Corradinomania speciale lettura dicembre 2014

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LICEO SCIENTIFICO “CORRADINO D’ASCANIO” MONTESILVANO Tel.: 085/ 4686072 fax: 085/4686072 Cel.: 334/6448764 E-mail: [email protected] Via Luigi Polacchi 65015 MONTESILVANO Corradinomania dicembre 2014 Docente responsabile: prof. Marco Tabellione Dirigente del liceo prof.ssa Natalina Ciacio www.albopress.it/corradinomania In rilievo il manifesto della giornata della lettura Hanno collaborato a questo numero: Classe Seconda B Prof.ssa Sonia Di Prinzio Classe Seconda F Prof.ssa Maria Paolucci Classe Terza A Prof.ssa Renata Agostinone Classe Seconda E Prof.ssa Pina Serpente Classe Quarta E Prof. Marco Tabellione Realizzazione dell’evento Prof.ssa Anna Maria Costantini Gli articoli della Seconda parte nel prossimo numero Flavia Marchegiani (Classe Seconda B) In occasione della giornata nazionale del- la lettura, a scuola, insieme ad altre classi dellistituto, abbiamo letto il libro Io sono Malala e, successiva- mente, discusso sui profondi valori che esso contiene. Documentandomi e informandomi meglio ho avuto modo di ca- pire quanto sono fortu- nata a vivere nel mio paese, e quanto ad avere lopportunità di poter andar a scuola. Ho capito, grazie alla storia di questa ragazza, che listruzio- ne ha un valore fonda- mentale nella vita di un individuo. Secondo me è indi- spensabile per due mo- tivi principali, dai qua- li derivano poi moltis- simi altri. Comprende- re il mondo: infatti, solo chi è istruito è in grado di agire in una società complessa co- me la nostra; usare le tecnologie o conoscere lingue straniere, ma anche, più semplice- mente, conoscere la lingua del proprio pae- se e saperla parlare correttamente. Listruzione ci ren- de capaci di notare ed esaminare cosa accade intorno a noi e ancor più di notare le bellez- ze di questo mondo, di comprendere gli avve- nimenti politici e so- ciali, insomma, solo chi è istruito è abba- stanza competente per partecipare attivamen- te alla vita del proprio paese. Comprendere se stessi: capire e inter- pretare le proprie emo- zioni e i propri senti- menti, conoscere le proprie capacità e i propri limiti, sono tut- te qualità che possiede un individuo istruito. Per riuscire a trac- ciare un giusto percor- so per la propria cre- scita, comprendere il senso della vita e del proprio esistere, per capire i sentimenti de- gli altri, saperli ricono- scere e accettare, per tutto questo serve un certo livello di istru- zione. Saper interagire e Libri e scuola: giornata nazionale sulla lettura LA CULTURA RENDE LIBERI relazionarsi con gli altri in modo positivo, saper risolvere conflit- ti con facilità e positi- vità sono tutte azioni consentite dallistru- zione, che ci apre gli occhi dinnanzi alla falsità del mondo e degli uomini, che ci consente di avere no- stri ideali e di tenerceli stretti. In questo senso li- struzione è correlata alla pace. Persone istruite riconoscono il valore fondamentale della pace e si adope- rano tutti con impegno CORRADINOMANIA Periodico del liceo D’Ascanio LICEO SCIENTIFICO “CORRADINO D’ASCANIO” MONTESILVANO Anno 6°- dicembre 2014 Speciale giornata I PARTE della lettura per raggiungerla e mantenerla. Pace non intesa solo come man- canza di guerra ma soprattutto come rico- noscimento di uguale dignità per ogni perso- na, uguali diritti per tutti al di là del sesso, della religione, dellet- nia di appartenenza. Pace come ricerca di equilibrio tra la ric- chezza e la povertà nei diversi paesi del mon- do. Pace intesa infine come salvaguardia dellambiente e delle sue risorse.

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Corradinomania speciale lettura dicembre 2014

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LICEO SCIENTIFICO “CORRADINO D’ASCANIO” MONTESILVANO

Tel.: 085/ 4686072

fax: 085/4686072

Cel.: 334/6448764

E-mail: [email protected]

Via Luigi Polacchi

65015 MONTESILVANO

Corradinomania dicembre 2014

Docente responsabile:

prof. Marco Tabellione

Dirigente del liceo

prof.ssa Natalina Ciacio

www.albopress.it/corradinomania

In rilievo il manifesto

della giornata

della lettura

Hanno collaborato a questo numero:

Classe Seconda B

Prof.ssa Sonia Di Prinzio

Classe Seconda F

Prof.ssa Maria Paolucci

Classe Terza A

Prof.ssa Renata Agostinone

Classe Seconda E

Prof.ssa Pina Serpente

Classe Quarta E

Prof. Marco Tabellione

Realizzazione dell’evento

Prof.ssa Anna Maria Costantini

Gli articoli della Seconda parte nel prossimo numero

Flavia Marchegiani (Classe Seconda B)

