Consorzio Nautico di Livorno notizie

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CONSORZIO NAUTICO DI LIVORNO notizie Il punto sul futuro della nautica livornese Il progetto: un nuovo ormeggio alla Bellana N. 1 • Dicembre 2012 Nuove regole per l’AMP della Meloria Le nostre battaglie contro due tasse inique

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La rivista è stata ideata essenzialmente per informare tutti i soggetti interessati alla nautica. A Livorno esisitono fra le 5.500 e le 6.000 imbarcazioni di diversa dimensione. Su ciascuna imbarcazione orbitano mediamente sei persone che vanno per mare con un numero che oscillla tra le 35.000/40.000 persone. Oltre a questi vi sono tutti i negozi che vendono articoli per la nautica, abbigliamento, articoli da pesca, i cantieri che fanno le manutenzioni alle barche ( il cosiddetto indotto) che fanno lievitare enormemente la consistenza del numero degli interessati a questo settore. Dire che a Livorno oltre un terzo della città, forse anche il 50% è interessata alla nautica da diporto è una considerazione del tutto normale e logica per una città di mare. La rivista è inviata a tutti i 4.500 iscritti del Consorzio di cui fanno parte 60 circoli nautici più le due associazioni nazionali della FIPSAS (Federazione italiana pesca Sportiva e attività subacquee del Coni) e ARCIPESCA.

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Consorzio nautiCo di Livornonotizie

• Il punto sul futuro della nautica livornese

• Il progetto: un nuovo ormeggio alla Bellana

N. 1 • Dicembre 2012

• Nuove regole per l’AMP della Meloria

• Le nostre battaglie contro due tasse inique

“Per lo sviluppo sociale della nautica livornese”

collaborano con il

Consorzio Nautico di Livorno

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I l collante che unì i circoli nau-tici, sul finire degli anni ’90,

fu uno strano tentativo del Comune di Livorno di espropriare le concessioni e affidarle alla Medicea, una società ap-positamente istituita, per subaffittarle successivamente agli stessi con il fine di drenare risorse economiche. Gran parte dei circoli nautici e le associazioni del-la FIPSAS e dell’Arci pesca, decisero di fondare il Consorzio Nautico dei Fossi quale garanzia della loro integrità.

Successivamente il raddoppio degli iscritti al Consorzio e l’estensione all’in-tera città delle competenze di questa As-sociazione rese necessaria la trasforma-zione del nome in ‘Consorzio Nautico di Livorno’. Fin da subito il Consorzio si pose l’obiettivo prioritario di stabilire il diritto di mantenere in testa ai circo-li le concessioni per garantire loro una vita sociale, lungo i fossi e nelle darse-ne, collegata alla nautica da diporto. Il ruolo fu sicuramente quello sindacale da interfaccia con le istituzioni cittadi-ne per tutto quanto concerneva il dipor-tismo livornese.

Furono immediatamente individua-te alcune urgenze come: la messa in si-curezza degli accessi alle concessioni, passerelle, cancelli, illuminazione e pro-mosse le realizzazioni di servizi come allacciamenti idrici, elettrici e impian-ti di video sorveglianza. Sui problemi della sicurezza, da intrusioni indeside-rate, organizzammo, agli inizi del 2008, un’assemblea alla quale parteciparono tutte le Autorità e le Forze dell’Ordine cittadine.

Sulla chiusura con cancelli è stato re-centemente concordato con l’Autorità Portuale di collocare, a fianco dei rispet-

tivi, una piccola cassetta dove sistemare la chiave al fine di poter garantire l’ac-cesso alle Autorità competenti.

Da subito iniziammo la ricerca di aree da attrezzare per la manutenzio-ne alle imbarcazioni al fine di evita-re lavorazioni inquinanti lungo i fossi e l’eliminazione di strutture fatiscenti. Un lavoro di intreccio con le istituzio-ni competenti che forse solo ora potrà andare a compimento. Con l’istituzione dell’Area marina protetta della Melo-ria, ci siamo a lungo e fortemente impe-gnati affinché non fossero attuate regole vessatorie a danno del piccolo diporti-smo per mantenere la possibilità di ac-cesso a quell’area, la tradizionale balne-azione, pesca amatoriale e sportiva dei nostri concittadini. Ma facemmo di più quando nel 2008 iniziammo a raccoglie-re domande di persone che chiedevano nuovi posti barca e che da tempo ci as-salivano con domande che non eravamo in grado di soddisfare. Ci adoperammo per far stipulare un accordo fra Comu-ne e Autorità Portuale che fu siglato nel maggio 2009 per individuare aree dove realizzare un nuovo punto di ormeg-gio. Il Sindaco Cosimi, nel giugno dello stesso anno, presentò questa convenzio-ne nel salone della Stazione Marittima, aprendo una speranza per tutti gli aspi-ranti ai nuovi posti barca. Una conven-zione che prevede la presenza del Con-sorzio come referente principale a tutela e garante della socialità degli interventi di realizzazione anche di nuovi eventua-li punti di ormeggio. Ci stiamo tutt’ora difendendo dall’assalto della Regione che chiede una tassa aggiuntiva sulle concessioni sventolando una vecchia e discutibile legge. Una legge che aveva

subìto notevoli variazioni nel tempo e che, anche secondo l’Autorità Portuale e il Ministero, non è più pertinente. Co-ordinammo la raccolta dei ricorsi tenuti da uno studio legale che in prima bat-tuta ha ottenuto la vittoria di fronte alla Commissione tributaria regionale.

La mancanza di dialogo fra le istitu-zioni, con il Comune di Livorno da una parte e l’Autorità Portuale dall’altra, sommata ad un difficoltà interna di dia-logo fra la parte politica e tecnica: que-sto l’ostacolo maggiore che non consen-te ad oggi un processo razionale dello sviluppo dei progetti per la nautica da diporto. I nuovi insediamenti dei pun-ti di ormeggio dovranno ospitare 1200 imbarcazioni: la somma delle oltre 700 attualmente nel Mediceo, laddove do-vrebbe sorgere il porto turistico, e le 500 troppo grandi per restare ormeggia-te nei fossi. Per queste ultime, da tem-po, è stata richiesta l’esigenza dello spo-stamento al fine di migliorare e rendere più sicura la navigabilità. Le dighe fo-ranee della Bellana dovranno avere una capienza capace di ospitare la totalità delle barche da rimuovere; se così non fosse occorrerebbe trovare altre soluzio-ni possibili, che alle stesse condizioni, permettano la sistemazione dell’intera quantità di barche da delocalizzare.

Sia chiaro, per coloro che ci legge-ranno, che finché non vi sarà una solu-

zione condivisa per tutti, nessuna barca del Consorzio Nau-tico lascerà l’attuale ormeggio.

Il Presidente Piero Mantellassi

Consorzio Nautico: tra un passato ricco di traguardi e un futuro denso di obiettivi

L ’ e D i t o r i a L e

3Consorzio nautiCo di Livorno notizie

Direttore responsabile Andrea Puccini

Segretaria di redazione Marisa Mantellassi

redazioneConsorzio Nautico di Livorno Piazzale del Portuale, 18 - Stazione Marittima57123 Livorno

Stampa industria grafica MYCKPRESS srl Piazza Dossetti, 7 56012 Fornacette (Pi)

Grafica e impaginazione Scotto Pubblicitàby Isabella ScottoMateriale fotografico a cura di Luciano De Nigris

Gestione spazi pubblicitariScotto Pubblicità - Livornotel.0586 403003 - cell. 336710317

autorizzazione tribunale di Livornon.9/2012 del 12 settembre 2012Consorzio Nautico di Livorno - Notizie

Questo numero è stato stampato in 1000 copie

Consorzio nautiCo di Livornonotizie

• Il punto sul futuro della nautica livornese

• Il progetto: un nuovo ormeggio alla Bellana

N. 1 • Dicembre 2012

• Nuove regole per l’AMP della Meloria

• Le nostre battaglie contro due tasse inique

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“A bbiamo cercato in tutti i modi di ac-celerare i tempi. Stiamo lavorando

sugli atti, inserendo la questione all’inter-no del percorso burocratico seguito dal Piano Regolatore Generale del Porto. Ab-biamo risolto diversi problemi che si sono presentati uno dopo l’altro, nel tentativo di modulare nel dettaglio le caratteristiche specifiche del progetto Bellana”.

È il Sindaco di Livorno Alessandro Cosimi a prendere la parola per fare il pun-to su una questione notoriamente molto cara al Consorzio Nautico ed inaugurando di fatto lo spazio d’apertura che, anche nei prossimi numeri a venire, la nostra rivista intende riservare puntualmente alla voce dei vari protagonisti della scena politica, istituzionale ed economica. Tutte figure di spicco a livello locale e non solo, collegate a doppio filo con le ‘stanze dei bottoni’ e le dinamiche che regolano la vita del ‘mare nostrum’ all’ombra dei Quattro Mori, tra operatori commerciali e turistici attivi in uno dei principali porti italiani e tutto il resto di quei privati cittadini che si confer-mano instancabili promotori dello sviluppo quotidiano della nautica da diporto.

In uno degli ultimi consigli comunali, è stato infatti approvato il documento di in-dirizzo sulla proposta del già citato PRG del Porto e sul Piano Operativo triennale, grazie ai ben 24 voti favorevoli contro i soli 6 astenuti.“Si tratta di uno strumento uti-le a fornire finalmente una spinta decisiva al progetto Bellana - conferma il Primo Cittadino, ricalcando quanto era già stato dichiarato dal vice sindaco Bruno Picchi - In quella sede, è stato espresso un pare-

re favorevole alle s i s t e m a z i o n e dello specchio acqueo della Bellana come punto di or-

meggio.

S u L L a C r e S t a D e L L ’ o N D a

Intervista ad Alessandro CosimiSindaco di Livorno

Si tratta da qui in poi di sviluppare un’opportunità, per fornire una risposta concreta alle variegate esigenze espresse dalla locale nautica da diporto. Non in-tendiamo ‘travolgere’ con promesse diffi-cili da mantenere quanto è stato dibattuto sino ad ora gettando troppa carne sul fuo-co, bensì vorremmo riuscire a ‘modulare’ gradualmente questo processo di sviluppo. Il tutto al fine di conservare la massima franchezza e razionalità nei giudizi e nel rispetto delle competenze”.

Tra le righe, seppur in maniera del tut-to ufficiosa e non confermata, il Sindaco Cosimi quindi non chiude assolutamente la porta all’ipotesi di un successivo am-pliamento del progetto originario. Una ca-pienza attualmente stimata ‘solo’ intorno alle 700 unità: chiaramente lo spostamento non è pensato per soddisfare le esigenze di nuovi posti barca, bensì per assecondare le necessità richieste da Autorità Portua-le e Comune di traslare le barche troppo ingombranti dal Mediceo e lungo i Fossi. Sebbene non si sbilanci, Cosimi consente comunque ai livornesi di continuare ancora a sognare la definitiva soluzione della que-stione. “Sin dalle sue origini, l’idea Bel-lana è stata molto combattuta a causa di molteplici ragioni - prosegue - Adesso che finalmente tutti questi ostacoli sono stati rimossi e si sta mettendo in moto la mac-china organizzativa, con la conseguente definizione delle tempistiche, dobbiamo prima di tutto rallegrarci per aver ottenuto tale risultato”.

