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Copyright© 2009 by BCC Mediocrati Finito di stampare nel mese di ottobre dell’anno 2009 Presso la Kompass Service di Cosenza I diritti di traduzione, di riproduzione e di adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi e devono essere espressamente autorizzati dall’Autore.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto BCC Mediocrati

Comitato di direzione scientifica Raffaele Rio • Nino Floro Coordinamento dell’attività di ricerca Nino Floro Modelli statistici di campionamento e rilevazione del dato Istituto Demoskopika Hanno curato le schede Nino Floro • Massimo Lucchino • Laura Miceli • Anna Mazzulla • Roberta Mungari Cotruzzolà Controllo testi Maria Grazia Morabito Hanno collaborato Nicoletta Alessio • Ele Oliverio • Francesca Apicella • Maria Mainieri • Gabriela Vieytes • Nicoletta Alvaro • Isabella Cipolla • Palma Manchi • Marianna Porcaro Segreteria generale Massimiliano Alemanni Editing e videoimpaginazione Jlenia Sardano Ufficio stampa Federico Bria • Francesca Gaetani

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Indice

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Presentazione, del Presidente del Credito Cooperativo Mediocrati, Nicola Paldino XI Premessa, del Presidente di Demoskopika, Raffaele Rio XIII

CAPITOLO I LE DINAMICHE

DEL SISTEMA ECONOMICO LOCALE Lo scenario internazionale 1 Il quadro economico nazionale 2 L’analisi del prodotto interno lordo pro capite 7 Il trend dei settori economici 18 Reddito disponibile e consumi delle famiglie 23 La demografia delle imprese 33 La dotazione infrastrutturale 47

CAPITOLO II

IL MERCATO DEL LAVORO I riflessi della crisi internazionale sulla disoccupazione 57 Il mercato del lavoro in Italia: un confronto regionale 59 Gli andamenti occupazionali nel cosentino 66

CAPITOLO III L’INTERNAZIONALIZZAZIONE

Uno sguardo complessivo 77 L’export italiano: analisi per paese e area geoeconomica 82 I numeri del made in Calabria: un confronto con i dati nazionali 86

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

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CAPITOLO IV IL SISTEMA DEL CREDITO

Lo scenario nazionale 119 La situazione creditizia provinciale 122 Le imprese di intermediazione monetaria e finanziaria 124 Gli impieghi e il finanziamento dell’economia regionale e provinciale 129 La struttura e gli impieghi delle banche piccole e minori 135 I finanziamenti alle famiglie 138 I finanziamenti alle imprese 141 Il livello di rischio: sofferenze e concentrazione dei finanziamenti 145 L’accesso al credito e il razionamento 154 I depositi bancari 156 Le dinamiche dei tassi di interesse 159 Il livello di bancarizzazione e di intermediazione 165 Il livello di intermediazione: rapporto impieghi/depositi 170

CAPITOLO V

LA CONGIUNTURA ECONOMICA

Il quadro generale 173 Il fatturato 176 Il portafoglio ordini e la domanda 182 L’occupazione 187 Livello dei prezzi di vendita 193 Livello dei costi di produzione 198 Livello dei costi del personale 204 Gli investimenti 210 Il clima di fiducia del sistema Cosenza 221

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CAPITOLO VI I RAPPORTI CON LA

PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

I contatti delle imprese con gli enti pubblici 233 La customer satisfaction dei servizi 236 Lo sportello unico per le attività produttive (SUAP) 241 I costi della pubblica amministrazione 243 Il mercato del “pubblico”: buon cliente e cattivo pagatore 248 Le proposte di miglioramento 253

CAPITOLO VII LE RELAZIONI

TRA BANCA E IMPRESA L’evoluzione dei rapporti e il ruolo delle banche locali 257 Le tendenze del pluriaffidamento 261 Le banche locali negli orientamenti delle aziende 266 La leva finanziaria e il livello di indebitamento 274 Il costo del denaro 281 Il cash-flow 286 Le imprese e la crisi economica 291

La metodologia dell’indagine 301

Riferimenti bibliografici e sitografia 307

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XI

PRESENTAZIONE DEL PRESIDENTE DEL CREDITO COOPERATIVO MEDIOCRATI

Nicola Paldino

Il rapporto sull’economia cosentina, giunto quest’anno alla sua V edizione, nasce con l’obiettivo principale di individuare punti di forza e criticità del territorio provinciale, nonché eventuali divergenze territoriali dell’area rispetto al quadro regionale e nazionale. Nodo centrale del Rapporto è la puntuale definizione dei fabbisogni del sistema imprenditoriale locale in relazione al fattore credito e la contestuale individuazione di linee di intervento utili a migliorare le relazioni tra banche e imprese.

In questa direzione, l’osservazione della realtà e dell’evoluzione della situazione creditizia della provincia cosentina diventa uno strumento strategico indispensabile, per comprendere, supportare e orientare le decisioni di sviluppo dell’intero territorio.

L’analisi svolta dall’Istituto Demoskopika si focalizza sulla situazione strutturale del sistema finanziario locale, ponendolo a confronto con il contesto regionale e nazionale. Il percorso si articola attraverso la disamina sia delle caratteristiche e delle modalità di erogazione delle risorse finanziarie immesse nel sistema locale, attraverso l’osservazione dei finanziamenti e la loro suddivisione settoriale, sia della dotazione di strutture bancarie e del grado di copertura del territorio.

In tale contesto, spicca il ruolo incisivo svolto dalle banche piccole e minori. Sia sul piano della presenza territoriale che dei livelli di intermediazione si è assistito in questi anni ad una forte crescita di questa tipologia di banche. I dati rilevano che in provincia di Cosenza, si riscontra, infatti, un’alta percentuale, rispetto alla media regionale e nazionale, di banche classificate come piccole e minori. Un elemento questo che dimostra una forte presenza e radicamento nella realtà di istituti a valenza locale di piccole dimensione, tra cui sono da annoverare le Banche di Credito Cooperativo, attori primari, che costituiscono un importante partner di riferimento per il tessuto socio-economico grazie alla loro capacità di

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mantenere rapporti solidi e duraturi con il sistema imprenditoriale del territorio, oltre che a possedere una maggiore capacità informativa. Questo ha contribuito a creare una struttura ancora più equilibrata ed articolata, ed è senza dubbio un fatto positivo in termini di differenziazione dell’offerta e, quindi, di capacità di soddisfare le diverse esigenze della clientela.

La prossimità territoriale tra banca e impresa continua ad essere un elemento di grande importanza nella determinazione delle relazioni di credito. La vicinanza tra intermediario e affidato costituisce di fatto un vantaggio sia per le banche sia per le imprese. Grazie alla migliore conoscenza delle economie dei loro territori, le banche locali possono beneficiare di una rischiosità più contenuta e sono in grado di applicare condizioni migliori agli operatori.

Tra i nuovi temi introdotti dall’Istituto, quest’anno, attraverso l’indagine field condotta su un campione rappresentativo di aziende del territorio cosentino, si analizzano in maniera approfondita i rapporti intercorrenti tra imprese e Pubblica Amministrazione ai vari livelli. Un tema, questo, sempre attuale e importante per qualsiasi politica economica che abbia come obiettivo quello di rilanciare lo sviluppo e la competitività di un territorio. L’indagine fa il punto su diverse questioni legate alla qualità e all’efficienza di questi rapporti: livello di soddisfazione sui servizi offerti, costi amministrativi, adempimenti burocratici, utilizzo dello sportello unico, ritardi nei pagamenti legati alle fornitura da parte delle imprese di beni e servizi.

Senza addentrarci nel merito e lasciando al lettore gli approfondimenti, il quadro che ci viene restituito dai risultati dell’indagine non è positivo. Si chiede a gran voce di vedere finalmente realizzata, con il contributo e la cooperazione di tutti, operatori economici, cittadini, amministratori e policy makers, una Pubblica Amministrazione moderna, innovativa, efficiente con meno oneri e procedure burocratiche, che non sia di ostacolo ma di supporto allo sviluppo delle imprese e alla nascita di nuove attività imprenditoriali.

Per quanto ci riguarda, lungi dal voler dare soluzioni, rappresentiamo un esempio concreto dell’importanza della cooperazione, che assume rilevanza nella misura in cui testimonia il valore, anche economico, della coesione nella vita di una comunità.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Le dinamiche del sistema economico locale LO SCENARIO INTERNAZIONALE

Nel 2008 l'economia mondiale è stata fortemente scossa; la tempesta finanziaria e le turbolenze economiche causate dalla crisi dei crediti sub-prime americani hanno fatto rievocare a molti la grande depressione economica verificatasi negli anni '30 del secolo scorso. La crisi dei crediti sub-prime americani, comparsa inizialmente nella primavera del 2006 si è trasformata in una crisi finanziaria estesa a tutto il mondo, toccando, rapidamente, l'economia reale. In seguito al rallentamento della crescita economica delle principali entità mondiali, la crescita economica globale è calata tra il 2007 e il 2008 e nel 2009 si registrerà un ulteriore calo. In dettaglio, nel quarto trimestre del 2008 il prodotto interno lordo (PIL), espresso in valori concatenati con anno di riferimento 2000, corretto per gli effetti di calendario e destagionalizzato, è diminuito del 2,1% rispetto al trimestre precedente e del 3% nei confronti del quarto trimestre del 2007. Nel primo trimestre del 2009 il prodotto interno lordo (PIL), è diminuito del 2,6 per cento rispetto al trimestre precedente e del 6,0 per cento nei confronti del primo trimestre del 2008.1

In termini congiunturali, nel quarto trimestre il PIL è diminuito del 3,3% in Giappone, del 2,1% in Germania, dell’1,6% negli Stati Uniti, dell’1,5% nel Regno Unito e dell’1,2 % in Francia. Nel complesso, il PIL dei paesi dell’area Euro è diminuito dell’1,5%.

1Istat- Conti economici trimestrali: I trimestre 2009 – Comunicato stampa, 12 Giugno 2009.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

In termini congiunturali, le importazioni di beni e servizi sono diminuite del 6,0%; il totale delle risorse (PIL e importazioni di beni e servizi) è diminuito del 2,8%. Dal lato della domanda, le esportazioni sono calate del 7,4%, gli investimenti fissi lordi del6,9 %, i consumi finali nazionali dello 0,6%. Nell’ambito dei consumi finali, la spesa delle famiglie residenti è diminuita dello 0,8%. La diminuzione degli investimenti è stata determinata da contrazioni del 10,8% degli acquisti di mezzi di trasporto, dell’8,4% degli investimenti in macchine, attrezzature e altri prodotti, e del 5,1% degli investimenti in costruzioni.

Nel quarto trimestre del 2008 si rileva un andamento congiunturale positivo del valore aggiunto per il settore agricolo (+4,1 %) e invariato per il settore degli altri servizi. Si rilevano invece contrazioni per l’industria in senso stretto (- 6,2%), per le costruzioni (-3,5%), per le attività del commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (-1,8%), e per il settore del credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (-0,1 %)2.

IL QUADRO ECONOMICO NAZIONALE

La definizione dello scenario economico, a livello nazionale e internazionale, risulta molto difficile in considerazione della molteplicità di fattori che tendono a sovrapporsi, con impulsi di segno diverso rispetto all’evoluzione del ciclo economico. La prosecuzione delle tendenze rilevate porterebbe a ipotizzare un aggravamento del contesto, mentre in direzione opposta spingono, soprattutto, gli impulsi alla domanda derivanti dal mix di politiche monetarie e fiscali eccezionalmente espansive adottato dalle autorità di politica economica.

La sovrapposizione dei diversi fattori fa ipotizzare che l’attuale recessione potrebbe attenuarsi nei trimestri a venire, per fare posto ad una fase di recupero le cui dimensioni risulterebbero comunque contenute e percepibili solo dal prossimo anno. Per la persistenza di squilibri regionali e la disomogeneità dei modelli di sviluppo locale, i diversi scenari potranno avere un impatto molto differenziato sul territorio nazionale. Se da un lato, le imprese del Sud e, più in generale, l’economia del Mezzogiorno, appaiono meno “attrezzate” a reagire all’impatto negativo della crisi rispetto alle imprese del Centro-Nord, dall’altro le stesse caratteristiche del modello di sviluppo di molte realtà meridionali potrebbero mitigare nel breve periodo gli effetti di un possibile prolungamento della congiuntura negativa. In

2 Istat- Conti economici trimestrali: IV trimestre 2008 – Comunicato stampa, 12 Marzo 2009.

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Le dinamiche del sistema economico locale

particolare, le principali motivazioni di un simile scenario per il Mezzogiorno possono essere riassunte in:

– una più bassa propensione alle esportazioni del tessuto imprenditoriale, che espone quest’area in misura sensibilmente più contenuta di altre alla turbolenza dei mercati internazionali; – un minore peso del settore manifatturiero e una maggiore rilevanza del commercio e della Pubblica Amministrazione nella formazione del PIL, con un’importanza superiore dei consumi interni nella formazione della domanda aggregata; – più difficili rapporti tra imprese e sistema creditizio, a causa di maggiori garanzie richieste e un più elevato costo del denaro.

A seconda del modello di sviluppo locale, sarà pertanto differente l’impatto che le inversioni del ciclo economico nazionale e internazionale avranno sulla crescita del PIL. Da un punto di vista dei trend congiunturali, è possibile definire la situazione italiana dicotomica, con, da un lato, le province “trainanti” che condizionano e determinano i trend e, dall’altro, un consistente gruppo di province (soprattutto a-cicliche) definibili “neutrali” rispetto alla determinazione del ciclo economico nazionale.

L’Istituto Guglielmo Tagliacarne, in base agli andamenti osservati a partire dal 1995, ha suddiviso le 103 province italiane in due gruppi: il primo a “forte” impatto del cambiamento del ciclo economico recessivo; il secondo a “medio-basso” impatto. Ipotizzando uno scenario in cui le tendenze del primo trimestre dell’anno vedranno una prosecuzione, senza particolari attenuazioni, fino a fine 2009, 36 province su 103 risulterebbero fortemente condizionate dalla congiuntura negativa, a causa (anche) della loro stretta correlazione con l’andamento del PIL nazionale negli anni 1995-2007 (tasso di correlazione superiore a 0,6, con punte di 0,94 per la provincia di Prato e 0,91 per la provincia di Venezia, considerando che la correlazione massima è pari ad 1).

Questo gruppo di province, che comprende le principali aree metropolitane del Paese (Milano, Roma, Bologna, Torino, Napoli), gran parte delle province industriali ed esportatrici del Nord-Est e della Lombardia, ma anche sette province del Mezzogiorno (Crotone, Caserta, Teramo, Avellino, Messina, Isernia e Taranto), rappresenta circa il 60% del PIL italiano e del totale delle esportazioni nazionali.

Al contrario, altre 67 province tra cui Cosenza, prevalentemente di media-piccola dimensione economica, avranno un impatto negativo medio-basso, per una significativa specializzazione nella filiera agroalimentare (notoriamente a-ciclica, in quanto la domanda di beni alimentari è sostanzialmente rigida), una bassa apertura verso l’estero (le esportazioni sono invece pro-cicliche e si espandono al crescere del

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

PIL estero) e, in alcuni casi, una importante presenza di economia pubblica (anticiclica, in quanto la spesa pubblica tende a crescere nei periodi di recessione).

Il paradosso è rappresentato dal fatto che le economie locali appartenenti a questo gruppo beneficiano di un modello di sviluppo che, se nei periodi di espansione le penalizza o comunque non consente loro di conseguire performance in linea o al di sopra della media nazionale, nei periodi di crisi invece le protegge.

Un modello che interessa province che rappresentano, comunque, circa il 40% del PIL. Le province del primo gruppo (manifatturiere ed esportatrici) sono realtà locali dove il settore manifatturiero ha un peso prevalente nella formazione del PIL rispetto al resto d’Italia, con una conseguente forte propensione alle esportazioni.

Una delle principali conseguenze di una simile performance è quindi l’esposizione, e di molto, dell’economia provinciale agli andamenti dei mercati esteri. Una considerazione ancora più rilevante se si considera che l’economia di derivazione pubblica – quindi, non di mercato e non esposta alla concorrenza - rappresenta in media solo circa l’11-15% del PIL, contro, ad esempio, il 25-30% delle province siciliane e calabresi e il 15,5% della media nazionale. Un ulteriore fattore che lega la ripresa di questo cluster di province agli andamenti dello scenario internazionale è che tra i mercati di sbocco più importanti risultano quelli dell’Europa centro-orientale (compresi i Paesi parte dell’UE).

Nel secondo raggruppamento sono invece rappresentate in particolare le province del Mezzogiorno e le piccole province del Centro-Nord. Si tratta di un gruppo di territori che ha conosciuto, mediamente, un modello di sviluppo più “conservativo” e chiuso nel proprio “perimetro”. Un percorso di crescita caratterizzato da un’elevata presenza della filiera agroalimentare e da attività terziarie (anche turistiche) e, soprattutto, di matrice pubblica, con un valore aggiunto del totale dei servizi superiore al 75% (contro il 71,4% in Italia).

Le province appartenenti a questo cluster avranno quindi un impatto recessivo “mitigato” dal fatto che l’economia di mercato, aperta verso l’estero, ha un peso minore rispetto a quella pubblica e chiusa sul mercato interno. È il caso della maggior parte delle province del Mezzogiorno (l’economia pubblica supera qui il 20-25%, e con l’indotto arriva a rappresentare circa il 50% del PIL totale, come ad esempio a Cosenza e nella gran parte delle province siciliane e calabresi) e di alcune piccole province del Centro (come ad esempio Siena, Grosseto e Viterbo) e del Nord (come Bolzano e Novara).

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 1 Province italiane ad “Alto”impatto rispetto all’andamento economico Anni 1995-2007 Valori assoluti

Province ad “Alto Impatto”

Correlazione* PIL Italia – PIL prov. 95-07

Prato 0,94 Lucca 0,92 Venezia 0,91 Arezzo 0,89 Milano 0,87 Crotone 0,86 Trieste 0,85 Belluno 0,84 Caserta 0,83 Perugia 0,82 Treviso 0,82 Pistoia 0,80 Modena 0,79 Ancona 0,77 Reggio E. 0,76 Roma 0,75 Teramo 0,75 Genova 0,74 Bologna 0,74 Avellino 0,74 Torino 0,73 Messina 0,73 Como 0,72 Napoli 0,72 Trento 0,71 Alessandria 0,71 Rimini 0,71 Pesaro Urbino 0,70 Firenze 0,70 Isernia 0,69 Vicenza 0,69 Ravenna 0,67 La Spezia 0,67 Padova 0,67 Verona 0,66 Varese 0,65

(*) Massima correlazione=1; Assenza di correlazione=0; Correlazione inversa<0. Fonte: Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 2 Province italiane ad “Medio e Basso”impatto rispetto all’andamento economico Anni 1995-2007 Valori assoluti

Province a “Medio-Basso Impatto”

Correlazione* PIL Italia – PIL prov. 95-07

Taranto 0,63 Sassari 0,63 Vercelli 0,62 Palermo 0,61 Lecco 0,61 Sondrio 0,60 Lodi 0,57 Catania 0,56 Bari 0,55 Catanzaro 0,54 Biella 0,54 Livorno 0,54 Pescara 0,52 Ragusa 0,51 Siena 0,51 Campobasso 0,50 Novara 0,49 Cagliari 0,49 Cosenza 0,48 Bergamo 0,48 Brindisi 0,47 L'Aquila 0,47 Piacenza 0,47 Massa-Carrara 0,44 Brescia 0,43 Foggia 0,43 Lecce 0,42 Bolzano 0,41 Verbania 0,41 Chieti 0,39 Ascoli Piceno 0,39 Savona 0,37 Siracusa 0,33 Terni 0,33 Parma 0,32 Cuneo 0,31 Latina 0,30 Enna 0,27 Potenza 0,26 Vibo V. 0,25 Reggio C. 0,24 Pisa 0,24 Forlì 0,20

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Le dinamiche del sistema economico locale

Province a “Medio-Basso Impatto”

Correlazione* PIL Italia – PIL prov. 95-07

Grosseto 0,20 Ferrara 0,19 Pavia 0,17 Imperia 0,17 Mantova 0,15 Pordenone 0,14 Udine 0,13 Salerno 0,12 Asti 0,11 Cremona 0,10 Benevento 0,07 Matera 0,05 Gorizia 0,02 Nuoro 0,02 Macerata 0,00 Rovigo -0,08 Aosta -0,10 Rieti -0,13 Frosinone -0,18 Caltanissetta -0,19 Viterbo -0,21 Oristano -0,21

(*) Massima correlazione=1; Assenza di correlazione=0; Correlazione inversa<0. Fonte: Istituto G. Tagliacarne.

L’ANALISI DEL PRODOTTO INTERNO LORDO PRO CAPITE

Questo scenario previsionale a livello nazionale delinea un’evoluzione negativa del PIL in tutte le regioni e ripartizioni territoriali. Il Mezzogiorno, con una contrazione dell’attività economica più ampia di oltre mezzo punto percentuale rispetto alla media nazionale, risulterebbe l’area del Paese con la flessione più accentuata del PIL nel 2009. Tale gap resta confermato (anche se non nella sua entità) pure in un contesto caratterizzato da una ripresa più ravvicinata. Ciò starebbe a confermare una maggiore difficoltà per l’area meridionale ad avvantaggiarsi di una più prossima attenuazione della congiuntura negativa. In sostanza, se tra la fine dell’anno in corso e l’inizio del prossimo dovesse verificarsi un miglioramento dell’economia tale da permettere una flessione meno intensa di quanto stimato nello scenario “di base”, questo recupero interesserà in maniera più consistente le regioni centro-settentrionali (il Nord Est, in particolare), grazie ad una dinamica più favorevole dei consumi delle famiglie e soprattutto degli investimenti. A livello regionale, lo scenario “di base” per il 2009 vede un calo

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

dell’attività economica particolarmente intenso per Abruzzo (-5,5%), Basilicata (-5,5%), Molise (-5,1%), Puglia (-4,9%) e Sardegna (-4,9%); sul versante opposto, tra le regioni in cui la flessione si presenterebbe relativamente minore si trovano il Trentino Alto Adige, l’Emilia Romagna e il Lazio (tutte con -3,7%), seguite da Friuli Venezia Giulia (-3,8%) e Veneto (-3,9%).

Secondo questo scenario, si dovrebbe pertanto assistere a una graduale ripresa produttiva a partire dalla fine di quest’anno, che dovrebbe realizzarsi più rapidamente al Nord, grazie anche a una più intensa dinamica degli investimenti.

Più lento, invece, appare il recupero del Mezzogiorno, caratterizzato da un’evoluzione delle principali componenti della domanda peggiore di quella prevista nelle altre aree del Paese3. Risulta necessario allora analizzare il Prodotto Interno Lordo pro capite che, indicando il livello medio della ricchezza disponibile per ogni abitante, è l’indicatore che meglio si presta a rappresentare il tenore di vita e, quindi, il benessere economico di una determinata popolazione. Disponendo delle valutazioni per il periodo 2004-2008, sia a livello regionale che nazionale, è possibile, inoltre, operare un confronto tra lo standard medio di vita della provincia cosentina e quello delle diverse realtà che vengono prese a riferimento.

Entrando nello specifico, per la provincia di Cosenza il Pil pro-capite si attesta sui 16.730 euro nel 2008, valore che appare di poco inferiore rispetto al dato regionale (16.839 euro), ma si allontana da quello medio nazionale che si attesta sui 26.279 euro. Operando ad ogni modo un confronto con le altre province calabresi emerge come Cosenza, nel 2008, presenti il Pil pro capite più elevato, subito dopo Catanzaro che, con 18.771 euro, si distacca notevolmente dalle altre province considerate e che presentano, invece, dei valori più simili tra loro. E’ possibile dedurre ulteriori informazioni dall’esame della graduatoria nazionale in numero indice delle province italiane (posta l’Italia=100) che vede Cosenza collocarsi al 92° posto con un Pil pro capite pari a 63,7, seguita da Vibo Valentia (63,2), da Reggio Calabria (61,7) e da Crotone (58,8) che occupa l’ultimo posto nella classifica. Le province calabresi si posizionano quindi nella parte finale della graduatoria, fatta eccezione per Catanzaro che presenta una situazione leggermente migliore (79° posto con un numero indice pari a 71,4). Rispetto all’anno precedente, i dati indicizzati delle diverse realtà calabresi sono andati peggiorando; più, in particolare Cosenza presentava nel 2007, un numero indice pari a 64,8 evidenziando una seppur lieve contrazione che ha subito la crescita del reddito pro-capite nell’ultimo anno di riferimento. Oltre a Cosenza che ha raggiunto una contrazione dell’indicatore ad un livello superiore di calo del Pil procapite - in termini di

3 Rapporto Unioncamere 2009 – a cura del Centro Studi Unioncamere.

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Le dinamiche del sistema economico locale

variazione pari a -0,1% - si trova la provincia di Catanzaro che registra tra il 2007 e il 2008 una contrazione dello 0,7%. Le altre province calabresi continuano a mantenere i livelli raggiunti nel 2007, mentre una vivace ripresa viene registrata dalla provincia di Vibo Valentia che raggiunge il +7,4% tra il 2007 e il 2008. Tabella 3 Pil pro-capite ai prezzi base delle province calabresi (estratto graduatoria nazionale) Anni 2007-2008 Valori assoluti e percentuali

Province Pil

pro-capite 2007

in euro

Pil pro-capite

2008 in euro

V.A. 2007/2008

Variaz. % 2007/2008

Numero indice

Italia 2007 (media pari a 100)

Numero indice

Italia 2008 (media pari a 100)

Cosenza 16.755 16.730 -25 -0,1 64,8 63,7 Crotone 15.237 15.447 210 1,4 58,9 58,8 Catanzaro 18.897 18.771 -126 -0,7 73,1 71,4 Vibo Valentia 15.471 16.616 1.145 7,4 59,8 63,2 Reggio Calabria 16.164 16.215 51 0,3 62,5 61,7 Calabria 16.742 16.839 97 0,6 64,7 64,1 Italia 25.862 26.279 417 1,6 100 100 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 4 Pil pro-capite nelle province calabresi Anni 2004-2007 Valori assoluti e variazioni percentuali

Aree Posizione in graduatoria Pro capite (euro)

Differenza posizione con il

2004

Variazione % pro capite 2007/2004

Cosenza 88 16.755,03 6 12,9 Crotone 99 15.236,65 -2 5,1 Catanzaro 76 18.897,10 3 9,9 Vibo Valentia 98 15.470,81 -2 6,6 Reggio Calabria 95 16.163,76 -8 2,7 Calabria 19 16.741,96 0 8,2 Italia - 25.861,77 - 8,2 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 5 Pil pro-capite nelle province calabresi Anni 2004-2008 Valori assoluti e variazioni percentuali

Aree Posizione in graduatoria Pro capite (euro) Differenza

posizione con il 2004Variazione %

pro capite 2008/2004 Cosenza 92 16.729,93 2 12,7 Crotone 102 15.447,16 -5 6,5 Catanzaro 79 18.771,27 0 9,2 Vibo Valentia 94 16.616,01 2 14,5 Reggio Calabria 96 16.215,15 -9 3,0 Calabria 20 16.838,53 -1 8,9 Italia - 26.278,60 - 10,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

Uno strumento interessante per valutare il significato e le dinamiche del valore

del PIL pro capite in un contesto territoriale (anche nell’accezione quantitativa di indicatore della qualità della vita) è fornito dall’analisi temporale del numero indice attraverso il quale, ponendo il valore per l’Italia pari a 100, si ottiene una stima di quanto la ricchezza per abitante sia in linea o meno con tale valore base. Nello specifico contesto dell’indicatore in un arco temporale che dal 2004 si allunga fino al 2008, la provincia di Cosenza passa da 62,1 a 63,7, mostrando una crescita (var. 04/08: +1,6%), seppur contenuta, rispetto al dato regionale che, invece, vede ridurre nel corso degli anni il proprio valore (var. 04/08: -0,6%). Il tenore di vita nella provincia risulta inferiore a quello medio italiano ma in leggero miglioramento nell’arco temporale considerato. Oltre alla provincia cosentina, unica altra variazione positiva di lungo periodo del n.i è registrata da Vibo Valentia (var. 04/08: +2,5%), mentre tutte le altre province registrano un trend in discesa. La situazione nel breve periodo però ha registrato un arretramento per tutte le province calabresi ad eccezione di Vibo Valentia: la forbice tra il numero indice delle province calabresi e il dato medio nazionale si allarga e, in particolare, per la provincia di Cosenza da un valore pari a 64,8 del 2007 si passa a 63,7 con una variazione negativa pari a -1,1% contro -0,6% della Calabria.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 6 Pil pro-capite delle province calabresi Anni 2004-2008 Numero indice Italia = 100 e variazioni percentuali

Province 2004 2005 2006 2007 2008 Var. % 07/08

Var. % 04/08

Cosenza 62,1 62,8 64,4 64,8 63,7 -1,1 1,6 Crotone 60,7 61,9 58,3 58,9 58,8 -0,1 -1,9 Catanzaro 72,0 71,8 73,9 73,1 71,4 -1,7 -0,6 Vibo Valentia 60,7 60,9 62,0 59,8 63,2 3,4 2,5

Reggio Calabria 65,9 65,1 62,5 62,5 61,7 -0,8 -4,2

Calabria 64,7 64,9 64,9 64,7 64,1 -0,6 -0,6 Italia 100 100 100 100 100 - - Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Dal momento che il Pil pro capite fa riferimento alla popolazione, al fine di

escludere l’influenza di un effetto demografico4 (quale la diminuzione della popolazione) su una ipotetica crescita del Pil pro capite, è possibile constatare che, nell’arco di tempo considerato, la provincia di Cosenza ha visto ridurre, ma di poco (var. 04/08 pari a -0,3%), la sua popolazione che ammonta, nel 2008 a 732.072 abitanti contro i 734.073 nel 2004. Da tali considerazioni è possibile dedurre che le dinamiche demografiche non hanno influenzato la crescita del Pil pro capite che, in virtù di ciò, cresce realmente nel periodo considerato.

Lo studio della dinamica del Pil pro capite mostra quindi un risultato incoraggiante per Cosenza: in termini di numero indice, rispetto a tutte le ripartizioni territoriali solo la provincia cosentina e quella vibonese registrano un valore che con il passare degli anni converge verso il dato medio nazionale mentre le altre province, compresa la Calabria, registrano una contrazione dell’indicatore.

4 Si può parlare di un miglioramento del tenore di vita di un paese se la crescita del Pil pro capite avviene in assenza di sensibili decrementi della popolazione.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

62,1 63,7 60,7 58,8

72,0 71,460,7 63,2 65,9 61,7 64,7 64,1

0

10

20

30

40

50

60

70

80

Cosenza Crotone Catanzaro ViboValentia

ReggioCalabria

Calabria

2004 2008

Grafico 1 Pil pro-capite delle province calabresi Anni 2004-2008 Numero indice Italia = 100 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Per quanto attiene l’informazione proveniente dal valore assoluto

dell’importante indice economico quale il PIL pro capite, nel periodo tra il 2004 ed il 2008 per la provincia di Cosenza si configura un incremento particolarmente consistente passando da 14.842 euro a 16.730 euro. Includendo nell’analisi anche il confronto con le altre aree territoriali di riferimento emergono delle conclusioni interessanti per l’area cosentina che registra nel 2008 una ricchezza pro capite consistente considerato il fatto che approssima il dato regionale (16.839 euro) e viene superata solo dai risultati conseguiti da Catanzaro (18.771 euro) prima nella graduatoria regionale; ma quello che meglio evidenzia le performance economiche positive di Cosenza è la crescita del Pil pro capite registrata nel lungo periodo (var. 04/08: +12,7%) che supera i risultati medi regionali (var. 04/08: +8,9%) e nazionali (var. 04/08: +10%), mentre dal confronto con le altre province solo Vibo Valentia (var. 04/08: +14,5%) riesce a superare il trend di crescita della provincia cosentina.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 7 Pil pro-capite delle province calabresi Anni 2004-2008 Valori assoluti in euro e variazioni percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Var. 04/08

Cosenza 14.842 15.317 16.179 16.755 16.730 12,7 Crotone 14.499 15.088 14.649 15.237 15.447 6,5 Catanzaro 17.195 17.503 18.549 18.897 18.771 9,2 Vibo Valentia 14.511 14.833 15.569 15.471 16.616 14,5 Reggio Calabria 15.737 15.869 15.695 16.164 16.215 3,0 Calabria 15.468 15.813 16.294 16.742 16.839 8,9 Italia 23.898 24.372 25.109 25.862 26.279 10,0

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

E’ necessario ancora ribadire il costante aumento del Pil pro capite che ha

caratterizzato la provincia di Cosenza negli ultimi anni superando i livelli sia regionali che nazionali dal 2004 fino alla fine del 2007; tra il 2007 e il 2008, vista anche la generale crisi economica che ha caratterizzato l’Italia, tutte le province calabresi hanno registrato un rallentato della crescita del Pil pro capite e, in particolare, Cosenza e Catanzaro hanno registrato un lieve calo dell’indicatore fino a raggiungere valori negativi. Tabella 8 Pil pro-capite delle province calabresi Anni 2004-2008 Variazioni percentuali

Province Var.% 04/05

Var.% 05/06

Var.% 06/07

Var.% 07/08

Cosenza 3,2 5,6 3,6 -0,1 Crotone 4,1 -2,9 4,0 1,4 Catanzaro 1,8 6,0 1,9 -0,7 Vibo Valentia 2,2 5,0 -0,6 7,4 Reggio Calabria 0,8 -1,1 3,0 0,3 Calabria 2,2 3,0 2,7 0,6 Italia 2,0 3,0 3,0 1,6

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Mettendo in relazione il dato relativo al Pil pro capite 2008 e la crescita complessiva registrata dalle province calabresi negli ultimi quattro anni e rappresentando su un grafico a dispersione i risultati, sono maggiormente visibili i livelli di crescita raggiunti dalla provincia di Cosenza e di Vibo Valentia che si distanziano considerevolmente dalle altre province calabresi e dalla regione per l’elevata crescita del Pil pro capite tra il 2004 e il 2008, mentre Reggio Calabria, pur allineandosi con le altre province per il valore di Pil pro capite raggiunto nel 2008, mantiene dei livelli di crescita ancora contenuti. Grafico 2 Pil pro-capite delle province calabresi e della Calabria Anni 2004-2008 Valori assoluti in euro e valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Per l’analisi del percorso di crescita strutturale del sistema economico di una

specifica provincia non può mancare l’analisi del valore aggiunto5 che consente, più

5 Sembra opportuno, a tal proposito, fornire una definizione della differenza tra PIL e Valore Aggiunto: il Valore Aggiunto (= produzione – consumi intermedi) è il valore complessivo dei beni e dei servizi finali prodotti all’interno di un paese in un certo intervallo di tempo (un anno) e rappresenta la misura della ricchezza prodotta. Il PIL è dato

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Le dinamiche del sistema economico locale

di ogni altra variabile, di rappresentare e quindi misurare in maniera adeguata il livello di ricchezza prodotta all’interno di una distinta realtà territoriale.

Nello specifico, il sistema economico della provincia di Cosenza nel 2007 ha raggiunto una produzione in valore pari a 10.654 mln di euro registrando un incremento percentuale di crescita rispetto al 2004 quando registrava un valore aggiunto pari a 9.701 mln (var. 04/07:+9,8%); con questo risultato Cosenza raggiunge un incremento dell’indicatore superiore di oltre 2 punti percentuali a quello regionale (var. 04/07: +7,2%) e risulta essere la provincia calabrese con il più elevato tasso di crescita del valore aggiunto negli ultimi quattro anni, seguita da Vibo Valentia e Crotone (var. 04/07 rispettivamente pari a +7,4% e +7,3%) e, in chiusura della graduatoria provinciale, da Catanzaro e Reggio Calabria (var. 04/07 rispettivamente pari a +5,5% e +5%). Questo sviluppo è stato alimentato dalla costante crescita che, nel periodo in esame, ha interessato il valore aggiunto provinciale e che, come anche per la provincia di Vibo Valentia, si è sempre mantenuto su valori positivi al contrario delle altre province calabresi che sono state caratterizzate da un trend fluttuante del valore aggiunto.

Dall’analisi di breve periodo, la variazione percentuale che ha caratterizzato il valore aggiunto della provincia cosentina tra il 2006 e il 2007 è stata particolarmente contenuta (var. 06/07: +1,4%) rispetto alle risultanze registrate in precedenza; è necessario evidenziare però che per tutto il periodo di analisi (2004-2007) il valore aggiunto della provincia ha rallentato la crescita ma non ha mai raggiunto valori del trend in area negativa, a differenza di altre province calabresi, come Crotone, Catanzaro e Reggio Calabria.

Continua anche per il 2007 ad essere Cosenza a produrre il maggiore contributo al valore aggiunto calabrese con il 36% del totale regionale, quota in lieve diminuzione, di mezzo punto percentuale, rispetto all’anno precedente. Con il 27,9% del totale regionale segue Reggio Calabria, poi Catanzaro con il 20,2% mentre ultime continuano a risultare Crotone e Vibo Valentia producendo rispettivamente l’8% e il 7,9% della quota regionale.

dalla somma del Valore Aggiunto e di imposte indirette nette sui prodotti ed imposte sulle importazioni.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 9

Valore aggiunto complessivo (a prezzi correnti) delle province calabresi e della Calabria e Italia Anni 2004-2007 Valori assoluti in milioni di euro

Aree 2004 2005 2006 2007 Cosenza 9.701 10.028 10.502 10.654 Crotone 2.203 2.277 2.184 2.365 Catanzaro 5.661 5.709 6.002 5.971 Vibo Valentia 2.190 2.221 2.311 2.353 Reggio Calabria 7.883 7.927 7.774 8.277 Calabria 27.637 28.162 28.773 29.620 Italia 1.251.033 1.277.992 1.316.586 1.381.449

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 10 Valore aggiunto complessivo (a prezzi correnti) delle province calabresi e della Calabria Anni 2004-2007 Composizione percentuale

Province Comp. % 2004

Comp. % 2005

Comp. % 2006

Comp. % 2007

Cosenza 35,1 35,6 36,5 36,0 Crotone 8,0 8,1 7,6 8,0 Catanzaro 20,5 20,3 20,9 20,2 Vibo Valentia 7,9 7,9 8,0 7,9 Reggio Calabria 28,5 28,1 27,0 27,9 Calabria 100 100 100 100

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 11 Valore aggiunto complessivo (a prezzi correnti) delle province calabresi e della Calabria e Italia Anni 2004-2007 Variazioni percentuali

Aree var. % 04/05 var.% 05/06 var.% 06/07 var.% 04/07 Cosenza 3,4 4,7 1,4 9,8 Crotone 3,4 -4,1 8,3 7,3 Catanzaro 0,9 5,1 -0,5 5,5 Vibo Valentia 1,4 4,1 1,8 7,4 Reggio Calabria 0,6 -1,9 6,5 5,0 Calabria 1,9 2,2 2,9 7,2 Italia 2,2 3,0 4,9 10,4

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Cosenza36,0%

Crotone8,0%

Catanzaro20,2%

Vibo Valentia7,9%

Reggio Calabria27,9%

9,8

7,3

5,5

7,4

5,0

7,2

10,4

Cosenza

Crotone

Catanzaro

Vibo Valentia

Reggio Calabria

Calabria

Italia

Grafico 3

Contribuzione del valore aggiunto complessivo delle province calabresi alla crescita regionale Anni 2007 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Dall’analisi di lungo periodo, il tasso di crescita relativo al periodo 2004-2007 evidenzia l’elevata dinamicità che ha caratterizzato il valore aggiunto della provincia di Cosenza che, con un valore pari a +9,8%, supera consistentemente i risultati medi registrati per la Calabria (+7,2%) convergendo e raggiungendo quasi il dato medio italiano (+10,4%). Dal confronto con le altre province calabresi è Cosenza che ha raggiungere il picco più alto di crescita del valore aggiunto negli ultimi anni, mentre le altre province, pur registrando una complessiva crescita dell’indicatore, mantengono un tasso più contenuto.

Grafico 4 Tasso di crescita del valore aggiunto complessivo a confronto: Province, Calabria e Italia Anni 2004-2007 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

IL TREND DEI SETTORI ECONOMICI L’esame della composizione del valore aggiunto per settori economici mostra

come la provincia di Cosenza continui ad essere interessata da un importante peso del settore terziario: con un’incidenza sulla formazione della ricchezza provinciale pari al 77,9% i servizi rappresentano, infatti, il motore trainante dell’economia cosentina anche nel 2007. Sebbene questa situazione riguardi molte realtà del Mezzogiorno, è possibile evidenziare come il peso del settore terziario della provincia, superato solo da quello registrato da Reggio Calabria (80,4%), è secondo nella graduatoria regionale (la maggiore differenza si ha nei riguardi di Vibo Valentia che registra un’incidenza pari a 74,6%) e in linea con le risultanze regionali (78,1%).

Ciò che conferma quanto fino qui dichiarato è proprio la forte differenza e il distacco tra il peso dei servizi registrato nelle province calabresi nel 2007 e quello italiano che nel caso specifico della provincia cosentina raggiunge i 7,5 punti percentuali, presentando per l’Italia un’incidenza pari a 70,4%.

Passando ad analizzare il contributo fornito dall’agricoltura si nota che, con un valore pari al 3,8%, Cosenza presenta all’interno della Calabria l’incidenza più bassa rispetto alle altre province, ma anche un peso notevolmente superiore a quello dell’Italia (2,1%). Dal confronto territoriale, nella classifica regionale in prima linea si posiziona Vibo Valentia con il 5,8% del peso percentuale del valore aggiunto dell’agricoltura sul totale provinciale, seguita da Catanzaro (4,8%), Reggio Calabria (4,5%), Crotone (3,9%) e in ultima Cosenza (3,8%).

Per quanto riguarda l’industria, con un contributo alla formazione del valore aggiunto pari al 18,2%, la provincia cosentina si posiziona a metà della graduatoria regionale, mentre la più alta incidenza viene registrata da Crotone con una percentuale del 20,7%, seguita da Vibo Valentia con il 19,6%; negli ultimi posti, invece, sono collocate Catanzaro con il 17,4% e Reggio Calabria con il 15,2%, uniche due a registrare un contributo minore rispetto a quello regionale (17,5%).

Tutte le realtà territoriali calabresi mostrano comunque un contributo dell’industria al proprio valore aggiunto molto più contenuto rispetto al dato medio nazionale che raggiunge nel 2007 un valore pari a 27,5%. Operando una scomposizione dei dati relativi all’industria si osserva che per tutte le ripartizioni territoriali considerate il maggiore contributo alla formazione del valore aggiunto settoriale viene dato dal comparto manifatturiero (industria in senso stretto), mentre la restante quota viene offerta dal comparto delle costruzioni. In particolare, per la provincia cosentina il settore manifatturiero, fornendo il 10,7% del valore aggiunto provinciale, si distanzia di poco dal valore medio regionale pari

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Le dinamiche del sistema economico locale

a 10,3%, mentre risulta lontana dalla quota nazionale che, essendo pari al 21,4%, risulta due volte superiore al valore cosentino. Il settore edile presenta, invece, un peso pari a 7,6% più vicino al valore medio nazionale (6,1%), anche se, da un confronto a livello regionale, emerge che l’apporto fornito dalle costruzioni alla ricchezza cosentina e crotonese (rispettivamente uguale e pari a 7,6%) è superiore a quello regionale (7,2%) e di tutte le altre province calabresi, fatta eccezione per Vibo Valentia che raggiunge un valore pari a 8,2% superando così il dato medio regionale e nazionale.

Tabella 12 Valore aggiunto al costo dei fattori dei settori agricolo, industriale e dei servizi Anno 2007 Valori assoluti (in milioni di euro)

Area geografica Agricoltura

Industria Servizi Totale

economia In senso stretto Costruzioni Totale

Cosenza 410 1.137 804 1.942 8.302 10.654 Crotone 92 310 179 489 1.783 2.365 Catanzaro 287 596 443 1.039 4.644 5.971 Vibo V. 137 267 193 460 1.756 2.353 Reggio C. 371 737 518 1.255 6.651 8.277 Calabria 1.297 3.048 2.138 5.186 23.137 29.620 Italia 28.341 296.032 84.101 380.133 972.975 1.381.449 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 13 Valore aggiunto al costo dei fattori: incidenza sul totale da parte dei settori agricolo, industriale e dei servizi Anno 2007 Valori percentuali

Area geografica Agricoltura

Industria Servizi In senso

stretto Costruzioni Totale

Cosenza 3,8 10,7 7,6 18,2 77,9 Crotone 3,9 13,1 7,6 20,7 75,4 Catanzaro 4,8 10,0 7,4 17,4 77,8 Vibo Valentia 5,8 11,4 8,2 19,6 74,6 Reggio Calabria 4,5 8,9 6,3 15,2 80,4 Calabria 4,4 10,3 7,2 17,5 78,1 Italia 2,1 21,4 6,1 27,5 70,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Si cercherà ora di fornire, attraverso la lettura del valore aggiunto disaggregato per settori economici, una rappresentazione dei cambiamenti strutturali che hanno caratterizzato l’evoluzione dell’economia cosentina nel periodo 2004-2007, estendendo l’analisi all’ambito regionale e nazionale al fine di evidenziare, ove presenti, processi di convergenza e di divergenza rispetto al modello di sviluppo regionale.

Partendo dal settore agricolo, si osserva come ad una situazione che risulta in regressione a livello regionale (var. 04/07: -26,5%) e nazionale (var. 04/07: -10,3%) corrisponde, invece, un andamento contraddistinto per Cosenza dall’aumento tra il 2004 e il 2007 del valore aggiunto passando da 402 a 410 mln di euro (var. 04/07: +2,1%). La decisa crescita del valore aggiunto agricolo si è registrato tra il 2005 e il 2006 (var. 05/06: +8,4%), dopo un anno di stasi dell’indicatore (var. 04/05: +0,6%), mentre l’ultimo anno è stato decisamente improduttivo per il settore agricolo che a Cosenza ha registrato un deciso calo (var. 06/07: -6,4%).

Per Cosenza, il settore industriale ha mantenuto il suo trend in area positiva (var. 04/07: +15%), spiegato principalmente dal comparto edile che tra il 2004 e il 2007 ha accresciuto il proprio valore aggiunto (var. 04/07: +21,2%) a cui si affianca il valore aggiunto del comparto manifatturiero che risulta aumentato seppur in misura minore (var. 04/07: +10,9%). Per entrambe le ripartizioni economiche l’ultimo anno è stato decisivo nella crescita, caratterizzando il trend con un picco positivo proprio tra il 2006 e il 2007, pari a +11,9% per il comparto delle costruzioni (da 719 mln del 2006 a 804 mnl di euro del 2007) e +10,9% (da 1.026 mln del 2006 a 1.137 mnl di euro del 2007) per il comparto manifatturiero.

Diversamente dal settore agricoltura, quello industriale nel suo complesso ha ottenuto una crescita del proprio valore aggiunto in tutte le province calabresi, posizionando Cosenza con il +15% a metà della graduatoria provinciale per tasso di crescita complessivo, dopo Crotone (var. 04/07: +21,7%) e Reggio Calabria (var. 04/07: +18%); tutte le realtà calabresi, inclusa la regione, hanno comunque superato la crescita nazionale complessiva registrata dal valore aggiunto (var. 04/07: +12,5%). Infine, il settore dei servizi che, come già specificato in precedenza, risulta essere il settore economico predominante per la provincia cosentina vista la cospicua quota del valore aggiunto complessivo che, anche negli ultimi anni, risulta in crescita passando da 7.610 mln di euro del 2004 e 8.302 mln di euro del 2007 (var. 04/07: +9,1%); tale ripresa, che è stata particolarmente consistente dopo quella registrata per Crotone (var. 04/07: +10,3%) e per Reggio Calabria (var. 04/07: +9,9%), ha superato di poco le risultanze regionali (var. 04/07: +8,1%) ma non quelle nazionali in consistente ascesa (var. 04/07: +10,4%). Per Cosenza, comunque, il 2007 non è stato un anno produttivo in termini di valore aggiunto

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Le dinamiche del sistema economico locale

settoriale, in quanto per i servizi si è manifestata una tendenziale stazionarietà dell’indicatore (var. 06/07: -0,2%) dopo anni di costante crescita (+3,6% tra il 2004 e il 2005 e +5,5% tra il 2005 e il 2006). Tabella 14 Valore aggiunto al costo dei fattori: variazione percentuale dei settori agricolo, industriale e dei servizi Anno 2004-2007 Variazioni percentuali

Area geografica Agricoltura

Industria Servizi In senso

stretto Costruzioni Totale

Cosenza 2,1 10,9 21,2 15,0 9,1 Crotone -50,2 23,5 18,7 21,7 10,3 Catanzaro 3,8 16,4 9,2 13,2 4,0 Vibo Valentia 0,1 18,9 8,9 14,5 6,4 Reggio Calabria -51,5 26,2 8,0 18,0 9,9 Calabria -26,5 17,3 13,9 15,9 8,1 Italia -10,3 11,6 15,5 12,5 10,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 15 Valore aggiunto al costo dei fattori dei settori economici in provincia di Cosenza Anno 2004-2007 Valori assoluti (milioni di euro) e percentuali

Settori 2004 2005 2006 2007 var% 04/05

var% 05/06

var% 06/07

Agricoltura 402 404 438 410 0,6 8,4 -6,4 Manifatturiero 1.026 1.047 1.026 1.137 2,1 -2 10,9 Costruzioni 664 689 719 804 3,8 4,4 11,9 Servizi 7.610 7.887 8.319 8.302 3,6 5,5 -0,2 Tot. economia 9.701 10.028 10.502 10.654 3,4 4,7 1,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Dall’analisi del settore agricolo, in termini di quota percentuale è possibile

dichiarare una situazione che rimane pressoché invariata e che vede lievemente ridurre per Cosenza l’incidenza del settore alla formazione della ricchezza provinciale (da 4,1% del 2004 a 3,8% del 2007), mentre a livello regionale

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

4,1

10,6

6,8

78,4

4,4

10,7

7,6

77,9

Agricoltura

Manifatturiero

Costruzioni

Servizi

2004 2007

corrisponde, invece, una riduzione abbastanza consistente di due punti percentuali (da 6,4% del 2004 a 4,4% del 2007).

Il contributo fornito dal settore industriale evidenzia, nel periodo esaminato, una lieve ripresa per la provincia di Cosenza (da 17,4% del 2004 a 18,2% del 2007) che mostra dapprima una perdita di peso nel 2006 ma una ripresa nel 2007, così come registrato a livello regionale (da 16,2% del 2004 a 17,5% del 2007).

Considerando lo spaccato settoriale, è possibile evidenziare una costante, seppur instabile, crescita dell’incidenza percentuale del valore aggiunto negli ultimi anni sia per il comparto manifatturiero che per quello edile e sia a livello provinciale che regionale.

Diversamente dalle dinamiche calabresi, la provincia di Cosenza vede diminuire il peso dei servizi che , nel periodo di analisi, da 78,4% del 2004 passa a 77,9% del 2007, vista la forte contrazione che ha caratterizzato l’ultimo anno (da 79,2% del 2006 a 77,9% del 2007).

Grafico 5 Valore aggiunto al costo dei fattori da parte dei settori agricolo, industriale e dei servizi in provincia di Cosenza Anno 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 16 Valore aggiunto al costo dei fattori: incidenza sul totale dei settori agricolo, industriale e dei servizi Anno 2004-2007 Valori percentuali

Anno Agricoltura Industria

Servizi Totale economia In senso

stretto Costruzioni Totale

Cosenza 2004 4,1 10,6 6,8 17,4 78,4 100 2005 4,0 10,4 6,9 17,3 78,7 100 2006 4,2 9,8 6,8 16,6 79,2 100 2007 3,8 10,7 7,6 18,2 77,9 100

Calabria 2004 6,4 9,4 6,8 16,2 77,4 100 2005 5,6 9,8 6,9 16,7 77,7 100 2006 4,7 9,9 7,0 16,9 78,4 100 2007 4,4 10,3 7,2 17,5 78,1 100 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne. REDDITO DISPONIBILE E CONSUMI DELLE FAMIGLIE

Sebbene attraverso lo studio del Pil pro capite e del valore aggiunto sia stato

possibile mettere in evidenza le dinamiche relative alla ricchezza della popolazione cosentina, è necessario non tralasciare ora l’analisi dei consumi delle famiglie, che meglio fornisce informazioni sul tenore di vita medio dei residenti. Nello specifico, attraverso l’esame di tale aggregato si può verificare quanto una dinamica di crescita del prodotto interno di un paese si sia tradotto in capacità di spesa reale, in percezione del benessere ed in clima di fiducia per il periodo successivo. Operando un confronto temporale tra il 2001 e il 2006 (ultimo dato disponibile) è possibile subito porre in evidenza come i consumi totali di tutte le province calabresi ma anche della Calabria e dell’Italia abbiamo registrato un aumento. In particolare, la provincia di Cosenza ha raggiunto una crescita complessiva pari a +17,7% per tutto l’arco temporale considerato, passando da 6,9 mln di euro nel 2001 a 8,1 mln di euro nel 2006. Il dato assoluto raggiunto nell’ultimo anno da Cosenza è stato superiore a tutte le altre realtà calabresi, posizionando la provincia quindi in apertura della graduatoria regionale per consumi finali interni delle famiglie.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Dal confronto tra le diverse realtà considerate, Reggio Calabria presenta i consumi più elevati, subito dopo Cosenza, per la quale i consumi per famiglia ammontano a 7.058 migliaia di euro nel 2006; seguono Catanzaro con 4.384 migliaia di euro ed infine Crotone e Vibo Valentia che, con valori rispettivamente pari a 2.064 migliaia di euro e 1.929 migliaia di euro, si distaccano notevolmente dalle altre province calabresi. Anche le altre province calabresi hanno registrato un aumento nei sei anni considerati, ma mentre Reggio Calabria (var. 01/06: +17,9%), Crotone (var. 01/06: +17,8%) e Cosenza (var. 01/06: +17,7%) superano o raggiungono il dato regionale (var. 01/06: +17,7%), Catanzaro (var. 01/06: +17,6%) e Vibo Valentia (var. 01/06: +17,4%) rimangono su livelli più contenuti rispetto al dato Calabria.

Tabella 17 Consumi finali interni delle famiglie calabresi Anni 2001-2006 Valori assoluti in milioni di euro

Aree 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Cosenza 6.907 7.067 7.360 7.610 7.855 8.131 Crotone 1.753 1.793 1.871 1.937 1.998 2.064 Catanzaro 3.727 3.805 3.962 4.104 4.236 4.384 Vibo Valentia 1.643 1.679 1.747 1.805 1.860 1.929 Reggio Calabria 5.985 6.127 6.391 6.606 6.820 7.058 Calabria 20.016 20.472 21.332 22.060 22.768 23.566 Italia 750.250 771.277 798.455 826.694 851.365 884.818 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 18 Consumi finali interni delle famiglie calabresi Anni 2001-2006 Variazioni percentuali

Area 01/02 02/03 03/04 04/05 05/06 01/06 Cosenza 2,3 4,1 3,4 3,2 3,5 17,7 Crotone 2,3 4,4 3,5 3,2 3,3 17,8 Catanzaro 2,1 4,1 3,6 3,2 3,5 17,6 Vibo Valentia 2,2 4,1 3,3 3,1 3,7 17,4 Reggio Calabria 2,4 4,3 3,4 3,2 3,5 17,9 Calabria 2,3 4,2 3,4 3,2 3,5 17,7 Italia 2,8 3,5 3,5 3,0 3,9 17,9

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Se si passa ad analizzare le componenti dei consumi finali delle famiglie emerge che, indipendentemente dalla provincia calabrese considerata, prevalgono i consumi non alimentari, con un’incidenza che raggiunge quasi l’80% in tutte le realtà considerate, mentre minore appare il peso dei consumi di tipo alimentare. Nell’arco di tempo considerato (2001-2006) si nota, inoltre, che tali percentuali sono rimaste pressoché costanti evidenziando una situazione rimasta invariata con il passare degli anni. Più nello specifico, dal 2001 al 2006, per la provincia di Cosenza si assiste ad un lieve aumento del peso dei consumi non alimentari (da 77,7% del 2001 a 77,9% del 2006) a favore di un leggero decremento di quello dei consumi alimentari (da 22,3% del 2001 a 22,1% del 2006).

Concentrando l’attenzione sull’ultimo anno di riferimento, emerge che i consumi di tipo non alimentare delle famiglie cosentine presentano l’incidenza sul totale dei consumi finali (77,9%) lievemente più bassa, sia relativamente alle altre realtà calabresi, sia al dato regionale (78,7%) e dell’Italia (82,7%). La provincia cosentina mostra, di contro, la più alta percentuale di consumi di tipo alimentare (22,1%, contro il 21,3% della Calabria e il 17,3% dell’Italia) rispetto anche alle altre realtà territoriali calabresi.

Tabella 19 Consumi finali interni delle famiglie alimentari e non Anni 2001-2002 Valori in milioni di euro

Aree 2001 2002

Alimentari Non alimentari Totale Alimentari Non

alimentari Totale

Cosenza 1.540,5 5.366,8 6.907,3 1.567,7 5.499,6 7.067,3 Crotone 371,9 1.380,8 1.752,7 378,6 1.414,8 1.793,4 Catanzaro 800,7 2.926,6 3.727,3 814,4 2.991,0 3.805,4 Vibo Valentia 364,4 1.278,5 1.642,9 370,9 1.308,1 1.679,0 Reggio Calabria 1.223,5 4.761,9 5.985,4 1.246,0 4.881,2 6.127,2 Calabria 4.301,0 15.714,6 20.015,6 4.377,6 16.094,7 20.472,3 Italia 131.169,6 619.079,9 750.249,5 135.693,7 635.583,7 771.277,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 19 bis Consumi finali interni delle famiglie alimentari e non Anno 2003 Valori in milioni di euro

Aree Alimentari Non alimentari Totale Cosenza 1.652,5 5.707,7 7.360,2 Crotone 398,7 1.471,9 1.870,6 Catanzaro 856,7 3.105,5 3.962,2 Vibo Valentia 387,7 1.359,7 1.747,4 Reggio Calabria 1.317,7 5.073,7 6.391,4 Calabria 4.613,3 16.718,5 21.331,8 Italia 141.133,5 657.321,5 798.455,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 20 Consumi finali interni delle famiglie alimentari e non Anni 2004-2005 Valori in milioni di euro

Aree 2004 2005

Alimentari Non alimentari Totale Alimentari Non

alimentari Totale

Cosenza 1.705 5.904 7.610 1.748 6.107 1.705 Crotone 413 1.524 1.937 422 1.575 413 Catanzaro 886 3.218 4.104 908 3.328 886 Vibo Valentia 400 1.405 1.805 410 1.450 400 Reggio Calabria 1.357 5.249 6.606 1.393 5.427 1.357 Calabria 4.761 17.299 22.060 4.882 17.887 4.761 Italia 145.084 681.610 826.694 148.379 702.986 145.084 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 20 bis Consumi finali interni delle famiglie alimentari e non Anno 2006 Valori in milioni di euro

Aree Alimentari Non alimentari Totale Cosenza 1.794 6.337 8.131 Crotone 433 1.631 2.064 Catanzaro 933 3.452 4.384 Vibo Valentia 421 1.508 1.929

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Le dinamiche del sistema economico locale

Aree Alimentari Non alimentari Totale Reggio Calabria 1.429 5.629 7.058 Calabria 5.009 18.557 23.566 Italia 153.358 731.460 884.818 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 21 Consumi finali interni delle famiglie Anni 2001-2005 Valori percentuali - composizione

Aree 2001 2006

Alimentari Non alimentari Totale Alimentari Non

alimentari Totale

Cosenza 22,3 77,7 100,0 22,1 77,9 100,0 Crotone 21,2 78,8 100,0 21,0 79,0 100,0 Catanzaro 21,5 78,5 100,0 21,3 78,7 100,0 Vibo Valentia 22,2 77,8 100,0 21,8 78,2 100,0 Reggio Calabria 20,4 79,6 100,0 20,2 79,8 100,0 Calabria 21,5 78,5 100,0 21,3 78,7 100,0 Italia 17,5 82,5 100,0 17,3 82,7 100,0

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne. Infine, dall’analisi della crescita dei consumi finali interni delle famiglie, tra il

2001 e il 2006 la provincia di Cosenza ha registrato un incremento complessivo pari a +17,7% (var. 01/06: +16,4% per i consumi alimentari e +18,1% per i consumi non alimentari), risultato sovrapponibile al dato regionale (var.01/06: +17,7%) ma lievemente inferiore a quello nazionale (+17,9%).

Tabella 22

Consumi finali interni delle famiglie Anni 2001-2006 Variazioni percentuali

Aree Var. % 2001/2006 Alimentari Non alimentari Totale

Cosenza 16,4 18,1 17,7 Crotone 16,4 18,1 17,8 Catanzaro 16,5 17,9 17,6 Vibo Valentia 15,5 18,0 17,4 Reggio Calabria 16,8 18,2 17,9 Calabria 16,5 18,1 17,7 Italia 16,9 18,2 17,9

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Analizzando la spesa pro capite delle famiglie si registra per la provincia di Cosenza un dato complessivo che nel 2006 si assesta sugli 11.173 euro, valore contenuto rispetto ai risultati registrati nelle altre realtà calabresi. Infatti, la quota più elevata di consumi pro capite per famiglia viene spesa dalla provincia di Reggio Calabria (12.515 euro), seguita da Crotone (11.989 euro), Catanzaro (11.958 euro) e Vibo Valentia (11.505). Dal confronto territoriale, la provincia cosentina, oltre a chiudere la graduatoria calabrese, registra un valore che risulta più basso anche del dato regionale (11.685 euro) e nazionale (14.959 euro).

Per tutte le province calabresi risulta una crescita della spesa pro capite delle famiglie tra il 2001 e il 2006; nello specifico, i consumi pro capite delle famiglie cosentine raggiungono un incremento pari a +22%, superando il dato medio regionale (+20,7%) e nazionale (+15,6%). Cosenza si posiziona al secondo posto nella graduatoria regionale visti i risultati conseguiti dalle altre province calabresi, infatti, il primo posto viene occupato da Vibo Valentia con una crescita pari a +23,1%, mentre Cosenza viene seguita da Catanzaro con +21,9%, Crotone con +21,8% e, infine, in coda alla graduatoria si posiziona Reggio Calabria con una crescita pari a +21,2%, comunque tutte registrato una crescita superiore a quella regionale (+20,7%) e nazionale (+15,6%).

Tabella 23 Consumi finali interni pro capite delle famiglie calabresi Anni 2001-2006 Valori assoluti in euro

Aree 2001 2002 2003 2004 2005 2006 Cosenza 9.161 9.428 9.840 10.243 10.647 11.173 Crotone 9.840 10.135 10.623 11.006 11.454 11.989 Catanzaro 9.811 10.081 10.510 10.972 11.404 11.958 Vibo Valentia 9.347 9.643 10.079 10.535 10.977 11.505 Reggio Calabria 10.324 10.637 11.109 11.514 11.946 12.515 Calabria 9.681 9.966 10.407 10.825 11.249 11.685 Italia 12.946 13.314 13.712 14.052 14.393 14.959

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 24 Consumi finali interni pro capite delle famiglie calabresi Anni 2001-2006 Variazioni percentuali

Aree 01/02 02/03 03/04 04/05 05/06 01/06 Cosenza 2,9 4,4 4,1 3,9 4,9 22,0 Crotone 3,0 4,8 3,6 4,1 4,7 21,8 Catanzaro 2,8 4,3 4,4 3,9 4,9 21,9 Vibo Valentia 3,2 4,5 4,5 4,2 4,8 23,1 Reggio Calabria 3,0 4,4 3,6 3,7 4,8 21,2 Calabria 2,9 4,4 4,0 3,9 3,9 20,7 Italia 2,8 3,0 2,5 2,4 3,9 15,6 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Un’informazione preziosa per interpretare gli elementi che influenzano la

domanda interna è quella derivante dall’esame del valore e della composizione del patrimonio della famiglie, diviso essenzialmente in attività reali e attività finanziarie. A questo proposito, nel 2007 il 66,5% del patrimonio delle famiglie della provincia di Cosenza è rappresentato da attività reali. Il peso attribuito all’investimento immobiliare (che in provincia si traduce anche in turismo di seconde case) all’interno del patrimonio delle famiglie non sorprende, essendo noti i vari shock finanziari che hanno incrinato la fiducia degli investitori ed essendo nota la conseguente evoluzione del mercato immobiliare negli ultimi anni. Gli investimenti delle famiglie di Cosenza sembrano, inoltre, leggermente più orientati verso la previdenza rispetto a quelli delle famiglie calabresi e italiane, per le quali la componente delle attività reali, pur essendo sempre molto significativa, si attesta rispettivamente al 65,9% e al 61,5% del totale.

