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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI GENOVA
FACOLTA’ DI MEDICINA E CHIRURGIA
CORSO DI LAUREA TRIENNALE IN PODOLOGIA
DIRETTORE: PROF. F.M. FRANCHIN
‘ Usi e Costumi: ripercussioni su piede e postura’
Relatore: Prof. Dagnino Giacomo
Correlatore: Dott. Dagnino Bruno
Candidata: Cagnasso Lorenza
Anno accademico 2011/2012
1
Elogio dei piedi, di Erri De Luca
Perché reggono l‟intero peso.
Perché sanno tenersi su appoggi e appigli minimi.
Perché sanno correre sugli scogli e neanche i cavalli lo sanno fare.
Perché portano via.
Perché sono la parte più prigioniera di un corpo incarcerato. E chi esce dopo molti anni
deve imparare di nuovo a camminare in linea retta.
Perché sanno saltare, e non è colpa loro se più in alto nello scheletro non ci sono ali.
Perché sanno piantarsi nel mezzo delle strade come muli e fare una siepe davanti al
cancello di una fabbrica.
Perché sanno giocare con la palla e sanno nuotare.
Perché per qualche popolo pratico erano unità di misura.
Perché quelli di donna facevano friggere i versi di Pushkin.
Perché gli antichi li amavano e per prima cura di ospitalità li lavavano al viandante.
Perché sanno pregare dondolandosi davanti a un muro o ripiegati indietro da un
inginocchiatoio.
Perché mai capirò come fanno a correre contando su un appoggio solo.
Perché sono allegri e sanno ballare il meraviglioso tango, il croccante tip-tap, la
ruffiana tarantella.
Perché non sanno accusare e non impugnano armi.
Perché sono stati crocefissi.
Perché anche quando si vorrebbe assestarli nel sedere di qualcuno, viene scrupolo che il
bersaglio non meriti l‟appoggio.
Perché, come le capre, amano il sale.
Perché non hanno fretta di nascere, però poi quando arriva il punto di morire scalciano
in nome del corpo contro la morte.
2
INDICE
INTRODUZIONE………………………………………….... pag. 4
1.1 FUNZIONALITA‟ DEL PIEDE…………………………….. pag. 6
1.2 CARATTERIZZAZIONE ANATOMICA DEL PIEDE……. pag. 9
1.2.1 COMPONENTI OSSEE……………………………………... pag. 9
1.2.2 COMPONENTI MUSCOLARI E TENDINEE……………... pag.12
1.2.3 ARTICOLAZIONI E COMPONENTI LEGAMENTOSE…..pag. 13
1.2.4 COMPONENTI DI TESSUTO CONNETTIVALE………… pag. 15
1.2.5 NERVI E VASI SANGUIGNI…………………………….... pag. 16
1.3 CENERENTOLA: TRA MITO E TRADIZIONE……………... pag. 17
1.3.1 I LOTI D‟ORO: INTRODUZIONE…………………………. pag.18
1.3.2 STORIA………...…………………………………………… pag. 19
1.3.3 ABOLIZIONE DELLA PRATICA…………………………. pag. 23
1.3.4 TECNICA DI BENDAGGIO……………………………….. pag. 26
1.3.5 GETA GIAPPONESI……………………………………….. pag. 31
1.3.6 CHOPINE VENEZIANE…………………………………… pag. 35
1.3.7 RIVISITAZIONE IN CHIAVE MODERNA DELLE
TRADIZIONALI CHOPINE…………………………………... pag. 36
1.4 DA TRADIZIONE A MODA……………………………..... pag. 37
1.4.1 RUOLO DELLA CALZATURA…………………………… pag. 39
3
1.4.2 RIPERCUSSIONI SUL SISTEMA
CIRCOLATORIO-VENOSO………………………………….. pag. 43
1.4.3 PROBLEMATICHE PODOLOGICHE DI PIU‟ COMUNE
RISCONTRO……………………………………………….. pag. 44
1.4.4 IPERCHERATOSI………………………………………….. pag. 44
1.4.5 ALLUCE VALGO………………………………………….. pag. 45
1.4.6 ALLUCE RIGIDO………………………………………….. pag. 46
1.4.7 DITA A MARTELLO…...………………………………….. pag. 47
1.4.8 METATARSALGIA………………………………………... pag. 48
1.4.9 NEUROMA DI MORTON………………………………….. pag. 49
CONCLUSIONI…...………………………………………... pag. 50
BIBLIOGRAFIA
4
Introduzione
Nel corso della storia, il piede è stato oggetto di studio in molteplici ambiti
sia medico e biomeccanico, che artistico ed estetico.
L'aspetto medico ha permesso di approfondire le caratteristiche anatomiche
e funzionali, per poter comprendere al meglio le patologie ed essere
efficaci nella loro cura e prevenzione.
L'aspetto artistico si è sviluppato nell'ambito della storia dell'arte, nel quale
si trovano modelli anatomici e studi della gestualità, ma anche
raffigurazioni di riti e usanze antiche.
Figura 1. Giotto, “La lavanda dei piedi” (particolare), Cappella degli
Scrovegni.
Figura 2. Statua colossale di Costantino I, in marmo, fu una delle opere più
importanti della scultura romana tardo-antica. I suoi resti si trovano al
Palazzo dei Conservatori a Roma e sono databili vicino al 330.
5
L'aspetto estetico è stato sempre particolarmente curato e non solo dalle
donne;
spesso, la ricerca della bellezza esasperata, ne ha condizionato l'armonia
anatomica e funzionale, ad esempio tramite la scelta di una calzatura
sbagliata.
L'aspetto meccanico ha stimolato lo studio del piede in termini di
resistenza, adattabilità ed equilibrio.
Gli ultimi decenni del secolo appena trascorso hanno conferito al piede la
giusta identità e collocazione in ambito medico grazie allo studio e alla
dedizione monotematica che fino ad allora era mancata.
Oggi il piede è una delle parti del corpo più osservate e studiate per la
fondamentale funzione che svolge in ambito posturale, essendo alla base
del sistema antigravitario che permette all'uomo la stabilità e la
deambulazione, grazie a complessi meccanismi di regolazione, dai quali
dipende il benessere nel movimento di ogni individuo.
Nel primo capitolo vengono analizzate le diverse strutture che
compongono il piede da un punto di vista anatomico, per dare un'idea
generale della complessità delle variabili da tenere in considerazione.
Il secondo capitolo ha lo scopo di dimostrare come i dettami della moda e
della società spesso influenzino negativamente il comportamento delle
persone con ripercussioni anche gravi sulla salute stessa, troppo spesso
trascurata.
Nel tentativo di spiegare e sensibilizzare sull‟ importanza e la complessità
del piede nei confronti di tutto l‟organismo ho deciso di ripercorrere alcune
tappe fondamentali della storia dell‟uomo dai tempi dell‟antica Cina fino
ad oggi che vedono come protagonista il piede stesso.
6
1.1 Funzionalità del piede
Il piede è alla base del sistema antigravitario (sistema posturale o di
equilibrio) che ha consentito all'uomo di assumere la postura eretta e di
spostarsi nello spazio.
È il punto fisso al suolo su cui grava l'intero peso del corpo e, nel suo
ruolo di "base antigravitaria", in un primo tempo prende contatto con la
superficie di appoggio adattandosi ad essa e conseguentemente
rilasciandosi, successivamente si irrigidisce, divenendo una leva per
"respingere" la superficie stessa.
Il piede deve quindi alternare uno stato di rilasciamento con la forza di
irrigidimento.
L'attitudine all'irrigidimento è infatti una caratteristica peculiare umana
acquisita grazie alle esigenze della deambulazione bipodale.