Che si guardi a questo soltanto come una prima tappa intermedia o un momen-taneo punto di arrivo, il percorso intrapreso da Palazzo Civico pare d’altronde conser-vare la precisa intenzione di snodarsi anco-ra a lungo, almeno sino al raggiungimento di una meta precisa.

“È chiaro che in primis si debba agire con prudenza, con previsioni che devono ricadere per forza entro il raggio dettato dalla normativa della Sovrintendenza e della Regione Toscana. Questo però non deve far dimenticare il fatto che il mondo livornese delle barche necessiti in un modo o nell’altro di arrivare quanto prima ad una soluzione soddisfacente per la totalità dei soggetti coinvolti - tiene a ricordare Co-simi - L’aspirazione dell’Amministrazione resta perciò quella di giungere progres-sivamente ad una completa fruibilità dei

fossi, allo scopo di utilizzare le stesse vie d’acqua e sfruttarne le grandi potenzialità ai fini di elevarne il potenziale attrattivo sotto il profilo turistico”.

L’opera non dovrebbe limitarsi quin-di alla mera “delocalizzazione dei mezzi presenti nel porto Mediceo, per realizza-re la sua definitiva trasformazione in por-to turistico” da parte di Azimut Benetti, come peraltro già messo nero su bianco nel documento presentato da Picchi, ben-sì concretizzarsi in un trasloco completo (ovviamente da intendersi in più momen-ti). Questo anche per venire incontro ad un numero sempre crescente di proprietari di imbarcazioni considerate già oggi troppo ingombranti dall’Autorità Portuale, preoc-cupati dalla spada di Damocle che pende sulle loro teste sotto forma di ingiunzioni di sfratto, in quanto “colpevoli” di superare le misure concesse in origine, anche solo eccedenti di pochi centimetri.

“Naturalmente, si dovrà partire dalle barche più grosse che creano i maggiori di-sagi e procedere successivamente ad un tra-sloco scaglionato. Una volta avviata l’ope-ra, nel corso di questa fase di transizione, è naturale che possano maturare anche idee e sviluppi ad essa collegati - è l’ulteriore spiraglio di luce in fondo al tunnel lasciato dal Primo Cittadino nei confronti di quello che ormai viene comunemente chiamato ‘il popolo delle barchette’ - La costruzione di un ormeggio nello specchio d’acqua anti-stante l’area della Bellana rappresenta il primo vero tentativo di riflessione concreta intorno alla nautica da diporto. Un’atti-vità che ha sempre mosso un’ampia fetta di storia, cultura, socialità, e non per ul-tima anche dell’economia all’interno della nostra città, ma che al contempo sino ad oggi non era mai riuscita a definirsi entro un’organizzazione ben strutturata. È fisio-logico che, a seguito di questo spostamento, qualche diportista più indisciplinato sarà chiamato ad abbandonare eventuali catti-ve abitudini consolidatesi nel corso degli anni. Ma è proprio per questa sua opera di intermediario riconosciuto e regolatore efficace che, sullo scenario istituzionale, il Consorzio Nautico si sta affermando nel ruolo di interlocutore quanto mai affidabi-le. Un soggetto protagonista che possiede allo stesso tempo la capacità e la volontà di contribuire fattivamente al processo di crescita della nostra città”.

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“S aluto con affetto la nascita di un periodico ufficiale che

rappresenti la voce di un soggetto ormai così radicato nel tessuto so-ciale della nostra città come lo è diventato il Consorzio Nautico di Livorno.Parliamo di un interprete fidato e affidabile rispetto ai pensieri ed alle volontà espresse da quell’importan-tissima fetta di cittadinanza labro-nica interessata più o meno diret-tamente alle questioni della nautica da diporto, ormai anche sui media locali denominata confidenzialmen-te ‘Popolo delle barchette’. Una realtà che si è consolidata pro-gressivamente nel corso di questi anni, non soltanto per via dell’in-gente numero di associati del quale si è fatto portavoce ma anche come naturale conseguenza della funzio-ne sociale che esso svolge.

La nautica da diporto a Livorno, malgrado la crisi congiunturale che non ha certo risparmiato questo settore, fonde al proprio interno un preziosissimo e sfaccettato patrimo-nio. Oltre all’aspetto economico, nello scrigno delle barchette livor-nesi è custodito un tesoro ricco di storia, tradizione e cultura folclori-stica. Guai a disperderlo o soltanto metterlo a repentaglio. Al contra-rio, oggi più che mai, la categoria necessita della massima tutela e di un sostegno concreto attraverso la messa a disposizione di strutture e servizi appositi.

Senza attendere invano aiuti esterni quindi, in tempi non sospet-ti il Consorzio ha scelto di diveni-re padrone del proprio destino. Ha acquisito la massima credibilità in qualità di interlocutore con le Isti-tuzioni, mettendo sul tavolo creden-ziali cruciali come la coerenza e la chiarezza. Due qualità con le quali conduce ancora adesso la propria battaglia più delicata: la costruzio-ne di un nuovo punto di ormeggio in zona Bellana.

Il progetto si è trasformato in una sorta di bandiera identificativa, la sola strada praticabile per arriva-re ad una soluzione definitiva dei molteplici problemi che affliggono la nautica da diporto nella città dei Quattro Mori. Una proposta logica e concretamente realizzabile. L’ide-ale, sia per la dislocazione geografi-ca e per le conseguenti implicazioni sul piano logistico, sia come input decisivo per cominciare a fornire uno sbocco alle attuali criticità. In primis, quelle legate alla liberazio-ne del Mediceo per far spazio a ciò che diventerà il futuro porto turisti-co e quella dettata dallo spostamen-

to imposto ad alcune barche ritenute troppo ingombranti per consentire l’adeguata navigabilità all’interno dei Fossi.

L’augurio è quindi quello che, anche alla luce degli sviluppi vissuti recentemente dall’iter progettua-le lungo le varie fasi di gestazione burocratica, si possa finalmente ar-rivare ad una conclusione soddisfa-cente. Specie per quanto riguarda la futura capienza del futuro punto di ormeggio, l’aspetto che ad oggi incarna l’ultimo grande ostacolo considerate le divergenze di vedute tra gli attori interessati. Nel famoso Piano della Costa delineato all’in-terno del Piano Regolatore già oltre un decennio fa (1999 per la preci-sione, ndr), la stessa Amministrazio-ne Comunale individuò alcuni pos-sibili siti alternativi dislocati lungo il versante cittadino che si affaccia sul mare.

Partendo dall’idea quindi che si potrebbe rafforzare ulteriormente i porticcioli già esistenti o addirittura strutturare ex novo altre aree limi-trofe, si deve comunque ammettere che la ‘location’ della Bellana deve forzatamente rappresentare il cuore del progetto della nuova sistemazio-ne globale delle piccole imbarca-zioni attualmente ospitate nei Fossi e nel Mediceo.

Se non si riuscisse a raggiunge-re l’accordo sul numero possibile di imbarcazioni da far traslocare alla Bellana, ben venga eventualmente, una filiera di punti utili al rafforza-mento della sopra citata operazio-ne. Ma si deve comprendere che ciò può avvenire solo in parallelo: del nuovo punto di ormeggio di fianco allo scoglio della Regina, non si può fare a meno”.

Roberto Piccini

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Roberto PicciniPresidente Porto di Livorno 2000

D i C o N o D i N o i

Illusioni incoraggianti

E ppure sembrava essersi aperto uno spiraglio all’indomani della

proroga concessa all’entrata in vigore dei divieti d’ingresso ultra restrittivi per le barchette che non hanno a bor-do motori ecocompatibili in linea con la direttiva europea 2003/44. Da aprile 2011 in teoria non avrebbero potuto più navigare verso il faro e la Torre quelle imbarcazioni dotate di motore “euro 5” che ad oggi rappresentano però ancora solo una percentuale limitata rispetto alla totalità dei diportisti labronici. Dal regolamento ministeriale art.5 comma 2 però si era evinto anche che, ai fini della premialità ambientale, alle unità da diporto sarebbe stato sufficiente es-sere in linea con uno solo dei seguenti requisiti di eco-compatibilità: oltre alle imbarcazioni equipaggiati con motore in linea con la direttiva 2003/44CE (quindi più ‘giovane’ dell’entrata in

vigore della stessa, datata 2006), l’in-gresso è consentito anche ai natanti do-tati di casse per la raccolta dei liquami di scolo (o un wc chimico, sullo stile di quelli utilizzati anche per le roulot-te). Una bella scoperta che, considera-ta anche l’ulteriore guadagno di tem-po legato alla contemporanea ‘falla’ burocratico-amministrativa verificatisi in conseguenza della mancata nomi-na della commissione di riserva che avrebbe dovuto approvare lo stesso re-golamento esecutivo dell’area protetta, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo

a molti, sempre in attesa che si insedi la famigerata commissione che dovrebbe mettere il bollo sul regolamento della Meloria. Un organo consultivo formato dai rappresentanti delle amministrazio-ni locali e delle categorie ma forte di un parere «comunque vincolante», come sentenziato dal Tar dopo la bocciatu-ra del regolamento approvato (senza il parere della commissione) secondo l’analogo precedente che ha riguardato le norme d’accesso per l’area marina protetta di Porto Cesareo, in Puglia.

Boa o non boa? Invece, allo stato attuale, il Parco della Meloria di fatto rimane ancora inchio-dato in un limbo di preoccupante ina-zione: il regolamento avrebbe dovuto entrare in vigore già nel 2011. Restano un miraggio quindi le boe ufficiali (il cui acquisto, peraltro costoso, resta in fase di definizione ormai da mesi), le quali dovrebbero delimitare le aree non solo sulla carta, bensì nel concreto sul-lo specchio d’acqua interessato. Per il momento quindi, il metodo più sicuro e collaudato rimane quell’antica: affidar-si alle coordinate da inserire nel Gps resta il modo più semplice ed efficace per orientarsi e non infrangere i divieti. Per quanta riguarda lo spazio utilizza-bile intorno alle torri bisogna ricordare che l’inizio della zona A di massimo rispetto e divieto assoluto di accesso, inizia, per chi viene da terra a circa 900 metri oltre le torri. Per i natanti dotati di Gps basterà fissare le coordinate dei quattro punti che potete consultare nel dettaglio di seguito:

Punto Latitudine Longitudine

M 43° 33’ 40” N 010° 11’ 02” E

N 43° 33’ 40” N 010° 12’ 05” E

P 43° 32’ 10” N 010° 12’ 05” E

Q 43° 32’ 10” N 010° 11’ 02” E

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La moderna battaglia della Meloria

Come nel 1283 quando le Repubbliche Marinare di Pisa e Genova si contendevano lo strategico tratto di mare antistante Livorno a bordo delle loro flotte di galee, ai tempi nostri il terreno di battaglia intorno alla celebre Torre si sposta dal mare alle scrivanie. Una disfida puramente burocratica che però coinvolge la passione per il mare di migliaia di diportisti, locali e non. Il Consorzio è attivamente impegnato nella tutela dei diritti dei suoi associati e di tutti gli innamorati di uno degli specchi d’acqua più frequentato ed amato dai natanti labronici. Il nostro impegno va avanti indefesso, specie alla luce dei risvolti sconfortanti assunti dall’ultima riunione informativa organizzata dal Comune e dal Parco di San Rossore su quello che dovrebbe diventare il prossimo regolamento di accesso all’Area Marina protetta

Per tutti coloro che non sono dota-ti di strumentazione adeguata basterà al contrario rimanere in un’area che non superi i circa 500 metri dalle tor-ri e non spingersi oltre il margine di sicurezza. Anche perché al momento, a delimitare la zona A grande quanto un rettangolo di un miglio e mezzo, all’interno della quale non si può fare il bagno, navigare e pescare, sono po-sizionate solo piccole boe rosse tem-poranee. Peraltro, questo è tutt’altro che un male. Almeno nell’ottica del Consorzio, il quale ha consigliato più volte di collocare gavitelli su aree co-munque molto limitate, solo laddove si ritiene di dover salvaguardare, e lì vin-colare l’ormeggio. Sul restante spazio invece, sarebbe opportuno consentire l’ancoraggio per questioni legate alla sicurezza, evitando la circolazione di barche che possono costituire pericolo per i bagnanti.

