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7/25/2019 cornara http://slidepdf.com/reader/full/cornara 1/17 CENTRO STUD MA MUSICOTERAPIA E  ALZHEIMER Silvia Cornara musica, suoni e libere emozioni in RSA 

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CENTRO STUD

MA

MUSICOTERAPIA E ALZHEIMER 

Silvia Cornara

musica, suoni e

libere emozioni in RSA 

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CENTRO STUDMA

MUSICOTERAPIA"La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli elementi mus

ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qua

individuo o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favori

comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità, l'es

l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine di so

necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La ma sviluppare le funzioni potenziali e/o residue dell'individuo in

paziente o la paziente possano meglio realizzare l'integrazione

personale e consequenzialmente possano migliorare la qualità

grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico" (

Mondiale di Musicoterapia  )

Obiettivo: benessere generale della persona  armonica relazione tra sé e la realtà che ci circonda

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 ALZHEIMER 

Il morbo di Alzheimer è una demenza degenerativa inva

esordio prevalentemente senile (oltre i 65 anni, ma può

anche in epoca presenile - prima dei 65 anni) e prognos

Prende il nome dal suo scopritore, Alois Alzheimer.

Malattia caratterizzata dalla progressiva e inarrestabile m

di neuroni appartenenti alle aree associative della cortec

(aree che presiedono alle funzioni cognitive). Relativame

sono le aree proiettive (conservazione capacità motoria)

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La Musicoterapia è effi

con i pazienti Alzheim

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STUDI E RICERCHE:• la MT può favorire il mantenimento e l’accrescimento delle

emozionali e cognitive

• significativa diminuzione dell’agitazione durante e dopo la • aumento melatonina dopo 4 settimane di MT  aumento s

rilassamento;• la musica individualizzata riduce l’agitazione nel paziente a• una musica di sottofondo durante il momento del pranzo r

generale e quindi anche l’agitazione che da esso deriva;• nastro musicale preparato insieme alla famiglia proposto d

diminuzione dei comportamenti aggressivi, comparsa demiglioramento dell’umore;

• ripercussioni sull’uso del linguaggio: miglioramento della scdella spontaneità;

• buoni risultati nel setting MT rispetto al wandering;• pazienti afasici e con problemi di memoria che cantano vec

ballano vecchi motivi;

• la capacità di elaborazione musicale può mantenersi in piùe queste regioni possono essere le ultime a deteriorarsi nemalattia.

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La Musicoterapia è efficace con i pazient

musica• Plasticità cerebrale

• Eventi e ricordi

• Memorizzazione

cervello

musica come comunicazione

ancestrale e pre-verbale

• I

• Ufar

relazioni• Intersoggettività

• Sintonizzazioni

affettive• Contesto non

verbale – emozioni

• Empatia

identità,storia,

senso di sè

 AP

N

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Sintomi Demenza di Alzh

Memoria

Comunicazione

Disorientamento

Cambiamenti d’umore

Comportamenti espressione di aggagitazione e nervosismo

 Anomia, Afasia, Agnosia, Aprassia

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Obiettivi Musicoterap- socializzazione;- modificazione dello stato umorale della persona e cont

manifestazioni d’ira e di stati di agitazione;

- contenimento dell’aggressività, del Wandering e degli depressivi;

- accrescimento dell’autostima e della considerazione di

- riattivazione della memoria musicale ed emozionale: represente attraverso la rivisitazione e la riappropriazio

- favorire il mantenimento delle abilità motorie, anche amovimenti semplici del corpo;

- costruzione di una relazione empatica tra musicoterap

I RISULTATI di STUDI SCIENTIFICI ci dicono che si riducono invalidanti della malattia

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DEMENZA

de (fuori di) +

mens (mente) +

ia (stato di)=

essere privati dellapropria mente

L’intento d

delle attravcontinuavoce” all

attraversosenso

affe

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La Musicoterapia è efficace con i pazient

musica• Plasticità cerebrale

• Eventi e ricordi

• Memorizzazione

cervello

musica come comunicazione

ancestrale e pre-verbale

• I

• Ufar

relazioni• Intersoggettività

• Sintonizzazioni

affettive• Contesto non

verbale – emozioni

• Empatia

identità,storia,

senso di sè

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Il MT deve attivare al massimo la creatività:

rompe i pregiudizi del “questo non si può famiglior antidoto contro l’inerzia terape

È opportuno che un paziente Alzheimer non fronte ai propri deficit, cioè alla perdita di m

qualsiasi altra funzione motoria o sensoDal punto di vista funzionale il paziente in una

MT deve smettere di essere un paziente Alztrasformarsi in una persona con svariate a

(Benenzon)

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SILVIA CORNARA - Musicoterapia e Alzheimer

Buongiorno.Il mio intervento ha il titolo “MT e Alzheimer” - Iniziamo dando la definizione di questi due termini.