Inoltre nel corso dell'evoluzione, che dura da 350 milioni di anni, si può
osservare un continuo scambio tra informazione ambientale e genetica che,
con il susseguirsi delle generazioni, ha consentito il potenziamento e la
genesi delle caratteristiche antigravitarie.
Il fattore culturale ha però interferito su tale sviluppo alterando
l'informazione ambientale e creando, per esempio, terreni e scarpe
inadeguati, seguendo come spesso accade i dettami della moda, e causando
così un inevitabile ritardo evolutivo.
Il piede, nel corso della storia, si è evoluto da una forma prensile alla
forma stabilizzatrice (antigravitaria), conservando però la complessità della
propria muscolatura, e diventando così il meccanismo più sviluppato in
risposta all'ambiente e agli stimoli esterni.
É sia recettore che effettore, infatti riceve ed esegue i comandi (risposta
motoria) tramite i muscoli e nel contempo interagisce con il resto del
corpo, fornendo costantemente informazioni provenienti dagli esterocettori
7
cutanei, presenti sulla pianta del piede, e dai propriocettori dei muscoli, dei
tendini e delle articolazioni.
Le informazioni plantari sono le uniche a derivare da un recettore
sensoriale fisso a diretto contatto col suolo.
Il riflesso plantare (flessione delle dita al graffiamento della pianta), legato
alle stimolazioni cutanee della pianta del piede, è in grado di attivare e
modulare riflessi molto complessi con funzioni posturali di notevole
importanza. [1]
Pertanto il piede è considerato il principale organo di senso e di moto
antigravitario del corpo umano, come si denota nelle rappresentazioni
motorie e sensitive dell'homunculus.
Figura 1.1 Rappresentazione homunculus.
Il piede è l'elemento adattativo che compensa gli squilibri alti, in genere
discendenti dall'apparato stomatognatico (denti e articolazione
temporomandibolare) e/o dagli occhi e/o dal vestibolo.
8
Proprio per questo motivo nelle popolazioni dei paesi sviluppati che
vivono su un terreno poco fisiologico, quale è il terreno piano, il piede è
normalmente l'origine dello squilibrio posturale. [2]
Il corpo umano è infatti un sistema di equilibrio instabile; sono fattori di
instabilità l'altezza del centro di gravità (idealmente anteriore alla terza
vertebra lombare) rispetto a una base ristretta e la struttura composta da
una successione di segmenti articolati.
Solo un vigile controllo (sistema tonico posturale) riesce, in tale
condizione, a ricercare l'equilibrio dinamico stabile nella stazione eretta e
l'equilibrio dinamico instabile durante la locomozione.
Il piede è interposto tra forze ambientali esterne e forze muscolari interne,
che in esso si incontrano, si contrastano e infine si fondono per
l'affermazione della condizione di equilibrio.
É quindi una struttura atta ad assorbire e distribuire le forze, relativamente
agli infiniti piani dello spazio.
Affinché il corpo si muova è necessaria una forza esterna.
Le forze esterne ambientali per eccellenza sono: la gravità, la reazione al
suolo e l'attrito.
L'uomo moderno ha nei piedi i più efficaci strumenti per prelevare dalla
gravità le energie necessarie per la locomozione. [3]
Non vi è dubbio che quella "gravitazionale" è l'attività senso-motrice di
gran lunga più importante e il movimento che la esprime può essere
concepito come il fattore determinante al fine della vita dell'uomo, quale
essere più esposto alle "aggressioni" ambientali.
9
1.2 Caratterizzazione anatomica del piede
Per studiare l'anatomia del piede si prendono in considerazione le sue parti
costitutive:
ossa;
archi;
muscoli e tendini;
legamenti;
tessuto connettivale;
nervi e vasi sanguigni.
1.2.1 Componenti ossee
Il piede rappresenta un sistema architettonico complesso dotato di tre
principali caratteristiche : solidità, flessibilità e stabilità.
La sua struttura è un capolavoro oltre che di architettura anche di
biomeccanica, con le sue 28 ossa, compresi i sesamoidi, 33 articolazioni e
20 muscoli.
Il piede si può dividere topograficamente in tre porzioni :
Avampiede : che comprende le ossa delle falangi (14) e dei metatarsi (5)
Mesopiede : che comprende i 3 cuneiformi, il cuboide e lo scafoide
tarsale
Retropiede : che comprende astragalo e calcagno
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Retropiede e avampiede si dispongono in piani che si intersecano in modo
variabile.
Nella condizione ideale, il retropiede è disposto verticalmente e
l'avampiede orizzontalmente (su una superficie di appoggio orizzontale).
La disposizione ad arco è in realtà apparente essendo espressione del grado
di avvolgimento dell'elica podalica.
Il piede quindi non ha il significato di un arco o volta reale ma apparente,
che si alza durante l'avvolgimento e si abbassa durante lo svolgimento
dell'elica.
L'avvolgimento dell'elica, con la conseguente accentuazione dell'apparente
disposizione ad arco, corrisponde al suo irrigidimento.
Lo svolgimento dell'elica, con conseguente attenuazione dell'arco
apparente, è il rilasciamento.
La torsione (avvolgimento) dell'elica podalica è connessa alla rotazione
esterna (extrarotazione) dei segmenti sovrapodalici (gamba e femore).
L'astragalo ruotando all'esterno solidalmente con le ossa della gamba, sale
sul calcagno chiudendo in tal modo l'articolazione medio-tarsica; il
retropiede si verticalizza.
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L'avampiede aderendo tenacemente al suolo reagisce alle forze torcenti
applicate sul retropiede; il piede è quindi irrigidito.
Il piede può inoltre essere suddiviso in ulteriori tre regioni, ovvero il tarso,
il metatarso e le falangi.
• Il tarso è costituito da sette ossa (calcagno, astragalo, scafoide (o
navicolare), cuboide e le tre ossa
cuneiformi) che occupano tutte la metà prossimale del piede, di cui la più
voluminosa di tutte è il calcagno.
Nel tarso si distinguono due file, la prima,prossimale, è formata dal talo e
dal calcagno, la seconda, più distale e interposta tra questa e il metatarso, è
formata, procedendo trasversalmente da mediale a laterale, dal primo,
secondo e terzo osso cuneiforme e dall'osso cuboide.
Frapposto alle due file vi è l'osso navicolare.
La disposizione delle ossa nelle due file forma un'arcata convessa
dorsalmente.
Tutte le ossa del tarso presentano un asse maggiore antero-posteriore, con
l'eccezione del navicolare che lo possiede latero-laterale.
L'astragalo è collegato alle due ossa lunghe con le quali costituisce
l'articolazione della caviglia che permette al piede di muoversi su e giù.
• Il metatarso, posto nella metà distale del piede, è costituito da 5 ossa dalla
morfologia simile che collegano il tarso alle falangi.
Sono tutte ossa lunghe e dunque possiedono un'epifisi prossimale ed una
distale, collegate da una diafisi.
Le diafisi delle ossa metatarsali sono convesse sulla superficie dorsale e
concave su quella plantare, contribuendo alla formazione dell'arcata
plantare del piede.
Articolate, sono tutte leggermente inclinate medialmente.
12
I metatarsi costituiscono un ponte tra la parte centrale del piede e le dita e
si allargano a ventaglio quando si carica il peso sul piede.
• Le falangi sono le ossa delle dita dei piedi.
Le falangi del piede sono costituite da 14 piccole ossa, tre in ciascun dito,
dette prossimale, intermedia e distale, fatta eccezione per l'alluce che ne
possiede due, prossimale e distale.
Talvolta il quinto dito possiede solo due falangi.
