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Consumo e modalità d’impiego degli antibatterici nell’allevamento di bovine da latte della provincia di Piacenza RIASSUNTO La conoscenza dei dati reali sul consumo di antibiotici è essenziale per impostare una strategia mirata, attraverso un uso ra- zionale e prudente, ad una efficace riduzione dei quantitativi impiegati. Questo studio è stato condotto nel corso del 2012 per determinare il consumo di antibatterici in un campione di 50 allevamenti di bovini da latte della provincia di Piacenza. Attra- verso il controllo delle ricette medico veterinarie, dei registri aziendali di scorta e trattamento ed utilizzando le liste di riscon- tro in uso in Regione Emilia Romagna per le ispezioni di farmaco sorveglianza, è stato ricavato il consumo delle varie catego- rie di antibatterici e la relativa conformità d’impiego. Sono stati analizzati i dati ottenuti per le classi di antibatterici conside- rati critici in medicina umana (cefalosporine di III e IV generazione, fluorochinoloni, macrolidi e polipeptidi). Nel 72% degli allevamenti le terapie venivano effettuate unicamente a seguito di diagnosi clinica, mentre esami batteriologici ed antibio- grammi venivano effettuati in maniera sistematica solo nel 18% degli allevamenti. Il mancato rispetto delle indicazioni (dosi e durata) contenute nei foglietti illustrativi rappresenta un altro punto critico emerso dalla ricerca. La raccolta manuale dei da- ti sul consumo degli antibatterici richiede un impegno di risorse non sostenibile nel tempo; è quindi fondamentale poter di- sporre di un sistema di raccolta dati informatizzato delle prescrizioni veterinarie, che possa permettere ai vari attori coinvolti di conoscere i reali consumi di antibatterici nelle diverse tipologie di allevamento. Altri aspetti da considerare sono la gestione sanitaria della mandria, il rispetto del benessere animale e delle norme di biosicurezza, il grado di selezione genetica, la for- mazione del personale. PAROLE CHIAVE Antibatterici, antibioticoresistenza, bovine da latte, consumo di antimicrobici. G. LANZA 1 , F. FACCINI 1 , M. VALDONIO 1 , N. ARRIGONI 2 , P. PATTARINI 1 , B. GRILLI 1 , E. CABRINI 1 , M. BOCCELLINO 1 , M. DELLEDONNE 1 1 AUSL di Piacenza, Dipartimento di Sanità Pubblica, UO Igiene degli allevamenti e delle Produzioni Zootecniche Piazzale Milano, 2 - 29121 Piacenza 2 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna - Sezione di Piacenza INTRODUZIONE L’impiego di antibatterici in zootecnia può essere causa di se- lezione di batteri antibioticoresistenti e della loro diffusione nell’ambiente. Gli animali possono fungere da serbatoio di ceppi batterici antibioticoresistenti, i quali possono essere trasmessi all’uomo attraverso gli alimenti ed il contatto di- retto ed indiretto. Inoltre il trasferimento genico orizzontale di resistenza antimicrobica si può verificare fra diverse specie batteriche 1 . Si stima che i batteri resistenti agli antimicrobici causino 25.000 decessi umani all’anno nella UE, in Islanda e Norve- gia 2 . Appare evidente che si debbano intraprendere diverse azioni per cercare di far fronte a questo problema. Da studi raccolti da ECDC (European Centre for Disease prevention and Control), l’Italia risulta tra i Paesi europei con i livelli più alti di antibioticoresistenza nell’uomo per la maggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza (E. coli, K. pneumoniae, P. aeruginosa, Acinetobacter spp, S. pneu- moniae, S. aureus, Enterococchi) 3 . Inoltre, la relazione con- giunta EFSA - ECDC del 17/05/2013 ha fatto il punto sulla resistenza agli antimicrobici nei batteri zoonotici all’interno dell’Unione Europea, evidenziando il perdurare di resistenza ad una serie di antimicrobici in Salmonella spp. e Campylo- bacter spp., principali batteri responsabili delle infezioni di origine alimentare nella UE. In riferimento all’anno 2011, la resistenza media di Salmonella spp. nell’uomo (sierovarianti non tifoidali), in 19 Paesi membri dell’UE, è stata del 27,1% per Tetracicline, 26,6% per Ampicillina, 0,8% per Cefotaxi- me, 9,1% per Ciprofloxacina, 5,6% per Gentamicina, 1,5% per Kanamicina. Nello stesso anno i valori di resistenza a di- versi antibatterici in Campylobacter spp. nell’uomo, in 13 Paesi membri erano del 1,3% per Amoxicillina, 35,3% per Ampicillina, 44,4% per Ciprofloxacina, 3,5% per Eritromici- na, 0,4% per Gentamicina, 47,8% per Acido Nalidixico e 30,5% per Tetracicline. In Italia le percentuali di resistenza ai diversi antibatterici nelle 2 specie controllate sono risultate superiori ai valori della media dei Paesi europei che hanno fornito i dati 4 . L’impiego massiccio e non razionale in medicina veterinaria di alcune classi di antibatterici considerate critiche per la me- dicina umana (cefalosporine di III e IV generazione, fluoro- chinoloni, macrolidi e polipeptidi), rappresenta un serio problema di sanità pubblica. Per quanto riguarda i polipep- tidi, ed in particolare la colistina, è importante richiamare il comunicato dell’EMA (European Medicines Agency) del 30 luglio 2013 5 , in cui si raccomanda di limitarne l’impiego ne- gli animali, dal momento che, per alcune infezioni ospeda- G. Lanza et al. Large Animal Review 2015; 21: 51-60 51 Autore per la corrispondenza: Guglielmo Lanza ([email protected]). N

