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Madame Physique 11 FEBBRAIO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE NELLA SCIENZA Donne nella scienza Le scienziate nella storia Attrice hollywoodiana, madre e moglie e anche un'affermata scienziata HEDY LAMARR ICONA DA SEGUIRE Perché non credete in voi donne? Pregiudizi e influenza della società COPIA OMAGGIO n.0 11 FEBBRAIO 2017 EDIZIONE SPECIALE: nella scienza le DONNE sono fondamentali … Redazione: Classe 3°H, Liceo Scientifico “G. Galilei” Ancona

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Madame Physique

11 FEBBRAIO GIORNATA INTERNAZIONALE DELLE DONNE NELLA SCIENZA

Donne nella

scienza

Le scienziate nella storia

Attrice hollywoodiana, madre e moglie

e anche un'affermata scienziata

HEDY LAMARR ICONA DA SEGUIRE

Perché non credete in voi donne?

Pregiudizi e influenza della società

COPIA OMAGGIO

n.0 11 FEBBRAIO 2017

EDIZIONE SPECIALE: nella scienza le DONNE sono fondamentali …

Redazione: Classe 3°H, Liceo Scientifico “G. Galilei” Ancona

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XXI secolo: l’influenza della società 11 febbraio: giornata dedicata alle donne nella scienza. Era

davvero necessario istituirla? Le Nazione Unite hanno promosso questa

iniziativa per combattere i pregiudizi e consentire alle ragazze di avere parità

di accesso e partecipazione alla scienza.

Questo progetto è stato ritenuto necessario poiché, pur essendo in

pieno 2017, non cessano ancora di esistere stereotipi della figura femminile,

che influenzano, che lo vogliamo o no, tutti noi. In primo luogo da questi

pregiudizi e cliché secolari, che ritengono le donne poco portate per natura

allo studio scientifico, sono toccate le giovani che tendono a sviluppare fin

dalla tenera età un’insicurezza verso le proprie capacità. Per questo motivo

l’Unesco ha lanciato un manifesto-decalogo, che ha come motto: “Il mondo

ha bisogno della scienza e la scienza ha bisogno delle donne”. L’obiettivo

principale è di dare fiducia alle piccole scienziate, proponendogli modelli da

seguire o a cui ispirarsi. A questo si affianca lo scopo di abbattere i muri di

diffidenza e i tanti stereotipi che riducono la fiducia in se stesse delle bambine

e delle ragazze verso le materie STEM (Science-Technology-Engineering-

Math).

Almeno una volta nella vita tutti si sono sentiti dire: “Non è roba

per te”, “non sono cose da femmine/maschi”. Nel campo scientifico queste

frasi sono rivolte più frequentemente ad una donna. Questa tendenza permane

come residuo di quanto succedeva nei contesti sociali di qualche secolo fa.

Keplero, nel ‘600, affermava: “È bene dunque che la donna

faccia altre cose e non si impegni nello studio della scienza e della matematica

che le sono innaturali”.

in cui donne e uomini siano ugualmente rappresentati funzionerebbe meglio.

Se per colpa d’ideologie arcaiche ancora oggi la donna non si ritiene

in grado di lavorare nel campo scientifico, non è ora di mettere un punto a

questa situazione? È vero che le ragazze si sono prese negli ultimi anni

parecchie rivincite, riuscendo a ritagliarsi un ruolo nella società. Non è

arrivato il momento di evolverci anche nel campo della scienza? Uomo o donna

che sia, se una persona ha delle potenzialità merita di poterle sfruttare, e

niente e nessuno deve impedirglielo.

CREDETE IN VOI, CREDETE NELLE VOSTRE ABILITÀ, non avete niente

in meno delle altre persone, anzi. Il vostro contributo è importante per tutto

il mondo; hanno tutti BISOGNO DI VOI, DONNE.

Perché non credete in voi donne?

come residuo di quanto succedeva nei

contesti sociali di qualche secolo fa.

Keplero, nel ‘600, affermava:

“È bene dunque che la donna faccia

altre cose e non si impegni nello studio

della scienza e della matematica che le

sono innaturali”.

Rousseau riteneva che “V'è

la concezione della matematica che non

ha nulla di frivolo e di volubile,

caratteristiche che appaiono più

chiaramente collegate ad aspetti

femminili. E così, per una fanciulla, ma

anche per la donna, non deve affatto

ritenersi naturale ed adeguato lo studio

della matematica”. Questi filosofi

rispecchiano il pensiero della loro

società. Infatti, fino al diciannovesimo

secolo inoltrato, le donne sono state

escluse dalle accademie e dalle

università.

società. Infatti, fino al diciannovesimo secolo inoltrato, le donne sono state

escluse dalle accademie e dalle università.

La situazione evolve nel corso dell’Ottocento e del Novecento:

tutto iniziò quando negli anni Trenta del XIX secolo gli Stati Uniti per primi

fecero accedere le donne ai più alti livelli di istruzione. Nel secolo

successivo, in tutti i paesi industrializzati, le donne hanno progressivamente

diminuito il divario con gli uomini, accumulato in secoli di esclusione. In

particolare in Italia, dove nel 1902 l’analfabetismo femminile si aggirava

intorno al 50%, nel 1992 le laureate hanno superato i laureati e nel 2004 le

donne sono state complessivamente il 51,5% dei dottori di ricerca che hanno

conseguito il titolo. Sebbene la situazione sia radicalmente cambiata,

permane tuttavia lo stereotipo che vede le ragazze meno inclini agli studi

scientifici, perché più portate per natura allo studio umanistico.

scientifici, perché più portate per natura allo studio umanistico.

Elisa Molinari, ordinaria di Fisica della Materia all’Università di

Modena e Reggio Emilia, paragona la situazione attuale delle donne nella

scienza ad una conduttura che perde: “ai livelli accademici più bassi, fino

al dottorato e anche al post-dottorato, in Italia abbiamo una sostanziale

parità nelle percentuali di uomini e donne”- afferma nell’intervista del

giornale Galileo20 - “Ma, man mano che si procede verso posizioni più

strutturate e avanzate nella carriera, la percentuale di donne decresce, fino

ad arrivare a un completo sbilanciamento a favore degli uomini ai livelli più

alti”. Come mai le donne rimangono indietro? Dipende dal Paese, dal

governo, dalle leggi, dalla società e dai metodi di promozione

dell’eccellenza.

Generalmente il genere femminile è più critico e autocritico,

meno propenso a presentare progetti individuali e a candidarsi per posizioni

di “potere”; ciò avviene sempre a causa dei pregiudizi sopra citati.

Per combatterli per esempio nel 1971 negli Stati Uniti venne

fondata l’Association for Women in Science (AWIS), che grazie alle sue

iniziative riuscì a far approvare nel 1980 una legge – la Public Law 96-516,

nota come Equal Opportunity Act – che imponeva, ad esempio, alla National

Science Foundation (NSF) la costruzione di un programma mirato di borse

di studio

di studio, cattedre, premi alla carriera e fondi

per la ricerca destinati alle donne.

Si potrebbero citare numerose altre

iniziative prese da diverse Nazioni tutte

finalizzate all’eliminazione di modelli di

genere e pregiudizi per arrivare ad un mondo

scientifico che offra pari opportunità.

