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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN PODOLOGIA DIRETTORE: PROF. F.M. FRANCHIN ‘ Usi e Costumi: ripercussioni su piede e postura’ Relatore: Prof. Dagnino Giacomo Correlatore: Dott. Dagnino Bruno Candidata: Cagnasso Lorenza Anno accademico 2011/2012

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA

FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA

CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN PODOLOGIA

DIRETTORE: PROF. F.M. FRANCHIN

‘ Usi e Costumi: ripercussioni su piede e postura’

Relatore: Prof. Dagnino Giacomo

Correlatore: Dott. Dagnino Bruno

Candidata: Cagnasso Lorenza

Anno accademico 2011/2012

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Elogio dei piedi, di Erri De Luca

Perché reggono l‟intero peso.

Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.

Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.

Perché portano via.

Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni

deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.

Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.

Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al

cancello di una fabbrica.

Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.

Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.

Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.

Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.

Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un

inginocchiatoio.

Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.

Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la

ruffiana tarantella.

Perché non sanno accusare e non impugnano armi.

Perché sono stati crocefissi.

Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il

bersaglio non meriti l‟appoggio.

Perché, come le capre, amano il sale.

Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano

in nome del corpo contro la morte.

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INDICE

INTRODUZIONE………………………………………….... pag. 4

1.1 FUNZIONALITA‟ DEL PIEDE…………………………….. pag. 6

1.2 CARATTERIZZAZIONE ANATOMICA DEL PIEDE……. pag. 9

1.2.1 COMPONENTI OSSEE……………………………………... pag. 9

1.2.2 COMPONENTI MUSCOLARI E TENDINEE……………... pag.12

1.2.3 ARTICOLAZIONI E COMPONENTI LEGAMENTOSE…..pag. 13

1.2.4 COMPONENTI DI TESSUTO CONNETTIVALE………… pag. 15

1.2.5 NERVI E VASI SANGUIGNI…………………………….... pag. 16

1.3 CENERENTOLA: TRA MITO E TRADIZIONE……………... pag. 17

1.3.1 I LOTI D‟ORO: INTRODUZIONE…………………………. pag.18

1.3.2 STORIA………...…………………………………………… pag. 19

1.3.3 ABOLIZIONE DELLA PRATICA…………………………. pag. 23

1.3.4 TECNICA DI BENDAGGIO……………………………….. pag. 26

1.3.5 GETA GIAPPONESI……………………………………….. pag. 31

1.3.6 CHOPINE VENEZIANE…………………………………… pag. 35

1.3.7 RIVISITAZIONE IN CHIAVE MODERNA DELLE

TRADIZIONALI CHOPINE…………………………………... pag. 36

1.4 DA TRADIZIONE A MODA……………………………..... pag. 37

1.4.1 RUOLO DELLA CALZATURA…………………………… pag. 39

3

1.4.2 RIPERCUSSIONI SUL SISTEMA

CIRCOLATORIO-VENOSO………………………………….. pag. 43

1.4.3 PROBLEMATICHE PODOLOGICHE DI PIU‟ COMUNE

RISCONTRO……………………………………………….. pag. 44

1.4.4 IPERCHERATOSI………………………………………….. pag. 44

1.4.5 ALLUCE VALGO………………………………………….. pag. 45

1.4.6 ALLUCE RIGIDO………………………………………….. pag. 46

1.4.7 DITA A MARTELLO…...………………………………….. pag. 47

1.4.8 METATARSALGIA………………………………………... pag. 48

1.4.9 NEUROMA DI MORTON………………………………….. pag. 49

CONCLUSIONI…...………………………………………... pag. 50

BIBLIOGRAFIA

4

Introduzione

Nel corso della storia, il piede è stato oggetto di studio in molteplici ambiti

sia medico e biomeccanico, che artistico ed estetico.

L'aspetto medico ha permesso di approfondire le caratteristiche anatomiche

e funzionali, per poter comprendere al meglio le patologie ed essere

efficaci nella loro cura e prevenzione.

L'aspetto artistico si è sviluppato nell'ambito della storia dell'arte, nel quale

si trovano modelli anatomici e studi della gestualità, ma anche

raffigurazioni di riti e usanze antiche.

Figura 1. Giotto, “La lavanda dei piedi” (particolare), Cappella degli

Scrovegni.

Figura 2. Statua colossale di Costantino I, in marmo, fu una delle opere più

importanti della scultura romana tardo-antica. I suoi resti si trovano al

Palazzo dei Conservatori a Roma e sono databili vicino al 330.

5

L'aspetto estetico è stato sempre particolarmente curato e non solo dalle

donne;

spesso, la ricerca della bellezza esasperata, ne ha condizionato l'armonia

anatomica e funzionale, ad esempio tramite la scelta di una calzatura

sbagliata.

L'aspetto meccanico ha stimolato lo studio del piede in termini di

resistenza, adattabilità ed equilibrio.

Gli ultimi decenni del secolo appena trascorso hanno conferito al piede la

giusta identità e collocazione in ambito medico grazie allo studio e alla

dedizione monotematica che fino ad allora era mancata.

Oggi il piede è una delle parti del corpo più osservate e studiate per la

fondamentale funzione che svolge in ambito posturale, essendo alla base

del sistema antigravitario che permette all'uomo la stabilità e la

deambulazione, grazie a complessi meccanismi di regolazione, dai quali

dipende il benessere nel movimento di ogni individuo.

Nel primo capitolo vengono analizzate le diverse strutture che

compongono il piede da un punto di vista anatomico, per dare un'idea

generale della complessità delle variabili da tenere in considerazione.

Il secondo capitolo ha lo scopo di dimostrare come i dettami della moda e

della società spesso influenzino negativamente il comportamento delle

persone con ripercussioni anche gravi sulla salute stessa, troppo spesso

trascurata.

Nel tentativo di spiegare e sensibilizzare sull‟ importanza e la complessità

del piede nei confronti di tutto l‟organismo ho deciso di ripercorrere alcune

tappe fondamentali della storia dell‟uomo dai tempi dell‟antica Cina fino

ad oggi che vedono come protagonista il piede stesso.

6

1.1 Funzionalità del piede

Il piede è alla base del sistema antigravitario (sistema posturale o di

equilibrio) che ha consentito all'uomo di assumere la postura eretta e di

spostarsi nello spazio.

È il punto fisso al suolo su cui grava l'intero peso del corpo e, nel suo

ruolo di "base antigravitaria", in un primo tempo prende contatto con la

superficie di appoggio adattandosi ad essa e conseguentemente

rilasciandosi, successivamente si irrigidisce, divenendo una leva per

"respingere" la superficie stessa.

Il piede deve quindi alternare uno stato di rilasciamento con la forza di

irrigidimento.

L'attitudine all'irrigidimento è infatti una caratteristica peculiare umana

acquisita grazie alle esigenze della deambulazione bipodale.

Inoltre nel corso dell'evoluzione, che dura da 350 milioni di anni, si può

osservare un continuo scambio tra informazione ambientale e genetica che,

con il susseguirsi delle generazioni, ha consentito il potenziamento e la

genesi delle caratteristiche antigravitarie.

Il fattore culturale ha però interferito su tale sviluppo alterando

l'informazione ambientale e creando, per esempio, terreni e scarpe

inadeguati, seguendo come spesso accade i dettami della moda, e causando

così un inevitabile ritardo evolutivo.

Il piede, nel corso della storia, si è evoluto da una forma prensile alla

forma stabilizzatrice (antigravitaria), conservando però la complessità della

propria muscolatura, e diventando così il meccanismo più sviluppato in

risposta all'ambiente e agli stimoli esterni.

