Conferenze onu clima unifi 11.12.2012

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11 dicembre 2012 Università degli studi di Firenze – Forum Sostenibilità Crisi Climatica e le conferenze internazionali sul tema www.mdf-firenze.it decrescita.firenze@gmail. com

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11 dicembre 2012 Università degli studi di Firenze – Forum Sostenibilità

Crisi Climatica e le conferenze internazionali sul tema

www.mdf-firenze.it [email protected]

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Sommario

Parte 1 – rilevazione situazione as-is

Parte 2 – cronaca dei vari Summit

Parte 3 - considerazioni finali

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Parte 1 - Punto della situazione – il trend della la temperatura media

L’effetto serra è dato dallo strato di anidride carbonica (CO2) a altri gas che permette alla terra di avere una temperatura media di circa 30° superiore a quella che avrebbe senza “effetto serra”.Aumento della temperatura media viene detto impropriamente “Effetto serra”. Temperatura media al terreno senza effetto serra ~ -18° L’aumento CO2 in atmosfera dovuto alla combustione degli idrocarburi aumento temperatura media della Terra (stima IPCC del 2007 di ~ 0,76° da fine del 1800) entro 2100 si stima aumento progressivo da un minimo di 1,1° a 6,4° (stima IPCC) con 4° di aumento di temperatura media vaste zone terrestri saranno inabitabili

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Densità della CO2 in atmosfera

limite posto precedente al 2010 350 ppm rilevazione al 2010 390 ppm spostamento assicella del limite 450 ppm richiesta di ulteriore alzamento del limite 500-550 ppm tendenza attuale se non abbassa 650 ppm nel 2100

studi su ere geologiche passate: limite > 500 ppm (per cause naturali) si sono innescati meccanismi di estinzione diffusa sul pianeta

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Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit” COP1-COP2 1995-1996 Protocollo di Kyoto (COP3 -12/1997 in vigore dal 2/2005 valido fino al 12/2012) (Protocollo di Montreal 1997 anti CFC a protezione “buco ozono”) COP4 – COP12 dal 1998 al 2006 Johannesburg (2002) Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD)COP13 – Bali, Indonesia (12/2007)COP14 - Poznan Climate Change Conference (12/2008)G8 L’AQUILA 8-10 luglio 2009 COP15 - Conferenza sul clima di Copenhagen (12/2009)COP16 – Cancun (11/2010)COP17 - Durban (12/2011) “Kyoto 2” RIO+20 (giugno 2012) COP18 - Doha, Qatar…. (12/2012 Adesso ! )

Parte 2 – I trattati internazionali sul clima

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Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit”

• Hanno partecipato rappresentanti dei governi di 178 Paesi. La sottoscrivono anche gli Stati Uniti.• Sono state sottoscritte 2 convenzioni e 3 dichiarazioni di principi:

La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici (UNFCCC con Conferenze delle Parti riunite periodicamente da qui le varie CoP’s) cui seguirà la Convenzione sulla Desertificazione. La UNFCCC pone obblighi di carattere generale miranti a contenere e stabilizzare la produzione di gas che contribuiscono all’effetto serra.La Convenzione quadro sulla biodiversità, con l’obiettivo di tutelare le specie nei loro habitat naturali e riabilitare quelle in via d’estinzione.L’Agenda 21: il Programma d’Azione per il XXI secolo, pone lo sviluppo sostenibile come una “prospettiva” da perseguire per tutti i popoli del mondo.La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste sancisce il diritto degli Stati di utilizzare le foreste secondo le proprie necessità, senza ledere i principi di conservazione e sviluppo delle stesse. La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo, definisce in 27 principi diritti e responsabilità delle nazioni nei riguardi dello sviluppo sostenibile.