Inoltre, una maggior presenza

delle donne nelle scienze è vantaggiosa per

vari motivi: uomini e donne lavorano allo

stesso tema, ma hanno attitudini e

competenze diverse dagli uomini, hanno

dinamiche di interazione diverse una

maggiore attenzione a percorsi laterali e

questo fa sì che sviluppino metodi di ricerca

divergenti. Tutto questo in campo scientifico

fa la differenza. Perciò, un ambiente di lavoro

in cui donne e uomini siano ugualmente

rappresentati

1 Fonti: http://www.repubblica.it/scienze/2017/02/11/news/_le_donne_nella_scienza_sognino_senza_limiti_-158096945/ http://www.donnenellascienza.it/contesto-storico/i-giorni-nostri.html ; https://www.galileonet.it/2017/02/donne-

scienza-international-day-women-girls/ ; http://www.editorialescienza.it/it/evento/giornata-mondiale-per-le-donne-e-le-ragazze-nella-scienza.htm ; http://www.lifegate.it/persone/news/giornata-mondiale-donne-ragazze-scienza .

di Nocera Giuseppina

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I PREGIUDIZI: ANCORA OGGI ESISTONO Nel campo della ricerca scientifica il numero delle donne impiegate è

minore rispetto a quello degli uomini. Questo non accade solo in Italia ma

anche in numerosi altri paesi dell'Europa e del mondo.

Se si prende in esame la situazione italiana nel campo della

ricerca le donne rappresentano il 30% e le loro retribuzioni sono tra le più

basse in Europa e inferiori rispetto a quelle dei loro colleghi uomini. La

maggiore presenza delle donne si rileva nel campo delle scienze biologiche

(> 50%) seguono le scienze fisiche, la matematica e la statistica, e per

ultimi i campi dell'informatica e nell'ingegneria. In Europa i dati non

cambiano di molto, le ricercatrici donne costituiscono il 33% dei

ricercatori.

Dal uno studio della docente Cassidy R. Sugimoto, professoressa

all'Indiana University Bloomington, risulta che il 70% delle pubblicazioni

è stilato dal sesso maschile e solo il 30% da quello femminile. La stessa

Sugimoto in un’intervista si dichiara sbalordita da questi dati. Malgrado

queste evidenti disparità la situazione sta lentamente cambiando.

Malgrado queste evidenti disparità la situazione sta lentamente cambiando.

Quali sono le ragioni di queste disparità di numeri ai giorni d'oggi?

Sicuramente sono ancora presenti molti pregiudizi. Basti pensare che fino

alla seconda metà del 1800 lo stereotipo della donna-tipo era quello di una

moglie e madre occupata in casa a servizio della famiglia. È stato il lento

raggiungimento dei diritti da parte delle donne e soprattutto l’educazione,

che ha sempre svolto un ruolo determinante all'interno della società, a

determinare il cambiamento.

Rousseau scriveva “tutta l’educazione delle donne deve essere relativa agli

uomini. Piacere a loro, essere gentili, farsi la loro vita piacevole e dolce:

ecco i doveri della donna in tutti i tempi e ciò che bisogna loro insegnare

sin dall’infanzia”.

Sinoussi.

Dall'indagine è stato dimostrato che solo il 10% degli intervistati

pensa che le donne abbiano attitudini particolari per la scienza. Più della metà,

il ben 67% crede che le donne non abbiano le capacità necessarie per

intraprendere una carriera scientifica di alto livello. Per di più nel nostro paese

il pregiudizio è superiore alla media europea e arriva al 70% del la matematica

o l'ingegneria. "La cosa sorprendente", spiega Hugues Cazenave, "è che queste

risposte in qualche modo sessiste sono condivise sia dagli uomini che dalle

donne". Le percentuali quindi non variano a seconda del genere, a

dimostrazioni di quanto i pregiudizi siano radicati nelle nostre menti e

influenzano anche le dirette interessate: le donne.

Diversi sondaggi dimostrano di come la fiducia in se stesse quando

si tratta di materie scientifiche, si incrini. Le donne non si ritengono all'altezza

di materie come queste, considerate prettamente “per maschi”. È proprio

all'interno della scuola che si formano le prime discriminazioni. Il così detto

“gender gap” inizia però durante l'adolescenza. Secondo Opinion Way

solo il 35% delle donne si è sentita incoraggiata ad intraprendere

studi scientifici e il 9% ha invece ricevuto feedback negativi al

riguardo. Al liceo ragazzi e ragazze si trovano quasi alla pari nello

studio delle materie scientifiche. I numeri cambiano nelle

università. I ragazzi iscritti a facoltà scientifiche sono il 68% contro

il 32% delle ragazze, una distanza che sale quando si tratta di

dottorato.

queste evidenti disparità la

situazione sta lentamente

cambiando.

Quali sono le ragioni di

questo squilibrio di numeri ai giorni

d'oggi? Sicuramente sono ancora

presenti molti pregiudizi.

Basti pensare che fino alla

seconda metà del 1800 lo stereotipo

della donna-tipo era quello di una

moglie e madre occupata in casa a

servizio della famiglia. È stato il

lento raggiungimento dei diritti da

parte delle donne e soprattutto

l’educazione, che ha sempre svolto

un ruolo determinante all'interno

della società, a determinare il

cambiamento.

Rousseau scriveva “tutta

l’educazione delle donne deve

essere relativa agli uomini. Piacere a

loro, essere gentili, farsi la loro vita

piacevole e dolce: ecco i doveri della

donna in tutti i tempi e ciò che

bisogna loro insegnare sin

dall’infanzia”.

Il mancato accesso delle donne

alla scienza ha influenzato tutta la

società e la storia: il 97% dei premi

Nobel scientifici sono stati finora

assegnati solo a uomini e quando si

domanda di ricordare il nome di un

grande scienziato la maggior parte

delle persone cita uomini.

“gender gap” inizia però durante

l'adolescenza.

Secondo Opinion Way

solo il 35% delle donne si è

sentita incoraggiata ad

intraprendere studi scientifici e il

9% ha invece ricevuto feedback

negativi al riguardo. Al liceo

ragazzi e ragazze si trovano quasi

alla pari nello studio delle

materie scientifiche. I numeri

cambiano nelle università. I

ragazzi iscritti a facoltà

scientifiche sono il 68% contro il

32% delle ragazze, una distanza

che sale quando si tratta di

dottorato.

l’educazione, che ha sempre svolto un ruolo determinante all'interno della

società, a determinare il cambiamento.

Rousseau scriveva “tutta l’educazione delle donne deve essere

relativa agli uomini. Piacere a loro, essere gentili, farsi la loro vita piacevole

e dolce: ecco i doveri della donna in tutti i tempi e ciò che bisogna loro

insegnare sin dall’infanzia”.

Il mancato accesso delle donne alla scienza ha influenzato tutta

la società e la storia: il 97% dei premi Nobel scientifici sono stati finora

assegnati solo a uomini e quando si domanda di ricordare il nome di un

grande scienziato la maggior parte delle persone cita uomini.

Lo prova l'indagine Opinion Way, condotta da Hugues Cazenave

in cinque paesi europei, tra cui l'Italia. Agli intervistati è stato chiesto di

ricordare un grande scienziato, il 71% delle persone ha citato un nome

maschile, Albert Einstein in testa (citato dal 45%). Le eccezioni che

confermano la regola sono stata Marie Curie, ricordata dal 27% , Rita Levi

Montalcini (21%) e Margherita Hack, citata dall'8%.

