Consiglio Nazionale dei Geologi · affidata al solo geologo, e una seconda (l’indagine...

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Consiglio Nazionale dei Geologi 20 febbraio 2018

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Consiglio Nazionale dei Geologi

20 febbraio 2018

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20/2/2018 Nuove norme tecniche: professionisti soddisfatti ma tempi troppo lunghi - Il Sole 24 ORE

http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2018-02-19/nuove-norme-tecniche-professionisti-soddisfatti-ma-tempi-troppo-lunghi-205745.shtml?uuid=AEjRu… 1/2

EDILIZIA

Nuove norme tecniche: professionistisoddisfatti ma tempi troppo lunghi–di Giuseppe Latour | 20 febbraio 2018

Consenso largo per le nuove Norme tecniche per le costruzioni, ormai a un passo dalla Gazzetta ufficiale, a

dieci anni dalla precedente versione. I professionisti tecnici approvano lo spirito delle nuove Ntc, mettendo

in testa alle loro preferenze soprattutto una novità: i criteri più leggeri per gli edifici esistenti. Non tutto,

però, è positivo. Restano degli elementi da migliorare. A partire dai controlli sui progetti e dalla

pianificazione della messa in sicurezza. Senza dimenticare la posizione critica dei geologi sulle indagini che

li riguardano più direttamente.

Ingegneri: servono più controlli

C’è, allora, il tema dei tempi troppo lenti, come dice il presidente degli ingegneri italiani, Armando

Zambrano: «Dieci anni sono un po’ troppo per un aggiornamento. Sarebbero serviti tempi più rapidi».

Questo, però, non esclude che si tratti di un «risultato importante soprattutto la parte sulle costruzioni

esistenti». In questo modo sarà possibile «spalmare risorse per la messa in sicurezza, che sono limitate, su

un numero più grande di fabbricati».

Al di là della normazione, però, restano temi aperti, che riguardano la sostanza dei controlli che vengono

effettuati per applicare le norme. «Serve – dice Zambrano - una classe professionale pubblica che sia in

grado di fare le verifiche. Per questo ci aspettiamo interventi sulle strutture deputate a fare i controlli sui

progetti, perché queste regole non restino solo su carta».

Architetti: norme positive ma restano criticità

Un problema di sostanza degli interventi c’è anche per Rino La Mendola, vicepresidente del Consiglio

nazionale degli architetti. Le novità approvate sono «positive ma cogliamo sempre il grande neo che è quello

di non tenere conto della sicurezza del patrimonio esistente. In altre parole, per chi decide di intervenire ci

sono delle regole.

Per gli altri, invece, resta una lacuna normativa, perché nessuno controllerà mai le loro case. Vorremmo che

ci fosse un’attenzione maggiore in tal senso, che potrebbe derivare dal fascicolo di fabbricato». La nuova

normativa, comunque, «porta novità di importanza fondamentale per il settore».

Geometri: tempi troppo lunghi

Maurizio Savoncelli, presidente del Consiglio nazionale dei geometri, mette soprattutto l’accento sui tempi.

«Stiamo parlando della revisione delle Ntc del 2008, che era partita subito dopo la pubblicazione di queste

norme. Sono passati dieci anni e in mezzo c’è stato un terremoto devastante. Ci saremmo aspettati dei tempi

diversi: in futuro dovremo trovare il modo per avviare da subito il processo di modifica delle leggi».

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20/2/2018 Nuove norme tecniche: professionisti soddisfatti ma tempi troppo lunghi - Il Sole 24 ORE

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Detto questo, comunque, è corretto lo spirito della norma, che è quello «di andare incontro a una spalmatura

della sicurezza su un campione maggiore di fabbricati. Con questa norma si aprono finalmente le porte al

miglioramento».

Geologi: servono indagini unificate

E anche per Raffaele Nardone, tesoriere del Consiglio nazionale dei geologi, «l’esito finale ci soddisfa» anche

se «permangono delle criticità». Il problema, per la sua categoria, riguarda le indagini geologiche che,

nell’assetto finale delle Norme tecniche, sono state divise in due fasi dopo una lunga polemica: una prima,

affidata al solo geologo, e una seconda (l’indagine geotecnica) nella quale interviene anche l’ingegnere.

«Sarebbe stato meglio arrivare a un’indagine unificata, nella quale far convergere l’apporto di tutti i

progettisti specialisti. Alla fine, però, sono prevalse altre culture, ma noi continueremo a dare battaglia».

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20/2/2018 Nuove norme tecniche in Gazzetta, fra 30 giorni le semplificazioni nell'antisismica

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20 Feb 2018

Nuove norme tecniche in Gazzetta, fra 30giorni le semplificazioni nell'antisismicaGiuseppe Latour

A dieci anni dalla precedente versione, le nuove Norme tecniche per le costruzioni antisismiche(Ntc) approdano in Gazzetta ufficiale. Dopo la firma del responsabile delle Infrastrutture Graziano Delrio, il Dm che sostituirà le regole attualmente in vigore sarà pubblicato a breve,forse già oggi (20 febbraio).

Le Ntc - va ricordato - contengono le regole di riferimento per la realizzazione di strutturenuove e per l’adeguamento di quelle esistenti. E sono rimaste ferme per anni: la precedenteversione era stata approvata con il Dm 14 gennaio del 2008, in vigore da luglio del 2009.

Nel merito, il nuovo testo contiene soprattutto tre grandi novità. Quella di impatto maggioreriguarda la semplificazione delle regole sulla messa in sicurezza degli edifici esistenti. Iparametri previsti per l’adeguamento dei fabbricati vecchi non saranno, in alcune situazioni, glistessi che la legge indica per il nuovo: un modo per rendere gli interventi economicamente piùsostenibili.

I progettisti, per mettere a norma una struttura esistente, otterranno uno “sconto” del 20%rispetto ai parametri del nuovo in alcune ipotesi: soprattutto, in caso di cambi di destinazioned’uso. Ad esempio, se ne potrà beneficiare per il passaggio da produttivo a residenziale. Inquesto modo, si evitano limiti concretamente irrealizzabili per le operazioni di ristrutturazione.E si produce un impatto rilevante sull’applicabilità degli sconti fiscali attualmente disponibili,come il sisma-bonus, la detrazione che arrivano fino a un massimo dell’85 per cento.

Il secondo punto importante riguarda gli interventi di miglioramento: tecnicamente, sono quelli«localizzati» nei quali non si mette mano complessivamente alla struttura. In questo caso lanovità è che, nel momento in cui si effettua la messa in sicurezza, bisognerà rispettare dei livelliminimi, che finora non esistevano. Questi standard cambieranno a seconda della tipologia diedificio e saranno più elevati nelle situazioni più delicate, ad esempio per le scuole.

C’è, poi, il fronte più rilevante per le imprese, quello dei materiali che vengono utilizzati per usostrutturale. Il capitolo 11 delle Ntc contiene, infatti, i coefficienti che permettono di determinarele caratteristiche degli elementi portanti di tutti gli edifici. Di fatto, lo spessore delle travi. Unasezione strategica per il mercato sulla quale, però, si registrano meno novità rispetto a quellechieste dalle imprese. Anche in questo caso, però, qualche cambiamento pesante c’è, comel’esordio dei calcestruzzi fibrorinforzati, materiali innovativi dei quali si chiedeva una maggiorediffusione nel nostro paese da diversi anni.

Tutte novità per le quali non bisognerà aspettare molto. Una volta pubblicato il testo, infatti,l’entrata in vigore piena sarà fissata dopo 30 giorni. Quindi, salvo intoppi, già per la fine dimarzo. Da quel momento, potranno applicare le vecchie regole solo le opere private le cui partistrutturali siano già in corso di esecuzione o per le quali sia già stato depositato il progetto

20/2/2018 Nuove norme tecniche in Gazzetta, fra 30 giorni le semplificazioni nell'antisismica

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esecutivo. E le opere pubbliche in corso di esecuzione, con contratti già firmati o con progettidefinitivi o esecutivi già affidati. A beneficio dei professionisti, poi, seguirà a breve una circolareesplicativa.

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20/2/2018 Norme tecniche/2. Focus: le fibre si fanno spazio su travi e pilastri

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20 Feb 2018

Norme tecniche/2. Focus: le fibre si fannospazio su travi e pilastriGiovanni Pizzari

Le nuove Norme tecniche per le costruzioni includono il calcestruzzo fibrorinforzato (Frc) tra imateriali per la realizzazione di strutture. Le Ntc includono quindi un nuovo materiale che,dopo più di 50 anni di ricerca, ha ora trovato spazio in importanti documenti normativiinternazionali; tra questi si può citare la normativa tedesca e l’Eurocodice 2 nella nuova edizionein preparazione.

Il Frc è un calcestruzzo ordinario con l’aggiunta di fibre corte, disperse all’interno della matrice,che consentono di avere una resistenza a trazione anche in fase fessurata, grazie all’effetto«cucitura» delle fibre che attraversano le fessure. Le fibre possono essere realizzate in acciaio oin materiale polimerico e devono essere marcate Ce in accordo alle norme europee armonizzate.

Come tutti i materiali per impieghi strutturali, il Frc dovrà essere fornito «a prestazionegarantita» dal produttore di calcestruzzo; di conseguenza, non si dovrà fare riferimento ad undosaggio di fibre ma a specifiche prestazioni che il progettista potrà utilizzare nei calcoli e ilfornitore dovrà garantire in cantiere sotto il controllo del direttore dei lavori. A sua volta, ilproduttore del calcestruzzo dovrà progettare la miscela per garantire le prestazioni richieste incantiere.

Il Frc presenta, in molte applicazioni, importanti vantaggi, a partire dalla possibilità disostituire, almeno in parte, l’armatura convenzionale. Ciò implica un risparmio sui tempi direalizzazione e posa dell’armatura, in aggiunta ai tempi per i controlli della direzione lavori. Unaltro vantaggio è rappresentato dalla maggior libertà nella scelta della forma e dello spessoredegli elementi, grazie al minor vincolo rappresentato dall’armatura convenzionale.

Il Frc è poi particolarmente utile per il controllo del quadro fessurativo in quanto la presenza delfibrorinforzo riduce l’ampiezza delle fessure, portando notevoli vantaggi alla durabilitàdell’opera.Il tema di grande attualità nel mondo delle costruzioni è rappresentato dal recuperodelle costruzioni esistenti. Anche in questo caso, il Frc offre ottime soluzioni di impiego per ilrinforzo di pilastri (o pile) e di solai (o impalcati).

Il Consiglio superiore dei lavori pubblici sta preparando i documenti necessari per l’utilizzo delFrc nelle costruzioni. Il primo è rivolto ai produttori di calcestruzzo e riguarda le linee guida perla qualificazione del materiale. Il secondo documento, prevalentemente rivolto ai tecnici,riguarda le linee guida per la progettazione degli elementi strutturali.

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20/2/2018 Gentiloni: «A giorni la ripartizione del Fondo Investimenti, risorse 2018». In ballo 36 miliardi di euro

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20 Feb 2018

Gentiloni: «A giorni la ripartizione del FondoInvestimenti, risorse 2018». In ballo 36miliardi di euroA.A.

Arriverà prima delle elezioni la ripartizione del Fondo investimenti 2018 da 36 miliardi di euro,tramite decreto del presidente del Consiglio. Sarà però solo una prima firma, sulo schema di Dpcm, visto che l'approvazione firnale puòavvenire solo dopo il parere delle commissioni parlamentari o dopo il decorso di 30 giorni.

È stato lo stesso presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, ad annunciarlo, parlando nella sededell'Agenzia del Demanio, all'incontro sul bilancio dell'attività 2017 dell'Agenzia: «Nei prossimigiorni - ha detto il premier - presenteremo la ripartizione del piano investimenti per i prossimianni». Si tratta, ha aggiunto, di «37-38 miliardi di investimenti» a valere sul fondo investimentigestito dalla presidenza del Consiglio.

In realtà si tratta di 36 miliardi di euro, visto che rispetto all'iniziale stanziamento del Ddl diBilancio in Parlamento, una quota di 1,6 miliardi - su proposta dello stesso esecutivo, inparticolare il Ministero delle Infrastrutture - è stata destinata alla manutenzione straordinariadelle strade provinciali, con decreto di ripartizione alla firma di Graziano Delrio dopo l'ok inUnificata (si veda il servizio).

Tornando al fondo investimenti, è stata la stessa legge di Bilancio (commi 1072 e seguenti) astabilire quest'anno che il Dpcm di riparto del fondo debba essere «adottato» entro sessantagiorni dall'entrata in vigore della legge di Bilancio, dunque entro il 28 febbraio. Un obiettivoposto per evitare i tempi lunghissimi dello scorso anno (il Fondo Investimenti è stato istituitodalla legge di Bilancio 2017, comma 140) , quando il Dpcm è stato firmato in via definitiva daGentiloni a fine luglio, e pubblicato in Gazzetta a fine settembre dopo la registrazione dellaCorte dei Conti. L'obiettivo iniziale del governo uscente era di arrivare alla prima firma entrogennaio, per poi sottoporre lo schema di Dpcm a un veloce parere delle Commissioni Bilancio diCamera e Senato e quindi alla firma finale prima delle elezioni. Entro il 28 febbraio si arriverà invece, come da legge di Bilancio, solo all'"adozione delprovvedimento", cioè la prima firma del presidente del Consiglio. Il comma 140 della legge di Bilancio 2017 stabilisce che le commissioni hanno 30 giorni per ilparere, decorso il quale il presidente del Consiglio può comunque emanare il Dpcm (firma finaledel Dpcm).

A quel punto saremo però già dopo le elezioni, e c'è da chiedersi - e lo chiederemo se ci sarà unaconferenza stampa - se potrà un governo uscente, alla vigilia delle consultazioni per laformazione del nuovo, firmare una ripartizione di fondi per i prossimi 16 anni.

20/2/2018 Terna cerca esperti per indagini geologiche, nove lotti territoriali per 17 milioni di euro

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20 Feb 2018

Terna cerca esperti per indagini geologiche,nove lotti territoriali per 17 milioni di euroA.A.

Terna cerca nove imprese (o raggruppamenti) specializzati, a cui affidare per un periodo di 36mesi, per nove aree territoriali definite nel bando, l'attività di rilievo geologico e chimico (e altro)propedeutico alla progettazione di fattibilità delle sue linee elettriche ma anche a supporto dellafase realizzativa. Per un importo complessivpo a base d'asta di 17 milione di euro. Non ci sono limiti alla partecipazione: la gara è aperta, con offerte da presentare entro il 4 aprile2018, e si può presentare offerta per tutti e 9 i lotti.

