Costanzo-preve-Teologia e Filosofia Per Studenti Della Scuola

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  • 8/3/2019 Costanzo-preve-Teologia e Filosofia Per Studenti Della Scuola

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    Teologia e filosofia per studenti della scuola dellobbligo.

    Considerazioni su Joseph Ratzinger, Umberto Eco, Vito Mancuso e Telmo Pievani.

    di Costanzo Preve

    1. Umberto Eco ha concesso unintervista al giornale tedescoBerliner Zeitungdel 19/9/2011.

    Cito dal virgolettato riportato da Repubblica, 20/9/2011. Afferma Eco: Ratzinger non un

    grande filosofo, n un grande teologo, anche se generalmente viene rappresentato come tale. Le

    sue polemiche, la sua lotta contro il relativismo sono, a mio avviso, semplicemente molto

    grossolane, e nemmeno uno studente della scuola dellobbligo le formulerebbe come lui. La sua

    formazione filosofica estremamente debole. In sei mesi, potrei organizzare io stesso un

    seminario sul tema del relativismo. Si pu stare certi che alla fine presenterei almeno venti

    posizioni filosofiche differenti. Metterle tutte insieme come fa papa Benedetto XVI, come sefossero una posizione unitaria, estremamente naif.

    2. Ho conosciuto molti anni fa Umberto Eco in un seminario residenziale dei gesuiti

    allAloysianum di Gallarate. Era esattamente quello che sembra: un brillante e superficiale

    retore, che supplisce alla mancanza di profondit con un fuoco dartificio di erudizione. Ma qui

    siamo alla vera e propria boria dei dotti di cui parla Vico (sia pure in un altro contesto), per

    cui persino Ratzinger sottoposto alla correzione delle tesine con matita rossa e blu.

    Ho superato purtroppo da tempo let della scuola dellobbligo. Ma voglio dire la mia.

    Affronter prima il tema della teologia, e poi quello della filosofia. Dico subito che per me

    Ratzinger un filosofo di primo livello, del tutto indipendentemente dal suo ruolo di papa e dal

    fatto che personalmente non sono in alcun modo una pecorella del suo gregge.

    3. La religione cristiana non consiste affatto in teologia, ma semplicemente in Fede,Speranza e Carit. Di tutte e tre queste dimensioni, tendo a mettere al primo posto la Carit, e so

    di essere in buona compagnia. La cosiddetta teologia semplicemente lapplicazione alla fede

    religiosa della terminologia concettuale della filosofia greca classica (e Platone ed Aristotele in

    primo luogo), e non a mio avviso assolutamente necessaria per la pratica religiosa.

    Esattamente come lepistemologia per la scienza, che non ne ha nessunissimo bisogno e che va

    comunque avanti per conto suo, nello stesso identico modo la pratica religiosa, individuale o

    collettiva, va avanti da sola senza teologia. Il bisogno di giustificare teologicamente la fede

    cristiana un fatto storico emerso tra il XII ed il XIV secolo dopo Cristo in Europa occidentale

    (considero la patristica greca un caso diverso- l non si trattava di giustificare, ma di

    comprendere meglio), come risposta ai nuovi bisogni culturali della civilt comunale. Da allora

    si assiste a due processi culturali paralleli, che a volte si intrecciano, ma che bisogna tenere bendistinti. Da un lato, la pratica religiosa comunitaria erosa dalla secolarizzazione

    individualistica, e questo viene impropriamente chiamato eclissi del sacro nella societ

    moderna. Dallaltro, ed in modo assolutamente indipendente, largomentazione teologica viene

    erosa dalla critica scientifica di origine illuministica. I due processi sono del tutto distinti, ma i

    confusionari non riescono a distinguerli.

    4. Esaminiamo ora il secondo processo, spesso impropriamente connotato come laicismo

    razionalista. Se per laicismo (ma sarebbe meglio dire laicit) si intende la separazione tra

    diritto pieno alla cittadinanza politica costituzionale e qualunque pratica religiosa ( professione

    di ateismo razionalistico), allora io stesso, che aborro il laicismo filosofico come

    fondamentalismo illuministico astratto mascherato, sono pienamente e convintamente laico. Ma

    non questo il laicismo di Eco. Per capirne meglio la natura sono costretto ad aprire una

    parentesi filosofica apposita.