Il confronto con le altre realtà calabresi consente, inoltre, di sottolineare come Cosenza si collochi al terzo posto nella classifica regionale per incidenza delle attività reali totali preceduta da Crotone (67,8%) e Catanzaro (67,1%), tutte e tre che registrano nel 2007 un valore percentuale superiore a quello relativo alla Calabria (65,9%) ed all’Italia (61,5%). La provincia cosentina si posiziona al terzo posto anche per il peso rappresentato dalle attività finanziarie totali pari a 33,5%, preceduta da Reggio Calabria (36,3%) e da Vibo Valentia (35,3%), mentre agli ultimi posti si collocano Catanzaro (32,9%) e Crotone (32,2%).

Da un’analisi più dettagliata della situazione patrimoniale della provincia cosentina, emerge come il 62,5% della ricchezza netta delle famiglie cosentine sia costituita dalle abitazioni (contro il 61,8% della Calabria e il 59,1% dell’Italia) che

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

rappresentano un’attività a basso rischio in grado di garantire sicuri mezzi di sostentamento, soprattutto in periodi di maggiore incertezza del ciclo economico.

Per importanza di incidenza sul totale del valore patrimoniale seguono poi, con una percentuale pari al 15,1% (contro lo stesso 15,1% della Calabria e il 9,5% dell’Italia), i depositi6 che mettono invece in evidenza un atteggiamento delle famiglie volto al risparmio. I valori mobiliari (quali titoli di stato, azioni, obbligazioni) si presentano in provincia con un’incidenza del 9,8% (contro il 9,9% della Calabria e il 21,4% dell’Italia), le riserve con l’8,6% (contro il 9,1% della Calabria e il 7,7% dell’Italia) ed infine i terreni con il 4,1% (contro lo stesso 4,1% della Calabria e il 2,4% dell’Italia).

Tabella 25 Valore del patrimonio delle famiglie per provincia e tipologia di attività Anno 2006 e 2007 Valori in milioni di euro

Aree Attività reali Abitazioni Terreni Totale

Cosenza 37.578 2.460 40.038 Crotone 8.440 1.049 9.489 Catanzaro 21.548 1.116 22.664 Vibo Valentia 7.065 528 7.593 Reggio Calabria 26.042 1.470 27.512 Calabria 100.673 6.623 107.296 Italia 5.491.125 226.531 5.717.656 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 25 bis Valore del patrimonio delle famiglie per provincia e tipologia di attività Anno 2006 e 2007 Valori in milioni di euro

Aree Attività finanziarie Totale

generale 2007

Totale generale

2006 Depositi Valori mobiliari Riserve Totale Cosenza 9.083 5.901 5.145 20.129 60.167 55.410 Crotone 2.083 1.367 1.063 4.513 14.002 12.349 Catanzaro 4.722 3.289 3.081 11.092 33.756 30.069

6 La voce comprende i conti correnti, i depositi con durata prestabilita e quelli rimborsabili con preavviso, le operazioni pronti contro termine passive.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Aree Attività finanziarie Totale

generale 2007

Totale generale

2006 Depositi Valori mobiliari Riserve Totale Vibo Valentia 1.905 1.146 1.097 4.148 11.741 10.328 Reggio Calabria 6.833 4.388 4.488 15.709 43.221 39.737 Calabria 24.626 16.091 14.874 55.591 162.887 147.893 Italia 879.545 1.985.384 712.031 3.576.960 9.294.616 8.665.483 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Tabella 26 Valore del patrimonio delle famiglie per provincia e tipologia di attività Anno 2007 Valori percentuali – composizione

Aree Attività reali Attività finanziarie Tot.

gen. Abitazioni Terreni Totale Depositi Valori mobiliari Riserve Totale

Cosenza 62,5 4,1 66,5 15,1 9,8 8,6 33,5 100,0 Crotone 60,3 7,5 67,8 14,9 9,8 7,6 32,2 100,0 Catanzaro 63,8 3,3 67,1 14,0 9,7 9,1 32,9 100,0 Vibo V. 60,2 4,5 64,7 16,2 9,8 9,3 35,3 100,0 Reggio C. 60,3 3,4 63,7 15,8 10,2 10,4 36,3 100,0 Calabria 61,8 4,1 65,9 15,1 9,9 9,1 34,1 100,0 Italia 59,1 2,4 61,5 9,5 21,4 7,7 38,5 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Nella graduatoria delle province italiane in base al valore medio del

patrimonio per famiglia del 2007, la provincia di Cosenza, con 215.357 euro, si colloca al 99-esimo posto, un posizionamento intermedio all’interno delle altre province calabresi. In termini dinamici, rispetto al 2004, nonostante la crescita in valore assoluto riportata dalla provincia, la posizione nella graduatoria nel 2007 rimane invariata.

Dal confronto territoriale, la prima nella graduatoria provinciale si colloca Catanzaro che occupa il 91-esimo posto in quella nazionale con un valore pari a 240.568 euro, scalando la graduatoria di quattro posizioni rispetto al 2004; segue Crotone che, invece perde due posizioni rispetto al 2004 con un valore pari a 223.328 euro; nelle ultime posizioni sia della graduatoria regionale che nazionale si trovano Reggio Calabria e Vibo Valentia che mantengono il posto occupato già nel 2004. Analizzando la stessa variabile “valore del patrimonio medio per famiglia” attraverso il numero indice con base 100 per l’Italia, emerge che, per Cosenza, esso assume valore pari a 56,3 ad indicare, quindi, un livello di vita, sotto questo

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

aspetto, che non raggiunge ancora i livelli medi nazionali. Nel confronto con le province calabresi, Cosenza, come già specificato, si colloca in posizione intermedia rispetto alle altre, esattamente al terzo posto, posizione che mantiene invariata rispetto al 2004.

Tabella 27 Posizione in graduatoria nazionale delle province calabresi secondo il valore medio del patrimonio per famiglia nel 2007 e differenza con il 2004 Anni 2004-2007 Valori in euro e percentuali

Province Pos. in grad.

Valore per famiglia

N.I. (ITA=100)

Differenza di posto rispetto al

2004 Catanzaro 91 240.568 62,8 4 Crotone 98 223.328 58,3 -2 Cosenza 99 215.357 56,3 0 Reggio di Calabria 101 204.353 53,4 0 Vibo Valentia 103 191.409 50,0 0 Italia - 382.770 100,0 - Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

Complementare all’analisi del patrimonio delle famiglie è quello relativo al

reddito lordo disponibile. Dall’analisi relativa al territorio calabrese, con un valore pari a 9.298 milioni di euro occupa il primo posto a livello regionale Cosenza con una quota pari al 36,7% del reddito complessivo regionale, seguita dal 28% di Reggio Calabria e dal 19,6% di Catanzaro, mentre chiudono la graduatoria Crotone con l’8% e Vibo Valentia con il 7,7%. L’intera regione ha comunque registrato una crescita del reddito complessivo tra il 2004 e il 2007, con Cosenza che raggiunge una quota pari a +14,7%, superando i risultati regionali (+13,6%) e nazionali (+11,5%).

Considerando i valori medi per famiglia relativi al 2007, a livello regionale emerge la superiorità economica di Catanzaro con un valore del reddito pro capite di 13.551 euro, seguita da Cosenza che con i suoi 12.739 euro occupa la seconda posizione e raggiunge una crescita tra il 2004 e il 2007 pari a +15,2%, mentre la più elevata crescita del reddito pro capite è stata registrata da Crotone (+25,3%) anche se il valore risulta essere ancora contenuto (11.820), occupando il penultimo posto della graduatoria e seguita soltanto da Vibo Valentia con 11.615 euro di reddito per famiglia.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 28 Reddito lordo disponibile complessivo e pro capite delle famiglie calabresi Anni 2004- 2007 Valori in milioni di euro e in euro e valori percentuali

Reddito complessivo

Aree Valori assoluti in milioni di euro var.% 04/07

comp.% 2007 2004 2005 2006 2007

Cosenza 8.110 8.332 9.189 9.298 14,7 36,7 Crotone 1.632 1.670 1.953 2.039 24,9 8,0 Catanzaro 4.218 4.335 4.877 4.975 18,0 19,6 Vibo Valentia 1.859 1.912 1.963 1.948 4,8 7,7 Reggio Calabria 6.491 6.674 7.015 7.089 9,2 28,0 Calabria 22.309 22.923 24.996 25.349 13,6 100 Italia 938.154 962.728 1.014.659 1.046.379 11,5 -

Reddito pro-capite

Aree Valori assoluti in euro var.% 04/07 2004 2005 2006 2007 Cosenza 11.059 11.390 12.603 12.739 15,2 Crotone 9.432 9.670 11.338 11.820 25,3 Catanzaro 11.432 11.772 13.283 13.551 18,5 Vibo Valentia 10.972 11.336 11.678 11.615 5,9 Reggio Calabria 11.477 11.798 12.422 12.532 9,2 Calabria 11.098 11.422 12.490 12.656 14,0 Italia 16.126 16.427 17.215 17.623 9,3 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat, Unioncamere e Istituto G. Tagliacarne.

LA DEMOGRAFIA DELLE IMPRESE

Fare impresa in Italia diventa sempre più difficile. Il “virus” della crisi mondiale ha aggredito l’economia reale e l’anagrafe delle imprese ne registra i primi effetti, segno che bisogna far presto ad applicare le terapie necessarie. Il tessuto imprenditoriale italiano, nel 2008, fa registrare la crescita più contenuta degli ultimi sei anni.

Nei dodici mesi passati, il bilancio tra iscrizioni e cessazioni al Registro delle Imprese delle Camere di Commercio7 ha fatto segnare un attivo di sole 36.404 unità, il risultato più modesto dal 2003. Il saldo di fine anno mostra la performance meno brillante degli ultimi cinque anni (è frutto della differenza tra le

7 Rilevazione trimestrale sul movimento demografico delle imprese condotta da InfoCamere (società consortile di informatica delle Camere di Commercio italiane).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

410.666 iscrizioni e delle 374.262 cessazioni). In termini percentuali, il tasso di crescita raggiunge lo 0,59% (era stato lo 0,75% nel 2007), che porta il totale delle imprese esistenti a fine dicembre scorso a 6.104.067 unità.

A incidere maggiormente è stato il risultato negativo delle imprese individuali (16mila unità in meno), un valore che però avrebbe potuto essere doppio senza il contributo positivo delle imprese aperte da immigrati (15mila in più nei dodici mesi passati). Tra le piccole imprese, tengono complessivamente le artigiane (+5.500), anche se è proprio tra gli artigiani che si registrano le perdite più rilevanti (-5mila unità) del settore manifatturiero. A compensare la riduzione delle imprese più piccole sono state le società di capitali, aumentate di 49mila unità al ritmo del 4% su base annua. L’inasprimento delle condizioni dei mercati non affiora, se non in lieve misura, dall’analisi dei dati sulle aperture di procedure fallimentari, cresciute nel 2008 al ritmo del 2,2% (in particolare nel commercio, costruzioni e trasporti). Infine, le aree territoriali che hanno contribuito maggiormente all’aumento dello stock delle imprese nel 2008 sono state quelle del Centro (+1,2%) e del Nord-Ovest (+0,9%). Nel Mezzogiorno la crescita (+0,32%) è stata la metà della media nazionale, mentre è stato praticamente fermo il Nord-Est (+0,06%). Dall’analisi strutturale, appare in linea con la recente tendenza nazionale alla riduzione del numero delle imprese anche il tessuto imprenditoriale cosentino nel 2008. Un fenomeno che viene segnalato anche nella struttura imprenditoriale locale e che da alcuni anni è presente a livello nazionale, è l’esistenza di un processo di selezione sia a livello settoriale (con la progressiva riduzione del peso relativo dei settori tradizionali dell’agricoltura e dell’industria sul totale dell’economia, a tutto vantaggio del terziario), sia a livello di strutture organizzative d’impresa (con la lenta ma inesorabile riduzione delle imprese individuali a vantaggio delle forme di tipo societario).

Infatti, dall’analisi di lungo periodo, dopo un incremento del numero d’imprese iscritte tra il 2003 e il 2004, la situazione imprenditoriale della provincia ha registrato dei saldi tra le imprese iscritte e cessate in costante decelerazione, con un valore che passa 2.479 del 2004 a 1.029 del 2008.

Il flusso delle nuove iscrizioni anche nel 2008 ha mantenuto un valore elevato, raggiungendo quasi le 5mila unità come per il 2006, e sopravanzando come negli anni precedenti quello delle cessazioni. Queste ultime, viceversa, mostrano una chiara tendenza alla crescita nel tempo, per cui, escludendo il “record” del 2006 (3.985 cessazioni), resta il fatto che il flusso delle cessazioni nel 2008 ha raggiunto il valore più alto degli ultimi anni. Conseguentemente, il saldo tra iscrizioni e cessazioni appare dal 2005 in progressiva contrazione.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Se si analizzano le dinamiche nel breve periodo i dati delle nuove imprese della provincia di Cosenza iscritte nell’ultimo anno, emerge un lieve incremento che fa ben sperare: dai 4.643 soggetti del 2007 si è passati ai 4.975 di fine 2008. Le nuove iscrizioni (4.975) nel 2008 sono state controbilanciate dalle cessazioni (3.946) realizzando un saldo pari a 1.029, leggermente superiore a quello dell'anno precedente (883 nel 2007). Un altro effetto reale viene evidenziato se si considera il totale dei soggetti registrati a fine 2008, pari a 65.254 unità, di cui l’85,3% circa risulta attivo mentre per il 2003 raggiungeva l’84,8%. Tabella 29 Dinamiche imprenditoriali nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti

Anno Registrate Attive Iscrizioni Cessazioni Saldo 2003 64.502 54.708 4.192 2.704 1.488 2004 66.988 56.594 5.408 2.929 2.479 2005 65.151 54.119 4.485 2.676 1.809 2006 65.223 54.299 5.016 3.985 1.031 2007 65.168 54.345 4.643 3.760 883 2008 65.254 55.657 4.975 3.946 1.029 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Dall’analisi dei principali indicatori di crescita imprenditoriale i risultati si

registrano in positivo: il tasso di iscrizione relativo al 2008 è pari a 7,63% che viene affiancato ad un valore minore, ma comunque particolarmente elevato, del tasso di cessazione pari a 6,06%. Ciò ha prodotto un tasso di crescita contenuto e pari a 1,58%. E’ necessario comunque effettuare una distinzione temporale per avere una quadro chiaro delle dinamiche imprenditoriali della provincia. In particolare, tra il 2003 e il 2008 il tasso di iscrizione delle imprese è cresciuto passando da 6,65% a 7,63%, ma anche il tasso di cessazione ha mantenuto una crescita costante passando da 4,29% del 2003 a 6,06% del 2008 e riducendo sempre di più lo scarto rispetto al tasso di iscrizione. Tutto ciò ha prodotto un trend altalenante del tasso di crescita provinciale: tra il 2003 e il 2004 le risultanze hanno evidenziato una importante crescita dell’imprenditoria cosentina (da 2,36% a 3,84%), mentre dal 2005 l’indicatore arresta la sua corsa verso l’alto. Un lieve cenno di crescita della struttura imprenditoriale della provincia si registra nell’ultimo anno di analisi quando il tasso di crescita passa da 1,35% del 2007 a 1,58% del 2008. Ciò detto, la

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36

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

9,0

Tasso di iscrizione 6,65 8,38 6,70 7,70 7,12 7,63

Tasso di cessazione 4,29 4,54 3,99 6,12 5,76 6,06

2003 2004 2005 2006 2007 2008

modestia del tasso di crescita demografica delle imprese cosentine si può leggere come una forma di “tenuta nelle difficoltà”.

Tabella 30

Dinamiche imprenditoriali nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori percentuali

Anno Tasso di iscrizione* Tasso di cessazione** Tasso di crescita *** 2003 6,65 4,29 2,36 2004 8,38 4,54 3,84 2005 6,70 3,99 2,70 2006 7,70 6,12 1,58 2007 7,12 5,76 1,35 2008 7,63 6,06 1,58 *Il tasso di iscrizione esprime il rapporto tra imprese iscritte nel periodo di riferimento (2008) e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo di riferimento (fine 2007). **Il tasso di cessazione esprime il rapporto tra imprese cessate nel periodo di riferimento (2008) e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo di riferimento (fine 2007). ***Il tasso di crescita esprime il rapporto tra il saldo delle imprese iscritte e cessate nel periodo di riferimento (2008) e il numero di imprese registrate all’inizio del periodo di riferimento (fine 2007). Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Grafico 6

Trend tassi di cessazione e di iscrizione Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Dal confronto tra le province calabresi, è proprio Cosenza a occupare la prima posizione con le sue 4.975 imprese iscritte e rappresenta il 36,7% del totale regionale; segue Reggio Calabria con 3.034, Catanzaro con 2.240 , Crotone con 1.436 e, infine, Vibo Valentia con 1.178. Ma la provincia cosentina registra il primato anche per il numero di cessazioni presenti nel 2008 che, con un valore pari a 3.946, rappresentano il 38,4% del totale regionale.

Valutando il tasso di crescita registrato nel 2008 per area territoriale, Crotone (2,42%), Vibo Valentia (2,04%) e Cosenza (1,58%) hanno conosciuto valori superiori alla media nazionale (1,43%), mentre Reggio Calabria (1,16%) e Catanzaro (0,74%) hanno fatto segnare tassi inferiori.

E’ necessario però evidenziare che tutte le province calabresi, inclusa anche la Calabria, si sono collocate nel 2008 al di sopra del valore medio nazionale, che ha registrato un tasso di crescita pari a 0,59%. Tale risultato può essere associato alla notevole incidenza delle attività agricole sul totale delle imprese presenti nel territorio calabrese; nel Mezzogiorno, infatti, il settore agricolo è il secondo in termini di numerosità rispetto alle altre ripartizioni territoriali.

Tabella 31 Demografia delle imprese per area Anno 2008 Valori percentuali

Aree Registrate Attive Iscrizioni Cessazioni Saldo Tasso di crescita

Cosenza 65.254 55.657 4.975 3.946 1.029 1,58 Catanzaro 33.495 29.021 2.240 1.985 255 0,74 Crotone 17.962 15.889 1.436 1.010 426 2,42 Vibo Valentia 14.582 12.832 1.178 863 315 2,04 Reggio Calabria 49.529 43.792 3.034 2.463 571 1,16 Calabria 180.822 157.191 12.863 10.267 2.596 1,43 Italia 6.104.067 5.316.104 410.666 374.262 36.404 0,59 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

1,58

0,74

2,42

2,04

1,161,43

0,59

Cosenza Catanzaro Crotone ViboValentia

ReggioCalabria

Calabria Italia

Grafico 7 Tasso di crescita delle imprese per provincia Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Visti l’inasprirsi delle condizioni dei mercati e la generale crisi nazionale sul

finire del 2008, si attendeva anche per la Calabria una accelerazione delle iscrizioni al Registro delle imprese di nuove procedure fallimentari8 che però non si è verificata.

Fermo restando il ritardo temporale con cui le istanze di fallimento giungono dai tribunali competenti alle Camere di Commercio – che ne prendono atto modificando lo status dell’impresa nei propri registri – nel corso del 2008 sono stati rilevati complessivamente 160 procedure fallimentari in più rispetto al 2007 a livello nazionale, mentre per la Calabria e per tutte le province calabresi il numero di procedure fallimentari aperte si è ridotto nel corso dell’ultimo anno. In particolare, per tutte le province calabresi il tasso di crescita risulta negativo e con le riduzioni più contenute rispetto al dato regionale (-23,95%), per Cosenza con la percentuale più bassa (-2,35%) e Catanzaro (17,19%).

8 Le procedure fallimentari delle imprese non devono essere confuse con le chiusure poiché evidentemente - data la durata media delle procedure fallimentari che nel nostro Paese rasenta i 7 anni - tale indicatore nulla dice circa gli effetti della congiuntura economica sulla capacità delle imprese di restare sul mercato.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Sulla base di queste indicazioni, è possibile dire che gli effetti della crisi in corso non sono ancora del tutto visibili in Calabria - attraverso le risultanze del Registro delle imprese – ma è possibile che emergeranno a partire dal primo trimestre dell’anno in corso, periodo in cui verranno contabilizzate buona parte delle cessazioni concentrate negli ultimissimi giorni del 2008 e che, per motivi amministrativi, le statistiche di Movimprese non possono attribuire all’anno di competenza.

Tabella 32 Riepilogo delle imprese entrate in procedura fallimentare nel corso degli anni 2008 e 2007 Anno 2008 Valori percentuali

Aree Procedure aperte

nel 2008 Procedure aperte

nel 2007 Saldo Tasso di crescita

Cosenza 83 85 -2 -2,35 Catanzaro 53 64 -11 -17,19 Crotone 9 17 -8 -47,06 Vibo V. 22 29 -7 -24,14 Reggio C. 87 139 -52 -37,41 Calabria 254 334 -80 -23,95 Italia 7.330 7.170 160 2,23 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Nel bene (per le società dei capitali) e nel male (per le ditte individuali),

l’evoluzione demografica nel 2008 è stata determinata dall’andamento delle cessazioni. Nello specifico, il saldo positivo dell’anno che per la provincia di Cosenza raggiunge le 1.029 unità, è quasi interamente dovuto all’incremento delle Società di capitali (60,35%) a cui fa seguito il saldo realizzato dalle ditte individuali (31,20%) e, in piccola misura, anche dalle imprese classificate come “Altre forme” giuridiche (cooperative, società consortili, consorzi e raggruppamenti temporanei d’impresa, ecc.) che raggiungono il 14,48%, mentre le società di persone registrano un saldo negativo e pari a -6% (62 unità in meno).

Come per gli altri anni, anche nel 2008, la provincia di Cosenza ha registrato un elevato numero di ditte individuali pari al 76,87% delle imprese attive nell’anno, il 10,82% di società di persone, il 9,66% di società di capitali, il restante 2,65% di altre forme d’impresa.

Il tasso di crescita del 2008 è stato particolarmente elevato per le società di capitali con un valore pari a 6,72%, mentre per le ditte individuali risulta

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

particolarmente contenuto ma positivo (+0,74%), diversamente dalle società di persone che mostrano un risultato in area negativa (-0,63%). Tale indicatore ha registrato delle variazioni positive nell’ultimo anno, considerato il fatto che, tra il 2007 e il 2008 è risultato in crescita per le società di capitali passando da 6,32% a 6,72% e registrando una variazione di segno per le ditte individuali passando da -0,13% a +0,74%, mentre per le società di persone la situazione nell’ultimo anno si è capovolta con un tasso di crescita che da +2,43% del 2007 è sceso a -0,63% del 2008. Tabella 33 Demografia della provincia di Cosenza per forma giuridica Anno 2008 Valori assoluti

Aree Registr. Att. Iscriz. Cessaz. Saldo Tasso di crescita

2008

Tasso di crescita

2007 Soc. di capitali 9.459 5.376 812 191 621 6,72 6,32 Soc. di persone 9.285 6.024 482 544 -62 -0,63 2,43 Ditte individuali 43.498 42.782 3.474 3153 321 0,74 -0,13 Altre forme 3.012 1.475 207 58 149 5,12 4,71 Totale 65.254 55.657 4.975 3946 1029 1,58 1,35 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

E’ necessario evidenziare come i saldi siano influenzati soprattutto dal diverso

ritmo e volume delle cessazioni. Se si fa riferimento al peso “strutturale” delle imprese registrate, si vede che la crescita delle Società di capitali è solo in piccola parte legata all’aumento delle iscrizioni; infatti, le Società di capitali che alla fine del 2003 rappresentavano il 10,9% del totale delle imprese registrate, nel 2008 hanno determinato il 14,5% del flusso di imprese di nuova costituzione. Se però si esamina il flusso delle cessazioni si vedrà che, rispetto al totale delle imprese cessate nel corso dell’anno, le Società di capitali hanno pesato solo per il 12,94%. E’ dunque il ridotto flusso delle cessazioni – o, detto in altri termini, la più lunga durata della vita media delle Società di capitali – a spiegare il peso che ha avuto questa forma giuridica nel determinare la crescita dello stock delle imprese nel 2008.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 34 Demografia della provincia di Cosenza per forma giuridica Anno 2008 Valori percentuali

Aree Registrate Attive Iscrizioni Cessazioni Saldo Soc. di capitali 14,50 9,66 16,32 12,94 60,35 Soc. di persone 14,23 10,82 9,69 20,78 -6,03 Ditte individuali 66,66 76,87 69,83 64,14 31,20 Altre forme 4,62 2,65 4,16 2,13 14,48 Totale 100,00 100,00 100,00 100,00 100,00 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

L’analisi del trend mette in evidenza una sostanziale crescita delle forme

societarie e, in particolare, delle società di capitali attive sul territorio cosentino (var.% 08/03: +55,7%); tale trasformazione dell’ambiente economico è dovuta, essenzialmente, ad una strategia organizzativa che nasce dalla consapevolezza di una maggiore forza determinata dalla coesione e dalla capacità di “fare” rete sul territorio. Le imprese di Cosenza sembrano dunque essere orientate verso una riformulazione delle proprie strategie competitive, per dotarsi di quella capacità organizzativa necessaria per operare su un mercato estremamente mutevole e differenziato.

Anche se in termini più contenuti, le società di persone registrano una crescita del numero di imprese attive tra il 2003 e il 2008 (var.% 08/03: +5,3%), la quota percentuale sul totale delle imprese attive risulta ancora contenuta (da 10,5% del 2003 a 10,8% del 2008). Le ditte individuali, invece, pur continuando a registrare il peso maggiore, spiccando nel tessuto imprenditoriale attivo cosentino, hanno però registrato negli ultimi anni un calo dell’incidenza percentuale che da 81,2% del 2003 è passata a 76,9% del 2008, confermato anche da una variazione percentuale in area negativa (var.% 08/03: -3,7%).

L’analisi di lungo periodo delle imprese registrate rafforza l’effettiva trasformazione del tessuto imprenditoriale cosentino; infatti, tra il 2003 e il 2008 crescono considerevolmente le società di capitali (var.% 08/03: +34%) mentre si riduce la quota di società di persone (var.% 08/03: -1,4%) e di ditte individuali (var.% 08/03: -3,9%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 35

Demografia della provincia di Cosenza per forma giuridica – imprese attive Anni 2003-2008 Valori assoluti

Forma giuridica 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Società di capitali 3.453 3.758 4.067 4.502 4.814 5.376 Società di persone 5.722 5.829 5.972 6.109 5.928 6.024 Ditte individuali 44.408 45.875 42.910 42.410 42.276 42.782 Altre forme 1.125 1.132 1.170 1.278 1.327 1.475 Totale 54.708 56.594 54.119 54.299 54.345 55.657

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Tabella 36

Demografia della provincia di Cosenza per forma giuridica – imprese registrate Anni 2003-2008 Valori assoluti

Forma giuridica 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Società di capitali 7.058 7.696 8.247 8.800 9.236 9.459 Società di persone 9.421 9.801 10.310 10.283 9.861 9.285 Ditte individuali 45.278 46.764 43.799 43.294 43.159 43.498 Altre forme 2.745 2.727 2.795 2.846 2.912 3.012 Totale 64.502 66.988 65.151 65.223 65.168 65.254

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere. Tabella 37

Demografia della provincia di Cosenza per forma giuridica – imprese attive Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Forma giuridica 2003 2008 Var. 2008/2003 V.A. % V.A. %

Società di capitali 3.453 6,3 5.376 9,7 55,7 Società di persone 5.722 10,5 6.024 10,8 5,3 Ditte individuali 44.408 81,2 42.782 76,9 -3,7 Altre forme 1.125 2,1 1.475 2,7 31,1 Totale 54.708 100,0 55.657 100,0 1,7

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 38

Demografia della provincia di Cosenza per forma giuridica – imprese registrate Anni 2003-2008 Valori assoluti

Forma giuridica 2003 2008 Var. 2008/2003 V.A. % V.A. %

Società di capitali 7.058 10,9 9.459 14,5 34,0 Società di persone 9.421 14,6 9.285 14,2 -1,4 Ditte individuali 45.278 70,2 43.498 66,7 -3,9 Altre forme 2.745 4,3 3.012 4,6 9,7 Totale 64.502 100,0 65.254 100,0 1,2

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Dall’incidenza percentuale emerge nel 2008 il consistente peso che rivestono le

imprese attive del commercio (32,4%). E’ da evidenziare anche la consistenza del settore agricolo (21,7%), che rappresenta il secondo settore emergente dal tessuto imprenditoriale cosentino dopo il commercio.

Anche il settore edile e manifatturiero rappresentano una parte importante dell’imprenditoria provinciale, con l’incidenza sul totale delle imprese pari rispettivamente a 13,6% e 10%.

E’ importante evidenziare in tale contesto un tessuto imprenditoriale provinciale caratterizzato soprattutto dal settore agricolo che, oltre a mostrare una consistente quota percentuale nell’ultimo anno, viene segnato da un saldo positivo pari a 250 unità (+24,3%), contro altri principali settori che invece presentano risultanze negative dell’indicatore.

Dal punto di vista delle attività del tessuto imprenditoriale cosentino, il modesto tasso di crescita registrato nel 2008 (1,58%) si riflette nel perdurare e nell’approfondirsi dei fenomeni di ristrutturazione settoriale della provincia cosentina. Da un lato, l’economia sta spingendo sempre più imprenditori ad aprire iniziative nei comparti dell’energia (tasso di crescita pari a +10,71%), la progressiva terziarizzazione verso i servizi di intermediazione monetaria e finanziaria (+3,73%) e della sanità (+0,33%), dell’agricoltura (+2,09%); al principale fenomeno in atto nel tessuto imprenditoriale cosentino va aggiunto l’aumento del numero delle imprese dell’agricoltura che più di altri settori ha avviato un profondo processo di sviluppo dei suoi fattori produttivi, delle superfici e delle colture tanto da raggiungere un saldo positivo pari a 250 e un tasso di crescita che nel 2008 si è attestato sul +2,09%, mentre tutti gli altri settori mostrano un valore dell’indicatore in area negativa a conferma di un rallentamento delle restanti attività imprenditoriali cosentine.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 39 Numerosità imprenditoriale in provincia di Cosenza Anno 2008 Valori assoluti

Settori Indicatori

Registr. Attive Iscritte Cessate Saldo Tasso di crescita

Agricoltura 12.285 12.060 834 584 250 2,09 Pesca 55 47 4 5 -1 -1,75 Estrazione di minerali 88 71 - 2 -2 -2,17 Attività manifatturiere 6.189 5.582 248 391 -143 -2,25 Energia 30 24 3 - 3 10,71 Costruzioni 8.626 7.573 501 524 -23 -0,27 Commercio 19.431 18.057 1.049 1.268 -219 -1,11 Alberghi e ristoranti 3.697 3.449 254 291 -37 -1,02 Trasporti, magazz. e comun. 1.284 1.172 60 79 -19 -1,48 Intermed. monetaria e finanz. 934 893 106 73 33 3,73 Servizi alle imprese 3.433 3.042 199 233 -34 -1,01 Istruzione 288 268 27 33 -6 -2,08 Sanità 326 285 10 9 1 0,33 Servizi alle persone 2.857 2.724 144 150 -6 -0,22 Imprese non classificate 5.731 410 1.536 304 1.232 20,87 Totale 65.254 55.657 4.975 3.946 1.029 1,58 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Tabella 40 Numerosità imprenditoriale in provincia di Cosenza Anno 2008 Valori percentuali

Settori Indicatori Registr. Attive Iscritte Cessate Saldo

Agricoltura 18,8 21,7 16,8 14,8 24,3 Pesca 0,1 0,1 0,1 0,1 -0,1 Estrazione di minerali 0,1 0,1 - 0,1 -0,2 Attività manifatturiere 9,5 10,0 5,0 9,9 -13,9 Energia 0,0 0,0 0,1 - 0,3 Costruzioni 13,2 13,6 10,1 13,3 -2,2 Commercio 29,8 32,4 21,1 32,1 -21,3 Alberghi e ristoranti 5,7 6,2 5,1 7,4 -3,6 Trasporti, magazz. e comun. 2,0 2,1 1,2 2,0 -1,8 Intermed. monetaria e finanz. 1,4 1,6 2,1 1,8 3,2 Servizi alle imprese 5,3 5,5 4,0 5,9 -3,3 Istruzione 0,4 0,5 0,5 0,8 -0,6 Sanità 0,5 0,5 0,2 0,2 0,1 Servizi alle persone 4,4 4,9 2,9 3,8 -0,6

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Le dinamiche del sistema economico locale

-219-143

-37-34-23

-19-6-6

-2-11

333

250

1.232

-400 -200 0 200 400 600 800 1000 1200 1400

Commercio

Attività manifatturiere

Alberghi e ristoranti

Servizi alle imprese

Costruzioni

Trasporti, magazz. e comun.

Istruzione

Servizi alle persone

Estrazione di minerali

Pesca

Sanità

Energia

Intermed. monetaria e finanz.

Agricoltura

Imprese non classificate

Settori Indicatori Registr. Attive Iscritte Cessate Saldo

Imprese non classificate 8,8 0,7 30,9 7,7 119,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Grafico 8 Graduatoria dei saldi annuali degli stock per settori di attività economica Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

In termini di lungo periodo è ancora più visibile e viene maggiormente

percepita la progressiva terziarizzazione dell’economia che spinge sempre più imprenditori ad aprire iniziative nei comparti del commercio, dei servizi alle imprese e alle persone (dall’accoglienza e turismo ai servizi finanziari, fino alla sanità). Complessivamente, con 32.250 imprese, questo aggregato spiega quasi il 50% dell’intero tessuto imprenditoriale dell’anno; di questi, il settore intermediazione monetaria e finanziaria registra una variazione percentuale dello stock tra il 2003 e il 2008 pari a +23,87%, a cui fanno seguito la sanità (+20,74%),

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

il settore dei servizi alle imprese (+7,99%) e alle persone (+7,29%), risultando superiore a tutti gli altri settori, incluso il commercio che ancora adesso rappresenta la base imprenditoriale della provincia. Tabella 41 Numerosità imprenditoriale in provincia di Cosenza Anno 2003-2008 Valori assoluti

Settori

Indicatori

Stock 2003 V.A.

Stock 2003 %

Stock 2008 V.A.

Stock 2008 %

Var. comp.%

Var. % valori

assoluti Agricoltura 12.008 18,6 12.285 18,8 0,21 2,31 Pesca 60 0,1 55 0,1 -0,01 -8,33 Estrazione di minerali 118 0,2 88 0,1 -0,05 -25,42 Attività manifatturiere 7.003 10,9 6.189 9,5 -1,37 -11,62 Energia 26 0,0 30 0,0 0,01 15,38 Costruzioni 8.270 12,8 8.626 13,2 0,40 4,30 Commercio 20.627 32,0 19.431 29,8 -2,20 -5,80 Alberghi e ristoranti 3.464 5,4 3.697 5,7 0,30 6,73 Trasporti, magazz. e comun. 1.429 2,2 1.284 2,0 -0,25 -10,15 Intermed. monetaria e finanz. 754 1,2 934 1,4 0,26 23,87 Servizi alle imprese 3.179 4,9 3.433 5,3 0,33 7,99 Istruzione 294 0,5 288 0,4 -0,01 -2,04 Sanità 270 0,4 326 0,5 0,08 20,74 Servizi alle persone 2.663 4,1 2.857 4,4 0,25 7,29 Imprese non classificate 4.337 6,7 5.731 8,8 2,06 32,14 Totale 64.502 100,0 65.254 100,0 0,00 1,17 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

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Le dinamiche del sistema economico locale

A grico ltura18,8%

Pesca

Estrazione di minerali

A ttività manifatturiere

Energia

C o struzio ni13,2%

C o mmercio29,8%

Alberghi e ristoranti

Trasporti, magazz. e comun.

Intermed. monetaria e finanz.

Servizi alle imprese

Istruzione

Sanità

Servizi alle persone

Imprese non classificate

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

0 5 10 15 20 25 30 35

C o mpo sizio ne %

Grafico 9 Numerosità imprenditoriale in provincia di Cosenza Anno 2003-2008 Valori e variazioni percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

LA DOTAZIONE INFRASTRUTTURALE

Il ruolo svolto dalle infrastrutture è generalmente considerato come una pre condizione dello sviluppo o comunque un fattore che accompagna la crescita di una economia9, anche se, ovviamente, lo sviluppo di una regione dipende anche da

9 Tra i differenti contributi riscontrati a livello internazionale, citiamo: World Bank (1996), Infrastructure and Growth: a multicountry panel study, Washington D. C., World Bank (1996), The social rate of return on infrastructure investment, Washington D. C., Canning D. (1999),

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altri elementi. Hirschmann (1958) sottolineava, a tal proposito, come le capacità di sviluppo di un territorio dipendano non solo dall’offerta, accanto ai tradizionali fattori produttivi, di infrastrutture, ma anche dalla ubicazione geografica, dal livello di agglomerazione (struttura urbana) e dal peculiare “mix” settoriale. Del resto, come giustamente fatto notare anche da Biehl10, investimenti anche ingenti in infrastrutture per il territorio che non siano coerenti con le esigenze delle realtà produttive locali, non sono in grado di generare impatti significativi sulle dinamiche di sviluppo delle aree considerate.

La dotazione infrastrutturale di un territorio e i vantaggi competitivi che un efficiente sistema infrastrutturale può garantire rappresentano aree d’interesse e dibattito a livello politico, economico e sociale. Infatti, una buona dotazione infrastrutturale costituisce un elemento necessario, anche se non sempre sufficiente, per raggiungere l’obiettivo di una riallocazione efficiente delle risorse produttive nell’ottica della liberalizzazione degli scambi e della crescita dell’export. Inoltre, numerosi studi hanno argomentato come un miglioramento generalizzato dell’accessibilità e della dotazione infrastrutturale funga da fattore chiave nella redistribuzione del reddito e nell’abbattimento delle disuguaglianze.

Per il sistema imprenditoriale, l’efficienza infrastrutturale, come il livello di accessibilità ai territori, rappresenta una necessità fondamentale. Al fine di fornire alcune indicazioni utili a valutare la rispondenza della dotazione di infrastrutture rispetto alle esigenze delle economie locali, viene di seguito illustrata, in maniera sintetica, la situazione – attuale e futura - che caratterizza e caratterizzerà il nostro Paese riprendono i principali risultati di un recente studio realizzato da Uniontrasporti e Unioncamere.

Il gap che separa l’Italia dai nostri principali competitors europei in termini di dotazione infrastrutturale risulta ampliarsi col tempo. Se negli ultimi 25 anni il nostro Paese ha aumentato dell’89% la sua capacità di produrre ricchezza e risorse economiche (in termini di PIL) e del 30% gli investimenti fissi lordi, al contempo

The contribution of Infrastructure to aggregate output, World Bank, Washington D. C.; per riferimenti riguardanti la specifica realtà italiana, si vedano, tra gli altri, Bracalente, B. – Di Palma, M. (1982), “Infrastrutture e sviluppo regionale in Italia: un’analisi multidimensionale”, in Note Economiche, n. 4, Biehl D. - Bracalente, B. – Di Palma, M. – Mazziotta, C. (1990), “La diffusione territoriale delle infrastrutture: un’analisi per l’Europa e per l’Italia”, in Di Palma, M. (ed.), Le infrastrutture a rete, CSC, Roma, Istituto G. Tagliacarne (2001), La dotazione di infrastrutture nelle provincie italiane 1997-2000, ciclostilato. 10 Biehl D. (1991), “Il ruolo delle infrastrutture nello sviluppo regionale”, in Boscacci, F. – Gorla, G. (a cura di), Economie locali in ambiente competitivo, Franco Angeli, Milano.

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Le dinamiche del sistema economico locale

ha però visto una riduzione degli investimenti infrastrutturali pari al 16,2%. Come conseguenza, Paesi come la Francia, il Regno Unito, la Germania, il Belgio e l’Olanda - che già nel 1985 distaccavano l’Italia sul fronte della dotazione di infrastrutture in rapporto al PIL - nel 2005 hanno ulteriormente allungato il passo.

Ma ciò che è ancor più grave è che nazioni che 20 anni fa conseguivano risultati peggiori, oggi sono davanti all’Italia o in fase di imminente sorpasso. Per quanto riguarda in particolare lo sviluppo della rete autostradale, negli ultimi 10 anni quella italiana ha fatto registrare un incremento di appena il 4,8%, notevolmente al di sotto di Spagna (+19,1%), Francia (+32,7%) e Portogallo (+142,2%).

Va poi segnalato che nell’Europa centrale sono in corso di avanzata realizzazione (con il sostegno comunitario) assi “orizzontali” di mobilità dalla Spagna all’Est europeo. A Nord delle Alpi si costruiscono infrastrutture, di tipo autostradale e ferroviario (veloce) che spostano, sempre più verso Est il baricentro geoeconomico dell’Europa.

Da sottolineare che il ritardo infrastrutturale italiano non deriva però da una questione di risorse. Negli ultimi quattro anni, e nonostante la frenata 2005 e 2006, si sono spesi, in Italia, in opere del genio civile 163 miliardi di euro, come la Francia, poco meno dei 175 miliardi della Germania, mentre solo la Spagna ha investito di più (204 miliardi). Ma l’Italia mostra una particolarità: si investe molto in manutenzione straordinaria, anziché nelle nuove opere. Solo il 46% degli investimenti in opere del genio civile del 2006 è andato per opere di nuova realizzazione, contro il 67,5% della Francia e l’82,2% della Spagna. L’Italia negli ultimi anni ha dunque speso molto ma la quota di risorse che va alle nuove opere è decisamente inferiore a quella degli altri paesi europei.

In termini di investimenti per il futuro va segnalato come, in Italia, siano stati programmati interventi per un costo complessivo di 109 miliardi. La maggiore quota degli investimenti prioritari programmati per il periodo 2008-2012 è da ricondurre ad infrastrutture per la mobilità: 94 miliardi destinati a potenziare la rete stradale (49 miliardi), ferroviaria (37) e metropolitana (8).

Un ulteriore spunto di riflessione proviene dai cambiamenti e dalle modifiche degli assetti geopolitici ed economici che stanno imprimendo, anche al comparto dei trasporti, un’accelerazione impensabile fino a pochi decenni fa.

Il nuovo assetto dei traffici vedrà servito il mercato del Centro Europa, oltre che da Nord, anche da Sud e le previsioni sulla crescita del mercato mondiale dei contenitori convergono su un raddoppio dei volumi movimentati (previsioni al 2020). Si aprono pertanto importanti opportunità per i porti italiani – soprattutto quelli del Mezzogiorno - che devono però essere colte in tempo, mettendo in atto

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

gli investimenti necessari per fronteggiare la competizione dei porti europei ed in primis di quelli spagnoli. Ma occorre uscire dall’equivoco del Mezzogiorno come mera piattaforma logistica distributiva e puntare invece sullo sviluppo di aree retroportuali capaci di garantire indotto economico e crescita occupazionale.

L’Italia deve poi fare i conti con la barriera naturale rappresentata dal sistema dei valichi alpini, attraverso cui devono inevitabilmente transitare i passeggeri e le merci dirette o provenienti – via terra – dal resto dell’Europa. Se lo scenario attuale, in cui il processo di pianificazione delle infrastrutture di trasporto europee opera, è caratterizzato da un raddoppio negli ultimi venti anni dei volumi movimentati e da un forte squilibrio modale a favore del trasporto su gomma, le previsioni di traffico al 2020 evidenziano uno scenario ancor più critico11.

Tornando agli effetti, una migliore dotazione infrastrutturale favorisce l’aumento del livello di produttività dell’area di influenza (effetto di gravitazione del territorio rispetto a n infrastrutture), e quindi un elevato tasso di crescita. Una bassa dotazione infrastrutturale contribuisce alla formazione di una bassa produttività del lavoro e quindi una mancata riduzione della disoccupazione (ovvero un mancato aumento dell’occupazione), e ad un basso tasso di crescita in termini di Pil. Ciò significa che il livello di dotazione infrastrutturale di un territorio è un fattore “materiale” che contribuisce allo sviluppo economico locale.

Le analisi degli economisti su questi argomenti sono abbastanza convergenti: un sistema di infrastrutture efficiente ed adeguato alle esigenze della struttura produttiva locale è considerato come uno dei presupposti principali allo sviluppo economico-sociale dell’intero territorio, costituendo non solo un fattore essenziale per l’aumento della produttività delle realtà economiche presenti in loco, ma anche una spinta decisa alla localizzazione di nuove iniziative imprenditoriali, configurandosi, di fatto, come un’esternalità positiva per le imprese operanti nel territorio.

I dati seguenti12 consentono sia di verificare i livelli di “dotazione fisica” a livello territoriale della provincia di Cosenza che di costruire indici relativi, che permettono cioè di misurare la dotazione rispetto alla domanda potenziale espressa sul territorio. Questi indici, sintetizzati con procedure multivariate, pongono una distinzione tra aspetti quantitativi (ad es. posti letto ospedalieri) e informazioni che arricchiscono i dati con connotazioni di tipo qualitativo (ad es. disponibilità di particolari apparecchiature negli ospedali).

11 Rapporto Unioncamere 2009. 12 Ricerca condotta dall’Ist. G. Tagliacarne.

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Le dinamiche del sistema economico locale

L'analisi relativa al 2008 disaggregata per modalità di dotazione infrastrutturale consente di evidenziare che per le tutte le tipologie considerate la Calabria presenta valori superiori alla media nazionale. Più articolato è invece il confronto con l’area meridionale, poiché in relazione alla rete stradale e ferroviaria e agli aeroporti la Calabria presenta una dotazione più consistente rispetto all’area geografica di appartenenza, mentre per le infrastrutture portuali si constatano valori inferiori rispetto al Mezzogiorno.

Dall’analisi dei principali indicatori relativi alle infrastrutture della provincia di Cosenza, emergono dei valori al di sopra del dato medio nazionale per quanto riguarda la rete stradale e ferroviaria, mentre la dotazione portuale e aeroportuale risulta contenuta rispetto al dato medio regionale. Tabella 42 Indici di dotazione infrastrutturale della provincia di Cosenza, Calabria, Sud e Italia Anno 2008 Numeri indice (Italia=100)

Aree Rete stradale

Rete ferroviaria Porti Aeroporti

Cosenza 166,7 145,9 79,4 0,0 Calabria 134,3 155,4 224,1 205,7 Mezzogiorno 102,6 101,0 253,9 104,4 Italia 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

Nello specifico, l’indicatore di rete stradale relativo alla provincia di Cosenza è

pari a 166,7, superando così il dato medio regionale (134,3) e delle altre province calabresi ad eccezione di Vibo Valentia (175,9); la rete di strade e autostrade risulta adeguata alle esigenze del territorio per le tutte le province calabresi fatta eccezione per la provincia di Crotone che presenta un numero indice inferiore alla media nazionale. L’area cosentina in tal senso è relativamente favorita dalla sua posizione geografica, vicina rispetto ai grandi assi stradali che collegano la Calabria con le regioni del Centro Nord, infatti, in tutta l’area calabrese i capoluoghi non collegati alla rete autostradale sono Catanzaro e Crotone mentre Reggio Calabria, Vibo Valentia e Cosenza sono attraversate dall’asse autostradale Sud-Nord.

La rete ferroviaria calabrese segue due direttrici principali: la linea tirrenica, che collega Reggio Calabria a Cosenza e la linea Ionica che collega il territorio calabrese con la Basilicata e la Puglia. La situazione del trasporto ferroviario sembra essere leggermente più penalizzata rispetto a quella della viabilità; l’indicatore di

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

dotazione infrastrutturale calabrese, pari a 155,4, risulta superiore ai valori medi del Mezzogiorno (101,0), mentre il dato provinciale di Cosenza raggiunge un valore pari a 145,9 superiore, anche in questo caso, al dato medio nazionale. La rete ferroviaria calabrese negli ultimi mesi è stata potenziata dal passaggio di “Freccia d’argento” un ETR ad alta velocità che ha migliorato la fruibilità dei servizi ferroviari per gli utenti dell’area, ma la dotazione presenta comunque alcuni elementi di debolezza: innanzitutto manca un centro intermodale che colleghi le diverse tipologie di trasporto, in secondo luogo la linea tirrenica non consente il trasporto dei containers perché l’altezza delle gallerie e dei trafori è insufficiente, penalizzando di fatto l’incremento dei collegamenti via terra fra porto e sistemi produttivi retrostanti.

La dotazione portuale risulta ridotta per la provincia di Cosenza che nel 2008 mostra un dato pari a 79,4, rimanendo al di sotto del valore medio nazionale; la stessa situazione risulta per la provincia di Vibo Valentia e Catanzaro, mentre Reggio Calabria e Crotone registrano un indice superiore al dato medio regionale e nazionale. Osservando l’attuale disponibilità portuale, si nota che essa risulta essere molto carente per qualità e quantità, per cui lo sviluppo nautico e mercantile, insieme a quello turistico, faticano a decollare. Andrebbero potenziate le strutture esistenti, ma, soprattutto, sarebbe importante imbrigliare in una rete fisica e virtuale la portualità calabrese, una volta riqualificata, considerando principalmente le potenzialità che i porti possono costituire da un punto di vista sia economico che occupazionale.

La difficoltà maggiore consiste nel mettere i porti in rete, dotarli di strutture di prim’ordine e di servizi, in modo che il turismo possa produrre e promuovere ricchezza. Il porto di Gioia Tauro da solo, ed il Ponte sullo Stretto, ancora solo progettato, non saranno forieri di sviluppo se non inseriti in un sistema vasto di collegamenti intermodali, e ciò può avvenire solo attraverso la riscoperta di una visione ampia delle infrastrutture e dei trasporti.

Il turismo, nel contempo, necessita di una modernizzazione dei servizi di collegamento e delle infrastrutture, grazie alla quale le favorevoli condizioni climatiche potrebbero essere sfruttate per un periodo maggiore della sola stagione estiva. Le vie del mare sono potenzialmente notevoli ma, per il momento, si consumano nel solo traffico mercantile perlopiù appoggiato su pochi porti regionali; è indispensabile sopperire al bisogno di accesso e partecipazione all’intero sistema da parte della Calabria creando reti inter ed infraregionali di comunicazione, creando un sistema portuale integrato, assicurando un livello di servizi di gestione elevato ed omogeneo per estendere la clientela dei porti oltre l’ambito locale ed ampliare la stagione turistica. Sarebbe necessario, inoltre,

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Le dinamiche del sistema economico locale

affiancare agli interventi infrastrutturali un’energica politica commerciale e di marketing, estesa anche in ambito internazionale, in quanto la Calabria possiede, nel complesso, grandi potenzialità e capacità di scambio merci.

Dall’analisi della dotazione aeroportuale regionale il dato è pari a 205,7, valore che risulta superiore al dato medio del Mezzogiorno (104,4) ed entrambe registrano una dotazione superiore alla media nazionale (100). L’indice tiene conto della presenza di aeroporti rispetto ai bacini di utenza e ai collegamenti tra la struttura aeroportuale e il territorio circostante. In questo senso i valori di Crotone, Reggio Calabria e Catanzaro, rispettivamente pari a 719, 576 e 118,7 mostrano come il trasporto aereo raggiunga un livello soddisfacente rispetto alle esigenze locali, mentre il valore nullo di Cosenza e Vibo Valentia mostrano una forte carenza in tal senso tenendo conto da un lato degli aeroporti vicini e dall’altro della dimensione del bacino d’utenza di riferimento (considerata in termini di popolazione, superficie e numero di addetti delle provincie). Tabella 43 Indici di dotazione infrastrutturale delle province calabresi Anno 2008 Numeri indice (Italia=100)

Aree Rete stradale

Rete ferroviaria Porti Aeroporti

Cosenza 166,7 145,9 79,4 0,0 Catanzaro 123,0 116,6 0,0 118,7 Reggio Calabria 111,3 169,7 1.061,4 576,1 Crotone 77,7 31,2 234,4 719,1 Vibo Valentia 175,9 362,3 93,3 0,0 Calabria 134,3 155,4 224,1 205,7 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

Il valore che rappresenta le strutture sanitarie della regione (112,3) nasconde

alcune antinomie tra le province: i valori di Catanzaro, Reggio Calabria, Crotone e Vibo mostrano un livello sufficiente di infrastrutturazione legata alla salute rispetto alle esigenze locali, al contrario, Cosenza con un valore dell’indice pari a 91,1 si confrontano con un livello di infrastrutturazione sanitaria assolutamente insufficiente rispetto al bacino di utenza da gestire.

Al contrario, con un risultato medio contenuto, le strutture culturali e ricreative presenti nelle province calabresi risultano insoddisfacenti, ad eccezione

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

della provincia di Cosenza che con un valore pari a 133 raggiunge buoni risultati superando il dato medio della Calabria (100,4) e del Mezzogiorno (105,7).

Le strutture per l’istruzione presenti nella provincia cosentina, al contrario, registrano un valore medio dell’indicatore pari a 83,4, risultato inferiore alla media nazionale, come mostra anche il dato calabrese (97,6) e del Mezzogiorno (96,3), mentre le province di Catanzaro, Reggio Calabria, Crotone e Vibo Valentia presentano valori più elevati (rispettivamente pari a 105, 109, 112 e 104,5) rispetto al dato medio nazionale.

Per quanto concerne le strutture e le reti per la telefonia e la telematica, come anche per le reti bancarie e di servizi vari, il territorio regionale risulta servito in modo non soddisfacente: tutte le realtà territoriali di riferimento registrano un valore inferiore al dato medio nazionale, in particolare Cosenza raggiunge un livello pari a 83,3 per le reti di telefonia e telematica (84,8 per la Calabria e 97,8 per il Mezzogiorno), mentre registra un valore pari a 95,6 per la presenza di reti bancarie (92,9 per la Calabria e 86,4 per il Mezzogiorno).

Complessivamente, la situazione infrastrutturale nel 2008 risulta apprezzabile visto che, ad esclusione di Catanzaro, tutte le province calabresi, inclusa la Calabria e il Mezzogiorno, registrano un dato superiore alla media nazionale. Se si analizza poi la dotazione infrastrutturale al netto delle strutture portuali, gli indicatori provinciali mostrano risultati positivi; anche in questo caso il dato medio delle province calabresi, includendo questa volta anche Catanzaro, risulta superiore al dato medio nazionale e a quello del Mezzogiorno che registra un valore pari a 98,9. Tabella 44 Indici di dotazione infrastrutturale province calabresi Anno 2008 Numeri indice (Italia=100)

Aree

Infrastrutture economiche

Rete stradale Porti Aeroporti Rete

ferroviaria Strutture telefonia

telematica

Reti bancarie e servizi

vari

Impianti reti

energetico ambientali

Cosenza 166,7 79,4 0,0 145,9 83,3 95,6 130,8 Catanzaro 123,0 0,0 118,7 116,6 84,9 88,2 128,6 Reggio C. 111,3 1.061,4 576,1 169,7 90,1 97,7 71,2 Crotone 77,7 234,4 719,1 31,2 89,2 70,7 17,0 Vibo V. 175,9 93,3 0,0 362,3 69,2 99,2 40,1 Calabria 134,3 224,1 205,7 155,4 84,8 92,9 69,1 Mezzogiorno 102,6 253,9 104,4 101,0 97,8 86,4 94,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

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Le dinamiche del sistema economico locale

Tabella 44 bis Indici di dotazione infrastrutturale province calabresi Anno 2008 Numeri indice (Italia=100)

Aree Infrastrutture sociali

Totale infrastrutture

Totale infrastrutture al netto dei porti

Strutture istruzione

Strutture sanitarie

Strutture culturali ricreaive

Cosenza 83,4 91,1 133,0 100,9 103,3 Catanzaro 105,0 119,8 89,3 97,4 108,2 Reggio C. 108,9 117,2 92,7 249,6 159,4 Crotone 111,9 124,7 81,8 155,8 147,0 Vibo V. 104,5 177,9 51,3 117,4 120,0 Calabria 97,6 112,3 100,4 127,7 117,0 Mezzogiorno 96,3 101,6 105,7 114,4 98,9 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

L'indicatore delle infrastrutture sociali mostra una maggiore omogeneità rispetto a quello di dotazione economica, sia tra la Calabria e il Mezzogiorno, sia tra le province calabresi e la Calabria. La dotazione infrastrutturale sociale, infatti, si presenta per tutte le realtà territoriali di riferimento prossima al dato medio nazionale superato solo di qualche punto, mentre per l’indicatore di dotazione delle infrastrutture economiche, tra le regioni calabresi, risulta sottodotata Catanzaro, mentre sono in linea con la media nazionale le altre province ad eccezione di Reggio Calabria che conferma lo standard più elevato.

Tabella 45 Indici di dotazione delle infrastrutture economiche e sociali delle province calabresi Anno 2008 Numeri indice (Italia=100)

Aree Totale infrastrutture economiche Totale infrastrutture sociali Cosenza 100,2 102,5 Catanzaro 94,3 104,7 Reggio Calabria 311,1 106,3 Crotone 177,0 106,1 Vibo Valentia 120,0 111,2 Calabria 138,0 103,4 Mezzogiorno 120,0 101,2 Italia 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istituto G. Tagliacarne.

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Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro I RIFLESSI DELLA CRISI INTERNAZIONALE SULLA DISOCCUPAZIONE

Il mercato mondiale è stato negli ultimi anni prettamente suddiviso in tre

blocchi economici: Unione Europea, USA e Giappone, i quali nel corso del tempo hanno influenzato l’economia internazionale.

Nel 2008 questi mercati internazionali hanno cambiato le proprie caratteristiche a causa di una crisi economica, che ha investito le maggiori economie internazionali, iniziata nel 2007 quando vi sono state una serie di imponenti collassi all’interno del sistema economico dei più importanti Paesi ad economia avanzata. Quasi tutte le principali economie avanzate hanno registrato contrazioni del prodotto, mentre le economie emergenti sono state investite dalla crisi attraverso il passaggio di capitali esteri, successivo alla liquidazione di investimenti azionari e obbligazionari da parte di banche e fondi di investimento internazionali. Questo mutamento improvviso, che ha afflitto l’intera economia mondiale, si è riflesso sulla produzione industriale, provocando un repentino crollo economico e di conseguenza svelando un incremento della disoccupazione, la quale è divenuta causa di grave preoccupazione poiché laddove c’erano stati dei miglioramenti, alla fine del 2008 si è registrato un progressivo aggravamento.

La situazione economica europea, dopo alcune prospettive positive all'inizio dell'anno, si è deteriorata repentinamente. Le turbolenze sui mercati finanziari internazionali, unite al crollo della fiducia nel settore industriale e tra i consumatori europei, hanno creato ripercussioni sui dati della produzione economica reale. Come risultato, molti paesi europei sono in recessione.

Da un confronto tra i dati Eurostat del quarto trimestre del 2007 con il 2008, si evidenzia che il tasso di disoccupazione ha cominciato a registrare un incremento, soprattutto in Spagna dove c’è stato un aumento, rispetto al 2007, di 3

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

punti percentuali. Molti altri Paesi hanno comunque registrato una crescita dell’indicatore tra cui l’Italia che da 6,1% del 2007 ha raggiunto il 6,7% del 2008. Infine, l’analisi di lungo periodo del tasso di disoccupazione dell’Unione Europea mostra un trend in discesa che, dal picco massimo registrato nel 2004 (9,8%), ha raggiunto un valore pari al 7,1% nel 2007, con un successivo calo di un punto percentuale nel 2008 (7%).

Tabella 1 Tasso di disoccupazione in Italia e nei principali Paesi Anni 2007-2008 Valori percentuali

Paese / Aree 2007 2008 UE 27 7,1 7,0 Belgio 7,5 7,0 Bulgaria 6,9 5,6 Repubblica Ceca 5,3 4,4 Danimarca 3,8 3,3 Germania 8,4 7,3 Estonia 4,7 5,5 Irlanda 4,6 6,0 Grecia 8,3 7,7 Spagna 8,3 11,3 Francia 8,4 7,8 Italia 6,1 6,7 Cipro 4,0 3,7 Lettonia 6,0 7,5 Lituania 4,3 5,8 Lussemburgo 4,2 4,9 Ungheria 7,4 7,8 Malta 6,4 6,0 Paesi Bassi 3,2 2,8 Austria 4,4 3,8 Polonia 9,6 7,1 Portogallo 8,1 7,7 Romania 6,4 5,8 Slovenia 4,9 4,4 Slovacchia 11,1 9,5 Finlandia 6,9 6,4 Svezia 6,1 6,2 Regno Unito 5,3 5,6 Croazia 9,6 8,4 Turchia 8,5 9,8 Norvegia 2,5 2,5 Stati Uniti 4,6 5,8 Giappone 3,9 4,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Eurostat.

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Il mercato del lavoro

Grafico 1 Tasso di disoccupazione Area Euro 27 Anni 2000 – 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Eurostat IL MERCATO DEL LAVORO IN ITALIA: UN CONFRONTO REGIONALE

Il mercato del lavoro italiano è stato negli ultimi anni profondamente

modificato sia dal punto di vista delle competenze istituzionali che dalle regole di funzionamento. Conseguentemente si è proposto in tutto il Paese, un’acuta questione sociale che ha le sue cause di fondo nell’approfondirsi delle disuguaglianze, nella precarizzazione del lavoro e nell’insufficienza delle politiche sociali, una società con forti differenze, dove il lavoro viene considerato quasi come un costo e non più come una risorsa.

In questa situazione economica e sociale già caratterizzata da particolare debolezza, anche in Italia, la crisi finanziaria internazionale è giunta dopo un decennio di stagnazione, lasciando una sfavorevole eredità per gli anni a venire per ciò che concerne gli investimenti delle imprese, i consumi delle famiglie e la produzione industriale.

Nello specifico, nel 2008 la produzione industriale italiana è diminuita colpendo tutti i settori dell’industria manifatturiera con maggiore intensità per i comparti dei beni intermedi e d’investimento. Anche l’attività di investimento in

8,7 8,58,9 9

9,8 9,6

8,2

7,1 7

6

7

8

9

10

2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

capitale produttivo continua a ridursi ed il settore delle costruzioni si sta indebolendo, mentre il settore più colpito è quello dei servizi.

A causa dell’effetto congiunto della perdita di posti e della ricerca di un impiego da parte dei soggetti a più basso reddito e nelle aree più arretrate del Paese, il 2008 si è caratterizzato per il continuo e sostanziale rallentamento della crescita occupazionale e conseguentemente si è registrato un aumento del tasso di disoccupazione che dal 6,1% del 2007 è salito al 6,7% nel 2008.

L’Italia è probabilmente il paese–guida nelle forme di flessibilizzazione post–fordista del lavoro, in particolar modo per quanto riguarda le donne, le quali sono divenute le protagonista di tale fase lavorativa e ciò è evidente dal tasso di occupazione femminile che negli ultimi anni sta continuando a crescere anche se nel 2008 è aumentato con una dinamica meno sostenuta rispetto al passato (da 46,7% del 2007 a 47,2% del 2008); per contro, l’occupazione maschile si riduce nell’ultimo anno (da 70,7% del 2007 a 70,3% del 2008) dopo un periodo di costante crescita.

La rilevazione Istat delle forze lavoro dell’anno 2008 mette in evidenza una stabilità dell’occupazione italiana e mostra un aggravamento della situazione meridionale dove si evidenzia una condizione disomogenea poiché l’intreccio fra consolidati problemi strutturali e la crisi globale rendono l’economia meridionale più fragile ed esposta.

Dall’analisi degli ultimi dati sui principali indicatori del mercato del lavoro al 2008, emerge che il tasso di occupazione, rispetto all’anno precedente, in Italia è rimasto invariato, mentre per la Calabria c’è stato un abbassamento dello 0,8% e continua a presentarsi come uno dei tassi più bassi tra le regioni italiane e più precisamente si pone, con il 44,1%, assieme alla Sicilia, in coda alla graduatoria seguita solo dalla Campania (42,5%).

Conseguenza dell’aumento delle persone in cerca di occupazione nel 2008, il tasso di disoccupazione regionale è ulteriormente cresciuto confermando il trend negativo. Tale tendenza risulta abbastanza elevata, difatti la Calabria, con un indicatore pari al 12,1%, si presenta fra le regioni con un maggiore tasso di disoccupazione, anche se a registrare il valore più elevato risulta la Sicilia (13,8%) che chiude la graduatoria nazionale.

Dal confronto con le altre regioni viene ancora una volta confermato il dualismo del mercato italiano ovvero la debolezza del mercato del lavoro nel Mezzogiorno rispetto alla media italiana, dove appare evidente l’esistenza di territori meridionali caratterizzati da un alto tasso di disoccupazione rispetto ad altri territori a bassa disoccupazione.

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Il mercato del lavoro

L’andamento del mercato del lavoro risulta maggiormente negativo se si considera il tasso di attività della Calabria (50,2%), il quale risulta inferiore alla media italiana (63%) di circa 13 punti percentuali, posizionandosi al penultimo posto della graduatoria nazionale, seguita solo dalla Campania (48,7%).

