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SOMMARIO Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1 Serafino Camilli La liturgia cattolica nel periodo natalizio .1 Vitale Travaglini Considerazioni aviarie . . . . . . . . . . . . . . . . .5 Marco Mercolini Tinelli Alla scoperta del Piceno e delle sue meraviglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5 Serafino Camilli Le terre di hobby (aneddoto) . . . . . . . . . . .6 Marco Mercolini Tinelli Croce Verde di Ascoli Piceno sezione Offida i nostri primi 6 anni . . . . . .6 Francesco Tozzi Figure tipiche: Righetto della penna . . . . .7 Marco Mercolini Tinelli Spigolature storico folkloristiche . . . . . . . .8 Elleci Musica e Cous Cous . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8 Elisa Tancredi La presenza degli ebrei nelle Marche ed in Offida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Nicola Savini E-Corner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9 Nadia Colletta Libera…poesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10 Marco Cannelli La caccia al bue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12 Mario Vannicola Immagini del passato . . . . . . . . . . . . . . . . .14 Folklore offidano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15 Soprannomi offidani . . . . . . . . . . . . . . . . .16 Ophys news . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .17 Alberto Premici N atale 2003: una data che riem- pie di soddisfazioni la redazio- ne di “Ophis” perché sono due le mani- festazioni natalizie che vedono il perio- dico presente nelle case degli offidani. I numeri di “Ophis” che sono usciti fino ad ora, oltre ad inorgoglire tutta la redazione, danno anche un riconosci- mento a tutti i lettori che hanno soste- nuto il periodico con il loro consenso. Non è stato facile arrivare a tanto ma, festeggiare il Natale per il secondo anno consecutivo con “Ophis” a dis- posizione, sprona sicuramente a rag- giungere nuovi traguardi specialmente se in ciò non mancherà l’aiuto, anche con critiche e suggerimenti, dei nostri lettori. Questo numero natalizio sarà ricco di immagini rare, mancheranno spigo- lature storico-folkloristica notizie, spi- golature, cenni sul folklore offidano e sui canti popolari piceni, oltre alla con- suete rubriche già presenti nei prece- denti numeri. Il lettore troverà anche opere di gio- vani emergenti poeti offidani, ed un intervento della Croce Verde offidana a cui tutta la redazione riconosce l’opera meritoria. “Ophys” ringrazia tutti gli offidani ed i lettori dei centri limitrofi che seguono e sostengono la pubblicazio- ne, in particolare la Banca di Credito Cooperativo Picena di Castignano. A tutti un sincero augurio di Buon Natale e di un felice Anno Nuovo.SERAFINO CAMILLI L e feste natalizie e d’inizio anno rappresentano un periodo in cui si cerca spensieratezza e si formulano auguri di serenità. E’ possibile essere felici in un mondo incerto, turbolento, pieno di crudeltà anche sui più deboli?. L’uomo si è sempre rifugiato nell’alcool o nelle droghe per raggiungere quell’eu- foria che lo illude di aver ottenuto, sep- pur temporaneamente, la tanto agogna- ta felicità; oggi questo non basta e si va alla ricerca di altre forme di eccesso per creare stati di appagamento: sport estre- mi, ricerca del lusso inutile, auto poten- ti, gli ultimi prodotti hi-tech. Giovanni Bollea in un suo editoriale ha definito la felicità “un incontro scontro tra desi- derio e appagamento”. Spesso si è infe- lici dopo sconfitte e delusioni che a volte paradossalmente preludono nuove situazioni positive; il filosofo Giambattista Vico diceva: “sembravano avversità erano invece opportunità”. Credo invece si debba propendere verso la ricerca del giusto equilibrio tra la nostra personalità ed la quotidianità che il mondo ci offre. Nella speranza che questo semplice pensiero stimoli una serena riflessione, auguro ai nostri amici lettori un sereno periodo nelle prossime festività.GIANCARLO PREMICI Anno 2 - nuova serie Numero 6 COPIA GRATUITA Offida, Dicembre 2003 Periodico del Centro Studi “Guglielmo Allevi” - Offida 1 LA LITURGIA CATTOLICA NEL PERIODO NATALIZIO DI VITALE TRAVAGLINI S. NATALE L a prima festa della liturgia catto- lica,preceduta da un periodo di quattro settimane (detto Avvento), destinato al raccoglimento ed alla meditazione della futura venuta del Signore, è il S. Natale che in occidente cade il 25 dicembre, mentre in oriente il 6 gennaio. Il vangelo di S. Luca che narra l’e- vento della Natività, non fornisce alcun elemento relativo alla data per cui manca un documento storico certo. Clemente Alessandrino, letterato ecclesiastico del 2° secolo d.C., la indi- cava il 20 Maggio mentre S. Ippolito (2° secolo) il 25 Marzo. L’origine della celebrazione si ascri- ve all’intendimento dei cristiani di con- trapporla e sovrapporla alle feste paga- ne di fine od inizio dell’anno. Il 25 dicembre a Roma ed il 6 gen- naio in Egitto si onoravano, secondo antichi riti popolari, il solstizio d’inver- no e la divinità della luce: Mitra. Di certo è che ad un dato momento s’impose come dies Natalis Domini (giorno della nascita del Signore) il 25 Dicembre. La celebrazione liturgica del Natale iniziò a Roma nel 335 o 336 ed appare in un primo tempo localizzata nella Basilica Liberiana dell’Esquilino (oggi S. Maria Maggiore). Le manifestazioni popolari del Natale si ricollegano in parte alle festività pre cristiane cele- branti il solstizio d’inverno (il ceppo, i falò), dall’altra seguono costumanze più recenti come il presepe, preparato da S. Francesco nel 1223 e l’albero di Natale documentato in Germania fin dal 1611. Di origine nordica è anche la tradizione del babbo natale: Santa KLAUS, corruzione di S. Nicola di Bari. Il Natale è preceduto da un giorno di astinenza, per cui si ha la cena tra- dizionale di magro, seguita da giochi in attesa della messa della mezzanotte. La realtà religiosa del periodo natalizio è resa solenne da varie ricorrenze sim- boliche riferite alla Natività: S. Stefano, primo martire cristiano nome dal greco che indica corona è stato venerato il 26, accanto al Bambin Centro Studi Guglielmo Allevi: Marco Mercolini Tinelli (presidente onorario) - Giancarlo Premici (presidente) - Mario Vannicola (direttore) Alberto Premici (segretario e redattore) Buone Feste

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SOMMARIO

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .1Serafino Camilli

La liturgia cattolica nel periodo natalizio .1Vitale Travaglini

Considerazioni aviarie . . . . . . . . . . . . . . . . .5Marco Mercolini Tinelli

Alla scoperta del Piceno e delle sue meraviglie . . . . . . . . . . . . . . . . . . .5Serafino Camilli

Le terre di hobby (aneddoto) . . . . . . . . . . .6Marco Mercolini Tinelli

Croce Verde di Ascoli Picenosezione Offida i nostri primi 6 anni . . . . . .6Francesco Tozzi

Figure tipiche: Righetto della penna . . . . .7Marco Mercolini TinelliSpigolature storico folkloristiche . . . . . . . .8Elleci

Musica e Cous Cous . . . . . . . . . . . . . . . . . . .8Elisa Tancredi

La presenza degli ebrei nelle Marcheed in Offida . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9Nicola Savini

E-Corner . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .9Nadia Colletta

Libera…poesia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .10Marco Cannelli

La caccia al bue . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .12Mario Vannicola

Immagini del passato . . . . . . . . . . . . . . . . .14

Folklore offidano . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .15

Soprannomi offidani . . . . . . . . . . . . . . . . .16

Ophys news . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .17Alberto Premici

Natale 2003: una data che riem-pie di soddisfazioni la redazio-

ne di “Ophis” perché sono due le mani-festazioni natalizie che vedono il perio-dico presente nelle case degli offidani.

I numeri di “Ophis” che sono uscitifino ad ora, oltre ad inorgoglire tutta laredazione, danno anche un riconosci-mento a tutti i lettori che hanno soste-nuto il periodico con il loro consenso.

Non è stato facile arrivare a tantoma, festeggiare il Natale per il secondoanno consecutivo con “Ophis” a dis-posizione, sprona sicuramente a rag-giungere nuovi traguardi specialmentese in ciò non mancherà l’aiuto, anchecon critiche e suggerimenti, dei nostrilettori.

Questo numero natalizio sarà ricco

di immagini rare, mancheranno spigo-lature storico-folkloristica notizie, spi-golature, cenni sul folklore offidano esui canti popolari piceni, oltre alla con-suete rubriche già presenti nei prece-denti numeri.

Il lettore troverà anche opere di gio-vani emergenti poeti offidani, ed unintervento della Croce Verde offidana acui tutta la redazione riconosce l’operameritoria.

“Ophys” ringrazia tutti gli offidanied i lettori dei centri limitrofi cheseguono e sostengono la pubblicazio-ne, in particolare la Banca di CreditoCooperativo Picena di Castignano.

A tutti un sincero augurio di BuonNatale e di un felice Anno Nuovo.■

SERAFINO CAMILLI

Le feste natalizie e d’inizio annorappresentano un periodo in cui

si cerca spensieratezza e si formulanoauguri di serenità. E’ possibile esserefelici in un mondo incerto, turbolento,pieno di crudeltà anche sui più deboli?.L’uomo si è sempre rifugiato nell’alcoolo nelle droghe per raggiungere quell’eu-foria che lo illude di aver ottenuto, sep-pur temporaneamente, la tanto agogna-ta felicità; oggi questo non basta e si vaalla ricerca di altre forme di eccesso percreare stati di appagamento: sport estre-mi, ricerca del lusso inutile, auto poten-ti, gli ultimi prodotti hi-tech. GiovanniBollea in un suo editoriale ha definito la

felicità “un incontro scontro tra desi-derio e appagamento”. Spesso si è infe-lici dopo sconfitte e delusioni che avolte paradossalmente preludono nuovesituazioni positive; il filosofoGiambattista Vico diceva: “sembravanoavversità erano invece opportunità”.Credo invece si debba propendere versola ricerca del giusto equilibrio tra lanostra personalità ed la quotidianità cheil mondo ci offre. Nella speranza chequesto semplice pensiero stimoli unaserena riflessione, auguro ai nostri amicilettori un sereno periodo nelle prossimefestività.■

GIANCARLO PREMICI

Anno 2 - nuova serieNumero 6

COPIA GRATUITAOffida, Dicembre 2003

Periodico del Centro Studi“Guglielmo Allevi” - Offida

1

LA LITURGIA CATTOLICA NEL PERIODO NATALIZIODI VITALE TRAVAGLINI

S. NATALE

La prima festa della liturgia catto-lica,preceduta da un periodo di

quattro settimane (detto Avvento),destinato al raccoglimento ed allameditazione della futura venuta delSignore, è il S. Natale che in occidentecade il 25 dicembre, mentre in orienteil 6 gennaio.

Il vangelo di S. Luca che narra l’e-vento della Natività, non fornisce alcunelemento relativo alla data per cuimanca un documento storico certo.Clemente Alessandrino, letteratoecclesiastico del 2° secolo d.C., la indi-cava il 20 Maggio mentre S. Ippolito(2° secolo) il 25 Marzo.

L’origine della celebrazione si ascri-

ve all’intendimento dei cristiani di con-trapporla e sovrapporla alle feste paga-ne di fine od inizio dell’anno.

Il 25 dicembre a Roma ed il 6 gen-naio in Egitto si onoravano, secondoantichi riti popolari, il solstizio d’inver-no e la divinità della luce: Mitra.

Di certo è che ad un dato momentos’impose come dies Natalis Domini(giorno della nascita del Signore) il 25Dicembre.

La celebrazione liturgica del Nataleiniziò a Roma nel 335 o 336 ed apparein un primo tempo localizzata nellaBasilica Liberiana dell’Esquilino (oggi S.Maria Maggiore). Le manifestazionipopolari del Natale si ricollegano inparte alle festività pre cristiane cele-

branti il solstizio d’inverno (il ceppo, ifalò), dall’altra seguono costumanzepiù recenti come il presepe, preparatoda S. Francesco nel 1223 e l’albero diNatale documentato in Germania findal 1611. Di origine nordica è anche latradizione del babbo natale: SantaKLAUS, corruzione di S. Nicola di Bari.

Il Natale è preceduto da un giornodi astinenza, per cui si ha la cena tra-dizionale di magro, seguita da giochiin attesa della messa della mezzanotte.La realtà religiosa del periodo natalizioè resa solenne da varie ricorrenze sim-boliche riferite alla Natività: S.Stefano, primo martire cristiano nomedal greco che indica corona è statovenerato il 26, accanto al Bambin

Centro Studi Guglielmo Allevi: Marco Mercolini Tinelli (presidente onorario) - Giancarlo Premici (presidente) - Mario Vannicola (direttore) Alberto Premici (segretario e redattore)

Buone Feste

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Gesù, per suffragarne la regalità spiri-tuale.

Altra festa di alto significato, colle-gata alla nascita del Signore, è quelladel 27 in onore di S. GiovanniEvangelista, discepolo prediletto diGesù. Gli Innocenti fanno riferimentoai bambini fatti uccidere da Erode, stra-ge che il Divino Neonato riuscì ad evi-tare con la fuga in Egitto.

S. Silvestro del 31 Dicembre secon-do la leggenda battezzò l’imperatoreCostantino in punto di morte, contri-buendo alla fine del paganesimo chenello Stato Pontificio coincideva perciòcon l’ ultimo giorno dell’anno solare.