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    5. Il laicismo, che personalmente preferisco definire come fondamentalismo illuministico,

    si presenta come lunico e vero discorso filosofico della modernit (cfr. J. Habermas, Il discorso filosofico della modernit, Laterza 1987). Habermas connota la modernit come abbandonodella pretesa metafisica della conoscenza e della valutazione della totalit, ed chiaro che qui

    siamo di fronte a un parricidio nei confronti del suo maestro Adorno, tanto migliore di lui

    (valutazione mia, CP). In questo modo Kant diventa il primo e anche lultimo vero autoremoderno, mentre sia Hegel che Marx vengono esplicitamente connotati come pre-moderni, e

    cio come metafisici secolarizzati della totalit. Devo personalmente ringraziare Habermas per

    la sua chiarezza, perch leggendo il suo saggio ho finalmente capito che non solo personalmente

    non ero moderno, ma non mi sarebbe mai pi importato nulla essere considerato tale. Vale

    invece la pena individuare il nucleo di questa modernit laica, e diagnosticarne la povert.

    La radice filosofica di questa modernit sta nella riduzione del problema della verit a quello

    della certezza del soggetto, o meglio alle modalit gnoseologiche del suo accertamento.

    Correttamente Lukcs scrisse che la gnoseologia la teologia dei tempi moderni e della societ

    capitalistica. A partire dal Cogito di Cartesio fino allIo penso di Kant si svolge un processo

    effettivamente moderno che riduce integralmente il problema della verit della totalit in

    certezza epistemologica del soggetto, un soggetto (non dimentichiamolo) de-storicizzato e de-socializzato. In questa concezione la ri-storicizzazione e ri-socializzazione del soggetto, operata

    da Vico, Fichte, Hegel e Marx viene paradossalmente considerata pre-moderna e non moderna.

    Ma non siamo che allanticamera della comprensione del problema.

    La chiave del moderno relativismo laicista si trova a mio avviso in Max Weber, il Marx della

    borghesia, un neo-kantiano senza coscienza infelice ma consapevole della gabbia dacciaio

    in cui il capitalismo stava rinchiudendo gli uomini. Come ha osservato una acuta interprete

    francese, lesito relativista di Max Weber (il relativismo dei valori portato dal disincanto del

    mondo) in realt ambiguo, perch Max Weber un comparatista relativista (tutte le religioni e

    le civilt sono valorialmente egualmente vicine a Dio, e cio al nulla) ed un epistemologo

    assolutista, perch la civilt occidentale considerata superiore a tutte le altre proprio in nome

    del razionalismo proceduralistico, il cui esito appunto il relativismo dei valori e il disincanto

    del mondo.

    6. Vediamo allora dove sta la volgarit arrogante di Umberto Eco quando scrive che il modo

    di affrontare il relativismo di Ratzinger inferiore a quello di uno studente della scuola

    dellobbligo. In quanto ismo naturale che il relativismo contenga almeno venti differenti

    varianti storiche e teoriche, e qualunque professore universitario (e liceale) in grado di

    enumerarle e distinguerle dottamente. Ma questo avviene per qualunque ismo (idealismo,

    positivismo, storicismo, eccetera). Gli ismi sono classi di elementi distinti. Nello stesso tempo

    gli ismi sono astrattamente e concettualmente unificabili. Ad esempio Hegel idealista,

    Feuerbach materialista e Weber storicista. Nello stesso tempo il relativismo moderno (non parlo

    qui dei sofisti greci, per cui il discorso dovrebbe essere diverso) si basa su due fondamentiestremamente unitari. In primo luogo, sulla riduzione integrale del vecchio problema

    metafisico della verit nel nuovo problema epistemologico della corretta certezza (verificabile

    e falsificabile) di un soggetto preventivamente destoricizzato e de socializzato ( da Cartesio a

    Kant), che permette di squalificare e di delegittimare come anti-moderni tutti coloro che

    parlano di verit (o falsit) della totalit espressiva (Habermas su Hegel e Marx). In secondo

    luogo, sulla mescolanza di relativismo comparatista e di epistemologia assolutista (solo il

    razionalismo occidentale viene legittimato, in quanto anti-metafisico), con le note conseguenze

    in termini di arroganza e di burbanza (Eco).