É sia recettore che effettore, infatti riceve ed esegue i comandi (risposta

motoria) tramite i muscoli e nel contempo interagisce con il resto del

corpo, fornendo costantemente informazioni provenienti dagli esterocettori

7

cutanei, presenti sulla pianta del piede, e dai propriocettori dei muscoli, dei

tendini e delle articolazioni.

Le informazioni plantari sono le uniche a derivare da un recettore

sensoriale fisso a diretto contatto col suolo.

Il riflesso plantare (flessione delle dita al graffiamento della pianta), legato

alle stimolazioni cutanee della pianta del piede, è in grado di attivare e

modulare riflessi molto complessi con funzioni posturali di notevole

importanza. [1]

Pertanto il piede è considerato il principale organo di senso e di moto

antigravitario del corpo umano, come si denota nelle rappresentazioni

motorie e sensitive dell'homunculus.

Figura 1.1 Rappresentazione homunculus.

Il piede è l'elemento adattativo che compensa gli squilibri alti, in genere

discendenti dall'apparato stomatognatico (denti e articolazione

temporomandibolare) e/o dagli occhi e/o dal vestibolo.

8

Proprio per questo motivo nelle popolazioni dei paesi sviluppati che

vivono su un terreno poco fisiologico, quale è il terreno piano, il piede è

normalmente l'origine dello squilibrio posturale. [2]

Il corpo umano è infatti un sistema di equilibrio instabile; sono fattori di

instabilità l'altezza del centro di gravità (idealmente anteriore alla terza

vertebra lombare) rispetto a una base ristretta e la struttura composta da

una successione di segmenti articolati.

Solo un vigile controllo (sistema tonico posturale) riesce, in tale

condizione, a ricercare l'equilibrio dinamico stabile nella stazione eretta e

l'equilibrio dinamico instabile durante la locomozione.

Il piede è interposto tra forze ambientali esterne e forze muscolari interne,

che in esso si incontrano, si contrastano e infine si fondono per

l'affermazione della condizione di equilibrio.

É quindi una struttura atta ad assorbire e distribuire le forze, relativamente

agli infiniti piani dello spazio.

Affinché il corpo si muova è necessaria una forza esterna.

Le forze esterne ambientali per eccellenza sono: la gravità, la reazione al

suolo e l'attrito.

L'uomo moderno ha nei piedi i più efficaci strumenti per prelevare dalla

gravità le energie necessarie per la locomozione. [3]

Non vi è dubbio che quella "gravitazionale" è l'attività senso-motrice di

gran lunga più importante e il movimento che la esprime può essere

concepito come il fattore determinante al fine della vita dell'uomo, quale

essere più esposto alle "aggressioni" ambientali.

9

1.2 Caratterizzazione anatomica del piede

Per studiare l'anatomia del piede si prendono in considerazione le sue parti

costitutive:

ossa;

archi;

muscoli e tendini;

legamenti;

tessuto connettivale;

nervi e vasi sanguigni.

1.2.1 Componenti ossee

Il piede rappresenta un sistema architettonico complesso dotato di tre

principali caratteristiche : solidità, flessibilità e stabilità.

La sua struttura è un capolavoro oltre che di architettura anche di

biomeccanica, con le sue 28 ossa, compresi i sesamoidi, 33 articolazioni e

20 muscoli.

Il piede si può dividere topograficamente in tre porzioni :

Avampiede : che comprende le ossa delle falangi (14) e dei metatarsi (5)

Mesopiede : che comprende i 3 cuneiformi, il cuboide e lo scafoide

tarsale

Retropiede : che comprende astragalo e calcagno

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Retropiede e avampiede si dispongono in piani che si intersecano in modo

variabile.

Nella condizione ideale, il retropiede è disposto verticalmente e

l'avampiede orizzontalmente (su una superficie di appoggio orizzontale).

La disposizione ad arco è in realtà apparente essendo espressione del grado

di avvolgimento dell'elica podalica.

Il piede quindi non ha il significato di un arco o volta reale ma apparente,

che si alza durante l'avvolgimento e si abbassa durante lo svolgimento

dell'elica.

L'avvolgimento dell'elica, con la conseguente accentuazione dell'apparente

disposizione ad arco, corrisponde al suo irrigidimento.

Lo svolgimento dell'elica, con conseguente attenuazione dell'arco

apparente, è il rilasciamento.

La torsione (avvolgimento) dell'elica podalica è connessa alla rotazione

esterna (extrarotazione) dei segmenti sovrapodalici (gamba e femore).

L'astragalo ruotando all'esterno solidalmente con le ossa della gamba, sale

sul calcagno chiudendo in tal modo l'articolazione medio-tarsica; il

retropiede si verticalizza.

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L'avampiede aderendo tenacemente al suolo reagisce alle forze torcenti

applicate sul retropiede; il piede è quindi irrigidito.

Il piede può inoltre essere suddiviso in ulteriori tre regioni, ovvero il tarso,

il metatarso e le falangi.

• Il tarso è costituito da sette ossa (calcagno, astragalo, scafoide (o

navicolare), cuboide e le tre ossa

cuneiformi) che occupano tutte la metà prossimale del piede, di cui la più

voluminosa di tutte è il calcagno.

Nel tarso si distinguono due file, la prima,prossimale, è formata dal talo e

dal calcagno, la seconda, più distale e interposta tra questa e il metatarso, è

formata, procedendo trasversalmente da mediale a laterale, dal primo,

secondo e terzo osso cuneiforme e dall'osso cuboide.

Frapposto alle due file vi è l'osso navicolare.

La disposizione delle ossa nelle due file forma un'arcata convessa

dorsalmente.

Tutte le ossa del tarso presentano un asse maggiore antero-posteriore, con

l'eccezione del navicolare che lo possiede latero-laterale.

L'astragalo è collegato alle due ossa lunghe con le quali costituisce

l'articolazione della caviglia che permette al piede di muoversi su e giù.

• Il metatarso, posto nella metà distale del piede, è costituito da 5 ossa dalla

morfologia simile che collegano il tarso alle falangi.

Sono tutte ossa lunghe e dunque possiedono un'epifisi prossimale ed una

distale, collegate da una diafisi.

Le diafisi delle ossa metatarsali sono convesse sulla superficie dorsale e

concave su quella plantare, contribuendo alla formazione dell'arcata

plantare del piede.

Articolate, sono tutte leggermente inclinate medialmente.

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I metatarsi costituiscono un ponte tra la parte centrale del piede e le dita e

si allargano a ventaglio quando si carica il peso sul piede.

• Le falangi sono le ossa delle dita dei piedi.

Le falangi del piede sono costituite da 14 piccole ossa, tre in ciascun dito,

dette prossimale, intermedia e distale, fatta eccezione per l'alluce che ne

possiede due, prossimale e distale.

Talvolta il quinto dito possiede solo due falangi.

1.2.2 Componenti muscolari e tendinee

La prima distinzione fondamentale da fare all‟interno dell‟insieme dei

muscoli dell‟arto inferiore è tra muscoli intrinseci, ovvero localizzati nel

piede e che esercitano la loro azione su strutture del piede stesso, e muscoli

estrinseci localizzati a livello di tibia perone (o fibula) e in grado di

esercitare azioni direttamente a livello del piede, per inserzione diretta o

riflessa.

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Gli stessi muscoli estrinseci esercitano la propria azione in parte

sull‟articolazione della caviglia ed in parte sulle strutture scheletriche

interne.