In occasione della giornata nazionale del-la lettura, a scuola, insieme ad altre classi dell’istituto, abbiamo letto il libro Io sono Malala e, successiva-mente, discusso sui profondi valori che esso contiene. Documentandomi e informandomi meglio ho avuto modo di ca-pire quanto sono fortu-nata a vivere nel mio paese, e quanto ad avere l’opportunità di poter andar a scuola. Ho capito, grazie alla storia di questa ragazza, che l’istruzio-ne ha un valore fonda-mentale nella vita di un individuo. Secondo me è indi-spensabile per due mo-tivi principali, dai qua-li derivano poi moltis-simi altri. Comprende-re il mondo: infatti, solo chi è istruito è in grado di agire in una società complessa co-me la nostra; usare le tecnologie o conoscere lingue straniere, ma anche, più semplice-mente, conoscere la

lingua del proprio pae-se e saperla parlare correttamente. L’istruzione ci ren-de capaci di notare ed esaminare cosa accade intorno a noi e ancor più di notare le bellez-ze di questo mondo, di comprendere gli avve-nimenti politici e so-ciali, insomma, solo chi è istruito è abba-stanza competente per partecipare attivamen-te alla vita del proprio paese. Comprendere se stessi: capire e inter -pretare le proprie emo-zioni e i propri senti-menti, conoscere le proprie capacità e i propri limiti, sono tut-te qualità che possiede un individuo istruito. Per riuscire a trac-ciare un giusto percor-so per la propria cre-scita, comprendere il senso della vita e del proprio esistere, per capire i sentimenti de-gli altri, saperli ricono-scere e accettare, per tutto questo serve un certo livello di istru-zione. Saper interagire e

Libri e scuola: giornata nazionale sulla lettura

LA CULTURA RENDE LIBERI

relazionarsi con gli altri in modo positivo, saper risolvere conflit-ti con facilità e positi-vità sono tutte azioni consentite dall’istru-zione, che ci apre gli occhi dinnanzi alla falsità del mondo e degli uomini, che ci consente di avere no-stri ideali e di tenerceli stretti. In questo senso l’i-struzione è correlata alla pace. Persone istruite riconoscono il valore fondamentale della pace e si adope-rano tutti con impegno

CORRADINOMANIA Periodico del liceo D’Ascanio

L I C E O S C I E N T I F I C O “ C O R R A D I N O D ’ A S C A N I O ”

M O N T E S I L V A N O Anno 6°- dicembre 2014

Speciale giornata I PARTE

della lettura

per raggiungerla e mantenerla. Pace non intesa solo come man-canza di guerra ma soprattutto come rico-noscimento di uguale dignità per ogni perso-na, uguali diritti per tutti al di là del sesso, della religione, dell’et-nia di appartenenza. Pace come ricerca di equilibrio tra la ric-chezza e la povertà nei diversi paesi del mon-do. Pace intesa infine come salvaguardia dell’ambiente e delle sue risorse.

di Martina Di Federico (Classe Seconda B)

Peshawar, venerdì 7 novembre Caro Papà, come va la guerra, giù dove sei tu? So che sei vivo per la lettera che ci hai mandato la settimana scorsa e sono davvero contenta di sapere che presto tornerai a casa da noi; la mamma è preoc-cupata per i talebani qui al con-fine, i quali vogliono impedirci di andare a scuola. Ormai non mi fa nemmeno uscire con Raji-nder, dice che loro lo sanno che ci vado ancora, che se mi vedo-no con i libri sono capaci di sparare. Le notizie dove sei tu non sono molto veloci, quindi pro-babilmente non saprai una cosa: una ragazza pakistana (ma sì, Malala!) ha vinto il premio No-bel per la pace, proprio il No-bel! Per questo vogliono proi-birci di studiare, hanno paura che diventiamo tutte coraggiose come lei. A scuola avevamo comincia-to a leggere il suo libro ma poi ci hanno fatto smettere e abbia-mo ricominciato con le tradu-zioni del Corano, come se non avessimo capito che il Preside è braccato dai talebani. Io però, non voglio fare come tutte, io non voglio avere paura. Ho ru-bato la copia del libro e l’ho letto, tutto. Ho anche scritto sul mio diario tutte le frasi che mi ricordavo, perché poi ho dovuto rimetterlo a posto, oppure mi avrebbero scoperto. Papà, Ma-lala non aveva paura.

