CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE - Avvocati Termini · minime per gli avvocati, ... i gruppi industriali...

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Consiglio Nazionale Forense - via del Governo Vecchio, 3 - 00186 Roma - tel. 0039.06.977488 - fax. 0039.06.97748829 - CONSIGLIO NAZIONALE FORENSE PRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA *** RAS S EGNA S TAMPA 14 aprile 2010 Titoli dei quotidiani Sul nuovo ordinamento forense parte domani il confronto in aula Avvocati contro avvocati la riforma s critta dai burocrati I giovani: mezzi per competere Oltre al riordino mis ure anti-c ris i Collegato lavoro: l'arbitrato volontario dopo la fase di prova Alle univers ità i diritti di brevetto dei ricercatori Professioni, domani la protes ta Adepp in rifacimento Brevetti, più tutele e più mercato Professionisti e governo . Sette richieste sul tavolo di Alfano Ora il Tar punta s ulle «urgenze» Ruolo più forte per il giudice. Servono i mezzi Intercettazioni, il governo pronto a cambiare Intercettazioni, il governo prepara una proposta GIURISPRUDENZA Nessun obbligo del pm nel chiedere il «direttissimo» Avvocati Professioni Giustizia Sole 24 Ore Repubblica Sole 24 Ore Sole 24 Ore S ole 24 Ore Sole 24 Ore Italia Oggi Italia Oggi Italia Oggi Corsera Sole 24 Ore S ole 24 Ore Repubblica Messaggero S ole 24 Ore

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CONSIGLIO NAZIONALE FORENSEPRESSO IL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

***RAS SEGNA STAMPA

14 aprile 2010

Tito li de i quotidiani

Sul nuovo ordinamento forens e parte do mani il confro nto in aula

Avvocati contro avvocati la riforma s critta dai burocrati

I giovani: mezzi per compe tere

Oltre al riordino mis ure anti-cris i

Collegato lavoro: l'arbitrato volontario dopo la fas e di prova

Alle univers ità i diritti di brevetto de i ricercatori

Profes s ioni, do mani la protes ta

Adepp in rifac ime nto

Brevetti, più tute le e più mercato

Profes s ionis ti e governo. Sette richies te s ul tavolo di Alfano

Ora il Tar punta s ulle «urgenze»

Ruolo più forte per il g iudice . Servono i mezzi

Intercettazioni, il governo pronto a cambiare

Intercettazioni, il governo prepara una propos ta

GIURISPRUDENZA

Nes s un obbligo de l pm ne l chiedere il «dire ttis s imo»

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***Avv oc ati

Sul nuovo ord inamento forens e parte domani il confronto in aula

Riform a profes s ione fore ns e

L.Caves tri, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 28

La riforma dell'ordinamento forense entra nella fase calda. È scaduto ieri alle 19, infatti, il termine per la presentazione degli emendamenti. Domani, dovrebbe iniziare la discussione generale in Aula e la settimana prossima dovrebbero essere votati gli emendamenti del disegno di legge che è in prima lettura. Ma il ministro della Giustizia, Angelino Alfano (come stabilito dalla conferenza dei capigruppo al Senato) interverrà personalmente a Palazzo Madama la prossima settimana sulla riordino forense, dopo l'incontro di domani con i rappresentanti professionali. Intanto i radicali, da soli, hanno presentato 169 emendamenti e 7 ordini del giorno, giudicando il disegno di legge sull'avvocatura una «controriforma corporativa che danneggerà innanzitutto i consumatori: è un passo indietro perfino rispetto alle timide liberalizzazioni di Bersan sulle tariffe, predispone un percorso ad ostacoli con esami e test d'accesso perfino per fare il praticante senza tutele, oltre a prevedere divieti di pubblicità, controlli e sanzioni i interni all'Ordine e al Cnf». E di «richieste corporative a scapito della concorrenzialità del settore » parla anche Benedetto Della Vedova (Pdl). «La legge Bersani – replica Maurizio de Tilla, presidente dell'Oua (Organismo unitario dell'avvocatura) – ha già danneggiato molti giovani professionisti, è urgente abrogarla e varare subito la riforma forense ». Critiche ad Alfano, infine, anche dal Pd. Per Stefano Fassina «Quando il ministro ha come interlocutore la Ue vota a favore del recepimento della direttiva servizi che ha confermato i principi introdotti da Bersani nel 2006 sulla libertà tariffaria. Quando parla, invece, con de Tilla, allora promette di abrogare le norme della Bersani». Intanto Altroconsumo denuncia, con una lettera al presidente dell'Antitrust, Antonio Catricalà, il caso di «Avvocati point», un pool di professionisti esperti in cause di separazione, sanzionati dall'Ordine di Monza perchè accusati di aver leso dignità e decoro della categoria per aver proposto e pubblicizzato su un quotidiano localeuna tariffa vantaggiosa, 612 euro (Iva inclusa).

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R.Mania, La R epubblica 14/4/2010 pag. 27Av vocati contro avvoc ati la rifo rma s critta dai buro crati

Una guerra tra lobby. Il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, ha rispolverato le tariffe minime per gli avvocati, e forse anche per le altre professioni, pensando assai poco ai consumatori e molto di più alla corporazione ingiallita del Foro. Ha portato munizioni ai "professionisti" del Consiglio forense e a quel soggetto ibrido (un po´ sindacato un po ́qualch´altra cosa) che è l´Oua (l´organismo unitario dell´avvocatura), ma non alle truppe di giovani avvocati candidati ad arrabattarsi nella precarietà e rassegnati a ingrossare la nuova classe di professionisti poveri. L´ondata delle liberalizzazioni con annesse le famose "lenzuolate" di Bersani non è mai andata di moda tra gli avvocati. E questo è il momento della restaurazione. Il ministro Alfano ha convocato per domani gli Stati generali delle professioni. Non è la prima volta che accade. Diversi suoi predecessori l´hanno fatto annunciando in pompa magna - proprio come l´attuale Guardasigilli - la riforma delle professioni, per molte delle quali valgono ancora le regole scritte nella prima metà del Novecento. Bisogna avere coraggio, però, per scommettere su un risultato finale positivo perché tutti i tentativi sono rimasti incagliati (comp ci le lobby di turno) nei meandri del Parlamento. Le lobby, appunto. Che resistono indefesse alla global e anche alla Grande crisi. Quando nel 2006 Bersani abolì l´obbligatorietà della tariffa minima fissata dal Consiglio nazionale forense con decreto del ministero i Grazia e Giustizia, si disse che avrebbe favorito l´ingresso nel mercato dei giovani av ocati potendo questi provare a competere con gli studi già affermati, giocando sui prezzi per conquistare un po´ di clientela. Il mercato, insomma. Non è andata proprio così e, soprattutto, non andrà così viste le intenzioni del ministro e dell´Ordine degli avvocati. Certo che i giovani legali hanno offerto le proprie prestazioni a prezzi più bassi, ma fondo già lo facevano seppur di nascosto per non incorrere nella censura disciplinare l´Ordine. Dice Gaetano Romano, esuberante animatore di una delle associazioni dei giovani avvocati (l´Ugai): «La Bersani non ha fatto altro che formalizzare una situazione esistente». Chi davvero ci ha guadagnato, allora, dall´abolizione delle tariffe mini stati i grandi clienti: la banche, le assicurazioni, i gruppi industriali o del terziario, gli enti pubblici come l´Inps. Lobby potenti o «il grande capitale», come le chiama Ester Perifano, avvocato di Benevento e segretaria dell´Associazione nazionale degli avvocati che conta non più di 10 mila iscritti tra gli oltre 200 mila avvocati italiani. Sono quelle lobby che hanno rinegoziato i contratti e hanno «imposto» agli avvocati le tariffe forfait, inferiori di molto ai vecchi minimi, per tutte le cosiddette «cause seriali» come il recupero dei crediti o gli incidenti automobilistici. Prezzi stracciati, secondo gli avvocati. Ma questo doveva essere il primo passo per calmierare i prezzi e costruire un po´ alla il mercato e la concorrenza che, come sempre, gradualmente premia i consumatori e gli incomer, cioè i giovani. Ora si torna indietro. Anche perché il Parlamento sta esaminando una proposta per riorganizzare l´attività forense, sostanzialmente scritta dall´Ordine (il Cnf), sostenuta nelle commissioni dai tanti avvocati-parlamentari e nel governo dall´avvocato-ministro Alfano per quanto per sua stessa ammissione non abbia mai affrontato «la trincea forense».

