COMUNIONE e MISSIONE - diocesitn.it€¦ · La Chiesa cattolica non può vivere di rendita o...

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SERVIZIO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIA a cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO - TRENTO 448 2017 COMUNIONE e MISSIONE Comunione e Missione - redazione: via S.G. Bosco 7/1, 38122 Trento - direttore: Giuseppe Caldera - direttore responsabile: Agostino Valentini - ccp 13870381 - registrazione - presso il tribunale di Trento n. 178. n. 10 novembre 2017 - periodico mensile dell’opera diocesana per la pastorale missionaria di Trento - anno XLVI - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe percue - Tassa riscossa Trento. CONTIENE IR NOVEMBRE

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SERVIZIO DI SPIRITUALITÀ MISSIONARIAa cura del CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO - TRENTO44

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COMUNIONEe MISSIONE

Comunione e Missione - redazione: via S.G. Bosco 7/1, 38122 Trento - direttore: Giuseppe Caldera - direttore responsabile: Agostino Valentini - ccp 13870381 - registrazione - presso il tribunale di Trento n. 178.

n. 10 novembre 2017 - periodico mensile dell’opera diocesana per la pastorale missionaria di Trento - anno XLVI - Poste Italiane s.p.a. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 - DCB Trento - Taxe percue - Tassa riscossa Trento. CONTIENE IRNOVEMBRE

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SOMMARIO

In copertina

Il fascicolo è espressione del gruppo “COMU-NIONE E MISSIONE” del Centro Missionario Diocesano - via s. Giovanni Bosco 7/1, 38122 Trento - tel. 0461.891270, fax 0461.891277

Il gruppo è composto da:

francesca bridi - tatiana brusco - giuseppe cal-dera - adelmo calliari - gianni damolin - laure edine - mariano prandi - edna graciete semedo - renata juszczyk - gianluigi lutteri - france-sco moser - ada pezzè - manuela rossi - moni-ca signorati - loredana valentini - leonora zefi

composizione centro missionario diocesanostampa nuove arti grafiche, trento

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Lettera del direttoreAndate in tutto il mondo ...

Cammino Comune32 volte Esperienza Estiva in missione

Voci della migrazioneIl cuore della nostra fede

9 Missionari@mente• Spinto dal vento dello Spirito

13 La pagina dei ragazzi

16 Libri e DVDMissione

Lettura orante della Bibbia11

360 gradi

17 ACCRIdott. Denis Mukwege,il medico che ripara le donne

21 Stop & Go

19 Eventi

22 Saperne di piùGiornata universale Diritti dell’Infanzia

sig.a Nicoletta Gatti - Ghana, festa dei battesimi

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LETTERA DEL DIRETTORE

don Beppino Caldera

Andate in tutto il mondo ...

Carissimi, la Veglia missionaria del 30 settembre ha aperto il mese missio-

nario ed è stata l’occasione per confermarci nella nostra vocazione donataci da Gesù: Andate in tutto il mondo….Nei 90 anni della nostra azione missionaria la diocesi di Trento è ar-rivata in tutti i continenti. È certamente motivo di soddisfazione, ma prima di tutto è impegno a continuare il lavoro fatto con indicibile amore, fra le maggiori difficoltà dai nostri missionari e da coloro che li hanno seguiti.È una missione che continua il suo cammino, per capire meglio come la Chiesa sta crescendo fra i popoli e verificare anche il nostro impegno per un lavoro tanto necessario.Siamo coscienti che non si può delegare ai soli missionari il lavoro di evangelizzare nel mondo, perché è la Chiesa tutta ad essere mis-sionaria, per questo papa Francesco richiama: L’impulso missionario sia sempre più intenso, generoso e fecondo (EG 30). È assolutamente necessario un deciso impegno per rivitalizzare le realtà che già esi-stono al nostro interno, ma che forse hanno smarrito la tensione e la capacità di animazione sul territorio, specialmente nel suo aspetto spirituale. L’obiettivo della Chiesa italiana è semplice quanto decisivo: concre-tizzare il sogno di arrivare a tutti (EG 31).I mezzi di comunicazione possono aiutare per arrivare lontano, ma chi decide è il cuore: avere la passione per annunciare al mondo e avere simpatia per tutti gli uomini. Gesù ci mette davanti il lavoro fatto da sempre dal Padre, che ha fatto maturare molta messe in tutto il mondo: spetta a noi metterci mano, senza paura o restrizioni, pensando magari di chiuderci nella nostra casa o parrocchia. Osser-viamo pure con ammirazione l’ardore missionario di tanti fratelli di