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Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Agenda 21”Struttura del programma d'azione “Agenda 21”Costituito da 40 capitoli, divisi in 4 parti:1-dimensione economica e sociale: povertà, sanità, ambiente, aspetti demografici, produzione;2-conservazione e gestione delle risorse: atmosfera, foreste, deserti, montagne, acqua, prodotti chimici, rifiuti;3-rafforzamento del ruolo dei gruppi più significativi: donne, giovani, anziani, Ong, agricoltori, sindacati, settori produttivi, comunità scientifica;4-mezzi di esecuzione del programma: strumenti scientifici, formazione, informazione, cooperazione internazionale, strumenti finanziari, strumenti giuridici.Concetti chiave dell'Agenda 21Corresponsabilizzazione - Cittadini, amministrazioni e portatori di interesse devono essere sensibilizzati sul proprio ruolo strategico nella realizzazione di uno sviluppo realmente sostenibile. Quindi: azione sinergica tra politica – mondo produttivo – comportamento dei singoli. I principi alla base del processo di Agenda 21Miglioramento continuo - Monitoraggio delle varie fasi del processo affinché vengano continuamente ricalibrate per raggiungere i migliori risultati possibili.Governance - Passaggio da un'ottica impositiva ad una partecipativa, flessibile ed aperta alle varie componenti sociali.Trasversalità - Inserimento del concetto di sostenibilità in tutte le politiche di settore.Visione condivisa - Costruzione di uno scenario comune di sviluppo sostenibile di una comunità, condiviso dal più ampio numero di stakeholders.Partenariato - Creazione di partnership fondate su un nuovo modo di intendere il rapporto pubblico-privato, per la concreta realizzazione di azioni concertate per lo sviluppo sostenibile.

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Conferenza di Rio de Janeiro (1992) “Earth summit”

Principio 1Gli esseri umani sono al centro delle preoccupazioni relative allo sviluppo sostenibile. Essi hanno diritto ad una vita sana e produttiva in armonia con la natura.Principio 2Conformemente alla Carta delle Nazioni ed ai principi del diritto internazionale, gli Stati hanno il diritto sovrano di sfruttare le proprie risorse secondo le loro politiche ambientali edi sviluppo, ed hanno il dovere di assicurare che le attività sottoposte alla loro giurisdizione o al loro controllo non causino danni all'ambiente di altri Stati o di zone situate oltre i limiti della giurisdizione nazionale. (Simile ad Art.41 Costituzione Italiana).Principio 3Il diritto allo sviluppo deve essere realizzato in modo da soddisfare equamente le esigenze relative all'ambiente ed allo sviluppo delle generazioni presenti e future.Principio 4Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile, la tutela dell'ambiente costituirà parte integrante del processo di sviluppo e non potrà essere considerata separatamente da questo.Principio 5Tutti gli Stati e tutti i popoli coopereranno al compito essenziale di eliminare la povertà,come requisito indispensabile per lo sviluppo sostenibile, al fine di ridurre le disparità tra i tenori di vita e soddisfare meglio i bisogni della maggioranza delle popolazioni del mondo.Principio 6Si accorderà speciale priorità alla situazione ed alle esigenze specifiche dei paesi in via di sviluppo, in particolare di quelli più vulnerabili sotto il profilo ambientale. Le azioni internazionali in materia di ambiente e di sviluppo dovranno anche prendere in considerazione gli interessi e le esigenze di tutti i paesi.Principio 7Gli Stati coopereranno in uno spirito di partnership globale per conservare, tutelare e ripristinare la salute e l'integrità dell'ecosistema terrestre. In considerazione del differente contributo al degrado ambientale globale, gli Stati hanno responsabilità comuni ma differenziate. I paesi sviluppati riconoscono la responsabilità che incombe loro nel perseguimento internazionale dello sviluppo sostenibile date le pressioni che le loro società esercitano sull'ambiente globale e le tecnologie e risorse finanziarie di cui dispongono.Principio 8Al fine di pervenire ad uno sviluppo sostenibile e ad una qualità di vita migliore per tutti i popoli, gli Stati dovranno ridurre ed eliminare i modi di produzione e consumo non sostenibili e promuovere politiche demografiche adeguate.Principio 9Gli Stati dovranno cooperare al fine di rafforzare le capacità istituzionali endogene per lo sviluppo sostenibile, migliorando la comprensione scientifica mediante scambi di conoscenze scientifiche e tecnologiche e facilitando la preparazione, l'adattamento, la diffusione ed il trasferimento di tecnologie, comprese le tecnologie nuove e innovative.Principio 10Il modo migliore di trattare le questioni ambientali e' quello di assicurare la partecipazione di tutti i cittadini interessati, ai diversi livelli. Al livello nazionale, ciascun individuo avrà adeguato accesso alle informazioni concernenti l'ambiente in possesso delle pubbliche autorità, comprese le informazioni relative alle sostanze ed attività pericolose nelle comunità, ed avrà la possibilità di partecipare ai processi decisionali. Gli Stati faciliteranno ed incoraggeranno la sensibilizzazione e la partecipazione del pubblico rendendo ampiamente disponibili le informazioni. Sarà assicurato un accesso effettivo ai procedimenti giudiziari ed amministrativi, compresi i mezzi di ricorso e di indennizzo.…..