Per dimostrare quanto siano persistenti i cliché è stata posta una

serie di domande riguardanti le recenti scoperte scientifiche. Quando è stato

chiesto da chi fosse stato identificato il virus HIV il 66% ha citato un nome

maschile. Lo scienziato in questione è in realtà una donna: François Barré-

Sinoussi.

Dall'indagine è stato dimostrato che solo il 10% degli

il 32% delle ragazze, una distanza che sale quando si tratta di dottorato.

Alla vincitrice del premio nobel Elizabeth Blackburn, quando era

ancora al liceo, fu chiesto come mai una ragazza carina come lei studiasse

materie scientifiche. Essa sostiene che esista ancora il cliché della scienziata

un po' arcigna e bisbetica, in quanto fare la cervellona non è sexy. Tuttavia,

alla faccia degli stereotipi, è riuscita ad intraprendere una splendida carriera

e a mettere su una famiglia.

Il primo passo per combattere i pregiudizi e sconfiggere gli

stereotipi è accorgersi della loro esistenza, ma l'azione principale deve

avvenire proprio dalle donne. E' importante non farsi influenzare da essi e

iniziare a combattere questi pregiudizi.

Se la realtà è mutata nel corso dei secoli si deve continuare a

favorire il cambiamento e le donne in primis devono farsi valere ponendosi

in modo positivo e propositivo verso queste discipline e convincendosi che

loro stesse sono in grado di intraprendere tali percorsi tanto quanto gli

uomini.

Dati tratti da: http://www.repubblica.it/scienze/2014/01/02/news/donne_pubblicazioni_scientifiche-75006369/#gallery-

slider=75042516; http://www.galileonet.it/2013/04/europa-ancora-poche-donne-nella-ricerca;

http://www.repubblica.it/scienze/2015/09/17/news/la_scienza_non_e_donna_colpa_dei_maschi_-123077864/;

http://www.futuroalfemminile.it/progetto/donne_studio/Donne_E_Ricerca_Scientifica/Le_Donne_Nella_Ricerca_Scientifica.kl

di Ramazzotti Ilaria

Perché non credete in voi donne?

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Donne in ingegneria, matematica, scienze e tecnologia

DONNE CHE HANNO LASCIATO UN SEGNO NELLA STORIA È ormai risaputo che nel corso degli anni ci sono state donne che hanno

provveduto a fornirci teorie ricerche e scoperte che hanno influenzato e che

ancora oggi dominano il mondo delle scienze. In questa linea del tempo sono

citate alcune delle più celebri fisiche, matematiche e chimiche. Dal Medioevo

ad

Laura Bassi

Laura Bassi (1711-1778) è la più illustre tra le donne salite in cattedra.

Nel 1732 le assegnarono una cattedra universitaria per l'insegnamento

della Fisica, in tempi in cui le donne erano ovunque escluse dagli studi

e dalle professioni intellettuali. Nello stesso anno fu cooptata come

socia nell’Accademia delle Scienze dell’Istituto di Bologna, un

consesso fino ad allora solo maschile. Nel 1776 ebbe la cattedra di

fisica sperimentale nell'Istituto delle Scienze fondato da Marsili. Fu

considerata dai contemporanei donna di eccezionale ingegno,

egualmente versata in latino, logica, metafisica, filosofia naturale

(fisica), algebra, geometria, greco, francese.Le dissertazioni di Laura

Bassi, conservate all'Accademia delle Scienze di Bologna (una di

chimica, tredici di fisica, undici di idraulica, due di matematica, una

di meccanica e una di tecnologia) rimangono a testimoniare il ruolo di

questa studiosa nella discussione scientifica del suo tempo.

Ipàzia di Alessandria

È stata un’importante matematica e astronoma greca vissuta fra la fine

del IV e l'inizio del V secolo. Oltre ad essere una studiosa si è anche

dedicata all’insegnamento. Pare comunque che una delle discipline in

cui Ipàzia seppe distinguersi di più fosse l'astronomia. Ancora

Filostorgio e poi Suda, ci informano di interessanti scoperte compiute

dalla donna a proposito del moto degli astri, scoperte che ella rese

accessibili ai suoi contemporanei con un testo, intitolato “Canone

astronomico”. Inoltre seppe passare dalla semplice erudizione alla

sapienza filosofica. Socrate Scolatico parla di lei come della terza

caposcuola del Platonismo. La filosofia neoplatonica era una disciplina

dove convergevano anche studi di matematica e di geometria, al punto

che Ipàzia avrebbe inventato anche macchine come un astrolabio

piatto, un idroscopio e un aerometro.

Sofia Kovalevskaja

Nasce a Mosca nel 1850 e il suo sogno è frequentare l’università in

Russia vietata però alle donne. Sarà l’ateneo di Stoccolma nel 1884 ad

accoglierla, non senza l’opposizione di docenti conservatori. È il

traguardo a cui ha dedicato tutta se stessa: è la prima donna dell’Europa

moderna ad avere una cattedra di matematica. Le sue ricerche

scientifiche più importanti riguardano la teoria della rotazione di un

corpo rigido. La scienziata scoprì il terzo caso classico della risolubilità

del problema della rotazione di un corpo rigido con un punto fisso.

Dimostrò l'esistenza della soluzione analitica del problema di Cauchy

per i sistemi di equazioni differenziali alle derivate parziali. Trattò il

problema di Laplace riguardante l'equilibrio degli anelli di Saturno,

ottenendo la sec

ad oggi ci sono stati innumerevoli cambiamenti in ogni campo, ma una verità

resta invariata: le donne quando credono in se stesse e nelle loro potenzialità

creano qualcosa di essenziale.

ottenendo la seconda approssimazione. Riuscì a risolvere il problema

della riduzione di alcune classi di integrali abeliani del terzo rango a

integrali ellittici. Lavorò anche nel campo della teoria del potenziale,

della fisica matematica e della meccanica celeste. Nel 1889 ricevette il

Gran Premio dell'Accademia Parigina, per lo studio della rotazione della

trottola pesante asimmetrica.

