell'Azienda Regionale per il Diritto allo Studio – Er.go e non è rimessa direttamente agli atenei, come invece è indicato dal DPCM 9 aprile 2001, art. 7 e dal DPR 306 del 1997, art. 3. Generalmente infatti questa viene calcolata dagli atenei in virtù dell'ammontare dell'ISEE di ciascun iscritto non scaricando l'onere della proporzionalità delle tasse sul DSU.Le implicazioni di questa differenza sono molteplici:

• la contribuzione ridotta per requisiti di reddito non è un diritto dello studente, che questo esercita “automaticamente” allorché l'ateneo accerti i requisiti ISEE, in quanto passa per l'intermediazione di un bando ed è pertanto spettante solo a chi ne abbia fatto domanda;

• l'idoneità all'esenzione parziale dalle tasse risulta essere resa ulteriormente difficoltosa in quanto l'Azienda per il DSU accerta la presenza di alcuni requisiti diversi dal livello di ISEE. In poche parole, la contribuzione ridotta assume le sembianze di una “mini-borsa di studio”.

Oltre ai requisiti di reddito, infatti, per essere ammessi alla domanda è necessario soddisfare dei criteri di merito piuttosto gravosi (n. di crediti); è necessario non essere più di un anno fuoricorso e stare conseguendo un titolo di studio che non sia equipollente a quello di cui si è già in possesso.È chiaro quindi che a causa dell'entrata in gioco di questi parametri diversi dall' ISEE la platea di studenti aventi diritto alla riduzione parziale della contribuzione diminuisce drasticamente. Risulta pertanto inaccettabile che nel nostro ateneo non siano previste progressività né tantomeno proporzionalità della tassazione su base esclusivamente reddituale: è inammissibile pensare che lariduzione contributiva venga negata ad uno studente con un livello basso di ISEE che voglia proseguire gli studi per acquisire una seconda laurea!

Inoltre è possibile avanzare una grossa critica anche al criterio stesso di calcolo della riduzione, chesi basa su un sistema arretrato ed ormai superato in tutti gli altri atenei.

La fasciazione risulta “rigida” e per questo priva di proporzionalità: infatti tra uno studente rientrante nella Fascia 2 ma vicino al limite massimo di 27.789.99 € ed uno studente rientrante nella Fascia 3 ma vicino al limite minimo di 27.790,00 €, la differenza di ISEE è irrisoria ma determina un rilevante aumento di contribuzione del 10%. Questo problema risulta ancora più grave in relazione al confine “studenti borsisti e non”: la Fascia 1 continua a prevedere l'esonero dalla contribuzione del 50%, con uno scarto troppo ampio rispetto ai titolari di borsa di studio che,con un reddito minimamente inferiore, sono esonerati completamente dai contributi.Risulta quindi necessaria la sostituzione di questo sistema di contribuzione “a scaglioni” con uno “acurva”, che possiamo ricalcare sul modello di quello degli atenei toscani: mantenendo ferma la divisione in fasce, sarebbe infatti positivo introdurre in ogni fascia una proporzionalità e progressività nella contribuzione in base all'ISEE di ciascuno. In tal modo si riuscirebbe ad arginare il problema dell'eccessiva differenza contributiva a fronte di una differenza minima di ISEE.

Il modello ottimale cui aspiriamo è tuttavia quello che prevede direttamente la progressività nel calcolo stesso della contribuzione (e non una percentuale di esenzione rispetto ad un livello di tassazione standard). È possibile in tal senso rivolgere lo sguardo al sistema torinese, introdotto nel 2012 e perfezionato nel 2013. Questo si caratterizza per la cosiddetta “fasciazione continua”: le vecchie fasce (che a Torino erano 26, a fronte delle sole 5 bolognesi) vengono sostituite dal calcolo diretto da parte dell'università, attraverso una formula matematica, della tassa che ciascuno studente deve pagare sulla base della propria situazione economica (facendo riferimento all'ISEE). Si tratta, quindi, di una funzione lineare che associa ogni ISEE all'importo da pagare. La funzione con cui vengono calcolate le tasse è una retta (in modo da garantire proporzionalità rispetto all'ammontare dell'ISEE), che per gli ISEE più alti diventa più ripida, facendo pagare in proporzione di più agli studenti che si trovano in una situazione economica migliore e rispettando il criterio di progressività.