In stazione eretta il corpo umano è un sistema in equilibrio dinamico

stabile, a causa dell‟altezza del centro di gravità, del poligono d‟appoggio

di dimensioni ristrette e dalla struttura costituita dalla successione di

elementi articolati distinti. [4]

1.2.3 Articolazioni e componenti legamentose

Le strutture legamentose del piede svolgono essenzialmente la funzione di

stabilizzazione delle articolazioni e permettono il mantenimento strutturale

della forma della volta plantare.

Le articolazioni del piede sono complesse e numerose. Tra queste si

distinguono principalmente un‟articolazione superiore, l‟articolazione

talocrurale o tibio-tarsica, ed un‟articolazione inferiore rappresentata dalle

articolazioni subtalare e talocalcaneonavicolare.

Di grande importanza sono anche l‟articolazione cuneonavicolare,

calcaneocuboidea, cuneocuboidea e le articolazioni intercuneiformi.

L‟articolazione superiore permette movimenti di dorsiflessione e di

flessione plantare, ed è soggetta a grandissime sollecitazioni.

Per questo motivo la capsula articolare è rinforzata lateralmente da robusti

e resistenti legamenti che insieme ai malleoli sono in grado di stabilizzare

la caviglia sotto l‟azione di carichi che impongono rotazioni laterali.

Il principale legamento che svolge questa funzione è il legamento

collaterale mediale detto anche legamento deltoide mediale, che è

costituito da una parte tibiocalcaneare e da una parte tibiotalare.

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Altri legamenti di fondamentale importanza sono: il legamento talofibulare

anteriore, il talofibulare posteriore ed il legamento calcaneofibulare, i quali

vengono a formare congiuntamente il legamento collaterale laterale.

L‟articolazione inferiore invece, essendo un‟articolazione trocoidea,

permette un movimento di rotazione realizzato attraverso la pronazione e la

supinazione.

I legamenti più importanti che la costituiscono sono: il legamento

biforcato, che unisce calcagno,cuboide e navicolare, ed il legamento

talocalcaneare interosseo che separa la porzione posteriore di questa

articolazione da quella anteriore.

Un ruolo fondamentale è svolto dall‟aponeurosi plantare, originariamente

tendine del muscolo plantare che, a seguito dell‟evoluzione e con la

trasformazione del piede da organo prensile a organo di sostegno, si è

atrofizzato e ora si inserisce tra il calcagno e falangi di tutte le dita. [5]

Il principale ruolo che svolge è quello di garantire la funzione della volta

plantare sia longitudinale che trasversale, ma è fondamentale anche come

sistema di protezione dei vasi e dei fasci nervosi.

Un altro legamento importante è il plantare lungo situato sopra

l'aponeurosi plantare e ha il compito di tenere unita la fila laterale delle

ossa tarsali;

15

1.2.4 Componenti di tessuto connettivale

Nella regione dorsale del piede il tessuto sottocutaneo è rappresentato da

uno strato di tessuto connettivo lasso a struttura lamellare, debolmente

unito alla cute.

Nelle donne e nei bambini può contenere più o meno adipe, mentre

nell‟uomo è veramente scarso.

Inoltre il tessuto sottocutaneo prende i caratteri di quello plantare quando si

avvicina ai margini del piede.

Medialmente vi è un passaggio graduale,contrariamente nella parte laterale

il passaggio risulta repentino.

La regione plantare, o pianta del piede, comprende l‟insieme delle parti

molli che si dispongono nella porzione inferiore del piede.

La regione plantare ha la forma di un quadrilatero allungato in senso

distale prossimale, allargandosi man mano che si avvicina alle dita.

Questa superficie non è tutta piana, ma sul suo margine mediale presenta

una curva, in corrispondenza della quale il piede non aderisce al suolo,

chiamata volta plantare.

In questo tessuto connettivo si trovano tre borse sinoviali costanti che

hanno sede in corrispondenza dei punti di appoggio.

Esse sono disposte:

- sotto la tuberosità distale del calcagno

- sotto il primo metatarso

- sotto il quinto metatarso.

Questo tessuto svolge l‟importante funzione di proteggere le strutture

interne del piede e di attenuare l‟ampiezza dell‟onda d‟urto che si genera

nel ciclo del cammino.

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La cute è liscia e fine nei punti che corrispondono alla volta plantare e che

non vengono compressi durante la deambulazione e la stazione verticale.

Nei punti di appoggio è invece più dura, cornea e talvolta si formano delle

vere e proprie callosità. [6]

1.2.5 Nervi e vasi sanguigni

In tutto sei nervi e tre vasi supportano il piede.

I rami terminali del nervo safeno provvedono alla sensibilità cutanea della

porzione mediana del piede, mentre il nervo surale innerva la porzione

laterale.

Il nervo peroneo profondo provvede alla sensibilità dorsale del primo

spazio interdigitale, mentre il nervo peroneo superficiale provvede alla

sensibilità della rimanente porzione del dorso del piede.

Il nervo tibiale si divide nei nervi plantare mediale e laterale che

supportano i numerosi piccoli muscoli plantari e la pianta del piede.

L‟arteria tibiale posteriore accompagna il nervo tibiale e, analogamente a

esso si divide nei rami plantari mediale e laterale.

L‟arteria tibiale anteriore continua sulla superficie dorsale del piede come

arteria dorsale del piede, dai rami tarsale mediale e laterale, e termina

dividendosi nell‟arteria arcuata e nell‟arteria plantare profonda.

Il ramo perforante dell‟ arteria peronea è tipicamente piccolo ma può

essere la fonte principale dell‟apporto ematico al dorso del piede quando

l‟arteria pedidia è assente.

I nervi del piede agiscono come sensori di un sistema elettrico di impulsi

che permette di inviare messaggi inerenti al caldo, freddo, pressione,

dolore. [7]

17

1.3 Cenerentola: tra mito e tradizione

Le bambine crescono nella speranza di trovare, da grandi, il loro principe

azzurro.

Tuttavia, siamo sicuri che per una donna sia davvero desiderabile trovarlo?

Questa domanda nasce dalla constatazione che il principe azzurro in realtà

era un feticista che scelse

Cenerentola a causa dei suoi

piedi minuti.

Nella versione disneyana della

favola, il principe azzurro si

innamora di Cenerentola per la

sua bellezza ed eleganza,

preferendola alle sorellastre,

sgraziate e di aspetto sgradevole.

L‟importanza della piccolezza del piede di Cenerentola trova spazio solo

alla fine del cartone animato, quando Cenerentola viene riconosciuta

perchè riesce a calzare la scarpetta di vetro che aveva perso fuggendo dal

ballo, mentre le sorellastre, pur tentando in ogni modo, non vi riescono in

quanto hanno i piedi troppo grandi.

La versione originale della storia è in

realtà più efferata.

Un principe, alla ricerca di una sposa,

la voleva con i piedi piccolissimi:

avrebbe scelto colei che riusciva ad

indossare una minuscola pantofola di

pelliccia.

Tra le aspiranti spose vi erano due

sorelle disposte a fare qualunque cosa per essere scelte;

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sotto consiglio della propria madre, la maggiore si tagliò l‟alluce, mentre la

minore si tagliò il tallone per riuscire a infilarsi la pantofola.

Il principe però le smascherò

entrambe a causa del sangue che

gocciolava dalla scarpa e le rifiutò

una dopo l‟altra. Infine, trovò una

ragazza dai piedi minuscoli,

Cenerentola. [8]

La storia di Cenerentola è infatti nata

in Cina all‟epoca dei Loti d‟oro,

quando la piccolezza del piede era

considerata una delle qualità più importanti in una donna.

