Concorso : “Storia dell’Industria del Nord-Ovest dal 1850 ...

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Emas Monf Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo CSI-Piemonte Concorso : “Storia dell’Industria del Nord-Ovest dal 1850 ai giorni nostri” Istituto Comprensivo Ozzano Monferrato Scuola Secondaria di Primo Grado di San Martino di Rosignano La calce ed il cemento ad Ozzano Il territorio Perché proprio ad Ozzano? Certamente non per caso. L’area sulla quale presero le mosse le prime estrazioni di marna, risalenti già al secolo XIV e divenute in seguito attività estrattiva di tipo industriale, fa parte di quel sistema collinare che si estende da Torino a Valenza costeggiando la riva destra del Po. La parte di questa zona che maggiormente c’interessa è quella costituita da banchi calcarei che si susseguono per circa 7Km tra Casale e Pontestura e da Nord a Sud, per una lunghezza di 5 km, tra il PO e San Giorgio Monferrato. In particolare il territorio ozzanese, che si estende per 1520 ettari, risale all’era terziaria, (60 milioni d’anni).Nell’ambito del territorio si possono distinguere due zone.L’area collinare posta a sud della linea ferroviaria presenta dei depositi d’arenaria calcarea, conosciuta ad Ozzano fin da 1600 come pietra da cantone, protagonista per tre secoli nelle costruzioni locali. Nel restante territorio a Nord della ferrovia, troviamo la formazione Eocenica i cui depositi calcareo-marnosi sono denominati liguriani.Queste marne, grazie al loro contributo di carbonato di calcio, erano idonee a produrre la calce e il cemento. L’estrazione della marna nei sec.XVI, XVII, XVIII e nella prima parte del XIX La prima notizia della calce ozzanese risale al 1315 quando Ottorino de Ghisalbertis, vicario generale di Giovanni II, ordinò alla Comunità di Ozzano il trasporto di 50 carri di calce e pietre “de territorio Ozani ad fornaces casalis” per la costruzione del castello. Altre notizie risalgono alla fine del sec. XVI: negli ordini di provisione della Città di Casale si parla di calce, di come i fornasari dovessero vendere la calce e di come gli asinaroli dovessero trasportarla.Dalla fine del 1500 fino alla fine del 1600 le notizie sono indirette e di tipo esclusivamente fiscale. Nel 1700 la diffusione della calce e di conseguenza, la documentazione relativa sono molto superiori rispetto al secolo precedente. L’aumento di produzione della calce è legato allo sviluppo edilizio della città di Casale ed al suo utilizzo per opere imponenti come le cittadelle di Casale e di Alessandria. Le cave erano a cielo aperto.I banchi, molto ricchi, affioravano in superficie ed era cosi’ possibile coltivarli con picconi e badili.Anche nella prima parte del 1800 l’estrazione del calcare veniva effettuata a cielo aperto.

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Emas Monf Fondazione per la scuola della Compagnia di San Paolo CSI-Piemonte

Concorso : “Storia dell’Industria del Nord-Ovest dal 1850 ai giorni nostri” Istituto Comprensivo Ozzano Monferrato Scuola Secondaria di Primo Grado di San Martino di Rosignano

