Concerto di Inaugurazione

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DANIELE RUSTIONI direttore DAVID GERINGAS violoncello XXXV STAGIONE CONCERTISTICA _15_16 Concerto di Inaugurazione

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Danile Rustioni direttore | David Geringas violoncello | Firenze | Teatro Verdi | sabato 17 ottobre 2015

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DANIELE RUSTIONIdirettore

DAVID GERINGASvioloncello

XXXV STAGIONE CONCERTISTICA_15_16

Concerto di Inaugurazione

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fondazioneorchestra regionaletoscana

Commissario straordinario *Maurizio Frittelli

Direttore generaleMarco Parri

Direttore servizi musicaliPaolo Frassinelli

Direttore comunicazioneRiccardo Basile

Ufficio sviluppo e fundraisingElisa Bonini

* incarico con scadenza 28 novembre 2015, data entro la quale gli Enti Soci (Regione Toscana e Comune di Firenze) provvederanno al rinnovo del Consiglio di Amministrazione con le nuove nomine.

AmministrazioneSimone Grifagni, Cristina Ottanelli

Ufficio del personalePatrizia Brogioni, Andrea Gianfaldoni

SegreteriaStefania Tombelli | Direzione GeneraleTiziana Goretti | Direzione ArtisticaAmbra Greco | Area Comunicazione

Servizi tecnici OrchestraFrancesco Vensi, Angelo Del Rosso

Ospitalità e sala Teatro VerdiFulvio Palmieri, Paolo Malvini

Palcoscenico Teatro Verdi Alfredo Ridi, Walter Sica, Carmelo Meli, Sandro Russo, Alessandro Goretti

Personale di sala Lisa Baldi, Martina BertiTommaso Cellini, Lorenzo Del MastioMassimo Duino, Enrico GuerriniMichele Leccese, Pasquale Matarrese

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XXXV STAGiOnE COnCERTiSTiCA

direttore artistico

direttore principaledirettore e compositore in residencedirettore onorario

Giorgio Battistelli

Daniele RustioniTan DunThomas Dausgaard

ICOstituzioni

oncertisticherchestrali

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daniele rustionidirettore

david geringasvioloncello

Rai Radio

Registrazioni e produzioni audio a cura di SoundStudioService

Firenze, teatro verdi

sabato 17 ottobre 2015 ore 21.00

l'aQuila, auditoriuM della guardia di Finanza

domenica 18 ottobre 2015 ore 18.00 Società Aquilana dei Concerti "B.Barattelli"

* concerto trasmesso in differita da Rai Radio3

EDGAR VARÈSEIonisationversione per 6 percussionisti (1929-31)

AnTOnÍn DVOŘÁKConcerto n.2 per violoncello e orchestra in si minore op.104AllegroAdagio ma non troppoFinale: Allegro moderato

***

EDGAR VARÈSEIntégralesper percussioni e piccola orchestra revisione a cura di Chou Wen-Chung (1980)

ROBERT SCHUMAnnSinfonia n.4 in re minore op.120Ziemlich langsam – Lebhaft, attaccaRomanze: Ziemlich langsam, attaccaScherzo: Lebhaft, attaccaLangsam - Lebhaft

Concerto di Inaugurazione

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DAniELE RUSTiOni

A 32 anni, è uno dei direttori d’orchestra più interessanti della sua generazione, avendo ricevuto il premio come «Best newcomer of the Year» all’international Opera Awards già nel 2013. Dallo scorso anno è direttore principale dell’ORT, dopo aver ricoperto il ruolo di direttore ospite principale al Teatro Michajlovskijdi San Pietroburgo e di direttore musi-cale al Petruzzelli di Bari. Ha studiato a Milano, dove si è diplo-mato giovanissimo in organo, composi-zione e pianoforte. Ha proseguito gli studi di direzione d’orchestra con Gilberto Serembe, continuando la sua formazione alla Chigiana di Siena sotto la guida di Gianluigi Gelmetti e alla Royal Academy of Music di Londra. nel 2007 Gianandrea noseda diventa il suo mentore, che lo avvia alla carriera diret-toriale con l’opportunità di debuttare al Regio di Torino, mentre alla Royal Opera House (Covent Garden di Londra) è stato assistente di Antonio Pappano, che lo ha seguito nei primi passi. Oggi dirige regolarmente nei migliori teatri italiani, dal Regio Torino, alla Fenice di Venezia, ospite del Maggio Musicale Fiorentino e del Rossini Opera Festival a Pesaro. nell'ottobre 2012 ha debuttato al Teatro alla Scala con La bohème; vi è tornato per due stagioni consecutive con la nuo-va produzione di Un ballo in maschera

nell’ambito delle celebrazioni del bicen- tenario verdiano e per una ripresa de Il trovatore nel febbraio 2014, registrata in video dalla RAi. nel marzo 2011 aveva già debuttato con Aida alla Royal Opera House, dove è tornato lo scorso autunno con una produzione dell’Elisir d’amore di grande successo. Sempre nel Regno Unito ha diretto all’Opera north ed è stato ospite della Welsh national Opera per una serie di progetti, tra cui una nuova produzione di Così fan tutte e due opere belcantiste di Donizetti, Anna Bolena e Roberto Devereux, accolte da un clamoroso successo della critica. Ha debuttato negli Stati Uniti al Glimmerglass Festival con una nuova produzione della Medea di Cherubini; vi è poi tornato per il debutto alla Washington national Opera nel 2013 e per un tour