MUSICOTERAPIA Definizione della Federazione Mondiale di Musicoterapia : "La musicoterapia è l'uso della musica e/o degli

elementi musicali (suono, ritmo, melodia e armonia) da parte di un musicoterapeuta qualificato, con unindividuo o un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la comunicazione, la relazione,l'apprendimento, la motricità, l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici al fine disoddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali, sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare lefunzioni potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che il paziente o la paziente possano megliorealizzare l'integrazione intra e inter personale e consequenzialmente possano migliorare la qualità della lorovita grazie ad un processo preventivo, riabilitativo o terapeutico".

Obiettivo di tale disciplina risulta essere il benessere generale della persona e quindi una armonicarelazione tra sé e la realtà che ci circonda.

 ALZHEIMER  

Il morbo di Alzheimer è una demenza degenerativa invalidante ad esordio prevalentemente senile (oltre i65 anni, ma può manifestarsi anche in epoca presenile - prima dei 65 anni) e prognosi infausta. Prende ilnome dal suo scopritore, Alois Alzheimer.Malattia caratterizzata dalla progressiva e inarrestabile morte cellulare di neuroni appartenenti alle areeassociative della corteccia cerebrale (aree che presiedono alle funzioni cognitive). Relativamente risparmiatesono le aree proiettive (conservazione capacità motoria).

In un certo senso potremmo dire che oggetto di questo mio intervento è cercare di dare una risposta alladomanda: COSA C’ENTRANO L’UNO CON L’ALTRA?

Nel mentre lavoravo per preparare questo intervento, mi è venuta l’idea di proporvi un viaggio al contrario.Come dire, nella costruzione del mio ragionamento, ho immaginato di partire non dalle fondamenta per

arrivare al tetto, bensì di fare un percorso inverso.Essendo all’interno di un ambito di disagio, viene naturale e spontaneo pensare alla musicoterapia (esottolineo il temine terapia), ma ho ritenuto che potesse essere noioso farvi un resoconto di cosa sia la MT,delle sue strategie e tecniche... in realtà ho pensato che potesse essere più interessante smontare la scatolaper arrivare al SENSO.

Quindi partiamo dalla fine, dicendo che la MT È EFFICACE CON I MALATI DI ALZHEIMER   A testimonianza di ciò possiamo leggere risultati di una serie di STUDI e RICERCHE (ne guardiamo unriepilogo molto sintetico). A) Dalla meta analisi di vari studi emerge che la MT può favorire il mantenimento e l’accrescimento dellecapacità sociali, emozionali e cognitive.

B) REVISIONE DELLA LETTERATURA - significativa diminuzione dell’agitazione durante e dopo la MT;- aumento melatonina dopo 4 settimane di MT ! aumento stati di calma e rilassamento;- la musica individualizzata riduce l’agitazione nel paziente anziano;- una musica di sottofondo durante il momento del pranzo riduce il rumore generale e quindi anchel’agitazione che da esso deriva;- nastro musicale preparato insieme alla famiglia proposto durante il bagno !diminuzione deicomportamenti aggressivi, comparsa del sorriso, miglioramento dell’umore;- ripercussioni sull’uso del linguaggio: miglioramento della scorrevolezza e della spontaneità;- buoni risultati nel setting mt rispetto al wandering;- pazienti afasici e con problemi di memoria che cantano vecchia canzoni e ballano vecchi motivi

- tecniche topografiche di mappatura del cervello in pazienti affetti da demenza: la capacità di elaborazionemusicale può mantenersi in più parti del cervello e queste regioni possono essere le ultime a deteriorarsinell’evoluzioni della malattia.