Dichiarazione di Rio sull'Ambiente e lo Sviluppo

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I primi incontri… COP1 e COP2

COP-1, il Mandato di Berlino 1995La Conferenza delle Parti dell'UNFCCC si incontrò per la prima volta a Berlino nella primavera del 1995, ed espresse timori di non adempimento degli impegni previsti dalla Convenzione. Questi timori furono espressi in una dichiarazione delle Nazioni Unite conosciuta come il "Mandato di Berlino", che stabiliva la necessità di una fase di analisi e ricerca (Analytical and Assessment Phase, AAP) di due anni prima di negoziare un "insieme completo di azioni" da cui gli Stati potessero scegliere quelle più adeguate per ognuno di essi, in modo che fossero le migliori dal punto di vista economico e ambientale.

COP-2, Ginevra, Svizzera 1996La sua dichiarazione rifletteva la posizione statunitense che rigettava politiche uniformi in favore della flessibilità, stabilendo la necessità di "obblighi a medio termine legalmente vincolanti".

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COP-3 vertice di Kyoto 1997: il “Protocollo di Kyoto”

Protocollo siglato nel Dicembre 1997 nell’ambito della conferenza COP3 entra in vigore il 2/2005 e valido fino al 12/2012 Fu firmato da oltre 160 Paesi. Perché il trattato potesse entrare in vigore si richiedeva che fosse ratificato da non meno di 55 nazioni, e che le nazioni che lo avessero ratificato assommassero almeno al 55% delle emissioni mondiali totali (2004 Russia). Riduzione delle emissioni di elementi inquinanti (biossido di carbonio e altri cinque gas serra) di almeno il 5,2% rispetto alle emissioni registrate nel 1990 Il periodo d’azione del Protocollo va dal 1° gennaio 2008 al 31 dicembre 2012 Tra i paesi non aderenti figurano gli Stati Uniti, responsabili del 36,1% del totale delle emissioni (*). Anche l'Australia in seguito ha annunciato che non intendeva aderire all'accordo, per non danneggiare il proprio sistema industriale. Non hanno aderito neanche Croazia, Kazakistan e Monaco. India e Cina hanno ratificato il protocollo ma non sono tenute a ridurre le emissioni di Co2 (**).

(*) In principio, il presidente Clinton aveva firmato il Protocollo durante gli ultimi mesi del suo mandato, ma George Bush nel COP6-bis del 2001, poco tempo dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, ritirò l'adesione inizialmente sottoscritta dagli USA .

(**) Sono stati esonerati con altri paesi in via di sviluppo in quanto essi non sono stati tra i principali responsabili delle emissioni di gas serra durante il periodo di industrializzazione che si crede stia provocando oggi il cambiamento climatico.

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COP4 – COP6 dal 1998 al 2001 COP-4, Buenos Aires 1998 - Stabilito “Piano di azioni" biennale per l'implementazione del Protocollo di Kyōto, che doveva essere inizialmente avviato entro il 2000.COP-5, Bonn 1999 - Fu principalmente una riunione tecnica, che non raggiunse conclusioni rilevanti.

COP-6, L'Aja, Olanda 11/2000 e COP6-bis Bonn 7/2001Le discussioni evolsero rapidamente ad un alto livello politico. Controversie sulla proposta degli Stati Uniti di permettere di ottenere crediti dai "sink" di carbonio posseduti (boschi e terre agricole), che avrebbero soddisfatto buona parte delle richieste di riduzione delle emissioni statunitensi; si arrivò presto a discordie, furono rifiutate le posizioni di compromesso, e le discussioni collassarono. il Presidente sospese i lavori che ricominciarono a Bonn con la denominazione di "COP-6 bis”, nel mese di luglio. Questo incontro si svolse dopo che George W. Bush era diventato presidente degli Stati Uniti e aveva rigettato il protocollo di Kyōto a marzo. Come risultato la delegazione statunitense scelse di agire come osservatrice all'incontro.