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Consumo e modalità d’impiego degliantibatterici nell’allevamento di bovine da lattedella provincia di Piacenza

RIASSUNTOLa conoscenza dei dati reali sul consumo di antibiotici è essenziale per impostare una strategia mirata, attraverso un uso ra-zionale e prudente, ad una efficace riduzione dei quantitativi impiegati. Questo studio è stato condotto nel corso del 2012 perdeterminare il consumo di antibatterici in un campione di 50 allevamenti di bovini da latte della provincia di Piacenza. Attra-verso il controllo delle ricette medico veterinarie, dei registri aziendali di scorta e trattamento ed utilizzando le liste di riscon-tro in uso in Regione Emilia Romagna per le ispezioni di farmaco sorveglianza, è stato ricavato il consumo delle varie catego-rie di antibatterici e la relativa conformità d’impiego. Sono stati analizzati i dati ottenuti per le classi di antibatterici conside-rati critici in medicina umana (cefalosporine di III e IV generazione, fluorochinoloni, macrolidi e polipeptidi). Nel 72% degliallevamenti le terapie venivano effettuate unicamente a seguito di diagnosi clinica, mentre esami batteriologici ed antibio-grammi venivano effettuati in maniera sistematica solo nel 18% degli allevamenti. Il mancato rispetto delle indicazioni (dosie durata) contenute nei foglietti illustrativi rappresenta un altro punto critico emerso dalla ricerca. La raccolta manuale dei da-ti sul consumo degli antibatterici richiede un impegno di risorse non sostenibile nel tempo; è quindi fondamentale poter di-sporre di un sistema di raccolta dati informatizzato delle prescrizioni veterinarie, che possa permettere ai vari attori coinvoltidi conoscere i reali consumi di antibatterici nelle diverse tipologie di allevamento. Altri aspetti da considerare sono la gestionesanitaria della mandria, il rispetto del benessere animale e delle norme di biosicurezza, il grado di selezione genetica, la for-mazione del personale.

PAROLE CHIAVEAntibatterici, antibioticoresistenza, bovine da latte, consumo di antimicrobici.

G. LANZA1, F. FACCINI1, M. VALDONIO1, N. ARRIGONI2, P. PATTARINI1, B. GRILLI1,E. CABRINI1, M. BOCCELLINO1, M. DELLEDONNE1

1 AUSL di Piacenza, Dipartimento di Sanità Pubblica, UO Igiene degli allevamenti e delle Produzioni ZootecnichePiazzale Milano, 2 - 29121 Piacenza

2 Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Lombardia e dell’Emilia Romagna - Sezione di Piacenza