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altre denominazioni religiose, che non solo accolgono, ma vanno a cercare le persone per fare loro proposte spirituali.La Chiesa cattolica non può vivere di rendita o tranquilla per la sua posizione sociale: deve uscire dalle facili sicurezze e non temere d’infangarsi sulle strade del mondo. Nella Veglia alcuni missionari ci hanno aiutato a riflettere sull’evan-gelizzazione dei vari continenti. Se pensiamo ai migranti che vengo-no dai vari luoghi, emergono in noi alcuni interrogativi: - come annunciare Gesù Cristo agli asiatici, che hanno tante reli-

gioni tradizionali? Mancava Gesù nelle loro spiritualità?- E per gli africani, siamo disposti a ricevere il grande impulso spi-

rituale delle loro culture religiose?- E nelle Americhe, dopo tanti secoli di annuncio evangelico, come

far conciliare Vangelo con giustizia, con una vita degna per tutti, con libertà? Come stimolare le comunità a diventare missionarie per il mondo?

- E come ridare vivezza alla fede cristiana in Europa?

Possiamo porci tante altre domande per dare forza alla nostra atti-vità di missionari sul nostro territorio, specialmente confrontandoci con gli immigrati. Il tema La messe è molta rimane come guida alla nostra animazione missionaria di quest’anno.

Abbiamo sempre bisogno di formarci alla missionarietà, nei nostri incontri decanali ogni mese e partecipando anche alle Domeniche di formazione e animazione missionaria in tutte le zone pastorali (vedere e tenere presente il calendario a pag. 19). La partecipazione a tutti gli incontri sarà il termometro per capire come stanno i no-stri gruppi. Possiamo sempre invitare anche altre persone sensibili, specialmente se partecipano ad associazioni che sostengono mis-sionari. Diamo attenzione anche al progetto annuale missionario (allegato a questo Comunione e Missione) perchè diventi strumento di sen-sibilizzazione sul tema dei nuovi schiavi, in particolare in Pakistan, all’interno delle fabbriche di mattoni.

Celebrare i 90 anni non è solo guardare al passato, ma ripartire con l’energia accumulata in questo lungo cammino.

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CAMMINO COMUNE

32 volte Esperienza Estiva in missione

Paolo Caresia, volontario della Commisione Giovani

Ho saputo dell’Esperienza Estiva in missione per caso, dal volanti-no lasciato da una missionaria nella scuola in cui lavoravo: leg-

gendolo ho immediatamente capito che non avrei potuto perdere quell’opportunità. Era l’autunno del 2009 e stavo per entrare a far parte di una storia già lunga, iniziata nel 1986. L’intento del Centro Missionario, allora diretto da don Girolamo Job, era avvicinare i gio-vani rispondendo al loro bisogno di concretezza, d’incontri, di emo-zioni: nasceva l’Esperienza Estiva in missione. Un mese, luglio o ago-sto, in una realtà diversa dalla nostra, insieme ad un piccolo gruppo, a diretto contatto con un missionario e la sua comunità. Una felice intuizione che, dal 1986 ad oggi, ha coinvolto oltre mille persone.Pur conservando la propria identità, l’Esperienza Estiva è in continua evoluzione. Ad esempio, se gli incontri di preparazione mensili di-stribuiti tra gennaio e giugno furono offerti già ai partecipanti della prima ora, oggi sono profondamente diversi. Una svolta decisiva fu impressa nel 1993 col passaggio da una serie di conferenze fron-tali a una modalità completamente nuova, basata su giochi di si-mulazione, lavori a gruppi, testimonianze, condivisione e confronto di idee ed esperienze. L’organizzazione è affidata ai volontari della Commissione Giovani, un gruppo di ragazzi, di amici, che ha vissu-to questa esperienza negli anni precedenti. Molti si sono alternati in questo compito, portando il proprio personale contributo, in un flusso incessante di modifiche, aggiustamenti, arricchimenti. L’Espe-rienza Estiva conserva, sin dalla prima edizione, una caratteristica che ancora oggi la distingue da altre proposte, come quelle di volontariato o turismo responsabile: noi la definiamo un regalo per se stessi, un’oc-casione per fare una pausa nella propria vita, fermarsi, mettersi in gioco e rimescolare idee e priorità. Trovandosi in una realtà completamente

