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Controllo dei livelli acusticidei messaggi pubblicitari edelle televendite

Programmazione dei lavori deltavolo tecnico permanente

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Sommario1 INTRODUZIONE .........................................................................................................................................5

2 PARTE PRIMA ............................................................................................................................................62.1 STATO DELL’ARTE DEL PROBLEMA DEL LIVELLO SONORO DEI MESSAGGI PUBBLICITARI (in Italia) ..........................6

2.1.1 Breve cronistoria del problema................................................................................................................................................... 62.1.2 I tavoli tecnici istituiti dalla Autorità ........................................................................................................................................... 72.1.3 La normativa vigente: dominio di applicazione e scopi............................................................................................................... 8

2.2 SCOPI DEL TAVOLO PERMANENTE ............................................................................................................................92.2.1 Prerogative del tavolo permanente ............................................................................................................................................ 92.2.2 Scopi di carattere integrativo ................................................................................................................................................... 102.2.3 Scopi di carattere estensivo ...................................................................................................................................................... 112.2.4 Scopi di carattere correttivo/migliorativo................................................................................................................................. 12

2.3 COSTITUZIONE DEL TAVOLO PERMANENTE............................................................................................................132.3.1 Altre attività del “tavolo permanente” ..................................................................................................................................... 14

3 PARTE SECONDA .....................................................................................................................................153.1 Determinazione degli “scopi” (integrativi, Estensivi e correttivi): possibili scenari.................................................15

3.1.1 Ultime normative e leggi sul controllo del livello sonoro delle pubblicità e loro impatto sul tavolo permanente ..................... 153.1.2 Alcune anticipazioni sulle ultime ricerche operate sul controllo e la percezione dei segmenti pubblicitari dopo la pubblicazione

della regolamentazione EBU R128............................................................................................................................................ 193.1.3 Nuovi media: verso una soluzione generale del problema........................................................................................................ 21

3.2 Attuali e futuri possibili problemi e loro soluzioni tecniche ....................................................................................223.2.1 L’acquisizione del segnale......................................................................................................................................................... 223.2.2 La misura del loudness.............................................................................................................................................................. 253.2.3 La verifica di infrazione al divieto ............................................................................................................................................. 26

4 CONCLUSIONI ..........................................................................................................................................28

5 APPENDICI...............................................................................................................................................305.1 APPENDICE A: Ipotesi di lavoro del “Tavolo Permanente”......................................................................................30

5.2 APPENDICE B: Estratto dal documento ATSC A/85 .................................................................................................32

5.3 APPENDICE C: CALM Act (testo finale della legge Approvata) ................................................................................34

5.4 APPENDICE D: Importanti sviluppi per il problema del loudness nelle comunicazioni radiotelevisive in Italia (negliultimi anni) ..............................................................................................................................................................36

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1 INTRODUZIONEScopo della relazione è fornire una base informativa più esauriente possibile al fine di definire almeglio la costituzione e gli scopi di un tavolo permanente sullo specifico argomento del controllo deilivelli acustici dei messaggi pubblicitari e delle televendite. Tavolo la cui istituzione, ricordiamo, èstata definita nell’Art.1 comma 7 della delibera 34/09/CSP, secondo il seguente testo: “È istituito untavolo permanente di consultazione presso l’Autorità avente lo scopo di realizzare gli adeguamentitecnici e normativi necessari per la definizione delle metodologie di rilevazione anche ad altri tipi diservizi televisivi operanti su piattaforme innovative (IPTV, DVB-H)”.Il governo, e non solo la sua istituzione, del succitato tavolo è ovviamente prerequisito dell’organo dicontrollo, ovvero dell’AGCOM, pertanto questo documento non può che semplicemente essere lacollazione di una serie di considerazioni e spunti a supporto dell’Autorità affinché questa possaoperare al meglio nelle modalità di costituzione, di definizione degli scopi, di esecuzione delle attivitàe infine di raggiungimento degli obiettivi preposti.La relazione è articolata in due parti. La prima parte si sviluppa nei seguenti punti.Si ripercorre brevemente la storia delle attività relative a questo problema sia a livello normativo, siaa livello tecnico prima che l’Autorità fosse demandata al suo controllo. Si conclude la cronistoria conun breve e ragionato riassunto delle attività e delle conclusioni raggiunte nei tavoli tecnici a supportodelle successivamente formalizzate delibere.Si esegue una revisione squisitamente tecnica degli obiettivi raggiunti dall’ultimo tavolo, o meglio daquanto definito nell’ultima delibera 219/09/CSP, rispetto alle attuali necessità nello scenario dellecomunicazioni radiotelevisive, alle normative in essere e in divenire, e rispetto a considerazioniesclusivamente basate sulla esperienza e sulle conoscenze precipue derivate da anni di attività inquesto campo.Si propone quindi una lista di contenuti tecnici e normativi (scopi) che il tavolo permanente dovrebbeaffrontare, sia dettagliandone le specificità tecniche, sia stimando una possibile iniziale via disoluzione e quindi una stima delle difficoltà e dei tempi necessari alla sua risoluzione, e infinesuggerendo anche eventuali modalità operative per il raggiungimento degli obiettivi individuati.Infine si suggeriscono alcune strategie operative, anche sulla base delle esperienze acquisite neiprecedenti tavoli piuttosto che nei gruppi di lavoro internazionali su tali argomenti, anche al fine diperfezionare l’andamento ed il raggiungimento degli obiettivi del tavolo permanente.In conclusione si formulano alcune generali osservazioni e proposte relative alle funzioni edall’eventuale estensione dei compiti del tavolo permanente.La seconda parte della relazione è articolata, a sua volta, in due sezioni.Per prima cosa si esegue un excursus delle ultime rilevanti novità e tendenze nell’ambito dello studiodel loudness, ed in particolare della misura e del controllo dei livelli sonori della pubblicità. Siconsidererà sia quanto definitivamente specificato nell’ultimo periodo, sia quanto in fase didefinizione e infine, di non minore importanza, quello che i più recenti studi sembrano indicare comenecessario necessità ulteriore per la soluzione del problema.Segue una sezione prettamente tecnica in cui verranno affrontati alcuni specifici problemi già definitinegli scopi: di questi verranno presentate possibili soluzioni sia da un punto di vista metodologico, siada un punto di vista tecnico e pratico, evidenziandone anche eventuali ostacoli, piuttosto chestimandone i costi e le risorse necessarie.

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Conclude il lavoro una ragionata revisione del problema in generale, anche in rapporto al mainstreamche sembra attuarsi sia da un punto di vista normativo, sia tecnologico; ovvero si cercherà diindividuare la strada maestra che il tavolo permanente potrebbe intraprendere almeno nella sua faseiniziale, pur ricordandone e ribadendone che la sua specificità di “permanenza” nel tempo risultaesserne caratteristica essenziale e imprescindibile.

2 PARTE PRIMA

2.1 STATO DELL’ARTE DEL PROBLEMA DEL LIVELLO SONORO DEI MESSAGGIPUBBLICITARI (in Italia)

2.1.1 Breve cronistoria del problemaCon il moltiplicarsi delle emittenti radiotelevisivi, pubbliche e private, va sempre più aumentando laquantità di messaggi pubblicitari inseriti nei palinsesti e sempre più diffusamente l’utente ha lapercezione che nelle programmazioni televisive i messaggi pubblicitari vengono trasmessi con unlivello audio più alto di quello dei normali programmi. Lo scopo di questa alterazione “dovrebbe”essere quella di richiamare artatamente l’attenzione dell’utente alla pubblicità, con improvvisi sbalzidel livello audio di trasmissione di questa ultima.Nella legge n.447 del 95, il legislatore, ritenendo il fenomeno ascrivibile nella sfera dell’inquinamentoacustico, all’articolo 12 “vieta alla concessionaria pubblica e ai concessionari privati per laradiodiffusione sonora e televisiva di trasmettere sigle e messaggi pubblicitari con potenza sonorasuperiore a quella dei programmi ordinari”.In tale norma non sono pertanto indicati né la metodologia di misura, né il limite oltre il quale sidisattende al divieto.Nel gennaio 2000 l’Associazione, “Asso Acustici” ed i singoli consiglieri dell’associazione stessa inqualità di consumatori, richiedono l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercatoin relazione ad una ipotesi di violazione dell’articolo di legge sopra citato e riferita alle maggioriemittenti nazionali, pubbliche e private. A sostegno della loro ipotesi i denuncianti presentano irisultati di una propria campagna di misure e rilevamenti, descrivendone il metodo e la procedurautilizzata.In sintesi, secondo il denunciante, i dati presentati dimostrerebbero che attraverso la misurazione dellivello equivalente continuo su parti di segnali audio dei programmi trasmessi dalle emittenticontrollate, si può rilevare che il livello degli spot pubblicitari e delle sigle è, nella maggioranza dei casianalizzati, più alto del livello dei programmi normali.Dopo aver acquisito anche il parere di un proprio consulente, il giudicante ritiene che ci siano glielementi che accertano la violazione dell’art.12 della legge n.447 del 95 e dispone che le emittentiesaminate pongano fine a tale comportamento.Nel frattempo il decreto legislativo 31 luglio 2005, n.177 (Testo unico della radiotelevisione) ridefinivanell’Art.4 lettera C, comma 1 che "le trasmissioni pubblicitarie e le televendite siano riconoscibili edistinte dal resto dei programmi con mezzi di evidente percezione, con esclusione di quelli che siavvalgano di una potenza sonora superiore a quella ordinaria, fermi gli ulteriori limiti e divieti previstidalle leggi vigenti”, confermando, in questo caso per la sola pubblicità, quanto vietato dallaprecedente legge.Nella primavera dell’anno successivo il problema fu nuovamente riproposto in discussione nellaCommissione Parlamentare competente e conseguentemente, nel giugno del 2006, l’Istituto

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Superiore delle Comunicazioni esegue, su richiesta dell’allora Ministro Gentiloni, uno studio sul livellodella potenza dei messaggi pubblicitari rispetto a quella dei programmi, ovvero dell’impatto sonorodel messaggio pubblicitario che segue il programma. Le risultanze mostrarono che il problema eraeffettivamente presente come supposto dall’esperienza comune. La metodologia utilizzatadall’Istituto fu la base per la delibera 157/06/CSP che nuovamente conferma “Le emittentiradiotelevisive pubbliche e private operanti su frequenze terrestri, via satellite o via cavo, non possonodiffondere messaggi pubblicitari e televendite con una potenza superiore a quella ordinaria deiprogrammi misurata secondo i parametri tecnici e le metodologie di rilevamento di cui all’allegato Aalla presente delibera”. Questa delibera è di grande importanza perché definisce tecnicamente eunivocamente una metodologia operativa del principio legislativo per la prima volta in Italia (e perquanto a noi noto in Europa). Il principio alla base della metodologia, che opponeva il livello delsegnale pubblicitario con quello del programma immediatamente precedente, fu sin da subito messoin discussione dagli operatori che sottolinearono sia alcune difficoltà tecniche del suo rispetto, sia lasua non conformità allo spirito della legge che evidenziava come si dovesse contrapporre il livellodella pubblicità con quello del livello ordinario dei programmi. Pertanto l’organo competenteistituiva, con delibera 50/07/CSP, un primo tavolo tecnico al fine di acquisire - con la collaborazionetecnica dell’Istituto Superiore delle Comunicazioni e delle Tecnologie dell’informazione, in veste diconsulente del tavolo tecnico – attraverso l’interlocuzione con gli operatori e tutti gli attori dellafiliera le informazioni utili per pervenire all’adozione della normativa regolamentare di attuazione deiprincipi di legge corretta e rispettosa di tutte le esigenze coinvolte nell’attività da disciplinare.In un‘analisi ex post di questa cronistoria, è tuttavia doveroso sottolineare che il primigenio punto divista introdotto dall’organo tecnico del Ministero delle Comunicazioni, adottato dall’AGCOM masubito messo in discussione dalle emittenti televisive in quanto, a loro avviso, non accettabile nétecnicamente, né per la sua incoerenza con lo spirito legislativo, è in realtà oggi alla base (ocomunque piuttosto coerente) delle diverse metodologie che si stanno definendo, sempre al fine dicontrollare il livello di potenza sonora della pubblicità rispetto a quella dei programmi, in altri paesi, lacui normativa tuttavia non prevede una parametrazione del livello sonoro della pubblicità a quello“ordinario” dei programmi.

2.1.2 I tavoli tecnici istituiti dalla AutoritàPer quanto sopra detto, l’Autorità ha ravvisato l’opportunità di istituire una audizione attraverso lostrumento del tavolo tecnico al fine di recepire le note di quanti si opponevano alla delibera. Moltobrevemente possiamo dire che nel primo tavolo tecnico, istituito con delibera 50/07/CSP, si è svoltoun rilevante lavoro di revisione della metodologia della misura, introducendo, o più correttamenteadottando, il concetto di “loudness”, cosi come si stava affermando a livello internazionale negliorganismi di standardizzazione. Al tavolo sono stati portati, sia da un punto di vista sperimentale, siada un punto di vista teorico, forti argomenti a favore dell’utilizzo di questa misura, tra i qualil’adozione del “gating” come ulteriore metodologia a supporto di una corretta misura del livellosonoro. Se da un lato vi era totale convergenza di tutti i partecipanti su tale punto, al contrario unaforte divergenza risultava sulla determinazione del “livello ordinario”, concetto fondamentale chericordiamo era alla base delle opposizioni rilevate alla delibera 157/06/CSP.Poiché le argomentazioni portate dalle parti non facevano riferimento a quanto sarebbe statoauspicabile avere, ma piuttosto facevano riferimento allo “status” della emittenza in quel periodo(circa due anni or sono) e avendo le diverse emittenti caratteristiche e qualità diverse tra loro, ilrisultato fu l’impossibilità di definire univocamente il livello ordinario delle trasmissioni da parte deglioperatori stessi. Mentre, va ricordato, le posizione dell’ISCOM e della FUB rimanevano quelle di unasoluzione svincolata dallo status attuale delle cose, ma si riferivano ad una soluzione oggettivamentecorretta e tecnicamente raggiungibile (posizione che per altro è stata successivamente confortata dai

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lavori e dalle decisioni del gruppo internazionale di lavoro dell’ EBU denominato PLOUD). Sebbenequindi sulla quasi totalità delle questioni portate e discusse al tavolo tecnico vi fosse una ragionevoleconvergenza, la impossibilità di conciliazione nella individuazione di una formulazione comune di“livello ordinario” non ha permesso la formulazione, da parte delle emittenti, di un’unica proposta neitempi concessi contestualmente alla istituzione del tavolo e alle sue, necessariamente limitate,proroghe.Conseguente risultato di questa situazione è stata quindi la successiva delibera in cui si operava unasintesi delle proposte giustapponendo, in termini più che ragionevoli e opportuni, le esigenze espostenel tavolo e sintetizzate nella nuova metodologia descritta nell’allegato alla delibera 34/09/CSP. Eracomunque risultato evidente dai lavori di questo primo tavolo come il problema fosse molto piùcomplesso di quanto si potesse inizialmente supporre, che si stava affrontando un problema difrontiera dove le strategie più opportune e corrette non erano in molti casi ancora state definite macostituivano ancora un oggetto di ricerca, e infine che sebbene vi fosse un accordo sul principiometodologico, questo dovesse essere tecnicamente declinato per i diversi formati audio e per i diversimedia.Logica conseguenza è stata, in tempi ragionevolmente brevi, l’istituzione sia di un successivo tavolotecnico per finalizzare in modo unico la metodologia, sia l’istituzione di un tavolo permanente,oggetto di questo documento. Anche in questo secondo tavolo i lavori sono stati molto intensi. Sisono eseguite diverse campagne di misura, test soggettivi, aggiornamenti metodologici e quanto altronecessario a perfezionare la metodologia. Tuttavia lo scoglio già individuato nel precedente tavolodella definizione di “livello ordinario” sembrava nuovamente essere un punto di inconciliabiledivergenza tra gli operatori e solo con uno sforzo operato nell’ultimissima fase del tavolo si è potuto,finalmente giungere ad una proposta congiunta degli operatori. Proposta riportata nell’ultimadelibera sull’argomento, la numero 219/09/CSP che definisce, al momento di stesura del presentedocumento, di fatto il punto di riferimento normativo nazionale.