Ipazia Cristoforetti Bassi Germain Kovalev=

skaja

Marie

Curie Lamarr Montal=

cini

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Donne in ingegneria, matematica, scienze e tecnologia

Rita Levi-Montalcini

Nata nel 1909 a Torino, può essere sicuramente considerata un esempio

del ruolo di grande importanza che le donne, possono rivestire non solo

nel mondo scientifico, ma anche all'interno della società in generale. La

giovane Rita si dimostrò fin da subito una sostenitrice della possibilità per

le donne di intraprendere una carriera scientifica quando, nonostante

l'opinione del padre, che riteneva che ciò avrebbe interferito con il ruolo

tradizionale di moglie e di madre, si iscrisse all'Università di Torino per

studiare medicina. L'intraprendenza della scienziata ed il suo intelletto

giocarono a favore della sua casa e le permisero di ottenere una laurea in

Medicina e Chirurgia con il massimo dei voti e con successiva

specializzazione in psichiatria e neurologia, campo nel quale avrebbe

svolto le sue future ricerche. Essendo la sua famiglia di origine ebraica,

con l'introduzione delle leggi razziali ed lo scoppio della II Guerra

Mondiale il lavoro nel campo scientifico della Levi-Montalcini, costretta a

rifugiarsi prima in Belgio e poi in varie zone di Italia, andò incontro se non

a rallentamenti, almeno ad alcune difficoltà. Dopo la Guerra si trasferì negli

Stati Uniti dove svolse le ricerche che la portarono a scoprire negli anni

Cinquanta il Nerve erve growth factor (NGF) ed il suo funzionamento,

jj

scoperta che le valse il premio Nobel per la medicina nel 1986. Nella

corso della sua vita ricevette numerosi riconoscimenti: diverse lauree

honoris causa e la National Medal of Science, ovvero la massima

onorificenza nel mondo scientifico statunitense; inoltre fu anche

membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali,

quali l'Accademia Nazionale dei Lincei per la classe delle Scienze

Fisiche, la Pontificia Accademia delle Scienze (prima donna ammessa),

l'Accademia Nazionale delle Scienze, la National Academy of Sciences

statunitense e la Royal Society. Infine è anche necessario ricordare

che Rita Levi-Montalcini sostenne la parità tra i sessi non solo

testimoniandola con la sua carriera esemplare, ma anche ribadendo

personalmente la necessità di questo valore all'interno della società e

prendendo parte all'attività del Movimento di Liberazione Femminile

per la regolamentazione dell'aborto nella prima metà degli anni

Settanta. La scienziata italiana morì nel 2012 all'età di 103 anni, non

si sposò mai e non ebbe una famiglia, ma dedicò la sua intera

esistenza alla scienza, contribuendo così al progresso dell'intera

umanità.

Sophie Germain

Nata nel periodo della Rivoluzione Francese, la matematica Germain

fece proprio lo spirito rivoluzionario diffuso allora in tutta la Francia e,

opponendosi ai pregiudizi sociali e culturali della sua epoca, si distinse

nel mondo scientifico per i suoi meriti diventando ai giorni nostri

un'icona del femminismo. Il suo interesse per la matematica nacque

quando lesse la storia della morte di Archimede, che assorto in un

problema di geometria venne ucciso da un soldato romano entrato in

casa sua, in un libro di storia della matematica. Da quel momento

nacque in lei un grande interesse per la disciplina che venne però

ostacolato dai genitori, i quali dovettero, alla fine, cedere di fronte

all'ostinazione della ragazza. Per un periodo Sophie fu costretta a

portare avanti i suoi studi da sola poiché i programmi di matematica

che gli insegnanti privati riservavano alle donne non bastavano a

soddisfare il suo desiderio di conoscenza, ma poi aprì a Parigi, l'École

polytechnique, riservata alla formazione superiore di scienziati e

matematici. Questa scuola, tuttavia, non prevedeva corsi per le ragazze

e così Marie-Sophie dovette assumere l'identità di Antoine-August Le

Blanc, studente che dopo essersi iscritto aveva lasciato gli studi, per

avere accesso alle dispense e presentare i suoi lavori. Chiaramente la

giovane non poteva prender parte di persona alle lezioni, ma

l'improvviso ed inatteso miglioramento dei voti di quello che i docenti

pensavano fosse Le Blanc spinse il professor Lagrange a chiedere un

colloquio con quest'ultimo, facendo venire a galla l'inganno.

Inaspettatamente Lagrange elogiò Sophie e si offrì come suo mentore

aiutandola negli studi sulla teoria dei numeri e sull'ultimo teorema di

Fermat. In questo periodo la matematica francese riuscì a scoprire una

particolare tipologia di numero primo che prese da lei il nome di

"numero primo di Sophie-Germain". Durante l'invasione della Prussia

da parte delle truppe napoleoniche Gauss riuscì a rimanere incolume

proprio grazie a Sophie, che aveva intercesso presso un generale amico

di famiglia il quale riferì al matematico tedesco l'identità, a lui

sconosciuta, della ragazza che lo aveva salvato. Nella lettera successiva

la giovane rivelò così la sua vera identità a Gauss, dal quale ricevette

degli elogi. La corrispondenza, tuttavia, si interrupe e Sophie lasciò i

suoi studi sulla teoria dei numeri per dedicarsi alle applicazioni

matematiche in fisica teorica. In questo campo la matematica partecipò

ad un concorso riguardante le vibrazioni delle superficie elastiche

indetto dall'Accademia delle scienze francese che riuscì a vincere al

terzo tentativo. Proprio nell'ambito del concorso la scienziata elaborò

con Lagrange l'equazione differenziale di Lagrange, rinominata solo di

recente equazione di Germain-Lagrange. Scrisse inoltre la "Memoria

sulle vibrazioni delle piastre elastiche", il suo contributo più

importante alla matematica e base della moderna teoria dell'elasticità.

Grazie al suo lavoro fu la prima donna, escluse le mogli degli scienziati

membri, ammessa alle sessioni dell'Accademia delle Scienze e ricevette,

grazie anche a Gauss, una laurea honoris causa dall'università Georg-

August di Gottinga, che però non riuscì a ritirare a causa della morte

dovuta ad un tumore al seno. Marie-Sophie Germain non si sposò mai e

scrisse, tra le altre cose, articoli sulla storia e la filosofia della scienza;

inoltre un cratere di Venere è stato chiamato Germain in suo onore.

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Marie Curie

Maria Sklodowska, conosciuta come Marie Curie, è nata a Varsavia il

7 novembre 1867 e morta a Passy , il 4 luglio 1932. È famosa per aver

ricevuto 2 premi Nobel, uno nel 1903 per la fisica (insieme a suo

marito Pierre Curie eHenri Becquerel) e il secondo per la chimica, nel

1911, entrambi ricevuti grazie agli studi svolti sulle radiazioni. Marie

Curie passò crebbe nella Polonia russa, ma dato che le donne non

potevano conseguire gli studi superiori, si trasferì a Parigi nel 1891,

da sua sorella Bronia, si iscrisse alla facoltà di fisica e matematica

della Sorbona, dovette anche anche francesizzare il suo nome, che

divenne Marie. Proprio alla Sorbona conobbe il suo futuro marito

Pierre Curie, che lavorava come istruttore di laboratorio. Pierre e

Marie si sposarono nel 1895. I coniugi Curie iniziarono lo studio del

radio e del polonio, chiamato così in onore del paese d'origine della

scienziata. Tuttavia concentrarono la loro attenzione sul radio, poiché

il polonio aveva attività troppo elevata e vita breve per una estrazione

di grande portata. I Curie non avrebbero mai immaginato che il

polonio sarebbe stato decisivo nel 1932 per la scoperta del neutrone.

I Curie lavoravano in un capannone adibito a laboratorio, con

materiali altamente dannosi per l'organismo umano. Nel 1906 Pierre

Curie venne investito da una carrozza e morì poco per le ferite

riportate. Marie sostituì il marito defunto nel ruolo di insegnante di

fisica generale alla Sorbona, diventando così la prima donna ad

insegnare alla Sorbona.

insegnare alla Sorbona. Cinque anni dopo la morte del marito, nel 1911,

ricevette un secondo premio Nobel, stavolta per la chimica, diventando

la prima persona a vincere due premi Nobel in 2 campi differenti,

ancora oggi Marie Curie condivide questo primato con Linus Pauling.