Questo l'oggetto esatto del bando pubblicato sull'ultima edizione della Gazzetta europea dallasocietà pubblica di gestione della rete elettrica nazionale, Terna Rete Italia: gara 0000026117 AQ«per attività specialistiche ed indagini geologiche, geotecniche, idrogeologiche, idrauliche echimico/fisiche propedeutiche alla fase di progettazione di fattibilità ed a supporto della faserealizzativa». Durata: 36 mesi. L'attività in appalto è definita «di lavori».

Si tratta di accordi quadro (con unico operatore) consistenti nell'affidare a un'impresa (oraggruppamento) l'incarico triennale di affiancare Terna, per aree territoriali (gruppi di regioni), nell'effettuazione di indagini e attività specialistiche legate alla progettazione di fattibilità eanche nelle attività di supporto della fase di realizzazione dei lavori; attività da attivare, conl'impresa prescelta con la gara, tramite "contratti a valle" specifici.

I lotti sono 9, con importo oscillante da 1,8 a 2,4 milioni di euro. Questi i lotti:

Lotto 1. Regioni Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna. 2,4 milioni di euro

Lotto 2 regioni Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana 2,2 milioni di euro

Lotto 3 regioni Lazio, Umbria, Marche, Molise, Abruzzo 2,2 milioni di euro

Lotto 4 regioni Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia 1,8 milioni di euro

Lotto 5 regioni, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna 1,8 milioni di euro

20/2/2018 Terna cerca esperti per indagini geologiche, nove lotti territoriali per 17 milioni di euro

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Lotto 6 regioni Trentino Alto Adige, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana 1,8 milioni di euro

Lotto 7 regioni Lazio, Umbria, Marche, Molise, Abruzzo 1,8 milioni di euro

Lotto 8 regioni Piemonte, Liguria, Valle d'Aosta, Lombardia 1,6 milioni di euro

Lotto 9 regioni Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna 1,4 milioni di euro

È prevista la costituzione di una garanzia provvisoria a favore di Terna Rete Italia S.p.A. per unimporto di 4.000 euro (Euro quattromila/00) per ciascuno dei Lotti 1, 2 e 3 e 2.000 euro (Euroduemila/00) per ciascuno dei Lotti 4, 5, 6, 7, 8, e 9.

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20/2/2018 Immobiliare/1. Reggi (Demanio): investimenti per 3,23 miliardi per federal building e riqualificazioni

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20 Feb 2018

Immobiliare/1. Reggi (Demanio):investimenti per 3,23 miliardi per federalbuilding e riqualificazioniMassimo Frontera

No alle dismissioni del patrimonio immobiliare pubblico, sì alle valorizzazioni - decise insiemeagli enti locali - e all'ammodernamento degli edifici esistenti, sotto il profilo dell'efficienzaenergetica e della sicurezza statica. A pochi giorni dalle elezioni politiche, il governo vuolemandare un messaggio forte a sostengo di una continuità sulla strada delle valorizzazioniimmobiliari, dopo la sbornia delle alienazioni/cartolarizzazioni già sperimentata, eperiodicamente invocate da alcune forze politiche. A difendere - e a raccomandare per il futuro -la strada delle valorizzazioni è stato il premier Paolo Gentiloni, intervenuto insieme alsottosegretario all'Economia Pier Paolo Baretta alla presentazione del bilancio 2017 dell'Agenziadel Demanio.

I numeri a sostegno della strategia delle valorizzazioni sono arrivati proprio dal bilanciodell'Agenzia, illustrato da Roberto Reggi. «Il 2017 è stato l'anno dei cantieri: gli investimenti sulpatrimonio immobiliare pubblico sono passati dai 300 milioni del 2014 agli oltre 3 miliardi del2017», ha detto il direttore dell'Agenzia del Demanio, Roberto Reggi. Si tratta di oltre 3 miliardidi euro di risorse da investire per la riqualificazione sismica ed energetica del patrimonioimmobiliare dello stato nei prossimi dieci anni. I 3,23 miliardi di investimento, ha spiegatoReggi, sono dovuti per 1,723 miliardi al programma delle razionalizzazioni e "federal building" eper 1,507 miliardi a interventi di efficientamento energetico, messa in sicurezza antisismica,edilizia pubblica e periferie.

«Il 2017 - ha detto Reggi - è stato l'anno dei cantieri: in tre anni la capacità di spesa per i lavorifinalizzati alla tutela e mantenimento del patrimonio ha avuto un incremento del 181 per cento».Il direttore del Demanio ha spiegato che il programma sui "federal bulding", prevede 38interventi di razionalizzazione in Italia. «Sono operazioni - ha detto Reggi - che consentirannodi liberare spazi e chiudere contratti di affitto in immobili privati con un taglio di spesa di 77milioni di euro nel 2017 e, complessivamente, a partire dal 2022, farà registrare oltre 200 milionidi euro di risparmi annui».

Anche la riduzione delle locazioni passive, ha ricordato il direttore del Demanio, ha conseguitorisultati di rilievo. «La spesa per le locazioni passive - ha detto Reggi - è passata dai 919 milionidi euro del 2014 agli 820 milioni previsti nel 2018, per poi abbassarsi ulteriormente fino ai 715milioni nel 2022». In media, si legge nei documenti diffusi dal Demanio, la spesa 2014-2022,vedrà un taglio sarà del 68%, pari a 204 milioni in media all'anno (sul totale di 300 milioni"effettivamente aggredibili" fino al 2022, data nella quale cesseranno i contratti pluriennalivincolati e non modificabili in quanto legate a operazioni finanziarie stipulate in passato).

20/2/2018 Immobiliare/2. Il «patrimonio statale disponibile» vale solo due miliardi. Gentiloni: «Strada giusta è valorizzare»

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20 Feb 2018

Immobiliare/2. Il «patrimonio stataledisponibile» vale solo due miliardi.Gentiloni: «Strada giusta è valorizzare»Gianni Trovati

Il «patrimonio disponibile» gestito dal Demanio, cioè il mattone di Stato che si potrebbe metteresul mercato perché non ha un utilizzo «strategico», vale due miliardi di euro, distribuiti fra15.160 immobili da 130mila euro medi.

Arriva da questi numeri modesti, illustrati ieri dall’agenzia del Demanio nella presentazioneannuale dei suoi risultati, la gelata sulle ambiziose idee elettorali che dal centro-destra (lotti da25 miliardi) al Pd (cuscinetto fino a 70 miliardi, quattro punti di Pil) guardano agli immobili,oltre che alle azioni, per cure taglia-debito più o meno drastiche. Le cifre reali dicono che dalmattone possono arrivare poche soddisfazioni, mentre le promesse (e i risultati) maggiorivengono dalle valorizzazioni, che aiutano gli investimenti, riducono la spesa corrente ma nontagliano il debito. A Palazzo Chigi se ne dovrebbero accorgersene presto per esperienza diretta,perché sta per partire un progetto da 300mila euro per cambiare serramenti, impianti eilluminazioni con l’obiettivo di far risparmiare 50mila euro all’anno (il 15% dei costi totali) suelettricità e riscaldamento.

Ma lo stesso premier Paolo Gentiloni si mostra già convinto dell’idea: «Il Demanio non èun’agenzia immobiliare - ha spiegato dopo aver ascoltato il direttore Roberto Reggi illustrarel’attività 2017 dell’Agenzia -; singole cessioni sono possibili, ma la valorizzazione è il modomigliore per aiutare i conti pubblici in modo strutturale». Dal mattone alle pensioni, del resto,quello di Gentiloni è un attacco a tutto campo all’idea pre-elettorale che la prossima sia «unastagione dei miracoli. Deve essere invece la seconda stagione delle riforme», articolata sui duepilastri del lavoro, che «deve essere l’ossessione quotidiana di chi è chiamato a prenderedecisioni», e del debito pubblico, «che va ridotto in modo progressivo e sostenibile perché è untappo sul nostro sviluppo». Alla base dei molti progetti di alienazioni a raffica c’è invece statasecondo il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta «un’illusione ottica», che ha prodottostrategie «in contraddizione con la ricchezza civica del patrimonio pubblico».

L’effetto combinato dell’accoppiata dismissioni-valorizzazioni è nel confronto fra le due cifrechiave presentate ieri al Demanio: fra 2014 e 2017 la consistenza complessiva del mattonepubblico è sì diminuita di 3.883 immobili (ora sono 43.185), ma il suo valore è cresciuto del 4,5%(ora è a 60,45 miliardi). A farlo aumentare sono gli investimenti nella manutenzione evalorizzazione che, quasi assenti fino al 2014, hanno toccato l’anno scorso i 3,23 miliardi: 1,51miliardi su efficientamento energetico, messa in sicurezza antisismica, edilizia pubblica eperiferie, gli altri 1,72 per interventi su razionalizzazioni e «federal building», le «cittadelle dellaPa» che riuniscono uffici pubblici prima sparsi in varie sedi. Quelle in via di completamento o diprogettazione sono 38, dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, e secondo Reggi «permetteranno di

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chiudere affitti con privati con un taglio di spesa già realizzato da 77 milioni, e risparmi da oltre200 milioni all’anno dal 2022».

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Codice dei contratti: Oggi in commissione i decreti sulla Direzione dei lavori e sul Dibattito pubblico 20/02/2018

Oggi alle 12:00 si riunisce (numero legale permettendo) l’VIII Commissione della Camera con all’ordine del giorno il parere su due provvedimenti predisposti dal Governo e precisamente:

• sullo “Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri recanteregolamento concernente modalità di svolgimento, tipologie e soglie dimensionalidelle opere sottoposte a dibattito pubblico”;

• sullo “Schema di decreto ministeriale recante regolamento di approvazione dellelinee guida concernenti le modalità di svolgimento delle funzioni del direttore deilavori e del direttore dell'esecuzione dei contratti relativi a servizi o forniture”

Relativamente al provvedimento sul dibattito pubblico non vorremmo essere nei panni dei componenti della Commissione che si troveranno sul tavolo il parere del Consiglio di Stato n. 359 del 12 febbraio 2018 che oltre alle critiche riscontrabili nelle osservazioni preliminari relative a due possibili profili di criticità, che “ove non corretti, potrebbero

vanificare l’operatività dell’istituto del dibattito pubblico”, relativi alle soglie economiche ed alla necessità di potenziare l’attività di monitoraggio della Commissione nazionale per il dibattito pubblico contengono osservazioni su tutti e 10 gli articoli che costituiscono il provvedimento e con richieste di modifiche su molti commi dei 10 articoli ma la cosa che è più pesante per la Presidenza del Consiglio dei Ministri è il fatto che le richieste di modifica sono precise e puntuali in certi casi anche sulla punteggiatura e sui rinvii ma, in alcuni casi, anche su problemi strutturali (leggi notizia).

Relativamente, poi, al provvedimento sulle funzioni del direttore dei lavori e del direttore dell'esecuzione dei contratti relativi a servizi o forniture ricordiamo che l’esame dello stesso era iniziato nella seduta del 17 gennaio 2018 in cui la commissione aveva concluso il relativo verbale così “Ermete REALACCI (PD), presidente, nel concordare con le considerazioni della collega Mariani, ricorda che la Commissione non potrà esprimersi sul provvedimento in oggetto, fino a che non sia stato trasmesso il prescritto parere del Consiglio di Stato. Nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame ad altra seduta” (leggi notizia).

Ho, poi, notato che nei testi predisposti dalla Camera dei Deputati in riferimento al provvedimento e precisamente nel documento recante "Pareri del Consiglio di Stato, pareri della Conferenza unificata, ANAC e del Consiglio superiore dei lavori pubblici” (leggi) sono stati inseriti due pareri del Consiglio superiore dei lavori pubblici che si riferiscono non all’attuale testo predisposto dal Governo e sul quale c’è stata già l’intesa in conferenza unificata ma al precedente provvedimento predisposto quando ancora non era entrato in vigore il decreto correttivo. Si tratta in pratica del testo sul quale si era espresso precedentemente il Consiglio di Stato con parere n. 2282 del 3/11/2016 ed, infatti, i pareri del Consiglio dei Lavori pubblici portano il numero 6734 del 18/7/2016 (sulle linee guida predisposte dall’ANAC sul direttore dei lavori) ed il numero 6807 del 22/7/2016 (sulle linee guida predisposte dall’ANAC sul direttore die esecuzione.

È, quindi, evidente il Consiglio superiore dei lavori pubblici non è stato sentito, così come previsto all’articolo 111, comma 1 del Codice dei contratti, sui testi definitivi delle due linee guida e ciò è facilmente riscontrabile nelle stesse note del Consiglio superiore precedentemente citate in cui si fa riferimento alle precedenti linee guida predisposte dall’Anac differenti in molti punti dalle linee guida inserite nel decreto su cui si è espressa la Conferenza unificata nella seduta del 6 dicembre 2017 (leggi notizia) ed il Consiglio di Stato con parere n. 360 del 12/02/2018.

In questa maniera si disattende quanto disposto all’articolo 111, comma 1 dove viene espressamente precisato che “Con decreto del Ministro delle infrastrutture e trasporti, da adottare entro 90 giorni dalla data di entrata in vigore del presente codice, su proposta

dell’ANAC, previo parere delle competenti commissioni parlamentari, sentito il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici e la Conferenza Unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281 ……”

E’ lecito, quindi, chiedersi come mai i pareri del Consiglio di Stato e della Conferenza unificata sono stati espressi sul testo definitivo mentre quello del Consiglio superiore dei lavori pubblici è sul testo originario.

Crediamo, quindi, che l’VIII Commissione avrebbe fatto bene nella seduta del 17 gennaio 2018 a segnalare che sarebbe stato opportuno, nel rispetto della legge, sentire nuovamente il Consiglio superiore dei lavori pubblici sul testo definitivo del provvedimento.

A cura di arch. Paolo Oreto

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Schema DM direzione lavori

Schede di lettura DM direzione lavori

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Schema DPCM dibattito pubblico

Schede di lettura DM dibattito pubblico

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Speciale Codice Appalti

Ricostruzione post-sisma: Anac non ha mai invitato a stop affidamenti oltre 50mila euro 20/02/2018

"L’Anac non ha invitato ad alcuna interruzione delle procedure di affidamento di importo superiore a 50 mila euro, come erroneamente affermato dal sindaco di Norcia Nicola Alemanno".

