Consolidamento fiscale e interventi sul pubblico impiego ... · 3 LA SPESA PER IL PUBBLICO IMPIEGO...

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Working Papers N° 9 - Agosto 2012 Ministero dell’Economia e delle Finanze Dipartimento del Tesoro ISSN 1972-411X Consolidamento fiscale e interventi sul pubblico impiego. L'esperienza di otto paesi europei di Mara Meacci e Cristina Quaglierini

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Working Papers

N° 9 - Agosto 2012

Ministero dell’Economia e delle Finanze

Dipartimento del Tesoro

ISSN 1972-411X

Consolidamento fiscale e interventi sul pubblico impiego.

L'esperienza di otto paesi europei

di Mara Meacci e Cristina Quaglierini

Comitato di redazione: Lorenzo Codogno, Mauro Marè, Libero Monteforte, Francesco Nucci, Franco Peracchi

Coordinamento organizzativo: Marina Sabatini

Working Papers

La collana intende promuovere la circolazione di Working Papers prodotti all’interno del Dipartimento del Tesoro (DT) del Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) o presentati da economisti esterni in seminari organizzati dal MEF su temi d’interesse del DT con l’intento di stimolare commenti e suggerimenti. Il contenuto dei Working Papers riflette esclusivamente le opinioni degli autori e non impegna in alcun modo l’Amministrazione.

Copyright: ©

2012, Mara Meacci e Cristina Quaglierini Il documento può essere scaricato dal sito web www.dt.tesoro.it e utilizzato liberamente citando la fonte e l’autore.

1

SOMMARIO

1 INTRODUZIONE ................................................................................................... 4

2 L’EMERGERE DELLA CRISI FINANZIARIA E LE RIPERCUSSIONI

SUGLI INDICATORI MACROECONOMICI ....................................................... 5

3 LA SPESA PER IL PUBBLICO IMPIEGO .......................................................... 7

4 GLI INTERVENTI CORRETTIVI SULLA FINANZA PUBBLICA ................ 13

4.1 Le manovre di aggiustamento dei conti ................................................................ 13

4.2 Gli interventi sul Pubblico Impiego........................................................................ 18

4.3 Le analogie e le differenze nelle linee di intervento adottate ............................... 23

5 LE RACCOMANDAZIONI DI POLICY PER IL PUBBLICO IMPIEGO DA

PARTE DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI ........................................... 25

5.1 Tratti comuni delle raccomandazioni .................................................................... 25

5.2 Specificità delle raccomandazioni per i singoli paesi ........................................... 26

5.3 Valutazioni sulle implicazioni di medio - lungo termine ........................................ 28

6 CONCLUSIONI ..................................................................................................... 29

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ............................................................................. 31

Indice dei Grafici Grafico 1 - Incidenza percentuale della spesa per redditi da lavoro delle Amministrazioni

Pubbliche sul PIL e sul totale della spesa della PA – anno 2010 ............................................... 8

Grafico 2 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni

Pubbliche sul PIL – anni 2008, 2009 e 2010 .............................................................................. 10

Grafico 3 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente sul totale delle spese delle

Amministrazioni Pubbliche – anni 2008, 2009 e 2010 ............................................................... 10

Grafico 4 - Incidenza percentuale dell’occupazione pubblica sulla popolazione – anni 1999 e

2008* ........................................................................................................................................... 12

Grafico 5 - Incidenza percentuale dell’occupazione pubblica sull’occupazione totale – anni

1999 e 2007* .............................................................................................................................. 12

Grafico 6 - Incidenza percentuale dei risparmi sul Pubblico Impiego rispetto al totale dei

risparmi di spesa corrente previsti (*) ......................................................................................... 17

2

Indice delle Tavole Tavola 1 - Spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche negli anni

1997, 2007, 2008 e 2010: livelli (*), variazioni e tassi medi annui di crescita per sottoperiodi ...... 8

Tavola 2 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni

pubbliche rispetto al PIL, periodo 1997 -2007 ................................................................................. 11

Tavola 3 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni

pubbliche rispetto alla spesa totale, periodo 1997 -2007 ................................................................ 11

Tavola 4 - Entità delle misure correttive rispetto ai tendenziali (*) ................................................. 16

Tavola 5 - Principali ambiti di intervento sul Pubblico Impiego ....................................................... 19

Tavola 6 - Raccomandazioni delle principali organizzazioni internazionali in materia di

pubblico impiego ............................................................................................................................. 26

3

Consolidamento fiscale e interventi sul pubblico impiego.

L'esperienza di otto paesi europei 1

Mara Meacci (),Cristina Quaglierini (

)

Abstract

Per effetto della crisi economica che si è realizzata con particolare intensità nel corso

del 2009, molte economie avanzate hanno intrapreso percorsi di risanamento fiscale.

Nell'ambito di tali misure un ruolo non trascurabile è rappresentato dagli interventi di

riduzione della spesa per il pubblico impiego. Il lavoro esamina le misure di aggiustamento

fiscale intraprese fino a luglio 2011 in otto paesi europei - Francia, Germania, Grecia,

Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito e Spagna - e le specifiche iniziative assunte riguardo

alla spesa per il pubblico impiego. Più in dettaglio, il primo paragrafo tratta degli sviluppi

macroeconomici connessi alla crisi economico-finanziaria. Il secondo paragrafo illustra la

dimensione della spesa per il pubblico impiego nei paesi esaminati e la sua evoluzione negli

ultimi anni, delineando sinteticamente le principali tendenze nel decennio precedente la

crisi. Nel terzo paragrafo si descrivono le manovre di aggiustamento dei conti adottate nei

vari paesi e le misure specifiche previste per il pubblico impiego, esaminando analogie e

differenze. Il quarto paragrafo analizza le misure sul pubblico impiego in relazione alle

raccomandazioni di policy dei principali organismi internazionali. Il quinto paragrafo espone

le principali conclusioni. Nel complesso i paesi esaminati hanno adottato tipologie di

interventi riduttivi della spesa per i dipendenti pubblici simili e in accordo con le

raccomandazioni espresse dai principali organismi internazionali. Le misure attuate hanno in

gran parte risposto all’esigenza di un contenimento della spesa pubblica nel breve periodo,

in alcuni casi possono però essere suscettibili di creare effetti di recupero una volta esaurito

il momento di urgenza di contenimento fiscale. Più in generale, si evidenzia la necessità di

un’attenta gestione e valutazione della fase post-crisi in relazione al ripristino delle

dinamiche retributive, alla definizione degli assetti ordinamentali e all’invecchiamento e alla

riduzione del numero di dipendenti pubblici.

JEL classification: E6, F3, H5, H6 G0, J45.

Keywords: Financial crisis, Macroeconomics, Fiscal Policy, Public Expenditure, Government

wage bill, Public employment.

1 Le opinioni espresse nel presente lavoro sono strettamente personali e non coinvolgono l’amministrazione di

appartenenza, Si ringraziano un anonimo referee per i preziosi suggerimenti, Maria Laura Meacci per l'ottimo

lavoro di traduzione dei documenti dal tedesco in italiano e Maurizio Brioni per l’eccellente supporto editoriale.

() Ispettorato Generale per gli Ordinamenti del Personale e l'Analisi dei Costi del lavoro pubblico, Ragioneria

Generale dello Stato, Ministero dell'Economia e delle Finanze. E-mail: [email protected]; Via XX Settembre

87, 00197 Roma - ITALIA.

() Direzione Analisi e Programmazione Economico-finanziaria, Dipartimento del Tesoro, Ministero dell'Economia e

delle Finanze. E-mail: [email protected]; Via XX Settembre 87, 00197 Roma - ITALIA.

4

1 INTRODUZIONE

Alla crisi finanziaria iniziata nel 2007 ha fatto seguito, due anni dopo, lo svilupparsi

di una crisi economica di proporzioni ingenti in termini di ricadute economico-sociali.

Tali evoluzioni hanno determinato un notevole deterioramento delle finanze pubbliche

in un ampio numero di economie avanzate. Al di là delle specificità che hanno

caratterizzato lo svilupparsi della crisi nei paesi esaminati nel presente lavoro (Francia,

Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito, Spagna), il tratto comune

dello scenario di politica fiscale è costituto dall’esigenza di ripristinare condizioni di

sostenibilità finanziaria.

Nell’ambito delle manovre disposte per far fronte agli squilibri di finanza pubblica,

gli interventi diretti alla riduzione della spesa per il pubblico impiego ricoprono un ruolo

rilevante. Il presente lavoro illustra le misure adottate in otto paesi europei1 - Francia,

Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito e Spagna - per contenere la

spesa per i dipendenti pubblici, con l’obiettivo di fornire una valutazione delle

implicazioni di politica economica degli interventi attuati nel medio-lungo periodo,

anche alla luce delle raccomandazioni formulate dai principali organismi internazionali

nei confronti dei paesi esaminati. Le informazioni riportate nel lavoro, inoltre, possono

essere di ausilio per effettuare benchmarking fra i paesi riguardo alle modalità di

contenimento di tale voce di spesa.

Il documento è strutturato in cinque paragrafi. Il primo paragrafo tratta degli

sviluppi macroeconomici connessi alla crisi economico – finanziaria. Il secondo

paragrafo illustra la dimensione della spesa per il pubblico impiego nei paesi esaminati

e la sua evoluzione negli ultimi anni, delineando sinteticamente le principali tendenze

nel decennio precedente la crisi. Nel terzo paragrafo si descrivono le manovre di

aggiustamento dei conti adottate nei vari paesi e le misure specifiche previste per il

pubblico impiego2, esaminando le analogie e le differenze fra le varie linee di

intervento. Mentre la portata delle singole misure è molto diversa da paese a paese,

riflettendo anche le differenti necessità di consolidamento delle finanze pubbliche, si

rileva una marcata similitudine nelle linee di azione decise. Il quarto paragrafo analizza

le misure sul pubblico impiego in relazione alle raccomandazioni di policy dei principali

organismi internazionali e fornisce alcune valutazioni riguardo alle possibili implicazioni

nel medio e lungo periodo. Il quinto paragrafo riassume le principali conclusioni.

Complessivamente, i paesi esaminati hanno adottato tipologie di interventi riduttivi

della spesa per i dipendenti pubblici simili e sostanzialmente in accordo con le

raccomandazioni espresse dai principali organismi internazionali (Commissione

Europea, OCSE e FMI). Le misure attuate, che hanno in gran parte risposto

1 Nel lavoro si considerano le manovre di correzione predisposte fino al mese di luglio 2011. Degli sviluppi successivi

più importanti viene dato conto nelle note. 2 Ai fini dell’analisi non si tiene conto delle disposizioni in materia economico-fiscale rivolte a platee più ampie di

soggetti e che coinvolgono i dipendenti pubblici in quanto cittadini contribuenti e consumatori.

5

all’esigenza di un contenimento della spesa pubblica nel breve periodo, sono però in

alcuni casi suscettibili di creare effetti di recupero una volta esaurito il momento di

urgenza di contenimento fiscale. Più in generale, si evidenzia la necessità di un’attenta

gestione e valutazione della fase post-crisi in relazione al ripristino delle dinamiche

retributive, alla definizione degli assetti ordinamentali, all’invecchiamento e riduzione

del numero dei dipendenti pubblici.