    7. E un peccato, perch non mi sogno affatto di negare il nucleo di razionalit del pensiero

    scientifico e di quello laicista. Prendiamo ad esempio lultimo libro di Telmo Pievani (cfr. La

    vita inaspettata, Cortina editore 2010). Pievani difende levoluzionismo darwiniano, dandogliuna nota fortemente contingentistica e casualistica, ed illustra il fascino di una evoluzione che

    non ci aveva previsto. Come confutazione del cosiddetto disegno intelligente

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    (indipendentemente dal fatto che Ratzinger lo difenda esplicitamente o lo adombri solo

    cautamente, come da parte sua opportuno fare) il libro di Telmo Pievani ottimo, e

    assolutamente convincente. Dir di pi: per quanto ne posso capire, Pievani ha assolutamente

    ragione. Ma dovrebbe fermarsi qui. Ed invece non si ferma, perch deve assolutamente

    comunicarci il suo assolutismo metafisico, che una metafisica della contingenza assoluta.

    Pievani deve ad ogni costo seguire la linea degli agnostici ed atei razionalisti (Odifreddi,Turchetto, eccetera), criticare le pretese conoscitive della filosofia e le pretese etico-comunitarie

    della religione. Se rispettasse un poco di pi la filosofia classica (e non quella caricatura

    chiamata epistemologia, inutile a s e agli altri) conoscerebbe Aristotele, e saprebbe che un

    conto la contingenza e la casualit (kat to dynatn), ed un conto lessente-in-possibilit, e

    cio in potenzialit (dynamei on), e che la natura seguir forse il primo principio, ma la civilt

    umana processuale ed autocosciente il secondo. E allora la richiesta fatta alla riflessione etica e

    filosofica di basarsi sul sapere scientifico resta ambigua e fuorviante. Se il sapere scientifico,

    che un tempo era il sapere del necessitarismo deterministico basato sul modello meccanicistico

    della fisica seicentesca, ed oggi invece il sapere dellaccettazione della casualit e della

    contingenza (kat to dynatn), come possibile che ci si possa fondare sopra il sapere etico e

    filosofico, che invece un sapere delle possibilit processuali progettate e volute dal genereumano (dynamei on)?

    A questo porta il riduzionismo scientistico e la polemica (sia pure pi che fondata) contro

    lantropomorfismo ingenuo del disegno intelligente (di cui una variante ben difesa, ma molto

    meno convincente della contingenza di Pievani, pu essere letta in Michael Georgiev, Charles

    Darwin oltre le colonne dErcole, Gribaudi, Milano 2009). Non fa mai male sentire anche laltra

    campana.

    8. In epoca di individualismo assoluto e di rottura di ogni comunitarismo ovvio che anche

    la teologia assuma la forma del fai-da-te. Un esempio di questo il recente saggio di Vito

    Mancuso (cfr.Io e Dio, Garzanti, Milano 2011). Gi il titolo dice tutto. Il fatto di mettere primalIo (lio coscienziale e singolo, non certo lIo fichtiano come metafora della prassi unificata

    dellintera umanit), e soltanto poi Dio, e cio lUniversale, non deve essere inteso come un

    empirico difetto narcisistico dellindividuo Mancuso, ma un segno dello spirito del tempo

    (Zeitgeist), che parte sempre dallombelico del soggetto individuale, e che crede (erroneamente)

    che partendo dallombelico si arrivi meglio al cervello ed al cuore.