Una lettera simulata sulla ragazza premio Nobel

MALALA, LA VOCE DELLA CIVILTA’ Il primo passo verso la pace

Pagina 2 CORRADINOMANIA

SPECIALE GIORNO LETTURA

Magari all’inizio, quando sa-peva di avere tutti contro, ma quando ha visto i suoi progetti realizzati, anche prima dell’atten-tato, Malala ha continuato a lotta-re. I talebani le hanno sparato e adesso lei è costretta a vivere lon-tano da qui, ma non sai quanto vorrei poterle parlare. Insomma, è grazie a lei se adesso il rischio che i talebani ci arrestino è dimi-nuito di molto. Lei sapeva quello che voleva perché è andata a scuola, come te, Rajinder e me. Io ho smesso di parlare alla mamma dei miei pro-getti, lei mi dice che sono picco-la, che non capisco il mondo. Ma io mi chiedo papà, come posso capire il mondo senza conoscer-lo? Come può la mamma capire il mondo se non lo ha mai visto? Io ci vivo nel mondo, lo studio, lo leggo e lo scrivo, tutti i giorni!

Imparo a capire cosa ha (davvero) detto Maometto, imparo a parlare in inglese. La sai una cosa? Io voglio por-tare la pace. La pace tra famiglie, tra musulmani e cristiani, la pace a quelli che come te sono in guerra. Questo è quello che ho capito del mondo: burqa, velo, fucili, donne e bambini in casa, tutto ciò non costruisce la pace. La pace è liber-tà, è rispetto dei diritti propri e dell’altro, la pace è amore per il mondo e per chi lo popola. Ho chiesto al signor Pamir cosa volesse dire Malala all’ONU e lui mi ha detto: “Azra, non è bene che una ragazzina sia così curiosa, pe-rò te lo dirò: Malala voleva dire che se una causa è giusta troverà la sua via e che bisogna combatte-re per la vera riuscita dell’obietti-vo, non per vendetta verso un si-stema sbagliato”.

Malala Yousafzai premio Nobel per la pace 2014

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SPECIALE GIORNO LETTURA

Il mio racconto breve ‘La partenza’ parla di un problema non raro tra gli adolescenti: l’autolesionismo, il fenomeno patologico mentale che consiste nel tagliarsi o, nel caso grave, anche bruciarsi. Il narratore interno è la pro-tagonista stessa, una ragazza liceale che racconta di un’altra ragazza autolesionista di cui non si sa nulla perché fuggita di casa. Il termine autolesionismo non è citato nel racconto, ma si nasconde sotto i gesti della pro-tagonista, ancora più esplicita è la descrizione dettagliata dei polsi, la sede dei tagli. Il rac-conto si conclude con la prota-gonista, anche lei autolesioni-sta, che fugge di casa per otte-nere così la libertà del corpo ma soprattutto dell’anima. Vengono elencati due moti-vi, i principali, dell’autolesioni-smo. Si ritiene che gli autole-sionisti non siano altro che dei ragazzi esibizionisti, ma trascu-rati. Gli autolesionisti sono ra-gazzi con una maschera sul vi-so, i quali hanno forse solo bi-sogno di qualcuno che davvero abbia la forza e il coraggio di togliere quella maschera e co-noscerli, e spingerli a non uti-lizzare più i tagli come

un inutile grido d’aiuto. D’altro canto, il problema sorge con la famiglia, la sua posizione socia-le, o semplicemente le incom-prensioni. Molto spesso i geni-tori vogliono che i propri figli camminino sulla stessa strada che loro hanno percorso; non è una scelta sbagliata, ma in que-sto modo tendono a trascurare la volontà dei ragazzi, perdono la fiducia in questi ultimi, forse non l’hanno mai avuta; in que-sto caso, spingono i ragazzi a odiarli, odiare i loro genitori per non aver rispettato il loro esse-re, e a odiare se stessi per non saper come diventare il cosid-detto ‘”figlio modello”, cosic-ché l’autolesionismo prende la sua strada. Non sempre questo problema viene affrontato seriamente, soprattutto per i pregiudizi ne-gativi che vi sono su questi ra-gazzi; li si considera esibizioni-sti, depressi, individui che non sanno andare avanti, dediti all’autodistruzione, immaturi. In verità sono solo degli adole-scenti come tutti gli altri, dotati di un animo più sensibile, e de-finiti ‘nemici’ della società odierna, quella materialistica e utilitaristica. Essendo diversi si credono di essere espressioni errate, espressioni incompatibili con il mondo, così da tendere alla solitudine. L’autolesionismo non è solo un atto di distruzione fisica at-traverso i tagli, ciò è solo sim-bolico, perché con il dolore fisi-co questi ragazzi credono di poter liberare il dolore psicolo-gico della vita.