2.1.3 La normativa vigente: dominio di applicazione e scopiRiassumiamo pertanto quanto è stato regolamentato con la succitata delibera, o meglio il dominio diapplicabilità della metodologia ed i suoi scopi, prima di discutere specificatamente dell’istituendotavolo permanente. Nei suoi considerata la delibera richiama la proposta degli operatori dove sichiarisce nettamente che si vorrebbero esclusi dal dominio di applicabilità le trasmissioni analogiche,e che invece ne costituiscono dominio le trasmissioni digitali in tecnica DVB-T e DVB-S esegnatamente S2. Come infatti recita la delibera nei punto a) dei considerata, “per quel che attiene ilcampo di applicazione, sono potenzialmente soggette a controllo tutte le emissioni digitali (terrestri esatellitari), con analisi diretta dell’audio contenuto nel transport-stream digitale. Di contro, sonoescluse tutte le emissioni analogiche”.Tuttavia quanto deliberato sembra ulteriormente limitare questo dominio in quanto come definito alcomma 3 dell’Art.1 “L’articolo 1, comma 1, della delibera n. 34/09/CSP si applica alle trasmissioni intecnica digitale terrestre e non trova applicazione alle trasmissioni analogiche”, e pertantol’inclusione delle trasmissioni satellitari sembrerebbe ereditato dall’articolo 1, comma 1, delladelibera n. 34/09/CSP che ricordiamo include sistemi “operanti su frequenze terrestri e via satellite”.Si noti inoltre come la richiesta da parte degli operatori di operare attraverso una “analisi direttadell’audio contenuto nel transport-stream digitale”, non trova esplicito accoglimento in quantodeliberato, che pertanto lascia aperte anche altre soluzioni.Sempre per meglio definire il dominio di applicabilità al punto 8 dell’Allegato stabilisce che per ilperiodo transitorio “sono esclusi dal controllo i segnali audio multicanale discreti codificati (tra i qualiDolby e DTS) e di conseguenza esclusi tutti i segnali audio generati per up-mix o down mix all’internodei set-box o dei ricevitori TV; la definizione delle modalità di controllo su tali canali sono rinviate al

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Tavolo Permanente di consultazione sulle piattaforme innovative, di cui all’Art. 1, comma 7 delladelibera n°34/09/CSP. I segnali audio multicanale a matrice sono considerati come segnalistereofonici a tutti gli effetti e quindi sottoposti a controllo”. Nel testo di questo punto si trovaesplicito riferimento uno dei compiti che dovranno essere risolti nel tavolo permanente, come sidettaglierà nel paragrafo successivo.

2.2 SCOPI DEL TAVOLO PERMANENTE

2.2.1 Prerogative del tavolo permanenteIl problema del controllo del livello dei programmi radiotelevisivi, e pertanto del livello dellapubblicità nei programmi radiotelevisivi, è uno di quelli ritenuti tra i più importanti e critici almomento. Con il passaggio al digitale infatti si è aperta una vera e propria rivoluzione nelle tecniche enelle potenzialità audio, certamente di non minore importanza rispetto a quelle video. Questo hapermesso, finalmente, lo sviluppo di nuove metriche di misura della potenza sonora, nonché unpotenziale di qualità audio praticamente illimitato che tuttavia deve essere gestito correttamente infunzione del tipo di media, del contenuto e della utenza. Per certi versi possiamo dire che solo orastiamo salendo il primo gradino di una nuova lunga scala di opportunità. Non è infatti un caso se ilrisultato di queste attività sul livello sonoro sono strettamente seguite da tutti i broadcasterprincipali, dai produttori di strumentazione e dai centri di ricerca sull’argomento. Non si tratta infattisolamente di definire nuove metriche di misura della potenza sonora, ma di ridefinire tutta la catenadi produzione, distribuzione ed emissione dell’audio nelle radiocomunicazioni. Probabilmentel’impatto che tutto questo avrà negli anni a venire e la sua evoluzione non sono ancora oggichiaramente percepibili, né tantomeno immaginabili.Particolarmente opportuna risulta quindi l’istituzione di un tavolo tecnico “permanente” su questoargomento. Già oggi le declinazioni del mezzo televisivo e di quello radiofonico sembranomoltiplicarsi a dismisura, in particolar modo attraverso la rete piuttosto che via etere. Prerogativa deltavolo permanente sarà quindi quella di declinare in modo coerente e tecnicamente compatibile unametodologia di controllo del livello sonoro della pubblicità per tutti i media e per tutti i formatipresenti sul mercato, o più semplicemente per tutte quelle declinazioni tecniche di radio e televisionelineare. Per quanto riguarda i servizi non lineari lo scenario è forse anche più complesso, tuttaviaquesti non sembrerebbero rientrare, al momento, nel dominio di interesse della attuale normativa,anche se è evidente che una richiesta di normazione a riguardo da parte della utenza non tarderà,probabilmente, a venire, e comunque potrebbero anche essere richieste da il recepimento di regolecome è successo con il decreto del 15/03/2010, n.44. Non a caso la tendenza attuale è proprio quelladi normare le caratteristiche del “contenuto” e di rendere “trasparenti” (o comunque ben rigide) lestrutture di trasmissione e di emissione. In questo ideale scenario allora, supposto che né la catenatrasmissiva né i sistemi emissivi e di fruizione alterino (se non dietro esplicita richiesta dell’utente) lecaratteristiche del contenuto, ed in particolar modo dell’audio nel nostro caso, il problema può essererisolto richiedendo che i contenuti soddisfino determinate specifiche di qualità. In questo modosistemi lineari (e non) andranno convergendo, o meglio avranno come unico punto di singolaritàquello dei programmi “live”. Proprio per questa tipologia di programmi e per lo specifico problemadel livello sonoro si sono e si stanno concentrando gli sforzi dei gruppi di lavoro come quello dell’EBUPLOUD che, con la definizione di misure e strumenti opportuni riescono a “garantire” una produzione,anche della programmazione in diretta o “live” con caratteristiche audio conformi ad un elevatostandard di qualità.Ciò premesso possiamo schematizzare gli scopi del tavolo tecnico “permanente” almeno secondo tretipologie e attività ben definite: una relativa a completare e integrare le norme e le metodologievigenti; una seconda atta ad estendere la normativa per quegli scenari attualmente non normati

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piuttosto che a quegli scenari emergenti del mercato che si presenteranno in futuro; infine una terzaatta a verificare la correttezza ed eventualmente a perfezionarne le metodologie relative allanormativa in essere.

Figura 1: Schema degli scopi del tavolo permanente.

2.2.2 Scopi di carattere integrativoPer scopi di carattere integrativo si intendono tutte quelle attività atte a completare le vigenti normesecondo quanto già determinato nella normativa medesima, o da quanto possa considerarsi tale sullabase di automatismi ben definiti, piuttosto che dall’accoglimento di norme di ordine superiore.Ad esempio per quanto riguarda la vigente norma è stabilito che questa recepisca, quandopubblicate, le eventuali nuove raccomandazioni sul loudness, che in particolare possiamo identificareora nella EBU R128 e nella nuova versione della ITU R BS1770. Scopo del tavolo in questo caso è siavalutare come queste raccomandazioni siano integrabili nella vigente norma senza che vi sianoincongruenze o controindicazioni, sia specificarne i modi ed i tempi di adozione nella normativa. Nelcaso specifico l’integrazione sembra essere molto agevole anche in relazione al fatto che la normadell’Autorità è stata sviluppata proprio avendo conoscenza del “work in progress” di questi organismi,e quindi ben si dispone a integrare quanto verrà raccomandato. Ovviamente questo casoparticolarmente fortunato deve essere considerato una eccezione: in generale è possibile, nel lungoperiodo, che ci si ritrovi a valutare la possibilità e/o la necessità di integrare variazioni anchesostanziali alla normativa, e che pertanto prima di operare in tal senso, ovvero in una suaintegrazione, sia necessario un non banale lavoro di adattamento e di revisione della norma prima dipoter procedere alla integrazione di nuove specifiche. Questa maggiore difficoltà, nello specifico, èpiù probabile nell’ambito di accoglimento di integrazioni esterne, quando certamente ci si espone avariazioni che in generale possono essere anche molto scorrelate rispetto alle normative vigenti. Adesempio, nel caso si volesse integrare, invece delle succitate raccomandazioni, una normazioneallineata alle linee guida del ATSC (Advanced Television Systems Committee), questo implicherebbeuna non banale rimodulazione della normativa sulla base della misura del loudness rispetto al livellodel dialogo. Difficoltà anche maggiori potrebbero esserci nell’integrare le linee guida delineate daBCAP (Broadcast Committee of Advertising Practice) che prevedono, tra l’altro, la possibilità di uncontrollo del volume basato ancora sulla obsoleta procedure delle misure di picco.Un ulteriore e del tutto diverso tipo di integrazione è quella legata alla tipologia del segmento audioda controllare. Se attualmente si considerano, ad una interpretazione letterale, solo pubblicità etelevendite, non è inverosimile pensare che altre tipologie di segmenti interstiziali piuttosto che sigle

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(come citato originariamente nelle legge), se non addirittura segmenti di programma (si pensi adesempio ai trailer cinematografici inseriti nei programmi di promozione), possano essere elementivettori di fastidio e/o di problemi in quanto elementi autonomi con contenuti il cui livello sonoro siafortemente e ingiustificatamente disallineato dal livello ordinario.Comunque pur limitandosi alla sola “pubblicità”, intendendo cioè tutti quegli oggetti checontribuiscono alla misura di affollamento e cioè pubblicità in tutte le sue declinazioni, televendite,telepromozioni e quanto altro deve essere considerato, risulta chiaro, dalla osservazione e dallaevoluzione di questi contenuti negli ultimi anni, che la tassonomia delle tipologie di segmenti audiosoggetti a controllo del livello sonoro è in continua evoluzione e che conseguentemente nuovetipologie di oggetti debbano essere integrati nelle misure da eseguire. È questo un compito dicarattere più giuridico che tecnico, che deve anche recepire le indicazioni provenienti a livelloeuropeo.All’interno di questo scopo si devono altresì considerare tutte quelle attività atte a mantenereaggiornati gli scenari già soggetti a norme quando questi siano integrati in servizi di tipo più evolutoma “equivalente”. Ad esempio consideriamo un servizio televisivo di tipo SD (Standard Definition) chevenga traslato o duplicato da DVB-S a/su DVB-S2, in questo caso deve essere valutato, e nel casointegrato tra i sistemi soggetti a controllo, anche il servizio SD su DVB-S2 in quanto il serviziotelevisivo SD era già oggetto di controllo e di relativa norma (analogamente è come già stato operatonella norma vigente per i servizi “duplicati” da DVB-T a DVB-S).Da un punto di vista squisitamente pratico la integrazione della raccomandazione EBU R128 dovrebbesolamente fissare la finestra di integrazione per il calcolo del gating a 400ms, e dovrebbe altresìfissare la soglia di sicurezza per il calcolo del loudness al valore di -70LUKS. Leggermente piùcomplessa potrebbe essere l’integrazione della future revisioni della BS1770. In questo caso infatti sitratterebbe di adottare nuovo modello di misura del loudness per i segnali multicanale, nello specificosegnatamente il formato 5.1. Allo stato attuale nella normativa ITU infatti è assente il contributo delLFE (Low Frequency Effect) nella misura del loudness, ma questo fatto è da molti ritenuto unavacanza intollerabile in una corretta misura del loudness. Questo è sicuramente un punto che verràintegrato nelle successive versioni della BS1770, ma certamente in tempi non così immediati come laEBU R128 che dovrebbe essere emanata entro il 2Q del corrente anno.Poiché è ragionevole prevedere che gli strumenti di misura del loudness realizzeranno le nuovemisure compatibilmente alle modalità EBU subito dopo la pubblicazione della raccomandazionemedesima, anche al fine di agevolare gli operatori all’utilizzo di strumentazione commerciale, èauspicabile una integrazione alla delibera 219/09/CSP attraverso i lavori del tavolo permanente perintegrare le modalità di misure definite nella raccomandazione della associazione europea deibroadcaster.