    La concezione di Mancuso di Dio come sorgente e porto dellessere-energia, a met fra

    Teilhard de Chardin ed uno sciamano siberiano, fa rimpiangere la vecchia concezione tomistica

    classica. Mancuso vuole continuare ad essere cattolico, quando ormai pi nessuna Inquisizione

    lo obbligherebbe a farlo, e manifesta cos il carattere opportunistico della cultura mediatica di

    oggi, che vuole essere insieme eversiva e conformistica. E interessante la reazione dei

    cosiddetti laici italiani, in realt fondamentalisti illuministici di centro-sinistra. Gustavo

    Zagrebelsky (cfr. Repubblica, 9/9/2011) saluta lavvento di una nuova teologia fondata sulprima della coscienza contro la chiesa dellobbedienza. Non un caso. Per i vari Zagrebelsky

    lobbedienza deve essere riservata alleconomia (sfida della globalizzazione, giudizio dei

    mercati, vincolo del debito, dittatura delle agenzie di rating, eccetera), mentre lambito del

    costume e delle religioni deve essere invece interamente liberalizzato (la modernit secondo

    Eugenio Scalfari). Ora, se c qualcosa in cui le chiese organizzate possono ancora servire a

    qualcosa, proprio sul livello dellobbedienza, diretto a quel 95% degli essere umani che non

    intendono ascoltare il linguaggio del dialogo filosofico veritativo razionale (in accordo con

    Platone e Hegel, chiamo retori e non filosofi i negatori della verit). Gian Enrico Rusconi (cfr.

    La Stampa, 18/9/2011) non si accontenta del primato della coscienza (traduzione: del primato

    dellarbitrio del volere scambiato per libert), ma vorrebbe di pi, e cio il riconoscimento

    dellautonomia del pensiero laico (sic!). Questo mi ricorda i funzionari staliniani, che eranodisposti a tollerare il cristianesimo purch riconoscesse la scientificit dellateismo, il

    materialismo dialettico e linesistenza di Dio scientificamente dimostrata.

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    Bench Zagrevelsky sia pi sobrio di Rusconi, entrambi non contestano limposizione

    individualistico-coscienziale (e cio lIo e Dio, con Io davanti e Dio dopo) di Mancuso. Per i

    laici lo spazio pubblico deve essere infatti riservato interamente al laicismo (nel senso di

    relativismo e nichilismo, che non solo quello di Ratzinger, ma quello di Nietzsche e di

    Weber), mentre la religione come fatto pubblico pu essere tollerata come forma arcaica di

    Gay Pride e di sfilata femminista.9. A differenza di Mancuso, non voglio fare il teologo dilettante fai-da-te. Nulla sarebbe pi

    facile. Io non credo nel Dio di Ratzinger, ma nel modo in cui impostano la questione Spinoza e

    Hegel (migliore del modo materialistico in cui imposta il pur ammirevole Feuerbach ed il

    volenteroso Marx). Ammiro molto la risposta data da Hegel al suo studente Heine, che gli

    faceva lapologia della premiazione dei buoni e della punizione dei cattivi nellaldil. Hegel lo

    guard freddamente e gli disse: Perch, Lei ha bisogno di una mancia per assistere la sua

    signora madre malata e per non avvelenare il suo signor fratello maggiore?.

    E con questo, lessenziale della teologia detto.

    10. Passiamo alla filosofia, in cui non sono pi uno studente della scuola dellobbligo, ma un

    competente specialista. Ho gi affermato che la riduzione del molteplice (le varie forme storiche

    e teoriche di relativismo) allunit (il concetto unitario di relativismo) assolutamentegiustificata, ed del resto moneta corrente di tutti i filosofi di professione. In quanto storico

    della filosofia, so perfettamente che vi sono profonde ragioni per essere relativisti (Weber) e

    nichilisti (Nietzsche in quanto porta girevole sia per il Superuomo che per lOltreuomo). Ma vi

    sono a mio avviso ragioni pi profonde per non esserlo, da Spinoza a Vico, da Fichte a Hegel,

    da Marx a Lukcs. Ho scritto in proposito migliaia di pagine, che non posso certo riassumere

    qui. Semplicemente, non si cada nel gioco delle tre carte, strumento per spillare soldi ai

    babbioni negli atri delle stazioni ferroviarie, per cui le rispettabili opinioni relativistiche e

    nichilistiche vengono fatte passare per esito obbligato della scienza moderna (Pievani) e della

    visione laica del mondo (Zagrebelsky e Rusconi). Una volta fatta cadere questa boria dei dotti

    e questa coazione a ripetere del professore universitario che corregge le tesi, tutto poi pu essere

    liberamente detto ed argomentato.