La calce ed il cemento ad Ozzano Il territorio Perché proprio ad Ozzano? Certamente non per caso. L’area sulla quale presero le mosse le prime estrazioni di marna, risalenti già al secolo XIV e divenute in seguito attività estrattiva di tipo industriale, fa parte di quel sistema collinare che si estende da Torino a Valenza costeggiando la riva destra del Po. La parte di questa zona che maggiormente c’interessa è quella costituita da banchi calcarei che si susseguono per circa 7Km tra Casale e Pontestura e da Nord a Sud, per una lunghezza di 5 km, tra il PO e San Giorgio Monferrato. In particolare il territorio ozzanese, che si estende per 1520 ettari, risale all’era terziaria, (60 milioni d’anni).Nell’ambito del territorio si possono distinguere due zone.L’area collinare posta a sud della linea ferroviaria presenta dei depositi d’arenaria calcarea, conosciuta ad Ozzano fin da 1600 come pietra da cantone, protagonista per tre secoli nelle costruzioni locali. Nel restante territorio a Nord della ferrovia, troviamo la formazione Eocenica i cui depositi calcareo-marnosi sono denominati liguriani.Queste marne, grazie al loro contributo di carbonato di calcio, erano idonee a produrre la calce e il cemento. L’estrazione della marna nei sec.XVI, XVII, XVIII e nella prima parte del XIX La prima notizia della calce ozzanese risale al 1315 quando Ottorino de Ghisalbertis, vicario generale di Giovanni II, ordinò alla Comunità di Ozzano il trasporto di 50 carri di calce e pietre “de territorio Ozani ad fornaces casalis” per la costruzione del castello. Altre notizie risalgono alla fine del sec. XVI: negli ordini di provisione della Città di Casale si parla di calce, di come i fornasari dovessero vendere la calce e di come gli asinaroli dovessero trasportarla.Dalla fine del 1500 fino alla fine del 1600 le notizie sono indirette e di tipo esclusivamente fiscale. Nel 1700 la diffusione della calce e di conseguenza, la documentazione relativa sono molto superiori rispetto al secolo precedente. L’aumento di produzione della calce è legato allo sviluppo edilizio della città di Casale ed al suo utilizzo per opere imponenti come le cittadelle di Casale e di Alessandria. Le cave erano a cielo aperto.I banchi, molto ricchi, affioravano in superficie ed era cosi’ possibile coltivarli con picconi e badili.Anche nella prima parte del 1800 l’estrazione del calcare veniva effettuata a cielo aperto.

Indagine geologica del sottosuolo Ozzanese La situazione economico-sociale in Ozzano all’arrivo dei Sosso. Siamo nel 1835 quando il venticinquenne commerciante di calce Tommaso Sosso lascia il comune di Settimo torinese per stabilirsi ad Ozzano regione Lavello.Una scelta certamente non casuale e che si può far risalire a tre diverse motivazioni.Il Sosso doveva aver intuito che in alcune cave e terreni ozzanesi si trovava il miglior calcare reperibile sul mercato.In secondo luogo era evidente l’importanza della strada provinciale Casale-Torino di recente costruzione.Infine, rispetto ai due poli di lavorazione di minerale già esistenti, il territorio di Ozzano presentava l’indubbio vantaggio di non essere sottoposto a vincoli o normative di sorta e di non lasciar prevedere concorrenti almeno nell’immediato.

I Sosso e la storia dell’industria estrattiva ad Ozzano Tommaso Sosso La vicenda dei Sosso sembra proprio ricalcare quella classica del self made man all’americana, dell’uomo che, partendo dal nulla, si costruisce una fortuna grazie al proprio talento. Giunto in Ozzano, Tommaso Sosso iniziò subito a produrre e commercializzare calce affittando nel 1836 un’area coltiva di 14 staia contigua alla strada provinciale, nella quale già operavano due fornaci da calce e mattoni, ristrutturate le quali, ne furono costruite altre due insieme con un’abitazione ad uso civile. Nel 1847 vi erano ad Ozzano dodici cave.di queste due in regione Valdorata e una in regione Quagliotto alimentavano le fornaci dei Sosso. Le intense e varie attività di Tommaso Sosso dovevano essere bruscamente interrotte: il 24 aprile 1850, all’età di 40 anni, egli moriva nella sua casa del Lavello. Il compito di proseguire nell’opera paterna passava ai tre figli in giovane età: Giovan Battista, Pietro e Giovanni. I figli L’introduzione del carbone come combustibile diede un notevole impulso alla produzione delle fornaci ozzanesi e ben presto tale soluzione venne adottata in tutto il casalese.Ciò comportò un maggior sfruttamento delle cave che, dopo oltre un ventennio, si stavano esaurendo nei loro strati superficiali.Si presentava così la necessità di operare a profondità sempre maggiori.