Durante la prima guerra mondiale Marie Curie prestò la sua scoperta

per il trattamento dei soldati feriti, adibendo un'automobile dotata di

apparecchiature radiografiche e quindi salvando numerose vite. Ella

fondò due istituti del radio, uno a Parigi è uno e uno Varsavia,

denominati successivamente Istituti Curie. Negli ultimi anni della sua

vita fu colpita da una grave forma di anemia, l'anemia aplastica, che

colpisce il midollo osseo, malattia quasi certamente contratta a causa

della prolungata esposizione ai raggi emessi dal radio, di cui all'epoca

non si conosceva la pericolosità. Morì nel 1934 a Passy, un comune

situato sulle Alpi vicino al confine italiano e svizzero, successivamente

le sue salme sono state portate al pantheon di Parigi, tomba dei francesi

più illustri. Un anno dopo la sua morte, anche la figlia maggiore di

Marie e Pierre ricevette il premio Nobel per la chimica. Marie Curie è

un esempio lampante di una donna, che nonostante tutte le difficoltà

che incontravamo le femmine ad intraprendere carriere scientifiche,

non ha perso le speranze ed è diventata una delle più influenti

scienziate della storia.

Donne in ingegneria, matematica, scienze e tecnologia

Samantha Cristoforetti

Nata a Milano il 26 aprile 1977, dopo aver conseguito gli studi superiori a

Bolzano e poi a Trento, si laurea in ingegneria aerospaziale all'Università

tecnica di Monaco di Baviera, in Germania. Ammessa all'Accademia

Aeronautica di Pozzuoli, ottiene la carica di ufficiale del ruolo navigante

normale e la laurea in Scienze aeronautiche. Si specializza negli Stati Uniti

presso la Euro-Nato Joint Jet Pilot Training di Wichita Falls in Texasè.

Grazie ai suoi studi e alla sua determinazione è diventata la prima donna

italiana negli equipaggi dell'Agenzia Spaziale Europea. Ha prestato

servizio presso il 61º Stormo di Galatina, il 32º Stormo (Aeroporto di

Amendola) e il 51º Stormo di Istrana, prima nell'ambito della Squadriglia

Collegamenti (2007-2008) e poi del 132º Gruppo Cacciabombardieri (2009),

e l'abilitazione al pilotaggio degli aeromobili Aermacchi SF-260, Cessna T-

37 Tweet, Northrop T-38 Talon, Aermacchi MB-339A, Aermacchi MB-339CD

e AMX.Con la missione ISS Expedition 42/Expedition 43 Futura del 2014-

2015 ha conseguito il record femminile di permanenza nello spazio in un

singolo volo (199 giorni). A maggio 2009 è selezionata come astronauta

dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) come prima

5

Informazioni prese da: https://it.wikipedia.org/wiki/Marie_Curie; https://it.wikipedia.org/wiki/Samantha_Cristoforetti; https://it.wikipedia.org/wiki/Ipazia;

https://it.wikipedia.org/wiki/Sophie_Germain; https://it.wikipedia.org/wiki/Rita_Levi-Montalcini; https://it.wikipedia.org/wiki/Laura_Bassi;

https://it.wikipedia.org/wiki/Sof'ja_Vasil'evna_Kovalevskaja.

di D’Auria Piero, Sampaolesi Luca e Piazzi Marco

dall'Agenzia Spaziale Europea (ESA) come prima donna italiana e terza

europea, risultando tra i sei migliori di una selezione alla quale avevano

preso parte 8 500 candidati. La prima missione della Cristoforetti dura

circa 6-7 mesi, denominata SS Expedition 42/43 Futura e prevede il

raggiungimento della Stazione Spaziale Internazionale a bordo di un

veicolo Sojuz; prima missione di una donna italiana nello spazio. Nel

programma della missione sono compresi esperimenti sulla fisiologia

umana, analisi biologiche e la stampa 3D in assenza di peso per

sperimentare anche la possibilità di stampare pezzi di ricambio per la

stazione senza dover dipendere dagli invii da terra. L'11 giugno 2015

dopo 199 giorni e qualche ora sulla stazione spaziale internazionale è

avvenuto il rientro sulla Terra, in Kazakistan, alle 15:44 ora italiana.

Samantha ha ricevuto molti riconoscimenti tra cui la nomina di

ambasciatrice UNICEF, nel settembre 2015 durante un evento

organizzato dall'Aeronautica Militare. Inoltre le è stato dedicato un

asteroide, 15006 Samcristoforetti.

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HEDY LAMARR ICONA DA SEGUIRE:

attrice hollywoodiana, madre, moglie e anche un'affermata scienziata

uno dei maggiori problemi della guerra navale e dopo pochi mesi dall’inizio del progetto riuscirono a

realizzarlo. Mediante dei rotoli di carta perforati dei pianoforti meccanici, misero a punto

un’apparecchiatura in grado di modificare di continuo le frequenze radio rendendole dunque non

intercettabili; in precedenza il segnale radio era uno solo e dunque facilmente individuabile e bloccabile.

L’invenzione fu brevettata, ma in pratica non fu mai utilizzata durante il conflitto, poiché la marina

militare la considerò irrealizzabile, era infatti troppo complicato inserire su ogni siluro un meccanismo

simile a quello. La sua idea era però corretta, quindi con l’evolversi della tecnologia fu possibile

utilizzarla; il suo primo impiego avvenne durante la Guerra Fredda, fu infatti usata come sistema di

comunicazione da parte di tutte le navi americane

Hedy Lamarr, nome d’arte di Hedwig Kiesler,

non fu solamente una famosissima attrice, ma

bensì anche una scienziata, brevettò infatti

un’invenzione a scopo inizialmente militare,

che oggi viene invece utilizzata per la

telefonia mobile. Hedy lamarr, emblema di

una donna in grado di realizzarsi pienamente

sia nell’ambito scientifico, sia nell’ambito

artistico nasce a Vienna nel 1914 da genitori

ebrei appartenenti all’alta borghesia. Sin dalla

tenera età si appassiona al mondo artistico

recitando alcune parti secondarie in alcuni

film, commedie; decide dunque di trasferirsi

a Berlino per sfondare nel mondo dello

spettacolo, dove frequentò personaggi di

spicco e ottenne una parte

spettacolo, dove frequentò personaggi di

spicco e ottenne una parte nel film “Estasi”,

che la consacrò a diva del cinema. Era inoltre

considerata la donna più bella del mondo.

Divenuta famosa sposa il ricco mercante di

armi Fritz Mandl, legato al nazismo e amico di

Mussolini e Hitler; viene trattata come una

schiava, come un trofeo da mostrare agli

incontri con generali, agli esperti del settore.