IL CAPODANNOAl primo di Gennaio,in cui viene

ricordata la Circoncisione di Gesùnell’ottavario del Natale, è posto ilcapodanno dell’era cristiana o volgare,introdotta a Roma nel 612 d.C. circa. Fuil monaco ed erudita di origine sciitaDionigi exiguus (=piccolo, di fronte allasapienza divina) a calcolare cronologi-camente gli anni a partire dalla nascitadi Gesù Cristo stabilita, in modo moltoapprossimativo, il 25.12.del 753 dallafondazione di Roma, come era compu-tato il trascorrere annuale nel calenda-rio romano, da cui deriva, attraverso gliadattamenti apportati dalla ChiesaCattolica, quello in uso attualmente.Prima del re Numa Pompilio il calenda-rio, che prevedeva il computo cronolo-gico degli anni dalla fondazione diRoma, era composto di 10 mesi (sonorimasti i nomi di Ottobre, Novembre eDicembre), per un totale di 295 giorni,con il capodanno che cadeva nel primodi Marzo. La tradizione attribuisce aNuma Pompilio la riforma del calenda-rio, con l’introduzione dei mesi diGennaio e Febbraio, stabilendo l’annodi dodici mesi lunari, tutti di 29 gior-ni(la fase lunare è di 28 giorni emezzo), tranne Febbraio di 28 e Marzo,Maggio, Luglio ed Ottobre di 31. Ognimese era composto di quattro settima-ne i cui giorni vennero dedicati ai settepianeti allora noti (ad es. giovedì aGiove). La durata dell’anno però nonera esatta, perché formata da 366 gior-ni per cui furono attuati, nei secoli,diversi tentativi per ovviare all’ incon-veniente fino alla riforma fatta nel 46a.C. per conto di Giulio Cesare dall’a-stronomo egiziano Sosigene al seguitodi Cleopatra. Egli stabilì la durata del-l’anno in 365 giorni ed un quarto e, percorreggere la differenza, fissò uno annobisestile di 366 giorni ogni tre di 365. Ilgiorno venne aggiunto tra il 23 ed 24 diFebbraio, ossia il sesto (perciò bisestile)antecedente le calende di Marzo. Ilcalendario giuliano fece dire all’avver-sario Marco Tullio Cicerone che il solepoteva sorgere solo quando Cesarevoleva. Il calendario romano fu adotta-

to dalla Chiesa Cattolica ma, dopo lalibertà di culto ottenuta con l’editto diCostantino(313 d.C.), si avvertì lanecessità da parte del Vaticano di appli-care una nuova modalità di datazionein seguito alla nascita della nuova EraCristiana. Sorse così, fin dal 313circa,l’uso dell’ indizione, un periodo ditempo 15 anni da aggiungere alla data-zione corrente, che fu adottata anchedalle cancellerie imperiali e dai notai.Una più importante modifica fu appor-tata, sempre da parte della Santa Sede,al computo cronologico degli annifacendolo partire non più dalla fonda-zione di Roma, ma dall’anno dellanascita di Gesù. La celebrazionedell’Anno Santo indetta nel 1300 dalpapa Bonifacio VIII° (BenedettoCaetani:1228-1303) contribuì a fare ini-ziare l’anno solare su tutti i territoriPontifici col primo di Gennaio, ottava-rio del Natale, preceduto al 31Dicembre da speciali riti come l’apertu-ra della Porta Santa. Il calcolo fatto dal-l’astronomo Sosigene non tenne contodegli 11 minuti e 9 secondi eccedenti ilquarto di giorno che cumulandosi neisecoli, portarono ad uno spostamentodi diversi giorni, per cui l’equinozio diprimavera non cadeva più il 21 Marzo,come stabilito dal concilio di Nicea(325 d.C.) per il calcolo della festamobile della Pasqua. Perciò si avvertì lanecessità di una nuova riforma decreta-ta nel 1582 dal papa Gregorio XIII°(Ugo Boncompagni:1502-1585) edentrata in vigore nel 1608. Scopo deigesuiti Cristoforo Clavio e Luigi Lilio, furiportare l’equinozio al 21 Marzo edimpedire, in futuro, l’accumulo delledifferenze. Il primo intento fu ottenutosaltando i 10 giorni in eccedenza, dal 5al 14 di Ottobre, mese primadell’Avvento (ultima domenica diNovembre) mentre il secondo stabilen-do che degli anni secolari fossero bise-stili solo quelli divisibili per 400. Lariforma gregoriana portò anche unnuovo evento, importante per la storiadel genere umano: l’adozione del capo-danno al primo di Gennaio, comecadeva nello Stato Pontificio, da tutte lenazioni cattoliche ed in tempi successi-vi, la diffusione nella quasi totalità delmondo.

L’EPIFANIAUna delle più care feste cristiane è

quella dell’Epifania, il 6 Gennaio, chechiude il ciclo natalizio nell’ottavariodella fine dell’anno e ricorda, nel sim-bolismo e nella realtà, la venuta deiMagi alla capanna di Gesù. Epifania,termine greco significante manifestazio-ne, riforma (cui contribuirono studiosidell’epoca, come i serviva ad indicarel’azione di una Divinità che, presenteed invisibile, con un qualsiasi segnomanifestava la sua presenza). Nella teo-logia cristiana, sia occidentale che

orientale, indicava l’affermazione dellaDivinità di Cristo espressa con varimiracoli. In occidente ricorda ora solola venuta dei Magi. La sua prima men-zione risale a Clemente Alessandrino,letterato ecclesiastico del 2°secolo d.C.Apparve in modo vago e discontinuonei primi secoli della cristianità, ma dalIV°secolo cominciò ad essere celebratadappertutto. La venuta e l’adorazionedei Magi ha fornito ampia materia allearti figurative fin dai tempi antichi. Nelnome della Befana, vecchia brutta ecadente ma generosa, è la festa deibambini che si aspettano da lei i doniche più desiderano. Munita di un gransacco, cavalcando la tradizionale scopa,scende per la cappa del camino.Elargisce dolci, giocattoli e strenne aibuoni; (cenere e carbone ai cattivelli)secondo un imperscrutabile giudizio digiustizia distributiva. L’Epifania vaanche sotto il nome di Pasquetta oPrima Pasqua, perché indica l’inizio delpassaggio terreno di Gesù.

LE FESTIVITA’ NATALIZIE NELLASTORIA DELLA GENTE DI OFFIDA

Non si può riuscire a comprenderela ricchezza spirituale o naturale di unacittà, se non si tiene conto del patrimo-nio storico dei suoi abitanti. Noi offida-ni ci sentiamo di vivere tra nostra sto-ria, perché crediamo al rapporto che hacon la vita di tutti i giorni e con il viag-gio nelle memorie. Le notizie ed iricordi sulle festività natalizie locali ten-dono a sottolineare come ci possiamoreputare gratificati di possedere qualco-sa che rende la storia di tutti noi piùfascinosa, perché arricchita di alcunivalori espressi e perpetuati nei secoli,quali il modo di vivere, di credere, distare insieme e di festeggiare ricorrenzepiù o meno solenni. Le feste nataliziesono quelle religiose comprese tra ilNatale e l’ Epifania - che tutte le portavia - come si suole dire. Oggi non pos-sono, solamente, rappresentare un fattoemotivo, un recupero nostalgico di unasemplicità infantile, un periodo di com-pere, un pretesto turistico ma, anche, ilciclico risveglio annuale di un’umanitàcattolica, che ha avuto ed ha, tuttora,noi come principali protagonisti. Perciòriandare ai risvolti storici di eventi sacriche sono divenuti nuovi e belli, di annoin anno e secolo dopo secolo, può aiu-tare a vivere quelli odierni con più par-tecipazione, gioia e serenità. Per otte-nere le prime notizie sulle manifesta-zioni cattoliche del periodo del Natalein Offida,bisogna affidarsi agli StatutiOffidani, redatti nel 1524, che cimostrano gli aspetti di una società diepoca rinascimentale che non ha cono-sciuto né regressi né salti ma evoluzio-ne costante e fruttuosa: dopo tutto avincere rimangono la storia e la conti-nuità. Una tale condizione di privilegio

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proviene dalle capacità creative e dallaparticolare sensibilità che il popolo diOffida ha saputo esprimere e perpetua-re nel tempo, volte a saldare, così, ilpassato all’ oggi.

Nel primo libro al capitolo primo deFESTIVITATIS VENERANDIS degliStatuti si decreta,si stabilisce e si ordinache: tutte le festività comandatedalla Sacra Romana Chiesa e daiSommi Pontefici, nella terra diOffida e nella sua giurisdizione,siano e debbano essere celebrate evenerate secondo i riti della religio-ne cristiana e nessun giorno diquelli sottoelencati, consacrati aDio od al culto,sia utilizzato perattività servili, né si faccia qualco-sa di servile. Con la parola servile(latino servilis, da servus=servo, schia-vo) si voleva comprendere tutte leopere manuali, che richiedevano unimpegno di forza fisica. Le festività darispettare erano indicate in un numerodi trentatré, e trascritte nell’ordine incui cadevano nel calendario cattolico.L’anno ecclesiastico iniziava (comeoggi) nell’ ultima domenica diNovembre (la prima dell’Avvento) ecomprendeva le feste fisse e mobiliconnesse agli spostamenti annuali dellaPasqua. Il Vaticano, in tal modo, riusci-va ad ottenere che, nel mondo cattoli-co, le principali feste si potessero svol-gere nello stesso tempo, quando nonesisteva un vero calendario universalema ogni stato o città, ne aveva uno pro-prio che collocava il capodanno inperiodi diversi. Le feste del tempo nata-lizio erano così indicate negli Statuti:S.Natale, S.Stefano, S.GiovanniEvangelista, S.S.Innocenti,S.Silvestro, Circoncisione delSignore ed Epifania. Inoltre nel libroterzo al capitolo primo era vietato diamministrare la giustizia (iura civilia)dal giorno precedente S.TommasoEvangelista (21 Dicembre) all’Epifaniainclusa. I giorni di festa possono sem-brare molti, ma bisogna pensare che lapopolazione locale, allora e,come avve-niva, purtroppo, in tanti altri luoghi, sinutriva poco e male, conviveva con lemalattie, gli insetti, le carestie, gli even-ti bellici e le lotte politiche interne, maera formata, infine, da persone buonedi cuore e sensibili di animo che si affi-davano, anche, alla protezione divina edei Santi. La forza lavoro era data, poi,dalla metà della popolazione, costituitada malati cronici, ciechi, storpi, vecchiprecoci e da altre affezioni morbose,per cui vi era la necessità di frequentiriposi. In Offida il trentuno diDicembre ed il primo di Gennaioerano, anche, ricorrenze civili, perchécoincidevano con la fine e l’inizio del-l’anno solare, come avveniva in tutti iterritori d’Italia governati dalla S.Sede.

Il Natale offidano comprendeva,

oltre la vigilia di digiuno ed astinenza, lamessa della notte celebrata nella Chiesadi S. Maria della Rocca. Lo si può desu-mere da alcuni dati. Offida godeva delprivilegio di diocesis nullius, per cui eracompito dell’abate del monastero bene-dettino svolgere le funzioni mitrate,ossia vescovili. In tutte le diocesi, dallaliturgia cattolica, era previsto che ognivescovo celebrasse nella sua cattedralela messa della notte. Fra tutte le Chiesedi Offida era poi la più capiente e la fun-zione aveva un momento suggestivo trale bellezze artistiche del tempio, masenza alcuno sfarzo ed al lume di can-dele e di lucerne. Il giorno del Nataleera dedicato a partecipare alle funzionisacre che si tenevano nelle Chiese delterritorio. Il pranzo natalizio era, per chise lo poteva permettere, un poco piùricco di quello dei giorni comuni.Alcune famiglie praticavano l’anticacostumanza italica di ardere il ceppo diNatale. Non si può affermare che si alle-stisse un presepe vero e proprio, ma,almeno, che avvenisse l’esposizione,deisimboli più significativi del mistero dellaNatività. Ci viene la conferma dal Rosiniche, scrivendo sulla chiesa di S.Francesco, forniva la seguente notizia:Nel 1639 il capitano Aristide Marianirinnovando sin da fondamenti l’alta-re della sua famiglia dedicato aS.Giuseppe, vi aggiunse lo sfondato evi collocò molte statue delli tre Maggiche vennero ad adorare Gesù Cristocollocato nel presepio coll’assisten-za della Beatissima Vergine, SanGiuseppe, et altri che espressi tutti instatue adornano il nato Salvatore. Ilpresepe realizzato la prima volta nel1223 da S. Francesco a Greccio (prov.diRieti) era già,diffuso in tutta Italia fin dal1500, anche in diverse belle forme arti-stiche.

Sul mondo povero del Natale dell’e-poca si affacciò e si aprì, nel 1532 , labontà divina, quando fu istituito ilSacro Monte della Pietà del Frumento.Questo pio sodalizio, a sollievo deipoveri cittadini e miseri contadini dellaterra di Offida, provvedeva a distribui-re il grano per la semina, per il Natale,il carnevale e la Pasqua: uno spiragliodi misericordia e di serenità sullapovertà e l’emarginazione del tempoche ancora persistono nella nostrasocietà opulenta, ma disordinata esquallida. La gioia ed il fascino dellefestività che, dal 1039, aveva contribui-to ad esprimere, in seno alla popola-zione di Offida, la comunità dei mona-ci benedettini, si avviarono alla fine, nel1562,quando fu soppressa dal papa PioIV° e, con l’abolizione della diocesisnullius, Offida fu accorpata, nel 1572,alla diocesi di Ascoli dopo inutili prote-ste locali. Il vescovo di Ascoli affidò ilgoverno della chiesa di S.Maria dellaRocca ad un collegio di diciotto sacer-

doti tra monaci e preti, il cui prioredoveva essere di origine offidana. LaChiesa venne retta da un parroco per lacura dei fedeli di tutto il territorio postoal di fuori la cinta muraria. Si deve sup-porre che da questo periodo la messadella notte di Natale fosse officiata nellaChiesa dell’Hospitale della SS.maTrinità, posta nella piazza delComune, restaurata e riconsacrata dopoi danni e gli atti sacrileghi perpetrati,nel 1400, dal conte Ardizzone, poichéper S.Maria della Rocca iniziò un’epocadi decadenza e di incuria.

Significative celebrazioni liturgichee speciali invocazioni si svolsero duran-te le feste natalizie dell’anno 1608. LaSanta Sede le aveva disposte per solen-nizzare un importante evento: l’entratain vigore della riforma gregoriana delcalendario civile.