I fratelli Sosso, con l’intento di ridurre i costi d’estrazione nonché i rischi per i minatori, idearono un nuovo sistema di accesso al filone tramite dei pozzi verticali a sezione quadrata rivestiti di legna alla base dei quali un verricello portava il calcare in superficie. Nel 1859 il primogenito Giovan Battista si trasferì a Casale dove aprì due nuove fornaci da calce nel quartiere di Porta Genova.Tra il 1860 e il 1870 i Sosso acquistarono diversi lotti di terreno lungo la provinciale di Ozzano su cui costruirono un nuovo stabilimento. Le strade e la ferrovia L’attività connessa alla calce, nonostante le innovazioni tecnologiche apportate dai Sosso, aveva ancora un’incidenza marginale nel tessuto socio-economico ozzanese a causa delle limitate conoscenze tecnologiche e, soprattutto, della realtà ambientale ancora poco favorevole. Fu negli anni successivi che si crearono quelle condizioni che fecero della calce e successivamente del cemento il caposaldo dell’economia ozzanese. Fondamentale fu la linea ferroviaria.Nel 1865 pervenne al Comune la proposta di ospitare nel suo territorio un tratto della linea ferroviaria Asti-Casale.Dimostrando notevole lungimiranza, gli amministratori accettarono la proposta auspicando altresì l’impianto di una stazione per i passeggeri al Lavello. Nel 1865 il Comune di Ozzano ufficializzava la sua approvazione del progetto con l’acquisto di 200 azioni della ferrovia al prezzo di lire 500 cadauna. Nel 1868 venne aperta la galleria (un’opera notevole per quei tempi) e, finalmente, nel 1870 la linea ferroviaria venne inaugurata. Immediato fu l’allacciamento dello stabilimento Sosso di Ozzano ai binari della ferrovia. Il forno verticale ad azione continua Per incrementare la produzione, Pietro Sosso nel 1869 brevettò un nuovo tipo di forno in seguito utilizzato da tutti i cementieri casalesi. La produzione era notevole ma trovava grandi difficoltà di commercializzazione per la forte concorrenza dei produttori bergamaschi.

Passaggio da un’economia agricola …

…ad un’economia industriale. L’anonima Per fronteggiare la situazione i cementieri del casalese unirono le forze e il 27 marzo 1870 costituirono la Società anonima di Casale Monferrato per la cottura di calce idraulica. Giovan Battista Sosso venne nominato Direttore.Gli operai dell’Anonima occupati nei tre stabilimenti di Casale, San Giorgio e Ozzano erano complessivamente 273 (231 uomini e 60 donne). Michele Lombardi Se in America ci fu la cerca all’oro, nel Monferrato c’era in questi anni quella del cemento e, con un po’ di enfasi, il territorio di Ozzano si può paragonare al klondike. Ripercorrendo in qualche modo il cammino del pioniere Tommaso Sosso, il torinese Michele Lombardi acquistò nel 1879 un’area e vi edificò un nuovo stabilimento di calce che venne inaugurato l’anno successivo. Tra le opere più significative per le quali venne impiegata calce ozzanese del Lombardi va ricordata la mole Antonelliana, simbolo della città di Torino. Nel 1896 gli addetti allo stabilimento erano 64 uomini e 7 donne. L’Italiana Cementi a Ozzano Abbiamo già nominato i cementieri bergamaschi come i principali concorrenti dei casalesi, se l’Italiana Cementi di Bergamo produceva una calce idraulica di qualità superiore a quella in zolle nostrana, d’altra parte il Portland naturale casalese (o forse dovremmo dire ozzanese) era di migliore qualità e, proprio in quanto naturale, aveva costi di produzione inferiori rispetto a quello artificiale bergamasco. Per rimediare a questo svantaggio, nel 1881 l’Italiana Cementi di Bergamo decise di combattere l’avversario nel suo stesso territorio acquistando un fondo presso la stazione di Ozzano nel cui sottosuolo vi erano giacimento di calcare atti alla produzione di calce in zolle e del Portland naturale che particolarmente interessava i bergamaschi.La cosa ovviamente allarmò i dirigenti dell’Anonima e, per evitare gli effetti negativi di una concorrenza cosi’ ravvicinata, si avviarono trattative per la fusione delle due società.Ci furono però delle difficoltà di vario ordine che fecero naufragare la trattativa.Fu quindi l’Italiana Cementi da sola a mettere in funzione nel1884 un’officina in regione Rollini.Nuovi stabilimenti si aggiungevano dunque alle strutture già esistenti in Ozzano. Il nuovo stabilimento dell’anonima Nel 1884 contemporaneamente all’Italiana Cementi la Società Anonima costrui’ un nuovo stabilimento a nord della ferrovia.Nel 1896 vi lavoravano 52 operai: fornaciari, fabbri, falegnami e 26 manovali. Nelle cave lavoravano 114 uomini e 59 donne. L’uscita dell’Anonima e la morte di Giovan Battista Sosso Nei primi anni 80 vi erano stati contrasti tra gli amministratori della Società Anonima.Il vicepresidente Giuseppe Cerrano mirava a privilegiare la produzione di cemento Portland rispetto a quella della calce.Intendeva in questo modo