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Per capire cosa pensino però quelli che nella trincea stanno e combattono con gli studi di tutto il mondo basta ascoltare Giovanni Lega, presidente dell´Asla, l´associazione dei grandi studi legali (120 iscritti per quasi 9 mila professionisti): «E´ una riforma da gambero. Ricorda il Gattopardo? Cambiare tutto per non cambiare nulla. E´ una riforma politica che serve al Consiglio nazionale forense, non agli avvocati». Soprattutto a quelli più giovani e neanche ai consumatori. Perché non c´è solo il riprist a tariffa minima che l´Antitrust di Antonio Catricalà ha sempre bocciato in quanto contraria alla libera concorrenza. C´è di più. E, forse, di peggio. C´è, di nuovo, l´altolà per gli studi legali di farsi pubblicità lo di costituire società di capitali. «Sono anacronistici divieti - commenta Riccardo Cappello, presidente dell´Agiconsul, piccola organizzazione di c lenti che aderisce alla Confindustria - che avvantaggiano chi da più tempo sta sul mercato ai danni di chi aspira ad entrarci». C´è tutto questo nella legge in discussione, nonostante la crisi abbia contribuito a tagliare del 30-40 per cento anche i fatturati degli studi legali e fatto scendere progressivamente il reddito medio della categoria. C´è tutto questo quando in Gran Bretagna 15 studi legali stanno pensando di quotarsi alla Borsa della City e quando internet permette di superare qualsiasi barriera territoriale. E ancora, quando sulla rete si può offrire la propria consulenza legale come ha fatto Bruno Sgromo, che si è inventato «NetWork Legale Sgromo: avvocati in pay per result». Si paga il 70 per cento del pattuito solo se si vince la causa, altrimenti la parcella si ferma al 30. Avvocati low cost, come quelli che per strada, da Roma a Milano, hanno aperto le vere e proprie botteghe giuridiche per consulenze veloci, pagamenti rateizzabili, e anche il patto di quota-lite che solo a pronunciarlo fa rabbrividire le burocrazie del siglio, ma che non è altro che un accordo tra le parti che consente al cliente di versare al professionista una quota del risultato ottenuto vincendo la causa. L´Oua, come del resto il Consiglio, è contraria pure alla figura dell´avvocato-dipendente. Maurizio Di Tilla, presidente dell´organismo: «L´avvocato-dipendente non è un libero professionista. Dipende da studio, segue la logica dello studio. Non può essere nel "libero foro"». Eppure è una figura che altri paesi hanno riconosciuto. La Spagna per esempio. Da noi si preferisce una strada più ipocrita: quella delle partite iva, avvocati dipendenti mascherati. E allora: liberi professionisti o giovani precari? E soprattutto: così si tutela la "dignità e il decoro" della categoria in nome dei quali l´Ordine ha sospeso per due mesi un pool di avvocati monzesi rei di aver pubblicizzato le loro (basse) tariffe?

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Profe s s ioni

I g iovani: mez z i per competere

Riform a profes s ioni

L.Caves tri, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 28

Un'attenzione alla qualità della formazione, da parte degli Ordini, che non faccia sconti a nessuno. Ma anche assetti societari competitivi, capaci di essere "sportello unico" e multidisciplinare per le imprese «perchè le profession così, come le abbiamo conosciute dal dopoguerra, non funzioneranno più». Le rappresentanze dei giovani professionisti -avvocati e commercialisti, in primis – non siederanno, domani, al tavolo cui il Guardasigilli, Angelino Alfano, ha convocato i Consigli nazionali (tranne i sei Ordini sanitari che tratteranno direttamente con il ministero di Welfare e Salute) discutere i termini di una riforma di sistema del comparto. Ma essendo sempre più maggioranza tra gli iscritti (solo nell'Albo unico dei commercialisti gli under 45 sono o il 65%), fiaccati da una concorrenza che è nei loro numeri e nella crisi, senza prestiti per mettersi in proprio e spesso ancorati a fattura come collaboratori monocommittenti, chiedono che le riforme sappiano interpretare il «futuro possibile». Non erigere barriere di principio già superate nei fatti dai mille modi di arrangiarsi con cui iscrit agli Albi e non, in studi individuali o in società di capitali, già collaborano. Partendo dal dato più evidente, ovvero i redditi e il genere. In base ai dati resi disponibili dalle rispettive Casse di previdenza, sino a 40 anni, solo dottori commercialisti e ragionieri riescono a varcare la soglia dei 30mila euro di redito medio. Ma devono essere uomini, perchè dottoresse e ragioniere coetanee incassanoalmeno 10mila euro in meno ( si veda il grafico sotto). Dato in linea con le dichiarazioni dei redditi degli avvocati trentenni, che staccano le colleghe di ben 15mila euro. Tra i più "poveri" si attestano gli iscritti a Inarcassa (qui il dato somma architetti e ingegneri): i giovani professionisti non vanno oltre i 25mila euro, ma le colleghe si attestano su 16mila euro di magro reddito 2008. «La nostra economia uscirà diversa da questa crisi – ha spiegato Luigi Carunchio, presidente dell'Unione nazionale giovani dottori commercialisti .I nostri distretti in difficoltà sono in cerca di una ità che fino a ieri credevamo forte e delineata. Esiste un problema di precarietà. I redditi non sono più ampiamente superiori alla media nazionale. La chiave di volta è sia il rafforzamento ed il riconoscimento della qualità, ma anche l'elaborazione di assetti organizzativi degli studi che consentano di potersi organizzare in modo più competitivo». «Formazione e qualità sì, ma per tutti –sottolinea Giuseppe Sileci, presidente dei giovani legali dell'Aiga –.L'attuale testo di riforma forense, invece, prevede che la formazione continua non sia obbligatoria per cassazionisti, iscritti con più di 20 anni di anzianit vocati con incarichi politici. Obbligati, in pratica, solo i giovani usciti dall'università o che faticano a mettere insieme uno stipendio. Così come una legge che investe sul futuro recuperare l'equo compenso per praticanti e collaboratori». «La professione del commercialista perde margini di reddito perchè l'attività di consulenza sta diventando marginale rispetto agli adempimenti che Fisco e Pa ci addebitano – ha affermato Raffaele Marcello, presidente dell'Unione giovani ragionieri –. Più che consulenti fiscali siamo diventati funzionari dell'Agenzia. La riforma dovrebbe essere l'occasione per recuperare un ruolo ».A mettere in discussione l'intero impianto della rifor è – da sempre – Ivano Lusso, segretario nazionale Ugai (Unione giovani avvocati): «Chiediamo ad Alfano di fermare la controriforma forense. La continuità dell'esercizio professionale come condizione di permanenza nell'albo (che finirà per colpire solo giovani precari), gli obblighi formativi (e costosi), oltre alla riforma dell'esame servono solo a sbarrare nuovi ingressi e a scaricare su chi è arrivato dopo gli errori del passato».