Durante queste discussioni lei può però

apprendere molte nozioni sugli armamenti

militari più all’avanguardia, in particolare

sulle ricerche segrete che suo marito stava

conducendo su uno dei settori più

rivoluzionari: il controllo dei missili a

distanza. Fugge a Londra, essendo ebrea e

odiando il nazismo, successivamente si

trasferisce a Los Angeles, dove frequenta gli

studios e le maggiori star dell’epoca. Qua

durante la Grande Guerra iniziò a raccogliere

fondi per l’esercito americano e si mise a

disposizione del Pentagono, essendo esperta

di armamenti tedeschi. La svolta della sua

carriera avvenne nel 1940 con l’incontro con

il musicista di origini prussiane George

Antheil, che si occupava di strumenti musicali

comandati automaticamente. Insieme

iniziarono un progetto, chiamato Secret

communication system, per guidare via radio

i siluri, evitando che venissero individuati dal

nemico. Hedy sapeva infatti che questo era

uno dei maggiori problemi della guerra navale

e

simile a quello. La sua idea era però corretta, quindi con l’evolversi della tecnologia fu possibile

utilizzarla; il suo primo impiego avvenne durante la Guerra Fredda, fu infatti usata come sistema di

comunicazione da parte di tutte le navi americane impegnate nel blocco di Cuba. Il suo impiego non si è

limitato nel blocco di Cuba. Il suo impiego non si è limitato solamente nell’ambito crittografico, fu infatti

alla base della comunicazione tra cellulari, essendo il Secret communication system una prima forma di

spread spectrum, il principio che alla base della telefonia mobile e dei sistemi wireless. Per queste sue

scoperte fu premiata dall’istituto d’ingegneria elettronica di Washington, inoltre le fu conferito il premio

Pioneer award assegnato agli inventori che hanno rivoluzionato il mondo dell’elettronica e della

comunicazione. Hedy rappresenta dunque il simbolo di donna in grado di realizzare allo stesso tempo più

obbiettivi non collegati tra loro: riuscendo infatti a divenire diva del cinema e personaggio di spicco nel

mondo dello spettacolo, ma allo stesso tempo, al contrario di ciò che pensavano la maggior parte degli

uomini, di essere in grado di realizzare una grande scoperta scientifica, che si è poi rivelata una delle più

grandi invenzioni in ambito tecnologico.

Donne in ingegneria, matematica, scienze e tecnologia

6

Nozioni tratte dai siti: http://areeweb.polito.it/didattica/polymath/ICT/Htmls/Interventi/Articoli/Italia/LamarrPeiretti/LamarrPeiretti.htm; http://scoperte-femminili.blogspot.it/2010/01/eric-

maria-remarque.html; http://www.focus.it/cultura/storia/hedy-lamarr?gimg=68304#sesso-al-cinema-e-quasi-tutto-finto-ecco-i-trucchi&img68304

di Piaggesi Diego

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I PREMI NOBEL NEGATI O NON RICONOSCIUTI ALLE DONNE Che i premi Nobel non siano esattamente il miglior banco di prova

dell’equilibrio di genere è risaputo, tuttavia pochi sono a conoscenza

è de fatto che i due piatti della bilancia faticheranno moltissimo a

riallinearsi, se mai sarà possibile.

Dal 1901 (anno dell’istituzione del premio Nobel) fino ad oggi,

secondo il recente rapporto "Sge Figures”, c'è una soglia percentuale

che non aumenta ed è desolatamente ferma al 4% del totale. Lo dicono

i numeri: il Premio Nobel è stato assegnato a 44 donne, il numero però

scende a 18 se consideriamo le studiose che lo hanno ottenuto nelle

discipline scientifiche (il Nobel non è previsto per la biologia e la

matematica). Tuttavia ancora oggi come nel 1945 (ricordiamo le donne

dell’ENIAC), le donne non vengono premiate per i loro sforzi e per i

loro contributi nella scienza. Attraverso la storia e le scoperte di sei

scienziate a cui è stato negato il premio Nobel si apre uno spaccato di

cultura scientifica ignorato e poco citato dal mondo accademico.

Con il termine apparentemente bizzarro di “Nobel negati”

definiamo queste ricercatrici che pur facendo parte ai progetti furono

penalizzate rispetto ai loro colleghi che lo vinsero. Non hanno ricevuto

il prestigioso premio le scienziate Rosalind Franklin e Nettie Stevens,

le astronome Jocelyn Bell-Burnell, Annie Cannon e le fisiche Mileva

Maric Einstein (moglie di Einstein la quale lavorò con il marito ma i

lavori si confusero talmente tanto che oggi le due parti non sono

distinguibili), Lise Meither e Chien-Shiung Wu . Esaminando questi

accaduti la

accaduti la domanda che sorge spontanea è:” Perché durante gli anni nessuna

donna ha mai protestato pubblicamente per il torto subito: per essere stata

esclusa da un premio così importante e soprattutto per aver subito

un’ingiustizia da parte dai loro stessi collaboratori?”

Una risposta a ciò è stata data proprio da Jocelyn Bell-Burnell, il 14 marzo

del 2007, che durante un’intervista, facendo riferimento alla sua esperienza

personale affermò: “Non ho vinto il Nobel, è vero. In compenso ho avuto tanti

altri premi e infondo è stato molto più divertente: il Nobel significa una

settimana davvero fantastica a Stoccolma e poi più niente, perché nessuno osa

dare un riconoscimento a qualcuno che è salito così in alto”.

Donne nella scienza: ieri, oggi e domani

Rosalind Franklin (1920 - 1958)

Diede un contributo alla biologia molecolare, fornendo le prove

sperimentali della struttura del DNA. Per questa scoperta ricevettero il

Nobel i suoi colleghi Wilkins, Watson e Crick che realizzarono il modello

a doppia elica grazie alle fotografie della diffrazione ai raggi X del DNA

scattate dalla Franklin, che Wilkins aveva sottratto dal laboratorio della

scienziata. La verità fu rivelata molti anni dopo, da Watson, nel suo libro

“La doppia elica”, dove lo scienziato racconta l’episodio del furto in

termini scherzosi.

Annie Jump Cannon (1863 - 1941)

Prima donna eletta Direttore della American Astronomical Society, che

all’osservatorio dell’Università Harvard scoprì 300 stelle variabili, cinque

novae e una “nova nana” (SS Cygni). È ricordata per la sua ricerca, durante

la quale analizzò e catalogò circa 500 mila spettri stellari. Ne teorizzò le

differenze, gettando cosi le basi dello studio dell’evoluzione delle stelle

(suo metodo per classificarle é tuttora in uso).

Chien-Shiung Wu (1912 - 1997)

Una delle ottantasei scienziate che parteciparono al progetto Manhattan e

fornì la prima interpretazione esatta di fusione nucleare ma il Nobel fu

assegnato uale dimostrò che il “principio di parità” fino ad allora ritenuto

intoccabile non è sempre valido in campo subatomico. Per questa scoperta

il Nobel andò ai suoi colleghi Tsung Dao Lee e Chen Ning Yang.

Nettie Maria Stevens (1861 - 1912)

Fu una delle prime scienziate a farsi un nome nel campo della biologia. Nel

1905 ricevette il premio “Ellen Richards” e nello stesso anno pubblicò una

ricerca che rivoluzionò le conoscenze biologiche sulla determinazione

ereditaria del sesso attraverso i cromosomi, ponendo le basi teoriche e

metodologiche utilizzate nel 1910 da T. H. Morgan (premio Nobel di genetica

nel 1933).