Tabella 2 Popolazione in età lavorativa per condizione e tassi di occupazione, disoccupazione e attività per regione Anno 2008 Valori assoluti (in migliaia) e percentuali

Regioni Valori percentuali Valori in migliaia

Tassi di occupazione

Tassi di disoccupazione

Tasso di attività Occupati In cerca di

occupazione Piemonte 65,2 5,0 68,8 1.885 100 Valle d’Aosta 67,9 3,3 70,2 57 2 Lombardia 67,0 3,7 69,6 4.351 168 Trentino A. A. 68,6 2,8 70,6 463 13 Veneto 66,4 3,5 68,9 2.159 79 Friuli V. Giulia 65,3 4,3 68,2 522 23 Liguria 63,8 5,4 67,5 651 37 Emilia Romagna 70,2 3,2 72,6 1.980 65 Toscana 65,4 5,0 68,9 1.577 84 Umbria 65.4 4,8 68,7 376 19 Marche 64,7 4,7 67,9 657 32 Lazio 60,2 7,5 65,1 2.246 182 Abruzzo 59,0 6,6 63,1 518 36 Molise 54,1 9,1 59,6 114 11 Campania 42,5 12,6 48,7 1.681 242 Puglia 46,7 11,6 52,9 1.287 169 Basilicata 49,6 11,1 55,8 196 24 Calabria 44,1 12,1 50,2 595 82 Sicilia 44,1 13,8 51,2 1.480 237 Sardegna 52,5 12,2 59,9 611 85 Italia 58,7 6,7 63,0 23.405 1.692 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat –Forze Lavoro-Media 2008.

Analizzando in termini dinamici gli indicatori relativi al mercato del lavoro in

Italia, nel Mezzogiorno e in Calabria, il primo aspetto che occorre evidenziare è la posizione delle persone che potenzialmente potrebbero prendervi parte, ovvero quella parte di popolazione con età superiore ai 15 anni ed inferiore ai 64.

In particolare, il tasso di attività che in Italia ha registrato una crescita tra il 2004 e il 2008, nel Mezzogiorno e in Calabria ha mostrato un andamento decrescente. Nello specifico, nell’area meridionale l’indicatore ha evidenziato una

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

tendenziale decelerazione tra il 2004 e il 2007, mentre nell’ultimo anno di riferimento è rimasto stabile su un valore pari a 52,4%. In Calabria, invece, il tasso di attività è passato da 53,8% del 2004 a 50,2% del 2008, con un lieve accenno di ripresa tra il 2005 e il 2006.

Dall’analisi di breve periodo, il tasso di attività in Calabria e nel Mezzogiorno evidenzia un lieve peggioramento tra il 2007 e il 2008, a fronte di un miglioramento del tasso medio di attività nazionale; di conseguenza, il gap tra l’indicatore nazionale e quello regionale e meridionale risulta in aumento nel corso del quinquennio e, nello specifico, nell’ultimo anno i tassi di attività della Calabria (50,2%) e del Mezzogiorno (52,4%) risultano nettamente inferiori a quello dell’Italia rispettivamente di 12,8 e 10,6 punti percentuali.

Un discorso molto simile può essere fatto per le differenze di genere, dove le performance registrate, nel periodo preso in considerazione, dal tasso di attività femminile e maschile in Calabria e nel Mezzogiorno registrano un ben definito ritardo rispetto alla media nazionale: nel 2008, il distacco del tasso di attività femminile è stato di –15,1 punti percentuali per la Calabria e –14,4 punti per il Mezzogiorno, mentre quello maschile è stato di –10,3 punti percentuali per la Calabria e –6,4 per il Mezzogiorno. In termini percentuali, nel 2008 il tasso di attività per la Calabria risulta pari a 64,1% per i maschi e 36,5% per le femmine a fronte di un valore pari rispettivamente a 68% e 37,2% registrato nel Mezzogiorno e 74,4% e 51,6% registrato in Italia.

Tabella 3 Tasso di attività in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia per sesso (*) Anni 2004-2008 Valori percentuali

Anni Calabria Mezzogiorno Italia Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

2004 68,6 39,0 53,8 70,3 38,7 54,3 74,5 50,6 62,5 2005 66,7 37,7 52,1 70,0 37,5 53,6 74,4 50,4 62,4 2006 67,1 37,8 52,4 69,3 37,3 53,2 74,7 50,8 62,7 2007 65,1 36,3 50,6 68,4 36,6 52,4 74,4 50,7 62,5 2008 64,1 36,5 50,2 68,0 37,2 52,4 74,4 51,6 63,0 (*) Il tasso di attività femminile si calcola rapportando il numero della forza lavoro femminile (15-64) alla Popolazione femminile (15-64). Il tasso di attività maschile si calcola nello stesso modo, considerando però i valori al maschile degli stessi aggregati. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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Il mercato del lavoro

L’analisi del tasso di occupazione a livello sia temporale che territoriale fa emergere importanti ma prevedibili risultati. In particolare, nel Mezzogiorno, il tasso di occupazione registra una generale contrazione dell’indicatore, pur accennando una lieve ripresa tra il 2005 e il 2006 (45,9% nel 2005 e 46,6% nel 2006); lo stesso trend si evidenzia per la Calabria con un valore dell’indicatore che dal 46% del 2004 passa al 44,1% nel 2008, con una accennata crescita tra il 2005 e il 2006 (da 44,6% a 45,6%). Solo a livello nazionale si scorge un progressivo aumento del tasso di occupazione fino al 2007 in cui si è raggiunto un valore pari a 58,7%, che rimane confermato anche per il 2008.

Dal confronto tra le aree di riferimento, il livello occupazionale calabrese si è mantenuto costantemente inferiore alla media nazionale e meridionale; in particolare nell’ultimo anno l’indicatore regionale pari a 44,1% è inferiore alla media del Mezzogiorno pari a 46,1% e al dato nazionale pari a 58,7%. Anche in questo caso, in riferimento alle classificazione di genere, il differenziale del tasso di occupazione fra le aree tende ad aumentare nell’arco dei cinque anni; ed ancora, in controtendenza con il dato nazionale in cui l’occupazione femminile cresce di +1,9 punti percentuali nell’intero periodo di riferimento e nel Mezzogiorno la crescita ha raggiunto +0,6 punti, per la Calabria l’indicatore è in netta diminuzione ed il numero di donne occupate diminuisce di 1 punto percentuale dal 2004 al 2008. Un maggior indebolimento si ha nella componente maschile degli occupati presenti in Calabria dove si registra una diminuzione dell’indice di poco meno di 3 punti percentuali (–2,8 punti percentuali). Nel 2008, il divario fra il tasso di occupazione femminile regionale e quello italiano raggiunge i –16,4 punti percentuali a fronte dei –12,7 punti percentuali del tasso di occupazione maschile. Tabella 4 Tasso di occupazione in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia…per sesso* Anni 2004-2008 Valori percentuali

Anni Calabria Mezzogiorno Italia Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

2004 60,4 31,8 46,0 61,8 30,7 46,1 69,7 45,3 57,5 2005 58,4 30,8 44,6 61,9 30,1 45,9 69,7 45,3 57,5 2006 59,5 31,8 45,6 62,4 31,2 46,6 70,5 46,3 58,4 2007 59,0 31,0 44,9 62,3 31,1 46,5 70,7 46,7 58,7 2008 57,6 30,8 44,1 61,1 31,3 46,1 70,3 47,2 58,7 (*) Il tasso di occupazione femminile si calcola rapportando il numero delle occupate alla popolazione femminile (15-64) per 100. Il tasso di occupazione maschile si calcola nello stesso modo, considerando però i valori al maschile degli stessi aggregati. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Dall’analisi del trend del tasso di disoccupazione, tra il 2004 e il 2007 in Calabria viene registrata una diminuzione superiore a quella nazionale, mentre nel 2008 si denota un aumento dell’indicatore sia a livello regionale che nazionale; nello specifico, per la Calabria il dato da 11,3% del 2007 raggiunge il 12,1% nel 2008 mentre per l’Italia da 6,1% del 2007 passa a 6,7% del 2008. Ed è proprio per questo che il divario rimane ampio ed il gap nei tassi di disoccupazione fra Calabria e Italia aumenta nel 2008, raggiungendo una differenza di –5,4%.

Come per il tasso di disoccupazione complessivo, anche quello analizzato per genere ha registrato un ampliamento della forbice tra il dato nazionale e quello regionale; infatti, l’indicatore del tasso di disoccupazione femminile in Calabria, dal 2004 al 2007 aveva registrato una contrazione per poi aumentare e raggiungere nel 2008 un valore pari a 15,7% contro l’8,5% dell’Italia. Una identica situazione si presenta per l’indicatore di disoccupazione maschile che pur registrando una contrazione nell’arco temporale tra il 2004 e il 2007, nel 2008 riprende la salita fino a registrare un valore pari a 10,1% contro il 5,5% dell’Italia.

Tabella 5 Tasso di disoccupazione in Calabria, nel Mezzogiorno e in Italia per sesso (*) Anni 2004-2008 Valori percentuali

Anni Calabria Mezzogiorno Italia Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale Maschi Femmine Totale

2004 11,9 18,6 14,3 11,9 20,5 15,0 6,4 10,5 8,1 2005 12,2 18,3 14,4 11,4 19,6 14,3 6,2 10,1 7,7 2006 11,2 15,9 12,9 9,9 16,5 12,3 5,4 8,8 6,8 2007 9,4 14,6 11,3 8,9 14,9 11,0 4,9 7,9 6,1 2008 10,1 15,7 12,1 10.0 15,7 12,0 5,5 8,5 6,7 (*) Il tasso di disoccupazione femminile si calcola rapportando il numero delle Persone in cerca di occupazione (15-64) femminile alla forza lavoro femminile (15-64) per 100. Il tasso di disoccupazione maschile si calcola nello stesso modo, considerando però i valori al maschile degli stessi aggregati. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Osservando i dati sull’occupazione in Calabria, nel 2008 in termini di flussi in

entrata e in uscita1 si registra una diminuzione, rispetto all’anno precedente, del 1 Secondo le classificazioni Istat le Forze di lavoro comprendono gli Occupati e le Persone in cerca di occupazione (ovvero i “disoccupati”). I restanti individui appartengono alle Non forze di lavoro. Inoltre la popolazione di riferimento (popolazione “attiva”), è costituita dalle persone con età superiore ai 15 anni escluse le casalinghe, gli studenti, le persone ritirate dal lavoro, cioè le persone non in grado di lavorare. Infine, la partecipazione al mercato del lavoro, ovvero il tasso di attività, si calcola rapportando le forze di lavoro alla popolazione attiva.

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Il mercato del lavoro

numero di occupati, pari a –7 mila unità (var.% 07/08: –1,2%), mentre nel lungo periodo (2004-2008) si assiste ad una diminuzione del numero di occupati che raggiunge le 25 mila unità (var.% 04/08: –4%), passando dai 620 mila del 2004 ai 595 mila del 2008.

Limitatamente al biennio 2007-2008, la diminuzione del numero di occupati ha interessato tutti i settori economici, eccetto quello dei servizi - in particolare, del commercio (var.% 07/08: +1%) - che ha registrato un incremento di 9 mila unità (var.% 07/08: +2,1%). La carenza di occupazione ha riguardato principalmente il settore agricolo caratterizzato da una forte perdita concentrata soprattutto nell’ultimo anno quando ha raggiunto le 12 mila unità, ovvero c’è stata una riduzione dei lavoratori del 18,2% in un solo anno, contro le 20 mila unità in meno nell’arco di tutti e cinque gli anni considerati (var.% 04/08: –27%).

Altro fattore negativo che va sottolineato è l’aumento delle persone in cerca di occupazione di 6 mila unità concentrate esclusivamente nell’ultimo anno di riferimento (var.% 07/08: +7,9%), visto che dall’analisi di lungo periodo si evince in complesso una contrazione dell’indicatore (21 mila unità in meno; var.% 04/08: –20,4%).

Dall’analisi delle forze lavoro nel breve e nel lungo periodo i risultati raggiunti sono concomitanti: in Calabria sia nell’ultimo anno che nell’intero periodo di riferimento si registra una diminuzione delle unità delle forze lavoro ed un aumento delle non forze lavoro; mentre la popolazione con una età superiore ai 15 anni ha registrato una diminuzione di 10 mila unità (var.% 07/08: –0,6%) proprio tra il 2007 e il 2008, mentre tra il 2004 e il 2008 la Calabria ha raggiunto una perdita pari a 4 mila unità (var.% 07/08: –0,2%). Tabella 6

Flussi in entrata e in uscita nel mercato del lavoro in Calabria Anni 2004-2008 Valori assoluti (in migliaia)

Indicazioni Valori percentuali

2004 2005 2006 2007 2008 Var. 2008-2004

Var. 2008-2007

Popolazione 2.011 2.009 2.004 1.998 2.007 -4 9 Popolazione con età >15 anni 1.692 1.697 1.698 1.698 1.688 -4 -10 Forze di lavoro 723 704 706 678 677 -46 -1 Non forze di lavoro 1.277 1.297 1.291 1.317 1.324 47 7 Persone in cerca di occupazione 103 101 91 76 82 -21 6 Occupati 620 603 615 602 595 -25 -7 Occupati dipendenti 453 448 448 437 429 -24 -8

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Indicazioni Valori percentuali

2004 2005 2006 2007 2008 Var. 2008-2004

Var. 2008-2007

Occupati indipendenti 167 155 167 165 166 -1 1 Occupati agricoltura 74 75 72 66 54 -20 -12 Occupati industria 118 117 119 113 109 -9 -4 Occupati costruzioni 64 61 64 64 62 -2 -2 Occupati servizi 428 411 424 423 432 4 9 Occupati commercio 100 96 100 99 100 - 1 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat - Rilevazione Trimestrale delle Forze di Lavoro 2004 , 2005, 2006, 2007 e 2008.

Tabella 7 Flussi in entrata e in uscita nel mercato del lavoro in Calabria Anni 2004-2008 Valori percentuali

Indicazioni Valori percentuali Var. 2008-2004 Var. 2008-2007

Popolazione -0,2 0,5 Popolazione con età >15 anni -0,2 -0,6 Forze di lavoro -6,4 -0,1 Non forze di lavoro 3,7 0,5 Persone in cerca di occupazione -20,4 7,9 Occupati -4,0 -1,2 Occupati dipendenti -5,3 -1,8 Occupati indipendenti -0,6 0,6 Occupati agricoltura -27,0 -18,2 Occupati industria -7,6 -3,5 Occupati costruzioni -3,1 -3,1 Occupati servizi 0,9 2,1 Occupati commercio 0,0 1,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat - Rilevazione Trimestrale delle Forze di Lavoro 2004 , 2005, 2006, 2007 e 2008. GLI ANDAMENTI OCCUPAZIONALI NEL COSENTINO

La disaggregazione territoriale dei dati regionali consente di analizzare e

valutare meglio l’andamento del mercato del lavoro all’interno delle cinque province calabresi.

Cominciando dall’analisi del tasso di attività, ossia quell’indicatore ottenuto mettendo in relazione la forza lavoro e la popolazione in età lavorativa, è possibile osservare per la provincia di Cosenza un valore pari a 51,4%. Dal confronto territoriale, la provincia calabrese che presenta la migliore performance è - come per

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Il mercato del lavoro

51,4

53,9

48,4

43,1

50,7

40

45

50

55

60

Cosenza Catanzaro ReggioCalabria

Crotone ViboValentia

il 2007 – Catanzaro; difatti si nota un aumento della partecipazione della popolazione al mercato del lavoro con un tasso di attività pari al 53,9%, e a seguire Cosenza (51,4%), Vibo Valentia (50,7%), Reggio Calabria (48,4%) ed infine Crotone (43,1%) la quale presenta il tasso di attività più contenuto della regione.

Tuttavia analizzando e raffrontando i risultati registrati tra il 2004 e il 2008, emerge una diminuzione costante e lenta dell’indice per tutte le province calabresi, principalmente consistente in provincia di Reggio Calabria (var.% 04/08: –8%) e Crotone (var.% 04/08: –6%), mentre Catanzaro (var.% 04/08: –1,3%), Cosenza (var.% 04/08: –1,2%) e Vibo Valentia (var.% 04/08: –0,8%) registrano un moderato calo del tasso di attività. Dall’analisi di breve periodo dell’indicatore, si evidenziano flebili cenni di ripresa che tra il 2007 e il 2008 hanno caratterizzato la provincia di Catanzaro (var.% 07/08: +1,6%) e di Vibo Valentia (var.% 07/08: +0,5%) mentre le altre province calabresi, tra cui Cosenza (var.% 07/08: –0,7%), denotano una sistematica riduzione.

Grafico 2

Tasso di attività nelle province della Calabria Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-10

-5

0

5

2008-2007 -0,7 1,6 -1,4 -0,7 0,5

2008-2004 -1,2 -1,3 -8 -6 -0,8

CS CZ RC KR VV

Tabella 8 Tasso di attività in Calabria per provincia Anni 2004-2008 Valori percentuali

Province Tasso di attività Variazione annua 2004 2005 2006 2007 2008 2008-2007 2008-2004

Cosenza 52,6 51,0 52,7 52,1 51,4 -0,7 -1,2 Catanzaro 55,2 53,7 54,3 52,3 53,9 1,6 -1,3 Reggio Calabria 56,4 54,8 52,9 49,8 48,4 -1,4 -8 Crotone 49,1 47,0 46,5 43,8 43,1 -0,7 -6 Vibo Valentia 51,5 50,2 51,1 50,2 50,7 0,5 -0,8 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 3 Tasso di attività e variazione in Calabria per provincia Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Un’utile informazione per comprendere meglio l’andamento del mercato del

lavoro regionale è offerta dall’analisi del tasso di occupazione registrato nelle cinque province calabresi.

In particolare, il tasso di occupazione registrato nel 2008 risulta elevato nelle province di Catanzaro (46,3%) e Cosenza (45,7%) che, per il valore assunto dall’indicatore, si posizionano al di sopra della media regionale (44,1%). Segue Vibo Valentia, con un valore del 43,4%, Reggio Calabria (42,9%) e Crotone (37,3%) con un tasso di occupazione più basso rispetto alla media regionale.

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Il mercato del lavoro

45,7 46,3

42,9

37,3

43,4

30

35

40

45

50

Cosenza Catanzaro ReggioCalabria

Crotone ViboValentia

Grafico 4 Tasso di occupazione in Calabria per provincia Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Dall’analisi di lungo periodo del tasso di occupazione si osserva tra il 2004 e il

2008 un andamento abbastanza altalenante dell’indicatore in tutti i territori provinciali calabresi, con una variazione complessiva che non raggiunge mai l’area positiva; nello specifico, una maggiore flessione si riscontra nel territorio di Crotone che ha registrato un tasso di occupazione in deciso calo negli ultimi cinque anni (var. 04/08: –3,7%), seguita da Reggio Calabria (var. 04/08: –2,6%), Catanzaro e Vibo Valentia (var. 04/08: –1,6%) ed infine Cosenza che ha registrato una variazione minima e pari a –1,1 punti percentuali, passando dal 46,8% del 2004 al 45,7% del 2008.

La situazione mostra dei limitati aspetti positivi se si analizza il tasso di occupazione nel breve periodo; infatti, alcune province come Catanzaro e Vibo Valentia ha visto aumentare l’indicatore (var. 07/08 pari rispettivamente a +0,6% e +0,8%), mentre per Cosenza (var. 07/08: –0,9%), Reggio Calabria (var. 07/08: –1,6%) e Crotone (var. 07/08: –1,9%) si è registrato un calo occupazionale.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-4-3-2-1012

2008-2007 -0,9 0,6 -1,6 -1,9 0,8

2008-2004 -1,1 -1,6 -2,6 -3,7 -1,6

CS CZ RC KR VV

Tabella 9

Tasso di occupazione in Calabria per provincia Anno 2004-2008 Valori percentuali

Province Tasso di occupazione Variazione annua 2004 2005 2006 2007 2008 2008-2007 2008-2004

Cosenza 46,8 44,6 46,2 46,6 45,7 -0,9 -1,1 Catanzaro 47,9 45,3 46,6 45,7 46,3 0,6 -1,6 Reggio Calabria 45,5 45,7 46,1 44,5 42,9 -1,6 -2,6 Crotone 41,0 39,6 40,1 39,2 37,3 -1,9 -3,7 Vibo Valentia 45,0 43,6 44,2 42,6 43,4 0,8 -1,6 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 5 Tasso di occupazione e variazione in Calabria per provincia Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat .

Come conseguenza della generale diminuzione del numero di occupati nelle

province calabresi si evidenzia il graduale aumento della disoccupazione. In particolare, dal confronto territoriale del dato relativo al tasso di

disoccupazione risultano buone le performance della provincia di Cosenza in confronto alle altre aree della regione poiché registra l’indice più basso nel 2008 pari a 11,1%, seguita dalla provincia reggina (11,2%), risultati entrambi inferiori al valore medio regionale di un punto percentuale (12,1%).

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Il mercato del lavoro

11,1

13,9

11,2

13,414,3

10

15

20

Cosenza Catanzaro ReggioCalabria

Crotone ViboValentia

A seguire si posiziona Crotone, con un valore pari al 13,4% e Catanzaro, con un valore uguale a 13,9%, con risultanze per entrambe le province superiori alla media regionale, mentre il tasso di disoccupazione più elevato viene registrato da Vibo Valentia, che raggiunge un indicatore pari a 14,3%. Grafico 6 Tasso di disoccupazione in Calabria per provincia Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Comparando i dati tendenziali registrati tra il 2004 e il 2008, in quasi tutte le

province calabresi si rileva un aumento del tasso di disoccupazione, il quale delinea un andamento sfavorevole del mercato del lavoro.

In dettaglio, nella provincia di Vibo Valentia si registra la crescita più alta dell’indicatore (var. 04/08: +1,8%), seguita da Catanzaro (var. 04/08: +0,8%) e Cosenza (var. 04/08: +0,3%). Le province di Reggio Calabria e Crotone hanno invece manifestato un miglioramento della situazione occupazionale nel lungo periodo registrando una concreta contrazione del tasso di disoccupazione valutabile da una variazione negativa e rispettivamente pari a –8% e –3%. E’ necessario però ribadire che tale variazione viene spiegata non per l’incremento del numero dei lavoratori ma principalmente per la diminuzione del tasso di attività e quindi delle persone che cercano attivamente un lavoro.

Per contro, il 2008 è stato un anno non positivo per tutte le province calabresi che hanno registrato un tasso di disoccupazione in crescita rispetto al 2007: ad

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-10-8-6-4-2024

2008-2007 0,6 1,3 0,7 2,8 -0,5

2008-2004 0,3 0,8 -8 -3 1,8

CS CZ RC KR VV

esclusione di Vibo Valentia che registra una lieve contrazione dell’indicatore (var. 07/08: –0,5%), la maggiore crescita del tasso è stata registrata da Crotone (var. 07/08: +2,8%), seguita da Catanzaro (var. 07/08: +1,3%), Reggio Calabria (var. 07/08: +0,7%) e Cosenza (var. 07/08: +0,6%). Tabella 10 Tasso di disoccupazione in Calabria per provincia Anni 2004-2008 Valori percentuali

Province Tasso di disoccupazione Variazione annua 2004 2005 2006 2007 2008 2008-2007 2008-2004

Cosenza 10,8 12,3 12,2 10,5 11,1 0,6 0,3 Catanzaro 13,1 15,4 13,9 12,6 13,9 1,3 0,8 Reggio Calabria 19,2 16,3 12,7 10,5 11,2 0,7 -8 Crotone 16,4 15,5 13,5 10,6 13,4 2,8 -3 Vibo Valentia 12,5 13,1 13,4 14,8 14,3 -0,5 1,8 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 7 Tasso di disoccupazione e variazione in Calabria per provincia Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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Il mercato del lavoro

52,6 51 52,7 52,1 51,4

10,8 12,3 12,2 10,5 11,1

46,8 44,5 46,2 46,6 45,7

0

10

20

30

40

50

60

2004 2005 2006 2007 2008

tasso di attività tasso di disoccupazione tasso di occupazione

Approfondendo l’analisi del mercato del lavoro in provincia di Cosenza e analizzando la dinamica temporale dei principali indicatori, emerge una situazione provinciale, analizzata a largo spettro, che non sembra essere molto positiva: dall’analisi di lungo periodo (2004-2008), il tasso di attività ha registrato una flessione (–1,2 punti percentuali) mostrando un aumento delle persone inattive; a ciò si è aggiunto, similmente, una diminuzione del tasso di occupazione (–1,1 punti percentuali) e per riflesso si è manifestato un aumento della disoccupazione (+0,3 punti percentuali).

Grafico 8

Tasso di attività, di occupazione e di disoccupazione nella provincia di Cosenza Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Focalizzando l’attenzione sulle dati registrati dai principali indicatori del

mercato del lavoro in provincia di Cosenza, si nota che tra il 2004 e il 2008 il numero degli occupati è progressivamente diminuito fino a raggiungere un calo pari a 7mila unità, mentre il numero delle persone in cerca di occupazione è rimasto invariato. Nell’arco temporale di riferimento, la forza lavoro diminuisce di 7mila unità, mentre solo nell’ultimo anno (var. 07/08) il valore complessivo si riduce di 3mila unità; ciò è conseguenza di un incremento delle persone in cerca di occupazione (1.000 unità) ma, per contro, di un calo degli occupati che ha raggiunto, tra il 2007 e il 2008, le 4mila unità.

Dall’analisi settoriale degli occupati, nel 2008 viene registrata la maggiore

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

quota di occupati nel settore dei servizi con 168mila unità, dove l’aumento rispetto al 2004 ha raggiunto le 12 mila unità e rispetto al 2007 le 5mila unità, che in termini di variazione si traduce in +7,7% nel lungo periodo e +3,1% nel breve periodo. L’aumento dei lavoratori del settore terziario va in parte a compensare il calo occupazionale registrato in agricoltura e nell’industria, poiché entrambi i settori hanno subito delle perdite abbastanza consistenti; in particolare nel lungo periodo, il settore agricolo ha registrato un deciso decremento degli occupati pari a 11mila unità (da 33mila lavoratori del 2004 si è passati a 22mila nel 2008) che corrisponde ad una diminuzione complessiva di –33,3% contro il –21,4% registrato tra il 2007 e il 2008. Gli occupati del settore industriale sono complessivamente 37mila nel 2008, dopo una contrazione di 7mila unità nell’arco dei cinque anni di riferimento (var.% 04/08: –15,9%) e di oltre 2mila unità nell’ultimo anno di analisi (var.% 07/08: –5,1%).

Infine, suddividendo i lavoratori in dipendenti e indipendenti si può notare come la contrazione complessiva degli occupati che ha raggiunto le 7mila unità (var.% 04/08: –3%) sia determinata dalla diminuzione di 9mila occupati dipendenti (var. 04/08: –5,4%) a fronte dell’aumento di 2mila occupati indipendenti (var. 04/08: +3,1%). Mentre, dall’analisi di breve periodo, si registra una contrazione sia degli occupati dipendenti che raggiungono le 3 mila unità in meno - rappresentata da una variazione tra il 2007 e il 2008 pari a –1,9% - che degli occupati indipendenti che raggiungono le mille unità in meno con una variazione tra il 2007 e il 2008 pari a –1,5%.

Tabella 11

Flussi in entrata e in uscita nel mercato del lavoro a Cosenza Anni 2004-2008 Valori assoluti (in migliaia)

Indicazioni Valori assoluti 2004 2005 2006 2007 2008 Var.08/04 Var.08/07

Popolazione con età >15 anni 621 624 624 624 629 8 5 Forze di lavoro 261 253 262 257 254 -7 -3 Persone in cerca di occupazione 28 31 32 27 28 - 1 Occupati 233 222 230 230 226 -7 -4 Occupati dipendenti 168 162 166 162 159 -9 -3 Occupati indipendenti 65 60 64 68 67 2 -1 Occupati agricoltura 33 32 30 28 22 -11 -6 Occupati industria 44 40 39 39 37 -7 -2 Occupati servizi 156 151 161 163 168 12 5 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat - Rilevazione Trimestrale delle Forze di Lavoro, dati provinciali 2004, 2005, 2006 , 2007 e 2008.

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Il mercato del lavoro

Tabella 12 Flussi in entrata e in uscita nel mercato del lavoro a Cosenza Anni 2004-2008 Valori percentuali

Indicazioni Valori percentuali Var. 2008-2004 Var. 2008-2007

Popolazione con età >15 anni 1,3 0,8 Forze di lavoro -2,7 -1,2 Persone in cerca di occupazione 0,0 3,7 Occupati -3,0 -1,7 Occupati dipendenti -5,4 -1,9 Occupati indipendenti 3,1 -1,5 Occupati agricoltura -33,3 -21,4 Occupati industria -15,9 -5,1 Occupati servizi 7,7 3,1 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat - Rilevazione Trimestrale delle Forze di Lavoro, dati provinciali 2004, 2005, 2006 , 2007 e 2008.

Dopo avere analizzato la struttura del mercato del lavoro è opportuno

concludere l’analisi concentrando l’attenzione sulla struttura settoriale dell’occupazione poiché consente di valutare alcune importanti peculiarità territoriali. Nel 2008 nell’intero territorio regionale, è il settore dei servizi a presentare la percentuale maggiore di occupati (72,6%), seguito dall’industria (18,3%) e dal settore agricolo (9,1%).

Anche dallo spaccato provinciale la struttura occupazionale rispecchia quella regionale, infatti, il comparto dei servizi registra la quota più elevata di occupati in tutte le province. In dettaglio, Cosenza evidenza una percentuale pari al 74% (corrispondente a circa 168mila unità) superiore rispetto al valore medio regionale; distanziandosi maggiormente seguono il settore dell’industria, con una percentuale di 16,3% (circa 37mila occupati) e infine quello agricolo con il 9,7% (circa 22mila unità). La concentrazione maggiore di occupati nel settore dei servizi risulta in provincia di Catanzaro con il 74,1%, tuttavia, essa registra la peggiore performance nel comparto agricolo con una percentuale pari al 6%.

Dall’analisi della classificazione degli occupati in termini di posizione lavorativa, le percentuali dei dipendenti risulta particolarmente elevata rispetto ai lavoratori indipendenti sia a livello regionale che provinciale. Il numero dei dipendenti a Cosenza rappresenta il 70,4% del totale occupati (pari a circa 159 mila unità) a fronte di una percentuale di lavoratori indipendenti pari a 29,6% (circa 67mila unità).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 13 Occupati in Italia, Calabria e province…per settore di attività economica e posizione Anno 2008 Valori percentuali

Aree Agricoltura Industria Servizi Totale Dip. Indip. Tot Dip. Indip. Tot Dip. Indip. Tot Dip. Indip. Tot

Cosenza 77,3 18,2 9,7 67,6 32,4 16,3 69,6 30,4 74,0 70,4 29,6 100,0 Catanzaro 71,4 14,3 6,0 73,9 26,1 19,8 74,4 25,6 74,1 74,8 25,2 100,0 Reggio C. 86,7 13,3 9,3 68,8 31,3 19,9 72,8 27,2 70,8 72,8 27,2 100,0 Crotone 75,0 25,0 9,3 75,0 25,0 18,6 64,5 35,5 72,1 68,2 31,8 100,0 ViboValentia 83,3 16,7 12,2 66,7 33,3 18,4 73,5 26,5 69,4 75,0 25,0 100,0 Calabria 81,5 18,5 9,1 69,7 30,3 18,3 71,5 28,5 72,6 72,1 27,9 100,0 Italia 47,5 52,5 3,8 79,1 20,9 29,7 74,1 25,9 66,5 74,5 25,5 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat. Tabella 14

Occupati in Italia, Calabria e province…per settore di attività economica e posizione Anno 2008 Valori assoluti in migliaia

Aree Agricoltura Industria Servizi Totale Dip. Indip. Tot. Dip. Indip. Tot. Dip. Indip. Tot. Dip. Indip. Tot.

Cosenza 17 4 22 25 12 37 117 51 168 159 67 226 Catanzaro 5 1 7 17 6 22 64 22 86 86 29 115 Reggio C. 13 2 15 22 10 32 83 31 114 118 44 162 Crotone 3 1 4 6 2 9 20 11 31 30 14 44 Vibo V. 5 1 6 6 3 9 25 9 34 36 12 48 Calabria 44 10 54 76 33 109 309 123 432 429 166 595 Italia 425 470 895 5.499 1.456 6.955 11.522 4.033 15.555 17.446 5.959 23.405 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’internazionalizzazione

L’internazionalizzazione UNO SGUARDO COMPLESSIVO

In questa sezione si approfondiranno i temi dell’internazionalizzazione,

concentrando l’analisi sull'impatto che gli scambi commerciali con i mercati esteri hanno avuto sull'economia calabrese nel corso degli ultimi anni. Tali informazioni verranno affiancate ai risultati che emergono dal confronto territoriale tra l’economia provinciale cosentine e quella regionale e nazionale.

Al fine di avere una visione più chiara e completa della situazione relativa al contesto locale esaminato, appare necessario fornire innanzitutto, un quadro sugli scambi commerciali internazionali e sull’andamento dell’economia a livello mondiale e nazionale. Il commercio mondiale di beni e servizi ha subito una decelerazione nel corso del 2008, aumentando solo del 3,3%, a causa principalmente dal forte indebolimento delle importazioni dei paesi avanzati a cui si è aggiunta, nell’ultimo trimestre dell’anno, un crollo degli scambi che ha interessato tutte le aree del mondo. “I prezzi delle materie prime hanno avuto andamenti radicalmente diversi fra la prima e la seconda metà dell’anno. Fino all’estate, si sono intensificate le pressioni al rialzo sulle quotazioni del petrolio e delle altre materie di base; successivamente, con il consolidarsi di attese di un forte peggioramento della congiuntura globale, i prezzi hanno iniziato a flettere drasticamente. Il disavanzo della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti si è ridotto nel 2008 a 673 miliardi di dollari (731 nel 2007), sebbene nella prima metà dell’anno il rincaro del greggio abbia compensato gli effetti di contenimento del deficit derivanti dall’indebolimento della domanda interna degli Stati Uniti e dal deprezzamento del dollaro. A fronte di un ampliamento del surplus dei principali

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

paesi esportatori di petrolio, salito a 600 miliardi di dollari, si è ridotto quello dei paesi dell’Asia, con l’eccezione della Cina, il cui avanzo corrente è aumentato a 426 miliardi. Nel 2008 il ritmo di sviluppo degli scambi mondiali di beni e servizi è sceso al 3,3 % (dal 7,2 nel 2007), il valore più basso dal 2001. Già nella prima metà del 2008 erano decelerate le importazioni dei paesi avanzati; nel quarto trimestre, in concomitanza con l’acuirsi della crisi economica e finanziaria, si è registrata una drastica caduta dei flussi commerciali che ha riguardato simultaneamente tutte le principali aree del mondo. Un altro fattore di freno al commercio, soprattutto dopo il brusco peggioramento delle condizioni finanziarie nello scorso settembre, è stato rappresentato dal più difficoltoso accesso al credito commerciale, principalmente per le imprese di minore dimensione operanti in settori a basso valore aggiunto o in paesi con sistemi bancari meno sviluppati”.1

Un ulteriore elemento che potrebbe pesare negativamente sul commercio mondiale è il rischio di un aumento delle misure di protezione commerciale in varie parti del mondo. Fino a ora queste iniziative sono state di portata abbastanza limitata e si sono mantenute all’interno dei margini consentiti dalla disciplina vigente codificata nei Trattati dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC). Tuttavia, una volta introdotte, le misure di protezione sono difficili da rimuovere; inoltre, una loro moltiplicazione potrebbe avere effetti deleteri in quanto innescherebbe, molto probabilmente, un ciclo di ritorsioni da parte dei paesi danneggiati dalle misure restrittive.2

Passando ad esaminare il quadro nazionale, le esportazioni italiane nel 2008 verso i paesi Ue hanno evidenziato una flessione dello 3,7% e le importazioni del 5,3%. Il saldo commerciale è risultato positivo per 9.942 milioni di euro, in netto aumento rispetto all’avanzo di 5.745 milioni di euro rilevati nel 2007.

Considerando invece l’interscambio complessivo dell’Italia, nel corso dell’intero anno 2008, rispetto al 2007, le esportazioni sono cresciute dello 0,3%, mentre le importazioni dell’1,1%, registrando un saldo negativo per 11.478 milioni

1 Fonte: Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 2008, 29 maggio 2009 2 Nel 2008 la frequenza con cui sono state avviate azioni difensive volte all’imposizione di dazi antidumping, in particolare a danno di produzioni cinesi, è aumentata del 28 % rispetto all’anno precedente; negli ultimi sei mesi alcuni paesi, soprattutto emergenti, hanno introdotto nuove barriere alle importazioni, in particolare di prodotti siderurgici. Alcuni paesi industriali hanno introdotto forme mascherate di discriminazione nei confronti di produttori stranieri, nell’ambito di programmi di sostegno pubblico alle industrie più colpite dalla recessione, come quella automobilistica, o nelle clausole degli appalti pubblici previsti dai programmi di stimolo fiscale. Fonte: Banca d’Italia.

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L’internazionalizzazione

di euro, più ampio di quello rilevato nel anno precedente, pari a 9.447 milioni di euro.

Tabella 1 Esportazioni, importazioni e saldi della bilancia commerciale dell’Italia con Ue e in complesso Anni 2007-2008 Valori assoluti in milioni di euro e variazioni percentuali (dati grezzi)

Scambi con Paesi U.E. Indicatore 2008 Variazione % 2008/2007

Esportazioni 213.918 -3,7 Importazioni 203.976 -5,3 Saldo 9.942 -

Scambi commerciali in complesso Indicatore 2008 Variazione % 2008/2007

Esportazioni 365.806 0,3 Importazioni 377.284 1,1 Saldi -11.478 - Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Passando ad un’analisi per area geografica, nello specifico, si registra una quota

consistente di importazioni proveniente dai 27 paesi appartenenti all’U.E che raggiunge i 204mld di euro (54,1% del totale Italia), seguita dall’Asia (17,6%) (nel 2008 vengono importati prodotti cinesi per una quota pari al 35,6% dell’import complessivo proveniente dal territorio asiatico), dagli altri paesi dell’Unione Europea (11,2%), e a seguire dall’Africa (10,1%), dall’America (6,5%) e dall’Oceania (0,6%). Dall’analisi di lungo periodo, la crescita in termini di import che l’Italia ha registrato tra il 2003 e il 2008 è assegnata alle importazioni italiane provenienti dall’Africa (var.03/08: +127%) e dall’Asia (var.03/08: +97,5%).

Quest’ultimo dato è da riferirsi soprattutto alle richieste di prodotti made in China che occupano un posto di riguardo sui mercati italiani (var.03/08: +147,0%).

Non è, comunque, da sottovalutare la crescita delle importazioni di prodotti provenienti dai paesi dell’Unione Europea (var.03/08: +22,5%) e dai restanti paesi europei (var.03/08:+58,6%), dall’America (var.03/08:+37,4%) e dall’Oceania (var.03/08: +25,1%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 2 Trend delle importazioni in Italia Anni 2003-2008 Valori in milioni di euro e percentuali

Paesi 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Var.% 08/03

U.E. a 27 166.493 177.575 183.847 202.859 215.453 203.976 22,5 Altri Paesi europei 26.658 29.552 32.522 38.292 39.853 42.277 58,6 Africa 16.862 19.220 24.648 31.392 31.585 38.271 127,0 America 17.721 18.469 19.751 21.452 23.217 24.345 37,4 Oceania e altri territori 1.725 1.654 1.788 2.006 2.262 2.158 25,1 Asia 33.539 39.163 46.737 56.464 60.970 66.256 97,5 Cina 9.553 11.828 14.135 17.911 21.689 23.600 147,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Per ciò che concerne le esportazioni italiane, nel 2008 le vendite di prodotti

verso i paesi dell’Unione Europea sfiorano i 214 miliardi di euro, pari al 58,5% del totale Italia, seguite dalle vendite relative ai paesi asiatici e agli altri paesi europei, rispettivamente con quote pari al 12,5% e al 12,1%. Le esportazioni verso le americhe si attestano al 10,3% mentre quelle verso i paesi africani e l’Oceania sono pari al 4,9% e all’1,7%.

Analizzando i dati nel lungo periodo in termini percentuali la crescita dell’export che l’Italia ha registrato tra il 2003 e il 2008 è attribuita alle esportazioni verso l’Africa (var. 03/08: +84,6%), e dagli altri paesi europei (var. 03/08: +77,2%).

In generale, le tendenze economiche per il 2008, continuano ad evidenziare un disavanzo della bilancia commerciale, confermata da una presenza ancora superiore delle importazioni rispetto alle esportazioni.

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L’internazionalizzazione

Tabella 3 Trend delle esportazioni in Italia Anni 2003-2008 Valori in milioni di euro e percentuali

Paesi 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Var. % 08/03

U.E. a 27 165.034 175.947 183.661 203.069 222.173 213.918 29,6 Altri Paesi europei 25.035 29.548 31.731 36.574 40.457 44.368 77,2 Africa 9.742 10.424 11.502 12.646 14.597 17.981 84,6 America 31.624 32.554 34.748 37.115 38.984 37.828 19,6 Oceania e altri territori 3.803 4.154 4.303 4.241 5.169 6.041 58,8 Asia 29.377 31.787 33.980 38.368 43.363 45.670 55,5 Cina 3.850 4.448 4.603 5.686 6.290 6.444 67,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Per completare l’analisi occorre fare un quadro congiunturale dell’ultimo

periodo. Secondo gli ultimi dati Istat sul commercio internazionale, nel primo trimestre del 2009 il valore delle esportazioni italiane ha registrato una rilevante flessione (–22,8%) rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente, dovuta a riduzioni dei flussi sia verso i paesi Ue (–23,4%) sia verso quelli extra Ue (–21,9%).

Da un punto di vista territoriale, tutte le ripartizioni hanno registrato flessioni delle esportazioni, con riduzioni superiori alla media nazionale per la ripartizione insulare (–51,6%, dovuta in gran parte alla riduzione del valore delle vendite all’estero di prodotti petroliferi raffinati) e per quella meridionale (–27,5%); flessioni inferiori a quella media nazionale sono state registrate, invece, dalla ripartizione nord-occidentale (–21,9%), da quella nord-orientale (–21%) e dall’Italia centrale (–18,9% ).

La dinamica congiunturale, valutata sulla base dei dati trimestrali depurati della componente stagionale, evidenzia, nel primo trimestre 2009 rispetto al trimestre precedente, variazioni negative delle esportazioni in tutte le ripartizioni, particolarmente rilevanti per l’Italia meridionale e insulare (–15,7%), per l’Italia nord-orientale (–15,2%) e per l’Italia nord-occidentale (–11,2%), mentre la flessione risulta più contenuta per le regioni dell’Italia centrale (–7,3%).

Nel primo trimestre del 2009 rispetto al corrispondente periodo del 2008 tutte le regioni fanno registrare una flessione delle esportazioni, ad eccezione della Liguria (+5,9%); fra le regioni che più contribuiscono ai flussi commerciali con l’estero, le flessioni maggiori hanno riguardato Sicilia (–52,6%), Sardegna (–50%),

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Abruzzo (–34,5%), Friuli - Venezia Giulia (–29%), Puglia (–27,9%), Piemonte (–26,8%), Marche (–24,7%), Emilia - Romagna (–23%) e Lombardia (–21,1%). L’EXPORT ITALIANO: ANALISI PER PAESE ED AREA GEOECONOMICA

Nel 2008 il valore delle esportazioni italiane ha registrato un leggero aumento

rispetto all’anno precedente, dovuto ad un netto incremento dei flussi diretti verso i paesi extra Ue e ad una flessione di quelli diretti verso i paesi appartenenti all’Unione europea.

Da un punto di vista territoriale, la dinamica delle esportazioni ha registrato andamenti fortemente differenziati, con una crescita rilevante di quelle originate dalla ripartizione insulare, un incremento più limitato per le vendite all’estero dell’area nord-occidentale e di quella meridionale e diminuzioni per l’Italia nord-orientale e soprattutto per l’Italia centrale3.

L’analisi dell’andamento delle esportazioni per area di sbocco nel 2008, rispetto all’anno precedente, mette in evidenza come la crescita delle esportazioni dell’area nord-occidentale, pari all’1,7%, sia la conseguenza del buon andamento dei flussi verso i paesi extra-Ue (+6,9%), con incrementi particolarmente intensi per i paesi Mercosur, i paesi OPEC, Altri paesi europei e Russia; riduzioni invece si sono verificate per Turchia, Stati Uniti e Giappone. Per quanto riguarda le flessioni rilevate per le cessioni verso i paesi Ue (–1,5%), particolarmente rilevanti sono state quelle registrate verso Spagna, Regno Unito e Germania. L’incremento della quota delle esportazioni della ripartizione calcolata sulle esportazioni nazionali (passata dal 39,7% al 40,3%), è determinato da un rilevante aumento verso i paesi Ue (dal 40,2% al 41,1%) e da un lieve incremento della quota dei flussi diretti verso i paesi extra-Ue (dal 39% al 39,1%). Considerando le vendite della ripartizione per area geoeconomica di destinazione, nello stesso periodo si registra una crescita dell’incidenza dei paesi esterni all’area Ue (dal 38,3% al 40,3%).

3 “Le esportazioni delle regioni italiane (Gennaio-Dicembre 2008)” - Comunicato stampa Istat 12 Marzo 2009.

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L’internazionalizzazione

Tabella 4 Esportazioni per ripartizione geografica di origine e principali paesi e aree geoeconomiche di destinazione Anno 2007-2008 Variazioni percentuali Principali Paesi e aree

geoeconomiche Ripartizioni geografiche

Italia nord-occidentale

Italia nord-orientale Italia centrale Italia

Merid. e insul. Italia

Paesi UE di cui: -1,5 -4,3 -7,8 -4,8 -3,7 UEM -2,7 -3,9 -9,0 -4,6 -4,1 Germania -2,2 -2,8 0,8 0,9 -1,3 Francia -1,6 -4,3 -2,9 -3,3 -2,5 Spagna -9,3 -15,8 -23,5 -8,6 -12,7 Regno Unito -3,9 -13,3 -12,9 -14,6 -9,5 Paesi extra Ue di cui: 6,9 5,6 0,7 16,5 6,5 EFTA 5,1 6,7 -1,7 60,0 9,0 Russia 7,0 12,7 7,0 14,7 9,5 Turchia -7,1 -0,4 -1,2 63,4 4,2 Altri paesi europei 12,3 16,0 -0,6 34,3 15,5 OPEC 23,1 22,4 -4,1 46,2 19,7 Stati Uniti -3,3 -11,4 -7,0 12,0 -5,0 Mercosur 23,6 11,3 13,8 19,0 19,0 Cina 3,3 6,8 1,6 -23,6 2,5 Giappone -1,9 -1,0 -2,8 4,2 -1,3 EDA 3,3 5,5 -0,5 -20,0 1,2 Mondo 1,7 -0,5 -4,1 3,4 0,3 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

La leggera flessione delle esportazioni dell’Italia nord-orientale (–0,5%) è

dovuta alla riduzione dei flussi diretti verso i paesi Ue (–4,3%); decrementi particolarmente significativi si sono rilevati per le esportazioni verso Spagna e Regno Unito. I flussi diretti verso i paesi extra-Ue, invece, hanno registrato un incremento del 5,6%; particolarmente dinamiche sono risultate le esportazioni verso i paesi dell’OPEC, Altri paesi europei, Russia e paesi Mercosur; flessioni, invece, si sono registrate verso Stati Uniti, Giappone e Turchia. La quota delle vendite della ripartizione sul totale nazionale è leggermente diminuita, con flessioni di 0,2 punti percentuali della quota relativa ai paesi Ue (da 31,8% a 31,6%) e di 0,3 punti percentuali per i paesi extra-Ue (da 31,5% a 31,2%).

La struttura geografica delle esportazioni della ripartizione si è modificata a favore dell’area extra-Ue che, nel 2008, ha assorbito il 41,2% delle esportazioni, rispetto al 38,8% del 2007.

La flessione delle esportazioni della ripartizione dell’Italia centrale (–4,1%) è dovuta alla flessione dei flussi verso i paesi Ue (–7,8%), mentre quelli verso i paesi extra-Ue hanno segnato un lieve incremento (+0,7%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Nell’area Ue si segnalano consistenti diminuzioni verso Spagna e Regno Unito, mentre le vendite dirette verso la Germania hanno registrato un incremento. Nell’area extra-Ue incrementi significativi hanno riguardato i flussi verso Mercosur e Russia, mentre verso Stati Uniti, paesi OPEC e Giappone si sono registrati rilevanti flessioni.

La contrazione di 0,7 punti percentuali della quota di esportazioni della ripartizione sul totale nazionale, passata dal 15,4% al 14,7%, è dovuta alla diminuzione della quota relativa ai flussi sia verso i paesi Ue (dal 14,2% al 13,6%) sia verso i paesi extra-Ue (dal 17,2% al 16,3%). La struttura geografica delle esportazioni si è modificata a favore dei paesi extra-Ue, la cui incidenza nel 2008, rispetto al 2007, è aumentata dal 43,8% al 46%.

Nell’area meridionale e insulare l’intensità dell’aumento delle esportazioni (+3,4%) è accentuata per i flussi esterni all’Unione europea (+16,5 %), mentre quelli intracomunitari segnano una netta contrazione (–4,8%).

Verso i paesi extra-Ue incrementi rilevanti hanno riguardato Turchia, paesi EFTA, paesi OPEC, Altri paesi europei e paesi Mercosur; Cina e paesi EDA hanno invece fatto segnare una forte contrazione. Per i paesi Ue, flessioni si sono registrate per Regno Unito, Spagna e Francia mentre la Germania ha segnato un incremento.

Nel confronto fra 2008 e 2007 è aumentata l’incidenza delle esportazioni della ripartizione sul totale nazionale (dall’11,4% all’11,7%), con un aumento della quota delle vendite verso i paesi extra-Ue (dall’11,3% al 12,3%) associata ad una flessione verso i paesi Ue (dall’11,5% all’11,3%). La composizione delle esportazioni delle regioni meridionali e insulari per area geoeconomica di sbocco ha visto aumentare di 4,9 punti percentuali la quota verso i paesi extra-Ue a scapito di quella verso i paesi Ue.

Tabella 5 Composizione delle esportazioni per principali paesi e aree geoeconomiche di destinazione secondo le ripartizioni geografiche di origine. Anno 2007-2008 Valori percentuali

Principali paesi e aree geo-

economiche

Italia nord-occidentale

Italia nord-orientale

Italia centrale

Italia meridionale e insulare

Province diverse e

n.s Italia

2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 Paesi Ue di cui 40,2 41,1 31,8 31,6 14,2 13,6 11,5 11,3 2,3 2,3 100,0 UEM 40,6 41,2 30,9 30,9 14,3 13,6 12,0 12,0 2,2 2,3 100,0 Germania 44,0 43,6 33,4 32,9 12,2 12,5 8,5 8,7 1,9 2,3 100,0 Francia 45,4 45,8 28,1 27,5 13,6 13,5 10,9 10,8 2,1 2,3 100,0

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L’internazionalizzazione

Principali paesi e aree geo-

economiche

Italia nord-occidentale

Italia nord-orientale

Italia centrale

Italia meridionale e insulare

Province diverse e

n.s Italia

2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 Spagna 38,0 39,5 26,8 25,9 14,2 12,4 19,0 19,9 2,0 2,4 100,0 Regno Unito 36,0 38,2 32,8 31,4 16,8 16,2 12,6 11,9 1,8 2,3 100,0 Paesi extra Ue 39,0 39,1 31,5 31,2 17,2 16,3 11,3 12,3 1,1 1,1 100,0 EFTA 50,3 48,5 25,4 24,9 16,7 15,0 7,2 10,5 0,5 1,1 100,0 Russia 37,6 36,7 40,5 41,7 16,2 15,8 4,8 5,0 1,0 0,8 100,0 Turchia 47,7 42,5 26,2 25,1 12,9 12,3 12,7 19,9 0,4 0,2 100,0 Altri paesi europei 27,6 26,9 40,8 41,0 15,7 13,5 15,4 17,9 0,6 0,8 100,0 OPEC 41,6 42,8 26,8 27,4 20,3 16,3 11,0 13,4 0,3 0,1 100,0 Stati Uniti 33,4 34,0 35,3 33,0 18,9 18,5 12,3 14,5 0,1 0,1 100,0 Mercosur 51,6 53,6 28,9 27,0 12,5 12,0 6,8 6,8 0,2 0,6 100,0 Cina 47,8 48,2 31,8 33,1 13,8 13,7 6,6 4,9 0,1 0,1 100,0 Giappone 39,2 38,9 30,6 30,7 20,9 20,6 9,2 9,7 0,1 0,1 100,0 EDA 41,9 42,8 29,2 30,4 19,7 19,4 9,1 7,2 0,1 0,2 100,0 Mondo 39,7 40,3 31,7 31,4 15,4 14,7 11,4 11,7 1,8 1,8 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Tabella 6 Composizione delle esportazioni per ripartizione geografica di origine secondo i principali paesi e aree geoeconomiche di destinazione. Anno 2007-2008 Valori percentuali

Principali paesi e aree geo-

economiche

Italia nord-occidentale

Italia nord-orientale Italia centrale Italia merid. e

insulare Italia

2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 2007 2008 Paesi Ue di cui: 61,7 59,7 61,2 58,8 56,2 54,0 61,3 56,4 60,9 58,5 UEM 46,5 44,5 44,4 42,8 42,3 40,2 48,1 44,4 45,5 43,5 Germania 14,3 13,8 13,7 13,3 10,3 10,8 9,7 9,5 13,0 12,8 Francia 13,2 12,7 10,2 9,8 10,2 10,3 11,0 10,3 11,5 11,2 Spagna 7,2 6,4 6,4 5,4 6,9 5,5 12,5 11,1 7,5 6,5 Regno Unito 5,3 5,0 6,0 5,3 6,4 5,8 6,4 5,3 5,8 5,3 Paesi extra Ue 38,3 40,3 38,8 41,2 43,8 46,0 38,7 43,6 39,1 41,5 EFTA 5,2 5,4 3,3 3,5 4,5 4,6 2,6 4,0 4,1 4,5 Russia 2,5 2,6 3,4 3,8 2,8 3,1 1,1 1,2 2,6 2,9 Turchia 2,4 2,2 1,6 1,6 1,7 1,7 2,2 3,5 2,0 2,0 Altri paesi europei 1,7 1,8 3,1 3,6 2,4 2,5 3,2 4,2 2,4 2,7 OPEC 5,1 6,2 4,1 5,1 6,5 6,5 4,7 6,7 4,9 5,8 Stati Uniti 5,6 5,3 7,4 6,6 8,2 7,9 7,2 7,8 6,6 6,3 Mercosur 1,5 1,9 1,1 1,2 1,0 1,1 0,7 0,8 1,2 1,4 Cina 2,1 2,1 1,7 1,9 1,5 1,6 1,0 0,7 1,7 1,8 Giappone 1,2 1,1 1,1 1,1 1,6 1,6 1,0 1,0 1,2 1,2 EDA 2,9 2,9 2,5 2,7 3,5 3,7 2,2 1,7 2,7 2,8 Mondo 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

I NUMERI DEL MADE IN CALABRIA: UN CONFRONTO CON I DATI NAZIONALI Le relazioni economiche internazionali svolgono un importante ruolo nei

sistemi economici, tanto che spesso, la politica economica che viene portata avanti da un Paese si riflette su quanto accade in altri. Il commercio e gli scambi con l’estero insieme ai mercati finanziari sono i canali tramite i quali ogni economia è legata al resto del mondo. L’ausilio di una banca-dati ricca di informazioni utili a tracciare un quadro storico, inoltre, consente di verificare l’andamento del fenomeno nel corso degli anni. Valutando i principali mercati di sbocco, è possibile esaminare con più attenzione e dettaglio le dinamiche dell’import e dell’export delle regioni italiane.

In termini assoluti, la maggiore quota di export italiano viene assegnato all’Italia del Nord con il 71,7% dell’export italiano, dove la Lombardia risulta nel 2008 la regione con il maggiore volume di export (28,4%), seguita dal Veneto (13,2%), dall’Emilia Romagna (13,0%) e dal Piemonte (10,3%).

Ancora ridotta rimane la quota di esportazioni realizzate dalle regioni dell’Italia centrale (14,7%) e dell’Italia meridionale-insulare (11,8%).

Tra il 2007 e il 2008, il valore delle esportazioni italiane ha registrato un leggero incremento pari allo 0,3% rispetto all’anno precedente.

L’andamento delle esportazioni da un punto di vista territoriale, appare piuttosto differenziato, con una crescita importante nell’Italia insulare (var.07/08: +8,7%), un incremento piuttosto contenuto nell’Italia nord-occidentale (var.07/08: +1,7%) e nel Sud Italia (var.07/08: +0,6%), una diminuzione lieve nell’Italia nord-orientale (var.07/08: –0,5%) e rilevante nell’Italia centrale (var.07/08: –4,1%). A livello regionale i più elevati incrementi delle esportazioni rispetto all’anno precedente sono stati fatti registrare dalla Sardegna (+22,4%), dalla Liguria (+9,4%) dal Lazio (+7,7%), dal Friuli Venezia Giulia (+5,9%), dall’Abruzzo (+4,9%) e dall’Emilia Romagna (+2,4%).

Mentre le flessioni più consistenti si sono registrate soprattutto per la Valle d’Aosta (–18,2%), le Marche (–14,5%), la Calabria (–11,1%), la Basilicata (–6,6%), l’Umbria (–6,3%), la Toscana (–4,9%), il Veneto (–4,6%) e la Campania (–1,8%).

Di fatto, terza regione dopo la Valle d’Aosta e Marche, la Calabria è la regione che fa registrare la variazione più elevata chiudendo il 2008 con una diminuzione dell’export di quasi 50 milioni di euro rispetto all’anno precedente.

La battuta d’arresto che ha caratterizzato la Calabria è da considerarsi sicuramente un dato poco positivo, considerato che la regione continua a rimanere in coda alla graduatoria nazionale per valore delle esportazioni, raggiungendo nel

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L’internazionalizzazione

2008 un dato pari a 383 milioni di euro ed un’incidenza sul totale nazionale pari allo 0,1%. Tabella 7 Trend dell’export delle regioni italiane e incidenza percentuale Anni 2003-2008 Valori in milioni di euro e valori percentuali

Regioni 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Incid. % 2008

Var. % 08/07

Piemonte 30.078 31.257 32.017 34.909 37.275 37.817 10,3 1,5 Valle d'Aosta 398 475 493 589 876 717 0,2 -18,2 Lombardia 75.994 79.202 85.315 93.258 102.083 103.727 28,4 1,6 Liguria 3.661 3.600 4.233 4.210 4.725 5.170 1,4 9,4 Trentino A. A. 4.707 4.977 5.208 5.688 6.183 6.147 1,7 -0,6 Veneto 38.298 40.207 40.647 46.284 50.557 48.207 13,2 -4,6 Friuli V. G. 8.326 9.886 9.643 11.075 12.413 13.151 3,6 5,9 Emilia R. 31.751 34.481 37.333 41.364 46.344 47.464 13,0 2,4 Toscana 20.606 21.831 21.825 24.580 26.528 25.222 6,9 -4,9 Umbria 2.427 2.646 2.826 3.246 3.628 3.399 0,9 -6,3 Marche 8.832 8.957 9.524 11.555 12.458 10.656 2,9 -14,5 Lazio 10.584 11.157 11.076 12.235 13.477 14.510 4,0 7,7 Abruzzo 5.387 6.062 6.305 6.545 7.323 7.679 2,1 4,9 Molise 522 534 607 614 629 654 0,2 4,0 Campania 7.003 7.250 7.579 8.392 9.445 9.271 2,5 -1,8 Puglia 5.738 6.420 6.781 6.878 7.192 7.346 2,0 2,1 Basilicata 1.526 1.265 1.100 1.722 2.100 1.961 0,5 -6,6 Calabria 318 351 319 329 431 383 0,1 -11,1 Sicilia 5.118 5.547 7.267 7.948 9.661 9.852 2,7 2,0 Sardegna 2.463 2.834 3.808 4.336 4.725 5.784 1,6 22,4 Italia Nord Ovest 110.131 114.534 122.058 132.966 144.958 147.432 40,3 1,7 Italia Nord Est 83.082 89.551 92.831 104.411 115.498 114.968 31,4 -0,5 Italia Centrale 42.449 44.591 45.251 51.616 56.092 53.787 14,7 -4,1 Italia Sud 20.494 21.882 22.691 24.480 27.119 27.294 7,5 0,6 Italia Insulare 7.581 8.381 11.075 12.284 14.386 15.637 4,3 8,7 Altre aree non spec.** 877 5.471 6.015 6.255 6.690 6.688 1,8 0,0 Italia 264.616 284.413 299.923 332.013 364.744 365.806 100,0 0,3 (**) Nell'ambito delle statistiche territoriali, sono così classificate le operazioni commerciali per cui non è possibile specificare con esattezza la provincia cui la transazione si riferisce. Tale è il caso, ad esempio, degli acquisti di beni rivolti a soddisfare una domanda interna non immediata e che sono destinati, pertanto, a raggiungere i luoghi di effettivo utilizzo in tempi diversi; oppure di quelle operazioni di vendita all'estero effettuata a groupage e per le quali non è agevole indicare i luoghi di produzione. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Ponendo l’attenzione sulla regione Calabria e disaggregando l’analisi a livello provinciale, tra il 2003 e il 2008, è possibile tracciare un quadro e avere un trend storico piuttosto esaustivo. Vediamo l’analisi per singolo territorio provinciale.

In dettaglio, l’export della provincia di Cosenza registra un decremento (–7,9%) tra il 2003 e il 2008 del valore delle proprie vendite sui mercati esteri, insieme a Crotone, che è la provincia calabrese che presenta la maggiore flessione, che tra il 2003 e il 2008 raggiunge il –23,9%. Le altre province calabresi, pur registrando un deficit dei flussi esportativi, mantengono in ripresa la componente complessiva delle esportazioni nel periodo considerato; tra il 2003 e il 2008, infatti, la crescita più elevata della componente estera è stata registrata da Vibo Valentia (var. 03/08: +59,5%), da Reggio Calabria (var. 03/08: +36,8%) e da Catanzaro (var. 03/08: +33,7%) che mostrano una ripresa più accelerata rispetto ai risultati registrati in Calabria (var. 03/08: +20,6%). Nel 2008 il valore delle esportazioni calabresi, come già visto in precedenza, ha fatto registrare una flessione rilevante rispetto al 2007 (–11,1%), dovuto soprattutto al calo delle esportazioni registrate dalle province di Reggio Calabria (var. 07/08: –14,5%), di Crotone (var. 07/08: –38,7%) e di Vibo Valentia (var. 07/08: –18,2%).

Mentre le province di Catanzaro e Cosenza registrano rispettivamente un aumento pari al 18,5% e al 14,4%. In termini di incidenza percentuale sul totale export regionale, la quota maggiore è detenuta dalle provincia reggina con il 42,5%, a seguire Cosenza e Vibo Valentia, rispettivamente con il 20,1% e il 19,7%, le quote più ridotte riguardano la province di Catanzaro con il 9,8% e di Crotone con il 7,9%.

Tabella 8 Trend dell’export nelle province calabresi Anni 2003-2008 Valori in migliaia di euro e percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Cosenza 83.474 87.746 78.867 76.396 67.190 76.898 Catanzaro 28.001 30.260 26.738 30.136 31.587 37.444 Reggio C. 119.173 142.152 129.929 136.903 189.832 163.063 Crotone 39.918 46.996 50.153 43.198 49.522 30.379 Vibo V. 47.439 43.575 33.067 42.353 92.563 75.677 Calabria 318.005 350.729 318.754 328.986 430.694 383.461 Italia 264.615.606 284.413.361 299.923.416 332.012.885 364.743.919 365.806.090 % Calabria/Italia 0,12 0,12 0,11 0,10 0,12 0,10 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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89

L’internazionalizzazione

-7,9

33,7 36,8

-23,9

20,6

38,2

59,5

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

50

60

70

Cosenza Catanzaro Reggio C. Crotone Vibo V. Calabria Italia

Tabella 9 Trend di crescita dell’export nelle province calabresi Anni 2003-2008 Valori in percentuale

Province 03/04 04/05 05/06 06/07 07/08 03/08 Cosenza 5,1 -10,1 -3,1 -12,1 14,4 -7,9 Catanzaro 8,1 -11,6 12,7 4,8 18,5 33,7 Reggio Calabria 19,3 -8,6 5,4 38,7 -14,1 36,8 Crotone 17,7 6,7 -13,9 14,6 -38,7 -23,9 Vibo Valentia -8,1 -24,1 28,1 118,6 -18,2 59,5 Calabria 10,3 -9,1 3,2 30,9 -11,0 20,6 Italia 7,5 5,5 10,7 9,9 0,3 38,2 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 1 Crescita delle esportazioni nelle province calabresi e in Italia Anni 2003-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

20,1

42,5

7,9

19,7

9,814,418,5

-14,1

-38,7

-18,2

-50

-40

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

50

Cosenza Catanzaro Reggio C. Crotone Vibo V.