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con l’Orchestra dell’Accademia della Scala nel dicembre dello stesso anno. Debutterà al Met nella stagione 2016/17. nella stagione 13/14 ha fatto il suo de-butto in Giappone con la nikikai Opera, all’Opéra national de Lyon con una nuova produzione di Simon Boccanegra, alla Bayerische Staatsoper con Madama Butterfly e alla stagione estiva del Teatro dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla, mentre la passata stagione ha visto il primo podio allo Staatstheater di Stoccarda, al San Carlo di napoli e alla Staatsoper di Berlino oltre il ritorno al Regio di Torino. Durante il prossimo autunno farà la sua prima apparizione all’Opéra national de Parigi e all’Opernhaus di Zurigo. Rustioni svolge un’intensa attività sinfonica: oltre alla collaborazione con l’ORT (che lo ha visto da poco protago-nista durante la quarta edizione del fes-tival Play It!), ha già diretto le migliori orchestre sinfoniche italiane come l’Orchestra dell’Accademia di S.Cecilia, l’Orchestra Sinfonica della RAi e la Filarmonica della Fenice. Ha inoltre di-retto la BBC Philharmonic, l’Orchestra della Svizzera italiana (a Lugano e in tournée), la Helsinki Philharmonic, la London Philharmonic, l’Orchestre Philharmonique di Montecarlo e la

Kyushu Symphony Orchestra in Giappone. Vi tornerà nel giugno 2016 per i debutti allo Hyogo Performing Arts Center e con la Tokyo Symphony Orchestra. Durante la scorsa stagione ha debuttatocon la Bournemouth Symphony Orchestra, dove sarà di nuovo ospite nell’aprile 2017.Per Sony Classical ha registrato un album di Arie dal basso con Erwin Schrott alla guida dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna. Lo scorso marzo è stato nominato diret-tore principale de l'Opéra national de Lyon: il prestigioso incarico decorrerà dal 1° settembre 2017 ed avrà durata quinquennale. nella città francese dirigerà almeno due produzioni operi- stiche a stagione oltre ad un ricco programma di concerti sinfonici.

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il violoncellista e direttore lituano David Geringas appartine all’élite musicale d’oggi. il suo rigore intellettuale, la versatilità dello stile, la particolare cantabilità e sensualità del suo modo di interpretare, lo hanno reso celebre in tutto il mondo. A testimoniare la flessibilità e curiosità dell’inteprete, è l'ampio e inusuale reper- torio, che spazia dal primo barocco alla musica contemporanea.Allievo di Rostropovich, e medaglia d’oro nel 1970 al Concorso Čajkovskij di Mosca, l’artista può vantare oggi una discografia di circa 100 titoli, premiata con il Diapason d’Or per la musica da

DAViD GERinGAS

camera di Henri Dutilleux, il Grand Prix du Disque per i 12 concerti di Boccherini e il Deutschen Schallplatten-kritik per i concerti di Hans Pfitzner. Fra il 2008 e il 2011 ha inciso 8 nuovi cd: le opere per pianoforte e violoncellodi Mendelssohn (Profil Edition Gunter Hänssler), di Chopin (Sony), di Rachmaninoff, i David’s Song e Discorsi (Hänssler Classics), e le opere per vio-loncello e pianoforte di Beethoven. il cd Bach Plus, che include le 6 Suites di Bach e alcuni frammenti da vari autori contemporanei, è stato pubblicato nell’ottobre 2011, con straordinari giudi-zi dei giornali Der Spiegel e Fonoforum.

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È dedicatario di molti concerti per violoncello di vari compositori contem-poranei, tra cui Sofia Gubaidulina, ned Rorem, Peteris Vasks e Erkki-SvenTürr. Ha eseguito in prima assoluta opere di autori russi, lituani e dell’Est Europa. Si ricordano nel 2012, i tre concerti di Silvia Colasanti a Milano, di Alexander Raskatov ad Amsterdam e di ArvydasMalcy “in Memoriam” a Kaunas. L’artista è ospite, in qualità di solista e direttore, delle più prestigiose istituzionimusicali in Europa (Thonalle di Zurigo, Berliner Philarmonie, Parco della Musicadi Roma, Concertgebow di Amsterdam), Asia e Stati Uniti. Dal 2005 al 2008 è stato direttore ospite principale della Tokyo Philarmonic Orchestra e della China Philarmonic Orchestra. nel febbraio 2009 ha debuttato come direttore in Russia con la Moscow Philarmonia e in Lituania, a Klaipeda, con l’opera Eugenio Oneghin di Alexander Pushkin.Ha insegnato in Germania, a Lubecca e a Berlino, e nella sua classe si sono formati alcuni dei migliori giovani violoncellisti oggi in attività; tra questi ricordiamo Gustav Rivinius, Tatiana Vassiljeva, Jin Zhao, Jens Peter Maintz, Wolfgang Emauel Schmidt, Johannes Moser e Sol Gabetta.

Dopo 15 anni ritorna solista ospite nel cartellone dell'ORT.

