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PROVINCIA DI PIACENZA
COORDINAMENTO PEDAGOGICO PROVINCIALE
PENSIERI INTORNO
A UN TAVOLOAnno educativo 2002/2003
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Pensieri intorno
a un tavolo
Riflessioni di Pina Tromellini
per il Coordinamento Pedagogico Provinciale
PIACENZA 2002-2003
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I l lavoro che ho il piac ere di introdurre non solo la documenta-zione di un percorso di riflessione e crescita intorno al tema del-linfanzia,ma anche la prova dellimpegno della Provincia per una
rinnovata attenzione rivolta ai pi piccoli.I servizi allinfanzia sono un settore fondamentale per lo sviluppo ela qualificazione del nostr o territorio. Una societ att enta allinfan-zia e quindi scrupolosa nella preparazione dei servizi ad essa rivolti in gr ado di influenzar e in modo significativ o la qualit della vitadei propri cittadini.I nidi e i ser vizi integrativi sono pr eziose occasioni di inc ontro, discambio di esperienze,di confronto tra le responsabilit genitoriali:
sono quindi realmente luoghi educativi nei quali si stimolano rifles-sioni, si superano ansie e paur e creando rapporti, relazioni, reti ca-paci di tutelare e sostenere la famiglia.La Provincia di Piacenza, in seguito al tr asferimento di funzioni daparte della Regione , ha assunto il c ompito di pr omuovere e soste-nere la pr ogrammazione dellassett o f ormativo ed educativ o delterritorio. Uno dei protagonisti di questo percorso di innovazione eriflessione il Coordinamento Pedagogico Provinciale che, nel caso
della Provincia di Piac enza, accoglie r appresentanti dei ser vizi co-munali e privati, facendo della propria eterogeneit un punto di for-za e un ulteriore sprone alla riflessione e al confronto.Da alcuni an-ni il Coordinamento Pedagogico Provinciale lavora per rinnovare lospazio di inc ontro fr a c ompetenza t ecnica e ar ea politica perse-guendo una coerenza pedagogica che sappia farsi carico dei vinco-li organizzativi dei serviziFra i c ompiti degli amministr atori sono c onvinta che sia da c om-
prendere anche quello di suppor tare la progettualit fondata sullacompetenza e orientata alla qualificazione; una progettualit capa-ce di esprimere la convinzione che linfanzia ha diritto di essere vis-suta e quindi compresa, tutelata e sostenuta.
Paola Gazzolo
Assessore provinciale
alle Politiche sociali
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Il Tavolo di Coordinamento Pedagogico nato a Piacenza nel 2000 e inizialmente era
costituito dai soli coordinatori degli Enti Pubblici: si trattava quindi di un gruppo assai
ristretto (due pedagogisti del Comune di Piacenza, uno della Val Tidone e uno della Val
DArda) che per la prima volta si incontravano e si confr ontavano su alcuni aspetti del
proprio lavoro.
Diversamente dalle altre province si caratterizzato da subito come un T avolo relativo
esclusivamente alla fascia 0-3 anni: infatti la mancanza sul territorio di scuole
dellinfanzia comunali e di figure pedagogiche di riferimento in quelle statali ancora
oggi ostacola il coinvolgimento del segmento 3-6 anni.
Il periodo successivo ha visto nascer e molti nuovi servizi alla prima infanzia, sia pubblici
che privati (gran parte dei quali convenzionati con i Comuni), sia tradizionali come i nidi
dinfanzia sia di nuova tipologia come gli spazi bambino-genitor e. Al Tavolo si sono
aggiunti quindi lentamente nuovi membri fino ad arrivar e ai 19 componenti dellanno2002-03, che contava la presenza dei coordinatori degli Enti Pubblici (assunti o a
contratto), dei coordinatori dei nidi privati convenzionati, dei coor dinatori dei servizi
integrativi e dei coordinatori FISM delle sezioni primavera. In sintonia con la legge 1/2000
il Coordinamento Pedagogico Provinciale si dato da subito alcune finalit pr ecise:
1) costituire un rimedio alla solitudine in cui molti coor dinatori pedagogici erano costretti
ad operare
2) rafforzare la visibilit del ruolo del coor dinatore pedagogico, troppo spesso
intrappolato in mansioni amministrative o di segr eteria a scapito di quella che dovr ebbe
essere la sua mansione primaria: la cura e la gestione del pr ogetto pedagogico
3) garantire ai pedagogisti un costante per corso formativo
Questo mandato iniziale si poi arricchito col tempo diventando oggi anche luogo
strategico di contaminazioni tra il mondo del privato e il mondo del pubblico e
cercando altres di proporsi come fonte di cultura territoriale per linfanzia.
Il Tavolo di Coordinamento, che il Servizio Infanzia del Comune di Piacenza ha
coordinato fino al 2003 (adesso in atto un graduale passaggio di consegne allaProvincia), ha portato avanti 4 anni di lavor o non facile: il ricambio e laggiunta di nuovi
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partecipanti nonch la grande variet di figur e ed esperienze professionali e di mansioni
svolte allinterno dei servizi hanno creato al gruppo una certa dif ficolt nellindividuare sia
le esigenze formative che i metodi di lavoro, ma hanno costituito anche una indubbia
ricchezza di esperienze, proposte e domande, sempre sostenuta da un comune desiderio di
collaborazione e di conoscenza r eciproca. Negli anni sono stati pr edisposti diversi percorsi
formativi, gli ultimi dei quali guidati dalla Dott.ssa Pina Tr omellini, tesi soprattutto a
creare un linguaggio pedagogico condiviso a fr onte delle tante esperienze rappresentate nel
gruppo, nonch ad individuare e focalizzare alcuni concetti-chiave che accomunassero
loperare nei servizi (quale idea di bambino abbiamo e verso quale idea di bambino
vogliamo andare? Quale idea di nido promuoviamo? Quale idea di educatore sottende a
tutto ci? Sono alcuni degli interrogativi ai quali si cer cato di dare una risposta, purnella consapevolezza che mai nessuna risposta pu considerarsi definitiva).
Proficue e stimolanti sono state alcune iniziative che il T avolo ha promosso e che hanno
coinvolto direttamente le educatrici del territorio come il per corso degli scambi pedagogici
che nel suo biennio di r ealizzazione ha costituito il primo fondamentale momento
dincontro tra i nidi del Comune di Piacenza, i nidi comunali della pr ovincia e i nidi
privati, con lobiettivo di sostenere, favorire ed orientare il futuro dei servizi in un sistema
educativo il pi possibile integrato. Durante gli scambi ognuno ha potuto pr esentare la
propria realt in un clima di r eciproca disponibilit e desiderio di conoscenza, in una
stimolante ricerca dei punti in comune e delle dif ferenze che poi continuata in alcuni
percorsi formativi rivolti alle educatrici di tutti i servizi. Questa pubblicazione testimonia il
percorso effettuato dal Tavolo Pedagogico tra il settembre 2002 e il giugno 2003, durante il
quale la Dott.ssa Tromellini, attraverso una serie di riflessioni riportate fedelmente, ha
sollecitato il gruppo ad interrogarsi e ad approfondire idee e concetti che sottendono il
lavoro del coordinatore pedagogico, stimolando dubbi, domande, confronti tra le
esperienze personali, qui riportati a fianco del testo. Queste br evi riflessioni, volutamentesintetizzate per non appesantire lo scritto, rappresentano la voce del Tavolo e come tali
rispecchiano le difficolt e gli interrogativi che quotidianamente incontriamo nella gestione
del nostro ruolo. Costituiscono altres i presupposti di una riflessione pi attenta che
nellanno scolastico successivo si focalizzata sulla comunicazione con le famiglie, con
lintento di valorizzare i percorsi di crescita, le conquiste e le competenze emer genti nei
loro bambini per costruire insieme strategie attente alle diversit di ognuno.
Emilia Bozzini e Paola GrazioliCoordinatrici pedagogiche del Comune di Piacenza
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Tavolo di lavoro del Coordinamento Pedagogico ProvincialeSede:uffici della Provincia di Piacenza presso Borgo Faxhall,Piazzale Marconi .
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Componenti del Tavolo nellAnno Educativo 2002 - 2003
Giovanna Tanzi Carolina SoldatiProvincia di Piacenza Coop. Eureka
Paola Grazioli Michela Natali
Comune di Piacenza Centro per le Famiglie Piacenza
Donatella Zanangeli Alessandra BiellaComune di Piacenza Societ Asili Infantili Mirra
Emilia Bozzini Valeria MarianiComune di Piacenza A cquelaria s.r.l. Coop. I l Carosello
Adolfo Maglia Giuliano FavariComuni Val DArda FISM
Roberta Ferdenzi Dina Bergamini
Comuni Val DArda FISMStefano Copelli Elena BrugnoniComuni Val Tidone Coop. Oasi
Maria Antonietta Stellati Silvia MiglioriniIstituto Comprensivo Monticelli dOngina Coop. Coopselios
Arlene Zioni Ester ToscaCoop. Casa Morgana- Uniccop Coop. Baby Club
Francesca ScottiCoop.Aurora
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Quando il primo bambino rise per la prima volta,
la sua risata si ruppe in mille frammenti
che si sparpagliarono un po dappertutto:
e questa stata lorigine delle fate.