Queste le parole che l'Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC) ha affidato ad un comunicato in risposta alle affermazioni del Sindaco di Norcia Nicola Alemanno che, in riferimento alla lettera trasmessa dall’Ufficio speciale per la Ricostruzione in Umbria, aveva parlato di un "nuovo irrigidimento di un percorso già fin troppo rigido che, con la finalità del controllo di legittimità degli atti prodotti, finisce per penalizzare l'avvio della ricostruzione pubblica". In particolare, il Sindaco Alemanno ha reso nota la circolare evidenziando l'invito dell'Anticorruzione a sospendere le procedure di affidamento di importo superiore a 50 mila euro "affinché vengano sottoposte al controllo preventivo di Anac o comunque fino all'adozione di nuovi accordi".

Non è tardata la risposta dell'ANAC che in riferimento alla "lettera alla quale fa riferimento il primo cittadino, inviata dall’Ufficio speciale per la Ricostruzione in Umbria e che

evidentemente il sindaco non ha compreso, fa riferimento a una circostanza molto semplice: con il trasferimento di alcune competenze sulla ricostruzione pubblica dalla struttura commissariale alle Regioni, tutte le procedure oltre 50mila euro vanno preventivamente sottoposte al controllo di legalità dell’Autorità anticorruzione. Esattamente come avvenuto finora con tutte le gare bandite dal Commissario e come del resto previsto dalla legge. Allo stesso modo, le procedure inferiori a 50mila euro potranno continuare a essere affidate in automatico e comunicate all’Anac in un secondo momento".

In riferimento ai rallentamenti paventati dal Sindaco Alemanno, l’ANAC ricorda che finora ha controllato 54 appalti, per un totale di 241 pareri, rilasciati mediamente dopo appena quattro giorni dall’invio della documentazione e allo stato attuale dalla Regione Umbria non è pervenuto neppure un atto relativo alla ricostruzione pubblica.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Criteri Ambientali Minimi (CAM): chiarimenti dal Ministero dell'Ambiente 20/02/2018

Dopo l'entrata in vigore del decreto 11 ottobre 2017 recante “Criteri ambientali minimi per

l’affidamento di servizi di progettazione e lavori per la nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione di edifici

pubblici” (Gazzetta Ufficiale 6 novembre 2017, n. 259) e la predisposizione della sezione relativa le risposte alle domande più frequenti (FAQ) che riguardano i criteri ambientali minimi (leggi news), il Ministero dell'Ambiente ha fornito nuovi chiarimenti e aggiornato le FAQ..

In particolare, in seguito a diverse segnalazioni di non corretta applicazione dei CAM da parte delle stazioni appaltanti, il Ministero dell'Ambiente ha fornito i seguenti chiarimenti:

1. Il codice appalti, D.Lgs. n.50/2016 , prevede all’art.34 comma 1 che le specifichetecniche e le clausole contrattuali vengano inserite nella documentazione di gara. Inparticolare, per quanto riguarda i criteri progettuali, cioè le specifiche tecniche,vanno inseriti nel capitolato speciale d’appalto. In base al comma 2 dello stessoarticolo i criteri premianti sono da tenere in considerazione. Ciò vuol dire che la

stazione appaltante può scegliere la modalità con cui adempiere a tale dettato normativo. Per esempio può inserire nella documentazione di gara uno o più dei criteri premianti presenti nel documento CAM, oppure prevederne di simili nel contenuto ma non esattamente uguali nel testo, fermo restando che la stazione appaltante può elaborarne di nuovi e/o più stringenti. I criteri per la selezione dei candidati non sono invece obbligatori, anche se, soprattutto in caso di gare per lavori, sono fortemente consigliati per i risvolti positivi che può avere la gestione ambientale dell’impresa o la corretta gestione del personale.

2. La stazione appaltante, deve mettere a gara il progetto esecutivo o, in caso di lavori, deve avere un progetto esecutivo già conforme ai CAM. L’appaltatore deve eseguire quanto previsto dal progetto esecutivo esistente e a suo carico può rimanere l'esecuzione di disegni di dettaglio come i particolari costruttivi. In caso di lavori, facendo p.es riferimento alle verifiche del criterio 2.5.3, la definizione di "un piano per il controllo dell'erosione e della sedimentazione per le attività di cantiere" o di "un piano per la gestione dei rifiuti da cantiere e per il controllo della qualità dell'aria e dell'inquinamento acustico durante le attività di cantiere", attengono alla fase di progettazione e devono costituire parte integrante del progetto approvato e messo a gara. Se questi documenti non sono inseriti nella documentazione di gara ma vengono redatti successivamente costituiscono una variante al progetto. Allo stesso modo, per il criterio 2.5.5 dovrebbero essere individuati in fase di progetto i luoghi per la gestione e il ricollocamento delle terre di scavo, lasciando all'impresa l'eventuale possibilità di scelta tra più alternative. Se non fosse possibile assolvere alle prescrizioni del DM per assenza di cantieri riceventi, sarebbe compito della SA dimostrarlo e giustificarlo e non dell'impresa.

3. Il computo metrico estimativo e l'elenco prezzi unitari dovrebbero comprendere tutte le voci di spesa previste dal progetto approvato e messo a base di gara. Se così non è, la stazione appaltante non può ribaltare i maggiori oneri derivanti dagli adempimenti di norma, non solo in merito ai CAM, direttamente sull'impresa senza fare alcuna verifica economica. A questo fine la stazione appaltante deve svolgere una adeguata analisi dei prezzi anteriormente alla pubblicazione di un bando di gara per lavori e non può scaricare sugli offerenti costi non previsti nel progetto esecutivo.

4. Le stazioni appaltanti nell’applicare i CAM trovano in questo documento la risposta a diverse perplessità scaturite nella lettura dei singoli criteri, anche laddove siano presenti delle incongruenze rispetto alle norme già vigenti citate nel testo. Vedasi p.es il chiarimento ivi presente al criterio 2.3.2 o al 2.4.2.14. In questi casi la stazione appaltante potrà così trasporre nella documentazione di gara il criterio con le dovute correzioni costituendo il bando “lex specialis”, unico riferimento per i partecipanti

alla gara. Senza dimenticare la deroga all’applicazione di due criteri prevista dal comma 3 del DM 11 ottobre 2017 di adozione dei CAM edilizia.

Di seguito le nuove FAQ inserite:

2.4.2.8 Tramezzature e controsoffitti

D: Lo sfrido della produzione di cartongesso (codice Ateco 23.62.00) può essere riutilizzato attraverso una normale pratica industriale. Il gesso così ricavato viene poi re-immesso nel ciclo produttivo del cartongesso miscelandolo con il gesso naturale e/o riciclato. Si chiede se lo sfrido della produzione di cartongesso, nella misura in cui costituisce un sottoprodotto ai sensi dell’art. 183, comma 1, lett. qq), del D.Lgs. 152/06 e s.m.i., possa essere conteggiato nella percentuale indicata nel criterio.

R: Il gesso che proviene dalle operazioni di riutilizzo a vale di un processo produttivo di cartongesso è a tutti gli effetti classificabile come sottoprodotto se soddisfa tutti i requisiti elencati nell’art. 183, comma 1, lett. qq), del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.. Il DM 11 ottobre 2017 al punto 2.4.2.8 dell’Allegato, prevede che le tramezzature e i controsoffitti realizzati con sistemi a secco devono avere un contenuto minimo del 5% in peso di materie riciclate e/o recuperate e/o di sottoprodotti. I sottoprodotti possono quindi essere conteggiati nel 5% previsto.

È onere del gestore dell’impianto di cartongesso dimostrare il rispetto delle condizioni di legge attraverso una verifica di parte terza così come per il contenuto di riciclato già richiamato nel testo del criterio.

Criterio 2.5.3 Prestazioni ambientali

D: Per il punto viene richiesta come verifica la redazione di alcuni documenti che sono di solito in capo al progettista esecutivo e non ad ogni offerente, che si troverebbe a dover eseguire della progettazione in fase di gare e senza possibilità di modificare il computo delle opere, si chiede se detta verifica non sia in capo all'offerente ma bensì al progettista.

R: l’ultimo capoverso della verifica di questo criterio si riferisce al caso in cui il progetto sia sottoposto ad una fase di verifica valida per la successiva certificazione dell’edificio secondo uno dei protocolli di sostenibilità energetico-ambientale degli edifici (rating systems) di livello nazionale o internazionale. In questo caso, se i criteri previsti dal protocollo scelto rispondono ai criteri ambientali previsti dal criterio 2.5.3, allora il progettista può presentare la documentazione prevista dal protocollo e non dover relazionare tutto quanto previsto dal criterio. Questa operazione va fatta a monte, nella fase di elaborazione del progetto, quindi la stazione appaltante dovrà mettere e gara lavori su un progetto esecutivo che avrà già specificato la documentazione da produrre a dimostrazione

della conformità al criterio 2.5.3. Non è quindi responsabilità dell’offerente che dovrà basarsi su quanto previsto dal progetto esecutivo.

Criterio 2.5.4 Personale di cantiere

D: si chiede se sono stati stabiliti per la fase di verifica: le durate minime per la formazione o titoli minimi del docente.

R: in questa fase di prima applicazione dei CAM, si è voluto tenere conto della ridotta offerta sul mercato di formazione specifica sui temi ambientali inerenti il settore edile. Per cui tale criterio non dà specifiche precise sui tempi della formazione o i titoli del docente ma solo sui temi della formazione, descritti nel criterio stesso. La documentazione di prova dovrà dimostrare in modo idoneo l’avvenuta formazione quindi attraverso attestati, diplomi o CV da cui si evinca che il personale ha ricevuto una formazione avente ad oggetto i temirichiesti nel criterio quindi: sistema di gestione ambientale; gestione delle polveri; gestionedelle acque e scarichi; gestione dei rifiuti.

2.7.5 Oli lubrificanti

D: nella verifica del criterio è richiesto all’appaltatore, in fase di esecuzione del contratto di accertarsi della rispondenza al criterio utilizzando prodotti recanti alternativamente il Marchio Ecolabel UE o equivalenti, o una certificazione di prodotto rilasciata da un organismo di valutazione della conformità che attesti il contenuto di riciclato come ReMade in Italy® o equivalente; si chiede come ci si debba comportare nel caso di oli per motore 4 tempi non contemplati dalla decisione Decisione 2011/381/EU.

R: per gli oli biodegradabili per i quali non esistono etichette ambientali, come richiamato nel criterio 2.7.5.1 è possibile presentare le prove del livello di biodegradabilità ultima secondo uno dei metodi normalmente impiegati per tale determinazione: OCSE 310, OCSE 306 , OCSE 301 B, OCSE 301 C, OCSE 301 D, OCSE 301 F.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Bonifica amianto dalle scuole: finanziamenti per la progettazione degli interventi 20/02/2018

Tutto pronto per la presentazione della richiesta di finanziamento della progettazione preliminare e definitiva di interventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto.

Dal 30 aprile 2018 tutte le pubbliche amministrazioni *, quindi anche le scuole, potranno presentare la richiesta al Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in conformità a quanto disposto dal Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 21 settembre 2016 (Gazzetta Ufficiale 25 novembre 2016, n. 276).

Lo prevede il bando pubblicato dal Ministero dell'Ambiente von decreto 14 dicembre 2017, n. 562 con il quale viene avviata la procedura destinata a coprire, integralmente oparzialmente, i costi di progettazione preliminare e definitiva degli interventi, anchemediante copertura dei corrispettivi da porre a base di gara per l’affidamento di tali servizi,fino ad un massimo di 15.000 euro per singola pubblica amministrazione.

Come previsto nel bando, per progettazione preliminare e definitiva si intendono i livelli di progettazione inferiori al progetto esecutivo e comunque finalizzati e necessari alla redazione dello stesso. Oggetto dell'intervento potranno essere esclusivamente edifici e strutture di proprietà degli enti di cui di cui all'art. 1, comma 2, del D.Lgs. 30 marzo 2001, n. 165 *.

Termine e modalità di presentazione delle richieste Le domande di finanziamento potranno essere presentate previa registrazione esclusivamente attraverso l'applicativo presente sul portale telematico disponibile presso il sito del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare all'indirizzo www.amiantopa.minambiente.ancitel.it. A partire dal 30 gennaio 2018, fino

al 30 aprile 2018, sarà possibile integrare la registrazione con una relazione tecnica asseverata da professionista abilitato.

Modalità di erogazione dei finanziamenti Il contributo è erogato con decreto del Direttore Generale della Direzione per la Salvaguardia del Territorio e delle Acque del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, a seguito dell’inclusione dell’intervento nella graduatoria approvata. La liquidazione del finanziamento è accordato nelle seguenti modalità:

• Il 30% della somma al momento dell’ammissione al finanziamento e dell’ impegno del soggetto beneficiario ad utilizzare le risorse esclusivamente per le finalità del bando;

• Il 40% della somma ammessa a finanziamento al momento dell’approvazione del progetto definitivo da parte dell’ente richiedente;

• il 30% della somma ammessa a finanziamento al momento della rendicontazione finale, operata attraverso la trasmissione all’ente erogante della documentazione di impegno e spesa dell’ intero ammontare.

Interventi esclusi e spese non ammissibili Non potranno essere oggetto di finanziamento:

• la progettazione di interventi di ripristino, realizzazione di manufatti sostitutivi e la loro messa in opera;

• le spese di acquisto di beni, mezzi e materiali sostitutivi e loro messa in opera; • gli incarichi di progettazione preliminare e definitiva già conferiti al momento

dell’ammissione al finanziamento; • la progettazione di interventi realizzati prima della pubblicazione del bando o prima

dell’ammissione al finanziamento.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

* Per amministrazioni pubbliche si intendono tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, le Comunità montane. e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale.

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Documenti Allegati Decreto

Opere precarie e titoli edilizi: nuova sentenza del TAR 20/02/2018

La precarietà strutturale di un'opera non impedisce di considerarla come nuova costruzione ai fini edilizi e quindi necessitante di un titolo autorizzativo.

Lo ha affermato la Sez. Seconda del Tribunale Amministrativo Regionale per la Lombardia con la Sentenza 7 febbraio 2018, n. 354 con la quale ha respinto il ricorso presentato per l’annullamento di un provvedimento comunale di ingiunzione di demolizione di opere abusive.

I fatti La vicenda riguarda il posizionamento di una struttura mobile e provvisoria posizionata all'interno del terreno del ricorrente e adibita a casa mobile da oltre un decennio. Su questa è stato emesso un provvedimento di ingiunzione alla demolizione di opere abusive che è stato impugnato dal ricorrente.