Tuttavia mentre le altre parti negoziavano le questioni tecniche, venne raggiunto l'accordo su gran parte delle principali questioni politiche, con grande sorpresa della maggior parte degli osservatori. Gli accordi comprendevano:Meccanismi di "flessibilità", che gli USA avevano fortemente sostenuto, comprendenti il commercio di emissioni; l'implementazione congiunta; ed il Meccanismo di Sviluppo Pulito o (Clean Development Mechanism - CDM in inglese), che fornisce sovvenzioni ai paesi in via di sviluppo da parte delle nazioni sviluppate per le attività di riduzione delle emissioni, con un credito per le nazioni donatrici. Uno degli elementi chiave del CDM fu che non ci sarebbero stati limiti quantitativi al credito che una nazione poteva rivendicare per l'uso dei meccanismi stessi ma che l'azione interna debba costituire un elemento significativo degli sforzi per andare incontro ai propri obiettivi che ogni nazione dell’Annex I e II (*) deve fare.Abbattimento del carbonio: Venne concordato un credito per le attività che assorbono carbonio dall'atmosfera o lo immagazzinano, comprendente la gestione di foreste e terreni coltivabili e la ri-vegetazione, senza un tetto complessivoConformità: procedure di conformità e i meccanismi riguardanti la non-conformità vennero rinviati al COP-7, ma inclusero un ampio abbozzo delle conseguenze per il mancato rispetto degli obiettivi che avrebbero incluso fra le altre la sospensione del diritto di vendere crediti di un eventuale surplus di riduzione di emissioni, la richiesta di un piano d'azione etc.Finanziamento: Tre nuovi fondi vennero concordati per fornire assistenza ai cambiamenti climatici; un fondo per le nazioni meno sviluppate, e un fondo di adeguamento al Protocollo di Kyōto, sostenuto da una imposta sul CDM e da contributi volontari.

(*) Paesi dell'Annex I Paesi industrializzati - Paesi dell'Annex II nazioni sviluppate che pagano per i costi per i Paesi in via di sviluppo (PVS)

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COP7 – COP12 dal 2001 al 2006

COP-7, Marrakesh, Marocco 11/2001completato il lavoro del Piano d'Azione del COP4 di Buenos Aires. Ha creato le condizioni per cui le nazioni ratificassero il protocollo di Kyoto. La delegazione statunitense continuò ad agire come osservatrice, declinando la partecipazione a negoziati attivi. Le principali decisioni del COP-7 comprendevano:Regole operative per il commercio internazionale delle emissioni tra le parti del protocollo, per il CDM e per l'implementazione congiunta;Definita una procedura di conformità che delinei le conseguenze di un eventuale mancato rispetto degli obiettivi, ma demandi alle parti di decidere se queste conseguenze siano vincolanti dal punto di vista legale;

Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) - Johannesburg (2002) (vedi avanti)

COP-8, Nuova Delhi, India 11/2002 nessuna azione degna di nota

COP-9, Milano, 12/2003La Conferenza ha stabilito interessanti novità relative in particolar modo ai progetti di riduzione della CO2 collegata alle attività di Afforestazione/Riforestazione (A/R projects).

COP-10, Buenos Aires, 12/2004 nessuna azione degna di nota

COP-11, Montreal, Canada 12/2005 idem

COP-12, Nairobi, Kenia 11/2006La Conferenza è stata incentrata sul maggiore coinvolgimento degli stati africani nei progetti di Clean Development Mechanism (CDM).

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Johannesburg (2002) - Summit Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile (WSSD) – Secondo Earth Summit

• Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile – ha riunito i capi dello Stato e di Governo, delegati nazionali e leader di organizzazioni non governative (NGOs), del mondo degli affari ed altri principali gruppi al fine di focalizzare l’attenzione del mondo sulle azioni necessarie per raggiungere lo sviluppo sostenibile.

• Confermò l'impegno delle Nazioni Unite al 'pieno adempimento' dell'Agenda 21 (dal vertice di Rio del 1992).

• Alla Conferenza non partecipò alcuna delegazione ufficiale degli Stati Uniti d’America, l’allora Presidente George W. Bush non considerò l’avvenimento di rilevanza per il suo Paese.

• Fra i risultati è particolarmente importante anche l’accordo di raggiungere un ripopolamento dei banchi di pesca a rischio di esaurimento entro il 2015.

• La “novità” del Summit di Johannesburg è stata quella di dare maggiore enfasi alla creazione di “Partenariati” (*) piuttosto che alla definizione di nuovi accordi governativi. Questi partenariati dovevano rappresentare lo strumento principale per l’attuazione degli Obiettivi di Sviluppo del Millennio.

(*) da Wikipedia: Il partenariato (in inglese partnership) è un confronto tra parti diverse (soggetti pubblici o privati, forze economiche e sociali) sulla realizzazione di interventi finalizzati allo sviluppo economico, allo sviluppo del territorio e all'integrazione sociale.

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COP13 - BALI INDONESIA (15 dicembre 2007 )

• La tredicesima Conferenza Onu sul clima (COP13) dà il via libera a una "road-map” per i negoziati successivi e un calendario al fine di giungere ad un accordo entro il 2009.

• I rappresentanti di oltre 180 paesi hanno partecipato, insieme con gli osservatori di organizzazioni intergovernative e ONG.