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nuova, da estranei, si è naturalmen-te portati ad un atteggiamento di umiltà, di ascolto, di dubbio e ri-cerca. Ci si scopre avidi di sapere, di capire, soprattutto di incontrare, e si scopre di poter imparare anche da persone che magari prima non

avresti neppure notato, ma che oggi hai come compagno di gruppo o forse incontri al mercato. In Kenya ho imparato il significato della parola dignità: non l’ho let-to in un dizionario, ma negli occhi di un uomo che mi mostrava orgoglioso la casa che aveva costruito per la moglie e i figli. Era una baracca di lamiera, che da noi sarebbe buona al massimo per le galline. Ho imparato anche a vedere i segni della provvidenza, nella quale era immersa l’intera opera del missionario che ci ospitava, Giuseppe: una nuova luce, nella quale ho reinterpretato molti mo-menti importanti della mia vita.Dopo oltre 30 anni, dunque, ha ancora senso che il Centro Mis-sionario si spenda per offrire questa possibilità: un investimento di energie che frutta una ricchezza incalcolabile. Noi della Commissio-ne esortiamo sempre chi parte a farlo con le valige il più possibile vuote (di aspettative, pregiudizi…), per riportarle piene di emozioni, di idee, anche di nuove domande. Negli anni abbiamo visto ripeter-si questo piccolo miracolo per decine di ragazzi. Una volta tornati, alcuni ripartono impegnandosi per un tempo più lungo, altri si met-tono in gioco in parrocchia o nel mondo del volontariato. Non tutti cambiano vita: c’è anche chi riprende i propri studi, il proprio lavoro. Ma in ognuno l’EE lascia un segno, più o meno evidente. Poco dopo essere tornato dal Kenya, ero sicuro di aver fatto una bellissima esperienza, ma non mi sentivo cambiato. Non era vero. Molti, come me, una volta tornati si sono accorti di guardare in maniera diversa l’immigrato o il collega di lavoro, oppure di essere infastiditi dagli sprechi, o magari di voler riscoprire il loro rapporto con Dio. Si sono resi conto, insomma, che non è stata una semplice vacanza, né una parentesi aperta e chiusa nel breve volgere di un mese. È stata un’Esperienza con la E maiuscola, l’Esperienza Estiva: un piccolo seme che ha portato molto frutto, un investimento di cinque monete che ne ha fruttate altrettante, o anche di più.

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Il cuore della nostra fedeVOCI DELLA MIGRAZIONE

A ccogliere, proteggere, promuovere e integra-

re: sono questi i quattro verbi che Papa Francesco ha do-nato alla Chiesa per affron-tare la grande sfida delle mi-grazioni internazionali. Una

sfida complessa, in parte inesplorata ma dal significato antico.Bisogna subito sgombrare il campo da un equivoco che potrebbe sor-gere da un dibattito pubblico particolarmente aspro su questi temi: la Chiesa cattolica si è sempre occupata dell’ospitalità del forestiero e del migrante. E lo ha fatto non certo per un’idea politica o sociale, ma per amore di ogni persona. È il cuore della nostra fede: di un Dio che si è fatto uomo. L’ospitalità è, da tradizione, un’opera di miseri-cordia e, come ci insegna Abramo, una delle più alte forme di carità e di testimonianza della fede. Attraverso l’ospite noi scegliamo di accogliere o respingere Cristo nel-la nostra vita (Mt 25, 35-43). Il richiamo alla difesa della dignità inviolabile del migrante, inoltre, è un insegnamento presente in molti documenti della Santa Sede e che si è fatto carne nell’opera di alcuni grandi apostoli del passato, tra i quali molti italia-ni: Francesca Cabrini, Geremia Bonomelli, Giovanni Battista Scalabrini.Oggi questa sfida antica si ripropone con tratti nuovi. E lo sguardo profetico di Papa Francesco ha il merito storico di aver tolto i migranti da quella cappa di omertà in cui erano stati confinati dal-la globalizzazione dell’indifferenza e di averli messi al centro della nostra attività pastorale. Promuovere una pastorale per i migranti significa, prima di tutto, difendere la cultura della vita in almeno tre

Riportiamo parte della prima pro-lusione del cardinale Gualtiero Bas-setti, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in apertura dei lavori del Consiglio permanente del-la Cei.