Assumendo l’illegittimità del provvedimento di demolizione, il ricorrente ne ha chiesto l’annullamento, in quanto "il manufatto asseritamente abusivo sarebbe precario e provvisorio e perciò inidoneo a mutare in modo permanente l’assetto urbanistico".

La sentenza del TAR Secondo i giudici del TAR, l’astratta rimovibilità delle opere non impedisce di considerarle come nuove costruzioni ai fini edilizi e quindi necessitanti di un titolo autorizzativo. Difatti, i manufatti non precari, ma funzionali a soddisfare esigenze stabili nel tempo vanno considerati come idonei ad alterare lo stato dei luoghi, a nulla rilevando la precarietà strutturale del manufatto, la potenziale rimovibilità della struttura e l’assenza di opere murarie.

Ciò, in quanto il manufatto non precario - nel caso di specie, una casa mobile - non risulta in concreto deputato ad un suo uso per fini contingenti, ma viene destinato ad un utilizzo protratto nel tempo; difatti, l’utilizzo della casa mobile da oltre un decennio è strettamente legato al soddisfacimento delle esigenze del ricorrente o della sua famiglia, come appare evidente anche dalla documentazione fotografica prodotta in giudizio.

Secondo la consolidata giurisprudenza la precarietà dell’opera, che esonera dall’obbligo del possesso del permesso di costruire, ai sensi dell’art. 3, comma 1, lettera e.5, D.P.R. n. 380 del 2001, postula infatti un uso specifico e temporalmente delimitato del bene e non ammette che lo stesso possa essere finalizzato al soddisfacimento di esigenze (non eccezionali e contingenti, ma) permanenti nel tempo. Non possono, infatti, essere considerati manufatti destinati a soddisfare esigenze meramente temporanee quelli destinati a un’utilizzazione perdurante nel tempo, di talché l’alterazione del territorio non può essere considerata temporanea, precaria o irrilevante.

Nemmeno si potrebbe ritenere il manufatto una semplice pertinenza, tenuto conto delle dimensioni dello stesso (una superficie di circa 80 mq, per un’altezza variabile da un minimo di 2,83 m a un massimo di 3,58 m: cfr. provvedimento impugnato, all. 1 al ricorso), considerato che in materia edilizia sono qualificabili come pertinenze solo le opere che siano prive di autonoma destinazione e che esauriscano la loro destinazione d’uso nel rapporto funzionale con l’edificio principale, così da non incidere sul carico urbanistico.

In definitiva, il TAR ha respinto il ricorso.

A cura di Redazione LavoriPubblici.it

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Sentenza TAR Lombardia 7 febbraio 2018, n. 354

Testo Unico Edilizia, tecnici al lavoro per modificarlo di Paola Mammarella

Dopo le tante variazioni susseguitesi nel tempo per snellire le procedure, parte il confronto per riscrivere la norma uniformandola alle regole regionali

20/02/2018 – È iniziato l’iter per la revisione del Testo Unico dell’Edilizia (Dpr 380/2001). Nei giorni scorsi si è riunito per la prima volta il gruppo di lavoro istituito dal Ministero delle Infrastrutture e composto da Ministeri, Conferenza delle Regioni e Rete delle Professioni tecniche (RPT).

In attesa del prossimo incontro, il Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) ha avviato un confronto interno.

Modifica del Testo unico dell’edilizia Il Testo unico dell’edilizia è in vigore dal 2001. Negli anni ha subìto molte modifiche, elaborate con l’obiettivo di semplificare l’iter dei procedimenti.

Il D.lgs. 301/2002 ad esempio ha modificato la procedura per il pagamento del contributo per il rilascio del permesso di costruire, la disciplina per la realizzazione di interventi con Super-Dia (oggi Scia alternativa al permesso di costruire) e l’iter per il rilascio del permesso di costruire in sanatoria.

Un impatto abbastanza forte sul Testo unico dell’edilizia lo ha esercitato anche la Legge 326/2003 sul condono edilizio, che per evitare l'abbattimento di una serie di opere abusive ha rivisto la vigilanza sull’attività urbanistico-edilizia e la disciplina sulle sanzioni.

Il DL “Incentivi” 40/2010 ha introdotto tre tipi di interventi di edilizia libera, per i quali è necessaria solo la comunicazione di inizio lavori (CIL) o la presentazione di una relazione tecnica. Tra gli interventi liberalizzati spiccano la manutenzione straordinaria, l’apertura di porte interne o lo spostamento di pareti interne.

Col il DL 78/2010 è poi arrivata la Scia, Segnalazione certificata di inizio attività, che ha sostituito la Dia e ha permesso l’avvio del cantiere nello stesso giorni di presentazione della domanda, senza dover più aspettare 30 giorni.

Sempre nello stesso anno, il Dpr 160/2010 ha introdotto il Suap, Sportello unico delle attività produttive, unico soggetto pubblico di riferimento territoriale per tutti i procedimenti relativi all'esercizio di attività produttive, di prestazione di servizi e agli interventi di localizzazione, realizzazione, trasformazione, ristrutturazione o riconversione, ampliamento o trasferimento di impianti produttivi.

Il DL 83/2012 ha introdotto in seguito il SUE, Sportello unico dell’edilizia, unico punto di accesso per tutti i nulla osta e pareri necessari al rilascio del permesso di costruire, e ha modificato ancora il procedimento per il rilascio del permesso di costruire stabilendo che se entro 60 giorni non intervengono le intese e i nulla osta il responsabile dello sportello unico indice la conferenza di servizi.

C’è stato in seguito il Decreto del Fare (DL 69/2013) che ha introdotto la possibilità di realizzare interventi di ristrutturazione edilizia con cambio di sagoma, salvo nel caso di immobili vincolati. La modifica riscosse successo tra gli addetti ai lavori. Secondo il Consiglio degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (Cnappc), la norma avrebbe consentito la rigenerazione del patrimonio edilizio italiano. Al contrario, l’Istituto Nazionale di Urbanistica parlò di "attentato alla storia edilizia dell’Italia, alle forme delle sue città e dei suoi paesi".

Ricordiamo inoltre il decreto “Sblocca Italia” (DL 133/2014) che ha semplificato le procedure per la realizzazione di interventi all’interno delle unità immobiliari. La norma ha stabilito non solo che i lavori di manutenzione straordinaria che consistono nel frazionamento o accorpamento di unità immobiliari possono essere realizzati con Comunicazione di inizio lavori (Cil), anziché con Segnalazione certificata di inizio attività (Scia), ma anche che i lavori possono comportare la variazione delle superfici delle singole unità e del carico urbanistico, a condizione di non modificare la volumetria.

Per pubblicizzare l'iniziativa, il Governo lanciò lo spot "è casa tua, decidi tu"contro il quale Confedertecnica presentò ricorso all 'Agcm ritenendo la pubblicità ingannevole. Secondo i tecnici, la modifica dello Sblocca Italia non aveva introdotto una semplificazione di ril ievo perchè rimanevano comunque da affrontare procedure complesse.

Con la riforma della Pubblica Amministrazione (Legge 124/2015) poi, si è arrivati ad un sistema di moduli edilizi unificati sul territorio nazionale per rendere più agevole l’attività dei professionisti.

Si pensi anche alla modifica della definizione di intervento di restauro e risanamento conservativo, introdotta con la Manovrina 2017 (Legge 96/2017), che ha reso più facili i cambi di destinazione d’uso nei centri storici, mettendo fine a contrasti interpretativi sul Testo unico.

Per fare ordine nella normativa ed eliminare eventuali incongruenze, il Ministero delle infrastrutture e dei Trasporti ha istituito un tavolo di lavoro composto da Ministeri, Conferenza delle Regioni e Rete delle Professioni tecniche (RPT).

Modifica del Testo unico dell’edilizia, confronto interno al CNI Il CNI ha chiamato a raccolta i suoi rappresentanti territoriali, delle Federazioni e delle Consulte per elaborare proposte da discutere a livello territoriale. Questo perché, spiega il CNI, il Testo Unico dell’Edilizia regola molti procedimenti amministrativi di natura regionale; la natura variegata dei procedimenti rende quindi indispensabile un confronto con gli attori locali.

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Norme correlate Legge dello Stato 21/06/2017 n.96 Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo (Manovrina 2017)

Legge dello Stato 07/08/2015 n.124 Deleghe al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche

Decreto Legge 12/09/2014 n.133 Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (Decreto Sblocca Italia)

Decreto Legge 21/06/2013 n.69 Disposizioni urgenti per il rilancio dell'economia (Decreto Fare)

Legge dello Stato 24/11/2003 n.326 Conversione in legge del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, recante disposizioni urgenti per favorire lo sviluppo e per la correzione dell’andamento dei conti pubblici (art.32 - condono edilizio)

Decreto Legislativo 27/12/2002 n.301 Modifiche ed integrazioni al decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, recante testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia.

Decreto Pres. Repubblica 06/06/2001 n.380 Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia di edilizia

Post-sisma, al via la ricostruzione di Castelluccio di Norcia diRossellaCalabrese

Grande attenzione alle particolari caratteristiche dei luoghi per il sito emblema della Valnerina e dell’Umbria

20/02/2018 - Si è tenuta venerdì scorso, al Centro regionale di protezione civile di Foligno, la riunione costitutiva del Tavolo permanente che avrà il compito di monitorare la gestione dell’emergenza e della ricostruzione a Castelluccio di Norcia.

Dell’organismo, coordinato dalla Presidente della Regione Umbria, fanno parte rappresentanti delle Direzioni e dei servizi regionali competenti, il Comune di Norcia, l’Anas, la Provincia di Perugia, il Parco Nazionale dei Monti Sibillini, la Comunanza Agraria di Castelluccio di Norcia, il Comitato degli operatori di Castelluccio e la Pro Loco locale.

Il Tavolo - secondo la Presidenza della Regione Umbria - avrà il compito di individuare le azioni più consone per procedere alla ricostruzione ed alla rivitalizzazione della Frazione di Castelluccio, fortemente danneggiata dal sisma. Si tratta di un sito che è l’emblema della Valnerina e della stessa Umbria e che presenta straordinarie peculiarità di carattere naturalistico ed ambientale ed altrettante problematiche dovute proprio alla sua specificità. Le attività che nel prossimo futuro dovranno sostenere, anche per il centro abitato di Castelluccio, una ricostruzione di qualità e sicura, richiedono un deciso impegno delle istituzioni e dei cittadini, uno sforzo di carattere straordinario proprio in considerazione dell’entità dell’intervento e della sua vicinanza ad un habitat di interesse comunitario. Vanno dunque ristabilite le condizioni che rendono possibile la vita della comunità castellucciana e la piena valorizzazione delle risorse del territorio, proprio partendo dalle particolari caratteristiche dei luoghi. In questo quadro il Tavolo avrà anche la funzione di trovare le migliori soluzioni condivise per ridare un futuro a questo borgo, attraverso scelte che lo possono riqualificare e riportare alla ‘normalità’ nel più breve tempo possibile, nonostante le oggettive criticità da affrontare. Il Tavolo - secondo la presidente - rappresenta una modalità di dialogo costante sia tra le diverse istituzioni, sia tra le istituzioni e le rappresentanze dei cittadini. Lo scopo è di mantenere una struttura permanente coordinata con tutte le rappresentanze per affrontare insieme, ad esempio, la riapertura della strada fra Norcia e Castelluccio su cui, grazie al lavoro della Provincia, già dal mese di marzo sarà consentito il transito. Entro maggio è inoltre prevista la chiusura di tutti cantieri e quindi il ritorno alla piena fruibilità della strada provinciale. Dall’altro - ha aggiunto la presidente - siamo entrati nella fase di avvio dei cantieri che portano alla realizzazione delle strutture commerciali temporanee dei caseifici e delle attività per la ristorazione per consentirne, anche in questo caso entro inizio estate, la piena funzionalità.

In parallelo, i l Comune di Norcia ha presentato tutto il piano delle demolizioni che sono in corso, anche con la collaborazione di Vigili del fuoco, che permetterà nei prossimi mesi di completare tutte le demolizioni e la definitiva rimozione delle macerie, così da avviare la fase operativa della ricostruzione. Abbiamo anche condiviso la perimetrazione del borgo che permetterà ai cittadini di presentare le pratiche edilizie per avviare la fase di ricostruzione degli edifici danneggiati.

Quindi quella di oggi - ha concluso la presidente - non è solo una riunione importante ed operativa, ma anche un tavolo permanente che, di mese in mese, provvederà a monitorare tutta l’attività che dobbiamo realizzare per la ripartenza del borgo simbolo di Norcia e della Valnerina.

Alcuni elementi di dettaglio rispetto alla fase di emergenza e di ricostruzione di Castelluccio sono stati forniti dal dirigente del servizio di protezione civile della Regione Umbria, Alfiero Moretti che ha ribadito come nei prossimi tre mesi sarà portata a compimento la parte emergenziale ed entro la metà di marzo si chiuderà la perimetrazione per dare e avvio della ricostruzione.

Fonte: Regione Umbria

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Approfondimenti• Terremoto e ricostruzione

La nuova legislatura adotti un ‘Piano straordinario di sostituzione urbana’ diAlessandraMarra

La CDO Edilizia propone incentivi fiscali e volumetrici per chi abbatte e ricostruisce immobili non efficienti

20/02/2018 – Dall’Urbe romana ai comuni del Rinascimento, l'Italia è l'unico Paese al mondo che possa vantare una presenza storica, culturale, artistica e paesaggistica diffusa capillarmente in tutto il suo Territorio. Per questo è necessario intervenire per tutelare e valorizzare i numerosi centri urbani italiani, spesso ‘vittime’ del degrado.