2.2.3 Scopi di carattere estensivoPer scopi di carattere estensivo si intendono tutte quelle attività atte a includere, o meglioaggiungere, alle vigenti norme tutte quelle metodologie necessarie al controllo del volume nei nuoviformati dei media audio (HD, THX, ecc.), nelle nuove piattaforme (IPTV, DVB-H, DMB, DAB+, ecc.),piuttosto che nelle nuove declinazioni della radiotelevisione lineare e non (webtv, ecc.).In pratica si tratta di trovare, piuttosto che adattare, delle norme tecniche a situazioni e formati noncontemplati nella vigente normativa, estendendone di fatto la sua applicabilità. Questo comportaquindi sforzi che possono anche essere di notevole importanza quando si dovranno affrontaresituazioni particolarmente innovative non contemplate dagli standard e dagli strumenti di misuracommerciali. In questi casi si dovranno di fatto realizzare delle soluzioni ad hoc compatibili con lemetodologie pregresse e supportate dagli strumenti di misura e che, infine ma cosa più importante,rispettino lo spirito della normativa. Qualora questa soluzione non sia individuabile, ma si renda

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necessaria l’estensione, si dovrà valutare la possibilità di aggiornare la metodologia di base affinchépossa contemplare e soddisfare quanto richiesto.Quanto più semplice e “universale” è il principio su cui si basa il controllo del volume tanto più facilesarà la sua estensione. Nel caso ideale si potrebbe anche considerare il caso di un unico sempliceprincipio declinabile per tutti i formati e per tutti i media.Nel nostro caso la vigente normativa si basa sul concetto di “livello ordinario”, di scarto tra livellodella pubblicità e “livello ordinario”, e infine su requisisti statistici minimi dei valori di scarto. Lametodologia potrebbe essere quindi, ad esempio per i sistemi lineari, semplicemente estesa ai diversiformati e media senza alcuna modifica se non quella della misura di loudness per i formati diversi daquelli già contemplati (mono e stero attualmente e anche 5.1 nel breve periodo). Quello che peròdeve essere considerato, e che quindi il tavolo permanente dovrà in prima istanza domandarsi è, adesempio: “è corretto utilizzare la misura del livello ordinario su un tempo di 5 giorni per il DVB-Hpiuttosto che per il DMB?” oppure “è corretto usare i medesimi requisiti statistici (8% su unasequenza di 50 sequenziali) degli scarti per servizi che hanno una distribuzione degli eventipubblicitari molto diversa tra loro?”.Anche per gli scopi di carattere estensivo, come si è detto per quelli di carattere integrativo, èpossibile fare delle ipotesi solo per il breve periodo. In questa ottica possiamo ipotizzare l’estensionedella attuale normativa ad DVB-S2, al DVB-T2 al formato HD (o meglio ai formati HD) alla IPTV ed alDVB-H per quanto riguarda i servizi televisivi.I servizi radiofonici al contrario sono stati, sino ad ora, posti in secondario ordine di priorità, mentre ilruolo primario è ovviamente stato ricoperto dai servizi televisivi. In linea di principio, ad esempio, peri servizi radiofonici non sembrerebbe sussistere alcuna controindicazione nell’adottare lametodologia già in essere per i servizi televisivi. Certamente nel caso delle radio, in cui l’esperienzainsegna il livello ordinario è molto meno variabile, un tempo di misura di 5 giorni per il livelloordinario potrebbe essere considerato più che sufficiente, o altrimenti inutilmente esteso. Ma alcontempo se, nello spirito della vigente delibera, si volessero escludere i sistemi di trasmissione ditipo analogico, allora il controllo del volume della radiofonia dovrebbe essere eseguito solamente suiservizi di radio digitale. Infine dobbiamo considerare che servizi di radiofonia sono distribuiti anche suDVB-T e DVB-S. In questo caso adottare un controllo di servizi radiofonici su questi media DVB puòconsiderarsi simultaneamente sia come una estensione, sia come una integrazione a seconda delpunto di vista.In pratica, nell’immediato, il tavolo permanente potrebbe estendere l’adozione della vigentedisciplina per le forme di IPTV (o meglio per tutte le televisioni lineari su internet) e per la/le radiodigitali nonché per le radio su DVB-T e DVB-S. Peculiari specifiche tecniche e procedurali per laacquisizione del segnale dai diversi dispositivi potrebbero/dovrebbero specificarsi per l’adozione dellametodologia primaria ovvero quella descritta nella delibera 219/09/CSP.Anche in questo caso, al fine di ottimizzare gli sforzi e le risorse, un primo punto di partenza potrebbeessere quello di verificare il livello della pubblicità radiofonica in relazione alla verificadell’affollamento della pubblicità medesima, piuttosto che esigere dal controllo del livello anche unaattività di individuazione e localizzazione della pubblicità e di quanto altro si debba controllare illivello sonoro.

2.2.4 Scopi di carattere correttivo/migliorativoPer scopi di carattere correttivo e/o migliorativo si intendono, nel primo caso, tutte quelle attivitàatte a modificare, se necessario anche sostanzialmente, le vigenti normative a fronte di evidenti everificate anomalie, imprecisioni, incompatibilità se non addirittura errori; mentre nel secondo caso siintendono tutte quelle variazioni alla normativa che non vanno a correggere sostanzialmente la

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normativa ma al contrario ne vanno a specificare caratteristiche e requisiti atti ad un più accurato ecorretto utilizzo. Ad esempio un tipico scopo migliorativo potrebbe essere specificare chel’esecuzione delle misure audio sia effettuata sul transport-stream, oppure modificare i valori di sogliao di percentuali di sforamento ammessi in funzione di opportuni studi e/o di evidenti anomalie tramisurazioni e “percezione” del livello sonoro delle pubblicità. Non è possibile fare esempi realistici discopi di carattere correttivo in quanto al momento non vi è sufficiente esperienza sperimentale dellametodologia. Possiamo solo enunciare un esempio puramente didattico quale risolvere eventualiincongruenze sulle unità di misura, sulla loro precisione e così via.Mentre indicazioni di carattere correttivo possono sorgere dall’esperienza derivata dall’uso estensivodella metodologia sia da parte dell’organo controllore sia da parte degli operatori controllati,indicazioni di carattere migliorativo possono sorgere essenzialmente da attività di ricerca eprendendo spunto dalle attività internazionali normative attinenti al problema e ai media coinvolti.

2.3 COSTITUZIONE DEL TAVOLO PERMANENTEDefiniti sommariamente gli scopi del tavolo, consideriamo ora quali siano i tempi e le modalità piùragionevoli per soddisfare al meglio i predetti scopi, e successivamente suggeriremo anche eventualistrategie di lavoro e di management.

Figura 2: Struttura del tavolo permanente e dei sottogruppi di studio/lavoro.

Come indicato in precedenza, e stante l’attuale situazione internazione del problema, unaragionevole motivazione per una prima formale riunione del tavolo permanente potrebbe essere ilrecepimento e quindi l’integrazione, della raccomandazione EBU R128, che ad oggi possiamo stimarenel 2Q del corrente anno.Una ipotesi di struttura generale del tavolo permanente è riportata nella figura precedente, e ricalcasommariamente la struttura già collaudata con successo nei precedenti tavoli. Deve tuttaviasottolinearsi la necessità di una maggiore e più formale distinzione della parte “tecnica” e di quella“giuridica” che dovrebbero operare autonomamente, ma strutturando operazioni di sincronia e dimutuo supporto tra le parti attraverso un paradigma di liaison o attraverso altra modalità daindividuare nel corso del tavolo. Questi poi dovranno sinergicamente, e non necessariamentepariteticamente, formalizzare i risultati nelle riunioni plenarie del tavolo permanente.Per la loro autonomia quindi ciascuno dei due tavoli, tecnico e giuridico, potrà essere più o menoattivo nei diversi periodi in modo del tutto asincrono rispetto all’altro. Ciascuno considererà le

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normativa ma al contrario ne vanno a specificare caratteristiche e requisiti atti ad un più accurato ecorretto utilizzo. Ad esempio un tipico scopo migliorativo potrebbe essere specificare chel’esecuzione delle misure audio sia effettuata sul transport-stream, oppure modificare i valori di sogliao di percentuali di sforamento ammessi in funzione di opportuni studi e/o di evidenti anomalie tramisurazioni e “percezione” del livello sonoro delle pubblicità. Non è possibile fare esempi realistici discopi di carattere correttivo in quanto al momento non vi è sufficiente esperienza sperimentale dellametodologia. Possiamo solo enunciare un esempio puramente didattico quale risolvere eventualiincongruenze sulle unità di misura, sulla loro precisione e così via.Mentre indicazioni di carattere correttivo possono sorgere dall’esperienza derivata dall’uso estensivodella metodologia sia da parte dell’organo controllore sia da parte degli operatori controllati,indicazioni di carattere migliorativo possono sorgere essenzialmente da attività di ricerca eprendendo spunto dalle attività internazionali normative attinenti al problema e ai media coinvolti.

2.3 COSTITUZIONE DEL TAVOLO PERMANENTEDefiniti sommariamente gli scopi del tavolo, consideriamo ora quali siano i tempi e le modalità piùragionevoli per soddisfare al meglio i predetti scopi, e successivamente suggeriremo anche eventualistrategie di lavoro e di management.

Figura 2: Struttura del tavolo permanente e dei sottogruppi di studio/lavoro.

Come indicato in precedenza, e stante l’attuale situazione internazione del problema, unaragionevole motivazione per una prima formale riunione del tavolo permanente potrebbe essere ilrecepimento e quindi l’integrazione, della raccomandazione EBU R128, che ad oggi possiamo stimarenel 2Q del corrente anno.Una ipotesi di struttura generale del tavolo permanente è riportata nella figura precedente, e ricalcasommariamente la struttura già collaudata con successo nei precedenti tavoli. Deve tuttaviasottolinearsi la necessità di una maggiore e più formale distinzione della parte “tecnica” e di quella“giuridica” che dovrebbero operare autonomamente, ma strutturando operazioni di sincronia e dimutuo supporto tra le parti attraverso un paradigma di liaison o attraverso altra modalità daindividuare nel corso del tavolo. Questi poi dovranno sinergicamente, e non necessariamentepariteticamente, formalizzare i risultati nelle riunioni plenarie del tavolo permanente.Per la loro autonomia quindi ciascuno dei due tavoli, tecnico e giuridico, potrà essere più o menoattivo nei diversi periodi in modo del tutto asincrono rispetto all’altro. Ciascuno considererà le

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normativa ma al contrario ne vanno a specificare caratteristiche e requisiti atti ad un più accurato ecorretto utilizzo. Ad esempio un tipico scopo migliorativo potrebbe essere specificare chel’esecuzione delle misure audio sia effettuata sul transport-stream, oppure modificare i valori di sogliao di percentuali di sforamento ammessi in funzione di opportuni studi e/o di evidenti anomalie tramisurazioni e “percezione” del livello sonoro delle pubblicità. Non è possibile fare esempi realistici discopi di carattere correttivo in quanto al momento non vi è sufficiente esperienza sperimentale dellametodologia. Possiamo solo enunciare un esempio puramente didattico quale risolvere eventualiincongruenze sulle unità di misura, sulla loro precisione e così via.Mentre indicazioni di carattere correttivo possono sorgere dall’esperienza derivata dall’uso estensivodella metodologia sia da parte dell’organo controllore sia da parte degli operatori controllati,indicazioni di carattere migliorativo possono sorgere essenzialmente da attività di ricerca eprendendo spunto dalle attività internazionali normative attinenti al problema e ai media coinvolti.

2.3 COSTITUZIONE DEL TAVOLO PERMANENTEDefiniti sommariamente gli scopi del tavolo, consideriamo ora quali siano i tempi e le modalità piùragionevoli per soddisfare al meglio i predetti scopi, e successivamente suggeriremo anche eventualistrategie di lavoro e di management.

Figura 2: Struttura del tavolo permanente e dei sottogruppi di studio/lavoro.

Come indicato in precedenza, e stante l’attuale situazione internazione del problema, unaragionevole motivazione per una prima formale riunione del tavolo permanente potrebbe essere ilrecepimento e quindi l’integrazione, della raccomandazione EBU R128, che ad oggi possiamo stimarenel 2Q del corrente anno.Una ipotesi di struttura generale del tavolo permanente è riportata nella figura precedente, e ricalcasommariamente la struttura già collaudata con successo nei precedenti tavoli. Deve tuttaviasottolinearsi la necessità di una maggiore e più formale distinzione della parte “tecnica” e di quella“giuridica” che dovrebbero operare autonomamente, ma strutturando operazioni di sincronia e dimutuo supporto tra le parti attraverso un paradigma di liaison o attraverso altra modalità daindividuare nel corso del tavolo. Questi poi dovranno sinergicamente, e non necessariamentepariteticamente, formalizzare i risultati nelle riunioni plenarie del tavolo permanente.Per la loro autonomia quindi ciascuno dei due tavoli, tecnico e giuridico, potrà essere più o menoattivo nei diversi periodi in modo del tutto asincrono rispetto all’altro. Ciascuno considererà le

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eventuali liaison ricevute, e formulerà le rispettive risposte eventualmente riportandole al tavolopermanente.Ad un livello superiore quindi le risultanze del tavolo permanente, insieme ad altre fonti diconsultazione, come è riportato nell’esempio del tutto didattico della figura seguente, costituirannola base informativa ad AGCOM per soddisfare i prerequisiti necessari all’adempimento dei suoicompiti di controllo.

Figura 3: Ipotesi di base informativa ad AGCOM e “tavolo permanente”per il controllo del volume della pubblicità nelle radiocomunicazioni.

Pertanto è ragionevole considerare che il tavolo permanente abbia una frequenza di scadenze e diincontri più diradata rispetto, ad esempio, a quella del tavolo tecnico e che anzi siano proprio lerisultanze dei due tavoli, tecnico e giuridico, a guidare le scadenze del tavolo permanente,eventualmente con esclusione di scadenze formali di lungo periodo del tavolo permanente (chepotremmo stimare anche in annuali o semestrali).Ciascuno dei tavoli potrà, qualora lo ritenga necessario, svolgere attività di carattere ulteriormentepiù specifico: ad esempio potrebbero svolgersi attività relative alla strumentazione e ai manifatturieri;alla valutazione di nuove metodologie; alla misura sperimentale di formati e media ancora daintegrare nella normativa e così via. Compiti che potrebbero coinvolgere un numero limitato dipartecipanti al tavolo permanente.Sarebbe bene infatti che, diversamente da quanto è accaduto in passato, il tavolo permanentecoinvolgesse un ben più ampio numero di partecipanti, ampliando sia la tipologia dei partecipanti, siai rappresentanti per ciascuna tipologia. Pur essendo ovviamente la partecipazione al tavolo su basevolontaria, si ritiene opportuna una eventuale sollecitazione a partecipare, contestualmente conl’affrontare di specifici problemi. Questa sarebbe una soluzione da perseguire al fine di arrivare a deirisultati il più condivisi possibile, e che tengano conto della esperienza, della conoscenza e dellenecessità di tutti gli attori coinvolti nella creazione, distribuzione, emissione e fruizione dei contenutiradiotelevisivi.

2.3.1 Altre attività del “tavolo permanente”Nei paragrafi precedenti abbiamo cercato di suggerire quali possano essere gli obiettivi istituzionalidel tavolo permanente. Il tavolo tuttavia è anche un importante punto di incontro di una realtànazionale certamente di alto livello professionale che non ha altre opportunità così importanti dicondividere problemi e soluzioni, piuttosto che di collaborare costruttivamente e sinergicamente. Purnel rispetto delle relative parti, considerando che possono essere presenti categorie aventi interessi e

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scopi diversi, che anche all’interno di una stessa categoria vi possano essere condizioni di fortecompetitività, che in ogni caso il tavolo ha istituzionalmente funzione di consultazione e/o diaudizione, si è già verificato che questa opportunità può favorire collaborazioni a latere delle attivitàufficiali che però hanno stretta attinenza con queste, e che a queste possono costruttivamentecontribuire. Si ritengono queste occasioni delle grandi opportunità che possono condurre a risultatimolto vantaggiosi per tutte le parti, e che pertanto devono essere favorite anche attraverso ladiffusione dei risultati e delle attività del tavolo permanente in manifestazioni pubbliche piuttosto chein eventi promossi autonomamente.

3 PARTE SECONDA

3.1 Determinazione degli “scopi” (integrativi, Estensivi e correttivi): possibiliscenariIn questa sezione del documento vedremo quali fattori esterni a quelli nazionali, ed in particolarenormative e leggi, ma anche studi di ricerca ecc., possano, o meglio dovrebbero, influire sul tavolopermanente e in che modo. A partire dalla situazione attuale, ancora non del tutto stabile da unpunto di vista tecnico ma non solo, si prospettano una serie di possibili scenari, e di conseguenzacome da questi possano determinarsi quegli “scopi integrativi” già definiti nella prima parte.Ovviamente i fattori esterni che possono avere influenza sui lavori del tavolo permanente nonnecessariamente impattano sui soli “scopi integrativi”, ma possono influenzare anche gli altri diversiaspetti degli scopi del tavolo, o anche nuovi e imprevisti aspetti che attualmente non sono previstineanche nella parte più innovativa legata agli scopi “estensivi”. Ad esempio se fino ad oggi è statostigmatizzato che la definizione di un univoco livello di emissione non rientra nei correlati legati alcontrollo dei livelli sonori della pubblicità, vedremo come questa ipotesi in realtà divenga sempre piùuna necessità. Necessità per altro già evidenziata esplicitamente sia dal broadcaster pubbliconazionale all’inizio dei lavori del tavolo tecnico, sia implicitamente dai più recenti atti legislativi invigore in altri paesi.