(Roma, 25-27 settembre 2017)

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modi: denunciando la tratta degli esseri umani e ogni tipo di traffi-co sulla pelle dei migranti; salvando le vite umane nel deserto, nei campi e nel mare; deplorando i luoghi indecenti dove troppo spes-so vengono ammassate queste persone. I corridoi umanitari – nei quali la Chiesa italiana è impegnata in prima persona – sono, quindi, necessari per dare vita ad una carità concreta che rimane nella le-galità. Il primato dell’apertura del cuore al migrante ci fa guardare oltre le frontiere italiane. Ci invita a intensificare la cooperazione e l’aiuto allo sviluppo al Sud del mondo, per far risorgere tra i giova-ni la speranza di un futuro degno nella propria patria. È una linea su cui si muove da tempo la CEI, sostenendo numerosi progetti di sviluppo e, recentemente, con la campagna Liberi di partire, liberi di restare. Si tratta di un progetto innovativo perché affronta il tema del diritto delle persone a restare nel proprio Paese senza essere costrette a scappare a causa della guerra o della fame.Accogliere è un primo gesto, ma c’è una responsabilità ulteriore, pro-lungata nel tempo, con cui misurarsi con prudenza, intelligenza e rea-lismo. Non a caso il Santo Padre, di ritorno dalla Colombia, ha ricorda-to che per affrontare la questione migratoria occorre anche prudenza, integrazione e vicinanza umanitaria. Tale processo va affrontato con grande carità e con altrettanta grande responsabilità salvaguardando i diritti di chi arriva e i diritti di chi accoglie e porge la mano.Il processo di integrazione richiede, innanzitutto, di fronteggiare, da un punto di vista pastorale e culturale, la diffusione di una cultura della paura e il riemergere drammatico della xenofobia. Come pa-stori non possiamo non essere vicini alle paure delle famiglie e del popolo. Tuttavia, enfatizzare e alimentare queste paure, non solo non è in alcun modo un comportamento cristiano, ma potrebbe essere la causa di una fratricida guerra tra i poveri nelle nostre peri-ferie. Un’eventualità che va scongiurata in ogni modo.Infine, alla luce del Vangelo e dell’esperienza di umanità della Chie-sa, penso che la costruzione di questo processo di integrazione possa passare anche attraverso il riconoscimento di una nuova cit-tadinanza, che favorisca la promozione della persona umana e la partecipazione alla vita pubblica di quegli uomini e donne che sono nati in Italia, che parlano la nostra lingua e assumono la nostra me-moria storica, con i valori che porta con sé.

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MISSION@RIAMENTE

p. Donato Benedetti, Togo

Spinto dal vento dello Spirito

Carissimi, in questi giorni di preparazione al mio rientro in mis-sione sento il dovere e la gioia di farvi partecipe del mio spirito

di gratitudine missionaria per quello che rappresentate come anima missionaria della nostra Chiesa e per quello che fate nella solida-

rietà concreta per le nostre missioni. La partenza è un mo-mento importante per le nostre anime, mi sento sempre come spinto dal vento dello Spirito che soffia sempre forte nono-stante tutte le correnti che si oppongono all’invito dell’uscita. Le spinte alla chiusura, all’indifferenza, alla stasi si moltiplicano qui in Occidente, ma noi andiamo avanti. E, ripeto, con gioia.Il mio ritorno in Togo stavolta coincide con un

momento burrascoso per quel bellissimo paese: la gente è stanca, disillusa, impoverita da questi cinquantadue anni di potere assolu-to che ha reso il paese come smarrito, disorientato … e sono scesi in piazza. Scontri e morti, minacce, da due mesi il Paese è sull’orlo della guerra civile. La Chiesa locale, dopo parecchi tentennamenti, ha preso posizione e si è schierata con la popolazione che chiede semplicemente un cambio di potere democratico. Speriamo in bene,

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cioè che la situazione non degradi come è successo regolarmente ad ogni tentativo di elezioni democratiche. A soffrirne sono solo i poveri, gli affamati, gli esclusi. A chi mi consiglia di posticipare la partenza rispondo che, per me, è proprio questo il momento di ri-partire. L’essere in missione per noi spesso si identifica anzitutto con la pura e semplice presenza a fianco dei poveri. Solo loro sanno apprezzare la presenza solidale che dice: Nel nome del Signore, io ci sono. Sono qui per dirvi che Lui non ci ha abbandonati.Con rinnovata gioia, con rinnovata unione di spirito ci salutiamo in questa partenza, sicuro delle vostre preghiere, della vostra amicizia, un sincero grazie a tutti i collaboratori e sostenitori.Un abbraccio nella stessa passione per il Regno.