Insomma l’autolesionismo è farsi del male al livello psicolo-gico, cosa assai più pericolosa delle ferite sulla pelle. Dunque, nel mio racconto la protagonista fugge di casa e ot-tiene la libertà fisica, d’altro canto ciò indica anche una libe-razione dai pregiudizi altrui, dalle critiche insensate della famiglia e dall’etica dittatoriale della società. I ragazzi autolesionisti non desiderano altro che essere libe-ri dai giudizi, desiderano essere riconosciuti anche nella parte buona, in poche parole, di esse-re conosciuti, anche se non to-talmente perché la conoscenza totale di una persona non è pos-sibile. Insomma desiderano es-sere capiti in parte o almeno ascoltati da chi ha voglia di ascoltare, cosa che ora nessuno fa perché nessuno si interessa davvero dell’altro. Così il fine ultimo di questo racconto è invitare i ragazzi adolescenti ad aprire la mente e non essere influenzati dalla so-cietà odierna fatta di pregiudizi, e di giudizi severi. Ma soprat-tutto li si vuole invitare a non vivere nel materialismo e ad interessarsi seriamente dei pro-blemi altrui, il che potrebbe portare alla conoscenza di sé e a vivere autenticamente con se stessi. Si invita inoltre i genitori ad essere più attenti nell’osser-vare i comportamenti dei propri figli, gli insegnanti degli alunni, tutti gli adulti dei ragazzi. Basta a volte una sola parola per por-tare alla distruzione un fiore appena sbocciato.

LA PARTENZA Nell’analisi dell’autrice

Il dolore per i tagli sulla pelle non è che il simbolo

di un dolore psicologico molto più profondo

di Elizabeth Lee (Classe Terza A)

È scomparsa, non l’hanno

più trovata.

Ho visto i suoi amici piange-

re, i suoi parenti restare attoniti,

i suoi genitori disperarsi. Eppu-

re ho pensato che non ci sareb-

be stato un altro lieto fine.

Pochi potevano capire la bel-

lezza del suo sorriso, uno scri-

gno decorato di pietre preziose

che chiudeva in sé una rosa

sfiorita, che celava la passione,

il sentimento, la voglia di vive-

re. Scuri e profondi, i suoi occhi

erano un misterioso universo

dove tutte le stelle nascono,

muoiono, poi rinascono: non

avevo mai visto la speranza

spegnersi in quegli occhi. Cam-

minava veloce, a testa bassa,

sempre con le cuffie sulle orec-

chie, ogni tanto cantava in play-

back, e un orgoglio affiorava

sempre sul suo viso.

Portava anche lei le maniche

corte, ma nessuno notava i suoi

polsi, o forse semplicemente

trascuravano di farlo. Segni su

segni, tagli su tagli, non appena

uno diventava meno visibile,

subito un altro occupava il suo

posto. Rossi, lunghi, riuscivo

quasi a immaginare il momento

in cui la lametta passava sul

polso e il sangue lentamente usci-

va dalla pelle, il momento in cui

coagulava. Con un muto grido

urlavano aiuto, un inutile aiuto.

È scomparsa, da più di un me-

se. Non trovano più i suoi vestiti,

i suoi libri, la sua borsa, il suo

MP3, non ha lasciato nemmeno

un messaggio, come se in quella

casa non fosse mai esistita.

Mi sdraio sul letto, fuori dalla

finestra è sempre il familiare gri-

gio, cerco di intravedere il sole

ma non ci riesco. Riempio le

orecchie di musica, le parole can-

tano di me anche se non mi hanno

mai conosciuta. Sento ancora

quelle due voci che gridano il mio

nome, il battito cardiaco accelera,

le lacrime rimangono intrappolate

negli occhi.

Non so più piangere, da quando

quella lametta è diventata anche

Il racconto sconvolgente di un’autolesionista

LA PARTENZA “Quella lametta, l’unica amica mia!”

Pagina 10 CORRADINOMANIA

SPECIALE GIORNO LETTURA

una mia amica, ho dimenticato

come si piange.

Non scapperò, come ha fatto

lei. Metto le mie cose nella bor-

sa, con triste meraviglia scopro

che in questa casa così poche

cose mi appartengono, come se

fossi sempre pronta ad andar-

mene da qui.

Apro la porta, pronuncio

‘addio, tornerò’, e nel suo fu-

rioso silenzio esco da questa

gabbia.

Salgo sulla collina, vedo

tutta la città. La mano destra

stringe forte il polso sinistro, è

così grande il mondo! Ma io

non appartengo a nessun posto.

Oggi parto anch’io.

Chiudo gli occhi, mi immer-

go nei pensieri. Affronto il buio

con il buio.

Pagina 3

SPECIALE GIORNO LETTURA

Allora io gli ho chiesto se Malala volesse davvero la pace e ha detto che lei aveva fatto il primo passo per riuscire a otte-nerla. Mi ha fatto vedere una cosa alla tv, durante l’intervallo. Era un posto dove i musulmani so-no liberi e vanno a scuola, dove le ragazze ridono per strada. Credi che sia possibile tutto questo per il Pakistan? Io credo di dover pensare a come fare, a scuola siamo in poche a voler studiare per davvero, a deside-rare che la smettano di dirci che non valiamo. So che a te piace-rebbe se tua figlia ti rendesse orgoglioso, proprio come tutti i miei fratelli che hanno trovato lavoro. Dopo aver visto il filmato, il signor Pamir mi ha fatto pro-mettere di non dire niente a nes-suno, non doveva sapersi che “c’è così tanto coraggio in gi-ro”. Forse è questo il problema, la paura di dire chi siamo, la paura che hanno i Pakistani di far sapere cosa vogliono davve-ro a chi glielo impedisce. Il professore poi mi ha chiesto cosa volevo fare da grande e io gli ho detto: “Voglio fare il se-condo passo per la pace.” Scrivimi presto.