Comp. %

Var. % 2007/2008

Tabella 10 Incidenza dell’export delle province calabresi sul totale regionale e crescita del valore export delle province calabresi Anni 2007-2008 Valori percentuali

Province Incidenza % 2008 Var.% 2007-2008 Cosenza 20,1 14,4 Catanzaro 9,8 18,5 Reggio Calabria 42,5 -14,1 Crotone 7,9 -38,7 Vibo Valentia 19,7 -18,2 Calabria 100,0 -11,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 2 Incidenza dell’export delle province calabresi sul totale regionale e crescita del valore export delle province calabresi Anni 2007-2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Il trend relativo all’andamento delle importazioni calabresi può essere

considerato in espansione. Nel complesso, tra il 2003 e il 2008 molte province della regione hanno registrato una crescita, seguendo un trend comunque altalenante. In particolare, nell’arco di tempo esaminato, Vibo Valentia, Crotone e Catanzaro,

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L’internazionalizzazione

hanno registrato una crescita dei flussi complessivi importati rispettivamente pari a +36,6%, +28,3% e +11,6%, superando così il tasso di variazione regionale (var. 03/08: +6,8%); Reggio Calabria (var. 03/08: –1,5%) e Cosenza (var. 03/08: –3,3%), registrano di contro una diminuzione del valore delle importazioni.

Tra il 2007 e il 2008 il valore delle importazioni in Calabria ha fatto registrare una notevole diminuzione, passando dagli oltre 746milioni di euro del 2007 ai 588milioni di euro del 2008, pari a –21,2%.

Tutte le province hanno contribuito in qualche modo alla contrazione dei flussi importati nella regione, con rilevanti risultati soprattutto per Cosenza e Catanzaro che hanno ottenuto una flessione considerevole dell’import pari rispettivamente a –33,7% e a –24,9% superando così il dato regionale (–21,2%); a seguire troviamo Reggio Calabria (-15,6%), Crotone (–9,3%) e Vibo Valentia (–2,5%). Nonostante la flessione intervenuta nel 2008 la provincia che importa di più risulta Reggio Calabria che raggiunge un importo di 185mln di euro, pari al 31,5% del totale regionale; a seguire Cosenza con un valore importato pari a 144,6mln di euro (24,6%), e Catanzaro con 121mln di euro (20,7%).

Tabella 11 Trend dell’import nelle province calabresi Anni 2003-2008 Valori in migliaia di euro

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Cosenza 149.552 164.297 141.338 144.623 218.302 144.677 Catanzaro 108.759 93.322 118.021 104.571 161.749 121.428 Reggio C. 188.204 184.157 219.965 232.148 219.541 185.363 Crotone 63.399 73.532 94.944 77.324 89.721 81.349 Vibo V. 40.381 30.808 38.059 46.031 56.541 55.147 Calabria 550.295 546.116 612.327 604.697 745.854 587.965 Italia 262.997.974 285.634.441 309.292.049 352.464.682 373.339.814 377.283.956 %Calabria/Italia 0,21 0,19 0,20 0,17 0,20 0,16 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-3,3

11,6

-1,5

28,3

6,8

43,5

36,6

-10

0

10

20

30

40

50

Cosenza Catanzaro Reggio C. Crotone Vibo V. Calabria Italia

Tabella 12 Variazioni percentuali dell’import nelle province calabresi Anni 2003-2008 Valori in percentuale

Province 03/04 04/05 05/06 06/07 07/08 03/08 Cosenza 9,9 -14,0 2,3 50,9 -33,7 -3,3 Catanzaro -14,2 26,5 -11,4 54,7 -24,9 11,6 Reggio C. -2,2 19,4 5,5 -5,4 -15,6 -1,5 Crotone 16,0 29,1 -18,6 16,0 -9,3 28,3 Vibo V. -23,7 23,5 20,9 22,8 -2,5 36,6 Calabria -0,8 12,1 -1,2 23,3 -21,2 6,8 Italia 8,6 8,3 14,0 5,9 1,1 43,5 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 3 Crescita delle importazioni nelle province calabresi e in Italia Anni 2003-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’internazionalizzazione

24,631,5

13,89,4

20,7

-33,7

-24,9

-15,6

-2,5

-9,3

-40

-30

-20

-10

0

10

20

30

40

Cosenza Catanzaro Reggio C. Crotone Vibo V.

Comp. %Var. % 2007/2008

Tabella 13 Incidenza dell’import delle province calabresi sul totale regionale e crescita del valore import delle province calabresi Anni 2007-2008 Valori percentuali

Province Incidenza % 2008 Var.% 2007-2008 Cosenza 24,6 -33,7 Catanzaro 20,7 -24,9 Reggio Calabria 31,5 -15,6 Crotone 13,8 -9,3 Vibo Valentia 9,4 -2,5 Calabria 100,0 -21,2 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 4 Incidenza dell’import delle province calabresi sul totale regionale e crescita del valore import delle province calabresi Anni 2007-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

L’analisi della serie storica della bilancia commerciale evidenzia il sostanziale

surplus che già dal 2003 accompagna l’evoluzione del valore delle importazioni della regione Calabria, pur alternando periodi di forte espansione a vivaci contrazioni.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

0

100

200

300

400

500

600

700

800

Export 318 356 319 329 431 383

Import 550 546 612 605 746 586

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Di fatto, la sua capacità di spendere più per le importazioni di prodotti esteri di quanto non ricavi con l’esportazioni, ha originato un disavanzo valutabile in 203mln di euro nel 2008. Grafico 5 Trend dell’import e dell’export in Calabria Anni 2003-2008 Valori assoluti in milioni di euro

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Un’analisi più completa dell’import e dell’export, svolta attraverso l’esame del

saldo della bilancia commerciale, consente di registrare le transazioni delle aree analizzate con il resto del mondo e di poter verificare le voci in uscita ed in entrata, al fine di decretare uno stato di avanzo o disavanzo dell’unità territoriale presa in esame. In Italia, sebbene si verifichi nel corso degli anni un andamento variabile caratterizzato da crescita e diminuzione, il saldo della bilancia commerciale risulta negativo passando da un valore positivo del 2003 (1.618 mln di euro) ad un picco massimo negativo del 2006 (–20.452mln di euro) fino ai –11.477mln di euro del 2008. L’andamento del saldo della bilancia commerciale calabrese, invece, risulta costantemente in deficit e, tra le province, nel 2008 Catanzaro è quella che conta il maggiore deficit della bilancia commerciale calabrese con –84mln di euro, seguita da Cosenza (–68mln di euro), Crotone (–51mln di euro) e Reggio Calabria (–22mln di euro); unico risultato positivo è stato registrato da Vibo Valentia che dopo un periodo di instabilità è riuscita nel 2007 a ripristinare un saldo attivo della

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L’internazionalizzazione

-68-84

-22

-51

20

-204

-250

-200

-150

-100

-50

0

50

Cosenza Catanzaro Reggio C. Crotone Vibo V. Calabria

bilancia commerciale (+36mln di euro) e a mantenerlo tale anche nel 2008 (+20mln di euro)

Tabella 14 Saldo della bilancia commerciale in Calabria e nelle province Anni 2003-2008 Valori in milioni di euro

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Cosenza -66 -77 -62 -68 -151 -68 Catanzaro -81 -63 -91 -74 -130 -84 Reggio C. -69 -42 -90 -95 -30 -22 Crotone -23 -27 -45 -34 -40 -51 Vibo V. 7 13 -5 -4 36 20 Calabria -232 -195 -294 -276 -315 -204 Italia 1.618 -1.221 -9.369 -20.452 -8.596 -11.477 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 6 Saldo della bilancia commerciale delle province calabresi Anno 2008 Valori in milioni di euro

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

GLI SCAMBI COMMERCIALI PER SETTORE E PER AREA GEOGRAFICA DELLA PROVINCIA DI COSENZA

L’analisi della composizione settoriale dell’interscambio commerciale in

provincia di Cosenza, mostra il comparto dei prodotti dell’agricoltura, caccia e silvicoltura che, con oltre 34mln di euro esportati, nel 2008 determina il 44,8% del totale provinciale; seguito dal comparto dei prodotti alimentari, bevande e tabacco con il 24,6% del totale esportato, dai prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (8,4%), dai mezzi di trasporto (4%), dagli articoli in gomma e materie plastiche e metalli e prodotti in metallo (entrambi pari a 3,6%). Gli altri settore rivestono, invece, un ruolo marginale con una quota esportativa particolarmente contenuta.

Tra le principali merci esportate, i maggiori segnali di dinamismo tra il 2007 e il 2008 si sono avuti per i prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi, che hanno aumentato il valore complessivo delle esportazioni da 1mln di euro del 2007 a 6,5mln del 2008; fanno seguito i metalli e prodotti in metallo (+47,6%), prodotti alimentari, bevande e tabacco (37,1%) e i mezzi di trasporto (+11,1%). Anche i prodotti in cuoio , pasta da carta, prodotti chimici aumentano in esportazioni ma hanno un’incidenza sul totale praticamente nulla.

Tra i settori trainanti per le esportazioni cosentine, una perdita in termini di valore si è registrata per i prodotti dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura (var. 07/08: –6,6%), articoli in gomma e materie plastiche (var. 07/08: –2,2%); bisogna comunque evidenziare che molti altri settori, pur rappresentando una quota alquanto marginale dell’export provinciale cosentino, hanno però registrato, nell’ultimo anno di riferimento, una contrazione delle proprie esportazioni.

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L’internazionalizzazione

Tabella 15 L’export della provincia di Cosenza e della Calabria per settore di attività economica Anni 2007-2008 Valori in euro e valori percentuali

Settori economici Cosenza Calabria

Anni Incid. % 2008

Var. % 08/07

Incid. % 2008

Var. % 08/07 2007 2008

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 36.853.832 34.413.802 44,8 -6,6 12,0 -21,1

Prodotti della pesca e della piscicoltura 1.305.875 325.165 0,4 -75,1 0,9 76,2 Minerali energetici 0 0 0,0 - 0,0 0 Minerali non energetici 0 8.890 0,0 - 0,1 -46,9 Prodotti alimentari, bevande e tabacco 13.803.943 18.930.337 24,6 37,1 18,0 -0,1 Prodotti delle industrie tessili e dell'abbigliamento 1.706.173 1.737.427 2,3 1,8 1,5 -57,1

Cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari 228.561 291.751 0,4 27,6 0,2 -56,7 Legno e prodotti in legno 267.534 185.880 0,2 -30,5 0,7 -19,4 Pasta da carta, carta e prodotti di carta; prodotti dell'editoria e della stampa 77.514 143.361 0,2 84,9 0,3 -5,6

Coke, prodotti petroliferi raffinati e combustibili nucleari 2.269 0 0,0 -100,0 0,2 1098,0

Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 371.643 1.449.288 1,9 290,0 15,7 -17,3

Articoli in gomma e materie plastiche 2.853.013 2.789.208 3,6 -2,2 5,6 0,7 Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 1.086.950 6.461.259 8,4 494,4 2,8 62,7

Metalli e prodotti in metallo 1.850.865 2.731.351 3,6 47,6 4,3 20,1 Macchine ed apparecchi meccanici 2.089.091 1.979.867 2,6 -5,2 20,8 -15,0 Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche 892.843 664.786 0,9 -25,5 0,8 -63,3

Mezzi di trasporto 2.799.056 3.109.768 4,0 11,1 14,1 -3,4 Altri prodotti delle industrie manifatturiere 976.340 1.637.256 2,1 67,7 1,1 19,7

Prodotti delle attività informatiche, professionali ed imprenditoriali 0 0 0,0 - 0,0 -64,5

Prodotti di altri servizi pubblici, sociali e personali 24.835 2.860 0,0 -88,5 0,7 5640,1

Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e respinte, merci varie

0 35.870 0,0 - 0,3 -74,9

Totale 67.190.337 76.898.126 100,0 14,4 100,0 -11,1 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Tra le principali aree geoeconomiche di sbocco dei prodotti cosentini,

emergono i 27 Paesi appartenenti all’Unione Europea che nel 2008 assorbono il 63,5% dell’esportazione complessiva provinciale, e tra i principali partners per gli scambi di merci da segnalare sono la Germania (46,8%), il Regno Unito (12,8%), la Francia (6,6%) e il Belgio (6,3%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Seguono poi gli altri Paesi d’Europa con l’11,3% dell’export, l’America con l’11,2%, , l’Asia con il 9,6 e infine l’Africa (2,4%) e l’Oceania (2%). Tabella 16 L’export della provincia di Cosenza e della Calabria per area geografica Anni 2008 Valori in euro e valori percentuali

Aree geografiche Cosenza Calabria V. A. Incidenza % Incidenza %

UE 27 48.827.668 63,5 48,0 Altri Paesi d'Europa 8.707.571 11,3 7,0 Africa 1.849.243 2,4 20,7 America 8.584.353 11,2 12,2 Asia 7.412.192 9,6 10,6 Oceania e altri territori 1.517.099 2,0 1,5 Totale 76.898.126 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Tabella 17 L’export della provincia di Cosenza e della Calabria verso i Paesi UE 27 Anni 2008 Valori in euro e valori percentuali

Aree geografiche Cosenza Calabria V. A. Incidenza % Incidenza %

Francia 3.213.138 6,6 11,2 Paesi Bassi 1.676.580 3,4 6,3 Germania 22.852.867 46,8 26,1 Regno Unito 6.271.087 12,8 10,0 Irlanda 59.036 0,1 0,6 Danimarca 809.942 1,7 1,0 Grecia 1.311.583 2,7 3,4 Portogallo 56.688 0,1 1,0 Spagna 1.022.480 2,1 8,8 Belgio 3.096.218 6,3 5,5 Lussemburgo 13.586 0,0 0,2 Svezia 1.839.485 3,8 1,9 Finlandia 5.951 0,0 0,6 Austria 2.865.645 5,9 2,9 Malta 8.315 0,0 1,4 Estonia 15.652 0,0 0,0 Lettonia 123.214 0,3 0,1 Lituania 0 0,0 1,3 Polonia 1.156.104 2,4 11,7

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L’internazionalizzazione

Oc eania e altri territori2,0%

A fric a2,4%

A ltri Paes i d'Europa

11,3%

UE 2763,5%

A meric a 11,2%

A s ia9,6%

Aree geografiche Cosenza Calabria V. A. Incidenza % Incidenza %

Repubblica Ceca 293.580 0,6 2,4 Slovacchia 36.234 0,1 0,2 Ungheria 1.510.543 3,1 1,6 Slovenia 462 0,0 0,5 Cipro 18.750 0,0 0,1 Romania 427.990 0,9 0,8 Bulgaria 106.668 0,2 0,4 Provviste e dotazioni di bordo (intra Ue) 35.870 0,1 - Totale UE 27 48.827.668 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 7 L’export della provincia di Cosenza per area geografica Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Dall’analisi dei flussi in entrata della provincia, le merci maggiormente

importate nel 2008 risultano i prodotti alimentari, bevande e tabacco che rappresentano il 26,4% dell’import complessivo cosentino; seguono i mezzi di trasporto (15,4%), i prodotti dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura (8,9%), legno e prodotti in legno (8,3%), macchine e apparecchi meccanici (7,5%). L’analisi ripartita per settore, inoltre, mostra una buona incidenza delle importazioni per quanto riguarda il comparto delle macchine elettriche ed apparecchiature

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

elettriche, elettroniche ed ottiche (6,9%), metalli e prodotti in metallo (6,3%), prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali (5%).

Il valore totale delle importazioni ha subito nel 2008 rispetto all’anno precedente, una flessione rilevante, passando dagli oltre 218mln di euro del 2007 agli attuali 145mln, con una diminuzione percentuale pari a –33,7%.

Tra i comparti considerati di rilevanza per la regione, la maggiore contrazione delle importazioni tra il 2007 ed il 2008 si è registrata per le macchine elettriche ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche che sono passate da un valore del 2007 pari a 68mln a 10mln di euro nel 2008 (var. 07/08: –85,2%); a seguire i mezzi di trasporto con una contrazione pari a –36,7%, il legno e i prodotti in legno (–11,2%), i metalli e prodotti in metallo (–7,3%).

La maggiore espansione delle importazioni si è, invece, registrata nei prodotti dell’agricoltura, della caccia e della silvicoltura con un aumento pari al 21,6%, seguono i prodotti alimentari, bevande e tabacco (+20,6%), le macchine e gli apparecchi meccanici (+6,8%).

Tabella 18 L’import della provincia di Cosenza e della Calabria per settore di attività economica Anni 200-2008 Valori in euro e valori percentuali

Settori economici Cosenza Calabria

Anni Incid. % 2008

Var. % 08/07

Incid. % 2008

Var. % 08/07 2007 2008

Prodotti dell'agricoltura, della caccia e della silvicoltura 10.599.370 12.889.097 8,9 21,6 13,3 5,1

Prodotti della pesca e della piscicoltura 1.245.239 828.734 0,6 -33,4 0,2 -85,8

Minerali energetici 839.305 154.474 0,1 -81,6 0,2 -20,8 Minerali non energetici 801.514 650.706 0,4 -18,8 0,8 -17,3 Prodotti alimentari, bevande e tabacco 31.718.631 38.257.697 26,4 20,6 27,4 0,7

Prodotti delle industrie tessili e dell'abbigliamento 8.106.773 5.516.381 3,8 -32,0 2,9 -13,1

Cuoio e prodotti in cuoio, pelle e similari 2.833.209 3.387.114 2,3 19,6 3,1 41,8

Legno e prodotti in legno 13.519.573 12.006.480 8,3 -11,2 4,3 -12,4 Pasta da carta, carta e prodotti di carta; prodotti dell'editoria e della stampa

3.961.595 3.015.209 2,1 -23,9 1,5 -13,1

Coke, prodotti petroliferi raffinati e combustibili nucleari 3.975 34.935 0,0 778,9 0,3 -51,0

Prodotti chimici e fibre sintetiche e artificiali 7.759.725 7.242.421 5,0 -6,7 9,3 -11,2

Articoli in gomma e materie plastiche 3.034.334 2.602.870 1,8 -14,2 2,9 -10,5

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L’internazionalizzazione

Settori economici Cosenza Calabria

Anni Incid. % 2008

Var. % 08/07

Incid. % 2008

Var. % 08/07 2007 2008

Prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi 1.078.562 1.817.931 1,3 68,6 3,8 -8,7

Metalli e prodotti in metallo 9.830.392 9.110.010 6,3 -7,3 5,1 -13,0 Macchine ed apparecchi meccanici 10.162.076 10.852.811 7,5 6,8 7,0 -7,3 Macchine elettriche ed apparecchiature elettriche, elettroniche ed ottiche

67.807.746 10.021.452 6,9 -85,2 8,2 -67,9

Mezzi di trasporto 35.240.100 22.312.922 15,4 -36,7 7,7 -35,5 Altri prodotti delle industrie manifatturiere 9.690.734 3.839.023 2,7 -60,4 1,9 -31,3

Prodotti delle attività informatiche, professionali ed imprenditoriali 17.618 27.768 0,0 57,6 0,0 -53,6

Prodotti di altri servizi pubblici, sociali e personali 49.708 109.076 0,1 119,4 0,1 30,0

Merci dichiarate come provviste di bordo, merci nazionali di ritorno e respinte, merci varie

1.893 0 0,0 -100,0 0,0 -51,7

Totale 218.302.072 144.677.111 100,0 -33,7 100,0 -21,2 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Il ricorso ai mercati esteri per soddisfare la domanda interna si è indirizzato

quasi esclusivamente verso i Paesi europei con una quota importata che raggiunge oltre 120 milioni di euro e che rappresenta l’85,5% dell’import provinciale (l’83,3% dai 27 Paesi U.E. e il 2,2% dagli altri Paesi d’Europa); tra i 27 paesi appartenenti all’Unione Europea, il 29,4% dell’import cosentino proviene dalla Germania, il 18,9% dalla Francia, il 17,5 dalla Spagna, seguita dai Paesi Bassi (10,8%), dall’Austria (8,9%) e dal Belgio (6,8%).

Oltre ai mercati europei, vengono acquistati prodotti anche in Asia con una quota pari al 9,2%, in gran parte proveniente dai mercati cinesi.

Marginale è la quota di prodotti provenienti, invece, dall’America (2,9%) e dall’Africa (2,3%), mentre quasi inesistente quella relativa all’Oceania (0,1%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 19 L’import della provincia di Cosenza e della Calabria per area geografica Anni 2008 Valori in euro e valori percentuali

Aree geografiche Cosenza Calabria V. A. Incidenza % Incidenza %

UE 27 120.525.387 83,3 70,3 Altri Paesi d'Europa 3.169.397 2,2 3,1 Africa 3.318.307 2,3 2,9 America 4.189.637 2,9 9,1 Asia 13.374.365 9,2 14,6 Oceania e altri territori 100.018 0,1 0,1 Totale 144.677.111 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat. Tabella 20 L’import della provincia di Cosenza e della Calabria dai Paesi UE 27 Anni 2008 Valori in euro e valori percentuali

Aree geografiche Cosenza Calabria V. A. Incidenza % Incidenza %

Francia 22.732.663 18,9 17,2 Paesi Bassi 12.957.789 10,8 8,7 Germania 35.450.580 29,4 22,9 Regno Unito 2.654.261 2,2 2,8 Irlanda 619.654 0,5 2,5 Danimarca 649.795 0,5 1,7 Grecia 1.912.665 1,6 2,3 Portogallo 329.621 0,3 0,9 Spagna 21.084.412 17,5 19,3 Belgio 7.112.575 5,9 6,8 Lussemburgo 319.004 0,3 0,2 Svezia 688.828 0,6 2,4 Finlandia 111.998 0,1 3,7 Austria 10.784.898 8,9 4,9 Malta 0 0,0 0,0 Estonia 3.165 0,0 0,0 Lettonia 212.503 0,2 0,1 Lituania 131.487 0,1 0,4 Polonia 683.494 0,6 0,3 Repubb. Ceca 358.347 0,3 0,8 Slovacchia 680.765 0,6 0,5 Ungheria 566.409 0,5 1,0 Slovenia 41.866 0,0 0,0

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L’internazionalizzazione

Oc eania e altri territori0,1%

A fric a2,3%

A ltri Paes i d'Europa

2,2%

UE 2783,3%

A meric a 2,9%

A s ia9,2%

Aree geografiche Cosenza Calabria V. A. Incidenza % Incidenza %

Cipro 0 0,0 0,0 Romania 326.835 0,3 0,6 Bulgaria 111.773 0,1 0,1 Totale UE 27 120.525.387 100,0 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Grafico 8 L’import della provincia di Cosenza per area geografica Anni 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Una ulteriore analisi degli scambi con l’estero può essere svolta usufruendo

della tassonomia di Pavitt4, che crea dei cluster di settori suddividendo il bene, oggetto di scambio, secondo il settore merceologico d’appartenenza in otto famiglie di prodotto, desunte dal sistema classificatorio ATECO utilizzato dall’Istat, e raggruppandoli sulla base del peso in termini di tecnologia implicita.

Nella provincia di Cosenza è, senza dubbio, elevata l’esportazione di prodotti tradizionali e standard (45,4%) che raggiunge l’incidenza regionale anch’essa pari a 45,4%, mentre di particolare interesse è la quota di prodotti agricoli e di materie prime che raggiunge una percentuale decisamente elevata (45,2%) soprattutto se confrontata con le altre realtà territoriali (13% per la Calabria e 2% per l’Italia). La quota di prodotti specializzati e high-tech è, invece, particolarmente contenuta e

4 Pavitt, K., 1984, Sectoral patterns of technological change: towards a taxonomy and a theory, Research Policy 13.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

pari a 9,4%, la più bassa quota registrata tra le province calabresi. Il comparto che viene maggiormente coinvolto nell’analisi delle importazioni provinciali risulta ancora quello dei prodotti tradizionali e standard (59,7%), seguito dai prodotti specializzati e high-tech (30,3%) e dai prodotti dell’agricoltura e dalle materie prime (10%). In questo caso, la quota raggiunta dalla provincia di Cosenza si avvicina molto al dato calabrese, che viene superato nel caso di importazioni di prodotti specializzati e high-tech (30,3% per Cosenza e 25,5% per la Calabria).

Tabella 21 Esportazioni per contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt. Anni 2008 Valori percentuali sul totale provinciale

Province Esportazioni

Totale Agricoltura Materie Prime

Prodotti tradizionali e standard

Prodotti specializzati e high-tech

Cosenza 45,2 45,4 9,4 100,0 Catanzaro 4,1 38,3 57,5 100,0 Reggio Calabria 5,2 55,6 39,2 100,0 Crotone 6,0 67,5 26,5 100,0 Vibo Valentia 4,1 18,1 77,8 100,0 Calabria 13,0 45,4 41,6 100,0 Italia 2,0 56,5 41,5 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Tabella 22 Importazioni per contenuto tecnologico dei beni commercializzati secondo la tassonomia di Pavitt. Anni 2008 Valori percentuali sul totale provinciale

Province Esportazioni

Totale Agricoltura Materie Prime

Prodotti tradizionali e standard

Prodotti specializzati e high-tech

Cosenza 10,0 59,7 30,3 100,0 Catanzaro 10,9 57,3 31,8 100,0 Reggio Calabria 17,9 57,7 24,4 100,0 Crotone 25,2 58,3 16,5 100,0 Vibo Valentia 6,1 78,1 15,8 100,0 Calabria 14,4 60,1 25,5 100,0 Italia 21,6 46,7 31,7 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

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L’internazionalizzazione

L’analisi puntuale delle importazioni e delle esportazioni fornisce un quadro dettagliato della situazione, tuttavia l’ausilio di indicatori sintetici consente di affrontare in modo più completo ed esaustivo il grado di integrazione internazionale del commercio con l’estero delle province e della regione, e di effettuare un confronto con il panorama nazionale.

Il tasso di copertura5 mostra un forte dinamismo dell’Italia, che per il 2007 registra un valore dell’indicatore pari a 97%, rispetto alla Calabria che raggiunge una quota pari a 65,2%; in entrambe le ripartizioni territoriali si evidenzia una prevalenza delle importazioni sulle esportazioni e, dunque, una situazione in cui i flussi in entrata eccedono quelli in uscita. Dal confronto del tasso di copertura a livello provinciale, è da segnalare una situazione di evidente importanza per Vibo Valentia che, nell’ultimo anno di riferimento, registra un valore dell’indicatore pari a 137,2% e superiore a tutte le altre ripartizioni territoriali evidenziando il forte dinamismo della provincia e una struttura attiva sotto il profilo dell’interscambio commerciale. Uniche realtà che registrano un valore dell’indicatore inferiore al dato medio calabrese (65,2%) sono Cosenza (53,2%), Crotone (37,3%) e Catanzaro (30,8%), posizionandosi in chiusura della graduatoria regionale. Tra il 2007 e il 2008, qualcosa si è modificato: Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria hanno registrato una crescita dell’indicatore particolarmente consistente, mentre Crotone e Vibo Valentia hanno mostrato una concreta riduzione del tasso di copertura nell’ultimo anno che evidenzia maggiormente la situazione negativa affrontata delle province calabresi. Tabella 23 Andamento del tasso di copertura nelle province calabresi, in Calabria e in Italia Anni 2003-2008 Valori percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Cosenza 55,8 53,4 55,8 52,8 30,8 53,2 Catanzaro 25,7 32,4 22,7 28,8 19,5 30,8 Reggio Calabria 63,3 77,2 59,1 59,0 86,5 88,0 Crotone 63,0 63,9 52,8 55,9 55,2 37,3 Vibo Valentia 117,5 141,4 86,9 92,0 163,7 137,2 Calabria 57,8 64,2 52,1 54,4 57,7 65,2 Italia 100,6 99,6 97,0 94,2 97,7 97,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

5 Il tasso di copertura è dato dal rapporto tra le esportazioni e le importazioni (espresso in termini percentuali).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

0

20

40

60

80

100

120

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Cosenza Calabria Italia

Grafico 9 Andamento del tasso di copertura in provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2003-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

L’analisi sull’andamento ed i valori assunti dal tasso di apertura6, conferma il

limitato inserimento delle province calabresi all’interno di un contesto economico di scambi internazionali.

In particolare, nel 2007, registrando valori dell’indicatore molto bassi, tutte le province calabresi risultano poco “aperte” nei confronti dei mercati mondiali.

Da un confronto provinciale la prima posizione della graduatoria viene occupata da Vibo Valentia (6,3%), poi Crotone (5,9%) e Reggio Calabria (4,9%) con valori che rimangono superiori al dato medio regionale (4%); mentre Catanzaro (3,2%) e Cosenza (2,7%), pur registrando un aumento dell’indicatore tra il 2006 e il 2007, rimangono comunque in coda alla graduatoria regionale e al disotto delle risultanze della Calabria (4%) e dell’Italia (53,4%).

6 Il tasso di apertura è dato dal rapporto tra la somma delle importazioni e delle esportazioni ed il Pil totale ottenuto (espresso in termini percentuali)

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L’internazionalizzazione

Tabella 24 Andamento del tasso di apertura nelle province calabresi, in Calabria e in Italia Anni 2003-2007 Valori percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007 Cosenza 2,2 2,3 2,0 1,9 2,7 Catanzaro 2,3 2,0 2,2 2,0 3,2 Reggio Calabria 3,8 3,7 4,0 4,2 4,9 Crotone 4,5 5,0 5,9 4,9 5,9 Vibo Valentia 3,6 2,9 2,7 3,3 6,3 Calabria 3,0 2,9 3,0 2,9 4,0 Italia 39,5 41,0 43,0 46,4 53,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

L’analisi della propensione all’export7 conferma ulteriormente la scarsa

apertura che le province calabresi hanno sui mercati esteri. In particolare, destinando ai mercati esteri circa lo 0,6% della propria

produzione, Cosenza registra un livellamento con il dato regionale (1,5%), mostrando anche per il 2007 un elevato gap rispetto alla media nazionale (26,4%); ciò dimostra come l’economia del territorio mantiene livelli di produzione tali da soddisfare quasi esclusivamente la domanda interna.

Nella stessa situazione sono le altre province calabresi, con Vibo Valentia che si posiziona in testa alla graduatoria regionale registrando un valore comunque molto basso e pari al 3,9%, seguono Reggio Calabria (2,3%) e Crotone (2,1%) e, in coda alla graduatoria, Cosenza (0,6%) e Catanzaro (0,5%).

In termini di lungo periodo, Vibo Valentia, Reggio Calabria e Crotone, inclusa la Calabria e l’Italia, hanno visto una lenta ripresa dell’indicatore tra il 2003 e il 2007, mentre Cosenza ha visto ridurre la propria propensione ad esportare e Catanzaro ha mantenuto stabile il valore dell’indicatore nel corso degli anni.

7 La propensione all’export esprime il rapporto tra le esportazioni ed il Pil.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 25 Andamento della propensione all’export nelle province calabresi, in Calabria e in Italia Anni 2003-2007 Valori percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007 Cosenza 0,8 0,8 0,7 0,7 0,6 Catanzaro 0,5 0,5 0,4 0,4 0,5 Reggio Calabria 1,5 1,6 1,5 1,6 2,3 Crotone 1,7 1,9 2,1 1,8 2,1 Vibo Valentia 1,9 1,7 1,3 1,6 3,9 Calabria 1,1 1,1 1,0 1,0 1,5 Italia 19,8 20,5 21,2 22,5 26,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

Il confronto effettuato sulla base della propensione all’import8, evidenzia una

economia cosentina meno dipendente dai mercati esteri per soddisfare una domanda interna, rispetto invece a quanto realizzato dalle altre realtà territoriali.

Tra il 2003 e il 2007, quasi tutte le province calabresi, pur seguendo un trend altalenante, sono riuscite a registrare una lenta ripresa del valore dell’indicatore. Nell’ultimo anno considerato solo Cosenza e Vibo Valentia non sono riuscite a superare il dato regionale (2,5%) raggiungendo un valore pari a 2% e 2,4% e occupando rispettivamente l’ultima e la penultima posizione della graduatoria regionale.

Tabella 26 Andamento della propensione all’import nelle province calabresi, in Calabria e in Italia Anni 2003-2007 Valori percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007

definitivo Cosenza 1,4 1,5 1,3 1,3 2,0 Catanzaro 1,8 1,5 1,8 1,5 2,7 Reggio C. 2,3 2,1 2,5 2,7 2,7 Crotone 2,7 3,0 3,9 3,2 3,8 Vibo V. 1,6 1,2 1,5 1,7 2,4 Calabria 1,9 1,8 1,9 1,9 2,5 Italia 19,7 20,6 21,8 23,9 27,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat.

8 La propensione all’import esprime il rapporto tra le importazioni ed il Pil.

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L’internazionalizzazione

L’indagine sull’internazionalizzazione delle imprese cosentine

L’indagine continuativa svolta dall’Eurispes sui livelli di internazionalizzazione delle aziende cosentine attraverso l’utilizzo dei consueti indicatori (mercato di sbocco, rapporti commerciali con aziende estere) non evidenzia evoluzioni significative.

L’internazionalizzazione resta, ancora, prerogativa di un numero limitato di imprenditori. Dai risultati dell’ultima indagine 2008, considerando le percentuali di risposta “per una parte rilevante” e “in prevalenza”, risulta che solo per il 4,2% delle imprese, i mercati extranazionali, europei (2,8%) ed internazionali (1,4%), costituiscono i principali mercati di sbocco dei loro prodotti e/o servizi; nulla è cambiato rispetto al 2007, in cui era stata rilevata quasi la stessa percentuale (4,8%).

Pur tenendo conto della modalità in “piccola parte” tali valori non salgono di molto: nel 2008 appena il 3,6% si rivolge ai mercati internazionali e il 7,2% a quelli europei. I mercati locali, provinciale in primis con il 64,2% e regionale con il 20,5%, continuano ad essere i principali bacini di sbocco delle loro vendite complessivamente per ben oltre 8 imprese su dieci (l’84,7%, a fronte dell’83,2% rilevato nel 2007), mentre per il vicino mercato nazionale i valori superano appena l’11% (analogamente a quanto riscontrato nel 2007 con l’11,9%).

Rispetto al dato totale, aggiungendo cioè le imprese che, anche se in minima parte, hanno dichiarato di avere rapporti con i mercati nazionali, la percentuale si attesta al 20,9%.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 1 Le vendite del vostro prodotto/servizio riguardano Anni 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta No In piccola parte Per una parte rilevante In prevalenza (oltre il 50%)

Mercato provinciale 15,1 35,3 18,3 31,3 Mercato regionale 63,7 20,5 8,3 7,6 Mercato nazionale 79,1 12,2 3,2 5,4 Mercato europeo 92,8 5,0 1,4 0,7 Mercato internazionale 96,4 2,5 0,7 0,4 Fonte: Eurispes.

Tabella 2 Il principale mercato di riferimento delle imprese cosentine Anni 2007-2008 Valori percentuali risposte “per una parte rilevante” e “in prevalenza”

Modalità di risposta 2007 2008 Mercato provinciale 66,2 64,2 Mercato regionale 17,0 20,5 Mercato nazionale 11,9 11,2 Mercato europeo 3,1 2,8 Mercato internazionale 1,7 1,4 Totale 100,0 100,0 Fonte: Eurispes.

Tabella 3 Il mercato di sbocco delle imprese cosentine Anni 2007-2008 Valori percentuali (somma della modalità di risposta affermative)

Modalità di risposta 2007 2008 Mercato provinciale 88,1 84,9 Mercato regionale 35,5 36,3 Mercato nazionale 20,8 20,9 Mercato europeo 6,1 7,2 Mercato internazionale 4,1 3,6 Fonte: Eurispes.

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L’internazionalizzazione

36,3

20,9

7,2 3,6

20,5

2,8 1,4

84,9

11,2

64,2

0102030405060708090

Mercatoprovinciale

Mercatoregionale

Mercatonazionale

Mercatoeuropeo

Mercatointernazionale

Mercato di sbocco Mercato prevalente

Grafico 1 Mercati di sbocco e principali mercati di riferimento Anni 2007-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Suddividendo il campione per settore di attività economica, è possibile osservare alcune significative differenze. Fra il comparto del commercio e delle costruzioni si riscontrano le quote più elevate, rispettivamente il 94,9% e l’88%, di imprese che si rivolgono in prevalenza al mercato locale (provinciale e regionale) risultando di fatto i comparti con il più basso livello di internazionalizzazione, mentre gli altri ambiti presentano, settore industriale in testa con l’8,3% di imprenditori che si rivolge principalmente ai mercati extranazionali, livelli maggiori

Infine, da segnalare che il settore dei servizi, rispetto a tutti gli altri, presenta il maggior numero di imprese, il 14,8%, che intrattiene rapporti economici con il mercato domestico nazionale.

Tabella 4 Il principale mercato di riferimento delle imprese cosentine per settore di appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Settore Mercato Provinciale Regionale Nazionale Europeo Internazionale

Agricoltura 59,6 21,3 12,8 2,1 4,3 Ind. e artig. 58,3 20,8 12,5 8,3 0,0 Costruzioni 68,0 20,0 12,0 0,0 0,0 Commercio 75,9 19,0 5,2 0,0 0,0 Servizi 57,4 21,3 14,8 4,9 1,6 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

0

20

40

60

80

100

Locale 80,9 79,1 88,0 94,9 78,7

Nazionale 12,8 12,5 12,0 5,2 14,8

Extranazionale 6,4 8,3 0,0 0,0 6,5

Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Tabella 5 Il mercato di sbocco delle imprese cosentine per settore di appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Settore Mercato Provinciale Regionale Nazionale Europeo Internazionale

Agricoltura 80,0 29,2 21,5 7,7 4,6 Ind. e artig. 77,4 38,7 25,8 12,9 0,0 Costruzioni 93,9 39,4 21,2 9,1 3,0 Commercio 90,6 29,4 11,8 1,2 1,2 Servizi 81,3 50,0 29,7 10,9 7,8 Fonte: Demoskopika.

Grafico 2 Il principale mercato di riferimento delle imprese cosentine per settore di appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

Anche dal punto di vista territoriale si registrano delle differenze. Si conferma

la tendenza generale in entrambe le aree di una predominanza di imprese che quasi in via esclusiva colloca i propri prodotti e/o servizi nel ristretto perimetro provinciale e regionale ma in misura maggiore nell’area Mediocrati (89,8%) che nel resto delle provincia (79,6%). In quest’ultima, inoltre, è maggiore (14,8%) rispetto

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L’internazionalizzazione

alla prima (7,5%) la percentuale di imprese che si rivolge in primo luogo al mercato nazionale, e anche quella di quante, dimostrando un maggiore livello di apertura all’internazionalizzazione, hanno come principale mercato di sbocco i mercati extranazionali, rispettivamente il 5,6% e il 2,8%.

Tabella 6 Il principale mercato di riferimento della sua impresa per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Area Mercato Provinciale Regionale Nazionale Europeo Internazionale

Mediocrati 66,4 23,4 7,5 1,9 0,9 Resto della provincia 62,0 17,6 14,8 3,7 1,9

Totale 64,2 20,5 11,1 2,8 1,4 Fonte: Demoskopika.

Tabella 7 Il mercato di sbocco delle imprese cosentine per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Area Mercato Provinciale Regionale Nazionale Europeo Internazionale

Mediocrati 86,7 41,5 19,3 6,7 3,7 Resto della provincia 83,2 31,5 22,4 7,7 3,5

Totale 84,9 36,3 20,9 7,2 3,6 Fonte: Demoskopika.

Procedendo con l’analisi si è cercato di capire la tipologia e il livello di

intensità dei rapporti delle imprese cosentine con i mercati esteri, ponendo in evidenza le principali dinamiche intervenute nel periodo 2004-2008.

Le risposte fornite dal nostro campione non fanno che confermare quanto appena osservato e cioè, un basso livello di penetrazione dei mercati internazionali.

Nel 2008, solo il 4% degli imprenditori fa export, il 5,4% importa e una quota ancora più ridotta, il 2,5%, svolge entrambe le attività; il resto del campione, dunque, quasi il 90%, dichiara di non avere alcun rapporto con commerciale con i mercati esteri. La situazione non mostra un’evoluzione positiva nell’arco di tempo

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Nessun rapporto con

l'estero88,1%

Esporta4,0%

Importa5,4% Importa/esporta

2,5%

analizzato; difatti, questa percentuale tende quasi a stabilizzarsi nel corso degli ultimi anni dopo la flessione di 8 punti percentuali registratasi a partire dalla fine del 2004. In un’analisi di lungo periodo, si può affermare che si è verificato un arretramento dai mercati esteri da parte delle imprese cosentine.

L’analisi dei dati conferma, dunque, l’inversione di tendenza dei mercati locali rispetto ai paesi economicamente più evoluti, nonché il carattere chiuso dell’economia cosentina, che partecipa passivamente all’attuale processo di apertura agli scambi economico-commerciali internazionali.

Tabella 8 Rapporti con i mercati esteri delle imprese cosentine Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Importa 7,5 3,8 2,7 3,1 5,4 Esporta 5,0 2,9 2,7 4,1 4,0 Importa/esporta 4,5 2,4 2,0 1,4 2,5 Nessun rapporto con l’estero 83,0 90,9 92,6 91,5 88,1

Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 3 Rapporti con i mercati esteri Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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L’internazionalizzazione

83,0 90,9 92,6 91,5 88,1

11,98,67,49,117,0

0%10%20%30%40%50%60%70%80%90%

100%

2004 2005 2006 2007 2008

Nessun rapporto con l'estero Rapporti con l'estero

5,0

2,92,7

4,1 4,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 4 Rapporti con i mercati esteri Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

Grafico 5 Aziende cosentine che esportano Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

15,5

18,8

0

4,1

9,3

16,2

9,1

11,8

7,8

15,4

02468

101214161820

Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

2007 2008

Rispetto agli ambiti di attività, analogamente a quanto rilevato nel periodo precedente, nel 2008, industria e agricoltura sono i settori che dimostrano la maggiore dinamicità sul piano dei rapporti internazionali con operatori economici esteri, realizzando attività di export ed import, rispettivamente il 16,2% ed il 15,4%. Gli altri comparti presentano percentuali sensibilmente inferiori, tra cui il settore dei servizi con il valore più basso, il 7,8%.

Tabella 9 Rapporti con i mercati esteri per settore di appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settore di appartenenza Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Importa 1,5 6,5 6,1 9,4 3,1 Esporta 10,8 3,2 ,0 1,2 3,1 Importa/esporta 3,1 6,5 3,0 1,2 1,6 Nessun rapporto con l’estero 84,6 83,9 90,9 88,2 92,2 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 6 Rapporti con i mercati esteri…per settore di appartenenza Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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L’internazionalizzazione

8,7 8,4

13,3

10,3

0

2

4

6

8

10

12

14

Mediocrati Resto della Provincia

2007 2008

Dall’analisi territoriale non emergono differenze significative; si osserva, infatti, che le imprese del Mediocrati (il 10,3% del relativo sottocampione, dato dalla somma dei valori della modalità “importa”, “esporta” e “importa/esporta”), manifestano una propensione ad intrattenere rapporti commerciali con aziende extranazionali quasi analoga alle aziende dislocate nel resto della provincia (13,3%).

È da rilevare, infine, che in quest’ultimo territorio, rispetto al 2007, è in tendenziale aumento, di circa punti 5, la percentuale di imprese che svolge attività di import/export.

Tabella 10 Rapporti con i mercati esteri…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della Provincia

Importa 3,7 7,0 Esporta 4,4 3,5 Importa/esporta 2,2 2,8 Nessun rapporto con l’estero 89,6 86,7 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 7 Rapporti con i mercati esteri…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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Il sistema del credito

Il sistema del credito LO SCENARIO NAZIONALE

L’analisi relativa alle caratteristiche del sistema del credito locale e alla sua

evoluzione più recente non può prescindere da alcune importanti osservazioni circa i fenomeni che in questi ultimi anni hanno segnato lo scenario nazionale e internazionale. Storicamente il credito ha svolto un ruolo fortemente propulsivo sulla crescita del reddito e dell’occupazione. Le recenti teorie sulla crescita, a partire dagli anni ‘90 con i lavori di King e Levine1, hanno infatti dimostrato come lo sviluppo economico dipenda dalla presenza di infrastrutture finanziarie solide; le banche sono essenziali ai fini dello sviluppo economico in quanto rappresentano un fondamentale meccanismo di selezione degli imprenditori e di allocazione delle risorse finanziarie e reali. In letteratura, tuttavia, non esistono pareri unanimi circa le cause-effetto del rapporto tra sistema creditizio e sviluppo economico. Alcuni sostengono che il settore del credito dà impulso allo sviluppo economico attraverso l’offerta di finanziamento, altri, invece, pongono l’enfasi sulla domanda dei fondi2.

1 Si veda King, R.G. e Levine R. “Finance and growth: Schumpeter might be right”. Quaterly Journal of Economics, vol. 108, n°03, pp.717-738, 1993 e “Finance, Entrpreneurship and Growth: theory and evidence”. Journal of Monetary Economics, vol.32, n. 03, pp.513-542, 1993. 2 A questo proposito si veda: Tota Pierfrancesco, Credito bancario e sviluppo economico: un’analisi delle disparità regionali nel caso italiano, in Osservatorio economico finanziario della Sardegna, Banco di Sardegna, Rapporto 1998.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Seguendo tuttavia il parere dei grandi economisti del passato si può affermare che l’evoluzione del mercato creditizio costituisce il volano della crescita reale; la presenza di un efficiente struttura finanziaria rappresenta una premessa indispensabile per l’avvio del processo di sviluppo economico. Ciò è vero ancor più in un Paese come L’Italia caratterizzato da un sistema banking oriented e da una struttura produttiva composta soprattutto da un tessuto di piccole e medie imprese (PMI) con scarse possibilità di ricorso ai mercati finanziari per il reperimento dei capitali. La letteratura ha dimostrato come il modello più efficace di finanziamento delle PMI sia rappresentato da forme di relationship banking che derivano da rapporti duraturi e fiduciari basati sulla conoscenza reciproca tra istituzione bancaria e impresa3. Grazie all’esistenza di tali rapporti le asimmetrie informative, tipiche del mercato creditizio, tendono a ridursi e ciò si può tradurre in una disponibilità di forme di finanziamento più vantaggiose per le imprese. In un contesto così fatto, i piccoli istituti di credito possono essere considerati attori della crescita economica locale. Essi, essendo caratterizzati da una forte connotazione locale, sono in grado di instaurare i rapporti di relationship banking di cui le PMI avrebbero bisogno. La funzione degli istituti creditizi nella crescita delle economie locali è stata esaminata, negli anni più recenti, nella letteratura sui distretti industriali4. Giacomo Becattini, in particolare, ha definito le banche locali come parti del sistema infrastrutturale distrettuale. All’interno dei distretti è possibile osservare una forte integrazione tra il sistema produttivo e quello creditizio.

La ricerca empirica5 ha evidenziato come la localizzazione dell’attività d’impresa influenzi le condizioni di accesso al credito: “A parità di dimensioni e performance, le imprese localizzate al Sud hanno un costo del credito e vincoli finanziari più elevati che quelle del Centro-Nord” [Finaldi e Rossi, 2000]. In particolare, gli autori citati individuano l’esistenza di un “effetto distretto” che riduce il costo dei prestiti e facilita l’accesso al credito. Se questa affermazione è vera, come è vera, è inevitabile chiedersi se il nostro sistema creditizio e finanziario sia in grado di sostenere un adeguato sviluppo economico. Il Mezzogiorno da un lato presenta sicure potenzialità umane e oggettive possibilità di crescita e, dall’altro, è caratterizzato da pesanti handicap strutturali e congiunturali che costituiscono un serio ostacolo allo sviluppo dell’attività imprenditoriale e dell’attività bancaria e finanziaria. Il dibattito sul ruolo che il sistema bancario può

3 Cfr. Banerjee et al., 1994. 4 Cfr. Signorini [2000] e i vari saggi ivi contenuti. 5 Finaldi Russo P., Rossi P. (2000), “Costo e disponibilità del credito per le imprese nei distretti industriali”, in F. Signorini (a cura di).

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Il sistema del credito

svolgere per il Sud d’Italia, quale componente importante della vita economica di questa area geografica e del relativo contesto sociale, è a tutt’oggi aperto.

Ma procediamo con ordine. Il sistema bancario del nostro Paese è caratterizzato fondamentalmente dalla presenza di quattro categorie di intermediari6. Una prima classe è composta da due gruppi, UniCredit e Intesa Sanpaolo di dimensioni rilevanti anche in ambito europeo e con elevata proiezione internazionale. Il peso complessivo di questi due istituti sul mercato bancario domestico è di circa il quaranta per cento. La seconda classe è composta da quattro gruppi medio-grandi con operatività prevalentemente di tipo nazionale. Essa deriva dal Gruppo Monte dei Paschi di Siena e dall’aggregazione tra Banche Popolari Unite e Banca Lombarda e Piemontese (UBI Banca), dalla fusione tra Banco Popolare di Verona e Novara e Banca Popolare Italiana (Banco Popolare) nonché dall’ulteriore operazione aggregativa tra Banca Popolare di Milano e Banca Popolare dell’Emilia Romagna (Banca Popolare Delle Regioni). Esiste poi una fascia intermedia costituita da gruppi e banche individuali che operano prevalentemente in modo tradizionale e la cui dimensione media è minore di quella dei sei maggiori intermediari. L’ultima classe, infine, è costituita da piccoli intermediari specializzati nel finanziamento delle economie locali, tra cui le banche di credito cooperativo, e le filiali di banche estere di minore dimensione.

A partire dal 2006, inoltre, si è accresciuta la presenza di operatori esteri. La Banca Nazionale del Lavoro è passata a BNP Paribas; la Cassa di Risparmio di Parma e Piacenza e la Banca Popolare Friuladria sono sotto il controllo di Crédit Agricole; la Banca Popolare di Intra è controllata da Veneto Banca. Questo sistema deriva dal processo di aggregazione iniziato negli anni Novanta che ha interessato in modo simile il Mezzogiorno e il Nord del nostro Paese. Nel Nord, tuttavia, la quasi totalità delle acquisizioni è avvenuta all’interno della stessa area geografica, nel Sud, invece, la maggior parte delle banche locali sono state acquisite da gruppi bancari esterni. Questa considerazione ci riporta alla domanda iniziale: il nostro sistema bancario e finanziario è in grado di sostenere lo sviluppo economico? Tra le ragioni che hanno spinto i grandi gruppi bancari verso il Mezzogiorno d’Italia possiamo citare la forte attrattiva data dalla capacità di risparmio di questa parte del Paese. Ciò è dimostrabile se si considera il rapporto tra prestiti e depositi nelle due aree: nel Mezzogiorno è notevolmente più basso rispetto al Centro Nord. Il Sud è quindi un mercato dove si raccolgono risorse che vengono impiegate verso altre regioni del Paese caratterizzate da minore rischiosità e maggiori rendimenti. Il Sud,

6 Per maggiori approfondimenti si veda Leonici F. “Sviluppo del Mezzogiorno e banche tra congiuntura e risiko”.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

conseguentemente, presenta un elevato costo del credito e, in sintesi, un vincolo al processo di accumulazione del capitale e alla crescita del sistema produttivo. Per quanto concerne la Calabria, e in particolare la provincia cosentina, le possibilità di accesso al credito appaiono ancor più limitate. Le asimmetrie informative e l’elevato rapporto tra sofferenze e impieghi causano un inefficiente allocazione del credito poiché generano un aumento dei tassi attivi pagati, ovviamente, anche dalle imprese più competitive. In generale, contrarre un prestito in Calabria costa circa il 70% in più che nelle regioni del Nord. Si tratta di uno scostamento abissale che frena il dinamismo delle imprese danneggiando l’economia e lo sviluppo economico. In questo contesto, in cui il rapporto tra sistema creditizio e imprese nel Mezzogiorno appare molto complesso, le parole d’ordine dovrebbero essere quelle di sussidiarietà, decentramento e approccio “bottom-up”. La ricerca di un maggiore radicamento delle banche nei contesti territoriali potrebbe risultare un elemento fondamentale per lo sviluppo locale.

LA SITUAZIONE CREDITIZIA PROVINCIALE

La struttura creditizia della provincia di Cosenza presenta alcuni tratti distintivi che la pongono in una posizione di vantaggio rispetto alle altre province calabresi, tuttavia rispetto alle altre aree del paese ne denotano una certa fragilità.

La provincia presenta una dotazione di sportelli bancari adeguata nel numero considerata la sua ampia dimensione territoriale (ha il più alto tasso di densità degli sportelli in rapporto alla popolazione residente) e molto “vicina” al contesto locale: si riscontra, infatti, un’alta percentuale, rispetto alla media regionale e nazionale, di banche classificate come piccole e minori, elemento questo che dimostra una forte presenza e radicamento nella realtà di istituti a valenza locale di piccole dimensione (in termini di credito concedibile); si consideri, inoltre, che nel territorio cosentino sono concentrate oltre la metà delle filiali che fanno capo a banche di credito cooperativo. Questo ha contribuito a creare una struttura ancora più articolata ed equilibrata ed è senza dubbio un fatto positivo in termini di differenziazione dell’offerta e, quindi, di capacità di soddisfare le diverse esigenze della clientela. Al di là della dotazione strutturale, il sistema creditizio provinciale risulta però carente nella capacità di veicolare adeguati flussi finanziari. Gli impieghi medi per sportello e per impresa anche se in linea con quelli medi regionali risultano decisamente bassi in riferimento alla media nazionale così come resta contenuto l’indice di intermediazione (dato dal rapporto tra impieghi e depositi) e il rapporto impieghi e PIL. Va aggiunto, tuttavia, che rispetto a questi ultimi dati, la dinamica di crescita

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Il sistema del credito

nel periodo 2003 - 2008 è stata abbastanza sostenuta. Non solo sono aumentati i finanziamenti alle famiglie, fenomeno del resto comune tanto a livello regionale che nazionale, ma anche gli impieghi destinati alle imprese (variabile fondamentale per lo sviluppo del sistema produttivo). Occorre precisare che non sempre i prestiti a favore delle aziende si traducono in investimenti produttivi, a volte, specialmente per le imprese più piccole, che del resto rappresentano il grosso del tessuto produttivo locale, queste risorse finiscono per finanziare operazioni di gestione patrimoniale non molto dissimili da quelle che potrebbero essere realizzate dalle famiglie. Analizzando la posizione della provincia in relazione alla rischiosità del credito anche se in linea con la situazione regionale, rispetto a quella nazionale i risultanti non sono positivi: il livello delle sofferenze rimane ancora troppo alto nonostante le massicce cartolarizzazioni che hanno avuto luogo nell’ultimo quinquennio. I tassi di interesse a breve termine, risultano molto elevati mostrando un consistente gap rispetto alla media del Paese.

In linea a ciò occorre osservare, anticipando anche i risultati dell’indagine svolta presso le imprese cosentine, come il razionamento del credito sia ancora un fenomeno molto diffuso come misura aggiuntiva di difesa dal rischio attuata dalle banche in aggiunta all’applicazione di elevati tassi di interesse. Infine, riguardo il tema delle struttura finanziaria del sistema imprenditoriale locale, come è stato più volte evidenziato anche nei precedenti studi, le imprese appaiano ancora legate ad un sistema di finanziamento focalizzato sull’autofinanziamento e solo in un secondo tempo ricorrano ad altri canali, primo tra tutti il sistema bancario.

Le banche, tuttavia, hanno tuttora un ruolo fondamentale nel sostenere e supportare le imprese locali, in una situazione di grande diffidenza nei confronti del capitale di rischio e di strumenti finanziari più evoluti. L’osservazione e la comprensione della situazione creditizia che caratterizza la provincia di Cosenza risulta, dunque, essere un mezzo strategico per la stessa comprensione del più generale sistema economico provinciale. In questo capitolo si focalizza, quindi, l’attenzione sulla situazione strutturale del sistema creditizio della provincia cosentina, confrontandola con il contesto regionale e nazionale. Il percorso di analisi si articola attraverso la disamina sia delle caratteristiche e delle modalità di erogazione delle risorse finanziarie immesse nel sistema locale, attraverso l’osservazione del trend degli impieghi e la loro suddivisione settoriale e dei finanziamenti per cassa, sia della dotazione di strutture bancarie e del grado di copertura del territorio. In questo contesto particolare attenzione sarà data al ruolo svolto dalle banche piccole e minori, attori primari in grado di dare un forte impulso allo sviluppo locale. Importante è l’analisi del livello di rischiosità del territorio in quanto il mercato del credito risulta fortemente influenzato da

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

600

650

700

750

800

850

900

950

1500

1700

1900

2100

2300

2500

2700

Cosenza 677 725 695 759 826 893

Calabria 2021 2102 2123 2265 2420 2556

2003 2004 2005 2006 2007 2008

eventuali criticità del sistema, con inevitabili riflessi sul costo e sulle condizioni dei finanziamenti. L’analisi del “rischio” si svilupperà, quindi, sia attraverso la disamina delle dinamiche temporali delle sofferenze bancarie, sia per mezzo di indicatori del costo del credito, quali i tassi di interesse a breve termine o del livello di concentrazione degli affidamenti bancari. In relazione a questa tematica si evidenzieranno le problematiche connesse alle difficoltà di accesso al credito e del suo razionamento. Sarà, infine, dato risalto al grado di intermediazione attraverso l’indicatore impieghi/depositi e prestiti/PIL.

LE IMPRESE DI INTERMEDIAZIONE MONETARIA E FINANZIARIA

L’analisi delle recenti dinamiche del sistema finanziario locale parte con la consueta osservazione dell’evoluzione demografica delle imprese che operano nel più vasto settore dell’intermediazione monetaria e finanziaria.7

Grafico 1

La crescita delle imprese di intermediazione monetaria e finanziaria nella provincia di Cosenza e in Calabria Anni 2003-2008 Valori assoluti

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

7 Rientrano nella definizione le attività delle banche centrali e commerciali, delle casse di risparmio e delle banche cooperative; i servizi di credito al consumo, le attività di leasing finanziario e i mutui; gli istituti e le sezioni per il credito speciale, le società fiduciarie e di investimento mobiliare; le società finanziarie e le società per la gestione dei fondi comuni di investimento.

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Il sistema del credito

Secondo gli ultimi dati Movimprese, per quanto riguarda in particolare la provincia cosentina, si rileva come la quasi totalità delle imprese si concentra, confermando gli andamenti dei periodi precedenti, nella branca delle attività ausiliarie dell’intermediazione finanziaria8. Più in generale le imprese dell’intero comparto nell’arco di tempo considerato (2003-2008), sono cresciute, in linea con quanto avvenuto nel resto della regione (grafico 1). Passando all’esame delle singole sottosezioni, le imprese che esercitano attività ausiliarie di intermediazione finanziaria, nel 2008, in termini assoluti, risultano pari a 893, vale a dire il 94,8% del totale e, rispetto al 2007, è l’unica tipologia che fa registrare una crescita, +8,1%. La sottosezione delle attività di intermediazione vera e propria con 17 imprese e quella relativa alle assicurazioni e fondi pensione con 29, rappresentano, quindi, le quote più contenute, rispettivamente il 3,2% e l’1,9% del totale settore, mantenendosi stabili per tutto il 2008.

Tabella 1

Imprese attive di intermediazione monetaria e finanziaria secondo la tipologia nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti

Imprese 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Intermed. monetaria e finanz. esclusi assicur. e fondi pensione 40 36 35 33 29 29

Assicur. e fondi pensione (escluse assicur. sociali obbligatorie) 26 24 21 21 17 17

Attività ausiliarie intermed. finanziaria 611 665 639 705 780 847 Totale 677 725 695 759 826 893 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Tabella 2 Demografia imprese di intermediazione monetaria e finanziaria secondo la tipologia nella provincia di Cosenza Anno 2008 Valori assoluti

Imprese Registrate Attive Iscritte Cessate Saldo Intermed. monetaria e finanz. esclusi assicur. e fondi pensione 50 29 0 9 -9

Assicur. e fondi pensione (escluse assicur. sociali obbligatorie) 21 17 0 0 0

8 La sezione comprende le attività di amministrazione dei mercati finanziari e di mediazione di valori negoziabili e titoli; le attività degli intermediari delle assicurazioni, degli agenti e dei periti liquidatori indipendenti delle assicurazioni.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Attività ausiliarie intermed. f inanziaria

94,8%

Assicur. e fondi pensione

(escluse assicur. sociali

obbligatorie)1,9%

Intermed. monetaria e

f inanz. esclusi assicur. e fondi

pensione3,2%

Imprese Registrate Attive Iscritte Cessate Saldo Attività ausiliarie intermed. finanziaria 863 847 106 74 32 Totale 934 893 106 83 23 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Grafico 2 Ripartizione imprese attive di intermediazione monetaria e finanziaria secondo la tipologia nella provincia di Cosenza Anno 2008 Valori assoluti Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Come si può osservare della tabella seguente, in tutta la regione il numero

delle imprese è risultato quasi in costante crescita durante tutto l’intervallo temporale considerato.

Tra il 2003 e il 2004, l’aumento del numero delle imprese dell’intera regione è stato del 4%. A Cosenza, invece, l’aumento è stato più consistente, di circa quattro punti percentuali in più, attestandosi al 7,1%. Nel 2005, invece, nella provincia cosentina si è registrata un’inversione di tendenza. Il numero delle imprese di intermediazione monetaria e finanziarie è diminuito del 4,1%. Anche in Calabria, pur non registrandosi una diminuzione del numero delle imprese attive, la crescita è stata modesta: solo dell’1%. Nel corso del 2006 il numero delle imprese è tornato a crescere. A Cosenza del 9,2% e in Calabria del 6,7%, una tendenza, questa, che prosegue mantenendosi anche nel successivo biennio 2007-2008. In particolare,

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127

Il sistema del credito

85,0

90,0

95,0

100,0

105,0

110,0

115,0

Cosenza 100,0 107,1 95,9 109,2 108,8 108,1

Calabria 100,0 104,0 101,0 106,7 106,8 105,6

2003 2004 2005 2006 2007 2008

nell’ultimo anno di riferimento per la provincia, la crescita è stata dell’8,1%, mentre per la regione leggermente più contenuta, pari cioè al 5,6%.

Tabella 3

Imprese attive di intermediazione monetaria e finanziaria nella provincia di Cosenza e in Calabria e tassi di crescita Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Anni Cosenza Calabria V. A. Indici % (*) V. A. Indici %

2003 677 100,0 2.021 100,0 2004 725 107,1 2.102 104,0 2005 695 95,9 2.123 101,0 2006 759 109,2 2.265 106,7 2007 826 108,8 2.420 106,8 2008 893 108,1 2.556 105,6

(*) L’indice è a base mobile, ottenuto rapportando il numero di imprese di ogni anno su quello dell’anno precedente. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

Grafico 3

Imprese attive di intermediazione monetaria e finanziaria nella provincia di Cosenza e in Calabria e tassi di crescita Anni 2003-2008 Valori percentuali (indice a base mobile = 100)

(*) L’indice è a base mobile, ottenuto rapportando il numero di imprese di ogni anno su quello dell’anno precedente. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Dal confronto fra le diverse province calabresi, si può osservare come la provincia cosentina (893) e quella di Reggio Calabria (808) mantengono il loro primato per maggiore numero di imprese presenti nel territorio (già fatto registrare nel corso dell’anno precedente) rispetto alle altre province calabresi, rispettivamente con il 34,9% e il 31,6% del totale regionale. La provincia di Catanzaro occupa il terzo posto, con 523 imprese, vale a dire il 20,5%, seguono con un numero sensibilmente inferiore, Crotone con 173, ossia il 6,8%, e Vibo Valentia che conta 159 unità, il 6,2% del totale.

Infine, alla provincia cosentina spetta ancora il primato quanto a maggiore numerosità in relazione ad ogni tipologia di impresa. In essa, infatti, è presente il 42,7%, sul totale regionale, delle imprese attive nel settore dell’intermediazione finanziaria vera e propria; l’85% delle imprese del settore assicurativo e fondi pensione; e il 34,3% delle imprese che esercitano attività ausiliarie di intermediazione finanziaria. Tabella 4 Imprese attive di intermediazione monetaria e finanziaria secondo la tipologia nelle province calabresi Anno 2008 Valori assoluti

Provincia

Tipologia di impresa

Totale Intermediazione monetaria

e finanziaria esclusi assicurazioni e fondi

pensione

Assicurazione e fondi pensione (escluse

assicurazioni sociali obbligatorie)

Attività ausiliarie intermediazione

finanziaria

Cosenza 29 17 847 893 Catanzaro 17 0 506 523 Crotone 6 0 167 173 Reggio C. 13 0 795 808 Vibo V. 3 3 153 159 Calabria 68 20 2.468 2.556 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

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Il sistema del credito

Cosenza34,9%

Catanzaro20,5%

Crotone6,8%

Reggio C.31,6%

Vibo V.6,2%

Grafico 4 Imprese attive di intermediazione monetaria e finanziaria secondo la tipologia nelle province calabresi Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infocamere.

