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1 Farmacia news CORSO ECM A DISTANZA MODULO DIDATTICO N°8 Valutazione di casi problema: confronto farmacista-proprietario di pet Abstract Numerosi sono gli interrogativi che possono essere rivolti al farmacista nella sua azione quotidiana di operatore della sanità anche nel settore della medicina animale. In questo comparto si sta assistendo a una sempre maggiore offerta da parte di aziende nazionali e multinazionali di nutrimenti, presidi farmaceutici, integratori volti ad assicurare salute e benessere al mondo dei piccoli animali. Nel presente modulo saranno sinteticamente prese in considerazione alcune situazioni nelle quali il farmacista può trovarsi a confronto con il proprietario di un animale d’affezione con il quale è e sarà chiamato sempre più spesso a colloquiare su specifici problemi ed al quale dovrà fornire consigli mirati. • Prof. Alessandro Ciorba Indice 1 Artropatie 2 Otite 3 Vaccinazione 4 Probiotici 5 Micosi nel gatto

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CORSO ECM A DISTANZA MODULO DIDATTICO N°8

Valutazione di casi problema: confronto farmacista-proprietario di petAbstractNumerosi sono gli interrogativi che possono essere rivolti al farmacista nella sua azione quotidiana di operatore della sanità anche nel settore della medicina animale. In questo comparto si sta assistendo a una sempre maggiore offerta da parte di aziende nazionali e multinazionali di nutrimenti, presidi farmaceutici, integratori volti ad assicurare salute

e benessere al mondo dei piccoli animali. Nel presente modulo saranno sinteticamente prese in considerazione alcune situazioni nelle quali il farmacista può trovarsi a confronto con il proprietario di un animale d’affezione con il quale è e sarà chiamato sempre più spesso a colloquiare su specifici problemi ed al quale dovrà fornire consigli mirati.

• Prof. Alessandro Ciorba

Indice 1 Artropatie 2 Otite 3 Vaccinazione

4 Probiotici 5 Micosi nel gatto

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educativa nei suoi confronti mirata a un utilizzo consapevole e corretto della prescrizione me-dico veterinaria o dell’uso ragionato di prodot-ti di libera vendita.

1. ArtropatieQuesito di un proprietario di un animale da compagnia al farmacista di fiducia: «Il mio ca-ne, un pastore tedesco, ha 10 anni, si muove a fatica soprattutto al mattino e quando scen-de le scale. Talora guaisce e certamente accusa dolore. Mi è stato consigliato dal mio veterinario l’uso di condroprotettori. Vorrei un parere sui principi attivi specifici».L’artrosi è un problema ampiamente diffuso nei piccoli animali, in gran parte legato all’in-vecchiamento, ma anche ad alcune caratte-ristiche della struttura anatomica di determi-nate razze canine e anche conseguente a patologie tipiche dello sviluppo, prima di tutto le displasie. Nel cane anziano l’apparato oste-oarticolare va incontro a modificazioni dege-nerative che colpiscono in particolare modo le articolazioni, come l’artrosi o la possibile lace-razione di determinati legamenti.

Cenni di anatomia dell’articolazioneLe articolazioni sono costituite da due superfi-ci mobili ricoperte da una cartilagine, lubrifica-ta in superficie dal liquido sinoviale e racchiu-se in una capsula articolare. Quest’ultima è formata da due strati, uno ric-co di fibre e di terminazioni nervose, l’altro (la membrana sinoviale) ben vascolarizzato. Il liquido sinoviale nutre la cartilagine articola-re, elimina le sostanze di rifiuto prodotte in lo-co, assicura la lubrificazione delle articolazioni. Le superfici articolari sono rivestite da cartilagi-ne, che consente loro di scorrere l’una sull’altra con il minimo attrito possibile e che è compo-sta da acqua, una matrice fondamentale (colla-gene + proteoglicani) e particolari cellule, dette condrociti. Il collagene conferisce alla cartilagi-ne caratteristiche di elasticità, compressibilità,

Il mercato dei prodotti per animali d’affezione sta continuamente evolvendo con un trend po-sitivo da numerosi anni, in seguito a una serie di motivazioni di carattere sociologico, le qua-li hanno profondamente mutato il rapporto uo-mo animale. Il cane, per esempio non è più visto come un animale da prendere in considerazione solo nel momento della caccia o da nutrire per il suo ruolo d’utilità, ma è entrato a tutti gli effetti a far parte integrante della famiglia. È sotto i nostri occhi il profondo cambiamen-to avvenuto nella nostra società, caratterizzata da una caduta libera della natalità, dall’aumen-to degli anziani e dei single per i quali il piccolo animale gioca un ruolo di particolare rilievo sot-to il profilo affettivo. Si è nel contempo andata affermando una forte coscienza del valore della natura che ha portato a una relazione più con-sapevole ed equilibrata, che riconosce all’ani-male un suo valore specifico rispettoso, però, delle sue particolari esigenze. Tutto ciò ha portato a un deciso miglioramen-to dello standard di vita dei nostri animali, che si è tramutato in un allungamento della loro età media e in spese sempre maggiori per quanto attiene ad alimentazione e salute. La stima delle vendite del farmaco veterina-rio per animali da compagnia In Italia vede al primo posto gli antiparassitari (ectoparassitari + endoparassitari), seguiti dalle specialità, dai vaccini, dai metabolici, dagli antinfettivi e da al-tri rimedi utilizzati anche per la cura di specie esotiche e di patologie osservabili con mino-re frequenza. Significativa è anche la richiesta e, quindi la crescita del mercato, di prodotti di libera ven-dita come i mangimi complementari (gli inte-gratori della medicina umana) e i nutraceutici. In questo contesto peculiare appare l’operato del farmacista chiamato a esercitare un ruo-lo maggiormente attivo anche nel campo del-la veterinaria con un raccordo più stretto con le strutture veterinarie adiacenti la sua attività e con il proprietario dell’animale per un’azione

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resistenza alla trazione. I proteoglicani permet-tono al liquido sinoviale di spostarsi continua-mente in risposta al movimento ed alle solleci-tazioni meccaniche.L’artrosi è un processo di distruzione progres-siva delle articolazioni e in grado di autoali-mentarsi. Questo evento non è certamente solo tipico della vecchiaia, in quanto si origi-na per un’alterazione tra proprietà meccani-che della cartilagine articolare e gli stimoli cui è sottoposta. Tutto ciò si traduce in una lesione della cartila-gine articolare, un ispessimento della capsula articolare e la formazione di nuovo tessuto os-seo intorno all’articolazione. I sintomi clinici sono vari e possono andare da manifestazioni dolorifiche, zoppia a un ve-ro e proprio blocco della funzionalità artico-lare. L’esecuzione di radiografie ed esami di laboratorio, eseguiti a partire da prelievi del li-quido sinoviale, consentono di distinguere un processo artrosico da altri fenomeni a carat-tere infiammatorio che possono colpire l’arti-colazione.