INTRODUZIONE

L’impiego di antibatterici in zootecnia può essere causa di se-lezione di batteri antibioticoresistenti e della loro diffusionenell’ambiente. Gli animali possono fungere da serbatoio diceppi batterici antibioticoresistenti, i quali possono esseretrasmessi all’uomo attraverso gli alimenti ed il contatto di-retto ed indiretto. Inoltre il trasferimento genico orizzontaledi resistenza antimicrobica si può verificare fra diverse speciebatteriche1.Si stima che i batteri resistenti agli antimicrobici causino25.000 decessi umani all’anno nella UE, in Islanda e Norve-gia2. Appare evidente che si debbano intraprendere diverseazioni per cercare di far fronte a questo problema.Da studi raccolti da ECDC (European Centre for Diseaseprevention and Control), l’Italia risulta tra i Paesi europeicon i livelli più alti di antibioticoresistenza nell’uomo per lamaggior parte delle specie patogene sotto sorveglianza (E.coli, K. pneumoniae, P. aeruginosa, Acinetobacter spp, S. pneu-moniae, S. aureus, Enterococchi)3. Inoltre, la relazione con-giunta EFSA - ECDC del 17/05/2013 ha fatto il punto sullaresistenza agli antimicrobici nei batteri zoonotici all’interno

dell’Unione Europea, evidenziando il perdurare di resistenzaad una serie di antimicrobici in Salmonella spp. e Campylo-bacter spp., principali batteri responsabili delle infezioni diorigine alimentare nella UE. In riferimento all’anno 2011, laresistenza media di Salmonella spp. nell’uomo (sierovariantinon tifoidali), in 19 Paesi membri dell’UE, è stata del 27,1%per Tetracicline, 26,6% per Ampicillina, 0,8% per Cefotaxi-me, 9,1% per Ciprofloxacina, 5,6% per Gentamicina, 1,5%per Kanamicina. Nello stesso anno i valori di resistenza a di-versi antibatterici in Campylobacter spp. nell’uomo, in 13Paesi membri erano del 1,3% per Amoxicillina, 35,3% perAmpicillina, 44,4% per Ciprofloxacina, 3,5% per Eritromici-na, 0,4% per Gentamicina, 47,8% per Acido Nalidixico e30,5% per Tetracicline.In Italia le percentuali di resistenza ai diversi antibattericinelle 2 specie controllate sono risultate superiori ai valoridella media dei Paesi europei che hanno fornito i dati4.L’impiego massiccio e non razionale in medicina veterinariadi alcune classi di antibatterici considerate critiche per la me-dicina umana (cefalosporine di III e IV generazione, fluoro-chinoloni, macrolidi e polipeptidi), rappresenta un serioproblema di sanità pubblica. Per quanto riguarda i polipep-tidi, ed in particolare la colistina, è importante richiamare ilcomunicato dell’EMA (European Medicines Agency) del 30luglio 20135, in cui si raccomanda di limitarne l’impiego ne-gli animali, dal momento che, per alcune infezioni ospeda-

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Autore per la corrispondenza:Guglielmo Lanza ([email protected]).

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liere da Klebsiella sp., Pseudomonas sp. e Acinetobacter spp.,rimane l’unico antibiotico efficace.In tale contesto la Commissione Europea, a fine 2011, hapubblicato il “Piano d’azione di lotta ai crescenti rischi di resi-stenza antimicrobica” 6, con lo scopo di porre l’accento sugliinterventi da adottare in ambito veterinario e di indicare chel’utilizzo non appropriato di antimicrobici terapeutici in me-dicina umana e veterinaria è alla base delle resistenze.Nel 2012, il Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Si-curezza Alimentare del Ministero della Salute ha elaborato ilmanuale “Biosicurezza e uso corretto degli antibiotici in zoo-tecnia” 7, rivolto sia a veterinari che ad allevatori. In tale ma-nuale vengono espresse importanti indicazioni in merito al-la scelta della molecola, sottolineando che l’impiego deve es-sere conseguente ad un corretto percorso diagnostico (sup-portato da evidenze clinico-anamnestiche, referti anatomo-patologici, isolamento batterico ed antibiogramma) ed allaconoscenza dello stato sanitario dell’allevamento, utilizzan-do antimicrobici a spettro stretto ed evitando quelli impie-gati in medicina umana. Antibiotici considerati critici, comele cefalosporine di III e IV generazione e i fluorochinoloni,dovrebbero essere impiegati sempre previo antibiogramma esolo nei casi in cui vi sia stata una risposta negativa a terapiecon altri antibatterici. Viene raccomandato inoltre di evitarele combinazioni empiriche di antibatterici e di rispettare leindicazioni riportate nei foglietti illustrativi in merito a do-saggi e durata delle terapie. I veterinari dovrebbero limitareil ricorso a terapie di massa solo ai casi strettamente necessa-ri, sempre a seguito di diagnosi eziologica e dopo avere pre-so ogni misura necessaria al miglioramento del benessereanimale e delle condizioni di biosicurezza, evitando l’utilizzodelle terapie ove le probabilità di successo sono ridotte (es.animali con patologie croniche).Il Programma di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Ali-mentare dell’Azienda USL di Piacenza ha effettuato nell’an-no 2013 uno studio su un campione di 50 allevamenti di bo-vini da latte del territorio di pianura, per un totale di 19.383capi (29% del totale dei bovini da latte della provincia). Loscopo dello studio era quello di avere a disposizione il datoreale sui consumi degli antibatterici impiegati nei diversi al-levamenti nel periodo 1 gennaio - 31 dicembre 2012 e di va-lutare la conformità del loro impiego, rispetto alle indicazio-ni contenute nel manuale ministeriale “Biosicurezza e usocorretto degli antibiotici in zootecnia”.