3.1.1 Ultime normative e leggi sul controllo del livello sonoro delle pubblicità e loro impatto sultavolo permanenteSi è già detto come una delle attività integrative del tavolo permanente fosse quella di recepire lamisura di loudness definita in ambito EBU, è più specificatamente la misura detta di “integratedloudness” descritta nel documento tecnico “EBU 3341 Metering specification”. Nell’agosto delpresente anno il lavoro del gruppo EBU P/LOUD ha ufficialmente visto l’approvazione dei suoi risultaticon la prima serie di documenti, ed in particolare con la Raccomandazione R128 “Loudnessnormalisation and permitted maximum level of audio signals”. Questa non solo definiscedettagliatamente nuove misure di loudness, questione di sicuro interesse del presente progetto enegli scopi del tavolo permanente, ma soprattutto mette in evidenza come sia possibile, o megliosarebbe dire necessario alla fine di un’armonizzazione dei livelli sonori nel broadcast, definire nonsolo le misure ed i limiti di tolleranza, ma anche (e come vedremo in seguito sopratutto) un livello benpreciso di emissione di ‘tutti’ i programmi e in ‘tutti’ i media.In generale si è già ampiamente riferito accennato alla Raccomandazione R128, ma in precedenza erastata focalizzata l’attenzione sulle misure di loudness e non si era data particolare enfasi al fatto cheuno dei punti essenziali della raccomandazione sia quello di definire un livello ben preciso di loudnessper la emissione di tutti i programmi. Nello scenario internazionale comunque devono ritenersi di

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principale e fondamentale interesse i contributi e le decisioni prese a livello europeo e americano.Prima di introdurre una realistica ipotesi di sintesi di queste posizioni, riteniamo interessante ededucativo analizzare, nei contenuti e nei tempi, l’evoluzione di queste posizioni. È chiaro infatti comele posizioni prese a livello di continente, ed in particolare di Europa e America, abbiano un pesomaggiore, per le nostre considerazioni, di quello che possono avere le norme di singoli paesi (a titoloesemplificativo Regno Unito, Polonia, Francia, ecc.).Al termine del 2008 l’EBU, l’associazione europea dei broadcaster radiotelevisivi pubblici, istituisce ilgruppo di lavoro P/LOUD con lo scopo di risolvere attraverso la definizione di nuove misure e regole ilproblema del loudness, ovvero del livello sonoro, nelle trasmissioni radiotelevisive. È di fondamentaleimportanza sottolineare che il gruppo ha lo scopo di definire misure e “regole”, ovvero indicazioni chedevono essere rispettate al fine di garantire un adeguato controllo del livello audio dei segnali. Ilgruppo quindi non solo vuole definire come misurare il livello di loudness, ma anche definire qualisiano i valori e le tolleranze che una corretta trasmissione radiotelevisiva deve avere. Se infattistoricamente, nello scenario degli ultimi anni, il primo gruppo di studio internazionale sul problemadel loudness è stato quello del gruppo ITU che nel 2006 ha definito attraverso la raccomandazioneITU R B.1770 nuove tecniche di misura di livello sonoro per le trasmissioni radiotelevisive, il gruppoP/LOUD è il primo, e unico, che si pone l’ambizioso obiettivo di risolvere il problema atrecentosessanta gradi ovvero in tutti i suoi possibili aspetti e per tutti i possibili media. L’importanzadel P/LOUD risiede nel fatto che oltre ai broadcaster pubblici in esso sono confluite molte altretelevisioni e radio, aziende che operano nella strumentazione per il settore, e centri di ricerca. Inoltreil P/LOUD mantiene stretti contatti anche con televisioni e enti normativi internazionali. Il gruppo, cheha raggiunto il numero di circa duecento partecipanti e che costituisce il più cospicuo gruppo nellastoria dell’EBU, ha portato avanti ricerche e azioni esplorative atte a trovare nuove e ottimalisoluzioni al problema, e, come abbiamo detto, ha esposto le sue soluzioni nel 2010 con lapubblicazione una raccomandazione e due documenti tecnici, e con l’annuncio di altri due documentitecnici che completano questa prima importante fase di studio.Un lavoro analogo negli scopi, ma del tutto diverso nei metodi e negli strumenti, è stato affrontatonegli Stati Uniti d’America dal ATSC (Advance Television Systems Committee) che nel novembre del2009 pubblica il documento A/85 “Techniques for Establishing and Mantaining Audio Loudness forDigital Television”. Questo documento in realtà non comporta nulla di nuovo nel panorama ma risultauna dettagliata e ben strutturata regolamentazione sul problema del loudness con l’utilizzo distrumenti tecnici propri degli standard adottati dal ATSC e per buona parte facenti riferimento allesoluzioni fornite dalla Dolby. Tali soluzioni di mercato, parliamo ovviamente delle soluzioni e deiformati Dolby, sono utilizzati nelle trasmissioni digitali dei broadcaster americani e, come vedremo,anche da quelli europei, o almeno dalla loro grande maggioranza. In particolare il paragrafo “5.2Making Loudness Measurements” del documento A/85 definisce la misura di loudness da operare.Buona parte del documento fa riferimento alla misura di “dialnorm” e al corretto utilizzo di questainformazione nei metadati in uso ai codificatori/decodificatori utilizzati nei sistemi e nei formatiDolby. Anche qui, come nel caso del P/LOUD viene definito un livello obiettivo per tutti i programmiper i broadcaster (che ancora una volta coincide con quello definito nella catena di produzione edistribuzione Dolby). Anche per quanto riguarda le tolleranze vengono suggerite quelle storicamenteriportate da Dolby anche se questi limiti vengono definiti solo per la produzione e lo scambio deiprogrammi (dando forse per scontato che da queste discenda il fatto che le medesime valgono ancheper l’emissione). Il documento dettaglia quindi tutta una serie di requisiti tecnici fino a ricordare(richiamando per lo più da altre e precedenti raccomandazioni) le caratteristiche tecniche degliambienti dove ascoltare (per eseguire ad esempio missaggi e/o per valutare il segnale audio). Taliambienti, nello specifico, risultano di grande aspettative tecniche e quindi particolarmente costosenelle loro realizzazione specialmente le la loro cubatura e per il richiesto isolamento acustico. Il

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documento risulta per lo più essere una specie di manuale tecnico, una “Recommended Practice”, cheguidi l’operatore nella produzione e nello scambio di programmi con corretto livello audio. Èimportante notare come negli scopi del documento si dica esplicitamente che: “It recommendsmethods to effectively control program-to-interstitial loudness…”, piuttosto che: “This RP also includesspecific information on loudness management at the boundaries of programs and interstitial content”.Se il documento EBU R128 è di poche pagine e riassume chiaramente i limiti e le regole per ilcontrollo del loudness, rimandando eventualmente agli specifici documenti tecnici per eventualiapprofondimenti, al contrario il documento ATCS A/85 risulta prolissamente tecnico forzando illettore a trovare tra le righe le necessarie informazioni, spesso neanche chiaramente delineate. Ildocumento A/85 dell’ATCS risulta per lo più un buon compendio di come utilizzare misure emetodologia già esistenti ai fini di arrangiare il controllo del loudness. Ne è evidente esempio quelloche dovrebbe essere il paragrafo di nostro maggior maggior interesse ovvero l’intero paragrafoottavo denominato “METHODS TO EFFECTIVELY CONTROL PROGRAM-TO-INTERSTITIAL LOUDNESS”(che riportiamo integralmente in appendice) dove non viene altro che riporta l’ovvietà che tutti iprogrammi devono, in qualche modo, avere il medesimo livello di loudness. È per altro interessantenotare come in questo paragrafo si metta in chiara evidenza che pur rispettando questi vincoli“Content suppliers often increase dramatic impact by using program dynamics and manipulatingloudness to achieve a desired audience effect. This is sometimes done at the end of program segmentsgoing into a commercial break”, ma non se ne dà alcuna soluzione tecnica se non quella di massimasopra citata.Le misure delle due raccomandazioni, EBU e ATSC, non sono quindi del tutto compatibili, ed anche ilivelli obiettivi di loudness e in generale i limiti imposti, non sono coincidenti. Se le prime, definite inEBU, risultano un moderno ed efficace studio del luodness e del suo impatto all’ascolto, la seconda,quella dell’ATSC, sembra essere un giustificativo delle attuali soluzioni tecnologiche, in praticamonopolio di Dolby ma che tuttavia ricordiamo essere comunque di altissimo profilo tecnico etecnologico. In particolare alla base della raccomandazione ATSC vi è l’uso della misura definita nellaraccomandazione BS.1770 applicata sui soli segmenti di segnale parlato, quando disponibili, mentre laEBU R128 adotta la tecnica del “gating” già in essere anche nella delibera AGCOM 219/09/CSP.Il problema di queste diverse filosofie di approccio al loudness è ben noto da un punto di vista tecnicoe delle prestazioni, ma si è manifestato, politicamente ed a livello internazionale, solo nell’autunnodel corrente anno nell’ambito del gruppo di lavoro ITU. Dopo una serie di trattative, avendo ITUritenuto le risultanze del gruppo P/LOUD di qualità superiore a quelle definite nell’ attuale normativa,il gruppo di lavoro che sta studiando un aggiornamento della BS.1770 sembra voler accogliere buonaparte della R128 al fine di realizzare un’unica normativa internazionale che soprassieda i due attualischieramenti che vedono Europa e America su opposte sponde. Ovviamente al fine di raggiungere uncompromesso è probabile che si debba operare dei piccoli aggiustamenti all’attuale normativaeuropea, ma questi aggiustamenti, per quanto si può supporre allo stato attuale dei lavori, nonimpattano significativamente le basi della raccomandazione dell’EBU. È ancora prematuro anticiparequali potranno essere le risultanze di questo compromesso, né è tantomeno possibile prospettare suquali punti si possa raggiungere una convergenza tra le due posizioni. Con buona probabilità saràpossibile definire una misura di loudness comune, mentre non è scontato (anche se per ovvie ragionidovrà trovarsi un accordo) che si riesca a convergere verso un unico livello di produzione deiprogrammi. La differenza tra questi valori, che vedono il valore di -23 LU per l’Europa e di -24 LU perl’America, sembra più una questione di mantenimento dello ‘status quo’ (attualmente per l’ATSC tuttii programmi devono essere normalizzati al valore di -24 LKFS) piuttosto che una reale sceltaoperativa. Ancora più complicata potrebbe essere la convergenza sui livelli di tolleranza. Ancora unavolta per lo più legata, per quanto riguarda gli standard americani, alla attuale tolleranza delle catenedi produzione e riproduzione Dolby.

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Nella primavera/estate del 2011 è quindi possibile che, raggiunto un accordo/sintesi, tra le dueposizioni si possa avere una nuova raccomandazione internazionale ITU sulla questione. Allo statoattuale tuttavia non è possibile stabilire come e quali aspetti del problema saranno affrontati inquesta ipotetica raccomandazione. L’ipotesi più probabile e auspicabile è che si definisca una nuovamisura di loudness, un livello obiettivo per i programmi e la possibile tolleranza sia del loudnessintegrale sia dei livelli di picco del loudness. Se verranno mantenute le dichiarazioni fatte in fase ditrattativa tra le parti, l’EBU ha già dichiarato che modificherà la normativa europea conformemente aquanto verrà definito nella nuova normativa internazionale. Al contrario non è chiaro, e non vi sonodichiarazioni in merito, quale potrà essere la posizione di ATSC, anche se è lapalissiano che si dovrà,anche in questo caso, aderire alle normative internazionali. Se, nel funesto e deprecabile caso invecenon si riuscirà a trovare una sintesi delle due posizioni, allora almeno per un determinato numero dianni che possiamo stimare in almeno tre o quattro, rimarranno le due diverse posizioni. E se da unaparte il conservatorismo e il protezionismo della posizione americana e la forte penetrazionecommerciale di Dolby sono certo fattori a favore della soluzione americana, è d’altro canto indubbiala superiorità dell’approccio definito in EBU; e la forte risposta di adesione che questa ha avuto neisuoi primi mesi di vita ne è ampia testimonianza. Per quanto riguarda il nostro paese, ed inparticolare per la nostra televisione pubblica, risulta evidente la necessità di aderire alle posizionieuropee in mancanza di una congiunta posizione internazionale.Un nuovo è importantissimo fatto ha ultimamente dato, semmai ce ne fosse bisogno, importanza alproblema del loudness e del controllo del livello della pubblicità. Il Presidente degli Stati Uniti BarakObama ha recentemente firmato un nuova legge, denominata CALM Act (Commercial Audio LoudnessMitigation), legge che aveva visto la sua approvazione alla Camera nel dicembre 2009, ed al Senatonel settembre 2010, e infine la sua definitiva promulgazione con la firma da parte del Presidente il 15dicembre 2010. Tale legge impone, entro un anno di tempo, che vengano adottate da tutti ibroadcaster televisivi azioni atte a fare in modo che i livelli sonoro del volume pubblicitario non risultifastidioso agli ascoltatori. Il testo definitivo della legge è riportato in appendice.La legge tuttavia non fornisce direttamente specifiche indicazioni tecniche a riguardo, ma definiscesemplicemente i principi fondanti di ciò che è proibito, rimandando di fatto alle soluzioni propostedall’ATSC per quanto riguarda le soluzioni tecniche adottabili. Questo fatto fornisce maggior forza aldocumento dell’ATSC e allo stesso tempo però stabilisce implicitamente dei nuovi confini ai poterilegislativi che pertanto, adottando le soluzioni del A/85, impone, tra l’altro, un livello obiettivo diloudness dei programmi e non solo degli interstiziali tra cui la pubblicità. Conseguentemente è comese l’Europa adottasse, in una sua ipotetica legge per il controllo dei livelli sonori della pubblicità nelletrasmissioni radiotelevisive, i dettami contenuti nel documento R128 dell’EBU. Partendo quindi dalprincipio ormai consolidato che un paese o una confederazione di paesi come gli Stati Uniti, possaimporre per legge dei divieti, o analogamente degli obblighi, per il livello sonoro dei programmipubblicitari rispetto a quello dei programmi, e considerando che in questi stessi paesi specifichecommissioni tecniche hanno determinato soluzioni tecniche a questi problemi, risulta chiaro come,limitatamente a quanto di competenza della legge, queste soluzioni tecniche possano, o megliodebbano, essere assimilate alla legge medesima. È questa la soluzione più semplice ed economica, enon riteniamo sia un caso che questa filosofia sia stata adottata negli Stati Uniti che da sempre è statoprecursore nell’affrontare tali problemi, anche se con soluzioni a volte criticabili e/o non universali maspecifiche del proprio mercato.Più semplicemente per quanto riguarda i contributi agli “scopi integrativi” del tavolo permanentedobbiamo in prima istanza considerare la possibilità che a breve sia pubblicata una nuovaraccomandazione ITU sull’argomento che tuttavia, come abbiamo detto, non necessariamenteriuscirà a definire tutti gli aspetti del problema come attualmente è operato dalla R128 e se vogliamoin modo diverso dall’A/85. Nel caso questa nuova raccomandazione ITU sia l’effettiva sintesi delle due