contrastare la concorrenza dei Bergamaschi i quali producevano il cemento artificialmente mentre il calcare monferrino permetteva di ottenere il prodotto naturalmente e quindi con minori costi.Il consiglio di Amministrazione, con l’eccezione del Presidente Giovan Battista Sosso, osteggiava però il progetto e per questo Giuseppe Cerrano si dimise dalla carica e abbandonò la Società. Poco dopo Giovan Battista Sosso lo imitò lasciando l’Anonima insieme ai suoi fratelli Pietro e Giovanni.Ciò avvenne nell’anno 1882.Pochi mesi dopo l’imprenditore ozzanese cessava di vivere all’età di soli cinquant’anni. La ricostituzione della ditta fratelli Sosso e la costruzione di un nuovo stabilimento in regione Fontanola Certo stimolati dalla presenza in Ozzano dell’Italiana di Bergamo che, con grandi capacità imprenditoriali, si proponeva di incrementare la produzione di Portland naturale, i Sosso si posero sulla stessa via avendo nei loro terreni ozzanesi calcare adatto allo scopo. Usciti, come abbiamo visto, dall’anonima e ricostituita la Ditta Fratelli Sosso con un nuovo marchio di fabbrica, negli anni 1886-1887 costruirono un nuovo stabilimento in regione Fontanola. L’ubicazione dell’edificio suscitò perplessità nei cementieri monferrini in quanto si trovava in una stretta valle, lontana dalla provinciale e dalla ferrovia e con vie di accesso in pessime condizioni.Ancora una volta i Sosso seppero superare le difficoltà adottando innovativi accorgimenti tecnologici. Nuovi metodi di sfruttamento delle cave elaborati da Pietro Sosso Per quanto riguarda le modalità di sfruttamento delle cave, il Sosso rivela la necessità di trovare un’alternativa alla pratica dei pozzi che, nell’arco di un quindicennio, non avrebbero più garantito un sufficiente approvvigionamento di materia prima. La produzione del cemento andava gradualmente aumentando a discapito di quella della calce e si ipotizzava nel Casalese uno smercio di 80.000 tonnellate di cemento e 70.000 di calce, per produrre le quali sarebbero occorse 250.000 tonnellate di calcare.come ricavare una tale quantità di materia prima? Pietro Sosso afferma la necessità di ricorrere al sistema delle gallerie, già in uso nel suo stabilimento ma ancora sconosciuto agli altri cementieri monferrini.Ancora una volta si conferma la capacità di percorrere nuove strade che i Sosso costantemente dimostrarono nell’arco di tutte le loro attività di cementieri.

I Sosso,pionieri dell’industria cementiera Cave e stabilimenti in Ozzano alla fine del 1800 Alla fine del secolo i terreni con cave di calcare erano così distribuiti: la famiglia Sosso possedeva 107 ettari; la Società Anonima 78 ettari; Michele Lombardi possedeva 57 ettari; la società italiana, ultima arrivata, deteneva solo 24 ettari.Va rilevato che quasi tutti questi terreni in superficie venivano coltivati a vigneto: i Sosso e l’Anonima producevano annualmente 800 ettolitri di vino mentre Michele Lombardi raggiungeva i mille ettolitri.Il Comune di Ozzano, con una superficie di 1.520 ettari, ne aveva ben 1000 coltivati a vigneto.