1.2.2 Componenti muscolari e tendinee
La prima distinzione fondamentale da fare all‟interno dell‟insieme dei
muscoli dell‟arto inferiore è tra muscoli intrinseci, ovvero localizzati nel
piede e che esercitano la loro azione su strutture del piede stesso, e muscoli
estrinseci localizzati a livello di tibia perone (o fibula) e in grado di
esercitare azioni direttamente a livello del piede, per inserzione diretta o
riflessa.
13
Gli stessi muscoli estrinseci esercitano la propria azione in parte
sull‟articolazione della caviglia ed in parte sulle strutture scheletriche
interne.
In stazione eretta il corpo umano è un sistema in equilibrio dinamico
stabile, a causa dell‟altezza del centro di gravità, del poligono d‟appoggio
di dimensioni ristrette e dalla struttura costituita dalla successione di
elementi articolati distinti. [4]
1.2.3 Articolazioni e componenti legamentose
Le strutture legamentose del piede svolgono essenzialmente la funzione di
stabilizzazione delle articolazioni e permettono il mantenimento strutturale
della forma della volta plantare.
Le articolazioni del piede sono complesse e numerose. Tra queste si
distinguono principalmente un‟articolazione superiore, l‟articolazione
talocrurale o tibio-tarsica, ed un‟articolazione inferiore rappresentata dalle
articolazioni subtalare e talocalcaneonavicolare.
Di grande importanza sono anche l‟articolazione cuneonavicolare,
calcaneocuboidea, cuneocuboidea e le articolazioni intercuneiformi.
L‟articolazione superiore permette movimenti di dorsiflessione e di
flessione plantare, ed è soggetta a grandissime sollecitazioni.
Per questo motivo la capsula articolare è rinforzata lateralmente da robusti
e resistenti legamenti che insieme ai malleoli sono in grado di stabilizzare
la caviglia sotto l‟azione di carichi che impongono rotazioni laterali.
Il principale legamento che svolge questa funzione è il legamento
collaterale mediale detto anche legamento deltoide mediale, che è
costituito da una parte tibiocalcaneare e da una parte tibiotalare.
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Altri legamenti di fondamentale importanza sono: il legamento talofibulare
anteriore, il talofibulare posteriore ed il legamento calcaneofibulare, i quali
vengono a formare congiuntamente il legamento collaterale laterale.
L‟articolazione inferiore invece, essendo un‟articolazione trocoidea,
permette un movimento di rotazione realizzato attraverso la pronazione e la
supinazione.
I legamenti più importanti che la costituiscono sono: il legamento
biforcato, che unisce calcagno,cuboide e navicolare, ed il legamento
talocalcaneare interosseo che separa la porzione posteriore di questa
articolazione da quella anteriore.
Un ruolo fondamentale è svolto dall‟aponeurosi plantare, originariamente
tendine del muscolo plantare che, a seguito dell‟evoluzione e con la
trasformazione del piede da organo prensile a organo di sostegno, si è
atrofizzato e ora si inserisce tra il calcagno e falangi di tutte le dita. [5]
Il principale ruolo che svolge è quello di garantire la funzione della volta
plantare sia longitudinale che trasversale, ma è fondamentale anche come
sistema di protezione dei vasi e dei fasci nervosi.
Un altro legamento importante è il plantare lungo situato sopra
l'aponeurosi plantare e ha il compito di tenere unita la fila laterale delle
ossa tarsali;
15
1.2.4 Componenti di tessuto connettivale
Nella regione dorsale del piede il tessuto sottocutaneo è rappresentato da
uno strato di tessuto connettivo lasso a struttura lamellare, debolmente
unito alla cute.
Nelle donne e nei bambini può contenere più o meno adipe, mentre
nell‟uomo è veramente scarso.
Inoltre il tessuto sottocutaneo prende i caratteri di quello plantare quando si
avvicina ai margini del piede.
Medialmente vi è un passaggio graduale,contrariamente nella parte laterale
il passaggio risulta repentino.
La regione plantare, o pianta del piede, comprende l‟insieme delle parti
molli che si dispongono nella porzione inferiore del piede.
La regione plantare ha la forma di un quadrilatero allungato in senso
distale prossimale, allargandosi man mano che si avvicina alle dita.
Questa superficie non è tutta piana, ma sul suo margine mediale presenta
una curva, in corrispondenza della quale il piede non aderisce al suolo,
chiamata volta plantare.
In questo tessuto connettivo si trovano tre borse sinoviali costanti che
hanno sede in corrispondenza dei punti di appoggio.
Esse sono disposte:
- sotto la tuberosità distale del calcagno
- sotto il primo metatarso
- sotto il quinto metatarso.
Questo tessuto svolge l‟importante funzione di proteggere le strutture
interne del piede e di attenuare l‟ampiezza dell‟onda d‟urto che si genera
nel ciclo del cammino.
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La cute è liscia e fine nei punti che corrispondono alla volta plantare e che
non vengono compressi durante la deambulazione e la stazione verticale.
Nei punti di appoggio è invece più dura, cornea e talvolta si formano delle
vere e proprie callosità. [6]
1.2.5 Nervi e vasi sanguigni
In tutto sei nervi e tre vasi supportano il piede.
I rami terminali del nervo safeno provvedono alla sensibilità cutanea della
porzione mediana del piede, mentre il nervo surale innerva la porzione
laterale.
Il nervo peroneo profondo provvede alla sensibilità dorsale del primo
spazio interdigitale, mentre il nervo peroneo superficiale provvede alla
sensibilità della rimanente porzione del dorso del piede.
Il nervo tibiale si divide nei nervi plantare mediale e laterale che
supportano i numerosi piccoli muscoli plantari e la pianta del piede.
L‟arteria tibiale posteriore accompagna il nervo tibiale e, analogamente a
esso si divide nei rami plantari mediale e laterale.
L‟arteria tibiale anteriore continua sulla superficie dorsale del piede come
arteria dorsale del piede, dai rami tarsale mediale e laterale, e termina
dividendosi nell‟arteria arcuata e nell‟arteria plantare profonda.
Il ramo perforante dell‟ arteria peronea è tipicamente piccolo ma può
essere la fonte principale dell‟apporto ematico al dorso del piede quando
l‟arteria pedidia è assente.
I nervi del piede agiscono come sensori di un sistema elettrico di impulsi
che permette di inviare messaggi inerenti al caldo, freddo, pressione,
dolore. [7]
17
1.3 Cenerentola: tra mito e tradizione
Le bambine crescono nella speranza di trovare, da grandi, il loro principe
azzurro.
Tuttavia, siamo sicuri che per una donna sia davvero desiderabile trovarlo?
Questa domanda nasce dalla constatazione che il principe azzurro in realtà
era un feticista che scelse
Cenerentola a causa dei suoi
piedi minuti.
Nella versione disneyana della
favola, il principe azzurro si
innamora di Cenerentola per la
sua bellezza ed eleganza,
preferendola alle sorellastre,
sgraziate e di aspetto sgradevole.
L‟importanza della piccolezza del piede di Cenerentola trova spazio solo
alla fine del cartone animato, quando Cenerentola viene riconosciuta
perchè riesce a calzare la scarpetta di vetro che aveva perso fuggendo dal
ballo, mentre le sorellastre, pur tentando in ogni modo, non vi riescono in
quanto hanno i piedi troppo grandi.
La versione originale della storia è in
realtà più efferata.
Un principe, alla ricerca di una sposa,
la voleva con i piedi piccolissimi:
avrebbe scelto colei che riusciva ad
indossare una minuscola pantofola di
pelliccia.
Tra le aspiranti spose vi erano due
sorelle disposte a fare qualunque cosa per essere scelte;
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sotto consiglio della propria madre, la maggiore si tagliò l‟alluce, mentre la
minore si tagliò il tallone per riuscire a infilarsi la pantofola.