2 L’EMERGERE DELLA CRISI FINANZIARIA E LE RIPERCUSSIONI SUGLI INDICATORI MACROECONOMICI

La crisi economico-finanziaria internazionale innescatasi a partire dalla seconda

metà del 2007 si è sviluppata secondo varie fasi3. Una prima fase, databile da giugno

2007 a marzo 2008, è legata all’emergere dell’insolvenza dei mutui sub-prime nel

mercato statunitense che ha coinvolto anche i titoli di finanza strutturata ad essi

collegati. Le banche centrali hanno risposto alla crisi con massicce immissioni di

liquidità e l’adozione di misure non convenzionali. Una seconda fase, databile da

marzo 2008 a settembre 2008, si è caratterizzata per un intervento più incisivo da parte

dei governi che hanno attuato piani di salvataggio di importanti istituti finanziari a causa

dell’emergere di problemi di solvibilità del sistema finanziario e delle marcate tensioni

in esso presenti. Tra settembre e ottobre 2008 si è verificata la terza fase, la più acuta

della crisi, segnata dal fallimento di un’importante banca d’affari statunitense. I paesi

G7 e dell’Unione Europea decidono di intervenire con misure straordinarie con la

ricapitalizzazione del sistema finanziario, la fornitura di garanzie pubbliche, l’acquisto di

titoli emessi dagli istituti finanziari. La quarta fase, il cui inizio è databile a

ottobre/novembre 2008 e che perdura fino al primo trimestre 2009, coincide con il

diradarsi della crisi di fiducia nel sistema finanziario internazionale grazie alle azioni di

sostegno dei governi e delle banche centrali. A partire dall’autunno 2008, la crisi

finanziaria determina pesanti ripercussioni sull’economia reale, con intensità e profili

temporali differenziati tra paesi. L’ultimo trimestre del 2008 e/o il primo del 2009

rappresentano, in molti paesi avanzati, il punto di minimo dell’attività economica. In

diversi paesi europei vengono adottate misure di politica economica a supporto

dell’economia reale, nell’ambito della cornice comune denominata European Economic

Recovery Plan. La quinta fase, databile dalla seconda metà di marzo 2009, si

contraddistingue per l’avvio di una graduale ripresa dell’economia globale. A partire dal

2010 sono però emerse tensioni sul debito sovrano di alcuni paesi dell’area dell’euro,

con un repentino ampliamento dei differenziali di rendimento sui titoli pubblici rispetto a

quelli di paesi ritenuti più sicuri. Nell’arco di un anno, tra la primavera 2010 e l’estate

2011, le condizioni di vulnerabilità finanziaria della Grecia, dell’Irlanda e del Portogallo

3 Per una ricostruzione delle fasi della crisi secondo la cronologia elaborata dalla Banca dei Regolamenti Internazionali

si veda Antonella Crescenzi e al. (2010), in particolare Cap.1.

6

hanno condotto al varo dei tre successivi programmi di sostegno finanziario dell’Unione

Europea e del Fondo Monetario Internazionale4.

I primi segnali di trasmissione della crisi finanziaria all’economia reale si sono

manifestati nella seconda metà del 2008, con il crollo del commercio mondiale, della

domanda di beni strumentali e della produzione industriale. Nel punto di minimo, a

febbraio 2009, gli scambi mondiali hanno registrato una caduta di circa il 20% rispetto

al livello pre-crisi degli inizi del 2008. In media d’anno, nel 2009 il PIL reale mondiale si

è contratto dello 0,7% rispetto all’anno precedente, in decelerazione di 3 punti

percentuali rispetto a quanto registrato nel 2008 (2,8%). La caduta del prodotto è stata

più elevata per le economie avanzate (-3,7% a/a) mentre l’impatto è stato più

contenuto per le economie emergenti, il cui prodotto ha continuato ad espandersi

(+2,8% a/a). Le ricadute della crisi sul mercato del lavoro sono state ingenti in un

ampio numero di economie. Rispetto ai livelli del 2007, il tasso di disoccupazione nel

2010 è raddoppiato in Spagna e Irlanda e si è collocato su livelli a due cifre anche in

Grecia e Portogallo. Nell’area dell'euro, alla fine del 2011, il tasso di disoccupazione ha

superato il 10%. Negli otto paesi esaminati nel presente lavoro - Francia, Germania,

Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito, Spagna - le ricadute sono state

significative. Nel 2009 il PIL reale si è ridotto del 7,0% in Irlanda e di circa il 5,0% in

Germania e Italia. Nel Regno Unito la contrazione è stata del 4,4% e, in Spagna e

Grecia, rispettivamente del 3,7 e del 3,3%. Più contenuta la caduta dei livelli produttivi

in Francia e Portogallo, pari rispettivamente a -2,9 e -2,7%. Analogamente, la fase di

recupero che si è delineata nel 2010 è stata di intensità diversificata nei vari paesi. In

tale anno la Germania ha registrato livelli elevati di crescita economica (+3,7%) mentre

altri paesi hanno registrato una crescita più contenuta: nel Regno Unito l’incremento

del PIL è stato pari al 2,1%, in Italia all’1,8 per cento, in Francia e Portogallo a circa

l’1,4-1,5%. Nel 2010 la crisi è proseguita in Irlanda e Spagna, in cui il prodotto reale si

è contratto rispettivamente dello 0,4 e 0,1%, mentre in Grecia si è registrato un

ulteriore deterioramento, con una caduta del PIL del 3,5%. Nel 2011 la crisi si è

approfondita in Grecia, con una flessione del 6,9 per cento, in Portogallo il PIL si è

contratto dell’1,6 per cento.

Gli effetti della crisi sulla finanza pubblica hanno determinato l’avvio delle

procedure contro i disavanzi eccessivi previste dal Patto di Stabilità e Crescita in un

ampio numero di paesi. Nell’area dell’euro sono state introdotte riforme volte a

4 Le ragioni sottostanti ai focolai di crisi emersi in Grecia, Portogallo, Irlanda e alle tensioni sul debito sovrano in Spagna

e Italia sono in parte eterogenee. Sulla base dell’analisi degli squilibri macroeconomici prevista della nuova procedura

del Regolamento europeo n. 1176/2011 (Macro-economic Imnbalances Procedure, MIP) i paesi del Sud Europa

(Grecia, Spagna, Portogallo) risultano accomunati da squilibri esterni (elevati disavanzi nei conti con l’estero e nella

posizione netta degli investimenti). Un’ampia posizione netta negativa sull’estero interessa anche l’Irlanda. Inoltre,

Irlanda, Spagna e Portogallo sono accomunate dagli squilibri interni rappresentati dall’elevato debito del settore privato

e l’alto tasso di disoccupazione. Spagna e Irlanda sono state interessate dallo scoppio della bolla nel settore

immobiliare. L’Italia si qualifica per un numero molto contenuto di squilibri (2). I valori del debito pubblico risultano

comparativamente più elevati in Grecia (145% del PIL), Italia (118,0%), Irlanda e Portogallo (93%) (dati riferiti al 2010);

cfr. Programma Nazionale di Riforma 2012 dell’Italia, in particolare par. II.4 (pp. 23-31) (www.tesoro.it),

7

rafforzare la governance fiscale e a garantire un più efficace monitoraggio degli

squilibri macroeconomici e di finanza pubblica. Tra gli otto paesi esaminati nel presente

lavoro, nel 2009 cinque di essi (Grecia, Irlanda, Portogallo, Regno Unito, Spagna)

hanno registrato livelli di indebitamento pubblico superiori al 10% del PIL. Nel 2010

l’indebitamento netto dell’Irlanda ha registrato un livello pari a circa 1/3 del PIL. Su tale

livello ha inciso per oltre 20 punti rispetto al PIL l’intervento a sostegno del sistema

finanziario5. L’effetto della crisi sullo stock di debito pubblico è emerso con più

evidenza a distanza di circa un anno dal minimo di attività economica. Nel 2010,

l’aumento del rapporto debito/PIL rispetto al periodo pre-crisi (2008) è stato pari a poco

meno di 50 punti in Irlanda, 30 punti in Grecia, 25 punti nel Regno Unito 20 punti in

Spagna e Portogallo. Su tali incrementi hanno inciso gli interventi pubblici a sostegno

del sistema finanziario, pari rispettivamente nel 2010 a 24 punti rispetto al PIL per

l’Irlanda, a circa 12,5 punti di PIL per la Germania, a circa 8 punti rispetto al PIL per il

Regno Unito, a 3,6 punti di PIL per il Portogallo, a circa 2 punti di PIL per la Grecia e la

Spagna, mentre per Francia e Italia si registrano valori trascurabili.

3 LA SPESA PER IL PUBBLICO IMPIEGO

La spesa per il pubblico impiego, generandosi in un settore protetto dalle pressioni

competitive e non avendo natura di stabilizzatore automatico, è caratterizzata da un

certo grado di asincronia rispetto agli sviluppi ciclici dell’economia. Recenti studi

empirici hanno mostrato che la trasmissione delle fluttuazioni avviene con un ritardo

medio di uno - due anni, sia tramite il canale tradizionale dell’adeguamento dei salari ai

prezzi, sia per effetto di politiche fiscali discrezionali pro-cicliche6. In linea generale, la

dinamica della spesa per redditi da lavoro nel corso della crisi economico–finanziaria,

più che dagli effetti diretti della crisi è stata, soprattutto, segnata dagli specifici

interventi contenitivi disposti nell’ambito delle manovre di risanamento della finanza

pubblica.

Fra il 2008 e il 2010 la spesa media7 per redditi da lavoro dipendente delle

amministrazioni pubbliche negli otto paesi esaminati è aumentata del 2,4%, segnando

una netta decelerazione rispetto all’andamento nel decennio 1997-2007, in cui

mediamente la spesa è cresciuta del 4% l’anno (Tavola 1).

5 Per maggiori dettagli si vedano le tavole statistiche sugli interventi pubblici a sostegno del sistema finanziario dei

paesi europei curate da Eurostat “Eurostat Supplementary Table for The Financial Crisis”, ottobre 2011 e aprile 2012.

Nel caso dell’Irlanda i circa 20 punti di PIL di impatto sul disavanzo pubblico sono dovuti ai trasferimenti pubblici di

capitale a fronte delle ingenti perdite della Anglo Irish Bank, della Irish National Building Society e della EBS Building

Society. 6 Cfr Lamo et al. (2007) e Holm-Hadulla et al (2010).

7 Il dato rappresenta la media aritmetica non ponderata.

8

Tavola 1 - Spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche negli anni 1997, 2007, 2008 e

2010: livelli (*), variazioni e tassi medi annui di crescita per sottoperiodi.

1997 2007 2008 2010

Variazione

2007/1997

(%)

Variazione

2010/2008

(%)

Tasso medio

annuo di

crescita

periodo

1997-2007

Tasso medio

annuo di

crescita

periodo

2008-2010

Germania 165.048,8 178.230,0 170.720,0 181.750,0 8,0 6,5 0,8 3,2

Francia 170.818,0 240.876,2 246.979,0 259.428,0 41,0 5,0 3,5 2,5

Grecia 12.409,3 25.464,0 27.668,0 27.183,0 105,2 -1,8 7,5 -0,9

Irlanda 6.510,0 18.932,8 20.309,3 18.139,9 190,8 -10,7 11,3 -5,5

Italia 120.845,8 164.067,0 169.650,0 171.905,0 35,8 1,3 3,1 0,7

Portogallo 12.913,5 20.473,2 20.676,9 21.105,0 58,5 2,1 4,7 1,0

Regno Unito 120.481,8 224.679,3 200.944,4 194.931,7 86,5 -3,0 6,4 -1,5

Spagna 54.743,3 107.835,0 118.387,0 124.038,0 97,0 4,8 7,0 2,4

Media aritmetica

sugli otto paesi 82.971,3 122.569,7 121.916,8 124.810,1 47,7 2,4 4,0 1,2

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat.

(*) Milioni di euro dal 1.1.1999, milioni di ECU fino al 31.12.1998.

Il livello della spesa media è passato da quasi 122 miliardi di euro nel 2008 a circa

125 miliardi di euro nel 2010, corrispondenti in media all’11,3% del PIL ed a quasi il

22% della spesa totale delle amministrazioni (Grafico 1).

Grafico 1 - Incidenza percentuale della spesa per redditi da lavoro delle Amministrazioni Pubbliche sul PIL e sul

totale della spesa della PA – anno 2010

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat.