Gabelle paradossaliComunque sia, la situazione rimane surreale e figlia di un ‘peccato origi-nale’ commesso a monte dell’intera vicenda, venuta a verificarsi in primis a causa della completa e volontaria esclusione del Consorzio dal gruppo

Manfredi. Invece, abbiamo appreso non senza sgomento che la bozza in questione era già stata valutata dal Ministero dell’Ambiente, senza che il Consorzio ne avesse neanche potuto prendere visione.

È soprattutto a causa di questa in-colpevole mancanza di supervisione che si è arrivati ad un’ipotesi che noi consideriamo a dir poco ridicola ed assolutamente impraticabile nella so-stanza.

È un dato conclamato e ormai noto a tutti che i fondi economici attual-mente a disposizione per la realizza-zione dell’area protetta, almeno così come è stata pensata sin dall’inizio dal Ministero, non siano sufficienti. Non senza una buona dose ben miscelata di ironia e sfacciataggine quindi, al fine di ovviare a questa carenza di risorse e reperire i liquidi necessari, l’artico-lo 30 della bozza di regolamento ad oggi in discussione intenderebbe pre-vedere una sorta di gabella alla quale sottoporre tutti quanti gli interessati a visitare la zona. Infischiandosene del fatto che la categoria del piccolo-medio diportista si trovi già di per sé ampiamente vessata a livello naziona-le e locale sotto il profilo normativo e fiscale, Stato e Amministrazione Co-munale lanciano quindi l’ennesimo at-tacco, congiunto e frontale, alle tasche dei malcapitati amanti del mare.

Il Consorzio sostiene in toto il principio di ‘non onerosità’ a carico dei privati nel quadro del dibattito preliminare, funzionale alla stesura del nuovo regolamento

Il dettaglio di una carta marina del Ministero dell’Ambiente, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale

di lavoro che ha operato in fase pre-liminare per la stesura della bozza del ‘famigerato’ regolamento. Questo a totale sconfessione peraltro di quan-to venne al contrario promesso alla rappresentanza del Consorzio in una specifica riunione del 2010, svolta-si presso la sala Giunta del Comune di Livorno, alla presenza del Sinda-co Cosimi e del Presidente del Parco

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Diporto a impatto zeroIl tutto come se non fosse stato già sufficiente il danno patito dai pro-prietari livornesi delle imbarcazioni, a fronte di un macroscopico errore di valutazione ‘tecnico-politico-ammi-nistrativo’ quale può essere definita l’istituzione di un’Area Marina Pro-tetta esattamente in coincidenza del-lo storico punto di riferimento della nautica livornese, posto di fronte pe-raltro ad una zona francamente inutile da tutelare sotto il profilo ambientale. Malgrado l’intensa attività limitrofa dovuta alle rotte tangenti del porto

commerciale (comprese quelle del-le grandissime porta container, delle petroliere e delle gigantesche navi da Crocieria), allo sbocco della foce dell’Arno (dove il cromo esavalente si accumula in grandi quantità come re-siduo delle numerose concerie attive nell’entroterra della provincia pisana), alla piattaforma Olt (rigassificatore) di prossima realizzazione, sui fondali intorno alle torri della Meloria infatti è rimasto tutto inalterato negli ultimi 40 anni. Questo a dimostrazione che proprio la nautica da diporto è la sola categoria in grado di transitarvi prati-

camente ad ‘impatto zero’ ed a con-ferma dell’intenzione indiscriminata di frapporre inutili e assurdi ostacoli per i quali si vanno paradossalmente a richiedere finanziamenti agli stessi danneggiati.

Un amaro déjà vuUna follia che ha tutto il sapore dell’ulteriore beffa ma che trascina con sé anche un retrogusto di ‘déjà vu’. Non occorre infatti riavvolgere troppo indietro il nastro del film del rapporto di odio-amore tra i diporti-sti e i governi succedutisi nella nostra città. Il Comune ha già vissuto infatti un’esperienza terminata tutt’altro che con il lieto fine in occasione dell’in-felice pensata della ‘Medicea’. Una creatura figlia di un piano ‘diabolico’ dell’Amministrazione Comunale teso ad espropriare gradualmente i circoli delle loro storiche concessioni, al fine di riaffittare successivamente posti barca a cifre ben più esose.

Un’esperienza che definiremmo ‘antisociale’, una vicenda triste che a cavallo degli anni 1997/98 fornì però anche uno spunto positivo. Fu infatti la necessità di combattere quella mi-naccia collettiva a convincere definiti-

Nel dettaglio, l’attuale suddivisione che ripartisce le differenti zone e regola di conseguenza le attività praticate all’interno dell’Area Marina Protetta

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vamente i vari circoli dell’importanza di un’unione di intenti: da quel mo-mento, assieme alle Associazioni del Coni e dell’Arcipesca, vide la luce proprio il nostro Consorzio.

La nostra speranza quindi è che quest’ennesimo passo falso del Co-mune serva invece da cartina di torna-sole su come si è operato sino ad oggi, permettendo all’Amministrazione di ravvedersi e tornare sui propri passi, schierandosi al contrario a difesa dei propri cittadini e fornendo loro garan-zie precise.

Punti cardinaliI pilastri sui quali si fonda la batta-glia che al momento stiamo portando avanti sono tanto semplici quanto im-prescindibili.

La bozza di regolamento rivista e corretta con i numerosi suggerimenti che in questo periodo come Consorzio, in coordinamento con i Circoli Nautici della costa cittadina, stiamo presentan-do al Ministero dell’Ambiente attra-verso la necessaria mediazione del’En-te Parco, poggia infatti su due principi generali. Quello della non onerosità di eventuali tassazioni imposte a carico

dei diportisti privati e quello del non obbligo di adempienza di alcuna for-malità burocratiche per tutti i residenti nelle provincie di Livorno e Pisa e nel comune di Collesalvetti.

Al contempo, la proposta formula-ta è quella di inserire il concetto della ‘residenza nautica’: un criterio utile

per venire incontro a tutti coloro che non possiedono l’effettiva residenza nel comune dei Quattro Mori ma che comunque ormai da tempo frequenta-no la nostra città, grazie all’ormeggio della propria barca presso uno dei cir-coli locali. Quest’ultima infatti rap-presenta una casistica tutt’altro che di nicchia e di poco conto, bensì dentro la quale sono rintracciabili probabil-mente alcune centinaia di amanti del ‘mare nostrum’, provenienti sia dalle altre zone della Toscana sia da oltre i confini regionali.

Oltre ai pesanti ritocchi consigliati al Ministero riguardo alla disciplina degli ormeggi, degli ancoraggi e della navigazione, il Consorzio quindi si sta impegnando senza riserva per rendere quanto più agevole possibile ai dipor-tisti locali anche l’attività di ripresa televisiva e fotografica, quella delle immersioni subacquee (per le quali il testo originale prevedeva come da co-pione ulteriori tributi da versare e per-messi da ottenere) e quella della pesca sportiva e ricreativa (nella precedente bozza si prevedeva la possibilità di utilizzare esclusivamente esche autoc-tone, in realtà praticamente impossibi-li da rintracciare oppure si consentiva solo la pesca al traino in superficie, vietando in maniera decisamente poco praticabile quella in profondità).

L’area intorno alla Torre della Meloria è storicamente legata alla cruenta battaglia che segnò l’inizio del declino della Repubblica Marinara di Pisa

Il consiglio dettato dal Consorzio all’Ente Parco è quello di limitare al minimo necessario l’installazione dei gavitelli per l’ormeggio

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M a l’Area Marina protetta, le cui genesi e prospettive future abbia-

mo sviscerato ampiamente nelle pagine precedenti, risulta veramente così incom-patibile con le attività di pesca, sia essa professionale o semplicemente amatoria-le? E con quella subacquea? Attraverso il parere esperto e privo di preconcetti di alcuni tra i più conosciuti esponenti, chia-mati a farsi portavoce in difesa di queste attività a livello locale, proviamo a com-prendere se può esistere la possibilità di giungere ad una mediazione sensata. In un regolamento finale che ci si auspica quan-to più equilibrato possibile, in bilico tra le esigenze di tutela del nuovo parco e quelle di conservazione di un patrimonio econo-mico e sociale. E non di meno, culturale.

Palamito addio?Specie nel particolare caso del palangaro, meglio conosciuto a Livorno come pala-mito: una realtà assai radicata. Livorno ne è una sorta di capitale: ricca di tradizione e soprattutto di protagonisti della discipli-na. Specialisti impareggiabili, resi celebri da un’esperienza manuale accumulata nel tempo nonché dai folcloristici sopran-nomi affibbiati loro dal sempre fervido immaginario popolare. Secondo il ricer-catore dell’Arpat Roberto Silvestri, la missione non sarebbe perciò impossibile. Almeno sulla carta e previa tanta buona volontà, considerato che gli impedimenti alla fattibilità di tale compromesso resta-no molteplici e di natura variegata, quindi ancor più complessi da superare. “In altri Parchi Marini italiani esistono già prece-denti analoghi in tal senso, nelle cui zone C viene consentita anche la pesca di que-sto tipo - spiega l’esperto - Purtroppo, il momento economico del Paese è difficile ed aggravato dai tagli che la cosiddetta

spending review impone alle Ammini-strazioni ed agli Enti pubblici, i fondi per finanziare la supervisione ed i controlli necessari sono ridotti al minimo. E di conseguenza, per i trasgressori dei divie-ti, è invece ridotto al minimo il rischio di incappare in una sanzione”. Così, si pre-ferisce tagliare il problema di netto, alla radice. Ma in maniera anche indiscrimi-nata e troppo generalizzata. Il palangaro infatti è attualmente regolamentato in Italia con la sola limitazione del numero massimo di ami (massimo 200). “Questo alla luce di una natura già di per sé par-ticolarmente autolimitante dell’attrezzo. Il palamito richiede infatti un notevole dispendio di tempo per l’elevato numero di operazioni da effettuare per la prepa-razione ma anche per il successivo uso. Calcolando per difetto, possiamo affer-mare che occorrono circa 8 ore per un ciclo completo di pesca; questo fa sì che venga usato prevalentemente dai pesca-sportivi e sia stato abbandonato dai pro-fessionisti, ad eccezione del palamito di altura a pesce spada, peraltro vietato ai dilettanti - è la lucida analisi illustrata da Silvestri - Tale forma di pesca conserva le tradizioni più antiche e spesso la sua complessità di esercizio viene giustifi-cata solo da una grande passione per il mare. L’attrezzo è selettivo ma potrebbe comunque essere introdotta una misura minima della dimensione degli ami per la salvaguardia degli individui giovani. Inoltre sarebbe opportuno disincentivare la pratica diffusa di chi lascia i palamiti sempre in mare per ‘scorrerli’ una o più volte al giorno”.