Il principe però le smascherò
entrambe a causa del sangue che
gocciolava dalla scarpa e le rifiutò
una dopo l‟altra. Infine, trovò una
ragazza dai piedi minuscoli,
Cenerentola. [8]
La storia di Cenerentola è infatti nata
in Cina all‟epoca dei Loti d‟oro,
quando la piccolezza del piede era
considerata una delle qualità più importanti in una donna.
1.3.1 I loti d’oro: introduzione
Per più di un millennio in Cina le ragazze delle famiglie altolocate hanno
sofferto per la pratica della fasciatura del piede per lo stesso motivo per cui
ancora oggi i piedi femminili vengono compressi in scarpe strette, a punta
e coi tacchi: l‟intento è quello di renderli o almeno di farli sembrare più
affusolati e più corti.
Si cerca cioè di esasperare un tratto femminile, che è quello di avere i piedi
mediamente più piccoli rispetto agli uomini.
Il piede femminile è infatti lungo in media 24,4 cm, mentre la lunghezza
del piede maschile è in media di 26,8 cm.
Oltre a essere mediamente più corto, il piede femminile è in media anche
più sottile di quello maschile e in particolare il tallone è più stretto in
rapporto alla pianta del piede.
L‟usanza di fasciare i piedi in Cina è nata nel X secolo ed è stata dichiarata
illegale solo all‟inizio del XX secolo. [9]
19
1.3.2 Storia
Tutto ebbe inizio, secondo una storia popolare cinese, per l‟astuzia di una
volpe che aveva tentato, mediante la fasciatura, di celare le proprie zampe
per assumere le sembianze umane dell‟imperatrice Shang, dando così il via
a una moda di corte.
Secondo un‟altra versione, l‟imperatrice Song, che aveva un piede equino,
aveva persuaso il timido consorte a rendere obbligatoria per tutte le giovani
la compressione dei piedi. Il decreto mise così l‟imperatrice nella
condizione di esibire la sua deformità come modello di bellezza e di
eleganza.
Secondo, invece, Zhang Bangji, un chiosatore vissuto agli inizi del XII
secolo, la fasciatura dei piedi era iniziata durante il regno di Li Yu (961-
75), imperatore e poeta della dinastia meridionale dei Tang, che governava
su una regione della Cina prima della riunificazione operata dai Song.
Li Yu aveva a palazzo una concubina favorita che si chiamava Fanciulla
Soave, fine danzatrice e donna di estrema bellezza dalla vita esile. Aveva
fatto costruire per lei un loto d‟oro alto un metro e ottanta, tempestato di
perle e con un carpello rosso al centro. Fanciulla Soave fu costretta a
fasciarsi i piedi con seta bianca in modo che le punte assomigliassero alle
estremità della falce lunare.
Quindi danzò al centro del loto, volteggiando come una nube che si alza.
In ogni caso sembra certo che siano state le danzatrici di corte a introdurre,
verso il X sec., questa usanza; il che lascia intendere che in un primo
periodo la compressione doveva essere solo leggera e non tale da
pregiudicare seriamente il movimento.
Larghi strati dei circoli cortigiani e delle classi aristocratiche imitarono
quella moda, che divenne ben presto un simbolo sociale.
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Nei secoli successivi, le classi borghesi e persino il proletariato si
uniformarono al gusto delle classi nobiliari.
Alla sempre maggiore diffusione corrispose una sempre maggiore
compressione dei piedi: la donna faceva generalmente fatica a camminare e
doveva appoggiarsi alle pareti, a un bastone o a un‟altra persona.
Pertanto il costume di fasciare i piedi, diffondendosi, cambiò anche
significato.
Divenne un comodo messo per esprimere e rafforzare il nuovo concetto di
castità femminile che la Cina era venuta sviluppando nel corso del sec.
XVIII.
Una moglie casta doveva rimanere relegata in casa e non doveva farsi
vedere nei campi e per la strada; e camminare con i piedi fasciati rendeva
l‟incedere penoso e difficile.
Nelle comunità che la praticavano, inoltre, la fasciatura segnava il distacco
dall‟infanzia e l‟inizio del percorso di costruzione dell‟identità sociale e
morale femminile.
Praticata in modo trasversale alle diverse classi sociali negli ultimi secoli
dell‟impero, la fasciatura serviva a modellare le dimensioni e la forma dei
piedi e veniva imposta alle bambine a partire dai quattro, cinque anni.
I termini chan e guo fanno effettivamente riferimento al gesto di avvolgere
a spirale e racchiudere fra bende qualcosa, anche piegandola e forzandola.
La strettissima bendatura costringeva progressivamente le dita, con
l‟esclusione dell‟alluce, a rimanere ripiegate sulla pianta e arcuavano in
modo artificioso le ossa, fino a romperle, cercando di avvicinare il tallone
alla punta; essa serviva a ottenere, nell‟arco di qualche anno, piedini
arcuati e puntuti non più lunghi di sette, otto centimetri, che avvolti in
fasce preziose e chiusi in scarpine ricamate, costituivano un tratto
imprescindibile dell‟ideale di bellezza ed eleganza femminile.
21
Questa manipolazione dei piedi era imposta con l‟autorità da parte delle
madri alle proprie figlie e
rappresentava ovviamente
un evento traumatico nella
vita delle donne per il
dolore che comportava
soprattutto nei primi anni e
per i limiti al movimento
che ne conseguivano.
Le infezioni e la gangrena
a volte successive al
trattamento determinavano
una mortalità pari circa al
10% fra le bambine che ne
erano vittime.
Col tempo i piedi perdevano sensibilità, mentre la forma del corpo e la
deambulazione risentivano invece in modo irreversibile della
menomazione;
la fasciatura andava mantenuta per tutta la vita e richiedeva cure continue,
diventando parte essenziale del quotidiano femminile.
I piedini erano considerati dalle stesse donne come uno dei capitali
simbolici più importanti nella costruzione della dote femminile.
La loro bellezza, a prescindere dall‟attrattiva sessuale che secondo alcuni
esercitavano, consisteva nel dimostrare la capacità di una donna di essere
industriosa, di avere talento manuale e autocontrollo.
Un paio di piedi fasciati chiusi nelle scarpine ricamate erano lo specchio
del carattere, o meglio della vera bellezza che derivava dalla cultura,
dall‟intervento umano e non poteva essere solo un dono di natura.
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L‟usanza di fasciare i piedi alle donne è stata combattuta in modo radicale
nel corso della prima metà del Novecento, quando agli occhi dell‟èlite
modernizzanti e influenzate dall‟Occidente essa parve un segno
inequivocabile dell‟arretratezza e della barbarie della civiltà cinese
tradizionale.
Lo studio della pratica della fasciatura dei piedi in Cina è, in gran parte,
limitato dal fatto che si trattava di un‟usanza esclusivamente femminile, in
un contesto che escludeva le donne dalla sfera pubblica.
Quanto sappiamo dei piedi fasciati, infatti è stato in gran parte prodotto
dagli uomini, gli unici legittimati ad esercitare il potere nel regno della
parola scritta, ma per i quali la realtà dei piedi fasciati delle donne
costituiva un segreto racchiuso nelle stanze femminili e nel rapporto fra
madre e figlia.
I minuscoli “gigli d‟oro” erano indirettamente celebrati nella poesia e nelle
opere di molti letterati, che si sentivano titolati ad apprezzare la forma e il
significato intimo del risultato di tanto dolore, creando una mistica della
femminilità incentrata sulla fragilità e la sofferenza.
Ma le loro parole non davano la voce all‟esperienza delle donne, che si
esprimeva piuttosto nella cultura popolare, nei detti (“un paio di piedini,
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due tinozze di lacrime”) e nelle canzoni, dunque nella cultura orale e ai
margini del discorso ufficiale.