1.3.1 I loti d’oro: introduzione

Per più di un millennio in Cina le ragazze delle famiglie altolocate hanno

sofferto per la pratica della fasciatura del piede per lo stesso motivo per cui

ancora oggi i piedi femminili vengono compressi in scarpe strette, a punta

e coi tacchi: l‟intento è quello di renderli o almeno di farli sembrare più

affusolati e più corti.

Si cerca cioè di esasperare un tratto femminile, che è quello di avere i piedi

mediamente più piccoli rispetto agli uomini.

Il piede femminile è infatti lungo in media 24,4 cm, mentre la lunghezza

del piede maschile è in media di 26,8 cm.

Oltre a essere mediamente più corto, il piede femminile è in media anche

più sottile di quello maschile e in particolare il tallone è più stretto in

rapporto alla pianta del piede.

L‟usanza di fasciare i piedi in Cina è nata nel X secolo ed è stata dichiarata

illegale solo all‟inizio del XX secolo. [9]

19

1.3.2 Storia

Tutto ebbe inizio, secondo una storia popolare cinese, per l‟astuzia di una

volpe che aveva tentato, mediante la fasciatura, di celare le proprie zampe

per assumere le sembianze umane dell‟imperatrice Shang, dando così il via

a una moda di corte.

Secondo un‟altra versione, l‟imperatrice Song, che aveva un piede equino,

aveva persuaso il timido consorte a rendere obbligatoria per tutte le giovani

la compressione dei piedi. Il decreto mise così l‟imperatrice nella

condizione di esibire la sua deformità come modello di bellezza e di

eleganza.

Secondo, invece, Zhang Bangji, un chiosatore vissuto agli inizi del XII

secolo, la fasciatura dei piedi era iniziata durante il regno di Li Yu (961-

75), imperatore e poeta della dinastia meridionale dei Tang, che governava

su una regione della Cina prima della riunificazione operata dai Song.

Li Yu aveva a palazzo una concubina favorita che si chiamava Fanciulla

Soave, fine danzatrice e donna di estrema bellezza dalla vita esile. Aveva

fatto costruire per lei un loto d‟oro alto un metro e ottanta, tempestato di

perle e con un carpello rosso al centro. Fanciulla Soave fu costretta a

fasciarsi i piedi con seta bianca in modo che le punte assomigliassero alle

estremità della falce lunare.

Quindi danzò al centro del loto, volteggiando come una nube che si alza.

In ogni caso sembra certo che siano state le danzatrici di corte a introdurre,

verso il X sec., questa usanza; il che lascia intendere che in un primo

periodo la compressione doveva essere solo leggera e non tale da

pregiudicare seriamente il movimento.

Larghi strati dei circoli cortigiani e delle classi aristocratiche imitarono

quella moda, che divenne ben presto un simbolo sociale.

20

Nei secoli successivi, le classi borghesi e persino il proletariato si

uniformarono al gusto delle classi nobiliari.

Alla sempre maggiore diffusione corrispose una sempre maggiore

compressione dei piedi: la donna faceva generalmente fatica a camminare e

doveva appoggiarsi alle pareti, a un bastone o a un‟altra persona.

Pertanto il costume di fasciare i piedi, diffondendosi, cambiò anche

significato.

Divenne un comodo messo per esprimere e rafforzare il nuovo concetto di

castità femminile che la Cina era venuta sviluppando nel corso del sec.

XVIII.

Una moglie casta doveva rimanere relegata in casa e non doveva farsi

vedere nei campi e per la strada; e camminare con i piedi fasciati rendeva

l‟incedere penoso e difficile.

Nelle comunità che la praticavano, inoltre, la fasciatura segnava il distacco

dall‟infanzia e l‟inizio del percorso di costruzione dell‟identità sociale e

morale femminile.

Praticata in modo trasversale alle diverse classi sociali negli ultimi secoli

dell‟impero, la fasciatura serviva a modellare le dimensioni e la forma dei

piedi e veniva imposta alle bambine a partire dai quattro, cinque anni.

I termini chan e guo fanno effettivamente riferimento al gesto di avvolgere

a spirale e racchiudere fra bende qualcosa, anche piegandola e forzandola.

La strettissima bendatura costringeva progressivamente le dita, con

l‟esclusione dell‟alluce, a rimanere ripiegate sulla pianta e arcuavano in

modo artificioso le ossa, fino a romperle, cercando di avvicinare il tallone

alla punta; essa serviva a ottenere, nell‟arco di qualche anno, piedini

arcuati e puntuti non più lunghi di sette, otto centimetri, che avvolti in

fasce preziose e chiusi in scarpine ricamate, costituivano un tratto

imprescindibile dell‟ideale di bellezza ed eleganza femminile.

21

Questa manipolazione dei piedi era imposta con l‟autorità da parte delle

madri alle proprie figlie e

rappresentava ovviamente

un evento traumatico nella

vita delle donne per il

dolore che comportava

soprattutto nei primi anni e

per i limiti al movimento

che ne conseguivano.

Le infezioni e la gangrena

a volte successive al

trattamento determinavano

una mortalità pari circa al

10% fra le bambine che ne

erano vittime.

Col tempo i piedi perdevano sensibilità, mentre la forma del corpo e la

deambulazione risentivano invece in modo irreversibile della

menomazione;

la fasciatura andava mantenuta per tutta la vita e richiedeva cure continue,

diventando parte essenziale del quotidiano femminile.

I piedini erano considerati dalle stesse donne come uno dei capitali

simbolici più importanti nella costruzione della dote femminile.

La loro bellezza, a prescindere dall‟attrattiva sessuale che secondo alcuni

esercitavano, consisteva nel dimostrare la capacità di una donna di essere

industriosa, di avere talento manuale e autocontrollo.

Un paio di piedi fasciati chiusi nelle scarpine ricamate erano lo specchio

del carattere, o meglio della vera bellezza che derivava dalla cultura,

dall‟intervento umano e non poteva essere solo un dono di natura.

22

L‟usanza di fasciare i piedi alle donne è stata combattuta in modo radicale

nel corso della prima metà del Novecento, quando agli occhi dell‟èlite

modernizzanti e influenzate dall‟Occidente essa parve un segno

inequivocabile dell‟arretratezza e della barbarie della civiltà cinese

tradizionale.

Lo studio della pratica della fasciatura dei piedi in Cina è, in gran parte,

limitato dal fatto che si trattava di un‟usanza esclusivamente femminile, in

un contesto che escludeva le donne dalla sfera pubblica.

Quanto sappiamo dei piedi fasciati, infatti è stato in gran parte prodotto

dagli uomini, gli unici legittimati ad esercitare il potere nel regno della

parola scritta, ma per i quali la realtà dei piedi fasciati delle donne

costituiva un segreto racchiuso nelle stanze femminili e nel rapporto fra

madre e figlia.

I minuscoli “gigli d‟oro” erano indirettamente celebrati nella poesia e nelle

opere di molti letterati, che si sentivano titolati ad apprezzare la forma e il

significato intimo del risultato di tanto dolore, creando una mistica della

femminilità incentrata sulla fragilità e la sofferenza.

Ma le loro parole non davano la voce all‟esperienza delle donne, che si

esprimeva piuttosto nella cultura popolare, nei detti (“un paio di piedini,

23

due tinozze di lacrime”) e nelle canzoni, dunque nella cultura orale e ai

margini del discorso ufficiale.

Solo durante le campagne per lo sradicamento della pratica, la voce delle

donne si è potuta esprimere sulla sfera pubblica e ha trovato spazio nel

discorso. [10]

1.3.3 Abolizione della pratica

I primi editti per l‟abolizione della fasciatura furono emanati dalla dinastia

imperiale nel 1902. Ma fu con la caduta dell‟impero e la nascita della

Repubblica di Cina, nel 1911, che la pratica iniziò a essere attivamente

combattuta come illegale.

