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mediakey APRILE 2012 | FORUM DELLE ECCELLENZE SI È SVOLTA A ROMA A METÀ MARZO LA QUINTA EDIZIONE DEL FORUM DELLE ECCELLENZE, REALIZZATA DA PERFORMANCE STRATEGIES. “UN EVENTO”, SPIEGA IL SUO IDEATORE, MARCELLO MANCINI, “CHE METTE INSIEME IL MEGLIO DI QUANTO EMERGE DAI DIVERSI CAMPI DELLA CO- NOSCENZA (MANAGEMENT, MARKETING, SPORT, SCIENZE). LO SCOPO È STIMOLARE NUOVE IDEE PER IL BUSINESS, MESCOLANDO CULTURA E SPETTACOLO, CONTENUTI E DIVERTIMENTO”. E lo ha fatto in modo impeccabile, portando sul palco oratori di alto profilo come lo psi- chiatra Willy Pasini, il geologo Mar- co Tozzi, l’imprenditore Oscar Fa- rinetti, l’allenatore Gian Paolo Montali, lo psicologo dello sport Giuseppe Vercelli e il guru del ‘one minute change’ Paul McKen- na (per la prima volta in Italia). Al termine di ogni speech, le spettacolari mappe di Matteo Sal- vo, direttore di MindPerformance (l’unico istruttore italiano certificato da Tony Buzan, ideatore delle mappe mentali), riempiono lo schermo con la loro sintesi accattivante per fissare a mente i passaggi chiave dei vari in- terventi: SOPRA, LA PLATEA DEL FORUM DELLE ECCELLENZE DI PERFORMANCE STRATEGIES, TRE INTENSE GIORNATE RICCHE DI STIMOLI E INCONTRI. IN BASSO A DESTRA, WILLY PASINI, PSICHIATRA E SESSUOLOGO, DOCENTE ALLE FACOLTÀ DI MEDICINA DELLE UNIVERSITÀ DI GINEVRA E MILANO, AUTORE DI MOLTI LIBRI DI SUCCESSO. # 1 # CONOSCERE PER CAMBIARE ORATORI DI ALTO PROFILO PER AFFRONTARE IL TEMA DEL CAMBIAMENTO DA MOLTEPLICI PROSPETTIVE. TUTTO QUESTO È STATO IL FORUM DELLE ECCELLENZE 2012, EVENTO ORGANIZZATO A ROMA DA PERFORMANCE STRATEGIES ALLO SCOPO DI STIMOLARE NUOVE IDEE PER IL BUSINESS, MESCOLANDO CULTURA E SPETTACOLO. DI RAUL ALVAREZ

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mediakey APRILE 2012 | FORUM DELLE ECCELLENZE

SI È SVOLTA A ROMA A METÀ MARZO LA QUINTA EDIZIONE DEL FORUMDELLE ECCELLENZE, REALIZZATA DA PERFORMANCE STRATEGIES. “UNEVENTO”, SPIEGA IL SUO IDEATORE, MARCELLO MANCINI, “CHE METTEINSIEME IL MEGLIO DI QUANTO EMERGE DAI DIVERSI CAMPI DELLA CO-NOSCENZA (MANAGEMENT, MARKETING, SPORT, SCIENZE). LO SCOPO ÈSTIMOLARE NUOVE IDEE PER IL BUSINESS, MESCOLANDO CULTURA ESPETTACOLO, CONTENUTI E DIVERTIMENTO”. E lo ha fatto in modo impeccabile, portando sulpalco oratori di alto profilo come lo psi-chiatra Willy Pasini, il geologo Mar-co Tozzi, l’imprenditore Oscar Fa-rinetti, l’allenatore Gian PaoloMontali, lo psicologo dello sportGiuseppe Vercelli e il guru del‘one minute change’ Paul McKen-na (per la prima volta in Italia).Al termine di ogni speech, lespettacolari mappe di Matteo Sal-vo, direttore di MindPerformance(l’unico istruttore italiano certificatoda Tony Buzan, ideatore delle mappementali), riempiono lo schermo conla loro sintesi accattivanteper fissare a mente ipassaggi chiavedei vari in-terventi :

SOPRA, LA PLATEA DEL FORUM DELLE ECCELLENZE DI PERFORMANCESTRATEGIES, TRE INTENSE GIORNATE RICCHE DI STIMOLI E INCONTRI. IN BASSO A DESTRA, WILLY PASINI, PSICHIATRA E SESSUOLOGO, DOCENTE ALLE FACOLTÀ DI MEDICINA DELLE UNIVERSITÀDI GINEVRA E MILANO, AUTORE DI MOLTI LIBRI DI SUCCESSO.

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CONOSCEREPER CAMBIAREORATORI DI ALTO PROFILO PERAFFRONTARE IL TEMA DELCAMBIAMENTO DA MOLTEPLICIPROSPETTIVE. TUTTO QUESTO ÈSTATO IL FORUM DELLE ECCELLENZE2012, EVENTO ORGANIZZATO AROMA DA PERFORMANCESTRATEGIES ALLO SCOPO DISTIMOLARE NUOVE IDEE PER ILBUSINESS, MESCOLANDO CULTURAE SPETTACOLO.