Vesti bianche per i cresimati e comunicati

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d. Francesco Moser

Lettura orante della BibbiaBELLEZZA DEL GAUDIO EVANGELICO...

Riuniti in nome del Vangelo

Nella Chiesa è un momento per ripartire: dalla domenica della Parola, all’assemblea diocesana, alla Veglia missionaria, al giorno mondiale della Missione,... acqua che scorre, ma verso dove? Quella mattina a Firenze, due anni fa, il duomo era stracolmo. Papa Fran-cesco parlò alla Chiesa italiana: Permettetemi di lasciare una semplice in-dicazione per i prossimi anni. In ogni comunità, in ogni parrocchia... in ogni diocesi e circoscrizione, in ogni regione, cercate di avviare, in modo sino-dale, un approfondimento dell’Evangelii Gaudium (gaudio del Vangelo), ... per trarre da essa criteri pratici. Non lasciamoci rubare la forza missiona-ria. Il tuo cuore sa che la tua vita non è la stessa senza di Lui, dunque quello che hai scoperto, quello che ti aiuta a vivere e che ti dà speranza, quello è ciò che devi comunicare agli altri.

Preghiera di San Vincenzo

Signore, fammi buon amico di tutti. Fa’ che la mia persona ispiri fiducia: a chi soffre e si lamenta, a chi cerca luce lontano da Te, a chi vorrebbe cominciare e non sa come, a chi vorrebbe confidarsi e non se ne sente capace. Signore, aiutami ad accorgermi subito: di quelli che mi stanno accanto, di quelli che sono preoccupati e disorientati, di quelli che sof-frono senza mostrarlo, di quelli che si sentono isolati senza volerlo...perchè ti possa ascoltare in ogni fratello, che mi fai incontrare.

LA PAROLA SI FA VITA

LETTURA Lc 24,44-53

Il discepolo missionario se non manifesta la sua fede, dal modo con cui pensa, parla e agisce, se non fa vedere che proprio il suo credere lo rende diverso, rischia di ridurre in polvere la sua identità credente.

RIFLETTERE

Come ripartire dalla proposta di Evangelii Gaudium di Papa Francesco? È una lettera per il futuro, non una devota meditazione sulla gioia: Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché

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le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale più che per l’auto-conservazione. Propone la Chiesa in uscita, cioè la trasformazione missionaria della Chiesa. Siamo sempre discepoli missionari. Cambiare è difficile, ma siamo chiamati a crescere come evangelizzatori, piccoli ma forti. Evangelizzatori con una vita trasfigurata dalla presenza di Dio.

LA VITA SI CONFRONTA CON LA PAROLA

La missione è qualcosa che non posso sradicare dal mio essere se non vo-glio distruggermi. Amore che aspetta di essere annunciato e condiviso. La nuova evangelizzazione deve implicare un nuovo protagonismo di cia-scuno dei battezzati. Ciascun battezzato, qualunque sia la sua funzione nella Chiesa e il grado di istruzione della sua fede, è un soggetto attivo di evangelizzazione. Ma è spontaneo cogliere la distanza ancora... Il cam-mino da percorrere è lungo!

SCEGLIERE L’IMPEGNO PER AGIRE

Un anno con il gaudio del Vangelo in mano, farà ripartire e ringiovanire la nostra Chiesa. Ripartire vuol dire scoprire quel sacramento della Porta del Battesimo. Vuol dire anche che siamo custodi delle altre creature. La Chiesa non è una dogana, richiede porte aperte, perché il cuore del suo Dio è, non solo aperto, ma trafitto dall’amore che si è fatto dolore. Non possiamo essere cristiani che alzano continuamente i cartelli proibito il passaggio, nè considerare che questo spazio è mia proprietà, impossessandomi di qualcosa che non è assolutamente mio. La Chiesa non è nostra, fratelli, è di Dio (Parole in Colombia, settembre 2017).