Da questa considerazione parte la ricetta per il rilancio dell’edilizia proposta dalla Federazione Edilizia di Compagnia delle Opere (CDO) che, come deciso nell'Assemblea Generale di Milano celebratasi il 6 febbraio, sottopone alle forze politiche, impegnate nella campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento,

la richiesta di varare un Piano straordinario di sostituzione urbana dedicato alle città i taliane. Piano straordinario di sostituzione urbana, la proposta CDO Secondo la federazione CDO il Piano straordinario di sostituzione urbana deve consentire di: - vincere l'odierno degrado di tante città italiane, ed in particolare delle periferie, favorendo nuovi canoni di bellezza; - determinare condizioni di sicurezza per la salvaguardia della vita dei cittadini; - offrire agli uomini e alle donne del nostro tempo, che dalle città in cui vivono vengono plasmati, un reale benessere; - evitare lo spopolamento delle piccole città; - promuovere un nuovo welfare basato sull'integrazione tra politiche attive, attività socio-sanitarie e funzioni abitative. Nel dettaglio la CDO propone che all’attuale politica di incentivi per le ristrutturazioni, basata su detrazioni IRPEF e IRES (certamente da mantenere e perfezionare) si affianchi un grande Piano ispirato alla sostituzione degli edifici per i quali la ristrutturazione si riveli strutturalmente o funzionalmente troppo complessa e che trovi il suo punto di convenienza in significativi incrementi volumetrici ed in incentivi fiscali, in grado di perseguire i legittimi interessi degli stakeholders istituzionali, dei cittadini e degli investitori. Per questo la Federazione richiede l’ideazione un Piano straordinario fondato su: 1. una norma quadro di natura speciale per velocizzare le ordinarieprocedure di natura urbanistico-edilizia in materia di abbattimento e ricostruzione; 2. un significativo incremento dei volumi esistenti a beneficio di chi abbatta e ricostruisca un immobile, privo di interesse storico, edificato in data antecedente al 1974 (data di entrata in vigore della prima normativa antisismica); 3. incentivi fiscali anche per gli interventi di demolizione e ricostruzione; 4. realizzazione di interventi anche con la sommatoria di volumi da demolire situati in parti diverse della medesima città; 5. sviluppo degli edifici in altezza, in modo da generare minore consumo di

Territorio; 6. adozione di principi costruttivi di sostenibilità ambientale ed energeticanonché di bioedilizia, con spiccato utilizzo di vegetazione in elevazione e sui tetti;7. massiccia diffusione della domotica e della banda larga;8. utilizzo del sottosuolo dei nuovi edifici per le funzioni di parcheggio degliautoveicoli, in modo da liberare il livello stradale.

Centri urbani: occasione per i l r i lancio del Paese Per la Federazione Edilizia di Compagnia delle Opere “se nel confronto globale la dimensione ridotta della nostra Nazione può essere un limite, la straordinaria rete di centri urbani costituisce una ricchezza formidabile e rappresenta una decisiva opportunità di rilancio e di progresso”. Nel mondo la sfida si sposta, infatti, sempre più dalla competizione tra sistemi Paese a quella tra sistemi Città, caratterizzati dall’essere capofila di un distretto e dalla capacità di rappresentare brand riconoscibili a livello internazionale. Gli studi delle Nazioni Unite testimoniano come dal 2007 si sia, del resto, superata la quota del 50% della popolazione mondiale che vive in centri urbani. Allo stato attuale, le città coprono circa il 2% della superficie terrestre, mentre consumano circa il 70% delle risorse globali. Per tutte queste ragioni la base di una grande ripartenza dell’Italia non può che vedere al centro le sue città grandi, medie e piccole, tutte meravigliose.

La necessità di intervenire sui centri urbani italiani nasce dall’analisi dello stato di degrado del patrimonio edilizio italiano. Secondo i dati Cresme, nel nostro Paese il 60% degli edifici è stato costruito prima del 1971 (pari a 7 milioni di edifici) mentre 4 milioni di edifici sono stati costruiti nei successivi 30 anni. In particolare, tra il 1972 e 1981 sono stati realizzati 1,9 milioni di edifici, tra il 1982 e il 1991 ne sono stati costruiti 1,3 milioni, tra il 1991 e il 2001 si contano 791 mila edifici. La vetustà del patrimonio non necessariamente implica un cattivo stato di conservazione delle strutture, ma sicuramente è indicativa rispetto alla tecnica costruttiva e all’utilizzo di tecnologie antisismiche, introdotte in Italia solo nel 1974.

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Da Professionisti per l’Italia le proposte per la modernizzazione del Paese CUP RPT 19/02/2018

L’Alleanza Professionisti per l’Italia presenta un documento una serie di proposte condivise che saranno sottoposte al Presidente Mattarella.

Mercoledi 21 febbraio la presentazione.

L’Italia ha di recente avviato un nuovo ciclo di crescita, seppure in modo cauto. L’Alleanza Professionisti per l’Italia - nata per iniziativa del CUP (Comitato Unitario delle Professioni) e della RPT (Rete Professioni Tecniche) e aperta a tutte le altre organizzazioni professionali e alle loro Casse di previdenza - intende contribuire a definire e rafforzare tale dinamica attraverso idee e proposte per uno sviluppo inclusivo e per una crescita equilibrata e duratura.

L’Alleanza ha ben chiare quante e quali siano oggi le criticità e le sfide da affrontare. Al tempo stesso è consapevole che il Paese esprime, competenze, capacità progettuale e risorse tali da riprendere il cammino della crescita. Ciò è possibile ad una condizione: che le infrastrutture economiche, sociali, materiali e immateriali si avviino celermente verso un processo di modernizzazione, improntato all’efficienza e all’innovazione, in grado di generare servizi di qualità per le comunità e per i cittadini.

A questo proposito l’Alleanza ha idee e proposte che ha riassunto nel documento “Professionisti per l’Italia: idee per la modernizzazione del Paese” che sarà presentato nel corso di un evento in programma a Roma mercoledì 21 febbraio e successivamente inviato al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il documento è il risultato della sintesi delle molte proposte emerse nella giornata di dibattito tenutasi lo scorso 2 febbraio 2018, presso l’Università degli Studi Link Campus University di Roma, alla quale hanno partecipato circa 200 delegati in rappresentanza di tutti i Consigli e Collegi Nazionali delle professioni, al pari dei delegati delle Casse Previdenziali. I partecipanti ai lavori si sono confrontati su dieci differenti temi di dibattito attraverso il metodo OST (Open Space Technology).

Con questa giornata i professionisti italiani intendono sensibilizzare le istituzioni e le forze politiche sul contributo che le professioni possono e vogliono offrire alla crescita e all’occupazione, attraverso un piano di interventi chiari e precisi nei diversi ambiti. Le professioni hanno una puntuale capacità di visione per il Paese e ritengono di poter giocare un ruolo decisivo nel tracciare le linee di azione più efficaci per la sua modernizzazione.

I lavori si terranno mercoledì 21 febbraio, dalle 9 alle 13, presso il Centro Congressi Piazza di Spagna, Via Alibert 5, Roma.

Nella prima parte della mattinata saranno illustrati i contenuti del documento. A seguire ci sarà un confronto con i media dei rappresentanti dell’Alleanza Professionisti per l’Italia. Si invitano tutti i giornalisti interessati a partecipare.

Permesso di costruire: la giunta comunale non può interferire col rilascio Matteo Peppucci - INGENIO 19/02/2018

Tar Liguria: la giunta comunale non ha alcuna competenza a dettare indirizzi al competente dirigente in merito ad istanze di permesso di costruire

L'art. 20 del dpr 380/2001 (Testo Unico dell'Edilizia) riserva al dirigente o al responsabile dell'ufficio la decisione in merito al rilascio del permesso di costruire, senza contemplare possibili ingerenze, neppure attraverso la formulazione di direttive o di indirizzi, dell'organo di governo in tale ambito procedimentale.

Lo ha ricordato a chiare lettere il Tar Liguria con la sentenza 54/2018 dello scorso 25 gennaio (disponibile in allegato), che ha accolto il ricorso di una società contro gli atti con i quali il Comune di Alassio, pronunciandosi in ordine all'istanza di rilascio di permesso di costruire convenzionato, ha negato il riconoscimento del "premio volumetrico" (fino al 15%) previsto dal PUC nel caso in cui il privato si impegni a cedere aree a standard in misura superiore al 100% di quanto prescritto.

Il diniego-atto di indirizzo, quindi, è stato ad opera della Giunta comunale e di seguito trasmesso al dirigente responsabile, motivato con riferimento alla ritenuta inutilità delle aree oggetto della proposta di cessione, siccome ubicate in zona periferica e non suscettibili di particolare utilizzo pubblico.

Ma l'organo di governo non ha alcuna competenza "a dettare indirizzi al competente dirigente in merito ad istanze di permesso di costruire": la 'pensano' così sia ricorrente che giudice amministrativo, "fermo restando che l'avversata deliberazione di Giunta, pur autoqualificandosi come atto di indirizzo, determina in modo affatto puntuale i contenuti del titolo edificatorio, con evidente sconfinamento nel perimetro dell'attività di gestione amministrativa in materia edilizia che la legge riserva ai dirigenti degli enti locali, anche qualora comportante, come nel caso di specie, valutazioni di natura discrezionale".

LA SENTENZA INTEGRALE E' DISPONIBILE IN FORMATO PDF

20/2/2018 “Mai invitato a stop affidamenti oltre 50mila euro”

Martedì 20 Febbraio 2018

“Mai invitato a stop affidamenti oltre 50mila euro”www.casaeclima.com/ar_34081__ricostruzione‑post‑terremoto‑anac‑mai‑invitato‑stop‑affidamenti‑oltre‑

cinquantamila‑euro.html

Ricostruzione post‑terremoto, Anac: “Mai invitato a stop affidamenti oltre 50mila euro”Autorità anticorruzione: “Il sindaco di Norcia non ha compreso la lettera ricevuta dallastruttura commissariale”Nell'ambito della ricostruzione post‑sisma nel centro Italia, l'Autorità nazionale anticorruzione“non ha mai invitato a stop affidamenti oltre 50mila euro. Il sindaco di Norcia non hacompreso la lettera ricevuta dalla struttura commissariale”.

Lo precisa la stessa Autorità in un comunicato.

“L’Anac – si legge nella nota ‑ non ha invitato ad alcuna interruzione delle procedure diaffidamento di importo superiore a 50 mila euro, come erroneamente affermato dalsindaco di Norcia Nicola Alemanno. La lettera alla quale fa riferimento il primo cittadino,inviata dall’Ufficio speciale per la Ricostruzione in Umbria e che evidentemente il sindaconon ha compreso, fa riferimento a una circostanza molto semplice: con il trasferimento dialcune competenze sulla ricostruzione pubblica dalla struttura commissariale alle Regioni,tutte le procedure oltre 50mila euro vanno preventivamente sottoposte al controllo dilegalità dell’Autorità anticorruzione. Esattamente come avvenuto finora con tutte le garebandite dal Commissario e come del resto previsto dalla legge. Allo stesso modo, leprocedure inferiori a 50mila euro potranno continuare a essere affidate in automatico ecomunicate all’Anac in un secondo momento.

Quanto ai rallentamenti paventati dal sindaco Alemanno, sono smentiti dai fatti: l’Autoritàanticorruzione finora ha controllato 54 appalti, per un totale di 241 pareri, rilasciatimediamente dopo appena quattro giorni dall’invio della documentazione e allo stato

20/2/2018 “Mai invitato a stop affidamenti oltre 50mila euro”

attuale dalla Regione Umbria non è pervenuto neppure un atto relativo alla ricostruzionepubblica.”

20/2/2018 3,2 mld da investire per mettere in sicurezza gli immobili dello Stato

Martedì 20 Febbraio 2018

3,2 mld da investire per mettere in sicurezza gli immobilidello Statowww.casaeclima.com/ar_34082__agenzia‑del‑demanio‑tre‑miliardi‑da‑investire‑per‑mettere‑sicurezza‑immobili‑

stato.html

Agenzia del demanio: 3,2 mld da investire per mettere in sicurezza gli immobili dello StatoIl Direttore Roberto Reggi ha presentato i risultati 2017 e i nuovi traguardi per la gestione delpatrimonio immobiliare pubblicoOltre 3 miliardi di euro di risorse da investire per la riqualificazione sismica ed energetica delpatrimonio immobiliare dello Stato nei prossimi 10 anni e la razionalizzazione degli spazioccupati dalla PA. E’ questo l’obiettivo più ambizioso raggiunto nel 2017 dall’Agenzia delDemanio, che ha ottenuto questi nuovi fondi da destinare oltre che alla prevenzione delrischio sismico degli immobili dello Stato, per 34 milioni di mq di superficie in usogovernativo, anche ad interventi di risanamento ambientale e bonifiche, edilizia pubblica,riqualificazione urbana e sicurezza delle periferie.

Un lavoro orientato a una gestione efficiente del patrimonio per diminuire la spesa pubblicacorrente e aumentare il valore del portafoglio con un piano di sviluppo e investimenti, capacedi generare posti di lavoro e crescita per il Paese. In sintesi questa è la missione dell’Agenziadel Demanio che gestisce 43.185 beni per un valore di 60,5 miliardi di euro e che negli ultimianni ha assunto un ruolo di facilitatore nel panorama dell’immobiliare pubblico dandosupporto alle altre amministrazioni nelle operazioni di valorizzazione e riqualificazione. Gliimmobili, infatti, inseriti in percorsi di rigenerazione urbana da contenitori vuoti possonotrasformarsi in incubatori di nuove realtà, con un effetto moltiplicatore del valore economicoe sociale dell’investimento. Il Direttore Roberto Reggi, alla presenza del Presidente delConsiglio dei Ministri Paolo Gentiloni e del Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Economiae delle Finanze Pier Paolo Baretta, ha riassunto in questi termini i risultati conseguiti e i nuovitraguardi per la gestione degli immobili pubblici.

20/2/2018 3,2 mld da investire per mettere in sicurezza gli immobili dello Stato

INVESTIMENTI. Il 2017 è stato l’anno dei cantieri, in 3 anni la capacità di spesa per i lavorifinalizzati alla tutela e al mantenimento del patrimonio, adeguando anche gli immobili delloStato alle esigenze delle amministrazioni pubbliche, ha avuto un incremento del 181%. Il forteimpulso dato a questa attività e l’aumento della spesa destinata agli interventi diriqualificazione hanno consentito all’Agenzia di ottenere ulteriori risorse per un totale di 3,2miliardi di euro da investire in 10 anni: 1,5 miliardi per la riqualificazione sismica ed energeticadel patrimonio dello Stato, che oltre alla messa in sicurezza porterà ad una riduzione dellabolletta di 275 milioni di euro, e 1,7 miliardi destinati ai 38 federal building e allerazionalizzazioni su tutto il territorio nazionale. Operazioni che consentiranno di liberarespazi e chiudere contratti di affitto in immobili privati con un taglio di spesa di 77 milioni dieuro nel 2017 e, complessivamente, a partire dal 2022, farà registrare oltre 200 milioni dieuro di risparmi annui.