DI RAUL ALVAREZ

FORUM DELLE ECCELLENZE | APRILE 2012 mediakey

“Il cambiamento”, esordisce, “incontra due generi di individui: gli in-novatori e i tradizionalisti. I primi inneggiano alla globalizzazione, sisentono cittadini del mondo, vedono le novità come risorsa, sono ot-timisti, vivono nel presente pensando al futuro nella convinzione cheriservi nuove opportunità. Oggi è possibile cambiare nazionalità, re-ligione, lavoro, orientamento sessuale, aspetto fisico, persino il sesso.Queste possibilità, che affascinano gli innovatori, ai tradizionalisti su-scitano paura, disagio, rifiuto. Per loro il villaggio globale può farciperdere le radici. E il loro motto è ‘Moglie e buoi dei paesi tuoi’, seb-bene sia ormai obsoleto: basti dire che in Italia, lo scorso anno, si sonocelebrati 200mila matrimoni misti”.A detta dello psichiatra, il cambiamento in sé non è un bene né unmale: dipende dall’atteggiamento con cui lo si vive. Per qualcuno èevasione, per altri un’alternativa. I primi finiscono quasi sempre pertornare sui propri passi, i secondi persistono. La domanda è allora: ilcambiamento esprime la ricerca di qualcosa o è una fuga?Prima di addentrarsi su questo quesito, Pasini dirotta l’attenzionesull’esterno e invita a guardare il cambiamento oltre il confine del pro-

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nulla di più utile, considerata la densità degli argomenti. Non èmancato nemmeno uno spazio per la musica: una band di sassofo-nisti ha coinvolto la platea nei vari momenti della giornata, scate-nando danze collettive, mentre Francesco Tesei, il ‘mentalista’ piùfamoso d’Italia, ha lasciato tutti di stucco con i suoi giochi illusio-nistici. Divertimento e contenuti: cosa rara di questi tempi. Il temadel Forum 2012 era il cambiamento. Gli esperti chiamati a esami-narlo sono stati molti, da molteplici prospettive.

WILLY PASINI: IL CORAGGIO DI CAMBIARE Il palco si illumina. La musica cre-sce. Il noto psichiatra e sessuologo Willy Pasini entra in scena con lasua inconfondibile flemma da professore prestato al talk show. Per ilproprio intervento attinge a un libro di successo pubblicato qualcheanno fa, ma evidentemente ancora attuale (Il coraggio di cambiare), do-ve il tema è preso in esame da due diverse prospettive: quella internaalla persona (gli atteggiamenti) e quella esterna (la mutevolezza del-l’ambiente sociale). L’idea di fondo è che un cambiamento efficace edurevole deve partire dall’interno verso l’esterno.

GLI STILI DI CAMBIAMENTONEL CORSO DEL SUO INTERVENTO, WILLY PASINI HA ILLUSTRATOGLI OTTO ATTEGGIAMENTI MENTALI PREVALENTI DELLE PERSONEVERSO IL CAMBIAMENTO.

I NOSTALGICI RESPINGONO LE NOVITÀ. IGNORANO I MUTAMENTI,ANCHE LADDOVE NECESSARI. SI ARROCCANO SUI VECCHI BINARI,GIUSTIFICANDO IL PROPRIO ATTEGGIAMENTO COME COERENTE.I GATTOPARDI “TUTTO DEVE CAMBIARE PER RESTARE COME PRIMA”È IL LORO IMPERATIVO. SE COSTRETTI SI ADEGUANO ALLE TRA-SFORMAZIONI, MA IN FONDO NON LE APPROVANO E SPERANODI POTER TORNARE INDIETRO.I CATASTROFISTI INDOSSANO IL ‘CAPPELLO NERO’ DI DE BONO,VEDONO SOLO I PERICOLI DEL CAMBIAMENTO. SONO UCCELLI DIMALAUGURIO E DIFFONDONO LA SFIDUCIA, PER QUESTO AN-DREBBERO LICENZIATI.I PRIGIONIERI DEI VECCHI SCHEMI GUARDANO IL MONDO CHE SITRASFORMA CON I ‘VECCHI OCCHIALI’, USANO LENTI OFFUSCATEDA CRITERI ORMAI DESUETI. NON RIMPIANGONO CIÒ CHE ÈSTATO, COME I NOSTALGICI, MA GIUDICANO E CRITICANO, DATOCHE NON RIESCONO A INTERPRETARE LA REALTÀ CON PUNTI DIVISTA DIVERSI.I SURFER SONO I CAMALEONTI DEL CAMBIAMENTO. VIVONO IN-SEGUENDO L’ULTIMA ONDA, SONO AGGIORNATISSIMI, ABBRAC-CIANO LE NOVITÀ IN MODO ACRITICO. I POCHI CHE RIESCONO A

MANTENERSI SULLA CRESTA DELL’ONDA CONOSCONO MOMENTIDI EBBREZZA, MA STANDO CONTINUAMENTE DIETRO AL CAMBIA-MENTO RISCHIANO ANCHE DI SOFFRIRE DI SOLITUDINE E INSICU-REZZA.GLI ASSAGGIATORI SONO I MEDIATORI FRA TRADIZIONE E INNO-VAZIONE. ABBRACCIANO I CAMBIAMENTI CERCANDO CRITERI FLES-SIBILI PER CAPIRLI, PER SCOPRIRNE I LATI POSITIVI E NEGATIVI, PERCREARE PUNTI D’INCONTRO FRA PASSATO E FUTURO. SONO SPINTIDA UNA FORTE CURIOSITÀ CHE LI RENDE APERTI AD AFFRONTAREIL NUOVO. SI MUOVONO CON CAUTELA, ASSAGGIANO IL FUTUROA PICCOLE DOSI.GLI ESPLORATORI AMANO GLI SPAZI VERGINI. PER LORO ‘CAMBIA-MENTO’ VUOL DIRE SUPERARE IL LIMITE. VOGLIONO ARRIVARE PERPRIMI IN LANDE SCONOSCIUTE, MISURARSI CON IL RISCHIO, L’AV-VENTURA, L’IGNOTO. SONO ATTRATTI DALLE EMOZIONI FORTI.GLI INNOVATORI CE NE SONO DI DUE TIPI: I CREATIVI, CHE INVEN-TANO PRODOTTI E SERVIZI, PER I QUALI IL CAMBIAMENTO È PARTEVITALE DEL PROCESSO CREATIVO; E COLORO CHE, PER PRIMI, SO-STENGONO UNA SCOPERTA. NON SONO LORO A IDEARE I CAM-BIAMENTI, MA LI ALIMENTANO, LI AMANO, SI FANNO PALADINIDEL NUOVO. GLI INNOVATORI HANNO PERSINO DATO VITA A UNANUOVA PROFESSIONE: PERSONE CON LE ‘ANTENNE’ CHE VENGONOPAGATE PER OSSERVARE COSA SUCCEDE FRA I GIOVANI, CAPTARNEI FERMENTI, INTUIRE I TREND, RUBARE IDEE DALLA STRADA.