Cause di artrosi nel caneInfiammazioni articolari

Età

Fattori metabolici e genetici

Instabilità articolare

Fenomeni autoimmunitari

Microfratture

Obesità

Traumi

Anomalie di conformazione dell’articolazione

Prolungata immobilizzazione articolare

All’inizio del processo patologico la cartilagine articolare va incontro a fenomeni degenerativi progressivi dei condrociti, tende a distaccarsi e a subire fenomeni di erosione. La membrana sinoviale si ispessisce in seguito a proliferazione tessutale, la capsula diviene fibroti-ca limitando i movimenti dei capi articolari. In cor-

rispondenza dei punti di inserzione della cap-sula sul tessuto osseo comincia a svilupparsi nuovo tessuto osseo. Il liquido sinoviale subisce profonde modificazioni nella sua composizione. La cura dell’artrosi è volta all’attenuazione dei fenomeni dolorifici, al miglioramento della fun-zionalità articolare, al rallentamento del pro-cesso degenerativo. Di fronte a un’artrosi è necessario in primo luo-go cercare di individuarne la causa scatenan-te. Utile si rileva un dimagrimento dell’anima-le al fine di diminuire le forze compressive che agiscono sull’articolazione lesa.

TerapiaPer il trattamento dell’artrosi sono usati va-ri farmaci, ma è necessario ricordare come sia pericoloso il fai da te e utilizzare nei pic-

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glicani. La somministrazione di glucosami-na aumenta la sintesi di matrice cartilaginea e sarebbe in grado di contrastare i fenomeni ar-trosici, grazie anche a una sua moderata attivi-tà antinfiammatoria. A livello di cartilagine articolare, il condroitin solfato gioca un importante ruolo struttura-le, legato alla capacità di legarsi alle fibrille di collagene, alla capacità di inibire gli enzimi che degradano la matrice cartilaginea e il fluido si-noviale nell’artrosi, alla prevenzione della for-mazione di trombi di fibrina nei microvasi della sinovia e dell’osso subcondrale. Gli integratori alimentari a base di GAGs sono indicati in cani di taglia grande e gigante in cui si manifestano frequentemente patologie articolari. Possono essere somministrati come monoterapia o es-sere associati, nel caso di evidente zoppia, ad antinfiammatori, steroidei e non-steroidei. I GA-Gs sono generalmente somministrati per circa 4-6 settimane a cicli di 3-4 volte l’anno. Non sono stati segnalati fenomeni seconda-ri legati a un sovradosaggio. Accanto a questi prodotti è possibile reperire sul mercato pro-dotti definiti naturali, ad azione condroprotet-trice come quelli ricavati da molluschi, pinne di squalo ecc.

2. OtiteQuesito di un proprietario di un animale da compagnia al farmacista di fiducia: «Il mio ca-ne, un cocker di 7 anni di età, da questa mat-

coli animali principi attivi adottati nell’uomo, ma non sperimentati o approvati per i picco-li animali. Nelle affezioni a sfondo degenerativo delle ar-ticolazione sono impiegati anche i cortisoni-ci a dosi progressivamente calanti nel tempo o composti così detti condroprotettori, i quali possono esercitare un effetto di salvaguardia della cartilagine articolare dall’azione di parti-colari sostanze nocive. In medicina veterinaria è disponibile un’ampia gamma di prodotti con azione condroprotetti-va, aventi come obiettivo di limitare la progres-sione dei fenomeni degenerativi cartilaginei ti-pici dell’artrosi. Fondamentalmente si basano sull’uso di prin-cipi attivi come il condroitin solfato (CS), la glucosamina solfato (GS) e l’acido ialuronico (HA), sostanze precursori/costituenti dei glico-saminoglicani (GAGs). I GAGs inibiscono gli enzimi aventi azione a carattere degenerativo, favoriscono la sinte-si di proteoglicani, aumentano la viscosità si-noviale e la produzione di collagene norma-le, riducono l’infiammazione e la produzione di prostaglandine e antagonizzano i radicali libe-ri. A livello articolare, l’acido ialuronico agisce come un agente lubrificante, nel controllo di permeabilità della membrana sinoviale, nell’a-zione anti radicali liberi e secondo alcuni ricer-catori nella promozione della sintesi di matrice cartilaginea e la riaggregazione dei proteo-

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tina, domenica, si gratta spesso l’orecchio si-nistro e scuote la testa. A cosa può essere dovuto?».È un’infiammazione del condotto uditivo, che può interessare la porzione esterna, media o interna, provocata da molteplici cause, tra le quali possiamo annoverare: parassiti (Oto-dectes cynotis, Demodex spp., Sarcoptes e Notoedres), fenomeni di ipersensibilità (atopia, allergie alimentari, da contatto, reazioni da far-maci), corpi estranei (forasacchi), stenosi (poli-pi, iperplasia delle ghiandole ceruminose, ac-cumulo di peli), disordini della cheratinizzazione (seborrea, iperproduzione di cerume), malattie autoimmuni.I fattori menzionati provocano, oltre a dan-ni diretti per l’azione da essi indotta, l’inter-vento di batteri quali Proteus e Pseudomonas nel cane o stafilococchi nel gatto. Le infezio-ni possono complicarsi per la presenza di Ma-lassezia pachydermatis, meno frequentemen-te di miceti (Aspergillus, Candida spp.).Fattori predisponenti sono rappresentati da una conformazione anomala del condotto uditivo legata alla razza come ad esempio un padiglione auricolare pendulo che limita l’in-gresso di aria, da umidità in eccesso, da tec-niche di pulizia non idonee.L’infiammazione può anche cronicizzarsi con conseguente aumentata produzione di ceru-me, ispessimento dell’epidermide e del der-ma, riduzione della pervietà del canale uditi-vo. L’infezione acuta, in caso di otite esterna, è caratterizzata da un essudato maleodoran-te, generalmente purulento, arrossamento della parte colpita e intenso dolore alla pal-pazione; nell’otite media o interna lo scolo può essere meno pronunciato e predomina-no gli aspetti produttivi con meati ispessiti e stenotici. Il processo patologico, in caso di mancato trattamento, può causare l’insorgenza di fe-nomeni nervosi attestanti un deficit vestibola-re transitorio o meno, che si contraddistingue per una serie di sintomi come rotazione del-