MATERIALI E METODI

Sono state analizzate tutte le ricette medico - veterinarie(n=1034) conservate nei 50 allevamenti, da cui sono stati ri-cavati i valori dei consumi complessivi e relativi (g/capo e g/qlatte) degli antimicrobici nel periodo considerato. Sono statiinoltre analizzati i consumi totali delle diverse classi di anti-batterici nei singoli allevamenti, ponendo particolare atten-zione a quelle su cui oggi è focalizzato l’interesse in medici-na umana (fluorochinoloni, cefalosporine di III e IV genera-zione, macrolidi e polipeptidi), per la crescente comparsa diceppi batterici resistenti nelle infezioni ospedaliere.I dati relativi alla conformità dell’impiego degli antimicrobi-ci sono stati ricavati da interviste agli allevatori e verifiche ef-fettuate sui registri aziendali di scorta e trattamento con me-dicinali veterinari, utilizzando le liste di riscontro ufficiali in

uso presso le Aziende Unità Sanitarie Locali della RegioneEmilia Romagna. In particolare, sono stati raccolti i dati re-lativi a dosaggio e durata delle terapie, diagnosi (prevalente-mente clinica oppure supportata da esiti di esami di labora-torio) e ricorso sistematico a terapie di gruppo.Il database e l’analisi dei dati sono stati realizzati con gli ap-plicativi Access ed EpiInfo.

RISULTATI

In Tabella 1 sono riportati i dati relativi a consistenza (capitotali e in lattazione) e produzione di latte (q totali e q/capoin lattazione) degli allevamenti campionati nell’anno 2012,con i rispettivi consumi di antimicrobici complessivi e rela-tivi (g/capo e g/q di latte prodotto).Gli allevamenti sono stati raggruppati per consistenza (capitotali), in 5 classi (<200; 201-300; 301-400; 401-700; >700).Nei 50 allevamenti esaminati sono stati consumati nell’anno2012, 657.938 g di antibatterici.Come rappresentato nel Grafico 1, le classi più utilizzate intermini quantitativi globali sono state: sulfamidici (143.634g), aminoglicosidi (115.526 g), macrolidi (115.479 g), tetra-cicline (109.699 g) e penicilline (98.356 g).Il Grafico 2 riporta i dati sul consumo di antibatterici espressi ing/capo allevato. Il consumo medio è pari a 25,68 g/capo, men-tre la mediana è pari a 17,72 g/capo. I valori di consumo pre-sentano un range molto ampio e sono compresi fra 0,53 g/capoper l’allevamento 9 e 179,64 g/capo per l’allevamento 32.Il Grafico 3 riporta i dati sul consumo di antibatterici espres-si in g/q di latte prodotto. Il consumo medio è di 0,66 g/q lat-te, mentre la mediana è pari a 0,42 g/q di latte. I valori sonoricompresi fra 0,01 e 6,20 g/q latte ed anche in questo casopresentano notevole variabilità.Dalle evidenze raccolte ed elaborate col test del chi quadratonon emerge una correlazione statisticamente significativa fraconsumo di antibatterici (g/capo) e consistenza dell’alleva-mento (Grafico 2), né fra consumo (g/qle latte) e produzio-ne di latte (Grafico 3).Relativamente alle vie di somministrazione (Tabella 2), laprevalente è quella iniettabile (58,3%) seguita dalle vie topi-ca ed intramammaria (37,6%), per bocca (3,8%) ed attraver-so mangimi medicati (0,3%).I Grafici 4, 5, 6 e 7 riportano i valori di consumo, relativi adogni allevamento, di polipeptidi (colistina), fluorochinoloni,cefalosporine di III e IV generazione e macrolidi.Nel Grafico 8 sono infine riportati i dati relativi alle moda-lità di impiego degli antibatterici nei diversi impianti. Nel72% degli allevamenti ispezionati, le terapie con antibatteri-ci venivano effettuate a seguito di diagnosi prevalentementeclinica, senza ricorrere ad esami di laboratorio. Nel 28% de-gli allevamenti venivano effettuati esami batteriologici edantibiogrammi, in particolare per diagnosi di mastite. È darilevare però che solo nel 18% degli allevamenti gli ap-profondimenti diagnostici venivano eseguiti in maniera si-stematica, mentre nel 10% degli allevamenti questi venivanoeseguiti in maniera sporadica.In merito al rispetto delle indicazioni contenute nei fogliettiillustrativi, nel 78% degli allevamenti sono state evidenziatedifformità nella durata delle terapie con antibatterici. Allostesso modo, nel 76% degli stessi sono state riscontrate evi-denti difformità nei dosaggi impiegati.