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In sintesi, possiamo dire che a fronte di un deterioramento, a tutti i livelli, estremamente differenziato evariabile e di una impotenza quasi totale, l’elemento sonoro-musicale si rivela un valido mediatore nellarelazione e nella comunicazione, apportando benefici anche nella sintomatologia comportamentale epsichiatrica correlata al danno neurologico.L’elemento sonoro-musicale è infatti un efficace stimolo verso il quale pazienti con AD mostrano particolaresensibilità sia a livello percettivo che prassico; ciò è dovuto al fatto che si by-passano le funzioni cognitive, lacapacità elaborativa e di simbolizzazione per attingere a quel mondo di emozioni e sensazioni non ancoraben strutturate e consapevoli, benché colte ed espresse attraverso canali percettivi primitivi.

C) Secondo uno studio in via di pubblicazione su Aging and Mental Ealth, condotto dal gruppo di ricercaGeriatrica di Brescia coordinato dal prof. Trabucchi, la musica  funziona come una sorta di 'chiave' peraccedere alle emozioni dei malati: riduce l'ansia, la depressione e i disturbi comportamentali deipazienti. Sull'aggressività, l'agitazione, le allucinazioni la musica può essere perfino più efficace dei farmaci,senza però alcun effetto indesiderato

Quanto abbiamo letto, testimoniando l’efficacia della MT con pazienti Alzheimer, ci porta a un altro livellodella nostra costruzione nel tentativo di capire il perché tutto ciò avvenga.

 A questo livello cerchiamo di fare alcune riflessioni rispetto alla MUSICA 

Dalle ricerche emerge che la MUSICA sembra essere un agente privilegiato nel tenere viva la plasticitàcerebrale, e quindi le funzioni cognitive, di soggetti con malattia di Alzheimer. Le due funzioni chesembrano maggiormente interessate dalla stimolazione musicale sono l’umore e il rinvigorimento dei modulicerebrali connessi con la memoria... le persone con malattia di Alzheimer sembrano essere molto sensibilitanto all’eccesso quanto alla carenza di un’adeguata stimolazione sensoriale; sembrano avere bisogno diregolarità. In persone che hanno perso le coordinate spazio-temporali del loro esistere, la musica sembra unefficace mezzo per risvegliare la loro storia autobiografica, cioè la loro identità esistenziale.

Uno studio (Janata, 2009) ha annunciato una nuova scoperta: un centro di raccolta neurale nel qualevengono associate musiche o canzoni ad eventi o ricordi significativi. Quest’ultimi vengono incisinell’ippocampo sotto forma di ricordi duraturi. Non appena sentiamo una vecchia canzone, legata ad unepisodio importante del nostro passato, essa fa risuonare in noi il ricordo di quell’evento e risveglia le stesse

emozioni che provammo allora. Questo snodo neurale è locato nella corteccia mediale prefrontale e crea uncollegamento tra la corteccia uditiva e la memoria. Poiché quest’area è una delle ultime a venir danneggiatedal morbo di Alzheimer, lo studio, suggerisce che la musica potrebbe risvegliare in soggetti con demenzasenile flebili barlumi di memoria.

I ricercatori della Boston University School of Medicine  (BUSM) hanno dimostrato che i pazienti con il morbodi Alzheimer riescono a memorizzare e a ricordare nuove informazioni verbali quando queste gli vengonofornite in un contesto musicale. Anche più di una persona anziana sana, e qui sta il dato sorprendente.La terapia musicale va ad influire su una complessa rete neurale che recluta tutte le aree del cervello, anchequelle meno colpite da Alzheimer o comunque colpite più lentamente rispetto alle zone associate allamemoria. Dunque gli stimoli accompagnati da musica possono creare un’associazione più solida di quantonon facciano gli stimoli accompagnati da una semplice registrazione vocale senza musica

Cosa ci dice tutto ciò? Da dove arrivano alla musica questi “poteri”? Dobbiamo spendere due riflessioniintorno al CERVELLO.

 A questo livello due sono gli aspetti che vorrei sottolineare.

La ricerca neurobiologica ha ampiamente dimostrato come la morfologia sinaptica venga continuamenterimodellata dalle stimolazioni ambientali  (tra cui mettiamo la musica) e come questa capacità siapresente anche nel cervello senile e demente. Tutto ciò però ci dice poco rispetto alla specificità dellamusica.