prio ego, considerando le strutturesociali che lo reclamano. Essendo-si occupato per anni di medicinasociale, ha le idee chiare in pro-

posito ma preferisce esprimerlecon una metafora. “Quando andavoa pescare in Scozia”, racconta, “ri-cordo che le cascate artificiali im-pedivano ai salmoni di risalire la

corrente. Per risolvere il problemaerano stati costruiti, a destra e sinistradel letto del fiume, delle scale che con-sentivano ai salmoni di superare

l’ostacolo. Io credo cheoggi, in Italia, ciò che

manca è proprio que-sto: una scala per i

salmoni. Dove-te crearla, altri-menti i vostridipendenti fi-niranno perd i v e n t a r epessimisti”.

Dunque è inu-tile chiedere alle

persone di cambiare seprima non si sono create le

‘condizioni ambientali’ per fa-vorire il cambiamento.

“Anche quando i cambiamentisono imposti dall’esterno”, spie-ga Pasini, “le persone possonotrovare l’energia necessaria arinnovarsi. Per esempio c’è chi,nonostante la separazione dal-l’azienda, o dalla famiglia, rie-

sce a trovare comunque un’energia che lo rigenera. Anche nei rapportisessuali ogni tanto occorrerebbe…”, e a questo punto una pausa stu-diata ad arte manda alle stelle la curva dell’attenzione, “…cambiare,poiché le abitudini sessuali, si sa, sono nocive al desiderio. Se noncambiate ristorante, cercate almeno di cambiare menù”, conclude perstemperare l’asprezza dell’allusione. Ed è qui che introduce il concettodi ‘defusione’, intesa come barriera al cambiamento. Pasini sostieneche quando ci innamoriamo dell’azienda, o del coniuge, tendiamo afonderci con l’oggetto amato. Quando saremo costretti a separarci oc-correrà un movimento opposto, per l’appunto una defusione, altri-menti verremo travolti dal senso di vuoto e dallo smarrimento. Nelladefusione i nostri sentimenti si separano dall’azienda o dal partner. Èun passo necessario, altrimenti la separazione ci lascia svuotati e senzaenergia. “Noto spesso che gli uomini che perdono il lavoro si vergo-gnano della loro situazione e la nascondono ad amici e parenti”, rac-conta Pasini, “come se con il lavoro avessero perso anche una partedi sé. Per affrontare il cambiamento nel giusto modo occorre cono-scersi bene, acquisire padronanza personale: dopotutto la capacità didefusione esprime padronanza”.Ed è ancora attraverso una metafora che Pasini spiega il valore dellapadronanza rispetto al controllo. “Una volta ho avuto in terapia unfinanziere che, come hobby, nel tempo libero faceva il pompiere. I suoisintomi ossessivi sparirono quando, durante una seduta, gli rivelai ilvantaggio di essere fuoco piuttosto che pompiere. Lui finì per asso-ciare il fuoco che covava sotto le ceneri al padre appena morto e co-minciò a vedere il fuoco come un’energia vitale anziché come una for-za distruttiva. Questo cambio di prospettiva lo ha aiutato a guardare

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le cose da un altro punto di vista, a ritrovare in sé la padronanza percambiare. Voi imprenditori vedete negativamente il fuoco di questomomento e tendete a mantenerne il controllo. Provate a cambiare vi-sione: cogliete il lato positivo del fuoco. La padronanza è più efficacedel controllo, perché è una risorsa che viene da dentro di voi, che puòaiutarvi a conoscervi, a prendere consapevolezza delle vostre risorsee a rafforzare la fiducia. Il controllo, invece, può diventare un’osses-sione sterile. Se padroneggiate la vostra attività, non avrete un granbisogno di controllo. La padronanza è la vostra forza”.

GIAN PAOLO MONTALI: L’ARTE DELLA LEADERSHIP SUL CAMPO Dopo la psico-logia, entra in campo lo sport con un protagonista eccellente: GianPaolo Montali, classe 1960 e una carriera di successi, prima come co-ach di pallavolo – cinque scudetti, quindici coppe, un mondiale e le

GIAN PAOLO MONTALI, UNO DEICOACH DI PALLAVOLO PIÙVINCENTI, VANTA UN MONDIALEE LE OLIMPIADI. È AUTORE DISCOIATTOLI E TACCHINI, EDITO DA BUR RIZZOLI.

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LE SETTE MOSSE PER IL CORAGGIOOSCAR FARINETTI HA MESSO A PUNTO UN MODELLO CHE COMPRENDESETTE MOSSE PER ALIMENTARE IL CORAGGIO. SU UN ASSE CARTESIANOTROVIAMO IL ‘CORAGGIO’, ASSOCIATO DI VOLTA IN VOLTA A UNALTRO VALORE (AMICIZIA, DUBBIO, TENACIA, ECC.). DA QUESTOMIX VENGONO FUORI I DIVERSI ATTEGGIAMENTI NEI CONFRONTIDEL CORAGGIO. FARINETTI LI ANNUNCIA A GRAN VOCE A UNAPLATEA CHE SEGUE CON GRANDE INTERESSE E OGNI TANTO SORRIDE,RICONOSCENDO FORSE NEI ‘TIPI’ CHE EMERGONO DAL DIAGRAMMAQUALCUNO DI LORO CONOSCENZA, O PERSINO QUALCOSA DI SÉSTESSI.