GLI IMPIEGHI E IL FINANZIAMENTO DELL’ECONOMIA REGIONALE E PROVINCIALE

A partire dagli anni novanta, come noto, il sistema creditizio ha subito un

intenso processo di ristrutturazione. Conseguentemente la proprietà di molte banche operanti nel Mezzogiorno si è spostata al Centro-Nord comportando miglioramenti tanto nell’efficienza quanto nella redditività. Le banche hanno migliorato il processo di allocazione dei fondi intermediati, ciò ha mitigato la bassa propensione al rischio di alcuni intermediari creditizi nella composizione del portafoglio dei prenditori. Secondo Banca d’Italia, infatti, nel corso degli ultimi anni, il numero dei prenditori pluriaffidati9 sul totale degli affidati è diminuito notevolmente. Dal 1997 al 2007, in particolare, l’incidenza dei monoaffidati nel

9 La pratica del pluriaffidamento è una tecnica di risk sharing che, da un lato contribuisce a ridurre i rischi assunti dalle singole banche, e dall’altro ne scoraggia l’investimento per reperire informazioni sui clienti condivisi con le banche concorrenti. Il relationship banking, al contrario, è basato su un rapporto di conoscenza e fidelizzazione tra una banca e un’impresa, ciò implica intensi scambi di informazione che favoriscono i rapporti di credito.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Mezzogiorno è passata dal 73,08% all’88,54%, e al Centro-Nord dal 68,86% all’85,81%. In questa situazione, il principale segnale positivo riguarda gli impieghi nelle imprese situate nelle regioni meridionali. La quota degli impieghi concessi alle società e alle famiglie produttrici, infatti, a partire dal 2004 è cresciuta costantemente. La crescita recente degli impieghi nel Mezzogiorno può essere messa in relazione sia al miglioramento registrato nel tasso di decadimento10 – che rappresenta un importante indicatore di rischio delle imprese prenditrici -, sia al cambiamento nella composizione delle quote detenuta dalle banche. A questo proposito è importante evidenziare come nel Mezzogiorno le banche medie piccole e minori hanno accresciuto la propria quota di mercato a discapito delle grandi banche, anche se non di quelle maggiori.

Queste dinamiche possono essere attribuite all’aumento della concorrenza sul mercato dei prestiti. A ciò, tuttavia, non corrispondono strategie commerciali omogenee da parte dei gruppi bancari. Le banche del Centro-Nord, infatti, stanno attuando una politica espansiva degli impieghi, allineata a quella realizzata nella propria area di insediamento. I gruppi che hanno acquisito il controllo delle maggiori banche meridionali, al contrario, hanno attuato comportamenti più conservativi, finalizzati al controllo delle sofferenze, contraendo il volume degli impieghi nelle piccole imprese.

Per quanto concerne le ultime dinamiche creditizie, secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia11, nel 2008 e nella prima parte del 2009, il credito in Italia ha rallentato in tutti i settori di attività economica. L’attività delle banche è stata fortemente influenzata dall’evoluzione della crisi finanziaria e dall’avvio della recessione economica. Il dissesto, a settembre, della banca d’affari Lehman Brothers ha segnato un punto di svolta anche per le banche italiane. In tale contesto la crisi attraverso la riduzione della ricchezza e della disponibilità di credito e il peggioramento del clima di fiducia di consumatori e imprese, ha e sta ancora determinando una contrazione del PIL e dell’occupazione nelle economie avanzate, e un forte rallentamento in quelle emergenti. Il commercio mondiale sta

10 La Banca d’Italia definisce il “tasso di decadimento” di un dato trimestre, come il rapporto fra quantità, di cui il denominatore è costituito dall’ammontare di credito utilizzato da tutti i soggetti censiti in Centrale dei rischi e non considerati in situazione di “sofferenza rettificata” alla fine del trimestre precedente e il numeratore è pari all’ammontare di credito utilizzato da coloro, fra tali soggetti, che sono entrati in sofferenza rettificata nel corso del trimestre di rilevazione. 11 Banca d’Italia, Bollettino Economico n.56, aprile 2009. Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 2008, maggio 2009.

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Il sistema del credito

registrando, per la prima volta dopo un quarto di secolo, una forte caduta, che riflette anche la ridotta disponibilità di crediti commerciali.

Nel 2008 i prestiti delle banche italiane al settore privato hanno subito un deciso rallentamento. Il tasso di crescita è diminuito di quasi quattro punti percentuali, al 7,3 per cento, un andamento analogo a quello registrato nell’area dell’euro. La decelerazione ha interessato sia i prestiti alle famiglie sia quelli alle imprese. La decelerazione è stata maggiore per i prestiti erogati dai primi cinque gruppi bancari, cresciuti nel 2008 dell’1,3 per cento a fronte dell’8,0 per cento del 2007. Durante il 2008, la crescita dei prestiti concessi dalle banche alle famiglie, consumatrici e produttrici, è notevolmente rallentata, accentuando una tendenza già emersa nel biennio precedente dopo la forte espansione della prima parte del decennio Il rallentamento ha riflesso una minore domanda di prestiti conseguente all’attenuazione del ciclo del mercato immobiliare e alla forte contrazione della spesa per beni durevoli. Vi ha contribuito un contenuto inasprimento delle condizioni di offerta del credito, che sembra essersi attenuato nel primo trimestre del 2009. Nel 2008 l’espansione dei finanziamenti alle famiglie, includendo anche i prestiti cartolarizzati, è stata del 5,5 per cento (10,4 nel 2007). La decelerazione è stata in linea con la media dell’area dell’euro ed è proseguita nei primi tre mesi del 2009. Per quanto concerne, invece, il sistema imprenditoriale, la contrazione dell’attività produttiva è stata accompagnata da una forte decelerazione del credito. Il tasso di crescita sui dodici mesi dei prestiti bancari alle imprese, calcolato tenendo conto delle cartolarizzazioni, si è portato in dicembre al 7,0 per cento, circa 5 punti in meno rispetto allo stesso mese del 2007 ed è sceso al 4,2 per cento nel primo trimestre del 2009. La decelerazione è stata in linea con quella dell’area dell’euro e il rallentamento del credito ha in parte riflesso il calo della domanda di finanziamenti per gli investimenti.

Le banche hanno reso a loro volta più stringenti i criteri di erogazione del credito. È rapidamente aumentata la rischiosità dei debitori: i prestiti iscritti a sofferenza nel primo trimestre del 2009 sono stati pari all’1,6 per cento del totale, il valore più elevato dalla fine dello scorso decennio, se si esclude il picco toccato nel 2003 con il dissesto del gruppo Parmalat. L’aumento dei debitori in temporanea difficoltà e quello dei ritardi nei rimborsi indicano che il deterioramento della qualità del credito potrebbe proseguire con intensità anche maggiore nel prossimo biennio. Ulteriori rischi provengono dall’esposizione verso le economie di alcuni paesi emergenti, in cui i principali gruppi italiani detengono rilevanti quote di mercato. Per quanto riguarda la Calabria12, nel 2008 i prestiti bancari, al netto delle

12 Banca d’Italia, L’economia della Calabria nel 2008, Catanzaro, 2009.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

sofferenze e delle operazioni pronti contro termine e corretti per tener conto dell’effetto contabile delle cartolarizzazioni, sono aumentati del 7,2 per cento, in rallentamento rispetto all’anno precedente (10,2 per cento). La decelerazione ha riguardato sia le famiglie, sia, in misura più accentuata, le imprese: il rallentamento dei prestiti alle famiglie è avvenuto in maniera graduale mentre il credito erogato alle imprese ha subito un forte ridimensionamento nella seconda parte dell’anno. Nei primi mesi del 2009 il credito erogato ai residenti in regione ha mantenuto un tasso di espansione analogo a quello della fine del 2008.

Il credito erogato alle imprese (non corretto per le cartolarizzazioni) è cresciuto del 3,3 per cento nel 2008, in decelerazione rispetto a dicembre 2007 (13,4 per cento). Nel 2008 i prestiti alle famiglie consumatrici, non corretti per le cartolarizzazioni, sono aumentati del 3,6 per cento (12,7 nel 2007). A tale rallentamento, che ha interessato la maggior parte delle regioni italiane, ha contribuito l’intensa attività di cessione di crediti da parte degli intermediari bancari, al netto della quale i prestiti sono cresciuti del 7,6 per cento. I mutui erogati alle famiglie, cresciuti dell’1,7 per cento, hanno sensibilmente rallentato rispetto all’anno precedente (15,8 per cento a dicembre 2007). Dall’analisi della dinamica dei prestiti nella provincia cosentina, è possibile notare come, a partire dal 2003, si è verificato un trend di crescita pressoché costante. Nel 2004 e nel 2005 la crescita è proseguita fino al notevole picco registrato nell’ultimo trimestre del 2005: +17%. In termini di variazioni annuali, nel 2004 l’aumento è stato pari all’11,8% mentre nel 2005 del 21,5%.

Nel corso del primo e del secondo trimestre 2006 si è verificato un calo: a marzo, infatti, si è registrata una riduzione del 5% rispetto al trimestre precedente, e a giugno dello stesso anno, del 7,9%. A settembre e a dicembre del 2006 riprende il trend positivo: 4,6% e 0,9%. Considerando l’intero anno solare rispetto al 2005 c’è stato un calo di 7,7 punti percentuali. Da osservare che il 2006 è stato l’unico periodo in cui si è verificata una flessione del livello dei prestiti. Continuando, nel corso del 2007 il trend dei prestiti ha seguito un andamento crescente:+7,3% rispetto al 2006. Secondo la cadenza trimestrale, nei primi tre mesi del 2007 l’aumento si è attestato al 7,8%. Solo a giugno dello stesso anno 2007 si è verificata una riduzione del 3,8%, mentre sia nel terzo che nel quarto trimestre la crescita è proseguita rispettivamente dell’1,4% e del 2%.

Anche nel corso del 2008 prosegue l’espansione dei finanziamenti bancari all’economia locale, +6,7%, pur se leggermente più contenuta rispetto a quella verificatasi nel periodo precedente (+7,3%). In particolare, la crescita si concentra nei primi tre trimestri (+2,5% nel primo, +1,6% nel secondo e +3,2% nel terzo), mentre nell’ultimo si verifica un leggero calo, pari a –0,7 punti.

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Il sistema del credito

Tabella 5 Andamento trimestrale degli impieghi nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro e valori percentuali)

Periodi Banche Var. % (base = 100) Andamento +/-

31/12/2008 6.154.904 99,3 - 30/09/2008 6.198.476 103,2 + 30/06/2008 6.005.339 101,6 + 31/03/2008 5.908.628 102,5 + 31/12/2007 5.766.133 102,0 + 30/09/2007 5.650.706 101,4 + 30/06/2007 5.573.522 96,2 - 31/03/2007 5.793.863 107,8 + 31/12/2006 5.373.543 100,9 + 30/09/2006 5.327.612 104,6 + 30/06/2006 5.094.425 92,1 - 31/03/2006 5.529.472 95,0 - 31/12/2005 5.821.648 117,0 + 30/09/2005 4.977.562 101,3 + 30/06/2005 4.912.542 100,8 + 31/03/2005 4.875.938 101,7 + 31/12/2004 4.793.435 103,5 + 30/09/2004 4.630.228 104,2 + 30/06/2004 4.443.797 102,0 + 31/03/2004 4.358.585 101,7 + 31/12/2003 4.287.578 103,3 + 30/09/2003 4.149.071 101,3 + 30/06/2003 4.096.892 104,3 + 31/03/2003 3.929.522 100,0 * Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

+6,7

+7,3

-7,7+21,5

+11,8

3.000

3.500

4.000

4.500

5.000

5.500

6.000

6.500

Mig

liaia

di e

uro

Grafico 5 Andamento trimestrale degli impieghi nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Confrontando l’ultimo dato annuale di trend della provincia cosentina, che

ricordiamo essere pari a +6,7%, con quello nazionale e regionale, si osserva che risulta superiore a quest’ultimi, difatti, in Italia l’incremento è stato del 4,3% e in Calabria del 5,3%.

Tabella 6 Variazioni degli impieghi bancari nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2007-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro e valori percentuali)

Periodi 2007 2008 Var. Calabria 15.349.843 16.161.508 5,3 Italia 1.500.679.489 1.565.304.415 4,3 Cosenza 5.766.133 6.154.904 6,7 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

LA STRUTTURA E GLI IMPIEGHI DELLE BANCHE PICCOLE E MINORI In merito alla struttura del sistema creditizio provinciale, è importante

soffermarsi sul ruolo svolto dalle Banche Piccole e Minori13 che come anticipato ancora oggi costituiscono un importante partner di riferimento per il tessuto socio-economico locale grazie alla loro capacità di mantenere rapporti solidi e duraturi con il sistema imprenditoriale del territorio, oltre che a possedere una maggiore capacità informativa. A tal proposito, analizzando dapprima la dinamica degli impieghi delle Banche Piccole e Minori si nota come in provincia di Cosenza, al 2008, le stesse erogano il 39,3% degli impieghi totali provinciali, a fronte di un valore, per il 2004, del 31,2%. L’operatività di questa tipologia di istituti bancari in provincia risulta più elevato in confronto con il valore medio relativo alla Calabria (34,4%) e all’Italia (31,2%), elemento questo che dimostra una forte presenza e radicamento nella realtà cosentina di istituti a valenza locale di piccole dimensione (in termini di credito concedibile). Si osserva poi come, sempre nel territorio provinciale, nel corso dei 5 anni di osservazione le Banche Piccole e Minori aumentano il peso relativo dei propri impieghi rispetto alla totalità dei prestiti di 8,1 punti percentuali mentre la variazione percentuale assoluta è di ben il 62%; incrementi questi che risultano superiori e quelli medi nazionali (3,6% e 53,7%) e in linea con quelli regionali (8% e 74,5%). Ciò costituirebbe una conferma di come

13 La Banca d’Italia classifica 5 gruppi dimensionali di banche: maggiori, grandi, medie, piccole e minori. L' attuale classificazione in gruppi dimensionali è stata effettuata sulla base della media centrata a 5 termini dei valori trimestrali del totale dei fondi intermediati, attribuendo peso 1 all'ultimo trimestre del 2005 e del 2006 e peso 2 ai trimestri intermedi. Di seguito si riportano i criteri di attribuzione ai gruppi: - banche maggiori: fondi intermediati medi superiori a 60 miliardi di euro; - banche grandi: fondi intermediati medi compresi tra 26 e 60 miliardi di euro; - banche medie: fondi intermediati medi compresi tra 9 e 26 miliardi di euro; - banche piccole: fondi intermediati medi compresi tra 1,3 e 9 miliardi di euro; - banche minori: fondi intermediati medi inferiori a 1,3 miliardo di euro. Come è meglio descritto nelle "Precisazioni" al fascicolo del Bollettino statistico n. II/2007, le serie storiche contenute nelle tavole dove è presente la ripartizione delle banche per gruppi dimensionali sono state di norma ricostruite all'indietro per un triennio, al fine di garantire una maggiore continuità di osservazione dei fenomeni. Per le banche incorporate che hanno cessato l'attività prima del 31 dicembre 2006 la metodologia utilizzata per la ricostruzione ha previsto la loro attribuzione alla classe dimensionale dell'incorporante; quelle che hanno cessato l' attività per altri motivi sono state invece classificate sulla base delle ultime segnalazioni inviate alla Banca d'Italia.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

negli ultimi anni non solo la provincia di Cosenza ma tutta la realtà calabrese presenti una sostanziale tenuta delle quote di mercato da parte degli istituti bancari di dimensione minore.

Tabella 7 Impieghi nella provincia di Cosenza per classe dimensionale bancaria Anni 2004-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro) Anni Totale banche Maggiori Grandi Medie Piccole Minori

2008 6.154.904 1.154.319 291.128 2.288.889 1.275.662 1.144.908 2007 5.766.133 1.369.882 244.869 2.008.238 1.079.583 1.063.563 2006 5.373.543 1.519.736 208.780 1.702.061 950.826 992.108 2005 5.821.648 2.482.226 173.029 1.439.764 795.694 930.938 2004 4.793.435 1.826.759 145.010 1.327.883 651.041 842.743 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 8 Impieghi bancari delle Banche Piccole e Minori nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2004-2007 Valori assoluti (in migliaia di euro) e percentuali

Territorio Impieghi banche Piccole e Minori Incidenza sul totale degli impieghi (%) 2004 2008 Var. (%) 2004 2008 Diff.

Cosenza 1.493.784 2.420.570 62,0 31,2 39,3 8,1 Calabria 3.182.647 5.553.749 74,5 26,4 34,4 8,0 Italia 317.864.010 488.557.801 53,7 27,6 31,2 3,6 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 9 Impieghi bancari delle Banche Piccole e Minori nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2004-2007 Valori assoluti (in migliaia di euro) e percentuali

Territorio Impieghi banche Piccole e Minori Incidenza sul totale degli impieghi (%) 2007 2008 Var. (%) 2007 2008 Diff.

Cosenza 2.143.146 2.420.570 12,9 37,2 39,3 2,1 Calabria 4.935.845 5.553.749 12,5 32,2 34,4 2,2 Italia 444.368.420 488.557.801 9,9 29,6 31,2 1,6 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

Medie37,2%

Piccole20,7%

Minori18,6%

Grandi4,7%

Maggiori18,8%

Tabella 10 Impieghi bancari nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia per sede Anno 2008 Valori assoluti (in migliaia di euro) e percentuali

Sede Banche Cosenza Calabria Italia V.A. % V.A. % V.A. %

Centro-Nord 3.071.189 49,9 9.534.721 59,0 1.474.513.320 94,2 Sud e Isole 3.083.716 50,1 6.626.787 41,0 90.791.095 5,8 Totale 6.154.905 100,0 16.161.508 100,0 1.565.304.415 100,0

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Le banche grandi e maggiori realizzano complessivamente, nel corso del 2008,

il 23,5% del totale impieghi e si nota come nel corso dei cinque anni considerati tale percentuale tende a ridursi sensibilmente, nel 2004, infatti, risultava pari al 41,1%, al contrario degli impieghi delle banche Piccole e Minore e Medie che segnano invece un trend crescente.

Grafico 6 Impieghi nella provincia di Cosenza per classe dimensionale bancaria Anni 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

20,0

25,0

30,0

35,0

40,0

45,0

50,0

Grandi 41,1 45,6 32,2 28,0 23,5

Medie 27,7 24,7 31,7 34,8 37,2

Piccole 31,2 29,7 36,2 37,2 39,3

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 7 Impieghi nella provincia di Cosenza per classe dimensionale bancaria Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

I FINANZIAMENTI ALLE FAMIGLIE Analizzando la dinamica degli impieghi in relazione ai diversi settori di attività

economica della clientela è possibile capire la partecipazione del sistema finanziario all’attività imprenditoriale del territorio.

Dall’anno 2003 all’anno 2008, in particolare, i finanziamenti concessi alle famiglie sono aumentati costantemente. In questo intervallo temporale, infatti, si è registrata una crescita percentuale del 54,7%. Nell’ultimo anno di riferimento, il 2008, il credito erogato alle famiglie consumatrici è stato pari al 5,4% superiore al dato medio italiano (1%) ma in decelerazione rispetto al 2007 (12,7%)

Analizzando la composizione dei finanziamenti e considerando la parte relativa ai mutui per l’acquisto delle abitazioni, nel 2008 rispetto al 2007 si registra una leggero aumento delle consistenze, +3,7%, superiore al valore calabrese (0,1%) e italiano (2,4%), mentre sul fronte delle nuove erogazioni si segnala un forte calo pari al 19,6%, comunque più contenuto rispetto a quello verificatosi nella regione (-24,2%) e nell’intero territorio nazionale (-18,4%).

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Il sistema del credito

Tabella 11 Impieghi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro)

Anni Imprese Famiglie consumatrici Altri comparti Totale

2008 3.079.145 2.484.161 591.598 6.154.904 2007 3.201.262 2.355.905 208.966 5.766.133 2006 2.725.359 2.089.976 558.208 5.373.543 2005 2.432.664 1.907.187 1.481.797 5.821.648 2004 2.553.558 1.798.927 440.950 4.793.435 2003 2.344.895 1.605.739 336.944 4.287.578 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 12 Variazione degli impieghi suddivisi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori percentuali (*)

Anni Imprese Famiglie consumatrici Altri comparti Totale

2008 -3,8 5,4 183,1 6,7 2007 17,5 12,7 -62,6 7,3 2006 12,0 9,6 -62,3 -7,7 2005 -4,7 6,0 236,0 21,5 2004 8,9 12,0 30,9 11,8 2003 - - - - (*) L’indice è a base mobile, ottenuto rapportando il numero di imprese di ogni anno su quello dell’anno precedente. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

0

500

1.000

1.500

2.000

2.500

3.000

3.500

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Mig

liaia

di e

uro

Imprese Famiglie consumatrici Altri comparti

Grafico 8 Impieghi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro)

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 13 Finanziamenti per acquisto abitazioni delle famiglie della provincia di Cosenza, Calabria e Italia - consistenze Anni 2007-2008 Valori percentuali e valori assoluti (in migliaia di euro)

Territorio 2007 2008 Var. %

2007/2008 Cosenza 906.802 940.298 3,7 Calabria 2.434.949 2.438.470 0,1 Italia 226.398.723 231.899.847 2,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

Tabella 14

Finanziamenti per acquisto abitazioni delle famiglie della provincia di Cosenza, Calabria e Italia - erogazioni Anni 2007-2008 Valori percentuali e valori assoluti (in migliaia di euro)

Territorio 2007 2008 Var. % 2007/2008

Cosenza 70.116 56.381 -19,6 Calabria 195.414 148.110 -24,2 Italia 17.809.267 14.526.507 -18,4

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

I FINANZIAMENTI ALLE IMPRESE

Il mercato del credito è fortemente influenzato dal rapporto che le banche intrattengono con le imprese e dalla capacità di queste ultime di utilizzare le fonti finanziarie messe a disposizione dagli istituti creditizi per contribuire non solo alla crescita delle stesse imprese, ma dell’intero sistema economico locale. Risulta quindi fondamentale, ai fini della comprensione delle dinamiche che spingono il sistema finanziario provinciale, la comprensione del ruolo svolto dal sistema imprenditoriale il quale normalmente esprime la domanda principale di capitali da impiegare nel sistema produttivo.

Nel 2008 le imprese della provincia di Cosenza assorbono da sole il 50% del totale degli impieghi provinciali, valore in discesa rispetto all’anno 2007 quando tale percentuale si attestava al 55,5%. Le famiglie raccolgono una quota inferiore, il 40,4%, mentre gli altri settori assorbono la percentuale minore, ossia il restante 9,6%. Dal confronto con il dato medio nazionale, per il comparto imprese si nota un valore decisamente maggiore, pari al 60,9%, rispetto al dato provinciale, mentre per quanto concerne le famiglie consumatrici quest’ultimo (40,4%) appare di gran lunga superiore, di quasi 17 punti percentuali, al dato medio nazionale che risulta pari al 23,7%. Tabella 15

Composizione degli impieghi suddivisi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2007 Valori percentuali

Anni Imprese Famiglie consumatrici Altri comparti Totale

2008 50,0 40,4 9,6 100,0 2007 55,5 40,9 3,6 100,0

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Cosenza

Imprese 50,0%Famiglie

40,4%

Altri settori 9,6%

Anni Imprese Famiglie consumatrici Altri comparti Totale

2008 50,0 40,4 9,6 100,0 2006 50,7 38,9 10,4 100,0 2005 41,8 32,8 25,5 100,0 2004 53,3 37,5 9,2 100,0 2003 54,7 37,5 7,9 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Grafico 9 Composizione percentuale degli impieghi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza e in Italia Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Considerando l’intero periodo di osservazione, complessivamente dal 2003 al

2008, si registra un incremento del 31,3% degli finanziamenti bancari erogati alle imprese. In particolare, si segnala una diminuzione del 4,7% nel 2005, e nell’ultimo anno analizzato (2008) di 3,8 punti percentuali, in quest’ultimo caso, in controtendenza al dato medio nazionale che vede un incremento degli impieghi pari al 6%. Occorre rilevare che rispetto al 2007 si è verificato un forte rallentamento dei prestiti concessi alle imprese cosentine, considerando che in tale periodo questi hanno, invece, registrato un aumento consistente, pari al 17,5%.

Italia

Imprese 60,9%

Famiglie 23,7%

Altri settori 15,4%

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Il sistema del credito

Tabella 16 Variazione degli impieghi suddivisi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza e in Italia Anni 2007-2008 Valori percentuali (*)

Settori Var. % 2007/2008 Italia Cosenza

Imprese 6,0 -3,8 Famiglie 1,0 5,4 Altri settori 3,0 183,1 Totale 4,3 6,7 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Analizzando la dinamica degli impieghi medi per aziende è possibile capire il

volume medio di credito bancario a disposizione delle imprese. In particolare, dall’analisi dei dati si nota come le imprese cosentine abbiano utilizzato nel 2008 circa 55 mila euro, in linea con quanto avvenuto nell’intera regione (circa 54 mila euro). Rispetto all’intero Paese, con un valore pari a circa 180 mila euro, questo dato appare alquanto esiguo. Ciò a riprova delle condizioni delle imprese nella provincia cosentina: si tratta di imprese di piccole dimensioni che hanno bisogno, in media, di una quantità ridotta di capitali; presentano notevoli difficoltà di accesso al credito; generalmente preferiscono utilizzare il capitale proprio. In termini di variazione, in provincia, nel lungo periodo (2003-2008) c’è stato un incremento del 29,1%, un valore questo inferiore a quello calabrese, pari al 34,1% e a quello medio italiano, +37%. Nel 2008 rispetto al 2007 si registra una diminuzione del 6,1% a fronte di un leggero incremento della Regione (1,7%) e dell’Italia (3,2%).

Tabella 17 Impieghi medi per azienda nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2003-2007 Valori assoluti (in euro) e percentuali

Territorio 2003 2007 2008 Var. % 2003/2008

Var. % 2007/2008

Cosenza 42.862 58.906 55.324 29,1 -6,1 Calabria 40.665 53.634 54.541 34,1 1,7 Italia 130.828 173.653 179.174 37,0 3,2

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia e Infocamere.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

È utile, infine, analizzare l’andamento dei finanziamenti per cassa. Questa grandezza, non essendo influenzata dal livello delle sofferenze bancarie, consente di analizzare la durata temporale dell’erogazione creditizia.

Inoltre, l’analisi sulle dinamiche dei finanziamenti bancari a breve o a medio-lungo termine, è particolarmente importante per acquisire elementi utili sullo stato di salute del sistema economico locale; sul livello di fiducia delle banche stesse nonché sulle scelte di portafoglio e opportunità di finanziamento del sistema socio-imprenditoriale locale.

Tra il 2003 e il 2008 in provincia di Cosenza, i finanziamenti a breve termine hanno fatto registrare un notevole decremento (-14,4 punti) passando dal 45% del totale dei finanziamenti al 30,6%.

Tale decremento, seppur registratosi sia a livello regionale (-8,1 punti) che nazionale (-11,7 punti) per la provincia cosentina è stato molto più sensibile.

Nel 2008 si segnala un tendenziale aumento di questa tipologia di prestiti, sia in provincia, +1,8 punti, che in regione, +2,7 punti, a fronte di una leggere flessione registratasi a livello nazionale, -1,5 punti.

La diminuzione tendenziale dei finanziamenti per cassa a breve termine rappresenta un segnale dell’allungamento dell’orizzonte temporale del debito. Le imprese, infatti, negli ultimi anni hanno fatto maggiormente ricorso al credito a medio-lungo termine.

Tabella 18 Finanziamenti per cassa a breve termine nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2003-2008 Valori assoluti (in milioni di euro) e percentuali

Territorio V.A %

2003 2007 2008 Var. % 2003/2008

Var. % 2007/2008

Cosenza 949 1.072 1.216 28,1 13,4 Calabria 2.247 3.027 3.313 47,4 9,4 Italia 417.473 475.755 469.664 12,5 -1,3 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia

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Il sistema del credito

Tabella 19 Finanziamenti per cassa a breve termine nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia incidenza sul totale dei finanziamenti Anno 2008 Valori percentuali Territorio 2003 2007 2008 Var. 2003/2008 Var. 2007/2008

Cosenza 45,0 28,8 30,6 -14,4 1,8 Calabria 39,9 29,1 31,8 -8,1 2,7 Italia 47,7 37,5 36,0 -11,7 -1,5 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia IL LIVELLO DI RISCHIO: SOFFERENZE E CONCENTRAZIONE DEI FINANZIAMENTI

Nel corso degli ultimi anni in Italia, e nei maggiori paesi industrializzati, si è manifestato con forza il fenomeno delle sofferenze bancarie. Ciò a causa sia di fattori di natura congiunturale che di natura strutturale che hanno provocato gravi ripercussioni sul margine di intermediazione delle banche e sugli equilibri economici, patrimoniali e reddituali delle stesse. Secondo la definizione della Banca d’Italia con il termine sofferenze bancarie si deve intendere: ‹‹l’intera esposizione per cassa nei confronti di soggetti in stato di insolvenza, anche se non accertato giudizialmente, o in una situazione sostanzialmente equiparabile››. Bisogna precisare, inoltre, che la qualifica di un credito come sofferente risulta essere del tutto indipendente dall’esistenza di eventuali garanzie, reali o personali, fornite dal prenditore dei fondi, come tutela del credito ricevuto. Si prescinde, pertanto, da eventuali previsioni di perdite sui crediti formulate dall’intermediario bancario. Le sofferenze costituiscono un importante campanello di allarme del deterioramento del merito creditizio del portafogli prestiti delle banche.

Tuttavia, l’ingresso in sofferenza di un credito è un segnale di insolvenza più precoce e generico rispetto a quelli definiti dall’ordinamento giuridico (come ad esempio il fallimento). Ciò fa si che l’entità dei crediti in sofferenza possa essere caratterizzata da un elevato grado di discrezionalità da parte dell’intermediario, da cui può derivare una stima soggettiva della reale esposizione al rischio di credito del portafogli prestiti della banca. Il rapporto tra sofferenze ed impieghi, in particolare, rappresenta un utile indicatore per valutare la rischiosità insita nell’attività di prestito. L’analisi della qualità degli impieghi bancari, infatti, permette di spiegare le diversità relative alla disponibilità e al costo del credito bancario. La Centrale dei

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

rischi rileva tutte le posizioni di rischio delle banche (incluse le filiali italiane di banche estere, limitatamente al credito erogato ai soggetti residenti in Italia) per le quali l’importo accordato14 o utilizzato superi i 75.000 euro.

Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia a livello nazionale, nel quarto trimestre del 2008 è proseguito il peggioramento della qualità del credito. Il flusso di nuove sofferenze rettificate in rapporto ai prestiti è salito all’1,5 per cento (1,2 per cento nel terzo trimestre del 2008), il valore più alto dal 1999 se si esclude il picco del quarto trimestre del 2003 dovuto al fallimento del gruppo Parmalat . Gli ingressi in sofferenza sono stati più intensi per le imprese non finanziarie (2,0 per cento, contro l’1,5 del terzo trimestre), in particolare per quelle residenti nel Centro Nord. Il tasso d’insolvenza delle famiglie consumatrici, pur registrando un lieve aumento, si è mantenuto su valori storicamente bassi (1,0 per cento).15

La tendenza è stata confermata nel primo trimestre del 2009, quando il valore del flusso delle nuove sofferenze rettificate è stato di oltre 5 miliardi, pari, su base annua e al netto degli effetti stagionali, all’1,6 per cento dei prestiti non in sofferenza in essere alla fine del 2008. Tale rapporto era stato, nell’intero 2007, pari all’1,0 per cento; l’aumento è stato maggiore per le banche non appartenenti ai cinque maggiori gruppi Nello scorso anno il deterioramento della qualità del credito è stato più intenso per i prestiti concessi alle imprese rispetto a quelli erogati alle famiglie. I tassi di insolvenza sono cresciuti di più nel Centro Nord rispetto al Mezzogiorno, in ragione della maggiore presenza di imprese esportatrici, più colpite dalla crisi.16Dall’analisi del grafico e della tabella seguenti si possono osservare i dati delle sofferenze in Calabria e in particolare nella provincia cosentina a partire dal 2003.

14 L’importo accordato rappresenta l’ammontare del credito direttamente utilizzabile dal cliente in quanto riveniente da un contratto perfezionato e pienamente efficace. L’utilizzato, invece, rappresenta l’ammontare del credito effettivamente erogato al cliente. 15 Banca D’Italia: Bollettino Economico n. 56, aprile 2009 16 Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 2008, maggio 2009

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Il sistema del credito

200

300

400

500

600

700

800

900

2003 2004 2005 2006 2007 2008500700

9001.1001.300

1.5001.700

1.9002.100

Cosenza Calabria

Grafico 10

Andamento delle sofferenze bancarie in Calabria e in provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti (in milioni di euro)

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Come si nota, i prestiti in sofferenza, nel territorio provinciale, dal 2003 al

2004, hanno subito un aumento fino a toccare il valore di 815 milioni di euro per diminuire, drasticamente nel 200517 (375 milioni) del 54%, e mantenersi più o meno sulla stessa soglia anche nel 2006 (359 milioni di euro). Nel 2007 il livello delle sofferenze, è tornato ad aumentare del 5%, raggiungendo i 377 milioni di euro, per poi diminuire nel corso del 2008 di 4,5 punti percentuali attestandosi a 360 milioni di euro, ossia il valore più elevato, pari al 36,1% del totale regionale, rispetto a tutte le altre province calabresi. Il livello di prestiti in sofferenza più basso si registra nella provincia di Vibo Valentia: 77 milioni di euro, il 7,7% del totale regionale, e con incremento rispetto all’anno precedente del 22,2%. Anche Crotone con una quota pari all’11,3% segna un incremento del 5,6% portandosi a 113 milioni di euro. Consistenze maggiori si riscontrano nella provincia reggina con 255 milioni, pari al 25,6% del valore complessivo regionale e con una flessione

17 La drastica riduzione delle sofferenze registratasi nel 2005 “… è ascrivibile alle operazioni di cartolarizzazione e da cessioni pro-soluto di crediti inesigibili, dell’importo di quasi 1,3 miliardi di euro. La consistenza delle partite incagliate in rapporto ai prestiti è lievemente diminuita dal 3,9 al 3,2 per cento.” Fonte: Banca D’Italia, Note sull’andamento dell’economia della Calabria nel 2005, Catanzaro, 2006

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Cosenza 36,1%

Catanzaro19,2%

Reggio Calabria25,6%

Crotone 11,3%

Vibo Valentia 7,7%

del 4,1%, e in quella catanzarese con 191 milioni, pari al 19,2% del totale, e con un calo rispetto al periodo precedente, del 6,4%.

Grafico 11

Quote delle sofferenze bancarie delle province sul totale regionale Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 20 Andamento delle sofferenze bancarie nelle province calabresi Anni 2003-2007 Valori assoluti (in milioni di euro) e percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Var % 2007/2008

Cosenza 791 815 375 359 377 360 -4,5 Catanzaro 322 335 175 198 204 191 -6,4 Reggio Calabria 490 532 275 292 266 255 -4,1 Crotone 125 172 82 97 107 113 5,6 Vibo Valentia 114 124 64 65 63 77 22,2 Calabria 1.842 1.978 971 1.010 1.018 996 -2,2 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

-4,5-6,4

-4,1

5,6

22,2

-2,2

-10,0

-5,0

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

Cosenza Catanzaro ReggioCalabria

Crotone ViboValentia

Calabria

Grafico 12 Andamento delle sofferenze bancarie nelle province calabresi Anni 2007-2008 Variazioni percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica

La tabella seguente mostra la dinamica del rapporto tra sofferenze ed impieghi.

Il rapporto tra sofferenze ed impieghi, come detto, può essere considerato un utile indicatore per valutare la rischiosità innata nell’attività di prestito. L’analisi della qualità degli impieghi bancari, infatti, permette di spiegare le diversità relative alla disponibilità e al costo del credito bancario.

Tabella 21 Rapporto sofferenze-impieghi nelle province calabresi e in Italia Anni 2003-2008 Valori percentuali

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Cosenza 18,4 17,0 6,4 6,7 6,5 5,8 Catanzaro 13,6 13,2 6,6 6,5 6,1 5,6 Reggio Calabria 19,8 19,3 10,0 8,6 7,1 6,5 Crotone 11,5 14,3 6,7 7,3 7,2 7,5 Vibo Valentia 16,8 16,1 7,9 7,1 6,2 6,9 Calabria 16,9 16,4 7,3 7,2 6,6 6,2 Nord-Ovest 2,7 2,7 2,2 2,1 1,9 1,8

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

7,56,9

6,55,8 5,6

6,2

1,82,5

3,1

4,3

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

Cro

tone

Vibo

V.

Reg

gio

C.

Cos

enza

Cat

anza

ro

Cal

abria

Nor

d-O

vest

Nor

d-Es

t

Cen

tro

Sud

e Is

ole

Valore medioItalia = 2,7

Province 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Nord-Est 3,2 3,3 2,6 2,5 2,4 2,5 Centro 5,2 5,3 4,6 4,4 3,9 3,1 Sud e Isole 11,7 11,2 7,7 6,9 6,2 4,3 Italia 4,6 4,7 3,6 3,4 3,1 2,7 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

Nel 2008 spetta a Crotone il più alto livello di rischiosità del credito con un

indice sofferenze/impieghi pari al 7,5%, seguono Vibo Valentia e Reggio Calabria rispettivamente con il 6,9 e 6,5 per cento, mentre a Cosenza e Catanzaro si riscontrano i valori più bassi, il 5,8% e il 5,6%. Tali valori risultano comunque abbastanza elevati se confrontati con quelli rilevati nelle altre aree del paese: in Italia il valore medio è pari al 2,7%, mentre nelle aree del Nord risulta ancora più contenuto, l’1,8% del Nord-Ovest e il 2,5% nel Nord-Est.

Grafico 13 Rapporto sofferenze-impieghi nelle province calabresi e in Italia Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

È importante evidenziare che la drastica riduzione delle sofferenze registratasi nel 2005 dipende dalle numerose operazioni di cartolarizzazione18 e di cessioni pro-soluto di crediti inesigibili, dell’importo di quasi 1,3 miliardi di euro. In Calabria, solo nel 2005, il flusso di crediti in sofferenza oggetto di cartolarizzazione è stato pari a 281 milioni di euro. Dato che la cartolarizzazione contribuisce a migliorare l’andamento delle sofferenze bancarie, l’indicatore sofferenze su impieghi, potrebbe non essere completamente adeguato a rappresentare la rischiosità di un determinato sistema locale. Per questo motivo è utile esaminare il tasso di decadimento dei finanziamenti per cassa del settore imprese. Tale indicatore tiene conto dei flussi originatisi in un determinato periodo e non della consistenza (o stock) di sofferenze pregresse. In questo modo vengono eliminati gli effetti “distorsivi”. L’indicatore in questione mette in relazione i flussi delle nuove sofferenze originatesi in un dato trimestre rispetto ai crediti complessivi censiti nel trimestre precedente. Come si nota dalla tabella seguente, nel 2008 il tasso di decadimento trimestrale delle imprese è cresciuto nell’intero Paese, circa dello 0,4%, mentre in Calabria e nella provincia cosentina dello 0,7%, un tasso, questo, quasi doppio rispetto all’Italia. Il peggioramento si è intensificato soprattutto nel IV trimestre: nella provincia Cosentina l’indicatore si attestato all’1,3% e in Calabria all’1,2% a fronte dello 0,6% della media italiana.

Più in generale possiamo affermare che questo divario può essere letto come un sintomo del peggioramento della situazione dei prenditori e di una difficoltà superiore del sistema bancario di recuperare i fondi dati a prestito.

18 La cartolarizzazione consiste nella cessione di credito o di altre attività finanziarie non negoziabili capaci di generare flussi di cassa pluriennali e nella loro conversione in titoli negoziabili sui mercati. Con l’emanazione della legge n.130 del 30 aprile 1999, la cartolarizzazione è entrata a pieno titolo in Italia tra le tecniche di finanziamento alternative all’indebitamento e al ricorso ai mezzi propri. Per ulteriori approfondimenti Cfr: Gli strumenti e i servizi finanziari, Fabrizi, Forestieri e Mottura (a cura di), EGEA, 2000, Milano.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 22 Tasso di decadimento trimestrale dei finanziamenti per cassa delle imprese nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2005-2008 Valori percentuali

Territorio 2005 2006 2007 2008

Trimestri 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4 1 2 3 4

Cosenza 0,7 0,5 0,6 0,8 0,6 0,7 0,4 0,6 0,8 0,5 0,5 0,6 0,5 0,5 0,4 1,3 Calabria 0,7 0,7 0,6 0,8 1,0 0,4 0,5 1,0 0,6 0,5 0,3 0,6 0,6 0,5 0,4 1,2 Italia 0,3 0,3 0,3 0,4 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,3 0,6 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica. Tabella 23 Tasso di decadimento medio annuale di finanziamenti per cassa delle imprese nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2005-2008 Valori percentuali

Territorio 2005 2006 2007 2008 Var. media 2005/2008

Cosenza 0,7 0,6 0,6 0,7 0,6 Calabria 0,7 0,7 0,5 0,7 0,7 Italia 0,3 0,3 0,3 0,4 0,3 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

Dall’analisi della concentrazione del credito tra pochi prenditori, inoltre, è possibile capire ulteriormente il grado di rischio all’interno del sistema creditizio locale. Infatti, il grado di concentrazione del portafoglio prestiti della banche in mano a un numero contenuto di soggetti affidatari, indica la propensione delle banche alla diversificazione del rischio di credito.

A tal proposito, la tabella successiva ci mostra la situazione cosentina nonché quella della regione e dell’intero Paese. A Cosenza, nel 2008, è attribuibile ai primi 20 affidati il 20,7% del totale dei finanziamenti per cassa provinciali. Questo dato, risulta superiore a quello complessivo regionale (14,8%), e molto più elevato di quello medio nazionale (9,1%).

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Il sistema del credito

Tabella 24 Finanziamenti per cassa ai principali 20 affidati nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2003-2008 Valori assoluti (in milioni di euro) e percentuali

Territorio Finanziamenti ai principali 20 affidati Incidenza sul totale dei finanziamenti bancari 2003 2008 Var. (%) 2003 2008 Diff.

Cosenza 436 841 92,9 20,7 20,7 - Calabria 999 1.590 59,2 17,7 14,8 -2,9 Italia 92.647 120.522 30,1 10,6 9,1 -1,5 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

Tabella 25 Finanziamenti per cassa ai principali 20 affidati nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2007-2008 Valori assoluti (in milioni di euro) e percentuali

Territorio Finanziamenti ai principali 20 affidati Incidenza sul totale dei finanziamenti bancari 2007 2008 Var. (%) 2007 2008 Diff.

Cosenza 637 841 32,0 17,1 20,7 3,6 Calabria 1.626 1.590 -2,2 15,7 14,8 -0,9 Italia 110.284 120.522 9,3 8,7 9,1 0,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

La situazione rimane invariata se si amplia il raggio di osservazione ai primi

cinquanta affidati. Nella provincia, in particolare, la percentuale di concentrazione dei prestiti bancari, ammonta al 25,5%, in leggera salita rispetto al 2007, +2,8 punti. Nonostante rispetto al 2003 la percentuale si è ridotta di 3,6 punti, il suo livello elevato ci indica che quote importanti dei finanziamenti totali concessi è concentrato in un gruppo ristretto di prenditori. Un grado di concentrazione quello della provincia cosentina, superiore a quella medio regionale, pari al 19,8%, e a quello nazionale che si attesta su percentuali ancora più ridotte, il 13,4%.

Da un’altra prospettiva l’evidenza di una più elevata concentrazione dei portafogli, confermata dall’evoluzione della quota dei finanziamenti indirizzati ai maggiori affidati può essere indicativa della volontà delle banche di consolidare le relazioni di clientela anche con i prenditori di maggiori dimensioni, attraverso una selezione dei rapporti e l’ampliamento degli interventi creditizi. Questa scelta sembra avvalorata anche dalla costante riduzione dei fenomeni di pluriaffidamento.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 26 Finanziamenti per cassa ai principali 50 affidati nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2003-2007 Valori assoluti (in milioni di euro) e percentuali

Territorio Finanziamenti ai principali 50 affidati Incidenza sul totale dei finanziamenti bancari 2003 2008 Var. (%) 2003 2008 Diff.

Cosenza 613 1.038 69,3 29,1 25,5 -3,6 Calabria 1.285 2.130 65,8 22,8 19,8 -3,0 Italia 138.491 177.052 27,8 15,8 13,4 -2,4 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica. Tabella 27 Finanziamenti per cassa ai principali 50 affidati nella provincia di Cosenza, in Calabria e in Italia Anni 2003-2007 Valori assoluti (in milioni di euro) e percentuali

Territorio Finanziamenti ai principali 50 affidati Incidenza sul totale dei finanziamenti bancari 2007 2008 Var. (%) 2007 2008 Diff.

Cosenza 846 1.038 22,7 22,7 25,5 2,8 Calabria 2.089 2.130 2,0 20,2 19,8 -0,4 Italia 163.721 177.052 8,1 12,9 13,4 0,5 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica. L’ACCESSO AL CREDITO E IL RAZIONAMENTO

È noto che un più elevato rischio di credito può riflettersi sia in un maggiore costo dei finanziamenti, sia in una minore disponibilità degli stessi: la teoria economica ha dimostrato come la reazione del sistema bancario al rischio di credito può essere quella di razionare la clientela richiedente attraverso una limitazione della quantità disponibile, piuttosto che aumentare il tasso d’interesse applicato.

È altrettanto noto che una misurazione diretta del razionamento del credito è impossibile poiché i dati consentono di osservare solo i volumi effettivi e non la quantità di credito domandata dalle imprese: un eventuale eccesso di domanda non è quindi rilevabile direttamente dall’osservazione empirica. Occorre utilizzare degli indicatori indiretti. Uno di questi è il rapporto tra credito utilizzato e accordato. Il rapporto misura la quota del prestito accordato dalle banche ed effettivamente utilizzato dai prenditori. Tale rapporto viene utilizzato come proxy

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Il sistema del credito

(anche se non molto perfetta) del grado di razionamento del credito ovvero dell’abbondanza o della scarsità di risorse erogate rispetto al fabbisogno presunto.

In altri termini, tanto più ci si avvicina al pieno utilizzo, tanto più potranno ritenersi “razionati” i prenditori. In termini più prudenziali si può affermare che un livello elevato di questo rapporto segnala una situazione di maggiore tensione tra domanda e offerta di credito. I dati riportati nei prospetti seguenti forniscono alcune indicazioni importanti a riguardo. In Calabria e nella provincia di Cosenza, i valori del rapporto tra credito utilizzato e accordato, sono, per tutti gli anni considerati (2003-2008), più elevati rispetto all’intero territorio nazionale. Le tendenze dell’ultimo anno analizzato (2008) evidenziano per la provincia un valore pari al 77,6%, in aumento di oltre 3 punti percentuali in confronto al 2007; un valore, questo, vicino a quello medio regionale, il 76,9%, anch’esso in salita di 2,4 punti, ma superiore di ben 6,8 punti rispetto a quello medio nazionale, che risulta essere pari al 70,8%. Si può affermare, quindi, seppure indirettamente, che i fenomeni di razionamento del credito appaiono più marcati in Calabria e in provincia di Cosenza piuttosto che nel resto del Paese. Tabella 28

Rapporto tra fido “utilizzato” e fido “accordato” dei finanziamenti per cassa Anni 2003-2008 Valori percentuali

Aree territoriali 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Cosenza 74,7 75,5 74,5 75,3 74,5 77,6 Calabria 76,7 76,7 75,2 74,3 74,5 76,9 Italia 67,7 66,6 67,0 67,8 68,9 70,8 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

64

69

74

79

Cosenza 74,7 75,5 74,5 75,3 74,5 77,6

Calabria 76,7 76,7 75,2 74,3 74,5 76,9

Italia 67,7 66,6 67,0 67,8 68,9 70,8

2003 2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 14 Rapporto tra fido “utilizzato” e fido “accordato” dei finanziamenti per cassa Anni 2003-2008 Valori percentuali Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica. I DEPOSITI BANCARI

I depositi bancari19rappresentano la materia prima dei processi produttivi

bancari. Rappresentano, infatti, la principale fase del processo di intermediazione nel credito. Consistono, in sintesi, nell’operazione di provvista fondi che le banche attuano direttamente con i clienti. Dipendono da diversi fattori: dal livello del reddito nazionale, dalla propensione al risparmio, dalla politica monetaria nonché dalla forza d’attrazione esercitata dalle banche. Ancora oggi, rappresentano la quota maggiore presente nel portafoglio finanziario delle famiglie italiane, soprattutto in quelle del Sud.

Riguardo la Calabria, nel corso del 2008, i depositi sono aumentati in tutte le province. In particolare, nel crotonese si è verificato l’aumento più consistente

19 I depositi comprendono: a) depositi a risparmio; b) certificati di deposito; c) buoni fruttiferi; d) conti correnti passivi.

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Il sistema del credito

(7,9%). Seguono Reggio Calabria (6,4%), Cosenza (3,6%) e Catanzaro (3,4%), mentre Vibo Valentia, registra l’incremento più contenuto, lo 0,8%.

Se si osserva il dato medio italiano, questo è risultato maggiormente positivo, ed esattamente il doppio di quello medio calabrese, il 9% a fronte del 4,5%.

Tabella 29 Depositi bancari per provincia Anni 2006-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro) e percentuali

Province 2006 2007 2008 Variazione % 2007/2008

Cosenza 3.693.682 3.716.573 3.850.512 3,6 Catanzaro 2.222.384 2.174.239 2.249.027 3,4 Reggio Calabria 2.664.648 2.713.652 2.886.530 6,4 Crotone 845.010 877.038 946.122 7,9 Vibo Valentia 740.681 744.357 750.655 0,8 Calabria 10.166.403 10.225.857 10.682.846 4,5 Italia 727.617.290 749.405.543 816.554.924 9,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia -– Base informativa pubblica.

Analizzando la quota dei depositi divisi per settore di attività economica nella

provincia di Cosenza, è possibile notare come la quota maggiore si concentra nel comparto delle famiglie consumatrici che, al 31 dicembre 2008, hanno in deposito oltre 2.822 milioni di euro, pari al 73,3% del totale, inoltre, rispetto al 2007 segnano un incremento consistente, pari al 9,6%. Gli altri comparti detengono percentuali inferiori, in particolare le imprese il 18,4% e il resto dei soggetti l’8,3%, quest’ultimi rispetto al periodo precedente registrano anche una flessione consistente, pari a 26,7 punti percentuali. Tabella 30 Depositi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti (in migliaia di euro)

Anni Imprese Famiglie Altri comparti Totale 2008 709.893 2.822.373 318.246 3.850.512 2007 708.131 2.574.419 434.023 3.716.573 2006 677.734 2.602.214 413.734 3.693.682 2005 701.676 2.478.961 445.533 3.626.170 2004 637.971 2.401.622 468.258 3.507.851

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Imprese18,4%

Famiglie73,3%

Altri comparti

8,3%

Anni Imprese Famiglie Altri comparti Totale 2008 709.893 2.822.373 318.246 3.850.512 2003 577.342 2.266.351 598.350 3.442.043 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 31 Composizione dei depositi suddivisi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori percentuali

Anni Imprese Famiglie Altri comparti Totale 2008 18,4 73,3 8,3 100,0 2007 19,1 69,3 11,7 100,0 2006 18,3 70,5 11,2 100,0 2005 19,4 68,4 12,3 100,0 2004 18,2 68,5 13,3 100,0 2003 16,8 65,8 17,4 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Grafico 15 Composizione percentuale dei depositi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

Tabella 32 Variazione dei depositi suddivisi per settore di attività economica della clientela della provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori percentuali (*)

Anni Imprese Famiglie Altri comparti Totale 2008 0,2 9,6 -26,7 3,6 2007 4,5 -1,1 4,9 0,6 2006 -3,4 5,0 -7,1 1,9 2005 10,0 3,2 -4,9 3,4 2004 10,5 6,0 -21,7 1,9 2003 - - - - (*) L’indice è a base mobile, ottenuto rapportando il numero di imprese di ogni anno su quello dell’anno precedente. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

LE DINAMICHE DEI TASSI DI INTERESSE Nel corso degli ultimi anni il sistema bancario nazionale ha subito profonde

trasformazioni. Queste hanno cambiato profondamente la geografia del credito. Ad oggi, infatti, esistono, a livello regionale, profonde differenze in relazione sia ai tassi d’interesse che alle condizioni di pagamento e di disponibilità del capitale di debito. In particolare, in relazione ai tassi a breve termine, nel corso degli ultimi anni si sono stati registrati rilevanti differenziali su scala provinciale. Il Nord evidenzia un trattamento costantemente più conveniente. Tale differenziale è attribuibile, tra gli altri fattori, alla diversità nel grado di rischio, ai tempi delle procedure di recupero e alla frammentazione dei rapporti creditizi. Nonostante l’aumento della concorrenza sul mercato del credito e il passaggio all’Euro abbiano contribuito al contenimento e alla stabilità dei tassi di interesse, ad oggi, le differenze più rilevanti nel trattamento applicato alle imprese meridionali rispetto a quelle del Centro-Nord riguardano i volumi di credito, più che i tassi. In particolare i tassi di interesse reali a breve termine si sono attestati, nel periodo considerato, tra lo zero e il 2,3%. Anche i tassi reali a lungo termine sono stati piuttosto contenuti, sia in confronto alle medie di lungo periodo, sia rispetto alla posizione delle economie nel ciclo.

In Calabria, nel periodo di osservazione 2004-2008 (si veda grafico seguente) i tassi d’interesse bancari attivi sui finanziamenti per cassa a breve termine applicati alla clientela, a partire dal 2005, seguono un trend crescente passando dal 4,8% al 7,1% del 2008, stesso andamento, anche se meno accentuato si verifica, per i saggi a medio-lungo termine, che si attestano al 6,1% contro il 5,3% del 2005.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

4,8%

6,4%

7,1%

6,1%

4,8%

6,8%

5,9%

5,5%5,3%

5,7%

4,5%

5,0%

5,5%

6,0%

6,5%

7,0%

2004 2005 2006 2007 2008

Breve termine Medio-lungo termine

Tabella 33 Tassi bancari attivi sui finanziamenti per cassa in Calabria Anni 2004-2007 Valori percentuali

Settori 2004 2005 2006 2007 2008 Tot. finanz. breve temine 4,8 4,8 6,4 6,8 7,1 Tot. finanz. medio termine 5,2 4,8 5,6 6,2 6,5 Tot. finanz. lungo termine 6,1 5,7 5,4 5,5 5,7

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Dal confronto con l’intero territorio italiano, se consideriamo i tassi a breve termine sulle operazioni in essere, nel 2008 in Calabria risultano pari al 9,45% a fronte del 7,30% del dato medio nazionale, dunque, si riscontra un differenziale di ben 2,15 punti, che è costantemente presente e non accenna a diminuire per l’intero periodo esaminato (2004-2008).

Grafico 16 Tassi bancari attivi sui finanziamenti per cassa in Calabria Anni 2004-2007 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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Il sistema del credito

Tabella 34 Tassi bancari attivi sui finanziamenti a breve termine in Calabria e in Italia (operazioni in essere)* Anni 2004-2008 Valori percentuali

Periodo di rilevazione Calabria Italia 31/12/2008 9,45 7,30 30/09/2008 9,60 7,33 30/06/2008 9,32 7,19 31/03/2008 9,27 7,12 31/12/2007 9,37 7,15 30/09/2007 9,16 6,83 30/06/2007 8,88 6,63 31/03/2007 9,04 6,55 31/12/2006 9,15 6,43 30/09/2006 9,07 6,19 30/06/2006 9,02 6,09 31/03/2006 9,33 6,06 31/12/2005 8,82 5,82 30/09/2005 8,23 5,77 30/06/2005 8,17 5,81 31/03/2005 8,84 5,93 31/12/2004 8,19 6,02 30/09/2004 8,19 5,98 30/06/2004 8,38 5,90 31/03/2004 8,04 5,95

(*) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

5,005,50

6,006,507,007,50

8,008,509,00

9,5010,00

Calabria Italia

Grafico 17

Tassi bancari attivi sui finanziamenti a breve termine in Calabria e in Italia (operazioni in essere)* Anni 2004-2007 Valori percentuali

(*) Dati riferiti ai rischi autoliquidanti e ai rischi a revoca. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Si è visto che riguardo il costo del denaro ed in special modo per i tassi di

interesse a breve termine applicati dalle banche permangono delle rilevanti differenze tra le diverse aree del paese maggiormente favorevoli per le regioni del nord. Gli ultimi dati di Banca d’Italia relativi al IV trimestre 2008 sembrano confermare tale tendenza: nella provincia cosentina il tasso di interesse medio sui finanziamenti per cassa è pari al 7,6% di poco inferiore all’8% del tasso medio regionale e con differenziale rispetto al dato medio nazionale pari a quasi un punto percentuale (0,8%). Tale differenziale tende ad allargarsi se confrontato con le aree del Nord del Paese: nel Nord-Est i tassi medi applicati dal sistema creditizio si attestano al 6,6% e nelle regioni del Nord-Ovest al 6,7%.

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163

Il sistema del credito

7,6

8,0

6,66,7

6,9

7,67,4

6,8

6,0

6,5

7,0

7,5

8,0

8,5

Cos

enza

Cal

abria

Italia

Nor

d-O

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enta

le

Italia

Nor

d-O

rient

ale

Italia

Cen

trale

Italia

Mer

idio

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Italia

Insu

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Tota

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azio

nale

Tabella 35 Tassi bancari attivi sui finanziamenti per cassa in provincia di Cosenza, Calabria e resto d’Italia Anno 2008 Valori percentuali

Aree

Tipologia operazione Differ. dato

medio Italia

Rischi autoliq.

Rischi a scadenza

Rischi a revoca

Valore medio tasso

Cosenza 7,60 5,76 9,46 7,6 0,8 Calabria 7,72 5,90 10,49 8,0 1,2 Italia Nord-Occidentale 6,32 5,83 7,60 6,6 -0,2 Italia Nord-Orientale 6,17 5,79 8,27 6,7 -0,1 Italia Centrale 6,64 5,69 8,26 6,9 0,0 Italia Meridionale 7,10 6,03 9,80 7,6 0,8 Italia Insulare 7,42 5,98 8,79 7,4 0,6 Totale Nazionale 6,44 5,81 8,20 6,8 -

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Grafico 18 Tassi bancari attivi sui finanziamenti per cassa in Calabria, Cosenza e resto d’Italia Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Il differenziale nel costo dei prestiti può essere imputato a diverse ragioni. La prima ragione può essere ricercata nella struttura del sistema creditizio meridionale.

Un grado di concentrazione più elevato, infatti, può ridurre la concorrenza e consentire la fissazione di tassi più elevati. Il sistema creditizio meridionale si presenta storicamente più concentrato rispetto a quello del Centro-Nord: alcuni studi evidenziano, infatti, come già dai primi anni ’40 (e perlomeno fino ai primi anni Novanta) il sistema bancario meridionale fosse caratterizzato da un grado di concentrazione relativamente elevato20. In effetti nel Mezzogiorno due grandi banche locali (Banco di Napoli e Banco di Sicilia) hanno a lungo detenuto una larga quota di mercato; esisteva, nelle quote residue, un’elevata frammentazione dell’offerta, costituita da piccole banche locali non in grado di operare, data la modesta dimensione, in maniera efficiente. Ciò non ha favorito le pressioni al ribasso dei tassi. Una seconda ragione può essere fatta risalire alla rischiosità dei prestiti: un indice di rischio maggiore determina un livello di tassi attivi più elevati.

In questo contesto il termine “rischiosità” può essere inteso in un’eccezione ampia come rischio dell’attività d’impresa oppure, in senso più specifico, come rischio del prestito stesso, il cui indice è dato dal rapporto tra sofferenze e impieghi.

La terza causa, infine, può essere ricercata nel livello medio dei costi sostenuti dalle aziende di credito: maggiori costi operativi dell’attività bancaria tendono a determinare tassi comparativamente più elevati. I maggiori costi diretti o, alternativamente, la minore produttività, delle banche meridionali andrebbero, dunque, a spiegare l’esistenza di un margine di intermediazione superiore rispetto a quello medio nazionale.

In sintesi, si può affermare che, le banche sono consapevoli che al Sud un prestito ha maggiori probabilità di non essere onorato, che il rendimento degli investimenti delle imprese è minore, che c’è una maggiore presenza della rischiosità. Tutto ciò impone un “premio per il rischio” a loro favore, che si traduce in una richiesta di tassi più elevati sui prestiti. Ciò, naturalmente, contribuisce a scoraggiare progetti e idee pur potenzialmente di successo. Insomma, un circolo vizioso che sicuramente è di ostacolo allo sviluppo delle aree del Sud Italia e dunque della provincia cosentina.

20 Cfr. D’Onofrio P., Pepe R. (1990), “Le strutture creditizie del Mezzogiorno”, in G. Galli, a cura di, Il sistema finanziario del Mezzogiorno, Banca d’Italia, Roma.

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Il sistema del credito

IL LIVELLO DI BANCARIZZAZIONE E DI INTERMEDIAZIONE È oramai noto che gli indici di bancarizzazione permettono di valutare se il sistema

bancario, da un punto di vista dimensionale, ha raggiunto un punto di equilibrio, se esistono ancora spazi di crescita, se è necessario un suo ridimensionamento. Ciò in considerazione del fatto che un corretto dimensionamento del sistema bancario influisce sulle dinamiche delle performance delle banche.

Il semplice numero delle banche, tuttavia, non è un indicatore adatto per valutare la bancarizzazione di una economia, infatti, un vero indicatore di bancarizzazione del Paese è rappresentato dal rapporto tra sportelli bancari e popolazione. Dal 2000 in poi, in particolare, la struttura del sistema bancario calabrese è stata influenzata da ciò che è accaduto in tutto il contesto nazionale ed internazionale. La struttura creditizia cosentina, infatti, non si è sottratta ai processi di ristrutturazione e razionalizzazione che hanno interessato l’intero sistema finanziario21. Nel periodo considerato, quindi, il numero di banche attive nella provincia di Cosenza è diminuito del 35,7%, mentre è aumentato del 18,1% il numero degli sportelli. Tale andamento, naturalmente, si è verificato per l’intera regione calabrese.

Tra il 2003 e il 2008, invece, è possibile osservare un periodo di stabilizzazione. Il numero delle banche attive nella provincia di Cosenza, infatti, è rimasto fermo a 10 unità, pari al 50% del totale banche presenti in Calabria, mentre il numero degli sportelli è aumentato del 12,1%, passando da 189 a 212. Anche nell’intera regione la situazione appare stabile, al 2008 gli istituti di credito con sede amministrativa nel territorio calabrese sono in totale 20, nel 2003 erano pari a 21, mentre il numero di sportelli aumenta del 5,7% passando da 507 a 536.

Per quanto riguarda invece il numero di comuni serviti da dipendenze si può notare una lieve diminuzione sia in Calabria che nella provincia cosentina. In

21 Banca d’Italia, L’economia della Calabria nel 2008, Catanzaro, 2009 “A seguito delle operazioni di fusione e acquisizione del biennio precedente, nel 2008 il livello di concentrazione del mercato del credito in Calabria è aumentato. La quota di credito erogato da intermediari appartenenti ai primi sei gruppi bancari è cresciuta al 69,9 per cento (62,6 nel 2006), per effetto delle acquisizioni di gruppi bancari di media dimensione. Analogamente, la quota di depositi dei primi sei gruppi bancari è aumentata al 73,3 per cento nel 2008 (68,1 nel 2006), contestualmente a una riduzione della quota relativa agli intermediari non appartenenti a gruppi bancari”.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Calabria, in particolare, il numero di comuni serviti da sportelli è passato da 198 del 2003 a 191 nel 2008, mentre nella provincia di Cosenza, da 74 a 71.

Tabella 36 Banche e sportelli nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Indicatori 2003 2007 2008

Comuni serviti da banche 74 71 71 Numero di aziende per sede amministrativa 10 10 10 Sportelli 189 206 212 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 37 Banche e sportelli in Calabria Anni 2003-2007 Valori assoluti e percentuali

Indicatori 2003 2007 2008 Comuni serviti da banche 198 193 191 Numero di aziende per sede amministrativa 21 20 20 Sportelli 507 534 536 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 38 Banche e sportelli in Italia Anni 2003-2007 Valori assoluti e percentuali

Indicatori 2003 2007 2008 Comuni serviti da banche 5.927 5.913 5.922 Numero di aziende per sede amministrativa 789 806 799 Sportelli 30.502 33.225 34.139 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

In termini di presenza relativa spetta alla provincia di Crotone con il 59,3% il

numero maggiore di comuni con dipendenze e sportelli bancari, mentre la quota minore si riscontra nella provincia di Vibo Valentia con il 40% del totale. Cosenza

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Il sistema del credito

si pone al penultimo posto con il 45,8% di comuni serviti da banche, dopo Catanzaro (47,5%) e Reggio Calabria (47,4%). Confrontando questi dati con quello medio nazionale si nota un certo distacco, quest’ultimo, infatti, risulta molto più elevato, attestandosi al 73,1%.