La seconda sottolineatura è inerente la MUSICA COME COMUNICAZIONE ANCESTRALE E PREVERBALE. Vi sono alcuni fenomeni biologici e antropologici che suggeriscono che il cervello è fatto anche per la musica

e che la musica ha un ruolo comunicativo preverbale e certamente assai antico (Panizon):a)  l’affermazione banale, ma non per questo falsa, che assai poche cose, per le nostre conoscenze,

nessuna, nel nostro cervello, appare superflua né divertimento;

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b)  il fatto che una determinata musica, in ciascuna delle sue componenti (ritmo, melodia, timbro,)produce in tutti, o quasi, gli stessi effetti

c)  la considerazione che il primo messaggio sonoro che arriva al feto è il ritmo (battito cardiaco dellamadre); che il feto è già capace di ricordare una melodia, e che il rpimo messaggio che riceve, altempo stesso gestuale e verbale, ma ancora prima timbrico, ritmato e melodico è la ninna nanna, intutti i popoli

d)  il messaggio di richiamo, sfida, corteggiamento di molte specie animali e costruito su ritmo, timbro enote.

 Vi è quindi la possibilità di un ruolo ancestrale della musica come strumento di comunicazione.Lo si ritrova in come il cervello decodifica il segnale musicale: in modo molto più arcaico e indifferenziatorispetto al linguaggio articolato, lo decodifica in entrambi gli emisferi, senza una localizzazione precisa. Inrealtà nemmeno si può dire che lo decodifica, semmai lascia questa funzione all0inconscio, piuttosto che allacoscienza e lo trasmette senza mediazioni al corpo (danza) e al sistema neurovegetativo.

In quanto CANALE DI COMUNICAZIONE ARCAICO E PREVERBALE la MUSICA e l’esperienza musicale sonouniversali ed appartengono a tutte le culture. Apriamo a questo livello due parentesi

 A) la prima di origine squisitamente Musicoterapica. Un importante autore, Benenzon, ha parlato dell’ISO,ossia dell’identità sonora di ognuno di noi, di cui fa parte l’ISO Universale (battito cardiaco, suono dell’acqua,respirazione...) che è completamente preservato anche nei malati di Alzheimer.

B) la seconda riguarda invece la ricerca degli universali in musica. Delalande ci ricorda che non c’è unparametro o una caratteristica musicale di universale, ma ciò che è universale è che in tutte le culture (inogni latitudine e in ogni epoca) si sia fatta musica. Una musica che trova le proprie motivazioni nel giocosenso-motorio, simbolico e di regole.

In quanto canale di comunicazione, la musica aiuta a realizzare e facilitare la RELAZIONE. A) Ciò che maggiormente contraddistingue la specie umana è l’incredibile sofisticazione delle modalitàd’interazione sociale. Trascorriamo i primi anni della nostra vita letteralmente ad apprendere come interagirecon gli atri. Lo sviluppo cognitivo dell’individuo appare fin da subito dipendere dall’intersoggettività. Apartire dai primi mesi di vita i meccanismi imitativi giocano un ruolo molto importante nello sviluppo dellenostre competenze sociali. Madri e neonati stabiliscono sistematicamente attività coordinate durante le quali

i loro movimenti, le loro espressioni facciali, e la loro intonazione vocale si sincronizzano. Questicomportamenti permettono a madre e figlio di stabilire una consonanza affettiva che sembra svolgere unruolo importante nel successivo sviluppo di modalità di relazione più sofisticate che includono l’uso dellinguaggio.Intersoggettività = Esperienza di contatto mentale con l’altro che ha luogo durante la comunicazioneinterpersonale !compartecipazione e socializzazione di esperienze soggettive. È un concetto utilizzato infilosofia e in psicologia con cui si intende genericamente la condivisione di stati soggettivi da parte di due opiù persone.Il bambino fin dalla nascita è predisposto a ricercare l’interazione con altri esseri umani.

B) Come avviene ciò? Sintonizzazioni affettive (Stern) = processo inconsapevole attraverso il quale èpossibile stabilire una relazione fortemente empatica, una profonda risonanza, basata sulla condivisione degli

stati d’animo e della loro qualità.Per Stern la sintonizzazione si effettua non tanto con singole categorie affettive, quali le emozioni di tristezzae di gioia, quanto con quelli che lui chiama gli affetti vitali, quali il crescere e il decrescere dell'eccitazione.Si tratta di quelle qualità dinamiche, cinetiche, della sensazione, che distinguono l'animato dall'inanimato eche corrispondono a cambiamenti transitori delle sensazioni impliciti nei processi organici della vita.Ci si può sintonizzare con il modo in cui un bambino afferra un giocattolo, tiene un cubo, dà un calcio oascolta un suono.