Un contributo spirituale al modo disentire e vivere, santamente, le festedel Natale fu dato dall’arrivo in Offida,il 5 giugno 1614, di una comunità difrati dell’Ordine cappuccino, noto persantità, apostolato ed aiuto ai bisogno-si. Vi costruirono un convento con unachiesa che venne inaugurata solenne-mente il 6 Gennaio 1620, con la messanovella celebrata da Andrea Rosini affi-dano e futuro storico. I padri cappucci-ni iniziarono a far preparare all’Avventoda predicatori del loro ordine e, nel1626, fu incaricato proprio il Rosini.Durante la liturgia natalizia dovevanopoi ben rifulgere il fervore serafico e lamirabile santità del Beato Bernardo(Domenico Peroni:1604-1694). Fra levarie confraternite esistenti in Offidasorgevano, spesso, controversie e traesse, quella per la questua delle elemo-sine durante i giorni di festa. Per ilmantenimento della pace e della quieteil vescovo di Ascoli cardinale Gabrielliemanò, il 17.6.1635, adeguate disposi-zioni suddivise in dodici punti. Alpunto otto così si legge - Che alli detticonfratelli (della Spina) sia lecito que-stuare elemosine in d.a Chiesa di S.Agostino, tutte le domeniche e festi del-l’anno et in specie le tre feste di Pasquadi Resurrettione, e feste di S.Natale diN.S. e di S.Stefano; con questo che vesta-no il loro sacco di colore rosso e cingo-lo di loro cintura di S. Agostino. LaCirconcisione del Sig.re sia dellaCompagnia di S. Monica ,et il giornodell’Epifania della Spina, et il giornodi S. Monica, e di S. Agostino sia dellaCompagnia di S. Monica e nonaltrim.ti. - Il giorno della Circoncisioneera onorato dalla Confraternita delNome di Dio, tra le cui spese figuravala somma di quattro fiorini per la ceranecessaria in quella ricorrenza. L’uso diadeguato abbigliamento,per unamigliorata condizione civile, fu conces-so dal papa Urbano VIII° (MaffeoVincenzo Barberini: 1568-1644 eletto

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nel 1623 al soglio pontificio). Per assi-stere alle pubbliche funzioni autorizzò imagistrati, i gentiluomini ed i dottori adindossare i ruboni di velluto al postodei primitivi mantelli neri. Il rubone orobone (da robe, francese=abito) erauna lunga veste maschile,confezionatacon tessuto pregiato, talvolta imbottita.Dal 1647, nel giorno del capodanno,avveniva la dispensa del pane ai pove-ri, come da legato dell’Opera Pia Cauti,fondata,appunto in quell’anno. La chie-sa di S. Agostino, nel XVII° secolo, conil quadro della Natività, opera del pitto-re Carlo Allegretti nato aMonteprandone (A.P.), completò ilmistero della Nascita del Redentore,iniziato con il dipinto dell’AngeloNunziante, attribuito al de Magistris. Uncontributo non più in natura, ma indenaro, a significare l’ esigenza deitempi ed un mutamento della mentalitàassistenziale, era dato ai poveri locali.Nel testamento datato il 2.9.1784 ilcanonico affidano don Francesco Faziistituì, col suo patrimonio (terreno ecensi), un lascito,

perché si provvedesse ad elargire,alle famiglie povere, la somma di cin-que baiocchi nel giorno del 24.12. Perla comunità credente di Offida si potéattualizzare, nel contesto liturgico nata-lizio dell’anno 1801, una tradizionericca di stimoli spirituali dati dalla fede,dalla gioia e dalla speranza, nellanuova Chiesa Collegiata. Consacratasolennemente il 19 Aprile del 1801 ededicata a S. Maria Assunta, era posta alcentro di Offida, nella piazza delComune. Una bella strenna di Natale,per tutto il popolo offidano, venne nel-l’anno 1831. All’annunzio evangelicodella Natività si unì la notizia che ilpapa Gregorio XVI° (BartolomeoCappellari:1765-1846), con diploma del20.12., aveva concesso ad Offida di fre-

giarsi del titolo di città. Migliorate con-dizioni economiche ed una più funzio-nante viabilità nel territorio portaronoall’aumento del numero delle fiere chenel 1846, furono stabilite in una almese, per cui ebbe inizio lo svolgimen-to di quella prenatalizia del 23.12. Unatto di filantropia fu compiuto dal prof.Vincenzo Valorani (5.5.1786-8.11.1852),offidano di origine, clinico medicoall’Università di Bologna. Con testa-mento del 31.8.1852 lasciò alla patriaadottiva, la città di Bologna, la collezio-ne di 23 quadri che adornava la came-ra verde della sua modesta abitazione aBologna. Istituì la patria città di Offidaerede dei propri averi, disponendo, fral’altro, elargizioni in occasione dellaPasqua, della Pentecoste e del Natale aventicinque famiglie povere ed onestecon precedenza a quelle che portavanoil suo stesso cognome. La spiritualitàtradizionale del Natale, tonificata con isegni di penitenza, i riti, i canti, le cele-brazioni liturgiche e l’accensione deiceri fu, alla fine del 1800, suffragata dauna nuova forma di espressione festivadata dal progresso: l’illuminazione elet-trica applicata, poi, nelle chiese e neipresepi che si cominciavano ad allesti-re in alcune famiglie locali. L’Epifaniainiziò a non essere più la festa dei bam-bini ricchi, che si ritrovavano la calzaposta sul focolare piena di doni: anchele famiglie meno abbienti, con qualchesacrificio, facevano trovare un regalinoai figli. Da ricordare la befana fascistadel ventennio, che al motto: ognibimbo, un balocco, un dolce ed unoggetto utile, erano il contenuto di pac-chi dono distribuiti, poi, in formasolenne. La curiosità dei ragazzi diOffida, dagli anni trenta, fu appagatadal presepe mobile nella Chiesadell’Addolorata, realizzato da GiuseppeCicconi, un valente artigiano offidano.

Il giorno antecedente l’Epifania erasolennizzato dai componenti il com-plesso bandistico locale che, in giro perOffida, suonavano la Pasquella.Riuscivano, in tal modo, a raccoglieredalle famiglie più facoltose, doni innatura da utilizzare per il pranzo socia-le. Le festività natalizie nel periodo bel-lico 1940-1944 ebbero, purtroppo, untriste aspetto dato dai lutti, dalla fame edall’ oscuramento notturno, per cui lamessa della notte di Natale venne anti-cipata al pomeriggio della vigilia. Dopola fine della guerra, per una rinata fidu-cia nel vivere, alle celebrazioni liturgi-che del tempo natalizio, si unì una cor-nice folcloristica con addobbi ed appa-riscenti luminarie, spesso, costosi. NellaPiazza del Popolo comparve l’albero diNatale, usanza nordica diffusasi nellenostre aree. Durante l’ Epifania, ancorasulla piazza, viene eretta la casa dellaBefana, ove i bambini possono lasciarele letterine con le richieste dei donidesiderati. La sera del cinque Gennaio,con le inseparabili scope, le befanefanno la loro comparsa tradizionale.Idea bella ed originale è stato l’allesti-mento, nell’interno del primo bastionedella cinta muraria, all’ ingresso diOffida, di un simbolico presepe.L’efficacia ed il potenziale dei mass-media che hanno diffuso nel mondo iriti di fine d’anno per i giubilei del 1975e 2000, hanno potuto aggiungere allefeste natalizie un grande messaggioevangelico e spirituale anche allapopolazione locale. Per noi offidanirimane, oggi, nelle celebrazioni natali-zie la vita cristiana e la cadenza liturgi-ca tradizionale, rimane, anche, lo sfon-do delle realtà temporanee ed umane,per cui riusciamo a sentire tutto ciò chevivifica il presente ed anticipa il futurocon la speranza in orizzonti di pace, digioia e di vita serena.

EPIGRAFE per DINO BRUNORI di CASTIGNANOEPIGRAFE per DINO BRUNORI,

caduto nella guerra di Libia, nell’Università LA SAPIENZA di ROMA, dettata dall’avv.Aristide Boni.

DINO BRUNORIDI CASTIGNANO PICENO

LAUREANDO IN FILOSOFIA IN QUESTO ATENEOSOTTOTENENTE VOLONTARIO D’ARTIGLIERIA

EROICAMENTE CADEVASU L’ESTREME TRINCEE DI MISURATAPROPIZIANDO COL GIOVINE SANGUE

LE NUOVE FORTUNE D’ITALIACHE SULL’ORMA DI ROMA

RITROVAVA SE STESSA-----------

PROFESSORI STUDENTI ED AMICI AD INCITAMENTO E RICORDO POSEROXXX NOVEMBRE MCMXIII

L’effigie del Brunori, che accompa-gnava l’epigrafe marmorea, fu modella-ta dallo scultore prof.Aldo Bartoli, subozzetto degli architetti Amos Luchettied Armando Vené.

Il COMITATO COMMEMORATIVOera formato da: Prof. BERNARDINOVARISCO - Presidente onorario. QUIRI-NO ORFEO POLENTA (condiscepolo edamico dell’estinto) - Presidente effettivo.

Componenti - Sordello Attili,Lodovico Bettini, Aristide Boni, sig.raCalvina Calvi, Nicola Castelli, NorbertoColosimo, sig.ra Erminia Liguori,Giuseppe Lugli, Antonio Mangelli,

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CONSIDERAZIONI AVIARIEDI MARCO MERCOLINI TINELLI

Con l’approssimarsi di temporaleestivo, proveniente d’oltre

Tronto, è scesa la pressione atmosferi-ca, di conseguenza a bassa quota cala-no gl’insetti, ed inseguendoli i rondoni,loro predatori, a non molti metri dalsuolo, volano velocissimi.

Sono adesso nello spazio aereo deipesanti piccioni e dei corvi neri che inlinea retta fendono l’aria.

L’insolito spettacolo avviene inbreve spazio fra i muri delle case; stu-pisce, affascina.

A parte il vecchio amico passero,che qui pratica solo il “piccolo cabo-taggio”, queste tre specie, le quali, perlibera scelta son venute fra le nostredimore, danno sicura conferma essergli uccelli “gran maestri” del volo.

In confusione tremenda, si avvicina-no, s’incrociano in rotta di collisione…non si scontrano mai.

La maggior abilità va di certo rico-nosciuta ai rondoni, sfreccianti a velo-cità incredibile: quando taluno di essis’avvede che sta per avvenire il cozzocon talaltro ingombrante la sua rotta;effettua fulminea virata, emettendo nelcontempo furioso squittio. Per analo-gia, ciò mi rammenta il fiero “strom-bazzo” di provetto “automedonte”“incazzato nero” per maldestra mano-vra “dell’imbranato” “guidator domeni-cale”; al quale, gestualmente, dà purtaccia di cornuto.

In centinaia e centinaia di secoli,l’Evoluzione ha trasformato questemirabili creature dalla goffa

“Archeopterix” ancor dotata di caratterirettiliani, al perfetto rondone che saettadavanti a me.

Per inciso: uno di essi, il rondoneindiano, è campione mondiale assolutodi velocità, con 180 Km/h accertati.

Numerosissime sono le specie deidominatori del cielo. Per non dir solodell’aquila superba, del condor e deirapaci in genere, incontrastati re suimonti, nelle valli, sopra i piani, talvoltasull’acque, in quanto pescatori, a tuffoo volo radente; voglio ricordare ancorai bellissimi, melodiosi uccelli, cui, insua prosa classica, Leopardi si riferiva.Con i loro canti d’amore, in primavera,inver da sempre allietano anche coluiche nell’animo è triste.

A proposito d’amore, è d’uopo cita-re la gentile cicogna che nel lungobecco porta il bambinello in un fazzo-lettone annodato; nove mesi dopo chepapà e mamma hanno inoltrato ladomanda per ottenerlo.

Pure gli esotici pennuti dai vivacicolori e con becchi bizzarri son degnidi menzione; primeggiano i pappagalli,per l’abilità d’imitare, gracchiando unpo’, il vacuo fraseggiar nostrano.

Vari furono altresì nei tempi i tenta-tivi d’innalzarsi dal suolo: quello deigrandi “Petrosauri” estinti, che eranorettili coevi ai dinosauri; ma notevole è,soprattutto, il successo duraturo deimagnifici pipistrelli di molti generi,anch’essi con ali di pelle (patàgio);bensì dotati “d’ecoscandaglio”, da tantotempo prima che “Homo sapiens”

potesse solo immaginarlo. ‘Sti simpatici“Volitanti” serali e notturni sono utilissi-mi distruttori d’insetti nocivi; purtroppoinvisi, “more solito”, a molti cretini eper ignoranza e per superstizione (cheson la stessa cosa).

Vi sono stati, vi sono tuttora uccellirinunziatari o disertori del cielo, ovveroquelli che non imparano mai a volare oche, nel corso dell’evoluzione preferi-ron la terra e non se ne staccarono più.

Questa famiglia attualmente è costi-tuita da Nandù, Emù ecc, soprattuttodai possenti struzzi, veloci sulle lunghezampe; con monconi d’ali inutilizzate,purtroppo fornite, sì come la coda, dimeravigliose, morbide piume; talchéfino a poco tempo fa, ne furono cru-delmente rapinati “a strappo”, con loscopo d’ornamento per il vanitosogenere umano, specie delle femminesue.

C’è pure il grazioso Kiwi, nascostonelle selve della Nuova Zelanda di cuiè divenuto il simbolo animato.

Torniamo infine ai nostri svolazzan-ti; ma… ohibò; estasiato da etereeriflessioni, non mi sono accorto che iltemporale è svanito ormai nel nulla.Giove Pluvio tace, le nubi vagano dis-perse dal vento, il sole si riaffaccia stra-nito, e gli uccelli, che avean combinatoquell’aereo “casino”, sono tornati neiloro spazi abituali.

Devo così concludere, con la sag-gezza di nostro antico proverbio, chedice: Se tona a Regn’ nen piove ‘nafregn!■

“Sono gli uccelli naturalmente le più liete creature del mondo” (G. Leopardi).

sig.ra Aixa Montini, sig.ra NellaMortara, Michele Pacaccio, GuiscardoPergoli, sig.ra Maria AntoniettaPennella, Silvio Pironti, SalvatoreRosano, sig.ra Luisa Taddei, GuidoTonelli.

Allo scoprimento della lapide il dis-corso commemorativo fu tenuto dalprof. Varisco.

Dino Brunori, settimo figlio di

Stefano, insegnante elementare, nacquea Castignano nel 1891. Dopo il compi-mento dell’istruzione elementare fuinviato per proseguire gli studi alConvitto Nazionale di Fermo ove si dis-tinse per intelligenza, maturità e profit-to per cui, dopo il conseguimento deldiploma, gli fu assegnato una borsa distudio, che gli permise di iscriversi allafacoltà di Filosofia all’Ateneo Romano.

Per l’agile e vivace intelligenza, per ilcarattere aperto e gioviale e per unapredisposizione verso la poesia, siaccattivò la stima e la considerazionedei professori. L’alta idealità ed un pro-fondo senso di patriottismo lo spinseroad arruolarsi volontario alla guerra diLibia, col grado di sottotenente d’arti-glieria. Trovò morte eroica nella difesadella ridotta di Tuk, vicino Misurata.■

ALLA SCOPERTA DEL PICENO E DELLE SUE MERAVIGLIESERAFINO CAMILLI

In questi giorni i responsabili dellarivista “OPHYS” che si propongo-

no come finalità la conoscenza deimonumenti e delle attività artigianali egastronomiche che Offida offre, hannoletto con piacere il trimestrale edito da“WWW Marchigiani ed Umbri di Milanoe Lombardia” nel quale si forniscono

notizie su un “Viaggio ad Offida perparlare di…” ciò che la cittadina picenaoffre.