la testa, incoordinazione dei movimenti, vomi-to, strabismo.Nel caso di un’otite esterna è consigliabile:• la somministrazione di antibiotici per via ge-nerale come l’associazione trimetoprim-sulfa-midici, la cefalexina, l’enrofloxacin, la clindami-cina, l’amoxicillina + acido clavulanico.• L’impiego per brevi periodi di antinfiammatori sistemici, quali il prednisone.• L’accurata pulizia del meato acustico esterno con prodotti in grado di esercitare un’azione ceruminolitica, disinfettante, astringente (co-me la clorexidina - disinfettante ad azione anti-settica, ad ampio spettro d’azione, attivo verso batteri Gram-positivi e Gram-negativi e in par-te miceti. • Il ricorso a prodotti antiparassitari o antimico-tici in caso di presenza di tali agenti patogeni.In caso di otite media o interna è preferibile uti-lizzare antibiotici per via sistemica, possibil-mente selezionati in seguito all’effettuazione di un esame batteriologico e di un antibiogram-ma (generalmente si dimostrano efficaci le ce-falosporine e le penicilline penicillasi resistenti) e lavare il condotto uditivo con soluzione fisio-logica tiepida. Per un’adeguata prevenzione dell’insorgenza di processi flogistici a carico delle orecchie è importante che sia effettuata da parte del pro-prietario dell’animale una loro periodica pulizia.

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In assenza di problemi specifici (infezioni, pa-rassiti) è sufficiente utilizzare una volta alla set-timana un valido prodotto ceruminolitico. Il me-dicamento va applicato nel condotto uditivo, che andrà quindi massaggiato delicatamente dall’esterno, in modo che il liquido si distribui-sca opportunamente. Non è consigliabile introdurre bastoncini co-tonati dentro le orecchie: tale azione potrebbe avere come risultato di spingere il cerume in profondità nell’orecchio e di irritare il condot-to uditivo. Dopo l’applicazione del prodotto si può eventualmente ripulire la parte più ester-na del condotto e il padiglione auricolare uti-lizzando un fazzoletto di carta o un po’ di co-tone idrofilo. Se le orecchie sono particolarmente spor-che la pulizia può essere ripetuta con mag-giore frequenza. Se il cane è abituato fin dai primi mesi di vita a questa pulizia periodica vi si assoggetterà successivamente di buon grado.

3. VaccinazioneQuesito di un proprietario di un animale da compagnia al farmacista di fiducia: «Possiedo un cane e due gatti con cui vivo da alcuni an-ni, sono attenta alla loro salute e provvedo a somministrargli dei vermifughi e a vaccinarli re-golarmente. Qual è la sua opinione sulla prevenzione del-le malattie infettive». Salute e benessere dei nostri piccoli amici passano attraverso un’ac-curata gestione di un programma vaccinale, volto alla prevenzione dell’insorgenza di ma-lattie infettive, prevalentemente di natura vira-le e batterica, che possono colpire il nostro cane o gatto. Per malattie ad eziologia diversa, per le quali la complessità antigenica è notevole e il pote-re immunogeno talora quasi inesistente, si ri-corre in genere a un’immunoterapia aspecifi-ca. La vaccinazione, atto medico veterinario, è effettuata con lo scopo di provocare nell’or-ganismo animale sano la comparsa di un tas-

so anticorpale capace di assicurare una pro-tezione a lungo termine: l’immunità così detta attiva. Essa si realizza somministrando per via paren-terale, orale o mucosale tutta o parte dell’a-gente patogeno, prima che si verifichi l’infezio-ne naturale e dovrà dar luogo a una protezione nei confronti della forma clinica della malat-tia. Il prodotto somministrato induce nell’ospi-te una reazione immunitaria specifica, di tipo prevalentemente umorale o cellulo-mediata a seconda del tipo di vaccino impiegato e della via di somministrazione. Una vaccinazione deve essere realizzata pre-cocemente, anche se trova dei limiti rappre-sentati da: la persistenza di anticorpi di origi-ne materna assunti con il colostro, la scarsa maturità immunitaria del giovane animale, il ti-po di vaccino, l’eventuale presenza di infezio-ni nell’ambiente. Gli anticorpi trasmessi attra-verso il colostro e la placenta dalla madre al cucciolo o gattino subito dopo la nascita sono fondamentali per la sua protezione da agenti infettivi, mediamente manifestano la loro effi-cacia sino alla 7- 8 settimana di vita, per cui la loro presenza può interferire con un’inocula-zione vaccinale prematura. La prima vaccinazione costituisce una tappa essenziale nella vita dell’animale e dovrà es-sere attuata dietro consiglio del medico vete-rinario. Dal momento che la vaccinazione stimola il sistema immunitario, è necessario un certo periodo di tempo, in genere intorno alle due settimane, perché la risposta evocata dalla vaccinazione raggiunga un livello tale da ren-dere immune il soggetto, anche a cariche in-fettanti notevoli da parte dell’agente patoge-no. Diversamente dall’immunità attiva, che si instaura dopo 15 - 20 giorni dal primo con-tatto con l’antigene e che perdura per mesi o anni dopo un contatto successivo, si può re-alizzare una protezione dell’animale nei con-fronti di un agente patogeno ricorrendo alla così detta immunità passiva.