di Martina Di Giorgio (Classe Seconda B)

Malala è una ragazza paki-stana di 17 anni che, nonostante la sua giovane età, ha già dimo-strato più volte di essere corag-giosa: ha superato sguardi di odio, minacce, l'ostilità e la freddezza della sua gente e un attacco armato, uscendone con una cicatrice che le ricorda, e ricorda a noi, la sua forza inte-riore ed esteriore. Il suo percorso è stato dettato da un sogno condiviso da lei e suo padre: l'istruzione accessi-bile anche alle donne in tutti i Paesi dove ancora non è possi-bile, ma anzi è categoricamente vietato. Malala ha lottato e con-tinua a lottare per questo scopo, ed è per questo che è diventata un esempio per molte persone, ottenendo così un meritato rico-noscimento, il premio Nobel, per aver trasmesso questa im-portante convinzione. I suoi pensieri, le sue emozioni e i racconti del suo passato mi han-no dato modo di riflettere sull'importanza dell'istruzione e sul valore della pace. La conoscenza, infatti, rende liberi e dà la capacità di pensare senza l'influenza di altre menta-lità e condizioni, dando una vi-sione più aperta del mondo e delle situazioni che ci circonda-no, e tutto ciò è possibile grazie al diritto all'istruzione, che spesso viene sottovalutato ma che può diventare un'arma; e anche per questo che è temuta, specialmente in un Paese dove il minimo segno di ribellione al sistema può essere fatale, e comportare violenze e torture.

Alla fine, Malala non sembra chiedere molto al suo Paese, dato che nelle nazioni d'Occi-dente l'istruzione è aperta a tut-ti, e la pace è ciò che da sempre si desidera di più; ma in una società maschilista e costante-mente oppressa dai talebani an-che il minimo cambiamento appare allarmante e si usa la violenza per reprimerlo. E' per questo che, nonostante Malala e la sua famiglia siano accolti da tutti come simboli, dal Pakistan non riceve che si-lenzio, portandola così a prova-re una grande solitudine, ma mai rancore. Tutto questo continua a di-mostrare quanto sia forte la sua volontà di un mondo migliore e di una scuola aperta anche alle ragazze, sogno ancora lontano dall'essere realizzato ma non per questo impossibile. In conclusione, credo che Malala abbia regalato a tutti noi un grande insegnamento: non arrendersi mai.

Un insegnamento per tutti

NON ARRENDERSI MAI Lettera al padre dalla terra dei talebani:

“Cosa vorrò fare da grande?

Se Malala ha compiuto

il primo passo verso la pace

allora io compirò il secondo”.

dal titolo «Il tempo e il libro», scoprendo soltanto all’ultimo di essersi preparato, vittima delle assonanze e della distrazione, su un altro tema”. Queste sono le parole con cui scherzosamente Ferruccio De Bortoli, giornalista del Cor-riere della sera, descrive l’epi-sodio che ha dato il via alla all' idea di una giornata della lettu-ra. “La lettura può far bene” continua il giornalista “ma an-che molto male. Una medicina sbagliata o in dosi errate uccide il paziente. La lettura senza se-lezione e prudenza, tipica dello sfoglio disordinato e bulimico della Rete, può generare false credenze, alimentare miti peri-colosi, cementare gli odi peg-giori” aggiunge spiegando i motivi dell’idea e ricordando che la lettura può offrire “le più forti fondamenta della nostra

Pagina 4 CORRADINOMANIA

LA PAROLA AI LIBRI Le classi del liceo in ballo per la lettura

di Daniele Baldacci (Classe Seconda F)

E' il 29 Ottobre 2014, e al-cune classi del Liceo Scientifi-co Corradino D'Ascanio, presso l'aula di disegno tecnico della scuola, hanno preso parte alla manifestazione dedicata alla giornata della lettura. Gli alunni, supervisionati dai docenti di lettere, hanno preparato, in omaggio a questa giornata che si è svolta a livello nazionale, presentazioni orali, multimediali e teatrali dei libri che più li hanno colpiti, che più hanno acceso in loro la volontà e la capacità di predisporsi co-me obbiettivo un lavoro di con-divisione. La classe 2F, diretta dalla prof.ssa Maria Paolucci, ha re-citato brevemente alcuni passi del romanzo di Luigi Garlando Per questo mi chiamo Giovan-ni, best seller dedicato al rac-conto di un padre a suo figlio sul terrore che scatenò la mafia a Palermo, mentre le altri clas-si, alternandosi a gruppi di due alla volta, hanno dato vita ad altre letture e interpretazioni di libri classici e contemporanei. Nello stesso tempo in tutta Italia si svolgevano nelle scuole analoghi incontri, organizzati dal Centro per il libro. “Quando, un anno fa” spiega uno degli organizzatori del Centro “lanciammo «la Lettu-ra», mi capitò tra le mani un libretto di Giuseppe Pontiggia — Leggere (Lucini editore) — illuminante, come lo sono del resto i testi dell’indimenticato Peppo. L’autore raccontava di aver partecipato a un convegno