Tuttavia, nonostante i numerosi regolamenti e ordini che si succedettero

nel tempo, a livello nazionale e a livello locale, la sua concettualizzazione

rimase essenzialmente quella di un “costume”.

In quanto costume, essa doveva essere innanzi tutto combattuta con la

propaganda e l‟educazione, facendo maturare alle donne, ma anche agli

uomini, la consapevolezza di quanto essa fosse “brutta” e “vergognosa”, di

quanto mettesse in ridicolo la civiltà cinese di fronte agli occhi degli

stranieri.

Il processo di sradicamento non fu privo di abusi.

La radicale presa di distanza generò, infatti, un atteggiamento

ideologicamente violento, per quanto venato di paternalismo, verso le

donne con i piedi fasciati, che in alcuni casi furono criminalizzate e

ridicolizzate.

Per sconfiggere l‟usanza si doveva dare voce all‟esperienza femminile

della sofferenza inflitta dalla fasciatura ed esporre pubblicamente le

deformità che ne derivavano, con l‟obiettivo di svelare così la

mistificazione della realtà di dolore e oppressione.

24

I primi a farsi portavoce della sofferenza furono, invero, gli intellettuali.

Furono loro, nei testi che ricusavano il costume, a costruire intorno alla

fasciatura un racconto di sofferenza e tortura, non privo di dettagli sul male

fisico, il sangue, le ossa rotte, che la pratica imponeva alle bambine.

In seguito, con le attività delle associazioni per i piedi naturali, il dolore

fisico della fasciatura trovò un ulteriore possibilità di espressione, spesso in

contesti pubblici, anche attraverso le testimonianze femminili e le

immagini sulla stampa, e negli incontri di massa che venivano tenuti per

diffondere il verbo dei “piedi naturali”: la narrazione delle notti insonni per

il bruciore dalle bende così strette, delle botte subite per via dei lamenti,

dei brandelli di pelle morta che cadevano dai piedi ormai deformi si è

imposto, a partire da quegli anni, come l‟unico modo legittimo di parlare

della fasciatura.

La bruttezza del costume derivava dall‟insieme di sofferenza, di scarsa

igiene e di danno organico

che essa comportava: una

prospettiva che era

d‟altronde coerente con

l‟idea che tortura, crudeltà

e fragilità fisica fossero

elementi imprescindibili

della civiltà “orientale”.

La consapevolezza del

dolore implicato dalla fasciatura, in realtà, era ben presente nella cultura

popolare cinese, come rivelava l‟espressione popolare secondo cui “una

madre non poteva amare allo stesso modo sua figlia e i piedi di sua figlia”.

La sofferenza fisica, inflitta e successivamente auto-inflitta, era però

socialmente accettabile, e per molti anche necessaria: foggiando i propri

piedi con le bende una donna aspirava alla bellezza, in senso fisico e

morale, non violava la sua natura, quanto piuttosto la perfezionava.

25

La lotta contro l‟usanza della fasciatura richiese vari decenni e un costante

impegno da parte delle autorità, a riprova che, seppure culturalmente

svalutata dalle élites, la pratica rimase diffusa per lungo tempo.

In generale, lo Stato impose una mobilitazione, non sempre riuscita, della

società per la modernizzazione dei costumi, attraverso l‟istituzione di

sistemi di controllo e verifica del rispetto delle nuove norme.

L‟intervento riguardava le famiglie e le madri, ma anche le donne adulte,

ritenute personalmente responsabili nel caso si intestardissero a fasciare i

piedi.

Data l‟importanza che i piedi fasciati rivestivano come dote per le ragazze,

ai divieti, che riguardarono anche la commercializzazione delle scarpette e

le suole per i “gigli d‟oro”, si accompagnò una forte spinta sociale, per i

maschi, a rifiutare spose con i piedi fasciati.

Il timore delle madri, infatti, era che le figlie con i piedi naturali non

riuscissero poi a sposarsi.

Le punizioni previste per i trasgressori erano essenzialmente a carattere

pecuniario, anche se non mancò, in alcuni casi, la previsione di sanzioni a

26

carattere detentivo per i genitori recidivi nell‟imporre la fasciatura alle

bambine.

Tuttavia, per molte comunità si trattava di una ingiustificata intrusione

dello Stato nella vita privata delle

famiglie e degli individui e si

preferì pagare le multe, piuttosto

che permettere agli ispettori di

controllare il rispetto dei

regolamenti.

Fu negli anni Cinquanta, tuttavia,

con la mobilitazione totale delle

donne al lavoro, nelle campagne e

nelle officine, che la fasciatura dei

piedi delle bambine scomparve del

tutto. L‟unica fabbrica che in Cina

produceva le calzature idonee per le

donne, ormai anziane, con i piedi fasciati, ha finito la produzione

nell‟ultimo decennio del Novecento. [11]

1.3.4 Tecnica di bendaggio

A questo proposito vale la pena di ricordare che, per avere i piedi piccoli e

a punta, non era ammesso amputare semplicemente le dita, perché questo

avrebbe violato uno dei principali dettami confuciani: quello dell‟integrità

del corpo che, ricevuto dai genitori, doveva essere così conservato perché

non apparteneva solo all‟individuo.

Era invece con la disciplina e la cura, che le madri imponevano e

insegnavano alle figlie che questo corpo andava modellato perché

diventasse più bello.

27

La fascia, larga circa cinque centimetri e lunga tre metri, si applicava in

questa maniera:

se ne fissava un capo alla parte interna del collo del piede, veniva quindi

fatta passare con forza sulle dita, a eccezione dell‟alluce, in modo da

ripiegarle sotto la pianta del piede. L‟alluce non veniva fasciato.

Si passava poi strettamente la benda intorno al calcagno in modo che

tallone e dita fossero ravvicinati il più possibile.

Si ripeteva quindi il procedimento fino a totale utilizzazione della fascia.

Il piede delle fanciulle era soggetto a una forzata e

continua pressione: lo scopo infatti non era solo

quello di comprimere il piede, ma anche di curvare

le dita, di ripiegarle sotto la pianta e di riavvicinare

la pianta stessa al tallone fino al limite del possibile.

Adele M. Fielde, una missionaria vissuta, verso la

fine dell‟ 800, per circa dieci anni a Shantou,

raccontava che “Durante il processo la carne

andava spesso in putrefazione, parti della pianta si

squamavano e a volte cadevano una o più dita. Il

dolore persisteva per circa un anno e quindi

diminuiva d’intensità, finché, verso la fine del

secondo anno, i piedi perdevano ogni sensibilità e risultavano

praticamente morti“.

Per restare piccoli, fra i 7 e i 12 centimetri, i piedini delle bambine

venivano legati con fasciature strettissime che ne ostacolavano il normale

processo di sviluppo.

I piedi non smettevano naturalmente di crescere, semplicemente

crescevano deformati.

Per un periodo di 5-10 lunghissimi anni, a partire, a seconda dei casi, da

un‟età compresa tre i 2 e gli 8 anni, per durare fino ai 13 o 15 anni - gli

28

anni dell‟infanzia e della crescita

- i piedi delle bambine venivano

fasciati con bende di cotone che

li tenevano stretti notte e giorno

fino a deformarli stabilmente.

La forma desiderata - due

piccolissime mezzelune - era

raggiunta per mezzo di due

operazioni: le quattro dita piccole

venivano ripiegate e strette con le bende contro la pianta del piede, in

modo da renderla più affusolata e, contemporaneamente, il piede veniva

accorciato forzando l‟alluce ed il calcagno l‟uno contro l‟altro, in modo

che l‟arco del piede assumesse una forma fortemente convessa (questo era

possibile solo grazie all‟elasticità dell‟ossatura infantile).