Si fa esplicito riferimento alla tre-centesca chiesa di Santa Maria dellaROCCA e, in modo particolare alMiracolo Eucaristico avvenuto aLanciano le cui testimonianze sono

conservate gelosamente della chiesa diSant’Agostino dove possono essereammirate solo il 3 maggio.

Non mancano riferimenti ai festeg-giamenti religiosi e civili e spazio vieneanche dato alla chiesa Collegiata dovesi conserva il Palio con l’immaginedella Madonna vinto a Fermo dall’offi-

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L’Amico Libero Spurio, purtroppodipartito da tempo, era rimasto

fino all’ultimo un cultore del ferro battu-to. Questa lavorazione del ferro odanche del legno avevamo un po’ appre-sa negli anni della “scuola media”, inquanto la strana riforma Bottai, al con-sueto programma, aveva aggiunto alcu-ne ore di lavoro manuale.

Forse perché costituiva un gratodiversivo al latino di “rosa – rosae” e“consecutio temporum”, nonché allatediosa matematica del teorema diPitagora fino ad equazioni varie, aveva-mo preso passione per questa materiaatipica; specie in virtù della coinvolgen-te attività de “maestri” insegnanti: “Peppìdella Madonna” falegname e “Peppe deRemanì” fabbro ferraio.

Numerosi erano allora in Offida gliottimi artigiani, formatisi artisticamentealla scuola di disegno del prof. Leoni;

talché si possono ancora ammirare bel-lissime opere, quali mobili mirabilmenteintarsiati, grandi cancellate di ferro ecc.

Ritengo perciò auspicabile che unesperto tratti a fondo, sulle pagine di“Ophys” l’interessante argomento, cheonora il nostro paese.

Per riprendere il filo del discorso,devo dire che Libero, tornato fra noi inpensione, aveva attrezzato, nel pianoterra della casa, una completa, efficienteofficina, dove passava molte ore a com-pier notevoli lavori in ferro battuto.

Una mattina di fiera, mentre stavaenergicamente martellando una piastrarovente, ecco giunger baldanzoso un“Vergaro” (patriarca di campagna); spe-cie ormai estinta: con gran baffi drittialla Umberto I, fazzolettone colorato alcollo, cappellaccio a larghe falde; edarmato del grosso bastone flessibile ter-minante a “mazzocca” che poteva servi-

re a picchiare… non solo le bestie riot-tose.

Vide Libero all’opera, lo ammirò e,senza porre indugio, così intervenne:“Mastro, tu ce sa fa peddavere! Lu ferra-re mié, è vecchie, nen fatine più.Devarié recazà la pertecara, revatte dosappe e nu bidente: lu vuò fa tu? Quelleche cce vò j paghe: eppuò l’artiste lu so’trattate sempre ‘bbè. Lu beccenitte de vìbuone a tutt’ora, e nu pellastre pe lefeste nen manca mà!”.

Compiaciuto per l’apprezzamentoma confuso dall’inattesa proposta,Libero alfin rispose: “Ma… no… vedi…io lavoro solo per hobby”.

L’agricoltore antico, credendo chefosse un gran proprietario, più ricco diTorlonia, sbottò a gran voce: “E quan-t’accidente de terre tè stu cazze deObbì?!” . Se ne andò sacramentando.■

LE TERRE DI HOBBY ( ANEDDOTO )DI MARCO MERCOLINI TINELLI

Il 18 novembre 1997, in una salettamessa a disposizione dai frati cap-

puccini di Offida, una decina di personehanno ufficializzato, con la loro primaiscrizione, la nascita della sezione diOffida della Croce Verde di AscoliPiceno.

In pochi, senza fondi, senza sede,con un mezzo non adeguato e strappa-to alla rottamazione, quella firma diadesione ad un’associazione che viveper aiutare gli altri era forse un contro-senso o una pazzia, eppure… solo 15giorni dopo quella firma, il nostroprimo servizio.

Radioterapia all’Ospedale Civile di

Chieti, le assistite, Eulalia e Miranda diAscoli. Siamo partiti con tanta voglia difare e di aiutare e da allora non ci siamopiù fermati.

Sono passati 6 anni, tante Miranda”,tante “Eulalia”, tanti chilometri percorsiinsieme, tante auto ci hanno accompa-gnato nei nostri viaggi, tanti volontari sisono iscritti, tanti se ne sono andati mamolti sono ancora con noi.

Brevemente vorrei descrivervi oracos’e’ la Croce Verde e cosa fa.

La sezione di Offida, come tutte lealtre presenti sul nostro territorio, faparte dell’Associazione NazionalePubbliche Assistenze (a.n.p.a.s.).

E’ un’associazione costituita esclusi-vamente di volontari detti “militi” cheoffrono gratuitamente parte del lorotempo libero nel campo dell’assistenzasanitaria.

Svolgiamo tutti i tipi di servizi legatial trasporto di utenti che ne hannonecessità, sfruttando diversi tipi di auto-mezzi a disposizione (auto, pulmini,autoambulanze).

In caso di bisogno possiamo usufrui-re dei mezzi che ci mette a disposizionela Croce Verde di Ascoli Piceno.

Alla nostra associazione si possonorichiedere trasporti per terapie, chemio-terapie, dialisi, fisioterapie, cure termali,

CROCE VERDE DI ASCOLI PICENO SEZIONE OFFIDA: I NOSTRI PRIMI 6 ANNI.DI FRANCESCO TOZZI (PRESIDENTE - SEZIONE OFFIDA)

dano Desideri in occasione del Paliodel 15 agosto.

Citato anche il convento e la chiesadei Cappuccini dove si venera il corpodel Beato Bernardo la cui festa si cele-bra il 23 agosto.

Non mancano riferimenti al teatroSerpente Aureo ritornato al suo anticosplendore dopo i lavori di restauro ter-minati lo scorso anno, che collocanol’artistico teatro tra i monumenti divalore artistico culturale da semprevanto ed orgoglio della terra di Offida.

Vengono evidenziati i vari Musei,tra i quali quello archeologico, delmerletto a tombolo, delle tradizionipopolari e, in un capitolo a parte,

viene citato il Museo Aldo Sergiacomiche ospita numerose opere dello scul-tore offidano recentemente scomparso.

Fra i prodotti della gastronomia ven-gono citati ed illustrati il “Frustingo” e il“Funghetto” e , fra le feste popolari,non poteva mancare il Carnevale chepresenta manifestazioni uniche e carat-teristiche come la “Caccia al bovefinto”e la fantasmagorica sfilata dei“Vlurd” che rendono incandescente larievocazione.

Per rendere più completa la presen-tazione di Offida non poteva mancare lacitazione del tipico prodotto artigianaleoffidano: il Merletto a tombolo, un’attivi-tà che le donne praticano da secoli ed

hanno reso Offida famosa nel mondo.Ora, accanto ai centrini, tovaglie,

fazzoletti, applicazioni per corredo rea-lizzate da tante donne offidane,siaffiancano lavorazioni artistiche a curadella signora Iolanda Ottavi che si stadedicando alla creazione di gioielli inmerletto realizzati con fili d’oro e d’ar-gento o con filo dorato su basi in oro.Un articolo completo quello presentatodalla rivista che sicuramente contribui-rà alla conoscenza del territorio cheoffre al viandante una notevole diversi-tà fra pianura e il monte permettendoun diverso incedere e offrendo ameniluoghi ove soggiornare.■

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ricoveri, dimissioni, visite mediche, ecc.I nostri volontari svolgono anche

servizi di assistenza sanitaria a manife-stazioni pubbliche, eventi sportivi, ecc.

I servizi possono essere richiesti siapersonalmente, contattandoci alla nostrasede presso l’ex-Ospedale Civile diOffida al 3° piano, sia telefonicamenteal numero telefonico 0736 / 880890.

Iscriversi alla croce verde e’ moltosemplice, basta compilare una doman-da, portare 4 foto-tessera e versare unaquota annuale di 5 euro che servirà acoprire le spese di assicurazione. A que-sto punto l’iscritto alla croce verde vienedefinito “milite”.

Il volontario poi, all’interno dellanostra associazione, può sceglierevolontariamente cosa fare, quale qualifi-ca raggiungere (centralinista, barelliere,autista auto, autista ambulanza) e quan-te ore dedicarci.

E’ importante precisare che la sezio-ne di Offida non svolge servizi di emer-genza, quindi nessun volontario saràchiamato ad essere presente in situazio-ni pericolose e di estrema emergenza.

In queste situazioni, tengo a ricordare,che il numero da chiamare e’ il 118 cheprovvede ad attivare il servizio in funzio-ne della situazione che si e’ verificata.

Vorrei ora farvi conoscere i piccoliobiettivi che, insieme ad altri, siamoriusciti a realizzare in questi primi seianni.

Il primo traguardo e’ stato quello diquadruplicare il numero di servizi effet-tuati, siamo infatti passati dai 101 servi-zi del primo anno, ai 331 del secondofino a superare i 500 in quest’ultimoanno.

Un altro e’ stato quello di riuscire adorganizzare, con il patrocinio del comu-ne di Offida, un “corso di primo soc-corso” aperto a tutta la cittadinanza.

Il corso, totalmente gratuito, delladurata di 10 lezioni teorico-pratiche, ini-ziato nel marzo 2002 e terminato nelgiugno dello stesso anno, era tenuto damedici specialisti della nostra cittadina,che ringraziamo e che per queste lezio-ni non hanno percepito alcun compen-so. La partecipazione media e’ stata di80 persone a lezione.

Questa esperienza, molto importantesia per noi, che per i cittadini sarà ripe-tuta e migliorata nei primi mesi del pros-simo anno.

L’altro obiettivo, è stato la realizza-zione di tre serate informative sul tema“incidenti domestici: prevenzione esoccorso”.

Alle tre serate, tenute da un inge-gnere, un medico e un avvocato, sem-pre di Offida, la partecipazione dei cit-tadini è stata molto meno estesa macontiamo di ripetere l’esperienza miglio-randola e pubblicizzandola meglio.

Abbiamo in programma altre iniziati-ve e contiamo presto di realizzarle.

Vorrei completare questo spazio perfare dei ringraziamenti che, in 6 anni diattività, sono davvero molti.

Il mio primo grazie va ai presidentidella nostra sezione che mi hanno pre-ceduto, ai quali va il merito di avermesso le basi, solide, per la crescita diun’associazione che rappresenta unabellissima realtà del nostro territorio.

Un altro grazie va al consiglio diret-tivo e a tutti i volontari che, con i lorosforzi quotidiani, ci permettono di esse-re ancora qui e di fare tanto per aiutaregli altri.

Infine, il grazie più grande, da partemia e di tutti i volontari, va alle personeche fino ad oggi abbiamo assistito e checi hanno dimostrato la loro fiducia rin-graziandoci con un sorriso che è, e saràsempre, la nostra unica incalcolabilericompensa.

Buon anno e grazie a tutti.■

Righetto era, in fondo, un uomotriste, con l’animo amareggiato

dalle vicissitudini di una vita certo nonfacile.

Ma il buffo aspetto, con nasone rubi-condo, denti da cavallo, spiritaccio bef-fardo, lo rendeva tipo interessante, spe-cie per le battute oscene in romanesco;degne di Plauto, della Commedia del-l’arte e di “Rugantino”; in quanto somi-gliava molto a questa maschera popola-re e per ridicole spacconate e per rime-diar sempre la peggio nelle contese.

Voglio ora ricordare un episodiorumoroso e movimentato che avveniva,ripetutamente, nella piazza d’Offida.

- La sceneggiata del cameriere In una primavera di tant’anni fa, nel

primo pomeriggio, un nugolo di ragaz-zini giocava, schiamazzando, in attesadel prete che li prepara alla PrimaComunione.

In mezzo a loro, con feroce cipiglio,giungeva d’improvviso Righetto cheintendeva sfogare il suo umore aggressi-vo.

Come se fossero in attesa, queimonelli lo circondano urlando, confischi e pernacchie: “uuh – uh è arrivato

il cameriere, uh, uh, fiiiuù!”.Forse da lui stesso sapevano che

aveva esercitato, con esito incerto, talmestiere, perciò lo sfottevano.

A questo punto la reazione eraimmediata; col bastone alzato a mo’ dispada, Righetto partiva all’assalto e liinseguiva invano, sbraitando terribiliinsulti: “Scì so state cameriere dove lematre vostre se venié e ‘ffà … ecc. ecc!”

Quegli innocenti (per modo di dire)non si curavano dell’oltraggio alle igna-re genitrici, seguitando, bensì, la sara-banda sino all’arrivo del sacerdote.

Una di quelle volte, i “bravi figliuoli”erano impegnatissimi nel gioco di “papae lettera” con figurine nuove di zecca;perciò se ne fregarono di Righetto chepur gironzolava, pronto alla disfida, agi-tando minaccioso il bastone.

Deluso d’esser ignorato e incazzatoassai: alfine si precipitò nel circoletto deigiocatori, pestando, rovinando le bellefigurine e lanciando il grido di guerra:“E’ arrivato il cameriereee!”

Apriti cielo! Più violenta che usa siscatenò la corrida… e durò a lungo; conla fera intenzione del “toreador” d’af-frontare pur l’innocente parroco che

stava per arrivare.A questo punto quattro giovanottac-

ci che fungevan da interessati spettatori(ovviamente, ero uno di loro), ritenneroopportuno trasferire Righetto “in piùspirabil aere”. Era nostro amico; ci seguìdi buon grado; manifestando, nel con-tempo, la sua grave indignazione: “Luvedete? Lu vide, sor Marco? ‘Sti fije deputtana nen respette più manche li viéc-chie!”

Beatamente ignorando d’aver creatolui stesso il “casus belli”.

Con la condiscendenza, un tantinoipocrita, che il giovane talvolta assumenei confronti dell’indispettito anziano,gli demmo ragione… e la nostra solida-rietà. Così conclusi: “O Righé, che ccevuò fa? – Nen te ne fregà! – Mò jeme suRemite che ttè lu vì bianche buòne, e cefacete ‘na fjétta! (mezzo litro)”. Propostaaccettata all’unanimità.