scita culturale”. “La lettura effettuata con consapevolezza può essere la base della nostra crescita cultu-rale” questo, è quello che i ra-gazzi del Liceo Scientifico Cor-radino D'Ascanio hanno voluto evidenziare in questa 1° edizio-ne della giornata della lettura.

SPECIALE GIORNO LETTURA

I curatori della giornata: “Uno squarcio

di libertà nelle nostre giornate

ci fa uscire dalle solitudini di un

mondo interconnesso”

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SPECIALE GIORNO LETTURA

di Lucia Piscione (Classe Seconda E)

Afferra il tuo tempo

Afferra il tuo tempo e donalo impugna il tuo coraggio e rendilo apprezza la sua sapienza ed offrila agguanta la tua felicità e contagia guadagna la tua liberta e donala prendi la tua fiducia e diffondila riapri le profonde ferite e sanale sforna sorrisi e sguardi d'amore

la tua anima contemplerà l'Assoluto il suo sguardo conoscerà l'Assurdo il tuo spirito fronteggerà il diverso

ma lascia il tuo cuore scandire i tuoi pensieri e concedersi ai profondi battiti dell'immenso.

“Sarò sole accecante” Le poesie vitalistiche di un’alunna della II E

Rinascerò Rinascerò brezza marina

per soffiare all’alba di un nuovo giorno per cullare lievemente i granelli di sabbia

per insinuarmi leggiadra tra le piume di un gabbiano. Rinascerò sentiero di montagna

per inseguire i passi del viandante misterioso per indicare la retta via allo scalatore alpino.

Per brillare di luce ai raggi del sole rinascerò tramonto autunnale

per provare il brivido dell’avventura per ascoltare singulti e gemiti di tuoni

per ammirare lo scintillio dei fulmini dorati. Rinascerò farfalla curiosa

per visitare le rive più selvagge per colmare di battiti d’ali il respiro degli alberi

per raggiungere nel volo fatato il lontano orizzonte. Sarò sole accecante, luna invernale germoglio tenero, radice secolare, roccia levigata, masso sporgente,

soffice petalo, frutto acerbo. E tutto ciò per vedere i tuoi occhi stupirsi e meravigliarsi ancora …

“La tua anima contemplerà l’Assoluto

lascia il tuo cuore scandire i tuoi pensieri

e concedersi ai profondi battiti

dell’immenso”

di Angela Guarnieri (Classe Quarta E)

Eugène Ionesco (Slatina 1909-Parigi 1994) fu il dram-maturgo e saggista di origini rumene, naturalizzato francese, che compose La cantatrice cal-va pubblicata nel 1950, periodo durante il quale soggiornava in Inghilterra, dove acquistò un manuale di conversazione in-glese da lui assorbito come rac-colta di espressioni colloquiali senza senso. La sua opera pri-ma, del genere del teatro dell'assurdo, tratta, tramite l'e-sposizione teatrale, scene di vita quotidiana, con luoghi, perso-naggi ed elementi comunissimi della vita di tutti i giorni, ma in chiave nonsense, stile di cui è il precursore, alternando situazio-ni contestualizzate seriosamente in cui gli attori esclamano sen-tenze casuali, non legate da nes-si logici. Altra caratteristica portante è la mancanza di un motore nello scorrere degli eventi, ciò confe-risce staticità all'intera trama, sviluppando la narrazione su più fronti i quali non seguono un filone intersecante. Oltre al manuale di conversazione, altri moventi contribuirono alla ste-sura dell'opera, quali il divario sociale fra immigrati inglesi e nativi e la crisi depressiva pre-cedente al boom economico. Secondo il principale punto attorno al quale l'opera orbita, l'autore, in contrasto con lo sce-nario dell'ambiente e tramite dialoghi inverosimili, di senso incompiuto, privi di coerenza, logica e coesione, si diverte a ironizzare, e comicizzare quello che è uno dei deficit e una delle

Pagina 8 CORRADINOMANIA

realtà più preoccupanti e più in-controllabili della società attuale e dell'epoca: l'incomunicabilità. Ionesco vuole farci intendere che per quanto i nostri sforzi di pensare e parlare siano perpetui, risultano vani, in quanto non vi è autentica comunicazione e ci di-mostra che l'insieme di tutte le re-toriche e i sillogismi di cui ci ser-viamo sono solo artifici inutili, in quanto in realtà non riusciamo a dire nulla. Giriamo tutti attorno a concetti vani e astratti senza ren-derci conto del rapporto tra signifi-cato e significante, tra emittente e destinatario.