Tabella 39

Comuni serviti da banche nelle province calabresi e in Italia Anno 2008 Valori assoluti e percentuali

Aree Numero totale comuni - 2008

N. Comuni serviti da banche % Comuni serviti da banche/ Totale comuni

2007 2008 2007 2008 Cosenza 155 71 71 45,8 45,8 Catanzaro 80 39 38 48,8 47,5 Reggio C. 97 46 46 47,4 47,4 Crotone 27 17 16 63,0 59,3 Vibo V. 50 20 20 40,0 40,0 Calabria 409 193 191 47,2 46,7 Italia 8.100 5.913 5.922 73,0 73,1

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica e Istat.

Un altro utile indicatore per misurare il livello di bancarizzazione è dato dal numero di dipendenze o sportelli bancari in rapporto alla popolazione residente.

Anche in questo caso dal confronto con il dato medio italiano emerge che tutte le province calabresi presentano dei livelli molto più contenuti. Cosenza nella graduatoria regionale è in testa con 29 sportelli ogni 100.000 abitanti, seguita subito dopo da Catanzaro con 28, mentre in coda troviamo Crotone con 21 unità. In Italia invece si riscontra un valore medio molto più elevato e più che doppio rispetto al dato calabrese, pari a 59 unità ogni 100.000 abitanti.

Tabella 40

Numero sportelli bancari per ogni 100.000 abitanti nelle province calabresi e in Italia Anno 2008 Valori assoluti

Area geografica N. sportelli/100mila abitanti Cosenza 29 Catanzaro 28 Reggio C. 25 Crotone 21 Vibo V. 25 Italia 59

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tale dato, messo in relazione con quello riguardante il numero di sportelli per ogni miliardo di impieghi (per Cosenza pari a 34,4 e per la Calabria 33,2), e confrontato con la media del Paese (21,8), mostra una minore concentrazione del settore creditizio regionale e provinciale.

Tabella 41

Numero sportelli bancari per ogni miliardo di euro di impieghi nelle province calabresi e in Italia Anno 2007-2008 Valori assoluti

Province Numero sportelli - 2008 Impieghi*- 2008

N. sportelli/impieghi

2007

N. sportelli/impieghi

2008 Cosenza 212 6.154.904 35,7 34,4 Catanzaro 103 3.408.470 31,5 30,2 Reggio Calabria 142 3.905.108 38,1 36,4 Crotone 37 1.512.162 25,7 24,5 Vibo Valentia 42 1.108.865 41,2 37,9 Calabria 536 16.161.508 34,8 33,2 Italia 34.139 1.565.304.415 22,1 21,8

(*) In migliaia di euro. Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

All’inizio del presente capitolo, si è messo in evidenza che sia la teoria economica che l’esperienza storica riconoscono alle banche che operano nelle comunità locali un ruolo particolarmente importante per la crescita dell’economia e della società civile. La conoscenza del territorio e la vicinanza agli operatori economici consentono di abbattere i costi connessi con la valutazione del merito di credito e con la gestione degli affidamenti. In questo modo si rende possibile l’accesso ai finanziamenti bancari da parte di categorie di clientela che altrimenti ne resterebbero escluse. Nel nostro Paese, del resto, l’importanza dell’articolazione a livello locale del sistema creditizio risulta accentuata dalla struttura produttiva dell’economia, caratterizzata dalla presenza di una miriade di imprese di medie e piccole dimensioni. Il localismo, infatti, è uno dei caratteri che contraddistinguono le BCC. Queste sono diffuse su tutto il territorio nazionale attraverso una rete estremamente articolata: sono oltre 5 mila i Comuni nel cui territorio le Banche di Credito Cooperativo operano. Per quanto riguarda la nostra regione, in particolare, è possibile notare come nel corso del 2008 rispetto al 2003 il numero di comuni serviti da BCC è diminuito di 7 unità e di 3 nel territorio provinciale. Il numero di aziende per sede amministrativa è rimasto costante, nella regione al 2008 operano complessivamente 18 banche una in meno rispetto al 2003, mentre in provincia

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Il sistema del credito

sono in totale 9 non registrandosi alcuna diminuzione. Riguardo la presenza di dipendenze, in Calabria si contano in totale 92 sportelli, il 17,2% dell’intero sistema creditizio operante in regione e con un aumento dal 2003 di 10 unità. In provincia di Cosenza ne sono presenti 51, che rappresentano oltre la metà di quelli presenti nell’intera regione, e il 24,1% del totale provinciale. Rispetto al 2003 aumentano di 7unità.

Tabella 42 Banche di credito cooperativo e sportelli in Calabria Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Indicatori 2003 2007 2008 Comuni serviti da banche 198 193 191 Numero di aziende per sede amministrativa 19 18 18 Sportelli 82 90 92 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 43 Banche di credito cooperativo e sportelli nella provincia di Cosenza Anni 2003-2008 Valori assoluti e percentuali

Indicatori 2003 2007 2008 Comuni serviti da banche 74 71 71 Numero di aziende per sede amministrativa 9 9 9 Sportelli 44 49 51 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

Tabella 44 Incidenza sul totale del numero sportelli banche di credito cooperativo e sportelli in Calabria e in provincia di Cosenza e in Italia Anno 2008 Valori assoluti e percentuali

Territori Numero totale sportelli Numero sportelli BCC % Cosenza 212 51 24,1 Calabria 536 92 17,2 Italia 34.139 4.109 12,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 45 Tipologie di banche per forma giuridica in provincia di Cosenza Anno 2008 Valori assoluti e percentuali

Tipologia Sedi amministrative Sportelli Incidenza % sportelli Banche di Credito Cooperativo 9 51 24,2

Banche S.P.A. 1 153 72,5 Banche popolari cooperative 0 7 3,3

Totale 10 211 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia – Base informativa pubblica.

IL LIVELLO INTERMEDIAZIONE: RAPPORTO IMPIEGHI/DEPOSITI

Un interessante indicatore della capacità del sistema bancario di sostenere lo sviluppo di un territorio è rappresentato dal rapporto prestiti/raccolta. Il rapporto consente infatti di avere una misura di quanto i risparmi raccolti nel territorio rientrino nel sistema attraverso le varie forme di impiego.

Analizzando l’andamento del rapporto impieghi/depositi su base regionale è possibile valutare l’impatto che l’ingresso sul mercato di nuovi operatori ha avuto sia sulla distribuzione dei flussi finanziari che sulla qualità del credito.

Tale indicatore, tuttavia, non includendo la raccolta obbligazionaria, è in grado di mostrare delle informazioni di tipo parziale. Pertanto è possibile affermare che a bassi valori del rapporto corrispondano impieghi esterni al mercato locale.

Osservando i valori assunti dall’indice di intermediazione nelle diverse province calabresi, si notano dei gap molto marcati se confrontati con il valore medio italiano. Nel 2008, la provincia di Cosenza e la provincia di Crotone entrambe con un indice pari al 159,8% presentano valori superiori al dato medio regionale (151,3%)

Seguono la provincia di Catanzaro (151,6%) e quella di Vibo Valentia (147,7%) e, infine, con il valore più contenuto Reggio Calabria (135,3%).

Queste percentuali, tuttavia, risultano molto distanti dal dato medio italiano che è pari al 191,7% e avvalorerebbero l’ipotesi che la Calabria costituisce un mercato di raccolta del risparmio che viene “dirottato” verso prenditori localizzati in altre aree del Paese.

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Il sistema del credito

Tabella 46

Indice di intermediazione nelle province calabresi e in Italia Anno 2007-2008 Valori assoluti (in migliaia) e percentuali

Aree geografiche Impieghi 2008 Depositi 2008

Rapporto % Impieghi/Depositi

2007

Rapporto % Impieghi/Depositi

2008 Cosenza 6.154.904 3.850.512 155,1 159,8 Catanzaro 3.408.470 2.249.027 153,2 151,6 Reggio Calabria 3.905.108 2.886.530 138,3 135,3 Crotone 1.512.162 946.122 168,7 159,8 Vibo Valentia 1.108.865 750.655 137,0 147,7 Calabria 16.161.508 10.682.846 150,1 151,3 Italia 1.565.304.415 816.554.924 200,2 191,7 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Banca d’Italia - Base informativa pubblica.

Il rapporto prestiti bancari su PIL costituisce un altro importante indicatore

del livello di intermediazione di un determinato sistema creditizio. Nella seconda parte degli anni Novanta, l’andamento dei prestiti bancari in rapporto al PIL nelle aree del Mezzogiorno è risultato in leggera flessione. Ciò a fronte di una rilevante dinamica positiva su base nazionale e, più ancora, nelle aree settentrionali del Paese. Dall’analisi del trend degli ultimi anni, si nota che nel confronto con le altre aree del paese le province calabresi presentano valori notevolmente inferiori.

Difatti, nel periodo di osservazione 2003-2008, l’indice in tutte le province calabresi nonostante la crescita, resta decisamente inferiore al dato medio nazionale.

Nel 2007 per la provincia cosentina il valore si attesta al 48,4% leggermente più elevato di quello medio regionale (46,2%) e a fronte di un valore complessivo nazionale superiore di quasi 50 punti, pari al 97,8%. Rispetto al 2006 dal confronto con le altre province calabresi emerge che questa segna l’incremento più contenuto, vale a dire 1,8 punti. La provincia di Crotone presenta invece l’indice più elevato, il 59% e anche l’incremento più consistente, 4,6 punti percentuali. Valori più bassi sono registrati dalla provincia di Vibo Valentia con il 37,7% e un incremento di 3,7 punti e Reggio Calabria con il 41,8% e un aumento del 3,7%.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

2006 46,6 44,1 38,8 54,4 34,0 40,1 92,8

2007 48,4 46,8 41,8 59,0 37,7 46,2 97,8

Cosenza Catanzaro Reggio Calabria

Crotone Vibo Valentia

Calabria Italia

Tabella 47 Prestiti bancari in percentuale del PIL delle province calabresi e dell’Italia Anni 2003-2007 Valori percentuali

Aree geografiche 2003 2004 2005 2006 2007 Diff.

2006/2007 Cosenza 41,1 44,2 52,8 46,6 48,4 1,8 Catanzaro 39,2 40,3 40,3 44,1 46,8 2,6 Crotone 47,2 49,5 50,1 54,4 59,0 4,6 Reggio Calabria 30,4 31,3 31,4 38,8 41,8 3,0 Vibo Valentia 27,5 30,3 31,1 34,0 37,7 3,7 Calabria 37,1 39,0 42,2 40,1 46,2 6,1 Italia 81,6 82,8 87,4 92,8 97,8 5,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat Unioncamere-Tagliacarne e Banca d’Italia - Base informativa pubblica.

Grafico 19 Prestiti bancari in percentuale del valore aggiunto delle province calabresi e dell’Italia Anni 2006-2007 Valori percentuali

Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Istat e Banca d’Italia - Base informativa pubblica.

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La congiuntura economica

La congiuntura economica IL QUADRO GENERALE

A causa della crisi internazionale, l’economia italiana ha registrato un calo del

PIL nel 2008 (-3%), che è proseguito a ritmi elevati anche nella prima parte del dell’anno in corso, diminuendo nel I trimestre 2009 del 2,6 per cento rispetto al trimestre precedente e del 6,0 per cento rispetto del primo trimestre del 2008.1

La brusca caduta del commercio estero e degli ordinativi avviatasi gia dall’autunno 2008 ha dapprima colpito l’industria; più gradualmente, hanno iniziato a ridursi anche i consumi delle famiglie. Stando ai risultati delle ultime rilevazioni congiunturali sulle imprese, nell’ultimo scorcio dell’anno, infatti, i principali indicatori congiunturali hanno davanti il segno negativo per l’intero aggregato delle PMI (-6,4% la produzione, -5,3% il fatturato e –7,2% gli ordinativi), ma sono soprattutto le piccole imprese e quelle artigiane a pagare il conto più salato della crisi economica. In rallentamento anche le esportazioni (-1,0%), mentre le regioni con le difficoltà più marcate sono quelle del Nord-Ovest. Situazione economica pesante soprattutto per le imprese artigiane del manifatturiero. I dati dei principali gli indicatori economici risultano decisamente negativi: -8,0% la produzione, –6,1% il fatturato e –7,6% gli ordinativi. Ancora positivo, ma in forte discesa l’export (0,5%). Più in generale sono soprattutto le aziende di piccole

1Istat- Conti economici trimestrali: I trimestre 2009 – Comunicato stampa, 12 Giugno 2009.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

dimensioni con meno di 50 addetti a lanciare forti segnali di crisi con un calo degli ordinativi del –7,3%, la produzione al –7,6 % e il fatturato, –5,9%.

Il calo tendenziale della produzione e del fatturato colpisce, anche se in misura minore, le aziende di più grande dimensione con 50-499 addetti (rispettivamente -4,9% e –4,6%); mentre non si discosta molto da quello delle piccole il dato sugli ordini (-7,0%) e risulta più marcato il calo delle esportazioni (-2,5%).

A livello territoriale, i risultati peggiori sono quelli del Nord-Ovest: -7,2 % la produzione, -6,8% il fatturato, -8,5 gli ordinativi. Negative anche le esportazioni (-1,8%). La crisi non risparmia, tuttavia, le altre regioni: l’attività produttiva è calata del 6,6% al Centro, del 5,7% al Sud e del 5,4% nel Nord-Est. In quest’ultima ripartizione ha ancora resistito in zona positiva solo l’export (+1,1%). La flessione dei dati di produzione e fatturato riguarda in maniera più accentuata l’industria dei metalli (-9,7% e –7,5%), il tessile-abbigliamento-calzature (-9,3% e –7,1%), il settore del legno e arredo ( -5,9% e -5,8%), l’industria chimica (-5,9 % e –6,3%), le industrie elettriche ed elettroniche (-5,1% e –4,1%) e, sebbene in misura minore, anche le industrie meccaniche e dei mezzi di trasporto con un –3,0% della produzione e un –2,8% del fatturato. Anche i risultati per le aziende dei comparti del cartario, editoria, oreficeria, giocattoli e altri beni per la persona e per la casa (classificati nell’indagine come “Altra industria”) registrano per l’ultimo trimestre dell’anno dati fortemente negativi (-9,0% della produzione e –7,4 % del fatturato).

Gli unici valori con segno positivo dell’ultimo periodo del 2008 arrivano dalla filiera dell’energia dove si registra un +4,2% della produzione e un +4,4% del fatturato. La profondità della crisi e la sua imprevedibile durata si rilevano in modo evidente dai dati relativi agli ordini, provenienti sia del mercato nazionale che dall’estero:–7,2% rispetto al corrispondente trimestre del 2007.

Le previsioni maggiormente negative sono quelle raccolte presso le imprese del Nord Ovest, per le quali il decremento degli ordinativi è del –8,5%. Non molto distanti, tuttavia, le previsione che provengono seguite da Nord Est (–7,0 %), Sud (–6%) e Centro(– 5%). Le esportazioni registrano un dato medio pari a -1,0 % nel IV trimestre, dove pesa il –2,5% delle imprese con oltre 50 dipendenti a fronte di un valore basso ma positivo delle imprese di più piccole dimensioni (+0,6%). Guardando alla ripartizione geografica le sole imprese che dichiarano un dato di export positivo sono quelle del Nord-Est (+1,1%). In calo le esportazioni di Centro (-2,8%), Nord-Ovest (-1,8 %) e Mezzogiorno (-1,7%). I settori che maggiormente perdono fatturato all’estero sono quelli del cartario, editoria, oreficeria, giocattoli e altri beni per la persona e per la casa - complessivamente considerati nella categoria “Altra industria” – fanno registrare un pesante –5,3%; seguono il legno-arredo (-4,6%), il tessile–abbigliamento-calzature (-3,5%) e le industrie elettriche ed

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La congiuntura economica

elettroniche (-2,7%). La tenuta più significativa riguarda, infine, le industrie dei metalli (+1,8%)2. “La crisi economica e finanziaria ha avuto effetti rilevanti sull’economia regionale. Secondo le stime di Prometeia, il PIL della Calabria nel 2008 sarebbe diminuito dell’1,8 per cento un calo, questo, più contenuto di quello medio nazionale. La fase recessiva si è estesa ai primi mesi dell’anno in corso. L’andamento del settore agricolo è risultato negativo per le coltivazioni erbacee; tra le principali produzioni arboree regionali, solo quelle degli agrumi e delle olive hanno ripreso ad aumentare. Il settore manifatturiero ha registrato un progressivo peggioramento del livello degli ordini e della produzione, i cui indicatori hanno raggiunto i valori più bassi dal 1991; il grado di utilizzo degli impianti si è notevolmente ridotto e gli investimenti sono diminuiti rispetto all'anno precedente.

Il livello di attività delle imprese del settore delle costruzioni ha subito una contrazione in parte mitigata dal comparto delle opere pubbliche. Nel terziario il valore delle vendite del commercio al dettaglio si è mantenuto sul medesimo livello dell’anno precedente, per effetto di un aumento dei prezzi che ha compensato la sensibile contrazione dei volumi di vendita. Dopo diversi anni di espansione, si è ridotto il numero delle presenze turistiche sia nazionali che straniere”.3

Dall’analisi congiunturale sulle imprese della provincia di Cosenza a chiusura d’anno 2008 si confermano i segnali di criticità, anche se appaiono in attenuazione rispetto a quello precedente. Il fatturato, l’occupazione e gli ordinativi delle imprese cosentine registrano ancora riduzioni, ma la consistenza dei primi due indicatori risulta meno accentuato di quella emersa nel 2007; per cui è possibile affermare che la crisi che sta interessando le imprese a livello nazionale nell’ultimo anno era stato già avvertito dalle imprese cosentine anticipatamente e le difficoltà che vengono registrate nel 2008 sono forse solo i postumi di un periodo di recessione già affrontato. Nel 2008 si attenua la flessione del fatturato delle imprese manifatturiere della provincia di Cosenza, evidenziata nel 2007; gli ordinativi nel 2008 registrano una riduzione tendenziale rispetto all’anno precedente, mentre l’occupazione, pur se in contrazione, risulta meno marcata rispetto al 2007. Tali risultati sono da ricondursi alle difficoltà incontrate dalle imprese proprio nel 2007, considerato il fatto che l’intensità della flessione diminuisce nel corso del 2008.

2 Comunicato Stampa - Indagine congiunturale sulle imprese realizzata dal Centro Studi Unioncamere, 6 Febbraio 2009.

3 Economia Regionali - L’economia della Calabria nell’anno 2008 – Banca d’Italia, Filiale di Catanzaro, giugno 2009.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

IL FATTURATO

Dall’analisi puntuale degli indicatori economici della provincia di Cosenza, emerge un situazione congiunturale del fatturato che continua a rimanere critica.

E’ elevata la quota di imprese che anche nel 2008 registra una riduzione del fatturato pari a 52,9%, mentre solo il 14,1% mostra un aumento del proprio giro d’affari; il restante 33,1% delle aziende, invece, ha mantenuto stabile i volumi di vendita nell’ultimo anno di riferimento. Le dinamiche congiunturali relative all’anno 2008 appaiano molto simili a quelle delle annate precedenti, con qualche miglioramento in termini di saldo4 subìto dal fatturato tra il 2007 e il 2008.

In particolare, tra il 2004 e il 2007 aumenta la quota di aziende che registra una contrazione del volume d’affari (da 43,5% del 2004 a 59,4% del 2007) che si associa contemporaneamente ad una riduzione della quota di aziende che, per contro, dichiara un incremento del fatturato (da 21,5% del 2004 a 11,3% del 2007); ciò ha confermato una tendenza dell’indicatore, in termini di saldo, in forte ascesa negativa passando a -22% del 2004 a -48,1% del 2007.

Il saldo relativo al fatturato dell’ultimo anno sembra recuperare quota: il 2008 può essere considerato un anno in cui le aziende iniziano a sentire i primi segnali di una ripresa. Infatti, si registra ancora una importante quota di aziende che ha visto ridurre il proprio fatturato nel 2008 (52,9%) rispetto, invece, ad una limitata quota che ne ha registrato un aumento (14,1%); ciò conferma, quindi, il saldo negativo relativo al fatturato ma in misura minore rispetto al dato 2007 (-48,1% nel 2007 contro -38,8% del 2008).

Tabella 1 Il fatturato complessivo realizzato dalla sua impresa è… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 21,5 12,0 16,4 11,3 14,1 Diminuito 43,5 41,3 42,3 59,4 52,9 Rimasto invariato 35,9 46,6 41,3 29,3 33,1 Saldo +/- -22,0 -29,3 -25,8 -48,1 -38,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

4 Il saldo è calcolato come differenza algebrica tra le percentuali di risposta positive che segnalano un aumento dell’indicatore e quelle negative che ne indicano una diminuzione, al netto delle percentuali di risposta che segnalano una condizione di invariabilità.

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177

La congiuntura economica

-22,0-25,8

-48,1

-38,8-29,3

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Saldo +/-

Grafico 1 Trend fatturato – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Da una prima analisi settoriale, il fatturato delle aziende cosentine appare

ancora debole nel 2008, rimane elevata la quota di aziende che ha visto diminuire nell’ultimo anno il proprio fatturato in tutti i settori esaminati.

In particolare, il saldo negativo relativo al giro d’affari aziendale risulta particolarmente elevato nel settore dell’industria e dell’artigianato (-50%) e del commercio (-48,1%), a cui fa seguito quello relativo al settore agricolo (-32,8%), dei servizi (-31,7%) e quello edile (-30,3%). Dall’analisi dinamica dell’indicatore emerge una situazione economica ancora delicata, nonostante si possano evidenziare nell’ultimo anno lievi segnali di recupero congiunturale. Sembra che le performance relative al fatturato, infatti, abbiano superato la fase molto negativa che, cominciata nel 2004, si era definitivamente concretizzata nel 2007 con forti e decisivi saldi negativi dell’indicatore registrati in tutti i settori dell’attività economica. A tal proposito, seppur ancora in area negativa, è necessario segnalare l’impulso di crescita del saldo relativo al fatturato derivante soprattutto dal settore commerciale che passa da -61,3% del 2007 a -48,1% del 2008. Seppur in maniera più contenuta, anche il settore agricolo (saldo pari a -49,1% nel 2007 e -32,8% nel 2008) e quello edile (saldo pari a -38,5% nel 2007 e -30,3% nel 2008) sono protagonisti di una certa accelerazione in chiusura d’anno in termini di volumi di vendita.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Continua, invece, a perdurare la situazione di difficoltà che interessa le imprese operanti nel settore dell’industria e dell’artigianato, per le quali si confermano le stesse criticità emerse nel corso degli ultimi anni con un saldo del fatturato che nel 2008 raggiunge il più alto picco negativo e pari a -50%. Tabella 2 Il fatturato complessivo realizzato dalla sua impresa è… per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi

Aumentato 15,5 16,7 12,1 11,4 15,9 Diminuito 48,3 66,7 42,4 59,5 47,6 Rimasto invariato 36,2 16,7 45,5 29,1 36,5 Saldo +/- -32,8 -50,0 -30,3 -48,1 -31,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tabella 3 Saldi del fatturato complessivo realizzato dalla sua impresa … per settore d’appartenenza Anno 2004-2008 Valori percentuali

Settori Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura -13,6 -32,6 -37,5 -49,1 -32,8 Industria e artigianato -30,4 -8,3 -58,8 -38,7 -50,0 Costruzioni +3,9 -7,4 +10,5 -38,5 -30,3 Commercio -36,8 -41,1 -31,0 -61,3 -48,1 Servizi -17,9 -32,5 -9,7 -38,5 -31,7 Fonte: Demoskopika.

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La congiuntura economica

-37,5

-49,1

-13,6

-32,6 -32,8

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

-58,8

-38,7

3,9-7,4

10,5

-38,5-30,3

-30,4

-8,3

-50,0

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

Grafico 2 Trend fatturato per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 3 Trend fatturato per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-31,0

-61,3

-17,9

-32,5

-9,7

-38,5-31,7

-36,8 -41,1-48,1

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

Grafico 4 Trend fatturato per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Le difficoltà che l’andamento congiunturale della provincia cosentina ha

affrontato in termini di fatturato nel corso del 2008 sono ancora più visibili dall’analisi territoriale. In particolare, le aziende appartenenti all’area del Mediocrati hanno espresso un giudizio negativo rispetto all’andamento del proprio giro d’affari, avendo registrato nel 2008 una contrazione dell’indicatore nel 48,8% dei casi, contro il 56,6% del resto della provincia; tale situazione, in termini di saldo ha mostrato la migliore performance congiunturale affrontata dall’area del Mediocrati nel 2008 (-31,5%) rispetto al resto della provincia (-45,6%).

Entrambe le aree territoriali mostrano comunque un saldo del fatturato che risulta tendenzialmente in ripresa nell’ultimo anno pur attestandosi su valori ancora negativi. In particolare, sia le aziende dell’area del Mediocrati che del resto della provincia hanno registrato, già dal 2004, un saldo relativo al fatturato in area negativa, valore che è andato sempre più accentuandosi fino a raggiungere il picco negativo nel 2007. Nel 2008 vengono quindi confermati i saldi negativi, ma si evincono in ripresa sia per le aziende dell’area del Mediocrati (da -38,5% del 2007 a -31,5% del 2008) che per il resto della provincia (da -57,9% del 2007 a -45,6% del 2008).

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La congiuntura economica

-21,1

-38,5

-28,0 -27,7

-57,9-45,6

-16,0

-31,0 -31,5

-30,5

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Tabella 4

Il fatturato complessivo realizzato dalla sua impresa è… per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Totale Mediocrati Resto della provincia Aumentato 17,3 11,0 14,1 Diminuito 48,8 56,6 52,9 Rimasto invariato 33,9 32,4 33,1 Saldo +/- -31,5 -45,6 -38,8 Totale 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 5

Saldi del fatturato complessivo realizzato dalla sua impresa … per ambito territoriale Anno 2004-2008 Valori percentuali

Ambito territoriale Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati -16,0 -31,0 -21,1 -38,5 -31,5 Resto della provincia -28,0 -27,7 -30,5 -57,9 -45,6 Totale -22,0 -29,3 -25,8 -48,1 -38,8

Fonte: Demoskopika.

Grafico 5

Trend fatturato per area – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

IL PORTAFOGLIO ORDINI E LA DOMANDA

L’indicatore relativo al portafoglio ordini totale, ha condizionato considerevolmente il fatturato. In particolare, l’andamento degli ordinativi complessivi risulta ancora in sofferenza nel 2008 con il 46,5% di aziende che dichiara una riduzione dell’indicatore, contro il 9,4% che, invece, ne ha registrato un aumento; ciò ha confermato un saldo che procede la sua corsa verso il basso raggiungendo il suo picco negativo proprio nel 2008 con un valore pari a -37,1%.

Per cui, da un confronto degli ultimi cinque anni, viene confermata la difficile situazione affrontata dal portafoglio ordini con un saldo che segue un trend negativo in discesa: si è passati da -22% del 2004 a – 29,3% del 2005, con una lieve tendenza al rialzo registrata esclusivamente nel 2006 (saldo pari a -25,8%) che però non ha sortito alcun effetto negli anni successivi, vista la prosecuzione del trend in area negativa (-32,2% nel 2007) fino a raggiungere un dato pari a -37,1% nel 2008. Tabella 6 Il portafoglio ordini acquisito dalla sua impresa è… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 21,5 13,0 16,4 12,5 9,4 Diminuito 43,5 41,3 42,3 44,7 46,5 Rimasto invariato 35,9 46,6 41,3 42,9 44,1 Saldo +/- -22,0 -29,3 -25,8 -32,2 -37,1 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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183

La congiuntura economica

-25,8-32,2

-37,1

-29,3

-22,0

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Saldo +/-

Grafico 6

Trend portafoglio ordini – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

La situazione relativa agli ordinativi viene caratterizzata da un saldo negativo anche per i principali settori analizzati. Nello specifico, il 2008 vede registrare per il portafoglio ordini un saldo particolarmente negativo nel settore dell’industria e artigianato e nel commercio, rispettivamente pari a -46,7% e -43,6%, mentre il settore edile (saldo pari a -32,2%), agricolo (saldo pari a -31,6%) e dei servizi (saldo pari a -31%), seppur in area negativa, hanno sentito meno le difficoltà congiunturali che hanno caratterizzato l’indicatore.

In termini dinamici, dall’analisi di lungo periodo del portafoglio ordini acquisito, si evidenzia tra il 2004 e il 2008 un trend decrescente che ha caratterizzato tutti i settori, in modo particolare il settore dell’industria e del commercio che hanno registrato gli andamenti meno favorevoli; alternandosi durante l’intero arco temporale hanno, infatti, raggiunto i valori negativi più elevati dell’indicatore. Il settore agricolo e quello dei servizi hanno accelerato la discesa nell’ultimo biennio raggiungendo il loro un picco massimo negativo del saldo nel 2007. Il settore edile, a differenza degli altri, nel 2004 e nel 2005 era riuscito a registrare un saldo relativo agli ordinativi in area positiva, che non è riuscito però a mantenere passando da -9,4% registrato sia nel 2006 che nel 2007 a -32,2% nel 2008.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-14,0

-35,2-31,6

-12,2

6,8

-60

-40

-20

0

20

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

Tabella 7

Il portafoglio ordini acquisito dalla sua impresa è…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi Aumentato 6,7 13,3 6,5 7,7 14,5 Diminuito 38,3 60,0 38,7 51,3 45,5 Rimasto invariato 55,0 26,7 54,8 41,0 40,0 Saldo +/- -31,6 -46,7 -32,2 -43,6 -31,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 8

Saldi del portafoglio ordini acquisito realizzato dalla sua impresa …per settore d’appartenenza Anno 2004-2008 Valori percentuali

Settori Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura +6,8 -12,2 -14,0 -35,2 -31,6 Industria e artigianato -26,1 -12,5 -46,9 -16,7 -46,7 Costruzioni +15,4 +3,7 -9,4 -9,4 -32,2 Commercio -23,6 -48,5 -30,4 -38,9 -43,6 Servizi -17,9 -22,5 -7,1 -34,9 -31,0

Fonte: Demoskopika.

Grafico 7

Trend portafoglio ordini per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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La congiuntura economica

-46,9

-16,7

15,43,7

-9,4 -9,4

-32,2

-46,7

-12,5

-26,1

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

-30,4-38,9

-17,9 -22,5

-7,1

-34,9 -31,0

-43,6-48,5

-23,6

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

Grafico 8

Trend portafoglio ordini per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

Da un’analisi di confronto territoriale la situazione congiunturale relativa agli ordinativi risulta in diminuzione per quasi la metà delle imprese. Nello specifico, nell’area del Mediocrati il 2008 è un anno che può essere considerato particolarmente difficile, infatti, il 43,1% delle aziende dell’area registra una diminuzione del portafoglio ordini, mentre solo il 12,2% ne ha confermato una ripresa; ciò a portato i livelli del saldo, già in area negativa, ancora più in basso rispetto alle risultanze dell’anno precedente (saldo pari a -19,3% nel 2007 e -30,9% nel 2008). Ancora più faticosa la situazione aziendale degli ordinativi affrontata dal

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

resto della provincia, dove la quota di imprese che dichiarano un miglioramento raggiunge solo il 6,9%, distanziandosi notevolmente dal 49,6% di imprese che invece ha dichiarato un peggioramento degli ordinativi e della domanda nel 2008 (saldo pari a -42,7%). Dall’analisi degli ordinativi su un arco temporale relativamente più lungo, si conferma con maggiore robustezza la situazione di difficoltà attraversate dalle imprese dell’area del Mediocrati: tra il 2004 e il 2005 il saldo relativo agli ordinativi ha registrato una brusca caduta (da -2% del 2004 a -26,2% del 2005), attraversando poi un 2006 e un 2007 in lenta ripresa seppur in area negativa, ma nel 2008 è aumentata la quota di imprese che hanno dichiarato una diminuzione, portando il saldo in forte perdita fino ad allora mai registrata (saldo pari a -2% nel 2004 e -30,9% nel 2008). Per le imprese del resto della provincia gli ordinativi, già in flessione nel 2004 (saldo pari a -16%) hanno continuato la discesa nel 2005 (saldo pari a -21,9%), rimanendo in una situazione di stallo nel 2006 (saldo pari a -21,3%) ma, diversamente dalle aziende dell’area del Mediocrati, il brusco calo degli ordinativi è stato registrato già nel 2007 con un picco negativo del saldo pari a -44,9%, mentre nel 2008 viene confermata, con un saldo pari a -42,7%, la già difficile situazione affrontata dalle aziende dell’area.

Tabella 9

Il portafoglio ordini acquisito realizzato dalla sua impresa è… per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Totale Mediocrati Resto della provincia Aumentato 12,2 6,9 9,4 Diminuito 43,1 49,6 44,1 Rimasto invariato 44,7 43,5 46,5 Saldo +/- -30,9 -42,7 -37,1 Totale 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 10

Saldi del portafoglio ordini acquisito complessivo realizzato dalla sua impresa … per ambito territoriale Anno 2004-2008 Valori percentuali

Ambito territoriale Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati -2,0 -26,2 -21,8 -19,3 -30,9 Resto della provincia -16,0 -21,9 -21,3 -44,9 -42,7 Totale -22,0 -29,3 -25,8 -32,2 -37,1

Fonte: Demoskopika.

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La congiuntura economica

-21,8 -19,3

-16,0-21,9 -21,3

-44,9 -42,7

-30,9-26,2

-2,0

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Grafico 9 Trend portafoglio ordini per area – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

L’OCCUPAZIONE

In uno scenario come quello appena descritto non sorprende che le imprese cosentine per il 2008 siano prevalentemente negative in termini occupazionali, pur sottolineando un progressivo miglioramento che si è avvertito tra il 2007 e il 2008.

Nello specifico, pur tenendo conto del tipico ritardo temporale con cui il mercato del lavoro reagisce ai mutamenti della congiuntura, particolare attenzione meritano i segnali che provengono dalle aziende sul fronte del mercato del lavoro; il 2008 evidenzia una stabilità dell’occupazione per il 67,1% delle aziende (56,3% nel 2007), nello stesso anno si mantiene ancora contenuta la quota di imprese che dichiara un aumento del numero di occupati (7,4%, contro il 7,8% del 2007), mentre si è ridotta di quasi dieci punti percentuali rispetto all’anno precedente la quota di imprese che ha dichiarato una riduzione dei propri livelli occupazionali (25,6%, contro il 35,9% del 2007). L’analisi di lungo periodo dei saldi conferma una situazione che è andata pian piano contraendosi fino al 2008, anno in cui si evidenzia una lenta ripresa. Infatti, da un saldo positivo registrato nel 2004 (saldo pari a +1%), si è passati ad un dato negativo nel 2005 (saldo pari a -5,8%) e nel

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188

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-7,0

-28,1-18,2

-5,81,0

-80

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Saldo +/-

2006 (saldo pari a -7%), ancora più allarmante nel 2007 (saldo pari a -28,1%), mentre il dato nel 2008 risulta, seppur negativo, meno marcato (saldo pari a -18,2%), iniziando a destare qualche segnale positivo per il prossimo futuro.

Tabella 11 Il numero degli occupati complessivo della sua impresa è… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 9,5 4,3 7,4 7,8 7,4 Diminuito 8,5 10,1 14,4 35,9 25,6 Rimasto invariato 82,0 85,6 78,2 56,3 67,1 Saldo +/- +1,0 -5,8 -7,0 -28,1 -18,2 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 10 Trend occupati – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Dall’analisi di settore, emergono situazioni contrapposte per quel che riguarda

i livelli occupazionali. Nello specifico, il settore edile (-9,7%) e ancor più

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189

La congiuntura economica

marcatamente il settore dei servizi, il quale presenta anche il trend più sfavorevole (-37,3%), mostrano un peggioramento dei livelli occupazionali avvenuto nell’ultimo anno di riferimento: i saldi perdono quota e raggiungono nel 2008 valori negativi, dovuti soprattutto ad un aumento della quota di imprese che ha dichiarato una contrazione dei propri livelli occupazionali. Per contro, il saldo occupazionale del settore agricolo (-18,6%) del settore industriale (-21,4%) e di quello del commercio (-19%) riprendono quota, dopo un precedente anno accompagnato da una decisa contrazione dell’indicatore ma, pur registrando un aumento del numero di occupati tra il 2007 e il 2008, le aziende mostrano uno sforzo che non è però ancora sufficiente a riportare i saldi in area positiva. Tabella 12 Il numero degli occupati complessivo della sua impresa è…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi

Aumentato 8,5 10,7 12,9 2,5 8,2 Diminuito 27,1 32,1 22,6 21,5 45,5 Rimasto Invariato 64,4 57,1 64,5 75,9 63,9 Saldo +/- -18,6 -21,4 -9,7 -19,0 -37,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika. Tabella 13 Saldi del numero degli occupati complessivo della sua impresa è …per settore d’appartenenza Anno 2004-2008 Valori percentuali

Settori Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura 6,9 -6,2 1,6 -19,3 -18,6 Industria e artigianato -8,7 4,2 -21,2 -27,6 -21,4 Costruzioni 0,0 -11,1 -16,7 0,0 -9,7 Commercio 0,0 -1,5 -6,3 -28,6 -19,0 Servizi 2,5 -15,0 -3,4 -28,1 -37,3 Fonte: Demoskopika.

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190

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

1,6

-19,3 -18,6

-6,2

6,9

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

-21,2-27,6

-21,4

4,2

-8,7

-9,70,0

-16,7

0,0

-11,1

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

Grafico 11 Trend occupati per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 12 Trend occupati per settore– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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191

La congiuntura economica

-6,3

-28,6

-19,0

-1,5

0,0

-37,3

-28,1

-3,42,5

-15,0

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

Grafico 13 Trend occupati per settore– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Dalla ripartizione per aree territoriali, la situazione occupazionale nel 2008 delle aziende del Mediocrati risulta leggermente migliore registrando un aumento dell’occupazione nell’8,7% dei casi (contro il 6,1% del resto della provincia) e una diminuzione nel 25,4% (contro il 25,8% del resto della provincia), ciò ha comportato un saldo comunque in area negativa, pari a -16,7%, inferiore anche se di poco, a quello registrato dal resto della provincia, -19,7%.

In termini di lungo periodo, nonostante il mercato del lavoro venga dichiarato stabile da quasi il 66% delle imprese dell’area del Mediocrati nel 2008, negli ultimi anni è aumentata la quota di imprese che ha registrato una contrazione dei livelli di occupazione e ciò ha fatto registrare quindi un aumento del saldo congiunturale in area negativa (-1% del 2004, contro il -18,1% del 2007 e il -16,7% del 2008). Una situazione simile si presenta anche per le aziende del resto della provincia che, pur dichiarando anche loro una forte stabilità degli occupati in azienda, registrano un saldo che da valori positivi registrati nel 2004 (+3%) si posiziona subito in area negativa (-7,6% nel 2005), toccando il picco massimo nel 2007 (saldo pari a -36,3%) ma registrando una evidente ripresa nell’ultimo anno (-19,7% nel 2008).

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192

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-7,1-18,1 -16,7

-3,9

-1,0

-19,7

-36,3

-6,93,0

-7,6

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Tabella 14

Il numero degli occupati complessivi della sua impresa è… per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Totale Mediocrati Resto della provincia Aumentato 8,7 6,1 7,4 Diminuito 25,4 25,8 25,6 Rimasto Invariato 65,9 68,2 67,1 Saldo +/- -16,7 -19,7 -18,2 Totale 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 15

Saldi del numero degli occupati complessivi della sua impresa è… per ambito territoriale Anno 2004-2008 Valori percentuali

Ambito territoriale Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati -1,0 -3,9 -7,1 -18,1 -16,7 Resto della provincia 3,0 -7,6 -6,9 -36,3 -19,7 Totale -22,0 -29,3 -25,8 -32,2 -37,1

Fonte: Demoskopika.

Grafico 14

Trend occupati per area – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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193

La congiuntura economica

LIVELLO DEI PREZZI DI VENDITA

Attraverso l’ausilio delle informazioni fornite dalle indagini relative ai precedenti anni è stato possibile effettuare una lettura congiunturale di tipo dinamico degli indicatori che delineano la struttura interna delle aziende della provincia di Cosenza; a ciò, è ora possibile affiancare le risultanze di specifici indicatori che tracciano il profilo competitivo dell’imprenditoria cosentina.

In particolare, dall’analisi emerge un livello dei prezzi di vendita applicati dalle imprese della provincia che si è andato sempre più riducendosi. Infatti, nel 2008 oltre il 36% delle imprese ha ridotto i prezzi dei prodotti venduti o dei servizi offerti sul mercato (contro il 30% del 2007), mentre diminuiscono le imprese che hanno apportato un aumento del prezzo passando da 29,2% del 2007 a 14,2% del 2008. Molte sono ancora nel 2008 le imprese che non hanno voluto apportare alcuna variazione ai prezzi, mantenendoli invariati (49,6% nel 2008 contro il 40,7% nel 2007).

Dall’analisi di lungo periodo dei saldi, si delinea una quadro in continuo cambiamento: da una situazione di crescita complessiva dell’indicatore che si è registrata nel 2004 (saldo pari a +8,5%), il trend del saldo si mostra con un andamento particolarmente instabile raggiungendo, infatti, un valore negativo nel 2005 (saldo pari a -0,5%) per poi ritornare nel 2006 in area positiva (saldo pari a +5,5%) e nel 2007 nuovamente in area negativa (saldo pari a -0,7%); nel 2008 si ha però una attuazione concreta della riduzione del livello dei prezzi con un valore del saldo che, come si è in precedenza specificato, risulta pari a -22%. Tabella 16 Il livello dei prezzi di vendita del prodotto/servizio della Sua impresa è risultato: Anni 2004-2006 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 30,0 24,5 28,3 29,3 14,2 Diminuito 21,5 25,0 22,8 30,0 36,2 Rimasto invariato 48,5 50,5 48,9 40,7 49,6 Saldo +/- 8,5 -0,5 5,5 -0,7 -22,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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194

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

5,5-0,7

-22,0

-0,58,5

-60

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Saldo +/-

Grafico 15

Trend prezzi di vendita – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Tutti i settori economici nel 2008 hanno diminuito i prezzi di vendita: la maggiore contrazione si evidenzia nel settore della agricoltura che registra un saldo pari a -32,3%, seguono il settore dei servizi con -26,8%, il settore industriale con -20% e infine il settore edile e del commercio con un saldo rispettivamente pari a -18,8% e -12,5%. Una maggiore stabilità dei prezzi è stata registrata soprattutto nel settore dell’industria e dell’artigianato con il 60% delle imprese che hanno mantenuto invariato il prezzo rispetto all’anno precedente, a cui fa seguito il settore dei servizi con una quota pari a 58,9%. Da un’analisi temporale dei saldi si evidenzia una particolare differenza per settore: i saldi relativi al settore industriale, quello del settore edile e del commercio tra il 2004 e il 2007 hanno registrato un valore positivo in termini di crescita del livello dei prezzi di vendita, per poi perdere quota nel 2008, raggiungendo un valore negativo dell’indicatore; il settore dell’agricoltura ha registrato per tutto il periodo analizzato un saldo stabile in area negativa raggiungendo il suo picco proprio nel 2008, mentre il settore dei servizi ha mostrato un trend oscillante del saldo che ha assunto valori negativi, oltre che nel 2005, anche nel 2008.

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195

La congiuntura economica

-24,1 -24,6

-32,3

-20,5

-29,6

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

Tabella 17

Il livello dei prezzi di vendita del prodotto/servizio della Sua impresa è risultato…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi Aumentato 12,9 10,0 18,8 20,0 7,1 Diminuito 45,2 30,0 37,5 32,5 33,9 Rimasto invariato 41,9 60,0 43,8 47,5 58,9 Saldo +/- -32,3 -20,0 -18,8 -12,5 -26,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 18

Saldi relativi al livello dei prezzi di vendita è …per settore d’appartenenza Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura -29,6 -20,5 -24,1 -24,6 -32,3 Industria e artigianato - 12,5 6,3 9,7 -20,0 Costruzioni 11,5 11,1 15,6 - -18,8 Commercio 33,8 11,8 17,5 3,1 -12,5 Servizi 10,3 -12,5 8,8 10,0 -26,8

Fonte: Demoskopika.

Grafico 16

Trend prezzi di vendita per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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196

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

6,3

9,7

-20,0

12,5

0,0

-18,8

0,0

15,6

11,1

11,5

-40

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianato Costruzioni

17,5

3,1-12,5

11,8

33,8

-26,8

10,0

8,8

-12,5

10,3

-60

-40

-20

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

Grafico 17 Trend prezzi di vendita per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Il 2008 non è stato un anno particolarmente favorevole per le aziende dell’area

del Mediocrati in quanto una consistente quota di imprese ha mantenuto stabili i propri prezzi di vendita (49,6% delle imprese), mentre solo poche aziende hanno apportato delle modifiche in positivo aumentando il livello dei prezzi di vendita (il 17,3% delle aziende, con un saldo negativo e pari a -15,8%); forse per una strategia d’impresa, i saldi che fino al 2007 erano rimasti in area positiva, confermando un

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197

La congiuntura economica

aumento dei prezzi, nell’ultimo anno di riferimento hanno sostenuto una decisiva contrazione con un saldo che per la prima volta in cinque anni si posiziona in area negativa.

Per le restanti imprese della provincia la situazione è lievemente differente: il trend dei saldi ha registrato delle oscillazioni che hanno comportato dei balzi dell’indicatore da valori positivi a negativi, fino a raggiungere un picco nel 2008 pari a -27,8% dovuto ad una diminuzione dei prezzi dichiarato dal 39,1% delle imprese contro l’11,3% che invece ha applicato un aumento necessario per la propria politica aziendale.

Tabella 19 Il livello dei prezzi di vendita del prodotto/servizio della Sua impresa è risultato… per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della provincia

Aumentato 17,3 11,3 Diminuito 33,1 39,1 Rimasto invariato 49,6 49,6 Saldo +/- -15,8 -27,8 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tabella 20 Saldi relativi ai prezzi di vendita…per ambito territoriale Anni 2004-2008 Valori percentuali

Area 2004 2005 2006 2007 2008 Mediocrati 9,0 2,9 4,3 6,3 -15,8 Resto della provincia 8,0 -3,8 6,6 -8,0 -27,8 Totale provincia 8,5 -0,5 5,5 -0,7 -22,0 Fonte: Demoskopika.

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198

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

4,3 6,3

-15,8

2,99,0

-27,8

-8,0

6,6-3,8

8,0

-60

-40

-20

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Grafico 18 Trend prezzi per area – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

LIVELLO DEI COSTI DI PRODUZIONE

La decisiva riduzione dei prezzi di vendita dei prodotti e dei servizi offerti che le imprese hanno dovuto applicare è sicuramente legato ai livelli di competitività esistenti sul mercato cosentino e non giustificato dal livello complessivo dei costi di produzione che è, invece, aumentato. In particolare, le imprese che hanno dichiarato un aumento dei costi di produzione sono diminuite nel corso degli anni ma mantengono una quota relativamente alta anche nel 2008 (oltre il 45% delle imprese a fronte dell’83% del 2004), mentre è in costante aumento la quota di imprese che dichiarano una stabilità dei costi di produzione (39,4% delle imprese nel 2008).

Dai risultati dell’indagine si registra quindi un andamento tendenziale del saldo in continua discesa che mantiene comunque il livello in area positiva e ciò specifica un livello dei costi di produzione che è aumentato, ma in misura minore rispetto ai periodi precedenti; l’indicatore, infatti, dopo un picco raggiunto nel 2004 pari a +80,5%, inizia la discesa attestandosi su un valore pari a +29,9% nel 2008. Dal confronto con gli altri indicatori, emergerebbe che tale riduzione con

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199

La congiuntura economica

48,5

34,829,9

75,080,5

0

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Saldo +/-

molta probabilità sia per lo più dovuta ad un rallentamento degli standard produttivi e del fatturato piuttosto che ad un aumento dell’efficienza interna aziendale, situazione questa che ha comportato un ridimensionamento della capacità produttiva e gestionale delle imprese. Tabella 21 Il livello dei costi di produzione della sua impresa è… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 83,0 77,9 60,9 54,8 45,3 Diminuito 2,5 2,9 12,4 20,0 15,4 Rimasto invariato 14,5 19,2 26,6 25,2 39,4 Saldo +/- +80,5 +75,0 +48,5 +34,8 +29,9 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 19 Trend costi di produzione – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Il livello dei costi di produzione analizzato per specifica ripartizione settoriale

non sembra differenziarsi, infatti, in tutti i settori i saldi si registrano positivi

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200

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

raggiungendo valori elevati e confermando un aumento dei costi di produzione per tutto il 2008. In particolare, i settori maggiormente esposti alle tensioni dei mercati sono soprattutto quello edile (saldo pari a +40,6%), agricolo (saldo pari a +40%) e industriale (saldo pari a +38%) che raggiungono i saldi più elevati, influenzati principalmente dall’aumento dei costi di produzione specificato da una quota consistente di aziende, mentre il settore dei servizi e del commercio, pur confermando una crescita dei costi di produzione, registrano dei valori più contenuti in termini di saldi (rispettivamente pari a +30% e +13,7%).

Dall’analisi di lungo periodo la situazione economica complessiva potrebbe considerarsi tendente al miglioramento, visto che per ogni settore esaminato i saldi relativi ai livelli dei costi di produzione sono positivi ma si riducono considerevolmente mostrando quindi un ridimensionamento dell’indicatore tra il 2004 e il 2008. Tabella 22 Il livello dei costi di produzione della sua impresa è…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi

Aumentato 55,0 48,3 53,1 31,5 46,7 Diminuito 15,0 10,3 12,5 17,8 16,7 Rimasto Invariato 30,0 41,4 34,4 50,7 36,7 Saldo +/- +40,0 +38,0 +40,6 +13,7 +30,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika. Tabella 23 Saldi del livello dei costi di produzione della sua impresa è…per settore d’appartenenza Anno 2004-2008 Valori percentuali

Settori Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura +86,4 +85,8 +65,0 +50,0 +40,0 Industria e artigianato +91,3 +83,3 +66,7 +65,6 +38,0 Costruzioni +69,3 +81,5 +64,7 +44,1 +40,6 Commercio +76,4 +55,9 +30,8 +21,1 +13,7 Servizi +82,0 +85,0 +39,3 +21,3 +30,0 Fonte: Demoskopika.

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201

La congiuntura economica

65,0

50,0

40,0

85,886,4

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

69,3

81,5

64,7

44,140,6

91,383,3

38,0

65,666,7

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

Grafico 20

Trend costi di produzione per settore– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 21 Trend costi di produzione per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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202

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

82,0 85,0

39,3

21,330,0

76,4

55,9

13,721,1

30,8

0

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

Grafico 22 Trend costi di produzione per settore – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

I costi di produzione analizzati per ambito territoriale seguono il trend complessivo affrontato dalle imprese dell’intero territorio cosentino. Infatti, ancora elevata risulta la quota di aziende dell’area del Mediocrati che dichiarano di aver sofferto un aumento dei costi di produzione nel 2008 (44,7%), contro una quota ancora minima di aziende che ,invece, ha registrato una riduzione (14,6%); non è da sottovalutare la restante quota di aziende che ha valutato i propri costi di produzione in tendenziale stabilità nell’ultimo anno (40,7%). Simile è la situazione affrontata dalle aziende operanti nel resto della provincia che risentono fortemente di un aumento del livello dei costi (45,8%), mentre ancora ridotta risulta la quota di aziende che nel 2008 ha registrato un calo dei costi di produzione (16%).

Dall’analisi tendenziale dell’indicatore in termini di lungo periodo, la situazione congiunturale può considerarsi in miglioramento se si analizza il trend del saldo che negli ultimi cinque anni, pur sempre in area positiva, si riduce; in particolare, il saldo nell’area del Mediocrati passa da +77% del 2004 a +30,1% del 2008, mentre per il resto della provincia passa da +84% del 2004 a +29,8% del 2008, entrambi a conferma di una situazione di ridimensionamento dei costi di produzione.

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203

La congiuntura economica

Tabella 24 Il livello dei costi di produzione della sua impresa è … per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Totale Mediocrati Resto della provincia Aumentato 44,7 45,8 45,3 Diminuito 14,6 16,0 15,4 Rimasto Invariato 40,7 38,2 39,4 Saldo +/- +30,1 +29,8 +29,9 Totale 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tabella 25 Saldi del livello dei costi di produzione della sua impresa è … per ambito territoriale Anno 2004-2008 Valori percentuali

Ambito territoriale Saldi 2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati +77,0 +76,7 +50,4 +43,6 +30,1 Resto della provincia +84,0 +73,3 +46,7 +25,4 +29,8 Totale +80,5 +75,0 +48,5 +34,8 +29,9 Fonte: Demoskopika.

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204

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

73,3

46,7

25,429,8

77,0

76,7

30,1

43,650,4

84,0

0

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Grafico 23 Trend costi di produzione per area– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

LIVELLO DEI COSTI DEL PERSONALE

Conseguentemente all’aumento dei costi di produzione, confermato dal saldo negativo, si registra un aumento del livello dei costi del personale registrato dal 24% delle aziende nel 2008, contro il 14,6% che dichiara una diminuzione (saldo pari a +9,4%). La quota più elevata di aziende registra però una stazionarietà dell’indicatore (61,4%) come per il livello dei costi di produzione, a conferma di una situazione di generale stabilità congiunturale affrontata nell’ultimo anno da gran parte delle imprese della provincia.

Seppur a rilento, rispetto al 2004, emerge nel corso degli anni una tendenziale riduzione della quota di imprese che dichiarano un aumento dei costi del personale (il 24% nel 2008, contro il 29,5% del 2004), in concomitanza ad aumento di aziende che, invece, hanno visto ridurre i propri livelli (il 14,6% nel 2008, contro l’1,5% del 2004).

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205

La congiuntura economica

28,031,8

9,410,3

30,7

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Saldo +/-

In termini di saldi, la situazione congiunturale risulta in progressivo miglioramento: l’indicatore procede su un andamento decrescente pur rimanendo in area positiva; in particolare, tra il 2004 e il 2006 le aziende hanno affrontato una crescita dei livelli di costo del personale con saldi particolarmente elevati (da +28% del 2004 a +30,7% del 2006), già dal 2007 l’indicatore si è ridotto di quasi venti punti percentuali mostrato dei miglioramenti (saldo pari a +10,3%) fino a stabilizzarsi nel 2008 su un valore pari a +9,4%. Tabella 26 Il livello dei costi del personale della Sua impresa è risultato: Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 29,5 33,2 34,6 30,1 24,0 Diminuito 1,5 1,4 3,9 19,9 14,6 Rimasto invariato 69,0 65,4 61,4 50,0 61,4 Saldo +/- 28,0 31,8 30,7 10,3 9,4 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 24 Trend costi del personale – Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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206

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Alcune differenze sono emerse dall’analisi del livello dei costi del personale nei diversi settori esaminati; in particolare, nel 2008 si registra particolarmente elevato il saldo nel settore edile (+31,3%) ed in quello agricolo (+10,7), mentre, seppur positivo, si mantiene più contenuto il valore dell’indicatore nel settore dei servizi (+8,6%), in quello industriale (+3,6%) e del commercio (+1,4%).

E’ da evidenziare che oltre la metà delle aziende hanno dichiarato una sostanziale stazionarietà dei costi del personale in tutti i settori analizzati, con una maggiore concentrazione di aziende soprattutto del settore dell’industria e dell’artigianato (75%), del commercio (68,1%) e dell’agricoltura (64,3%).

Da un’analisi della variabile in un arco temporale più ampio (2004-2008), viene confermata la riduzione del valore dei saldi che esprimono la possibile uscita delle aziende dalla situazione di difficoltà, affrontata soprattutto tra il 2004 e il 2006, per un eccessivo aumento dei livelli dei costi del personale.

Tra il 2007 e il 2008, si riducono i saldi nel settore industriale (da +37,9% a +3,6%), agricolo (da +17,9% a +10,7%) e dei servizi (da +11,3% a +8,6%), mentre si ha una lieve crescita dell’indicatore nel settore edile (da+29,7% a +31,3%) e, diversamente dagli altri settori, per quello del commercio si registra una situazione particolare dove il saldo, che nel 2007 era riuscito a raggiungere valori negativi (-12,5%), nel 2008 ritorna nuovamente in area positiva seppur con valori ancora contenuti (+1,4%).

Tabella 27 Il livello dei costi del personale della Sua impresa è risultato…per settore d’ appartenenza Anno 2008 Valori percentuali Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi Aumentato 23,2 14,3 40,6 16,7 29,3 Diminuito 12,5 10,7 9,4 15,3 20,7 Rimasto invariato 64,3 75,0 50,0 68,1 50,0 Saldo +/- +10,7 +3,6 +31,3 +1,4 +8,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

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207

La congiuntura economica

Tabella 28 Saldi relativi al livello dei costi del personale…per settore d’appartenenza Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 29,5 40,8 36,1 17,9 10,7 Industria e artigianato 26,1 29,2 33,3 37,9 3,6 Costruzioni 46,2 59,3 51,4 29,7 31,3 Commercio 20,6 13,2 20,0 -12,5 1,4 Servizi 28,2 35,0 27,9 11,3 8,6

Fonte: Demoskopika.

Grafico 25 Trend costi del personale per settore– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

29,5

40,8

10,7

17,9

36,1

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

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208

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

33,337,9

3,6

29,226,1 31,3

51,459,3

46,2

29,7

0

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianato Costruzioni

20,0

-12,5

1,413,2

20,68,6

27,935,0

28,2

11,3

-40

-20

0

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

Grafico 26 Trend costi del personale per settore– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Non si presentano differenze per le imprese dell’area del Mediocrati e per

quelle appartenenti al resto della provincia che mostrano una dinamica negativa legata all’aumento dei costi del personale nel 2008, rispettivamente per il 26,9% e il 21,3% dei casi; le imprese che, invece, vedono diminuire il livello dell’indicatore risultano ancora abbastanza poche (rispettivamente pari a 12,6% e 16,5%). Una percentuale, invece, particolarmente elevata di imprese ha dichiarato di aver

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209

La congiuntura economica

registrato una stabilità del livello dei costi nell’ultimo anno di analisi con una quota che raggiunge il 60,5% per le imprese del Mediocrati ed è pari a 62,2% per le restanti imprese del resto della provincia.

Dall’analisi di lungo periodo, il saldo dell’indicatore tra il 2004 e il 2008 rimane in area positiva per entrambe le ripartizioni territoriali posizionandosi nell’ultimo anno su un valore pari a +14,3% per le imprese dell’area del Mediocrati e pari a +4,7% per le imprese del resto della provincia. In particolare, tra il 2004 e il 2006, il saldo ha seguito un trend altalenante in entrambe le aree territoriali per poi mostrare, a partire dal 2007, una contrazione consistente e più accentuata per le imprese del resto della provincia passando dal 27,3% al 2,3%, mentre nell’area Mediocrati dal 34% al 17,6%.

Tabella 29 Il livello dei costi del personale della Sua impresa è risultato… per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Mediocrati Resto della provincia Aumentato 26,9 21,3 Diminuito 12,6 16,5 Rimasto invariato 60,5 62,2 Saldo +/- 14,3 4,7 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tabella 30 Saldi relativi ai costi del personale …per ambito territoriale Anni 2004-2008 Valori percentuali

Area 2004 2005 2006 2007 2008 Mediocrati 30,0 28,2 34,0 17,6 14,3 Resto della provincia 26,0 35,2 27,3 2,3 4,7 Totale provincia 28,0 31,8 30,7 10,3 9,4 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

34,0

17,614,3

28,2

30,0

4,7

27,3

35,2

26,0

2,3

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Grafico 27 Trend costi del personale per area– Saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

GLI INVESTIMENTI

La crisi economica colpisce il sistema produttivo calabrese e aumentano le imprese che tagliano i piani di crescita produttiva e prevedono di diminuire gli investimenti per l'anno in corso. Imprese calabresi e, nello specifico, cosentine non sono al passo con la competizione globale, legate unicamente al mercato locale, non sufficiente a garantire crescita e sviluppo. Imprese che investono poco in ricerca e che sempre più si identificano con il titolare/imprenditore senza aprirsi all'esterno.

E' questa la fotografia delle aziende della provincia di Cosenza che emerge dal rapporto. In generale, la maggior parte delle imprese rispondono a standard vecchio stile, sia nell'organizzazione interna che nella produzione e negli investimenti. Le funzioni complesse, come la ricerca e sviluppo e la pianificazione strategica, sono presidiate ancora poco. Allo stesso modo la propensione ad innovare risulta piuttosto modesta e, oltretutto, decrescente. Il rapporto sottolinea in particolare la diffusione assolutamente modesta delle innovazioni nel campo dell'hardware e del software della maggior parte delle aziende della provincia.

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211

La congiuntura economica

Accanto a questa moltitudine di realtà produttive completamente tagliate fuori dal circuito degli investimenti esiste anche un'elite minoritaria di imprese che investe, innova e cresce. Proprio questa fetta più evoluta di aziende rischia però di essere la più colpita dalla crisi: paradossalmente, potrebbero essere proprio queste aziende a soffrire di più perché più esposte ai rischi e, al contrario della maggioranza delle imprese del Sud, meno legate al settore pubblico.

Dall’analisi di lungo periodo, la propensione ad investire delle imprese della provincia risulta piuttosto modesta nell’ultimo anno di riferimento, pari a 18,3%, e, oltretutto, decrescente nell’intero periodo di osservazione 2004-2008. In particolare, nel 2004 erano risultate attive nel circuito degli investimenti circa il 34% delle aziende; l’anno successivo, però, si è registrato un decisivo crollo di 10 punti percentuali raggiungendo nel 2005 il 24,5%. Dopo questo difficile periodo, la situazione è rimasta pressoché stabile, con lente e aspettate contrazioni, fino a raggiungere nel 2008 la quota, come evidenziato in precedenza, del 18,3%.

Tabella 31 Imprese che hanno effettuato investimenti Anni 2004-2008 Valori percentuali

Anni % 2004 34,0 2005 24,5 2006 23,8 2007 20,1 2008 18,3 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

23,820,1 18,3

24,5

34,0

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 28 Imprese che hanno effettuato investimenti Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

La fotografia che viene fuori dall’indagine è di un sistema produttivo che,

nonostante tutto, “è in movimento e vitale anche se non riesce a darsi ancora un assetto appropriato”.

Pur navigando in acque tempestose, c’è una minoranza trainante di imprese efficienti, che investe e innova, e ciò è legato soprattutto al settore dell’agricoltura e al settore edile che, pur risentendo della crisi, continuano a esplorare le nuove opportunità che comunque si profilano investendo.

Nel dettaglio, il 27,7% delle aziende agricole e il 21,2% delle aziende edili hanno effettuato investimenti nel 2008, quota che è risultata in crescita rispetto al 2007 (rispettivamente pari a 20,7% e 17,5%). Seppur in lieve ripresa, sono ancora poche le imprese industriali che investono nel 2008, raggiungendo una quota pari a 19,4% (18,8% nel 2007); per contro, le aziende del settore terziario risultano decisamente in minoranza, infatti, la quota di aziende che ha effettuato investimenti nel 2008 risulta pari a 14,1% nel settore dei servizi e 12,9% per il settore del commercio registrando, inoltre, una consistente contrazione rispetto all’anno precedente (rispettivamente pari a 21,5% e 20,4% nel 2007).

Dall’analisi di lungo periodo, nel 2004 si è registrata la quota più elevata di aziende che avevano effettuato investimenti, in tutte le ripartizioni settoriali considerate; con il trascorrere degli anni le imprese hanno cominciato a ridurre

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213

La congiuntura economica

34,130,6

27,7

20,725,0

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

gradualmente gli investimenti fino a raggiungere un forte crollo tra il 2006 e il 2007, tranne che per il settore del commercio che, a differenza degli altri settori, ha registrato in anticipo la crisi già nel 2005 (investono solo l’8,8% delle aziende). Tabella 32 La Sua impresa ha effettuato investimenti nell’ultimo anno… per settore di appartenenza Anni 2004-2006 Valori percentuali

Settore di appartenenza 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 34,1 30,6 25,0 20,7 27,7 Industria e artigianato 26,1 25,0 23,5 18,8 19,4 Costruzioni 38,5 33,3 36,8 17,5 21,2 Commercio 25,0 8,8 15,0 20,4 12,9 Servizi 51,3 37,5 29,0 21,5 14,1 Totale 34,0 24,5 23,8 20,1 18,3 Fonte: Demoskopika. Grafico 29 Imprese che hanno effettuato investimenti per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

38,533,3

36,8

17,521,2

23,518,8 19,4

25,026,1

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

51,3

37,5

29,0

21,5

14,1

15,020,4

12,98,8

25,0

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Commercio

Servizi

Grafico 30 Imprese che hanno effettuato investimenti per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 31 Imprese che hanno effettuato investimenti per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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La congiuntura economica

Dal confronto territoriale risultano attive in termini di investimenti le imprese dell’area del Mediocrati che raggiungono nel 2008 una quota pari al 22,2%, mentre solo il 14,7% delle imprese del resto della provincia ha effettuato investimenti nell’ultimo anno di osservazione. Oltre a ciò, è possibile confermare un aumento di imprese dell’area del Mediocrati inserite nel circuito degli investimenti tra il 2007 e il 2008 (da 20,8% del 2007 a 22,2% del 2008), mentre le imprese appartenenti al resto della provincia hanno ridotto gli investimenti già contenuti nel 2007 (da 19,4% del 2007 a 14,7% del 2008).