RIGENERAZIONE. Attraverso lo sviluppo di “progetti a rete” alcuni ingenti costi dimanutenzione sono stati trasformati in ricavi, convogliando risorse private nellariqualificazione degli immobili pubblici per sottrarli al degrado e renderli nuovamente fruibili.Primo fra tutti il Progetto Valore Paese‑Fari che nelle due passate edizioni ha portatoall’assegnazione di 24 strutture tra fari, torri ed edifici costieri dalle quali lo Stato incasserà15,4 milioni di euro di canoni per il periodo di concessione e attiverà 17 milioni di euro diinvestimenti diretti, con una ricaduta economica complessiva di 60 milioni di euro ed unrisvolto occupazionale di circa 300 operatori. Numeri destinati a crescere grazie alleproposte arrivate con il terzo bando, chiuso il 29 dicembre scorso, che porteranno unulteriore incremento economico ed occupazionale.

Altro progetto di punta dell’Agenzia è Valore Paese‑Cammini e Percorsi che coinvolge realtàterritoriali più decentrate, situate lungo le ciclovie e i tracciati storici, naturalistici e religiosiper sostenere il turismo lento. Si tratta di un’iniziativa di ampio respiro, che coinvolge ancheproprietà degli Enti Territoriali e che in questo primo anno comprende un centinaio di beni eancora di più nel 2018 e 2019. Per il primo bando, che comprende 30 immobili dello Stato tracase cantoniere, torri, ex caselli ferroviari e piccoli fabbricati distribuiti su tutto il territorionazionale, sono arrivate 47 offerte, 14 delle quali dall’estero. E’ stata la prima volta chel’Agenzia ha utilizzato lo strumento della concessione gratuita e lo ha fatto per sostenerel’imprenditoria giovanile e il terzo settore.

Attualmente è in corso la seconda gara che terminerà il prossimo 16 aprile e coinvolgecomplessivamente 48 immobili pubblici come castelli, ville, masserie ed edifici rurali chenecessitano di investimenti più corposi e che verranno affidati in concessione fino ad unmassimo di 50 anni.

Risultati positivi sul fronte del federalismo demaniale che procede speditamente facendoregistrare ben 4.806 beni trasferiti a 1.324 Enti territoriali per un valore complessivo di oltre1,75 miliardi di euro.

La riqualificazione del patrimonio passa anche attraverso l’utilizzo di strumenti innovativicome i fondi immobiliari. Diversi quelli già attivi a livello nazionale come il Fondo Università oil Fondo Patrimonio Italia che coinvolge 68 immobili e quelli territoriali come il Fondo RegioneLazio con un portafoglio di 53 beni. Tra quelli di prossima attivazione ci sono il Fondo diEdilizia Scolastica dei Piccoli Comuni, quello della Regione Trentino, il Fondo Lucca e il FondoLecce.

20/2/2018 3,2 mld da investire per mettere in sicurezza gli immobili dello Stato

PARTECIPAZIONE. L’Agenzia nell’ultimo triennio ha investito risorse e strumenti perstimolare il coinvolgimento di cittadini, imprese, associazioni ed Enti locali nei processi dirigenerazione urbana al fine di renderli inclusivi e aderenti alle esigenze del territorio. Unpercorso di trasparenza segnato da alcuni passaggi fondamentali: la pubblicazione dellapiattaforma OpenDemanio, che ha reso accessibili a tutti le informazioni sul patrimoniogestito e sui principali progetti; i nuovi siti web dell’Agenzia con un portale istituzionaleispirato ai principi di chiarezza, semplicità e navigabilità dell’Agid ewww.DiamoValoreAlPaese.it, uno spazio multimediale per raccontare, anche attraverso lavoce dei cittadini, storie “virtuose” di riuso e rigenerazione degli immobili dello Stato.

Altro canale di ascolto e inclusione le consultazioni pubbliche: 14 quelle concluse con oltre26.000 partecipanti e più di 150 beni che hanno consentito di individuare nuovi scenari direcupero per diverse tipologie di immobili.

Attivati anche strumenti come Proposta Immobili ed Enter, che hanno coinvolto gli Entiterritoriali nell’individuazione dei beni da candidare a percorsi di valorizzazione.

Tutte le iniziative messe in campo dall’Agenzia e in programma per i prossimi anni sono fruttodel lavoro di squadra di 1.052 persone giovani e altamente qualificate, destinate adaumentare. E’ infatti in corso la selezione per l’ingresso di 88 nuove figure professionali dainserire nell’organico delle strutture territoriali e di centro, indispensabili per affrontare ilcorposo piano di investimenti per la riqualificazione del patrimonio immobiliare dello Stato.Inoltre, l’introduzione del lavoro agile per il 10% della popolazione aziendale consenteall’Agenzia un’organizzazione più flessibile, dinamica e orientata al risultato, con un impattopositivo sul clima aziendale.

20/2/2018 Codice appalti, il parere Antitrust sulle Linee Guida Anac n. 6 aggiornate

Martedì 20 Febbraio 2018

Codice appalti, il parere Antitrust sulle Linee Guida Anac n. 6aggiornatewww.casaeclima.com/ar_34078__codice‑appalti‑parere‑antitrust‑sulle‑linee‑guida‑anac‑sei‑aggiornate.html

Codice appalti, il parere Antitrust sulle Linee Guida Anac n. 6 aggiornateSull'indicazione dei mezzi di prova adeguati e delle carenze nell’esecuzione di un precedentecontratto di appalto che possono considerarsi significative per la dimostrazione dellecircostanze di esclusione di cui all’art. 80, comma 5, lett. c) del CodiceL’Autorità garante della concorrenza e del mercato – facendo seguito al precedente parereAS1426 del 25 luglio 2017 (in Boll. n. 34/2017) – intende formulare alcune osservazioni sulleLinee Guida n. 6 dell’Autorità nazionale anticorruzione di attuazione del D.lgs. 18 aprile 2016,n. 50 (recanti “Indicazione dei mezzi di prova adeguati e delle carenze nell’esecuzione diun precedente contratto di appalto che possono considerarsi significative per ladimostrazione delle circostanze di esclusione di cui all’art. 80, comma 5, lett. c) delCodice”), come aggiornate a seguito delle modifiche apportate al Codice dei contrattipubblici dal D.lgs. n. 56/2017 (c.d. correttivo), nell’ottica di contribuire a creare un contestodi maggiore certezza giuridica per le imprese che partecipano agli appalti pubblici.

L’articolo 80, comma 5, lett c), del D.lgs. n. 50/2016 contempla – come è noto – tra le causedi esclusione la commissione da parte dell’operatore economico di “gravi illecitiprofessionali, tali da rendere dubbia la sua integrità o affidabilità. Tra questi rientrano: lesignificative carenze nell'esecuzione di un precedente contratto di appalto o di concessioneche ne hanno causato la risoluzione anticipata, non contestata in giudizio, ovvero confermataall'esito di un giudizio, ovvero hanno dato luogo ad una condanna al risarcimento del danno oad altre sanzioni; il tentativo di influenzare indebitamente il processo decisionale dellastazione appaltante o di ottenere informazioni riservate ai fini di proprio vantaggio; il fornire,anche per negligenza, informazioni false o fuorvianti suscettibili di influenzare le decisionisull'esclusione, la selezione o l'aggiudicazione ovvero l'omettere le informazioni dovute ai finidel corretto svolgimento della procedura di selezione”.

Tale norma ha ampliato, rispetto alla previgente disciplina contenuta nell’art. 38 D.lgs. n.163/2006, il novero delle fattispecie riconducibili nell’ambito dell’illecito professionaleestendendolo anche alle condotte che intervengono in fase di gara.

20/2/2018 Codice appalti, il parere Antitrust sulle Linee Guida Anac n. 6 aggiornate

Sul presupposto della natura meramente esemplificativa delle ipotesi suscettibili di integrareun grave illecito professionale, elencate nel citato comma, le Linee guida individuano tra lesituazioni idonee a porre in dubbio l’integrità o l’affidabilità dell’operatore economico “iprovvedimenti esecutivi dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato di condannaper pratiche commerciali scorrette e per illeciti antitrust gravi aventi effetti sullacontrattualistica pubblica e posti in essere nel medesimo mercato oggetto del contratto daaffidare ”.

Nello specifico, le Linee Guida attribuiscono rilevanza ai fini della sussistenza della causa diesclusione di cui all’art. 80, co. 5, lett. c), del Codice, ai provvedimenti sanzionatoridell’Autorità che riguardano illeciti antitrust gravi, “aventi effetti sulla contrattualisticapubblica” e “posti in essere nel medesimo mercato oggetto del contratto da affidare”.

In presenza di tali provvedimenti, le Linee Guida prevedono che le stazioni appaltantidebbano valutare le condotte oggetto di accertamento ai fini dell’eventuale esclusione delconcorrente, in quanto integranti situazioni idonee a porre in dubbio l’integrità o l’affidabilitàdell’operatore economico (par. 2.2.3).

Ai fini di tale valutazione, le Linee Guida prevedono alcuni criteri che la stazione appaltantedovrà seguire, disponendo che l’eventuale esclusione non costituisce una conseguenzaautomatica e deve essere disposta all’esito di un procedimento in contraddittorio conl’operatore interessato (parr. 6.1 e ss.).

Tra gli elementi da valutare figurano anche eventuali misure di self‑cleaning adottatedall’operatore, idonee a dimostrare la sua integrità o affidabilità nell’esecuzionedell’affidamento, nonostante l’esistenza di una causa ostativa (par. VII).

Tanto premesso, si ribadisce la valutazione positiva della scelta generale di individuareespressamente negli illeciti antitrust ipotesi di gravi illeciti professionali idonee a determinarel’esclusione di un concorrente da una procedura di evidenza pubblica, in quanto una simileipotesi – oltre che conforme alla normativa europea – appare idonea ad assicurare unadeguato effetto di deterrenza nella commissione di illeciti antitrust nell’ambito di garepubbliche.

20/2/2018 Codice appalti, il parere Antitrust sulle Linee Guida Anac n. 6 aggiornate

Tuttavia la scelta di attribuire rilevanza al provvedimento meramente “esecutivo” dell’Autorità– e non più ai “provvedimenti di condanna divenuti inoppugnabili o confermati con sentenzapassata in giudicato” come recitava la precedente versione delle Linee Guida – ai fini dellavalutazione in merito alla sussistenza di un grave illecito professionale ai sensi dell’art. 80,comma 5, lett. c), comporta alcune criticità.

Al riguardo, si segnala il possibile contrasto di tale indicazione con l’art. 80, co. 10, delCodice dei contratti pubblici, che ha fissato la durata della causa di esclusione pari a tre annidecorrenti dalla data del suo “accertamento definitivo”, da intendersi ‑ come osservato dalConsiglio di Stato nel citato parere n. 2286/2016 ‑ quale data non già del fatto ma del suoaccertamento giudiziale definitivo.

Peraltro, al fine di evitare una proliferazione del contenzioso e continui effetti sulle gare incorso derivanti dal possibile esito divergente dei giudizi, appare preferibile individuare la datadell’accertamento definitivo non in quella del provvedimento esecutivo dell’Autorità (che nonè definitivo), ma in quello dell’intervenuta inoppugnabilità dell’accertamento da partedell’Autorità (nell’ipotesi di provvedimenti non impugnati) o nella pronuncia definitiva delgiudice amministrativo (in caso di impugnazione).

In questo modo, da un lato, si evita che effetti rilevanti sulle gare in corso possano essereprodotti da provvedimenti ancora soggetti al controllo giurisdizionale e, sotto altro profilo,non si identifica l’accertamento definitivo con il giudicato formale, bensì con la conclusionedel contenzioso davanti al giudice amministrativo munito di giurisdizione esclusiva inmateria, allontanando il rischio che un utilizzo strumentale del ricorso per Cassazione possaposticipare l’effetto di un accertamento ormai confermato dal giudice del ricorso.

Tale conclusione appare inoltre coerente con quanto affermato dalla giurisprudenza dellaCorte di Giustizia, che, nel confermare l’ascrivibilità dell’illecito anticoncorrenziale all’ipotesiescludente del grave errore professionale – nozione già prevista dalla normativa europeaprecedente alle direttive del 2014 attuate con il Codice dei contratti pubblici – riconosce lacompatibilità con gli artt. 49 e 56 TFUE di una normativa nazionale che esclude lapartecipazione a una procedura di gara d’appalto di un operatore economico che abbiacommesso “un’infrazione al diritto della concorrenza, constatata con decisionegiurisdizionale passata in giudicato, per la quale gli è stata inflitta un’ammenda” (causa C‑470/13, cit., § 39). Nell’affermare tale principio, la Corte si riferisce anche al considerando101 della direttiva 2014/24 (non ancora attuata all’epoca dei fatti di causa), che stabilisce chele amministrazioni aggiudicatrici dovrebbero avere la possibilità di escludere operatorieconomici, segnatamente per errori gravi nell’esercizio della propria attività professionale,come la violazione di regole in materia di concorrenza, perché un errore del genere puòmettere in discussione l’integrità di un operatore economico (§ 37).

Con riguardo all’istituto del c.d. self‑cleaning, si apprezza con favore l’inserimento nelleLinee Guida di puntuali indicazioni circa la possibilità per le imprese di provare di averadottato misure sufficienti a dimostrare l’integrità e l’affidabilità per l’esecuzione delcontratto oggetto di affidamento nonostante l’esistenza di un pertinente motivo diesclusione.

Al riguardo si osserva che tra gli elementi che potranno essere presi in considerazione dallastazione appaltante (cfr. Linee Guida par. 7.3), con riguardo agli illeciti antitrust, possonoassumere rilievo la sostituzione del management responsabile dell’illecito (anche

20/2/2018 Codice appalti, il parere Antitrust sulle Linee Guida Anac n. 6 aggiornate

accompagnato dall’avvio di azioni di responsabilità nei confronti dello stesso), la dotazione diefficaci programmi di compliance, nonché l’adesione a programmi di clemenza che hannoconsentito l’accertamento dell’illecito o che consentano l’accertamento di altri illeciti.

Infine, si rileva come non appare in linea con quanto previsto nella norma primaria conriferimento agli illeciti professionali suscettibili di rilevare quale causa di esclusione dallapartecipazione agli appalti la scelta di ricomprendere in tale ambito anche i provvedimenti dicondanna “per pratiche commerciali scorrette”.

Tale tipologia di violazione non appare configurare un illecito professionale riferibile allacontrattualistica pubblica, non inquadrandosi nell’ambito di un rapporto di consumo lacondotta posta in essere nella fase di partecipazione dell’operatore economico alla gara.

In conclusione, sulla base delle considerazioni precedenti, si suggerisce di modificare il par.2.2.3.1 delle citate Linee Guida, nel senso di conferire rilevanza ai fini dell’eventualeesclusione del concorrente, ai “provvedimenti divenuti inoppugnabili o definitivamenteconfermati dal giudice amministrativo, dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercatoche contengono l’accertamento di illeciti antitrust gravi aventi effetti sulla contrattualisticapubblica e posti in essere nel medesimo mercato oggetto del contratto da affidare”.