Solo durante le campagne per lo sradicamento della pratica, la voce delle
donne si è potuta esprimere sulla sfera pubblica e ha trovato spazio nel
discorso. [10]
1.3.3 Abolizione della pratica
I primi editti per l‟abolizione della fasciatura furono emanati dalla dinastia
imperiale nel 1902. Ma fu con la caduta dell‟impero e la nascita della
Repubblica di Cina, nel 1911, che la pratica iniziò a essere attivamente
combattuta come illegale.
Tuttavia, nonostante i numerosi regolamenti e ordini che si succedettero
nel tempo, a livello nazionale e a livello locale, la sua concettualizzazione
rimase essenzialmente quella di un “costume”.
In quanto costume, essa doveva essere innanzi tutto combattuta con la
propaganda e l‟educazione, facendo maturare alle donne, ma anche agli
uomini, la consapevolezza di quanto essa fosse “brutta” e “vergognosa”, di
quanto mettesse in ridicolo la civiltà cinese di fronte agli occhi degli
stranieri.
Il processo di sradicamento non fu privo di abusi.
La radicale presa di distanza generò, infatti, un atteggiamento
ideologicamente violento, per quanto venato di paternalismo, verso le
donne con i piedi fasciati, che in alcuni casi furono criminalizzate e
ridicolizzate.
Per sconfiggere l‟usanza si doveva dare voce all‟esperienza femminile
della sofferenza inflitta dalla fasciatura ed esporre pubblicamente le
deformità che ne derivavano, con l‟obiettivo di svelare così la
mistificazione della realtà di dolore e oppressione.
24
I primi a farsi portavoce della sofferenza furono, invero, gli intellettuali.
Furono loro, nei testi che ricusavano il costume, a costruire intorno alla
fasciatura un racconto di sofferenza e tortura, non privo di dettagli sul male
fisico, il sangue, le ossa rotte, che la pratica imponeva alle bambine.
In seguito, con le attività delle associazioni per i piedi naturali, il dolore
fisico della fasciatura trovò un ulteriore possibilità di espressione, spesso in
contesti pubblici, anche attraverso le testimonianze femminili e le
immagini sulla stampa, e negli incontri di massa che venivano tenuti per
diffondere il verbo dei “piedi naturali”: la narrazione delle notti insonni per
il bruciore dalle bende così strette, delle botte subite per via dei lamenti,
dei brandelli di pelle morta che cadevano dai piedi ormai deformi si è
imposto, a partire da quegli anni, come l‟unico modo legittimo di parlare
della fasciatura.
La bruttezza del costume derivava dall‟insieme di sofferenza, di scarsa
igiene e di danno organico
che essa comportava: una
prospettiva che era
d‟altronde coerente con
l‟idea che tortura, crudeltà
e fragilità fisica fossero
elementi imprescindibili
della civiltà “orientale”.
La consapevolezza del
dolore implicato dalla fasciatura, in realtà, era ben presente nella cultura
popolare cinese, come rivelava l‟espressione popolare secondo cui “una
madre non poteva amare allo stesso modo sua figlia e i piedi di sua figlia”.
La sofferenza fisica, inflitta e successivamente auto-inflitta, era però
socialmente accettabile, e per molti anche necessaria: foggiando i propri
piedi con le bende una donna aspirava alla bellezza, in senso fisico e
morale, non violava la sua natura, quanto piuttosto la perfezionava.
25
La lotta contro l‟usanza della fasciatura richiese vari decenni e un costante
impegno da parte delle autorità, a riprova che, seppure culturalmente
svalutata dalle élites, la pratica rimase diffusa per lungo tempo.
In generale, lo Stato impose una mobilitazione, non sempre riuscita, della
società per la modernizzazione dei costumi, attraverso l‟istituzione di
sistemi di controllo e verifica del rispetto delle nuove norme.
L‟intervento riguardava le famiglie e le madri, ma anche le donne adulte,
ritenute personalmente responsabili nel caso si intestardissero a fasciare i
piedi.
Data l‟importanza che i piedi fasciati rivestivano come dote per le ragazze,
ai divieti, che riguardarono anche la commercializzazione delle scarpette e
le suole per i “gigli d‟oro”, si accompagnò una forte spinta sociale, per i
maschi, a rifiutare spose con i piedi fasciati.
Il timore delle madri, infatti, era che le figlie con i piedi naturali non
riuscissero poi a sposarsi.
Le punizioni previste per i trasgressori erano essenzialmente a carattere
pecuniario, anche se non mancò, in alcuni casi, la previsione di sanzioni a
26
carattere detentivo per i genitori recidivi nell‟imporre la fasciatura alle
bambine.
Tuttavia, per molte comunità si trattava di una ingiustificata intrusione
dello Stato nella vita privata delle
famiglie e degli individui e si
preferì pagare le multe, piuttosto
che permettere agli ispettori di
controllare il rispetto dei
regolamenti.
Fu negli anni Cinquanta, tuttavia,
con la mobilitazione totale delle
donne al lavoro, nelle campagne e
nelle officine, che la fasciatura dei
piedi delle bambine scomparve del
tutto. L‟unica fabbrica che in Cina
produceva le calzature idonee per le
donne, ormai anziane, con i piedi fasciati, ha finito la produzione
nell‟ultimo decennio del Novecento. [11]
1.3.4 Tecnica di bendaggio
A questo proposito vale la pena di ricordare che, per avere i piedi piccoli e
a punta, non era ammesso amputare semplicemente le dita, perché questo
avrebbe violato uno dei principali dettami confuciani: quello dell‟integrità
del corpo che, ricevuto dai genitori, doveva essere così conservato perché
non apparteneva solo all‟individuo.
Era invece con la disciplina e la cura, che le madri imponevano e
insegnavano alle figlie che questo corpo andava modellato perché
diventasse più bello.
27
La fascia, larga circa cinque centimetri e lunga tre metri, si applicava in
questa maniera:
se ne fissava un capo alla parte interna del collo del piede, veniva quindi
fatta passare con forza sulle dita, a eccezione dell‟alluce, in modo da
ripiegarle sotto la pianta del piede. L‟alluce non veniva fasciato.
Si passava poi strettamente la benda intorno al calcagno in modo che
tallone e dita fossero ravvicinati il più possibile.
Si ripeteva quindi il procedimento fino a totale utilizzazione della fascia.
Il piede delle fanciulle era soggetto a una forzata e
continua pressione: lo scopo infatti non era solo
quello di comprimere il piede, ma anche di curvare
le dita, di ripiegarle sotto la pianta e di riavvicinare
la pianta stessa al tallone fino al limite del possibile.
Adele M. Fielde, una missionaria vissuta, verso la
fine dell‟ 800, per circa dieci anni a Shantou,
raccontava che “Durante il processo la carne
andava spesso in putrefazione, parti della pianta si
squamavano e a volte cadevano una o più dita. Il
dolore persisteva per circa un anno e quindi
diminuiva d’intensità, finché, verso la fine del
secondo anno, i piedi perdevano ogni sensibilità e risultavano
praticamente morti“.
Per restare piccoli, fra i 7 e i 12 centimetri, i piedini delle bambine
venivano legati con fasciature strettissime che ne ostacolavano il normale
processo di sviluppo.
I piedi non smettevano naturalmente di crescere, semplicemente
crescevano deformati.
Per un periodo di 5-10 lunghissimi anni, a partire, a seconda dei casi, da
un‟età compresa tre i 2 e gli 8 anni, per durare fino ai 13 o 15 anni - gli
28
anni dell‟infanzia e della crescita
- i piedi delle bambine venivano
fasciati con bende di cotone che
li tenevano stretti notte e giorno
fino a deformarli stabilmente.