Con la crescita l‟arco si rompeva, così come si fratturavano le falangi delle

dita ripiegate.

Di conseguenza, il

piede poteva

sopportare il peso

del corpo soltanto

sul tallone.

Dopo i primi due

anni dall‟inizio

della fasciatura, il

dolore diminuiva, ma in ogni caso la fasciatura dei piedi comportava un

tormento quotidiano, che sarebbe continuato per tutta la vita.

Una volta deformati a piacere, i piedi bendati erano poco utili a stare in

posizione eretta.

I piedi, privi della normale elasticità, erano un sostegno instabile e faticoso

e, dato che il peso del corpo era trasferito tutto sui talloni, la persona

29

doveva oscillare continuamente avanti e indietro per mantenersi in

equilibrio.

I “fiori di loto” esigevano attenzioni quotidiane: bisognava continuamente

lavarli e curarli ed

era necessario

tenerli fasciati e

calzati giorno e

notte per dare loro il

sostegno che

avevano perduto,

non avendo più una

normale pianta

distesa.

Le unghie andavano tenute sempre ben tagliate, altrimenti potevano

penetrare nella pianta del piede, e le bende potevano impedire la

circolazione del sangue, provocando setticemia o gangrena.

Tutte queste cure venivano fatte ed insegnate ad ogni bambina dalla madre,

alla quale era toccata la stessa sorte prima di lei.

I risultati raggiunti venivano esaltati indossando minuscole scarpine

ricamate.

30

Generalmente le fasce smesse venivano gettate tra i rifiuti.

Vi fu tuttavia un medico dello Hunan che prese ad usarle per curare alcuni

malati con effetti, a suo dire, sorprendenti.

Se la malattia era causata dalla presenza di spiriti maligni, per cacciarli

bisognava avvolgere bende di giovani fanciulle intorno alla vita del

paziente.

Per abbassare la febbre si poggiava la vecchia scarpa d‟una fanciulla con i

piedi fasciati sopra l‟ombelico del paziente.

Quando la scarpa si riscaldava, la si sostituiva con un‟altra.

Tale procedimento causava il lento decrescere della temperatura.

Per far riprendere conoscenza, si bolliva dell‟acqua e quindi, dopo averla

fatta leggermente raffreddare si lavavano i piedini di una giovane e la si

faceva quindi bere al paziente, che riprendeva immediatamente i sensi. [13]

31

1.3.5 Geta giapponesi

Una via di mezzo fra

infradito e zoccoli sono i

geta che diventarono di

moda nei centri urbani nel

periodo Edo (1603-1867) e

si diffusero in tutto il

Giappone quando ne iniziò

la produzione industriale nel

periodo Meiji (1868-1912).

Sono costituiti da una

tavoletta di legno grezzo

(supporto), in cui è inserito l‟hanao di tessuto che passa tra l‟alluce e il

secondo dito.

La suola può essere in legno naturale, laccato o dipinto ed è di solito ovale

per le donne e rettangolare per gli uomini. Talvolta sopra di essa è inserita

anche un‟imbottitura simile a un tatami per renderli più confortevoli.

I due tasselli in legno sotto la suola (denti) sono particolarmente utili per

isolare dal terreno il kimono ed evitare lo sporco delle strade proteggendo

il piede da verruche, micosi o infezioni.

Esistono vari modelli in funzione del numero di denti della suola:

- „tengu geta‟ hanno un tassello unico al centro della suola

-

32

- „dai geta‟ con due tasselli e „dai hu geta‟ con tre tasselli

L‟hanao (laccio) può essere più o meno largo, rigido e di vari tessuti, tra i

quali prevale il cotone in cui sono stampati i motivi tradizionali

giapponesi, ma esistono versioni in vinile e pelle.

L‟hanao è inserito tra le prime due dita del piede e al centro della suola,

perché se fosse posizionato in un altro punto, i geta, camminando,

entrerebbero in collisione tra loro.

Una versione più estrema dei geta sono gli okobo, i sandali indossati

soprattutto da ragazze molto giovani e dalle apprendiste geisha.

33

A differenza dei geta non hanno due o tre tasselli sotto la suola, ma un

tacco unico di 14 cm simile a una zeppa, cavo all‟interno e sollevato nella

parte anteriore del piede, che quindi non poggia per terra normalmente.

[13]

Il tacco è solitamente in legno naturale con le stringhe rosse (per le geishe

all‟inizio dell‟apprendistato) o gialle (per quelle al termine della

formazione), ma in estate compaiono anche modelli con il tacco laccato.

Il nome okobo è onomatopeico e riproduce il suono emesso da questi

sandali.

Queste calzature sono riservate a un abbigliamento molto formale. Il

motivo di questa forma particolare non era soltanto legata alla moda e allo

status, ma deriva dalla necessità pratica di proteggere i costosi kimono

dalla polvere e dal fango delle strade.

Tutti i sandali tradizionali giapponesi permettono una libera circolazione

dell'aria intorno al piede, una caratteristica che probabilmente è stata

adottata a causa del clima umido che predomina in gran parte del

Giappone.

34

Inoltre, possono essere indossati e levati molto facilmente, cosa molto

importante in una cultura dove le calzature vengono costantemente messe e

tolte; infatti, con un kimono stretto, sarebbe alquanto difficile raggiungere i

lacci delle scarpe.

Dal confronto con le normali calzature sportive è risultato che con queste

particolari infradito i piedi si sollevano di meno dal terreno e i talloni lo

colpiscono con minore forza, per cui l‟angolo fra piede e gamba risulta più

ampio.

Anche i passi diventano più corti, perchè le dita sono costrette ad assumere

una posizione “a tenaglia” per non perdere aderenza.

Queste variazioni si propagano attraverso la catena motoria fino alla parte

superiore del corpo, provocando nel lungo termine disturbi di vario genere.

Inoltre, ogni volta che il piede colpisce il terreno, essendo la suola molto

rigida, il piede tende a curvarsi verso l‟interno in modo eccessivo

(iperpronazione) e l‟arco plantare, che normalmente si blocca per attutire

l‟impatto, si apre.

35

Nel tempo questo provoca dolori in vari punti del piede e infiammazioni ai

tendini.

Le conseguenze più gravi si hanno nell‟età dello sviluppo in cui l‟uso

continuato delle geta può arrivare fino a produrre piedi piatti.

Infine, non va dimenticato che con queste calzature il piede non è protetto

dall‟ambiente circostante e può subire facilmente traumi di vario genere

come ferite,distorsioni di caviglia e persino fratture. [14]

1.3.6 Chopine veneziane

A Venezia i tacchi erano indossati

come simbolo di potere ed eleganza

unito alla praticità; essi infatti

permettevano a chi li indossava di

non inzupparsi i piedi nelle

pozzanghere o di evitare con

semplicità i pochi centimetri d'acqua

che rimangono quando defluisce

l'alta marea.

I tacchi veneziani

erano abominevoli, quasi

importabili, alti fino a 60 cm e

prendevano il nome di chopine.

L'invenzione di queste calzature non era proprio originale, era stata infatti

ripresa dalla moda ottomana poco distante.

Simbolo per eccellenza delle colte ed affascinanti cortigiane della Laguna,

che si dice fossero migliaia, le scarpe alte erano uno dei loro simboli

distintivi e alle ragazze veniva insegnato come camminare con contegno ed

eleganza.

