Corso Introduzione alla biologia - Amazon S3

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I virus: cosa sono, da dove vengono e dove vanno. Prof.ssa Elisabetta Affabris Docente di Virologia Dipartimento di Scienze SSD BIO/19 Microbiologia Generale Corso Introduzione alla biologia AA 2017-18

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I virus:

cosa sono, da dove vengono e dove

vanno.

Prof.ssa Elisabetta Affabris

Docente di Virologia – Dipartimento di Scienze

SSD BIO/19 Microbiologia Generale

Corso Introduzione alla biologiaAA 2017-18

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I VIRUS

Flint et al., Principles of virology, ASM 2004

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Virus ebola

Batteriofago T4

Virus mosaico del tabacco

Ogni organismo vivente ha i suoi virus.

Virus al microscopio elettronico

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icosaedro

VIRUS A CAPSIDE ICOSAEDRICOVirus a capside icosaedrico

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Rappresentazione schematica e dimensioni relative di alcuni virus animali.

Watson et al., Biologia molecolare del gene, 1988

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il virus del vaiolo:

un virus a struttura complessa

Fotografia al microscopio elettronico a scansione e a trasmissione

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Moltiplicazione dei virus

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LA SITUAZIONE È SIMILE A QUELLA DEI

VIRUS INFORMATICI: PROGRAMMI CHE

SI INSERISCONO NELLA MEMORIA DEI

NOSTRI COMPUTER E VENGONO

ATTIVATI ED ESEGUITI

IMMEDIATAMENTE.

L’ESECUZIONE DEL PROGRAMMA-

VIRUS CREA NUMEROSE COPIE DEL

VIRUS, CHE VENGONO INVIATE A

CONTAGIARE ALTRI COMPUTER E

PUÒ DANNEGGIARE IL CONTENUTO

DELLA MEMORIA.

Come agiscono i virus.

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il ciclo virale

La moltiplicazione virale si realizza con una serie di

fasi successive che costituiscono il ciclo virale:

• 1. Attacco della cellula (adesione specifica dei

recettori virali alla superficie della cellula)

• 2. Penetrazione e disassemblaggio

• 3. Replicazione dei componenti virali (genomi

e proteine)

• 4. Assemblaggio

• 5. Rilascio

RISULTATO: a partire da una singola particella virale che infetta una singola

cellula si possono produrre numerose particelle virali (esempio: da 100 a 100.000

in un ciclo litico in funzione del tipo di virus e del tipo di cellula ospite).

Figura 16.7 CICLO DI REPLICAZIONE DI UN VIRUS ANIMALE.

da Deho, Galli «Biologia dei microrganismi II edizione» CEA

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ORIGINE DEI VIRUS

I virus sono molto antichi e probabilmente convivono con i loro ospiti da sempre.

Le teorie più recenti indicano che la loro origine potrebbe precedere quella degli

organismi viventi cellulari. Gli studi filogenetici basati sulla comparazione della

sequenza dell’RNA ribosomiale delle cellule suggeriscono che gli organismi viventi

cellulari abbiano una origine monofiletica da un probabile antenato unico

universale (LUCA: Last Universal Common Ancestor)

ALBERO FILOGENETICO DELLA VITA

LUCA(Last Universal Common Ancestor)

Origine della vita

2,8 miliardi di anni fa

3,8-3,7 miliardi di anni fa

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Due esempi di virus causa di malattie

nell’uomo:

• L’influenza: una

malattia virale acuta

• L’AIDS: una

malattia virale

cronica

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Il virus influenzale al microscopio elettronico

(ab occulta coeli influenza)

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Rappresentazione del virus dell’influenza

Watson et al., Biologia molecolare del gene, 1988

H (emagglutinina)

N (neuraminidasi)

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La pandemia di spagnola.(1918: ospedale militare a Camp Funston, Kansas)

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Qualche dato sulla pandemia di spagnola.