La funzione matematica generatrice dell'importo della contribuzione è questa:

per ISEE<11.000 →€ 323,00 per 11.000<ISEE<50.000 → € (ISEE x 0,0255641 + 41,7949) per 50.000<ISEE<85.000 → € (ISEE x 0,0317143-265,714) per ISEE>85.000 → € 2.430,00

Oggi più che mai è quindi necessario superare l'iniquo sistema contributivo presente in Emilia Romagna che, negando proporzionalità e progressività, non garantisce agli studenti e alle studentesse un eguale diritto allo studio a prescindere dall'estrazione economica: tutti e tutte dovrebbero infatti poter frequentare l'università pubblica contribuendo secondo le proprie possibilità, come sancito ex art. 34 della Costituzione.

Inoltre, in un Paese che si propone di concorrere al raggiungimento dell'obiettivo Europa 2020 del 40% di laureati tra i 30 e i 34 anni ma che ne vede una diminuzione dell'11,5 % in meno di 12 mesi,si pone come assoluta priorità l'impegno per arginare il fenomeno della rinuncia all'istruzione universitaria, spesso resa economicamente insostenibile e demotivante per gli studenti in un panorama di disoccupazione e precarietà per i giovani laureati.

Il ripensamento in senso proporzionale e progressivo è infine, senza dubbio, un mezzo necessario per garantire agli studenti fuori-sede una adeguata integrazione nella vita della città: a Bologna sono oltre 65.000 gli studenti provenienti da tutta Italia che animano e compongono il tessuto cittadino, ma il loro ruolo sociale fondamentale per la crescita della città e dell'ateneo non viene ancora sufficientemente riconosciuto.

COSA VOGLIAMO:

• L'esonero parziale dalle tasse sulla base della condizione reddituale degli studenti e delle studentesse deve diventare un diritto, ossia essere garantito in maniera diretta dall'Ateneo già al momento dell'iscrizione, e non essere più essere considerato come una “mini borsa di studio” a cui si accede tramite bando dell'Er.Go.

• Il sistema di fasciazione rigido “a scaglioni” deve essere sostituito da un sistema che garantisca proporzionalità e progressività nel calcolo della tassazione (con riferimento al modello toscano e, ancor di più, torinese).

LE BORSE DI STUDIO

Confrontando il bando delle borse di studio di Bologna con altri atenei parimenti considerati elogiabili, evidenti sono le diverse condizioni dello studente. Facciamo riferimento alle differenze riscontrabili sulle soglie della Situazione Economica Equivalente dei diversi bandi, infatti Bologna restringe l’accesso alle borse di studio di alcune centinaia di euro rispetto a Torino (ISEE massima di €19.596,00) e ciò è ancora più evidente rispetto a Padova, più espansiva sia per ISEE massima della prima fascia (€ 13.970,98 rispetto ai €12.713,21 bolognesi) che per ISEE massima dell’ultima fascia (€20.956,46 rispetto ai €19.152,97).

Per quanto riguarda gli importi di ciascuna borsa, L’Alma Mater Studiorum riesce a risultare più generosa, ma con un’evidente bassa proporzionalità.Infatti la fasciazione per ottenere le borse di studio a Bologna risulta rigida e suddivisa in soli 3 scaglioni. Ciò comporta uno squilibrio di importo erogato di diverse centinaia di euro a fronte di uno scarto minimo di ISEE per gli studenti a cavallo tra uno scaglione ed un altro, problema che risulta specialmente per gli studenti Fuori-sede. Aumentare il numero degli scaglioni sarebbe pertanto una proposta ragionevole per limare le differenze e garantire una maggiore equità.

Allo stesso tempo la soglia ISEE massima indicata dal Miur è di 20.956,46€ mentre a Bologna la soglia massima è più bassa e si ferma a 19152,97€; si chiede dunque di innalzare la soglia massima quanto più vicino possibile alla soglia stabilita dal Ministero per garantire anche ad altri studenti la possibilità di poter vedersi riconosciuto un contributo per gli studi.

Presupposto fondamentale ed irrinunciabile è la garanzia della copertura totale delle borse di studio, per arginare la deriva nazionale della crescita indiscriminata della figura dell'idoneo-non beneficiario, ossia colui che pur avendo diritto al beneficio non ottiene l'erogazione.