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Questa può essere indotta mediante il trasferi-mento all’animale di anticorpi specifici, fornisce una protezione immediata, ma di breve durata (20 - 30 giorni). Gli anticorpi inoculati, infatti, so-no gradualmente metabolizzati per cui l’anima-le diviene nuovamente sensibile all’infezione. L’efficacia di questa pratica dipende da vari fattori come il titolo anticorpale nei confron-ti dello specifico agente patogeno coinvolto, il volume inoculato e il momento della sommini-strazione degli anticorpi. La somministrazione di antisieri e di sieri iperimmuni è ritenuta op-portuna qualora si desideri indurre una prote-zione immediata verso un determinato agen-te patogeno e non vi sia il tempo necessario per lo sviluppo di un’immunità attiva. Può ad esempio essere utile per proteggere cuccioli che non hanno avuto la possibilità di assume-re correttamente il colostro. Un cucciolo, prima di essere sottoposto a un programma vaccinale, dovrà essere attenta-mente visitato dal medico veterinario, even-tualmente trattato con un farmaco antiparas-

sitario, previo esame delle feci, e monitorato sotto il profilo nutrizionale. Il primo intervento vaccinale è generalmente eseguito intorno all’ottava settimana di vita, per poi essere seguito da una serie di richiami durante il primo anno e quindi a scadenza an-nuale (tranne che per la leptospirosi del cane ove questi viva in ambienti a rischio), secondo uno schema vaccinale variabile in funzione del tipo di presidio immunizzante impiegato. È da sottolineare come attualmente i vaccini in commercio siano caratterizzati da un eleva-to grado di efficacia e innocuità, per cui quasi inesistenti sono gli eventuali effetti secondari che possono manifestarsi quali reazioni locali nel punto di inoculo o generali come ad esem-pio rotture immunitarie, febbre, shock anafi-lattico. È da prendere in considerazione il fatto che alcuni fattori possono influenzare negativa-mente un’adeguata risposta immunitaria co-me ad esempio uno stato di ipertermia, la contemporanea somministrazione di corti-

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sonici, un diabete non ben controllato, gravi carenze nutrizionali, la presenza di una neu-ropatia. Un vaccino ideale dovrebbe essere capace di stimolare una risposta immunitaria efficace e prolungata, senza provocare rea-zioni avverse. A seconda della malattia con-siderata, l’efficacia protettiva fornita dai vari vaccini non è in genere pari al 100%, ma va-ria dal 65% al 95%. La produzione commerciale di vaccini poliva-lenti li ha resi più economici per cui aumenta-no di conseguenza la possibilità che gli ani-mali siano correttamente vaccinati. È opportuno non somministrare più vaccini monovalenti per ottenere l’effetto di un poli-valente; peraltro l’uso di un monovalente può essere consigliato quando vi è la ne-cessità di richiamare solo una de-terminata risposta anticorpale.Differenze nella risposta anti-corpale da parte dell’organismo possono anche essere impu-tabili al tipo di vaccino utilizza-to, spento o vivo attenuato. Un vaccino spento, non avendo la capacità di replicarsi, non sti-mola completamente il siste-ma immunitario anche quan-do correttamente adiuvato. Si ha una risposta umo-rale certamente soddisfa-cente, mentre il comparto cellulo-mediato è solo mode-stamente stimolato. Nel caso, invece, di un vac-cino vivo si ha una stimo-lazione globale, umorale e cellulo-mediata, siste-mica e locale. Il ceppo vaccinale si replica nel-le cellule, provoca una sorta di blanda infezio-ne, ma è in grado di assicurare una prote-zione più ampia.

Un altro elemento da tenere presente è da mettere in connessione con la frequenza dei richiami vaccinali. In seguito alla prima som-ministrazione di un vaccino per via parente-rale, gli anticorpi specifici raggiungono un ti-tolo piuttosto elevato dopo 15 - 20 giorni, per poi discendere in un primo periodo ab-bastanza velocemente, in un secondo lenta-mente. Una seconda vaccinazione, eseguita dopo 15 - 20 giorni dal primo intervento, ha un ef-fetto positivo nei confronti della produzione anticorpale, consentendo sia di far innalza-re notevolmente il titolo anticorpale specifico sia di far sì che questo perduri per un tempo maggiore. I così detti richiami vaccinali, quel-

li cioè compiuti a distanza di mesi o di un anno dal primo, sono at-

tualmente presi in considera-zione in maniera diversa a seconda che siano esegui-ti con un vaccino spento o attenuato. Nel primo caso si ritiene, infatti, utile ricorre-re a richiami ripetuti, nel ca-so di un vaccino vivo atte-nuato l’attuale tendenza è di poter anche dilaziona-re nel tempo gli interventi vaccinali. Le malattie infettive, nei confronti delle quali desi-deriamo proteggere i no-stri piccoli animali, sono ti-piche di queste specie. Solo leptospirosi e rabbia possono costituire un peri-colo per l’uomo. Dobbiamo, però, consi-derare come la rabbia sia scomparsa dal nostro terri-

torio nazionale e la vaccina-zione contro di essa sia parti-colarmente opportuna solo in determinate aree geografiche

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tite. Quali sono i casi in cui si dimostra utile la loro somministrazione?».Si definiscono probiotici particolari microrga-nismi che si dimostrano in grado, una volta in-geriti in adeguate quantità, di esercitare fun-zioni benefiche per l’organismo. Le modificazioni conseguenti all’impiego di fermenti lattici nei confronti della popolazio-ne dei germi che vive nell’intestino anche dei nostri piccoli amici portano al prevale-re di batteri potenzialmente promotori di sa-lute. Il microbiota intestinale (termine che ha or-mai sostituito la vecchia denominazione “mi-croflora”) è un ecosistema formato da una plu-ralità di nicchie ecologiche, che ospitano una popolazione batterica formata da numerosis-sime specie e da un’innumerevole quantità di ceppi. È a stretto contatto con la mucosa intesti-nale, o interfaccia epiteliale, che costituisce, dopo quella respiratoria, la più grande su-perficie libera dell’organismo. Il microbiota e la mucosa, insieme al muco, formano la co-siddetta barriera mucosa, importante siste-ma di difesa nei confronti dei fattori poten-

in cui la presenza di specie animali selvatiche può costituire un serbatoio per la persistenza e trasmissione del virus. Per quanto concerne la leptospirosi, il cane è recettivo a diversi siero-tipi di leptospira, che può, una volta assunta l’infezione, trasmettere con le urine, ma per un reale contagio rivestono importanza soprat-tutto i cani randagi e quelli che vivono in pros-simità o all’interno di allevamenti suini, infetti. L’uomo è recettivo alle varianti canicola e icte-rohaemorrhagiae, ma la trasmissione diretta da parte dell’animale è piuttosto rara, mentre av-viene più comunemente per contatto di muco-se o cute abrasa o ferite venute a contatto con acqua contaminata da urine.