PREGHIERA FINALE E BENEDIZIONE

Preghiera Per un nuovo giorno ecclesiale O Dio, noi ti chiamiamo! Aiutaci a pregare. A raccogliere i nostri pensieri su di Te. Da soli non siamo capaci. C’è buio in noi, in Te invece c’è luce! Siamo soli, ma Tu non ci abbandoni! Non abbiamo coraggio, ma Tu ci sei di aiuto! Siamo inquieti, ma in Te c’è la pace! C’è amarezza in noi, in Te c’è la Pace. Non capiamo le tue vie, ma Tu sai qual è la nostra strada. Padre del Cielo, siano lode e gloria a Te, per il nuovo cammino che si apre!

(Dietrich Bonhoeffer).

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la pagina dei ragazziC iao ragazzi,

come state? Il mese di novembre ci porta alcune festività molto im-

portanti: la Festa di tutti i Santi e il ricordo dei Defunti e una giornata ri-conosciuta a livello internazionale: la Giornata universale del bambino. Sape-vate che c’è una giornata tutta dedicata a noi? Si celebra il 20 novembre a ricordo del giorno in cui l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite adottò, nel 1989, la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza. Però, nonostante vi sia un generale consenso sull’importanza dei diritti dei più piccoli, an-cora oggi molti ragazzi sono vittime di violenze o abusi, discriminati, emarginati o vivono in condizioni di grave trascuratezza.Ci sono le persone che lottano per la difesa dei diritti dei bambini tra questi anche il personaggio che vi presento questo mese.Si chiamava Iqbal Masish, uso il tempo all’imperfetto perché Iqbal è stato ucciso nel 1995. Ma scusate, parto dall’inizio.Iqbal Masish è nato a Muridke in Pakistan nel 1983 in una famiglia poverissima e già a 4 anni è dovuto andare a lavorare in una fab-brica di mattoni per aiutare la sua famiglia (anche oggi ci sono molti bambini che lavorano nelle fabbriche di mattoni in Paki-stan). Quando aveva 5 anni, la sua famiglia s’indebitò fino al collo per preparare il matrimonio del figlio maggiore e quindi Iqbal fu ceduto ad un fabbricante di tappeti per 600 rupie, circa 12 dollari americani. Lavorava almeno 12 ore al giorno, 7 giorni su 7 incate-nato ad un telaio, spesso picchiato e guadagnava 1 rupia al giorno (1 rupia = pochi centesimi di euro). Molte volte ha cercato di fuggire da quell’inferno ma non ci è mai riuscito fino al 1992 quando di na-scosto, è uscito dalla fabbrica con altri bambini per prendere parte ad una manifestazione del Fronte di liberazione dal lavoro schiavistico. Lui e i suoi amici erano veramente considerati degli schiavi.Durante quella manifestazione capì l’importanza di essere trattato

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Scoprite con il gioco di quale sogno si tratta.

Voleva diventare un ... REBUS (8 lettere)

con dignità, comprese che aveva sì dei doveri ma anche dei diritti che doveva tutelare. Rientrato in fabbrica si rifiutò di lavorare in quelle condizioni, fu picchiato e il padrone chiamò i genitori dicendo che gli dovevano molti soldi perché il figlio commetteva degli errori e rovi-nava i prodotti. La famiglia non poteva pagare e non poteva ribellarsi quindi decise di scappare e abbandonare il villaggio. Iqbal fu ospitato in un ostello gestito dall’organizzazione che aveva proposto la mani-festazione, e poté andare a scuola. Per il suo coraggio e la sua abne-gazione divenne una piccola celebrità. Iniziò a girare per il Pakistan, a partecipare a conferenze internazionali con lo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui diritti che nel suo Paese erano negati ai bam-bini e per far comprendere che c’erano nuove schiavitù nel mondo. Nel 1994 ricevette un premio e con il denaro ricevuto finanziò una scuola. Nel 1995 partecipò ad una conferenza contro la schiavitù dei bambini e grazie a lui 3mila piccoli schiavi furono liberati. La sua te-stimonianza, il suo denunciare gli abusi fece sì che anche altri Stati si interessassero dei diritti dei bambini e in particolare di quelli che lavoravano nelle fabbriche di tappeti cosicché il governo pakistano iniziò a chiudere molte fabbriche. Iqbal aveva un sogno per quando sarebbe diventato grande.

Ma purtroppo, il 16 aprile 1995, domenica di Pasqua, dopo la Messa andò a fare un giretto in bicicletta e non fece più ritorno a casa. Fu ucciso da alcuni proiettili esplosi da un auto in corsa con i vetri oscu-rati. Non si seppe mai chi lo uccise. Iqbal aveva 12 anni ma aveva già fatto molte cose nella sua breve vita.