• Arrivano le prime proposte dell'UE hanno chiesto di tagliare le emissioni globali a "molto meno della metà" del livello del 2000 a partire fra 10-15 anni ed entro il 2050 per i paesi in via di sviluppo e per i paesi industrializzati di raggiungere livelli di emissioni del 20-40% rispetto al 1990 entro il 2020. Gli Stati Uniti erano fortemente contrari questi numeri, a volte sostenuti da Giappone, Canada, Australia e Russia. I compromessi risultanti obbligano a "ridurre drasticamente le emissioni globali" con riferimenti alla quarta relazione di valutazione dell'IPCC (*).

(*) da Wikipedia: the Fourth Assessment Report (AR4 2007) of the United Nations Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), is the fourth in a series of reports intended to assess scientific, technical and socio-economic information concerning climate change. to stabilize at between 445 and 490ppm (resulting in an estimate global temperature 2 to 2.4oC above the pre-industrial average) emissions would need to peak before 2015 by 2050, from 50 to 85% reductions on 2000 levels.

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COP14 - Poznan Climate Change Conference (12/2008)

• La conferenza è passata quasi sotto silenzio. • I negoziati su un successore al protocollo di Kyoto sono stati l'obiettivo principale della conferenza.

G8 L’AQUILA 8-10 luglio 2009

• Ha richiesto un taglio dell’80% di emissioni al 2050 per i paesi industrializzati e del 50% al 2050 per tutti gli altri paesi.

PACCHETTO norme UE dicembre 2008 I provvedimenti adottati dall’Unione europea si pongono come obiettivi al 2020 di ridurre di almeno il 20% e fino al 30% le emissioni di gas serra rispetto ai livelli del 1990 e di portare al 20% le fonti di energia rinnovabili rispetto al consumo energetico totale (per l’Italia la percentuale è il 17%). Tale proposta verrà portata avanti al prossimo vertice UNFCCC di Copenaghen nel 2009.

Inoltre al di fuori dei summit…

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COP15 - Conferenza sul clima di Copenhagen (12/2009)

• È stato adottato l’obiettivo “non vincolante” di non superare il limite dei 2ºC d’aumento della temperatura media • Approvato un fondo d’aiuto di 100 miliardi di dollari (30 di riscossione immediata) per i paesi in via di sviluppo. • Si è raggiunto un accordo politico per la riduzione delle emissioni e si è riconosciuta l’importanza di evitare la deforestazione. Tuttavia, non si è raggiunto l’obiettivo primario: rendere giuridicamente vincolante per gli stati l’effettiva riduzione delle emissioni, condizione senza la quale sarà molto difficile raggiungere gli obiettivi dichiarati.

COP16 - Cancun (11/2010)• Certifica tendenza di aumento temperatura media a 3,2° nel 2100 ai ritmi minimi di riduzione concordati nei trattati attuali (secondo stima Climate Action Tracker www.climateactiontracker.org).• Impone di rimanere con emissioni di gas serra sotto i 44 mldT/anno (2010 = 50 mldT/anno).• Ha auspicato un secondo periodo di impegno del Protocollo di Kyoto.• L'esito del vertice è stata la richiesta di adottare un grande " Green Climate Fund ", e un “Climate Technology Centre" e la connessione in rete degli stati partecipanti al fondo. • Richiede 100 mld$/anno fino al 2020 per supporto ai paesi in via di sviluppo per adottare il Protocollo di Kyoto ad oggi non ci sono tali fondi (*)

(*) The Guardian, ha criticato gli accordi di Cancun per non aver fornito la leadership, non aver precisato come il fondo per il clima proposto sarà finanziato, e per non affermare che i paesi debbano drasticamente ridurre le loro emissioni entro i prossimi 10 anni e poi continuare a ridurle ulteriormente perché vi sia una possibilità di evitare il riscaldamento.

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COP17 - Durban (12/2011) detto “Kyoto 2”

• ha scaturito la “piattaforma di Durban”, ovvero processo per la definizione di un trattato globale legalmente vincolante (che potrebbe essere un protocollo, o un altro strumento legale o un altro strumento attuativo ma con valore legale), valido per tutti i paesi UNFCCC (194 Paesi). Questo processo è suddiviso in due fasi.

1. sarà redatta e messa a punto la bozza del trattato che sarà “adottato” nell’assemblea plenaria della ventunesima Conferenza delle Parti (COP-21) alla fine del 2015

2. il trattato “adottato” dalla COP-21 sarà aperto alla sottoscrizione e alle ratifiche nazionali secondo le procedure ONU in modo che possa entrare in vigore nel 2020.