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parti, come sopra ampiamente descritto, l’EBU integrerà questa nuova norma nei suoi documenti. Èragionevole pertanto che anche la nostra normativa nazionale integri queste nuove indicazionitecniche. La questione ora è: quali e quanta parte di queste raccomandazioni è opportuno integrare?e al contempo, cosa fare se tale auspicata sintesi non sarà operata e non si avrà, almeno nelbreve/medio termine, una normativa unica?La risposta a quest’ultima questione risulta di più semplice soluzione visto anche quanto contenutonel testo della delibera 219/09/CSP, ed è quindi ragionevole che, come minimo, si adotti la misura di“integrated loudness” definita nella R128. Questo di fatto non altera sostanzialmente quanto oggi invigore definendo solamente in maniera più specifica alcuni parametri tecnici.Se al contrario, e come auspicabile, sarà a breve definita una nuova raccomandazione ITU econseguentemente e/o congiuntamente EBU, allora è gioco forza allineare le misure di loudness aqueste nuova raccomandazioni. Tuttavia, per ovvie motivazioni, riteniamo sia più ragionevole, in ognicaso e comunque, fare riferimento per la regolamentazione nazionale direttamente a quella dicarattere europeo, anche se questa a sua volta fa riferimento a normative internazionali.Non si può tuttavia omettere da questa discussione il fatto che sia la regolamentazione EBU, siaquella dell’ATSC, al fine di risolvere il problema non solo definiscono opportune misure, marichiedono che tutti i programmi siano prodotti e trasmessi ad un ben determinato valore di loudness.È questo in realtà il più semplice e unico metodo per garantire che l’ascoltatore non debba esseresoggetto a fastidiosi effetti quando intercorre nell’ascolto della pubblicità durante un programma opassando da un canale ad un altro. Si vuole infine notare che se tale richiesta è operata da normativaEBU o anche viene vista come soluzione ad una legge di un paese come gli Stati Uniti, allora si ritieneopportuno valutarne la possibile applicabilità anche a livello nazionale del nostro paese. Inoltre deveconsiderarsi che la strumentazione in commercio è adatta proprio a soddisfare tali requisiti e che lasua adozione semplificherebbe, a regime, il rispetto di tali normative nonché il controllo del lororispetto.Insomma una soluzione più semplice e lineare, che è conforme alle risultanze di quanto indicato daimaggiori esperti audio europei e americani, che ha già trovato la sua giustificazione in normativeeuropee e americane, dovrebbe considerarsi come uno scopo integrativo obbligatorio dellanormativa anche se va a rimodulare parzialmente la sua metodologia, che tuttavia sarebbeenormemente semplificata e allineata a quanto si approcciano a fare i broadcaster più virtuosi e aquanto si stanno approntando a soddisfare sia le case costruttrici di strumentazione, sia le diversefamiglie di operatori. Inoltre questa soluzione sebbene di più semplice e diretta strutturazione,costituirebbe una maggiore garanzia a tutela degli ascoltatori risolvendo i punti deboli della vigentemetodologia.Non possiamo quindi esimerci dal considerare che da diversi e autorevolissimi fonti giungonoconcordi, nella metodologia di principio, soluzioni al problema del controllo del loudness e del livellodegli interstiziali rispetto a quello dei programmi. Ignorare tale risultanze, ormai mature sia a livellonormativo sia legislativo, e adottare semplicemente una integrazione a livello di misura di loudness,può risultare limitativo se non addirittura inefficace alla risoluzione del problema. Certamenterisulterebbe datato e inadeguato, considerando sia la massiccia partecipazione dell’Italia al gruppoEBU, sia il fatto che il nostro paese è stato precursore, a livello di normativa nazionale, su questoargomento.

3.1.2 Alcune anticipazioni sulle ultime ricerche operate sul controllo e la percezione dei segmentipubblicitari dopo la pubblicazione della regolamentazione EBU R128Se dovessimo operare un confronto tra l’attuale normativa nazionale e l’adesione allaraccomandazione EBU R128, dovremmo certamente constatare che la raccomandazione EBU è di

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gran lunga più vincolante e più strettamente aderente ad un sistema di garanzia dell’utente.Ricordando che la raccomandazione EBU è emanata da una associazione i cui membri sonoesclusivamente dei broadcaster pubblici europei (e non figurano quindi né associazioni di utenti, néenti di garanzia né altri organismi similari) la situazione per cui una associazione di broadcaster siimpone delle ipotetiche regole più stringenti di quelle di un organismo di controllo sembrerebbeparadossale. Più ragionevole, seppur massimamente liberale, risulta allora la posizione americana chedi fatto adotta la propria normativa tecnica stilata dalla associazione dei broadcaster americani, e nefa legge. A questo proposito va ricordato che il documento A/85 sottolinea come pur rispettando isuoi dettami generali in alcuni casi (si veda il paragrafo “8.2 Adverse Conditions” riportato inappendice) ed in particolare per i segmenti pubblicitari, si potrebbe artatamente, e risulta prassiusuale, realizzare una condizione di dislivello nel passaggio tra programma e pubblicità fastidiosa perl’utente. Al fine di evitare tale situazione si suggerisce un vincolo ulteriore sul livello massimoistantaneo del segmento interstiziale o pubblicitario.Tale problema è anche stato evidenziato negli studi del gruppo di lavoro P/LOUD e a tal fine infatti sisono introdotte misure, oltre a quella di “integrated loudness” che possono essere di aiuto nellasoluzione. Tuttavia l’esperienza in tale ambito e solo agli inizi e considerando che ovviamente EBUnon si interessa solo del problema degli interstiziali o della pubblicità, la priorità nei suoi studi èdiversa da quella che potrebbe essere di nostro interesse. Premesso che tutti i programmi debbanoessere allineati allo stesso livello di “integrated loudness”, l’EBU infatti ha riscontrato come sianecessario che determinati tipi di programmi abbiano caratteristiche di dinamica diverse tra loro. Lamisura di “loudness range” o più brevemente LRA risulta allora di fondamentale importanza, eindicazioni sui suoi valori rispetto alla tipologia di programma saranno oggetto delle prossimepubblicazioni tecniche a riguardo. Per quanto concerne il nostro specifico problema, ovvero quello deisegmenti interstiziali, ovvero di segmenti che tipicamente possono avere durata temporale dai 5 ai 30secondi, è chiaro, da una a analisi formale della misura che la stima della loro dinamica attraverso lamisura di LRA non sia quella più adatta. La LRA infatti è basata su una statistica delle intensità a brevetermine, su intervalli di 3 secondi più precisamente, ed è evidente che su segmenti di durata inferiorea qualche minuto tale statistica può essere del tutto fuorviante. La LRA è quindi una misura che ben siapplica, e che anzi si deve applicare, ai programmi generici al fine di verificare che la loro dinamica siacoerente con la tipologia del programma. Certo non potremmo, e non dovremmo, mai avere che ladinamica di un talk show sia uguale a quella di un film di azione o di un concerto di musica classica.Anche in termini assoluti avremo che per un determinato media, ad esempio quello televisivo, ancheil programma di più alta dovrà avere un massimo assoluto di valore di LRA che possiamo stimareintorno ai 25LU. Come abbiamo detto per i programmi di breve durata il valore di LRA più essere nonsignificativo, e allora risulta più funzionale utilizzare misure di loudness a breve o brevissimo termine.In particolare da preliminari studi effettuati da alcuni centri di produzione e ricerca in Olanda al fine dinormalizzare correttamente gli interstiziali, e quindi in particolare la pubblicità, oltre ad allineare ilvalore di “integrated loudness” può risultare necessario limitare il loro valore istantaneo (si intendequi il valore su un intervallo di 0.4s) di loudness a un massimo di 8LU. È questo ovviamente un casoestremo: difficilmente e raramente si incontrano segnali interstiziali con queste caratteristiche, ma èpur sempre vero che è possibile che se ne verifichi il caso, ed in quest’ultima circostanza avremmonuovamente una situazione di fastidio e di eccessivo disallineamento percettivo all’ascolto. Questeulteriori regole sono necessarie al solo fine di risolvere casi estremi (o come dice l’ATSC di “adversecondition”), in pratica servono solamente ad impedire che vengano utilizzate delle tecniche di cattivomissaggio che artatamente vogliano ripristinare un disallineamento percettivo tra i segnali.Allo stato attuale è comunque sufficiente, al fine di integrare con modifiche migliorative l’attualenormativa sul controllo del livello delle pubblicità, adottare la raccomandazione EBU128 ed ingenerale adottare, al limite tramite previa verifica, anche e direttamente tutte le sue successive

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modificazioni, analogamente a come si è operato nel caso del “CALM Act” che appunto così recita:“and any successor thereto, approved by the Advanced Television Systems Committee”. È comunqueauspicabile che, al fine di meglio coordinare le integrazioni derivanti dalla assimilazione delle regole enorme definite da enti come EBU, piuttosto che da ITU e così via, queste siano introdotte anche unasupervisione tecnica locale che comunque non abbia il compito di modificarle nei suoi principi masolo quello eventuale di adattarle alle specifiche necessità locali con il vincolo comunque del pienorispetto della norma o raccomandazione primaria negli specifici ambiti di applicabilità.

3.1.3 Nuovi media: verso una soluzione generale del problemaUna delle attività previste nel tavolo permanente è quella di estendere la normativa di controllo atutti i servizi di media audiovisivi che rientrano nella giurisdizione. Questo comporta ovviamente ladeterminazione di tutti quei media che stanno mano a mano arricchendo lo scenario, ed inparticolare tutti quei media che sono trasmessi su rete fissa e su mobile. Data la pluralità e ladinamica evolutiva di tali media e servizi, risulta evidente che tanto più la soluzione è di carattereuniversale, tanto più è preferibile. Risulterebbe infatti assai strano e ambiguo se, ad esempio, per laIpTV si adottasse una metodologia di verifica di infrazione diversa da quella della televisione digitale;ma anche se questa fosse a sua volta diversa per radio e televisione, e così via. Certamente la naturadei diversi servizi potrebbe richiedere, per determinate soluzioni come ad esempio quelle oggi inessere, un adattamento specifico, in quanto la metodologia potrebbe risultare inadeguata oaddirittura non direttamente applicabile ai nuovi contesti. Consideriamo, a mero titolo esplicativo, ilcaso di servizi lineari e non lineari (supposto che entrambi rientrino nel controllo), allora è chiaro chela metodologia esposta nella delibera 219/09/CSP non potrà essere direttamente estesa ai servizi nonlineari, principalmente non essendo definibile un livello ordinario dei programmi. Al contrario invecela metodologia di controllo del loudness esposta nelle metodiche di controllo del livello sonorosuccitate e in particolare in quella dell’EBU che esplicitamente prevede un allineamento tra tutti imedia e tutti i servizi a partire dalla televisione sino ad arrivare ai media fisici (DVD, mp3, ecc.),risulterebbe di immediata applicabilità. Tuttavia risulta chiaro che, se nel mercato del broadcast uncontrollo e un allineamento del loudness è cosa di fattibile attuazione, la questione è ben diversa inaltri ambiti dove sino ad ora è regnata la completa babilonia, anche laddove la soluzione sarebbetecnicamente di facile e veloce attuazione. Ricordiamo solamente il fenomeno della “loudness war”che ha viziato il mondo audio ed in particolare la produzione dei media fisici come CD, mp3 ecc. negliultimi anni. Anzi, per assurdo proprio in quei media e servizi dove un controllo e un allineamentosarebbe di facile e immediata realizzazione sembra esserci una disorganizzazione totale. Oltreall’esempio dei media fisici, anche per la web-tv e in generale in tutti i servizi non lineari unallineamento del loudness risulta di facile attuazione. Pertanto, se da un lato non è ovviamentepensabile di richiedere in tempi brevi un controllo del loudness dei segmenti pubblicitari (o di tutto iltrasmesso che poi è lo stesso) per tutti i servizi e i media, è chiaro che la loro successiva integrazionesarà possibile solo se si potrà attuare una medesima metodologia di controllo e di management dellivello sonoro. Non a caso infatti la legge americana si rivolge a tutti i media televisiviindipendentemente da media e servizi (come da citazione del sommario della legge: “practiceconcerns the transmission of commercial advertisements by a television broadcast station, cableoperator, or other multichannel video programming distributor”) e analogamente il dominio diapplicabilità della R128 copre tutti i sistemi indipendentemente anche qui da media e servizi.Ancora una volta quindi un orientamento verso una diversa metodologia di controllo, in linea con lefilosofie dell’ATSC e dell’EBU, faciliterebbe enormemente, e non a caso, la soluzione dei problemiderivanti dalla integrazione di nuovi media e servizi, nonché renderebbe superflua, o comunqueinfinitamente meno problematica, tutta la parte estensiva degli scopi.

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Al contrario tanto più ci si allontana dall’adottare una metodologia di allineamento di tutta laprogrammazione, come operato nelle procedure indicate sia nel modello americano sia in quelloeuropeo, tanto più diviene complicato ed inefficace il controllo medesimo.

3.2 Attuali e futuri possibili problemi e loro soluzioni tecnicheIn questo primo anno di progetto istituito con la delibera n. 708/09/CSP, si è tra l’altro verificata lafattibilità di un sistema prototipale atto alle misure, secondo la vigente norma, e si è applicato talesistema in una campagna di misure che ha coinvolto 20 emittenti, ciascuna sottomessa ad unaregistrazione di dodici giorni consecutivi di registrazione di un segnale in “standard definition”, o piùcorrettamente di segnale audio stereofonico. Contestualmente alle dimensioni del progetto ci si èorientati su una soluzione di profilo basso, che potremmo definire “consumer” o eventualmente“prosumer”, ma certamente lontana per approccio e costi da una soluzione “professional”. Questo haanche permesso di risolvere il problema dal basso, sviluppando e avendo sotto controllo tutta lacatena di esecuzione delle misure: dalla acquisizione del segnali, al calcolo del loudness e infine allaverifica del divieto di infrazione. Questo inoltre ci ha permesso di studiare, capire e risolvere tutta unaserie di problemi che, una volta noti, possono permettere un’eventuale formulazione o scelta deirequisiti di strumentazioni alternative, anche nell’ambio del professionale. Al contempo, attraversoquesto approccio dal basso, si è consolidata una già ampia esperienza che ci permette ora diconsiderare oggettivamente quali siano oggi i problemi tecnici ancora irrisolti e quali potrebberosussistere, o sicuramente sussisteranno in futuro.Per semplicità consideriamo il nostro generico sistema come composto da tre parti ben distinte, comeriportato in figura 4. È questo un ragionevole schema tecnico che ci permette di affrontare piùsemplicemente buona parte dei possibili problemi che potremo incontrare.