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49 86 39 1 (1,16) 2900 74,36 197,32 2,29 0,07

45 119 54 1 (0,84) 3600 66,67 1706,51 14,34 0,47

31 133 60 6 (4,51) 3200 53,33 641,69 4,82 0,2

19 137 62 6 (4,38) 6828 110,13 2539,29 18,53 0,37

34 144 65 0 (0) 6926 106,55 3424,36 23,78 0,49

14 145 65 3 /2,07) 7100 109,23 2680,81 18,49 0,38

18 155 90 3 (1,94) 6728 74,76 2271,32 14,65 0,34

21 156 70 9 (5,77) 8000 114,29 7331,82 47 0,92

1 177 80 4 (2,26) 6800 85,00 6598,07 37,28 0,97

16 187 84 8 (4,28) 7000 83,33 2121,5 11,34 0,3

29 192 86 1 (0,52) 9608 111,72 3166,2 16,49 0,33

30 198 89 3 (1,52) 6000 67,42 464,34 2,35 0,08

4 231 104 5 (2,16) 10977 105,55 1434,51 6,21 0,13

17 234 105 2 (0,85) 11280 107,43 1265,8 5,41 0,11

24 256 115 0 (0) 9800 85,22 4474,22 17,48 0,46

44 259 117 8 (3,09) 10896 93,13 1327,56 5,13 0,12

33 267 120 4 (1,5) 10500 87,50 287,19 1,08 0,03

47 271 122 5 (1,84) 12500 102,46 1246,56 4,6 0,1

43 272 122 9 (3,31) 14500 118,85 3168,09 11,65 0,22

20 281 126 6 (2,14) 12401 98,42 9604,48 34,18 0,77

36 290 131 1 (0,34) 13500 103,05 3793,95 13,08 0,28

8 297 134 13 (4,38) 13786 102,88 7023,59 23,65 0,51

46 299 135 4 (1,34) 4670 34,59 2284,55 7,64 0,49

25 302 136 7 (2,32) 11816 86,88 5590,85 18,51 0,47

5 304 137 1 (0,33) 11000 80,29 994,74 3,27 0,09

15 311 140 4 (1,29) 9200 65,71 420 1,35 0,05

2 320 144 4 (1,25) 13500 93,75 16430,55 51,35 1,22

37 336 151 14 (4,15) 16552 109,62 16273,12 48,43 0,98

41 336 151 7 (2,08) 11000 72,85 7344,53 21,86 0,67

3 342 154 3 (0,88) 15769 102,40 6146,53 17,97 0,39

48 344 155 2 (0,58) 10800 69,68 11862,29 34,48 1,1

38 346 156 11 (3,18) 18193 116,62 14552,58 42,06 0,8

27 359 162 7 (1,95) 14200 87,65 5051,7 14,07 0,36

11 375 169 0 (0) 16800 99,41 3782,07 10,09 0,23

10 378 170 5 (1,32) 17400 102,35 20498,05 54,23 1,18

50 435 196 3 (0,69) 19000 96,94 4709,34 10,83 0,25

23 437 197 4 (0,92) 17000 86,29 24326,73 55,67 1,43

9 458 206 5 (1,09) 18137 88,04 241,51 0,53 0,01

26 476 214 10 (2,1) 16362 76,46 2086,25 4,38 0,13

35 555 250 10 (1,8) 31000 124,00 14344,14 25,85 0,46

13 568 256 11 (1,94) 26000 101,56 15592,85 27,45 0,6

39 635 286 12 (1,89) 23958 83,77 15682,69 24,7 0,65

42 707 318 10 (1,41) 30000 94,34 87973,98 124,43 2,93

7 723 325 10 (1,38) 15198 46,76 1844,24 2,55 0,12

28 727 327 12 (1,65) 29000 88,69 3339,07 4,59 0,12

40 771 347 10 (1,3) 22619 65,18 55081,29 71,44 2,44

12 824 371 16 (1,94) 33725 90,90 17832,7 21,64 0,53

32 841 378 22 (2,62) 24372 64,48 151078 179,64 6,2