• proposto il prolungamento del Protocollo di Kyoto oltre la scadenza del 2012 fino al 2020 come periodo di transizione in conformità con gli impegni volontari che i Paesi che intenderanno prolungarlo formuleranno entro il 1 maggio 2012, e con le necessità di integrazione con il processo stabilito nella piattaforma di Durban di cui al punto precedente.• Avvio operativo del “Green Climate Fund” come Istituzione Finanziaria della UNFCCC con personalità giuridica e capacità legali (non è però specificato come sarà alimentato). La sede e i successivi dettagli di funzionamento operativo verranno decisi nella prossima Conferenza UNFCCC (Cop-18) alla fine del 2012 a Quatar.

Le decisioni conclusive, cui è giunta la Conferenza di Durban, possono essere considerate, a seconda dei punti di vista, un successo oppure un insuccesso (o anche fallimento mascherato).Sono da considerarsi fattori di successo: l’aver coinvolto tutti i paesi compresi quelli più riluttanti come USA, Cina e India, a impegnarsi in un quadro legalmente vincolante, per ridurre le proprie emissioni, l’aver aperto il protocollo di Kyoto ad obblighi volontari e legalmente vincolanti per i Paesi industrializzati e ad obblighi volontari ma non legalmente vincolanti per i Paesi in via di sviluppo oltre ad aver avviato operativamente il fondo di finanziamento del piano. Fra i fattori di insuccesso il tempo eccessivamente prolungato previsto dalla piattaforma di Durban prima di arrivare ad un’adeguata strategia mondiale di riduzione delle emissioni atta a mantenere il surriscaldamento del pianeta sotto i 2°C rispetto all’epoca preindustriale. La fase transitoria di ben 9 anni prima che gli impegni di riduzione delle emissioni diventino obblighi vincolanti e giungere ad una riduzione delle emissioni globali entro il 2050 del 80% rispetto al 1990. Se prima del 2020 non ci saranno impegni “ volontari” molto ambiziosi da parte dei principali paesi, questi tempi lunghi comporteranno il rischio di fallimento dell’obiettivo del mantenimento del surriscaldamento climatico sotto i 2°C. Infatti, sulla base degli impegni volontari ad oggi dichiarati la tendenza attuale è di giungere a un surriscaldamento globale attorno ai 4 °C o più entro il 2100.

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COP18 – Doha, Qatar (12/2012) appena concluso

Si è chiusa il 7 dicembre dopo circa 36 ore di negoziazioni. L’unico risultato è l’estensione del Protocollo di Kyoto nel suo secondo periodo d’impegno: dal 1 gennaio 2013 al 31 dicembre 2020. Questo risultato tiene in vita l’unico trattato legalmente vincolante sul controllo delle emissioni.

Si tratta solamente di un “salvataggio della piattaforma”: un accordo siglato solo dai paesi dell’Unione Europea, Svizzera, Norvegia e Australia (circa il 15% delle emissioni globali), i cui impegni di riduzione delle emissioni sono deboli e possono essere modificati entro il 2014.

I principali paesi che firmarono Kyoto nel 1997 ma che non lo hanno ratificato adesso a Doha: Russia, Giappone, Nuova Zelanda e Canada) .Chi rimane ancora fuori da Kyoto sono i principali emettitori: Stati Uniti e Cina, le cui emissioni saranno gestite all’interno della Durban Platform, il tavolo negoziale che porterà al nuovo accordo che sembra più orientato a un meccanismo di “pledge and review” piuttosto che a un accordo “legally binding“.

L’America di Obama, bloccata dal Congresso, non è riuscita a mettere a disposizione come richiesto dai paesi meno sviluppati soldi per il Green Climate Fund (per investimenti low carbon destinati ai paesi poveri) né tanto meno ha modificato gli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra (17% entro il 2020 sulla base delle quote del 2005). L’Unione Europea ha concentrato i suoi sforzi su Kyoto 2, ma indebolita dalla recessione non ha saputo mettere sul tavolo impegni precisi, in particolare quelli finanziari.

Negativo anche il ruolo ostruzionista di Russia, Polonia (next COP19), Canada e Nuova Zelanda.

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COP18 – Doha, Qatar (12/2012) appena concluso

Da “Il Fatto Quotidiano” del 8/12:“A Doha quindi è mancato il coraggio. Nemmeno gli eventi climatici estremi più recenti quali l’uragano Sandy e il tifone Bopha hanno fatto in modo che si alzasse il livello di ambizione durante il negoziato (questo l’intervento del delegato Filippino in una plenaria)”.