9

Nonostante i valori assoluti siano notevolmente diversi, la quota di PIL destinata

nel 2010 alla remunerazione dei dipendenti pubblici nella maggioranza dei paesi

esaminati è molto simile8. Si distinguono dagli altri paesi la Germania, dove l’incidenza

della spesa per redditi sul PIL è particolarmente contenuta (7,3%), e la Francia e il

Portogallo, che sono i due paesi dove tale incidenza è più elevata (13,3% e 12,2%

rispettivamente). In rapporto alla spesa totale delle amministrazioni si riscontra una

maggiore disomogeneità. L’incidenza della spesa per redditi rispetto al totale della

spesa pubblica nel 2010 risulta significativamente inferiore alla media in Germania ed

Irlanda (15,6% e 17,6% rispettivamente) ed al di sopra della media, con margini di

variabilità piuttosto ampi, in tutti gli altri paesi ad eccezione dell’Italia, che è allineata

sul valore medio.

Fra il 2008 e il 2010 la quota della spesa destinata al pubblico impiego risulta

generalmente aumentata se rapportata al PIL, mentre si riscontra una tendenza diffusa

alla diminuzione, in alcuni casi anche in misura significativa, se comparata alla spesa

pubblica totale9 (Grafici 2 e 3). Tale andamento ha caratterizzato gli sviluppi dell’ultimo

quinquennio e può essere spiegato considerando, da una parte, la debole performance

di crescita del PIL fra il 2006 e il 2010 e, dall’altra parte, l’evoluzione più accentuata

della spesa per prestazioni sociali10 nel quinquennio in considerazione. Il tasso di

crescita medio annuo del PIL nominale nel periodo 2006-2010 nei paesi esaminati è

stato pari all’1,7%, a fronte del 4,9% del precedente quinquennio. La spesa per

prestazioni sociali negli otto paesi è aumentata nel periodo 2006-2010 ad un tasso

medio annuo del 5,6%, rispetto al 2,4% della spesa per redditi da lavoro. È

interessante notare che, dopo il picco raggiunto dall’incidenza della spesa per redditi

nel 2009, particolarmente in relazione al PIL, nel 2010 i valori relativi della spesa

risultano più contenuti, a riflesso sia degli effetti delle prime misure di contenimento

adottate, sia di una parziale ripresa nella crescita del PIL nominale11. In Irlanda, in

particolare, l’incidenza della spesa per redditi sul totale della spesa pubblica cala nel

2010 di quasi 8 punti percentuali, passando dal 25,4% al 17,6%, per l’effetto congiunto

dell’aumento delle altre voci di spesa, conseguenza degli interventi di stabilizzazione

dei mercati finanziari, e dei tagli severi sul pubblico impiego decisi dal Governo fra il

2009 e il 2010.

8 Tale effetto potrebbe, però, dipendere dal diverso ordine di grandezza delle due variabili, che tende ad appiattire il

rapporto. 9 L’incidenza della spesa per redditi sul totale delle spese è aumentata solamente in Grecia.

10 Più precisamente, si tratta della spesa per prestazioni sociali diverse dai trasferimenti sociali in natura e dei

trasferimenti sociali in natura. 11

Nel 2010 la Grecia e l’Irlanda continuano a registrare tassi di crescita negativi del PIL nominale, mentre per gli altri

paesi esaminati si registra una ripresa.

10

Grafico 2 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente delle Amministrazioni Pubbliche sul PIL –

anni 2008, 2009 e 2010

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat.

Grafico 3 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente sul totale delle spese delle Amministrazioni

Pubbliche - Anni 2008, 2009 e 2010

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat.

Nel decennio precedente la crisi la spesa per redditi risulta invece sostanzialmente

stabile sia in termini di incidenza rispetto al PIL, sia in rapporto alla spesa totale. Si

tratta, però, di una stabilità solo apparente, che è il risultato di tendenze contrapposte

nei singoli paesi. In particolare, in un primo gruppo di paesi, composto da Germania,

Francia, Italia e Portogallo, fra il 1997 e il 2007 la spesa per redditi si riduce in termini

sia di PIL, sia di spesa totale. All’opposto, in Grecia, Irlanda e Regno Unito l’incidenza

0,0

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

DEU IRE GRC ESP FRA ITA PRT UK

2008

2009

2010

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

DEU IRE GRC ESP FRA ITA PRT UK

2008

2009

2010

11

della spesa per redditi aumenta in rapporto al PIL ed anche alla spesa totale. In

Spagna diminuisce l’incidenza della spesa per redditi sul PIL e rimane circa costante il

rapporto rispetto alla spesa totale (Tavole 2 e 3). Solo in alcuni dei paesi esaminati

(Grecia, Irlanda e Regno Unito), perciò, le tendenze della spesa per redditi nel

decennio precedente la crisi segnalano dei potenziali squilibri su cui intervenire. Nei

rimanenti paesi gli sviluppi risultano in linea con i fondamentali economici.

Tavola 2 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche rispetto al

PIL, periodo 1997 - 2007

Germania Francia Grecia Irlanda Italia Portogallo Regno Unito Spagna

Media aritmetica

otto paesi

1997 8,7 13,6 10,3 9,0 11,4 12,6 10,0 10,8 10,8

1998 8,5 13,4 10,4 8,4 10,5 12,9 9,7 10,6 10,6

1999 8,4 13,5 10,5 8,0 10,5 13,1 9,6 10,5 10,5

2000 8,3 13,3 10,5 7,9 10,4 13,6 9,7 10,3 10,5

2001 8,2 13,2 10,4 8,3 10,5 13,7 10,1 10,1 10,6

2002 8,2 13,4 11,1 8,6 10,6 14,0 10,3 10,0 10,8

2003 8,2 13,5 10,8 8,9 10,8 13,5 10,7 10,0 10,8

2004 8,1 13,3 11,5 9,1 10,7 13,5 11,0 10,1 10,9

2005 7,9 13,2 11,6 9,6 10,9 13,8 11,3 10,0 11,0

2006 7,7 13,0 11,2 9,7 10,9 12,9 11,2 10,0 10,8

2007 7,3 12,8 11,4 10,0 10,6 12,1 10,9 10,2 10,7

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

Tavola 3 - Incidenza della spesa per redditi da lavoro dipendente delle amministrazioni pubbliche rispetto alla

spesa totale, periodo 1997 - 2007

Germania Francia Grecia Irlanda Italia Portogallo Regno Unito Spagna

Media aritmetica

otto paesi

1997 18,0 25,1 23,1 24,7 22,9 30,8 24,8 26,0 24,4

1998 17,7 25,5 23,4 24,3 21,6 31,8 24,5 25,0 24,3

1999 17,5 25,6 23,6 23,7 21,9 32,1 24,7 26,2 24,4

2000 18,4 25,7 22,4 25,3 22,6 33,1 26,4 26,2 25,0

2001 17,2 25,6 22,9 25,2 22,0 32,4 25,1 26,1 24,6

2002 17,1 25,4 24,5 25,7 22,4 33,3 25,0 25,7 24,9

2003 17,0 25,3 24,2 26,9 22,4 30,9 25,3 26,2 24,8

2004 17,1 24,9 25,3 27,1 22,6 30,3 25,6 25,9 24,8

2005 16,9 24,7 26,0 28,5 22,7 30,3 25,6 26,0 25,1

2006 16,9 24,5 24,7 28,3 22,6 29,2 25,4 26,0 24,7

2007 16,9 24,3 24,0 27,2 22,2 27,3 24,9 26,1 24,1

Fonte: Elaborazioni su dati Eurostat

12

Mentre l’incidenza della spesa per redditi sul PIL è piuttosto uniforme nei vari

paesi, l’incidenza dell’occupazione pubblica rispetto sia alla popolazione, sia

all’occupazione totale mostra una certa disomogeneità (Grafici 4 e 5). Nel 2008

l’incidenza dell’occupazione pubblica in rapporto alla popolazione varia fra un minimo

del 3,5% della Grecia ed un massimo del 9,5% della Francia, con un valore medio del

6,6%. In rapporto all’occupazione totale, l’incidenza varia fra un massimo del 26,1% in

Francia ed un minimo dell’8,9% in Grecia.

Grafico 4 - Incidenza percentuale dell’occupazione pubblica sulla popolazione – anni 1999 e 2008*

Fonte: Elaborazioni su dati ILO – LABORSTA e Eurostat. I dati utilizzati si riferiscono al totale delle amministrazioni pubbliche (general government sector).

(*) Per la Francia anno 2006 e per il Portogallo anno 2007.

Grafico 5 - Incidenza percentuale dell’occupazione pubblica sull’occupazione totale – anni 1999 e 2007*

Fonte: Elaborazioni su dati ILO – LABORSTA. I dati utilizzati si riferiscono al totale delle amministrazioni pubbliche (general government sector).

(*) Per la Francia e per il Regno Unito anno 2006.

0,0

1,0

2,0

3,0

4,0

5,0

6,0

7,0

8,0

9,0

10,0

DEU IRE GRC ESP FRA ITA PRT UK

1999

2008

0,0

5,0

10,0

15,0

20,0

25,0

30,0

DEU IRE GRC ESP FRA ITA PRT UK

1999

2007

13

La variabilità della consistenza dell’occupazione pubblica fra paesi, a fronte della

relativa uniformità della spesa per redditi rispetto al PIL, suggerisce l’esistenza di un

trade off fra livelli occupazionali e retribuzioni unitarie, che potrebbe ricollegarsi a due

distinti modelli organizzativi del pubblico impiego, l’uno caratterizzato da remunerazioni

relativamente elevate e livelli di occupazione più contenuti, l’altro da retribuzioni più

moderate ed una consistenza occupazionale più ampia.

L’incidenza dell’occupazione pubblica sulla popolazione è rimasta abbastanza

stabile negli ultimi anni. Fra il 1999 e il 2008 le variazioni più significative si sono

riscontrate in Irlanda, Grecia e Spagna, con un aumento, rispettivamente, di 1 p.p.,

0,9 p.p. e 0,8 punti percentuali. Le uniche riduzioni si sono verificate in Portogallo

(-0,8 p.p.), Germania (-0,6 p.p.) e Italia (-0,4 p.p.). Rispetto all’occupazione totale,

invece, l’incidenza dell’occupazione pubblica è aumentata in Grecia (+1,8 p.p.), Regno

Unito (+1,6 p. p) e Irlanda (+0,3 p.p.) ed è diminuita negli altri paesi.

I dati medi per gli otto paesi considerati del decennio precedente la crisi non

forniscono evidenza di una crescita sbilanciata della spesa per i dipendenti pubblici. I

risultati medi nascondono, però, tendenze molto diversificate a livello dei singoli paesi

e per Grecia, Irlanda e Regno Unito si rilevano delle situazioni di potenziale squilibrio

nell’evoluzione della spesa per redditi delle amministrazioni pubbliche. Nonostante la

tendenza diffusa alla stabilizzazione, se non alla riduzione emersa negli ultimi anni, la

dimensione dell’impiego pubblico, valutata in relazione sia alle spese, sia al numero di

occupati, rimane ragguardevole. In media nei paesi esaminati oltre il 10% del PIL e più

di un quinto della spesa pubblica totale è destinata alla remunerazione dei dipendenti

pubblici. In ragione di tale rilevanza, e considerato il carattere di urgenza degli

interventi, le misure di risanamento messe in atto hanno coinvolto, nella quasi totalità

dei casi, la spesa per il personale. Nei prossimi paragrafi si esamineranno nel dettaglio

tali misure.

4 GLI INTERVENTI CORRETTIVI SULLA FINANZA PUBBLICA

4.1 Le manovre di aggiustamento dei conti12

A seguito del significativo deterioramento delle posizioni di finanza pubblica

conseguente alla crisi economico-finanziaria, quasi tutti i paesi europei hanno

predisposto, in parte già dal 2009 ma soprattutto nel 2010, delle manovre consistenti di

risanamento di bilancio. Il lavoro considera le manovre adottate fino a luglio 2011.