Gli stabilimenti per la produzione di calce e cemento erano cinque: quello dei fratelli Sosso, quello della Società Anonima, quello della Società Italiana, quello di Michele Lombardi e quello di Lucca.Vi lavoravano complessivamente 281 uomini e 32 donne mentre i lavoratori impiegati nelle cave erano 219 uomini e 91 donne. L’uscita di scena dei Sosso e l’avvento del nuovo secolo Si chiudeva il secolo e con esso anche i Sosso si avviavano ad uscire di scena. Nel 1898 moriva il cav. Pietro Sosso. Giovanni, l’ultimo dei tre fratelli, dopo aver operato ancora per un paio d’anni, il 19 ottobre 1900 si ritirò a vita privata. Tre anni dopo, il 5 settembre 1903, cessò di vivere e la sua morte si può considerare un preludio alla fine del marchio Sosso. E’ certamente significativo il fatto che la vicenda industriale dei più importanti cementieri ozzanesi si concluda con la fine del 1800, il secolo della rivoluzione industriale e dei pionieri dell’imprenditoria. Col ‘900 prendono il sopravvento le grandi società rispetto alle quali le aziende appartenenti ad una singola famiglia non riescono più ad avere un’adeguata competitività. Sempre a proposito dei Sosso La vicenda imprenditoriale dei Sosso ha fatto da filo conduttore in quella dello sviluppo industriale del nostro paese. Sappiamo che i Sosso, come del resto gli altri cementieri ozzanesi, abbinarono sempre l’estrazione del calcare alla coltivazione dei campi: la terra produceva calce e cemento nel sottosuolo e vino di qualità in superficie. Questo ci fa pensare che la produzione del cemento ebbe, almeno nei tempi eroici un impatto ambientale meno negativo di quanto si potrebbe credere. Trasformazioni e cambiamenti di proprietà Negli anni che vanno dal 1900 al 1930 gli stabilimenti ozzanesi subirono continue trasformazioni dovute ai numerosi cambiamenti di proprietà. Nel 1918 si concludeva il più importante accordo societario nella storia dell’industria cementiera monferrina: nella villa Laurenta venne stipulato un patto di fusione tra la Società Anonima e l’Italiana di Bergamo che diede vita alla Società Italiana e Anonima Fabbriche Riunite Cemento e Calce. Nella sostanza erano i bergamaschi che incorporavano la più piccola società casalese segnando la fine del più importante marchio dell’industria monferrina. Gli anni del declino Gli anni in cui il numero dei residenti ozzanesi è più elevato coincidono con quelli in cui lo sviluppo industriale del nostro paese tocca i livelli più alti. La produzione cominciò poi lentamente a decrescere mantenendosi comunque su buoni livelli fino al periodo del secondo conflitto mondiale.da allora ebbe inizio il vero e proprio declino. Le motivazioni sono diverse. A causa della guerra venne innanzitutto a mancare il carbone che alimentava gli stabilimenti e cosi’ in molte fornaci i lavori vennero sospesi.Le cause principali del tramonto dell’industria ozzanese furono però l’esaurimento dei banchi e il prevalere del cemento artificiale su quello naturale. Ai livelli in cui si diramavano le gallerie ,i filoni di calcare erano stati sfruttati quasi completamente.Altri filoni si sarebbero dovuti trovare più in profondità ma l’orientamento di tutti i cementieri si volgeva ormai verso il cemento artificiale che garantiva costi di estrazioni inferiori a quelli del cemento naturale. Anche nella nostra storia ,comunque,il cigno volle cantare e un nuovo stabilimento sorse ad Ozzano in questi anni.Si tratta dell’Eternit che è sia pur con un altro nome ,l’unico cementificio tuttora attivo nel nostro paese. L’Eternit fu la prima azienda del casalese a produrre,nell’impianto di Ozzano,il cemento artificiale cui cominciò a rivolgere la sua attenzione negli ultimi anni del conflitto mondiale.