Vaccini più comunemente impiegati per la profilassi vaccinale del caneRabbia

Cimurro

Infezioni da adenovirus canino di tipo 1 o epatite infettiva del cane

Gastroenterite infettiva del cane (parvovirus, coronavirus)

Parainfluenza

Leptospirosi

Bordetella bronchiseptica (tosse dei canili o laringotracheite infettiva)

Infezioni da herpesvirus

Vaccini più comunemente impiegati per la profilassi vaccinale del gattoGastroenterite infettiva del gatto o panleucopenia felina

Leucemia felina

Malattia respiratoria felina (Calicivirosi, Herpesvirosi)

Clamidiosi

Rabbia

4. ProbioticiQuesito di un proprietario di un animale da compagnia al farmacista di fiducia: «Mi è sta-to consigliato di somministrare dei probiotici ai miei due cani, i quali hanno subito un tratta-mento antibiotico prolungato per una derma-

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ti a cascata propri della flogosi. Le interazio-ni tra sistema immunitario e probiotici sono potenzialmente diverse in funzione dei cep-pi probiotici e delle specie in cui questi ultimi sono impiegati.

• 3. Effetti dei probiotici sulla barriera epiteliale. La mucosa dell’apparato digerente è formata da cellule epiteliali, dalla membrana basale e dallo strato di muco che riveste l’epitelio. I probiotici interagiscono direttamente con la barriera epiteliale favorendola la conserva-zione dell’integrità dell’epitelio, la riparazio-ne dei danni e stimolando la produzione di muco.

Uso dei probiotici nel cane e nel gatto Per avere un effetto benefico sull’organismo si dovrà avere cura di somministrarli regolar-mente ai nostri piccoli animali consentendo così che la flora batterica positiva possa pren-dere il sopravvento su quella potenzialmente patogena e consentire una corretta funziona-lità dell’apparato digerente. I maggiori benefici accertati scientificamente dell’uso dei probiotici nel cane e nel gatto ri-guardano soprattutto il trattamento di malattie dell’apparato gastroenterico; che inducono la comparsa di disbiosi.La condizione di disbiosi si associa a: • aumento della permeabilità della mucosa; • incremento del passaggio di antigeni sensi-

bilizzanti; • riduzione della quota di lattobacilli e bifido

batteri, ridotta attivazione del GALT; • diminuita sintesi di vitamine del gruppo B. Nei piccoli animali la somministrazione di pro-biotici si rende quindi opportuna in casi come: • Diarrea da stress, associata ad alterazioni

della microflora, osservabile in caso di sog-giorno in pensioni, colonie, viaggi e nei ca-ni da lavoro.

• Diarrea o disordini gastrointestinali associati allo svezzamento, in cui il cambiamento del-la dieta può causare alterazioni apprezzabi-li della microflora intestinale.

zialmente immunogenici o patogeni presenti nel lume. L’interfaccia epiteliale separa il lume, contenente il microbiota e i residui dell’alimen-tazione e delle secrezioni organiche (salivari, gastriche, pancreatiche, biliari, intestinali), dal sistema immunitario specifico associato alla mucosa (GALT).Un probiotico per essere tale deve rispondere a determinati requisiti:• la sua attività benefica deve essere supporta-

ta da studi scientifici;• la concentrazione di batteri vivi e vitali capa-

ci di esercitare una reale attività positiva deve essere precisata;

• essere in grado di aderire alla mucosa inte-stinale;

• rsistere all’attacco dei succhi gastrici e del-la bile;

• essere un normale costituente della flora inte-stinale di quella determinata specie;

• essere privo di effetti collaterali,• non devono persistere nell’animale una volta

terminato il trattamento.

Gli effetti benefici dei probiotici possono esse-re fatti risalire fondamentalmente a tre mecca-nismi d’azione. • 1. Interazione dei probiotici con altri batteri. I

probiotici contribuiscono alla costituzione e alla modificazione della microflora intestinale residente. Ciò porta all’inibizione della cre-scita di potenziali organismi patogeni grazie anche a un abbassamento del pH luminale, alla secrezione di sostanze antimicrobiche come batteriocine, acidi organici , perossido e impedendo l’adesione di altri batteri alla su-perficie epiteliale.

• 2. Modificazione della risposta immunitaria. I probiotici possono interagire con il sistema immunitario mucosale e sembrano rafforza-re la risposta dei linfociti T regolatori. Oltre a stimolare l’attività dei linfociti e dei macro-fagi, sono in grado di provocare l’induzione di un’efficace risposta immunogena dei lin-fociti T CD4+ regolatori e di evitare gli effet-

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• Modificazioni o disturbi alimentari in sogget-ti anziani.

• Utilizzo in associazione con un trattamen-to antibiotico in caso di diarrea. Può essere consigliabile la somministrazione di probiotici insieme agli antibiotici o facendola precedere a questi ultimi o alternandola agli antibiotici in momenti diversi della giornata.

• Reazioni avverse al cibo. • Diarrea cronica e acuta aspecifica • Diarrea infettiva (virale, batterica, protozoaria). • Possibile impiego nella IBD del cane e del

gatto. L’acronimo IBD (Inflammatory Bowel Disease) è utilizzato in medicina sia umana sia veterinaria per definire un gruppo di pa-tologie croniche, a carattere idiopatico, inte-ressanti tutti i distretti del tratto gastroenteri-co e caratterizzate dalla presenza di cellule infiammatorie (linfociti, plasmacellule, eosino-fili, neutrofili, macrofagi PAS-positivi) a livello mucosale.