COSA VOGLIAMO:

• Aumentare numero scaglioni: ora sono 3 e rigidi e non garantiscono pertanto reale proporzionalità, penalizzando nel calcolo dell'ammontare della borsa di studio rispetto al reddito gli studenti a cavallo tra uno scaglione e l'altro, soprattutto i fuori-sede.

• Raggiungere la soglia ISEE massima indicata da Miur: €20.956,46 rispetto ai €19.152,97 di Bologna.

• Assicurare che tutti gli idonei possano beneficiare delle borse di studio Er.Go.

• Una gestione chiara, trasparente ed accessibile dei dati relativi ai fondi indirizzati a finanziare il DSU

LA MENSA

Ad oggi il servizio ristorativo rivolto agli studenti presenta una gravissima criticità, legata all'assenza di fasciazione ISEE nel calcolo del costo dei pasti. La mensa bolognese è infatti tra le piùcare in Italia e, nonostante ciò, non garantisce una tariffazione differenziata in relazione al reddito.Garantire la fruizione di pasti completi ad un prezzo accessibile, senza dare origine a discriminazioni legate al contesto economico di provenienza, è una questione di civiltà.

Per quanto riguarda la fasciazione ISEE in mensa, possiamo far riferimento alla realtà de La Sapienza, che prevede 2,10 € per gli studenti universitari con ISEE pari o inferiore a 16.863,44 €; 2,85 €. per gli ISEE pari o inferiori a 33.728,42 €.; 4,00 € per gli ISEE pari o inferiori a 56.917,86 €, 5,75 € per gli ISEE superiori 56.917,86. Quella de La Sapienza è quindi una tariffazione fortemente proporzionale, in netto contrasto con i 6,85 € previsti indiscriminatamente per tutti gli studenti dell'Università di Bologna.

COSA VOGLIAMO:

• introduzione della fasciazione ISEE nel calcolo del prezzo dei pasti per gli studenti in mensa.

I SERVIZI RESIDENZIALI

Nel bando E.R.G.O. uscito quest’anno, riguardante i servizi residenziali del territorio Emiliano Romagnolo,non è possibile riscontrare miglioramenti necessari per un diritto allo studio reale, che riesca a venire incontro in maniera strutturale ai bisogni di tutte e tutti. Inoltre procedendo con un’analisi comparativa con il bando del dsu Toscana non viene difficile rilevare evidenti e molteplici criticità. Infatti le condizioni per poter accedere alla graduatoria evidenziano già le differenze sostanziali rispetto al bando toscano. Il fattore merito nel bando Toscano risulta meno severo e quindi più estensivo, infatti per magistrale e magistrale a ciclo unico al primo anno, occorrono 20 crediti per fare richiesta di servizio abitativo, mentre secondo il bando dell’Emilia Romagna ne servono 25 per la magistrale a ciclo unico e 30 per la magistrale. Differenza notevole che evidenzia come il bando e.r.g.o. risulta poco inclusivo e limitato.

Inoltre la data di scadenza per la presentazione della domanda servizio residenziale: la data eccessivamente prossima di presentazione della domanda nel bando e.r.g.o., anche rispetto al bando toscano, (26/27 agosto per le matricole; 6/7 agosto per gli studenti iscritti agli anni successivi al primo) mette a serio repentaglio il diritto allo studio. Infatti l’ idoneo al servizio che banalmente sceglie di iscriversi all’ Università fine Agosto primi di Settembre (come nella prassi) non ha tempo debito per presentare la domanda e rischia l’esclusione da quello che dovrebbe essere un suo diritto: l’ alloggio.

In terza istanza lo studente fuori sede secondo l’ e.r.g.o. deve essere residente a 90 minuti dalla sede universitaria, ben trenta minuti in più rispetto al conteggio che farebbe l’ azienda toscana, che invece considera meritevole di servizio residenziale lo studente che dista a 60 minuti tra residenza e sede universitaria.

Infine il dsu toscana offre un servizio abitativo, per i vincitori di borsa annuale, completamente gratuito. Inoltre offre un contributo affitto nel caso non riesce a coprire con i propri alloggi messi adisposizione, quanti risultano idonei al servizio abitativo. L’ azienda che si occupa di diritto allo studio nella regione emiliano romagnola (eccezion fatta per Modena) invece riesce ad offrire solo un servizio agevolato, prevedendo una retta di qualche centinaio di euro in due rate di pagamento. Inoltre offre un contributo affitto nel caso non riesce a coprire con i propri alloggi messi a disposizione, quanti risultano idonei al servizio abitativo.