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EDGAR VARÈSE(Parigi 1883 - new York 1965)

Ionisationversione per 6 percussionisti (1929-31)

durata 7 minuti circa

nato a Parigi da padre italiano e madre borgognona, adolescenza trascorsa a Torino, giovinezza tra la Francia e Berlino a contatto con l'intellighenzia culturale e artistica dell'epoca (Debussy, Ravel, Satie, Romain Rolland, Cocteau, Hofmannsthal, Schönberg), nel 1916, alla soglia dei trentatré anni, Edgar Varèse si trasferisce negli Stati Uniti. Lì, in collaborazione con scienziati, inventori e tecnici, porta a maturazione le sue ricerche sulla musica in quanto organizzazione matematica del tempo, diffusione, movimento e proiezione del suono nello spazio, costruzione materica di mutevoli aggregazioni timbriche e dinamiche anche attraverso l'associazione fra strumenti tradizionalied elettronica. La composizione, insom-ma, come calcolo razionale e dialogo con la modernità. in effetti Varèse (avanguardista radicale e solitario, ido-latrato da molti musicisti del novecentocompresi Charlie Parker e Frank Zappa) definisce la musica, al pari dell'architet-tura, "arte-scienza", e a fondamento del suo processo creativo, considerato analogo al fenomeno fisico della cristal-lizzazione, pone la perfetta cognizione delle leggi acustiche. Del suo interesse per le novità tecnologiche e del deside-rio di confrontarsi con specialisti di altri campi sono testimonianza Density21.5 composto per il flauto di platino (elemento chimico il cui peso specifico è appunto 21,5) e il Poème électronique,

realizzato interamente al computer, da diffondersi a ciclo continuo dentro il Padiglione Philips progettato da Le Corbusier e iannis Xenakis per l'Expo 1958 di Bruxelles. Limitata la sua produzione, di cui sono protagonisti incontrastati gli strumenti a percussione e a fiato. La timbrica vi risulta spesso dura, spietata, comunque assai mobile nei piani sonori e molto assortita per intensità, tra improvvise conflagrazioni e repentini assottigliamenti verso il silenzio. inoltre allo sviluppo tematico sostituisce la giustapposizione di cellule ritmiche secche, brevi, e la disposizione geometrica di strutture metriche cangi-anti di continuo.Ionisation è un capolavoro del secolo scorso. Per la prima volta nella storiadella musica d'arte, una composizione affidata a sole percussioni. impiegando tale organico, Varèse slarga ed estremiz-za, in una sorta di deflagrazione nuclea-re, l'efferato martellio antimelodico presente nella Sagra della Primavera igor Stravinskij (1913) e nel Mandarino meraviglioso di Béla Bartók (1919). Vero che qualcosa di simile era già stato auspicato dai futuristi e sperimentato da Luigi Russolo con i suoi intonarumori,però in maniera primitiva e naif. invece il pezzo di Varèse - composto frail 1929 e il 1931, anni centrali di un quinquennio trascorso a Parigi; debutto al Carnegie Hall di new York il 6 marzo 1933 con esiti critici discordanti - è una

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AnTOnÍn DVOŘÁK(nelahozeves 1841 – Praga 1904)

Concerto n.2 in si minore per violoncello e orchestra op.104

durata: 42 minuti circa

il più sontuoso tra i Concerti per violon-cello, quello di Dvořák, è un frutto inatteso del soggiorno americano del compositore, sigillo alla sua triennale avventura newyorkese sempre intrisa di struggente nostalgia per l'Europa; inoltre cela l'omaggio a un'antica fiamma sul letto di morte. Dvořák, boemo profon-damente radicato nella cultura e nelle tradizioni della sua nazione, non avrebbe mai immaginato di potersi trasferire ol-treoceano per lavoro. Eppure la cocciu-taggine di una ricca signora americana lo spinse a farlo, chissà quanto di buona voglia. Certo a persuaderlo contribuì l'offerta di 15 mila dollari annui, il quin-tuplo del suo stipendio al Conservatorio di Praga. La storia andò così. Jeanette Thurber, moglie di un facoltoso com-merciante di generi coloniali, nel 1888 aveva fondato a new York il national Conservatory of Music con l'intento di favorire la nascita di una scuola di stru-mentisti e compositori statunitensi. Gli studenti erano principalmente afroame-ricani e nel curriculum scolastico figura-vano anche lo studio degli inni religiosi, degli spiritual e del repertorio dei nativi. Ciò che serviva a questa istituzione era un direttore di gran nome, e non poteva che provenire dall'Europa dato che nella giovane America di musicisti prestigiosi non ne era cresciuto ancora nessuno. Dvořák fu la seconda scelta - dopo il finlandese Jean Sibelius, che non era stato possibile avvicinare. Mica male, co-

struttura ordinata, costruita con logica aguzza. Ciò non significa freddezza; anzi, è un lavoro scosso da potentissimi impulsi ritmici che sfiorano lo sballo psichedelico. il titolo deriva da un termine scientifico, la ionizzazione, pro-cesso per cui atomi o molecole neutre acquistano o perdono elettroni diven-tando ioni. La partitura richiede un armamentario cospicuo, quasi cinquan-ta strumenti d'ogni genere, dimensione, qualità, materiale e provenienza. Dalle sirene ai bongos, dal güiro al triangolo, dal gong alle nacchere, dalle campane a tamburi di varie fogge (compreso quel tipo particolare chiamato "lion's roar") fino al pianoforte che si fa sentire all'ultimo. Tutti nelle mani di 13 musi-cisti; e nella versione odierna ratificata dall'autore - predisposta per l'ensemble di musica contemporanea “Les Percus-sions de Strasbourg” da uno dei suoi fondatori, Georges Van Gucht - gli esecutori non sono che sei.