1. CORAGGIO/AMICIZIA“QUANDO SI HA FREDDO, CI SI AVVICINA PER SCALDARSI. IN QUESTIMOMENTI È MEGLIO FARE LE COSE CON GLI ALTRI CHE ISOLARSI. SETROVATE UN AMICO, TROVATE DAVVERO UN TESORO CON CUI RI-SCHIARE INSIEME. A NORD-OVEST DEL QUADRANTE ABBIAMO GLI‘EROI SOLITARI’, PERSONE CON UN GRANDE CORAGGIO MA SOLI. EIN QUESTO MOMENTO STARE DA SOLI È DURA: PUÒ FARCI SCONFI-NARE VERSO L’EGOISMO O IL CINISMO. QUANDO C’È CORAGGIO EAMICIZIA SCOPRIAMO CHE LE PERSONE, NONOSTANTE LE DIFFICOLTÀ,CONTINUANO A ESSERE FELICI E FIDUCIOSE NEL FUTURO”.2. CORAGGIO/DUBBIO“IL DUBBIO È INTESO QUI IN SENSO POSITIVO: DOMANDARSI DOVESBAGLIAMO, ESSERE PRONTI A CAMBIARE IDEA È TALVOLTA SEGNODI INTELLIGENZA. MA PER CAMBIARE IDEA OCCORRE IL DUBBIO, LACERTEZZA CHE NON SI PUÒ ESSERE SEMPRE NELLA RAGIONE. CHIHA PIÙ CORAGGIO E MENO CERTEZZE SONO GLI ‘SFRONTATI’,COLORO CHE NON SI METTONO MAI IN DUBBIO. DI ‘CIARLATANI” ILMONDO È PIENO: GENTE CHE NON HA CORAGGIO E NEMMENODUBBI. QUELLI CHE HANNO CORAGGIO MA ANCHE DUBBI SONOINVECE ‘COSTRUTTORI’, SU CUI PUNTARE”.3. CORAGGIO/TENACIA“TENACIA SIGNIFICA NON ARRENDERSI MAI, MA ANCHE AVERE VO-GLIA DI LAVORARE, E OGGI CE NE SONO POCHI IN GIRO. GLI ‘EROIINSTABILI’ SONO QUELLI CHE HANNO PIÙ CORAGGIO, MA POI MOL-LANO. I ‘PICCOLI’ SONO QUELLI CHE HANNO TENACIA, MA MENOCORAGGIO PER ESPANDERSI. I ‘VINCENTI’ HANNO TENACIA E CO-RAGGIO, VOGLIA DI CRESCERE, COME ME. IO ADORO ASSUMEREGENTE”. 4. CORAGGIO/ONESTÀ“L’ONESTÀ CONVIENE SEMPRE, E ANCORA DI PIÙ IN TEMPI DI CRISI.MA ATTENZIONE: NON È CHE CHI È ONESTO ALLA FINE È UN ‘PIRLA’E CHI È FURBO È INTELLIGENTE. ESSERE ONESTO, PER ME, VUOL DIRESEGUIRE LE REGOLE, RISPETTO DEGLI ALTRI, SENSO CIVICO E BUONSENSO”.

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Olimpiadi – e poi nel mondo del calcio, con ruoli di coordinatore allaJuventus e alla Roma. A coronamento dei suoi trionfi, consulenzeaziendali nella gestione delle risorse umane e docenze alla Bocconi eall’Università di Parma. Quel che si dice un vincente, nonché un otti-mo comunicatore. Con la narrazione della sua storia (come da stu-dente di medicina, destinato a un futuro da dentista e uno studio giàpronto, ha mollato tutto per dedicarsi allo sport) ha galvanizzato laplatea ricordando che la scoperta del proprio talento e il raggiungi-mento del successo dipendono dall’incontro di due fattori: la fortunae la determinazione. Basti dire che a 18 anni, quando giocava in unasquadra di pallavolo, restava quasi sempre in panchina. Eppure, an-che da quella posizione ha appreso due lezioni fondamentali: l’im-portanza di saper osservare e la consapevolezza che, in una squadra,tutti contribuiscono al successo.