Jocelyn Bell-Burnell (1943 - )

Scoprì, quando era ancora studente di Astronomia, i pulsar, corpi celesti la

cui apparizione fu del tutto inaspettata, poichénon si inserivano nel contesto

teorico dell’epoca. Il Nobel per la scoperta fu assegnato al relatore della sua

tesi, il professor Anthony Ewish.

Lise Meitner (1878 - 1968)

Prima donna ad ottenere la cattedra di fisica presso un’università tedesca.

Fornì la prima interpretazione esatta della fissione nucleare, ma il Nobel fu

assegnato solo ad Otto Hahn con cui aveva lavorato in questo campo.

7

Dati presi dai siti: http://www.stoccolmaaroma.it/2014/una-mostra-in-rosa-sui-nobel-negati/; http://www.universitadelledonne.it/nobel%20negati.htm;

http://www.futuroalfemminile.it/I_giardini_di_marzo/1568.kl

di Ferraresi Asya

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IL CASO MILEVA MARIC-EINSTEIN Mileva Maric, prima moglie di Einstein è una delle numerose donne, la

cui intelligenza e le cui scoperte sono state offuscate dagli uomini.

La scienziata serba, nata nel 1870, fin da piccola dimostrò

un’intelligenza fuori dal comune e una particolare predisposizione per

la matematica e le scienze, difatti, diplomatasi con il massimo dei voti,

s’iscrisse al Politecnico di Zurigo, nel quale

doppio cognome solo le donne. Sembra poi che dopo la pubblicazione

lo stesso Einstein avrebbe distrutto questi documenti, che contenevano

anche l'opera sulla teoria della relatività e la ricerca per la quale

ottenne il Premio Nobel per la fisica nel 1921. Albert Einstein diede

tutto il denaro del premio a Mileva Maric e qualcuno ritiene che questo

fosse

Donne nella scienza: ieri, oggi e domani

s’iscrisse al Politecnico di Zurigo, nel

quale ebbe modo di conoscere colui che

divenne poi padre della relatività. Le sue

straordinarie doti sono espresse nelle

correzioni apportate a degli appunti che

proprio Einstein le aveva prestato. I due

iniziarono una travagliata relazione,

ostacolata dai genitori del fisico, che

migliorò in seguito alla morte del padre,

consentendo ai due amanti di sposarsi.

Condivisero sedici anni della loro vita,

studiando e lavorando insieme al punto

che si definivano “ein stein” ( una sola

pietra). Tuttavia la figura di

questa donna è rimasta sempre

nascosta dalla popolarità di suo

marito, finché nel 1982 una

biografa ha scoato degli indizi

che fanno pensare a una

probabile partecipazione della

Maric nello sviluppo della

teoria della relatività e nel

lavoro di Einstein.

pietra).

Tuttavia la figura di questa donna è rimasta sempre nascosta dalla

popolarità di suo marito, finché nel 1982 una biografa ha scovato degli

indizi che fanno pensare a una probabile partecipazione della Maric

nello sviluppo della teoria della relatività e nel lavoro di Einstein. Una

testimonianza chiave è quella del fisico Abraham Joffe, il quale aveva

accesso agli “Annali della fisica”, anni fa affermò di aver visto i

manoscritti originali degli studi sulla relatività del collega, firmati

“Einstein-Marić”. Ciò risulta strano poiché potevano firmarsi con il

doppio cognome solo le donne.

fosse il riconoscimento privato per

la sua collaborazione.

Il mistero di tale gesto è la

motivazione che ha spinto il fisco a

compierlo. Era un pagamento per

ricompensare i duri sforzi compiuti

dalla moglie per la loro scoperta o

era un ringraziamento per essergli

stato affianco, contribuendo

indirettamente alla ricerca? Tutti

questi dubbi resteranno per

sempre perché non ci è dato sapere

ciò che avvenuto nel passato.

Tuttavia si può affermare con sicurezza che Mileva Maric è stata

una delle più grandi scienziate e ha contribuito a rivoluzionare il

mondo scientifico.

8

Fonti: http://www.futuroalfemminile.it/I_giardini_di_marzo/1568.kl;

http://erewhon.ticonuno.it/2002/scienza/einstein/mileva.htm

di Antonelli Andrea

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IL POTENZIALE DELLE DONNE: il progetto Eniac

Il progetto ENIAC, realizzato con il decisivo contributo di donne americane

durante la seconda guerra mondiale, consisteva nel calcolare la gittata e il

moto dei proiettili da utilizzare nel conflitto. Le matematiche che vi

lavorarono furono le prime ad elaborare il concetto di balistica e ad utilizzare

calcoli per modellizzare come le forze esterne intervenissero nel moto del

proiettile. Queste ragazze svolgevano lavori come se fossero computer

umani; a quel tempo, del resto, il termine computer identificava la persona

in grado di compiere calcoli veloci. Nel 1944 circa duecento ragazze

computatrici, che studiavano presso la Moore School of Electrical

Engineering dell’Università della Pennsylvania, erano state assunte dal

Ministero della Difesa degli USA per effettuare calcoli balistici; la scelta di

assumere soggetti femminili fu legata al fatto che gli uomini erano impegnati

nell’esercito. Il tempo di calcolo iniziale per una traiettoria della durata di

30 secondi era di circa 20 ore. In seguito, grazie all’utilizzo dell’analizzatore

differenziale, di cui esistevano in quel tempo solo 5 copie nel mondo, si passò

invece al calcolo di una traiettoria di 60 secondi in 15 minuti. Sorse allora il

problema legato al moto instabile del proiettile ad alte velocità. Le ragazze

cercarono quindi di calcolare la sua posizione per ogni centesimo di secondo,

per ottenere risultati più precisi. Questo metodo però non si dimostrò

efficace, perché quando il proiettile si muoveva a velocità supersonica, per

il calcolo si rendeva necessario un sistema di tipo STIFF, ovvero di equazioni

differenziali. Fu per questo che venne progettato l’ENIAC (Electronic

Numerical Integrator And Computer), il primo computer general purpose

della storia. Per portarlo a compimento furono necessarie 7.237 ore di lavoro

e 18.000 valvole termoioniche, che portarono l’ambiente ad una temperatura

di 50 gradi.

di 50 gradi. Il computer occupava una superficie di 180 mq e aveva un peso

di 30 tonnellate. La prima volta che venne acceso assorbì tanta energia

elettrica da provocare un blackout nel quartiere ovest di Philadelphia. Delle

duecento ragazze inizialmente assunte, il Ministero della Difesa degli USA

ne selezionò sei (Kay McNulty, Betty Jennings, Betty Snyder, Marlyn

Wescoff, Fran Bilas e Ruth Lichterman), che furono accorpate al team di

ingegneri guidato da John Mauchly e John Eckert. Queste sei ragazze

dovettero seguire un corso per capire il modo in cui andasse utilizzato

quell’oggetto misterioso e per comprenderlo eseguirono molteplici

esperimenti, i cui risultati si rivelarono utilissimi. Il computer non aveva

un programma memorizzato, era un’architettura di tipo data flow ed era in

grado di ricevere più istruzioni contemporaneamente. L’informazione era

codificata utilizzando il sistema numerico decimale. La sua memoria poteva

contenere solo 20 numeri di 10 cifre. Nel 1946 fu messo a punto il primo

programma funzionante, che calcolava la traiettoria di una bomba, in un

tempo minore di quello impiegato dalla bomba stessa per raggiungere

l’obiettivo, e che era in grado di svolgere la moltiplicazione di 97.367 per

se stesso per cinquemila volte in meno di un secondo. La presentazione del

computer e delle sue applicazioni ebbe un enorme successo, ma le sei

ragazze non vennero mai menzionate e non ottennero alcun

riconoscimento, anche se il loro lavoro aveva dato un notevole impulso allo

sviluppo dei computer successivi.