Evoluzione della realtà sociale ed urbanistica La situazione economico-sociale in Ozzano all’arrivo dei Sosso In quale realtà sociale operavano i Sosso? Alcune notizie le possiamo ricavare da un censimento del 1838 secondo il quale il comune di Ozzano contava 1042 abitanti di cui 549 uomini e 493 donne.Dal punto di vista urbanistico il paese contava 167 case di cui 113 erano concentrate nel nucleo storico e 54 erano cascinali sparsi nel territorio. L’economia del paese era prevalentemente agricola visto che 836 ozzanesi traevano sostentamento dal lavoro dei campi.Non mancavano poi quelle attività artigianali e di servizio indispensabili per la vita di un paese.Particolarmente significativa l’esistenza di quattro fornaciai che producevano oltre alla calce anche mattoni,coppi,tavelle e quadri. La situazione economico-sociale in Ozzano nel 1881 Consultando i dati di un censimento del 1881 possiamo cercare di comprendere quale è stata l’evoluzione del nostro paese a 43 anni di distanza dal documento del 1838, già esaminato.La popolazione è più che raddoppiata e ammonta a 2098 unità.Tre sono le zone in cui è suddiviso il Comune.il capoluogo,Lavello e Dionigi.Più che raddoppiati sono anche i nuclei famigliari. Un dato interessante riguarda il livello di alfabetizzazione del nostro paese:1160 ozzanesi sapevano leggere e 1125 sapevano scrivere.Inoltre possiamo suddividere le occupazioni nei tre ambiti classici :agricoltura,industria e quelli che potremmo chiamare genericamente servizi .L’attività prevalente è ancora l’agricoltura ma,va rilevato che la proprietà si è maggiormente frazionata .In secondo luogo e degno di nota il fatto che alcuni contadini sono al contempo cavatori di calce. Comincia ad essere rilevante anche il numero degli addetti all’industria. Fornaciari,cavatori,minatori,manovali e impiegati sono complessivamente 73.e dimostrano che ,se l’attività legata al cemento non è ancora la prevalente,si sta comunque avviando a diventare quella caratterizzante del paese. Dati anagrafici di inizio secolo Facciamo riferimento ad un censimento del 1901 dal quale apprendiamo che gli abitanti sono complessivamente 2785. I nuclei famigliari sono 524 e dovrebbero quindi essere mediamente costituiti da non più di 5 persone. La famiglia ozzanese ha quindi una consistenza numerica decisamente inferiore rispetto a quella tipica del mondo contadino.Nel 1901 l’attività principale continua ad essere l’agricoltura,ma il numero di coloro che operano nell’ambito

dell’industria cementiera è decisamente aumentato. I contadini sono 1047,gli addetti all’industria sono complessivamente 185 e legati all’attività cementiera sono anche i 56 carrettieri che trasportano soprattutto calcare. Andamento demografico nel 900 Esaminato il censimento del 1901,riportiamo altri dati sull’andamento demografico ozzanese nel ventesimo secolo:nel 1908 Ozzano contava 3381 residenti,nel 1909 3486,nel 1910 3343,nel 1911 3405,nel 1921 3074,nel 1931 2918,nel 1936 2705,nel 1951 2579,nel 1961 2179, nel 1971 1867,nel 1981 1643. Osservando le cifre si può rilevare che gli anni nei quali il numero degli abitanti è più alto sono proprio quelli in cui l’industria cementiera ha avuto nel nostro paese la massima espansione.La conclusione è evidente :la gente tende a stabilirsi dove ci sono maggiori e più convenienti possibilità di lavoro.E’ altrettanto evidente poi che l’aumento dei residenti stimola a sua volta la nascita di nuove attività commerciali e di servizi. L’alto numero di esercizi commerciatali esistenti ad Ozzano in quegli anni ,è documentato da uno specifico censimento del 1927.gli esercizi censiti sono 112,la loro varietà suggerisce l’impressione di un centro economicamente molto vivace. L’attività commerciale più diffusa riguarda i generi alimentari.Numerosi sono anche gli addetti all’abbigliamento.Non mancano poi altre attività commerciali indispensabili alla vita della comunità.

Le cave Metodi di coltivazione delle cave Alla famiglia Sosso va riconosciuto il merito di aver ideato ,per lo sfruttamento dei banchi di calcare,il sistema dei pozzi e quello delle gallerie. I pozzi erano a sezione quadrata di m.1,40 per lato,con uno sviluppo verticale di 15-20 metri.Una volta raggiunto lo strato di calcare,lo sfruttamento avveniva col metodo delle baracche. Le grandi gallerie contro banchi,oltre a permettere di rintracciare gli strati più profondi di minerale,consentivano anche lo scolo naturale delle acque e l’estrazione del calcare su via orizzontale.Il fronte di coltivazione veniva diviso in blocchi delimitati da gallerie di tracciamento a loro volta interrotti da fornelli ( finestre per la discesa della marna).Queste galleria erano rivestite di legname con pali di robinia lunghi da 2 a 4,5 metri e tavole di pioppo lunghe fino a 3 metri.

I cavatori e le donne delle cave I minatori E’ ora indispensabile conoscere i protagonisti ,i veri artefici che hanno consentito la trasformazione del piccolo pese agricolo in un centro dell’industria del cemento nel Monferrato :i minatori. Per ricordare una vita di lavoro passata sotto terra ,in condizioni di estremo disagio e pericolo ,ecco le risposte date da alcuni dei protagonisti .