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M.Calderore (Pres idente Cup), Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 28 Oltre al rio rd ino mis ure anti-cris i

La fase di riflessione che si va ad aprire in materia di libere professioni deve mirare a dare al Paese un comparto ordinistico ancor più in grado di essere il valore aggiunto del sistema Italia. La costante crescita degli iscritti (dal 1998 al 2008 sono passati da 1,15 a 2 milioni con un aumento di oltre il 70%), l'apporto con all'economia (con un volume di Pil prodotto del 12,50%), la grande attenzione per i giovani (un professionista su due ha meno di 40 anni di età)e per l'occupazione (i dipendenti degli studi professionali sono l' 8,74% degli occupati) danno la misura dell'importanza onomica e sociale che le professioni hanno assunto nel Paese. Un intervento riformatore non può non partire da questi presupposti valorizzando i contenuti e le specificità delle professioni intellettuali, rifuggendo dalle chimere del mercato, peraltro estraneo alla tradizione del mondo ordinistico. L'opera da realizzare è quella di individuare i principi generali comuni validi per tutti gli Ordini, da declinare poi nei vari ordinament promuovendo anche armonizzazioni normative a livello di comparto. La tecnica legislativa da utilizzare è certamente di competenza del Governo e del Parlamento; tuttavia, gli ordini sentono l'esigenza di un percorso autonomo e distinto da quello delle associazioni non ordinistiche, che al momento non sono previste da alcuna legge e per le quali dovranno essere certamente individuati parametri ad hoc, che tengano però conto della necessità di non creare sovrapposizioni con le competenze professionali degli scritti agli Albi. La specificità dei singoli Ordini, con compiti ed attività professionali n diversi tra loro, richiede un'attenzione ai singoli comparti che afferiscono alla stessa area. Anche se le professioni sono costantemente in contatto con il mercato, i professionisti italiani non sono e non vogliono essere assimilati all'impresa. Uno dei temi in discussione dovrà essere il sistema di regole con il quale disciplinare la costituzione di associazioni tra professionisti, a volte l'unico mezzo per affrontare la concorrenza di un mercato sempre più aperto. Occorre, allora, pensare ad un tipo nuovo di società che si fondi sul lavoro intellettuale e che lo tuteli in tutte le sue forme, attuando l'art. 35 della Costituzione. Per questo motivo è opportuno che una legge di riforma introduca una società ad hoc fondata sugli apporti di lavoro intellettuale dei professionisti, che consenta l'esercizio delle professioni in ma aggregata, multidisciplinare laddove i singoli ordinam non lo impediscano, e che comunque salvaguardi la personalità della prestazione la vigilanza degli Ordini .Accanto alla riforma del sistema professionale, è però necessario che il Legislatore individui strumenti di sostegno e potenziamento del settore, in considerazione del ruolo economico assunto dalle professioni. È perciò opportuno proporre una serie di misure specifiche per fronteggiare la crisi e i problemi strutturali evidenziati negli ultimi tempi. Tali misure dovrebbero contemplare azioni di welfare professionale orientate a sostenere le fasce deboli, giovani e donne primariamente. In aggiunta a ciò, per far fronte ai periodi di crisi, è indispensabile pensare ad interventi come l'ac sso ai finanziamenti e alla fiscalità agevolata anche per i professionisti che spesso sono penalizzati rispetto alle imprese, estensione ai professionisti degli interventi dei fondi di garanzia, cessioni di credito nel caso di gravi ritardi nei pagamenti per prestazioni rese alla Pubblica Amministrazione, valorizzazione dello studio professionale.

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Ignazio Marino, Italia Oggi 14/4/2010 pag. 19 Profes s ioni Domani la p ro tes ta

Un sit-in di protesta a Roma davanti al ministero della giustizia per dire no alla controriforma delle professioni. L'appuntamento per i della conoscenza non inquadrati in un ordine è per domani alle ore 10. L'iniziativa è stata lanciata in rete dai radicali. E subito è partita la mobilitazione, soprattutto dag associati al Colap. Il coordinamento guidato da Giuseppe Lupoi, come tanti altri sindacati, aveva chiesto di partecipare agli stati generali delle professioni annunciati dal ministro Angelino Alfano. Ma nessun invito al tavolo è partito tranne che per gli ordini. Fuori dal confronto, salvo convocazioni dell'ultima ora, anche l'Adepp (l'associazione degli enti di previdenza dei professionisti) che ha chiesto di poter dire la sua in quanto ogni riforma delle professioni ha sempre delle conseguenze previdenziali. Ritornando la protesta, spiegano dal Colap che «l'ammodernamento del sistema professionale non può che passare dalla creazione di una forte sinergia tra ordini ed associazioni. Se d una parte, infatti, le leggi di istituzione degli ordini sono ormai obsolete e necessitano di una profonda revisione, dall'altro le associazioni hanno urgente bisogno di una regolamentazione; anche in funzione del recente recepimento della direttiva europea sui servizi che penalizza nei fatti le economie che non si sono date norme per la regolamentazione di tutte le professioni». Alla vigilia dell'incontro di domani, intanto, Maurizio de Tilla, presidente Oua, ha dichiarato: «Il guardasigilli ha affermato che è sua intenzione cancellare le “lenzuolate” di Bersani con una legge quadro che riguarda tutti i professionisti ed è positivo che un provvedimento di questo tipo si ispiri ai principi comuni a tutte le libere professioni, ma la riforma dell'ordinamento forense non può aspettare l'esito di una legge quadro ancora in via di definizione. È bene ricordare che è in fase conclusiva l'esame in aula al Senato ed è per questa ragione che anche in questa occasione chiediamo che si approvi subito la riforma dell'avvocatura».

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Is idoro Trovato, Corriere de lla S era 14/4/2010 pag. 47Profes s ionis ti e gove rno Sette richies te s ul tavo lo d i Alfano

Non sarà una partita a poker, ma di sicuro i 25 presidenti degli ordini che si siederanno domani al tavolo con il ministro Alfano cercheranno di giocarsi le migliori carte loro disposizione. Almeno su una partita, però, sembrano es tutti d’accordo: il ripristino delle tariffe minime che erano state eliminate dal decreto Bersani. Anche in questo caso però non mancheranno fieri oppositori come Antitrust e una parte di Confindustria (quella dei servizi innovativi e tecnologici). Ma l’incontro di domani dovrà gettare le basi per una piattaforma di riforme molto più ampia in cui ciascuna categoria cercherà di ottenere gliobiettivi a cui tiene di più. È verosimile che gli ingegneri, per esempio, chiederanno di ripensare per intero il loro esame di Stato introducendo un apprendistato (magari da effettuare durante il percorso universitario). Anche gli architetti chiederanno un tirocinio obbligatorio per l’accesso alla professione, oltre che una riforma del codice degli appalti giudicato ormai dannosamente superato.

Claudio Siciliotti, presidente dei commercialisti tornerà invece a sostenere il suo progetto di società di lavoro professionale in cui la suddivisione degli utili sia effettuata non solo secondo il capitale sociale ma anche in base al capitale intellettuale garantito dai soci. Sul tema hanno priorità diverse i notai: loro chiederanno di vietare ogni forma organizzativa che possa mettere a rischio la terzietà, escludendo quindi ogni ipotesi di soci di capitali. La formazione profes onale sarà un punto fermo delle richieste di Marina Calderone a nome dei consulenti del lavoro: loro, che ne furono i precursori, propongono di inserirla nel codice deontol co. Posizione condivisa anche dai geologi che chiederanno al ministro una maggiore sensibilità delle istituzioni alle loro tematiche e magari interlocutori competenti all’interno del consiglio superiore dei lavori pubblici. Per il resto, sarà una partita a rilancio libero.

Chi s i pres enterà con un poker (quas i) s ervito s arà il pres idente degli avvocati, Guido Alpa, forte di una riforma de ll’ordinamento forens e già approdata in Parlamento e che contie ne la linee guida de lle richies te de lla categoria (co ntinuità profes s io nale , formazione certificata e cons ulenza legale in es c lus iva).