James M. Barrie,Peter Pan
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Anticipazioni:la processualit formativa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15
Bambini e bambine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
Quando i bambini aspettano lanima . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
I diritti dei bambini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
La relazione con gli adulti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
Tra mente e corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
Tra memoria e attualit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 33
Il nido dinfanzia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 37
Lidentit professionale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40
A proposito dei Propositi progettuali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 42
Ridare significato alleducazione del bambino piccolo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44
La condivisione di scelte valoriali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46
Dal piano di lavoro alla programmazione alla progettazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48
Progettare al nido? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52
Traccia di un possibile approccio progettuale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 54
I tempi della progettazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 55
Documentazione e qualit . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 58
Losservazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62Lo spazio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 66
Conversare con i genitori . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69
Valori del progetto partecipato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 71
Esci dal nido e vola. Immagini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 73
Apprendere a stare bene: il valore di una scelta . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85
Consigli per la lettura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90
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LA PROCESSUALIT FORMATIVA
Quando la formazione diventa un percorso il cui tempo si dilata per appr ofondire gesti e
progetti da realizzare nel nido dinfanzia, occorr e parlare un linguaggio comune. Non
dal punto di vista for male quanto un linguaggio che condivide conoscenze e idee diriferimento dalle quali partire; di conseguenza un linguaggio capace di tradursi, in
seguito, in uno stare intelligente con i bambini, coer ente e in armonia con i saperi di
fondo appresi, elaborati e pensati. Per delinear e progetti rispettosi di unidea di bambino,
di adulto e di spazio, speciale e forte, necessario intender ci sulle parole che sono le
conduttrici dei pensieri che si riflettono nella quotidianit.
Il nido dinfanzia ha unet di tutto rispetto. E lo specchio che rimanda la qualit che si
attribuisce alla professione, alle relazioni e alla formazione: ambiente che riflette le
elaborazioni e le nuove progettualit; luogo in cui i saperi, che nel tempo si sono evoluti,forniscono a una mente aperta stimoli e motivazioni.
Intorno al tavolo del Coor dinamento pedagogico provinciale, che si andato ampliando
sempre pi (al proprio interno i pedagogisti dei nidi comunali, cooperativi, privati sociali
e FISM), ho cercato, nel corso del primo anno, di partir e da alcune linee teoriche
indispensabili a generare possibili avanzamenti e trasformazioni, nel rispetto della
memoria storica esistente.
Alcuni nidi hanno una lunga storia, altri no; segno questo di una complessit e di una
diversit di cui tener conto. Ho intr ecciato ascolti, contaminazioni, pensieri certi e altri
probabili, incontrati e sperimentati personalmente in tanti anni di esperienza. Gli
obiettivi di una formazione in divenire, come messa a punto di pr ocessi durante il tempo
degli incontri, sono:
la consapevolezza dellindispensabilit di un lavoro per progetti;
losservazione come strumento di conoscenza dei bambini;
la documentazione per dare visibilit ai gesti dei bambini e per r einterpretare le
didattiche e le metodologie educative; le strategie per dialogare con i genitori.
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Sono solo alcuni degli obiettivi che ne generano altri per attribuir e qualit al lavoro dei
coordinatori pedagogici e alle istituzioni. Con umilt, il punto di partenza stato quello
di ridare senso alla memoria dei bambini, degli insegnanti, dei genitori, dei pedagogisti,
consapevoli che occorre un passo in avanti rispetto ai cambiamenti di pensier o. Un altro
obiettivo significativo stato quello di incentivar e il dialogo e la collaborazione tra
pubblico e privato, partendo da un incontr o-confronto che tenesse in conto le dif ferenze.
Non tutta farina del mio sacco, ma riconoscendomi in James Hillman quando scrive
che le idee sono di tutti e vanno usate a piene mani, ho collegato e ho attinto da diversi
pozzi cognitivi per tentare di abbeverare altri, con lobiettivo di pr ovocare il piacere della
conoscenza; attenta soprattutto a donare piuttosto che a togliere.
Ho preso in cura quelle idee che mi sembrano le pi af fascinanti a creare spaesamenti,in quanto in questo modo che bambini e adulti appr endono il linguaggio di una
convivenza non banale, ma di qualit.
Pina Tromellini
PINA TROMELLINIPina Tromellini, pedagogista e scrittrice,dal 1974,per 14 anni stata coordinatrice pedagogica nellequipe (Nidi e scuole dellInfanzia) del prof.Loris Malaguzzi nel comune di Reggio Emilia. Dal 1988 al 2003 ha coordinato unequipe di pedagogisti in un territorio della provincia di Reg-gio Emilia. Attualmente opera come libera professionista, consulente e f ormatrice di insegnanti e pedagogisti in div erse citt italiane. Comeconsulente familiare, incontra genitori a piccolo e gr ande gruppo. Ha tenuto e tiene conferenze in citt italiane e in S vezia, Danimarca, Ger-mania e Belgio. E stata nella redazione della rivista pedagogica 0-6della Fabbri Editore e in quella di Bambinirivista della juvenilia. E con-sulente scientifica nella Casa Editrice per bambini La Coccinelladi Milano,per la quale ha curato la collana Come si chiama?.Inoltre ha scritto:La tenerezza e la paura: ascoltare i sentimenti dei bambini Salani (insieme al pediatra Marcello Bernardi)Cosa sanno i bambini di Dio.Viaggio nella spiritualit infantileSalaniUn corredo per la vita. E ancora possibile trasmettere valori a un figlio? Salani (tradotto in portoghese e spagnolo)Riprendersi il tempo.Memorie dinfanzieDiabasis
Percorsi cromaticiEdizioni Sappilo MantovaHa ideato insieme allartista Antonella De Nisco e allarchitetto Giorgio Teggi, una collana di libri minimi-tascabili: Collane di plastica, 6 tanedi pianura ,Acquabaleni.
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Bambini e bambine
Chi il bambino che abbiamo di fronte?
Lo conosciamo, lo ascoltiamo, sappiamo valorizzarlo?
Quali strumenti culturali possiedono gli adulti per avvicinare e
conoscere i bambini?
Quali le responsabilit degli adulti rispetto ai bambini?
Il secolo precedente,grazie a educatori, pedagogisti, ricercatori, ha creato
pensieri e scuole c orrispondenti allidea di bambino , di infanzia e di so-
ciet ritenuti idonei a quel det erminato periodo storico. Solo negli ultimi
cinquantanni per si andata delineando la dimensione di bambino
competente, capace di porsi, in modo intelligente, in relazione con il con-
testo in cui vive; bambino in grado di formulare ipotesi sul mondo con la
logica che gli appartiene.Competente dalla nascita in quanto il bambino
nasce in possesso di quei r equisiti che lo r endono idoneo a r apportarsi
con i genit ori, con le atmosf ere dellambiente, con le per cezioni, con gli
odori, con i suoni e le v oci; abile nel condividere una pluralit di situazio-
ni,pur con i limiti dovuti allet e alle differenze individuali.
Un lattante di sei mesi in grado di ascoltare una breve storia narrata dal-
la madre con diverse tonalit di voce, attento alla mimica facciale che ca-
ratterizza il racconto;sa tenere in mano un libro e guarda intensamente lacopertina, quasi a esserne affascinat o. Sa stupirsi (lo manif esta c on lo
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sguardo; la meraviglia sollecita fr enesie corporee). E allaltezza di incan-
tarsi al suono di un flautino o di un pianof orte.
Verso gli otto mesi, rivela un tempo di attenzione sorprendente per let,
soprattutto se stat o stimolato in precedenza, ad esempio, allascolto di
una musica. Cerca con lo sguardo la madre per essere incoraggiato e so-
stenuto e si r apporta c on ser enit alle persone del suo c ontesto. E un
bambino osser vatore, curioso rispett o agli oggetti, ai c omportamenti
umani; scopre gradualmente i fenomeni naturali (si meraviglia del buio e
delle luci, della luna, del volo degli uccelli, del linguaggio degli animali.)
I bambini cr escono e cos aumentano le abilit. Dai tre ai cinque anni, inpossesso di un linguaggio verbale in evoluzione, si fanno capire: i bambi-
ni comprendono il mondo, pongono domande e att endono risposte. Nel
manifestare emozioni il bambino mette in atto competenze e metacom-
petenze, in quanto partecipante e non spettatore.
Il controllo emozionale quasi unarte e cos la capacit di distrarsi e di di-
strarre, la capacit di far finta, di decodificare, di sottacere, di amplificare e
sminuire, di occultar e e rit occare le emo zioni. Le sue metac onoscenze
stanno nellautoconsapevolezza, in quanto il bambino un teorico e non
un empirista;non imita,ma costruisce una teoria della mente a partire dal-
la propria esperienza.
Il bambino del nido,non possedendo ancora un linguaggio verbale com-
prensibile, si esprime con il pianto, il sorriso, con le mani e con particolari
posture del corpo; usa linguaggi non verbali con i quali rivela gioie, pau-
re, tristezze; la sua perizia pr ecostituita in minima par te dalla nascita e ,
grazie a una buona relazione con ladulto,si proietta nel futuro (al contra-
rio si impoverisce e non si evolve).I bambini sanno vivere una pluralit di
relazioni, fin da piccoli (promiscuit relazionale).
Il nuovo bambino e ladult o si pongono in relazione, in un luogo che do-
vrebbe essere sollecitatore delle pot enzialit infantili: uno spazio che si
trasforma in ambiente espressivo (la casa, il nido, la scuola, il paese). La re-lazione come connessione, generatrice di legami e di nessi, costituisce un
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significativo riferimento educativo; il bambino vive in un sistema costitui-
to dai genit ori, la famiglia, i nonni, gli insegnanti, gli amici, il paese o la
citt. Il c oncetto di r elazione deriv a dallappr occio sistemico alla c ono-
scenza che non isola il bambino ma lo v aluta contestualizzandolo in una
complessit.