“Oggi”, puntualizza Montali, “so che a vincere sono sempre due squa-dre: quella che scende in campo e quella che non si vede. Anche chilavora sui dettagli (per esempio l’organizzatore della trasferta) con-tribuisce al risultato. Perciò un vero capo non deve limitarsi a curarequel 10% che scende in campo. Deve curare anche l’altro 90% che faparte dello staff. Forse anche più dei giocatori, perché i riflettori nonli illuminano mai. E tuttavia è necessario che continuino a sentirsi par-te attiva della squadra, ad avere spirito d’appartenenza e slancio”.Altri requisiti di un buon capo sono la sincerità e il coraggio, due va-lori che a Montali non mancano. Quando l’uditorio pende dalle suelabbra, lui lo riporta con i piedi per terra svelando un segreto chesmonta un mito: “Non è stato un sogno a farmi scegliere questo me-stiere, ma le grosse opportunità di guadagno. Poi, allenando, ho co-minciato a conoscere anche il piacere del comando. Per esercitarlo inmodo proficuo ho capito però che occorrevano regole chiare e tassa-tive. E dire che da ragazzo ero allergico alle regole! Strada facendo hoscoperto anche il piacere di vincere. Sono stati questi tre fattori (soldi,piacere nel comandare e sfide vincenti) ad aver instillato in me unatenacia che non avrei mai immaginato di possedere. Figuratevi cheda ragazzo, di fronte alle avversità, mi arrendevo subito. È stato que-sto mestiere ad avermi temprato il carattere, a fare di me quello chesono oggi, a dimostrarmi che leader non si nasce, si diventa”.“Il primo dovere di un buon capo”, prosegue, “è non accontentarsimai, essere esigente. All’inizio della stagione, ogni volta mi mettevoin cerca di campioni, sperando di poter ignorare il limite dei fondi as-segnatimi. A budget sforato, mancava sempre un tassello fondamen-tale. Andavo dal Presidente e insistevo per avere l’ok sull’ultimo ac-quisto. ‘Montali, siamo fuori budget, mi spiace’, mi sentivo risponde-re. Allora tentavo l’ultima mossa: ‘Va bene Presidente, forse sto esa-gerando, però sappia che anche se si può insegnare a un tacchino asalire sugli alberi, io per quel lavoro avrei preferito assumere uno sco-iattolo’. Tuttavia, che siano scoiattoli o tacchini, un buon capo deveriuscire a ottenere il massimo dagli uomini che ha a disposizione”. Dunque leader è chi fa esprimere al massimo le potenzialità di tuttigli uomini. Se la prima regola è trarre il meglio da ciascuno, la secondaè: sconfiggere i nemici dell’organizzazione. “Il guaio”, confessa Mon-tali, “è che il nemico numero uno non è là fuori: è qui dentro, nell’or-ganizzazione. È la paura del cambiamento, perché la paura attacca lasicurezza e impedisce alle nuove idee di venire fuori, mentre il cam-biamento sveglia le risorse addormentate, scalda il cuore ed eccita lamente, aumentando la fiducia in sé e nella squadra. Illumina la meta.Io dico sempre ai miei uomini: quando vi sentite insicuri, mettetevidavanti allo specchio e ripetete: ‘Io non ho paura del cambiamento.Semmai ho paura di rimanere sempre uguale’. Un capo dotato di lea-dership trasmette sicurezza ai propri collaboratori, li convince che ilvero motore del cambiamento è la forza della loro mente. Prima di af-frontare un cambiamento impegnativo, chiedo sempre ai miei gioca-tori tre cose: atteggiamento, atteggiamento, atteggiamento”. Dunque,come direbbe Pasini, si deve cambiare prima dentro per ottenere ri-sultati fuori.“Allenare scoiattoli e tacchini è mio mestiere. Il difficile è convincerepersone che spesso non hanno niente in comune a salpare insieme peruna nuova avventura, mettendo in conto che per il bene della squadrasono inevitabili sacrifici e rinunce personali, che occorre mettere daparte l’ego sostituendo ‘io’ con ‘noi’, che bisogna coltivare ambizionisane e belle che non calpestino gli altri ma che non per questo sianoincapaci di tener vivo il fuoco dentro. Un altro nemico dell’organiz-zazione è il tempo. La mia parola d’ordine è ‘Attaccare il tempo’: que-sta frase la scrivo negli spogliatoi, sotto la porta degli alberghi, ovun-que. Ma come facciamo ad attaccarlo quando la squadra è compostada persone tanto diverse fra loro (per carattere, cultura, abitudini, sti-pendio, ecc.) e spesso persino incompatibili? Occorre un coaching at-tento ad amalgamare le persone. Invece i capi spesso usano il poteresolo per ottenere altro potere. Per me il potere serve a far crescere le

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5. CORAGGIO/FURBIZIA“TUTTO IL PERCORSO DELLA MIA VITA SI BASA SU UN INSEGNAMENTODI MIO PADRE CHE CHIAMO ‘TEORIA DEI CONTRASTI APPARENTI’:CONSISTE NEL METTERE INSIEME VALORI CHE AGLI ALTRI SEMBRANOINCOMPATIBILI. PENSATE CHE BELLO POTER METTERE INSIEME AUTOI-RONIA E ORGOGLIO, AUTOREVOLEZZA E INFORMALITÀ O ONESTÀ EFURBIZIA”.6. CORAGGIO/ANALISI“L’ANALISI È FONDAMENTALE, CORRISPONDE ALLA CAPACITÀ DISEMPLIFICARE I PROBLEMI. IN QUALSIASI PROGETTO L’ANALISI È LAPARTE PIÙ IMPORTANTE. SE SBAGLIATE LA COSTRUZIONE DEL PROGETTOPOTETE SEMPRE TORNARE INDIETRO, MA SE SBAGLIATE L’ANALISIANDRETE NELLA DIREZIONE ERRATA, E SIETE FREGATI. LA MIA ANALISIPER EATITALY È DURATA QUATTRO ANNI. NON PREOCCUPATEVI DIQUANTO CI METTERETE A REALIZZARLA, PREOCCUPATEVI DI FARLABENE. E PER FARLA BENE NON DOVETE PENSARE AD ALTRO: PRIMAO POI L’IDEA VERRÀ FUORI, PRIMA O POI TROVERETE LA BRECCIA. INQUALSIASI MERCATO ESISTE UNA BRECCIA, QUALCOSA CUI NESSUNOAVEVA ANCORA PENSATO. TROVATA LA BRECCIA, POI, INFILARCISIDENTRO È MERAVIGLIOSO. CAPIRE LO SCENARIO IN CUI CI MUOVIAMOÈ COMPITO DELL’IMPRENDITORE. IMPORTANTE È ANCHE LA DIMESTI-CHEZZA CON I NUMERI. NON È VERO CHE CON QUESTA ATTITUDINECI SI NASCE: SI ACQUISISCE LAVORANDOCI. BASATEVI SUI MACRO-NUMERI, MEMORIZZATELI”.7. CORAGGIO/ORIGINALITÀ“L’ORIGINALITÀ, INSIEME ALL’ONESTÀ, È UNO DI QUEI VALORI OB-BLIGATORI NEI PERIODI DI DECLINO, QUANDO I CLIENTI NON ARRI-VANO E TU DEVI STARE FUORI DAL NEGOZIO AD ACCHIAPPARLI.ESSERE ORIGINALE VUOL DIRE FARE LE COSE COME NON LE FANNOGLI ALTRI. IL MIO AMICO TONINO GUERRA MI DICEVA SEMPRE ‘METTIUN PO’ DI POESIA IN QUELLO CHE FAI’. LA POESIA, INSIEME ALLAMATEMATICA, È FRA LE COSE MIGLIORI DELLA VITA”.