22 912 410 19 (2,08) 51362 125,27 31012,69 34,01 0,6

6 1475 664 29 (1,97) 68286 102,84 54792,67 37,15 0,8

TOTALI 19383 8745 791749 657938,9

MEDIA 1,89% 90,66 25,68 0,659

Tabella 1 - Dati relativi alle aziende campionate nell’anno 2012, suddivise per classi di consistenza.

Codice Capi Capi inCapi Morti Produzione Produzione Consumo antimicrobici

azienda totali lattazione> 2 anni totale latte latte procapite

(%) (q) (q) totale (g) g/capo g/q latte

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Grafico 1Consumo totale per classe di antimicrobici (g) nelcampione di 50allevamenti.

Grafico 2Consumo di antimicrobici(g/capo allevato) e relativografico di correlazione tra consumo (g/capo) e consistenza totale.

Grafico 3Consumo di antimicrobici(g/q di latte prodotto) e relativo grafico dicorrelazione tra consumo(g/q latte) e produzione(q/lattazione capo).

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Il 33,3% degli allevamenti ispezionati ha fatto ricorso a tera-pie di gruppo nei vitelli impiegando tetracicline, macrolidi,polipeptidi (colistina) e aminoglicosidi per via orale. Datoche questi trattamenti sono stati attuati a seguito di sola dia-gnosi clinica, senza alcuna indagine di laboratorio (anato-mopatologica, batteriologica, antibiogramma), questi sonostati classificati come non conformi.

DISCUSSIONE

Come si può vedere dai Grafici 2 e 3, i consumi di antimi-crobici nei diversi allevamenti, normalizzati per capo alle-vato e per produzione di latte, sono sostanzialmente so-vrapponibili.Emerge dagli stessi Grafici un’ampia variabilità nel consumodi antibatterici nei diversi allevamenti. Spiccano, per gli ele-vati consumi, gli allevamenti n. 32, 40 e 42. I tre impianti sipresentano simili come consistenza totale di capi allevati (ri-spettivamente 841 capi, 771 capi e 707 capi), ma con aspettigestionali molto differenti. Nel caso dell’allevamento 32, il dato sul consumo di antimi-crobici può trovare giustificazione nel fatto che l’impianto, almomento dell’ispezione, si trovava in fase di ristrutturazione(da lettiera permanente a cuccette), con evidenti problemi disovraffollamento e conseguente stress nei reparti delle vac-che in lattazione e delle asciutte ed elevata prevalenza di ma-

Iniettabile 58,3%

Topica ed intramammaria 37,6%

Per os 3,8%

Mangime 0,3%

Tabella 2 - Vie di somministrazione degli antimicrobici nel cam-pione di allevamenti.

Formulazione Percentuale

Grafico 4Consumo Polipeptidi(g/q latte).

Grafico 5Consumo Fluorochinoloni(g/q latte).