• Gennaio 1918: vengono segnalati i primi casi di una “polmonite fulminante” nella contea di Haskell, meno di 300 Km da Fort Riley, una zona poverissima dove le famiglie contadine condividevano gli spazi con polli e maiali

• Primo caso accertato ufficialmente: marzo 1918, sergente Albert Gitchell, capocuoco di Camp Funston, a Fort Riley nel Kansas. Seguono 522 casi che si sviluppano in una settimana con 40 decessi.

• L’infezione si diffonde lungo le arterie della vita militare: in aprile ha investito 24 dei 26 campi di addestramento e 30 delle 50 maggiori città americane e passa in europa attraverso le navi che trasportano i reparti da combattimento. A maggio si accende in Europa (8 milioni di casi in Spagna) e dilaga. Cala con i primi caldi. A fine agosto riappare a Brest, porto di andata e ritorno delle truppe USA ed in pochi giorni la seconda ondata appare a Boston. Il virus ha investito il mondo.

• I casi stimati sono stati circa 1 miliardo, apparsi in tre ondate (tra gennaio 1918 e aprile 1919) e sparsi in tutto il mondo (unica eccezione l’isola di Marajò alle foci del Rio delle Amazzoni in Brasile). I decessi stimati sono stati da 50 a 100 milioni, oltre la metà tra i 15 e i 34 anni.

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Le altre pandemie causate nella popolazione

umana dai virus dell’influenza.

• 1968 Hong Kong: 750.000 vittime

• 1957 Asiatica: 1 milione di vittime

• 1997-2006 aviaria ?: le vittime sono state poco

più di un centinaio, prevalentemente nel Sudest

asiatico.

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Specie animali che ospitano virus influenzali(tutti i virus influenzali possono acquisire la capacità di trasmettersi

e adattarsi ad altre specie)

www.med.unifi.it/didonline/anno-ii/mictobiologia/MasterNBC/PPT/Azzi-InfluenzaAviaria.ppt.

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MERCATI DEL POLLAME DI HONG KONG

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Il virus influenzale è molto variabile.

• Elevata frequenza di mutazioni puntiformi (cambiamenti minori o antigenic drift)

• Mescolamento dei segmenti genomici se una cellula è infettata contemporaneamente da virus influenzali diversi (cambiamenti maggiori o antigenic shift)

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I virus hanno elevata variabilità genetica

La variabilità genetica si è affermata per vantaggio evolutivo,infatti garantisce una rapida adattabilità alle variazioniambientali a scapito del livello di complessità organizzativaraggiungibile.

La complessità dell’organizzazione cellulare richiede inveceun livello superiore ed adeguato di stabilità del genoma, che ègarantito dalla:

• presenza di DNA polimerasi con attività proof reading (= correzione di bozze) per la duplicazione del genoma;

• presenza di sistemi di riparazione del danno al DNA

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I virus hanno elevata variabilità genetica

• a causa di elevata frequenza di ricombinazione dovuta all’elevato numero di copie del genoma che si originano durante la replicazione all’interno delle cellule ospiti;

• nel caso dei virus ad RNA la variabilità genetica è maggiore per mancanza di:

i) attività proof reading degli enzimi che replicano i genomi;

ii) di sistemi di riparazione del danno all’RNA.

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Dimensioni approssimative dei genomi dei virus noti

(intervallo di variazione)

3,5 kb 32 kb

1,8 kb 1250 kb

Virus ad RNA

Virus a DNA

unità di misura: migliaia di basi (kb)

Il genoma del batterio Escherichia coli: 4.600 kb

Il genoma dell’uomo: 3.200.000 kb

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La capacità di modificarsi continuamente

conferisce vantaggi ai virus.

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Il sistema immunitario ci permette di eradicare l’

infezione attraverso:

una risposta immediata (innata) e meno specifica

e

una più lenta e altamente specifica (adattativa), che

elimina sia le particelle virali che le cellule infette.

COME SI GUARISCE?

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La risposta immunitaria adattativa contro le infezioni.

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… Inoltre ci permette di resistere ad una seconda

infezione causata dallo stesso virus attraverso la

memoria immunitaria.