1) CORAGGIO E AMICIZIA FELICI

2) CORAGGIO E DUBBIO COSTRUTTORI

3) CORAGGIO E TENACIA VINCENTI

4) CORAGGIO E ONESTÀ MERAVIGLIOSI

5) CORAGGIO E FURBIZIA GIUSTI

6) CORAGGIO E ANALISI CONCRETI

7) CORAGGIO E ORIGINALITÀ FUORICLASSE

persone, a trasformare ungruppo disomogeneo inuna squadra. Dopotutto,avere carisma significaportare la squadra a nonavere più bisogno di te,

far diventare i tuoi giocato-ri allenatori di sé stessi”.

OSCAR FARINETTI: LEZIONE DI CO-RAGGIO L’intervento di Mon-

tali elettrizza l’aria con l’affla-to di chi sa vendere bene il

proprio prodotto, e preparail terreno all’arrivo del-

l’ospite più atteso. Im-prenditore di successo,

il suo nome è quasiun brand. Affascinacon il suo entusia-smo, la sua passio-ne per i valori e ilcoraggio di cam-

biare reinventandosi. Piemontese doc, già Amministratore delegato ePresidente del gruppo Unieuro, oggi è l’ideatore di Eatitaly, il primosupermercato al mondo dedicato ai cibi di alta qualità, con punti ven-dita a Torino, Milano, Bologna, Tokyo, New York e, prossimamente,anche a Roma. Dal 2008 è Amministratore delegato dell’azienda viti-vinicola Fontanafredda. Collabora con l’Istituto Cermens Bocconi,scrive libri (l’ultimo, edito da Giunti, si intitola 7 mosse per l’Italia) equando parla sprizza genuinità, contagiando la platea con la suapassione. “La creatività è un bene finito”, sostiene Farinetti. “Per questoogni dieci anni cambio mestiere. E ogni anno lo dedico a unvalore che mi impegno a mettere in pratica: il 2012 è l’annodel coraggio. Se stiamo alle cifre ci vuole coraggio a espan-dersi. Da ottobre il declino dei consumi è stato enorme: ci so-no settori che hanno registrato un –70% (autostrade), altri –50% (libri, benzina, ecc.), persino l’acquisto degli alimentari ècalato del 30%. È il capitalismo stesso a essere in declino, per dueragioni: egoismo (accumulare denaro per sé stessi) e cinismo (ana-lizzare lo scenario senza tener conto delle emozioni). Di conseguenzaoggi manca il lavoro ai giovani, e questo è un problema perchévengono meno energie e idee. Stiamo attraversando unafase storica di radicale trasformazione e, noi im-prenditori, abbiamo il difficile compito ditraghettarla. Ma sapete cosa ci frenapiù di tutto? La burocrazia”. “Oggi per fare l’etichetta di un vi-no occorre quasi essere degli in-gegneri. Ci sono almeno diecienti che ti controllano – inFrancia solo tre – e ti persegui-tano con migliaia di cavilli: leetichette, la grandezza dei ca-ratteri, ecc. Hanno inventatocosì tante denominazioni che

ci si perde. Si arriva al paradosso che se produci vino usando diser-bante e concimi chimici – come fanno i più, non io – va tutto bene; seci metti dentro una quantità di solfiti che avvelena, non c’è problema:l’importante è che l’etichetta abbia i caratteri giusti. Vi rendete conto?È questa la burocrazia: un organismo che nasce quando i politici nonsanno fare il proprio mestiere. Non riescono a pensare una legge giu-sta? Ecco che ci piazzano la burocrazia”. La sala applaude, evidente-mente conosce bene questi meccanismi.“Oggigiorno ci vuole coraggio a essere ottimisti, ma non possiamofarne a meno”. Come alimentare un pensiero positivo? Oscar Farinettiha un metodo infallibile: “Cominciate a prendere coscienza che siamonella merda, su questo non c’è dubbio, ma poi guardatela meglio erendetevi conto che non è proprio merda: è letame! E ‘dal letame na-scono i fiori’, come diceva una famosa canzone di Fabrizio De Andrè.Ma i pessimisti non se ne accorgono, per loro è solo merda. Per diven-tare ottimisti occorre un atteggiamento mentale che io chiamo ‘reali-smo proattivo’. Dico spesso ai miei dipendenti che nel declino le per-sone si creano gli alibi per fallire. Ebbene, l’alibi del declino lasciateloagli altri: noi armiamoci di coraggio e continuiamo a cercare soluzioni,perché chi cerca prima o poi qualcosa trova. Invece di lamentarci, chie-diamoci: dove abbiamo sbagliato? Anche per rispondere a questa do-manda serve coraggio”. L’intervento di Farinetti si conclude con un esempio eloquente di ana-lisi di mercato e un annuncio sensazionale: “Dopo 25 anni di ricer-che”, svela, “ho finalmente trovato l’algoritmo della fortuna: non rac-contate mai agli altri le cose che vi vanno male, raccontate solo quelleche vi vanno bene. Quando vi lamentate, gli altri forse vi consoleran-no ma – statene certi – non avranno alcuna voglia di fare affari convoi. Più parli della tua sfiga, più te la tiri. Dunque l’algoritmo dellafortuna è questo: per essere fortunati basta raccontare le vostre fortu-ne, non lamentarsi mai”.