I suggerimentiPer ovviare alle problematiche legate alla necessità di un controllo che dovrebbe es-

sere continuo ed invece ad oggi è sempre più difficoltoso, oltre a quella di limitare ulteriormente il numero di ami (magari di-mezzando la cifra massima utilizzabile a quota 100 unità) e in stretto riferimento al tema Meloria, anche quella di consentire questa attività solo ai residenti livornesi, “una proposta attuabile sarebbe quella di introdurre il divieto di pesca per solo 2 giorni non continui alla settimana. In modo da costringere i pescatori ad effet-tuare alcune soste e al contempo facilitare le operazioni di controllo: sia circa la re-golarità degli strumenti utilizzati, sia per l’applicazione del divieto stesso in quan-to eventuali palamiti presenti in mare nei giorni non consentiti potrebbero comun-que essere facilmente sequestrati” sono i suggerimenti di Silvestri. “Un’ulteriore iniziativa, potrebbe poi essere quella di introdurre una licenza e in contempo-ranea imporre segnali omologati con annesso il numero dello stesso permes-so (ad esempio, applicato concretamente alla piccola boa di segnalazione con ban-dierina che la legislazione nazionale pre-

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L’attività di pesca ed immersione subacquee intorno alla torre della Meloria rischia di diventare

un ricordo sbiadito per i livornesi del futuro?

I pescatori ‘di mestiere’ rappresentano una minoranza difficilmente tutelabile rispetto alle richieste di una maggioranza ampiamente composta da amatori

Pesca e sub alla Meloria:solo un bel ricordo?

G e N t e D i M a r e

vede già ad oggi di porre all’inizio e alla fine dell’attrezzatura, ndr). Gli organi di vigilanza avrebbero così la possibilità di sequestrare subito gli attrezzi non in re-gola, oltre ad avere la vita agevolata nel controllo del numero di palamiti calati da ciascun titolare della licenza e del-le dimensioni dell’attrezzo”. Dovrebbe passare chiaro il messaggio che di pesca amatoriale si deve trattare, “limitando al massimo la possibilità di trarre lucro da tale attività - è il concetto chiave ripetuto da Silvestri - Il fatto che il pescatore pren-da qualcosa o meno quando esce, dev’es-sere per forza secondario: l’appassionato dovrebbe andare in barca per il piacere di vivere e rispettare il mare”.

Vivere di pesca, morire di fame?Chi ha le idee chiare in materia è Cristia-no Bibolino, un giovane pescatore di me-stiere che alle spalle ha però già maturato una vasta esperienza professionale.

“È una vita che faccio questo lavoro, in città e dintorni ormai ci conosciamo tutti nel settore. Questo particolare tipo di attività interesserà al massimo 50 barche. Purtroppo, rappresentiamo una mino-ranza difficile da tutelare”. È uno sfogo amaro quello del quarantenne. “Oltre alla problematica economica ed occupaziona-le legata all’ulteriore difficoltà rappresen-tata dai divieti comparsi con l’istituzione della nuova area protetta, almeno nella bozza provvisoria presentata sinora, il fatto che questa pesca vada sparendo è un

peccato proprio per la tradizione stessa”. Quando gli attuali palangari cesseranno l’attività, difficilmente ne esisteranno ere-di, visto che la possibilità cedere o vende-re la licenza sarebbe comunque fortemen-te condizionata dalla carenza in zona di aree di pesca adeguate e in pratica già ora ridotte al lumicino a causa del contempo-raneo affollamento nel nostro mare. Con il drastico ‘sovrapporsi’ delle rotte delle navi in entrata ed uscita dal porto, il prossimo progetto OLT e la mazzata finale piazzata dall’area protetta, nella quale viene previ-sto che progressivamente non si potrà più pescare. “Siamo favorevoli ai controlli, è giusto che ci siano perché i trasgressori purtroppo non mancano e proliferano con comportamenti sleali anche sotto il profilo della concorrenza economica, rivendendo a privati ma anche ai locali il pescato come

se si trattasse di un secondo lavoro per ar-rotondare - è la denuncia di Bibolino - Ar-riviamo persino a comprendere comunque che un tipo di pesca del genere, oltre ad essere impegnativa sotto il profilo della preparazione dell’attrezzatura, sia anche dispendiosa (è sufficiente pensare all’au-mento esponenziale del prezzo del gasolio per i motori, ndr) e quindi qualcuno voglia quanto meno ammortizzare le spese. Ma almeno, chiediamo alle Istituzioni di met-terci nelle condizioni logistiche di portare avanti il lavoro in maniera dignitosa e non farci togliere il pane di bocca senza avere nessuno strumento di difesa”.

La soluzioneSempre secondo il parere di un esperto come Silvestri, al fine di disciplinare l’at-tività della pesca dilettantistica in mare nel complesso si rende quindi necessa-ria e non più rinviabile l’imposizione di una licenza, diversificata per genere (secondo le categorie già in uso in altri Paesi europei) e rilasciabile dietro un costo simbolico ma costituita da un alto valore sotto il profilo censorio e statisti-co. Cruciale dovrebbe essere la nascita e l’organizzazione di un sistema efficien-te per la raccolta dei dati di cattura e di sforzo della pesca amatoriale. Il tutto sotto il coordinamento di Enti di ricer-ca riconosciuti, in grado di gestire le informazioni e i dati utili poi a fornire una preziosa panoramica del fenomeno e suggerire i più appropriati interventi gestionali. Le misure in vigore al mo-mento, compresa la scarsa congruità delle sanzioni pecuniarie applicate agli illeciti, appaiono provvedimenti per un prelievo controllato: il problema maggiore, come anticipato sopra, risiede però in parallelo nella carenza di risorse spendibili per fi-nanziare il controllo sul campo.

14 Consorzio nautiCo di Livorno notizie

Roberto Silvestri, ricercatore Arpat, ha proposto soluzioni sensate per trovare un efficace compromesso

Cristiano Bibolino, pescatore professionista, impegnato nella preparazione del palamito

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“C ontrariamente a quanto general-mente si crede, in realtà non è

vero in assoluto che la pesca subacquea, ovviamente da praticare in apnea senza aiuto delle bombole come già severa-mente vietato da oltre 30 anni, sia total-mente esclusa a priori dalle aree marine protette. Questo è un principio applicato in primis in altri Paesi, ma ‘a sorpresa’ si può trovare una casistica analoga anche nella stessa Italia: il riferimento va alle isole Tremiti o all’Arcipelago della Mad-dalena, dove il parco comprende anche la porzione terrestre delle isole ed ai re-sidenti e gli abitanti delle zone limitrofe viene consentita seguendo naturalmente ovvie restrizioni in fatto di zone, giorni ed orari”.

Attualmente, su territorio nazionale le aree marine protette sono 27, alle quali si aggiungono 2 parchi sommersi, per un totale di circa 222.000 ettari di mare e cir-ca 700 chilometri di costa: in tutte queste zone, le altre tecniche di pesca seppur re-golamentate vengono praticate tranquilla-mente mentre la subacquea in apena con-tinua ad essere discriminata ed equiparata nei divieti ai pescherecci di grosso tonnel-laggio, come i differenti impatti ambienta-li delle due modalità fossero anche lonta-namente avvicinabili. Il Dottor Giovanni Marchetti, professione medico in forze all’Unità di Pneumologia dell’Ospedale di Livorno ma anche grande appassionato ed

Una passione ‘in apnea’esperto di pesca subacquea, prende la pa-rola riguardo la questione di presunta in-compatibilità tra questo tipo di attività e la prossima nascita del nuovo Parco sollevata dalla già citata e contestata bozza di rego-lamento. Per la speciale occasione fattosi portavoce in rappresentanza degli interes-si dell’Associazione sportiva Dilettantisti-ca Spazio Sub e di tutto il resto dei molti gruppi presenti sul territorio labronico che sono dediti ad una disciplina subacquea a fini ricreativi (compresa quell’Associazio-ne Ambiente Meloria Pesca In Apnea nata proprio all’indomani del divieto e già pro-motrice prima di una petizione di protesta, poi di un vero e proprio ricorso impugnan-do il provvedimento davanti al Tar della Toscana), Marchetti tiene a fare alcune precisazioni e for-nire altrettanti con-sigli. Una serie di indicazioni utili ad un’auspicata, nuova ridefinizione della normativa attual-mente generalizza-ta e restrittiva nei confronti di un mo-vimento al contra-rio numericamente folto ma anche al-trettanto rispettoso dell’ambiente che lo ospita.

“La situazione del Parco marino di Lavezzi (sito intorno all’isola incasto-nata tra le Bocche di Bonifacio che di-vidono la Sardegna dalla Corsica, ndr) è invece quella esemplare, il modello al quale rifarsi - prosegue Marchetti - Pur essendo un’area estremamente restrittiva ed alquanto estesa, la pesca subacquea viene tranquillamente praticata senza problemi grazie ad un regolamento co-struito ad hoc. In grado di prevedere, oltre naturalmente all’individuazione di zone specifiche all’interno delle quali e non oltre potersi immergere, anche un criterio differente rispetto a quello adot-tato in Francia sul resto del territorio na-zionale (il limite di pesca è fissato non in base ai 5 kg a testa, bensì con il numero massimo di 8 pesci per sub, indipenden-temente dalla quantità o dal peso, ndr)”.

Un altro punto importante da compren-dere è quello della natura già di per sé al-tamente selettiva di questo tipo di pesca. “Sempre citando il riferimento Lavezzi, sono illuminanti le dichiarazioni di una delle responsabili del Parco - aggiunge Marchetti - Durante un convegno, sono infatti emersi i sorprendenti dati relati-vi alle quantità rilevate proprio in quelle

Il logo della campagna per la sicurezza dei sub promossa dal 2011 dalla FIPIA

La pesca in apnea ha la capacità di poter essere ben più mirata e selettiva rispetto alle altre tipologie

Il divieto imposto ai pescatori sub nella nuova AMP (fonte: www.ilovepescasub.it)

zone ‘aperte’ ai sub: rispetto alla data di istituzione del Parco, il numero dei pesci era addirittura sestuplicato!”. Un risultato che all’apparenza può apparire sbalorditivo ma che nella sostanza non è così parados-sale. “Un obiettivo del genere si raggiunge solo attraverso la ‘conditio sine qua non’ dell’attività dei controlli, costanti e capil-lari ma sempre a fini educativi e mai pu-ramente repressivi. Il monitoraggio severo rimane però imprescindibile, visto che il bracconaggio continua comunque a proli-ferare, a volte quasi alla luce del sole. Allo stesso tempo, bisogna sottolineare che la disciplina subacquea permette di valutare al volo l’opportunità di cogliere o meno il pescato, in base alla specie, dimensione e commestibilità: nessun’altra attività vena-toria è in grado di fare altrettanto”.