 Allo stesso modo ci si può sintonizzare su come una persona siede, respira, gesticola, scandisce le paroleecc. Scoprire gli affetti vitali e sintonizzarsi con essi permette a un essere umano di "essere con" un altro,condividendo esperienze interiori probabilmente simili in un'atmosfera di continuità.

C) tutto ciò avviene principalmente in un contesto non verbale ed ha a che fare con le emozioniIn un contesto non verbale (in cui il mediatore della relazione può essere l’elemento sonoro-musicale) vi è la

possibilità di riattivare ed ampliare capacità espressive e relazionali arcaiche ma persistenti per tutta la vitadell’individuo come forme, di esperienza interpersonale alternative a quella verbale.

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L’emozione rappresenta il punto di integrazione più significativo tra fisiologia e psicologia. È una rispostacomplessa che coinvolge componenti neurofisiologiche (arousal), motorie (cambiamenti tonico posturali emotori-espressivi) e psichiche (visuti soggettivi consci).

D) I modelli di cura non farmacologico si basano sulla relazione interpersonale positiva e sui rapportiempatici ed emotivo-affettivi..Queste modalità prendono lo spunto dalla considerazione che i meccanismi mentali che vengono messi ingioco dipendono da strutture sottocorticali indenni che permettono comportamenti semplicemente reattivi oin parte elaborati, ma di tipo istintivo, che giocano un ruolo importante nel determinismo dellasintomatologia e soprattutto nella conduzione degli interventi preposti al miglioramento dei disturbicomportamentali.La demenza obbliga a trovare una dimensione “prettamente umana” fondata sulla relazione che, non piùsolamente verbale, deve utilizzare la fantasia, l’intelligenza, l’empatia, l’emozione e l’affettività”.

 Attraverso questo concatenarsi di relazioni si realizza, prende forma l’IDENTITÀ, LA STORIA, IL SENSO DI SÉ 

Disoteo ci ricorda la capacità dei suoni di rappresentare un grande fattore di appaesamento e in alcuni casidi avere un potere lenitivo. Questo potere, in realtà passa attraverso la nostra memoria e il fissarsi in essa dieventi sonori, semplici o più complessi che concorrono a costruire la nostra identità e la nostra storia di vita

sonora.RICATTURARE IL PASSATO: Nella terapia della malattia di A è utile utilizzare tutte quelle modalità chefacilitano il mantenimento dell’identità personale e il ricordo di ciò che era noto; le persone anziane hannobisogno di ricatturare il loro passato. 

Cosa fa umano l’uomo? Il bisogno di relazionarsi in cui essere riconosciuti, in cui potersi raccontare. “Le storie esistono perché vengano raccontate, possiamo dire che ad ogni storia è collegato un narratore chepuò narrare la propria storia oppure raccontare una storia altrui. È plausibile affermare che la percezione della nostra identità sia frutto della capacità di raccontare a noistessi la nostra storia, una storia prodotta da molteplici narrazioni: il racconto delle sensazioni, dellepercezioni, delle immagini, degli affetti, degli spazi, delle relazioni, degli accadimenti, dei desideri e deiprogetti. Passiamo la nostra esistenza a raccontarci “la nostra esistenza” e contemporaneamente a trovare il

modo di raccontarla agli altri, ricercando ed utilizzando i modi e le forme che via via ci sembrano le piùadatte ed efficaci in questo scopo” (Bonanomi, 2000).

Nella demenza  avanzata tace  la parola che costantemente ci impegna nella costruzione o ricostruzionedella nostra identità. Quando non ci sono né ricordi né parole significanti non c’è desiderio e l’anzianodemente entra in una dimensione a lui stesso estranea, è straniero a sé e agli altri”I Paziente Alzheimer sono soggetti che tragicamente hanno perso o stanno perdendo, nell’evolversi dellamalattia, la loro individualità ! ridare voce alla soggettività psicocorporea.La musica in virtù della sua articolazione tra mente e corpo, in ragione del suo essere uno stimolo sensoriale,capace però di dispiegare le sue valenze simboliche, rappresenta uno strumento particolarmente adeguato allavoro con pazienti AD. La Musica può parlare al corpo e alle competenze comunicative di base:

* ANCORAGGIO CORPOREO del musicale!

 mobilizzare i paziente ad un livello senso-motorio.* Musica come attivatore (stimolo), organizzatore psicocorporeo (forma) mediatore relazionale(espressione).