Nel corso del 2010 la Grecia ha approvato un pacchetto complessivo di misure

correttive con un effetto stimato sul medesimo anno pari a circa l’8% del PIL13.

12

La valutazione quantitativa delle manovre è complicata dalle differenze fra previsione e risultati di consuntivo del PIL

e dell’efficacia delle misure disposte. I valori riportati in questo paragrafo sono, perciò, solo indicativi, tenuto anche

conto che la fase economica cui si riferiscono è stata caratterizzata da un’incertezza particolarmente elevata.

14

L’aggiustamento, che a consuntivo è risultato inferiore rispetto a quanto previsto, è

stato distribuito quasi a metà fra aumenti di entrate e riduzioni di spese14. Lo sforzo di

consolidamento stabilito per il quinquennio 2010-2014 dal Programma di

Aggiustamento Economico, definito nell’ambito del piano di aiuti dell’Unione Europea e

del Fondo Monetario Internazionale, è imponente, essendo atteso un ulteriore

aggiustamento fiscale di quasi 13 punti percentuali di PIL, derivante per oltre 7 punti

percentuali dalla riduzione delle spese15. Durante il 2009 l’Irlanda ha disposto, con

interventi successivi, misure correttive con effetto sullo stesso anno per circa 6 miliardi

di euro (3,5% del PIL), distribuiti in pari misura fra aumenti di entrata e riduzioni di

spesa. Con il Bilancio 2010 è stata attuata un’ulteriore manovra correttiva per oltre 4

miliardi di euro, con l’aggiustamento quasi interamente concentrato dal lato delle

spese. Ad ottobre 2010 è stato predisposto, nell’ambito del programma di aiuti UE -

FMI, il Piano di Ripresa Nazionale che prevede, per il quadriennio 2011-2014, un

aggiustamento complessivo per 15 miliardi di euro (9% del PIL), da realizzarsi per oltre

un terzo nel 2011, prevalentemente tagliando la spesa. La Spagna ha avviato una

prima fase di consolidamento fiscale con il Bilancio 2010, che disponeva un

aggiustamento pari a circa l’1,7% del PIL, concentrato per oltre i tre quarti sul lato delle

entrate. Nel corso del 2010 è stato adottato un piano di misure straordinarie per ridurre

la spesa pubblica. A gennaio 2010 sono stati approvati il Piano di Azione Immediata,

che stabiliva una riduzione delle spese per l’anno 2010 di oltre 5 miliardi di euro (0,5%

del PIL), e il Piano di Austerità, che prevedeva un aggiustamento complessivo sul

periodo 2011-2013 del 6,8% del PIL, da realizzarsi per un terzo nell’anno 2011. A

maggio 2010, sotto nuove pressioni dei mercati finanziari, il Governo ha approvato il

Piano di Revisione della spesa del Governo Centrale 2011-2013 e confermato

l’impegno delle autonomie locali a contribuire al raggiungimento degli obiettivi fissati

dal Programma di Stabilità, ridefinendo l’aggiustamento complessivo per il periodo

2011-2014 nel 7,1% del PIL, composto per quasi tre quarti da tagli alla spesa.

Il Portogallo ha attuato una prima correzione importante delle finanze pubbliche

con il Bilancio 201016. Ulteriori misure di aggiustamento sono state disposte a maggio e

settembre 2010, per una correzione complessiva per l’anno 2010 pari ad oltre l’1% del

PIL, suddivisa circa a metà fra riduzioni di spese e aumento di entrate. Con il Bilancio

2011 è stata stabilita una manovra correttiva aggiuntiva per 3 punti percentuali di PIL,

13

La misura dell’aggiustamento tiene conto anche degli interventi che erano stati predisposti precedentemente all’avvio

del Programma di Aggiustamento Economico. Per l’anno 2010, le misure annunciate fino al mese di marzo contano per

i 5,5 punti percentuali rispetto agli 8 dell’aggiustamento complessivo, mentre quelle addizionali previste dal Programma

contribuiscono per gli ulteriori 2,5 punti percentuali. 14

Il risultato di consuntivo per l’anno 2010 è stato di una riduzione del rapporto deficit/PIL di 5 punti percentuali. In

sede di aggiornamento del Programma di Stabilità e crescita del 2011 le autorità greche hanno evidenziato gli effetti

recessivi particolarmente severi che sono conseguiti dagli interventi di correzione delle finanze pubbliche. 15

A causa del continuo deteriorarsi della situazione economico-finanziaria del paese, nel corso del 2011 sono state

adottate ulteriori misure correttive per il 5,8% del PIL (2,8% a giugno 2011 ed un ulteriore 3% a settembre 2011). 16

Le misure adottate col Bilancio 2010 si pongono l’obiettivo di ridurre il deficit di un punto percentuale di PIL, per una

correzione di circa 1,7 miliardi di euro.

15

composta per due terzi da tagli alle spese. Nonostante tali provvedimenti, la situazione

finanziaria del paese ha continuato a deteriorarsi, tantoché a marzo 2011 sono state

promulgate ulteriori misure correttive per il triennio 2011-2013, risultate però

insufficienti a contrastare le pressioni speculative internazionali e, ad aprile 2011, il

Portogallo ha dovuto richiedere l’ingresso nel piano di aiuti finanziario internazionale

UE - FMI. Complessivamente, la manovra di aggiustamento fiscale prevista per il

triennio 2011-2013 ammonta a 10,6 punti percentuali di PIL, ed è costituita per oltre

due terzi da tagli alla spesa.

Nell’estate del 2010 l’Italia ha attuato una manovra correttiva dei conti per circa

25 miliardi di euro17 sul triennio 2011-2013, da realizzarsi per quasi la metà nell’anno

2011 e composta per il 60% circa da minori spese. Nel mese di luglio 2011 è stato

predisposto un ulteriore intervento correttivo per gli anni 2011-2014 per complessivi 48

miliardi di euro cumulati (2,3% del PIL), derivante per il 40% circa da aggiustamenti sul

lato della spesa18, in linea con la strategia fiscale indicata ad aprile nel Documento di

Economia e Finanza 2011 che mirava al pareggio di bilancio entro il 2014. Ad agosto,

a seguito dell’intensificarsi delle pressioni speculative internazionali sui titoli di stato

italiani, è stata disposta un’altra manovra di aggiustamento, per una correzione

complessiva sull’anno 2014 di quasi 60 miliardi di euro in termini netti cumulati19. La

manovra integrativa di agosto ha disposto l’anticipo dell’aggiustamento fiscale al 2012

e fissato il raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio anticipato al 2013, un

anno prima rispetto ai precedenti programmi20. Per contrastare l’elevato deficit

pubblico, a maggio 2010 il Regno Unito ha predisposto un primo intervento di

riduzione delle spese per 6,2 miliardi di sterline per l’anno finanziario 2010-2011. Col

Bilancio di giugno 2010 la correzione complessiva per l’anno finanziario 2010-2011 è

stata determinata in circa 9 miliardi di sterline (0,9% del PIL). In sede di pianificazione

per il quinquennio 2011-12 / 2015-16, è stato previsto un aggiustamento complessivo

di 110 miliardi di sterline entro l’anno finanziario 2014-15 e di 126 miliardi di sterline

entro l’anno finanziario 2015-1621. La correzione dovrebbe concentrarsi per oltre il 70%

sul lato delle spese. Il Budget 2011 ha confermato il precedente

piano di consolidamento, prevedendo misure neutrali da un punto di vista finanziario22.

La Francia ha adottato per l’anno 2010 una politica di bilancio neutrale, rinviando al

17

Pari all’1,6% del PIL 2010, gli importi si riferiscono alla manovra lorda. 18

La correzione si concentrava sul biennio 2013-2014. Gli importi riportati si riferiscono alla manovra netta. 19

Dl n. 138/2011 del 13 agosto, convertito in legge n. 148/2011. 20

A novembre 2011, l’inasprimento delle tensioni sul mercato dei titoli del debito pubblico dei paesi dell’area dell’euro

ha determinato un ampliamento dei differenziali di rendimento dei BTP rispetto al Bund tedesco che hanno raggiunto i

500 punti base. Per contrastare tali andamenti e confermare l’obiettivo del pareggio strutturale del bilancio pubblico

entro il 2013 stabilito con la manovra di agosto 2011, a dicembre 2011 l’Italia ha varato un ulteriore pacchetto fiscale

aggiuntivo pari a 20 miliardi in termini netti al 2014, composto sia da aumenti di entrata sia da riduzioni di spesa. 21

Budget 2010 e Spending Review 2010. Le quantificazioni – corrispondenti, rispettivamente, a circa il 7,2 e l’8,3% del

PIL - sono comprensive degli effetti delle misure annunciate dal precedente Governo. 22

A novembre 2011 il ministro delle finanze George Osborne ha preannunciato ulteriori interventi correttivi necessari al

mantenimento del piano di riduzione del deficit.

16

triennio 2011-2013 le misure correttive necessarie per ricondurre il rapporto deficit/PIL

al valore del 3% nell’anno 2013. Per il periodo 2011-2013 è prevista una correzione

media in termini strutturali di circa 1,4 punti percentuali di PIL l’anno, da attuarsi tramite

l’applicazione della regola fiscale per le spese dello Stato di crescita zero in termini

reali e nominali23, la fissazione di un obiettivo annuale massimo di spesa per la sanità

pubblica e la riduzione delle esenzioni fiscali per le spese ed i contributi sociali. La

Germania ha approvato, fra il 2008 e il 2009, un pacchetto di stimolo fiscale per

l’economia con un impatto finanziario complessivo negli anni 2009 e 2010 per circa 90

miliardi di euro. Nel 2010 ha predisposto interventi di risanamento per complessivi 80

miliardi di euro sul periodo 2011-2014. La maggior parte del consolidamento è prevista

a valere sulle spese, incidendo in particolare sulla spesa sociale. La Tavola 4 fornisce

un riepilogo dell’entità delle misure correttive adottate dai vari paesi.

Tavola 4 - Entità delle misure correttive rispetto ai tendenziali (*)

Periodo di riferimento Entità della correzione in % del PIL

Germania (a) Misure di stimolo fiscale per gli anni 2009 e 2010 1,75% per gli anni 2009 e 2010

Correzione periodo 2011-2014 3,0

Francia (b) Correzione anno 2010 0,0

Correzione periodo 2011-2013 4,2

Grecia (c) Correzione anno 2010 8,0

Correzione periodo 2010-2014 13,0

Irlanda (d)

Correzione anno 2009 3,6

Correzione anno 2010 2,5

Correzione periodo 2011-2014 9,0

Italia (e) Correzione estate 2010 periodo 2011-2013 1,6

Correzione estate 2011 periodo 2011-2014 3,4

Portogallo (f) Correzione anno 2010 2,2

Correzione periodo 2011-2013 10,6

Regno Unito (g) Correzione anno finanziario 2010-2011 0,9

Correzione quinquennio 2011-12 / 2015-16 8,3

Spagna (h) Correzione anno 2010 2,2

Correzione periodo 2011-2014 7,1

Fonti: (a) Addendum al Programma di stabilità 2008 – gennaio 2009 e Programma di Stabilità 2011. (b) Programma di Stabilità 2010-2013. La correzione sul periodo 2011-2013 si riferisce al saldo strutturale. (c) “The economic adjustment programme for Greece”, European Economy Occasional paper n. 61, May 2010 e

European Commission, Commission Staff Working paper “Assessment of the 2011 national reform programme and stability programme for Greece”, June 2011. Il valore dell’8% corrisponde alla stima della correzione per l’anno 2010 effettuata dalle autorità greche, la Commissione europea stimava un aggiustamento del 5,5%.

(d) IMF article IV consultation June 2009, Programma di Stabilità dicembre 2009, National Recovery Plan 2011-2014. (e) Il valore dell’1,6% rappresenta un’approssimazione essendo stato calcolato sulla base di valori monetari.