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Previde nz a

I.Marino, Italia Oggi 14/4/2010 pag. 28Adepp in rifac imento

Lavori in corso per ricomporre l'Adepp, l'associazione degli enti di previdenza privati e privatizzati che per oltre un anno e mezzo è stata impegnata in un confronto interno per arrivare a un nuovo statuto non senza perdere pezzi. A febbraio infatti Enpab (biologi), Enpam (medici), Eppi (periti industriali), Cassa geometri, Onaosi (la fondazione per gli orfani sanitari italiani) e Cassa ragionieri sono usciti ufficialmente dall'Adepp in segno di protesta contro il presidente Maurizio de Tilla e il suo vicario Antonio Pastore in quanto da tempo i due non più rappresentanti delle casse di appartenenza (seppur votati quando erano in carica come presidenti, rispettivamente, degli avvocati e dei dottori commercialisti). Ma quali scenari si aprono ora con il nuovo statuto (si veda ItaliaOggi di ieri) che cerca di risolvere il problema?

A bocce ferme la nuova carta che regola l'attività dell'Adepp promette di ricompattare il fronte. E, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, i dissidenti sarebbero disponibili a rientrare. Anche perché così come è oggi, l'Associazione della previdenza dei professionisti non ha molte possibilità di far sentire a pieno tutto il suo peso. E quindi la separazione non è utile a nessuno. Ma la nuova Adepp nascerà, secondo la norma transitoria dello statuto, dal 1° luglio 2010. Esattamente alla vigilia, per alcuni, e nel pieno, per altri, delle elezioni di una serie di enti di previdenza: Epap - pluricategoriale (attuari, dottori agronomi e dottori forestali, geologi e chimici), Cassa notariato, Inarcassa (architetti e ingegneri), Eppi (periti industriali). In particolare, questi ultimi tre istituti sono stati i dissidenti della prima ora che nel 2009 avevano posto problema di rappresentatività. Quindi, chi dovrà votare i nuovi vertici? I presidenti in carica e in attesa di conoscere il risultato delle elezioni interne o i nuovi? Non solo. inata a pesare c'è anche la questione dei commercialisti. Le due casse, dei dottori e dei ragionieri, chiamati a unificarsi dalla legge hanno rotto definitivamente le E anche questo finirà per pesare, visto che anche all'Adepp stanno su fronti opposti.

Ma nella partita della nuova Adepp la questione più de cata si gioca con il rinnovo del contratto collettivo dei dipendenti delle casse. L'attuale dirigenza ha cercato di trovare delle condizioni che possono andare bene ai sindacati dei lavoratori di tutte le gestioni. Ma sono proprio le casse dei dissidenti ad avere un peso molto importante nel rinnovo. I sei enti dimissionari impiegano circa 1.000 dipendenti. Un numero che salirebbe se si aggiungessero anche i lavoratori di Inarcassa e sa notariato che sono rimasti all'interno dell'Adepp perché sotto elezioni interne (che in generale coprono un periodo molto lungo). Quindi senza un buon accordo elettorale sul futuro presidente i dissidenti potrebbero scegliere di non fare un Ccnl unico, ma due. E a quel punto si ritornerebbe a essere separati in casa.

Il nodo e lezioni:

Il nodo Ccnl:

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Ddl Lavoro

D.Colombo, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 2Collegato lavoro : l'arb itrato vo lontario dopo la fas e d i p rova

L'arbitrato, per funzionare davvero, dovrà essere scelto volontariamente dai lavoratori non firmando una clausola compromissoria al momento dell'a a quando il rapporto di dipendenza è consolidato, vale a dire dopo il periodo di prova. Potrebbe essere questa una delle soluzioni, tradotte in emendamento all'articolo 31 del Ddl lavoro, capaci di rispondere alle osservazioni sollevate dal capo dello messaggio di rinvio motivato del provvedimento alle Camere del 31 marzo scorso. La proposta è stata avanzata ieri da Cisl e Uil nel corso dell'audizione in Commissione e non dispiace a Confindustria, che vorrebbe però riconosciuto un adeguato spazio alle parti sociali nella definizione degli ambiti di applicazione dell'arbitrato in sede di accordo interconfederale, come prevede l'intesa dell' 11 marzo., In apertura del riesame del «collegato lavoro» il relatore, Giuliano Cazzola, aveva già confermato l'intendimento del governo di recepire i rilievi di Napolitano soprattutto sul principio della piena volontarietà del lavoratore nel l'opzione arbitrale nella soluzione delle controversie. Gli altri ambiti di modifica dell'articolo 31riguarderanno una più precisa definizione dell'arbitrato di equità, lo spazio di intervento sostitutivo del ministro in caso di mancato accordo tra le parti sociali e una più corretta estensione del giudizio arbitrale al pubblico impiego, salvaguardandone l'uniformità di applicazione. Uno spazio minore per modifiche al testo, stando alla relazione di Cazzola, sembra invece esserci per l'articolo 20,relativo alle ilità per le infezioni da amianto subìte dal personale che presta la sua opera sul naviglio di stato. La necessità di riconoscere un diritto al risarcimento per i danni arrecati alla salute di questi lavoratori impone l'individuazione di una copertura finanziaria. E’ possibile che questo articolo venga abrogato. Stessa ipotesi anche per l'articolo 50 (risarcimenti in caso di tardiva trasformazione di un contratto di collaborazione in uno a tempo determinato) sul quale le parti sociali hanno manifestato un basso gradimento. Nelle audizioni di ieri s'è riprodotto lo schema che aveva portato alla firma dell'accordo dell'11 marzo al Lavoro: tutte le organizzazioni sindacali (tranne la Cgil) e imprenditoriali hanno confermato la volontà di procedere, anche dopo le nuove correzioni, ad un'appli per via negoziale dell'arbitrato,dal quale resteranno esclusi i licenzia enti e i diritti costituzionalmentegarantiti. Per la Cgil il Ddl dovrebbe invece essere modificato nel suo insieme, anche al di là dei rilievi del capo dello stato sull'arbitrato. Da cancellare, secondo la Cgil, sono per esempio le norme introdotte sull'apprendistato a 15 anni, che consentono l'assolvimento dell'ultimo anno di obbligo scolastico, e andrebbero introdotte modifiche anche sulla delega per la riforma degli ammortizzatori sociali. In caso contrario sarà mobilitazione con tanto di ricorsi già annunciati alla Corte costituzionale. Oggi pomeriggio in Commissione ci sarà il primo voto sui limiti di modifica del testo: l maggioranza vuole fermarsi ai soli cinque articoli citati nel messaggio del Quirinale, mentre entro lunedì dovranno essere presentati gli emendamenti, visto che il testo corretto dovrà arrivare in Aula lunedì 26 aprile. Sempre in giornata è poi atteso il parere della Commissione Bilancio sulle coperture della proposta di legge che allunga da 52 a 78 settimane la cassa integrazione ordinaria. Un progetto che ieri ha però incassato lo stop senza appello della Ragioneria generale dello stato. L'allungamento, sostiene Mario Canzio, equivale al riconoscimento di nuovi diritti soggettivi e quindi risulta «inidonea» una copertura che fa riferimento a risorse «predeterminate come limite di spesa» e già finalizzate agli ammortizzatori per i lavoratori a progetto, il potenziamento dell'indennità di disoccupazione per i lavoratori sospesi e il sostegno all'artigianato.