In termini tendenziali la situazione non è così diversificata per i due ambiti territoriali: dal 2004 al 2008 si riduce in generale la quota di imprese che effettua investimenti, ma per l’area del Mediocrati la variazione percentuale risulta meno accentuate (da 33% del 2004 a 22,2% del 2008) rispetto al resto della provincia (da 35% del 2004 a 14,7% del 2008) dove le imprese continuano ad investire sempre meno. Tabella 33 La Sua impresa ha effettuato investimenti nell’ultimo anno… per ambito territoriale Anni 2004-2006 Valori percentuali

Ambito territoriale 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 33,0 28,2 21,8 20,8 22,2 Resto della provincia 35,0 21,0 25,8 19,4 14,7 Totale Provincia 34,0 24,5 23,8 20,1 18,3 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

35,0

25,8

21,8

20,8 22,2

28,2

33,0

14,719,421,0

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

AreaMediocratiResto dellaprovincia

Grafico 32 Imprese che hanno effettuato investimenti per area Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Nel corso degli anni non si modifica in maniera rilevante la destinazione degli

investimenti che si concentra principalmente verso l’ampliamento della capacità produttiva e anche verso l’innovazione e la ricerca.

Nello specifico, nel 2008 la maggior parte della spesa è rivolta all’ampliamento della capacità produttiva per il 45,1% delle aziende, mentre il 41,2% degli investimenti sono stati indirizzati sull’innovazione e la R&S. La distinzione tra queste due modalità di investimento era particolarmente netta nel 2007, infatti, gli investimenti erano decisamente concentrati sull’ampliamento della capacità produttiva che raggiungeva e superava la quota del 60%, mentre solo il 26,4% degli investimenti erano effettuati nel campo dell’innovazione. Nel 2008, invece, la forbice si è ristretta e le imprese hanno diversificato gli ambiti di investimento, anche se rimangono solo due i principali sbocchi per la crescita dell’impresa.

Continuano a rimanere ridotti gli investimenti effettuati per l’ampliamento e la diversificazione della gamma produttiva aziendale e per l’acquisto di hardware e software, con una quota che nel 2008 raggiunge per entrambi gli ambiti di investimento il 9,8%. Ancora più ridotta risulta la quota di investimenti che le

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La congiuntura economica

aziende cosentine hanno effettuato per realizzare l’ampliamento della rete commerciale e distributiva che non raggiunge l’8%.

Dall’analisi per ripartizione settoriale viene confermato, per il 2008, dalle aziende del settore agricoltura, dei servizi, delle costruzioni, la principale direzione degli investimenti verso l’ampliamento dell’attività produttiva. Per contro, le aziende del settore del commercio, dell’industria e dell’artigianato hanno preferito investire principalmente sull’innovazione e la ricerca.

Infine, non si evidenziano importanti differenze dall’analisi delle imprese per ripartizione territoriale: per le aziende appartenenti all’area del Mediocrati, come anche per quelle appartenenti al resto della provincia, si è registrata nel 2008 una maggiore propensione verso investimenti che si sono concentrati sull’ampliamento della capacità produttiva e sull’innovazione e l’R&S, mentre una quota minima di aziende ha propeso verso investimenti utili all’ampliamento e/o diversificazione della gamma produttiva, ampliamento della rete commerciale/distributiva o per l’acquisto di hardware e software. Tabella 34 Principali ambiti di investimento… Anni 2004-2007 Valori percentuali*

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Innovazione e R&S 48,5 15,7 33,8 26,4 41,2 Ampliamento della capacità produttiva 35,3 56,9 28,2 60,4 45,1 Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 10,3 15,7 22,5 11,3 9,8 Ampliamento rete commerciale/distributiva 11,8 25,5 12,7 20,8 7,8 Hardware e software 7,4 5,9 26,8 17,0 9,8 (*) La somma percentuale totale delle modalità è maggiore di cento poiché alla domanda era possibile fornire più risposte. Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

7,4 5,9

26,8

17,0

9,8

33,8

26,4

41,2

15,7

48,5

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&SHardware e software

10,315,7

22,5

11,3 9,8

28,2

60,4

45,1

56,9

35,3

0

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Ampliamento della capacitàproduttivaAmpliamento e/o diversifdella gamma produttiva

Grafico 33 Principali ambiti di investimento Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 34 Principali ambiti di investimento Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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La congiuntura economica

12,7

20,8

7,8

25,5

11,8

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

Ampliamento retecommerciale/distributiva

Grafico 35

Principali ambiti di investimento Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Tabella 35

Principali ambiti di investimento…per settore: Agricoltura Anni 2004-2007 Valori percentuali

Modalità di risposta Agricoltura 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 46,7 20,0 18,8 45,5 33,3 Ampliamento della capacità produttiva 53,3 66,7 25,0 63,6 55,6 Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 6,7 26,7 31,3 18,2 16,7 Ampliamento rete commerciale/distributiva - 13,3 18,8 18,2 - Hardware e software - - 31,3 - 5,6 Fonte: Demoskopika.

Tabella 36 Principali ambiti di investimento…per settore: Industria e artigianato Anni 2004-2007 Valori percentuali

Modalità di risposta Industria e artigianato 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 66,7 - 50,0 - 66,7 Ampliamento della capacità produttiva 33,3 50,0 25,0 75,0 33,3

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Modalità di risposta Industria e artigianato 2004 2005 2006 2007 2008

Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 33,3 16,7 12,5 25,0 - Ampliamento rete commerciale/distributiva - 16,7 37,5 25,0 - Hardware e software 16,7 33,3 25,0 - 16,7

Fonte: Demoskopika.

Tabella 37

Principali ambiti di investimento…per settore: Costruzioni Anni 2004-2007 Valori percentuali

Modalità di risposta Costruzioni 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 60,0 22,2 14,3 50,0 42,9 Ampliamento della capacità produttiva 40,0 77,8 28,6 83,3 71,4 Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva - 11,1 35,7 - - Ampliamento rete commerciale/distributiva 10,0 22,2 14,3 - - Hardware e software - - 21,4 16,7 14,3

Fonte: Demoskopika.

Tabella 38

Principali ambiti di investimento…per settore: Commercio Anni 2004-2007 Valori percentuali

Modalità di risposta Commercio 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 35,3 16,7 40,0 21,1 54,5 Ampliamento della capacità produttiva 29,4 16,7 26,7 57,9 27,3 Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 11,8 16,7 13,3 5,3 - Ampliamento rete commerciale/distributiva - 33,3 - 26,3 27,3 Hardware e software 11,8 16,7 26,7 21,1 9,1

Fonte: Demoskopika.

Tabella 39 Principali ambiti di investimento…per settore: Servizi Anni 2004-2007 Valori percentuali

Modalità di risposta Servizi 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 50,0 13,3 50,0 15,4 22,2 Ampliamento della capacità produttiva 25,0 53,3 33,3 46,2 33,3

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La congiuntura economica

Modalità di risposta Servizi 2004 2005 2006 2007 2008

Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 10,0 6,7 16,7 15,4 22,2 Ampliamento rete commerciale/distributiva 35,0 40,0 5,6 23,1 11,1 Hardware e software 10,4 - 27,8 30,8 11,1 Fonte: Demoskopika.

Tabella 40 Principali ambiti di investimento… per ambito territoriale: Area Mediocrati Anni 2004-2006 Valori percentuali

Modalità di risposta Mediocrati 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 51,5 6,9 31,3 29,6 36,7 Ampliamento della capacità produttiva 33,3 48,3 34,4 66,7 40,0 Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 9,1 17,2 31,3 14,8 13,3 Ampliamento rete commerciale/distributiva 12,1 27,6 9,4 14,8 13,3 Hardware e software 9,1 6,9 25 11,1 13,3 Fonte: Demoskopika.

Tabella 41 Principali ambiti di investimento… per ambito territoriale: Resto della Provincia Anni 2004-2006 Valori percentuali

Modalità di risposta Resto della Provincia 2004 2005 2006 2007 2008

Innovazione e R&S 45,7 27,3 35,9 23,1 47,6 Ampliamento della capacità produttiva 37,1 68,2 23,1 53,8 52,4 Ampliamento e/o diversif. della gamma produttiva 11,4 13,6 15,4 7,7 4,8 Ampliamento rete commerciale/distributiva 11,4 22,7 15,4 26,9 - Hardware e software 5,7 4,5 28,2 23,1 4,8 Fonte: Demoskopika.

IL CLIMA DI FIDUCIA DEL SISTEMA COSENZA

La sezione dedicata all’osservazione degli indicatori congiunturali, che hanno

tracciato un bilancio consuntivo sull’andamento dell’economia provinciale, si chiude con l’analisi previsionale. La rilevazione delle aspettative e del clima di

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

fiducia delle imprese cosentine, per l’anno 2009, avviene attraverso il consueto indicatore, l’indice di fiducia, come sintesi delle previsioni fornite dagli imprenditori rispetto ai principali fattori congiunturali, che insieme, consentono di fornire una lettura più dettagliata dell’evoluzione economica del territorio. Con l’ausilio delle informazioni scaturite dalle precedenti indagini, è stato possibile delineare un quadro prospettico di più ampio raggio grazie alla costruzione di serie storiche relative al periodo 2004-2008.

Passando all’analisi complessiva dei fattori che definiscono l’indice di fiducia generale, per il prossimo anno le previsioni degli imprenditori non sono positive, lasciando presagire un futuro incerto. Pur intravedendosi dei segnali di miglioramento rispetto al periodo precedente, secondo le valutazioni della gran parte operatori economici locali il 2009 sarà un anno difficile e di recessione per l’economia cosentina. Dalla rappresentazione grafica seguente, si può osservare che per ogni indicatore analizzato, escludendo le risposte che indicano un posizione di stabilità, i giudizi negativi degli intervistati, superano ampiamente quelli positivi.

Tabella 42 Secondo le Sue previsioni nel prossimo anno, come sarà l’andamento rispetto a… Anno 2008 Valori percentuali

Indicatori Modalità di risposta Molto positivo Positivo Stabile Negativo Molto negativo

Investimenti 0,4 13,3 36,1 42,7 7,5 Disponibilità di credito 0,4 13,1 39,7 40,1 6,7 Occupazione - 10,2 52,7 32,8 4,3 Fatturato (ricavi) 1,9 14,2 35,8 45,0 3,1 Liquidità (tempi di incasso) - 12,1 35,8 46,7 5,4 Situazione settore 0,4 9,9 37,6 47,9 4,2 Situaz. economica regionale 0,4 8,5 26,7 54,3 10,1 Totale 0,5 11,6 37,8 44,2 5,9 Fonte: Demoskopika.

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223

La congiuntura economica

8,9

12,1

10,3

12,1

16,1

10,2

13,5

13,7

-50,1 -64,4

-52,1 -52,1 -48,1

-37,1 -46,8

-50,2

-70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30

Investimenti

Disponibilità di credito Occupazione

Fatturato (ricavi)

Liquidità (tempi di incasso) Situazione settore

Situazione economica regionale VALORI MEDI

Positivo/molto positivo Negativo/molto negativo

Grafico 36

Indice di fiducia delle imprese per fattore5 Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Vediamo nel dettaglio l’andamento dei singoli indicatori e dell’indice medio di fiducia generale6, quale sintesi dei setti fattori congiunturali prospettici. Occorre ricordare prima di proseguire con la trattazione, che i valori ottenuti hanno come base discriminante il valore 100, valori al di sopra di esso indicano un trend positivo, valori al di sotto un andamento negativo. Come appena accennato, rispetto all’anno scorso si registra un miglioramento del clima di fiducia, l’indice generale sale di 7,6 punti passando dal 54,4 al 62,0 ma resta ancora in area negativa, come indistintamente tutti fattori che lo determinano (si veda grafico successivo). La totalità dei fattori, comunque, in linea con il dato medio generale, ad accezione del fatturato, che con un valore pari a 68 si mantiene quasi stabile subendo solo una leggerissima flessione (-0,6 punti), registra dei miglioramenti.

5 Le percentuali sono state ottenute dalle somma delle modalità di risposta “negativa e molto negativa” e “positiva/molto positiva” al netto delle risposte “stabile”. 6 6 L’indice è stato ottenuto sottraendo, per ogni item (indicatore), dalla percentuale di risposte positive (“positivo” e “molto positivo”), la percentuale di risposte negative (“negativo” e “molto negativo”) al netto delle percentuali di quanti segnalano una condizione di stabilità. Per ricavare l’indice medio generale è stata calcolata la media aritmetica dei valori così ottenuti (ossia dei saldi) e riparametrata per il valore 100 che rappresenta il valore discriminante.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

63,5 66,773,1

68,060,0 62,0

44,5

58,2

20

40

60

80

100

120

140

2006 57,7 57,0 57,7 66,7 52,9 60,5 52,6 57,9

2007 52,9 55,4 69,4 68,6 57,5 46,8 29,2 54,4

2008 63,5 66,7 73,1 68,0 60,0 58,2 44,5 62,0

Investim.Dispon.

di credito Occup. Fatturato Liquidità Situaz. settore

Sit. econ. regionale

Indice medio

Le variazioni maggiormente positive e ricordando che per essi nel periodo precedente c’era stata la flessione più consistente, riguardano in primis i fattori esogeni: situazione economica regionale che con +15,3 punti passa dal 29,2 al 44,5, la fiducia sulla ripresa del settore, che si attesta al 58,2 dopo un rialzo di 11,4 punti e disponibilità di credito con valore pari al 66,7 e un incremento di 11,3.

Ma il miglioramento del clima di fiducia sui fattori esterni non sembra avere avuto un’influenza positiva sui fattori “endogeni”, difatti, stando alle valutazione degli imprenditori, solo la prospettiva di una ripresa degli investimenti segue l’evoluzione più significativa, visto il +10,6, passando dal 52,9 al 63,5. Gli altri, tra cui occupazione (con il 73,1 e con variazione pari a +3,7), fatturato (con 68,0 e –0,6) e liquidità (con 60 e +2,5 punti) si mantengono quasi stabili.

In sintesi, tra gli imprenditori del cosentino c’è la volontà di credere in una ripresa dell’economia e lo testimoniano il miglioramento delle aspettative sui fattori “esogeni”, tra cui ricordiamo il sensibile miglioramento delle attese su una ripresa dell’economia regionale che rimane comunque il fattore più critico.

Ma i segnali di ottimismo non bastano a invertire la rotta: il barometro della fiducia segna ancora un clima di incertezza, e la maggioranza degli imprenditori non prevedono performance positive e di crescita della propria impresa e dei propri volumi di affari nel futuro più prossimo.

Grafico 37

Indice di fiducia delle imprese per fattore e indice medio di fiducia generale (base=100) Anni 2006-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

Valore discriminante =

Clima fiducia positivo (+)

Clima fiducia negativo (-)

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225

La congiuntura economica

Tabella 43 Indice di fiducia delle imprese per fattore e indice medio di fiducia generale (base=100) Anni 2006-2008 Valori e variazioni punti percentuali

Indicatori 2006 2007 2008 Var. 2007/2006

Var. 2008/2007

Indice di fiducia generale 57,9 54,4 62,0 -3,5 7,6 Investimenti 57,7 52,9 63,5 -4,8 10,6 Disponibilità di credito 57,0 55,4 66,7 -1,6 11,3 Occupazione 57,7 69,4 73,1 11,7 3,7 Fatturato (ricavi) 66,7 68,6 68,0 1,9 -0,6 Liquidità (tempi di incasso) 52,9 57,5 60,0 4,6 2,5 Situazione settore 60,5 46,8 58,2 -13,7 11,4 Situaz. economica regionale 52,6 29,2 44,5 -23,4 15,3 Fonte: Demoskopika.

Tabella 44 Indice di fiducia delle imprese per fattore e indice medio di fiducia generale (base=100) Anni 2006-2008 Valori e variazioni punti percentuali

Indicatori 2006 2007 2008 Var. 2007/2006

Var. 2008/2007

Indice di fiducia generale 57,9 54,4 62,0 -3,5 7,6 Investimenti 57,7 52,9 63,5 -4,8 10,6 Disponibilità di credito 57,0 55,4 66,7 -1,6 11,3 Occupazione 57,7 69,4 73,1 11,7 3,7 Fatturato (ricavi) 66,7 68,6 68,0 1,9 -0,6 Liquidità (tempi di incasso) 52,9 57,5 60,0 4,6 2,5 Situazione settore 60,5 46,8 58,2 -13,7 11,4 Situaz. economica regionale 52,6 29,2 44,5 -23,4 15,3 Fonte: Demoskopika.

Tabella 45 Indice di fiducia delle imprese per fattore e indice medio di fiducia generale (base=100) Anni 2006-2008 Valori e variazioni percentuali

Indicatori 2006 2007 2008 Indice di fiducia generale 100,0 94,0 114,0 Investimenti 100,0 91,7 120,0 Disponibilità di credito 100,0 97,2 120,4 Occupazione 100,0 120,3 105,3 Fatturato (ricavi) 100,0 102,8 99,1

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-50,9

-27,4-47,4

-70,8-55,5

49,1

72,652,6

29,244,5

-100-80-60-40-20

020406080

100

2004 2005 2006 2007 2008

Saldi (giudizi positivi - giudizi negativi)Indice di f iducia base = 100

Indicatori 2006 2007 2008 Liquidità (tempi di incasso) 100,0 108,7 104,3 Situazione settore 100,0 77,4 124,4 Situaz. economica regionale 100,0 55,5 152,4

Fonte: Demoskopika.

Anche quest’anno è stata approfondita l’analisi del clima di fiducia verso

l’economia regionale, osservando in chiave dinamica le variazioni intervenute durante il periodo 2004-2008.

Come si può notare nel grafico seguente le aspettative degli imprenditori sull’andamento economico regionale risultano negative durante tutto l’arco di tempo considerato (nel grafico è riportato sia l’indice con base 100, sia il valore dei saldi, dato dalle differenze tra i giudizi positivi e quelli negativi).

Dopo il miglioramento registratosi tra il 2004 e il 2005, l’indice appare in costante e forte discesa: a partire dal 2006 registra una contrazione di ben 20 punti passando dal 72,6 al 52,6 per attestarsi nel 2007, dopo un’analoga riduzione (23,4 punti), ad valore ancora più basso, pari al 29,2. Nel 2008, inverte la sua tendenza, che lo vede in risalita di +15,3 punti, passando dal 29,2 al 44,5.

Grafico 38 Indice di fiducia delle imprese sull’andamento economico regionale Anni 2004-2007 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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227

La congiuntura economica

14,3

17,9

14,5

7,9

11,2

12,1

-43,4

-58,9

-57,7

-50,4

-47,6

-50,1

-70 -60 -50 -40 -30 -20 -10 0 10 20 30

Agricoltura

Industria e artigianato

Costruzioni

Commercio

Servizi

Totale

Positivo/molto positivo Negativo/molto negativo

Con riferimento ai settori economici di appartenenza delle imprese, si osserva che in ogni ambito di attività il clima di fiducia è negativo per la maggior parte degli imprenditori intervistati.

Tabella 46 Indice di fiducia generale delle imprese per settore di attività economica Anno 2008 Valori percentuali

Settore Modalità di risposta

Molto positivo Positivo Stabile Negativo Molto

negativo Agricoltura 0,2 14,1 42,2 39,5 3,9 Industria e artigianato 2,9 15,0 23,2 48,3 10,6 Costruzioni 0,5 14,0 27,9 51,8 5,9 Commercio 0,2 7,7 41,7 45,6 4,8 Servizi - 11,2 41,1 40,8 6,8 Totale 0,5 11,6 37,8 44,2 5,9 Fonte: Demoskopika.

Grafico 39

Indice di fiducia generale delle imprese per settore di attività economica Anno 2007

Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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228

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Nello specifico, considerando l’indice di fiducia generale, e le variazioni intervenute rispetto alla rilevazione precedente, il comparto con il livello di fiducia più elevato è quello agricolo dopo aver portato a segno l’incremento più consistente, pari a +20,8 punti e passando nel periodo 2008-2007 dal 50,1 al 70,9; a seguire con rialzi più contenuti il settore del commercio (con il 57,5 e con un incremento pari a +9,8 punti), industria (con il 59 e +6,2) e servizi (con 63,6 e +5,4). Sul fronte opposto, si colloca il settore edile che è l’unico a presentare una contrazione: l’indice, che nel periodo precedente si attestava al valore più elevato, subisce una flessione di ben 16,1 punti dal 72,9 al 56,8.

Tabella 47 Indice di fiducia generale delle imprese per settore di attività economica (base=100) Anni 2006-2008 Valori e variazioni punti percentuali

Settori 2006 2007 2008 Var. 2007/2006

Var. 2008/2007

Agricoltura 53,1 50,1 70,9 -3,0 20,8 Industria e artigianato 46,8 52,8 59,0 6,0 6,2 Costruzioni 67,7 72,9 56,8 5,2 -16,1 Commercio 58,5 47,7 57,5 -10,8 9,8 Servizi 61,5 58,2 63,6 -3,3 5,4 Totale 57,9 54,4 62,0 -3,5 7,6

Fonte: Demoskopika.

Tabella 48 Indice di fiducia generale delle imprese per settore di attività economica (base=100) Anni 2006-2008 Valori e variazioni percentuali

Settori 2006 2007 2008

Agricoltura 100,0 94,4 141,5 Industria e artigianato 100,0 112,8 111,7 Costruzioni 100,0 107,7 77,9 Commercio 100,0 81,5 120,5 Servizi 100,0 94,6 109,3 Totale 100,0 94,0 114,0

Fonte: Demoskopika.

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229

La congiuntura economica

70,9

59,056,8 57,5

63,6 62,0

30

40

50

60

70

80

2006 53,1 46,8 67,7 58,5 61,5 57,9

2007 50,1 52,8 72,9 47,7 58,2 54,4

2008 70,9 59,0 56,8 57,5 63,6 62,0

Agricoltura Industria e artigianato

Costruzioni Commercio Servizi Totale

Grafico 40

Indice di fiducia generale delle imprese per settore di attività economica Anni 2006-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika. Sempre nell’ultimo periodo, rispetto all’area di appartenenza delle imprese, si

evidenziano delle tendenze contrapposte: mentre per le imprese dell’area Mediocrati l’indice di fiducia registra un incremento consistente di ben 21 punti, passando dal 48,1 al 69,1 (recuperando rispetto al periodo precedente, in cui al contrario c’era stata una flessione di 18,1), le imprese del resto della provincia segnano un calo, dal 60,7 al 55,4, di 5,3 punti.

Tabella 49 Indice di fiducia generale delle imprese per area Anno 2008 Valori percentuali

Settore Modalità di risposta

Molto positivo Positivo Stabile Negativo Molto

negativo Mediocrati 0,8 13,5 40,5 39,5 5,7 Resto provincia 0,2 9,8 35,3 48,6 6,0 Totale 0,5 11,6 37,8 44,2 5,9 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

12,1

10,0

14,3

-50,1

-54,6

-45,2

-70,0 -50,0 -30,0 -10,0 10,0 30,0

Mediocrati

Resto provincia

Totale

Positivo/molto positivo Negativo/molto negativo

Grafico 41

Indice di fiducia generale delle imprese per area Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 42 Indice di fiducia generale delle imprese per area (base=100) Anni 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

62,0

55,4

69,1

30

40

50

60

70

80

2006 66,2 49,9 57,9

2007 48,1 60,7 54,4

2008 69,1 55,4 62,0

Mediocrati Resto provincia Totale

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231

La congiuntura economica

Tabella 50 Indice di fiducia generale delle imprese per area (base=100) Anni 2008 Valori e variazioni punti percentuali

Settori 2006 2007 2008 Var. 2007/2006

Var. 2008/2007

Mediocrati 66,2 48,1 69,1 -18,1 21,0 Resto provincia 49,9 60,7 55,4 10,8 -5,3 Totale 57,9 54,4 62,0 -3,5 7,6 Fonte: Demoskopika.

Tabella 51 Indice di fiducia generale delle imprese per area (base=100) Anni 2008 Valori e variazioni percentuali

Settori 2006 2007 2008 Mediocrati 100,0 72,7 143,7 Resto provincia 100,0 121,6 91,3 Totale 100,0 94,0 114,0 Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

I rapporti con la Pubblica Amministrazione I CONTATTI CON GLI ENTI PUBBLICI

Il settore pubblico in Italia assume centralità e importanza soprattutto a partire dai primi anni ottanta. Tale centralità ha prodotto considerevoli riforme riguardanti le caratteristiche peculiari e le modalità operative delle pubbliche amministrazioni, con l’obiettivo di incrementare l’efficienza, l’efficacia e l’economicità.

Tuttavia, i risultati finora raggiunti non sembrano essere particolarmente soddisfacenti: cittadini, imprenditori, economisti e politici lamentano l’inefficienza legata al settore pubblico, i pesanti oneri che ne derivano, principalmente per le imprese, e la conseguente difficoltà dell’Italia di competere con gli altri Paesi industrializzati.

In effetti, il rapporto tra impresa e pubblica amministrazione rappresenta un tema centrale per qualsiasi politica economica che abbia come obiettivo quello di rilanciare lo sviluppo e la competitività di un Paese.

Pur risentendo dei cambiamenti intervenuti negli anni passati in seguito all’applicazione della cosiddetta Legge Bassanini in tema di semplificazione delle procedure amministrative e dei vincoli burocratici e dei successivi provvedimenti, tale rapporto in Italia è spesso più conflittuale che di collaborazione e di interazione.

Il carico degli adempimenti che gravano sulle imprese, specialmente su quelle di piccole dimensioni, l’incertezza sull’iter procedurale delle pratiche e sui tempi di attesa, il più delle volte molto lunghi, l’intreccio di competenze tra più

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

amministrazioni, ostacolano lo sviluppo delle imprese e scoraggiano la nascita di nuove iniziative.

Una pubblica amministrazione moderna deve essere flessibile, innovativa, in grado di supportare adeguatamente il sistema produttivo, il più possibile libera da oneri e procedure burocratiche, al fine di generare sviluppo e di migliorare le condizioni per la crescita e la nascita di nuove attività imprenditoriali.

L’indagine congiunturale sulle imprese della provincia di Cosenza dedica, quest’anno, una sezione specifica ai rapporti intercorrenti tra le imprese locali e la pubblica amministrazione ai vari livelli.

L’analisi condotta ha come obiettivo quello di comprendere i rapporti intercorrenti tra le imprese e le amministrazioni locali, rilevando, oltre al livello di soddisfazione percepito dalle aziende in merito ai servizi offerti dalla PA anche se e in che misura i costi per adempimenti amministrativi sono aumentati, la partecipazione a gare bandite dalla pubblica amministrazione, i tempi di attesa per i pagamenti, il grado di utilizzo degli sportelli unici per le attività produttive e, infine, le azioni che le aziende ritengono prioritarie al fine di migliorare l’efficienza della pubblica amministrazione locale.

Dall’analisi dei dati emerge, innanzitutto, che nel corso degli ultimi anni la percentuale delle imprese che hanno avuto occasione di entrare in contatto con uno o più uffici pubblici, per richiedere un servizio o per svolgere una pratica burocratica, è stata pari al 52,9%. Tra i diversi settori d’appartenenza, le imprese edili sono quelle ad aver avuto maggiori occasioni di incontro (64,6%), seguite dalle imprese del settore agricolo (55,4%) e dei servizi (53,6%).

In coda le imprese artigianali e commerciali che presentano percentuali di contatto inferiori al dato medio generale, rispettivamente il 49,5% e il 47,1%.

Tabella 1 Nel corso degli ultimi anni la Sua Impresa, ha avuto occasione di entrare in contatto con uno o più uffici pubblici per richiedere un servizio, o per eseguire una pratica burocratica? Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Si 52,9 No 47,1 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Si52,9%

No47,1%

Grafico 1 Nel corso degli ultimi anni la Sua Impresa, ha avuto occasione di entrare in contatto con uno o più uffici pubblici per richiedere un servizio, o per eseguire una pratica burocratica? Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Tabella 2 Nel corso degli ultimi anni la Sua Impresa, ha avuto occasione di entrare in contatto con uno o più uffici pubblici per richiedere un servizio, o per eseguire una pratica burocratica?…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Settori Si No Agricoltura 55,4 44,6 Industria e artigianato 49,5 50,5 Costruzioni 64,6 35,4 Commercio 47,1 52,9 Servizi 53,6 46,4 Fonte: Demoskopika.

L’Ente più gettonato è risultato essere la Camera di Commercio, con il 70,9%

di preferenze. Il dato sembra rafforzare una tesi, secondo la quale risulta imprescindibile per

qualsiasi iniziativa di riforma o semplificazione dei rapporti tra Pubblica amministrazione e tessuto imprenditoriale incardinarsi sul sistema camerale, in quanto esso rappresenta sempre più il vero gateway dei flussi di comunicazione tra amministrazione e tessuto produttivo locale. Al secondo posto troviamo il Comune (66,6%) e a seguire l’Agenzia delle Entrate (62,1%) e l’Istituto di previdenza (61,4%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 3 Nel corso degli ultimi anni la Sua Impresa, ha avuto occasione di entrare in contatto con uno o più uffici pubblici per richiedere un servizio, o per eseguire una pratica burocratica? Anno 2008 Valori percentuali

Enti pubblici Si No Camera di Commercio 70,9 29,1 Comune 66,6 33,5 Provincia 48,2 51,8 Regione 45,0 55,0 Agenzia delle Entrate 62,1 37,8 Asl 49,7 50,4 Inps 61,4 38,5 Inail 53,9 46,0 Altro 18,1 82,0 Fonte: Demoskopika.

LA CUSTOMER SATISFACTION DEI SERVIZI

Il dato relativo alla valutazione della qualità dei servizi prestati è sicuramente quello di maggiore importanza ai fini della comprensione dei punti di forza e di debolezza dei rapporti fra aziende e amministrazione pubblica.

L’indagine sull’operato della PA prosegue, dunque, con la rilevazione delle caratteristiche di ottimalità del sistema, cercando di capire quali enti guidano i risultati positivi e dove le aziende trovano maggior soddisfazione alle proprie necessità.

Per raggiungere questo obiettivo al campione di imprese intervistate è stato chiesto di esprimere un giudizio di natura qualitativa che evidenziasse, in relazione agli enti pubblici elencati, il grado di soddisfazione dei servizi ricevuti.

Osservando le risposte, è possibile affermare che in generale il gradimento dell’utenza è poco soddisfacente per il 42,4% del campione (tale valore è dato dalla somma delle risposte degli items “per niente” e “poco” soddisfatto), mediamente soddisfacente per circa un terzo delle imprese (31%) e più che soddisfacente per il restante 26,6% degli intervistati (somma delle risposte “abbastanza” e “molto” soddisfatto).

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Per niente soddisfatto

19,3%

Molto soddisfatto

1,7%Abbastanza soddisfatto

24,9%

Mediamente soddisfatto

31,0%

Poco soddisfatto

23,1%

Tabella 4 Se si quanto si ritiene soddisfatto dei servizi ricevuti Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Per niente soddisfatto 19,3 Poco soddisfatto 23,1 Mediamente soddisfatto 31,0 Abbastanza soddisfatto 24,9 Molto soddisfatto 1,7 Fonte: Demoskopika.

Grafico 2 Se si quanto si ritiene soddisfatto dei servizi ricevuti Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Stando ai risultati rilevati, la Regione sembra essere l’unico ente a totalizzare

un livello di insoddisfazione superiore al 50 per cento: in particolare, sono stati giudicati “non soddisfacenti” dalla maggior parte delle imprese, i servizi resi dall’Ente Regione (54,4% pari alla somma delle modalità di risposta “per niente soddisfatto” e “poco soddisfatto”). A seguire, nella graduatoria dell’insoddisfazone la Provincia (49,2%), l’Agenzia delle entrate (45,7%) e il Comune (45,4%).

Mentre sono ritenuti mediamente soddisfacenti i servizi resi dall’Inps (37,4%), dall’Azienda sanitaria provinciale (34,1%) e dall’Inail (34%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Infine fra tutti, soltanto la Camera di commercio con il 38,6% dei consensi, presenta una percentuale di soddisfazione più alta rispetto agli altri enti, pur ottenendo comunque una quota rilevante di giudizi negativi pari al 30%.

Tabella 5 Se si quanto si ritiene soddisfatto dei servizi ricevuti Anno 2008 Valori percentuali

Enti pubblici Per niente soddisfatto

Poco soddisfatto

Mediamente soddisfatto

Abbastanza soddisfatto

Molto soddisfatto

Camera di commercio 11,7 17,8 32,0 35,0 3,6 Comune 20,0 25,4 25,9 27,0 1,6 Provincia 23,1 26,1 26,9 22,4 1,5 Regione 26,4 28,0 23,2 20,8 1,6 Agenzia delle Entrate 19,7 26,0 29,5 23,7 1,2 Asp 18,8 21,7 34,1 23,2 2,2 Inps 18,7 19,9 37,4 22,8 1,2 Inail 18,7 21,3 34,0 24,7 1,3 Altro 22,0 26,0 42,0 10,0 0,0 Fonte: Demoskopika.

La valutazione degli intervistati su ognuno degli enti considerati, è stata

ulteriormente sintetizzata (secondo una scala quantitativa crescente da 1=per niente soddisfacente a 5=molto soddisfacente) in un valore medio dei giudizi espressi, con la relativa deviazione standard. Dall’osservazione dei risultati (grafico 3) si evince che il giudizio medio complessivo è pari a 2,63, una valutazione che non raggiunge la piena soddisfazione delle imprese, collocandosi tra il valore 2=“poco soddisfacente” e 3=“mediamente soddisfacente”.

Entrando nel dettaglio dell’analisi, appare abbastanza evidente che le Camere di commercio, si posizionano in cima alla graduatoria sul livello di soddisfazione ottenendo un voto medio pari a 3,01 a dimostrazione di quanto esposto in precedenza, sulla centralità del sistema camerale nel dibattito per la riforma della Pubblica amministrazione. Sopra la media generale anche l’Inail (2,69), l’Asp e l’Inps (2,68) e il Comune (2,65). Sotto il valore medio si collocano, Agenzia delle Entrate (2,61), Provincia (2,53) e in coda la Regione (2,43).

È da rilevare, comunque, che per tutti gli enti considerati, anche per coloro si collocano al di sotto della media regionale, la relativa deviazione standard non è troppo elevata, a conferma del fatto che non c’è eccessiva dispersione, per cui la maggioranza dei casi si concentra intorno al giudizio medio.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Grafico 3 Quanto si ritiene soddisfatto dei servizi ricevuti da: Anno 2008 Valori medi Fonte: Demoskopika.

Tabella 6 Grado di soddisfazione del servizio ricevuti da: Anno 2008 Valori assoluti e medi

Modalità Valutazione media Dev. standard Valore minimo Valore massimo Camera di commercio 3,01 1,07 1 5 Comune 2,65 1,13 1 5 Provincia 2,53 1,12 1 5 Regione 2,43 1,14 1 5 Agenzia delle Entrate 2,61 1,09 1 5 Asp 2,68 1,09 1 5 Inps 2,68 1,06 1 5 Inail 2,69 1,08 1 5 Altro 2,40 0,95 1 4 Media 2,63 0,94 1 4,14 Fonte: Demoskopika.

2,40

2,43

2,53

2,61

2,65

2,68

2,68

2,69

3,01

1 2 3 4 5

Altro

Regione

Provincia

Agenzia delle Entrate

Comune

Inps

Asp

Inail

Camera di Commercio

Valore medio di soddisfazione = 2,63

Per niente soddisfato

Mediamente soddisfatto

Poco soddisfatto

Abbastanza soddisfatto

Molto soddisfatto

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Anche se queste medie sono il risultato di una distribuzione omogenea fra i diversi gruppi di imprese, nel senso che non si osserva una evidente variabilità, alcune differenze, anche se in misura poco significativa, si registrano nell’analisi per settore d’appartenenza e per ambito territoriale, con le imprese artigiane, commerciali ed edili, localizzate nell’area Mediocrati, che segnano valori medi più alti della media generale, mentre al contrario le società di servizi e dell’agricoltura oltre a quelle ubicate nel resto della provincia, risultano le meno soddisfatte.

Tabella 7

Grado di soddisfazione dei servizi forniti da:…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori medi dei giudizi secondo una scala quantitativa crescente da 1=per niente soddisfatto a 5=molto soddisfatto

Enti Settori d’appartenenza Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi Totale

C.C.I.A.A. 2,94 3,20 3,33 2,98 2,85 3,01 Comune 2,51 2,50 2,52 2,88 2,61 2,65 Provincia 2,55 2,36 2,67 2,57 2,45 2,53 Regione 2,54 2,64 2,47 2,44 2,09 2,43 Agenzia Entrate 2,49 2,82 2,74 2,70 2,44 2,61 Asl 2,53 3,00 2,67 2,76 2,60 2,68 Inps 2,53 3,06 2,59 2,91 2,44 2,68 Inail 2,58 2,94 2,57 2,95 2,47 2,69 Altro 2,43 2,80 2,57 2,15 2,36 2,40 Media 2,57 2,81 2,68 2,70 2,48 2,63

Fonte: Demoskopika. Tabella 8 Grado di soddisfazione dei servizi forniti da:…per ambito territoriale Anno 2008 Valori medi dei giudizi secondo una scala quantitativa crescente da 1=per niente soddisfatto a 5=molto soddisfatto

Enti Ambito territoriale Mediocrati Resto della provincia Totale

C.C.I.A.A. 3,06 2,96 3,01 Comune 2,66 2,64 2,65 Provincia 2,39 2,64 2,53 Regione 2,41 2,45 2,43 Agenzia delle Entrate 2,56 2,65 2,61 Asl 2,73 2,64 2,68 Inps 2,73 2,63 2,68 Inail 2,83 2,56 2,69 Altro 2,43 2,37 2,40 Media 2,64 2,62 2,63

Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

LO SPORTELLO UNICO PER LE ATTIVITÀ PRODUTTIVE (SUAP)

Una sezione a parte sul grado di utilizzo e soddisfazione della PA è stata dedicata agli sportelli unici per l’attività produttiva dei comuni.

Lo sportello unico per l’attività produttiva (SUAP), dovrebbe essere un punto d’accesso polifunzionale per facilitare il rapporto tra PA e imprese, per semplificare le procedure amministrative e migliorare l’utilizzo dei servizi dell’Ente comunale. Nell’intento del legislatore, l’utente non deve più cercare l’ufficio competente, spostandosi dunque da un ufficio all’altro con dispendio di tempo e di energie, ma semplicemente recarsi allo Sportello unico di ogni comune.

In questa fase abbiamo cercato di capire il grado di utilizzo che il nostro campione fa del SUAP ed il relativo grado di soddisfazione.

Alla domanda “si è mai rivolto allo Sportello Unico del suo comune” soltanto una impresa su dieci ha risposto in modo affermativo, mentre il 76,3% non si è mai rivolto allo sportello. Infine l’8,6% delle imprese dichiara di non sapere cosa siano e di non conoscere le loro funzioni.

Fermo restando che oltre il 75% non si è mai rivolto allo Sportello, riguardo all’area di appartenenza delle aziende, emerge che quelle ubicate nell’area Mediocrati presentano una percentuale più alta di utilizzo rispetto a quelle del resto della provincia (14,1% vs 7,7%). Rispetto al settore di attività, le imprese agricole (13,8%) ed edili (12,1%), presentano le percentuali più elevate di utilizzo, mentre tra le imprese dell’industria si riscontra il livello più basso sia di utilizzo (6,55) che di conoscenza (19,4%). Tabella 9 Si è mai rivolto allo Sportello unico del suo comune Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Si 10,8 No 76,3 Non sa cosa sia 8,6 Non sa non risponde 4,3 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

No76,3%

Non sa/non risponde

4,3%

Si10,8%

Non sa cosa sia

8,6%

Grafico 4

Si è mai rivolto allo Sportello unico del suo comune Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika. Tabella 10 Si è mai rivolto allo Sportello unico del suo comune…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della provincia

Si 14,1 7,7 No 75,6 76,9 Non sa cosa sia 8,1 9,1 Non sa non risponde 2,2 6,3 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika. Tabella 11 Si è mai rivolto allo Sportello unico del suo comune…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settore d’appartenenza Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Si 13,8 6,5 12,1 9,4 10,9 No 67,7 64,5 87,9 76,5 84,4 Non sa cosa sia 12,3 19,4 - 9,4 3,1 Non sa non risponde 6,2 9,7 - 4,7 1,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Alle imprese che hanno dichiarato di rivolgersi allo Sportello, è stato chiesto di dare un giudizio complessivo sulle suo operato. Dalle risposte fornite si evince che le imprese si ritengono “mediamente” e “abbastanza” soddisfatte: in entrambi i casi i valori espressi per questi items di risposta raggiungono il 33,3% dei casi.

Gli utenti risultati insoddisfatti, sono pari al 26,7% avendo risposto nel 16,7% dei casi di non essere “per niente soddisfatti” e nel 10% dei casi di essere “poco soddisfatti” dell’operato dello sportello unico. Rispetto alle variabili di stratificazione non si rilevano sostanziali differenze.

Tabella 12 Se si quanto si ritiene soddisfatto dell’operato dello sportello unico Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Per niente soddisfatto 16,7 Poco soddisfatto 10,0 Mediamente soddisfatto 33,3 Abbastanza soddisfatto 33,3 Molto soddisfatto 6,7 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

I COSTI DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Da una recente indagine realizzata dalla Promo PA fondazione, emerge che i costi legati agli adempimenti amministrativi e burocratici sopportati dalle piccole e piccolissime aziende italiane sono sempre più elevati e che nel 2008 hanno toccato la soglia dei 10 miliardi di euro, pari allo 0,6% del Pil. Sempre nello stesso periodo è stato calcolato che le giornate/uomo per lo svolgimento di tali adempimenti sono risultati in media pari a 25,8, in aumento rispetto al 2006 (24,2) mentre le spesa media annua per le consulenze esterne si attesta intorno a 5.747 euro.

Dallo studio effettuato emerge, inoltre, che nel bilancio annuale di un’impresa con meno di 50 addetti (circa un milione in Italia, escluse le ditte individuali) gli oneri della PA incidono in media per 12.511 euro. Il costo medio è stato calcolato sommando i costi esterni per le consulenze a quelli interni del personale prendendo in considerazione uno standard condiviso (comprensivo di retribuzione, oneri e costi indiretti e accessori) pari a 250 euro per la singola giornata di lavoro.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Aumentati46,0%

Non sa/non risponde

7,2%

Invariati31,3%

Diminuiti15,5%

La cifra ottenuta incide complessivamente per il 5,4% sul fatturato delle imprese, in aumento di un punto percentuale rispetto al 2006 (4,4%).

Tornando all’oggetto della presente indagine, è stato chiesto agli intervistati se negli ultimi anni i costi legati agli adempimenti amministrativi e burocratici, sopportati dalle aziende cosentine, sono aumentati, diminuiti o rimasti invariati.

Dalle risposte fornite si evince, che per il 46% delle imprese, tali costi hanno subito un incremento, per circa un terzo sono rimasti invariati mentre soltanto il 15,5% dichiara una diminuzione. Disaggregando i dati, non si notano particolari differenze per ambito territoriale, mentre le imprese appartenenti al settore industriale e artigianale, in misura maggiore (58,1%) ne dichiarano un aumento. Il dato maggiormente positivo si riscontra, invece, nel settore delle costruzioni con oltre un quinto (27,3%) delle imprese che evidenzia una riduzione degli oneri e delle incombenze amministrative e burocratiche.

Tabella 13

Negli ultimi anni, all’interno della Sua azienda, i costi legati agli adempimenti amministrativi e burocratici sono: Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Aumentati 46,0 Diminuiti 15,5 Invariati 31,3 Non sa/non risponde 7,2 Totale 100,0

Fonte: Demoskopika.

Grafico 5

Negli ultimi anni, all’interno della Sua azienda, i costi legati agli adempimenti amministrativi e burocratici sono: Anno 2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Tabella 14 Negli ultimi anni, i costi legati agli adempimenti amministrativi e burocratici sono: …per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della provincia

Aumentati 45,9 46,2 Diminuiti 17,8 13,3 Invariati 31,1 31,5 Non sa/non risponde 5,2 9,1 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tabella 15 Negli ultimi anni, i costi legati agli adempimenti amministrativi e burocratici sono: …per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settore d’appartenenza Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Aumentati 40,0 58,1 42,4 45,9 48,4 Diminuiti 12,3 9,7 27,3 14,1 17,2 Invariati 33,8 25,8 27,3 35,3 28,1 Non sa/non risponde 13,8 6,5 3,0 4,7 6,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Si è tentato, inoltre, di capire quali possono essere stati i motivi e le cause per

cui le aziende hanno visto aumentare o diminuire tali costi. Il campione di imprese che dichiara un aumento dei costi legati alla PA e con

un assenso pari al 71,1% degli intervistati, ha portato a giustificazione la presenza di norme più numerose e complesse, mentre il 25% dichiara che a causa dell’espansione dell’attività “ne deve rispettare di più”.

Per coloro i quali i costi sono diminuiti (15,5% del campione) la principale motivazione addotta (55,8%) riguarda il fatto che si è verificata una riduzione dell’attività dell’impresa. Per il 30,2%, inoltre, il calo è dovuto al fatto che all’interno dell’azienda è stata fatta una riorganizzazione nella gestione delle prescrizioni normative. Infine, una quota minore (13,9%) ritiene che tale diminuzione è data dall’avvenuta semplificazione delle procedure con i sistemi on-

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

3,9

25

71,1

0 10 20 30 40 50 60 70 80

Altro motivo

L'azienda ne deverispettare di più per

espansionedell’attività

Le norme sono piùnumerose o più

complesse

line etc, (11,6%) o per la diminuzione del numero di norme o minore complessità delle normative (2,3%).

Tabella 16 Se sono aumentati, perché: Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Perché le norme sono più numerose o più complesse 71,1 Perché la sua azienda ne deve rispettare di più per espansione dell’attività 25,0 Altro motivo 3,9 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika. Grafico 6 Se sono aumentati, perché: Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

2,3

11,6

30,2

55,8

0 10 20 30 40 50 60

Dimin. Num. norme omin. comples. delle

normative

Semplif icazioni delleprocedure

Riorganizzazione nellagestione delle

prescrizioni normative

Riduzione attivitàdell’impresa

Tabella 17 Se sono diminuiti, perché: Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Diminuzione del numero di norme o minore complessità delle normative 2,3 Semplificazioni delle procedure (sistemi on line etc.); 11,6 Riorganizzazione nella Sua impresa nella gestione delle prescrizioni normative 30,2 Riduzione attività dell’impresa 55,8 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 7 Se sono diminuiti, perché: Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

In conclusione, volendo trarre delle indicazioni di tipo qualitativo, si può

affermare che i risultati ottenuti segnalano un chiaro incremento dei costi sostenuti per far fronte agli adempimenti amministrativi e burocratici.

Mentre una eventuale flessione del fatturato dovuto principalmente alla riduzione di attività dell’impresa, può avere al massimo accentuato la ricaduta di tale aumento sull’attività aziendale.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

IL MERCATO DEL “PUBBLICO”: BUON CLIENTE E CATTIVO PAGATORE Secondo una rilevazione di Confartigianato, nel 2007, in Italia le imprese

hanno fornito beni e servizi per un valore di 121,5 miliardi di euro alla Pubblica Amministrazione centrale ed alle amministrazioni locali (comuni, province, regioni, ecc.), generando un giro di affari che sfiora circa l’8% del Pil, e rappresentando di fatto un importante mercato per migliaia di aziende.

A fronte di ciò però i crediti commerciali che le aziende vantano nei confronti della Pubblica Amministrazione ammontano a poco più di 67 miliardi di euro e sono legati principalmente ai ritardi di pagamento da parte dei soggetti istituzionali pubblici. Si calcola che, in Italia nel 2008, i tempi medi di pagamento abbiano raggiunto i 135 giorni di ritardo, in pratica 40 giorni in più dei termini contrattuali previsti (con punte che arrivano anche a 900 giorni ossia tre anni), un valore superiore a quello medio europeo, che si attesta sui 65 giorni.

Soprattutto in questa fase di recessione economica, tale situazione rappresenta un fattore aggravante per il sistema imprenditoriale.

In generale il mancato pagamento da parte della PA, non fa altro che aumentare l’instabilità delle imprese, costrette tra l’altro a relazionarsi da una parte con uno scenario economico difficile e alquanto incerto, dall’altra con il razionamento del credito da parte delle banche per mancanza di liquidità.

Alla luce di quanto appena esposto, è stato chiesto alle imprese del nostro del campione se e in che misura si rivolgono alla PA come possibile mercato di riferimento. Secondo i dati espressi dal campione, soltanto il 22% delle aziende cosentine, ha guardato almeno occasionalmente alla PA come possibile target di mercato, contro il 78% di aziende che non ha mai partecipato negli ultimi due anni ad alcuna gara bandita dalle diverse amministrazioni.

Rispetto al settore di appartenenza, si riscontra che le aziende edili sono quelle che maggiormente hanno partecipato a gare, con il 42,5% dei casi, seguite a distanza dagli operatori economici del settore dei servizi (26,5%) e del commercio (23,5%); sul fronte opposto troviamo il settore agricolo con appena il 6,1%.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Tabella 18 La Sua azienda, da sola o in forma associata, ha partecipato e con quale frequenza, negli ultimi 24 mesi, a gare bandite dalla Pubblica Amministrazione (Amministrazioni locali, sanità e altri enti pubblici) per la fornitura di prodotti o servizi? Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Mai 78,1 Sì, ma occasionalmente 16,2 Frequentemente/correntemente 5,8 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tabella 19 La Sua azienda, da sola o in forma associata, ha partecipato e con quale frequenza, negli ultimi 24 mesi, a gare bandite dalla Pubblica Amministrazione (Amministrazioni locali, sanità e altri enti pubblici) per la fornitura di prodotti o servizi?…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settore d’appartenenza Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Mai 93,8 80,6 57,6 76,5 73,4 Sì, ma occasionalmente 4,6 19,4 27,3 20,0 15,6 Frequent./corrent. 1,5 - 15,2 3,5 10,9 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Alle aziende che hanno affermato di aver partecipato a gare bandite dalla PA, è

stato chiesto di indicare l’ente pubblico al quale hanno fornito o continuano a fornire i propri prodotti/servizi.

A questa domanda è stata data la possibilità agli intervistati di dare più risposte, ed è per questo motivo che il risultato totale delle distribuzioni percentuali è diverso da 100.

In generale, dalle risposte fornite dal campione, emerge che il Comune risulta essere il principale ente di riferimento a cui le aziende forniscono o hanno fornito i propri prodotti/servizi, con il 78,2% delle risposte mentre a notevole distanza, e appaiati con lo stesso valore, troviamo la Provincia e la Regione (32,7%).

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 20

A quale Ente pubblico ha fornito/fornisce i suoi prodotti/servizi: Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Regione 32,7 Provincia 32,7 Comune 78,2 Altro ente pubblico 23,6 Fonte: Demoskopika.

Nel prosieguo dell’analisi, si è tentato di indagare la consistenza del fenomeno

dei ritardati pagamenti da parte della PA alle imprese cosentine per le loro forniture negli ultimi 2 anni. Dai risultati dell’indagine, emerge che anche le imprese cosentine lamentano una situazione complessiva preoccupante, con tempi di attesa in molti casi enormemente dilatati.

Infatti, ben il 77,6% delle imprese intervistate, dichiara che il tempo medio di attesa per incassare i pagamenti maturati per i loro lavori/servizi forniti, va da 2 mesi e oltre la scadenza dei termini contrattuali. In particolare, scomponendo questo dato percentuale, il 23,6% evidenzia un ritardo compreso fra 2 e 3 mesi, il 27,0% tra 4 e 5 mesi, e per un ulteriore 27,0% i tempi medi di pagamento si allungano oltre i 6 mesi.

Un azienda su dieci afferma (10,1%), inoltre, di non aver riscontrato alcun ritardo, mentre quasi una stessa percentuale (12,4%) dichiara di aver subito ritardi che non superano il mese dalla scadenza naturale dei contratto.

Tabella 21 Qual è/quale è stato il tempo medio di pagamento delle vostre forniture alla Pubblica Amministrazione effettuate negli ultimi 12-18 mesi? Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % No nessun ritardo 10,1 1 mese 12,4 2-3 mesi 23,6 4-5 mesi 27,0 6 mesi o più 27,0 Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

4-5 mesi27,0%

6 mesi o più27,0%

No nessun ritardo10,1%

1 mese12,4%

2-3 mesi23,6%

Grafico 8 Qual è/quale è stato il tempo medio di pagamento delle vostre forniture alla Pubblica Amministrazione effettuate negli ultimi 12-18 mesi? Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Come si può notare dalla tabella successiva, quello dei ritardi nei pagamenti da

parte della P.A. è un problema generalizzato ed esteso a molte stazioni appaltanti. Per ritardo medio si intende il tempo, successivo all’esecuzione dei lavori,

necessario per veder soddisfatto il proprio credito e, durante il quale, le imprese continuano a sopportare i costi derivanti dalla loro necessaria esposizione nei confronti del sistema bancario.

Dai dati esposti, emerge che in media le aziende cosentine devono aspettare circa 4,40 mesi ossia circa 135 giorni, per vedersi liquidare le fatture da parte della PA, dato questo perfettamente in linea con quanto rilevato dalle indagini svolte a livello nazionale.

Nel caso specifico si nota che circa il 90% dei rispondenti indica che le situazioni di maggior ritardo si verificano con la Regione, percentuale, ben superiore alle altre osservabili, presentando di fatto un ritardo medio pari a 5,12 mesi, vale a dire 154 giorni, contro i 4,68 mesi (141 giorni) del Comune, i 4 mesi della provincia (120 giorni) e i 3,8 mesi di altri enti (114 giorni).

Per cercare di capire quanto questi ritardi incidano negativamente sull’andamento complessivo delle aziende, è utile riportare le stime fatte in merito da Confartigianato.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Lo studio, valuta infatti che questi lunghi tempi di attesa generano costi aggiuntivi per le imprese italiane pari a 1,7 miliardi di euro all’anno di maggiori oneri finanziari rispetto alla media europea. Ancora più pessimistica invece la stima fatta da uno studio della CGIA di Mestre, che valuta in 10 miliardi di euro all’anno il costo a carico della aziende. L’impresa quindi, per colmare la crisi di liquidità provocata dal ritardo nell’incasso delle fatture, deve ricorrere a prestiti bancari per finanziare la propria attività. D’altra parte le imprese che vantano crediti commerciali eccessivi verso la Pubblica Amministrazione tendono, almeno in parte, a scaricarli sui loro fornitori, allungando i termini di pagamento di tutta la filiera. Un sistema economico con termini di pagamento più lunghi è più soggetto a costi amministrativi, contestazioni, truffe ed è quindi meno efficiente.

Senza contare che l’inerzia del debitore pubblico può diffondere sfiducia e instabilità nel sistema produttivo, oltre a fare ricadere sulla stessa Pubblica Amministrazione le inadempienze: i privati infatti tenderanno a scaricare sul settore pubblico il rincaro dei prezzi di vendita e i maggiori oneri.

Pur comprendendo che in questo momento i conti pubblici non consentono un’immediata regolazione dei tempi di incasso da parte della Pubblica Amministrazione, “un’accelerazione dei pagamenti darebbe sostegno alle imprese senza appesantire strutturalmente i conti pubblici”1.

Tabella 22 Qual è/quale è stato il tempo medio di pagamento delle vostre forniture alla Pubblica Amministrazione effettuate negli ultimi 12-18 mesi?…per ente pubblico Anno 2008 Valori percentuali

Regione Provincia Comune Altro ente pubblico No nessun ritardo 5,6 11,1 9,3 15,4 1 mese 5,6 16,7 9,3 23,1 2-3 mesi 33,3 22,2 20,9 15,4 4-5 mesi 5,6 38,9 30,2 23,1 6 mesi o più 50,0 11,1 25,6 15,4 Non sa/ non risponde - - 4,7 7,7 Fonte: Demoskopika.

1 Il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, nell’audizione alla Camera dei deputati del 17 marzo 2009 denuncia i troppi ritardi nei pagamenti delle Amministrazioni Pubbliche alle imprese.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Tabella 23 Ritardo medio dei pagamenti Anno 2008 Valori medi

Modalità di risposta Ritardo medio in mesi Regione 5,12 Provincia 4,00 Comune 4,68 Altro Ente 3,80 Media generale 4,40 Fonte: Demoskopika. LE PROPOSTE DI MIGLIORAMENTO

Al fine di migliorare il rapporto tra le aziende e la pubblica amministrazione è stato infine chiesto alle aziende di indicare quale azione si ritiene prioritaria da adottare. A gran voce le imprese ritengono urgente l’adozione della semplificazione delle procedure (48,9%), a seguire altre azioni tese comunque a snellire i processi burocratici, come la riduzione dei documenti o moduli richiesti (27,7%) e la riduzione dei tempi di attesa per la conclusione delle pratiche (25,9%).

Inoltre è richiesta un maggiore coordinamento tra gli enti con la creazione eventualmente di sportelli unici o uffici specifici (16,5%), il potenziamento dell’utilizzo di internet per le pratiche relative alle aziende (13,3%).

Infine le aziende chiedono maggiori informazioni al momento dell’avvio della pratica (10,4%), che venga estesa l’autocertificazione a pratiche che attualmente non la prevedono (9%), e la possibilità di erogazione dei servizi a sportello della PA tramite altre reti distributive (5,8%). In definitiva anche le aziende cosentine chiedono semplicemente una burocrazia più snella ed efficiente è che diventi un mero supporto alle attività aziendali piuttosto che un freno.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

5,8

9

10,4

13,3

16,5

25,9

27,7

48,9

0 10 20 30 40 50 60

Erogazione servizi tramite altre reti

Autocertif icazione a pratiche…

Più informazioni avvio pratica

Potenziamento di Internet..

Coordinamento tra Enti,

Ridurre il tempo di attesa..

Ridurre numero moduli

Semplif icare le procedure

Tabella 24 Al fine di migliorare il rapporto tra le aziende e le Amministrazioni pubbliche locali, Lei personalmente quale delle seguenti azioni ritiene prioritarie: Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Semplificare le procedure 48,9 Ridurre il numero di moduli o documenti richiesti 27,7 Ridurre il tempo di attesa per la conclusione della pratica 25,9 Maggiore coordinamento tra gli Enti, creazione di sportelli unici o uffici specifici 16,5 Potenziare l’utilizzo di Internet per le pratiche relative alle aziende 13,3 Dare maggiori informazioni al momento dell’avvio della pratica (al punto informazioni, su monitor, cartelloni,depliant, etc...) 10,4

Estendere l’autocertificazione anche a pratiche che attualmente non la prevedono 9,0 Erogazione dei servizi a sportello della P. A. tramite altre reti distributive (internet, calla center, sportelli bancari, poste, etc..) 5,8

Non sa/non risponde 4,0 Fonte: Demoskopika. Grafico 9 Al fine di migliorare il rapporto tra le aziende e le Amministrazioni pubbliche locali, Lei personalmente quale delle seguenti azioni ritiene prioritarie: Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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I rapporti con la Pubblica Amministrazione

Tabella 25 Al fine di migliorare il rapporto tra le aziende e le Amministrazioni pubbliche locali, Lei personalmente quale delle seguenti azioni ritiene prioritarie:…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto provincia

Semplificare le procedure 44,4 53,1 Ridurre il numero di moduli o documenti richiesti 31,9 23,8 Ridurre il tempo di attesa per la conclusione della pratica 28,1 23,8 Dare maggiori informazioni al momento dell’avvio della pratica 10,4 10,5 Potenziare l’uso di Internet per le pratiche relative alle aziende 17,0 9,8 Estendere l’autocertificazione a pratiche che non la prevedono 11,9 6,3 Maggiore coordinamento tra gli Enti, creazione di sportelli unici 17,0 16,1 Erogazione dei servizi a sportello della P.A. ….. 5,2 6,3 Non sa/non risponde 3,0 4,9 Fonte: Demoskopika. Tabella 26 Al fine di migliorare il rapporto tra le aziende e le Amministrazioni pubbliche locali, Lei personalmente quale delle seguenti azioni ritiene prioritarie:…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settore d’appartenenza Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Semplificare le procedure 52,3 32,3 57,6 52,9 43,8 Ridurre il numero di moduli richiesti 16,9 29,0 24,2 35,3 29,7

Ridurre il tempo di attesa … 29,2 22,6 27,3 22,4 28,1 Dare maggiori informazioni.… 9,2 6,5 9,1 12,9 10,9 Potenziare l’uso di Internet…. 13,8 19,4 3,0 15,3 12,5 Estendere l’autocertificazione a pratiche che…. 12,3 6,5 6,1 8,2 9,4

Maggior coordi.to tra gli Enti 12,3 16,1 27,3 10,6 23,4 Erogazione dei servizi a sportello della P.A…. 4,6 9,7 3,0 7,1 4,7

Non sa/non risponde 4,6 9,7 3,0 2,4 3,1 Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

Le relazioni tra banca e impresa L’EVOLUZIONE DEI RAPPORTI E IL RUOLO DELLE BANCHE LOCALI

È noto che le banche svolgono da sempre un ruolo fondamentale se non essenziale per il funzionamento e la crescita dell’economia. Oggi questo ruolo è ancora più centrale, poiché la crescita è divenuta una scelta strategica a cui le imprese non possono sottrarsi.

Ci si riferisce in particolare alle PMI, che in molti settori saranno chiamate ad attuare investimenti rilevanti in innovazione e in comunicazione: investimenti sempre più decisivi per incrementare il vantaggio competitivo. Queste imprese hanno punti di forza e punti di debolezza. Uno dei punti di forza è senz’altro la flessibilità con cui riescono ad adeguarsi ai cambiamenti di mercato. Ma un punto di debolezza è quella fragilità finanziaria strutturale che pone le PMI in una posizione di svantaggio nei confronti delle altre PMI europee.

In relazione a ciò, un aspetto cruciale più volte richiamato nei precedenti studi svolti, è che nella gerarchia delle fonti di finanziamento, le PMI attribuiscono importanza prioritaria alle fonti interne. Ciò significa, che la tendenza prevalente degli imprenditori è quella di investire in azienda i flussi di cassa generati dalla gestione corrente, senza immettere nuove risorse e aumentare cosi il capitale di rischio. In sintesi, il basso livello di rischio che caratterizza i piccoli e medi

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

imprenditori fa si che essi spesso preferiscono non investire nuovo capitale nell’impresa per tenerlo, invece, come garanzia per i finanziamenti bancari, pertanto, l’apporto del credito bancario appare fondamentale per il sostegno finanziario delle PMI. La componente dei debiti finanziari verso le banche rappresenta oltre un terzo delle passività complessive per le imprese di piccola e media dimensione. Altra caratteristica peculiare del finanziamento alle PMI è dato dalla assoluta prevalenza del debito bancario a breve termine. Le PMI appaiono quindi poco dotate di risorse finanziarie stabili e più esposte alla variabilità dei tassi a breve e alle fluttuazioni del ciclo economico. Il ricorso ai finanziamenti a breve, interessando in maniera prevalente il soddisfacimento dei fabbisogni finanziari relativi alla “rotazione” del capitale circolante, evidenzia come la finanza d’impresa della PMI italiana sia dominata dal ciclo commerciale. Come conseguenza, il ruolo delle banche si limita spesso ad assicurare il sostegno finanziario della gestione ordinaria delle imprese più che a sostenerne prospetticamente scelte strategiche di crescita e di sviluppo attraverso interventi di finanza straordinaria e di credito a medio lungo termine.

Questi e altri aspetti caratterizzanti del sistema delle PMI, hanno posto un freno allo sviluppo di un rapporto più stretto tra banca e impresa-cliente, che superasse il semplice “affidamento” per dare posto alla realizzazione di servizi di investment banking. Su questo fronte, non si può non riconoscere il ruolo svolto dalle banche locali. Come già trattato, nell’ultimo decennio si è profondamente trasformata la morfologia del settore finanziario. A fronte del consolidamento del sistema bancario nazionale, la prossimità territoriale tra banca e impresa continua a essere un fattore di rilievo nella determinazione delle relazioni di credito. La vicinanza tra intermediario e affidato può infatti costituire un vantaggio sia per le banche sia per le imprese. Le banche locali, grazie alla migliore conoscenza delle economie dei territori di insediamento, possono beneficiare di una rischiosità più contenuta e possono applicare condizioni migliori agli operatori.