Quale consapevolezza appartiene alladulto rispetto alla costruzione del
S c ome identit personale? I neonati non nasc ono c on un S scrive
Kenneth Kaje, devono svilupparlo. Il S, infatti, una forma di consapevo-
lezza che richiede gr andi capacit cognitive, per imparare a dec odificare
gesti e linguaggi degli altri. Non v ero, come sosteneva J. Piaget, che lacostruzione del S avviene dallinterno allesterno; avviene il contrario. La
costruzione un apprendistato in un ambiente in cui i genitori danno dei
riferimenti, al di l delle capacit del bambino . Il bambino lapprendista
delladulto, in quanto apprende e sviluppa un S sociale. Alla fine dellap-
prendistato, il bambino ha acquisito una dimensione sociale, in una ricer-
ca di equilibrio tra i suoi bisogni e le richieste socioculturali.
Il S dentr o un processo interattivo. Erik Erikson sostiene che la fiducia
in s st esso dipende dal ric evere una v alutazione positiv a da qualcuno
che sostiene,quando non si in grado di fare da soli.
Lev Vygostkij parla di zona dello sviluppo pr ossimale, nel senso che la-
dulto sposta in avanti e anticipa gli apprendimenti con un atteggiamento
dialogante con il bambino; lambiente diventa facilitante.
Il bambino entr a al nido c on una st oria personale c ostituita da inc ontri,
passaggi, situazioni. E un individuo c o-costruttore nel senso che si c o-
struisce insieme agli altri attr averso lo scambio , la tenerezza, il litigio, la
scoperta, la c omunicazione e lasc olto reciproco. Il bambino del nuo vo
millennio portatore di idee e di cognizioni, ma anche ricco di doman-
de e di perch che si complicano,a mano a mano che cresce. Ladulto che
gli vicino ha il compito di sollecitare domande come strumenti utili alla
conoscenza.La pedagogia della domanda generativa e non della rispostafacilitatoria una dimensione utile anche quando si parla c on i genitori.
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Io sono un uomo e trovo che
il mio punto di vista diverga
da quello delle mie
educatrici.Il mondo della
scuola in mano alle donne,spesso passa lidea che il
maschio debba sempre
essere forte,non piangere
mai.
Ma allora di fronte a questa
grande capacit del
bambino un adulto si chiede:
Qual il mio ruolo? Che
cosa devo fare di fronte a
questo bambino coscompetente?
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Dalle domande nascono i confronti che creano senso.
Il bambino un produttore di teorie,cio di parole, gesti, storie, emozioni
e interiorit. Il bambino un individuo c on diritti da dif endere. Jean Pia-
get,negli anni 70,rappresentante dellUNESCO allONU,intervenne sui di-
ritti degli uomini e dei bambini; sottolineando i diritti alleducazione , alla
democrazia e al rispett o, il diritto alla c onoscenza. Mise in evidenza il di-
ritto del soggetto alla formazione delle proprie strutture mentali e alla co-
struzione dei principi etici della propria condotta.(Oggi aggiungeremmo
il diritto alla spiritualit e allasc olto). Non conoscere il bambino significa
non rispettarlo e non offrir gli le possibilit c on le quali egli or ganizza lasua crescita. Non conoscerlo significa non pensar e allo spazio che lo ac-
coglie nel quale pu sc egliere di stare da solo o no , per creare percorsi e
interessi. La cultura del diritt o r ende r eali lamor e e la c onoscenza dei
bambini, sostenendoli negli apprendimenti e nelle socializzazioni.
Il bambino capace di costruire metafore e paradossi creativi, capace
di creare simboli e codici mentre apprende a decodificare simboli e codi-
ci.. (Carla Rinaldi).
Al bambino si attribuisc ono alte capacit; in verit questi in venta parole
incredibili e genera metafore come figure parallele di un linguaggio che
fiorisce liberamente, dai tre anni in poi.
Il bambino del nido anc ora piccolo. A un att ento osservatore per, nel
nido tra bambini nascono micro-storie di quotidianit, di incontri, di rap-
porti con oggetti, materiali e coetanei; micro-storie come metafore della
vita.Il bambino un creatore di solidariet,di valori,di collaborazioni ami-
cali quando a ad esempio acc oglie lamico in difficolt, quando sa condi-
videre un oggetto di gioco,quando accarezza e scruta laltro,parte del suo
mondo.
Un bambino quindi che:
costruisce autonomamente ipotesi conoscitive;
si mette con curiosit in relazione con il proprio contesto;
si allena a osservare, a creare connessioni, a cogliere differenze;
ascolta, guarda, annota, vive intensamente esperienze plurime;
impara a usare i linguaggi della creativit;
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acquisisce il senso dellappartenenza;
impara a amare, a solidarizzare con lambiente fisico e umano;
esprime emozioni e sentimenti:
Il bambino prosegue il suo viaggio sconosciuto nello Sconosciuto. Por-
tato sempre verso lincredibile, portato a credervi, ad accettare lo straor-
dinario (per lui cos verosimile), alleato da subito con limpossibileegli ,
nonostante i nuovi ostacoli,aperto come non lo sar mai pi;vicino ai mi-
racoli di ogni genere per il quale vorrebbe delle spiegazioni illimitate, del-
le risposte miracolo che non rimpiccioliscono lessere ma lo riempiono diesaltanti emozioniDa Inizidi Henri Michaux.
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Biancaneve, Edoardo, 2 anni.
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Quando i bambiniaspettano lanima
Di che cosa fatta lanima di un bambino?Che cosa vuol dire proteggere i bambini?
Che cosa significa stare con i bambini?
Per James Hillman fare anima la c onsapevolezza che si dev e ricercare
dentro allinteriorit per fare emergere la grandezza dellidentit. Ecco al-
lora il concetto di libert e ricerca di Gregory Bateson,continuiamo a fare
ricerca e a riflettere sui problemi, non solo quelli esterni del corpo, ma an-
che sui linguaggi inc onsapevoli dai quali spesso nasc ono i c omporta-
menti pi comuni,regolati da una grammatica della comunicazione me-
taforica.Se gli adulti non si soffermano su questi pensieri, non vedono e
non cercano; il bambino cresce e basta.
Nei paesi anglosassoni in atto una riflessione rispetto allinfanzia,alla fa-
miglia e alla cura quotidiana (la day care):nella quotidianit,chi si occupa
dei bambini? In America,ma anche nel nostro Paese,la tendenza che dei
bambini se ne occupano persone diverse dai genitori (gli operatori dei ni-
di e delle scuole, le nonne, le babysitters, le tate, altri; in alcuni casi le per-sone della strada). Partendo dal presupposto che i bambini e le bambine
Fare anima allora
garantire la libert di
stabilire il proprio modo di
essere e di relazionarsi con il
nido,fin da subito.
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hanno dei bisogni irrinunciabili per cr escere, stare bene, per acquisire fi-
ducia in s e nel mondo, ci si interroga sul che fare.
Per colmare il vuoto, la perdita, lassenza, quando sappiamo che i bambi-
ni hanno bisogno di pr esenza, di accoglienza e di esser e ascoltati, in pri-
mo luogo dai genit ori e c ontemporaneamente dagli altri. Come si pr o-
spetta il futuro?
Tra gli altri si collocano anche i servizi per linfanzia, nidi e scuole, che,dopo
anni di esperienza, hanno evidenziato nella qualit uno dei principi f onda-
mentali,in quanto solo in questa dimensione si garantisce al bambino e al-
la famiglia un benessere cognitivo,affettivo e emotivo allinterno di relazio-ni significative;soprattutto se la famiglia scarsamente presente.
Il nido d infanzia la prima scuola del bambino , ma anche del genit ore
che si confronta con le educatrici, con gli altri genitori; imparando a con-
dividere tutte le pr oblematiche della cr escita del figlio , al di l dellam-
biente familiare. In unepoca in cui, allinterno della famiglia, sono venuti
meno i confronti tra generazioni e la famiglia si trova da sola ad allevare i
bambini, il nido, come luogo sociale e par tecipato, rappresenta una risor-
sa di fronte alla solitudine dei genitori.
La day care la cura del luogo in cui i pensieri si formano e diventano un
pensare insieme, con le famiglie: quelle presenti, quelle che sono anc ora
ombre, quelle assenti da c onquistare. Occorre c on lor o ridelinear e una
cornice di senso entro la quale stiano bene i picc oli e i grandi, alla ricerca
di valori per la realizzazione dellumanit di ciascuno.
Il prendersi cura infatti non pu esser e finalizzato a un risultato di utilit
quanto alla ricerca di un orizzonte di sensatezza e di ci che vitale alle-
sistenza umana (a es . come cogliere e int erpretare i sentimenti dei bam-
bini,dare risposta alle loro domande esistenziali,dare spazio alle emozio-
ni,valorizzare le ipotesi che i bambini formulano sul mondo,attribuire un
senso alle pause,ai silenzi,agli spaesamenti).15 Solo cos si vive veramente
il significato di scuola: schol in greco, otium in latino che indica il luogosottratto agli affanni quotidiani per fare spazio alla cura di s.
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Intendiamo anima come
mondo interiore che la civilt
occidentale,continuamente
proiettata verso lesterno,
deve recuperare,deve far
riemergere.
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I bambini possiedono un intelligenza emotiva che inc entiva e indirizza
apprendimenti, gesti e interpretazioni. Nello stare con i bambini occ orre
allenare unattitudine allo sguar do, con un distacc o partecipe capace di
osservare lintimit e linvisibile che, nel caso dei bambini, si rivela nei ge-
sti,negli sguardi e negli stupori.
La memoria emotiva ricca di tracce che gli eventi lasciano (incontri con
immagini, oggetti, profumi, suoni, paesaggi), che evidenziano diff erenze
di genere significative.
Le tracce che i bambini lasciano non sono passi sulla sabbia che possono
svanire, portano sempre in qualche luogo. Il ricordo contiene qualcosa inpi dellev ento ric ordato e lint erpretazione risulta nuo va e originale .