LA GABBIA DELL’INCOMUNICABILITA’ A scuola La cantatrice calva di Ionesco

L'autore non si riferisce all'arte degli oratori in partico-lare, ma alla comunicazione superficiale e apparente di tutti i giorni. Ionesco, dunque, tramite la leggerezza dell'opera comica, umoristica e ironica, mostra una società in cui si parla per non dire nulla e pone sullo stesso livello il copione da lui propo-sto con quello stereotipato che seguiamo giorno dopo giorno.

SPECIALE GIORNO LETTURA

Nella messa in scena della Quarta E in occasione

della giornata della lettura

il testo più celebre del maestro dell’assurdo

e del non sense

Eugène Ionesco, la sua Cantatrice cal-va da fiasco incredibile nella prima è diventata uno dei capolavori assoluti

del teatro contemporaneo

Lo scrittore che più di ogni altro ha denunciato la solitudine dell’uomo

contemporaneo

di Camilla Morelli (Classe Seconda F)

In occasione della giornata della lettura svoltasi nella no-stra scuola, noi della classe II F abbiamo proposto il libro di Luigi Garlando Per questo mi chiamo Giovanni che tratta il tema della mafia. Nel libro, l’argomento viene affrontato da un padre che cerca di spiegare al proprio figlio Giovanni molti aspetti del feno-meno mafia, partendo dall’ori-gine del nome fino ai contenuti più drammatici. Con questo intento è stata ripercorsa tutta la storia del ma-gistrato Giovanni Falcone, dagli inizi della sua carriera al giorno della morte, barbaramente av-venuta in seguito ad un attenta-to dinamitardo dalla mafia, ma-fia la quale egli aveva strenua-mente combattuto e messo alle corde; un personaggio umano ed eroico, diventato troppo sco-modo per quanto stava scopren-do e che non doveva essere ri-velato. Con un viaggio a bordo della sua Jeep, questo “papà narrato-re” mostra al figlio i luoghi

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SPECIALE GIORNO LETTURA

Un padre spiega al figlio l’orrore della mafia

LA STORIA DI FALCONE IN UN ROMANZO

dove si sono svolte le battaglie del magistrato Falcone contro la mafia, le azioni, gli eventi fino al tragico epilogo di Capaci, dove perse la vita insieme alla moglie e agli agenti della scor-ta. Il padre ricorda al figlio an-che che proprio in onore di que-sto grande uomo, aveva scelto per lui il nome di Giovanni. In questo libro, attraverso un racconto genuino e semplice, una narrativa costruita sul dia-logo fra genitore e figlio, l’au-tore fa comprendere la struttura e l’organizzazione delle cosche mafiose, la feroce ed inumana capacità di macchiarsi dei cri-mini più crudeli, anche l’ucci-dere dei bambini innocenti, sciogliendoli in vasche piene di acido per non farne trovare i corpi. La nostra classe ha presentato

Giornata della lettura: la Classe Seconda F

legge il romanzo di Luigi Garlando

Per questo mi chiamo Giovanni

ricordando parole e immagini

il libro scelto organizzandosi nel seguente modo: ogni ragaz-zo leggeva un brano di un capi-tolo e nel contempo sulla lava-gna lim scorrevano delle imma-gini riguardanti l’attentato, le macchine sventrate dall’esplo-sione, le lamiere contorte, i messaggi dedicati a Falcone, l’albero sotto casa diventato “l’albero della vita” con le tan-tissime lettere a lui dedicate dalla gente comune attaccati sul suo tronco. Questa giornata è stata un buon mezzo per unire attraverso la lettura noi studenti, stimolan-do interesse e sano divertimen-to; invitando ad ascoltare e creare interesse nell’ascoltare un brano letto, e perché no, im-medesimarsi nei ruoli dei vari personaggi ed assaporare il gu-sto della buona lettura.

Pagina 6 CORRADINOMANIA

SPECIALE GIORNO LETTURA

Premio Nobel per la letteratura nel 1956

LA POESIA STRUGGENTE DI JIMENEZ Il grande poeta spagnolo nella lettura della Terza A

di Benedetta De Simone (Classe Terza A)

La classe Terza A ha lavora-to sulle opere di un grande poe-ta spagnolo Juan Ramon Jime-nez. Jimenez nasce a Moguer, Andalusia, nel 1881. La sua poesia si distingue per la delica-tezza del sentimento e le sottili sfumature di tono e ritmo. Nei suoi versi esprime tutta la sua malinconia attraverso me-ste riflessioni sulla solitudine e la sofferenza.

Scrive poesie relative alle cose quotidiane, al mondo e affronta un tema fondamentale: quello dell’amore. Viene insi-gnito del premio Nobel per la letteratura nel 1956. Muore a San Juan de Puerto Rico nel 1958. Di seguito riportiamo due poesie con i relativi commenti, un regalo per tutti i lettori di Corradinomania.