36

Le chopine veneziane non comparivano sotto le vesti, che dovevano essere

molto più lunghe rispetto all'altezza della ragazza per coprire i centimetri

aggiuntivi e poter sfoggiare una maggior quantità delle pregiatissime stoffe

che componevano gli abiti del tempo.

Poiché l'altezza delle suole

aumentava sempre di più, le

donne erano costrette a farsi

accompagnare da due persone

che le aiutassero a salirvi e a

camminare.

Inizialmente la moda fu

tollerata; i mariti pensavano

che le mogli, con simili scarpe

ai piedi, non avessero grosse

possibilità di andare in giro in

loro assenza mentre la Chiesa ne favorì l'uso poiché con esse era

impossibile danzare, attività considerata al tempo altamente peccaminosa.

Non erano pochi però gli svantaggi legati a questo tipo di calzature infatti

molto frequenti erano le

slogature e le fratture

malleolari.

Tenuto poi conto delle

condizioni delle strade erano

frequenti anche le cadute e gli

aborti tanto da costringere lo

Stato ad intervenire con leggi che vietavano l‟uso di calzature più alte di 20

cm. [15]

Rivisitazione in chiave moderna delle tradizionali chopine

37

Noritaka Tatehana, stilista giapponese da sempre affascinato dalla

storia e dalla cultura italiana

ha recentemente deciso di

‘lanciare’ alcune delle più

iconiche scarpe mai viste in

passerella.

Lo stilista dichiara appunto di

essersi ispirato alle vecchie

chopine veneziane per la

creazione di vere e proprie

sculture.

1.4 Da tradizione a moda

Siccome, citando A. Gramsci , ‘la storia insegna ma non ha scolari’

ancora oggi i piedi e la loro salute vengono sottovalutati dalla maggior

parte delle persone, almeno fino a quando non cominciano a far male.

Si tratta di una sgradevole esperienza che tocca a circa un italiano su due,

ma spesso si continua a sottovalutare il problema fino a quando il dolore

non si fa insopportabile; questo non è un problema che si manifesta solo

con il sopraggiungere dell'età anziana, ma comincia a manifestarsi sempre

più spesso già tra i venti e i trent'anni.

L'invecchiamento, infatti, è solo una delle cause del dolore ai piedi: sono

sotto accusa soprattutto il camminare male e indossare scarpe scomode, in

questi casi il dolore diventa un ostacolo per la vita di tutti i giorni.

Le donne sono le più colpite, visto che sono proprio loro a sacrificare la

comodità e il benessere del piede ai dettami della moda che ormai da anni

impone tacchi vertiginosi e punte strette. [16]

38

Qualunque causa in grado di modificare l‟equilibrio, dunque posta lungo

l‟asse cefalo-podalico, avrà riflessi immediati trasmessi per via ascendente

o discendente lungo le catene muscolari, su tutti gli altri segmenti corporei,

modificandoli con rotazioni e/o traslazioni di compenso.

Risulta evidente che qualsiasi forza (di spinta, rotazione, traslazione ecc..)

agisca sull‟uomo, avrà in risposta un atteggiamento di compenso che si

spalmerà in senso centrifugo, dal punto di applicazione della forza verso i

distretti corporei circostanti fino ad interessare l‟intero organismo.

Tale risposta, durante il suo percorso, dividendosi in una serie di sistemi e

sottosistemi di compenso, lascerà il segno, positivo o meno, della propria

azione nelle varie regioni corporee.

Avviene cosi una riprogrammazione del sistema posturale e dell‟equilibrio

che comporta modifiche delle principali vie afferenti sia fisiologiche sia,

dopo un certo periodo di tempo, perfino anatomiche. [17]

39

Le cattive abitudini legate alle calzature inadatte si fanno sentire già a

cinquant'anni, quando diventa praticamente

impossibile trovare scarpe comode a causa

dei piedi non più sani.

Questo fenomeno viene definito

„enagramma motorio‟ e rappresenta

l‟insieme delle esperienze motorie

memorizzate dall‟individuo come

programmazione attivante il sistema

anticipatorio (feed forward) responsabile

dell‟ attivazione neuro-motoria diretta.

Quanto più ripeteremo, in maniera

cosciente o inconscia tali gesti motori

programmati tanto più rinforzeremo quell‟enagramma motorio.

1.4.1 Ruolo della calzatura

In molti casi le calzature, nate per proteggere i nostri piedi, si possono

trasformare in strumenti di tortura.

Meglio evitare, dunque, tacchi alti e scarpe strette in

punta, specie se vengono indossate per molte ore al

giorno perchè costringendo il piede a una posizione

innaturale, rappresentano una sicura concausa

dell'alluce valgo e non solo.

Il tacco alto, anche fino a 12 centimetri, porta il

piede in marcata flessione plantare e così sposta

eccessivamente il peso del corpo solo sulla parte

anteriore del piede, stravolgendo la funzione stabilizzante del piede stesso

nella ripartizione del peso.

40

Neppure le scarpe da ginnastica sono salutari, specie se indossate tutti i

giorni e in ogni stagione.

Quest‟ultime possono infatti causare forti problemi di sudorazione, si

possono presentare disturbi cutanei e la comparsa di patologie legate alla

sviluppo di infezioni fungine, che provocano il

fastidioso cattivo odore difficile da combattere con il

semplice lavaggio dei piedi.

Tali infezioni, inoltre, molto spesso aggrediscono le

unghie causandone la caduta, la crescita abnorme e la deformazione.

Come già detto nell‟introduzione, la pianta del piede, in stazione eretta,

rappresenta l'interfaccia costante tra ambiente esterno e sistema posturale.

Le informazioni dei recettori podalici sono le

uniche a derivare direttamente da un riferimento

fisso quale è il suolo, pertanto il riflesso

plantare, legato alle stimolazioni cutanee della

pianta del piede, è in grado di attivare e

modulare riflessi molto complessi con funzioni

posturali di notevole importanza, sia statiche che

dinamiche.

Nella stazione eretta corretta la linea gravitaria

(che decorre perpendicolarmente dal baricentro

alla base d'appoggio) cade internamente

all'articolazione tibio-tarsica.

Nella stazione eretta statica su scarpa con tacco alto, si verifica un forte

squilibrio del carico corporeo sul piede, in particolar modo sull'avampiede,

per l'avanzamento della posizione del baricentro.

41

L'avampiede quindi, è costretto a sopportare un carico nettamente

superiore rispetto a quello che tollera quando si è scalzi o si indossano

scarpe con un modesto rialzo (3-4-cm), sia nella stazione eretta statica, sia

nella deambulazione.

L‟inclinazione prodotta da un tacco di otto centimetri su una persona di un

metro e ottanta è di circa 25 gradi, se la scarpa ha suola di tipo zeppa.

Un tacco normale della stessa altezza aumenta la pendenza fino a 45 gradi.

Ovviamente è impossibile camminare con una tale inclinazione, per cui

siamo costretti a una notevole correzione della nostra struttura per restare

più o meno diritti.

L‟articolazione della caviglia si porta in marcata flessione plantare, le

anche si flettono, le curve della colonna si accentuano esageratamente e si

verifica una iperestensione delle ginocchia con relativo accorciamento del

muscolo quadricipite ed eccessivo stiramento dei muscoli posteriori ischio-

crurali.

Nei soggetti lordotici la curva lombare risulta notevolemente accentuata,

mentre i soggetti cifotici si ingobbiscono ulteriormente. [18]

42

La patologia podalica più frequentemente associata all'utilizzo di un rialzo

eccessivo sotto il calcagno (tacco alto) è l‟alluce valgo, che si presenta

come una deformazione dell'alluce che 'devia' esternamente, rivolgendo la

falange verso le altre dita.