Quando il bambino evoca,(anche ladulto) il tempo un processo,una at-
traversata do ve si inc ontrano degli impr evisti: lintranquillit (lo spaesa-
mento) che costituisce il sale della vita. Lo spazio c ome una car ta geo-
grafica e anche lanima lo . In questo itinerario, in avanti e a ritr oso, non
si esce uguali a prima.
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Le mani, Edoardo, 2 anni.
Credo che tutta lattenzione
che abbiamo nei confronti
dei bambini, nel rendere
visibile il loro fare,
nellaccompagnarli,significhi
proprio porre una grande
attenzione alla loro anima,
ai loro bisogni pi interiori.
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I diritti dei bambini
E ancora necessario affermare e difendere i diritti dei bambini?
Non solo nei paesi a rischio,ma anche nella societ del
benessere?
I diritti, nellattuale scuola, costituiscono i principi fondamentali
delleducare?
E in famiglia?
Che cosa un diritto se non una norma,un fondamento,un principio.For-
se preferibile pensare a questa parola connessa con la ragione:la giusti-
zia contro il torto, lingiustizia, la violenza. Sono compatibili i diritti con la
fase storica attuale? Epossibile affrontare la realt mutevole che abbiamo
di fronte soltanto con lo strumento dei diritti?Alcuni hanno sottolineato con forza che nel nostro millennio i diritti sono
stati oggetto di grandi scontri e di violazioni, quali:
il diritto alla vita
il diritto alla salute
il diritto al lavoro
il diritto alleducazione il diritto alla ricerca.
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E il bambino? Da poco il bambino un individuo portatore di diritti.Di fat-
to nel mondo c uninfanzia sofferente; anche nella attuale normalit, a
volte, i diritti dei bambini sono disattesi da un adulto che si considera su-
periore,che li avvicina distrattamente,non conosce i loro bisogni affettivi,
spirituali, quelli pi intimi e profondi.
Tra i diritti c e ne sono alcuni indispensabili, senza i quali il bambino non
sopravvive:
il diritto alla vita (cibo, salute, casa, famiglia);
il diritto di cittadinanza o di appar tenenza (a una famiglia disponibile ,attenta, affettuosa);
il diritto allascolto;
il diritto a una scuola e a una educazione;
il diritto a giocare;
il diritto alla libert (di potere manifestare sentimenti,paure,emozioni);
il diritto alla sperimentazione (a vivere esperienze anche spirituali)
il diritto al rispetto,
Rispetto per ogni minuto che passa, perch morir e non torner pi; un
minuto ferito comincer a sanguinar e, un minuto assassinato torner eossessioner le nostre notti. Lasciamo che il bambino si abbeveri fiducio-
so nellallegria del mattino. E quello che vuole. Un racconto, una conver-
sazione con il cane, una partita a pallone, non sono per lui t empo perdu-
to; quando guarda unimmagine o ric opia una lett era, non si affr etta. Fa
tutto con unincantevole semplicit. Ha ragione lui. Janusz Korczak.
Il diritto a sperimentare quindi inalienabile sia sul piano della sensoria-
lit e della c oncretezza che su quello dellimmaginazione e della r appre-sentazione. E un diritto che ne ingloba tanti altri, fra questi il diritt o alla
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I bambini hanno diritto alla
vicinanza di un adulto in
grado di emozionarsi.Oggi
gli adulti tendono a
nascondere le emozioni,
forse per paura di sembrare
deboli,e anche i bambini
finiscono con il perdere la
gioia delle emozioni.Questo
molto triste.
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spiritualit che va rispettato nella consapevolezza che, altrimenti, lintelli-
genza risulter menomata in una delle sue componenti fondamentali;co-
me capacit bambina, e pertanto illusoria, di affrontare con disinvoltura il
campo metafisico,cos sottile e impalpabile e nel quale ci si muo ve attra-
verso ipotesi e supposizioni; come piac ere di narr are i c ontenuti della
propria interiorit, ricca di incertezze e di dubbi, di sicurezze e di non so ,
ma soprattutto feconda di perch; come esigenza di avere vicino qualcu-
no che ascolta e d risposte a domande esistenziali come Chi sono?,Per-
ch esiste la morte?,Dove andr alla fine della vita?
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La balena, Luca, 3 anni.
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La relazione con gli adulti
Quale il ruolo delladulto in relazione a un bambino c os forte?
Un adulto che si affida al buon senso o che ha bisogno di
ulteriori strumenti culturali?
Quali le differenze tra il genitore e linsegnante?
Chi sono gli adulti che si r elazionano con il bambino picc olo: la madre, il
padre, gli eventuali fratelli, i nonni, gli insegnanti, gli amici e altri. Adulti
che,di fronte a un bambino cos straordinario,non possono essere che at-
tenti,disponibili,teneri e altrettanto speciali.E non direttivi o autoritari,di-
stratti o assenti; quanto adulti tutori e sostenitori che si adeguano ai ritmi
del bambino,alle sue potenzialit e alle sue scelte.
In questi ultimi anni ladult o ha modificat o latteggiamento mentale alla
luce della nuova concezione dellinfanzia; il cambiamento ha influenzato
il ruolo di tutti i partecipanti allevento educativo.
In un recente passato si pensava al bambino come alluomo arcaico che,
con il tempo,diventava evoluto:specchio delle fasi dello sviluppo delle ci-
vilt, dalluomo primitivo e selvaggio a quello int elligente. Freud, e la psi-
canalisi in gener e, sosteneva che nel c omplesso edipico il bambino il
selvaggio che vuole uccider e il padr e. Lo stesso Piaget aff ermava che il
pensiero animistico e magic o nasce prima del pensier o astratto. Solo in-torno agli anni 80, il pensiero interattivo-costruttivista ha evidenziat o la
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complessit e la competenza del comportamento infantile.
Nel nido dinfanzia il bambino produce gesti,linguaggi,stati emozionali e
relazioni e ladult o allora diventa un c ostruttore di sc enari educativi, un
animatore e un regista.
Un adulto che sa staccarsi dal bambino per osser varlo, che organizza per
lui uno spazio nel quale il bambino possa scegliere da solo e liberamente;
un adulto costruttore di opportunit.
In famiglia la madre (soprattutto nei primi sei anni di vita del bambino) e
il padre sono figure fondamentali senza le quali il bambino non riesc e a
vivere.Nel nido le educatrici sono i r eferenti che il bambino c erca e desider a,
quando si stacca dalla famiglia. In entrambi i casi, anche se in modo di-
verso,si intrecciano nella relazione affettivit e conoscenza,responsabilit
e scelte valoriali, competenza e capacit dialogica.
Da un lato la famiglia nel nido si caratterizza come gruppo di individui che
ha tanto da raccontare, in un rapporto collaborativo e pr opositivo; nello
stesso tempo, come entit autonoma, trova uno spazio entro listituzione
ove collocare e rendere visibili i propri pensieri.
Dallaltro gli educatori del nido,come professionisti,sono osservatori,ani-
matori in grado di mutare il proprio atteggiamento mentale in direzione
di una costante verifica e di un confronto tra i diversi punti di vista; soste-
nitori e c ollaboratori, capaci di mett ersi in discussione allint erno di una
relazione.
Nel nido i pensieri degli adulti c ostituiscono la linfa, lanima dellagire, in
una relazione autentica e educativa. Questi stanno nella mente e coinvol-
gono la totalit dellindividuo:la logica e la coscienza,il cervello e il corpo,
la comunicazione e linteriorit,la loro collocazione in uno spazio vicino e
nel mondo.
I pensieri formano la conoscenza e la percezione che ladulto ha di se stes-
so e degli altri, con la c onsapevolezza che non esist e nessun adulto chenon elabori pensieri e conoscenze, nel momento in cui si pone in relazio-
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Di fronte alle famiglie di
diversa cultura devi metterti a
loro disposizione,ripulendoti
da tutta una serie di
presupposti culturali, perch
ci sono diversi modi di
interpretare la vita, diversi
modi di interprestare la
relazione.
Ognuno di noi ha della
propria infanzia delle
percezioni di vuoto o di
pienoa seconda del tipo di
adulto che ha avuto vicino.
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ne. Ci sono per pensieri banali e pensieri complessi, pensieri che appiat-
tiscono, pensieri aper ti, dinamici e pensieri po veri e a vvilenti. Esistono
pensieri stereotipati e pensieri che cambiano , pensieri chiusi e pensieri
che provocano domande.Alla base delleducazione si collocano i pensie-
ri degli adulti che possiedono le qualit per gener are una relazione edu-
cativa, ricca di valori, visibile,condivisa, in dialogo.
Tra mente e corpo
Per avvalorare il significat o del nido d infanzia come luogo di appr endi-
menti sociali, in un periodo di crescita infantile in cui mente e cervello la-vorano insieme come non mai, sono necessarie alcune riflessioni sulle re-
centi teorie della mente.
Le donne e gli uomini sono sempre vissuti di storie e di miti che hanno in-
fluenzato modi di c onoscere, letica e la c oscienza: ad esempio la dimen-
sione del viaggio, del distacco e della ricerca nel mito di Ulisse; la dimen-
sione del volo e pertanto del pensiero divergente nel mito di Icaro. I miti
contemporanei sono st orie di par ole che fanno capir e c on quale stile
mentale ci si avvicina alla conoscenza.