Le fjétte, poi, furon numerose; il pro-tagonista fu riportato a casa con pocosforzo, dato l’esiguo peso.

L’azienda agraria, però, quel pome-riggio, invano attese il suo titolare. Enon fu l’unica volta.■

FIGURE TIPICHE: RIGHETTO DELLA PENNA- Sceneggiata del Cameriere -

DI MARCO MERCOLINI TINELLI

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Abbiamo avuto quest’anno un’e-state particolare con un forte

caldo e una siccità prolungata chehanno paralizzato l’agricoltura.

In questo contesto, nella maggio-ranza della gente, ha fatto impressionela notizia, che i media hanno amplifica-to, della preghiera fatta in varie chiese,per ottenere la pioggia. Nella nostrasocietà industrializzata e che purtropposi va sempre più secolarizzando, èsembrato che si potesse pregare ancheper la sospirata pioggia. Ma gli anzianiricordano che in caso di siccità e dipiogge prolungate, i sacerdoti nellamessa, che allora si diceva in latino,pregavano “ad petendam pluviam” o“ad petendam serenitatem” (questo lati-norum si capisce), a secondo dellanecessità.

A questo proposito si racconta, ma

è storico, di una certa dualità fra i cano-nici della Collegiata e i frati diSant’Agostino. Alle preghiere dei cano-nici per chiedere la pioggia, non sem-pre si aveva una risposta immediata,che invece accadeva alle supplichedegli agostiniani.

Senza offese per nessuno, tutte lepreghiere erano fatte con le miglioridisposizioni, ma il risultato era diverso.Come mai ? C’era un piccolo segreto,abilmente sfruttato dai reverendi frati:la chiesa di Sant’Agostino fino agli annisessanta aveva un pavimento in cotto ec’era una zona della chiesa, quella del-l’altare dedicato alla Madonna dellaConsolazione, che era sensibile allevariazioni dei tempo. Quando alcunimattoni di quella zona si inumidivanoera il segnale, un barometro sui gene-ris, che la pioggia era imminente e di

fatto arrivava. Quando i mattoni asciu-gavano tornava il bel tempo.

Il priore, figura storica diSant’Agostino, scoperto il piccolosegreto, appena il mattone si inumidi-va, iniziava il triduo di preghiere e,immancabilmente la pioggia arrivava,con notevole soddisfazione e gratifica-zione del religioso orante.

Ora questo barometro fatto in casanon può funzionare più perché la pavi-mentazione in cotto è stata sostituitacon pietra di Trani, che risente dellevariazioni del tempo: si inumidisce, mal’umidità macchia la pietra per cui coltempo si è venuta formando una bruttamacchia nera.

Addio barometro, più preciso delleprevisioni del “colonnella Bernacca”.■

ELLECI

IL MATTONE DEL PRIORE

Il gruppo musicale KOCC BARMA(dal nome di un leggendario per-

sonaggio senegalese) è composto daFaye, Bodou, Malik, Elvira, Neno eMoussa.

In varie occasioni questi musicistihanno potuto collaborare assieme pre-sentando un repertorio di brani popo-lari africani, nonché un connubio framusica europea e quindi etnica.

Muovendosi in ambito territoriale, lasuddetta formazione ha potuto avvici-narsi ad un pubblico sempre piu’ vasto,riscontrando grande partecipazionedello stesso. Hanno inoltre potuto

incrementare il loro bagaglio professio-nale e musicale lavorando presso varicentri ed enti pubblici, nell’intento dioffrire ai giovani l’opportunità di cono-scere la loro musica, nonché la linguatradizionale senegalese. A questo pro-posito, sono stati organizzati vari con-certi per sensibilizzare il pubblico alproblema dell’accettazione della diver-sità.

Alcuni componenti del gruppo siesibiscono tutt’ora in vari locali e luo-ghi di manifestazioni, collaborando conpercussionisti già affermati.

Nell’ambito del concerto, verranno

interpretati brani musicali etnici ed ita-liani e verranno lette e alcune poesie;tutto nell’intento di creare un puntod’incontro fra le due culture e tracciareuna linea d’unione indipendentementeda razza e cultura.

Questo è il messaggio che il gruppoKOCC BARMA vuole lanciare attraversole proprie esibizioni del 13 e 20 dicem-bre in una serata di Musica e CousCous rispettivamente al Blue Bird e alQuinty’s Pub, e l’anno prossimo(20/03/04) al concerto “Musica Unite”organizzato all’amministrazione comu-nale di Offida.

Offida

Sto vivendo un sognoun sogno bellissimoho trovato una bella ragazza che mi ha datola possibilità di vivere il mio sognovivere libero con una ragazza dal cuore grandevivere un amore senza cattiveriavivere un amore di rispetto reciprocovivere un amore sulla pelle miavivere un amore senza egoismovivere un amore libero per tuttisignor sindaco, ho trovato questa ragazza "Offida"le chiedo la mano della sua bella figlia "Offida"voglio sposarla, avremo un figlio che cambierà il mondo

un figlio che capirà che l' uomo è il rimedio per l' uomoe l'amore del suo prossimo sarà la sua potenzaun figlio che crescerà sull' amore e la paceOffida, questo paese carissimo appollaiato sulle alture dellamontagna,dove Santa Maria della Rocca ti da un sorriso di benvenutoOffida tu sei la fratellanzasei il libro della cultura dove la parola razzismo non esistesei questo bel paese dove la tradizione e il modernosi coniugano al presentesei questo bellissimo paese dove lo stranierodiventa il figlio del paeseOffida ..... Ti amo e ti amerò per sempre.

Negro (Faye Mamadou)

MUSICA E COUS COUSDI ELISA TANCREDI

A questo proposito riportiamo una poesia che Faye Mamadou ha dedicato alla nostra cittadina:

SPIGOLATURE STORICO FOLKLORISTICHE

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“Marche, itinerari ebraici” è uninteressante volume-guida

della Marsilio Editori stampato perconto della Regione Marche. Consta di192 pagine, contiene bellissime fotogra-fie a colori e descrive i luoghi, la storia,l’arte degli Ebrei nelle Marche. Autricedella pubblicazione è Maria LuisaMoscati Benigni, a cura di AnnieSacerdoti.

La pubblicazione, per la primavolta, documenta la costanza neltempo, la diffusione sul territorio e larilevanza culturale della presenza ebrai-ca nelle Marche.

Ne vogliamo parlare, proprio per-ché tra i più interessanti centri marchi-giani citati nel libro, vi figura la cittadi-na di Offida alla quale vengono dedi-cate ben due pagine. Di essa vengonotracciate le origini storiche e fornitenotizie sui suoi più importanti monu-menti. Si accenna anche al merletto atombolo, ma soprattutto si fornisconointeressanti ed inedite notizie sulla pre-senza ebraica in Offida attraverso itempi. Si viene così a sapere che unaprima presenza ebraica documentata inOffida risale alla seconda metà del ‘300,quando arrivano nelle Marche numero-

si gruppi ebraici provenienti “de Urbe”.Infatti, fin dall’inizio del 1300 l’emigra-zione degli Ebrei romani assume vasteproporzioni perché, a causa dell’allon-tanamento dei papi, in Roma ristagnaogni attività economica e finanziaria.Essendo Offida al centro di una zonaprevalentemente agricola, con unaricca attività vinicola, troviamo gli Ebreiimpegnati nell’acquisto di uve e nellaproduzione dei vini. “Nel catasto comu-nale dell’epoca – si legge nell’interes-sante volume – si trovano registrati inomi di almeno quattro Ebrei proprie-tari di case e residenti in Offida: sonoAngeluctus Judeus, Sabataus, Abramus,Dactulus”. Le loro botteghe dovevanotrovarsi nei pressi del palazzo comuna-le, poiché il loggiato era chiamatoPorticus Hebreorum. Nel 1400 gli Ebreisono anche titolari di un banco di pre-stito e nel 1500 il banco di Offida vieneassorbito da Emanuele di Ventura, ban-chiere in Ascoli, che ne affida la gestio-ne, prima a un certo Mosè, poi al fra-tello Salomone e i pegni depositati agaranzia non possono essere asportatie venduti fuori da Offida a forestieri.Interessante sapere come “l’autorizza-zione a prestare si fa sotto il vincolo

che l’interesse sia molto basso, un soloquattrino per ogni pegno, piccolo ogrande, con regolare registrazione nellibro delle prestanze, e soprattutto chei pegni depositati si conservino nellacasa del prestatore ebreo, sotto suastrettissima responsabilità”. Nella pub-blicazione vengono riportate anchenotizie di tafferugli tra popolazioneoffidana e comunità ebraica. Nel ‘500sono i francescani che nelle loro predi-che, soprattutto nel periodo quaresima-le, si scagliano contro gli Ebrei. Nel1569, gli Ebrei vengono espulsi daOffida. Vi faranno ritorno, anche se perbreve tempo, alla fine dello stessosecolo per svolgervi l’attività di mer-canti. E proprio grazie ai loro numero-si legami con i mercanti di altre città,fanno conoscere ovunque i preziosimerletti di Offida. “Da Offida – scriveinfine l’autrice – gli Ebrei sono nuova-mente espulsi nella seconda metà delSeicento, ma vi mantengono rapporticommerciali, tornandovi in occasionedelle principali fiere e soprattutto perrifornirsi dei merletti dei quali restano alungo i più attivi esportatori”. ■

In questo numero proponiamouno dei classici di natale, “Silent

Night”, più conosciuto in Italia come“Astro del Ciel”. La sua composizione èstata attribuita a famosi musicisti comeHaydn, Mozart e Beethoven.

Il pezzo fu composto, invece, nel1816 ad Oberndorf, un paesino delTirolo austriaco ad opera di un giovanepastore di chiesa. Il testo originale è,dunque, in lingua tedesca ed il titolo è“Stille Nacht, heilige Nacht” (nottesilenziosa, notte santa).

Il pastore della chiesa di St.Nicholas, Joseph Mohr, compose iltesto in una notte di solitudine e rifles-sione, e chiese all’organista, FranzXaver Gruber, di comporre una melo-dia semplice e soave per accompagna-re i suoi versi.

Narra la leggenda, che proprio aridosso del Natale del 1818, l’organodella chiesa fosse in disuso a causa deitopi e fu per questo motivo che la

prima esecuzione fu accompagnatadalle note di una chitarra.

Da uno studio di Bill Egan, storico estudioso del natale, risulta che, l’artigia-no Karl Mauracher si recò adOberndorf per riparare l’organo.Profondamente impressionato dallamelodia, l’artigiano non esitò a procu-rasi una copia del canto.

Tornato al suo villaggio, inizio lasua opera di diffusione del manoscrittoe molti anni dopo la composizionegiunse all’attenzione di due ben notefamiglie di cantanti, Rainers e Strassers,che catturate dalla melodia, ne fecerosubito parte integrante del loro reperto-rio natalizio.

Le sorelle Strasser portarono finoalla corte di re Federico Guglielmo IVdi Prussia, che fin dalla prima esecu-zione dispose che venisse eseguitonella cattedrale di Berlino ogni vigiliadi Natale.

I Rainers, invece, esportarono la

canzone negli Stati Uniti, eseguendo ilbrano in tedesco nella Chiesa dellaTrinità di New York. Risale al 1863 laprima traduzione in inglese ad opera diJane Campbell, e nel 1871 la versioneinglese viene pubblicata per la primavolta in una raccolta di inni sacri,Charles Hutchins Hymnal.

E’ da questa esperienza oltreoceanoche comincia la diffusione mondialedel brano, che diventa, con gli anniuno dei simboli del Natale ed uno deitesti più tradotti. Ad oggi esistono piùdi 230 traduzioni in lingue e dialettidiversi.

A ricordo della paternità austriacadella canzone, la città di Salisburgoorganizza, il 24 dicembre di ogni anno,una piccola locomotiva che accompa-gna i numerosissimi “pellegrini delNatale” fino al paesino di Oberndorf,che offre numerosi festeggiamentirievocativi ed un museo interamentededicato alla storia di questo canto.

LA PRESENZA DEGLI EBREI NELLE MARCHE ED IN OFFIDADI NICOLA SAVINI

A CURA DI NADIA COLLETTA

CORNERe-

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Libera…poesia è il titolo che ho scel-to per questa nuova rubrica, nata

dall’esigenza di valorizzare e dare “libe-ra” voce, “in una società che non sapiù che farsene né della poesia né deipoeti”1, a quanti sentono il bisogno diesprimere la propria visione del mondoe di se stessi tramite questo mezzo.

Di volta in volta, quindi, proporremodiverse composizioni di poeti emergen-ti locali cercando, il più equamentepossibile, di offrire a tutti la possibilitàdi esprimersi in queste pagine messe adisposizione dall’OPHYS. In questo numero presentiamo le com-posizioni di quattro ragazzi di Offida

(credo tutti perché uno di loro compa-re sotto pseudonimo) che pubblicanopoesie sciolte, tutte di recente compo-sizione. Bando alle presentazioni lascio subitospazio alle loro parole.

Silent Night

Silent night Holy night All is calm all is bright 'Round yon virgin Mother and Child Holy infant so tender and mild Sleep in heavenly peace Sleep in heavenly peace

Silent night, holy night, Shepherds quake at the sight. Glories stream from heaven afar, Heav'nly hosts sing Alleluia; Christ the Savior is born; Christ the Savior is born.

Silent night, holy night, Son of God, love's pure light. Radiant beams from Thy holy face,

With the dawn of redeeming grace, Jesus, Lord, at Thy birth; Jesus, Lord, at Thy birth.

Senza scendere in dettagli fonetici e tecnici, cerchiamo difornire un aiuto per la pronuncia di alcune parole che pos-sono essere di uso comune.

silent [sailent]: silenzioso - silence [sailens]: silenzionight [nait]: notte - nightmare [naitmær]: incuboholy [houly]: santo - holiday [hol_dei]: giorno festivo,vacanza sight [sait]: vista - out of sight, out of mind: lontano dagliocchi, lontano dal cuoregod [god]: Dioson [son]: figlio - son of god: figlio di Dioface [feis]: faccia - face to face: faccia a facciagrace [greis]: grazia - act of grace: legge di amnistia

L’altro IoBella eppur misera attrice…Io, tronfio bevo!Immaturità mia, ridondante nutrice.Mio pensiero, il contrappasso di quella gente…Quella tanto compianta e osteggiata,quella, dal nefasto fascino decadente.Quella perduta; al Verno condannataManifesto apocrifo, prossimo alla consegnaPerché della ragione sei il lazzoTu, verità indegna?