Programma di Stabilità 2012 e Note Brevi RGS “La manovra di bilancio per gli anni 2011-2013”, giugno 2010. (f) IMF country report n. 11/127 June 2011, Programma di Stabilità 2011-2013, marzo 2010 e Press release

MINISTÉRIO DAS FINANÇAS E DA ADMINISTRAÇÃO PUBLICA, maggio 2010. (g) Programma di Stabilità 2010-2011, OBR Budget forecast June 2010. (h) La correzione per l’anno 2010 è quella determinata col Bilancio 2010 e con il Piano di Azione Immediata.

Programma di Stabilità 2009-2013, Programma di Stabilità 2011-2014.

(*) Il tendenziale considerato è quello valutato al momento dell’adozione della manovra.

23

Più in dettaglio, la crescita reale nulla è definita per l’aggregato complessivo della spesa delle amministrazioni

centrali; la crescita nominale nulla è definita per lo stesso aggregato al netto delle spese per pensioni per il pubblico

impiego e per gli interessi sul debito pubblico.

17

La riduzione delle spese pubbliche è una componente significativa di tutte le

manovre correttive esaminate. Considerata la rilevanza della spesa per redditi da

lavoro nell’ambito della spesa totale, gli interventi di risanamento hanno, in tutti i casi,

coinvolto la spesa per il personale. Dall’elaborazione dei dati relativi alle economie

previste dalle varie misure nell’ambito di ciascuna manovra risulta che gli interventi sul

pubblico impiego rappresentano un fattore generalmente importante di consolidamento

delle finanze pubbliche, contribuendo in media per il 25% ai risparmi previsti per le

spese correnti (Grafico 6).

Grafico 6 - Incidenza percentuale dei risparmi sul Pubblico Impiego rispetto al totale dei risparmi di spesa

corrente previsti (*)

Note: (*) Il grafico non riporta le quantificazioni relative alla Francia e alla Germania in quanto, per tali paesi, non risultano disponibili le quantificazioni delle economie corrispondenti alle singole misure. (a) L’incidenza è calcolata con riferimento a tutte le spese, non solo quelle correnti. (b) Sono compresi gli effetti (1.400 milioni di euro) della trattenuta a fini pensionistici del 7,5% sugli stipendi dei dipendenti pubblici. (c) L’incidenza è calcolata con riferimento a tutte le spese, non solo quelle correnti. Si tiene conto delle riduzioni di spesa attuate in sede di Spending Review 2010 nella determinazione del denominatore del rapporto, ma non per il numeratore poiché non sono finalizzate in termini di voce di spesa. Il valore dell’incidenza dei risparmi sul pubblico impiego risulterebbe, perciò, sottostimata qualora le riduzioni di spesa definite dalla Spending Review 2010 si riflettessero in una riduzione delle spese per il personale.

Ai fini di una valutazione complessiva del contributo del pubblico impiego alle

manovre di risanamento è importante tenere presente che la misura dei risparmi

conseguibili dipende dall’evoluzione prevista per la spesa. Tale evoluzione risente degli

effetti di eventuali interventi di riforma già intrapresi, di misure correttive precedenti,

delle pratiche contabili adottate nei vari paesi e degli sviluppi considerati per la

costruzione delle proiezioni di spesa. Riguardo al primo aspetto, è evidente che lo

spazio per interventi di razionalizzazione e contenimento della spesa è più limitato se

0,0%

5,0%

10,0%

15,0%

20,0%

25,0%

30,0%

35,0%

40,0%

ITA GRC (a) IRE (b) ESP (a) PRT (a) UK (c)

18

nel passato recente sono state già attuate delle riforme ispirate a questi stessi principi.

Analogamente, misure successive di contenimento della spesa scontano

necessariamente il ridursi delle possibilità di intervento sfruttate da manovre

precedenti. Per esempio, la manovra predisposta dall’Italia nel mese di luglio 2011

presenta un contributo tutto sommato limitato del pubblico impiego poiché una

correzione importante su tale voce di spesa era già stata apportata dai D.L. 112/2008 e

78/2010. Anche nei casi dell’Irlanda e della Grecia il contributo relativamente ridotto

delle economie sul pubblico impiego al consolidamento delle spese correnti previsto,

rispettivamente, per l’anno 2011 e sul quinquennio 2010-2014, va considerato alla luce

delle misure significative di contenimento già disposte negli anni precedenti. Diverso è

il caso del Regno Unito, dove la valutazione dell’incidenza relativa dei risparmi

sull’impiego pubblico è incompleta in quanto le economie stabilite in sede di Spending

Review 2010 sono espresse in termini di riduzione dei budget di spesa dei

Dipartimenti, senza che vengano esplicitate le singole voci oggetto di intervento24.

Circa la rilevanza delle pratiche contabili adottate e degli sviluppi considerati

sull’orizzonte previsivo, si consideri come esempio il caso del blocco della

contrattazione per il triennio 2010-2012 per i dipendenti pubblici italiani25. Tale misura

scontava risparmi di spesa relativamente contenuti poiché le risorse economiche

necessarie per il rinnovo contrattuale non erano state ancora appostate in bilancio26.

4.2 Gli interventi sul Pubblico Impiego

Una prima caratteristica che emerge confrontando i provvedimenti sul pubblico

impiego predisposti nei paesi esaminati è la similitudine delle modalità di intervento

previste (Tavola 5). La portata delle singole misure è, invece, molto diversa da paese a

paese, riflettendo anche le differenti necessità di consolidamento delle finanze

pubbliche.

Le misure messe in campo dalla Grecia per ridurre la spesa per i dipendenti

pubblici sono numerose e contemplano interventi in diversi campi27. Per quanto

concerne le retribuzioni, oltre ad essere stato disposto il blocco degli incrementi

24

Delle stime del possibile impatto delle riduzioni di budget sul pubblico impiego sono state prodotte dall’Office for

Budget Responsibility, si veda il paragrafo successivo. 25

Stabilito dal D.L. 78/2010. 26

Le previsioni di finanza pubblica in Italia sono sviluppate secondo il principio della legislazione vigente. Le regole

contabili attualmente in vigore non consentono di considerare i risparmi di natura ‘preventiva’ conseguenti al mancato

appostamento delle risorse per i rinnovi contrattuali. 27

Per il continuo deteriorarsi della situazione economico-finanziaria, a partire dall’estate 2011 la Grecia ha disposto

ulteriori misure correttive di finanza pubblica, per una correzione aggiuntiva – sulla base degli interventi adottati fino a

settembre 2011 – del 5,8% del PIL. Tali interventi aggiuntivi hanno contemplato anche ulteriori misure sul pubblico

impiego, in particolare: i salari sono stati ulteriormente ridotti del 20%, è stata creata una ‘riserva’ di lavoro nella quale

entro la fine del 2011 transiteranno 30.000 dipendenti pubblici, il limite del 10% al turnover è stato esteso a tutta la

durata della Strategia Fiscale di Medio Termine.

19

Tavola 5 - Principali ambiti di intervento sul Pubblico Impiego

Congelamento

degli incrementi

retributivi

Taglio delle

retribuzioni

Blocco o

limiti al

turn over

Blocco delle

promozioni

Incremento

della mobilità

del personale

Riorganizzazione

della PA

Altri

Interventi

Germania X X X

Francia X (a) X X

Grecia X X X X X X

Irlanda X X X X X X X

Italia (d) X X (b) X X X (d) X (c)

Portogallo X X X X X X (c) X

Regno Unito X X X

Spagna X X X X X X

(a) Solo parziale: è bloccata l’indicizzazione all’inflazione, ma possono crescere le componenti retributive non agganciate all’inflazione.

(b) Solo per retribuzioni superiori a 90.000 euro e sulla quota eccedente tale limite.

(c) Fino a luglio 2011 erano previste singole misure di soppressione ed accorpamento di Enti. Per l’Italia, la Legge 148/2011 - di conversione del D.L. 138/2011 - ha successivamente previsto un piano più ampio di riorganizzazione legato agli esiti di un Programma per la riorganizzazione della spesa pubblica.

(d) Delle misure per incrementare la mobilità del personale pubblico sono state stabilite nell’ambito della manovra aggiuntiva dell’estate 2011 (D.L. 138/2011, convertito in Legge n.148/2011) e della legge di stabilità per il 2012.

retributivi per gli anni 2009, 2010 e 2011, sono state tagliate progressivamente, prima

del 10% e poi di un ulteriore 2% ed 8%, le indennità ed aboliti i bonus di Pasqua,

estate e Natale. Come risultato di tali riduzioni le retribuzioni nominali dei dipendenti

pubblici hanno registrato, fra maggio 2010 e maggio 2011, un calo del 15%, mentre

quelle degli impiegati delle aziende controllate dallo Stato sono diminuite del 30%. Per

ridurre il numero dei dipendenti pubblici si è fatto ricorso all’introduzione di limiti al

turnover. Per l’anno 2010 è stato disposto il blocco totale delle assunzioni28, per il 2011

il limite è pari al 10% ed aumenta al 20% a decorrere dal 2012. Sono stati, inoltre,

ridotti di un terzo i contratti temporanei. Contemporaneamente, sono stati previsti

significativi interventi di riforma della struttura dell’amministrazione pubblica, sia tramite

la c.d. riforma Kallikratis, che comporta una riduzione considerevole del numero delle

amministrazioni locali, sia attraverso le numerose operazioni finalizzate al

ridimensionamento del settore pubblico previste nell’ambito della strategia fiscale di

medio termine per il periodo 2012-2015. Fra le altre misure che sono state adottate o

comunque previste per il prossimo futuro si segnalano: l’allungamento dell’orario di

lavoro da 37,5 a 40 ore settimanali29, l’introduzione di un tetto massimo agli stipendi ed

ai bonus nelle aziende pubbliche, l’adozione di una nuova struttura retributiva,

l’introduzione di posti part-time e della possibilità di usufruire di periodi di congedo non

retribuiti, la possibilità di trasferire i dipendenti in eccesso ad una ‘riserva’ di lavoro30. È

28

Fatta eccezione per delle limitate possibilità assunzionali nei settori salute, sicurezza e educazione. 29

La legge sull’allungamento dell’orario di lavoro è stata approvata a maggio 2011. 30

L’adozione di queste ultime misure è prevista nel corso del triennio 2012-2015 come parte della strategia fiscale di

20

stata inoltre adottata una riforma delle pensioni per il settore pubblico. Anche l’Irlanda

ha adottato un pacchetto di misure per ridurre la spesa per i dipendenti pubblici ampio

e diversificato. Per limitare la crescita retributiva è stato stabilito il congelamento dei

salari fino al 201431, associato ad un taglio medio delle retribuzioni del 15%32. Delle

disposizioni speciali sono state previste per i neoassunti nel settore pubblico, che

rispetto ai colleghi già in servizio riceveranno una paga ridotta del 10%, saranno

inquadrati nel gradino più basso della carriera e subiranno una revisione in senso

peggiorativo dei diritti pensionistici. Per limitare l’occupazione è stato introdotto il

blocco quasi totale delle assunzioni, che comporta anche il mancato rinnovo dei

contratti a tempo determinato in scadenza e che resterà in vigore almeno fino a

quando non sarà raggiunto un valore obiettivo di diminuzione dei dipendenti pubblici

(-24.750 unità, corrispondente ad un calo dell’8%). Per il Servizio Sanitario nazionale e

per la Scuola il blocco delle assunzioni avviene nell’ambito di tetti sulla consistenza

complessiva del personale, per consentire l’aumento del numero degli addetti in alcune

aree considerate strategiche. Sono stati, inoltre, introdotti incentivi ai prepensionamenti

e due schemi speciali di incentivi su base volontaria, uno per l’interruzione di carriera

(career break scheme) e l’altro per l’accorciamento dell’anno lavorativo (shorter

working year scheme). Il primo schema, previsto per il solo anno 2009, consisteva

nella possibilità per il dipendente pubblico di interrompere il lavoro per tre anni

ricevendo, a titolo di incentivo, il 33% della paga lorda, fino ad un massimo di 12.500

euro annui lordi. Tale schema poteva essere consentito per motivi familiari, viaggi

all’estero, svolgimento di un’attività lavorativa indipendente o per motivi di studio. Lo

schema per l’accorciamento dell’anno lavorativo consiste, invece, nella possibilità di

usufruire da 2 a 13 settimane consecutive di assenza speciale dal lavoro non retribuita.