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Nella specifica realtà labronica della Meloria quindi, come si potrebbero applicare concretamente tutti questi principi secon-do Marchetti?

“Sappiamo bene che si tratta di un’area protetta decisamente estesa, consi-derati i ben 40 km quadra-ti che ricopre, le criticità maggiori sono quelle lega-te alle già citate capacità di sanzione e prevenzione di eventuali trasgressio-ni. Le risorse finanziarie dell’Ente gestore, della Capitaneria di Porto e delle altre autorità prepo-ste al controllo sembrano infatti essere sempre più esigue - ricorda l’esperto - Malgrado ciò, per ovviare a questi problemi, si potrebbero indivi-duare proprio alcune piccole aree dove

secco di fuori o nella parte nord vicina al faro. Tutto ciò con 3 finalità contempo-raneamente: permettere un monitoraggio più snello, consentire alla fauna ittica di rigenerarsi ed allo stesso tempo venire incontro anche alle esigenze più attuali, richieste dall’evoluzione seguita dalle moderne modalità di pesca”.

I sub labronici sono quindi disposti “ad autoregolarsi in modo sostanzioso” come racconta Marchetti, anche a pro-posito dell’abbandono di fiocina e tor-cia (ovviamente solo di giorno) per l’adozione unica dell’arpione, uno strumento che andrebbe a selezionare ulterior-mente il pescato in base alla dimensione.

Ma si potrebbe anche sfruttare le competenze dei sub apneisti per un servizio volontario di ‘visual census’, una me-todica che, per quanto non completamente af-fidabile, costituisce uno dei modi per controllare l’efficacia della prote-zione dell’area. “Nell’attuale versione del regolamento, ad esempio, è proibita in toto la pesca alle cernie. Siamo d’accordo con il principio di vietare la pesca di certe specie in determinati periodi

dell’anno coincidenti con la riproduzione, ad esempio i mesi di ottobre-novembre per le orate femmine o nella parentesi da dicembre a feb-braio per le spigole.

Un criterio lungimirante che dovrebbe essere appli-cato a tutti i tipi di pesca: per tutti coloro che vanno in mare, servirebbe un’opera di massiccia sensibilizzazio-ne anche riguardo alle ta-glie minime che è possibile portare a casa”.

A causa proprio del-la nascita dell’area marina protetta alla Meloria infat-ti, “la pressione venatoria di professionisti e amatori si è spostata a sud lungo la costa, spingendosi sino alle secche di Vada per i sub più

abili e capaci di arrivare a maggiori pro-fondità - fa notare l’esperto - Per tutela-re quella zona di mare, si rischia però il contemporaneo depauperamento di altre limitrofe, dove si sta assistendo non tanto ad un problema di quantità di pescato, considerata la basse percentuale prele-vata dai sub, quanto ad una concentra-zione di presenze (comprendenti anche i diportisti e gli altri pescatori, ndr) troppo elevata per essere sostenibile dalla fauna ittica locale”.

Si è alzata drasticamente la pressione avvertita dalla fauna ittica nelle zone limitrofe alla nuova AMP

Uno specchietto della proposta del gruppo di sub francesi, favorevoli all’aumento delle taglie minime al fine di tutelare la riproduzione della fauna ittica

Un articolo de “Il Tirreno”e riportante la cronaca della protesta portata avanti dal gruppo di appassionati facenti capo all’AAMPIA

consentire l’attività subacquea. Microzo-ne individuate lontano dalle fasce criti-che denominate A e B, limitate nell’am-piezza e da studiare a rotazione con periodicità regolare, ogni 2-3 anni. Per la precisione, individuabili nelle zone del

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“P er camminare sull’acqua non siamo ancora attrez-zati ma ci stiamo organizzando”. Il Presidente del

Consorzio Nautico Piero Mantellassi stigmatizzò così a suo tempo, con una battuta sarcastica, la paradossale situazione venutasi a creare all’indomani dell’incredibile richiesta di pa-gamento da parte dell’Aamps della Tariffa d’Igiene Ambien-tale anche per quanto concerne gli specchi acquei occupati dai vari circoli nautici labronici. Una lettera raccomandata che, subito dopo la calura dell’ultimo Ferragosto, rappresentò al contrario una vera e propria doccia fredda per i diportisti livor-nesi. Come sia possibile che l’azienda incaricata della raccolta della nettezza urbana sia giunta solo a considerare l’invio di una richiesta talmente assurda (specialmente considerando il ristrettissimo termine di 30 giorni originariamente concesso per mettersi in regola, l’ulteriore gabella legata ai mancati pagamenti delle annate arretrate sino al 2007 e l’eventua-le multa che avrebbe addirittura raddoppiato la già di per sé cospicua cifra in questione, andandosi ad attestare in una batosta compresa tra i 10 e i 15 mila euro) resta tuttora un mi-stero. O meglio, la posizione di Aamps in realtà si poggerebbe

sulla pur fragile fondamenta rappresentata da un presunto pre-cedente. Lo stesso riferimento citato nella ‘famigerata’ lettera riportante la firma del Dirigente Amministrativo dell’azienda di via dell’Artigianato Luca Cosci rimandava infatti ad una sentenza della Commissione tributaria provinciale di Li-vorno, nel dettaglio la n. 115 dell’11 maggio 2012. Secondo questa indicazione, definita forse un po’ frettolosamente dagli stessi vertici Aamps come una “consolidata giurisprudenza”, gli specchi acquei destinati a ormeggi di imbarcazioni sareb-bero infatti soggetti alla TIA.

I precedenti favorevoliLa realtà racconta una versione differente. E ben più ligia

alla logica del buon senso. L’Aamps infatti non può richiedere un risarcimento per la pulizia dello specchio acqueo poiché non ne ha la competenza. In linea con la sentenza n. 23583/2009 della Corte di Cassazione che esclude l’Amministrazione Comunale dalle competenze in ambito portuale, affidando allo stesso tempo in toto ogni diritto-dovere all’Authority, si può affermare che lo stesso servizio di raccolta rifiuti spet-ti a quest’ultimo soggetto. Cosa che peraltro venne ratificata attraverso un Protocollo d’Intesa firmato già nell’ormai lon-tano 2003 dalla stessa Autorità Portuale ed il Comune di Livorno: piena titolarità persino sulle mura e sugli scalandroni dei Fossi. Stesso concetto applicabile ai moletti, i quali tecni-camente pagano la tassa di concessione al Comune ma che per stare sereni possono poggiare su un analogo precedente giuri-dico, riferito alla Marina di Portorosa in Sicilia. La sentenza smentì gli intenti dell’Amministrazione Comunale, indicando che il Consiglio Comunale avrebbe pieno diritto a decidere di imporre la Tia anche sugli specchi acquei ma non potrebbe imporre arretrati su qualcosa che non esisteva.

La lettera collettivaIl Consorzio si è comunque adoperato da subito al fine di ela-borare uno schema predefinito di lettera ‘tipo’, inoltrata e recapitata all’attenzione di ogni circolo in modo da permet-tere a ciascun socio di poter spedire quanto prima al mittente qualsiasi richiesta di tale natura, grazie alla suddetta missiva in allegato. Nella lettera, osserviamo infatti che non risulta ri-spondente a verità la affermazione di Aamps secondo la quale

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“Miracolo a Livorno”La vera impresa sarà imparare

a camminare sull’acqua o riuscire a conservare la nostra barca?

Gli strani casi della TIA sul mare richiesta da Aamps e della tassa extra sulle concessioni demaniali domandata dalla Regione: due tra gli ennesimi tentativi di prelevare indebitamente dalle tasche dei malcapitati diportisti, rispediti però prontamente al mittente dal Consorzio agguerrito e competente in materia.

Senza contare la versione ‘assurda’ calcolata sulla superficie acquatica, la famigerata TIA era già una tassa contestata da molti a causa

del contestato pagamento dell’IVA a questa correlata

Per avvalorare la propria tesi, Aamps faceva riferimento alla sentenza della Commissione tributaria provinciale di Livorno, la n. 115 dell’11 maggio 2012

sussisterebbe una “mancata denuncia di inizio occupazione di locali”, posto che, per gli stessi, viene già regolarmente cor-risposta tale gabella. Una difesa efficace che, dopo aver pub-blicamente diffidato l’Aamps da procedere ad ulteriori azioni che possano arrecare ingiustificato disturbo ai nostri circoli associati, pare sin qui aver avuto buon fine.

Tarta(extra)ssatiUn ‘happy ending’ che ci auspichiamo vada profilandosi an-che sul fronte dell’altra battaglia fiscale che il Consorzio si è ritrovato suo malgrado, e praticamente in parallelo, a dover combattere con la Regione Toscana per respingere in que-sto caso la richiesta del pagamento di una tassa extra sulle concessioni demaniali. Un altro fulmine a ciel sereno sul per-corso di crescita del soggetto Consorzio, corredato da un’ul-teriore richiesta di arretrati. In particolare, ai circoli è stato imputato il pagamento di una tassa che nessuno prima di al-lora si era mai sognato di richiedere. Naturale quindi che la Commissione Tributaria abbia stoppato tale richiesta, fa-cendo vincere ai malcapitati diportisti quella che però rap-presenta solo la punta dell’iceberg giudiziario (sono già una settantina i ricorsi inoltrati, esaminati da una pluralità di sezio-ni), vale a dire le prime quattro delle cause-pilota. La guerra è così lungi dall’essere terminata. Il lega-le Alessandro Personi dello studio Vaudo Paggini che ha tutelato gli interessi del ‘popolo delle bar-chette’ ha invitato infatti a non abbassare la guardia conside-rato che in primis la Regione ha annunciato l’intenzione di ricorrere in appello e di andare avanti fino alla Cas-

sazione. In più, l’avvocato

ha sottolineato come le motivazioni della sentenza siano state ‘estremamente scarne’: non è detto che tutti i giudizi si allinei-no. Specie in fase di secondo grado.

Almeno il futuro è più sereno: cancellata la sovratassaSe per quanto concerne le questioni ancora pendenti il lie-to fine resta tutto ancora da scrivere, almeno il futuro che va profilandosi appare però sgombro da nubi all’orizzonte. An-che grazie all’intervento promosso da un drappello di intra-prendenti consiglieri del Partito Democratico, l’emendamento all’art.12 della proposta di legge n.189 (vale a dire la fami-gerata ‘Finanziaria’ valida per l’anno 2013) è stato prima ap-provato in Commissione e poi ha superato lo stesso esame del Consiglio Regionale. Un risultato raggiunto con un impe-gno bipartisan, in virtù del supporto confermato dallo stesso gruppo del Partito delle Libertà, unitosi all’appello. Attraverso tale strumento quindi, la normativa sulle concessioni demaniali cambierà, tracciando una netta linea di demarcazione. Le legge n.85 datata 1995 è stata riscritta in meglio, passando un col-po di spugna sull’imposta relativa alle concessioni demaniali rilasciate dalle Autorità Portuali dei tre porti toscani di interes-se nazionale (oltre a quello labronico, sono interessati anche gli scali di Piombino e Carrara). Pur non potendo estendere i suoi effetti in maniera retroattiva, questa decisione presa dal

Consiglio Regionale potrebbe creare una sorta di precedente di buon senso dal quale poter lasciarsi positivamente contagiare. D’altronde, di recente le stesse Marche (l’unica altra regione ‘rea’ di aver richiesto l’iniquo tributo, basato su una contestata norma del 1971) avevano già seguito un percorso similare. An-che laggiù la sollevazione unita di imprese e sindacati contro la sovrattassa (per la cui percentuale di calcolo nel 2013, alla pari della Toscana, era stata addirittura ipotizzata una moltipli-cazione che avrebbe inferto un colpo mortale alle capacità con-correnziali degli operatori del settore) è stata talmente forte da convincere lo stesso presidente Gian Mario Spacca a provvede-re all’annullamento delle richieste formulate in precedenza.