Le attuali scoperte scientifiche delle neuroscienze tracciano nuovi scena-
ri: la Teoria della Mente diventa il mito della contemporaneit che modi-
fica le consapevolezze di chi si rapporta con i bambini. Si sente lesigenza
di una storia del pensiero che sa legare insieme cervello e mente, fisiolo-
gia e filosofia, psicologia e antropologia; ad esempio la mente c ostruita
da unaltra mente. Gli studi che ci hanno fatt o conoscere la fisiologia del
cervello (attenzione, sensazione, percezione, memoria, emozione) si sono
affiancati a studi di tipo filosofic o relativi alla ment e, offrendo di questa
unimmagine pi globale.
Lo scienziato Gerald M. Edelman, nellindagare che c osa la ment e, par-
lando della sua armoniosit, la collega con la coscienza e la definisc e un
processo. Si interroga sul c ome gli uomini c onoscono e c ome sent ono;colloca la mente nella natura e nel mondo. Dando una prima risposta al-
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la domanda che uomini e donne si pongono:
Dove sta la ment e? Si pensa che la ment e sia una r ealt misteriosa e
ben definita, dentro lindividuo e nella sua interiorit. Si crede che le re-
lazioni sociali non abbiano un v alore mentale. La mente, al contrario,
dentro, ma fuori.
Lapproccio ec ologico alla c onoscenza allar ga la visione che gli umani
hanno della mente.
La conoscenza un rapporto, tra luoghi e saperi; quello che vedo di fron-
te a me e quel me che vede sono in relazione.Cos la mente intreccia idee,
crea mappe che fanno v enire fuori da ognuno il paese complesso e ric-co di variabili.
Il mentale e il sociale si uniscono e descrivono i sentimenti.La mente allo-
ra non sta dentro allindividuo, ma crea e si alimenta delle v aste reti inte-
rattive del contesto sociale.
Secondo G.Bateson, si genera una danza di par ti interagenti nel senso
che ci che accade allinterno pi o meno identic o a ci che accade
allesterno.Penso dunque siamo e pensare sempre interpensare.
La conoscenza di alcuni risultati delle neur oscienze amplia il significat o
del nido d infanzia come luogo sociale e di r elazioni, in cui si predispone
la crescita mentale dei bambini e delle bambine . Da qui prende inizio la
cultura dellinfanzia.
Altri pensieri sono f ondamentali per il futur o della c onoscenza e per la
qualit educativa: due di questi c ostringono a riflett ere sulla didattica e
sulle metodologie progettuali.
Il primo che la mente non nella t esta. In contrasto con la conoscenza
che avviene attraverso il c omputer, a esempio, basata sulle informazioni,
la mente genera una c onoscenza legata dir ettamente allesperienza. La
mente inserita nel mondo , vincolata da un c orpo che affronta la realt.
La mente non nella t esta, dentro e fuori, collegata al corpo in unu-
nit inscindibile. Infatti loggetto che conosciamo non esiste di per s, in-dipendentemente, ma emerge a causa delle attivit sv olte; anche lo spa-
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zio viene manipolato in modo sensomotorio. Il corpo produce conoscen-
za insieme alla mente. Lintensit dellesperienza diretta e vissuta arricchi-
sce la mente;esiste una reciprocit.Il mentale unito allesperienza e il fi-
sico ai neuroni della mente.
Quali implicazioni per la f ormazione dei bambini e delle bambine? Che
occorre pensare con il corpo,con le mani,con gli occhi,con tutti i sensi fa-
cendo attenzione non solo ai pr odotti, ma cercando di c ogliere le emo-
zioni, i passaggi, i linguaggi inconsapevoli.
Laltro pensiero che questa mente quella ment e che svilisce la c on-
cezione che ognuno possiede una ment e racchiusa nel proprio cervello.Lindividualit e lintersoggettivit sono complementari e la presenza del-
laltro c os vicina che div enta strano parlare di individui separ ati e di-
stinti.Tutti i fenomeni cognitivi sono anche emozionali-affettivi.I bambini
colgono e interpretano la mente dellaltro.
Quali implicazioni per i bambini? P er i bambini il c onfine tra s e laltro
sottile; il me e il tu sono c oncomitanti; la relazione e il picc olo gruppo di
coetanei costruiscono identit sociali.
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Tra memoria e attualit
Il valore della memoria limita lonnipotenza delluomo
contemporaneo?
Da dove derivano le conoscenze?
Alcuni pensieri della tradizione sono ancora attuali?
E possibile reinterpretare il passato alla luce della
contemporaneit?
Eperfattamente vero,come dicono i filosofi,che la vita deve essere capi-
ta guardando indietro.Ma essi dimenticano un altro ragionamento e cio
che deve essere vissuta guardando avanti(Soren Kierkegaard).
La storia fatta di r eciprocit, di ritorni e di progressi. Di passato, presen-
te e futuro.
E pertanto opportuno avere alcuni punti di riferimento rispetto alla storia
della pedagogia per c omprendere meglio il cambiamento. Evitando cos il
peccato di onnipotenza, nel pensare che le attuali idee nascano dalla c on-
temporaneit e non anche dallapporto di chi ci ha preceduto.
La memoria del 900 f ornisce int eressanti int erpretazioni: dall attivismo
scientifico della Montessori allattivismo americano di Dewey,da Piaget a Vj-
gotskij e Bruner.Solo per citare alcuni pedagogisti che hanno creato le basi
perch la nuova idea di bambino cominciasse ad assumere una consisten-
za significativa. Senza citare Don Lorenzo Milani, Bruno Ciari o Mario Lodi.Sono le radici dellattualit. I salti storici sono not evoli, semplicemente
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unoccasione per rafforzare alcuni riferimenti storici.
Non si pu non iniziar e da M aria Montessori (1870-1952) che dedic la
sua esistenza alleducazione dei bambini anormali, derivando da quella
esperienza principi che poi estese a tutto il campo educativo,elaborando
un metodo fondato sul libero sviluppo della personalit in un ambient e
stimolante e adatto.
Maria Montessori ne La mente del bambino indaga su chi il bambino,
affermando la necessit di esplorare i meccanismi mentali e la psicologia
infantile prima di imporr e regole. Ne Il segreto dellinfanzia arriva a di-
chiarare che il bambino per gli adulti un impaccio; non c posto per luie gli adulti non se ne occupano per ch non hanno t empo. Ecco allora il
grande interesse per la costruzione di un ambiente idoneo al bambino e
per la formazione degli educatori. La maestra, dice la Montessori, insegna
poco e osserva molto; lesercizio individuale compito del bambino che
deve avere pari opportunit per apprendere.
John Dewey (1859-1952),filosofo e pedagogista statunitense,riconosce la
strumentalit del pensiero e la naturalit delluomo,inteso come forza at-
tiva volta a migliorare le strutture del mondo.
Nellattivismo americano di D ewey, lesperienza det erminante, ma non
solo quella fisica. Quella mentale f ondamentale ad attiv are limpulso, il
desiderio, il piacere, le suggestioni (I l mio credo pedagogico). La scuola
una istituzione sociale che pone lalunno nelle condizioni di vivere e non
solo di pr epararsi alla vita. Il pensiero di D ewey ha influenzat o notevol-
mente la pedagogia americana in quant o sostenitore di una democrazia
rispettosa dei valori dellindividuo.
La vera rivoluzione cognitiva per avviene con Jean Piaget (1896-1980),
psicologo svizzero, che studia lo sviluppo del pensier o e della c onoscen-
za; principale anticipat ore del c ognitivismo sulla base dellassunt o che
lattivit cognitiva costituisce una struttur a complessa. Nella prospettiva
evolutiva, lo sviluppo non strettamente legato allet e ogni bambino hai suoi ritmi. Il diritto ad essere considerato un individuo nella sua integra-
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lit, il bambino lo ha c onquistato grazie alle osser vazioni e agli studi di
questo grande studioso.Piaget crede che i bambini non siano piccoli uo-
mini, perch i loro c omportamenti riflettono processi di pensiero molto
differenti da quelli degli adulti. I bambini possiedono modi per r appre-
sentare la r ealt; che nella ment e degli individui ci f ossero delle r appre-
sentazioni mentali lo avevano affermato anche Platone,Aristotele e Kant.
La sfida di Piaget c onsiste nell attribuire questo ai bambini. Lapprendi-
mento si innesta in una struttura mentale gi presente nel soggetto.Il co-
struttivismo piagettiano definisc e il bambino cr eatore e c ostruttore di
strutture di pensiero.Levoluzione una configurazione strutturata che simodifica lentamente, cio lo sviluppo una c ostruzione r eale e indivi-
duale di strutture piuttosto che una accumulazione di acquisizioni isola-
te; scopo delleducazione quella di cr eare uomini in gr ado di fare cose
nuove, non gi semplicemente di ripetere quello che le altr e generazioni
hanno prodotto.
Lopera di Lev Vygotskij (1896-1934) diede alla psicologia russa una nuo-
va prospettiva sia nel c onfronto continuo con il pensiero occidentale sia
per la dimensione umana e cultur ale che attribu allappr endimento. Vy-
gotskij prende le distanze dal pensiero di Piaget e in Pensiero e linguag-
giopur condividendo con lui il concetto di sviluppo intellettuale (assimi-
lazione e acc omodamento), ribalta le t eorie del pedagogista svizz ero af-
fermando la capacit c omunicativa del bambino, fin dalla nascita, proiet-
tato in seguit o verso il pensier o astratto-concettuale: lunico buon inse-
gnamento quello che precorre lo sviluppo che prima sociale e poi di-
viene egocentrico.La socialit dello sviluppo e linterazione con lambien-
te accompagnano gli apprendimenti.
Con Jer ome Bruner (1915) pr ende a vvio il c ognitivismo americano: la
scuola dev e pr odurre la vanzamento delle int elligenze. Il suo pensier o
strutturalista cerc di appr ofondire i pr ocessi dellapprendimento che
scoperta e ric erca della struttura pi adatta. Il sapere possiede delle ideeguida, delle idee or ganizzatrici che permett ono la struttur a della c ono-
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scenza. Listruzione non solo par tecipazione alla cultura. Occorre oltre-
passare la cultura sociale per una cultura personale e le strutture delle di-
scipline devono diventare strutture interne.