GIUSEPPE VERCELLI: LA SFERA DEL CAMBIAMENTO Docente di psicologiadel lavoro e dello sport, responsabile dell’area psicologica della FISI(Federazione Italiana Sport Invernali) e della FICK (Federazione Ita-

liana Canoa e Kayak), responsabile del Centro Stu-di Juventus University, ha partecipato alle

Olimpiadi di Torino 2006, Pechino 2008 eVancouver 2010. È autore di due bei libri,Vincere con la mente e L’intelligenza agonisti-ca, editi da Ponte Alle Grazie. Con il tonopacato e l’autorevolezza di chi al sapereaccademico unisce l’esperienza sul cam-

po, Vercelli esordisce sottolineando che“il cambiamento è imprescindibilmentelegato al miglioramento delle prestazio-ni. Dopotutto, se le performance fosserosoddisfacenti non ci sarebbe motivo dicambiare”.

Sono tre i fattori che contribuiscono a un’al-ta performance: risorse tecniche, risorse uma-ne e metodo. L’intervento di Vercelli si soffer-

ma su quest’ultimo, e illustra quello da luiideato in anni di studi sulle presta-

zioni sportive: il metodo SFE-RA. Una parola seducente edai molteplici significati.“Nel buddismo zen”,spiega, “troviamo spesso

immagini di cerchi con-centrici che rappresen-tano l’ultima tappa delperfezionamento inte-riore, l’acquisizione

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OSCAR FARINETTI,IMPRENDITORE E IDEATORE DI

EATITALY, IL PRIMOSUPERMERCATO ALMONDO DEDICATO AICIBI DI ALTA QUALITÀ.

tivazione che spinge ad agire, è ciò che consente all’atleta di superarei limiti, di allenarsi duramente, di proseguire anche nelle difficoltà.Tutti e cinque i fattori sono collegati e interdipendenti: se anche unosolo viene meno, tutta la prestazione ne risente.Per dare concretezza al suo metodo, Vercelli lo applica ad alcuni casidi successo e persino di insuccesso, come quello di Giorgio Rocca, ca-pitano della nazionale di sci alpino, vincitore di due medaglie ai mon-diali di Bormio 2005 e della Coppa del Mondo di slalom speciale nel2006, un asso nel suo campo. Eppure anche lui una volta ha fatto un

passo falso. Vercelli mostra il video di una garadi slalom: in partenza un avvio perfetto, poi a uncerto punto è come se Rocca fosse uscito fuori dal-la SFERA e, incredibile ma vero, lo vediamo pre-cipitare mentre sta per raggiungere la meta. Cos’èsuccesso? Cosa ha interrotto l’incantesimo? Usan-do come chiave di lettura il suo modello, Vercellisvela l’arcano. “Il meccanismo psicologico che siverifica in questi casi”, spiega, “è il seguente: nelmomento in cui ci sembra di aver raggiuntol’obiettivo, la nostra fisiologia cambia. La soddi-sfazione per il risultato modifica la nostra connes-sione mente-corpo. Se non siamo in grado di pre-figurarci subito un altro obiettivo, quel momentodi rilassamento può diventare fatale. Questo è ciòche successe a Giorgio Rocca. Alla partenza la suaconcentrazione/sincronia era talmente elevatache, dopo il primo palo, ha perso il ritmo; in ge-nere ce ne vogliono almeno dieci per raggiungerequello stato che lui ha ottenuto troppo presto. Aquel punto, paradossalmente, si è trovato senzaun nuovo obiettivo, la sincronia si è spenta e haperso l’equilibrio”. Fine della corsa.

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dell’armonia dello spirito. L’entrata nella sfera della massima presta-zione è connessa alla capacità di autoregolarsi, di portarsi cioè nel mi-glior equilibrio psicofisico”.SFERA è un acronimo dove ogni lettera ha un proprio significato: S staper ‘sincronia’, F per ‘punti di forza’, E per ‘energia’, R per ‘ritmo’, Aper ‘attivazione’. “Tutte le componenti della SFERA”, precisa Vercelli,“sono qualità positive e desiderabili per raggiungere il massimo risul-tato, proprio come avviene per gli yogi orientali e come accade ad al-cuni atleti. Essere nella SFERA comporta avere al contempo percezionedei dettagli e consapevolezza del tutto”. Si tratta in-somma di quello stato di grazia nel quale l’atleta av-verte la massima connessione di corpo e mente. Mavediamo di comprendere meglio cosa c’è dietro cia-scuno di questi fattori, la cui integrazione contribuisceal risultato di alta performance.La sincronia è la capacità di essere presenti e concen-trati nell’attività che si sta svolgendo, è il sentire cor-po e mente perfettamente allineati. “Quando c’è asin-cronia, invece, la mente è altrove: in genere si focaliz-za sul passato o sulle aspettative degli altri, e questipensieri generano tensione e stress”. I punti di forzasono le risorse (fisiche, tecniche e mentali) di cui ab-biamo consapevolezza e che alimentano la nostrapercezione di autoefficacia. L’energia è la quantità diforza che occorre per svolgere un compito. Gli atletidevono essere bravi a regolarla, perché quando nespendiamo troppa o troppo poca c’è il rischio di per-dere di vista il contesto e di avvertire stanchezza. Ilritmo non lo vediamo ma possiamo sentirlo: è l’ordi-nata successione degli intervalli di tempo; quandosiamo agitati abbiamo la sensazione che venga meno,non a caso ci sentiamo sfasati. L’attivazione è la mo-

GIORGIO ROCCA, CAPITANO DELLA NAZIONALE DISCI ALPINO, VINCITORE DELLA COPPA DEL MONDODI SLALOM SPECIALE NEL 2006.

GIUSEPPE VERCELLI, DOCENTE DIPSICOLOGIA DEL LAVORO E DELLOSPORT. È AUTORE DI VINCERE CONLA MENTE E L’INTELLIGENZAAGONISTICA, PUBBLICATI DA PONTEALLE GRAZIE EDITORE.