In concomitanza con la riduzione del personale è stata prevista una profonda revisione

dell’organizzazione e delle linee di attività del settore pubblico, cui è funzionale la

completa mobilità del personale all’interno e fra i vari settori dell’amministrazione.

L’intervento è stato concordati con i sindacati che, in cambio della garanzia che non

sarebbero stati effettuati licenziamenti fra i dipendenti pubblici né ulteriori tagli alle loro

buste paga, hanno sottoscritto nel mese di giugno 2010 un accordo col Governo per un

piano di riforma su ampia scala del servizio pubblico (c.d. Croke Park Agreement).

Ulteriori misure hanno riguardato le pensioni del settore pubblico. In Spagna nel 2010

è stato apportato un taglio medio del 5% alle retribuzioni dei dipendenti pubblici,

medio termine definita a maggio 2011. Non sono ancora disponibili dettagli sul funzionamento del sistema di

trasferimento dei dipendenti pubblici in eccesso alla ‘riserva’ di lavoro. 31

Il congelamento prevede che non vengano pagate ulteriori indennità anche nel caso in cui il dipendente sia chiamato

a svolgere compiti di grado più elevato. 32

Il taglio del 15% è il risultato sia dell’introduzione di una trattenuta pari, in media, al 7,5% a fini pensionistici, sia

dell’applicazione di un taglio progressivo alle retribuzioni, che varia dal 5% ad appena meno dell’8% nel caso di

retribuzioni fino a 125.000 euro. Per chi guadagna più di 125.000 euro sono previste riduzioni che variano dall’8% per

retribuzioni fino a 165.000 euro, al 12% per retribuzioni fino a 200.000 euro e al 15% su retribuzioni da 200.000 euro in

poi.

21

realizzato secondo criteri di progressività33. Successivamente a tale decurtazione è

stato introdotto, per il triennio 2011-2013, il congelamento dei salari. A decorrere dal

2010 e per tutto il triennio 2011-2013 è in vigore il limite del 10% al turnover,

accompagnato da un piano di revisione degli organici dei Ministeri. Infine, è in

discussione un disegno di legge di riforma dello Statuto del Pubblico Impiego, che si

pone l’obiettivo di modernizzare la struttura dei corpi e delle qualifiche. Pur in un

contesto di austerità, un’attenzione particolare è dedicata al mantenimento delle spese

cosiddette produttive, ovvero investimenti in ricerca e sviluppo, innovazione ed

educazione. Il complesso delle misure adottate si colloca all’interno di un Piano

generale di riforma di tutta l’economia (c.d. Economia sostenible), inteso a rilanciare il

paese dopo la crisi economico-finanziaria. Gli interventi sui trattamenti economici dei

dipendenti pubblici predisposti in Portogallo comprendono, per l’anno 2011, un taglio

progressivo del 5%, associato al congelamento dei salari ed al blocco delle promozioni

e delle carriere per tutto il triennio 2011-2013, unitamente alla riforma del sistema della

carriera e degli incentivi per il lavoro pubblico (con eliminazione delle progressioni

automatiche). Analoghe disposizioni sono state previste per i trattamenti pensionistici

dei dipendenti pubblici. È stato inoltre costituito un pool per la mobilità dei dipendenti

per favorire la riallocazione del personale all’interno del settore pubblico e nel settore

privato34. È prevista la revisione del sistema di contrattazione del Pubblico Impiego al

fine di renderlo più trasparente ed efficiente e permettere una maggiore flessibilità a

livello locale. Per il triennio 2011-2013 è stato anche disposto il blocco totale del

turnover, in particolare entro la fine del 2011 è prevista una riduzione del 15% delle

posizioni amministrative e manageriali delle amministrazioni centrali. Per quanto

concerne la riorganizzazione della pubblica amministrazione, sono state introdotte

misure di soppressione e di accorpamento di enti ed istituzioni. In Italia è stato

disposto il blocco della contrattazione per il triennio 2010-2012 ed il congelamento dei

trattamenti economici individuali al livello dell’anno 2010 per gli anni 2011, 2012 e

2013. È stato introdotto un contributo di solidarietà sulle retribuzioni superiori a 90.000

euro, prevedendo una decurtazione del 5% per la quota di retribuzione compresa fra

90.000 e 150.000 euro e del 10% per la parte eccedente i 150.000 euro. Sono state

disposte misure specifiche per bloccare, per il triennio 2011-2013, gli avanzamenti e le

progressioni di carriera del personale. Si sono, inoltre, rafforzati i previgenti limiti al

turnover, portandoli al 20% per l’anno 2013 ed al 50% per l’anno 201435. Per quanto

concerne il personale con contratti di lavoro flessibili, è stato introdotto a decorrere

dall’anno 2011 un limite di spesa nella misura del 50% di quella sostenuta nel 2009.

Dal punto di vista della riorganizzazione della macchina amministrativa, erano stati

inizialmente previsti vari interventi di soppressione ed accorpamento di enti.

33

La riduzione varia fra un minimo dello 0,56% ed un massimo del 7 per cento. 34

“Programa MOBILIes”. 35

In Italia i limiti al turnover si applicano solo ad alcuni comparti, in particolare sono esclusi i Corpi di Polizia ed i Vigili

del Fuoco mentre al personale delle Forze Armate e della Scuola si applicano le specifiche discipline di settore.

22

Successivamente, la Legge 148/201136 ha introdotto un piano più ampio di

riorganizzazione legato agli esiti di uno specifico Programma per la riorganizzazione

della spesa pubblica. Si segnala, infine, che il D.L. 98/2011 ha disposto la facoltà di

prorogare di un anno le misure limitative della spesa per il pubblico impiego già in

vigore, con particolare riferimento a quelle recate dal D.L. 78 del 2010, nonché di

introdurne di nuove37. Nel Regno Unito è stato disposto il blocco delle assunzioni nel

civil service per gli anni 2010 e 2011 ed il congelamento dei salari per due anni a

partire dall’anno finanziario 2011-12. Inoltre, i tagli consistenti apportati ai bilanci dei

singoli Dipartimenti con il Bilancio e la Spending Review 2010 potrebbero tradursi in

significative riduzioni dell’occupazione pubblica. In proposito, l’Office for Budget

Responsibility38 (OBR) ha stimato una riduzione fino a 490.000 unità (-8%) dei

dipendenti delle amministrazioni pubbliche entro l’anno finanziario 2014-15, a seguito

degli effetti delle misure di consolidamento predisposte dal Governo39. I provvedimenti

introdotti in Francia e in Germania per limitare la spesa per i dipendenti pubblici sono

molto più contenuti di quelli previsti negli altri paesi europei, a riflesso, nel caso della

Germania, delle differenti necessità di correzione dei conti pubblici e, per la Francia,

della gradualità prevista per il percorso di correzione. La Francia ha esteso al

quadriennio 2011-2014 il previgente limite del 50% al turnover per le amministrazioni

centrali ed ha disposto la riduzione del 30% dello staff impegnato in funzioni di

supporto40. Per l’anno 2011 è stata bloccata l’indicizzazione delle retribuzioni

all’inflazione41, mentre per gli anni 2012 e 2013 l’indicizzazione sarà effettuata tenendo

conto anche delle prospettive di crescita economica. Infine, è stato disposto l’aumento

dei contributi sociali per i dipendenti pubblici, per equiparare le aliquote a quelle in

vigore nel settore privato. In Germania a livello federale è stata stabilita la riduzione

del numero dei dipendenti pubblici ed il contestuale allungamento della settimana

lavorativa. Almeno fino all’anno 2011 è disposta la riduzione del 50% della tredicesima

mensilità. I rinnovi contrattuali non sono stati bloccati, è però previsto che gli

incrementi siano stabiliti nel rispetto del principio della moderazione salariale. A livello

dei singoli Land si riscontrano posizioni abbastanza disomogenee circa la diminuzione

dei dipendenti pubblici: mentre è sempre richiamato il principio generale del

36

Di conversione del D.L. 138/2011. 37

Sono state anche previste significative modifiche in materia previdenziale volte a un aumento dell’età pensionabile

che si applicano alla generalità dei lavoratori e non si riferiscono selettivamente agli occupati del settore pubblico.

Inoltre, la legge di stabilità per il 2012 ha introdotto misure in tema di mobilità dei dipendenti pubblici. 38

Si tratta di un nuovo organismo istituito dalle autorità britanniche sul modello dei Fiscal Council al fine di rafforzare il

framework fiscale e la credibilità del percorso di risanamento delineato nel Regno Unito. All’OBR compete

l’elaborazione di previsioni macroeconomiche e fiscali indipendenti. 39

Fra le ulteriori misure di austerità annunciate a novembre 2011 sono previsti anche altri interventi sul pubblico

impiego. Gli aumenti salariali del settore pubblico, congelati per gli anni 2011 e 2012, saranno contenuti entro l’1% per

l’anno 2013, mentre la riduzione dei posti di lavoro sarà aumentata a 700.000 unità. 40

La riduzione annua prevista per il personale delle amministrazioni centrali è pari a circa 30 mila unità per gli anni

2009-2011. 41

Possono però crescere le componenti retributive non legate all’inflazione.

23

contenimento della spesa, compresa quella per il pubblico impiego, alcuni Land

prevedono di ridurre il personale, mentre altri prevedono di mantenere costante o di

aumentare il numero di addetti pubblici42.

4.3 Le analogie e le differenze nelle linee di intervento adottate

Le linee di azione decise nei vari paesi mostrano numerosi elementi in comune. In

primo luogo, tutti i paesi esaminati sono intervenuti su entrambi i fattori che

determinano la spesa per il pubblico impiego, cioè i trattamenti economici e la

consistenza del personale. La scelta di operare contemporaneamente su tali fattori

consente di attuare un bilanciamento fra l’esigenza di ottenere risultati rapidi in termini

di cassa, ma potenzialmente meno duraturi nel tempo, tipicamente associati alle

misure limitative dei trattamenti economici, ed i risparmi più strutturali, ma di più lenta

realizzazione, che solitamente conseguono dalle misure riduttive dell’occupazione43.