Ne Il conoscere: saggi per la mano sinistr a Bruner definisce la creativit,
larte, la narr azione poetica non solo dimensioni espr essive, quanto un
modo alternativo di interpretare la realt; non bisogna partire da ci che
vicino al bambino , in quanto solo dallo spiazzament o di un punt o di
vista (linconsueto) che si apprende.
Alla fine del 900 quindi il C omportamentismo, che aveva aperto il secolo
e che aveva influenzato USA e URSS, sconfitto.Piaget e Bruner hanno cri-ticato il pensier o comportamentista interessato a ci che viene appr eso
piuttosto che ai modi in cui lappr endimento viene realizzato; fautore di
un apprendimento accelerato da manipolazioni esterne (premi e rinforzi);
sostenitore delle singole acquisizioni che servono,rispetto ai pensieri,i so-
gni, le emozioni che, a detta dei comportamentisti, sono ingannevoli.
Il 900 si chiude c on lidea di bambino c ostruttore e co-costruttore: lo svi-
luppo del soggetto imprevedibile.Il bambino creatore di competenze,
di stimoli e risent e delle diverse influenze ambientali. Non detto che ci
sia una linearit nel suo sviluppo, in quanto crescere complesso e la ma-
gia della crescita sta nella sua imprevedibilit.
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Il nido dinfanzia
Nido dinfanzia e non asilo nido: perch?
Il nido ha una storia: quali cambiamenti sono avvenuti negli
anni?
Quale il significato di un nido-acquario che comunica con il fuori?
In che consiste la qualit di un servizio per la primissima infanzia?
Quando una madre e un padre decidono di portare il figlio al nido non
esclusivamente per necessit di un sostegno al lavoro familiare, anche se
questa permane come una delle motivazioni principali.Nel genitore cre-
sciuta la consapevolezza che nel nido, rispetto alla casa, il bambino trova
stimoli, spazi, oggetti adeguati a lui; vive in un luogo pensat o, attrezzato,
qualificato per il suo benessere fisico e psicologico.
Non asilo nido dei bambini e delle bambine , ma nido dinfanzia in cui le
differenze di genere diventano una risorsa per la convivenza; partendo da
una concezione di una identit del bambino unica e originale,protagoni-
sta di un fare che lo v ede attore e non imitatore. Bambino con molteplici
potenzialit,con cento linguaggi e altrettanti modi di comunicare.Nido in
cui si ricostruiscono le fratellanze, le parentele e lamicizia con i pi gran-
di,in unepoca in cui la famiglia sempre pi ristretta e sola al proprio in-
terno; priva di quellappor to generazionale che significa c onfronto e so-
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Vorrei che i bambini e le
bambine vivessero al nido
non solo come preparazione
alla vita,perch questo
rischia di portare a una
visione aziendale, basata
sullefficienza,sulla velocit e
non sulla vera crescita e sulla
formazione.
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stegno. Nido pertanto come luogo d incontro in cui laff ettivit, la tene-
rezza e lascolto diventano stili di convivenza e di apprendimento. I bam-
bini da 0 a 3 anni costruiscono percorsi di conoscenza e di scoperte in un
periodo di not evoli trasformazioni, sostenuti da un adult o disponibile e
attento a creare occasioni,spazi,incontri con i materiali.Nel nido si forma,
giorno dopo giorno , ..una pelle psichica, una seconda pelle ener getica
fatta di scritti,immagini,materiali,oggetti,colori che rivela la presenza dei
bambini anche in lor o assenza(da Bambini, spazi, relazioni, metapro-
getto di ambient e per linfanzia Reggio Children D omus Academj Re-
search Center).La visibilit dei gesti e dei risultati una componente indispensabile di un
luogo che viene attraversato dai bambini, dagli educatori e dalle famiglie.
Ambiente in gr ado di documentar e non solo i risultati, ma i pr ocessi di
conoscenza e formazione, di narrare i percorsi didattici e i v alori di riferi-
mento.La documentazione rende visibile il tempo e la giornata, permet-
tendo alla famiglia di v enire a conoscenza delle tappe dello sviluppo del
figlio o della figlia, degli apprendimenti quotidiani, delle routine che nel
nido sono importanti.
La formazione e laggiornamento sono gli strumenti che f orniscono alle
educatrici idee,motivazioni e contenuti per il progetto di lavoro che la-
nima del nido e nasc e dai bambini, dal loro contesto, dal come sono in
grado di esprimere se stessi.
Il nido d infanzia ha una st oria da tr asmettere, in quanto ric onosciuto
dalla comunit c ome quello spazio che ha un nome , che c ollocato in
una certa zona, che ha una memoria e che in grado di sostenere e valo-
rizzare le individualit di ciascuno . Il nido acc ompagna la cr escita dei
bambini e delle loro famiglie consapevole che non esistono luoghi privi-
legiati per la cura e leducazione dei bambini,ma solo spazi che si costrui-
scono insieme mentre il percorso avviene,con la partecipazione e latten-
zione di tutti. Il nido esprime cos una dimensione relazionale ed esteticache rimanda c ontinuamente ai pr otagonisti principali, superficie riflet-
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I bambini per crescere hanno
bisogno della vicinanza
delladulto,per stare bene
hanno bisogno di persone
attente ai loro bisogni. Se la
famiglia affida parte delle sue
responsabilit educative ai
nidi questi devono avere dei
punti di qualit molto forti.
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tente di una infanzia che nel nido sta bene e si sent e rafforzata e rispet-
tata nellautonomia e nella libert di sperimentare.Nel nido dinfanzia gli
adulti si prendono cura dei bambini,nel senso che mettono in pratica una
attitudine fondamentale alla disponibilit nei confronti dellaltro. Il valore
della solidariet si traduce in un impegno a comprendere e a prestare soc-
corso. La cura la sollecitudine per un individuo , sorretta da una c ono-
scenza della sua storia,delle sue esperienze e dei suoi bisogni.
Quale identit educativa ha il nido:
un nido che acc etta una molt eplicit di saperi possibili a cr eare non
una scienza definita ma comparata tra diverse culture; un nido in cui ladult o sa tr arre dallosservazione indicazioni utili alla
progettazione;
un nido che ha il c oraggio di cr eare una nuova immagine di s e che
impara a comprendere le strutture della conoscenza,avendo interesse
pi che per i risultati per i processi;
un nido che pensa e in cui lindividualit e lint ersoggettivit sono
complementari;
un nido che non cr ede alla separ atezza, ma valorizza il dialogo e la-
scolto;
un nido che inserisc e la memoria nel pr oprio progetto come un conte-
nuto che sa mettere in comunicazione i bambini, le famiglie, il territorio.
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Lidentit professionale
Leducatrice del nido una professionista?
Lo stare con i bambini piccoli esige una qualit
professionale particolare?
E cambiato il ruolo e la formazione delleducatrice?
Siamo abituati a valutare la nostra professione?
E necessario uno sguardo al r ecente passato per c ogliere i cambiamentiavvenuti in campo professionale, nel modo di pensare, di progettare, nel-
lutilizzare le conoscenze acquisite.
Quale stato il pensiero forte che ha motivato ripensamenti alla ricerca di
nuovi strumenti? La COMPLESSITA ha lanciato una sfida significativa nel-
lapproccio alla conoscenza. Non solo la r agione, ma anche le emozioni, i
sentimenti, la spiritualit influenzano la cr escita e la indirizzano . Avvici-
nando le scienze delleducazione alla letteratura, alla poesia, alla filosofia,
allarte.
Il bambino viene narrato, facendo uso di metafore, di linguaggi affettivi e
passionali, senza paura del t empo. La complessit ha f ornito una nuo va
idea di tempo delleducazione.
La complessit ha una storia,non una scoperta dellultima ora.Gi J.Pia-
get ne faceva uso quando parla va di intr ecci tra i livelli cognitivi e quelli
dellesperienza nellevoluzione infantile.La complessit suggerisce tempi
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Io credo sia molto
importante andare a
recuperare che cosa dice di
noi il nostro lavoro,non solo
cosa ci dice dei bambini e
delle loro famiglie.
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diversi di apprendimento e allena leducat ore a porr e su ogni questione
molteplici domande. Il tempo educativo pi che un cerchio definito una
freccia che attraversa contenuti,luoghi,persone:la complessit serve a fa-
re diventare incerto quello che certo per apprendere a leggere la realt,
senza barriere.
Pertanto per un educatore conoscere significa avere pi punti di vista.Co-
me osservatore il soggett o e loggett o della c onoscenza, si vede allin-
terno e dallesterno e d un senso a ci che osserva.Linterpretazione che
ne consegue lo trasforma in un equilibrista. Educare una pratica univer-
sale nella quale entrano valori costruiti insieme agli altri, in un dialogo.E pensare significa accettare una molteplicit di saperi possibili per cr ea-
re non una scienza definita, ma comparata tra diverse culture.
Probabilmente il bambino pi abituat o delladulto alla c omplessit, in
quanto questultimo cerca la riduzione e la specializzazione.
Occorre coraggio a intraprendere la strada della complessit, ma se que-
sto avviene si definisce una nuova immagine di s e si riescono a utilizza-
re nuovi modelli interpretativi. Si impara a comprendere come avviene la
conoscenza,avendo maggiore interesse per i processi che per i risultati.
Il mio la voro consiste nel pensar e affermava G. Bateson e quest o un
punto di partenza per gli adulti che stanno con i bambini.