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stiti, trattate con impiego massivo di cefalosporine di III e IVgenerazione (Grafico 6).L’allevamento 42 invece, pur presentando un lieve sovraffol-lamento nei reparti delle vacche in lattazione, manifestavamaggiori problematiche nei reparti di allevamento dei vitel-li, riconducibili ad aspetti strutturali e di management: ca-pannoni chiusi sui 4 lati, difficoltà nel ricambio della lettie-ra, impossibilità di effettuare il tutto pieno - tutto vuoto neidiversi box, assenza di profilassi vaccinale nei confronti dellesindromi respiratorie e gastrointestinali dei vitelli. Queste ul-time rappresentano la causa principale dell’elevato consumodi antimicrobici (fluorochinoloni per via parenterale e ma-crolidi per os), come si può rilevare dai Grafici 5 e 7.Un discorso a parte merita l’allevamento 40, costituito dabovini ad alto valore genetico allevati con standard elevato dibenessere animale e di igiene in ogni reparto (vacche in lat-tazione in cuccette, asciutte, manze da rimonta e vitelli sulettiera permanente). Per tale motivo non è facilmente spie-gabile l’elevato consumo di antimicrobici impiegati per iltrattamento di mastiti (cefalosporine di III e IV generazione)e di sindromi gastroenteriche nei vitelli (fluorochinoloni),come rappresentato nei Grafici 5 e 6. Nonostante l’elevatostandard di benessere animale, alcuni aspetti importanti chepossono giustificare l’elevato consumo di antimicrobici sonoemersi durante l’ispezione, come ad esempio il frequente ri-corso all’acquisto di rimonta esterna senza osservanza dellenorme di biosicurezza (es: quarantena e controllo batteriolo-gico sul latte delle bovine in ingresso), il mancato ricorso adapprofondimenti di laboratorio per definire la diagnosi ezio-logica delle patologie prevalenti (mastiti e sindromi respira-torie nei vitelli), l’assenza di controlli sul latte di massa perl’accertamento della presenza di agenti di mastiti contagiose.I valori sui consumi di polipeptidi (colistina), fluorochinolo-ni, cefalosporine di III e IV generazione e macrolidi sono statiricavati tenendo conto del particolare interesse che tali classi diantibatterici rivestono nella terapia delle principali zoonosi(Salmonella sp. e Campylobacter sp.) ed infezioni nosocomialidell’uomo, e considerando la raccomandazione dell’EMA del30 luglio 2013 relativa all’utilizzo di colistina. A questo propo-sito, desta particolare preoccupazione l’impiego massiccio dicolistina per patologie enteriche negli allevamenti 37 e 38. Darilevare inoltre l’impiego massivo di macrolidi per os per iltrattamento delle malattie respiratorie nei vitelli che accomu-na gli allevamenti 23, 32 e 42, laddove non viene effettuatonessun tipo di profilassi vaccinale verso tali malattie.Dall’analisi dei dati raccolti, è possibile affermare pertantoche, nella maggior parte degli impianti, l’allevatore non era aconoscenza del reale stato sanitario della mandria e che le nor-me sull’uso prudente del farmaco venivano spesso disattese.

CONCLUSIONI

Uso razionale e riduzione del consumo di antibatterici inzootecnia rappresentano un obiettivo primario di sanitàpubblica per contrastare il fenomeno dell’antibioticoresi-stenza in medicina umana e veterinaria. Negli ultimi anni,diversi paesi del nord Europa hanno compiuto importantipassi avanti ed altri si stanno allineando a tale direzione,adottando strategie organizzate di intervento che coinvolgo-no i diversi portatori di interessi (veterinari, allevatori ed as-sociazioni di categoria) ed anche l’Italia dovrà al più presto