Nella quasi totalità dei casi, inoltre, i provvedimenti predisposti hanno natura non

marginale, nel senso che coinvolgono tutti i lavoratori pubblici e non sono limitati solo

ai nuovi assunti. Riguardo agli interventi sui trattamenti economici, si rileva una

tendenza comune nel privilegiare misure di contenimento delle remunerazioni

attraverso la mancata crescita, per un periodo più o meno prolungato, delle

retribuzioni, mentre solo in alcuni paesi sono stati disposti dei tagli. Si tratta di

un’impostazione che trova giustificazione dal punto di vista della politica economica,

considerando che il pubblico impiego non rappresenta soltanto una voce di spesa

corrente nel bilancio della pubblica amministrazione, ma partecipa anche alla

formazione della domanda aggregata, fornendo un contributo tanto più importante in

periodi di crisi quando si riduce l’apporto retributivo ed occupazionale del settore

privato. Riduzioni significative dei trattamenti economici sono state adottate in Irlanda e

in Grecia (-15% in entrambi i paesi) che, si rammenta, partecipano entrambi al piano di

aiuti finanziario internazionale UE - FMI e, in misura minore, dal Portogallo44 e dalla

42

Di particolare interesse è il sistema che è stato adottato nella Renania Settentrionale- Vestfalia dal 2007 per gestire e

razionalizzare le eccedenze di personale. Il Land ha istituito un ufficio per la gestione del personale (PEM) che agisce

come un centro per l’impiego: riceve personale da settori dell’amministrazione del Land che devono ridurre il personale

e, attraverso specifici percorsi di qualificazione e formazione, offre a questi lavoratori posti in altri settori

dell’amministrazione del Land o presso altri datori di lavoro pubblici o privati. I dipendenti trasferiti al PEM possono

essere impiegati a tempo determinato anche per sostituire assenze per maternità, lavoratori in ferie o malati di lunga

durata. 43

Dal punto di vista della teoria economica, gli interventi riduttivi dei trattamenti economici sono considerati a maggiore

rischio di recupero in considerazione sia della forza negoziale dei dipendenti pubblici, in un contesto di massimizzazione

del consenso politico, sia degli aggiustamenti verso l’alto che si determinerebbero se le retribuzioni del settore pubblico

dovessero scendere al di sotto del livello di equilibrio. La riduzione dell’occupazione, invece, particolarmente se

perseguita imponendo limiti al turnover, appare più sostenibile nel lungo periodo. Per esempio, in una valutazione di tipo

‘insider – outsider’, la diminuzione dell’occupazione potrebbe non essere opposta dagli insider poiché potrebbe

consentire di rivendicare salari più elevati. 44

Paese che pure usufruisce del piano di aiuti internazionale UE-FMI.

24

Spagna (-5% in entrambi i paesi)45. La linea di azione seguita dalla Germania appare

piuttosto singolare in quanto, a fronte di una decurtazione delle retribuzioni dei

dipendenti pubblici del 2,5% per effetto del dimezzamento delle tredicesime, si sono

stabiliti incrementi in sede di rinnovo contrattuale che hanno quasi interamente

compensato tale diminuzione46.

Il panorama delle misure stabilite nei vari paesi per ridurre il numero dei dipendenti

pubblici è più disomogeneo, a riflesso anche della diversità degli assetti normativi

nazionali in materia di licenziamento dei lavoratori pubblici. Si rileva, comunque, la

tendenza prevalente a privilegiare tipologie di intervento non traumatiche, mediante

l’imposizione di limiti più o meno severi al turnover di personale, sfruttando in tal modo i

margini di azione consentiti dalle fuoriuscite volontarie o per raggiunti limiti di età del

personale pubblico. L’efficacia di tali misure, nonché la loro capacità di produrre effetti

contenitivi della spesa prolungati nel tempo, è rafforzata se sono previsti, allo stesso

tempo, piani di riorganizzazione delle attività dell’amministrazione pubblica o, almeno,

provvedimenti di rideterminazione delle dotazioni organiche. Non sempre, nell’ambito

delle manovre esaminate, si rileva la presenza contemporanea di misure dirette a

ridurre l’occupazione e di piani di riorganizzazione dei compiti e della struttura

dell’amministrazione pubblica. Tale scelta potrebbe giustificarsi qualora la situazione di

partenza fosse caratterizzata da un’eccedenza di personale pubblico, o se si ritiene

che esistano dei margini significativi di recupero di efficienza. È anche possibile che

alcuni paesi abbiano scelto di condurre i progetti di riforma e di riorganizzazione

dell’amministrazione pubblica al di fuori delle manovre di urgenza per il risanamento

della finanza pubblica. In diversi casi, infine, le misure di contenimento della spesa per

i dipendenti pubblici sono state accompagnate da modifiche all’assetto previdenziale.

La messa in atto e la portata degli interventi in ambito previdenziale sembrerebbero

dipendere sia dall’attuazione di riforme pensionistiche precedenti, sia dalla dimensione

dell’aggiustamento finanziario complessivamente richiesto.

45

Come osservato, la riduzione disposta dall’Italia nell’ambito della manovra estiva 2010 ha essenzialmente natura di

contributo di solidarietà, considerato che si applica alle retribuzioni superiori a 90.000 euro annui e per la quota

eccedente tale limite. 46

Il 27 febbraio 2010 è stato siglato il rinnovo, valido per un biennio, del contratto dei dipendenti pubblici a livello

federale e locale. L’accordo prevede un incremento retributivo complessivo del 2,3 per cento.

25

5 LE RACCOMANDAZIONI DI POLICY PER IL PUBBLICO IMPIEGO DA PARTE DEGLI ORGANISMI INTERNAZIONALI

5.1 Tratti comuni delle raccomandazioni

Nel presente paragrafo si analizzano le raccomandazioni che le principali

organizzazioni internazionali (OCSE, FMI, Commissione Europea) hanno rivolto negli

anni più recenti agli otto paesi esaminati (Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia,

Portogallo, Regno Unito, Spagna). Si analizzano in particolare le raccomandazioni in

tema di andamento delle retribuzioni nel pubblico impiego, turnover e mobilità, sistema

di incentivi, disciplina e organizzazione del lavoro pubblico e riforma previdenziale.

La finalità generale delle raccomandazioni delle organizzazioni internazionali è

quella di promuovere una maggiore efficacia ed efficienza dell’azione delle pubbliche

amministrazioni, a vantaggio del sistema economico nel complesso. È frequente

l’attenzione specifica rivolta a singoli comparti della pubblica amministrazione,

erogatori di importanti servizi pubblici per il sistema socio-economico, quali l’istruzione,

la sanità, l’università e la ricerca47. Le raccomandazioni per il pubblico impiego

proposte sembrano rispondere all’esigenza di assicurare - ove possibile - regole

generali simili per l’impiego pubblico e quello privato, ad esempio in campo

pensionistico, retributivo e per la struttura degli incentivi economici. Tale schema

interpretativo tende ad adattarsi alla generalità dei paesi esaminati, con l’eccezione

della Germania e della Spagna e, parzialmente, del Regno Unito. Nel caso della

Germania e della Spagna, paesi entrambi caratterizzati da una struttura istituzionale di

stampo federalista, le raccomandazioni risultano più circoscritte e riguardano

principalmente i meccanismi di coordinamento tra il livello federale e locale di governo.

Più in dettaglio, si può notare una notevole similitudine nelle raccomandazioni

rivolte dalle organizzazioni internazionali agli otto paesi in esame (Tavola 6): il

contenimento dell’evoluzione della spesa per i salari pubblici è rivolta alla generalità dei

paesi. Gli strumenti consigliati sono sia un contenimento delle retribuzioni unitarie sia

un intervento sul numero degli occupati. Nei ¾ dei casi la raccomandazione è quella di

un contenimento delle retribuzioni tramite congelamento degli incrementi retributivi

(Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna); per un numero lievemente più

ristretto di paesi (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo,Spagna) le organizzazioni

internazionali suggeriscono di allineare la dinamica dei salari pubblici a quella del

settore privato48. Piuttosto diffusa risulta la raccomandazione rivolta a cinque paesi

47

Nel presente lavoro si è ritenuto inopportuno procedere a una disamina sistematica delle raccomandazioni tematiche

per settore indicate dalle organizzazioni internazionali. 48

Nel caso dell’Irlanda, della Grecia e del Regno Unito sono state svolte specifiche indagini volte a quantificare le

divergenze tra i salari prevalenti nel settore pubblico e quelli nel settore privato e i relativi fattori causali. Più in dettaglio,

nel caso della Grecia, l’OCSE suggerisce la razionalizzazione del sistema dei benefici speciali per i dipendenti pubblici,

caratterizzato da una elevata differenziazione, oltre all’istituzione di un’autorità centrale per la negoziazione dei salari

nel pubblico impiego e all’adozione di condizioni economiche analoghe per qualifiche simili. Nel caso dell’Irlanda,

26

(Francia, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo) di un contenimento delle unità di personale

impiegato da attuarsi tramite l’adozione di limiti al turnover e un più ampio uso della

mobilità. Nella metà dei casi (Francia, Grecia, Irlanda,Portogallo) ad avviso delle

organizzazioni internazionali sarebbe opportuno riformare la disciplina del pubblico

impiego e introdurre sistemi di management più avanzati. In un limitato numero di casi

(Francia, Grecia, Portogallo, Regno Unito), vengono consigliate riforme della disciplina

previdenziale per i dipendenti pubblici.

Tavola 6 - Raccomandazioni delle principali organizzazioni internazionali in materia di pubblico impiego

Paesi Contenimento

salari pubblici

Limiti al

turnover Mobilità

Sistemi di

management,

incentivi,

organizzazione

del lavoro

Riforma

previdenziale

PI

Italia X X X X

Francia X X X

X

Germania X

Regno Unito X

X

Spagna X

Portogallo X X X X X

Irlanda X X X X

Grecia X X X X X

Fonti: OCSE: Economic Survey dei paesi esaminati; FMI, Art. IV dei paesi esaminati; UE, Valutazione della Commissione Europea dei Programmi di Stabilità (PS) dei paesi esaminati e Pareri del Consiglio UE sui PS. I rapporti degli organismi internazionali considerati sono quelli dal 2006/2007 al 2010/2011.

5.2 Specificità delle raccomandazioni per i singoli paesi

Nel caso dell’Italia le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali

segnalano l’esigenza di un contenimento della spesa per il pubblico impiego, da

attuarsi tramite la moderazione salariale, l’impiego di limiti al turnover nonché una

maggiore mobilità del personale. Viene altresì raccomandata la riforma delle carriere

nel pubblico impiego e del sistema di incentivi e suggerita una maggiore

differenziazione dei salari pubblici su base regionale/locale. Alla Francia viene

suggerito il contenimento dei salari pubblici, da attuarsi tramite la moderazione

salariale, l’inasprimento dei limiti al turnover e la riduzione degli addetti delle

amministrazioni centrali, anche attraverso una maggiore mobilità del personale verso le

amministrazioni locali, destinatarie di numerosi funzioni decentrate. Inoltre, viene

consigliata la riforma previdenziale per i dipendenti pubblici. Viene altresì indicato di

riorganizzare la pubblica amministrazione per eliminare le duplicazioni di funzioni tra il

livello centrale e quello locale di governo49.

l’OCSE consiglia di allineare le regole pensionistiche del settore pubblico a quelle del settore privato e di analizzare gli

sviluppi salariali del settore pubblico alla luce degli sviluppi intervenuti nel settore privato. 49

Al decentramento delle funzioni al livello locale ha corrisposto una crescita rilevante degli occupati (+43% in un arco

di venti anni) mentre a livello centrale gli interventi di aggiustamento sono stati contenuti. Per tale motivo, la

27

Alla Germania le organizzazioni internazionali raccomandano il contenimento

della spesa per i redditi della pubblica amministrazione ma in virtù degli interventi

pregressi delle autorità nazionali in tale ambito, le raccomandazioni sono perlopiù

concentrate sul coordinamento efficiente tra il livello federale e quello statale di

governo. È opportuno ricordare che gli anni successivi al 2005 segnano il sensibile

miglioramento della posizione fiscale della Germania, il cui bilancio pubblico si era

collocato in disavanzo superiore al 3% del PIL dal 2002 al 2005.

Nel caso del Regno Unito le raccomandazioni degli organismi internazionali

vertono sull’esigenza di contenere la spesa per i salari pubblici e sulla riforma delle

pensioni del settore pubblico.

Alla Grecia vengono espresse raccomandazioni riguardo alla moderazione

salariale50, alla restrizione del turnover, al maggior ricorso alla mobilità dato il grado

crescente di decentramento amministrativo. Ulteriori misure consigliate hanno

riguardato la disciplina del lavoro pubblico, il sistema degli incentivi per il personale,

una più ampia diffusione dei sistemi di management e la riforma delle pensioni per il

pubblico impiego.

Alla Spagna viene rivolto un numero contenuto di raccomandazioni rivolte al

contenimento dei salari pubblici e alla riforma dei meccanismi di coordinamento

istituzionali dei livelli di governo centrale e locale51.