La forma desiderata - due
piccolissime mezzelune - era
raggiunta per mezzo di due
operazioni: le quattro dita piccole
venivano ripiegate e strette con le bende contro la pianta del piede, in
modo da renderla più affusolata e, contemporaneamente, il piede veniva
accorciato forzando l‟alluce ed il calcagno l‟uno contro l‟altro, in modo
che l‟arco del piede assumesse una forma fortemente convessa (questo era
possibile solo grazie all‟elasticità dell‟ossatura infantile).
Con la crescita l‟arco si rompeva, così come si fratturavano le falangi delle
dita ripiegate.
Di conseguenza, il
piede poteva
sopportare il peso
del corpo soltanto
sul tallone.
Dopo i primi due
anni dall‟inizio
della fasciatura, il
dolore diminuiva, ma in ogni caso la fasciatura dei piedi comportava un
tormento quotidiano, che sarebbe continuato per tutta la vita.
Una volta deformati a piacere, i piedi bendati erano poco utili a stare in
posizione eretta.
I piedi, privi della normale elasticità, erano un sostegno instabile e faticoso
e, dato che il peso del corpo era trasferito tutto sui talloni, la persona
29
doveva oscillare continuamente avanti e indietro per mantenersi in
equilibrio.
I “fiori di loto” esigevano attenzioni quotidiane: bisognava continuamente
lavarli e curarli ed
era necessario
tenerli fasciati e
calzati giorno e
notte per dare loro il
sostegno che
avevano perduto,
non avendo più una
normale pianta
distesa.
Le unghie andavano tenute sempre ben tagliate, altrimenti potevano
penetrare nella pianta del piede, e le bende potevano impedire la
circolazione del sangue, provocando setticemia o gangrena.
Tutte queste cure venivano fatte ed insegnate ad ogni bambina dalla madre,
alla quale era toccata la stessa sorte prima di lei.
I risultati raggiunti venivano esaltati indossando minuscole scarpine
ricamate.
30
Generalmente le fasce smesse venivano gettate tra i rifiuti.
Vi fu tuttavia un medico dello Hunan che prese ad usarle per curare alcuni
malati con effetti, a suo dire, sorprendenti.
Se la malattia era causata dalla presenza di spiriti maligni, per cacciarli
bisognava avvolgere bende di giovani fanciulle intorno alla vita del
paziente.
Per abbassare la febbre si poggiava la vecchia scarpa d‟una fanciulla con i
piedi fasciati sopra l‟ombelico del paziente.
Quando la scarpa si riscaldava, la si sostituiva con un‟altra.
Tale procedimento causava il lento decrescere della temperatura.
Per far riprendere conoscenza, si bolliva dell‟acqua e quindi, dopo averla
fatta leggermente raffreddare si lavavano i piedini di una giovane e la si
faceva quindi bere al paziente, che riprendeva immediatamente i sensi. [13]
31
1.3.5 Geta giapponesi
Una via di mezzo fra
infradito e zoccoli sono i
geta che diventarono di
moda nei centri urbani nel
periodo Edo (1603-1867) e
si diffusero in tutto il
Giappone quando ne iniziò
la produzione industriale nel
periodo Meiji (1868-1912).
Sono costituiti da una
tavoletta di legno grezzo
(supporto), in cui è inserito l‟hanao di tessuto che passa tra l‟alluce e il
secondo dito.
La suola può essere in legno naturale, laccato o dipinto ed è di solito ovale
per le donne e rettangolare per gli uomini. Talvolta sopra di essa è inserita
anche un‟imbottitura simile a un tatami per renderli più confortevoli.
I due tasselli in legno sotto la suola (denti) sono particolarmente utili per
isolare dal terreno il kimono ed evitare lo sporco delle strade proteggendo
il piede da verruche, micosi o infezioni.
Esistono vari modelli in funzione del numero di denti della suola:
- „tengu geta‟ hanno un tassello unico al centro della suola
-
32
- „dai geta‟ con due tasselli e „dai hu geta‟ con tre tasselli
L‟hanao (laccio) può essere più o meno largo, rigido e di vari tessuti, tra i
quali prevale il cotone in cui sono stampati i motivi tradizionali
giapponesi, ma esistono versioni in vinile e pelle.
L‟hanao è inserito tra le prime due dita del piede e al centro della suola,
perché se fosse posizionato in un altro punto, i geta, camminando,
entrerebbero in collisione tra loro.
Una versione più estrema dei geta sono gli okobo, i sandali indossati
soprattutto da ragazze molto giovani e dalle apprendiste geisha.
33
A differenza dei geta non hanno due o tre tasselli sotto la suola, ma un
tacco unico di 14 cm simile a una zeppa, cavo all‟interno e sollevato nella
parte anteriore del piede, che quindi non poggia per terra normalmente.
[13]
Il tacco è solitamente in legno naturale con le stringhe rosse (per le geishe
all‟inizio dell‟apprendistato) o gialle (per quelle al termine della
formazione), ma in estate compaiono anche modelli con il tacco laccato.
Il nome okobo è onomatopeico e riproduce il suono emesso da questi
sandali.
Queste calzature sono riservate a un abbigliamento molto formale. Il
motivo di questa forma particolare non era soltanto legata alla moda e allo
status, ma deriva dalla necessità pratica di proteggere i costosi kimono
dalla polvere e dal fango delle strade.
Tutti i sandali tradizionali giapponesi permettono una libera circolazione
dell'aria intorno al piede, una caratteristica che probabilmente è stata
adottata a causa del clima umido che predomina in gran parte del
Giappone.
34
Inoltre, possono essere indossati e levati molto facilmente, cosa molto
importante in una cultura dove le calzature vengono costantemente messe e
tolte; infatti, con un kimono stretto, sarebbe alquanto difficile raggiungere i
lacci delle scarpe.
Dal confronto con le normali calzature sportive è risultato che con queste
particolari infradito i piedi si sollevano di meno dal terreno e i talloni lo
colpiscono con minore forza, per cui l‟angolo fra piede e gamba risulta più
ampio.
Anche i passi diventano più corti, perchè le dita sono costrette ad assumere
una posizione “a tenaglia” per non perdere aderenza.
Queste variazioni si propagano attraverso la catena motoria fino alla parte
superiore del corpo, provocando nel lungo termine disturbi di vario genere.
Inoltre, ogni volta che il piede colpisce il terreno, essendo la suola molto
rigida, il piede tende a curvarsi verso l‟interno in modo eccessivo
(iperpronazione) e l‟arco plantare, che normalmente si blocca per attutire
l‟impatto, si apre.
35
Nel tempo questo provoca dolori in vari punti del piede e infiammazioni ai
tendini.
Le conseguenze più gravi si hanno nell‟età dello sviluppo in cui l‟uso
continuato delle geta può arrivare fino a produrre piedi piatti.
Infine, non va dimenticato che con queste calzature il piede non è protetto
dall‟ambiente circostante e può subire facilmente traumi di vario genere
come ferite,distorsioni di caviglia e persino fratture. [14]
1.3.6 Chopine veneziane
A Venezia i tacchi erano indossati
come simbolo di potere ed eleganza
unito alla praticità; essi infatti
permettevano a chi li indossava di
non inzupparsi i piedi nelle
pozzanghere o di evitare con
semplicità i pochi centimetri d'acqua
che rimangono quando defluisce
l'alta marea.
I tacchi veneziani
erano abominevoli, quasi
importabili, alti fino a 60 cm e
prendevano il nome di chopine.
L'invenzione di queste calzature non era proprio originale, era stata infatti
ripresa dalla moda ottomana poco distante.
Simbolo per eccellenza delle colte ed affascinanti cortigiane della Laguna,
che si dice fossero migliaia, le scarpe alte erano uno dei loro simboli
distintivi e alle ragazze veniva insegnato come camminare con contegno ed
eleganza.