Per la terapia e la prevenzione di situazioni patologiche gastroenteriche di modica enti-tà può essere adeguato un periodo di tratta-mento di 4 settimane. Può essere opportuno associare tale terapia a modificazioni mirate del regime alimentare e a trattamenti specifi-ci nei confronti della noxa. In alcune situazio-ni (come nel caso ad esempio di IBD, diarrea

idiopatica cronica) può essere utile una sommi-nistrazione prolungata di probiotici (8 settimane). Precauzioni nell’uso dei probiotici La somministrazione dei probiotici può essere con-sigliata nella maggior parte delle situazioni clinico pa-tologiche per le quali esi-ste un’indicazione. Tutta-via dal momento che gli animali neonati possie-dono una microflora inte-

stinale in rapido sviluppo, è consigliabile non somministrare probiotici a cuccioli e gattini di età inferiore a 3-4 settimane.

5. Micosi nel gattoQuesito di un proprietario di un animale da compagnia al farmacista di fiducia: «Al mio gatto è stata diagnosticata una micosi dal mio veterinario. Sono preoccupato per una possi-bile trasmissione ai miei familiari. Cosa posso fare per scongiurarla?».Le dermatofitosi o tigne sono relativamente comuni nei carnivori domestici. Si presentano clinicamente con aspetti diversi, sono spesso di non facile eradicazione ed, a motivo della stretta convivenza uomo - gatto in ambito do-mestico, possono costituire un significativo ri-schio zoonosico. In caso di dermatofitosi del gatto il derma-tofita più comunemente isolato è Microspo-rum canis, più raramente Trichophyton spp. o Microsporum gypseum. Le infezioni da Tri-chophyton spp. sono sporadiche e si verifica-no in seguito a contatti con altri animali o per la permanenza in ambienti contaminati; Mi-crosporum gypseum è, invece, un dermatofita geofilo e l’infezione può conseguire a un’espo-sizione a spore fungine presenti nel terreno. I gatti si infettano per un contatto diretto con

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una dermatofitosi si manifesta in gattini su-bito dopo il loro allontanamento dalla madre e che le lesioni compaiono a carico del mu-so, una zona del corpo difficile da pulire per il gattino. Parimenti interessante è il fatto che risultano più colpiti da questa micosi i gatti a pelo lungo presumibilmente per la difficol-tà a rimuovere in maniera rilevante meccani-camente le spore dal mantello. È, infatti, da tenere presente il fatto che le spore posso-no germinare e aderire ai cheratinociti in so-le 6 ore.

• Traumi. Soluzioni di continuo della cute rap-presentate da ferite o da microlesioni indotte da ectoparassiti costituiscono un’ottima por-ta di ingresso.

• Immunodepressione. Concomitanti infezioni virali, terapie con corticosteroidi e chemiote-rapici, tumori possono rappresentare dei fat-tori favorenti lo sviluppo di una dermatomi-cosi.

• Condizioni di vita. Il sovraffollamento, rappre-sentato ad esempio dal fatto di vivere all’in-terno di un gattile o di essere a contatto con colonie di felini randagi rappresenta un ulte-riore motivo di possibile facilità di contagio.

• Risposta immunitaria. Nella protezione dall’in-fezione da miceti gioca un ruolo significativo la competenza immunitaria dell’ospite, legata in particolare modo a un’efficace attività dell’im-

munità cellulo-mediata. Nei confronti dell’infezio-ne scarsa è la protezione dovuta alla produzione di anticorpi anti-dermatofi-ti e ciò facilita anche l’in-sorgenza di infezioni ad andamento cronico, an-che in considerazione del fatto che le spore sono in grado di produrre en-zimi capaci di facilitar-ne la sopravvivenza. Le spore funginee, una volta superate le difese natu-

un animale portatore o un ambiente contami-nato, anche se non si conosce il numero di spore necessario per provocare l’insorgenza di un’infezione. Negli ambienti in cui soggiornano soggetti af-fetti da micosi possono essere presenti elevate quantità di materiale infettante, che può esse-re facilmente disseminato per via aerea anche attraverso gli impianti di areazione. Le spore possono restare infettanti per mesi. Possibile la contaminazione attraverso spazzole, colla-ri, coperte, trasportini usati dall’animale infetto. Lo sviluppo dell’infezione è condizionato da fat-tori di varia natura:• la temperatura, dal momento che questa in-

fluisce in maniera determinante sulla germi-nazione delle spore.

• L’esposizione al sole, che può inibire lo svi-luppo delle spore.

• Un’aumentata idratazione della cute e una sua conseguente macerazione, che consen-tono la penetrazione dei dermatofiti all’interno della cute e ne favoriscono la germinazione. Tali fattori alterano le difese naturali della pel-le, costituite da un certo grado di secchezza della stessa e dall’attività fungistatica del se-bo e di alcuni elementi sierici.

• La toelettatura del mantello, che costituisce una difesa naturale contro l’infezione. A tal fi-ne è significativa l’osservazione che spesso

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rali dell’ospite, si localizzano in corrisponden-za dello strato corneo della cute e dei follico-li piliferi. Le ife tendono a diffondere verso gli strati più profondi in direzione del bulbo pilife-ro favorite dall’azione di enzimi cheratinolitici. L’infezione si verifica a carico dei peli in fase di crescita, mentre si risolve spontaneamente se il pelo è in fase di riposo o se si attua uno stato di equilibrio tra produzione di cheratina e livello di crescita.

Le manifestazioni cliniche della dermatofito-si felina sono piuttosto polimorfe; gli aspetti di elevata morbilità nonché i riflessi zoonosici del-la malattia fanno sì che sia opportuno proce-dere a una sua pronta identificazione. Il prurito può essere di intensità variabile o ad-dirittura assente. La lesione che si riscontra più comunemente è rappresentata da un’a-lopecia localizzata di aspetto circolare o ir-regolare, che tende a espandersi in modo centrifugo, associata alla presenza di cro-ste, scaglie ed eritema. Talora questo pro-cesso patologico è accompagnato da uno stato infiammatorio più o meno accentuato. Le parti maggiormente colpite sono rappre-sentate dal muso e dalle estremità distali de-gli arti. Il quadro patologico può anche essere carat-terizzato dalla comparsa di una dermatite cro-stosa presente soprattutto in corrispondenza di occhi, labbra e naso, di lesioni seborroi-che diffuse o localizzate, di acne del mento o di una dermatite miliare. Non si deve ritenere che la dermatomicosi sia una forma solo loca-lizzata, dal momento che le spore tendono a propagarsi con relativa rapidità sulla superfi-cie corporea mediante la toelettatura. Nel gat-to di razza persiano, che può andare incontro a infezioni ricorrenti, un certo numero di spo-re può rimanere quale “riserva” in determinate parti del corpo come le pieghe del muso o l’a-rea perioculare. Per la diagnosi il veterinario terrà in considera-zione una serie di elementi di varia natura: • epidemiologici: come il possibile contagio tra

animali della stessa specie o specie diverse; l’eventuale trasmissione ai proprietari che tal-volta diventano i reali “testimoni” della der-matomicosi animale; la predisposizione delle razze feline a pelo lungo.