Daniele Chiappini

…E poi silenzio…sento questo silenzio, così calmo, così vuoto.Sento il suo urlo infrangersi sul ticchettare delle lancette;sento asciugarne gli occhi lacrimosi;sento l’irruenza dei giorni tediosi avvolgermi di pioggia,squartarmi il ventre e ricoprirmi di letame.Amo sentirti quando i tuoi passi svaniscono come echi all’o-rizzonte;amo succhiare il veleno dai tuoi seni,farmelo bruciare dentro e vomitare l’abisso.

Ecco, io t’amo silenzio!Per gli istanti con cui t’ascolto,per i frammenti in cui t’attendo.E poi ci salutiamo, magari pioverà,confonderò le lagrime per te.

Mauro Cesari

L’amore è mortoall’alba del pensieronella falda infuocatada effimere chimere.L’amore è mortonegli abiti indolentinella purezza fatta ingannoe in tutti i presentiprostrati al signore senza parolementre intonano il madrigaledel folletto indagatore.L’amore è mortotra le rosse mura estive,nelle steppe aridedi menzogne abortite,nella festa d’addio compiaciutie intristiti dalle lacrime d’odio

DI MARCO CANNELLI

LIBERA… POESIA

1 D’Elia Gianni, Prefazione a “La religione del mio tempo” di P.P. Pasolini, ed. Garzanti 2001, pag. XXVI.

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di cantanti sconosciuti.Entro nel bosco e la mia tenda scompare,mentre abbraccio la notteaccarezzo le sue chiome.Entro nelle ardenti trame,squarcio il mio pettoestirpando razzi,ideali ammoniacatida divinità ingenuamente umane.Bacio il sorrisoschiaffeggio il suo visoe violento passioni con ritmi incestuosi.Controvoglia; contronoia.Si accartoccia la notte autunnalee libra tra i ramiil suo raggio più nero.E l’amore muoreall’alba del pensiero .

Nebbia

A IlariaCome una giovane tahitianaRiposi sulla riva del mare.La quiete nel corpo e negli occhi stanchiI fiori colorati nei capelli scioltiE la stessa mansuetudine nell’amore.

Elisa Chiappini

VuotoSento di vuotare quel sacco,che di tanto alito respira,che di tanto ardore brucia.Sento di vuotare le tasche,che di rado son pienese non di nebbia.Sento di vuotare e buttare fuori la tristezza.In un mare di terra ho vomitato,e per quanti chilometri ho corso.E il riposo, che nei piedi non ha dimora,me lo scordo fino all’alba,fino al sogno che ognuno di noi spera.

Mauro Cesari

La replica; guarigionedalla morte; lo spaziovuoto delle porteaperte per il passaggioper il ritorno dell’uguale.Il giorno avanti e quello già trascorso, un ricordoinafferrabile e distortodel presente immaginarioin un conto mercenarioed apocrifo, dove i sensisono già coniatie le menti a riposo.

Nebbia

Alla mia gatta morituraLa ricordo, nera gatta disfattaDistesa nel raggio di soleSi solleva e si trascinaVuole una mia carezzaDelle coccole care.Affannoso spirito del vivereSollevala accanto alle nuvole.

Elisa Chiappini

BarMostrare un evento di ghiaccio Trovando nuove postazioniGiocando lo sguardoLievita il coraggio.Nella nebbia verde mi sono immersoCon trasgressione miravo al presenteCon le mie evoluzioni.Fa caldo tra le note nel mareIl respiro è forteNei giorni lietiE le palpebre sono innocue.Violando lo specchio Masturbo la mia immagineMentre l’alba è un ricordoE il giorno vecchio,tra i tuoi capelli.I tuoi segreti nel ripostiglio saranno miei,e le braccia ameranno come serpenti i nostri corpi,il morso degli dei;ti spoglio.Straniero innamorato del tuo corpo,Non ti conosco, e vorrei mostrarteloCome desideri, come lo sacrifichiTi avvolgo.Cedo al male e non so di che parloAncora ti assalgo e bevo il tuo miele.

Nebbia

AntonellaUn graffito tribale, da lenti mascherata, già 28 anni,del suo gioco esistenziale i soli protagonisti.Lei pronuncia desideri, sogni, paure, parole…È richiesto un travestito consenso, approvazione,mai risposte ancora non avute.La morbosa volontà di quel capire scevro di ascolto,il suo privato fantasma.Maturo contenitore di uno spirito affamato,dalla richiesta di esperienza ormai logoratoforse una mente persa nella ridente aridità,certo una paura agita, dai molti caffè sostenuta,dove…noi curiosi, nel rapido ticchettio del tempo vediamole sue catene.

Daniele Chiappini

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Fino alla metà del secolo scorsomotivi “pratici” (la mancanza di

frigoriferi domestici) ed economici (unaindigenza diffusa per gran parte dellapopolazione) obbligarono i nostri ante-nati a sospendere la macellazione del“bestiame grosso” o vaccino per tutto ilperiodo estivo. Per gli stessi motiviquesta riprendeva, a settembre, concadenza settimanale.

Nei secoli passati i nostri antenaticolsero l’occasione per trasformare infesta l’arrivo della bestia in paese per lasua mattazione il cui luogo deputato,come per le più cruente – e sempre piùrare – esecuzioni capitali, era la piazzadel popolo: a ciò diedero il nome dicaccia, giostra o, più semplicemente,steccato.

Quest’uso fu importato in Italiadagli spagnoli Aragonesi divenuti Re diNapoli nel secolo XIV; presto si diffusenegli stati limitrofi tanto che negli anna-li (apocrifi) di Lodovico Monaldeschi1 siafferma che “Nel secolo XIV era costu-me dei romani il fare la caccia dei tori

non domati nell’anfiteatro di Tito(Colosseo)”

Vi è più storica notizia di “cacce albue” o, per utilizzare il termine di gustoantiquario dell’epoca, “venationes”, enon solo durante il Carnevale, a Romasotto il pontificato di Papa AlessandroVI (Borgia) – che ne diede una in piaz-za S. Pietro il 2 gennaio 1502 in occa-sione del matrimonio di sua figliaLucrezia con il duca di Ferrara Ercoled’Este – e del gaudente Leone X (de’Medici) nel primo decennio del 15002.

Una caccia come quella offidana sicompiva a Testaccio (luogo dove sorgetuttora l’edificio del Macello) durante ilCarnevale romanesco fino al XIX seco-lo.

Dappertutto, eccetto Offida, questatradizione scompare a metà del XIXsecolo. La tradizione però è lenta amorire e il Toro resta sinonimo delCarnevale.

Verdi gli dedica due cori nella famo-sissima opera LA TRAVIATA – più volterappresentata in Offida – “Di Madride

noi siam mattadori /Siamo i prodi del circodei Tori / Testé giunti agodere del chiasso / chea Parigi si fa pel BUEGRASSO” e “Largo alquadrupede / Sir dellafesta/...” dove ricorda lafine della bestia in lineacon la migliore tradizio-ne “L‘Asia né l’Africa /Vide il più bello / Vantoed orgoglio / D’ognimacello..3.”

Di questa quindi anti-ca e cruenta tradizione,diffusa a quanto pare daNapoli a Roma, a tutto loStato della Chiesa4, finoa Venezia5, si incontranoin Offida le prime testi-monianze scritte versol’ultimo ventennio del1700, sempre che non sidebba ad essa riferire un(non rintracciato)

“bando per la caccia” inviato alComune dal Governatore Generale delPresidiato di Montalto nel 1685.

Il silenzio degli antichi StatutiComunali del 1524 rinnovati e stampatia Fermo nel 1589, fa presumere chetale tradizione si sviluppò in epocaposteriore.

Si noti che vi è ricordata la scaden-za settimanale per la mattazione di“una bestia grossa” che sarà poi tradi-zione nella caccia.

Questa cadenza settimanale è legataal fatto che poi la carne veniva vendu-ta al macello e, ricorda un’istanza del18286, che una bestia grossa a settima-na non veniva consumata dalla popola-zione e pertanto gran parte della carneera persa e doveva venir sotterrata conil rischio che qualche malintenzionatola disseppellisse e, così avariata, la dis-tribuisse alla poveraglia con graverischio per la salute pubblica.

Una fonte preziosa, dove sarebbequindi opportuno approfondire lostudio, è la documentazione relativa

LA CACCIA AL BUEDI MARIO VANNICOLA

1 FERRARIO Il Costume antico e moderno di tutti i popoli - Europa vol 8 parte 2 Firenze, Celli e Ricci 1837 e MONALDESCHI Annales Tomo XII rerum italorum in P. COLAGROS-SI L’Anfiteatro Flavio nei suoi 20 secoli di storia Firenze – Roma 1913 pp. 157 - 161

2 GREGOROVIUS, F. Lucrezia Borgia parte I cap. XXI; dello stesso Storia di Roma nel Medioevo; e CLEMENTI, Flippo Il Carnevale Romano nelle cronache contemporanee dalle ori-gini al secolo XVII Città di Castello 1939

3 G. Verdi / F. M. Piave “La Traviata”, opera scritta nel 1853, Atto 2° scena XIIl e Atto 3° scena IV4 MATTIOLI, O / SEMMOLONI, G. Un “arazzo” di Palazzo Parisani Bezzi e “Lo steccato de’Bovi” a Tolentino in Quaderni di ricerca Storica – Biblioteca Egidiana Tolentino dicembre

19965 Simili cacce si facevano a Venezia (PAOLETTI , E. / BATTAGLIA, M. Cazza del Toro –feste che si sogliono fare per la città di Venezia Compagnia de Calza I ANTICHI 1985) e in Ancona

nel 1754 come ricorda E. D’Anchise in un articolo del 1906 (A.M.A.V. b. 20/b fasc. 31).6 A.S.R. Sacra Congregazione per il Buon Governo serie II b. 3142

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al Macello pubblico di Offida il cuiappaltatore, o macellaio, aveva ancheil compito di organizzare la caccia o“steccato”.

Nei consigli che si occupano di taleappalto, verso la fine del mese dimarzo, si registrano le offerte e i relati-vi capitolati nei quali spesso è citatol’obbligo “di fare lo steccato dentro alCarnevale a requisizione delMagistrato” come in quello del 19marzo 1786 o, e qui si scopre un pro-fondo legame con il teatro, “coll’obbli-go di pagare ff 50 di sego, e ciò in bene-ficio del pubblico Teatro, e non facen-dosi alcuna rappresentazione di com-medie in tempo di Maggio, oCarnevale allora debba rimanere inbeneficio di questa IllustrissimaComunità, e di fare uno steccato adarbitrio degli illustrissimi Priori pre-senti e pro tempore”7 come ricordaquello del 1789 e similmente quello del1804.

Nell’appalto del 1802, presumen-dosi vicina la costruzione del nuovoteatro del Maggi, si inserisce l’obbligoda parte del macellaio di fornire 60libbre di sego di ottima qualità e “unosteccato” in occasione della primarappresentazione che si terrà nelnuovo teatro.

Il sego è un surrogato più econo-mico della cera per l’illuminazioneche si ottiene appunto dal grasso ani-male.

Lo steccato si riferisce chiaramentealla recinzione di legno che venivainnalzata nella piazza del popolo perdividere il luogo dell’azione daglispettatori formando per questi appo-site gradinate tanto da costituire un“anfiteatro” fittizio come le fonti clas-siche ricordano essere i più antichiluoghi di divertimento dei Romaniprima delle grandi costruzioni stabilidi Pompeo e Augusto8.

Nelle autorizzazioni del 1821 e1827 per queste cacce invernali siparla infatti di palchi per gli spettato-ri che il “delegato, direttore e capoc-cia” Francesco Zeppilli avrebbe dovu-to far costruire e collaudare.

La stampa inserita in questo artico-lo, che raffigura una caccia davanti alPalazzo Farnese a Roma nel 1500, puòdare l’idea di come doveva essereorganizzata e presentarsi allo spettato-re la caccia al bue anche in Offida.

Una documentazione maggior-mente completa appare solo nelprimo decennio del 1800 quando leautorità Napoleoniche tentano di vie-tare in ogni modo simili divertimentianche se la circolare del Prefetto diFermo al vice prefetto di Ascoli del 18febbraio 1814 dimostra una certa ela-sticità dichiarando che “Quantunqueli steccati sieno un avanzo di quelremoto barbarismo a cui i cuoriItalici poco volentieri si adattano,pure quando ella creda, che possaassolutamente recare disgusto lo vie-tarne il permesso, ne assecondi leistanze”9

E’ autorizzata “per una sol voltanel corrente carnevale” il 24 gennaio1818. Nello stesso anno viene ancherichiesto di fare la caccia al bue “ognivenerdì” e se in quell’anno l’autoritàlo vieta, nel 1819 il permesso per lacaccia, richiesto per una trentina digiorni come “divertimento quasisempre in uso in questo comune”, fuconcesso dal 28 novembre a tutto ilcarnevale, esclusi i Venerdì di avven-to, specificando che “si eseguirà onei giorni di Venerdì circa le 22 onelle mattine dei giorni di Sabatodopo terminate le Sagre Funzioni”con l’obbligo di macellare il bue subi-to dopo.

Alla caccia partecipavano pochis-sime persone, probabilmente i solimacellai che provvedevano al Bue eal cane, anzi i soli buoi e cani.

Fra questi avveniva la “caccia”ossia i cani addestrati tentavano diimmobilizzare i buoi azzannandogli laradice dell’orecchio, mentre i buoi lirespingevano a cornate.

In altri comuni esisteva unavariante chiamata “giostra” dove l’uo-mo partecipa con prodezze e acroba-zie sull’animale che, non sempre,veniva poi destinato al macello mareimpiegato come “campione” neivari steccati della zona.

A Offida si invitavano quelli deipaesi vicini quali Fermo, Ascoli,Montalto, Ripatransone,Grottammare, San Benedetto, SantaVittoria, Porto di Fermo,Monterubbiano, e Cossignano; tuttecomunità dove nel periodo tra set-tembre e febbraio si svolgevano simi-li divertimenti.

Il Macellaio, al quale si assicurava

di “venir ben trattato”, avrebbeavuto il premio di scudi 1 per il Buee scudi 1 e baiocchi 50 per il cane.

La caccia al bue continuò certa-mente fino al 1834 e fu soppressa,ancora in epoca pre unitaria al tempodella Repubblica Romana del 1848-49.