Aldo Botto ,classe 1903 di Ozzano ricorda -Sono stato in miniera fino al 1960,per circa 40 anni e sono andato in pensione a 58 anni;ho incominciato nel 1918 a 15 anni e ho lavorato per Marchino e Italcementi; prima ho lavorato alla miniera Cavallera della Unione Cementi Marchino poi nelle miniere derivate dalla galleria Laurenta.- Sempre il signor Aldo riferisce che l’abbigliamento comprendeva gli scafaròt, scarponi pesanti,pantaloni di fustagno e la lampada ad acetilene,tutto di proprietà del cavatore, in seguito la lampada chiusa, pilùn , più sicura,venne fornita dall’azienda. Le mansioni in miniera erano differenti :vi erano i cavatori che sceglievano dove posizionare le mine e quindi predisporre i fori in modo che dall’esplosione si potesse ricavare più materiale possibile ; vi erano anche meccanici,ascensoristi e altri addetti che provvedevano a caricare il materiale ricavato sui camion. -Fare le mine era un’arte- spiega Annibale Massaza ,classe 1914, di Ozzano :-il foro normalmente profondo due metri ,era poi riempito con la polvere.- -I turni – racconta Floro Rollino ,classe 1909 di Ozzano -erano tre di otto ore ciascuno si iniziava alle sei ,il turno era di otto ore spezzato dalla pausa per il pranzo che durava trenta minuti.Per mangiare provvedevamo da soli portandoci pane ,salame (mai la minestra ) e la zucca di vino. Il lavoro in miniera durava per sei giorni ci si fermava solo la domenica.- Angelo Rollino ricorda che in miniera tutti fumavano anche se ciò era proibito e pericoloso infatti poteva verificarsi che con il brillamento delle mine ,si aprisse una sacca di gas che invadeva il posto di lavoro con la conseguenza che il minatore ignaro ,entrando con la sigaretta accesa provocasse l’incendio del grisóu. Sempre Angelo dice di aver rischiato di morire per il tüff che è mancanza d’aria ,l’aria veniva immessa in miniera con dei ventilatori e quando non funzionavano bisognava uscire molto in fretta . Giovanni Raffaldi,classe 1909 di Ozzano ricorda come si scopriva l’esistenza del grisóu tramite le apposite lampade:-il minatore avanzava con la lampada,mentre il manovale stava indietro; quando c’era il gas la fiamma si allungava e bisognava ventilare le gallerie.- Ancora Giovanni racconta come si organizzava l’ambiente di lavoro- Nell’avanzamento si faceva una galleria di due metri di larghezza e di un metro e ottanta di altezza ;Nell’arretramento ( arculà ) la galleria era più grande.Infatti la ven-na normalmente era di sette metri, quindi si incominciava ad allargarsi fino a quando si trovava pietra buona. A quel punto tornavi un po’ indietro e ricominciavi- Tutti gli intervistati purtroppo rammentano anche fatti tragici dovuti a volte a crolli o ad esplosioni del gas. La malattia di cui sovente soffrivano era la silicosi dovuta ovviamente alla polvere respirata durante il lavoro. -La paga del minatore –dice Floro Rollino- era di circa 12 lire al giorno ed era percepita giornalmente se non si lavorava non si era pagati. Ho sempre in mente – continua il Rollino- l’umidità,il fango,l’acqua che continuamente scorreva sotto i piedi e ,visto che il lavoro tante volte dovevamo farlo in ginocchio,arrivavamo a casa tutti sporchi di fango.-

Le donne Non abbiamo notizie dirette di donne che abbiano lavorato nella profondità delle cave ,ma abbiamo documenti che dimostrano come l’estrazione dei pozzi della marna mediante verricello , nelle famose baracche ,fu compito quasi esclusivamente femminile. Anche il trasporto del materiale mediante carri trainati da cavalli e muli fu praticato sovente da donne .Vecchi ricordi del lavoro a stretto contatto con le miniere sono tuttora vivi nella mente di lavoratrici che portano il nome di Malvina Giorcelli,Esterina Bellatorre, e Ausilia Zeppa.

L’elaborato è stato realizzato dalle classi Terze A e B della Scuola Secondaria di Primo Grado dell’Istituto Comprensivo di Ozzano Monferrato nell’A.S. 2006/2007 con la collaborazione degli Insegnanti Schiavetta e Zavattaro. I testi e le fotografie sono tratti dal testo “Uomini di miniera “di E.Foresto, V.Pansecchi ,G. Zavattaro .