• Clinici: come la presenza di zone superficiali, caratterizzate da perdita estesa di pelo, bene spesso di forma circolare, non sempre pruri-ginose, con squame sottili, talvolta a caratte-re infiammatorio.

• Di laboratorio: esame del pelo mediante l’u-so di una particolare lampada (di Wood) con comparsa, in caso di esito positivo, di una fluorescenza giallo-verdastra. Trattamenti to-pici eseguiti preventivamente con prodotti antimicotici possono alterare il risultato di tale test. E’ anche da tenere presente come solo il 50% dei ceppi di Microsporum emette una fluorescenza. Di particolare rilievo sono ai fi-ni diagnostici i test colturali, che consentono l’identificazione del genere e della specie del micete coinvolto, ma non consentono di di-stinguere tra gatto infetto con lesioni subclini-che e sano vettore passivo di spore Tali esa-mi possono essere eseguiti anche attraverso l’uso di terreni colturali di pronto impiego in ambito ambulatoriale. Il tempo necessario per un risultato positivo può essere di 5-10 giorni in caso di soggetti non trattati, mentre può arrivare ai 21 in caso di un animale sotto-posto a trattamento. L’esame bioptico di aree cutanee sospette può confermare la diagno-si nell’80% dei casi.

TerapiaLe micosi comportano un trattamento specifi-co e la loro prognosi è generalmente buona in gatti sani. Talora nel caso di forme generalizza-te o di recidive frequenti si può avanzare il so-spetto che: possano essere concomitanti af-fezioni generalizzate di altra natura, malattie di origine virale immunodepressive, l’animale sia stato sottoposto a trattamenti prolungati con corticosteroidi ecc. I trattamenti terapeutici de-vono essere orientati ad arrestare l’estensione

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Nel secondo caso, allorché ci si trovi di fronte a una tigna generalizzata o recidivante, sarà necessario tosare ampiamente le aree col-pite, così da favorire l’applicazione del me-dicamento. Il trattamento potrà essere esteso su tutto il corpo due volte alla settimana per quattro settimane e nello stesso tempo verrà impie-gato un prodotto fungistatico per via gene-rale, così da eliminare gradualmente il mice-te man mano che sia ha la ricrescita del pelo. Da tempo nella cura di queste affezioni sono utilizzati farmaci come la griseofulvina (25 - 50 mg /Kg due volte al giorno per la formulazio-ne micronizzata, 5 - 10 mg/Kg una volta al dì per l’ultramicronizzata), che il veterinario con-siglierà di somministrare durante i pasti per un periodo di 6 - 8 settimane. Ciò per cercare di minimizzare la comparsa di effetti collaterali quali vomito o diarrea. È que-sto un principio farmacologico che può cau-sare malformazioni negli animali in gravidanza e sconsigliato in soggetti con disturbi dige-stivi, nei quali può aggravare la sintomatolo-gia gastroenterica, o in gatti affetti dal virus dell’immunodeficienza felina. Altri principi attivi sono rappresentati da: itra-conazolo 5 mg Kg per os una volta al dì; flu-conazolo 1- 20 mg Kg per os due volte al dì; terbinafina da 10 a 30 mg Kg per os una vol-ta al dì per almeno 6 settimane e 2 settima-ne dopo la negativizzazione degli esami mi-cologici. La terapia topica ha lo scopo di limitare la dif-fusione delle spore nell’ambiente, ad altri ani-mali e all’uomo. Lozioni e shampoo fungini vanno applicati con delicatezza per evitare la rottura dei peli fragili e microtraumi. Gli antifungini topici trovano indicazione nel-le forme superficiali, sempre in associazione a quelli sistemici, anche allo scopo di rimuovere quanto prima e quanto più possibile le artro-spore (elementi infettanti) presenti a livello dei peli, dove peraltro la terapia sistemica non può arrivare.

del processo, a evitare la diffusione dell’infezio-ne ad altri animali e allo stesso proprietario, a impedire la sopravvivenza del micete nell’am-biente esterno. Esistono in commercio nume-rosi farmaci antimicotici ad azione fungicida, fungicida e/o fungistatica a seconda del do-saggio impiegato. In presenza di soggetti con manifestazioni cliniche apparenti dovremo di-stinguere tra forme localizzate, diffuse o reci-divanti. Nel primo caso sarà opportuno tosare le zone colpite e distruggere i peli. Se le lesioni hanno un’estensione modesta e sono di piccole dimensioni, si può procedere all’applicazione quotidiana di un prodotto fun-gicida locale, procedendo dalla periferia verso il centro della lesione, e protraendone l’uso si-no a dopo otto giorni dalla guarigione.