Gregorio Moppi

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munque: compositore serio di impronta brahmsiana (quindi devoto ai generi di derivazione classica tipo sinfonie, con-certi e quartetti) che tuttavia era solito bagnare la sua ispirazione nelle melodie popolari delle terra natia.Dvořák fu trattato con ogni riguardo in America, dove abitò dal 1892. Stima, ammirazione, rispetto lo accompagna-vano ovunque andasse. A lui, che ricam-biò tale accoglienza elargendo ai suoi ospiti pagine notevoli come il quartetto e il quintetto per archi, conosciuti en-trambi con il nomignolo di Americano, e la Sinfonia Dal Nuovo Mondo, lo stile di vita di quella società non andava troppo a genio, però. Caos, stress, poco tempo per meditare lo spinsero a ritornare a casa sua nella primavera del 1895.La partitura del Concerto in si minore op.104 fu completata proprio in coinci-denza della partenza; il debutto avvenne l'anno dopo a Londra. Fiorì inaspettata perché Dvořák, già autore in gioventù di un Concerto per violoncello lasciato senza orchestrazione e manoscritto (la prima edizione uscirà, postuma, nel 1929), aveva spesso dichiarato che non si sarebbe mai più interessato a uno strumento che negli acuti suona nasale e nei gravi ringhia e borbotta. Ma negli States cambiò idea. Merito, forse, di un violoncellista d'origine irlandese e tede-sco di formazione, Victor Herbert, suo collega al Conservatorio di new York e autore, per se stesso, di un Concerto

che evidentemente sorprese Dvořák facendolo indietreggiare dal suo propo-sito. in realtà è probabile che già da qualche tempo stesse mutando opinione a proposito delle manchevolezze dello strumento, altrimenti non si vede per quale ragione avrebbe trascritto proprio per violoncello e orchestra La calma del bosco, un pezzo di dieci anni prima per pianoforte a quattro mani. Tuttavia il Concerto op.104 è dedicato non a Herbert, bensì al compatriota Hanuš Wihan, e su sua istanza Dvořák dichiarò d'averlo concepito. E sebbene dell'amico accogliesse alcune richieste di aggiusta-menti tecnici per la parte del solista, recisamente ne rigettò il capriccio di voler inserire un'ampia cadenza virtuo-sistica nell'ultimo tempo. non ci sarebbe stata bene, gli ripeté più e più volte. Ma siccome Wihan faceva orecchie da mercante, Dvořák mise per iscritto al suo editore che al Concerto non avrebbe dovuto esser cambiata neanche una nota, da nessuno, senza il suo consenso preventivo, perché tutto quel che vi si trova è stato a lungo meditato e non può che esser eseguito così: specie il finale, affermò, "che chiude in graduale diminu-endo, come un sospiro, con reminiscenze degli altri due movimenti, mentre il soli-sta va a morire verso un 'pianissimo' per poi risollevarsi di nuovo; le ultime battute spettano all'orchestra al completo, e il tutto termina in modo burrascoso". Alla fine è come se lo spleen che infagotta

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A cinquant'anni dalla scomparsa, Edgard Varèse è riconosciuto come uno degli autentici mâitre a penser del novecento musicale; una schiera eletta alla quale appartengono Stravinskij, Schönberg, Bartók e pochissimialtri. A distinguere Varèse da questi compositori c’è tuttavia un destino particolare: quello di non aver esercita-to una influenza diretta e militante nel breve periodo della sua attività, ma di aver dovuto attendere un quarto di secolo perché la sua musica venisse percosì dire “scoperta” e studiata come quella di un “precursore” da parte dell’avanguardia del secondo dopoguer-ra. Una simile vicissitudine è spiegabile con il carattere totalmente rivoluziona-rio dell’opera di Varèse. Già la biografia del compositore ha dei tratti estrema-mente peculiari. nato a Parigi da padre italiano, Varèse rinuncia agli studi scientifici per quelli musicali, e compie questi ultimi nell’ambito della solidis-sima scuola francese, prima alla Schola Cantorum di D’indy e poi al Conserva-torio. Su questa formazione si innesta l’influenza della “nuova estetica dei suoni” di Busoni, conosciuto a Berlino nell’anteguerra. nel 1915 la rottura con il passato, e il trasferimento negli Stati Uniti, dove si tratterrà stabilmente, con l’eccezione di un breve periodo (1928-32) trascorso nuovamente in Francia. È appunto negli anni compresi fra il 1915 e il 1932 che Varèse concentra la propria

EDGAR VARÈSE

Intégrales, per percussioni e piccola orchestrarevisione a cura di Chou Wen-Chung (1980)

durata: 12 minuti circa

gran parte della partitura se ne volasse via. Una catarsi che scaccia la nostalgia pervasiva. Quella che nell'“Allegro” ini-ziale - malgrado l'indicazione di “gran-dioso” per certi interventi di un'orches-tra corposa che comprende anche trom-boni e tuba e nonostante il “risoluto” richiesto all'attacco del solista - viene espressa dal timbro languido e malleabi-le dei clarinetti e dalla voce del corno, evocatrice di spazi vasti, solitari, come le praterie americane.il Concerto è pure un tributo segreto aun'infatuazione giovanile, Josefina Čermáková, allieva di piano amata senzafortuna una trentina di anni prima, e di cui poi, nel 1873, Antonín aveva sposato la sorella minore Anna - mentre Josefinaattrice, qualche tempo dopo abbando-nerà le scene per diventare moglie del conte Václav Kounic, influente patriota e politico cèco. Durante le ultime settimane di soggiorno a new York i Dvořák ebbero notizia che Josefina stava male, molto male, a tal punto che il 27 maggio 1895 spirò. Prima, in omaggio all'inferma Anna, il compositore aveva innestato come motivo secondario del movimento lento la citazione di una sua lirica per canto e piano da lei prediletta, Lasciami solo op.82 n.1. E al momento del decesso della donna, nel finale fu inserita la sezione contemplativa, quella che sfuma nel sospiro di morte.