Il rapporto banca-piccola e media impresa si è andato progressivamente a connotare come un sistema di interazioni, estremamente frazionate (si consideri in proposito il fenomeno del multiaffidamento) basate più su un rapporto di conoscenza non esclusiva fra banca e impresa fondato su rapporti quotidiani, fortemente informali e poco strutturati, in cui la conoscenza della realtà aziendale si allontanava spesso da un’analisi puntuale di indicatori finanziari e patrimoniali propria del modello anglosassone di relationship lending per essere più spesso ricondotta ad un’analisi di tipo sintetico in cui il patrimonio dell’imprenditore ricopriva un ruolo centrale, come dimostra il ricorso alle garanzie personali. Il rapporto banca-PMI si è così caratterizzato per una scarsa capacità del sistema

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Le relazioni tra banca e impresa

bancario di approfondire analisi e valutazioni di rischio e rendimento delle imprese clienti e per la ridotta capacità di discriminazione delle controparti per merito di credito e redditività prospettica.

In tal modo, le banche hanno dovuto spesso rinunciare a politiche di prezzo differenziate per segmenti omogenei di clientela, ad obbiettivi di massimizzazione della redditività nel lungo periodo e alla gestione attiva dei portafogli, rifugiandosi spesso in politiche di “sussidio incrociato” e nell'eccessivo ricorso alle garanzie personali.

Per un efficace rapporto banca-impresa e superare le asimmetrie informative, che caratterizzano i rapporti fra finanziatori e prenditori, le banche dovrebbero creare dei rapporti molto stretti con le imprese. In particolar modo, in un segmento come quello della PMI, le banche dovrebbero sviluppare forme di relationship lending che ampliano il patrimonio informativo comune fra intermediario e prenditore. Il relationship lending può essere definito come un rapporto molto stretto e di lunga durata tra banca e impresa caratterizzato da un forte interscambio informativo, grazie al quale la banca dovrebbe essere in grado di conoscere approfonditamente l’impresa, le sue aree di attività e le sue potenzialità sulla base delle conoscenze e delle informazioni man mano acquisite nelle operazioni di affidamento e nell'espletamento dei servizi richiesti dall'impresa. Gli aspetti rilevanti del relationship lending sono riconducibili al rapporto unitario (e quindi non frammentato tra numerosi intermediari finanziari aventi diversa specializzazione operativa), alla ricchezza del suo contenuto informativo ottenuto mediante interazioni ripetute realizzate con l’impresa nel corso del tempo e su una pluralità di interventi finanziari1. In altri termini, dunque, è necessario che le banche dispongano di tutte le informazioni necessarie per l’attività di monitoraggio delegato; vale a dire in primis di informazioni quantitative di bilancio che siano affidabili, precise e tempestive nonché di informazioni previsionali di natura economico-finanziaria (business plan, budget, analisi degli investimenti) e, infine, di informazioni qualitative ma per questo non meno importanti (qualità del management, strategie produttive e commerciali, governo societario). I segnali di cambiamento che si colgono oggi in Italia ricevono forza dalle tendenze più generali, che vedono una valorizzazione del relationship banking. Da qualche anno, a livello internazionale, le maggiori banche hanno riscoperto il valore della conoscenza della loro clientela, dell’informazione che può provenire dalla presenza locale (Economist 2004, Boot 2007). Ciò comporta una riconsiderazione del 1 Cesarini F., Impresa, risparmio e intermediazione finanziaria: aspetti economici e profili giuridici, 2006.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

problema, dominante nella fase di aggregazioni domestiche giunta ormai verso il termine, di banche globali che si inseriscono nei rapporti locali con le imprese.

Infatti, se queste banche vedono nell’approfondimento delle relazioni con la clientela un’arma competitiva, viene a cadere la contrapposizione tra obiettivi globali e locali perché nei primi rientrano i secondi. La grande banca riceve forza dal rapporto sul territorio con la piccola impresa che è suo interesse valorizzare.

D’altra parte la piccola impresa, se vuole prosperare, non può che pensare e agire in una prospettiva globale, come la banca. Il neologismo “glocal” le accomuna.2 II rapporto più sinergico tra le nostre PMI e le banche potrebbe quindi diventare strategico per superare le difficoltà del mercato del credito e colmare il divario con le PMI straniere.

È indubbio che ciò apporterà vantaggi anche per le banche che, orientando le loro relazioni con le PMI al medio-lungo periodo, saranno spinte a comprendere i reali fabbisogni finanziari delle imprese, a predisporre prodotti e servizi finanziari adeguati per soddisfarli, sacrificare obiettivi di redditività immediata in favore di un aumento stabile dei rendimenti di medio-lungo termine. Le banche, inoltre, potrebbero farsi parte attiva nel promuovere un generale innalzamento della cultura finanziaria tra le PMI, lavorando per superare l’asimmetria culturale e informativa che oggi esiste tra i due interlocutori. Dall’altra parte la possibilità di ripensare il rapporto fra la singola PMI e la sua banca presuppone un certo orientamento culturale anche da parte dell’imprenditore, e azioni coerenti con questo impegno come ad esempio, la riduzione della pratica del pluriaffidamento, un aumento del grado di trasparenza dei conti dell’impresa, un’evoluzione della relazione PMI-banca dalla logica della transazione a quella della relazione. Inoltre, nell’ambito di rapporti creditizi più duraturi, una relazione più intensa con una singola banca di riferimento e una parallela crescita culturale dell’impresa possono favorire una maggiore fiducia reciproca, che a sua volta alimenta ed è alimentata da un continuo e corretto scambio di informazioni fra banca e PMI.

Anche alla luce degli accordi di Basilea 2, ci sono quindi ampi spazi di miglioramento nel rapporto banca-impresa. Proprio gli accordi, infatti, possono essere una chiave di lettura valida per ricostruire il sistema di finanziamento alle imprese. Il lungo processo di preparazione a Basilea II sembra aver contribuito a una maggiore conoscenza reciproca tra banca e impresa. Per le banche ha comportato un investimento in informazioni sulle imprese. Per le imprese, la cultura del rating previsto dalle nuove regole favorisce una loro maggiore

2 Nardozzi G., Seminario Cesifin, Banca e impresa. Nuovi scenari, nuove prospettive, Firenze, 2007.

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Le relazioni tra banca e impresa

trasparenza nei rapporti di credito, oltre che un incentivo ad occuparsi della propria struttura finanziaria assai più che in passato e a dialogare su essa con la banca.3 LE TENDENZE DEL PLURIAFFIDAMENTO

Nei paragrafi precedenti, si è più volte accennato al fenomeno del

pluriaffidamento, quale fattore caratterizzante il rapporto banca-impresa. Il pluriaffidamento, emerso negli anni 50 come effetto sia della legislazione del

1936 sia dallo sviluppo economico che ha caratterizzato in quegli anni le imprese industriali, è un fenomeno attraverso il quale le imprese si avvalgono di più di una banca per le richieste di finanziamento. Nel tempo tale fenomeno si è tradotto in un rapporto banca-impresa quasi esclusivamente basato sulla relazione creditizia, in cui le aziende forniscono un minimo di informazioni ed evitano di instaurare rapporti esclusivi con un’unica banca per poter così mantenere una certa forza negoziale sulle condizioni contrattuali.

Come più sopra affermato accanto all’asimmetria informativa, specie in merito al profilo strategico-gestionale dell’impresa, e alla diffidenza degli imprenditori nei confronti di un mondo che propone strumenti finanziari sempre più sofisticati, la prassi del pluriaffidamento conduce nella maggior parte dei casi a rapporti frazionati, che riconducono l’impatto potenziale delle economie di scala sui costi di transazione. Considerata, quindi, la rilevanza del fenomeno, obiettivo della nostra indagine è stato quello di rilevare la sua diffusione e le sue recenti tendenze fra le imprese del territorio provinciale cosentino e dell’area Mediocrati.

Nel 2008 i dati pongono in evidenza che tale prassi interessa una quota abbastanza elevata delle imprese del territorio, quasi un terzo del campione intervistato (32%), mostrando al tempo stesso un tendenziale aumento, +3,3 punti, rispetto al 2007 (28,7%). Il resto del campione, dunque, vale a dire oltre i due terzi degli imprenditori (68%) sono orientati ad instaurare rapporti con una sola banca.

Come si può notare dal grafico seguente, il trend di lungo periodo (2004-2008) che abbraccia la nostra indagine segnala una quasi costante presenza del fenomeno: ad eccezione del 2005 in cui sembra verificarsi una flessione raggiungendo il valore più basso, il 23,1%, in tutti gli altri anni, questo si attesta sempre intorno al 30%.

3 Ibidem 2

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

31,523,1

29,2 28,7 32,0

68,576,9

70,8 71,3 68,0

0

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Con più di un banca Con una sola banca

Tabella 1 Con quante banche intrattiene rapporti … Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Con una sola banca 68,5 76,9 70,8 71,3 68,0 Con più di una banca 31,5 23,1 29,2 28,7 32,0 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 1

Con quante banche intrattiene rapporti … Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Vediamo in dettaglio qual è stato l’andamento tra i settori economici. Sempre

nel 2008, il comparto che presenta il maggior numero di imprese “pluriaffidate” con il 42,4% e anche il maggiore incremento rispetto al 2007 (25%), +17,4 punti, è quello delle costruzioni; seguono non molto distanti, il settore dei servizi che con il 35,9% mantiene stabile la sua quota durante l’arco di tempo considerato, e il settore commerciale con il 32,9%, il quale, invece, registra un incremento di 9,4

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Le relazioni tra banca e impresa

42,435,9 32,9

29,023,1

17,4

0,59,4

-8,5-4,5

-20

-10

0

10

20

30

40

50

Costruzioni Servizi Commercio Industria eartigianato

Agricoltura

% imprese pluriaff idate var. 2008/2207

punti percentuali rispetto al 2007 (23,5%). La tendenza si inverte nei due restanti ambiti di attività: le imprese dell’industria nel corso del 2008 riducono di 8,5 punti il numero di unità pluriaffidate attestandosi al 29%, mentre per l’agricoltura la flessione è di 4,5 punti mostrando di essere il settore meno orientato ad un avere rapporti di credito più “frazionati” (23,1%).

Grafico 2 Imprese “pluriaffidate” per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori e variazioni percentuali

Fonte: Demoskopika.

Tabella 2

Imprese pluriaffidate per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settori 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 15,9 22,4 25,0 27,6 23,1 Industria e artigianato 39,1 37,5 35,3 37,5 29,0 Costruzioni 42,3 33,3 34,2 25,0 42,4 Commercio 35,3 16,2 26,0 23,5 32,9 Servizi 30,8 20,0 32,3 35,4 35,9 Totale 31,5 23,1 29,2 28,7 32,0

Fonte: Demoskopika.

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264

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 3

Imprese monoaffidate per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settori 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 84,1 77,6 75,0 72,4 76,9 Industria e artigianato 60,9 62,5 64,7 62,5 71,0 Costruzioni 57,7 66,7 65,8 75,0 57,6 Commercio 64,7 83,8 74,0 76,5 67,1 Servizi 69,2 80,0 67,7 64,6 64,1 Totale 68,5 76,9 70,8 71,3 68,0

Fonte: Demoskopika.

Considerando la suddivisione territoriale emerge che le imprese del resto della provincia tendono ad avere rapporti con più banche in misura maggiore delle imprese del Mediocrati, la differenza tra le due aree è pari a 7,6 punti percentuali, la prima con una quota pari al 35,7% di imprese pluriaffidate la seconda con il 28,1%. L’analisi di breve periodo (2007-2008) sottolinea delle tendenze contrapposte nei due contesti territoriali: mentre nell’area Mediocrati si registra una flessione di 5,5 punti di imprese multiaffidate, nel resto della provincia, invece, un incremento alquanto consistente, pari a +12,1 punti.

Tabella 4

Imprese pluriaffidate per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 37,0 21,9 32,7 33,6 28,1 Resto della provincia 26,0 24,3 25,8 23,6 35,7 Totale provincia 31,5 23,1 29,2 28,7 32,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 5

Imprese monoaffidate per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 63,0 78,1 67,3 66,4 71,9 Resto della provincia 74,0 75,7 74,2 76,4 64,3 Totale provincia 68,5 76,9 70,8 71,3 68,0

Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

0,0

10,0

20,0

30,0

40,0

Area Mediocrati 37,0 21,9 32,7 33,6 28,1

Resto della provincia 26,0 24,3 25,8 23,6 35,7

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 3 Imprese che si dichiarano “pluriaffidate” per area Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Grafico 4 Imprese che si dichiarano “monoaffidate” per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Area Mediocrati 63,0 78,1 67,3 66,4 71,9

Resto della provincia 74,0 75,7 74,2 76,4 64,3

2004 2005 2006 2007 2008

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Locale 78,8 75,6 70,1 69,4 60,8

Nazionale 21,2 24,4 29,9 30,6 39,2

2004 2005 2006 2007 2008

LE BANCHE LOCALI NEGLI ORIENTAMENTI DELLE AZIENDE

Una domanda del questionario era diretta ad indagare quale tipologia di istituto di credito è stato scelto dalle imprese cosentine, vale a dire locale o nazionale. Nel 2008, facendo riferimento al sottocampione delle aziende monoaffidate, ossia quelle che hanno scelto di relazionarsi con un solo ente creditizio, il 60,8% ha optato per una banca locale, e rispetto al 2007, in cui era pari al 69,4%, tale percentuale segna una flessione di 8,6 punti. Se osserviamo l’intero periodo che ha interessato la nostra rilevazione, dal grafico seguente, si può notare una tendenziale diminuzione delle imprese che dichiarano di avere scelto di intrattenere rapporti finanziari con banche locali, a favore di un aumento delle preferenze verso le banche nazionali: complessivamente tra il 2004 e il 2008 si riducono di ben 18 punti passando dal 78,8 al 60,8 per cento.

Tabella 6

Se intrattiene rapporti con una sola banca, la banca con la quale intrattieni rapporti è … Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Locale 78,8 75,6 70,1 69,4 60,8 Nazionale 21,2 24,4 29,9 30,6 39,2 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Grafico 5

Se intrattiene rapporti con una sola banca, la banca con la quale intrattieni rapporti è … Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

Locale 66,0 40,9 63,2 63,2 61,0

Nazionale 34,0 59,1 36,8 36,8 39,0

Agricoltura Industria e artigianato

Costruzioni Commercio Servizi

Incrociando i dati per ambito di attività si notano alcune importanti tendenze. Nell’ultimo anno di riferimento, emerge che in tutti i settori ad eccezione dell’industria che con il 40,9% presenta il valore più contenuto (vedi grafico seguente), la percentuale di imprese che sembra preferire le banche locali è maggiore di quella che sceglie come principale una banca nazionale, e non scende mai al di sotto del 60%.

Agricoltura in testa con il 66% dei casi, costruzioni e commercio entrambi con il 63,2% e servizi con il 61%. In termini di variazione, occorre sottolineare che, in coerenza con il dato medio generale (–8,6 punti), tutti gli ambiti rispetto al 2007 sperimentano, anche se con differente intensità, delle flessioni: in testa il settore industriale e artigianale con una diminuzione notevole pari a –34,1 punti, a seguire il settore del commercio con –10,1, le costruzioni –3,5 e l’agricoltura –3, in coda il comparto dei servizi che si mantiene quasi costante con la riduzione più contenuta, circa un punto percentuale.

Grafico 6

Se intrattiene rapporti con una sola banca, la banca con la quale intrattieni rapporti è … per settore Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Ricordiamo che nel 2007, e con un aumento di quasi 7 punti percentuali

rispetto al 2006 (68,2%), era il settore produttivo e artigianale a presentare il maggiore numero di imprese con partners bancari locali, vale a dire il 75%, seguito

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

dal commercio con il 73,3%, e con un incremento della quota, rispetto al periodo precedente (66,2%), di 7 punti percentuali.

Nel biennio 2004-2005 entrambi i settori si attestavano su valori ancora maggiori. Una minore percentuale si riscontrava nel settore dei servizi, il 61,9%, in tendenziale diminuzione rispetto al 2006 (69%) e nel settore della costruzioni che sperimentava anch’esso una forte contrazione (–13,3 punti percentuali) passando dall’80% del periodo precedente al 66,7% del 2007.

Infine, il settore agricolo, con il 69% e in tendenziale calo rispetto ai periodi precedenti (nel biennio 2004-2005 le percentuali si attestavano intorno all’80%). Tabella 7 Imprese monoaffidate che intrattengono rapporti con una banca locale Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settori 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 81,1 81,6 72,9 69,0 66,0 Industria e artigianato 85,7 80,0 68,2 75,0 40,9 Costruzioni 60,0 61,1 80,0 66,7 63,2 Commercio 88,6 82,5 66,2 73,3 63,2 Servizi 66,7 62,5 69,0 61,9 61,0 Totale 78,8 75,6 70,1 69,4 60,8 Fonte: Demoskopika.

Tabella 8 Imprese monoaffidate che intrattengono rapporti con una banca nazionale Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settori 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 18,9 18,4 27,1 31,0 34,0 Industria e artigianato 14,3 20,0 31,8 25,0 59,1 Costruzioni 40,0 38,9 20,0 33,3 36,8 Commercio 11,4 17,5 33,8 26,7 36,8 Servizi 33,3 37,5 31,0 38,1 39,0 Totale 21,2 24,4 29,9 30,6 39,2 Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

Tabella 9 Imprese monoaffidate che intrattengono rapporti con un banca locale per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 82,5 82,1 77,8 69,7 66,0 Resto della provincia 75,7 69,5 63,4 69,1 55,4 Totale provincia 78,8 75,6 70,1 69,4 60,8 Fonte: Demoskopika.

Tabella 10 Imprese monoaffidate che intrattengono rapporti con un banca nazionale Anni 2004-2008 Valori percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 17,5 17,9 22,2 30,3 34,0 Resto della provincia 24,3 30,5 36,6 30,9 44,6 Totale provincia 21,2 24,4 29,9 30,6 39,2 Fonte: Demoskopika.

A livello territoriale, come rilevato anche per gli anni precedenti, nel

Mediocrati risulta più elevata che nel resto della provincia la percentuale di imprese che intrattiene rapporti con banche locali, rispettivamente il 66% vs il 55,4%.

Confrontando quest’ultimi dati con quelli del 2007, si nota una tendenziale riduzione in entrambe le aree, per la prima è di –3,7 punti, per la seconda la flessione risulta molto più accentuata, pari a –13,7 punti. Spostando l’attenzione nel lungo periodo, dal 2004 nell’area Mediocrati le preferenze verso le banche locali risultano in calo, andamento questo, che tende ad accentuarsi soprattutto tra il 2007 e il 2006, con –8,1 punti percentuali. In controtendenza le imprese del resto della provincia, che sperimentano, invece, in questo periodo un incremento di quasi 6 punti percentuali, dopo comunque, aver registrato una diminuzione, come la prima area, negli anni 2004-2006.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

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70

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90

Area Mediocrati 82,5 82,1 77,8 69,7 66,0

Resto della provincia 75,7 69,5 63,4 69,1 55,4

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 7

Imprese monoaffidate che intrattengono rapporti con banche locali per area Anno 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Analizzando il sottocampione delle imprese, che ha dichiarato di avere più

rapporti bancari, è possibile rilevare alcune differenze rispetto al sottocampione delle imprese monoaffidate. Nel 2008, la “prima” banca delle imprese che hanno più di un referente finanziario è un operatore creditizio locale nel 51,7% dei casi, valore questo inferiore a quello registrato dalle imprese monoaffidate che ricordiamo essere pari al 60,8%. Occorre osservare, che analogamente a quanto evidenziato per le imprese monoaffidate anche per le quelle multiaffidate, rispetto al 2007 questa percentuale tende a ridursi di 4,3 punti percentuali.

Tabella 11 Se intrattiene rapporti con più banche, la banca scelta come principale è … Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Locale 57,1 50,0 50,6 56,0 51,7 Nazionale 42,9 50,0 49,4 44,0 48,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

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40

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50

55

60

Locale 57,1 50,0 50,6 56,0 51,7

Nazionale 42,9 50,0 49,4 44,0 48,3

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 8 Se intrattiene rapporti con più banche, la banca scelta come principale è … Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Considerando il settore di appartenenza delle imprese intervistate, emerge che nel 2008 analogamente al 2007, il settore delle costruzioni comprende il numero più elevato di imprese, che sceglie come banca principale un istituto di credito locale, vale a dire il 64,3%, percentuale, quest’ultima, che comunque si riduce rispetto al 2007 di quasi 6 punti. Sul fronte opposto troviamo le imprese dei servizi con la quota più contenuta, il 39,1%, e in forte calo rispetto al periodo precedente, –21,8 punti. Nel 2007, l’ultimo posto era invece occupato dall’industria e dall’artigianato con il 41,7%, che nel 2008 inverte la sua tendenza aumentando la sua quota di 13,9 punti percentuali, attestandosi al 55,6%.

Tabella 12

Imprese pluriaffidate con banca principale locale per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 57,1 63,6 50,0 50,0 46,7 Industria e artigianato 77,8 44,4 50,0 41,7 55,6 Costruzioni 54,5 22,2 30,8 70,0 64,3 Commercio 62,5 45,5 53,8 56,5 57,1 Servizi 33,3 75,0 60,0 60,9 39,1 Totale 57,1 50,0 50,6 56,0 51,7

Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 13 Imprese pluriaffidate con banca principale nazionale per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 42,9 36,4 50,0 50,0 53,3 Industria e artigianato 22,2 55,6 50,0 58,3 44,4 Costruzioni 45,5 77,8 69,2 30,0 35,7 Commercio 37,5 54,5 46,2 43,5 42,9 Servizi 66,7 25,0 40,0 39,1 60,9 Totale 42,9 50,0 49,4 44,0 48,3

Fonte: Demoskopika.

L’analisi geografica, mostra che nel Mediocrati (52,6%) e nel resto della provincia (51%) si registrano quasi le stesse percentuali, dopo che nella prima area, dalla fine del 2007 si verifica una riduzione di 7,4 punti, mentre nella seconda si rileva una quasi stabilità dell’indicatore.

Tabella 14 Imprese pluriaffidate che intrattengono rapporti con un banca locale per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 62,2 36,0 52,1 60,0 52,6 Resto della provincia 50,0 65,2 48,7 50,0 51,0 Totale provincia 57,1 50,0 50,6 56,0 51,7

Fonte: Demoskopika.

Tabella 15 Imprese pluriaffidate che intrattengono rapporti con un banca nazionale per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Aree 2004 2005 2006 2007 2008 Area Mediocrati 37,8 64,0 47,9 40,0 47,4 Resto della provincia 50,0 34,8 51,3 50,0 49,0 Totale provincia 42,9 50,0 49,4 44,0 48,3

Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

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4550

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Locale 44,4 43,8 41,4 47,6 41,6

Nazionale 55,6 56,3 58,6 52,4 58,4

2004 2005 2006 2007 2008

È interessante a questo punto osservare qual è comportamento delle imprese che ricorrono al pluriaffidamento, risguardo la scelta della seconda banca.

Nell’ultimo anno di riferimento, il 41,6%, preferisce come banca secondaria un istituto di credito a diffusione territoriale locale e rispetto al 2007 in cui era pari al 47,6%, tale quota subisce un calo di 6 punti percentuali. Il trend di lungo periodo mostra, che in tutti gli anni presi in considerazione si registra una prevalenza delle scelte verso le banche nazionali (si veda grafico seguente).

Tabella 16 Se intrattiene rapporti con più banche, la banca scelta come secondaria è… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Locale 44,4 43,8 41,4 47,6 41,6 Nazionale 55,6 56,3 58,6 52,4 58,4 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 9 Se intrattiene rapporti con più banche, la banca scelta come secondaria è… Anni 2004-2006 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

LA LEVA FINANZIARIA E IL LIVELLO DI INDEBITAMENTO

Nella parte introduttiva della presente sezione è stato affrontato il tema della gestione finanziaria delle PMI italiane. Come osservato, da sempre si è connotata per l’eccessivo sbilanciamento verso l’indebitamento bancario, soprattutto verso quello a breve termine, e per il basso livello di capitale proprio o di rischio.

Una struttura finanziaria debole, quindi, che caratterizza anche il tessuto imprenditoriale cosentino e che trova pieno riscontro da una nostra recente indagine sulle PMI provinciali. In questa sede, nell’obiettivo di approfondire tali importanti tematiche, si è cercato di focalizzare l’attenzione sulle recenti tendenze dell’indebitamento bancario delle PMI cosentine. Dall’analisi dei dati si osserva che per tutto il 2008 il ricorso all’indebitamento bancario tra le imprese della provincia di Cosenza tende a mantenersi sui livelli del periodo precedente, anzi a consolidarsi, segnando ancora una volta una crescita, anche se lieve (+3,2 punti) dal 66,9% al 70,1%. Ricordiamo che questa tendenza ha avuto inizio nel corso del 2007, anno in cui è stato rilevato rispetto al 2006, un consistente aumento di aziende, +19,3 punti percentuali (dal 47,6 al 66,9 per cento), che si sono finanziate attraverso il credito bancario (una tendenza opposta a quella del biennio 2004-2005, in cui si è evidenziato, invece, un calo di 9 punti percentuali). Considerando ancora le aziende con indebitamento, sempre con riferimento al 2008, escludendo le aziende in condizione di stabilità che rappresentano comunque una quota consistente, pari a quasi il 40%, si registra un saldo positivo, pari a 16,5% (superiore a quello registrato nel 2007, che è stato pari a +9,3%). Ciò significa che anche nel corso dell’ultimo anno le aziende hanno aumentato la propria esposizione debitoria verso il sistema bancario: il 23,7% registra un incremento a fronte di un numero inferiore, il 7,2%, che segna una flessione.

Tabella 17

Nell’ultimo anno l’indebitamento bancario della sua impresa è… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 14,0 11,5 17,4 19,5 23,7 Diminuito 7,5 9,1 5,7 10,2 7,2 Rimasto invariato 35,5 27,4 24,5 37,2 39,2 Saldo +/- +6,5 +2,4 +11,7 +9,3 +16,5 Non ho indebitamento 37,0 43,3 41,6 27,3 26,3 Non sa/ Non risponde 6,0 8,7 10,7 5,8 3,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

57,048,0

66,9 70,1

47,6

6,5

2,4

9,3

16,5

11,7

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

2004 2005 2006 2007 20080,0

4,0

8,0

12,0

16,0

20,0

Imprese con indebitamento saldi

Grafico 10 Imprese con indebitamento bancario e saldi Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Dall’analisi della situazione tra i diversi settori si osservano differenti

andamenti. Mentre nel biennio precedente (2006-2007) la crescita dell’indebitamento

aveva interessato tutti gli ambiti di attività, nel 2008, invece, si concentra nel comparto dei servizi con il 71,9% di imprese indebitate e con un incremento pari a +7,3 punti, del commercio con il 68,2% e +4,9 punti e dell’agricoltura, 66,2% e +4,1%.

I rimanenti settori segnalano delle flessioni ma si attestano comunque su valori superiori quanto a percentuale di imprese che ha fatto riscorso a prestiti bancari: industria e artigianato –3,9 punti e con una quota di imprese affidate pari al 77,4% e costruzioni rispettivamente con –2,3 e 72,7%.

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276

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 18 Imprese con indebitamento bancario per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 47,7 38,8 48,4 62,1 66,2 Industria e artigianato 65,1 54,2 58,7 81,3 77,4 Costruzioni 53,9 62,9 47,4 75,0 72,7 Commercio 60,3 41,2 46,0 63,3 68,2 Servizi 59,0 57,5 43,6 64,6 71,9 Fonte: Demoskopika.

Grafico 11 Imprese con indebitamento bancario per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

48,4

62,1

47,7

38,8

66,2

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

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277

Le relazioni tra banca e impresa

53,9

62,9

47,4

72,765,1

54,2

77,4

58,7

81,3

75,0

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

Grafico 12 Imprese con indebitamento bancario per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Prendendo in esame i dati di trend si nota come nel 2008 in tutti i settori

economici, ad eccezione del comparto agricolo (il cui saldo passa da positivo a negativo, vale a dire da +10,3% a –4,6%), tra le imprese che hanno dichiarato di avere indebitamento bancario si è riscontrato un tendenziale incremento dell’esposizione bancaria. Considerando, dunque, i saldi (che misurano la posizione netta assunta dalle imprese, come differenza tra le risposte che segnalano un aumento e quelle che evidenziano un calo, al netto delle risposte che indicano una

63,346,0

68,2

41,2

60,3

59,0

71,9

64,6

43,6

57,5

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

Commercio

Servizi

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278

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

4,5

-4,1 -4,6

4,7

10,3

-20

-10

0

10

20

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

condizione di stabilità congiunturale), in testa troviamo ancora una volta il settore industriale e artigianale che aumenta dal +18,8% del 2007 a +35,5% del 2008, a seguire il settore dei servizi con un incremento dell’indicatore di ben 18,8 punti dal +6,2% al +25%, il commercio che passa da +7,1% a 18,8% e, infine, il settore edile che si attesta a +18,2% dopo un una crescita di 8,2 punti. Tabella 19 Saldi del livello di indebitamento bancario per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura +4,5 -4,1 +4,7 +10,3 -4,6 Industria e artigianato +8,7 0,0 +35,3 +18,8 +35,5 Costruzioni 0,0 +7,4 +5,2 +10,0 +18,2 Commercio +5,8 +1,4 +16,0 +7,1 +18,8 Servizi +12,8 +10,0 +3,2 +6,2 +25,0 Fonte: Demoskopika.

Grafico 13 Saldi del livello di indebitamento bancario per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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279

Le relazioni tra banca e impresa

18,8

35,3 35,5

0,0

8,7

0,0

7,4 5,2 10,0

18,2

-20

0

20

40

60

2004 2005 2006 2007 2008

Industria eartigianatoCostruzioni

Grafico 14

Saldi del livello di indebitamento bancario per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Dall’osservazione dei dati secondo l’ambito territoriale, come si può notare dal

grafico seguente, analogamente a quanto riscontrato nel corso del 2007, continua anche nel 2008 la crescita dell’indebitamento in entrambe le aree. L’area Mediocrati con +3,8 punti passa dal 65,1% al 68,9%, mentre nella seconda con un incremento minore, +2,6, il numero di imprese affidate si attesta al 71,3% a fronte del 68,7% del 2007. Si osserva lo stesso trend per quanto concerne i saldi: +11,1 punti, passando dal +7,4% al +18,5%, e +3,6 punti da +11,1% a +14,7%, rispettivamente per la prima e la seconda area.

7,1

16,0

18,8

1,45,8

12,8 10,0

3,26,2

25,0

-20

0

20

40

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

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280

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

56,048,5

68,9

50,3

65,1

71,368,7

45,147,6

58,0

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Tabella 20 Imprese con indebitamento bancario per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Area 2004 2005 2006 2007 2008 Mediocrati 56,0 48,5 50,3 65,1 68,9 Resto della provincia 58,0 47,6 45,1 68,7 71,3 Totale provincia 57,0 48,0 47,6 66,9 70,1 Fonte: Demoskopika.

Tabella 21 Saldi del livello di indebitamento bancario per area Anni 2004-2008 Valori percentuali

Area 2004 2005 2006 2007 2008 Mediocrati 9,0 2,0 14,3 7,4 18,5 Resto della provincia 4,0 2,9 9,3 11,1 14,7 Totale provincia 6,5 2,4 11,7 9,3 16,5

Fonte: Demoskopika. Grafico 15 Imprese con indebitamento bancario per area Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

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281

Le relazioni tra banca e impresa

Grafico 16 Saldi del livello di indebitamento bancario per area Anni 2004-2007 Valori percentuali Fonte: Demoskopika. IL COSTO DEL DENARO

Riguardo il costo del denaro, il giudizio espresso dalle imprese, conferma le

difficoltà riscontrate nei rapporti con le banche, tuttavia rispetto agli anni precedenti ed in particolare al 2007, si riscontra un generale miglioramento dei giudizi degli imprenditori: la percentuale di imprese che denuncia un incremento del costo del denaro si riduce passando dall’83,3% al 62,2%, rimanendo comunque più elevata di quella che invece segnala una flessione, il 16,5% vs il 7,5% del 2007.

Aumenta allo stesso tempo il numero di imprese che indica una situazione di sostanziale stabilità dal 6,1% al 15,5%.

In sintesi, il “saldo” dei giudizi migliora passando da +75,8% a +45,7% ma resta comunque in area positiva, ciò significa che siamo ancora in presenza di una netta prevalenza di imprese che denuncia un incremento del costo del denaro rispetto a quante invece segnalano condizioni meno restrittive, e dunque una sua diminuzione.

9,0

2,0

18,5

14,3

7,4

14,711,1

9,3

2,94,0

0

10

20

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

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282

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

58,054,3

45,7

61,8

75,8

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

Tabella 22 A suo avviso, nell’ultimo anno il costo del denaro è.… Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Aumentato 67,0 65,4 70,5 83,3 62,2 Diminuito 9,0 11,1 8,7 7,5 16,5 Rimasto invariato 17,5 17,8 12,4 6,1 15,5 Saldo +/- 58,0 54,3 61,8 75,8 45,7 Non sa/ Non risponde 6,5 5,8 8,4 3,1 5,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Grafico 17 A suo avviso, nell’ultimo anno il costo del denaro è.… valore dei saldi Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

L’incrocio dei risultati con il settore di appartenenza delle imprese non può che confermare la tendenza generale. Considerando sempre i saldi, rispetto al 2007 in tutti gli ambiti di attività, migliorano i giudizi di quanti ravvisano un minore inasprimento delle condizioni di accesso al credito, principalmente gli imprenditori delle costruzioni (–39,5 punti), del commercio (–30 punti) e dell’agricoltura (–29 punti), ma il dato resta comunque negativo, per cui rispetto a tutte le categorie esaminate i giudizi negativi (cioè di un aumento del costo del denaro) superano ampiamente quelli positivi (cioè di una sua diminuzione). In testa alla graduatoria degli imprenditori maggiormente “penalizzati” dall’elevato costo del credito, troviamo quelli dell’industria e dell’artigianato con un saldo pari a 51,6% e dei servizi con il 54,7%.

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283

Le relazioni tra banca e impresa

Tabella 23

A suo avviso, nell’ultimo anno il costo del denaro è.… Anni 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Agricoltura Industria e artigianato Costruzioni Commercio Servizi

Aumentato 58,5 67,7 60,6 58,8 68,8 Diminuito 18,5 16,1 15,2 17,6 14,1 Rimasto invariato 13,8 16,1 15,2 15,3 17,2 Saldo +/- 40,0 51,6 45,5 41,2 54,7 Non sa/ Non risponde 9,2 - 9,1 8,2 - Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 24

Saldi relativi al costo del denaro per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura 63,7 67,3 62,5 69,0 40,0 Industria e artigianato 52,2 41,7 61,8 78,1 51,6 Costruzioni 69,2 66,7 65,7 85,0 45,5 Commercio 48,5 39,7 62,0 71,4 41,2 Servizi 64,1 62,5 58,0 81,5 54,7

Fonte: Demoskopika.

Grafico 18 Saldi relativi al costo del denaro per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

63,767,3

40,0

62,5

69,0

20

40

60

80

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

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284

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

48,5

39,7

41,2

62,071,4

54,7

81,5

64,1 62,5

58,0

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

52,2

41,7

51,661,8

78,1

45,5

85,0

69,2 66,7 65,7

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Industria e artigianato Costruzioni

Grafico 19

Saldi relativi al costo del denaro per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

Considerando la variabile geografica, si può notare una convergenza di opinioni tra gli imprenditori intervistati. Nel 2008, in entrambi i territori si osservano percentuali pressoché simili di soggetti che denunciano un aumento del costo del denaro, 61,5% nel Mediocrati e 62,9% nel resto della provincia. Come si può notare dall’andamento dei saldi (grafico seguente), in termini dinamici, e in particolare rispetto al 2007, in tutte e due le aree, in linea con il dato medio generale, si registra un miglioramento dei giudizi degli imprenditori intervistati: 33 punti percentuali per il resto della provincia e 27,3 per l’area Mediocrati.

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285

Le relazioni tra banca e impresa

72,562,6

45,253,4

57,060,9

55,259,0

79,2

46,2

20

40

60

80

100

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Tabella 25

A suo avviso, nell’ultimo anno il costo del denaro è… per area Anni 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Mediocrati Resto della provincia Aumentato 61,5 62,9 Diminuito 16,3 16,8 Rimasto invariato 17,0 14,0 Saldo +/- +45,2 +46,2 Non sa/ Non risponde 5,2 6,3 Totale 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 26

Saldi relativi al costo del denaro Anni 2004-2007 Valori percentuali

Area 2004 2005 2006 2007 2008 Mediocrati 57,0 53,4 62,6 72,5 45,2 Resto della provincia 59,0 55,2 60,9 79,2 46,2 Totale provincia 58,0 54,3 61,8 75,8 45,7

Fonte: Demoskopika.

Grafico 20

Saldi relativi al costo del denaro Anni 2004-2007 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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286

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

IL CASH-FLOW Per completare il quadro economico-finanziario del tessuto imprenditoriale

provinciale è stato chiesto alle imprese di esprimersi sulla loro situazione finanziaria. Nel 2008, dall’analisi delle risposte fornite dal nostro campione intervistato si conferma una tendenza negativa che certifica ancora una volta le difficoltà economiche e finanziarie che si trovano ad affrontare le imprese cosentine: solo il 9,7% (rispetto al 6,1% del 2007) evidenzia un miglioramento a fronte di un valore di gran lunga più elevato di soggetti che segnalano un peggioramento, il 43,5% (a fronte del 46,1% del 2007). Comunque, nel corso del 2008, il saldo (che ricordiamo essere la differenza tra quanti evidenziano un miglioramento rispetto ai soggetti che denunciano un peggioramento, al netto delle posizioni di stabilità), sebbene si collochi in area negativa, segna un miglioramento di 6,2 punti percentuali passando dal –40% al –33,8%, dopo le flessioni rilevate nel triennio precedente: –10 punti tra il 2006 e il 2005 e –3,2 punti tra il 2006 e il 2007. Tabella 27 Nell’ultimo anno la liquidità della Sua impresa è risultata … Anni 2004-2008 Valori percentuali

Modalità di risposta 2004 2005 2006 2007 2008 Migliorata 12,5 8,7 7,7 6,1 9,7 Peggiorata 40,0 35,6 44,5 46,1 43,5 Rimasta invariata 47,5 55,8 47,8 47,9 46,8 Saldo +/- -27,5 -26,9 -36,8 -40,0 -33,8 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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287

Le relazioni tra banca e impresa

-40,0

-36,8-33,8

-26,9-27,5

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Grafico 21 Nell’ultimo anno la liquidità della Sua impresa è risultata … Anni 2004-2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

La suddivisione del campione per la variabile settoriale nel 2008 evidenzia che

in tutti i comparti economici una parte consistente delle imprese segnala una evidente crisi di liquidità: in testa il settore produttivo industriale e artigianale con un saldo pari a –40%, che rappresenta anche l’unico a registrare rispetto al 2007 un peggioramento quantificabile in 4,5 punti percentuali. Seguono, l’agricoltura con –35,9% e commercio con –34,6%, le quali tuttavia migliorano la loro posizione rispettivamente di 4,1 e 8,9 punti. Infine, gli ambiti meno esposti alle tensioni di liquidità sembrano essere il settore delle costruzioni con –25% e con una variazione positiva dell’indicatore di 5 punti percentuali, e quello dei servizi con –32,3% e +11,3 punti di miglioramento.

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288

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-25,0 -26,6

-35,9

-35,6

-40,0

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Agricoltura

Tabella 28

Nell’ultimo anno la liquidità della Sua impresa è risultata … per settore Anni 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi Migliorata 10,9 10,0 9,4 7,4 11,3 Peggiorata 46,9 50,0 34,4 42,0 43,5 Rimasta invariata 42,2 40,0 56,3 50,6 45,2 Saldo +/- -35,9 -40,0 -25,0 -34,6 -32,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 29

Saldi relativi alla liquidità per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Settore 2004 2005 2006 2007 2008 Agricoltura -25,0 -26,6 -35,6 -40,0 -35,9 Industria e artigianato -30,5 -12,5 -50,0 -35,5 -40,0 Costruzioni -7,7 -14,8 -20,6 -30,0 -25,0 Commercio -26,5 -29,4 -39,1 -43,5 -34,6 Servizi -43,6 -40,0 -36,9 -43,6 -32,3

Fonte: Demoskopika.

Grafico 22

Saldi relativi alla liquidità per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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289

Le relazioni tra banca e impresa

-43,5-39,1

-34,6

-29,4-26,5

-43,6

-32,3

-43,6-36,9-40,0

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

CommercioServizi

-7,7

-35,5-50,0 -40,0

-12,5

-30,5

-25,0-30,0

-20,6-14,8

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Industria e artigianato Costruzioni

Grafico 23 Saldi relativi alla liquidità per settore Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

Nella suddivisione del campione a livello territoriale si osserva che sono soprattutto le imprese del resto delle provincia a trovarsi in condizioni di difficoltà: il saldo pari a –40,9% supera di oltre 14 punti percentuali, quello dell’area Mediocrati che si attesta al 26,5%, una tendenza, questa presente anche negli anni precedenti. In linea con il trend medio generale dell’intera provincia, in entrambi i territori rispetto al 2007 si scorge un miglioramento dell’indicatore, principalmente nel Mediocrati con un +10,9 punti a fronte dei 5,2 dell’altra area.

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290

L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

-37,4-35,3

-26,5-26,2-23,0

-32,0

-40,0-45,2

-38,4

-27,6

-60

-40

-20

0

2004 2005 2006 2007 2008

Mediocrati

Resto dellaprovincia

Tabella 30

Nell’ultimo anno la liquidità della Sua impresa è risultata … per area Anni 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Mediocrati Resto della provincia Migliorata 12,1 7,3 Peggiorata 38,6 48,2 Rimasta invariata 49,2 44,5 Saldo +/- -26,5 -40,9 Totale 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Tabella 31

Saldi relativi alla liquidità Anni 2004-2008 Valori percentuali

Area 2004 2005 2006 2007 2008 Mediocrati -23,0 -26,2 -35,3 -37,4 -26,5 Resto della provincia -32,0 -27,6 -38,4 -45,2 -40,0 Totale provincia -27,5 -26,9 -36,8 -40,0 -33,8

Fonte: Demoskopika.

Grafico 24

Saldi relativi alla liquidità Anni 2004-2008 Valori percentuali

Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

LE IMPRESE E LA CRISI ECONOMICA L’ultima sezione del questionario relativa ai rapporti tra impresa e sistema

creditizio, è stata dedicata alle problematiche e agli effetti negativi innescati dalla recente crisi finanziaria internazionale, una crisi di dimensione globale, subita con maggiore intensità principalmente dalla parte più debole dei sistemi produttivi locali. Quali sono le ripercussioni della crisi sulle imprese cosentine? Quali sono gli effetti maggiormente negativi sul piano dei rapporti (condizioni e misure restrittive) con il sistema creditizio locale? Si è intaccato il livello di fiducia verso le istituzioni bancarie ritenute a ragione come le principali se non le uniche responsabili della crisi che ha investito l’intero sistema finanziario? Questi e altri quesiti sono stati sottoposti all’attenzione degli imprenditori al fine di comprendere e approfondire, le loro percezioni e atteggiamenti nonché gli effetti reali subiti dal fenomeno. Il primo dato di percezione che scaturisce dall’indagine conferma quanto appena osservato: oltre un terzo dei soggetti economici intervistati, il 36,3%, dichiara che il crollo dei mercati finanziari abbia inciso “molto negativamente” sui risultati economici della propria impresa, se a questi aggiungiamo il 28,1% di quanti dichiarano “abbastanza negativamente”, si può dire, che circa due imprenditori su tre (64,4%) stanno subendo gravemente gli effetti della crisi. Riguardo il resto del campione, per il 19,4% ha avuto un limitato o scarso impatto, incidendo “poco” sull’andamento dell’impresa mentre solo il 13,7% si è dichiarato totalmente immune (non avendo inciso “per niente”).

Tabella 32 La crisi dei mercati finanziari ha inciso in maniera negativa sull'andamento della sua impresa? Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Molto 36,3 Abbastanza 28,1 Poco 19,4 Per nulla 13,7 Non sa/non risponde 2,5 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Molto36,3%

Abbastanza28,1%

Poco19,4%

Per nulla13,7%

Non sa/non risponde

2,5%

Grafico 25 La crisi dei mercati finanziari ha inciso in maniera negativa sull'andamento della sua impresa? Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika. Tabella 33 La crisi dei mercati finanziari ha inciso in maniera negativa sull'andamento della sua impresa?…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settori Agricoltura Ind. e artigianato Costruzioni Commercio Servizi

Molto 33,8 48,4 42,4 32,9 34,4 Abbastanza 29,2 19,4 24,2 29,4 31,3 Poco 16,9 12,9 15,2 25,9 18,8 Per nulla 15,4 19,4 15,2 9,4 14,1 Non sa/non risponde 4,6 - 3,0 2,4 1,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika. La ripartizione dei dati per settore non evidenzia differenze significative, ciò a dimostrazione della “trasversalità” e della forza pervasiva del fenomeno. Tuttavia i dati consentono qualche distinguo: se consideriamo la somma delle risposte “abbastanza” e “molto”, il più colpito con il 67,8% è il settore dell’industria, in misura minore, invece, il commercio con il 62,3%.

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Le relazioni tra banca e impresa

62,363,0

65,766,6

67,8

58

60

62

64

66

68

70

Commercio Agricoltura Servizi Costruzioni Ind. eartigianato

Grafico 26 La crisi dei mercati finanziari ha inciso in maniera negativa sull'andamento della sua impresa?…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali (somma delle modalità “abbastanza” e “molto”) Fonte: Demoskopika. Non rilevante la differenza tra i due ambiti territoriali, che vede comunque una tendenziale prevalenza di imprese del resto della provincia più interessate dal fenomeno rispetto a quelle dell’area Mediocrati. Tabella 34 La crisi dei mercati finanziari ha inciso in maniera negativa sull'andamento della sua impresa?…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della Provincia

Molto 33,3 39,2 Abbastanza 28,9 27,3 Poco 23,0 16,1 Per nulla 13,3 14,0 Non sa/non risponde 1,5 3,5 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Ma quali sono state le conseguenze più negative e le difficoltà maggiormente rilevanti sul piano finanziario che le imprese si sono trovate ad affrontare a seguito della crisi? Certamente uno dei principali effetti che comunque ha toccato un po’ tutti, ovvero soggetti economici e non, è stata più in generale la scarsa liquidità disponibile, indicata dal 28,3% del campione intervistato. Si parlava prima del fatto che la crisi finanziaria ha avuto e sta avendo dei pesanti riflessi anche sul sull’economia reale, alimentando la fase recessiva, pertanto la percezione generale che appare subito con maggiore evidenza è quella di una crisi generale dell’economia, e dunque di poca liquidità circolante. Se dunque l’economia è in fase di stagnazione, considerato il suo importante ruolo qual è stata la reazione e il comportamento del sistema finanziario? Le opinioni fornite dal nostro campione intervistato di certo non promuovono le banche, se consideriamo che oltre il 60% evidenzia un inasprimento delle condizioni di accesso al credito. In particolare, scomponendo quest’ultima percentuale, il 24,9% denuncia un aumento del costo del denaro, il 15% manifesta difficoltà nel mantenere le proprie linee di finanziamento, il 12% più in generale lamenta delle condizioni più restrittive applicate dalle banche, mentre una quota inferiore, l’8,2%, indica un aumento delle garanzie sui finanziamenti richiesti. In sintesi il quadro tracciato dagli imprenditori cosentini non è per niente positivo.

Appare evidente, quindi, che alle difficoltà congiunturali rilevate nella precedente analisi si aggiungono gli ostacoli posti in essere dal sistema creditizio che certamente non aiutano le imprese ad uscire dalla grave crisi che sta attraversando l’intera economia globale. Tabella 35 Qual è stata la conseguenza maggiormente negativa? Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Più difficile accesso al credito 12,9 Difficoltà a mantenere le proprie linee di finanziamento 15,0 Aumento del costo del denaro 24,9 Aumento delle garanzie richieste 8,2 Scarsa liquidità disponibile 28,3 Non sa/non risponde 10,7 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

L’incrocio dei dati secondo la variabile settoriale fa emergere delle differenze tra i cinque ambiti di attività.

Un più difficile accesso ai canali di finanziamento e dunque un inasprimento delle condizioni imposte dagli istituti di credito, viene evidenziato fortemente, con il 23,1% dei casi, dalle imprese dell’agricoltura. Costo del denaro elevato (28%) e difficoltà di mantenimento delle linee di credito (32%) sono principalmente denunciati dalle imprese dell’industria e dell’artigianato, mentre l’aumento delle garanzie si riscontra con maggiore frequenza tra le imprese edili (11,1%) e dei servizi (11,1%). Da rilavare, infine, che in quest’ultimo comparto si registra anche la percentuale più elevata di soggetti che più in generale segnalano una crisi di liquidità (37%).

Tabella 36 Qual è stata la conseguenza maggiormente negativa?…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settori Agricoltura Ind. e artig. Costruzioni Commercio Servizi

Più difficile accesso al credito 23,1 12,0 7,4 10,7 9,3

Difficoltà a mantenere le proprie linee di finanziamento

11,5 28,0 18,5 13,3 13,0

Aumento del costo del denaro 26,9 32,0 25,9 24,0 20,4

Aumento delle garanzie richieste 5,8 4,0 11,1 8,0 11,1

Scarsa liquidità disponibile 19,2 24,0 25,9 30,7 37,0 Non sa/non risponde 13,5 - 11,1 13,3 9,3 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Tra le due aree esaminate le impressioni e le percezioni degli imprenditori

appaiono concordi, tuttavia occorre segnalare che uno dei fattori più critici, vale a dire la difficoltà di mantenere le linee di credito, viene avvertito in misura maggiore dalle imprese del resto della provincia: il 17,8% a fronte del 12,2% dell’altra area.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Tabella 37 La crisi dei mercati finanziari ha inciso in maniera negativa sull'andamento della sua impresa?…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della provincia

Più difficile accesso al credito 11,3 14,4 Difficoltà a mantenere le proprie linee di finanziamento 12,2 17,8 Aumento del costo del denaro 25,2 24,6 Aumento delle garanzie richieste 8,7 7,6 Scarsa liquidità disponibile 29,6 27,1 Non sa/non risponde 13,0 8,5 Totale 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

Chiude la sezione una domanda che tenta di indagare su come è cambiata, a seguito della crisi finanziaria, la fiducia del tessuto produttivo locale verso il sistema bancario. Le valutazioni espresse dalla gran parte degli imprenditori non premiano gli istituti credito. Per quasi la metà dei soggetti economici intervistati (il 48,5%) la loro fiducia nei confronti del mondo bancario e finanziario è “abbastanza/molto diminuita”, per il 27,7% risulta “poco diminuita”, solo una percentuale più contenuta, il 18,7%, sembra al momento fidarsi degli istituti di credito, dichiarando che nonostante la crisi questa non sia venuta meno (“per niente” diminuita).

Tabella 38 Più in generale, a seguito della crisi dei mercati finanziari, il suo livello di fiducia nelle istituzioni finanziarie e bancarie è: Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta % Per niente diminuito 18,7 Poco diminuito 27,7 Abbastanza diminuito 23,0 Molto diminuito 25,5 Non sa/non risponde 5,0 Totale 100,0 Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

Per niente diminuito18,7%

Poco diminuito27,7%

Abbastanza diminuito23,0%

Molto diminuito25,5%

Non sa/non risponde

5,0%

Grafico 27 Più in generale, a seguito della crisi dei mercati finanziari, il suo livello di fiducia nelle istituzioni finanziarie e bancarie è: Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Tabella 39 Più in generale, a seguito della crisi dei mercati finanziari, il suo livello di fiducia nelle istituzioni finanziarie e bancarie è:…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Settori

Agricoltura Industria e artigianato Costruzioni Commercio Servizi

Per niente diminuito 18,5 9,7 33,3 18,8 15,6 Poco diminuito 26,2 19,4 27,3 35,3 23,4 Abbastanza diminuito 20,0 22,6 27,3 22,4 25,0 Molto diminuito 26,2 45,2 12,1 18,8 31,3 Non sa/non risponde 9,2 3,2 - 4,7 4,7 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

Come si può notare dal grafico seguente il livello di fiducia varia a seconda dei settori di appartenenza dell’impresa. Il comparto maggiormente “sfiduciato” è quello dell’industria e dell’artigianato con il 67,8% (somma delle modalità “abbastanza” e “molto”) seguito a distanza dai servizi con il 56,3%, mentre a

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

39,4

41,2

46,2

56,3

67,829,1

39,0

44,7

54,1

60,6Costruzioni

Commercio

Agricoltura

Servizi

Industria eartigianato

Per niente/poco dimin. Abbastanza/molto dimin.

dimostrare più degli altri il più basso livello di sfiducia verso il sistema bancario è il settore edile con il 39,4%.

Grafico 28

Più in generale, a seguito della crisi dei mercati finanziari, il suo livello di fiducia nelle istituzioni finanziarie e bancarie è:…per settore d’appartenenza Anno 2008 Valori percentuali Fonte: Demoskopika.

Dal confronto tra le due aree emerge che nell’area Mediocrati (44,4%) rispetto al resto della provincia (52,5%) troviamo percentuali minori di imprese che dichiarano una diminuzione di fiducia nei confronti degli istituti di credito.

Tabella 40

Più in generale, a seguito della crisi dei mercati finanziari, il suo livello di fiducia nelle istituzioni finanziarie e bancarie è:…per ambito territoriale Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Ambito territoriale Mediocrati Resto della Provincia

Per niente diminuito 20,7 16,8 Poco diminuito 28,1 27,3 Abbastanza diminuito 20,7 25,2 Molto diminuito 23,7 27,3 Non sa/non risponde 6,7 3,5 Totale 100,0 100,0

Fonte: Demoskopika.

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Le relazioni tra banca e impresa

Infine, se proviamo ad analizzare l’opinione degli intervistati rispetto alla tipologia di banca scelta, si nota come le imprese che intrattengono rapporti con istituti di credito locali denunciano minore cali di fiducia rispetto a quelle che hanno rapporti con banche nazionali, se consideriamo la somma delle modalità “abbastanza” e “molto” la differenza è pari a circa 9 punti percentuali, rispettivamente la prime con il 45,2% e le seconde con il 54%. Tabella 41 Più in generale, a seguito della crisi dei mercati finanziari, il suo livello di fiducia nelle istituzioni finanziarie e bancarie è:…per tipologia di banca scelta Anno 2008 Valori percentuali

Modalità di risposta Tipologia di banca scelta Locale Nazionale

Per niente diminuito 17,4 20,3 Poco diminuito 27,8 24,3 Abbastanza diminuito 20,9 27,0 Molto diminuito 24,3 27,0 Non sa/non risponde 9,6 1,4 Totale 100,0 100,0 Fonte: Demoskopika.

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La metodologia dell’indagine

La metodologia dell’indagine

Il quinto rapporto sull’economia provinciale cosentina, attraverso l’indagine campionaria continuativa rivolta alle imprese locali, focalizza l’analisi sulle dinamiche economiche congiunturali. Ciò ha consentito la costruzione di serie storiche, relativamente al periodo 2004-2008, e di disporre di un set informativo in grado di delineare il trend evolutivo e tracciare gli scenari prospettici dell’economia locale.

L’indagine è stata realizzata su un campione rappresentativo di 300 imprese dell’universo imprenditoriale provinciale cosentino e dell’area Mediocrati ed ha rilevato i consueti aspetti di mercato (principali sbocchi) e di performance economica e finanziaria (fatturato, export, competitività, occupazione, investimenti, liquidità, indebitamento) nonché le relazioni tra banche locali e imprese.

Inoltre, accanto all’osservazione degli indicatori congiunturali di performances delle imprese, si è cercato di approfondire la conoscenza dei rapporti tra Pubblica Amministrazione e imprese.

La ricerca è stata articolata nelle seguenti fasi:

Analisi di sfondo. Questa fase, ci ha consentito di delineare e valutare la situazione economica generale della provincia di Cosenza, in rapporto a quella regionale e nazionale. A tal fine è stata presa in esame la rassegna stampa dei principali quotidiani economici specializzati relativa all’ambito della ricerca, circoscritta agli ultimi anni, e una grande quantità di dati secondari forniti dai principali istituti di ricerca economica, le principali fonti statistico-documentali, i volumi Istat, una serie di fonti Internet da cui estrapolare il maggior numero di informazioni possibili, gli archivi Movimprese e i bollettini statistici della Banca d’Italia. In particolare è stato tracciato un quadro delle

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

principali variabili strutturali che caratterizzano il sistema economico della provincia di Cosenza con riferimento a:

• Il valore aggiunto provinciale e la ricchezza prodotta; • Il reddito disponibile ed i consumi finali delle famiglie; • Struttura, dinamiche del sistema imprenditoriale e tassi di crescita; • La dotazione infrastrutturale; • L’internazionalizzazione; • Il mercato del lavoro: occupazione e disoccupazione; • I flussi in entrata e in uscita del mercato del lavoro provinciale; • La forza lavoro e la sua composizione; • Le principali dinamiche del sistema creditizio locale (impieghi, depositi,

sofferenze, tassi di interesse, livello di bancarizzazione). Il ruolo delle BCC.

Piano di campionamento. Nell’obiettivo di rilevare le principali dinamiche congiunturali economiche delle imprese e le loro aspettative nel breve e medio periodo, si è fatto ricorso all’estrazione di un campione di 300 imprese attive operanti nella provincia di Cosenza. È stata adottata una metodologia di campionamento per strati, estraendo il campione dal registro delle imprese della Camera di Commercio di Cosenza, rappresentativo dell’intero universo di riferimento (totale aziende attive della provincia). Per l’individuazione delle unità finali sono stati utilizzati metodi di tipo casuale (come per i campioni probabilistici), rispetto ad un unico livello di stratificazione relativo ai settori di appartenenza dell’impresa. Questi sottoinsiemi dovrebbero rappresentare adeguatamente la popolazione globale, nel senso che l’informazione ottenuta esaminando gli stessi dovrebbe possedere lo stesso grado di accuratezza di quella che avremmo ottenuto esaminando l’intera popolazione. La ripartizione metodologica dei casi risulta, pertanto, la seguente:

Tabella 1 La dimensione del sistema imprenditoriale della provincia di Cosenza Anno 2008 Valori assoluti percentuali

Imprese attive in provincia di Cosenza al III° trimestre 2008Settori Numero % sul totale

Agricoltura 11.968 21,8 Industria e artigianato 5.677 10,3 Costruzioni 7.529 13,7

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La metodologia dell’indagine

Imprese attive in provincia di Cosenza al III° trimestre 2008Settori Numero % sul totale

Commercio 18.054 32,8 Servizi 11.733 21,3 Totale 54.961 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika su dati Infoimprese.

Tabella 2

Piano di campionamento Anno 2008 Valori assoluti

Numero questionari divisi per settore Settore Numero questionari

Agricoltura 65 Industria e artigianato 31 Costruzioni 41 Commercio 99 Servizi 64 Totale 300 Fonte: Elaborazione Demoskopika.

Inoltre, l’attenzione è stata focalizzata anche sul tessuto economico locale, ovvero sulle imprese attive dell’area del Medio Crati entro cui si estende la competenza operativa dell’istituto di credito.

Tabella 3 Elenco dei comuni dell’area Medio Crati oggetto d’indagine

Comuni Acri Bisignano Castiglione Cosentino Castrolibero Cerzeto Cosenza Lattarico Luzzi Marano Marchesato Mongrassano Montalto Uffugo Paola Rende

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Comuni Rose Rota Greca San Benedetto Ullano San Fili San Giovanni in Fiore San Marco Argentano San Martino di Finita San Pietro in Guarano San Vincenzo La Costa Santa Sofia D'Epiro Tarsia Torano Castello Vaccarizzo Albanese Zumpano Fonte: Demoskopika.

Tabella 4

Ripartizione campione nell’area Mediocrati per settore di appartenenza dell’impresa. Anno 2008 Valori assoluti

Settore Valori assoluti Valori % Agricoltura 32 21,3 Industria e artigianato 16 10,7 Costruzioni 21 14,0 Commercio 49 32,7 Servizi 32 21,3 Totale 150 100,0 Fonte: Elaborazione Demoskopika.

Progettazione e costruzione del questionario; ci si è avvalsi dei risultati

dell’analisi di sfondo per l’ideazione di un questionario che consentisse agli intervistati/imprenditori di mettere a nudo le loro opinioni e i loro atteggiamenti su specifici argomenti di interesse per la ricerca. Lo strumento di rilevazione, un questionario per l’appunto, dopo essere stato opportunamente strutturato (semistrutturato per la precisione) sulla base delle indicazioni raccolte in fase preliminare e testato (fase pilota), è stato suddiviso in diverse aree di interesse, per ognuna delle quali è stato possibile raccogliere numerose informazioni:

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La metodologia dell’indagine

I dati strutturali - Localizzazione dell’impresa - Settore di appartenenza - Forma giuridica - La classe di addetti dell’impresa - La classe di fatturato dell’impresa

Il mercato di riferimento e le dinamiche congiunturali - I mercati di sbocco - Le importazione e le esportazioni - Il fatturato - Il portafoglio ordini - L’occupazione - Il livello dei prezzi di vendita - Il livello dei costi di produzione e del personale - Gli investimenti - L’indice di fiducia sull’economia

Situazione finanziaria e rapporti con le banche – Il pluriaffidamento – Il cash flow – I livelli di indebitamento – Il costo del denaro – Il livello di razionamento del credito – I riflessi della crisi finanziaria ed economica

I rapporti con la Pubblica Amministrazione – Il livello di soddisfazione dei servizi erogati dalla PA – I costi per gli adempimenti amministrativi – I rapporti come fornitori della pubblica amministrazione – I ritardi nei pagamenti – I suggerimenti per il miglioramento dei rapporti tra impresa e la P.A.

Selezione e addestramento intervistatori; abbiamo provveduto alla selezione degli intervistatori a cui affidare la somministrazione del questionario. Gli stessi sono stati sottoposti ad addestramento e dotati di una formazione attenta al fine di garantire un alto numero di questionari con dati completi.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Somministrazione del questionario; La somministrazione dei questionari è avvenuta con la tecnica “CATI” (Computer Aided Telephone Inquiry) che utilizza il computer per guidare l’intervista, effettuata telefonicamente. Tale tecnica ha consentito in effetti un notevole sveltimento dei tempi di intervista ed una minimizzazione della caduta di risposta. Occorre precisare che, sebbene tali metodologie di rilevazione non offrano garanzie assolute su eventuali azioni di condizionamento nel fornire le risposte (eventualità scongiurata da un’adeguata formazione degli intervistatori), molto spesso assicurano una maggiore polarizzazione dei risultati rispetto alle altre modalità di somministrazione.

Elaborazione dati e rappresentazione grafica dei risultati; quest’ultima e delicata fase della ricerca è stata articolata in due momenti specifici: il primo, ha visto impegnati i ricercatori, nonché metodologi esperti dell’istituto, nella ricodifica delle informazioni raccolte e nella sintesi di alcune variabili significative allo scopo di uniformare le stesse in base ai criteri di elaborazione imposti dal software statistico previsto per l’elaborazione (SPSS); il secondo momento, infine, è consistito nell’indagare, per mezzo dell’analisi monovariata, bivariata e, qualora si è resa necessaria, trivariata, i rapporti sottesi alle diverse variabili, al fine di fornire un quadro il più possibile completo della percezione delle imprese sull’andamento economico della provincia. I dati sono stati presentati sotto forma di tabelle e grafici per meglio dar conto della situazione.

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Riferimenti bibliografici e sitografia

Riferimenti bibliografici

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ABI, Position paper del sistema bancario italiano sul Documento di consultazione Nuovo Accordo di Basilea, in “Bancaria”, N. 9, 2003.

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Bagella M., Caiazza S., L’Accordo di Basilea 2001: verso una nuova regolamentazione dei requisiti del capitale bancario, in “Bancaria”, N. 4, 2001.

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L’economia in provincia di Cosenza. 5° Rapporto

Banca d’Italia, Bollettino Economico n. 45, Il credito alle imprese nel Mezzogiorno, 2005.

Banca d’Italia, Bollettino Economico n.52, aprile 2008.

Banca d’Italia, Bollettino Economico n.56, aprile 2009. Banca d’Italia, Relazione Annuale sul 2008, maggio 2009.

Banca d’Italia, L’economia della Calabria nel 2007, Catanzaro, 2008.

Banca d’Italia, L’economia della Calabria nel 2008, Catanzaro, 2009.

Banca d’Italia, Note sull’andamento dell’economia della Calabria nel 2005, Catanzaro 2006.

Banca d’Italia, Relazione al Parlamento e al Governo. Giugno 2007.

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