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Ciascuno si porta dentro una
biografia educativa: come ci
districhiamo tra quella che
una pedagogia appresa,
voluta e sperimentata nei
nidi e invece un vissuto
personale legato a una
pedagogia del premio-
punizione?
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A proposito dei propositiprogettuali(Dichiarazione dintenti)
Che cosa sono i propositi progettuali?
A cosa servono?
Come aiutano la progettazione?
Da quali pensieri sono sostenuti?
Come e quanto riflettono lidentit del nido?
I propositi progettuali rappresentano lo sfondo entro il quale si sviluppa-no la didattica e i c ontenuti sui quali si intende procedere; sono la filoso-
fia e le idee che sottendono il lavoro educativo.
Gli educatori si interrogano (preferibilmente in modo collegiale) rispetto
al senso che attribuiscono allo stare al nido con i bambini e le bambine;ri-
flettono su quale identit v ogliono dare al lor o la voro. Si pongono do-
mande:
In una giornata al nido quale e quanto spazio ha la voce dei bambini?
Quale accoglienza e attenzione dare a ci che i bambini por tano den-
tro al nido?
Come osservarli, come cr eare c ontesti stimolanti, nellottica di adulti
provocatori di idee e teorie?
Di quale e quanta qualit necessita la relazione comunicativa con le fa-miglie?
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Quale rapporto tra gli adulti che la vorano nel nido per r ealizzare per-
corsi c omuni, con lobiettivo di c ostruire un ambient e accogliente in
cui bambini e famiglie stiano bene?
Domande che mutano ogni anno e che possiedono un unic o denomina-
tore comune: la qualit della convivenza nel nido.
I propositi progettuali rappresentano dei nuclei concettuali dai quali par-
tono le intenzionalit; discussi e scritti,diventano una dichiarazione che ri-
flette la scelta degli adulti per lanno che sta per iniziar e, partendo dalla
conoscenza del contesto bambini e genitori. Sono i pensieri iniziali rivol-
ti ai bambini, ai genitori; spazi e materiali entrano nelle dichiarazioni co-
me parti integranti di un fare intelligente.
I fedeli che si recano alla moschea di Amr, al Cairo, sanno bene che luni-
verso racchiuso nellinterno di una delle colonne di pietra che circonda-
no il c ortile centralenessuno, certo, pu vederlo, ma chi accosta lorec-
chio alla superficie afferma di percepire, dopo un po, il suo incessante ru-
more(da LAlephdi Jorge Luis Borges).
Un esempio di discussione possibile allinizio danno che appunto contie-
ne da subito il brusio di fondo che gli adulti attenti sanno cogliere,per ri-
lanciarlo successivamente in progetti pi mirati, potrebbe toccare questi
ipotetici punti:
Quali valori sottendono il processo educativo.
Identit e individualit nellacc oglienza del mattino (lassemblea dei
bambini pi gr andi, come farli parlar e e r accontare); come e c on che
stile abitare lo spazio sezione; quale documentazione.
Identit e memoria: soffermarsi e r accontarsi, le st orie dei bambini e
della loro nascita (con la collaborazione delle famiglie).
Quali pubblicazioni ipotizzare
Quali prodotti e come consegnarli alle famiglie.
Quali e quanti incontri con i genitori.
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La continuit, come affrontarla; come raccontare i bambini alla scuola
dellinfanzia.
Gli insegnanti riflett ono e delineano alcune ipot esi int orno alle quali si
muoveranno con i bambini e dalle quali nasceranno i futuri progetti.
Ladulto dichiara dei punti di riferimento intorno ai quali intesser il lavo-
ro quotidiano.
E ai propositi di inizio anno, linsegnante fa riferimento nel costruire il pro-
getto o i progetti che dovranno essere in sintonia con quanto dichiarato.
In sintesi, per evidenziare i punti della dichiarazione; occorre:
Leggere lesistente Evidenziare le scelte
Discutere con il gruppo di lavoro
Prospettare il percorso dellanno e le eventuali metodologie
Prospettare la tipologia documentativa
Rilanciare alle famiglie pensieri e progetti per condividerli.
Ridare significato alleducazione del bambino piccolo
Eun obiettivo primario che ne racchiude tanti altri:punto di partenza dei
Propositi progettuali
Che significa educar e? S e non orientar e e acc ompagnare ad una di-
mensione esistenziale che faccia da suppor to agli appr endimenti, alle
scelte e agli incontri? Leducazione un patrimonio individuale e socia-
le che aiuta a affrontare esteticamente la vita, le relazioni e la conoscen-
za. E unofferta che i pi gr andi pongono ai pi picc oli perch acquisi-
scano uno stile di vita, alla ricerca di una autonomia spirituale e morale
che significa pensar e c on la pr opria t esta. Leducazione quindi uno
strumento di libert.
Vivere secondo criteri est etici e di bellezza significa v alorizzare una di-
mensione armonica e serena nei rapporti; ricercare un equilibrio nel ma-
nifestare sentimenti ed emo zioni; valorizzare gesti e att eggiamenti nellapiccola quotidianit che c ollaborino alla c ondivisione pi che alla c on-
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trapposizione.
Lavere smarrito la dimensione del bambino e della bambina bene edu-
cati,significa il pi delle volte avere perso la dimensione delladulto bene
educato.
Leducazione pertanto deve essere ricollocata al centro delle dichiarazio-
ni progettuali per realizzare la qualit dellistituzione che significa soprat-
tutto la qualit del singolo individuo che si r elaziona con gli altri. Infatti
leducazione si misura nel rapporto intersoggettivo: lincontro che veri-
fica i risultati.
Nelleducazione e nella f ormazione contemporanee si evidenziano alcu-ne sfide; ogni scelta una sfida, un impegno,una fatica rispetto a quanto
ci viene offerto dalle mode,dal mercato,dalle dimensioni di una globalit
che tende a livellare piuttosto che fare emergere.Scegliere nel momento
in cui si costruisce un progetto, un gesto etico.Alcune direzioni sono ne-
cessarie per un educatore,quali:
avere il coraggio del distacco dalle idee preconcette e banali;
imparare a pensare con la mente, con il cuore, con il corpo nella sua
integralit;
costruirsi unautonomia morale e intellettuale che significa libert;
scegliere ogni tanto di andare al contrario perch gli spaesamenti so-
no creazioni e allenamenti importanti per il futuro;
apprendere a amare la qualit delle cose e non la loro semplificazione;
amare la bellezza e larmonia degli spazi e delle c ose;
allenarsi ad una visione poetica della vita e delle r elazioni;
costruire relazioni sentimentali e aff ettivamente significative dal pun-
to di vista comunicativo;
amare, apprezzare e c ostruire rapporti familiari positivi affinch il do-
mani sia rassicurante e non solitario;
ricercare la conoscenza come risorsa e penetrare le cose per scoprire
la loro vera essenza c ome dimensione di vita che ha senso di esser evissuta.
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Il nido ha una propria identit educativa costituita pi che da omogeneit
da pi punti di vista, perch educare una pr atica universale nella quale
entrano valori costruiti in dialogo insieme agli altri.
La condivisione di scelte valoriali
I valori sono principi guida da t enere a mente e da sperimentar e, perch
si inc ominci a pr ecisare in quale dir ezione debba pr ocedere leducar e.
Non corollari di astratte indicazioni quanto idee orientative per una edu-
cazione armoniosa.
Che cosa un valore se non un principio prezioso che avvia, conduce,gui-da le azioni umane verso obiettivi autentici e duraturi? Ad ogni inizio c
bisogno di una bussola orientativa per non disperdersi in un presente ef-
fimero che vanifica sentimenti, persone, relazioni nella confusa fretta del-
laccadere.
Quali valori in un nido dellinfanzia:
accoglienza
ascolto
condivisione
cooperazione
solidariet
continuit.
Per fare in modo che i valori diventino una pista sulla quale procedere,oc-
corre che siano condivisi da un maggior numero di persone e di contesti,
affinch diventino uno stile di vita. Il nido deve promuovere occasioni tra
bambini, educatori e famiglie affinch tutti si esprimano e si mettano in
gioco.Leducazione infatti non un fatto privato in quanto assume valen-
ze sociali e t erritoriali. Promuovere incontri significa lanciare ponti v erso
un futuro che dev e essere sempre pi lar go e sc onfinato affinch allin-
terno possano convivere differenze, punti di vista, opportunit.
Il nido diventa cos un ambiente in cui si incontrano individui,saperi,spa-
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zi, oggetti, memorie, idee, emozioni e sentimenti; un nido che rispetta e
si fa rispettare, che racconta e si fa raccontare. E un luogo vivo in cui pia-
cevole sostare nei primi anni della crescita,cos delicati.
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I luoghi in cui il bambino vive
sono luoghi diversi,allora
cerchiamo di intrecciare icomportamenti,gli
atteggiamenti,ci che
avviene in questi luoghi.
Animale con le punte
che pungePieremilio, 2 anni.
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Dal piano di lavoro allaprogrammazione e allaprogettazione
Intorno agli anni 70 (nel 1971 v ennero istituiti i nidi), linsegnante redige-
va un piano di lavoro,anticipatamente,prima che i bambini frequentasse-
ro.Era un modo di pensare la professione come dimensione nella quale ri-
conoscersi sia a livello individuale che sociale.
Le idee venivano organizzate preventivamente; linsegnante si impegna-
va personalmente a costruire una traccia di lavoro. I contenuti del piano di
lavoro, in genere annuale, tenevano conto dello sc orrere periodico delle
stagioni; in questa scansione gesti e c ontenuti trovavano una loro collo-
cazione.Linsegnante scriveva e agiva,non lasciando nulla al caso (non al-
la casualit che contiene una accezione positiva).Laspetto discutibile era
lomologazione dei bambini che significava, nella maggior parte dei casi,
non conoscenza della loro individualit e del c ontesto. Il piano di la voro
connotava una professionalit e costituiva un motivo di merito. Il bambi-
no veniva guidat o da un insegnant e che indirizza va e decidev a, impo-nendo scelte che rispondevano esclusivamente alle esigenze adulte.