Gregorio Moppi

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attività di compositore, scrivendo tutti i lavori principali del proprio esiguo catalogo. Agli anni Cinquanta appartiene una doppia svolta, quella del ritorno alla composizione, ma con mezzi elettronici, e del pieno riconoscimento da parte delle nuove leve di compositori, con l’invito ai corsi di Darmstadt.Intégrales, scritto fra la fine del 1923 e l’inizio del 1925 ed eseguito a new York il 10 marzo 1925, rientra nel gruppo delle opere maggiori, ed è emblematico della poetica dell’autore. non è un caso che, per spiegare la musica di Varèse, i critici siano spesso ricorsi ad allusioni figurative, stabilendo relazioni con gli architetti del Bauhaus e i pittori cubisti. in effetti è l’intera organizzazione del suono e del discorso musicale che avviene, in Intégrales come nelle opere coeve, secondo criteri rivoluzionari, che ignorano del tutto i parametri di melodia, armonia, ritmo, sviluppo, elaborazione e simili, propri della tradizione europea.il titolo di Intégrales allude al calcolo matematico e alla “valutazione”, alla “comprensione” di uno spazio. Secondo le parole dell’autore “Intégrales è stato concepito per una proiezione spaziale. Costruii il lavoro pensando di impiegare certi mezzi acustici che ancora non esistevano, ma che sapevo avrebbero potuto essere realizzati e utilizzati, prima o poi”.

Proprio Intégrales era stato scelto dall’autore, negli ultimi anni di vita,per una rielaborazione elettronica (poi non compiuta). infatti la partitura precorre la concezione sonora del lin-guaggio elettronico. Già la strumenta-zione è indicativa, escludendo del tutto strumenti “comunicativi” come gli archi, e limitando la scelta a strumenti più impersonali, come fiati e percussioni. i fiati coprono l’intero spettro sonoro, le percussioni, impiegate in modo massic-cio (diciassette strumenti per quattro esecutori) si richiamano alla predilezio-ne dell’autore per i “rumori” cittadini.il brano si sviluppa secondo l’opposizio-ne di piani e volumi sonori, “fasci di suono” in continua trasmutazione, si potrebbe dire quasi secondo un processo di “cristallizzazione”.Una nota cardine si pone come punto di riferimento per queste trasformazioni e “cristallizzazioni” del suono. Ritmo e timbro diventano valori assoluti, i frammenti melodici presenti sono solo uno dei tanti elementi, senza alcuna funzione di guida del discorso. Così av-viene anche per il frammento tematico - esposto in una sezione centrale da trombe e corni - simile al tema creato da Ravel per il Boléro, tre anni più tardi: una scheggia priva di qualsiasi referente esterno, elemento variabile della nuova organizzazione del flusso sonoro.

Arrigo Quattrocchi

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Schumann, che si era rivolto ai generi formalmente più impegnativi solo dopo aver creato una messe di pezzi pianistici, dove la fantasia e la qualità dell’inven-zione sono sorrette magari da un notevo-le sperimentalismo armonico, ma non certo dalla saldezza costruttiva dell’edifi-cio formale. La quarta sinfonia (nata in realtà per seconda e successivamente rielaborata) è la più vistosa manifesta-zione dell’anelito di Schumann al raggiun-gimento di esiti formali inediti e gran-diosi, e proprio per questo è stata ogget-to di frequenti censure.Falliti tutti i tentativi di affermarsi sullascena musicale viennese, nel 1839 Schumann decise di mettere ordine nella propria vita: venduta l’azienda libraria paterna, si lanciò nella causa che lo avrebbe condotto finalmente a sposare Clara, la figlia del suo ex maestro Friedrich Wieck, e cominciò al tempo stesso a progettare sistematiche incur-sioni nei generi compositivi “maggiori”, dichiarando implicitamente concluso il suo “periodo pianistico”. Vennero così alcuni anni che possiamo definire monotematici, nel senso che in ciascuno di essi Schumann si concentrò quasi esclusivamente su di un unico genere: il 1840 era stato l’anno dei Lieder (solo per citarne alcuni, i cicli Myrthen, Frauenliebe und Leben e Dichterliebe); nel 1842 sarebbe stata la volta della mu-sica da camera (i tre quartetti per archi op.41, il quintetto e il quartetto con pia-

Quando il tedesco parla di sinfonie, parla di Beethoven: i due nomi costituiscono per lui un’unità inscindibile, sono la sua gioia, il suo orgoglio... le creazioni di questo maestro... dovrebbero aver lasciato delle tracce profonde, in grado di manifestarsi in primo luogo nei lavori del periodo successivo appartenenti allo stesso genere. Ma non è così. Risonanze ne troviamo certo (anche se per lo più, stranamente, si tratta di risonanze delle prime sinfonie di Beethoven, come se ogni singolo lavoro richiedesse un certo tempo prima di essere compreso e imitato), e sono anche troppo numerose e marcate; ma solo raramente, a parte alcune ecce-zioni, troviamo quella retta condotta e quel dominio della grande forma dove ad ogni passaggio le idee appaiono mutevoli, eppur connesse da un intimo legame spirituale...