L’ultima caccia avvenne il 14novembre 1849; il macellaio VitoTomassini espone così il fatto alGonfaloniere: il consigliere FilippoTinelli “gli aveva ordinato di porre apubblica vista, ed in piazza la bestiada mattarsi, ma che esso non si cre-deva chiamarsi responsabile, se siverificava, come l’anno scorso, chetaluni pigliando la Bestia Bovinaabusivamente si faceva la Caccia”.

L’autorità ordina quindi, ed ottie-ne, che da allora le bestie si tenesse-ro solo nel Macello10; gli offidani,costretti dall’alto alla perdita del lorotradizionale divertimento devonoaver immediatamente, e forse perprotesta, sostituito al vero il finto bue.

Il tradizionale susseguirsi delle“poste” oggi volontariamente offerteda alcune famiglie, nacque probabil-mente come atto di protesta dellapopolazione verso i maggiori cittadiniche avevano, pur contro voglia,accettato e ratificato l’abolizione daparte della superiore autorità di untanto sentito divertimento pubblico.

La più antica descrizione della cac-cia al “Bove Finto” (lu bov’ fint) datagià come “consuetudine” la ho rin-tracciata nel Diario di MicheleAngelini sotto il Venerdì di carnevale4 febbraio 1887 “Prendono una scaladi 5 o 6 piuoli, mettonvi degli archet-ti e ricopron tutto d’una copertabianca; è il corpo del bue: all’un de’capi mettono una testa di bue dipin-ta ed un paio di corna; all’altro capouna coda; un uomo si mette sullespalle la scala e il bue è fatto. Otto odieci poi, vestiti di rosso, con inmano canne a cui han fissati fazzo-letti pure rossi gli fan la cacciaurlando e fischiando, i bimbi corro-no dietro e il bue va correndo som-ministrando cornate da ogni banda”11

Ma questa, è un’altra storia, chemerita e sarà oggetto di ulteriore arti-colo.■

7 Offida, A.S.Com. b. 43 pre Napoleonico “Consigli dal 1781 al 1789” pp. 175 e 2758 Il Teatro di Pompeo (presso l’attuale Campo de’Fiori) risale al 55 a.C. Quello di Augusto, dedicato al nipote Marcello, ai primi anni del I secolo a.C.9 A.S.A.P. Vice Prefettura anno 1814 b. 13.10 Offida, A.S.Com. b. 228 “Spettacoli Pubblici” fasc. “Steccati” 1819 - 183411 A.M.A.V. b. 29 Quad. VI pag. 11

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IMMAGINI DAL PASSATO

Le automobili di casa Mercolini ( anni ’10-’20)

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FOLKLORE OFFIDANO

CANTI POPOLARI PICENI RACCOLTI IN OFFIDA

Se vuoje che t’ame fatte squertecare,Fattela levà via ‘sa pella néra,Dalla tua mamma fall’imbucatare,E dittela a scieccà su la caténe;Quande la jé scieccate bène bène,Trova chi t’ama e chi te voja bène.

Belluccia che te vojo bénédireDalli capelli voje incominciareDalli capelli me ne vo’ alla fronte:Pare ‘na stella quande lèva al monte;E dalla fronte me ne vade agli occhie,Pare ‘na stella su la mèzzanotte;E da li occhie me ne vade al naso,Pare un cannèllo d’oro profilato;E da lu nase me ne vo’ alle guance,Pare ‘na rosa spampalate e bianche;E da le guance me ne vo’ all’orecchio,Pare dò rose spampalate frèsche;E dall’orecchio me ne vo’ alla bocca,Pare ‘na rosa spampalate doppia;E dalla bocca me ne vo’ alla gola,Pare ‘na palombèlle quande vola;E da la gola me ne vo’ a lu piette,Stella Diana e paradise apièrte!…

‘Mèzze e lu mare ce sta’ ‘na bettégaDéntre ce sta’ ‘na donna maretataChe va’ vennènne li lacce de séta.

‘Mèzze e lu mare ce vuoje fabbrecare‘Na palazzina che ‘na pietra sola.

Faccete e la finestra cacalosa,Li gatte te la fa la serenata,Li surce te la sporca la camiscie.

La bonaséra de tutte le zitèlle,A tutte ve la facce foste mille,E voi fra tutte sète la più bèlle.

Tutte me dice che sèi tanta bella,Le tue bellézze né l’ò viste mai;Se ne le porti sotte la guarnèlla12

Che su la facce ‘n te l’ò viste mai.

Tutti me dice che l’amore è péne.Dillu ‘mpuò e Mariucce che l’à pruove,Che s’è redotta a file ne cannéle!…

La mamme dél mie amor è ‘na santa donnaSe ruba li quatrì, puo’ me li manna.

E lu mie’ amore se chiame se chiameNe me recorde lu nome che avèva.

Fior de grugnale,Me l’ài tirata ‘na vrecca13 a lu core,M’avéte colte e m’à fatto male;Colto m’avéte e male me à fatto,M’à fatte strugge ‘l cor com’un confétto.

Fiore de mèlo,De lacreme n’ ò piéna ‘na fontane,Sciojeme amore mie de ‘ste caténe;De lacreme n’ ò fatto corre un fosso,Sciojeme amore mie che più ne posso;De lacreme n’ ò fatto corre un fiume,Sciojeme amore mie, ne posse piune.

Fiore de mentucce,Pijate lu schieppitte e annate e cacce,Pe’ ‘ccide lu cellette e Mariucce.

Fior de mortèlleL’uocchie te ride e la vocca te parle,Pe’ famme innamorà se’ nata bèlle.

Fiore de péreQuante me guarde tu ‘n quisce uocchie careDe la mènte me lève ugne pensiére.

Fior de limone,O’ fatte ‘n palazzétte dentr’ al mare,Fabbricate de penne de pavone.

Santa Croce14 bè’ a, bà,Lu maistre me vo’ ménà,Me vo’ menà che la bachètteSanta Croce maledétte.

Lu piu puovere da veciSempre sta, questi, questi.

Lu povere avanzeCrèpe la panzeSta dèjùNesciune ce pénze.

Questi due ultimi li cantano i ragazzi quando giocano acastellini. Il primo lo canta quello che dovendo tirare piùdavvicino tira per ultimo. – L’altro lo canta colui che harinunciato a tirare riservandosi per sé tutte le castelline che

12 Sottana13 Breccia, ciottolino14 Il sillabario

Con il presente articolo si conclude la serie pubblicata nell’Archivio delleTradizioni Popolari Italiane diretta dal Prof. Pitrè di Palermo. Ad esso si è aggiuntauna nota sul canto Donna Lombarda tratto dal materiale tuttora inedito raccolto dal-l’autore nel corso dei suoi lunghi anni di ricerche che verremo pubblicando edannotando dal prossimo numero di Ophys.

V. T - M.V.

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sono state abbattute dagli altri, cioè l’avanzo.

Donna Lombarda

Donna lombarda perché non m’ami?…Se ci hai marito fallo morì,T’inségnerò, t’imparèrò.Vanne nell’orto del signor padreChe c’è ‘n serpènte che fa morì.Pije la testa de quel serpènte,Pistela bè, pistela bè.Méttéla dentro ‘na carrafinaDel vin più bò, del vin più bò.Quante retorna lu tuò marite,Dajela a bè, dajela a bè.Donna lombarda, damme da bèChe ò tanto sé, che ò tanto sé.Quale lo vuoi del bianco o del nero?Del vin più bò, del vin più bò.Donna lombarda, cos’è sto vì?S’intorbidò, s’intorbidò.Fu li lampeggi dell’altra seraS’intorbidò, s’intorbidò.Parla un fanciullo de nove mesi:Non lo bevé, che c’è ‘l velé,…Con questa spada che ce ò nel fianco,T’ammazzerò, t’ammazzerò.E così fanno alle donne tiranne.…

Le tre sorelle

E c’era trè sorèlle e tutte trè d’amò

Cecilia è la più bèlla, se mése a navegà.Lu navegà che féce, l’anello jé cadéVoltanno gli occhi all’onde lo vide un pescator.O pescator dell’onde, vieni a pesca più ‘n qua.Cercate lu mie anèlle, che m’è cascate qua.Dopo che l’ò pescate, che cosa me darà?Cinte zecchine d’ore, ‘na borsa recamà.Nen vuoje né zecchine né borsa recamà,Solo un bacin d’amore che, cara, tu me dà.Se lu resà mio padre, che cosa me dirà?Sta zitta, ne dì gnènte che j te sposerò.Dopo che m’ài sposate, dove me porterai?‘Ncima quel monticèlle andréme a fa l’amò.Te farò fa ‘na casa de trentasei matò,Te la farò dipingere da trentasei pittò,Te farò far un abito de trentasei colò.Te lo farò cucire da trentasei sartò’.

Offida, aprile 1891Michele Angelini

(Estratto dall’Archivio per lo studio delle tradizioni popola-ri Vol. X p. 380 – Palermo C. Clausen 1891)

L’Angelini trascrive circa 15 anni dopo una ulteriore versionedi Donna Lombarda, in cui i termini risultano quasi del tuttoitalianizzati; si ritiene utile inserire qui la sola annotazioneche la illustra nella lettra di trasmissione al prof. Pitrè diPalermo.La cantavano così un gruppo di giovanette mentre lavorava-no le lenze (merletti a fuselli), intercalando questo canto colocanto dell’inno dei lavoratori e col canto dell’aria dellaMattheie (?) (Polka in voga fatta con arie popolari spagnuo-le) sulle quali avevano innestate queste parole: Quando memoro non ce vojo i preti, Ce vojo la bandiera socialista.

I soprannomi fino alla metà del secolo XVIII in Offida non v’era famiglia, si può dire, anche in città, anche le famiglie migliori chenon ne avessero:

Giannemechèle famiglia di Cesare Micheli dal nonno Giovanni MicheliCecalò Ser Giacomi grossa cicalaMagnante famiglia Camilli ora Mastrangelo ?Cerquatonna Guidotti al Ciafone quercia tonda forse vicino alla casaCardenà contadini ?Cecerò sarti Cicerone? gran parlatoreCecherì portalettere il padre reduce del ’48 si chiamava pure cosìCrespì i Carfagna forse qualche avo si chiamava CrispinoFéfé Desideri, estinta – ricchi commercianti. L’iniziatore della fortuna commerciale RaffaeleJasparre noi Angelini di Capradosso il nonno di papà GaspareMantemmé altro Angelini di Capradosso il nonno Bartolomeolu Sorce contadino di Capradosso il sorcioCiardì contadino di Capradosso GiardinoCuedò contadino di Capradosso lunga codaTittò Gabrielli di Offida BattistoneGnachì Cocci ?Pepe uno dei Rosini commerciante di coloniali piccolo di staturaCassò contadini Micheli grossa cassaMateluocchie contadini Micheli ?Vagnò contadini Micheli corruzione del cognome VagnoniStrubbe contadini Micheli strubbare: inquietarsiCallarà contadini Micheli calderaro

SOPRANNOMI OFFIDANI

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"FARFALLA D'ORO" I MINICANTANTI IN FINALE

Dopo la fase di selezione ed assegna-zione dei brani da proporre,l'Associazione Musicale "Farfalla

d'Oro" di Offida ha comunicato inominativi dei bambini che si esibi-ranno nella serata finale del 5 gennaio2004, con inizio alle ore 21,00 pressoil Teatro Serpente Aureo: LuciaLarpitelli di S.Elpidio a Mare - "La gal-lina brasiliana", Valeria De Annuntiis diColonnella - "Mio fratello", StefanoAcciaresi di S.Elpidio a Mare -"Marcobaleno", Priscilla Di Benedettodi Colonnella - "La pace c'è", ClaudiaPeroni di Offida - "I nonni son felici",Tiziana Cinquino di Offida - "Lo stel-liere", Davide Travaglini di Offida - "Ilramarro con tre erre", Chiara Cannelladi Offida - "Per un amico", FedericaPizi di Offida - "Se ci credi anche tu",

Giulia De Berardinis di Castel di Lama- "L'ambasciatore di paranà". Durantela serata il coro della "Farfalla d'oro"eseguirà "Canzone indigena".Appuntamento quindi alla vigiliadell'Epifania per assegnare la 13aFarfalla d'Oro e gli altri premi messi inpalio. Sicuramente, oltre ad una rassegnacanora per bambini, si assisterà ad unaserata il cui scopo è solo quello delpuro divertimento senza competizio-ne, oltre che un momento di aggrega-zione nel segno della solidarietà, valo-re questo sempre nel cuore dell'orga-nizzazione.

RINNOVATO IL CONSIGLIOD'ISTITUTO SCOLASTICO

Si sono svolte le elezioni per il rinno-vo del Consiglio d'Istituto scolastico

comprensivo di Offida. Sono risultati eletti: Cocchi Paolo,Massicci Gianna, Giancarlo Premici,Giordana Spaccasassi, Lunetti Teresio,Piangiarelli Sabrina, Baglioni Silvia,Contrafatto Annalisa (rappresentantidei genitori), i Prof. Manni Vincenzo,Spurio Donatella, Nepa Patrizia (rap-presentanti dei docenti), BenfaremoGiuseppe, Ubaldi Cesare (rappresen-tante del personale A.T.A.). Membro di

diritto il Prof. Franco Vagnarelli in qua-lità di dirigente dell'istituto. L'affluenzaal voto è stata decisamente bassa epari al 18,47% per l'elezione dei rap-presentanti dei genitori, 62,50% perl'elezione dei rappresentanti deidocenti e 57,90% per l'elezione deirappresentanti del personale A.T.A.Nella prima riunione verranno eletti ilPresidente e Vice-presidente.

Cuecciò contadini Micheli testoneTefò contadini Micheli grosso tufolu Ré contadino -Ncecchetta contadini FranceschettaMezzo Bajocco nel manoscritto del Monte dei PegniPezzellara ?Becquelì la famiglia del sig. Luigi Bernardi ?Peté varie famiglie di campagna anche

possidenti (anche nel Catasto di Offida) ?Pupù contadini corruzione di qualche nome di battesimoCerlandò calzolaio? corruzione di Uccell’Andò nota favola popolare

(cfr. Corazzini p. 419)Granvècchie Travaglini Antica famiglia campagnuola di Offida che conservava

sempre una riserva di grano vecchio sul quale speculavaMecò Vannicola da domenicano?Pulicà Lunerti? FornariSultà l’avv.Rosini Sultano! Famiglia di falegnami = orgogliosi forse?Cappellò contadino ?Ngrellò a Capradosso da ngrellà = alzare il cane del fucile, forse con significato eroticoNgrellì a Capradosso = famiglia Angelini

di altro stipite, famiglia di mugnai ora farmacista in Ancona(significato come sopra)

la Stora a CapradossoL’Azzona Ricca ed antica famiglia di campagna a CastignanoMastralì a Capradosso Mastro Aligì?