Figura 4 – Esempio di schema di un generico sistema per la verifica del divieto di infrazione

Poiché per un compito complesso come questo non esiste una schematizzazione perfetta, anche nelnostro caso alcuni problemi non sono specificatamente attribuibili ad un modulo piuttosto che ad unaltro, o più correttamente possiamo dire che la non univoca soluzione può essere trovata in uno deidiversi moduli.Vedremo come buona parte, e con un briciolo di avventatezza potremmo anche dire la quasi totalità,dei problemi e delle soluzioni si possano in pratica trovare, diversamente da quanto ciascuno abbia adimmaginare, nel primo dei seguenti moduli che andiamo quindi a discutere.

3.2.1 L’acquisizione del segnaleAbbiamo affermato che da un punto di vista prettamente tecnico e tecnologico questa è la parte incui risiedono i principali problemi, e pertanto la cui soluzione risulta di gran lunga essere di primariaimportanza ai fini della riuscita di un sistema che possa fornire una soluzione ottimale al nostrocompito. Tipicamente, o meglio potremmo dire fino a che si è trattato esclusivamente con il mondoanalogico, per acquisizione del segnale si intendeva quel processo per cui era possibile arrivare aleggere un determinato segnale audio e a realizzarne il suo “analogo” su un supporto a noi piùcomodo per la lettura. Ovviamente il supporto più comodo per la lettura è oggi quello degli archivi sucomputer (non dimentichiamo che in realtà nel campo dei segnali radiotelevisivi si è lavorato sinopoco tempo fa esclusivamente su altri supporti e in particolare su specifici supporti magnetici). Oggi

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Al contrario tanto più ci si allontana dall’adottare una metodologia di allineamento di tutta laprogrammazione, come operato nelle procedure indicate sia nel modello americano sia in quelloeuropeo, tanto più diviene complicato ed inefficace il controllo medesimo.

3.2 Attuali e futuri possibili problemi e loro soluzioni tecnicheIn questo primo anno di progetto istituito con la delibera n. 708/09/CSP, si è tra l’altro verificata lafattibilità di un sistema prototipale atto alle misure, secondo la vigente norma, e si è applicato talesistema in una campagna di misure che ha coinvolto 20 emittenti, ciascuna sottomessa ad unaregistrazione di dodici giorni consecutivi di registrazione di un segnale in “standard definition”, o piùcorrettamente di segnale audio stereofonico. Contestualmente alle dimensioni del progetto ci si èorientati su una soluzione di profilo basso, che potremmo definire “consumer” o eventualmente“prosumer”, ma certamente lontana per approccio e costi da una soluzione “professional”. Questo haanche permesso di risolvere il problema dal basso, sviluppando e avendo sotto controllo tutta lacatena di esecuzione delle misure: dalla acquisizione del segnali, al calcolo del loudness e infine allaverifica del divieto di infrazione. Questo inoltre ci ha permesso di studiare, capire e risolvere tutta unaserie di problemi che, una volta noti, possono permettere un’eventuale formulazione o scelta deirequisiti di strumentazioni alternative, anche nell’ambio del professionale. Al contempo, attraversoquesto approccio dal basso, si è consolidata una già ampia esperienza che ci permette ora diconsiderare oggettivamente quali siano oggi i problemi tecnici ancora irrisolti e quali potrebberosussistere, o sicuramente sussisteranno in futuro.Per semplicità consideriamo il nostro generico sistema come composto da tre parti ben distinte, comeriportato in figura 4. È questo un ragionevole schema tecnico che ci permette di affrontare piùsemplicemente buona parte dei possibili problemi che potremo incontrare.

Figura 4 – Esempio di schema di un generico sistema per la verifica del divieto di infrazione

Poiché per un compito complesso come questo non esiste una schematizzazione perfetta, anche nelnostro caso alcuni problemi non sono specificatamente attribuibili ad un modulo piuttosto che ad unaltro, o più correttamente possiamo dire che la non univoca soluzione può essere trovata in uno deidiversi moduli.Vedremo come buona parte, e con un briciolo di avventatezza potremmo anche dire la quasi totalità,dei problemi e delle soluzioni si possano in pratica trovare, diversamente da quanto ciascuno abbia adimmaginare, nel primo dei seguenti moduli che andiamo quindi a discutere.

3.2.1 L’acquisizione del segnaleAbbiamo affermato che da un punto di vista prettamente tecnico e tecnologico questa è la parte incui risiedono i principali problemi, e pertanto la cui soluzione risulta di gran lunga essere di primariaimportanza ai fini della riuscita di un sistema che possa fornire una soluzione ottimale al nostrocompito. Tipicamente, o meglio potremmo dire fino a che si è trattato esclusivamente con il mondoanalogico, per acquisizione del segnale si intendeva quel processo per cui era possibile arrivare aleggere un determinato segnale audio e a realizzarne il suo “analogo” su un supporto a noi piùcomodo per la lettura. Ovviamente il supporto più comodo per la lettura è oggi quello degli archivi sucomputer (non dimentichiamo che in realtà nel campo dei segnali radiotelevisivi si è lavorato sinopoco tempo fa esclusivamente su altri supporti e in particolare su specifici supporti magnetici). Oggi

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Al contrario tanto più ci si allontana dall’adottare una metodologia di allineamento di tutta laprogrammazione, come operato nelle procedure indicate sia nel modello americano sia in quelloeuropeo, tanto più diviene complicato ed inefficace il controllo medesimo.

3.2 Attuali e futuri possibili problemi e loro soluzioni tecnicheIn questo primo anno di progetto istituito con la delibera n. 708/09/CSP, si è tra l’altro verificata lafattibilità di un sistema prototipale atto alle misure, secondo la vigente norma, e si è applicato talesistema in una campagna di misure che ha coinvolto 20 emittenti, ciascuna sottomessa ad unaregistrazione di dodici giorni consecutivi di registrazione di un segnale in “standard definition”, o piùcorrettamente di segnale audio stereofonico. Contestualmente alle dimensioni del progetto ci si èorientati su una soluzione di profilo basso, che potremmo definire “consumer” o eventualmente“prosumer”, ma certamente lontana per approccio e costi da una soluzione “professional”. Questo haanche permesso di risolvere il problema dal basso, sviluppando e avendo sotto controllo tutta lacatena di esecuzione delle misure: dalla acquisizione del segnali, al calcolo del loudness e infine allaverifica del divieto di infrazione. Questo inoltre ci ha permesso di studiare, capire e risolvere tutta unaserie di problemi che, una volta noti, possono permettere un’eventuale formulazione o scelta deirequisiti di strumentazioni alternative, anche nell’ambio del professionale. Al contempo, attraversoquesto approccio dal basso, si è consolidata una già ampia esperienza che ci permette ora diconsiderare oggettivamente quali siano oggi i problemi tecnici ancora irrisolti e quali potrebberosussistere, o sicuramente sussisteranno in futuro.Per semplicità consideriamo il nostro generico sistema come composto da tre parti ben distinte, comeriportato in figura 4. È questo un ragionevole schema tecnico che ci permette di affrontare piùsemplicemente buona parte dei possibili problemi che potremo incontrare.

Figura 4 – Esempio di schema di un generico sistema per la verifica del divieto di infrazione

Poiché per un compito complesso come questo non esiste una schematizzazione perfetta, anche nelnostro caso alcuni problemi non sono specificatamente attribuibili ad un modulo piuttosto che ad unaltro, o più correttamente possiamo dire che la non univoca soluzione può essere trovata in uno deidiversi moduli.Vedremo come buona parte, e con un briciolo di avventatezza potremmo anche dire la quasi totalità,dei problemi e delle soluzioni si possano in pratica trovare, diversamente da quanto ciascuno abbia adimmaginare, nel primo dei seguenti moduli che andiamo quindi a discutere.

3.2.1 L’acquisizione del segnaleAbbiamo affermato che da un punto di vista prettamente tecnico e tecnologico questa è la parte incui risiedono i principali problemi, e pertanto la cui soluzione risulta di gran lunga essere di primariaimportanza ai fini della riuscita di un sistema che possa fornire una soluzione ottimale al nostrocompito. Tipicamente, o meglio potremmo dire fino a che si è trattato esclusivamente con il mondoanalogico, per acquisizione del segnale si intendeva quel processo per cui era possibile arrivare aleggere un determinato segnale audio e a realizzarne il suo “analogo” su un supporto a noi piùcomodo per la lettura. Ovviamente il supporto più comodo per la lettura è oggi quello degli archivi sucomputer (non dimentichiamo che in realtà nel campo dei segnali radiotelevisivi si è lavorato sinopoco tempo fa esclusivamente su altri supporti e in particolare su specifici supporti magnetici). Oggi

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tale definizione deve ritenersi obsoleta proprio a causa di quella “rivoluzione digitale” di cui abbiamogià parlato è che anche alla base della rivoluzione nella misura e nel controllo del loudness.Certamente la “rivoluzione digitale” non ha influenzato solo la qualità audio, ma tutto lo scenariotecnologico: per cui oggi, parlare di acquisizione del segnale, è un problema ben più complesso estrutturato. Come prima cosa ora dobbiamo parlare della acquisizione di un segnale digitale epertanto l’unica acquisizione “corretta” è quella che ci permette di avere una copia fedele a quella delsegnale originario (mentre nel caso analogico appunto potevamo solo avere una buona copia“analoga” all’originale). Ma ora il nostro segnale originale può avere diverse forme di codifica, puòessere, criptato e più in generale può essere una struttura di informazioni che può andare ben oltrealla semplice rappresentazione del segnale audio ma può, e nel nostro caso vedremo sia necessarioad una soluzione ottimale, avere informazioni aggiuntive e di diversa natura: i cosi detti “metadata”.L’utilizzo dei “metadata” è in continua crescita, ed è in uso sempre in più formati. Già nel citatodocumento A/85 ATSC se ne fa ampio uso, e se vogliamo le alternative all'utilizzo dei segnali audiosenza metadata viene vista, in questo documento, come una rappresentazione obsoleta, ereditata daprecedenti formati o comunque da formati non moderni. Tutta la catena di produzione edistribuzione Dolby ad esempio utilizza metadata; l’utilizzo di metadata, anche per il controllo delloudness, si sta studiando anche nei formati EBU; ma in generale tutti gli enti normatori dei formatiaudio come l’AES, l’EBU stesso ecc. hanno già da tempo definito strutture e informazioni audio chesono parte integrante e indissolubile del “media” trasmesso e che pertanto debbono essere acquisitee opportunamente utilizzate.Già ora quindi per acquisizione del segnale dobbiamo intendere una procedura ben più complessa diacquisizione di un “media”, o di un “servizio” come viene detto nelle trasmissioni digitali. Questo è giàun primo punto di fondamentale importanza e di differenza. Dovremmo quindi avere a disposizioneun sistema in grado di leggere esattamente e fedelmente il nostro “media” o il nostro “servizio” nellasua completezza per poter poi utilizzarlo correttamente, ovvero per arrivare alla ricostruzione delsegnale audio originario ed una serie di informazioni a questo associata.È questo un secondo importante punto, che discende immediatamente dal primo. In pratica si trattadi avere la possibilità, ovvero gli strumenti tecnici ed i “permessi” di leggere e utilizzarecorrettamente le informazioni contenute nel "media" o nel "servizio". Questa è certamente unaquestione che tecnologicamente può assumere livelli di complessità qualsiasi, fino ad essere inpratica non risolvibile con i sistemi in commercio. Intanto iniziamo con il dire che i formati con cui sipuò presentare un “media” o “servizio” sono oggi dell’ordine delle diverse decina (anche se per ora inpratica nella televisione digitale se ne incontrano, nel nostro paese, solo tre o quattro), mal’importante non è tanto quanti ve ne siano ma quanti ve ne possano essere. Parte di questi sonoformati proprietari, che possono essere letti soltanto con sistemi provvisti di licenza, e quindi dasistemi professionali, o comunque certificati. Un caso per tutti, i formati Dolby. Per poter effettuarequalsiasi lettura su un “media o “servizio” in uno dei molteplici formati Dolby (solo per il broadcast sipuò consultare http://www.dolby.com/professional/technology/broadcast/index.html) è necessariodisporre di un sistema certificato, e congiuntamente di una licenza di utilizzo (spesso aggiuntiva).Ancora una volta facciamo un esempio, e supponiamo di avere un archivio di segnali audio codificatiDolby di cui vogliamo calcolare il loudness. Dobbiamo quindi decodificare il segnale per portarlo allasua forma naturale di segnale audio, e dobbiamo quindi in prima istanza riconoscere il suo formato,disporre di un decodificatore opportuno e quindi applicare tale decodificatore al segnale. Tipicamentevi sono strumenti professionali che eseguono queste operazioni, ma visto il diffondersi dei formatiaudio digitali alcuni di questi decodificatori sono parte del sistema operativo e possono essereutilizzati andando a sfruttare le risorse dl sistema operativo, ovvero procedendo con programmazionealtamente sofisticata. Se, ad esempio, è piuttosto comune disporre di un decodificatore MPEG, alcontrario solo sul nuovo sistema operativo Windows 7 troviamo un sistema in grado di leggere

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correttamente i formati Dolby, essenzialmente per la visione dei DVD con il media player del sistemaoperativo, ma non possiamo utilizzarlo per altre funzioni in quanto non abbiamo la licenza d’uso, omeglio abbiamo la sola licenza di sistema ovvero quella per il “media player” a corredo del sistemaoperativo. Nel caso fossimo in grado di utilizzare le risorse del sistema operativo per la decodifica deisegnali Dolby, dovremmo quindi e in ogni caso acquisire delle licenze d’uso aggiuntive. Di fatto, vistala complessità computazionale dei decodificatori, le loro numerose versioni e la velocità con cuiquesti formati cambiano, è ragionevole rivolgersi a sistemi e strumenti professionali che operano talielaborazioni.Nel prototipo in studio in questo progetto, non si è trattato questo problema in quanto la vigentedelibera esclude dal controllo tutti quei segnali che non vengano trasmessi in semplice formatoriconducibile al lineare (PCM) stereo. Mentre un’acquisizione del segnale di questo tipo risultafattibile seppur non semplice, pensare di realizzare un sistema di acquisizione di "media" o "servizi"generico è sicuramente fuori discussione senza il supporto di risorse o strumenti esterni.Vi è tuttavia un problema non banale, ed è che un sistema capace di acquisire il "media" o "servizio"che viene trasmesso ad esempio da una emittente, non è commercialmente rilevante. Quindi non èfacile trovare sul mercato sistemi in grado di fare questa operazione. I "media" e "servizi" inquestione sono infatti tutti codificati in formati detti di "delivery"; ovvero in formati che non sonostati ideati per lo scambio, la distribuzione del segnale ma soltanto per la emissione e per la lorofinale riproduzione dagli opportuni terminali. Anzi, per certi versi, possiamo dire che la modalità dilavoro di nostro interesse, e cioè di acquisire un "media" o "servizio" per poi poterlo riprodurre ocomunque analizzare ai fini di misurarne ad esempio il loudness, è un'attività tipicamente ostacolata.La copia di un “media” o “servizio” è generalmente considerata illegale e pertanto ostacolata condiversi mezzi come la protezione digitale, con particolari 'flag' che comandano la strumentazione a talfine, o addirittura con la criptazione del segnale. In quest'ultimo caso ad esempio non esiste, a nostraconoscenza, alcuna soluzione che permetta, una volta effettuata la copia del "media" o "servizio" lapossibilità di decriptarlo a nostro uso e consumo neanche con l’utilizzo di CAM e schede di accessoabilitate. Risulta ora maggiormente evidente perché non siano reperibili sul mercato sistemi cheoperino le funzioni di nostro interesse, specialmente nell'ambito degli strumenti consumer oprosumer. Qualche possibile soluzione potrebbe trovarsi nell'ambito del così detto "high end"professionale, ovvero in strumentazione professionale di nicchia, ma anche in questo caso rimangonoproblemi come quello della decriptazione dei segnali che devono essere risolti direttamente con ilfornitore del "media" o del "servizio".Come ultima, ma certamente di non minore importanza, questione ricordiamo che in questa modernavisione di acquisizione del segnale dobbiamo tener conto dei metadata, ovvero delle informazioniaggiuntive di sistema o di tipo descrittivo. Queste informazioni aggiuntive possono essere necessariead una completa e corretta descrizione fisica del segnale, o più comunemente (è questo l'uso tipicodei metadati in realtà) possono arricchire con informazioni aggiuntive di diverso tipo il contenuto delsegnale. In particolare possono caratterizzare il tipo di contenuto del segnale. Abbiamo già detto, cheuno dei punti cruciali del nostro problema è quello della individuazione esatta degli istanti di inizio efine della pubblicità. Abbiamo ora visto che in generale l'acquisizione di un "media" o "servizio"impone l'acquisizione di metadati e che i metadati in generale possono descrivere anche la tipologiadi contenuto del segnale. La ovvia conseguenza è che un’ideale acquisizione debba includere quindinon solo il segnale codificato e i metadati relativi, ma anche quelle informazioni descrittive (adesempio nel nostro caso tempo e tipologia di contenuto) che possono essere descritte nei metadati eche tipicamente sono disponibili nei formati a monte di quelli di "delivery", ovvero a monte deisegnali a cui possiamo avere accesso come utenti. I vantaggi e la ricchezza dei formati digitali cipermettono di risolvere problemi come quello della individuazione e temporizzazione dei segmentipubblicitari in forma nativa. Ovviamente questa distribuzione delle informazioni nei metadata non è