organizzarsi in tal senso, se non vorrà vedere in futuro com-promesse le proprie produzioni zootecniche.Destano preoccupazione i risultati relativi alle modalità diimpiego degli antibatterici (Grafico 8), che risultano nellamaggior parte dei casi non in linea con le raccomandazionicontenute nel manuale “Biosicurezza e uso corretto degli an-tibiotici in zootecnia” del Ministero della Salute. A tal propo-sito, vale la pena di sottolineare come la corretta diagnosi,basata su indagini di laboratorio (identificazione dell’agen-te eziologico ed antibiogramma)8, unitamente al rispetto deldosaggio e della durata delle terapie, siano aspetti impre-scindibili per evitare l’insorgenza di fenomeni di resistenzabatterica. Tali regole valgono ancora di più per i trattamen-ti di gruppo per via orale9, laddove è più alto il rischio di in-correre in somministrazioni sotto dose, soprattutto neglianimali ammalati, che per la loro condizione sono portatiad assumere quantitativi ridotti di alimenti e bevanda. Nelcaso dell’impiego della colistina nel trattamento delle ma-lattie gastrointestinali dei vitelli, tale aspetto è ancora più al-larmante, in considerazione del fatto che tale molecola rap-presenta un medicinale salvavita nell’uomo in alcune infe-zioni ospedaliere.Questo lavoro ha consentito di poter disporre di dati raccol-ti sistematicamente, in un campione di allevamenti di bovi-ne da latte, sui valori di consumo di antibatterici e sulle mo-dalità di impiego degli stessi. La conoscenza di tali dati è es-senziale se si vuole impostare una strategia mirata ad un usopiù razionale e prudente degli antibatterici. La raccolta ma-nuale dei valori sul consumo degli antibatterici ha però ri-chiesto un impegno notevole di risorse, non sostenibile neltempo. È quindi fondamentale poter disporre di un sistemadi raccolta dati informatizzato delle prescrizioni veterinarie,che possa permettere ai vari attori coinvolti di conoscere intempo reale i consumi di antibatterici nelle diverse tipologiedi allevamento e nei pet. Infatti, solo partendo dalla cono-scenza dei dati reali sui consumi nelle diverse filiere, si po-tranno impostare strategie efficaci per un uso più razionale eper una riduzione dei quantitativi di antibatterici impiegatiin zootecnia. Per una interpretazione più approfondita e mi-rata, sarà però necessario raccogliere dati relativi al rispettodel benessere animale e delle norme di biosicurezza, al gradodi selezione genetica, ad aspetti manageriali come la forma-zione del personale e la corretta gestione sanitaria della man-dria, tutti elementi utili per una valutazione globale dell’uti-lizzo degli antimicrobici negli allevamenti.

❚ Consumption and methods of use of antibacterial agents in the breeding of dairy cattle in the province of Piacenza

SUMMARYIntroduction - The problem of antimicrobial resistance isconsidered by the international scientific community one ofthe main public health topics, both in human and veterinarymedicine. Knowledge about the real antimicrobial consump-tion is essential for setting an efficient strategy focused ontheir rational and prudent use. In fact, only starting from thereal consumption data in different zootechnical sectors, willit be possible to build strategies for an effective reduction ofantibiotic use in animals.

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Grafico 6Consumo Cefalosporine di III e IV generazione (g/q latte).

Grafico 7Consumo Macrolidi (g/q latte).

Grafico 8Modalità di impiego degliantibatterici.

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Aim - This study was carried out to determine the antibioticconsumption during 2012 in a sample of 50 dairy cattlefarms in the province of Piacenza. Since the collection of da-ta through an informative system was not available, wechecked all the veterinary prescriptions collected in the se-lected farms.Materials and methods - Through the verification of re-corded treatments and using the official checklists for drugsurveillance in the Emilia Romagna region, we calculatedthe total consumption of the different classes of antibiotics,and compliance with leaflet prescriptions. Finally, weanalyzed the data obtained for the CIA (Critically Impor-tant Antimicrobials) for human medicine (third and fourthgeneration cephalosporins, fluoroquinolones, macrolidesand polypeptides).Results and discussion - Data collected didn’t show any sta-tistically significant correlation neither between antibacterialamount per head and herd consistency, nor between anti-bacterial amount and milk production per cow. In 72% ofthe inspected farms, antibacterial therapies were establishedonly on the basis of a clinical diagnosis, while bacteriologicalexams and antibiograms were sistematically performed inonly 18% of farms. For this reason it’s possible to concludethat, in most farms, the breeder was not aware of the realhealth state of his herd. From the results of this research, afrequent failure in compliance to leaflet instructions regar-ding doses and treatment duration was evident, although itis well known that this could lead to emergence of resistantbacterial strains.Conclusions - The availability of data on the consumptionof antibacterial drugs is a key element for surveillance oftheir correct use and for setting objectives; however, manualcollection requires a significant commitment of resources,unsustainable over time. It would be essential in the future tohave an informative system about the real antimicrobial con-sumption, to make the data promptly available to the Veteri-nary Health Service and to all the stakeholders. Other

aspects, however, should be taken into consideration for acomprehensive assessment of the problem, such as properhealth management of the herd, compliance to animal wel-fare and bio-security standards, genetic selection and mana-gerial aspects such as staff training.

KEY WORDSAntibacterial agents, antimicrobial resistance, dairy cattle,antimicrobial consumption.

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