36
Le chopine veneziane non comparivano sotto le vesti, che dovevano essere
molto più lunghe rispetto all'altezza della ragazza per coprire i centimetri
aggiuntivi e poter sfoggiare una maggior quantità delle pregiatissime stoffe
che componevano gli abiti del tempo.
Poiché l'altezza delle suole
aumentava sempre di più, le
donne erano costrette a farsi
accompagnare da due persone
che le aiutassero a salirvi e a
camminare.
Inizialmente la moda fu
tollerata; i mariti pensavano
che le mogli, con simili scarpe
ai piedi, non avessero grosse
possibilità di andare in giro in
loro assenza mentre la Chiesa ne favorì l'uso poiché con esse era
impossibile danzare, attività considerata al tempo altamente peccaminosa.
Non erano pochi però gli svantaggi legati a questo tipo di calzature infatti
molto frequenti erano le
slogature e le fratture
malleolari.
Tenuto poi conto delle
condizioni delle strade erano
frequenti anche le cadute e gli
aborti tanto da costringere lo
Stato ad intervenire con leggi che vietavano l‟uso di calzature più alte di 20
cm. [15]
Rivisitazione in chiave moderna delle tradizionali chopine
37
Noritaka Tatehana, stilista giapponese da sempre affascinato dalla
storia e dalla cultura italiana
ha recentemente deciso di
‘lanciare’ alcune delle più
iconiche scarpe mai viste in
passerella.
Lo stilista dichiara appunto di
essersi ispirato alle vecchie
chopine veneziane per la
creazione di vere e proprie
sculture.
1.4 Da tradizione a moda
Siccome, citando A. Gramsci , ‘la storia insegna ma non ha scolari’
ancora oggi i piedi e la loro salute vengono sottovalutati dalla maggior
parte delle persone, almeno fino a quando non cominciano a far male.
Si tratta di una sgradevole esperienza che tocca a circa un italiano su due,
ma spesso si continua a sottovalutare il problema fino a quando il dolore
non si fa insopportabile; questo non è un problema che si manifesta solo
con il sopraggiungere dell'età anziana, ma comincia a manifestarsi sempre
più spesso già tra i venti e i trent'anni.
L'invecchiamento, infatti, è solo una delle cause del dolore ai piedi: sono
sotto accusa soprattutto il camminare male e indossare scarpe scomode, in
questi casi il dolore diventa un ostacolo per la vita di tutti i giorni.
Le donne sono le più colpite, visto che sono proprio loro a sacrificare la
comodità e il benessere del piede ai dettami della moda che ormai da anni
impone tacchi vertiginosi e punte strette. [16]
38
Qualunque causa in grado di modificare l‟equilibrio, dunque posta lungo
l‟asse cefalo-podalico, avrà riflessi immediati trasmessi per via ascendente
o discendente lungo le catene muscolari, su tutti gli altri segmenti corporei,
modificandoli con rotazioni e/o traslazioni di compenso.
Risulta evidente che qualsiasi forza (di spinta, rotazione, traslazione ecc..)
agisca sull‟uomo, avrà in risposta un atteggiamento di compenso che si
spalmerà in senso centrifugo, dal punto di applicazione della forza verso i
distretti corporei circostanti fino ad interessare l‟intero organismo.
Tale risposta, durante il suo percorso, dividendosi in una serie di sistemi e
sottosistemi di compenso, lascerà il segno, positivo o meno, della propria
azione nelle varie regioni corporee.
Avviene cosi una riprogrammazione del sistema posturale e dell‟equilibrio
che comporta modifiche delle principali vie afferenti sia fisiologiche sia,
dopo un certo periodo di tempo, perfino anatomiche. [17]
39
Le cattive abitudini legate alle calzature inadatte si fanno sentire già a
cinquant'anni, quando diventa praticamente
impossibile trovare scarpe comode a causa
dei piedi non più sani.
Questo fenomeno viene definito
„enagramma motorio‟ e rappresenta
l‟insieme delle esperienze motorie
memorizzate dall‟individuo come
programmazione attivante il sistema
anticipatorio (feed forward) responsabile
dell‟ attivazione neuro-motoria diretta.
Quanto più ripeteremo, in maniera
cosciente o inconscia tali gesti motori
programmati tanto più rinforzeremo quell‟enagramma motorio.
1.4.1 Ruolo della calzatura
In molti casi le calzature, nate per proteggere i nostri piedi, si possono
trasformare in strumenti di tortura.
Meglio evitare, dunque, tacchi alti e scarpe strette in
punta, specie se vengono indossate per molte ore al
giorno perchè costringendo il piede a una posizione
innaturale, rappresentano una sicura concausa
dell'alluce valgo e non solo.
Il tacco alto, anche fino a 12 centimetri, porta il
piede in marcata flessione plantare e così sposta
eccessivamente il peso del corpo solo sulla parte
anteriore del piede, stravolgendo la funzione stabilizzante del piede stesso
nella ripartizione del peso.
40
Neppure le scarpe da ginnastica sono salutari, specie se indossate tutti i
giorni e in ogni stagione.
Quest‟ultime possono infatti causare forti problemi di sudorazione, si
possono presentare disturbi cutanei e la comparsa di patologie legate alla
sviluppo di infezioni fungine, che provocano il
fastidioso cattivo odore difficile da combattere con il
semplice lavaggio dei piedi.
Tali infezioni, inoltre, molto spesso aggrediscono le
unghie causandone la caduta, la crescita abnorme e la deformazione.
Come già detto nell‟introduzione, la pianta del piede, in stazione eretta,
rappresenta l'interfaccia costante tra ambiente esterno e sistema posturale.
Le informazioni dei recettori podalici sono le
uniche a derivare direttamente da un riferimento
fisso quale è il suolo, pertanto il riflesso
plantare, legato alle stimolazioni cutanee della
pianta del piede, è in grado di attivare e
modulare riflessi molto complessi con funzioni
posturali di notevole importanza, sia statiche che
dinamiche.
Nella stazione eretta corretta la linea gravitaria
(che decorre perpendicolarmente dal baricentro
alla base d'appoggio) cade internamente
all'articolazione tibio-tarsica.
Nella stazione eretta statica su scarpa con tacco alto, si verifica un forte
squilibrio del carico corporeo sul piede, in particolar modo sull'avampiede,
per l'avanzamento della posizione del baricentro.
41
L'avampiede quindi, è costretto a sopportare un carico nettamente
superiore rispetto a quello che tollera quando si è scalzi o si indossano
scarpe con un modesto rialzo (3-4-cm), sia nella stazione eretta statica, sia
nella deambulazione.
L‟inclinazione prodotta da un tacco di otto centimetri su una persona di un
metro e ottanta è di circa 25 gradi, se la scarpa ha suola di tipo zeppa.
Un tacco normale della stessa altezza aumenta la pendenza fino a 45 gradi.
Ovviamente è impossibile camminare con una tale inclinazione, per cui
siamo costretti a una notevole correzione della nostra struttura per restare
più o meno diritti.
L‟articolazione della caviglia si porta in marcata flessione plantare, le
anche si flettono, le curve della colonna si accentuano esageratamente e si
verifica una iperestensione delle ginocchia con relativo accorciamento del
muscolo quadricipite ed eccessivo stiramento dei muscoli posteriori ischio-
crurali.
Nei soggetti lordotici la curva lombare risulta notevolemente accentuata,
mentre i soggetti cifotici si ingobbiscono ulteriormente. [18]
42
La patologia podalica più frequentemente associata all'utilizzo di un rialzo
eccessivo sotto il calcagno (tacco alto) è l‟alluce valgo, che si presenta
come una deformazione dell'alluce che 'devia' esternamente, rivolgendo la
falange verso le altre dita.