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ora attualmente disponibile nel formato di "delivery" (mentre molti standard lo prevedono già neiformati di "exchange" o di "distribution"). Tecniche per una efficiente risoluzione del problemapossono essere trovate anche, e specialmente, in funzione della disponibilità dei produttori edistributori dei "media" e dei "servizi".In generale quindi, come abbiamo visto, le maggiori difficoltà che nascono nella realizzazione diquesto modulo sono nella disponibilità da parte dei produttori/distributori a rendere accessibili leinformazioni necessarie, e dall'altra nel reperire strumenti e risorse che permettano un uso diversodel segnale audio nel formato di "delivery" che non sia quello della sua immediata fruizione.Sottolineiamo ancora un volta che queste difficoltà sono specifiche di un'analisi del segnale latoutente, ovvero al terminale finale di fruizione dove arriva il segnale audio nel suo formato "delivery".Completamente diverso è il discorso dal lato del broadcaster che, a monte del sistema che realizza ilformato "delivery" del "servizio", ha non solo tutte le informazioni necessarie, ma anche il segnale nelsuo formato nativo, cioè non compresso e non criptato. Le difficoltà da noi delineate fanno pertantoriferimento solamente al problema del controllo a livello utente e non si riflettono sul controllo che ilbroadcaster può operare nella trasmissione dei segnali prima del “playout”.In conclusione dobbiamo quindi considerare l'acquisizione del segnale in una prospettiva moderna,legata agli attuali concetti di "media" e "servizio" e pertanto di un oggetto che non è più solo esemplicemente il segnale audio tout-court, ma qualcosa di molto più complesso e che in generalepossiamo considerare come il codificato di un segnale audio, dei dati aggiuntivi necessari alla correttafruizione del segnale audio stesso e infine dei dati aggiuntivi descrittivi del media medesimo. Tuttequeste informazioni devono essere analizzate e processate correttamente per avere propriamente ilsegnale di fruizione all'utente, ovvero il segnale su cui operare le misure di loudness che discuteremonel seguente paragrafo. La disponibilità delle informazioni necessarie all'interno del "media" o"servizio", la disponibilità di strumenti per la sua analisi ed in generale per la sua copia e per le misuresu questa, sono questioni tutte la valutare, e possono/debbono essere oggetto di opportune attivitàall'interno del tavolo sia con i broadcaster, sia con i fornitori si strumenti e servizi.

3.2.2 La misura del loudnessSu questa parte non c’è molto da dire, grazie anche al fatto che proprio lo studio di questaproblematica è stata oggetto di attenzione da parte di gruppi di professionisti ed esperti audiointernazionali, che negli ultimi anni si sono enormemente spesi per una corretta soluzione delproblema. I progressi fatti hanno portato ad una comune visione per molte delle misure e dellemetodologie di calcolo del loudness, ed al contempo mostrano come il problema non sia tutt’oggidefinitivamente risolto o comunque non vi sia una visione unanime in tutti i suoi molteplici dettagli. Inparticolare abbiamo visto, nei paragrafi precedenti, come attualmente vi sia una duplice visione delproblema secondo lo “stile americano” e lo “stile europeo”, e come si stia ora lavorando per unasinergica fusione dei due. Quello che ancora una volta deve essere ribadito è che in ogni caso tutte lemisure devono avere un corrispettivo ed un giustificativo dal punto di vista percettivo, ovverodell’ascolto degli utenti specificatamente al problema di dove queste misure devono essere applicate.Giustificativi di tipo tecnologico, piuttosto che “conservatorismi” dovuti a fattori economici, o“tradizionalismi” derivanti dall’ormai obsoleto mondo analogico piuttosto che da pratiche consolidatema inadatte agli attuali scenari, possono solo essere dei temporanei fattori di ritardo all‘applicabilitàdi quelle misure e regole che gli organismi tecnici o gli esperti del settore ci raccomandano.Le attuali misure e regole delineate da EBU fanno riferimento esplicitamente ai più moderni sistemi diproduzione e diffusione della televisione digitale, ed in generale di tutti i media digitali presi inconsiderazione. Sono quindi particolarmente adatte a soddisfare requisiti di alta qualità per quantoriguarda l’allineamento sonoro dei programmi per le specifiche tecnologie contemplate. Solo qualoraci si riferisca a diversi scenari di fruizione audio potrebbe essere necessario valutare soluzioni

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alternative, ma anche in questo caso dovremmo in ultima istanza, laddove possibile, fare riferimentoalla esperienza acustica opportunamente e scientificamente codificata e analizzata. È necessariopertanto sempre passare attraverso un’esperienza di ascolto, che tuttavia deve essere eseguita,valutata e interpretata sotto il controllo di esperti. Lungi infatti considerare ogni esperienza di ascoltocome un fattore probante di una determinata situazione. Metodologie, tecniche ed esperienza nonpossono in questo campo essere improvvisate, né possono trascendere dalla loro sottomissione aduna ampia platea di revisioni e revisori, come si opera in ambito internazionale nella valutazione deisistemi.Allo stato attuale, fortunatamente, la raccomandazione EBU copre una vasta area di applicabilità, e glistudi stanno proseguendo per migliorare e completare il dominio della raccomandazione stessa. Nonsembra per il momento che le necessità per quanto riguarda le misure di loudness di nostro interessepossano comprendere scenari, misure e limiti diversi da quelli studiati in EBU e successivamentedefiniti nella R128 e nei suoi documenti tecnici pubblicati o in fase di pubblicazione. Solo laddove siconfigurassero scenari diversi, o meglio molto diversi, da quelli contemplati nelle raccomandazionieuropee o internazionali, potrebbe essere necessario un’ulteriore e nuova soluzione rispetto a quelleprospettate in queste raccomandazioni.In altre parole ed in conclusione, il panorama delle soluzioni offerte dalle norme europee, ed ingenerale dalle normative più autorevoli, risulta più che sufficiente per definire univocamente quantoin carico al modulo in discussione in questo paragrafo. Ogni altro tentativo di distogliere opersonalizzare allo scopo specifico quanto definito nelle suddette raccomandazioni deve, allo statoattuale, ritenersi come un fattore disturbante alla buona riuscita del sistema, o come un falsogiustificativo avente il solo fine di rendere non efficace la soluzione del problema di nostro interesse,ovvero realizzare misure di loudness che permettano un corretto allineamento percettivo tra iprogrammi ed i contributi pubblicitari.

3.2.3 La verifica di infrazione al divietoLa verifica di infrazione al divieto è il risultato dell’applicazione di una “regola” sulle misure diloudness. Partiamo dall’assunto che quanto più una regola è semplice, tanto più è esente da eventualiproblemi e incongruenze. Consideriamo anche il fatto che una cattiva regola può rendere vano il buonfunzionamento di una metodologia anche quando tutte le sua altre sue (precedenti) parti o modulisiano di altissima qualità. Questo in particolare è valido perché nella maggior parte dei casi, e questoche stiamo affrontando né è la conferma, la regola viene applicate al termine di tutto il processo, equindi condiziona il risultato finale e decisivo dell’intero sistema. Per lo stesso motivo un’ottimaregola da sola non può risolvere eventuali problemi derivanti da erronee o improprierappresentazioni dell’informazione in utilizzo alla regola stessa. Da tutto questo né discende che è, inprima istanza, necessario che tutte le informazioni che servono ad eseguire la nostra regola siano lemigliori possibili (ovvero che quanto discusso nei due precedenti paragrafi sia sempre risolto allostato dell’arte), e che la regola decisionale sia la più semplice possibile, compatibilmente con gli scopie gli obiettivi preposti. Ciò premesso la questione sembrerebbe risolta: è sufficiente quindidestrutturare l’attuale regola al fine di semplificarla il più possibile, o eventualmente definire unanuova regola su altre basi decisive al fine avere una soluzione più efficace e semplice al contempo.Purtroppo nulla di tutto questo ci aiuta a formulare definitivamente e correttamente il divieto chemeglio garantisce gli utenti, o se vogliamo che meglio corona tutti gli sforzi operati.È questo in generale un problema di grande rilevanza scientifica, e che da alcuni anni è assurto inposizioni apicali nelle discussioni scientifiche e legislative La questione concerne in particolare proprioquando si tratta di prendere una decisione, o meglio si tratta di fornire le corrette informazioni al finedi poter prendere la miglior decisione. Il problema, ovvero l’errore, nasce essenzialmente quando nonvi è “indipendenza” tra le due parti, ovvero quando chi fornisce i risultati si spinge nella formulazione

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di un giudizio di tipo decisionale, sia quando invece la parte giudicante vuole interpretare orimodulare le metodologie o gli stessi risultati tecnico scientifici. Storicamente la questione nasce, adesempio, con le analisi del DNA per il riconoscimento di paternità, piuttosto che con altre analisi per ilriconoscimento della persona, ecc. Sino a qualche anno fa, ad esempio, si chiedeva all’esperto se ifatti provano la veridicità di una certa ipotesi. La domanda tipica a cui si rispondeva era del tipo: “Sipuò con certezza affermare sulla base dei risultati della analisi che ‘Tizio’ e figlio di ‘Caio’ (nel caso dipaternità), oppure che la persona in questione è sicuramente ‘Sempronio’ ?”. Oppure, caso ancor piùmalaugurato, si forniva all’organo decisionale una serie di dati e risultati non opportunamenteelaborati, lasciandone a quest’ultimo il compito di formulare il significato che tali risultanze avessero.Ad esempio alla domanda se l’analisi del DNA confermava la ipotizzata paternità, si riportavaall’organo decisionale qualcosa del tipo “la somiglianza dei due DNA è superiore al 99%, per cui sipossono dedurre facilmente le conseguenti deduzioni”, lasciando a quest’ultimo il compito di trarnele 'ovvie conseguenze', che non è ovviamente la metodologia corretta e che pertanto non garantiscela soluzione.Oggi è noto che entrambe queste soluzioni sono errate e pericolosamente deleterie. Senza entrare indettagli tecnici possiamo dire che con approccio Bayesiano al problema quello che si opera è unanetta separazione tra la parte decisionale e quella di stima o calcolo di una determinata “evidenza”.Facciamo un esempio per meglio chiarire e supponiamo, come nel nostro caso, che sia definito undivieto e che vengano raccolti dei dati al fine della sua verifica di infrazione. Allora sulla base dei datiraccolti e dalla loro analisi quello che potremo dire e con quale valore l’ipotesi che vi sia unainfrazione, sulla base dei dati raccolti, sia maggiormente accresciuta rispetto alla ipotesi neutra cheavevamo prima di analizzare i dati. Essendo noto il valore di ipotesi neutra sarà pertanto anchepossibile stimare la probabilità che, sempre sulla base dei dati osservati, vi sia stata una infrazione. Èchiaro che nel caso di semplici “divieti” i risultati possono essere tali da portare a ipotesi prossime allacertezza, ma in molti casi la situazione può essere molto più complessa. Sempre al fine di chiarificare,consideriamo un diverso tipo di divieto, ad esempio legato al divieto per una fabbrica di rilasciarescorie dannose. Un semplice divieto in questo caso potrebbe essere quello di vietare che venganoimmesse scorie superiori ad una certa quantità giornaliera; oppure, leggermente più complesso, chele scorie emesse non siano tali da far raggiungere all’ambiente circostante un determinato livello diinquinamento (questo ad esempio è il caso dell’inquinamento acustico dove non è importante soloche la sorgente di rumore non raggiunga determinati valori, ma anche che con la sua aggiunta il totaledi inquinamento ambientale non raggiunga determinati livelli); o infine, caso ancor più complesso,che le scorie emesse non siano dannose alla salute delle persone. Questi sono solo tre esempi, ce nepotrebbero essere molti di più, di come può essere formulato un divieto. È fondamentale comunqueche, formulato un divieto, la risposta tecnica relativa a questa evidenza venga fornita espressamentedall’analisi tecnica sperimentale, e che solo sulla base di questa evidenza venga formulato un giudizio,così come abbiamo detto essere dettato dall’approccio bayesiano. Giudizio che comunque, è beneribadirlo, è l’atto decisivo, squisitamente legislativo e di autorità che soprassiede qualsiasi risultanzatecnica. Più precisamente il risultato tecnico, secondo il formalismo bayesiano, fornisce quella che,con il più popolare gergo delle scommesse, è la “quotazione” (“odds” in inglese) che ci definiscequanto, dopo l’osservazione dei dati sperimentali, possiamo dire che sia, nel nostro caso, verificatal’ipotesi di infrazione o più in generale l’evidenza in esame. È chiaro che nel caso di “divieti semplici” edi “odds” molto alti (ricordiamo che l’ “odds” non è una probabilità e quindi può assumere anchevalori infinitamente elevati, infatti una quotazione può essere 1:1, ma anche 1:1000, o uno a unmiliardo o qualsiasi altro numero) allora si ha manifesta evidenza di un evento o ipotesi prossimo allacertezza, che comunque deve essere sempre e solo l’informazione che viene fornita all’organogiudicante, e non può mai essere considerata il giudizio in sé. Il discorso purtroppo è piuttostocomplesso ed è difficile darne una sua chiara esposizione in poche parole. Essendo per lo più una

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questione prettamente teorica è altresì difficile una sua giustificazione dal punto di vistapratico/sperimentale. Quanto di nostro specifico interesse è comunque piuttosto semplice, e puòriassumersi nel fatto che il modulo legato alla verifica di infrazione per essere correttamenteimplementato deve rispondere ad una chiara formulazione di una ipotesi di divieto. Sulla base dei datisperimentali il sistema fornirà quindi il valore di “quotazione”, e se è nota la probabilità ex ante primadell’osservazione sperimentale, anche la probabilità che tale ipotesi di infrazione possa dirsiverificata, ma non fornisce mai un giudizio finale. Il giudizio finale deve essere infatti formulato sullabase del risultato sull’ipotesi di evidenza, tipicamente fornito quindi secondo la formulazionebayesiana o se possibile più semplicemente in formula probabilistica, dall’autorità giudicante.È chiaro che questa teoria nasce per risolvere problemi particolarmente complessi, ma sarebbe erratopensare che per problemi decisionali apparentemente, o realmente, semplici come quello di nostrointeresse, sia possibile farne a meno. In particolare, lo ribadiamo, deve essere nettamente rispettatala indipendenza del “verificatore dell’evidenza” che risponde alla specifica domanda di verifica di unainfrazione, piuttosto che di qualsivoglia altra ipotesi, rispetto a chi formula la decisione o giudizio chedir si voglia.È altresì chiaro che in casi in cui la decisione o giudizio sia funzione di una singola o semplice serie dievidenze, e che qualora la verifica sperimentale evidenzi una altissimo valore di “odds” (o anche diprobabilità se ne è possibile il calcolo), allora difficilmente ci si può aspettare un giudizio nonconforme alla evidenza sperimentale, che lo ricordiamo non costituisce un giudizio per sé. Alcontempo è ovvio che la stima dell’evidenza di una determina ipotesi, di infrazione nel nostro caso, èdi totale competenza di chi stima l’ipotesi di sussistenza dell’evidenza medesima, e in nessun modol’organo giudicante deve poter influire su questa, ovvero deve esserci una totale indipendenza tra leparti.