Per ironia della sorte, questo giudizio espresso da Schumann nel 1839 sarebbe divenuto uno dei principali argomenti usati contro di lui dai numerosi critici della sua produzione sinfonica. A parte le riserve sulla qualità della strumenta-zione (la sua orchestra è ritenuta in ge-nere troppo pesante), si imputa a Schu-mann proprio la mancanza di coe-renza formale, il suo lavorare per blocchi giustapposti, anziché puntando sul co-erente sviluppo dei temi. Le cause di ciò vengono generalmente individuate nella radice lirica del pensiero compositivo di

ROBERT SCHUMAnn(Zwickau, Sassonia 1810 – Endenich, Bonn 1856)

Sinfonia n.4 in re minore op.120

durata: 29 minuti circa

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noforte) e nel 1843 quella degli oratori (il Paradiso e la Peri): ma l’anno in cui Schumann si pose alla ricerca delle possibili vie nuove verso la sinfonia fu il 1841. Videro così la luce la Prima, op.38 (detta “Sinfonia della Primavera”), che si atteneva al tradizionale schema in quat-tro movimenti distinti, cercando però di unificarli con un progetto poetico comune, e alcuni lavori sperimentali, che tentevano soluzioni formali inedite: una Ouverture, Scherzo e Finale in mi maggiore, op.52, una Fantasia per pianoforte e orchestra in la minore (poi rifusa nel celeberrimo concerto in la minore del 1845), lo schizzo di una pic-cola sinfonia in do minore e, soprattutto, la prima versione di quella che dopo un decennio, opportunamente rielaborata, sarebbe divenuta la Quarta Sinfonia (la Seconda e la Terza avevano visto la luce, rispettivamente, nel '46 e nel '50).La prima versione della sinfonia in re minore, che tra l’altro prevedeva la chitarra nella strumentazione del secon-do movimento, ebbe un’accoglienza tutt’altro che positiva: dopo la prima esecuzione, avvenuta a Lipsia il 6 dicembre 1841 alla presenza di Mendelssohn e sotto la direzione di Ferdinand David, il temibile periodico “Allgemeine musikalische Zeitung” parlò di mancanza d’attenzione e di scarsa rifinitura; fu per questo motivo che Schumann decise di metterla da parte per lungo tempo. La versione

riveduta, più turgida nell’orchestrazione e ampiamente ristrutturata, ma sostan-zialmente fedele al progetto originario (in un primo momento, il compositore aveva accarezzato l’idea di ribattezzarla “fantasia sinfonica”), fu terminata nel 1851, ma non ebbe pubblica esecuzione fino al 3 marzo 1853, quando lo stesso Schumann poté dirigerla a Düsseldorf (l’anno successivo, il tentativo di suici-dio gettandosi nel Reno e l’internamen-to nel manicomio di Endenich): da allora, la sinfonia godette di quell’acco-glienza calorosa che ancora oggi le è universalmente assicurata. Restarono, tuttavia, alcune autorevoli voci “fuori dal coro”, tra cui quella, autorevolissima,di Johannes Brahms, che trovava la pri-ma versione più lieve, chiara ed elegan-te. nonostante l’opposizione dell’amica Clara, vedova di Robert, nel 1891 Brahms fece pubblicare una partitura che comprendeva entrambe le versioni. nel progetto della Quarta, Schumann mostra con evidenza la sua posizione artistica, in bilico tra la voglia di espri-mere il nuovo e una fiducia nei generistrumentali della tradizione che, col tempo, si sarebbe fatta sempre più incrollabile. in altre parole, tutta l’impalcatura delle ripetizioni tematiche, prevista dalla tradizionale forma di sinfonia per ogni singolo movimento, è qui abbandonata, in favore di un orga-nico sviluppo delle premesse che si compie solo nel finale. Tale organicità è

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posto a un’ampia coda. Solo il finale, basato in sostanza sullo stesso mate-riale del primo movimento, porta a compimento una regolare forma-sonata (esposizione – sviluppo – ripresa + coda), appagando così le aspettative dell’ascoltatore, rima-ste fin lì disattese. Lo sperimentalismo formale di questo lavoro, certo lontano dal solco del tema-tismo tracciato da Beethoven, era desti-nato a non aver seguito: o si proseguiva spaccando definitivamente la forma (Liszt) o si cercava una nuova via ripristinando la solidità delle strutture della tradizione (Brahms).Questa bella sinfonia, anche coi suoi “difetti”, è la testimonianza d’una volontà al tempo stesso pervicace e disperata.

Marco Mangani

garantita, in primo luogo, da due fattori immediatamente percepibili: la succes-sione ininterrotta dei quattro movimen-ti (ognuno deve essere attaccato senza indugi dopo il precedente), che tra lo scherzo e il finale dà luogo anche ad un efficacissimo raccordo, memore di analoghe soluzioni beethoveniane; e l’uso sistematico dei legami tematici tra i movimenti medesimi. non c’è, infatti, in questa sinfonia, un solo movimento tematicamente irrelato: l’introduzione lenta (Ziemlich langsam= piuttosto adagio) si ripercuote nellaRomanza; la sezione centrale di quest’ul-tima, un tenero arabesco del primo vio-lino, fornisce il materiale al Trio dello Scherzo (Lebhaft = Vivace); a sua volta, lo Scherzo basa la propria sezione prin-cipale su un’idea strettamente imparen-tata con il primo motivo del Vivace iniziale. Ma è soprattutto il legame tra i due movimenti esterni (primo e ultimo) a caratterizzare l’unicità del progetto. il primo Vivace (Lebhaft), che pure espone il materiale tematico secondo la tradizionale contrapposizione tra due distinte aree tonali, è caratterizzato da una sezione centrale articolata in tre blocchi, che solo con un certo sforzo può definirsi “sviluppo” nel senso beethoveniano del termine (donde lecritiche cui si accennava in apertura); ma soprattutto, questo primo movimen-to è privo della convenzionale riesposi-zione conclusiva, che lascia invece il