Non lasciare che un giorno vada via

Non lasciare che un giorno vada via senza strappargli il suo segreto, grande o breve.

Sia la tua vita desta scoperta quotidiana.

Per ogni di pan duro che

Dio ti darà, tu dagli il diamante più fresco del tuo spirito.

In questa poesia l’autore ci vuol fare intendere che ogni giorno che passa non dovrebbe scorrere come l’acqua di un fiume, ma in ognuno deve essere colto il succo, il segreto che può essere brutto e bello. Quindi la vita deve essere una scoperta quotidiana! Per ogni co-sa che Dio ci offre, dobbiamo andare alla scoperta, alla ricerca dei significati profondi, dando ad essi importanza.

Amore svanito

La te di quella sera, non quella che ora sei. Ah no, tu non sei mia!

Dov'è dimmi, quell'altra te, domando a te che non sei mia.

In questa seconda poesia emerge un sentimento di perdita, il poe-ta avverte che la sua donna è cambiata, e in ciò scopre che tutta la vita è un continuo cambiamento, una scoperta che talvolta può ap-parire negativa, perché potrebbe far soffrire le persone che ci sono accanto. Così il poeta, accorato, chiede alla sua donna di oggi dov’è la sua VERA DONNA, quella che ha conosciuto quella sera, quella con cui vuole vivere, quella con cui vuole passare il resto della sua vita. Capendo che quella donna, come quel momento, è stata defini-tivamente perduta per l’eternità.

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SPECIALE GIORNO LETTURA

di Paolo Domenicone (Classe Terza A)

S'i fosse fuoco, arderei 'l mondo;

s'i fosse vento, lo tempestarei;

s'i fosse acqua, i' l'annegherei;

s'i fosse Dio, mandereil' en profondo;

s'i fosse papa, allor serei giocondo,

ché tutti cristiani imbrigarei;

s'i fosse 'mperator, ben lo farei;

a tutti tagliarei lo capo a tondo.

S'i fosse morte, andarei a mi' padre;

s'i fosse vita, non starei con lui;

similemente faria da mi' madre.

Si fosse Cecco com'i' sono e fui,

torrei le donne giovani e leggiadre:

le zoppe e vecchie lasserei altrui.

L’opera fu scritta dal poeta toscano Cecco Angiolieri agli inizi del ‘300. Si tratta di un sonetto, il genere più diffuso nella letteratura italiana, con rime incrociate nelle quartine e in-catenate nelle terzi-ne. Nell’opera il suo autore rappresenta chiaramente tutto il suo odio verso il mondo, la Chiesa, l’impero e i genitori. Tuttavia si tratta di un atteggiamento più sarcastico che rivoluzionario. Infatti, nell’ulti-ma terzina, Cecco Angiolieri, ironica-mente, specifica che, essendo se stes-so, preferirebbe pas-sare il tempo in mo-do gioioso, spassan-dosela con le donne belle e lasciando le brutte agli altri. Il sonetto è stato scelto da me poiché mi affascina note-volmente tutto l’a-stio che il poeta sembra provare ver-so la propria epoca. E poi, diciamolo, chi non vorrebbe fare tutto ciò quan-do è arrabbiato e sfogarsi così?

Chi non vorrebbe potersi sfogare così?

S’I FOSSE FUOCO Un commento al celebre sonetto

C E C C O

A N G I O L I E R I

di Micaela Bufalari (Classe Seconda E)

Per il giorno dedicato ai libri noi alunni della Seconda E, in collaborazione con la prof.ssa Serpente, abbiamo scelto alcune poesie d’amore, molte delle quali realizzate dalla poetessa dell’epoca classica Saffo, autri-ce di struggenti poesie. L'amore è parte di noi. Ci accompagna dal nostro primo respiro fino all'esalazione dell'ultimo, lungo tutta la nostra vita. Dall'amore incondizionato di un bimbo per la sua mamma a quello sofferto di un adolescen-te; da quello giovane e fresco di una coppia appena sposata a quello vissuto da due anziani signori per tanti anni insieme. L'amore è il sentimento più forte, quello capace di generare emozioni più profonde. E' odio, dolore, sofferenza; ma anche felicità, estasi, pienezza; ha il potere di dare brio alla no-stra vita, di ravvivarla, di ren-derla interessante. L'amore può toglierci il respiro o farci co-minciare a respirare, può illumi-narci o, al contrario, può far cadere le tenebre su di noi. L'amore è un sentimento tal-mente complesso da essere uni-co per ognuno di noi, nelle sue mille sfaccettature. . L’amore è tutto questo e al-tro ancora, e a ricordarcelo ci sono anche le poesie di una no-stra compagna, Lucia Piscione.

Vedi a pag. 9

NEL NOME DELL’AMORE Le poesie della

Seconda E