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Codice proprietà inte lle ttuale

C.Fo, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 37Alle univers ità i d iritti d i b rev e tto de i rice rcatori

Passa dai ricercatori alle università la titolarità dei diritti di brevetto. È una delle novità principali dello schema di decreto legislativo che mod ca il codice della proprietà industriale. Il decreto legislativo, che attua la delega contenuta nella legge sviluppo e in scadenza ad agosto 2010, ieri è stato rapidamente esaminato al preconsiglio dei ministri, anche se l'approdo al Consiglio potrebbe slittare alla prossima settimana. Il testo, comunque, è ormai definito. La disciplina delle invenzioni realizzate dai ricercatori pubblici viene equiparata a quella prevista per i dipendenti di imprese private. In base alla nuova norma, sarà l'università o l'amministrazione pubblica acquisire il diritto sull'invenzione. Ma il ricercatore potrà a sua volta depositare domanda di brevetto a proprio nome se l'ente per il quale lavora non lo abbia fatto entro sei mesi. Se poi l'università o l'amministrazione deciderà di vendere il brevetto offrendolo sul mercato,all'inventore spetterà il diritto di prelazione per l'acquisto. Infine, via libera al ricercatore che intenda chiedere il brevetto all'estero se non l'abbia già fatto l'università. Il decreto legislativo contiene poi una serie di correzioni del precedente Codice, molte puramente formali. Ma anche strumenti di semplificazione e riduzione degli adempimenti, a caric dell'operatore, per la procedura di registrazione del brevetto, con i quali si correggono nell'armonizzazione della legislazione nazionale con la convenzione del brevetto europeo. L'articolo 4 dispone che in caso di contitolarità del diritto ciascun soggetto presentare la domanda di registrazione e compiere gli adempimenti burocratici successivi. L'articolo 14 adegua il termine di decadenza al diverso meccanismo di registrazione previsto per i marchi internazionali, evitando che, per questi ultimi, i cinque anni decorrano dalla presentazione della domanda, con conseguente discriminazione di fatto. Novità anche per le amministrazioni statali, le regioni, le province e i comuni che sfruttano il proprio marchio a fini commerciali. Potranno farlo solo se i proventi ve «destinati al finanziamento delle attività istituzionali o alla copertura degli eventuali disavanzi pregressi dell'ente».Rilevante, poi, il riassetto normativo sul biotech. Viene inserita nel Codice (dall'articolo 81 all'81 octies) una sezione, in attuazione della dirett 98/44/Ce in materia di protezione giuridica delle invenzioni biotecnologiche. In sede di preconsiglio, si è discusso anche del registro pubblico che dovrà regolare il telemarketing. Il dpr non approderà al consiglio dei ministri di venerdì, perché si è convenuto sulla necessità di apportare una correzione sulla copertura dei costi relativi al funzionamento del registro.

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L.Chiare llo, Italia Oggi 14/4/2010 pag. 27 Brevetti, p iù tute le e p iù mercato

Un diritto di proprietà industriale durerà fin quando ssistano motivi che legittimano il titolare del diritto a opporsi a eventuali nuove commercializzazioni dei prodotti «registrati». Nei casi, invece, di diritto di proprietà industriale ondiviso con altri, ogni persona titolare del diritto potrà presentare domanda di brevetto o registrazione e sbrigare gli adempimenti burocratici successivi, anche nell'interesse dei «soci». Per quanto riguarda, invece, i ritratti di persone, i nomi e i segni notori, questi, oltre a essere registrabili come marchio dai diretti interessati, potranno essere anche usati da co o da persone da loro delegate. In sostanza, diventeranno marchi spendibili sul libero mercato i nomi persona, ma anche i lavori artistici, letterari, scientifici, politici e sportivi. Così come le sigle di manifestazioni, enti e associazioni senza scopo econom L'importante è che a usarli siano direttamente i titolari. O, in loro assenza, i parenti affini (coniuge, figli o in loro assenza genitori, o in loro assenza, parenti fino al quarto grado incluso). O, in terza battuta, persone da questi delegate. Sono alcune delle novità contenute nella riforma del codice della proprietà intellettuale (dlgs n. 30/2005), andato ieri all'esame del preconsiglio dei ministri. Si tratta di una riforma monstre, di ben 131 articoli, condotta tramite schema di dlgs, in attuazione della delega contenuta nella legge n. 99/2009.

Lo schema di dlgs ne consente l'utilizzabilità anche da parte di terzi per fini commerciali, ponendo però il limite che l'uso di tale marchio rispetti i requisiti minimi di lealtà in campo industriale e commerciale.

Diventeranno poi registrabili tutti quei segni che oggi non lo sono per «difetto di novità». Come quelli di uso comune nel linguaggio corrente, o utilizzati in commercio. L'esclusiva non potrà scattare qualora questi segni vengano considerati privi di carattere distintivo.

Lo schema di dlgs sdogana, poi, la possibilità, per regioni, province e comuni di registrare marchi. La una disposizione contenuta nella bozza, contempla anche la registrabilità di elementi grafici distintivi tratti dal patrimonio culturale, storico, architettonico e ambientale del territorio.

Il dlgs interviene, quindi, in merito alla tempistica i scadenza dei marchi. E dispone che il termine di decadenza di un marchio internazionale rimasto inutilizzato, previsto in 5 anni dall'art. 24 del codice di proprietà intellettuale, prenda come inizio da cui far partire il conteggio del lustro la data in cui l'Ufficio italiano brevetti e marchi ha confermato la tutela in Italia della registrazione internazionale in modo definitivo.

: Il nuovo schema di dlgs oggi affianca alla tutela di carattere generale e assoluta delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine anche la tutela speciale dei regolamenti comunitari. Di più. La bozza di riforma del ice della proprietà intellettuale integra l'articolo 30 dello stesso Codice, definendo le finalità della tutela assoluta riconosciuta alle indicazioni geografiche e alle denominazioni di origine. Questi segni, infatti, non dovranno essere protetti soltanto quando il loro uso sia idoneo a ingannare il pubblico, ma anche quando il loro uso comporti uno sfruttamento indebito della reputazione della denominazione protetta. Infatti, la protezione non riguarda soltanto l'inganno sulla provenienza del prodotto, ma anche le i in cui il collegamento alla reputazione della denominazione protetta possa essere iderato indebito. Una fattispecie questa, che potrebbe realizzarsi anche se l prodotto proviene effettivamente dal luogo al quale si riferisce la indicazione geografica o la denominazione di origine.

Altra novità riguarda la brevettabilità dei metodi di trattamento chirurgico e diagnostico del corpo umano e animale. Questi, verranno considerate invenzioni, e la brevettabilità verrà esplicitamente esclusa.

Us o marchi colle ttivi:

Segni co muni:

Marketing territoriale :

Marchi internazionali:

Deno minazioni d'origine

Biotecnologie :

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Gius tiz ia

Ora il Tar punta s ulle «urgenz e»A.Cherchi, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 5

È soprattutto un lavoro di assemblaggio di norme quello che venerdì andrà al consiglio dei ministri con il nome di «codice della giustizia amministrativa ». Un documento importante, perché Tar e Consiglio di stato non hanno mai disposto prima d'ora di un corpus unitario di regole, e che dà molto più spazio alle «urgenze», ma privo di quegli aspetti più innovativi introdotti dalla commissione di esperti che nell'autunno scorso ha lavorato alla bozza del codice. Nella nuova versione, infatti, non c'è più traccia dell'azione di accertamento e di adempimento, disposizioni che avrebbero consentito al iudice amministrativo di verificare l'adeguamento della pubblica amministrazione alle deci i di Tar e Consiglio di stato.Scomparse anche le sezioni stralcio, previste per dare una spallata all'imponente arretrato che affligge soprattutto i tribunali di primo grado, gravati da oltre 600mila cause. A differenza di quanto fatto anni fa nel civile – dove i componenti delle stralcio non erano magistrati – per la giustizia amministrativa si era adottata una soluzione interna: sarebbero stati gli stessi giudici, in linea con i carichi di lavoro, ad occuparsi anche delle cause vecchie di oltre cinque anni, stimate in 200mila. Attività per cui avrebbero percepito una speciale indennità. A parte l'opportunità che fossero i stessi magistrati ad avere un "doppio" lavoro, sul taglio delle sezioni stralcio è assai probabile abbiano influito considerazioni di carattere economico. Ridimensionata anche la possibilità per il giudice di ricorrere ai consulenti tecnici, così come non trova più posto nel nuovo testo il contraddittorio con i consulenti di parte. Detto questo, resta il fatto che la giustizia amministrativa avrà dal 16 settembre il proprio codice. Un documento che è raccolta delle norme in vigore, ma presenta anche – seppure,a questo punto,in modo ridimensionato –alcune novità. Per esempio, viene sancita la possibilità di proporre azione di richiesta di risarcimento svincolata dall'impugnativa dell'atto, risolvendo in tal modo un contrasto giurisprudenziale tra Cassazione e Consiglio di stato. E ancora, si pone un punto fermo per i ricorsi relativi alle elezioni politiche: sinora si era assistito al balletto tra giudice ordinario e amministrativo – emblematico il "caso Pizza" alle politiche del 2008 –, mentre il codice assegna quelle cause esclusivamente al Tar del Lazio. Quello previsto per venerdì sarà il primo passaggio al consiglio dei ministri. Poi sarà la volta delle commissioni parlamentari. In ogni caso, l'iter sarà accelerato, perché si salterà l'esame del Consiglio di stato, dato che il codice nasce tra le mura di Palazzo Spada. La delega prevista dalla legge 69/2009, oltre a fissare i paletti per la redazione del testo, aveva, infatti, affidato al Consiglio di stato il compito di formare la commissione che se ne sarebbe dovuta occupare. Commissione presieduta dal presidente del Consiglio di stato, Paolo Salvatore, coordinata dal presidente aggiunto, Pasquale de Lise, formata, oltre che da giudici amministrativi, da magistrati ordinari, professori universitari, avvocati del libero foro e avvocati dello stato. La prima versione del testo è stata sottoposta alle varie associazioni di professori di diritto amministrativo, per poi ritornare nelle mani della commissione, che ha valutato le osservazioni ricevute, ha approvato il dice agli inizi di febbraio e lo ha spedito a Palazzo Chigi, che lo ha ulteriormente modificato. A questo punto i tempi ci sono tutti perché il consiglio dei ministri dica l'ultima parola ben prima di luglio, quando scadrà la delega.