L’Autorità auspica che le presenti osservazioni siano tenute in considerazione ai fini delmiglioramento e integrazione dell’attuale formulazione delle Linee Guida.

Il bollettino Antitrust n. 6 del 19 febbraio 2018

20/2/2018 bando per la progettazione degli interventi, anche sulle scuole

Martedì 20 Febbraio 2018

bando per la progettazione degli interventi, anche sullescuolewww.casaeclima.com/ar_34077__bonifica‑amianto‑bando‑per‑progettazione‑interventi‑anche‑sulle‑scuole.html

Bonifica amianto: bando per la progettazione degli interventi, anche sulle scuoleLa scadenza per la presentazione delle domande è fissata al 30 aprile 2018Le pubbliche Amministrazioni possono presentare richiesta al Ministero dell'Ambiente e dellaTutela del Territorio e del Mare per finanziare la progettazione preliminare e definitiva diinterventi di bonifica di edifici pubblici contaminati da amianto, in conformità a quantodisposto dal Decreto del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare del 21settembre 2016, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale – Serie Generale – n. 276 del 25novembre 2016.

Il provvedimento riguarda quindi anche gli edifici pubblici scolastici. La scadenza per lapresentazione delle domande è fissata al 30 aprile 2018. Il finanziamento è destinato acoprire, integralmente o parzialmente, i costi di progettazione preliminare e definitiva degliinterventi, anche mediante copertura dei corrispettivi da porre a base di gara perl’affidamento di tali servizi, fino ad un massimo di 15.000 euro per singola pubblicaamministrazione.

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20/2/2018 idee per la modernizzazione del Paese

Lunedì 19 Febbraio 2018

idee per la modernizzazione del Paesewww.casaeclima.com/ar_34074__professionisti‑per‑italia‑idee‑per‑la‑modernizzazione‑del‑paese.html

Professionisti per l’Italia: idee per la modernizzazione del PaeseL’Alleanza Professionisti per l’Italia presenta in un documento una serie di proposte condiviseche saranno sottoposte al Presidente MattarellaL’Italia ha di recente avviato un nuovo ciclo di crescita, seppure in modo cauto. L’AlleanzaProfessionisti per l’Italia ‑ nata per iniziativa del CUP (Comitato Unitario delle Professioni) edella RPT (Rete Professioni Tecniche) e aperta a tutte le altre organizzazioni professionali ealle loro Casse di previdenza ‑ intende contribuire a definire e rafforzare tale dinamicaattraverso idee e proposte per uno sviluppo inclusivo e per una crescita equilibrata eduratura.

L’Alleanza ha ben chiare quante e quali siano oggi le criticità e le sfide da affrontare. Altempo stesso è consapevole che il Paese esprime, competenze, capacità progettuale erisorse tali da riprendere il cammino della crescita. Ciò è possibile ad una condizione: che leinfrastrutture economiche, sociali, materiali e immateriali si avviino celermente verso unprocesso di modernizzazione, improntato all’efficienza e all’innovazione, in grado di generareservizi di qualità per le comunità e per i cittadini.

A questo proposito l’Alleanza ha idee e proposte che ha riassunto nel documento“Professionisti per l’Italia: idee per la modernizzazione del Paese” che sarà presentato nelcorso di un evento in programma a Roma mercoledì 21 febbraio e successivamente inviato alPresidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il documento è il risultato della sintesi delle molte proposte emerse nella giornata di dibattitotenutasi lo scorso 2 febbraio 2018, presso l’Università degli Studi Link Campus University diRoma, alla quale hanno partecipato circa 200 delegati in rappresentanza di tutti i Consigli e

20/2/2018 idee per la modernizzazione del Paese

Collegi Nazionali delle professioni, al pari dei delegati delle Casse Previdenziali. I partecipantiai lavori si sono confrontati su dieci differenti temi di dibattito attraverso il metodo OST(Open Space Technology).

Con questa giornata i professionisti italiani intendono sensibilizzare le istituzioni e le forzepolitiche sul contributo che le professioni possono e vogliono offrire alla crescita eall’occupazione, attraverso un piano di interventi chiari e precisi nei diversi ambiti. Leprofessioni hanno una puntuale capacità di visione per il Paese e ritengono di poter giocareun ruolo decisivo nel tracciare le linee di azione più efficaci per la sua modernizzazione.

I lavori si terranno mercoledì 21 febbraio, dalle 9 alle 13, presso il Centro Congressi Piazza diSpagna, Via Alibert 5, Roma.

Nella prima parte della mattinata saranno illustrati i contenuti del documento. A seguire cisarà un confronto con i media dei rappresentanti dell’Alleanza Professionisti per l’Italia. Siinvitano tutti i giornalisti interessati a partecipare.

20/2/2018 Protocollo ANCE - CNI in materia di sicurezza: eventi formativi di interesse comune

Lunedì 19 Febbraio 2018

Protocollo ANCE ‑ CNI in materia di sicurezza: eventiformativi di interesse comunewww.casaeclima.com/ar_34075__protocollo‑ance‑cni‑materia‑sicurezza‑eventi‑formativi‑interesse‑comune.html

Protocollo ANCE ‑ CNI in materia di sicurezza: eventi formativi di interesse comunePromozione della salute e sicurezza nel settore delle costruzioni, della formazione deisoggetti coinvolti, nonché il reciproco scambio di informazioni in materiaIl Protocollo di Intesa Ance ‑ CNI siglato in data 30 marzo 2017, all’articolo 2 prevede lapromozione della salute e sicurezza nel settore delle costruzioni, della formazione deisoggetti coinvolti, nonché il reciproco scambio di informazioni in materia.

Il Consiglio nazionale degli Ingegneri (CNI), il 15 febbraio scorso, su sollecitazione di Ance(Associazione dei costruttori edili), ha divulgato una nota ai Presidenti degli Ordiniprofessionali con l’obiettivo di condividere le linee di indirizzo concordate dal Comitato dicoordinamento di cui all’articolo 10 del Protocollo stesso, di seguito riportate:

1) Gli organismi associativi di Ance comunicheranno all’Ordine provinciale territoriale diriferimento la disponibilità a collaborare per la realizzazione di eventi formativi, indicando ilnominativo della persona delegata a tale funzione;

2) Nella comunicazione summenzionata Ance potrà riportare ipotesi progettuali relative adaventi da realizzare congiuntamente;

3) L’Ordine provinciale di riferimento si renderà disponibile ad incontrare il delegato di Anceper approfondire la fattibilità del progetto, qualora ritenuto utile agli iscritti;

4) Gli eventi formativi potranno altresì essere proposti dagli Ordini provinciali degli Ingegneriagli organismi territoriali dell’Ance, al fine di co‑organizzare gli eventi, concordandone lemodalità;

5) L’Ance si rende disponibile a sponsorizzare gli eventi organizzati congiuntamente,secondo le modalità da stabilire congiuntamente, nel rispetto delle “Linee di indirizzo perl’aggiornamento della competenza professionale – Testo unico 2018” di cui alla circolare CNIXIX sessione n. 164 del 19/12/2017.

Il CNI, che chiede agli Ordini la massima diffusione della nota, fa presente che sarà lieto diconcedere il patrocinio gratuito alle singole iniziative.

La circolare CNI n. 198 del 15 febbraio 2018

20/2/2018 Smog nel Lazio, Greenpeace e ClientEarth: è emergenza sanitaria - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/inquinamenti/smog-nel-lazio-greenpeace-clientearth-emergenza-sanitaria/ 1/2

Diritto e normativa | Energia | Inquinamenti | Mobilità

Smog nel Lazio, Greenpeace e ClientEarth: èemergenza sanitariaDiffidata La Regione: serve un piano dell’aria nuovo. Chiesto un impegno a tutti i candidati[20 febbraio 2018]

ClientEarth e Greenpeace Italia hanno notificato una letteradi diffida alla Regione Lazio, con la richiesta di «adottare entro 60giorni un “Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria” cheindividui le misure necessarie a riportare i livelli di inquinamentoatmosferico al di sotto dei valori di legge nel più breve tempopossibile». Oppure avvieranno un’azione legale

Le due organizzazioni ambientalista sottolineano che «In Lazio nonsi respira più, ed è bene che i cittadini lo sappiano, perché a farne lespese sono proprio i nostri polmoni: il ripetuto sforamento, annodopo anno, dei livelli di inquinamento relativi a sostanze comeil biossido d’azoto (NO2) e le polveri sottili (PM10) ha consolidatouna crisi ambientale e sanitaria che richiede provvedimenti dellamassima urgenza. La Regione invece dispone invece di un pianoper la qualità dell’aria obsoleto, adottato oltre otto anni fa sulla basedi una normativa vecchia, del 1999, e che è assolutamente carente e inadeguato alla luce della normativa attuale. Dal 2010 infatti, incaso di sforamento dei limiti per le concentrazioni di inquinanti, la legge impone alle Regioni di includere nei loro piani “misureappropriate affinché il periodo di superamento sia il più breve possibile”. A tal fine, le Regioni devono adottare un “Piano diRisanamento per la Qualità dell’aria”, in cui siano individuati i provvedimenti da adottare per ricondurre l’inquinamento atmosfericoentro i limiti di legge, sia definito un calendario di interventi e siano valutati gli impatti e miglioramenti attesi. Elementi del tuttomancanti nel Piano attuale della Regione Lazio».

L’avvocato di ClientEarth Ugo Taddei ha dichiarato: «La regione della capitale italiana ha un record terribile quando si tratta diaffrontare l’inquinamento atmosferico. Nel nostro lavoro in tutta Europa, è la prima volta che abbiamo trovato un’autorità che non haintrodotto il piano obbligatorio sulla qualità dell’aria, sette anni dopo l’entrata in vigore della direttiva sulla qualità dell’aria. Ildisprezzo delle autorità laziali per i loro doveri legali è inaccettabile, poiché sono le persone che respirano quest’aria ogni giorno chepagano il prezzo. Non abbiamo tempo per ulteriori scuse. Se la regione non agirà con urgenza, non avremo altra scelta se nonquella di portarli in tribunale per sostenere il diritto delle persone di respirare aria pulita».

ClientEarth spiega che «Nelle città, la NO22 proviene principalmente da veicoli diesel, con le PM10 nel sud della regioneprovenienti dall’industria, dai trasporti e dal riscaldamento domestico» e Greenpeace aggiunge che «Le conseguenze sono gravi perla qualità dell’aria e la salute dei cittadini nel Lazio, costretti a subire livelli di inquinanti costantemente fuorilegge. A 7 anni dalla datadi entrata in vigore dei valori massimi di concentrazione annuale di NO2, a Roma le soglie legali sono superate anche del 50%. Laserie storica dei rilevamenti di ARPA Lazio rivela che la capitale ha livelli di inquinamento da NO2 minori, di pochissimo, solo a quellidi Torino, e spesso più alti di quelli di Milano. Non va meglio con il PM10 nel frusinate, e in particolare nella Valle del Sacco: in dodicianni di vita della normativa su questo inquinante, i valori limite giornalieri sono stati superati puntualmente, anno dopo anno, finquasi tre volte il numero consentito (fino a 93 giorni di sforamento nel 2017). Insomma, una “piccola Pianura Padana” nel centroItalia e una qualità dell’aria tra le peggiori in Europa».

L’Italia è stata uno dei 9 Paesi convocati recentemente dalla Commissione europea per spiegare come intendano rientrate nei limitilegali dell’inquinamento atmosferico. A metà marzo la Commissione Ue riferirà sulle sue prossime iniziative, con la possibilità dideferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea e la situazione nelle Regioni della Pianura Padana è anche peggio di quelladel Lazio. .

Andrea Boraschi, responsabile della campagna trasporti di Greenpeace Italia, conclude: «Mentre l’Italia si trova ad agire in giudiziodalla Commissione europea, le autorità del Lazio hanno abbandonato ogni tentativo di conformarsi alla legge. Hanno lasciato granparte della regione a soffrire di livelli illegali di inquinamento atmosferico. Insomma, mentre l’Italia è sotto procedura d’infrazione inEuropa, a un passo dal deferimento alla Corte di Giustizia per la sua inazione contro l’inquinamento atmosferico, la RegioneLazio manca persino di tenersi al passo con la legge. Chiediamo a chiunque si candidi a governare la Regione di approntare prestoun nuovo Piano di Risanamento per la Qualità dell’Aria e chiediamo sia un impegno comune a tutti i candidati. La Regione Lazio ha

20/2/2018 Smog nel Lazio, Greenpeace e ClientEarth: è emergenza sanitaria - Greenreport: economia ecologica e sviluppo sostenibile

http://www.greenreport.it/news/inquinamenti/smog-nel-lazio-greenpeace-clientearth-emergenza-sanitaria/ 2/2

ora un massimo di 60 giorni per mettere mano al Piano per la Qualità dell’aria e introdurre misure efficaci ed idonee ad assicurare, alpiù presto, il rispetto dei valori limite previsti dalla normativa vigente. In caso di ulteriore inerzia, ci rivolgeremo al Tar del Lazio».

20/2/2018 Il mondo deve prepararsi a più fenomeni meteorologici estremi, anche se verrà rispettato l’Accordo di Parigi - Greenreport: economia ecologica e sviluppo…

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Clima | Economia ecologica | Inquinamenti | Scienze e ricerca

«Gli esseri umani hanno già accresciuto la probabilità di eventi estremi storicamente inediti»

Il mondo deve prepararsi a più fenomenimeteorologici estremi, anche se verrà rispettatol’Accordo di ParigiItalia e Mediterraneo tra le aree più a rischio. Ci salveranno le assicurazioni?[19 febbraio 2018]

di Umberto Mazzantini

Secondo lo studio “Unprecedented climate events: Historicalchanges, aspirational targets, and national commitments”, pubblicatosu Science Advances da un team di ricercatori statunitensi, cidobbiamo aspettare eventi meteorologici estremi più frequenti anchese verrà raggiunto il principale obiettivo dell’Accordo di Parigi:mantenere l’aumento delle temperature globali al di sotto dei 2 gradicentigradi.

L’United Nations framework convention on climate change (Unfccc),che ha rilanciato lo studio, fa notare che «Le conclusioni dello studiosottolineano il bisogno urgente di accrescere e migliorare il regimeassicurativo per le popolazioni più vulnerabili come la InsuResiliencePartnership che ha conosciuto un nuovo slancio durante laConferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Bonn inGermania».