Consorzio nautiCo di Livorno notizie 19

Il Consorzio ha risposto con ironia alla pretesa avanzata da Aamps. ‘TIA sul mare? Stiamo imparando a camminare sull’acqua

Il caso analogo verificatosi a Marina di Portorosa costituisce un precedente incoraggiante per i circoli coinvolti dall’esosa e paradossale

richiesta di pagamento (fonte- www.areadellostretto.it)

È ancora aperto anche il fronte dove il Consorzio si trova impegnato a respingere la richiesta del pagamento di una tassa extra sulle concessioni demaniali della Regione

Una vista dal basso del celebre ‘voltone’ di Piazza della Repubblica

L a questione dello sgombero dei Fossi da tutte le imbar-cazioni ormeggiate, al fine di liberare questi canali per

trasformarli in vie di comunicazione tra una Fortezza e l’altra, pare diventata ormai un tema trito che ciclicamente torna a riproporsi. Un argomento però che, in coincidenza di queste nuove apparizioni attraverso le parole spese dai media locali, si fa anche sempre più ‘caldo’ e delicato, considerati i mol-teplici interessi in gioco. Eccolo quindi tornare di moda, in occasione delle recenti ingiunzioni di sfratto fatte perveni-re a numerosi proprietari dall’Authority Portuale a causa delle presunte misure eccessive delle loro barche emerse in seguito ad una raffica di controlli sul posto iniziati prati-camente un anno fa dall’area di Ponte Nuovo. Malgrado la stessa Authority abbia minimizzato gli effetti vessatori di questo improvviso processo di puntigliosa verifica attraver-so le parole del dirigente Giovanni Motta, la polemica tra gli interessati e gli appassionati di nautica in città è inevitabil-mente gonfiata molto velocemente.

Il ‘peccato originale’?Un duello verbale scaturito soprattutto dopo il tentativo da parte della stessa Authority di addossare proprio nei confronti del Consorzio il presunto ‘peccato originale’ a monte di tale operazione. Secondo la controparte infatti, a favorire un inte-ressamento da parte della autorità competenti riguardo all’at-tuale situazione lungo i fossi (la questione, arrivata sul tavolo del Prefetto, avrebbe coinvolto Carabinieri, Guardia di Finan-za e Capitaneria, prima di essere affidata in toto all’Authority

La ‘Campagna di Liberazione’ dei Fossi e le condizioni del Consorzio per sostenerla

Il Consorzio offre la massima collaborazione all’Amministrazione Comunale nel processo di riordino dei canali cittadini. Un appoggio però condizionato a garanzie certe. Servono promesse solide, poggiate sul fondamento di un’unica, grande soluzione condivisa per l’ormeggio delle imbarcazioni interessate dallo ‘sfratto’: la prossima concretizzazione del progetto punto di ormeggio in zona Bellana.

considerate le competenze che possiede nel settore delle con-cessioni demaniali marittime) sarebbe paradossalmente stata la nostra reiterata iniziativa finalizzata alla realizzazione del nuovo porto turistico alla Bellana. Cercare di attribuire al Consorzio Nautico la responsabilità, se pur involontaria, dei controlli che si sono compiuti presso i Circoli che han-no sede lungo i fossi, pare però a dir poco offensivo. In primis perché, in tal maniera, si scaricano facilmente su altri responsabilità altrimenti ritenute scomode da sopportare.

Noi non siamo pervasi da manie imprenditoriali, non è nella nostra natura: siamo viceversa semplici volontari che hanno la passione della nautica.

Il nostro impegnoÈ infatti veramente singolare collegare al progetto Bellana i suddetti controlli in una zona totalmente differente. Se è vero che fin dalla nascita il Consorzio si è trovato a sponsoriz-zare l’individuazione di un’area per la manutenzione alle barche al fine di evitare ogni forma di inquinamento lungo i fossi (peraltro sino a chiedere formalmente, fin dall’ormai lontanissimo dicembre 2004, la concessione di uno specchio acqueo per risolvere i problemi degli eccessi di dimensioni e dei posti barca mancanti), è altrettanto vero che contempo-raneamente non abbiamo smesso di adoperarci anche per migliorare gli accessi ai fossi. Svariati interventi di manuten-zione sono stati applicati concretamente sia sotto il profilo del look (con tanto di aggiunta di illuminazione notturna, dove tale intervento è stato possibile, nonché pulizia dalle erbacce da muri e specchi acquei, ovviamente senza richiedere sup-porti economici di alcuna natura), sia in parallelo sull’aspetto altrettanto importante della loro messa in sicurezza.

Un tipico esempio di ormeggio 'fai da te'. Una pratica che il Consorzio intenderebbe progressivamente regolarizzare attraverso lo spostamento delle

imbarcazioni nel nuovo punto di ormeggio della Bellana

Consorzio nautiCo di Livorno notizie 21

Responsabilità e criticitàA nostro avviso quindi, la responsabilità della recente re-

crudescenza dello scontro dialettico sulla questione non ci appartiene. Non siamo certo noi quelli che si sono incaponiti a testa bassa nei controlli, con intimazioni allo sfratto anche a coloro che si trovano a sforare le misure previste dalla con-cessione soltanto di una manciata di centimetri. Al contrario, in questa lunga ma particolare fase di transizione, da parte delle autorità competenti sarebbe utile ricevere maggiore comprensione e flessibilità riguardo anche ai casi ritenuti più spinosi. Come quelli ad esempio che ruotano intorno il perimetro della Fortezza Nuova, sotto il ponte di via del-la Venezia, in piazza Cavour e sugli scali Cerere. Per non parlare dell’area di via Lamarmora, dove sono stati proprio gli stessi circoli limitrofi a lamentarsi delle sistemazioni tan-to precarie quanto impedenti assunte da alcune imbarcazioni abusive, dei veri e propri ostacoli che mettono a rischio la navigazione e le manovre di entrata ed uscita per chi al con-trario sarebbe forte della posizione di un regolare ormeggio. Nel piazzale Lamarmora sono partiti anche i lavori di escavo per donare nuovamente acquaticità all’area attraverso la rico-struzione della vecchia darsena, seguendo il più ampio pro-getto per la riqualificazione dei quartieri nord della città volu-to dal Comune. Riuscire a cogliere e massimizzare nei frutti quella che pare una grande opportunità, proprio per via delle motivazioni sin qui espresse, significherebbe trovare una si-stemazione a quelle imbarcazioni che per ragioni diverse, saranno costrette a lasciare gli spazi abusivamente occu-pati e che come già illustrato, stanno mettendo in non poca difficoltà i circoli legalmente organizzati. È per questo che il Consorzio Nautico riterrebbe utile destinare questa nuova darsena all’ormeggio delle suddette imbarcazioni e a tal fine intende chiederne la concessione per l’organizzazione e l’utilizzo alle autorità competenti, al Comune di Livorno e all’Autorità Portuale.

Bellana, l’unica soluzioneOccorrono quindi una dose massiccia di pazienza, equilibrio e raziocino per inquadrare con la necessaria lucidità la rea-

le sostanza del problema e trovare la chiave per la sua pro-gressiva risoluzione. Tutte le parti in causa infatti vorrebbero quanto prima centrare l’obiettivo finale di togliere le barche che da anni sostano senza avere mai avuto la concessione (per essendo ormeggiate proprio sotto il cartelli di divieto d’attrac-co e/o raggiungibili attraverso scalette e passerelle installa-te in maniera altrettanto arbitraria). O provvedere a spostare quelle che, pur possedendo concessioni che risalgono ormai ad oltre 50 anni fa, sporgono anche pochi centimetri rispetto ai parametri previsti. Oppure, rimuovere soltanto quelle più grandi per rendere comunque meglio fruibili i Fossi Medicei. Qualsiasi tra quelli citati sia il vero target, la politica non può esimersi dall’adottare con urgenza delle scelte conseguenti. Come sarebbe quella di realizzare il progetto Bellana: la so-luzione più funzionale ed intelligente, che servirebbe a ri-solvere quasi tutti i problemi, anche quelli più atavici, lega-ti alla nautica locale. Da sempre e senza mai chiedere nulla in cambio, in qualità di associazione senza scopo di lucro ed assolutamente basata sul volontariato (non percependo alcun compenso), abbiamo dato una mano alle Istituzioni ed alla città, cercando di migliorare tutto il sistema degli ormeggi.

Una panoramica dell’area della Bellana, da noi proposta come unica, valida soluzione per supplire una volta per tutte alla fame ‘cronica’ di posti barca a Livorno

In questo periodo, l’area del piazzale di via Lamarmora è interessata da lavori di escavo. Il Consorzio propone di trasformarla in una nuova darsena e di

gestirne successivamente l’attività di ormeggio

22 Consorzio nautiCo di Livorno notizie

L’area degli Scali Manzoni interessata dalla polemica

A d aggravare la già precaria condizione descritta sopra, si è poi aperto un ulteriore fronte dove i proprietari di

ben quattro circoli presenti lungo i fossi si sono trovati loro malgrado contrapposti nuovamente all’Autorità Portuale. Quest’ultima infatti aveva avanzato loro la richiesta della rimozione di quei cancelli d’ingresso che furono di fatto posizionati, previa regolare autorizzazione rilasciata dal-la Capitaneria di porto allora competente, sin dai lontani anni sessanta. Di queste installazioni effettuate per mano dei concessionari di allora, al giorno d’oggi però non è rimasta in archivio alcuna traccia documentata, se non attraverso le sem-plici testimonianze dei molti che già a quel tempo transitavano con assiduità nelle vicinanze dei suddetti circoli collocati nelle adiacenze di piazza Cavour, un luogo per sua natura centrale e quindi molto frequentato. Ecco perché la recente intimazio-ne alla rimozione, peraltro spuntata improvvisa dal nulla, ci è apparsa da subito fuori luogo.