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G.S aporito, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 5L'is tanz a caute lare antic ipe rà il p roc es s o

Demolizioni, esclusione da concorsi, ma anche aperture di supermercati, ammissione di liste alle elezioni ed ingiunzioni di pagamento. Quest sono alcuni dei settori in cui l'urgenza detterà legge. Ben otto articoli del decreto legislativo sono dedicati alle fasi urgenti, ai provvedimenti che fino ad oggi erano gestiti con poche righe dell'articolo 21 della legge sui Tar n. 1034 del 1971. Si potrà chiedere l'intervento del giudice anche prima della proposizione del ricorso, perchè la norma prevede vari tipi di urgenza: si va dal normale " pregiudizio grave ed irreparabile" (per chiedere qualsiasi tipo di sospensiva), alla "estrema gravità ed urgenza" (per chiedere un intervento del Presidente, prima dell'udienza settimanale) ed infine alla "eccezionale gravità ed urgenza" la situazione precipita e non si ha nemmeno il tempo di presentare il ricorso).Il contrappeso è dato dalla condanna alle spese per lite temeraria o per abuso di misura urgente, nonchè dalla possibilità che la sospensiva, una volta concessa, venga immediatamente revocata. I decreti ingiuntivi posso es emessi dal giudice amministrativo nelle materie ( soprattutto contratti ed edilizia) in cui la posizione tra privato ed amministrazione è paritaria ( cosiddetta giurisdizione esclusiva). Le liti di pronta soluzione potranno essere decise in pochi giorni così me una corsia accelerata hanno i ricorsi in tema di accesso (per poter esaminare il contenuto di provvedimenti) o le impugnative di silenzi (che tendono a costringere l'amministrazione ad esprimersi efficacemente). Queste innovazioni, sommate a quelle di imminente entrata in vigore in tema di appalti (in attuazione della direttiva comunitaria 66/2007) trasformano in eccezione la precedente regola che voleva immediatamente efficaci ed incisivi i provvedimenti di pubbliche amministrazioni. Un primo passo verso l'efficacia diluita degli atti è presente nella legge 241/1990, che impone la partecipazione dei soggetti interessati al procedimento, senza colpi di mano. Ora, anche quando il provvedimento è valido e pronto ad essere applicato, potrà essere sospeso in pochi giorni (o in poche ore) da un giudice delegato per le questioni urgenti. Rimangono aree in cui l'amministrazione non sarà facilmente soggetta a provvedimenti urgenti, cioè le controversie relative ad infrastrutture strategiche: per sospendere questi interventi sarà necessaria una specifica, ampia valutazione degli interessi pubblici che potrebbero restare compromessi da provvedimenti di sospensione ottenuti da singoli cittadini o da imprese concorrenti escluse da appalti.

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G.Petruz ze lla, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 5Ruolo p iù forte per il g iud ice . Se rvono i mez z i

Il primo passaggio (sebbene solo dal pre-consiglio dei ministri) del Codice sul processo amministrativo costituisce un momento di grande rilevanza nella storia istituzionale del nostro Paese. L'esistenza di un giudice amministrativo e di uno specifico processo per le controversie con la pubblica amministrazione costituisce uno dei più importanti contributi offerti al liberalismo giuridico dalla vicenda degli Stati dell'Europa continentale. Se il nucleo fondamentale di questa invenzione europea sta nella garanzia della libertà individuale di fronte alla possibilità di abuso da parte delle amministrazioni pubbliche, nuove esigenze sono state caricate sul processo amministrativo dagli mutamenti che hanno investito la sfera dell'economia, della tecnica e delle istituzioni. Basta menzionare l'importanza che ha assunto il valore della concorrenza e la necessità esso sia assicurato anche in settori, come quello dei pubblici i, dove un tempo dominava la primazia assoluta dell'amministrazione. Così come egua mente imponente è stato l'ingresso delle valutazioni tecniche nelle scelte delle pubbliche amministrazioni. Vi è poi l'esplodere del pluralismo sociale, culturale, istituzionale che rende sempre più difficile la sintesi legislativa e rinvia alla concreta attività am inistrativa il contemperamento dei diversi interessi. La tutela del soggetto richiede strumenti più sofisticati, quando la legge dice poco e rimette all'amministrazione scelte complicate. Questo rende il sindacato del Giudice amministrativo molto più ricco e complesso ris a quello che ci era stato tramandato dalla tradizione novecentesca. Il sindacato deve investire la " ragionevolezza" del bilanciamento, la coerenza del ragionamento tecnico, la capacità di garantire un'effettiva, e non astratta, dinamica concorrenziale, il contemperamento tra interesse pubblico e privato. Il nostro processo ammini-strativo, fin qui si era sviluppato, sulla base di poche norme scritte e di alcuni interventi "pretori" che ne hanno fatto un processo probabilmente meglio funzionante rispetto a quello civile e al processo penale. Ma di fronte agli sviluppi anzidetti c'era comunque un'esigenza di adeguamento e ammodernamento delle regole. Anche perché la competitività del nostro Paese dipende indiscutibilmente dalla capacità di dare agli operatori nazionali e internazionali tempi processuali rapidi e una tutela adeguata alla complessità delle nuove situazioni soggettive. Sta in queste profonde trasformazioni la ragione ultim del nuovo codice. Quest'ultimo, peraltro, è un buon esempio di fattiva collaborazione tra potere politico, magistrati e professori, cioè di quelle che sono le tre fondamentali componenti dell'esperienza giuridica europea: legge, giurisprudenza e dottrina giuridica. Non essendo possibile passare in rassegna analiticamente le novità, sembra opportuno richiamare l'attenzione su almeno tre aspetti del nuovo processo. Il primo riguarda l'estens dei mezzi di prova e degli strumenti istruttori utilizzabili dal giudice. Il secondo concerne l'introduzione di misure di semplificazione del processo tese a rendere più rapida la decisione. Il terzo riguarda la disciplina di " riti speciali", fin qui retti da normative confuse, come avviene per il giudizio in materia elettorale, o insufficienti, come è il caso del rito in materia di appalti. In particolare, in quest'ultimo settore, il codice punta a garantire l'effettività della tutela delle imprese che partecipano alla gare pubbliche e rendere più veloce il processo. In questo modo si esalta la funzione del giudice amministrativo, ma si accresce anche enormemente il suo carico di lavoro. Affinché la riforma dia i risultati attesi occorre perciò che negli anni a venire il potere politico assicuri alla giustizia amministrativa adeguate risorse umane e strumentali senza le quali anche le ottime leggi non possono produrre buoni risultati.