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violini PriMi

Andrea Tacchi *Daniele Giorgi *Paolo Gaiani **Angela Asioli Gabriella ColomboClarice CurradiFrancesco Di CuonzoMarian EllemanSusanna Pasquariello Marco Pistelli

violini seCondi

Chiara Morandi *Franziska Schotensack *Patrizia Bettotti **Damiano BabbiniStefano BianchiMarcello D’AngeloChiara Foletto Alessandro Giani

viole

Stefano Zanobini *Giulia Panchieri *Caterina Cioli **Elena FavillaAlessandro FranconiPier Paolo Ricci

violonCelli

Luca Provenzani *Augusto Gasbarri **Stefano BattistiniEnrico GrazianiGiovanni Simeone

ContraBBassi

Amerigo Bernardi *Luigi Giannoni **Adriano Piccioni

Flauti

Fabio Fabbrizzi *Michele Marasco *

oBoi

Alessio Galiazzo * Flavio Giuliani *

Clarinetti

Marco Ortolani *Enzo Giuffrida *

Fagotti

Paolo Carlini *Umberto Codecà *

Corni

Andrea Albori *Paolo Faggi *Lara MorottiAlessandro Saraconi

troMBe

Donato De Sena *Guido Guidarelli *

troMBoni

Giorgio Bornacina * Biagio Salvatore MicciullaGabriele Tonelli

Basso tuBa

Riccardo Tarlini *

tiMPani

Morgan M.Tortelli *

PerCussioni

Tommaso Ferrieri CaputiMatteo Manzoniivan PenninoMattia PiaDario Varuni

isPettore d’orChestra e arChivista

Alfredo Vignoli

* prime parti ** concertino

Page 18: Concerto di Inaugurazione

Fondata nel 1980, l’ORT ha sede al Teatro Verdi di Firenze e oggi è considerata una tra le migliori orchestre in italia. È formata da 45 musicisti, tutti professionisti eccellenti che sono stati applauditi nei più importanti teatri italiani come il Teatro alla Scala, l’Auditorium del Lingotto di Torino, l’Accademia di Santa Cecilia di Roma, e nelle più importanti sale europee e d’oltreoceano, dall’Auditorio nacional de Musica di Madrid alla Carnegie Hall di new York. La sua storia artistica è segnata dalla presenza di musicisti illustri, primo fra tutti Luciano Berio.Collabora con personalità come Salvatore Accardo, Martha Argerich, Rudolf Barshai, Yuri Bashmet, Frans Brüggen, Myung-Whun Chung, Gianluigi Gelmetti, Daniel Harding, Eliahu inbal, Yo-Yo Ma e Uto Ughi. interprete duttile di un ampio repertorio, che dalla musica barocca arriva fino ai compositori contemporanei, l’Orchestra ha da sempre riservato ampio spazio alla ricerca musicale al di là delle barriere fra i diversi generi (Haydn, Mozart,

tutto il Beethoven sinfonico, larga parte del barocco strumentale, con una particolare attenzione alla letteratura meno eseguita), sperimentando possibilità inedite di fare musica e verificando le relazioni fra scrittura e improvvisazione. Accanto ai grandi capolavori sinfonico-corali, interpretati con egregi musicisti di fama internazionale, si aggiungono i Lieder di Mahler, le pagine corali di Brahms, parte del sinfonismo dell’Ottocento, con una posizione di privilegio per Rossini, e l’incontro con la musica di Franco Battiato, Stefano Bollani, Richard Galliano, heiner Goebbels, Butch Morris, Enrico Rava, Ryuichi Sakamoto. Una precisa vocazione per il novecento storico, insieme a una singolare sensibilità per la musica d’oggi, caratterizzano la formazione toscana nel panorama musicale italiano. il festival “Play it! La musica fORTe dell’italia” è il manifesto più eloquente dell’impegno dell’orchestra verso la contemporaneità. incide per Emi, Ricordi, Agorà e VDM Records.

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i ProssiMi aPPuntaMenti

16nOVembre

lunedìore 21.00

OspitalitàORchESTRA SINfONIcA DI mÜNSTER

2dicembremercoledìore 21.00

5dicembre

sabatoore 16.30

Tutti al Teatro Verdi!!!i ViAGGi di GULLiVerbrUnO mOreTTi direttoreControluceTeatro d'ombre

dieTrich PAredesdirettoreserGey khAchATryAn violino

musiche di Beethoven, Bruch, Čajkovskij

FAbriZiO VenTUrAdirettoreisAbeLLe VAn keULen violino

musiche di Brahms, Beethoven

Page 20: Concerto di Inaugurazione

CoMuniCazioni PER IL PUBBLICO

FlorenCe Biennale a Prezzo sContatoDal 17 al 25 ottobre la Fortezza da Basso di Firenze ospita la decima edizione di Florence Biennale – Mostra Internazionale d’Arte Contemporanea di Firenze, dal tema "Arte e Polis". Oltre 400 gli artisti che giungeranno da 60 diverse nazioni per dar vita ad un ricco programma di conferenze, mostre collaterali, workshop, performance e incontri didattici. ii programma completo è su www.florencebiennale.org Per chi è in possesso di un biglietto o abbonamento ORT, presentandolo alla biglietteria di Florence Biennale, avrà diritto all'ingresso ridotto (5,00 euro invece di 8,00) per visitare la mostra.Ugualmente coloro che presenteranno alla biglietteria del Teatro Verdi il ticket d'ingresso di Florence Biennale, avranno diritto al biglietto ridotto per i concerti ORT della Stagione 2015/16.