4 CONCLUSIONIIl presente documento approfondisce le azioni che il tavolo tecnico permanente, previsto nelladelibera n. 34/09/CSP, dovrebbe perseguire in relazione alle attuali problematiche tecniche e agliscenari europei e internazionali che si sono nel frattempo sviluppati.È evidente che gli organismi tecnici europei, statunitensi e anche internazionali trovano una soluzioneal problema del controllo dei livelli sonori delle pubblicità come risultato derivato dal controllo deilivelli sonori dei programmi nella sua globalità. Non potrebbe essere altrimenti in quanto la necessitàdel controllo dei livelli sonori della pubblicità nasce al fine di garantire all'ascoltatore una fruizionenon fastidiosa dei contenuti audio nelle trasmissioni radiotelevisive. Storicamente il problema ècertamente legato alle contenuti pubblicitari, e per questo ci si è focalizzati specificatamente suquesta tipologia di segnali, ma non bisogna scordarsi mai la motivazione primaria. La soluzione chetutti propongono è semplice e risolutiva: tutte le trasmissioni devono essere trasmesse e riprodotteallo stesso livello (integrated loudness) ed è ammesso un margine di tolleranza (1LU) solamente perquelle trasmissioni dove è difficile un puntuale controllo del livello sonoro (ad esempio brevitrasmissioni live o simili).I dettami tecnici sono quindi definiti ed oramai universalmente accettati sia dagli organismi dinormazione tecnica (si vedano i documenti EBU), sia dagli enti legislativi (vi veda il CALM Act) equalsiasi opposizione deve ritenersi del tutto faziosa e pertanto non deve neppur essere presa inconsiderazione.Diverso è invece il caso di determinazione di una infrazione. Ovviamente allo stato attuale esiste, nelcaso del nostro paese, una normativa che va quindi correttamente interpretata e applicata. Abbiamo

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voluto tuttavia, nel presente documento, affrontare da un punto di vista squisitamente teorico, madal risolutivo impatto pratico, come, secondo le più accreditate strategie scientifiche e legislative,dovrebbe essere affrontato il problema.

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5 APPENDICI

5.1 APPENDICE A: Ipotesi di lavoro del “Tavolo Permanente”Considerando quanto esposto e pur ribadendo quanto espresso nella introduzione del presentedocumento, si vuole, in questa appendice, formulare una ipotesi di compiti e di valutazione dei tempiper il tavolo permanente o almeno per una sua prima fase iniziale di avvio e di lavoro.Tra i compiti che devono essere considerati nell’ambito del tavolo permanente nel primo periodo,ovvero nei primi 12 mesi di lavoro da T0 a T12, abbiamo certamente le seguenti attività:

TASK Obiettivo

I1 Integrazione della raccomandazione R128

E1 Estensione della misura e dellametodologia al formato 5.1

E2 Estensione della misura e dellametodologia ai nuovi formati dei mediaaudio e alle nuove piattaforme lineari suinternet

E3 Estensione della misura e dellametodologia alla radiofonia

C1 Definizione del termine del periodotransitorio

C2 Valutazione delle tecnologie e/o deiprotocolli atte a migliorare le esecuzionedelle misure ed il controllo del loudness

Una ipotesi di tempistica dell’esecuzione di tali attività è la seguente:

Tra le attività considerate si sono ovviamente tralasciate tutte quelle azioni di monitoraggio econtrollo che non rientrano propriamente nella definizione degli scopi del tavolo permanente (si vedal'introduzione del presente documento), ma che tuttavia potranno essere di generale interesse deltavolo.

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In conclusione ricordiamo che questo è un possibile prospetto del solo primo anno di attività e che lacaratteristica di “permanenza” del tavolo si rende necessaria visto anche la complessità di alcuni diquesti compiti, nonché la risoluzione di altri obiettivi di priorità minore rispetto a quelli elencati.

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5.2 APPENDICE B: Estratto dal documento ATSC A/85

8 METHODS TO EFFECTIVELY CONTROL PROGRAM-TO-INTERSTITIAL LOUDNESSThe ATSC digital television audio system (AC-3), with its expanded dynamic range and new techniques for managing loudness,presents the possibility of undesirable loudness changes at transitions (to and from various pieces of content) if not managedproperly. This condition is known to annoy the audience by frequently forcing the listener to adjust the audio levels at transitionsto maintain a comfortable volume. This condition can be alleviated when proper DTV loudness management is applied.AC-3 incorporates the necessary technology to mitigate variations in loudness during program-to-interstitial transitions. Thesetechniques are described below:8.1 Effective SolutionsLarge loudness variation during transitions can be effectively managed by ensuring dialnorm properly reflects the Dialog Level ofall content.8.1.1 For Operators Using a Fixed dialnorm System (See Section 7.2)Ensure that all content meets the Target Loudness and that long term loudness matches the dialnorm value.Employ a file-based scaling device to match long term loudness of non-conformant filebased content to the target value.Employ a real-time loudness processing device to match the loudness of non-conformant real-time content to the target value.

8.1.2 For Operators Using an Agile dialnorm SystemEnsure that during program production, post-production, or ingest, content is measured (see Section 5.2) and labeled with thecorrect dialnorm value matching the actual loudness of the specific content.Employ a file-based measurement and authoring device to set dialnorm to the average loudness of the specific content.Employ a real-time processing device to match content to a specific loudness. Apply a dialnorm value, matching the loudness ofall content processed by this device.

8.2 Adverse ConditionsNotable conditions that may adversely impact program to interstitial transitions at content boundaries:Content suppliers often increase dramatic impact by using program dynamics and manipulating loudness to achieve a desiredaudience effect. This is sometimes done at the end of program segments going into a commercial break.An extreme variation outside of the comfort zone (see Annex E) may cause a listener to adjust the volume to compensate for thelarge, temporary change in loudness. When a scheduled commercial or promo plays going into or out of breaks, the listener mayneed to readjust the volume yet again, to achieve an acceptable setting for the short form content. This has proven to be anannoyance to the audience.

8.3 Summary RecommendationsRecommendations to lessen the negative impact of loudness variation during program to interstitial transitions include:Ensure proper targeted average loudness of content in a fixed metadata system, orEnsure proper dialnorm authoring matching the measured content loudness in an agile metadata system.Create awareness with the content supplier concerning the potential overuse of dynamic range and the possibility for listenercomplaints concerning transitions with large loudness variation:Document this condition in any content delivery specifications an operator requires of a supplier:Describe negative impact to the audience created by mixing outside of the tolerance of the listener comfort zone (see Annex E)when going into and coming out of breaks.Describe the expected loudness of interstitial material for the program supplier in an effort to create awareness of this situation,possible listener dissatisfaction and potential negative impact on the show.b) Ensure the use of the proper sound pressure level in rooms used to mix and monitor content soundtracks:Refer content suppliers to Section 10 of this RP endorsing the use of a suitable SPL monitoring level during content post-production. The selected SPL monitoring level should be appropriate for the size of the mixing room with consideration for thelistening environment of the typical DTV audience. Lower SPL monitoring levels in postproduction monitoring environments yieldlouder mixes and more contained, appropriate dynamic range than traditional, louder environments. A properly selectedpostproduction or playback monitoring environment is essential in establishing appropriate mixing levels for digital television.Consider specifying a maximum true peak value for the soundtrack. This practice constrains dynamic range by reducingheadroom. It permits the audience to adjust the overall volume level with less risk of large loudness variation.The AC-3 DRC system should not be relied upon to control program-to-interstitial loudness variations.

8.4 TV Station and MVPD Local Ad InsertionIn the case of TV station or MVPD insertion of local commercials or segments, the operator should ensure that the Dialog Levelof the local insertion matches the dialnorm setting of the inserted audio stream.

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If the network originator’s feed is decoded to baseband, the loudness of the decoded audio needs to be measured and the valueof the re-encoder’s AC-3 dialnorm value set to match the measured loudness for the next stage of encoding. In this case, eitherthe operator modifies the network originator’s loudness to match the target value of the operator’s system, or the originator’sloudness value (as measured) is used to set the dialnorm value in the next stage of AC-3 encoding.At this re-encoding stage it is critical that the other audio metadata parameters are set appropriately and consistently.

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5.3 APPENDICE C: CALM Act (testo finale della legge Approvata)

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Il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama sigla la legge“CALM Atc” sul controllo dei livelli pubblicitari

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Il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama sigla la legge“CALM Atc” sul controllo dei livelli pubblicitari

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Il Presidente degli Stati Uniti d’America Barack Obama sigla la legge“CALM Atc” sul controllo dei livelli pubblicitari

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5.4 APPENDICE D: Importanti sviluppi per il problema del loudness nellecomunicazioni radiotelevisive in Italia (negli ultimi anni)

2004 Ottobre L’ABA (Australian Broadcasting Authority) propone, sulla basedi studi operati nel 2001 sul problema dei livelli sonori dellapubblicità nelle trasmissioni televisive, un gruppo di studio inITU-R al fine di determinare una nuova raccomandazione sullivelli audio e sul loudness.

2006 Giugno L’ISCOM realizza e successivamente distribuisce ad AGCOM eal Ministro delle Comunicazione il documento: “Relazionetecnica sull’indagine relativa ai livelli sonori dei programmiordinari e dei messaggi pubblicitari”.

2006 Luglio L’ITU pubblica la raccomandazione BS.1770 (e BS.1771) dove sidefiniscono nuove misure di loudness specificatamente allamisura del livello sonoro nelle trasmissioni radiotelevisive.

2006 Ottobre L’AGOM pubblica la Delibera n. 157/06/CSP “Misure urgentiper l'osservanza delle disposizioni in materia di livello sonorodei messaggi pubblicitari e delle televendite” dove vienedefinita una prima metodologia per la verifica di infrazione allalegge.

2006 Novembre FUB e ISCOM pubblicano una prima relazione sul problema delloudness e dei livelli sonori pubblicitari, anche sulla base di unacampagna di misurazioni sulle principali emittenti televisiveitaliane.

2007 Luglio L’ATSC organizza un “TV Loudness Summit” presso l’Universitàdelle California, stabilendo la fine della TV analogica estigmatizzando la necessità e la possibilità di nuove regole peril controllo del loudness nella televisione digitale.

2007 Luglio L’AGCOM con la Delibera n. 50/07/CSP “Costituzione del tavolotecnico per la fissazione dei parametri tecnici e dellemetodologie di rilevamento della potenza sonora dei messaggipubblicitari e delle televendite di cui alla delibera n.132/06/CSP del 12 luglio 2006 ”, costituisce un tavolo tecnicoavente tra i suoi scopi quello di “individuare eventualiintegrazioni e/o modifiche relativamente alla fissazione deiparametri tecnici ed alla metodologia di rilevamento del livellosonoro dei messaggi pubblicitari e televendite ...".

2008 Agosto Dolby adotta l'algoritmo BS.1770 nei suo strumento di misuradel loudness LM100, già in vendita dal 2003 e ampiamenteusato nel mercato della produzione broadcast.

2008 Settembre Si costituisce in EBU il gruppo di lavoro del P/LOUD peridentificare e promuovere soluzioni al problema del loudnessnel broadcast.

2009 Febbraio FUB e ISCOM pubblicano uno studio comparativo tra le misuresecondo la visione "europea" e "americana" sula base diun’ampia campagna di misure dei programmi nazionali.

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2009 Febbraio L’AGCOM pubblica la Delibera n.34/09/CSP “Disposizioni inmateria di livello sonoro dei messaggi pubblicitari e delletelevendite” dove si delinea una nuova metodologia per laverifica di infrazione al divieto di legge e si istituisce un tavolopermanente sull'argomento.

2009 Febbraio La repubblicana Anna Eshoo introduce il CALM Act, iniziandol’iter legislativo per una legge sul controllo dell’audio deimessaggi pubblicitari, che non deve infastidire nei contenuti enei livelli sonori gli ascoltatori.

2009 Novembre L’ATSC pubblica il documento A/85 “Techniques forEstablishing and Mantaining Audio Loudness for DigitalTelevision”.

2010 Gennaio L’AGCOM pubblica la Delibera n.219/09/CSP “Modifiche eintegrazioni alla Delibera 34/09/CSP recante ‘Disposizioni inmateria di livello sonoro dei messaggi pubblicitari e delletelevendite’“ dove viene quindi formulata la vigente normativatecnica necessaria alla verifica del divieto di cui alla Legge del26 ottobre 1995, n. 447.

2010 Agosto L’EBU pubblica la Raccomandazione R128 “Loudnessnormalisation and permitted maximum level of audio signals”e i documenti tecnici sulle misure di loudness e di loudnessrange, sulla base dei risultati ottenuti dal gruppo P/LOUD.

2010 Dicembre Il Presidente Barack Obama sigla, il 15 dicembre, il CALM Actchiudendone l’iter legislativo, e rendendo Legge il controllo deilivelli sonori della pubblicità nella televisione negli Stati Unitid’America.

2011 Febbraio Il 4 Febbraio 2011 termina il "periodo transitorio" definito nellaDelibera 219/09/CSP, portando i limiti delle percentuali e dellesoglia di loudness, alla base della verifica di infrazione, ai valoridefinitivi di regime.