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vizza. Ogni giorno uccide una quantità smodata di animali che non po-trà nemmeno mangiare: questo siamo noi. Allora qual è la differenzafra l’uomo e gli altri esseri viventi?”. E a questo punto la sua arriva aldunque: “La differenza è che noi accumuliamo, creiamo il capitale, glialtri animali no”. Gli esempi si susseguono e rendono sempre più per-suasiva la sua tesi: l’illusione di una nostra superiorità rispetto alle altrespecie. E conclude il suo speech con un invito: “Se vogliamo darci unfuturo di benessere, dobbiamo anticipare il cambiamento. Altrimentilo subiremo e non dimostreremo di essere così intelligenti come sup-

poniamo di essere. Dobbiamo conoscere i nostri limiti e puntarea uno sviluppo sostenibile, a una tecnologia intelligente e non

barocca o fine a sé stessa”.

PAUL MCKENNA: CAMBIARE IN UN MINUTO Le tre giornate sichiudono con l’arrivo dall’Inghilterra di un personaggiosbandierato dai media e dalla pubblicità come una sorta dimago del cambiamento veloce. I titoli dei suoi libri pro-mettono l’impossibile: Posso farti diventare ricco, Cambia la

vita in 7 giorni, Sicuri di sé in un attimo. E il suo occhio ip-notico spunta dalle copertine con l’aria di chi vi invitaa ‘provare per credere’. Quando sale sul palco sprizza

energia da tutti i pori, si muove in modo istrionico, mo-dula la voce, gesticola senza tregua. Il suo show è infar-

cito di ricette di comunicazione efficace e una spolveratadi programmazione

neurolinguistica, con contenutied esercizi vecchi di almeno ven-t’anni. Improvvisa terapie ipno-tiche che promettono di far spa-

rire le paure in un secondo, mamandano anche in catalessi gliinsofferenti in sala che stentanoa seguirlo. Saltella dalla platea alpalco intervistando le personedel pubblico che assecondano lesue richieste di consenso. “Dopoquesto esercizio, di quanto è di-minuita la tua paura da 1 a 10?”,domanda. “Di almeno 6 punti”,confessa un malcapitato, per ti-

midezza, compiacimento oforse solo per sug-

gestione. La pla-tea applaude almiracolo. Ilsuo spettacolo ‘illusionistico’ potrebbe fare concor-

renza a quello di Francesco Tesei. Peccato che,diversamente dal simpatico mentalista, la per-

formance di McKenna duri un’intera giornata; equando finalmente si torna a casa, dopo averlo se-guito per un giorno intero, scopri all’improvvisoche Dormire è facile, come promette uno dei suoi

libri più venduti.Con i giochi di prestigio di

McKenna il Forum delle Ec-cellenze si chiude. È questal’unica nota stonata in unevento che ci ha regalatodue giornate di emozio-ni autentiche e conte-nuti appassionati, co-me raramente si vedein manifestazioni diquesto tipo. MK

PAUL MCKENNA, IL GURU DEL‘ONE MINUTE CHANGE’,AUTORE DI MANUALI DISUCCESSO SUL SELF-HELP.

MARIO TOZZI: SVILUPPO SOSTENIBILE È il primo ricercatore del CNR e re-sponsabile per la divulgazione della Federazione Italiana Scienze dellaTerra. Ha condotto programmi di successo come Gaia e scritto nume-rosi libri. Chi lo ha visto in tv conosce il suo valore, ma al Forum delleEccellenze supera ogni aspettativa: sessanta minuti di conferenza cheinchiodano alla poltrona con riflessioni che, pur puntando in alto, rie-scono ad arrivare a tutti, a colpire cuore e mente. Esordisce dicendo:“Non parlerò di cambiamento dal punto di vista dell’uomo del terzomillennio, parlerò dell’uomo come prodotto dell’evoluzione naturale.In questo senso non tutti i cambiamenti vanno bene, né tutti servono”.A questo punto Tozzi chiede: cosa differenzia l’uomo dalle altre specieviventi? Molti risponderebbero: l’intelligenza. Ma Tozzi smonta l’as-sunto sulla nostra superiorità, portando esempi di animali che, con iloro comportamenti, dimostrano di non essere meno intelligentidi noi. “C’è chi dice che noi siamo più intelligenti perché comu-nichiamo”, incalza Tozzi. “Ma anche gli animali comunicano, epure in modo sofisticato”. Per esempio la balena e la falena. “Eallora in cosa ci differenziamo?”, insiste Tozzi. La sua risposta èspiazzante: “Nel fatto che non siamo tanto bravi a cambiare. C’èchi dice che l’uomo si adatta. Non è vero”. Anche qui gli esempinon mancano. Tozzi comincia col citare la tastiera dei cellulari odei pc che, a quanto pare, è rimasta la stessa da quando è statocreato il sistema meccanico di scrittura. E non perché renda più fa-cile scrivere, semmai è il contrario. Ma se all’inizio quellaparticolare disposizione delle lettere serviva per ov-viare a un problema pratico, dal momento cheil problema è stato risolto le tastiere hannocontinuato a essere impostate in quel mo-do. “Perché?”, si chiede Tozzi. “Per abitu-dine”. E ancora, Robinson Crusoe sbarcasu un’isola deserta e si rifugia in una ca-verna cui accede attraverso una scala cheritira la sera. “Per difendersi da chi, se nonc’era nessuno?”, domanda Tozzi. “Equando trova Venerdì, cosa fa? Lo schia-

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MARIO TOZZI,RICERCATORE

DEL CNR ERESPONSABILE PERLA DIVULGAZIONE

DELLA FEDERAZIONEITALIANA SCIENZEDELLA TERRA. HA

CONDOTTOPROGRAMMI DI

SUCCESSO COME GAIA.