Questa patologia scheletrica è accompagnata da altre lesioni, come

lussazione delle relative ossa annesse laterale e della prima testa

metatarsale (ricoperta da callosità per il continuo sfregamento con la

calzatura).

Il tutto si aggrava, poi, se si tratta di tacco 'a spillo', ossia la condizione più

dannosa e difficile in cui si possa porre il piede, dato che, a causa della

riduzione dell'ampiezza del tacco, il piede e di conseguenza tutto il sistema

propriocettivo si ritrova costretto ad operare diversi e difficili

'aggiustamenti' che col tempo divengono adattamenti anatomici veri e

propri, di conseguenza, patologie per evitare di perdere un già precario

equilibrio dovuto al rialzo della base d'appoggio calcaneare.

Un disequilibrio posturale, dovuto allo spostamento del baricentro e

all'alterata sensibilità propriocettiva del piede, nonché la deformazione

strutturale dell'alluce, a loro volta, possono portare sia ad alterazioni

posturali statiche, che dinamiche (deambulazione scorretta ed errata

disposizione dei carichi e delle forze sui vari dispositivi articolari e

muscolo-legamentosi).

43

1.4.2 Ripercussioni sul sistema circolatorio-venoso

Da non trascurare, inoltre, sono i diversi problemi a carico del sistema

circolatorio-venoso che potrebbero insorgere proprio a causa dello

'schiacciamento' innaturale (soprattutto a carico dell'avampiede) di

alcuni capillari situati in zone del piede che, normalmente, non vengono

occlusi, né oppressi da sovraccarichi.

I piedi, infatti, agiscono come un vero e proprio “secondo cuore

periferico”: nella pianta

del piede vasi sanguigni

venosi si concentrano a

costituire la soletta

plantare di Lejars, una

riserva di sangue che,

appena sottoposta a

pressione/compressione,

spinge con forza il sangue verso l‟alto.

La mancanza di questa importante spinta può compromettere la fisiologica

risalita del sangue verso il

cuore che, in associazione

ad una circolazione venosa

già debole, può causare

ristagno di liquidi, gonfiore

alle gambe, pesantezza,

spossatezza, intorpidimento,

vene varicose. [19]

44

1.4.2 Problematiche podologiche di più comune riscontro

Le patologie podologiche più frequentemente associate all‟utilizzo di

calzature scorrette sono:

- ipercheratosi

- alluce valgo

- alluce rigido

- dito a martello

- metatarsalgia

- neuroma di Morton

- perdita di elasticità del tendine d‟ Achille

1.4.4 Ipercheratosi

Le ipercheratosi, conosciute più comunemente con il nome di callosità

rappresentano un indurimento ed ispessimento dello strato corneo

dell'epidermide, causato dall'azione contemporanea di attrito e pressione su

alcune zone del piede. La massa ipercheratosica conica penetra nel derma,

producendo dolore ed irritazione.

La callosità da sovraccarico, come dice il nome stesso, ha una etiologia

biomeccanica in quanto un passo viziato od una calzatura inadeguata può

portare determinate zone del piede ad un eccessivo sforzo dei tessuti

sottocutanei con conseguente formazione dell'ipercheratosi.

45

1.4.5 Alluce valgo

L‟alluce valgo consiste nella deviazione laterale dell‟ alluce a livello dell‟

articolazione MTF.

la porzione mediale della testa metatarsale diventa prominente (borsite) e

secondariamente all‟utilizzo delle calzature può risultare irritata e dolente.

Il trattamento conservativo prevede l‟utilizzo di calzature con adeguata

ampiezza a livello dell‟avampiede, l‟occasionale adattamento della scarpa

a livello della deformità e/o un arco di supporto longitudinale per ridurre la

pronazione.

46

1.4.6 Alluce rigido

L‟alluce rigido è l‟esito di un processo degenerativo a carico

dell‟articolazione del primo dito del piede con il primo metatarso, per cui

l'alluce perde la mobilità e non può più flettersi ed estendersi.

La causa può essere un trauma o una serie microtraumi ripetuti, oppure il

naturale invecchiamento delle cartilagini e l'artrosi.

Nella fase conclusiva della patologia l‟articolazione può essere

completamente distrutta e divengono difficoltosi anche i movimenti più

semplici, come infilare le scarpe o compiere pochi passi.

Tutto questo può essere fonte di invalidità e ridurre notevolmente

l‟autonomia personale.

47

1.4.7 Dita a martello

È una deformità delle dita del piede, con interessamento più comune di II,

III e IV dito; tipicamente, il dito assume un aspetto curvo, che ricorda

il martelletto del pianoforte, da cui deriva il nome.

Altre volte assume invece un aspetto ad "artiglio".

La causa è dovuta ad uno squilibrio dei piccoli muscoli del piede e la

deformità può comparire da sola, o far parte di patologie più complesse,

come il piede cavo, l'alluce valgo, il piede reumatoide.

Il dolore nasce dal conflitto della deformità con la calzatura, per cui si

formano sul dorso del dito vistose e dolenti callosità, che nei casi più gravi

possono ulcerarsi.

48

1.4.8 Metatarsalgia

La metatarsalgia è un quadro sindromico acuto o cronico ad eziopatogenesi

multipla, che colpisce indifferentemente uomi e donne, definibile per

dolore localizzato in corrispondenza di una o più teste metatarsali in

regioneplantare.

Si manifesta con dolore sordo riferito alla parte anteriore del piede

generalmente in sede plantare, ma può comparire anche nella regione

dorsale del piede, in corrispondenza delle teste metatarsali interessate.

Il dolore compare in maniera caratteristica al carico ed alla deambulazione

mentre solitamente non è presente a riposo.

Essendo un dolore molto intenso è molto intenso, il paziente cerca

di attenuarlo appoggiando in maniera scorretta o caricando il peso

sull‟altro arto inferiore; a lungo termine la posizione scorretta può dare

altri sintomi come il mal di schiena.

49

1.4.9 Neuroma di Morton

Il neuroma di Morton è una patologia degenerativa di uno o più nervi

plantari.

È generalmente localizzato nello spazio fra il terzo e il quarto metatarso,

ma anche nello spazio tra il secondo e il terzo, tra il quarto e quinto e,

molto raramente tra il primo e il secondo.

Questa patologia è stata descritta per la

prima volta nel 1835 da un medico

italiano, il pistoiese Filippo Civinini

(1805-1844); il medico toscano descrive

dettagliatamente "un nervoso

rigonfiamento alla pianta del piede".

La sintomatologia del neuroma di Morton

è abbastanza caratteristica.

Il dolore, di tipo nevralgico, è di notevole intensità; si avverte bruciore, la

sensazione di scossa elettrica e l'impellenza di togliere la calzatura.

Le sensazioni dolorose sono più frequenti durante la deambulazione, ma

possono essere avvertite anche a riposo. In molti casi si hanno parestesie,

intorpidimento e un calo della sensibilità.

50

CONCLUSIONI:

Nell‟immaginario collettivo alcune pratiche come quella della fasciatura

dei piedi, senza dubbio dolorose e menomanti, sono associate a una forma

di tortura, trattamento degradante e inumano.

Nonostante le testimonianze che giungono dal passato e, nonostante oggi il

piede sia una delle strutture più osservate e studiate per il ruolo

fondamentale che riveste, risulta complicato trasmettere al paziente

l‟importanza di saper scegliere la calzatura adatta.

Questo a prova del fatto che la moda, talvolta, è così radicata da rendere

difficile per la persona rinunciare a calzature esteticamente gradevoli a

scapito del benessere del piede e quindi della qualità di vita del paziente

stesso.

51

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