Torniamo un momento all’inizio, quando parlavamo di MT e ALZHEIMER. Confrontiamo i sintomi dellamalattia con gli obiettivi della pratica di cura.

Sintomi Demenza di Alzheimer: Vengono compromessi Memoria - ComunicazioneDisorientamentoCambiamenti d’umoreSintomi comportamentali espressione di aggressività, agitazione e nervosismo (domande, comportamenti

ripetitivi, girovagare) Anomia, Afasia, Agnosia, Aprassia (questa A che indica qualcosa che viene perso)

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IN sintesi possiamo dire che i pazienti Alzheimer sono soggetti CONFUSI ED ISOLATI, che PERDONO lapropria IDENTITÀ-STORIALA PERDITA DELLA MEMORIA, E QUINDI DEL RICORDO E DELL’IMMAGINE DELLA PROPRIA VITA, CI PRIVADEL SENSO DELLA NOSTRA ESISTENZA. IL RITIRO SU SE STESSI, IN QUESTA SITUAZIONE, PUÒ ESSERE

 ACCOMPAGNATO DA SENTIMENTI DI PERDITA DEVASTANTI

Obiettivi Musicoterapia Si parla infatti di:- socializzazione;- modificazione dello stato umorale della persona e contenimento di manifestazioni d’ira e di stati diagitazione;- contenimento dell’aggressività, del Wandering (vagabondaggio afinalistico) e degli stati ansiosi-depressivi;- accrescimento dell’autostima e della considerazione di se stessi;- riattivazione della memoria musicale ed emozionale: recuperare il presente attraverso la rivisitazione e lariappropriazione dei ricordi;- favorire il mantenimento delle abilità motorie, anche attraverso movimenti semplici del corpo;- costruzione di una relazione empatica tra musicoterapeuta e paziente

I RISULTATI di STUDI SCIENTIFICI ci dicono che si riducono i sintomi più invalidanti della malattia.La partecipazione regolare alle sedute, soprattutto per pazienti ancora autosufficienti, aiuta a rallentare i

processi degenerativi e migliora le condizioni generali, specie se il malato vive in istituto

Se da una parte avanza la DEMENZA (DEMENZA = de (fuori di) + mens (mente) + ia (stato di) = essereprivati della propria mente), dall’altra l’intento è quello di trovare delle strade attraverso cui continuare a

 “dare voce” alla persona.

Se il degradare involutivo determina un progressivo depauperamento del patrimonio simbolico, l’interventomusicoterapico si prefigge di “dare voce” alla “persona” che sopravvive anche in quadri cliniciprofondamente deteriorati.

Continuare a dialogare con il paziente attraverso modalità sensoriali ed affettive, entrare nella sua realtà

comprendendola e accogliendola, ridare significato ad un mondo che pian piano diventa sempre piùminaccioso per chi non ne coglie più il significato.La terapia si preoccupa quindi della ricostruzione dell’integrità personale attraverso un lavoro indiretto cheparte dal corpo, dalle emozioni e dai vissuti tramite l’istaurarsi di una relazione significativa tra paziente eterapeuta.

Queste ultime affermazioni ci riportano a quanto abbiamo detto nel nostro precedente ragionamento.

Mi piace finire questo intervento citando quanto scritto da un musicoterapista (Benenzon) sulla necessità didare spazio alla propria creatività nel tentativo di trovare delle strade per continuare a dialogare.

CREATIVITÀ: Con gli anziani c’è la tendenza ad una terapia basata sull’ascolto e questo rappresenta unaidentificazione pericolosa che può portare all’immobilità. È il principio dell’allattare e del far dormire. Lostimolo arriva attraverso il corpo, la memoria si sollecita attraverso il movimento.Il MT deve attivare al massimo la creatività: la creatività rompe i pregiudizi del “questo non si può fare” ed èil miglior antidoto contro l’inerzia terapeutica. È opportuno che un paziente AD non sia posto di fronte aipropri deficit, cioè alla perdita di memoria o a qualsiasi altra funzione motoria o sensoriale.Dal punto di vista funzionale il paziente in una sessione di MT deve smettere di essere un paziente AD pertrasformarsi in una persona con svariate alternative

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