Nel caso del Portogallo, analogamente alla Grecia, le organizzazioni

internazionali individuano numerosi ambiti di riforma. Vengono suggerite misure dal

lato del contenimento della spesa per i redditi della pubblica amministrazione,

relativamente più elevati rispetto ad altri paesi europei, la restrizione del turnover, la

mobilità dei dipendenti pubblici, la riforma delle carriere e del sistema di incentivi, la

maggiore diffusione dei sistemi di management e la riforma della previdenza per i

dipendenti pubblici.

Nel caso dell’Irlanda gli organismi internazionali raccomandano il contenimento

dei salari pubblici, la restrizione del turnover, una maggiore mobilità del personale

all’interno della pubblica amministrazione, la riduzione del numero degli occupati,

l’allineamento dei salari a quelli del settore privato52, l’introduzione di più estesi sistemi

di management, la riforma delle carriere e del sistema di incentivi per il lavoro pubblico

(unita a un maggior grado di autonomia e decentramento delle procedure di

raccomandazione è quella di uno snellimento delle strutture centrali. Tuttavia, la mobilità dal livello centrale di governo

verso il livello locale non è particolarmente attraente per il personale con le qualifiche più elevate, dato il maggior livello

di specializzazione delle strutture centrali. 50

In tema di differenziali stipendiali del settore pubblico rispetto a quello privato, l’Economic Survey dell’OCSE del 2005

precisa che il differenziale in favore del settore pubblico, pari a circa il 30-35% è dovuto a differenze nelle caratteristiche

del personale pubblico rispetto al settore privato. 51

La riforma federalista ha fatto sì che a livello locale sia molto cresciuto il numero dei dipendenti pubblici, passato

dal 6 al 54% del totale nel periodo 1983-2009. 52

Secondo l’OCSE vi sarebbe un maggior incremento retributivo a favore del pubblico pari a 10 punti nel periodo

2003-2008.

28

reclutamento a livello locale) e la riforma dei meccanismi di coordinamento

istituzionale.

5.3 Valutazioni sulle implicazioni di medio - lungo termine

In linea generale, gli interventi predisposti dai paesi esaminati sono conformi alle

raccomandazioni espresse dagli organismi internazionali53. Tali raccomandazioni

appaiono, in alcuni casi, dirette alla correzione di squilibri di natura essenzialmente

temporanea54, mentre in altri casi si configurano come indicazioni di carattere più

strutturale55. Le misure attuate dalle autorità hanno, in gran parte, risposto all’esigenza

di un contenimento della spesa pubblica nel breve periodo, per soddisfare la necessità

di riduzione dell’assorbimento finanziario. Tuttavia, alcuni degli interventi adottati sono

suscettibili di creare effetti di recupero una volta esaurito il momento di urgenza di

contenimento fiscale, potendo configurare una modalità non duratura di riduzione della

spesa. In particolare, il ripristino delle dinamiche retributive successivamente al blocco

della contrattazione ed al taglio delle retribuzioni necessiterebbe di una gestione

appropriata, in considerazione delle possibili istanze di recupero del potere di acquisto

e degli inevitabili effetti di rimbalzo della spesa.

Per quei paesi che non hanno rivisto gli assetti contrattuali ed ordinamentali del

pubblico impiego56, si pone la questione di quali siano i modelli di sviluppo retributivo e

delle carriere da adottare una volta terminata l’emergenza della fase di risanamento, in

considerazione del mutato contesto economico-sociale introdotto dalla crisi. I sistemi

pre-esistenti, infatti, potrebbero non garantire andamenti retributivi compatibili con il

nuovo assetto economico-finanziario, contraddistinto dalla necessità di coniugare il

rilancio della crescita economica con un accentuato rigore fiscale. Un altro aspetto da

considerare riguarda l’evoluzione relativa delle retribuzioni unitarie nel settore pubblico

rispetto al settore privato. Partendo da condizioni iniziali non necessariamente di

equilibrio, la posizione relativa dei due settori è mutata a seguito sia delle azioni

intraprese nel settore privato per ridurre il costo del lavoro, sia delle misure limitative

disposte per i dipendenti pubblici. Considerata la portata dei cambiamenti in atto, una

valutazione dei rapporti retributivi relativi fra settore pubblico e settore privato al

termine dell’emergenza appare imprescindibile. Retribuzioni unitarie pubbliche

comparativamente molto più elevate potrebbero, infatti, generare disoccupazione ‘di

attesa’ per l’impiego nel settore pubblico e fenomeni di rincorsa salariale nel settore

privato, mentre un disallineamento a sfavore del settore pubblico potrebbe determinare

effetti di selezione avversa e difficoltà di reclutamento, risultando in un deterioramento

53

Per l’Italia resta aperta la questione della differenziazione salariale su base regionale e locale. 54

Per esempio la moderazione salariale. 55

Per esempio la riforma delle carriere, l’incremento della mobilità del personale, la differenziazione salariale su base

regionale e locale, i più stringenti limiti al turnover, ecc… 56

Italia, Regno Unito, Germania e Francia.

29

della qualità del lavoro e dei servizi resi dalle amministrazioni57. Alcuni paesi (Irlanda,

Regno Unito e Grecia) hanno svolto delle review per confrontare i livelli retributivi pro

capite nel settore pubblico e in quello privato, anche con riferimento a specifiche

occupazioni e skill professionali. In proposito, è interessante notare come anche il

grado di sviluppo del settore privato possa condizionare le evoluzioni nel settore

pubblico. In particolare, un settore dei servizi privati in cui predominano attività a bassa

specializzazione di manodopera e dove è diffusa l’economia informale impone un

vincolo significativo anche alle politiche di gestione delle risorse umane nel settore

pubblico.

Le conseguenze in termini di invecchiamento della forza lavoro e di riduzione del

numero complessivo di addetti determinate dall’imposizione di limiti stringenti al

turnover per periodi prolungati di tempo meritano attenta considerazione. Riguardo al

primo aspetto, la letteratura evidenzia effetti contrastanti nella relazione fra

invecchiamento della forza lavoro e produttività. Mentre l’affidabilità e l’esperienza

accumulata negli anni di lavoro tendono a sostenere livelli elevati di produttività, i

problemi di salute e la ridotta capacità e disponibilità ad adattarsi a cambiamenti

organizzativi e tecnologici tendono, invece, a deprimerla58. L’evidenza empirica

indica59, inoltre, che i datori di lavoro più difficilmente investono nella formazione del

personale anziano, contribuendo così ad esacerbare le difficoltà di adattamento al

cambiamento. Più in generale, l’invecchiamento della forza lavoro pone problemi in

termini di gestione delle assenze per malattia e di una minore disponibilità ad orari di

lavoro prolungati, in risposta ai quali è necessario prevedere la riorganizzazione del

lavoro all’impronta di una maggiore flessibilità60. Anche la riduzione del numero di

addetti costituisce una spinta a rivedere approfonditamente l’organizzazione del lavoro

e la struttura stessa dell’amministrazione pubblica, ponendosi come obiettivo

l’introduzione di metodi di lavoro meno labour intensive e l’individuazione dei servizi cui

destinare prioritariamente il personale rimasto.

6 CONCLUSIONI

Le conseguenze della crisi finanziaria iniziata nel 2007 sui sistemi economici di

Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Regno Unito e Spagna sono

state estremamente rilevanti, determinando una pesante caduta dei livelli di attività

economica e il deterioramento delle finanze pubbliche misurato dai livelli di disavanzo

e di debito pubblico. Al fine di ripristinare condizioni di sostenibilità finanziaria, gli otto

57

In proposito, si vedano i risultati di Nickell e Quintini (2002) riguardo agli effetti determinati dalla diminuzione relativa

delle remunerazioni del settore pubblico nel Regno Unito. 58

Cfr. van Ours e Stoeldraijer (2010). 59

Si veda, per esempio, OECD (2006) e Lazazzara, Karpinska and Henkens (2011). 60

Cfr. OECD (2006).

30

paesi esaminati hanno adottato interventi di correzione fiscale di vario grado. In diversi

casi la correzione complessiva è stata di una misura estremamente rilevante in

rapporto al PIL. Per effetto del peso relativo non trascurabile dei salari pubblici sul

totale della spesa della PA (oltre il 20% in media), gli interventi di aggiustamento fiscale

hanno riguardato nella generalità dei casi anche il pubblico impiego. La disamina svolta

nel presente lavoro ha evidenziato una certa similitudine nella tipologia delle misure

attuate. Tutti i paesi hanno realizzato un contenimento delle retribuzioni unitarie, nella

maggior parte dei casi tramite il congelamento degli incrementi retributivi (in tutti gli otto

paesi ad eccezione della Germania) e in cinque casi (Germania, Grecia, Irlanda,

Portogallo, Spagna) tramite la riduzione delle retribuzioni unitarie. Tutti i paesi

esaminati hanno adottato misure di restrizione del turnover e nella metà dei casi

(Francia, Grecia, Italia, Portogallo) sono state introdotte misure per una maggiore

mobilità. Una riorganizzazione della pubblica amministrazione è stata prevista in

cinque paesi (Grecia, Irlanda, Italia, Portogallo, Spagna). Sono state inoltre analizzate

le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali (Commissione Europea, Fondo

Monetario Internazionale e OCSE) in tema di pubblico impiego per i paesi esaminati.

Esse attengono in generale al contenimento dell’evoluzione della spesa per i salari

pubblici da attuarsi sia tramite la moderazione delle retribuzioni unitarie sia

intervenendo sul numero degli occupati. Nei ¾ dei casi le raccomandazioni delle

organizzazioni internazionali sono per il contenimento delle retribuzioni tramite

congelamento degli incrementi retributivi (Italia, Francia, Grecia, Irlanda, Portogallo,

Spagna); per un numero lievemente più ristretto di paesi (Italia, Spagna, Portogallo,

Irlanda, Grecia) le organizzazioni internazionali suggeriscono di allineare la dinamica

dei salari pubblici a quella del settore privato. Piuttosto diffusa risulta la

raccomandazione rivolta a cinque paesi (Italia, Francia, Portogallo, Irlanda, Grecia) di

un contenimento delle unità di personale impiegato da attuarsi tramite l’adozione di

limiti al turnover e un più ampio uso della mobilità. Nella metà dei casi (Francia,

Portogallo, Irlanda, Grecia), secondo l’avviso delle organizzazioni internazionali,

sarebbe opportuno riformare la disciplina del pubblico impiego e introdurre sistemi di

management più avanzati. In un limitato numero di casi (Francia, Portogallo, Grecia,

Regno Unito), vengono consigliate riforme della disciplina previdenziale per i

dipendenti pubblici. Gli interventi eseguiti dalle autorità dei paesi esaminati risultano in

linea rispetto a tali raccomandazioni anche se in molti casi l’approccio adottato rivela

un orizzonte di breve periodo. In particolare alcune misure – specialmente il blocco

degli incrementi retributivi e il taglio dei trattamenti economici – appaiono suscettibili di

creare effetti di recupero della spesa una volta esaurite le esigenze immediate di

contenimento fiscale. Anche l’imposizione di limiti al turnover, se non accompagnata da

una revisione dell’organizzazione e della struttura delle amministrazioni, potrebbe

rivelarsi inidonea a rispondere alle esigenze di priorità della fornitura dei servizi pubblici

e di flessibilità nella allocazione delle risorse, compromettendo così la capacità di

garantire risparmi duraturi.

31

In uno scenario post-crisi assumerà particolare rilevanza la capacità di gestione

della fase di uscita dagli istituti temporanei. In prospettiva due aspetti sembrano

richiedere ulteriori approfondimenti: i) studio dei livelli retributivi relativi nel settore

pubblico e privato e valutazione delle possibili implicazioni; ii) analisi degli assetti

organizzativi più confacenti all’esigenza di adattamento del sistema e di incremento

della produttività del lavoro, dati i limiti al turnover, l’innalzamento dell’età pensionabile

e l’invecchiamento della forza lavoro.

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