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In questa cornice di riferimento storico alcuni educatori iniziarono a stac-
carsi dallo sfondo piatto e poco significativo di un tale modo di agire nel-
la scuola. Figure eccezionali che divennero punti di riferimento allinterno
di una scuola che questi maestri volevano educativa e formatrice pi che
scuola di istruzione:Don Milani,Mario Lodi,maestri di una didattica in cui
bambini e ragazzi erano protagonisti. Per Don M ilani sapere e r agionare
con la propria testa sono le motivazioni per emanciparsi dalla miseria cul-
turale di provenienza.Per Mario Lodi immaginazione e creativit costitui-
scono la vera essenza educativa.
E daltra parte il movimento del 68 aveva messo in discussione lautorit,valorizzando la fantasia,la creativit e i sentimenti come sfida generatrice
di altre sfide.
Nello stesso periodo,tra il 70 e l80,il Movimento di Cooperazione Educa-
tiva (MCE), operante soprattutto nella scuola dellobbligo , inizi ad allar-
garsi anche alla scuola 0-6, mettendo in discussione didattiche e metodi e
introducendone dei nuovi, come il giornale di classe cr eato dai bambini.
Si iniziava ad a vere attenzione per la narr azione di un s c ollocato in un
preciso contesto sociale.
Il passaggio dal piano di la voro alla pr ogrammazione costitu per tanto
una piccola rivoluzione nei confronti di una metodologia che procedeva
in modo abitudinario,soprattutto nelle scuole dei bambini piccoli.La pro-
grammazione,parola non coniata in campo pedagogico,quanto mediata
dal mondo ec onomico, abituato a fare quadrare i c onti e a non per dere
nulla lungo la strada,cre inizialmente spaesamento.Occorreva modifica-
re atteggiamenti, convinzioni e idee rassicuranti pi per ladulto che per il
bambino.
La programmazione prendeva avvio da una lettur a del c ontesto, dalla ti-
pologia di bambini e di famiglie. Letti i bisogni e le peculiarit dei bambi-
ni iscritti e delle loro famiglie,si definivano gli obiettivi dellanno.Il collet-
tivo degli insegnanti partecipava alla stesura; in seguito nascevano i conte-nuti del mese da proporre ai bambini. La verifica periodica era unesigenza.
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Per un certo periodo,la programmazione venne definita anche con la par-
tecipazione dei genit ori, coinvolti ad esprimersi attiv amente. Successiva-
mente, le insegnanti divennero le figure primarie della programmazione
che le famiglie avevano il diritto di conoscere. Molteplici le discussioni di
gruppo, convinti che il confronto fa progredire. Alcuni aspetti problema-
tici costituirono la motivazione allulteriore cambiamento.
Se da un lato, sul piano pedagogico e culturale, si valorizzava il patrimo-
nio individuale del bambino, dallaltro la pratica quotidiana evidenziava
la rigidit programmatoria, una sorta di binario nel quale si entr ava per
arrivare, a tutti i c osti, a realizzare gli obiettivi prescelti. E ci si chiedev a:dove si collocano le domande dei bambini? I loro interessi, le loro storie
personali? Pur di realizzare quanto stabilito, linsegnante li abbandona-
va lungo la strada.
Quanti inc ontri, quante discussioni per c omprendere che educar e, ap-
prendere a stare bene in un luogo,pi che di un binario obbligato,neces-
sitava di un grande albero, come metafora della conoscenza!
Il progetto infatti un alber o, i cui rami prendono varie direzioni parten-
do da un tronco che una base sicura e rassicurante.
Il progetto un fare che esige un tempo pi ristretto,non un anno,ma un
giorno,una settimana,un mese;racconta il bambino attraverso piccole se-
quenze che indicano i saperi, le parole e le rappresentazioni sul mondo.
Il progetto il tempo del bambino che incontra gli altri bambini, gli adul-
ti, gli spazi e i mat eriali; non c nulla di c erto, perch il progetto pu es-
sere modificato dal bambino.
Progettare significa dare voce a un bambino protagonista e a una famiglia
partecipe con la consapevolezza che lungo il cammino possibile anche
cambiare strada.
Dai Propositi progettuali 2003 del Gruppo provinciale Coordinatori peda-
gogici dei nidi di Piacenza:
Lesigenza di dichiar are int enzioni e pensieri, per fissar e una memoriaculturale di un percorso di formazione, si manifestata con forza da par-
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Il progetto qualcosa di
fluttuante e flessibile perch
agito dal nido nella sua
complessit.Quindi non un
progetto lineare ma
ramificato, sfaccettato.
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te del gruppo di lavoro. Per costruire nel tempo un punto di partenza co-
mune, un linguaggio in sintonia, pur comprendendo le diversit dei pre-
senti tra i partecipanti.In questo modo si costruisce unidentit professio-
nale dentro alcuni punti di rif erimento che permett ono orientamenti e
certezze per una sempre maggiore qualit dei luoghi ove i bambini, le fa-
miglie e gli educatori vivono quotidianamente.
I Propositi progettuali costituiscono delle piste concettuali sui quali orga-
nizzare progetti, osservazioni e tutto quel la voro giornaliero che viv e al-
linterno dei nidi.Il bambino una persona a tutti gli eff etti, solo pi
piccola. Non facile definir e lidea di bambino , solo attraverso la ric ercapossiamo sperimentare chi ; infatti educare non significa dar e risposte
ma attr averso la domanda che possiamo a vvicinarci alla sua c omples-
sit. attraverso losser vazione che lo sc opriamo nelle sue div ersit e
complessit e non attr averso ci che pensiamo ci assomigli.ladult o
che cr ea pr ogetti riflett e, si soff erma, attribuisce senso al pr oprio la vo-
ro. un educatore che pone domande,che provoca.
La scuola tragica chiusa, non aperta alla complessit.
La scuola epica la scuola delle domande, delle curiosit e delle provoca-
zioni che generano creativit.Il nido un luogo di ricerca-azione attraverso
le scoperte quotidiane dei bambini e le rielabor azioni degli adulti..nido
che si promuove, si collega con il territorio e la citt, inserito in una r ete di
continuit e che si fa conoscere attraverso la documentazione.
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Progettare al nido?
E un dovere professionale quello di lavorare per progetti?Anche nel nido dinfanzia?
Chi verifica e valuta la qualit del progetto?
Un pr ogetto c oinvolge o tutti i bambini di una sezione o un picc olo
gruppo.
Lavorare per progetti un appr occio che crede in un bambino pr otago-
nista dellesperienza: mai da solo , in genere, sempre in r elazione (c on i
coetanei,con ladulto,con lambiente e i materiali).Bambino che allena la
mente,utilizzando diversi linguaggi,quelli del corpo,delle emozioni e del-
la creativit.
Verso i 2 o 3 anni, quando il linguaggio v erbale si ev olve, i bambini f or-
mulano domande su quant o accade int orno a lor o. Ladulto li sollecita,
ampliando il desiderio di interrogarsi e di sapere.
Il progetto lanima di una pedagogia dellinteresse e della relazione che,
fin dal secolo precedente aveva preso avvio nella scuola attiva; un pro-
motore di quella ric erca che nasc e nel nido c ome riflessione e v alutazio-
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ne in itinere,non dei prodotti quanto dei processi che il bambino mette in
atto per conoscere. E uno stile educativo che rispetta linfanzia, partendo
dal pr esupposto che i bambini int ervengono attivamente nei lor o pr o-
cessi di apprendimento.
I contenuti, in molteplici occasioni nati dallosservazione o dai discorsi dei
bambini, coinvolgono adulti e bambini per t empi brevi: una settimana o
un mese.Una microstoria vive il tempo di alcune ore,di una giornata.
Da dove partire nella costruzione del progetto e quali domande si pon-
gono le insegnanti per a vviare una delle pr obabili piste? Occorre partire
da una discussione nel gruppo capace di formulare ipotesi e rilanci attra-verso le prime interpretazioni dei bambini.
Enecessario porsi interrogativi simili ai seguenti:
Da dove inizia un progetto?
Come si scelgono i contenuti?
Chi li propone?
Come questo progetto si connette con gli altri progetti?
Quale tipo di ricerca a-priori mettono in atto le insegnanti per realizza-
re il progetto?
Con quali prime ipot esi gli adulti suppor tano le idee , i gesti, le situa-
zioni nate dai bambini?
Con chi avviene il confronto?
Quali tipologie osservative sono possibili?
Quali documentazioni?
Con quanti bambini si porta avanti il progetto?
Da dove si inizia? (da una osservazione? Da una conversazione? Da una
indagine grafica?)
Come si restituisce ai bambini il valore dei loro processi di apprendi-mento?
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R I F L E S S I O N I
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7/25/2019 cordinador pedagogico 2.pdf
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Il progetto si evolve in una processualit in cui ladulto sostiene e spinge
in avanti gli interessi dei bambini. Successivamente la valutazione (e lau-
tovalutazione) in grado di rilanciare i risultati raggiunti.
Traccia di un possibile approccio progettuale
Lettura e riflessioni sul c ontesto: a chi si riv olge il progetto, bambini e
famiglie,approfondimenti,bisogni,i linguaggi dei bambini,provenien-
ze e culture.
Obiettivi e pensieri: propositi progettuali, quali riferimenti.
Costruzione di un percorso: scenari possibili, ipotesi, processualit.
Metodologie di lavoro