“Gli impegni, contenuti nel Doha Climate Gateway, per finanziare la ricostruzione dei danni del cambiamento climatico nei paesi più poveri e gli impegni economici presi per finanziare il Green Climate Fund sono infatti limitati (né il fondo promesso a Cancùn per le azioni a breve termine, né il Green Climate Fund sono stati infatti finanziati in modo appropriato). Si è fatto troppo poco, come sottolineato sia dalla società civile che dai Paesi in via di sviluppo, i più esposti al climate change.

La crisi economica e la lobby dei combustibili fossili non possono essere usate come alibi: lo stesso Ministro Clini, che aveva comunque reso nota la presenza di forti criticità, in un incontro con la società civile italiana ha ribadito come “la nostra Strategia Energetica sia figlia di un documento di 10 anni fa e per questo ha un orizzonte limitato al 2020, con quote significative di gas e carbone”, inoltre… “Questo è un quadro d’impegni che aiuterà le imprese che investono in rinnovabili e in efficienza energetica. Tuttavia se la dimensione del mercato rimane solo a livello Europeo, il vantaggio è limitato. Se invece la dimensione in futuro sarà globale, si potranno aprire mercati come quelli di Cina e India”.

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Conferenza ONU RIO + 20

Autore: Alberto Zoratti membro del direttivo di AGICES, l'Assemblea Generale Italiana del Commercio Equo e Solidale- giornalista e collaboratore di Altraeconomia, La Nuova Ecologia e Carta ed è autore di diverse pubblicazioni come "A Mani Nude" (2002 - Ed. Frilli), "Europa in Movimento" (2003 - con M. Di Sisto - Ed. Frilli), "Questo Mondo non è in vendita" (2003 - a cura di - Ed. Berti/Altreconomia), "WTO. Dalla dittatura del mercato alla democrazia globale" (2005 - con M. Di Sisto e R. Bosio - Ed. Emi) membro del Genoa Social Forum per Rete Lilliput durante il Summit F8 di Genova (2001).

Giugno 2012: “Ha chiuso i battenti il vertice Onu sulla sostenibilità, uno dei punti più bassi della storia del multilateralismo mondiale. Poca ambizione, nessun coraggio, niente responsabilità…..” scrive Alberto Zoratti reporter inviato di FAIR (*) a Rio ““Nessun piano d’azione concreto per contrastare il cambiamento climatico, uno dei maggiori rischi che il pianeta sta affrontando, né per prevenirlo, considerato che non si è concretizzata alcuna politica efficace per azzerare i sussidi ai combustibili fossili, che ogni anno assorbono più di mille miliardi di dollari, quasi il 2% del PIL mondiale….Una visione del diritto al “lavoro dignitoso” (“decent work”) che sembra uscita da un libro dell’ottocento…. Ma quello che più emerge è l’approccio “concettuale” di tutto il documento, senza una data, senza una cifra né uno stanziamento….”

(*) FAIR è una cooperativa sociale che ha deciso di impegnarsi nella consulenza, nella formazione su economie solidali, nella comunicazione sociale e nella cooperazione internazionale.

Fonte: ass. C.R.E.T.A. Scuola delle Rinnovabili

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Conferenza ONU RIO + 20

Se la salvaguardia del Pianeta è considerata una moda, le mode passano. Ma la desertificazione continua ad avanzare inesorabile, un miliardo di persone stannoancora morendo di fame, i poli sono sul punto dello scioglimento definitivo, come riportato sui media (per esempio leggi il comunicato apparso su Yahoo Notizie http://it.notizie.yahoo.com/blog/fotoblog/%C3%A8-allarme-scioglimento-ghiacci-nell-artico-103859446.html).Che lezioni possiamo trarre dall’andamento e dalle conclusioni di questo come di altri vertici mondiali? Dobbiamo prendere atto che la salvaguardia del nostro pianeta, della nostra casa comune, non sia una delle priorità della politica mondiale. Chi ci governaè ancora legato al concetto di PIL, di crescita economica quando non proprio di espansione militare.Per i governanti di tutto il mondo aumentare il benessere significa aumentare lo sfruttamento delle risorse e competere con gli altri Stati per il reperimentodi quelle rimanenti. Una visione infantile, simile al bambino di due anni che sa dire “Questo è mio e guai a chi me lo tocca”… che poi il Pianeta sia loro, da dove hanno desunto questo titolo di proprietà?