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Il virus dell’immunodeficienza umana

(HIV)

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Ciclo di replicazione

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Infezione produttiva o latenza

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Con il tempo il virus moltiplicandosi

danneggia irreversibilmente il sistema

immunitario portando dopo diversi anni alla

comparsa dell’AIDS, una malattia mortale.

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L’infezione è cronica poiché il virus

sfugge al sistema immunitario.

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Da dove viene il virus che causa

l’AIDS nell’uomo?

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I lentivirus dei primati.

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Relazioni filogenetiche tra i due virus dell’AIDS umani (HIV-1 e

HIV-2) e quelli che circolano nei primati non umani (SIV).

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Da quanto tempo il virus circola

nell’uomo?

• Le analisi sierologiche retrospettive hanno permesso di identificare casi di positività in Congo che risalgono al 1959 e al 1960 mentre le analisi di comparazione genetica indicano che il passaggio del virus nella popolazione umana dagli scimpanzè dovrebbe essere avvenuto 50 anni prima.

•Uno studio pubblicato nel 2007 ha indicato che l’infezione è passata dall’Africa ad Haiti e successivamente da qui negli Stati Uniti intorno al 1969.

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Esodo massiccio di profughi Ruandesi (Kivu region) verso Kinshasa, città in cui si ritiene avvenne la reale diffusione di HIV

1959 plasma: HIV-1 positive (RNA & Ab); un maschio adulto Bantu , abitante in Leopoldville, Congo Belga (ora Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo)

Già nel 1985-86 la percentuale di sieropositività nell’altopiano del Kivu superava il 10%

DOVE E QUANDO È AVVENUTO L’INGRESSONELLA SPECIE UMANA

Dove e quando è avvenuto il passaggio

all’uomo?

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Quante sono le persone con l’infezione?

33,2 milioni nel mondo

(22.5 nell’Africa Sub-Sahariana, 800.000

nell’Europa Occidentale, 150.000 in Italia)

Da UNAIDS: Jount United nations programm on HIV/AIDS

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Quanto sono antichi i retrovirus?

• Circa l’8% del genoma umano è costituito da sequenze derivate da antiche infezioni da parte di retrovirus

• Questi elementi genetici di origine retrovirale sono diffusi in tutti gli animali e definiti retrovirus endogeni o elementi retrovirus-like

• Nelle piante la situazione appare ancora più estrema, il genoma del mais ad esempio sembra composto per il 50% da elementi retrovirus-like.

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Un caso di vantaggio per l’ospite originato

dall’evoluzione di sequenze retrovirali

endogene derivate da antiche infezioni :

la sincitina.

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• Il sinciziotrofoblasto è uno strato sincizialeche origina dalla fusione intercellulare dei citotrofoblasti

La placenta e il sinciziotrofoblasto

• La placenta mette in comunicazione il fetocon i tessuti materni (scambi di sostanze,barrieraimmunologica, barriera per microorganismi )

• La continua fusione sinciziale di citotrofoblasti permette l’ accrescimento ed il mantenimento del sinciziotrofoblasto nel corso della gravidanza

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la sincitina.

• La sincitina è prodotta fisiologicamente solo nella placenta generando la formazione di un tessuto sinciziale: il sinciziotrofoblasto.

• La sincitina è codificata da un gene derivato dall’evoluzione del gene virale env di un retrovirus endogeno difettivo integrato nel genoma dei primati, uomo compreso.

• Il promotore di questo retrovirus endogeno viene demetilato e diventa attivo nella placenta, mentre è metilato e represso negli altri tessuti umani.

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• Il caso delle sincitine è un esempio di geni di origine virale

acquisiti dall’ospite tramite una antica infezione e che ora svolgono

una importante funzione fisiologica.

• I retrovirus hanno “colonizzato” i genomi dei loro ospiti e

contribuito alla loro evoluzione

• La maggior parte dei retrovirus endogeni hanno accumulato nel

tempo mutazioni, che li hanno trasformati in sequenze del tutto

inattive

Cosa abbiamo imparato dai

retrovirus