    11. Due parole su Ratzinger. Per giudicarlo come teologo, bisogna prima tener conto del

    fatto che non si chiama soltanto Joseph, ma Benedetto XVI. In proposito, weberiani come Eco,

    Zagrebelsky e Rusconi dovranno pur sempre ammettere che, oltre alletica delle opinioni, che

    pertiene a Ratzinger, egli deve anche ispirarsi alletica della responsabilit, che invece pertiene a

    Benedetto XVI. Se io diventassi papa (mai dubitare della Divina Provvidenza!) non potrei

    certamente contestare il (ridicolo) sangue di San Gennaro o proclamare che nessuna vergine pu

    essere madre di Ges o che la sindone di Torino una falso medioevale.

    Perch portare sconcerto tra i fedeli, che chiedono soprattutto solidariet e comunit? Quando

    vedo individui presuntuosi e isolati (Flores dArcais, Marcello Pera, eccetera) parlare da pari a

    pari con Benedetto XVI, come se fossero tutti pensionati al bar con gli amici, sono preso da unsenso di ridicolo. Come filosofo, anche lo scrivente si sente eguale a Ratzinger, e cos deve

    essere, perch la filosofia (ce lo ha insegnato lateniese Socrate) non conosce gerarchie o

    auctoritates, ma solo libere argomentazioni. Ma io non sono eguale a Benedetto XVI, per il

    semplice e noto fatto (che per sfugge in genere ai laici, scientisti o esistenzialisti, neokantiani o

    positivisti, eccetera) che egli carico di una responsabilit. Su questa base deve anche allora

    essere giudicato sia come teologo che come filosofo.

    12. A differenza di Umberto Eco, lo giudico un teologo ed un filosofo di alto livello, e cerco

    di spiegarne brevemente il perch.

    Come teologo, non posso certo pretendere che dia del Cristo una interpretazione materialistica

    fondata sulla teoria dei modi di produzione (Fernando Belo, Massimo Bontempelli prima

    maniera de Il senso della storia antica, Trevisini), oppure riduca Ges a zelota armatocrocifisso perch accusato di insurrezione (vedi cartiglio INRI, riservato esclusivamente agli

    zeloti armati del tempo). E evidente che il suo Ges non pu essere demitizzato e storicizzato

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    oltre un certo punto. Si tratta di un Ges serio e credibile, cui personalmente non credo, ma

    che nello stesso tempo evito di ridurre a Io (Costanzo Preve) e il Ges di Ratzinger sulla base

    della centralit del mio pur rispettabile ombelico. Ritengo anche molto razionale ricorrere alla

    concezione di Tommaso dAquino, che mi sembra stabile molto pi di quanto lo sia la teologia

    universitaria liberale di Hans Kng, per non parlare di Mancuso (two theologians in a boat, to

    say nothing of the dog).Come filosofo, Ratzinger riprende la concezione normativa della natura umana di Aristotele e

    pi in generale dei greci. Bene, non so che cosa abbia in testa Umberto Eco, ma penso che si

    tratti di unottima filosofia. Un mio fraterno amico, Luca Grecchi, ha costruito sul recupero dei

    greci una concezione umanistica della filosofia, e questo senza essere affatto un credente nel

    senso di Ratzinger (si vedano le due notevoli interviste a Enrico Berti e a Carmelo Vigna).

    Certo, Ratzinger non pu certo aderire alla filosofia secolarizzata della storia di Fichte, Hegel e

    Marx, e questo perch questultima a mio avviso del tutto incompatibile con una teologia del

    monoteismo cristiano rivelato e con una interpretazione letterale della Trinit secondo il

    concilio di Nicea. E non vedo perch lo si debba pretendere.

    La superiorit e linferiorit di una filosofia non possono essere sostenute in assoluto, ma solo

    in rapporto al proprio tempo appreso nel pensiero (Hegel). Sarebbe quindi improprioparagonare Ratzinger a Platone, Aristotele, Spinoza, Kant, Hegel o Marx. Ma se collochiamo

    Ratzinger nel tempo in cui stiamo vivendo (una drftige Zeit, un tempo della miseria) la

    superiorit di Ratzinger sulla spocchia autoreferenziale dei dotti universitari boriosi alla Eco

    addirittura tennistica.

    Torino, settembre 2011