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Dovrebbero quindi essere inseriti nella gestio-ne terapeutica delle dermatofitosi. Tra gli antifungini/antimicotici disponibili come shampoo ricordiamo: • imidazolici, quali econazolo, ketoconazolo, miconazolo: inibiscono la crescita dei derma-tofiti e dei lieviti, tramite un blocco della sintesi dell’ergosterolo, componente essenziale della membrana cellulare dei miceti, la cui permea-bilità risulta pertanto alterata. • diclorofene: una molecola ad ampio spettro d’azione, dotata di un’attività antifungina, oltre che antibatterica (germicida), sporicida e vi-rucida. Espleta anche un’azione cheratolitica.I soggetti trattati devono essere prontamente asciugati per impedire che lecchino il prodot-to antimicotico e in quanto l’umidità provoca la macerazione della cute.È importante fare presente al proprietario dell’animale che la durata complessiva della terapia è a priori difficilmente definibile, visto che sono molti i fattori che possono interveni-re nel condizionare la patologia. Un animale in buona salute ha la potenziali-tà di guarire anche nell’arco di 3 settimane/1 mese, ma in molti casi ci si può aspettare di proseguire per tempi più lunghi. In tutto ciò ri-sulta fondamentale effettuare dei controlli mi-cologici per verificare l’avvenuta eliminazione del fungo, al di là di quella che è l’evidenza cli-nica. È frequente, infatti, soprattutto nel gatto, la possibilità che l’animale sembri completa-mente guarito, ma che in realtà alberghi an-cora elementi fungini. Particolare attenzione si dovrà porre agli ani-mali clinicamente sani che convivono con soggetti colpiti e che potrebbero ugualmente ospitare il fungo. In questo caso sarà oppor-tuno chiedere al veterinario un accertamento diagnostico finalizzato alla ricerca del micete e in caso di esito positivo procedere al trat-tamento farmacologico, secondo le indica-zioni ricevute. Parimenti necessario risulta adottare prov-

vedimenti di natura ambientale. Si dovranno, pertanto, lavare coperte e cuscini con ac-qua calda; pulire con notevole cura i luoghi in cui soggiornano gli animali; bruciare i pe-li; distruggere cucce, spazzole impiegate per il gatto. Sarà opportuno procedere a una disinfezio-ne ambientale ripetuta nel tempo mediante l’uso di prodotti antifungini. Si può ricorrere all’impiego di soluzioni a base di ipoclorito di sodio, diossido di cloro, monoperossisolfa-to di potassio.

}

Bibliografia • Albanese F, Leone F. Otoacariasi. In Manuale pratico di parassitologia cutanea del cane e del gatto, seconda edizione, ed Pfizer 2007.Bo S. Manuale di malattie infettive del cane e del gatto, Edizioni veterinarie 2014.• Genchi M, Traldi G, Genchi C. Manuale di Pa-rassitologia Veterinaria. Casa Editrice Ambrosia-na, Milano 2010.• Gramenzi A., De Acetis L.; Commisso C.; Leo-nardo M.,Giammarco M. Fusaro I., Formigoni A. Alimentazione degli animali da compagnia: pro-spettive d’impiego dei probiotici nell’alimentazio-ne degli animali da compagnia. Summa, 23(4): 11-17, 2006.• Harvey R, Paterson S, Otitis - An essential gui-de to diagnosis and treatment, CRC Press, 2014.• Nardoni S, Mugnaini L, Papini R, Fiaschi M, Man-cianti F. Canine and feline dermatophytosis due to Microsporum gypseum: a retrospective study of clinical data and therapy outcome with griseoful-vin. J Mycol Med. 2013 Sep;23(3):164-7. • Nelson R., Couto G. Medicina interna del cane e del gatto, Elsevier Masson Italia, 2015.• Noli C.,Toma S. Dermatologia del cane e del gatto, Poletto Editore, 2011.• Sykes J. Canine and feline infectious disea-se, Elsevier, 2014.• Scott DW, Miller WH, Griffin CE, Muller and Kirk’s Small Animal Dermatology, 6th ed. WB Saunders Company, Philadelphia 2001.

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QUESTIONARIO DI APPRENDIMENTO

Informiamo i lettori che nei questionari online, le domande e le risposte saranno pubblicate in ordine casuale (diverso a ogni accesso al sito), come definito nella normativa Ecm dalla Commissione nazionale formazione continua del ministero della Salute. Scegliere una sola risposta esatta per ogni domanda. Per il superamento del test di valutazione dell’apprendimento è necessario rispondere correttamente al 75% delle domande

1. Nella terapia dell’artrosi del cane è indicata la somministrazione di:

glicosamminoglicani cefalosporine

tiroxina

vitamina K associata a B12

2. Che cosa gioca un ruolo rilevante nel determinismo di un’otite nel cane?Radiazioni solari Parassiti

Detergenti auricolari

Clima secco

3. Le vaccinazioni contro le principali malattie infettive del cane e del gatto hanno scadenza:

mensile

biennale

annuale

quinquennale

4. Quale tra i seguenti principi attivi può essere usato nei confronti di una dermatofitosi?

Cefalessina

Prednisone

Furosemide

Itraconazolo

5. A quale età è opportuno iniziare a vaccinare un cucciolo?100 giorni 50 giorni

80 giorni 14 giorni

6. La leptospirosi si trasmette attraverso: aria saliva infetta

acqua contaminata

feci

7. Quale requisito essenziale deve possedere un probiotico?Essere in grado di aderire alla mucosa intestinale

Esplicare un’azione virucida

Superare la barriera ematoencefalica

Essere riassorbito a livello di tubuli renali

8. La condizione di disbiosi si associa a:Aumento della permeabilità della mucosa;incremento del

passaggio di antigeni sensibilizzanti; riduzione della quota di

lattobacilli e bifido batteri, ridotta attivazione del GALT;

diminuita sintesi di vitamine del gruppo B. nessuna delle condizioni sopra citate

immunodeficienza acquisita

insufficienza renale cronica associata a cistite ricorrente

9. Quale categoria di farmaci è indicata per il trattamento di otiti da Malassezia?Antibiotici

Cortisonici

Antistaminici Antimicotici

10. Quale tra le seguenti malattie deve essere considerata una zoonosi? Atopia Allergia da pulci

Dermatofitosi

Cimurro

11. Lo sviluppo di una micosi nel gatto è favorito da:esposizione ai raggi solari nei mesi estivi

ipervitaminosi del gruppo B

vita in appartamento

contatto con soggetti randagi

12. In un cane affetto da artrosi è consigliabile:il restare immobile il più possibile

diminuzione di peso e adeguato movimento

aumento di peso

alimentazione a base di carboidrati e lipidi

13. Per quanto tempo, mediamente, gli anticorpi trasmessi con il colostro dalla madre al cucciolo manifestano la loro efficacia?20 giorni

7 giorni

50 giorni

90 giorni

14. La gastroenterite infettiva del cane è di origine:alimentare

batterica

protozoaria

virale