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Conferenza ONU RIO + 20

Unica azione degna di nota: lo speach del presidente del Uruguay José Mujica

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Parte 3 – considerazioni finali sui Summit

Quali “risposte” alla crisi climatica abbiamo dalle conferenze ONU? Gli outcomes dai vari summit internazionali visti dall’alto hanno gravi limiti:

• I problemi ambientali segnano il rischio di un doppio fallimento: dei mercati e degli Stati nazionali.

• Non esistono meccanismi (mercantili e/o politici) per allocare efficacemente sul mercato beni al negativo ossia “non-beni” quali ad esempio la “riduzione di CO2”. Gli individui (persone e aziende) sono incentivati a non produrli ma per far ciò devono rinunciare volontariamente a quelle attività redditizie che li vedono come sottoprodotti. Gli economisti reputano che mercati appositamente creati, come quelli dei diritti d’inquinamento (CDM) possano internalizzare entro i mercati stessi questi temi cioè creare solo un nuovo tipo di business basato sulla compravendita dei Crediti d’inquinamento mentre il risultato finale dell’emissione globale di CO2 rimane costante.

• I governi con i trattati politici puntano a un carattere di obbligatorietà “erga-omnes” dei provvedimenti ma ogni Stato è chiamato ad aderirvi volontariamente.

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Parte 3 – considerazioni finali sui Summit

La speranza è che i “mercati artificiali” creati dai protocolli, introducendo premi e punizioni, riescano a correggere le scelte spontanee di individui e governi.

Si tratta però di risposte deboli. Le sfide ambientali sono ardue da affrontare poiché:In esse i guadagni sono collocati in un futuro lontano mentre i costi debbono essere sopportati immediatamente.Tale difficoltà può venire rinforzata da ceti politici che si preoccupano della prossima scadenza elettorale, nonché da imprenditori e finanzieri che puntano a guadagni di breve periodo.Esse esigono il contributo attivo di un numero grande ed eterogeneo di paesi e di imprese: realizzare e mantenere questo coordinamento è complicato e oneroso.Fronteggiare un’esigenza ambientale configge spesso con la gestione di un’altra (*).Ciò limita la possibilità di impiegare mezzi congiuntamente per più sfide, rendendo più oneroso fronteggiare ciascuna di esse. È come per le terapie antitumorali: se una si mostra valida verso un tipo di cancro, di solito è inefficace nel trattare altre forme se non addirittura peggiora altre sindromi.I partecipanti cruciali possono cambiare nel tempo, e può variare nel tempo il loro numero. Ciò vale anzitutto per gli imprenditori. Ma provoca problemi anche tra le nazioni, in quanto ognuna è riluttante a limitare la propria flessibilità futura. Ad esempio, i Paesi del Sud non vogliono vincolare il loro sviluppo potenziale impegnandosi a limitare le emissioni di CO2, come richiesto da alcuni Paesi già sviluppati.In queste circostanze il free riding diventa un’opportunità capace di spiazzare così le “risposte” mercantili, come quelle politiche.

(*) 1972: “Rapporto Meadows” al MIT per Club di Roma - “Limits to growth” (1972 Meadows, Randers) “Thinking in systems” (2008 D.Meadows)

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Il futuro del mondo…Se vogliamo salvarlo tutti insieme dobbiamo re-imparare a fare a meno dei combustibili fossili, del petrolio, del carbone, ma anche dei fertilizzanti chimici e dell’energia nucleare.Orti urbani, case passive, fitodepurazione sono oggi tecniche possibili e a portata di mano.E’ il momento che si attivi la società civile organizzata, i cittadini con un movimento che parta dal basso, le stesse imprese mettano la tutela dell’individuo e del pianeta al di sopra del profitto. Ognuno di noi può avere una parte da protagonista, senza stare a guardare e aspettare l’opera dei politici, ma capendo che è nostra responsabilità, e che il nostro agire quotidiano cambia il corso della storia.Case passive, energia rinnovabilie che minimizza gli impatti ambientali, agricoltura compatibile a km 0, sinergica e non intensiva, costruzioni in paglia e materiali naturali sono tutte alternative che il sapere umano ci mette a disposizione già oggi. Alternative realizzabili se ci emancipassimo dalla pubblicità e dal profitto come unico obiettivo, ci mettessimo a studiare cose serie per il mondo futuro, cose che servono a noi ma sopratutto ai nostri (vostri) figli. Tuttavia c’è un grande movimento mondiale di genti e organizzazioni che ha capito che bisogna superare il concetto di Green Economy, per giungere ad una vera Green Life. Il mondo nonostante i politici, va in questa direzione.

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Buona decrescita a tutti