La storia I cancelli ‘incriminati’, posti sulle concessioni a Circoli nautici nel tratto degli scali Manzoni, compreso fra piazza Cavour e piazza Manin, interessano per la precisione il Circolo pesca d’altura Livorno, il Circolo Labronico pesca sportiva, il Cir-colo Livorno Diporto, Circolo Nazario Sauro e la sezione Nautica Stazione. Queste barriere sono state mantenute in uso proprio dai Circoli ivi racchiusi attraverso un’opera di costan-te riparazione e conservazione per limitare la fisiologica usura dettata dal passare del tempo. Un’attenzione talmente scrupo-losa da spingere proprio uno dei soggetti interessati, a nome anche degli altri, a richiedere l’autorizzazione all’Autorità Por-tuale per la loro chiusura: lo scopo era quello di scoraggiare quanto possibile l’intrusione di estranei, dato che già nel 1997 i diportisti risultavano sistematicamente vessati da furti per-petrati ai loro danni sulle imbarcazioni. La stessa Autorità Portuale, a firma dell’allora Presidente Nereo Marcucci, ri-lasciò l’autorizzazione prot. 1468 del 5 marzo 1997, la quale prevedeva una chiusura solo per l’accesso a ponente. Una specificazione che avvalora il fatto del tutto evidente che l’al-tro cancello, quello posto ad oriente lato piazza Cavour, fosse considerato già autorizzato alla chiusura. Altrimenti, cogliendo

quella particolare occasione, la richiesta da parte dei Circoli sa-rebbe stata formulata per entrambi gli accessi. Ma mentre per il cancello di ponente quindi è stato possibile rintracciare il do-cumento autorizzativo, per l’altro non ne è stata trovata traccia. Avendo ovviamente necessità di mantenere chiuso l’accesso da entrambe le parti, attraverso il Consorzio i Circoli interes-sati hanno così già provveduto ad avanzarne formale richiesta la scorsa primavera. Prendendo spunto da un caso specifico e concreto, abbiamo favorito la creazione di un precedente che possa fungere da criterio generale valido, da seguire in tutte le situazioni analoghe che prossimamente potrebbero emergere, avendo necessità di venire ‘normalizzate’.

La proposta ‘chiavi in mano’Da 5 anni a questa parte, il Consorzio stava chiedendo una maggiore partecipazione al fine di mettere in sicurezza questo grande patrimonio composto da tante imbarcazioni.

Per consentire l’accesso alle passerelle a tutti i soggetti isti-tuzionali e autorità che ne possono avere diritto e necessità, anche per favorire queste ultime nelle regolari attività di con-trollo e di sicurezza, abbiamo così suggerito una consegna generale delle chiavi. Una sorta di archivio degli accessi mappato e dettagliato con tanto di responsabilità specifi-che, conservabile presso l’Autorità Portuale affinché questa e chi altri ne abbia la competenza ne potesse disporre libera-mente. Per semplificare e rendere più agevole la situazione, abbiamo suggerito di porre queste chiavi in apposita scatola metallica, da collocare nella immediata vicinanza del rispet-tivo cancello, apribile con chiave passpartout, per consentire

l’accesso a tutti gli aventi diritto. L’operazione fortu-natamente pare essere in fase di

realizzazione.

Gli accessi: una situazione in via di definizione

Consorzio nautiCo di Livorno notizie 23

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Bellana, un progetto con il silenziatore

Chi tace acconsente o cerca solo di ignorarlo?

Spazio (mal) ridotto?

E scludere a priori l’Amministrazione, la quale rappresenta al contrario il principale interessato di un progetto di por-

tata cruciale per il riassetto generale del settore e di una buona fetta dell’impianto sociale-economico-produttivo della nostra città, ci apparirebbe come un’assurdità. Malgrado questi dubbi amletici, per il progetto Bellana si ventila che il tandem Auto-rità Portuale-Capitaneria abbia già individuato in maniera in-dipendente nel nuovo piano regolatore del porto uno specchio acqueo di cinquantaduemila metri quadrati. Si tratterebbe però di un grave errore di calcolo, equivalente allo spazio corrispondente ad un meno di un terzo di quello che inve-ce sarebbe in realtà indispensabile alla sistemazione della totalità del ‘popolo delle barchette’ che rappresentiamo attraverso il Consorzio. Come concordammo infatti in tempi non sospetti direttamente con il Primo Cittadino, nel nuovo sito della Bellana dovranno essere collocate, anche concedendo una tempistica progressiva e graduale nell’operazione di spo-stamento. Vale a dire la somma perfetta tra le circa 750 unità attualmente ormeggiate all’interno del Mediceo e le altre 500 barche, peraltro di capienza maggiore, da rimuovere lun-go i fossi al fine di consentire lo sviluppo del progetto di messa in comunicazione tra le due Fortezze più volte annunciato dagli organi competenti. Oltre alla esigenza di delocalizzare le 750

barche del Mediceo, vi è difatti quella di alleggerire l’ingom-bro all’interno dei fossi al fine di facilitare la navigazione di quei corsi d’acqua.

Lo studio A supporto di questa idea, da parte dello stesso Comune e dall’Autorità Portuale, venne già commissionato tempo ad-dietro uno studio condotto dall’architetto Noli nel 2010. Secondo questo approfondimento tecnico, a Livorno servi-rebbero circa 2000 nuovi posti barca per rispondere alle de-localizzazione delle barche esistenti sommata alla necessità di creare nuovi punti di ormeggio per soddisfare la domanda aggiuntiva esterna a quella prettamente cittadina. I punti dove potrebbero essere creati i nuovi ormeggi sono, prima di tutto la Bellana dove, secondo un criterio di economicità di gestione, potrebbero essere creati un numero di posti compreso fra 300 e 800 unità ai fini dell’ottimizzazione (una forbice al disotto della quale si avrebbe una diseconomia mentre al di sopra del massimo si incontrerebbero naturalmente maggiori difficol-tà gestionali). Altri luoghi idonei a tali finalità sarebbero un porticciolo dell’Ardenza ampliato per un’ulteriore quanti-tà limitata, il tratto di mare compreso fra i Tre Ponti e la scalinata, l’insenatura antistante al Ristorante Metamare ed all’Hotel Rex. Al contrario, l’attuale moletto di Antigna-no non sarebbe ritenuto idoneo ad un eventuale allargamento in conseguenza della mancanza di aree necessarie a ricavare i necessari parcheggi pertinenziali. Per costruire le Marine di ultima generazione infatti, la normativa regionale della Toscana prevede il rispetto di precisi coefficienti risultanti dalla proporzione tra i posti barca ed i contemporanei stal-li per auto e mezzi a due ruote con i quali raggiungere la zona interessata dal progetto.

‘Carpe diem’ Proprio in considerazione della complessità di tale piani-ficazione, lo stesso Comune non può quindi assolutamente

Nutriamo strane e preoccupanti sensazioni: non vorremmo che la discussione sulla nautica da diporto minore, da localizzare alla Bellana, si svolgesse esclusivamente su un doppio tavolo, quello dell’Autorità Portuale e della Capitaneria di Porto di Livorno. Tutto questo ‘bypassando’ quasi completamente il Comune.

25Consorzio nautiCo di Livorno notizie

La concretizzazione del porto alla Bellana fungerebbe anche da deterrente definitivo per debellare la piaga dell’abusivismo

Il nuovo sito della Bellana dovrebbe ospitare lo spostamento delle 1200 barche attualmente comprese tra Mediceo e Fossi

permettersi di restare semplice e passivo spettatore, salvo poi subire volente o nolente in futuro l’intero peso della responsa-bilità politica di scelte prese da altri. Senza alcuna intenzione di privare sia Autorità Portuale che Capitaneria di Porto dei loro diritti in materia (la prima distribuisce le Concessioni Demaniali, la seconda è responsabile per tutto quanto concer-ne la navigazione), il Consorzio vuole spronare il Comune ad assumersi le proprie responsabilità qui ed ora. In special modo all’indomani del dietro-front compiuto fortunata-mente dalla Sovrintendenza ai Beni Culturali.

Dopo infatti essersi espressa con un parere negativo riguar-do al progetto, motivando il diniego con l’esigenza di salva-guardare “l’ultima spiaggia” cittadina la quale però non esiste più sin da quando venne ricostruito il muro stradale abbattuto a suo tempo dalle mareggiate, la Sovrintendenza si è ricreduta e dichiarata disponibile a convergere sulla necessità di creare un’area di rispetto intorno allo Scoglio della Regina.

L’intento comune con quello del Consorzio sarebbe va-lorizzare quel particolare specchio acqueo, progettando anche in contemporanea il quasi azzeramento dell’impat-to viario attraverso la possibilità di ricavare parcheggi a mare che consentirebbero un alleggerimento per una zona notoriamente congestionata dal traffico, specie in coinci-denza della bella stagione.

Attraverso uno strumento unico come il Piano Regolatore, il Comune può e deve quindi svolgere il compito di stabili-re i criteri del riassetto di tutta la città, compreso un settore tanto delicato come quello della nautica sul quale s’impernia

la buona metà della popolazione di una città affacciata sul mare. È chiaro che gli studi meteomarini non siano competenza del Comune, così come non lo sono le valutazioni sulle forme di un punto di or-meggio o sulle modalità degli accessi che tengano conto dei fenomeni legati alle al-terazioni marine e alle intemperie.

La più Bellana di tutti La natura del fondale della Bellana è però ben nota. La conformazione na-turale è già tale da essere in grado di accogliere tutti i tipi di nautica senza particolari sforzi. L’habitat ideale sia per barche di piccole dimensioni e con poco pescaggio, sia per quelle a vela che han-no necessità di maggiori profondità, pe-raltro tranquillamente individuabili verso la punta del Morosini e senza la necessità quindi di dover praticare scavi.

Tali dati si evincono facilmente dalle carte nautiche, oltre che dalla lunga e dettagliata conoscenza del luogo da par-te di chi salpa per mare ogni giorno, sia per diletto che per professione. A favore

del progetto Bellana ci sarebbero anche le contemporanee ne-cessità delle barche a vela, ben più numerose rispetto a quelle a motore tra le unità ormeggiate nel Mediceo, le quali hanno necessità di collocazione in luoghi dotati di adeguata profon-dità per le derive e privi di ostacoli agli alberi come ponti o simili.

La collocazione della nautica da diporto alla Bellana, com-presa fra il Nazario Sauro e il Morosini, costituirebbe in con-creto quindi una sorta di omogenea contiguità con le infra-strutture già esistenti.

Questa anche escludendo l’ipotesi di posti barca ‘a terra’, assolutamente non praticabile in concreto visto che la realtà labronica non è certo assimilabile a quella di altri luoghi tu-ristici e di villeggiatura, laddove i proprietari delle barche in larga misura non sono residenti e possono decidere con più o meno ampio preavviso se andare per mare: una logica non applicabile ai residenti livornesi, dove ognuno può decide-re anche all’ultimo minuto, appena valutate il tempo e le condizioni, se andare in barca oppure no.