Questa patologia scheletrica è accompagnata da altre lesioni, come
lussazione delle relative ossa annesse laterale e della prima testa
metatarsale (ricoperta da callosità per il continuo sfregamento con la
calzatura).
Il tutto si aggrava, poi, se si tratta di tacco 'a spillo', ossia la condizione più
dannosa e difficile in cui si possa porre il piede, dato che, a causa della
riduzione dell'ampiezza del tacco, il piede e di conseguenza tutto il sistema
propriocettivo si ritrova costretto ad operare diversi e difficili
'aggiustamenti' che col tempo divengono adattamenti anatomici veri e
propri, di conseguenza, patologie per evitare di perdere un già precario
equilibrio dovuto al rialzo della base d'appoggio calcaneare.
Un disequilibrio posturale, dovuto allo spostamento del baricentro e
all'alterata sensibilità propriocettiva del piede, nonché la deformazione
strutturale dell'alluce, a loro volta, possono portare sia ad alterazioni
posturali statiche, che dinamiche (deambulazione scorretta ed errata
disposizione dei carichi e delle forze sui vari dispositivi articolari e
muscolo-legamentosi).
43
1.4.2 Ripercussioni sul sistema circolatorio-venoso
Da non trascurare, inoltre, sono i diversi problemi a carico del sistema
circolatorio-venoso che potrebbero insorgere proprio a causa dello
'schiacciamento' innaturale (soprattutto a carico dell'avampiede) di
alcuni capillari situati in zone del piede che, normalmente, non vengono
occlusi, né oppressi da sovraccarichi.
I piedi, infatti, agiscono come un vero e proprio “secondo cuore
periferico”: nella pianta
del piede vasi sanguigni
venosi si concentrano a
costituire la soletta
plantare di Lejars, una
riserva di sangue che,
appena sottoposta a
pressione/compressione,
spinge con forza il sangue verso l‟alto.
La mancanza di questa importante spinta può compromettere la fisiologica
risalita del sangue verso il
cuore che, in associazione
ad una circolazione venosa
già debole, può causare
ristagno di liquidi, gonfiore
alle gambe, pesantezza,
spossatezza, intorpidimento,
vene varicose. [19]
44
1.4.2 Problematiche podologiche di più comune riscontro
Le patologie podologiche più frequentemente associate all‟utilizzo di
calzature scorrette sono:
- ipercheratosi
- alluce valgo
- alluce rigido
- dito a martello
- metatarsalgia
- neuroma di Morton
- perdita di elasticità del tendine d‟ Achille
1.4.4 Ipercheratosi
Le ipercheratosi, conosciute più comunemente con il nome di callosità
rappresentano un indurimento ed ispessimento dello strato corneo
dell'epidermide, causato dall'azione contemporanea di attrito e pressione su
alcune zone del piede. La massa ipercheratosica conica penetra nel derma,
producendo dolore ed irritazione.
La callosità da sovraccarico, come dice il nome stesso, ha una etiologia
biomeccanica in quanto un passo viziato od una calzatura inadeguata può
portare determinate zone del piede ad un eccessivo sforzo dei tessuti
sottocutanei con conseguente formazione dell'ipercheratosi.
45
1.4.5 Alluce valgo
L‟alluce valgo consiste nella deviazione laterale dell‟ alluce a livello dell‟
articolazione MTF.
la porzione mediale della testa metatarsale diventa prominente (borsite) e
secondariamente all‟utilizzo delle calzature può risultare irritata e dolente.
Il trattamento conservativo prevede l‟utilizzo di calzature con adeguata
ampiezza a livello dell‟avampiede, l‟occasionale adattamento della scarpa
a livello della deformità e/o un arco di supporto longitudinale per ridurre la
pronazione.
46
1.4.6 Alluce rigido
L‟alluce rigido è l‟esito di un processo degenerativo a carico
dell‟articolazione del primo dito del piede con il primo metatarso, per cui
l'alluce perde la mobilità e non può più flettersi ed estendersi.
La causa può essere un trauma o una serie microtraumi ripetuti, oppure il
naturale invecchiamento delle cartilagini e l'artrosi.
Nella fase conclusiva della patologia l‟articolazione può essere
completamente distrutta e divengono difficoltosi anche i movimenti più
semplici, come infilare le scarpe o compiere pochi passi.
Tutto questo può essere fonte di invalidità e ridurre notevolmente
l‟autonomia personale.
47
1.4.7 Dita a martello
È una deformità delle dita del piede, con interessamento più comune di II,
III e IV dito; tipicamente, il dito assume un aspetto curvo, che ricorda
il martelletto del pianoforte, da cui deriva il nome.
Altre volte assume invece un aspetto ad "artiglio".
La causa è dovuta ad uno squilibrio dei piccoli muscoli del piede e la
deformità può comparire da sola, o far parte di patologie più complesse,
come il piede cavo, l'alluce valgo, il piede reumatoide.
Il dolore nasce dal conflitto della deformità con la calzatura, per cui si
formano sul dorso del dito vistose e dolenti callosità, che nei casi più gravi
possono ulcerarsi.
48
1.4.8 Metatarsalgia
La metatarsalgia è un quadro sindromico acuto o cronico ad eziopatogenesi
multipla, che colpisce indifferentemente uomi e donne, definibile per
dolore localizzato in corrispondenza di una o più teste metatarsali in
regioneplantare.
Si manifesta con dolore sordo riferito alla parte anteriore del piede
generalmente in sede plantare, ma può comparire anche nella regione
dorsale del piede, in corrispondenza delle teste metatarsali interessate.
Il dolore compare in maniera caratteristica al carico ed alla deambulazione
mentre solitamente non è presente a riposo.
Essendo un dolore molto intenso è molto intenso, il paziente cerca
di attenuarlo appoggiando in maniera scorretta o caricando il peso
sull‟altro arto inferiore; a lungo termine la posizione scorretta può dare
altri sintomi come il mal di schiena.
49
1.4.9 Neuroma di Morton
Il neuroma di Morton è una patologia degenerativa di uno o più nervi
plantari.
È generalmente localizzato nello spazio fra il terzo e il quarto metatarso,
ma anche nello spazio tra il secondo e il terzo, tra il quarto e quinto e,
molto raramente tra il primo e il secondo.
Questa patologia è stata descritta per la
prima volta nel 1835 da un medico
italiano, il pistoiese Filippo Civinini
(1805-1844); il medico toscano descrive
dettagliatamente "un nervoso
rigonfiamento alla pianta del piede".
La sintomatologia del neuroma di Morton
è abbastanza caratteristica.
Il dolore, di tipo nevralgico, è di notevole intensità; si avverte bruciore, la
sensazione di scossa elettrica e l'impellenza di togliere la calzatura.
Le sensazioni dolorose sono più frequenti durante la deambulazione, ma
possono essere avvertite anche a riposo. In molti casi si hanno parestesie,
intorpidimento e un calo della sensibilità.
50
CONCLUSIONI:
Nell‟immaginario collettivo alcune pratiche come quella della fasciatura
dei piedi, senza dubbio dolorose e menomanti, sono associate a una forma
di tortura, trattamento degradante e inumano.
Nonostante le testimonianze che giungono dal passato e, nonostante oggi il
piede sia una delle strutture più osservate e studiate per il ruolo
fondamentale che riveste, risulta complicato trasmettere al paziente
l‟importanza di saper scegliere la calzatura adatta.
Questo a prova del fatto che la moda, talvolta, è così radicata da rendere
difficile per la persona rinunciare a calzature esteticamente gradevoli a
scapito del benessere del piede e quindi della qualità di vita del paziente
stesso.
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