Donne nella scienza: ieri, oggi e domani

9

di Stilo Leonardo

Dati forniti da: Benvenuti, Pagli - Matematica, Cultura e Società – Rivista dell’Unione

Matematica Italiana Serie I, Vol.1, N.1 Aprile 2016, 1-13

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DONNE CREDETE IN VOI !! La sua vita, per l’appunto. È nata più di un secolo fa, nel 1909, in un periodo storico ricco di fermenti, di idee rivoluzionarie, di esperimenti in ogni campo:

artistico, sociale, economico, politico… Com’è stata la sua infanzia? Che aria si respirava? E come ha cominciato a diventare Rita Levi Montalcini, Premio

Nobel per la Medicina e la Fisiologia nel 1986? Purtroppo, dopo un periodo di grandi fermenti e grandi idee, la guerra ha riportato tutto nei ranghi, anche se

in realtà nulla è rimasto come prima, tant’è vero che subito dopo la Grande Guerra, nonostante le enormi distruzioni, i morti e le sofferenze, i fermenti sono

ripresi. La Belle Époque e la Rivoluzione Russa, la Repubblica di Weimar, i grandi artisti, e poi il Fascismo, il Nazismo, la Seconda guerra mondiale… Quante

ne ho viste! La mia era una famiglia di persone colte e amanti dell’arte, aperte e pronte a guardare con simpatia il prossimo e a considerarne sempre il lato

migliore. I miei genitori incoraggiarono sempre me, mia sorella e mio fratello ad arricchire il nostro spirito e la nostra intelligenza attraverso lo studio. In

particolare ritengo di aver ereditato da mio padre alcuni atteggiamenti come quello di andare sempre avanti senza complessi, con tenacia, verso i miei

obiettivi e di affrontare con naturalezza e noncuranza le difficoltà. La mia era però pur sempre una famiglia molto tradizionale, addirittura di stampo

vittoriano, nella quale i modelli ed i ruoli familiari erano precisamente definiti e rispettati.

E in che modo questo si coniugava con la libertà nella ricerca? Mio padre, soprattutto, considerava in modo tradizionale i rapporti tra genitori e figli e figlie

ed era preoccupato che le mie decisioni rispetto agli studi potessero interferire negativamente su quelli che riteneva i miei doveri coniugali di moglie e di

madre, irrinunciabili per una donna. Per questo motivo era contrario al fatto che io mi iscrivessi alla facoltà di Medicina a Torino. Ma io ero pur sempre sua

figlia ed avevo ereditato da lui una certa determinazione che mi consentì di iscrivermi ugualmente al corso di studi che preferivo.

E come andò poi? Per gli studi molto bene! Mi laureai nel ’36 col massimo dei voti e mi specializzai in Neurologia e Psichiatria, ma furono le vicende storiche

ad iniziare dalle leggi razziali del ’38 che mi ostacolarono. A causa delle persecuzioni contro gli Ebrei ordinate dal Fascismo, dovetti fuggire con il mio

maestro in Belgio, dove fortunatamente ebbi la possibilità di lavorare all’Università di Bruxelles e di continuare i miei studi sul sistema nervoso. Nel ’39

decisi di tornare a Torino, anche per vicende personali, e di allestire un laboratorio nella mia camera da letto. Purtroppo le persecuzioni costrinsero me e la

mia famiglia a spostarci continuamente. Comunque, pur correndo molti rischi, riuscii a non farmi deportare. Nel ’44 mi arruolai come medica nelle truppe

delle forze alleate che, insieme ai partigiani, stavano liberando l’Italia dai Fascisti e dai Nazisti. Con la fine della guerra potei finalmente riprendere a

studiare e a fare esperimenti in un laboratorio casalingo che avevo predisposto.

Quante peripezie, quanto coraggio e quanta determinazione! E poi i riconoscimenti internazionali… Sì, nel 1947 accettai un incarico alla Washington

University e poi ho lavorato a Rio de Janeiro e a New York dove, anziché per un breve periodo, rimasi 30 anni, studiando e sperimentando fino alla scoperta

che mi valse il premio Nobel nel 1986! La mia passione per lo studio era tale che cominciai a lavorare anche in Italia in centri di ricerca come il CNR ed in

organismi internazionali come la FAO.

Non si è mai sposata, non le è mancata una famiglia? Quando avevo tre anni decisi che non mi sarei mai sposata e ne fui sempre convinta anche perché nel

matrimonio fra due persone brillanti una finisce col soffrire perché l'altra ha più successo. Tuttavia, anche se tra mille preoccupazioni rispetto alla

possibilità di poter continuare a studiare sposandomi con l’uomo che amavo, per un periodo ci ho seriamente pensato. In fondo ero stata allevata a

considerare con noncuranza le difficoltà e forse, mi dicevo, avrei potuto superare anche quella dell’idea tradizionale di matrimonio. Fu però la sorte a

privarmi della necessità di dover decidere, quando, al mio ritorno in Italia dal Belgio, il mio caro amico stava morendo.

Pur non avendo figli o figlie si è però circondata di molte giovani e di molti giovani… È vero, non si studia per se stessi, ma per la società! Io ho sempre

avuto molta fiducia nei giovani. Non ho mai smesso di chiedere che il futuro dei giovani ricercatori e delle giovani ricercatrici non venisse cancellato e che

fosse loro permesso di lavorare in Italia. Ho detto e ripetuto questo fino alla fine.

Anche la sua Fondazione si è occupata di giovani, soprattutto di giovani donne…Tutto sommato, anche io nonostante la fortuna di essere vissuta in una

famiglia di aperte vedute e, grazie a questo, di aver potuto scegliere cosa fare della mia vita, mi sono resa bene conto di quanto siano stati forti e lo siano

ancora oggi i pregiudizi contro la possibilità e la volontà delle donne di andare avanti verso una vita professionale, di studio, di ricerca pienamente

soddisfacente. Tutto questo a causa dell’idea tradizionale della donna non come persona, ma come moglie e madre che ha l’unico compito di essere al

servizio della famiglia. Un’idea vittoriana, appunto, che persiste ai giorni nostri. Quest’idea rende molto difficile per le donne, così educate, proseguire nelle

carriere quando diventano madri. Non è ancora affermata l’idea che gli uomini e le donne debbano condividere i compiti di cura per consentire ad entrambi

di poter svolgere serenamente ed al meglio il lavoro che hanno scelto.

Il motto della Fondazione Levi Montalcini è: "Il futuro ai giovani".Di giovani e soprattutto di giovani donne mi sono circondata nelle mie ricerche e con loro

sono arrivata ad importanti scoperte. In loro credo e per loro mi sono sempre battuta, comprese le donne di Paesi dove si lotta ogni giorno per la

sopravvivenza.

Intervista a Rita Levi-Montalcini tratta dal sito http://www.donnenellascienza.it

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