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Intercettaz ioni

Liana Mile lla, La Repubblica 14/4/2010 pag. 9Interce ttaz ioni, il governo pronto a cambiare

Obtorto collo i berluscones obbediscono a Napolitano e studiano le modifiche alle intercettazioni. Il diktat del Colle è deciso: o il testo cambia o viene rispedito indietro. La "riduzione del danno" sta per maturare, tra oggi e domani, in una riunione della Consulta per la giustizia del Pdl (con a capo Niccolò Ghedini) un incontro tra i tecnici di via Arenula e il relatore al Senato Roberto Centaro. Non si tratterà di semplici ritocchi, ma di un intervento pesante, che eliminerà le più macroscopiche anomalie costituzionali del ddl. Al Guardasigilli Angelino Alfano, convocato al Quirina le aveva indicate, ormai nel lontano luglio 2009, lo stesso Napolitano. Ecco gli «evidenti indizi di colpevolezza» che sfumano nella formula «gravi indizi di reato», la stessa che figura oggi nell´articolo 266 del codice di procedura penale. Ecco la marcia indietro sulle microspie che potranno essere messe anche nei luoghi dove non c´è «la certezza» che i sta commettendo un reato. Ecco ancora la possibilità di acquisire i tabulati senza restrizioni. Ecco la norma transitoria sull´entrata in vigore che applicherà la legge solo ai processi in cui «non» sono state ancora disposte intercettazioni. L´obiettivo è votare testo per metà giugno. L´incertezza riguarda quando depositare le modifiche. Governo e maggioranza la pensano diversamente. Il primo vorrebbe giocare la carta in aula, ma ieri il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri si augurava il contrario: «Prima ci saranno meglio sarà, la commissioneè pronta alla fase decisiva». Commissione in cui il centrosinistra è stanca dei tira e molla della destra su un ddl in ballo dal giugno 2008. Tant´è che ieri, quando il presidente Fili Berselli ha tentato di aprire una finestra di dialogo, se l´è vista subito chiusa in faccia da Pd, Idv e Udc. «È ancora muro contro muro» dichiara il vice presidente del gruppo Pd Felice Casson. E Silvia Della Monica: «Se conoscessimo le proposte del governo potremmo parlare, ma nessuno ci ha detto nulla». Il dipietrista Luigi Li Gotti respinge ogni trattativa: «Il testo è immodificabile». Chiusura dall´Udc: per Gianpiero D´Alia il centrodestra vive «solo uno stato di confusione e incertezza». Cade la trappola in cui si cerca di far cadere il Pd. A Casson chiedono cosa salverebbe della norma che rende obbligatoria la sostituzione del pm che ha parlato del processo o è stato denunciato. Lui replica: «Va abolita». Loro: «A volerla salvare?». Casson llustra un subemendamento in cui si specifica che non si può rimuovere il pm senza pronunciare un giudice. Il centrodestra esulta: «C´è uno spiraglio per trattare». Casson nega: «Ma quando mai, ho detto che il comma va cancellato». Il vero nodo però sta nei contrasti interni: i berluscones vogliono "salvare" al massimo il testo esistente, finiani e Lega non vogliono legare le mani di magistrati e poliziotti. Lo scontro è dietro l´ango Come quello che ha tenuto bloccato, dal 2 marzo a oggi, il ddl contro la corruzione che Alfano aveva vantato in una conferenza stampa a palazzo Chigi. Ci sono voluti 40 giorni di battaglie tra lui e il ministro per la Semplificazione Roberto Calderoli per mandare il testo alla firma di Napolitano. Con la vittoria dell´esponente leghista, che è riuscito a imporre l´ineleggibilità alla Camera e al Senato per chi sia stato condannato a una pena non inferiore a due anni per peculato, malversazione, concussione e corruzione anche giudiziaria. Sconfitta la linea di Alfano che voleva solo rendere obbligatoria l´interdizione dei pubblici uffici per i medesimi reati.

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F.Rizzo, Il Mes s aggero 14/4/2010 pag. 7Interce ttaz ioni, il governo prepara una propos ta

Le previsioni di far approdare nell’Aula del Senato il Ddl sulle intercettazioni entro la fine di aprile sono confermate, ma sulla possibilità di avviare un dialogo con le opposizioni, in commissione Giustizia, lo scontro è aperto. Il presidente, Filippo Berselli, è scettico diarrivare a una convergenza tra maggioranza e opposizione. «Non è questione di aggettivi» afferma. Resta convinto che se il Pdl dovesse mediare (cambiando l’espressione «evidenti indizi di colpevolezza» per consentire ai Pm di avviare le intercettazioni), le distanze con il Pd, non si accorcerebbero. Anzi, qualsiasi «apertura» verrebbe bloccata. La stessa ipotesi di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori Pdl, di inserire un emendamento da parte del governo, viene lasciata cadere. Tuttavia, Gasparri, insiste: «Stiamo discutendo con il ministro Alfano sul campo di limitazione dell’uso, dato che, si dice che solo una certa gravità di indizi, può determinarne l’uso. Riflettiamo da dove far scattare la possibilità d usare le intercettazioni, dobbiamo evitare sia che siano troppe, sia una restrizione eccessiva del loro ricorso». Di fatto, l’ennesimo tentativo di dialogo, avviato, ieri mattina, durante l’ufficio di presidenza della commissione, è sfumato. Si sono concordati solo i tempi dell’illustrazione degli emendamenti (c’è lo slittamento di un giorno). Il voto finale è annunciato per martedì o mercoledì prossimi. Poi si sono discussi un paio di emendamenti. Il primo riguarda l’obbligo di astensione da parte di un magistrato quando è indagato. Il secondo interessa il divieto di intercettazione su utenze diverse da quelle del difensore. Li Gotti, Idv, chiosa: «Votarlo significherebbe vietare tutte le intercettazioni». L’attenzione è stata tutta sul dialogo. Felice Casson, Pd, ha accusato: «Continua il muro contro muro. Noi vogliamo garantire le indagini di polizia e magistratura anche per reati gravi. I nostri emendamenti propongono un sistema equilibrato a tutela dei diritti costituzionali garantiti, mentre il Ddl Alfano è total ente fuori equilibrio, mira esclusivamente a impedire le indagini». Berselli ha tentato di ricucire. «Ho sondato di persona le reali intenzioni dell’opposizione, mi sono reso conto che l’opposizione non cambierà mai idea su qualsiasi cosa venga proposta: loro vogliono solo il ritiro di questo testo. Ho detto al centrosinistra che, durante l’illustrazione degli emendamenti all’articolo 1, che sarei stato disposto ad accoglierne uno di Casson. Ma loro niente». Di qui, lo scetticismo.