I ricercatori della Standford University hanno analizzato la probabilitàdi periodi caldi, secchi e eccessivamente piovosi per i prossimi anni,fenomeni già esacerbati dall’aumento della temperatura mondiale edall’innalzamento del livello degli oceani. L’Unfccc spiega che, secondo queste analisi, «Rispettando gli attuali impegni dell’Accordodi Parigi del 2015, le ondate di caldo sono in grado di prodursi 5 volte di più nel 50% dell’Europa e in più del 25% dell’Asia orientale.Inoltre, piogge molto abbondanti sono tre volte più probabili nel 35% dell’America del Nord, dell’Europa e dell’Est dell’Asia».

Prima che Donald Trump decidesse di uscire dall’Accordo di Parigi, tutti i Paesi del mondo (ad esclusione di Siria e Nicaragua, chepoi hanno aderito) nel 2015 si sono accordati per limitare l’aumento delle temperature a 1,5° C, massimo 2° C, e lo studio evidenziache «Raggiungere questo obiettivo permetterebbe di ridurre ma non di eliminare il rischio di eventi climatici estremi», E la situazioneodierna è ancora peggiore: anche se i governi assicurano di voler aumentare i loro impegni per il clima, i piani nazionali sottopostiall’Unfccc nel quadro dell’Accordo di Parigi, porterebbero il mondo a un aumento delle temperature di almeno 2 – 3°C.

Il principale autore dello studio, Noah Diffenbaugh, dello Stanford Woods Institute for the Environment, conferma: «Anche se questolivello preferibile venisse raggiunto,vivremmo sempre in un clima con una possibilità molto maggiore che accadano eventi diun’ampiezza oggi inedita».

Dallo studio viene fuori che il 10% delle regioni della terra verrebbero esposti a fenomeni meteorologici estremi trevolte più di oggi eche circa il 90% dell’America del Nord, dell’Europa e dell’Asia orientale, così come le regioni tropicali, «Vedranno un aumentomarcato del rischio dei record di caldo, di piovosità e/o di siccità». Previsioni molto preoccupanti per l’Italia, visti che studi precedentidicono che siamo al centro dell’area mediterranea destinata a subire più ondate di caldo, siccità e desertificazione.

Su Science Advances i ricercatori scrivono:«Abbiamo determinato che gli esseri umani hanno già accresciuto la probabilità di eventiestremi storicamente inediti […] e compreso in più del 50 – 90% in America del Nord, in Europa e nell’est dell’Asia».

Il gigante tedesco delle assicurazioni, Munich RE evidenzia che le catastrofi naturali (forti tempeste, inondazioni, incendi…) sono perla maggior parte legate ai cambiamenti climatici e nel 2017 hanno causato danni record per 330 miliardi di dollari.

Secondo lo studio “Social protection in the face of climate change: targeting principles and financing mechanisms” dell’universitàdella California – Davis, un’assicurazione può essere il mezzo più efficace per aumentare la resilienza delle famiglie povere difronte al cambiamento climatico, impedendo allo stesso tempo ad altre famiglie di precipitare nella povertà.

20/2/2018 Il mondo deve prepararsi a più fenomeni meteorologici estremi, anche se verrà rispettato l’Accordo di Parigi - Greenreport: economia ecologica e sviluppo…

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L’Unfccc fa l’esempio della nova InsuResilience Partnership per i finanziamenti e le soluzioni per i rischi climatici di catastrofi espiega che «Questo dispositivo, che punta a fornire entro il 2020 un’assicurazione a 400 milioni di persone vulnerabili nel mondo ed’ici 2020, ha conosciuto un impulso considerevole l’anno scorso durante la COP23 à Bonn, in Germania». Inoltre, drante la COP23Unfccc, la Norvegia e Unilever hanno preso l’impegno a dedicare 400 milioni di dollari per stimolare lo sviluppo sociale resiliente.

L’Unfccc sembra un po’ spiazzata rispetto a questo studio che sposta ulteriormente l’asticella e conferma le perplessità di Paesiinsulari e ambientalisti sulla reale efficacia degli impegni e delle tempistiche di attuazione e controllo dell’Accordo di Parigi, ma nonrinuncia all’ottimismo della volontà: «Una cosa è sicura; l’adattamento agli effetti inevitabili del cambiamento climatico – che perl’United Nations framework convention on climate change è già politicamente allo stesso livello della riduzione delle emissioni di gasserra – diventerà senza dubbio sempre più importante negli anni a venire».

fonte foto: Comune di San Severino Marche

Terremoto Centro Italia, consegnate 2577 Sae su 3846 ordinate Lunedi 19 Febbraio 2018, 18:13

In particolare sono 1120 le casette consegnate nelle Marche, 732 nel Lazio, 581 in Umbria e 144 in Abruzzo Ad oggi sono stati completati i lavori in 142 aree e sono state consegnate ai sindaci 2577 Soluzioni Abitative di Emergenza (Sae) in 38 comuni, pari al 67% del totale di casette ordinate. In particolare sono 1120 le casette consegnate nelle Marche, 732 nel Lazio, 581 in Umbria e 144 in Abruzzo. Attualmente sono in corso lavori in 61 aree.

Secondo i dati forniti dalle quattro Regioni colpite sono complessivamente 3846 le Sae ordinate per i 49 comuni che ne hanno fatto richiesta, comprensive dei successivi ordinativi espressi dalle regioni Marche (124 unità) e Abruzzo (60 unità). In particolare, il Lazio ha ordinato 826 Sae per sei comuni, l’Umbria 759 per tre comuni, la Regione Marche 1963 per ventotto comuni e la Regione Abruzzo 298 Sae per dodici comuni.

red/mn

(fonte: Dpc)

20/2/2018 Sisma Umbria: nasce il tavolo permanente per la ricostruzione di Castelluccio di Norcia - Protezione Civile, Il Giornale della

https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/primopiano/sisma-umbria-nasce-il-tavolo-permanente-per-la-ricostruzione-di-castelluccio-di-norcia

Insediato il tavolo permanente di monitoraggio sull'emergenzae la ricostruzione di Castelluccio di Norcia: il compito saràquello di individuare le azioni più consone alla ricostruzione ealla rivitalizzazione del territorio

Si è tenuta venerdì 16 febbraio, al Centro regionale di protezione civile

di Foligno, la riunione costitutiva del Tavolo permanente che avrà il

compito di monitorare la gestione dell'emergenza e della ricostruzione

a Castelluccio di Norcia.

Il Tavolo, coordinato dalla Presidente della Regione Umbria, Catiuscia

Marini, avrà il compito di individuare le azioni più consone per

procedere alla ricostruzione ed alla rivitalizzazione della frazione di

Sisma Umbria: nasce il tavolopermanente per la ricostruzione diCastelluccio di Norcia

Lunedi 19 Febbraio 2018, 13:22

(/binary_les/gallery/castelluccio_tavolo_27761-9029X.jpg)fonte foto: Regione Umbria

20/2/2018 Sisma Umbria: nasce il tavolo permanente per la ricostruzione di Castelluccio di Norcia - Protezione Civile, Il Giornale della

https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/primopiano/sisma-umbria-nasce-il-tavolo-permanente-per-la-ricostruzione-di-castelluccio-di-norcia

Castelluccio, fortemente danneggiata dal sisma. Fanno parte del

nuovo organismo, i rappresentanti delle Direzioni e dei servizi regionali

competenti, il Comune di Norcia, l'Anas, la Provincia di Perugia, il

Parco Nazionale dei Monti Sibillini, la Comunanza Agraria di

Castelluccio di Norcia, il Comitato degli operatori di Castelluccio e la

Pro Loco locale.

(https://www.ilgiornaledellaprotezionecivile.it/binary_les/_images/81riunione_foligno_1.jpg)

"Castellucccio di Norcia - scrive in una nota la Regione Umbria - è

l'emblema della Valnerina e della stessa Umbria e presenta

straordinarie peculiarità di carattere naturalistico ed ambientale ed

altrettante problematiche dovute proprio alla sua specicità. Le attività

che nel prossimo futuro dovranno sostenere, anche per il centro

abitato di Castelluccio, una ricostruzione di qualità e sicura, richiedono

un deciso impegno delle istituzioni e dei cittadini, uno sforzo di

carattere straordinario proprio in considerazione dell'entità

dell'intervento e della sua vicinanza ad un habitat di interesse

comunitario. Vanno dunque ristabilite le condizioni che rendono

possibile la vita della comunità castellucciana e la piena

valorizzazione delle risorse del territorio, proprio partendo dalle

particolari caratteristiche dei luoghi. In questo quadro il Tavolo avrà

anche la funzione di trovare le migliori soluzioni condivise per ridare

un futuro a questo borgo, attraverso scelte che lo possono riqualicare

e riportare alla 'normalità' nel più breve tempo possibile, nonostante le

oggettive criticità da affrontare".

"Il Tavolo - ha poi spiegato la presidente Marini- rappresenta una

20/2/2018 Sisma Umbria: nasce il tavolo permanente per la ricostruzione di Castelluccio di Norcia - Protezione Civile, Il Giornale della

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modalità di dialogo costante sia tra le diverse istituzioni, sia tra le

istituzioni e le rappresentanze dei cittadini. Lo scopo è di mantenere

una struttura permanete coordinata con tutte le rappresentanze per

affrontare insieme, ad esempio, la riapertura della strada fra Norcia e

Castelluccio su cui, grazie al lavoro della Provincia, già dal mese di

marzo sarà consentito il transito. Entro maggio è inoltre prevista la

chiusura di tutti cantieri e quindi il ritorno alla piena fruibilità della

strada provinciale. Inoltre siamo entrati nella fase di avvio dei cantieri

che portano alla realizzazione delle strutture commerciali temporanee

dei caseici e delle attività per la ristorazione per consentirne, anche in

questo caso entro inizio estate, la piena funzionalità".

"In parallelo, il Comune di Norcia ha presentato tutto il piano delle

demolizioni in corso, che permetterà nei prossimi mesi di completare

tutte le demolizioni e la denitiva rimozione delle macerie, così da

avviare la fase operativa della ricostruzione. Abbiamo anche condiviso

la perimetrazione del borgo che permetterà ai cittadini di presentare le

pratiche edilizie per avviare la fase di ricostruzione degli edici

danneggiati. Quindi quella di oggi - ha concluso la presidente - non è

solo una riunione importante ed operativa, ma anche un tavolo

permanente che, di mese in mese, provvederà a monitorare tutta

l'attività che dobbiamo realizzare per la ripartenza del borgo simbolo

di Norcia e della Valnerina".

Il dirigente del servizio di protezione civile della Regione Umbria,

Alero Moretti ha ribadito che nei prossimi tre mesi sarà portata a

compimento la parte emergenziale ed entro la metà di marzo si

chiuderà la perimetrazione per dare e avvio della ricostruzione.

In particolare, per quanto riguarda le attività commerciali, le cinque

strutture che dovranno ospitare i negozi verranno ubicate sulla piazza

di Castelluccio lasciando il centro della piazza quale luogo di

godimento. Verrà inoltre utilizzato il garage sotto piazza per la

trasformazione di prodotti agricoli. In merito ai caseici si è

concordato, su indicazione del Parco, di mantenere le tre strutture in

prossimità della piazza di Castelluccio dove la loro istallazione è

prevista a partire dalla ne di questo mese. Per quanto riguarda la

delocalizzazione dei ristoranti all'interno del Deltaplano, a seguito delle

veriche effettuate, verranno realizzate otto strutture. Inne,

relativamente alle strutture resistenziali, sono state individuate le aree

su cui sorgeranno sette Sae sul monte Veletta e una struttura collettiva

nell'area della scuola.

red/pc

(fonte: Regione Umbria)

20/2/2018 Antartide: 'cambio di stagione' con oltre 50 progetti scientifici conclusi | Consiglio Nazionale delle Ricerche

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/ Antartide: 'cambio di stagione' con oltre 50 progetti scientici conclusi

COMUNICATO STAMPA

Antartide: 'cambio di stagione' con oltre 50 progettiscientici conclusi

19/02/2018

Con più di 50 progetti scientici portati a termine si conclude la 33a Campagna estiva del Programma nazionale di ricerche in Antartide (Pnra), nanziata dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca(Miur), attuata dall’Enea per gli aspetti logistici e dal Cnr per la programmazione e il coordinamento scientico, che ha visto la partecipazione di 210 tra ricercatori e tecnici provenienti da istituzioni di ricerca di tutta Italia. Dopo un rinvio a causa del maltempo, gli ultimi 12 partecipanti alla missione, hanno lasciato la base italiana Mario Zucchelli nella Baia di Terra Nova, che per questa stagione chiude i battenti.

“Pessime condizioni meteo ci hanno visto costretti a ritardare di qualche giorno la preventivata chiusura della base; in particolare forti rache di vento impedivano il decollo dei velivoli verso la base antartica permanente statunitense McMurdo, da dove il nostro viaggio è proseguito per la Nuova Zelanda prima di fare rientro in Italia”, sottolinea il capo spedizione Alberto della Rovere dell’Enea.

Con la chiusura ‘stagionale’ della base italiana non si concludono però le attività di ricerca scientica del nostro paese in Antartide, che proseguono infatti presso la Stazione italo-francese di Concordia (Dome C), la base di ricerca permanente situata nel plateau antartico a 3.300 m di altitudine dove ha preso il via la 14a Campagna invernale.

“Per i prossimi otto mesi 13 invernanti (in gergo tecnico winterover), sei italiani e un francese in forza al Pnra, cinque francesi dell’Ipev (Istituto polare francese Paul Emile Victor) e un medico austriaco dell’Esa (Agenzia spaziale europea), rimarranno in completo isolamento per mantenere attive le attrezzature sperimentali e condurre studi di glaciologia, chimica e sica dell’atmosfera, astrosica, astronomia, geosica e biomedicina”, spiega Fabio Trincardi, direttore del Dipartimento di scienze del sistema terra e tecnologie per l'ambiente del Consiglio nazionale delle ricerche (Dta-Cnr).

La Campagna estiva è iniziata lo scorso ottobre coinvolgendo diversi team di studio che, sdando dicili condizioni ambientali e avvalendosi della collaborazione delle Forze Armate, hanno lavorato per la realizzazione di oltre 50 progetti di ricerca su ecosistemi e clima. I dati raccolti in Antartide saranno elaborati nei prossimi mesi presso i laboratori italiani che hanno preso parte ai progetti.

Roma, 19 febbraio 2018