COSA VOGLIAMO:

• Ridurre il requisito temporale minimo per acquisire lo status di fuori sede.

• Una posticipazione della data di scadenza per la presentazione della domanda al servizio residenziale (che non determini, tuttavia, una conseguente posticipazione della pubblicazione delle graduatorie) e una successiva riapertura del bando nel periodo di novembre.

• Un generale superamento delle lentezze burocratiche oggi presenti per l'assegnazione degli alloggi, che sia tale da poter rispondere anche alle esigenze abitative degli studenti idonei per i quali l'assegnazione del posto è prevista il 24 Ottobre, ossia con un mese di ritardo rispetto all'inizio delle lezioni.

• Coprire sufficientemente quanti risultano idonei, oltre a migliorare tutti quei parametri

sopra elencati, dove l’ E.r.g.o. risulta mancante e insufficiente è un dovere non più rimandabile per le gravi condizioni che vive il diritto allo studio legato al diritto ad un posto alloggio nel territorio emiliano. Le amministrazioni regionali e locali, quindi, si attivino per la riqualificazione e il riutilizzo sociale degli spazi in disuso, per servizi abitativi, affidandoli ad associazioni ed enti che ne facciano richiesta senza scopo di lucro.

REDDITO DI FORMAZIONE

Nell’ultimo secolo quasi tutti i sistemi di welfare si sono dotati di misure di sostegno al reddito minimo, in Europa solo Italia e Grecia non garantiscono questo livello di protezione sociale. In questo contesto il modello del Belgio risulta emblematico: il CPAS (Centro Pubblico di Aiuto Sociale) fornisce un sussidio a tutti i maggiorenni che scelgono di vivere al di fuori dell’ambito familiare: presentando un contratto d’affitto, gli studenti percepiscono 415 euro al mese oltre al sussidio familiare di 105 euro, riservato a tutti i maggiorenni, ed un sussidio alimentare di 125 euro.Solitamente questi modelli prevedono che gli studenti che percepiscono il reddito possano lavorare solo per salari mensili molto bassi o part-time. Il reddito cessa di essere percepito nel momento in cui lo studente entra nel mondo del lavoro oppure termina gli studi. Ogni tre mesi vi sono dei controlli perentori: gli studenti devono documentare il proprio curriculum di studi e non possono essere bocciati più di una volta. Gli studenti hanno diritto, inoltre, ad una borsa di studio nel caso in cui le condizioni economiche familiari siano al di sotto di una soglia prefissata. Il redditogarantisce l’accesso semigratuito a tutte le attività culturali quali spettacoli, concerti, teatri.

A modelli come quello belga si contrappone invece la concezione del welfare studentesco all'italiana, che appare di natura prettamente assistenziale. Infatti il nostro sistema non è in grado di garantire la mobilità sociale, un importante fattore che stimolerebbe lo sviluppo sociale, economico e culturale del nostro Paese: non è un caso che più del 70% degli studenti e delle studentesse ancora oggi scelga il proprio percorso di studi sulla base della condizione familiare di partenza.

Il modello basato sul Reddito per i soggetti in formazione risponde invece all’esigenza di garantire un diritto allo studio nettamente diverso da quello legato al modello assistenziale. C'è infatti bisogno che venga garantito allo studente il diritto di scegliere il prodotto culturale di cui intende avvalersi, in modo che questo possa sviluppare e coltivare liberamente le proprie attitudini ed i propri interessi, costruendo autonomamente la propria soggettività. In quest'ottica il Reddito di Formazione elimina alla base le disuguaglianze sociali di partenza, facendosi mezzo privilegiato di attuazione del principio di eguaglianza sostanziale sancito all'art.3 comma 2 della Costituzione.

COSA VOGLIAMO:

• Un'analisi dei fondi e dei bilanci regionali che coinvolga gli studenti, al fine della costruzione di Fondi per il reddito che ripartiscano fondi percepiti dalle Regioni oppure che si finanzino attraverso l' introduzione di microimposte o con altri mezzi analizzati in maniera condivisa.

• L'introduzione di un Reddito di formazione che garantisca la sostenibilità del percorso di studi in maniera del tutto svincolata dai criteri restrittivi di merito previsti nel bando per l'attribuzione delle borse di studio.

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