Michele Angelici (Archivio Micheli – Angelini e Vannicola b. 20.a fasc. 6)

OPHYS NEWS DI ALBERTO PREMICI

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LA GIORNATA DEI MUSICISTI OFFIDANI

Come ogni anno, in occasione dellafestività di S.Cecilia, protettrice deimusicisti, l'Associazione Musicale"Corpo bandistico Città di Offida", haorganizzato una giornata conviviale;preceduto dalla S.Messa presso laChiesa di S.Agostino, il numerosoorganico orchestrale si è esibito in unconcerto gratuito nel Teatro SerpenteAureo eseguendo marce sinfoniche,paso doble, suite dei maestri Lanaro,

Ruiz, De Haan e dello stesso direttoreartistico M° Ciro Ciabattoni. Graditissima la presenza del M°Nazzareno Allevi, ancora nel cuore ditutti i musicisti offidani per il suo con-tributo dato alla banda, che per l’occa-sione ha presentato la marcia“Scultorea” dedicata allo scultore offi-dano Aldo Sergiacomi. Soddisfatto ilPresidente dell'Associazione GiancarloPremici, appena tornato dal viaggiocon altri delegati in Germania, ovesono già definiti i dettagli della trasfer-ta della banda nel 2004 per il gemel-laggio con il complesso bandistico diMemmingen: "..oggi nuovi musicistisono preparati nei corsi specifici cura-ti dall'associazione "Corpo BandisticoCittà di Offida" regolarmente auto-rizzati ed in parte finanziati dallaRegione Marche, dalla Provincia di

Ascoli Piceno e dal Comune di Offida;bravi e preparati musicisti comequelli già inseriti nel complessoorchestrale e tantissimi giovani allie-vi che sono chiamati a recuperarequesta antica tradizione musicale.Ciò crediamo che sia un momentod'intesa educativo per tutti, masoprattutto per i giovani nella cui for-mazione la componente di sensibileattenzione e di partecipazione aivalori della tradizione territoriale èimportante nella individuazione enel rafforzamento della propria iden-tità funzionale e sociale”.A seguire un pranzo sociale con moltiospiti durante il quale, come consue-tudine, sono stati consegnati degliomaggi a coloro che hanno sostenutoe collaborato con l'associazione.

KATIA RICCIARELLI:VOCE, MELODIA E SIMPATIA

"Una voce languida, sognante, squisi-tamente velata, soffice come unapiuma, trepidante, implorante.Pregando, accarezzano le parole consupplice pateticità, le fanno oscillarecon trilletini fluidi e teneri, le ornanodi fiorettature ricamate in oro bianco"ed io aggiungerei una donna affabile,simpatica ed affascinante. Tutti d'ac-cordo su queste definizioni i moltiintervenuti alla serata di gala di giove-dì 6 novembre al ristorante "Villa SanLazzaro" di Offida, non nuovo ad ini-ziative del genere e che aveva comemomento clou il concerto lirico diKatia Ricciarelli. Impossibile qui riper-correre, anche brevemente, lo straor-dinario percorso professionale dell'ar-tista; diplomata al Conservatorio diVenezia, debutta a Mantova inBohème nel 1969 e al Teatro Regio diParma nel 1970 con Trovatore. Cantain tutti i principali teatri del mondo.Diretta da maestri come Von Karajan,Giulini, Gavazzeni, Abbado, Muti,Maazel, Davis, Levine, Metha, Pretre,

ha inciso più di 36 opere per le casediscografiche DGG, Philips, Sony,RCA, Fonit Cetra, Virgin Decca. ConDomingo e la regia di Zeffirelli è stataun'indimenticabile Desdemona nelfilm-opera Otello. Nel 1994 per 25anni di carriera è stata nominata aVienna Kammersungerin e in ItaliaGrande Ufficiale della RepubblicaItaliana. Il soprano, già dall'ingressonella sala grande del complesso alber-ghiero di Gaetano Seghetti, in unambiente tirato a lucido ed in grandespolvero per l'occasione, ha conqui-stato tutti i presenti con la signorilità ela gentilezza con cui ha iniziato la suamemorabile performance, durante laquale come da programma ha esegui-to una selezione di celebri brani tratteda opere di Rossini, Handel, Puccinied altri. Molto apprezzate le romanze da salot-to di Tosti e divagazioni sullo stupen-do mondo della canzone napoletana,sempre nel cuore dell'artista.Preceduto da un buffet nella salasuperiore, il concerto è stato un belmomento anche per i moltissimi offi-dani presenti, a contatto con un'artista

di caratura mondiale, egregiamenteaccompagnata al pianoforte dal M°Gianni Velluti. Concluso il concerto laRicciarelli si è intrattenuta con il pub-blico partecipando alla cena prevista,rispondendo a domande, firmandoautografi, facendo battute divertentianche sul suo rapporto con l'illustremarito. Ho avuto modo di conoscerela Ricciarelli durante un concerto tenu-to nella splendida cornice del teatro"Ventidio Basso" di Ascoli Piceno, inoccasione della manifestazione RAITelethon del 3 dicembre 1994, in cuiero componente dell'orchestra MarcheBig Band, invitata per l'occasione escambiare con lei qualche battuta; lasua simpatia ed il suo fascino sonoquelli di allora. Un plauso particolareall'anfitrione Gaetano per il coraggiocon cui intraprende e concretizza que-ste serate ed all'amico AlessandroSimonetti per la perfetta organizzazio-ne. Al termine del concerto il sopranoè stato omaggiato con un particolaremerletto offidano raffigurante un pen-tagramma su disegno di Paola Barbellie da una confezione di vini scelti dellacantina Moncaro.

ELETTO IL NUOVO DIRETTIVODELLA PRO LOCO

Dopo le elezioni del 16 novembre,durante le quali sono stati scelti i 14membri del Consiglio diAmministrazione della Pro Loco offi-dana (Di Lorenzi Davis, FioravantiSamantha, Camilli Emanuele,Acciarrini Tanja, Casali Luciano,Castellucci Mirena, Ciotti Bruno, CocciMaurizio, Colletta Francesco, Gabrielli

Silvio, Laudadio Giuseppe, ScarpettaLucio, Traini Giuseppe, Volponi Adele,per il Collegio dei Probiviri: FilippoliAlfio, Rossi Katia e Troiani Reno,Revisori dei Conti Savini Nicola,Filippoli Giorgio e Calvaresi William).La prima riunione ha espresso le cari-che di vertice: presidente LucianoCasali, vice presidente MaurizioCocci, tesoriere Mirena Castellucci,segretaria Samantha Fioravanti.Due membri eletti hanno rassegnato le

proprie dimissioni (Francesco Collettae Giuseppe Traini), e si è procedutoalla surroga secondo quando previstodallo statuto. "Personalmente sonoorgoglioso della mia nomina e sperodi essere all'altezza confidando nel-l'aiuto di tutti voi", ha dichiarato sod-disfatto il neo presidente, al qualeauguriamo un buon lavoro, certi chesaprà coinvolgere e collaborare con lealtre associazioni locali.

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LA FESTA DEGLI "AMICI DELLA MUSICA"

Dopo le manifestazioni del Corpo

Bandistico "Città di Offida", anche isoci ed i simpatizzanti dell'Associazione "Amici della Musica" di Offida sisono ritrovati presso il Ristorante"Caroline" per festeggiare S.Cecilia.I soci hanno discusso del futuro edelle iniziative in cantiere per pro-muovere e valorizzare la musica ancheattraverso l'organizzazione di viaggiper assistere ad opere, operette e con-certi di alta qualità nei migliori teatrid'Italia e d'Europa, come ormai avvie-ne da anni.

L'associazione tra l'altro è sempre pre-sente al Festival Internazionaledell'Operetta, che si svolge annual-mente al Teatro Verdi di Trieste.Giuseppe Sergiacomi, motore dell’as-sociazione, si è congratulato con l'atti-vità e la qualità della banda locale, edha auspicato che tutti i veri amantidella musica colgano l'essenza di que-sta nobile arte, evitando e superandodivisioni. E non possiamo esimercidall’essere tutti d'accordo con lui.

Il Teatro Verdi di Trieste, meta dimolti offidani, in un'anticastampa

IL PROGRAMMA 2003-04 DELTEATRO SERPENTE AUREO

Ha avuto luogo l'assemblea generaleordinaria dell' Associazione Teatrale"Teatro Serpente Aureo" alla qualehanno partecipato molti soci per poterdiscutere e deliberare sull'ordine delgiorno che prevedeva la nomina disoci onorari, l'approvazione del rego-lamento per l'elezioni delle cariche

sociali, l'elezione dei membri del con-siglio direttivo e del collegio dei pro-biviri. Dopo i previsti interventi dellaPresidente Falcioni, del tesorierePetrocchi e del Sindaco di OffidaD'Angelo, si è proceduto alla votazio-ne che ha espresso tre nuovi membrinel direttivo, eletti tra i soci. Altri duemembri sono stati nominati diretta-mente in rappresentanzadell'Amministrazione Comunale. Ilnuovo direttivo sarà pertanto compo-sto da Franca Falcioni, delegata delSindaco (Presidente di diritto), PieroAntimiani rappresentante della ProLoco, Vincenzo Petrocchi rappresen-tante del Corpo Bandistico "Città diOffida", Longino Carducci, rappresen-

tante dell'Istituto Musicale Sieber,Alessandro Simonetti Alessandro eGiampaolo Proietti, nominatidall'Amministrazione Comunale diOffida, Vito Impedovo, GiorgioFilippoli ed Ivano Tozzi eletti dai soci.Revisore unico dei conti il Rag.Grandoni Giampiero. Probi viri sonostati eletti Giangiacomo Lattanzi,Pacifico Massaroni e Leo Seghetti.Riconferme ed aggiunte quindi nell'or-gano esecutivo dell'associazione cheora avrà forze ed idee nuove per poteroffrire un variegato calendario dimanifestazioni culturali, tale da soddi-sfare i molti offidani appassionati diteatro, musica e prosa. Questo il pro-gramma proposto per il 2003-04:

Eventuali variazioni alle date del pro-gramma saranno comunicate a mezzostampa e tramite il sito internet delTeatro presso il quale sarà possibileconoscere i prezzi d'ingresso o quelli

per gli abbonamenti: Associazione tea-trale - Teatro Serpente Aureo diOffida - Largo della Musica, 6 - Offida(AP) tel. 0736.888765 fax 0736.889648w w w . t e a t r o s e r p e n t e a u r e o . i t

[email protected]. Per pre-notazioni: profumeria MoniaMalavolta, Corso Serpente Aureo, 89 -Offida - 0736 888616.

07 Dicembre 2003, ore 20.30 "Lo zoo di vetro" di Tennesse Williams, CompagniaFilarmonico Drammatica di Macerata13 Dicembre 2003, ore 20.30 "Come cucinarsi il marito" di Debbie Isitt con Lucia Vasini eBebo Storti, Compagnia delle Indie Occidentali21 Dicembre 2003, ore 20.30 Sonate al Chiaro di Luna - Istituto Musicale G. Sieber25 Dicembre 2003, ore 12.00 Concerto di Natale, Mº Ciro Ciabattoni, Corpo BandisticoCittà di Offida27 Dicembre 2003, ore 20.30 Concerto Gospel, Wanda Trent Phillips, Marche GospelFestival IX Edizione05 Gennaio 2004, ore 20.30 Farfalla D'Oro XIII Edizione, Rassegna canora per bambiniAss.ne Farfalla d'Oro di Offida10 Gennaio 2004, ore 20.30 Cantu - Musica d'autore e di tradizione siciliana, FratelliMancuso, Enzo e Lorenzo Mancuso18 Gennaio 2004, ore 20.30 "Carnezzeria", scritto e diretto da Emma Dante CRT/SudCosta Occidentale

25 Gennaio 2004, ore 20.30 "Tartufo ovvero l'impostore" di Molière, con Flavio BucciCantieri Teatrali Terzo Millennio11 Marzo 2004, ore 20.30 "Sogno di una notte di mezza sbornia" di Eduardo DeFilippo, Regia Mario Scarpetta20 Marzo 2004, ore 20.30 La notte de Le M'Rett | Musica e Cabaret - Pro Loco21 Marzo 2004, ore 20.30 "Italia-Brasile 3 a 2", di e con Davide Enia, Santo Rocco eGarincha3a settimana di Aprile"La terza moglie di Mayer" | Di Dacia Maraini, conGiuseppe Moretti e Tatiana WrintlerAllestimento, spettacolo e Prima Teatro di Gioia08 Maggio 2004Corpo Bandistico Città di Offida: “Bersaglieri in concerto”.In occasione del raduno nazionale Bersaglieri 2004 adAscoli Piceno 15 Maggio 2004, ore 20.30 "La Bisbetica Domata" di William Shakespeare Adattamentoe regia di Andrea Caldarelli, Compagnia FilarmonicoDrammatica di Macerata.

Teatro di Offida - particolare delsoffitto

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Tutti gli articoli su Offida del 2003 di cronaca, politica, attualità, sono consultabili su www.ophis.it oppu-re su www.bloggers.it/ophis. Per un costante aggiornamento consiglio l’iscrizione gratuita alla newslet-ter de www.ilquotidiano.it. Voglio unirmi agli altri collaboratori dell’Ophys e porgere a voi lettori i mieipiù sentiti auguri per le imminenti festività. Approfitto poi per ringraziare quanti hanno collaborato nel2003 alla redazione dei numeri dell’Ophys, aiutandomi in un lavoro sì faticoso, ma sicuramente di gran-de soddisfazione, che svolgo con passione al solo scopo di creare nuove opportunità d’espressione ecomunicazione per tutti.

Alberto Premici [email protected]

© Centro Studi “Guglielmo Allevi” - Piazza del Popolo, 17 63035 OFFIDA (AP) - tel.0736880009 fax 0736880907e-mail: [email protected] - web: www.ophis.it

Direttore responsabile: Serafino Camilli. Segreteria di redazione, realizzazione, grafica, web: Alberto Premici.Un ringraziamento particolare alla Dott.ssa Nadia Colletta per la gentile e competente collaborazione prestata.

Impaginazione e Stampa: La Nuova Stampa - Offida (AP) Reg. Trib. di Ascoli Piceno l’11 maggio 2002.

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