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GIURISPRUDENZA

Non è obbligatorio procedere con il rito direttissimo caso di rapina. Uno dei punti nevralgici del pacchetto sicurezza votato dal governo i primissimi provvedimenti nella primavera del 2008 viene di fatto sterilizzato dalla Corte di cassazione. Che mette nelle mani del Pm la possibilità, solo la possibilità, di ch il rito direttissimo ogni volta che, convalidato l'arresto in flagranza, non si ritengano necessarie nuove indagini. La Corte si è trovata a giudicare sulla legittimità dell'ordinanza del tribunale di Velletri con la quale veniva dichiarata l'inammissibilità della richiesta di giudizio immediato avanzata dal pubblico ministero in un procedimento per tentata rapina. L'ordinanza sollecitava invece il rito direttissimo non essendo comunque d'ostacolo l'av decorso dei 30 giorni dall'arresto. Un provvedimento contro il quale ha presentato ricorso la pubblica accusa, sostenendo che l'ordinanza avrebbe introdotto una nuova condizione, non scritta, per l'accesso al rito immediato e avrebbe ritenuto derogabile il termine per la presentazione dell'imputato nel giudizio direttissimo. Argomentazioni con le quali si è detta d'accordo la Corte di cassazione che ha sottolineato come il nuovo articolo 449 del Codice i procedura penale, al comma 4, ha introdotto un «procede » sostituendolo a un «può procedere». Un cambiamento che però, nella lettura del i natura formale e va coniugato con un dato sistematico che è quello del carattere monopolistico della scelta del rito da parte del pm, mentre, quanto al termine dei 30 giorni nel rito direttissimo, la giurisprudenza non ha mai dubitato della sua inderogabilità. L'ordinanza, prendendo una strada contraria, ha, di fatto, «prodotto una non prevista regressione del procedimento, sicchè il provvedimento risulta affetto da abnormità funzionale ». Il provvedimento che viene annullato senza rinvio ha poi avuto come ulteriore conseguenza una paralisi irrimediabile di tutto il procedimento penale nel momento in i, respinta la richiesta di giudizio immediato, nello stesso tempo ha affermato che la via obbligata per l'esercizio dell'azione penale sarebbe stata quella del rito direttissimo, nonostante fosse ormai trascorso abbondantemente il termine dal momento dell'arresto. Si tratta pertanto di un provvedimento bocciato come «abnorme » e, di conseguenza, insensibile a una qualche forma di salvataggio; la Corte ne cancella così gli effetti, rimettendo nelle mani del pm la piena libertà nella scelta del rito.

Cas s az ione

G.Negri, Il S ole 24 Ore 14/4/2010 pag. 39Nes s un obb ligo de l pm nel chiedere il «d ire ttis s imo»

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Dopo mesi di stasi, il primo test parlamentare sul ddl intercettazioni ha confermato le distanze tra maggioranza e opposizione: di fronte ai 300 emendamenti del centrosinistra, il centrodestra non ha scoperto le proprie carte. «Il governo deve prendere una decisione politica: se presentare emendamenti», spiegava ieri il capogruppo dei senatori Pdl Maurizio Gasparri convinto che le modifiche ci saranno e che «prima verranno presentate, meglio sarà». Il relatore Roberto Centaro ( Pdl) ha già individuato alcuni punti critici ma le bocce sono ferme. La maggioranza potrebbe cominciare a muoverle oggi, durante la consulta Pdl. Ma poiché «la decisione è anzitutto poli a», si attende anche l'esito dell'incontro, più volte rinviato, tra il premier e Gianfranco Fini, per evitare che il testo, tornato alla Camera, venga ulteriormente modificato. Intanto è slittata ad oggi la prima seduta della commissione Giustizia per l'esame degli e menti. Ieri c'è stato solo l'ufficio di presidenza e la messa a punto del calendario dei lavori. Secondo il presidente Filippo Berselli (Pdl), «l'opposizione insiste per il iro del ddl e non cambierà atteggiamento se si modificherà qualche aggettivo » ( gli «evidenti indizi di colpevolezza» che, per l'opposizione, dovrebbero diventare «gravi indizi di reato»).

Come annunciato al momento della promulgazione da parte di Napolitano, il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro, ha depositato ieri in Cassazione l quesito referendario per chiedere di abrogare la legge sul legittimo impedimento. Ora partirà la raccolta di firme a sostegno della richiesta referendaria che poi dovranno essere vagliate dalla Cassazione. Un'iniziativa che Sinistra ecologia libertà ha già annunciato di voler sostenere. Berlusconi rilancia da Washington con i soliti toni pubblicitari da televendita». Freddezza, invece, da parte del Pd: legittimo che l'Idv raccolga le firme contro il legittimo impedimento ma i democratici non parteciperanno. Una linea che era già indicata dal segretario Pier Luigi Bersani nei giorni scorsi: «La strategia del referendum non è la nostra strategia in queste condizioni. Si è visto che non porta risultati, perché ormai non si raggiunge più il quorum, e così si rischia l'effetto boomerang. Perciò mo una nuova legge sull'istituto referendario. Ciò detto ribadisco la nostra ferma contrarietà al legittimo impedimento » aveva detto il segretario. Al Nazareno sottolineano tra l'altro che, nel frattempo, potrebbe esserci un ricorso alla Corte cost le e dunque si preferisce innanzitutto attendere che si concluda quell'iter. Poi si teme che, quando eventualmente si andrà a votare per il referendum, si possa registrare un altro flop di affluenza al voto.

Mondo politico e previdenza privata a colloquio per guardare al futuro. Oggi a Roma si svolge «Forum 2010 In Previdenza», un evento organizzato dalla Cassa nazionale dei dottori commercialisti. All'incontro della mattina, moderato da Gianni Riotta, parteciperanno, fra gli altri, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, Paolo Bonaiuti, Giancarlo Giorgetti e Tiziano Treu. Nel pomeriggio la iscussione, moderata da Elia Zamboni, proseguirà con un'analisi sui possibili interventi: a discuterne Giuliano Cazzola, Cesare Damiano e Antonino Lo Presti, il segretario generale del Lavoro, Francesco Verbaro, e il presidente Inps, Antonio Mastrapasqua.

Il S ole 24 Ore pag. 23-28

Stallo s ul ddl interce ttazioni: dal Pdl ancora nes s un ritocco

Legittimo impedimento : Di Pie tro de pos ita i ques iti

Previdenza: oggi a Ro ma il Forum s ulle cas s e

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Corriere de lla S era pag. 14-43

Intercettazioni, s ul ddl Alfano mediazione lontana con il Pd

Arbitrato e cons ulenti, le modifiche

Fumata nera in Senato per il ddl Alfano che impone un di vite alle intercettazioni e vieta ai giornali di pubblicarle. Mentre il capogruppo Gasparri annuncia emendamenti del governo per l’Aula, in commissione tutto è rinviato a ercoledì 21 quando si inizierà a votare i 316 emendamenti in un clima di scarsa collaborazione tra il Pdl e il Pd. I democratici, conferma Andrea Orlando, chiedono al Pdl ritirare il ddl anche se poi in commissione il capogruppo Felice Casson fa capire al relatore Roberto Centaro che potrebbe esserci una mediazione su un divieto meno stringente per la stampa: «Sanzioni non così pesanti per gli editori e possibilità per i giornalisti di appellarsi all’"interesse di eccezionale rilevanza" per poter pubblicare le intercettazioni», spiega Casson che cita la decisione della Corte europea di Strasburgo favorevole ai cronisti che avevano pubblicato verbali sui servizi segreti. Il Pdl deve fare i conti con le osservazioni al testo della Camera già rese note dal Quirinale. E forse non basterà cancellare l’aggettivo che regge il nuovo presupposto soggettivo, «evidenti indizi di colpevolezza», indicato dal ddl per poter far scattare le intercettazioni.

Il disegno di legge sull’arbitrato per velocizzare le versie sul lavoro è tornato in commissione alla Camera dopo lo stop deciso dal Quirinale. Per il relatore Giuliano Cazzola è «intenzione della maggioranza recepire le osservazioni del presidente Giorgio Napolitano rafforzando, in particolare, il principio della volontarietà del lavoratore nello scegliere la clausola compromissoria». Oggi ci sarà una prima verifica politica. In commissione verrà infatti votata la proposta della maggioranza di circoscrivere le modifiche ai cinque articoli menzionati dal Capo dello Stato mentre l’opposizione vorrebbe il riesame di tutto l’articolato, comprese le deleghe sui lavori usuranti e gli ammortizzatori. Dai sindacati posizioni diverse. Cisl e Uil, pur essendo favorevoli, hanno chiesto di modificare il testo affinché l’arbitrato rispetti i diritti indisponibili dei lavoratori, sia garantita la terzietà degli arbitri escludendo i consulenti del lavoro, venga escluso l’intervento del ministro del Lavoro in caso di mancato accordo e la clausola sia firmata solo alla fine del periodo di prova. Il segretario nazionale della Cgil Agostino Megale ha ribadito il no alla legge e criticato i media «che non si sono occupati per tempo dei rischi di questa legge nonostante i nostri allarmi».

( a cura di Daniele Memola )