Con l’ort a divina BellezzaFino al 24 gennaio Palazzo Strozzi a Firenze ospita Bellezza divina tra Van Gogh, Chagall e Fontana, un’eccezionale mostra dedicata alla riflessione sul rapporto tra arte e sacro tra metà Ottocento e metà novecento attraverso oltre cento opere di celebri artisti italiani. Chi è in possesso di un biglietto o abbonamento ORT, presentandolo alla biglietteria di Palazzo Strozzi, avrà diritto all'ingresso ridotto per visitare la mostra (8,00 euro invece di 10,00).Ugualmente coloro che presenteranno alla biglietteria del nostro Teatro Verdi il ticket d'ingresso alla mostra, avranno diritto al biglietto ridotto per i concerti ORT della Stagione 2015/16.

Page 21: Concerto di Inaugurazione

seguiteCi anChE qUandO nOn sIEtE In tEatRO

sito internet Qui sono raccolte tutte le informazioni che riguardano l’Orchestra della Toscana. Trovate il calendario, le news con gli aggiornamenti, le anticipazioni, le foto gallery ed i dettagli di tutte le nostre inziative. È anche il punto di partenza per i nostri canali social (Facebook, Twitter, You Tube e Pinterest). Si possono scaricare materiali informativi ed inviti ad iniziative speciali:www.orchestradellatoscana.it

i PrograMMi su issuu Tutti i programmi di sala, come questo che state leggendo, vengono pubblicati con qualche giorno di anticipo sul portale issuu a questo indirizzo:issuu.com/orchestradellatoscanaChi vuole può dunque prepararsi all’ascolto in anticipo e comodamente da casa. il link è disponibile anche nel nostro sito internet. i programmi resteranno a disposizione del pubblico per tutta la stagione.

audio su soundCloud Sono disponibili sulla piattaforma di condivisione audio Soundcloud materiali che ci riguardano come le introduzioni ai concerti, gli interventi didattici e una selezione di brani dall’ultimo Play It!Ci trovate a questo indirizzo:soundcloud.com/orchestradellatoscana

le Foto del ConCerto Sulla nostra pagina Facebook sarà possibile vedere nei prossimi giorni un’ampia galleria fotografica che documenta questo concerto. Più in generale, sul nostro sito trovate una ricca foto gallery su tutta l’attività dell’Orchestra della Toscana, realizzata da Marco Borrelli.

Page 22: Concerto di Inaugurazione

Crediamo che la cultura rappresentiun volano di sviluppo del territorio, arricchisca la società e assicuri la crescita consapevole delle nuove generazioni. Siamo convinti che la musica possa nutrire lo spirito e il corpo, che contribuisca a far crescere le nuove generazioni attraverso un ascolto consapevole dell’affascinante mondo musicale in cui viviamo, un mondo in continua trasformazione.

La nostra proposta musicale è rivolta a tutti e suggerisce una libertà di ascolto che spazia nel tempo, dal passato al presente. Lavoriamo con impegno e passione perchè siamo convinti che con una musica intelligente e bella si possa vivere meglio. Cerchiamo amici disposti a condividere il nostro lavoro, affiancandoci nel percorso e sostenendoci nella nostra visione di una città più armoniosa.

il tuo contributo potrà arricchire l’attività e i progetti di formazione e di educazione all’ascolto rivolti ai più giovani.

sOsTenendO L’OrT SARà TUTTA UN’ALTRA MUSICA

Scegli il tuo sostegno all’ORT!

MY ort € 50,00sostenitore € 100,00aMiCo € 250,00elite € 500,00

Sul sito www.orchestradellatoscana.it è possibile scoprire tutti i vantaggi riservati ai nostri sostenitori. il proprio contributo può essere comodamente donato con bonifico bancario sul conto corrente

iBan it 75 s061 6002 8001 0000 0010 505

E anche per le aziende che vorranno essere partner dell’ORT, saremo lieti di costruire le opportunità migliori.

inoltre destinando il 5 Per Mille

all’Orchestra della Toscana si potrà contribuire ai progetti didattici, alle iniziative scolastiche e provinciali organizzate dall’ORT: basta mettere la propria firma nell’apposito spazio della dichiarazione dei redditi riservato e riportare il codice fiscale della nostra fondazione: 01774620486

Ufficio [email protected]

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CONTATTIFondazione orChestra regionale tosCana Via Verdi, 5 - 50122 Firenze tel. 055 2342722 | 2340710fax 055 2008035 www.orchestradellatoscana.it

[email protected] [email protected] [email protected] [email protected] [email protected] del [email protected]

Amministrazionedirezioneamministrativa@orchestradellatoscana.itServizi [email protected]

teatro verdi Via Ghibellina, 99 - 50122 FirenzeBiglietteriaVia Ghibellina, 97 - 50122 Firenze orari dal lun al sab 10-13 e 16-19 festivi chiusotel. (+39) 055 212320fax. (+39) 055 288417www.teatroverdionline.it [email protected]

PrograMMa di sala a Cura di

Ufficio Comunicazione ORT

iMPaginazione

Ambra Greco

Progetto graFiCo

kidstudio.it

Foto

Davide Cerati (copertina, 5, 6) Kaupo Kikkas (7), Marco Borrelli (18, 22) nikolaj Lund (19)

staMPa

Grafiche Martinelli (Firenze)

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