26 Consorzio nautiCo di Livorno notizie

Una bella immagine d’altri tempi dei Fossi nella parte compresa tra gli scali Manzoni e D’Azeglio. Il progetto Bellana permetterebbe di liberarli e renderli pienamente fruibili sotto il profilo della navigazione e del collegamento tra le Fortezze

Le condizioni poste dal Consorzio per acconsentire al trasloco delle imbarcazioni sono molto chiare e legate a garanzie certe circa la sicurezza e la

non onerosità dell’operazione a carico dei nostri soci

27Consorzio nautiCo di Livorno notizie

Un tavolo di lavoroL’Amministrazione ha perciò la possibilità imperdibile di riordinare l’intero settore per risolvere i conflitti sociali col-legati ‘brevi manu’ ai posti barca, oltre all’urgenza di rida-re navigabilità ai fossi e di promuovere la ristrutturazione di tante cantine che possono consentirne un uso anche turistico di tali corsi d’acqua, con un ritorno benefico per le casse di molti esercizi commerciali dell’intera città. Crediamo sia ne-cessario che il Comune: il Comune stesso, l’Autorità Portuale e la Capitaneria, oltre ovviamente a noi del Consorzio Nauti-co di Livorno. Un soggetto quest’ultimo che riunisce oltre il 90% della nautica minore nella nostra città e rappresenta per-ciò un interlocutore imprescindibile per stabilire le necessità del riassetto della nautica, in qualità di principale interessato e conoscitore delle varie problematiche. Non vogliamo entrare nel merito delle decisioni e delle strategie che riguarderanno il futuro della Porta a Mare, l’uso dei bacini e lo sviluppo ur-banistico dell’area poiché invaderemmo un aspetto che invece non ci compete. Al contempo però, affermiamo, con nettezza di non poter es-sere altrettanto alieni alla realizzazione del porto turistico nel Mediceo. Si ricorda che nella suddetta area vi sono circa 700 barche di cui la stragrande maggioranza fa parte del Consor-zio Nautico e che i circoli presenti sono titolari di concessioni sempre e rigorosamente onorate: una realtà con la quale sarà impossibile non fare i conti, prima o poi.

Le nostre richiesteNessuna tra le persone interessate sarà difatti disposta a la-sciare il proprio posto, anche provvisoriamente, se non saran-no rispettate almeno tre precise condizioni:• La garanzia al 100% sul destino futuro. Una certezza

che potrà soltanto derivare da un accordo messo nero su bianco, ossia dall’approvazione di uno strumento ur-banistico quale il piano regolatore o una variante anti-

cipatrice, che stabilisca inequivocabilmente dove queste barche dovranno andare a collocarsi;

•Ognieventualespostamentoavverràsoloinluoghichesiano messi preventivamente in sicurezza. Non voglia-mo che si ripeta la brutta esperienza già vissuta a causa di uno spostamento alla banchina 75 per l’allargamen-to degli Scali Novi Lena. In quell’occasione, la novità determinò il danneggiamento di diverse imbarcazioni, compresi affondamenti. Tutti effetti collaterali che vo-gliamo assolutamente scongiurare;

•Anchenellaeventualitàchecifosserichiestounosposta-mento soltanto provvisorio in un’ulteriore area, sempre in attesa della consegna di quella definitiva, l’operazione non dovrà risultare in qualsiasi modo onerosa per coloro ai quali già si chiede il sacrificio del cambiamento.

I possibili vantaggiIn conclusione, i posti che verrebbero ricavati alla nuova Bel-lana consentirebbero al contempo di raggiungere molteplici scopi: • lo spostamento delle barche del Mediceo;• lo spostamento delle barche grandi dai fossi e la costru-

zione delle vie d’acqua;• la soluzione della piaga dell’abusivismo, con notevole gua-

dagno in termini di immagine e abbattimento dei rischi;•nonultima,lacreazionein tempi rapidi di tanti posti di

lavoro che fra diretti e indotto, secondo dati IRPET, am-monterebbero a circa 360 (ogni 10 nuovi posti barca si creano sulla carta 3 posti di lavoro). Il potenziale occupa-zionale che ne deriverebbe non appare trascurabile, specie in un contesto attuale di profonda crisi ed a fronte di un investimento di circa 40 milioni di euro privati. Il Con-sorzio Nautico di Livorno è infatti disposto a realizzare il progetto mediante il concorso di tutti i diportisti interes-sati, senza nulla chiedere ai finanziamenti pubblici.

Il disegno del progetto per la nuova Bellana che prossimamente verrà presentato

dal Consorzio alle Istituzioni e alla cittadinanza tutta

Qui potete visionare in anteprima il dettaglio della proposta di progetto che informalmente è stata già presentata al Comune ed all’Autorità Portuale. Si tratta dello stesso disegno che prossimamente (la data precisa resta ancora da definire) sarà presentato anche formalmente alle stesse Istituzioni ed Autorità competenti. Oltre che alla cittadinanza tutta, attraver-so una conferenza stampa aperta ai tantis-simi livornesi coinvolti in maniera più o meno diretta dall’argomento.

Un tema che diventerà comunque caro all’intera città labronica, se si considera che nel sopracitato progetto ideato dal Consorzio, si prevederebbe la futura co-struzione di una vera e propria passerella sospesa sull’acqua. Un percorso dotato di spazi di aggregazione, con due livelli di passeggiate comprensive di pista ci-clabile per snodarsi addirittura sino a

raggiungere l’altezza della Vegliaia. Nel-la pratica, si farebbe in modo di regalare in maniera definitiva il mare ai livornesi e non: aprire un nuovo trampolino puntato dalla costa, in zona Terrazza Mascagni, attraverso un pontile di collegamento in grado di congiungersi al parallelo prolun-gamento della diga della Vegliaia. Un’oc-casione da non perdere, anche sotto il pro-filo del potenziale attrattivo turistico. Una chance unica per permettere a chiunque di godersi in maniera ancor più profonda e completa l’atavico rapporto di simbiosi che lega la città dei Quattro Mori a quel mare che ne bagna le coste, in una sorta di abbraccio benevolo e fraterno. Quel ‘suo’ mare, che rappresenta al contempo una ri-sorsa e una benedizione imprescindibile. E la cui importanza viene riconosciuta e omaggiata costantemente dai livornesi in-namorati del ‘polmone blu’.

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29Consorzio nautiCo di Livorno notizie

Consorzio Nautico di Livorno: il Bilancio

Prospetto cronologico-contabile del conto corrente bancario presso il Monte dei Paschi di Siena

con causale “Nuovi punti di ormeggio”

intestato al CONSORZIONAUTICODILIVORNOIBAN IT42Z0103013900000005777486

ENTRATE USCITE

Periodo Descrizione Euro Periodo Descrizione Euro

Anno 2009dal 29.05.2009al 31.12.2009

Quote annuali di € 50,00 dei richiedenti posto barca

31.651.,50Anno 2009

dal 29.05.2009al 31.12.2009

Spese per gestione conto, segreteria, posta, telefono, cancelleria,sito INTERNET televideo ecc..

3.465,00

Anno 2010 IDEM c.s. 12.800,00 Anno 2010 IDEM c.s. 3.184,85

Anno 2011 IDEM c.s. 24.201,00 Anno 2011 IDEM 4.983,67

Anno 2012dal 01.01.2012Al 20.11.2012

IDEM c.s. 7.671,06Anno 2012

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Totale pagamenti 76.323,56 Totale uscite 15.170,49

SALDO AL 20.11.2012 € 61.153,07

NOTE: Le somme derivate dai pagamenti annuali dei richiedenti posto barca sono destinate, oltre che alla gestione della raccolta di domande (si veda sopra dettaglio delle uscite), alle spese per le progettazioni dei nuovi punti di ormeggio da

parte di tecnici specializzati in opere marittime, di notai e commercialisti per la trasformazione del Consorzio in cooperativa idonea a realizza-re le opere necessarie, per la pubblicazione e la distribuzione del presente notiziario periodico.Le entrate e le uscite sono rilevate dai quotidiani

elenchi dei movimenti che pervengono via In-ternet dal Monte dei Paschi di Siena. Le spese sono riscontrate da fatture e scontrini fiscali debitamente registrati. Le somme residue saranno incamerate nei bilanci della futura Co-operativa.

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Piazzale del Portuale 18, 57123 LivornoSede interno Terminal Crociere Stazione MarittimaTelefonoeFax0586-211490•Mail:[email protected] il martedì e il giovedì dalle ore 9:00 alle ore 12:30

CONSIGLIO DIRETTIVO

Presidente Mantellassi PieroVice Presidente Lami AndreaVice Presidente Colombini IvanoSegretario Filippi RomanoTesoriere Falcone VincenzoConsigliere Badalassi SilverioConsigliere Baronetto ClaudioConsigliere De Nigris LucianoConsigliere Mantellassi FrancoConsigliere Scognamillo RaffaeleConsigliere Spadolini Tommaso

AMAG1. - AAMPS - CircoloPesca SportAmici del Mare - Circolo 2. ARCI PescaAndorlini Avio3. Antica Venezia4. Arcipesca 5. FISA

Avvalorati (Sez.) Circolo Sportivo 6. Soci della PescaBarracuda Blu7. Benci Centro 8. Castelli - Circolo Pesca9. CICASUB10. (Circolo Cacciatori Subacquei)Circolo Porto Livorno Attività 11. SubacqueeCircolo della Pesca Livorno12. Aniele Manin - Circolo Nautico13. Darsena Nuova - Circolo 14. ARCI PescaDelphis Fishing Club15. FIPSAS16. (Federazione Italiana Pesca Sportiva e Attività Subacquee)Fortezza Circolo Pesca Sportiva17. Fortezza Nuova - Circolo 18. ARCI PescaGaribaldi Giuseppe - Circ. Nautico19.

I Domenicani II - Circolo 20. ARCI PescaI Domenicani - Circolo della Pesca21. Il Gabbiano22. Il Golfo - Circolo23. Il Parago24. Il Passatempo25. Jaques Mayol26. La Fortezza Vecchia27. La Marmora - Circolo Sportivo 28. FIPS

La Spigola - Pesca Sportiva29. La Triglia30. La Vela31. Labronico Pesca Sportiva32. L’Alfiere33. Le Melorie- Circolo 34. ARCI

Le Melorie- Circolo 35. FIPS

Lenza Venezia 36. C.N.

Livorno Diporto- Circolo37. Lo Scalo38. Lo Squalo39. Magenta Origine40. Marzocco- C.P.S.41.

COLLEGIO SINDACI REVISORI

Presidente Soldati MarcelloMembro Doni PatrizioMembro Morelli MarcoMembro Supplente Balducci LucaMembro Supplente Cerrai Piero

COLLEGIO DEI PROBIVIRI

Presidente Magozzi GianfrancoMembro Galli FabioMembro Tognotti MarcoMembro Supplente Bartoli Massimo

ORGANIGRAMMA

A seguito delle elezioni svoltesi durante l’assemblea del 29-06-2010 gli organi collegiali del Consorzio Nautico di Livorno per il quadriennio 2010-2014 hanno la seguente configurazione:

ElENcO dEI cIRcOlI NAutIcI

Nazario Sauro42. Nuova Venezia - Circolo43. Pesca d’altura Livorno-Circolo44. Pescatori Livornesi- Circolo45. Polisportiva Venezia46. Ponte di Marmo47. Ponte Novo48. Pontino San Marco49. Sampey - Circolo Nautico 50. FIPS

Santa Trinità - Circolo Nautico51. Scali Novi Lena - Circolo Arci Pesca52. Teatro Rossini -Circolo53. Torretta Circolo Nautico54. Venezia55. Calata delle Ancore56. Circolo della Vela Libertas (57. CVL)Circolo Nautico Amici del Mare 58. (Ardisson)Circolo delle Macine - 59. FIPSAS

Yacht Club Livorno60. Asd Muro del Pianto 61. ACSI ClubLa Rinascita 62. ASD

CONSORZIONAUTICODI LIVORNO