Soluzione: Paladino dei diritti del fanciullo = avvocato

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EUROPA/ITALIA - I missionari: patto scellerato Italia-Libia

Presa di posizione dei missionari comboniani in Italia contro le politiche per fermare i migranti in Libia e contro la criminalizzazione della ong.Noi missionari comboniani in Italia, a lungo ospiti di tanti popoli d’Africa che ora bussano alla nostra porta, siamo profondamente indignati per quanto sta avvenendo ai migranti nel Mediterraneo, per noi carne di Cristo, come ama ri-petere Papa Francesco. Siamo inorriditi che Mare Nostrum si sia trasformato in Cimiterium Nostrum, tomba per oltre cinquantamila migranti. Davanti a questa immensa tragedia ci appare ancora più scandalosa la campagna contro le orga-nizzazioni non governative (ong), accusate di collaborare con gli scafisti, mentre invece hanno salvato tante vite umane. Seguita ora dalla politica dell’Africa Com-pact: una serie di accordi per forzare i governi africani del Nordafrica e del Sahel a bloccare i migranti nei loro stati. E ancora più grave è l’accordo fatto dal gover-no Gentiloni (con la benedizione dell’Unione Europea!) con la Libia nella persona di Fayez al-Sarraj, leader del Governo di accordo nazionale, che rappresenta ben poco in quel paese. L’Italia si è accordata con le milizie e la guardia costiera di al-Sarraj per bloccare i migranti nell’inferno libico dove sono torturati, stuprati o destinati a morire nel deserto di sete, come ha denunciato l’Onu. Questo è stato possibile con la promessa di tanti soldi (si parla di sei miliardi di euro!). Noi missionari comboniani chiediamo un’altra politica verso i paesi dell’Africa:• l’apertura di corridoi umanitari per chi fugge da situazioni drammatiche;• un embargo sulla vendita di armi italiane agli stati africani;• una seria politica economica verso questi paesi con forti investimenti, non ai

governi, ma alle realtà di base per permettere ai popoli d’Africa di rimettersi in piedi;

• la sospensione delle nostre politiche predatorie nei confronti dell’Africa, ric-chissima di materie prime;

• la sospensione degli Epa (Accordi di partenariato economico) che la Ue ha imposto ai paesi africani e che creeranno ancora più fame.

Infine ci auguriamo che la legge sullo Ius Soli, bloccata in Senato, venga subito approvata per permettere a minorenni nati in Italia da genitori immigrati re-sidenti da almeno 5 anni o ad alunni nati all’estero che abbiano completato 5 anni di scuola in Italia, di sentirsi cittadini a pieno titolo. Solo così lentamente e con fatica costruiremo quella convivialità delle differenze che ci permetterà di trovarci ricchi delle nostre differenze. (da Nigrizia)

360 GRADI

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LIBRI E DVD

MissioneLaure Edine

Da vari anni vengono pubblicati sempre meno libri sulla missione, situazione che ri-flette l’attuale crisi del mondo missionario. È dunque doveroso segnalare l’uscita di Mis-sione del saveriano Mario Menin, professo-re di Missiologia, Teologia delle religioni ed Ecumenismo, già direttore della rivista Ad Gentes e attuale direttore di Missione Oggi.Il testo, breve ma nutrito, offre una panora-mica della realtà complessa e mutevole della missione. Per secoli le forme più correnti di missione si basavano su un modello di con-

quista e di propaganda della fede, poi, dall’inizio del ‘900 e grazie a Charles de Foucauld la missione diventa presenza e dialogo. Con la fine del colonialismo il processo di trasformazione della missio-ne si accelera mentre il Concilio Vaticano vede al suo interno due missiologie, una più tradizionale (le missioni) l’altra più teologica (la missione) come dimensione costitutiva della Chiesa.L’autore ci presenta un excursus storico, sociologico, culturale ed ecclesiale della missione e, lungo i vari capitoli, fa il punto sulla

questione missionaria, sulla crisi e l’evoluzione di questa fondamenta-le azione della comunità cristiana, rilanciata con forza da papa Fran-cesco che riporta la missione nel cuore della Chiesa, sognando una scelta missionaria capace di trasfor-mare ogni cosa.

i datiTITOLO: MissioneAUTORE: Mario MeninEDITORE: Cittadella EditriceANNO: 2016

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ACCRI

dott. Denis Mukwege,il medico che ripara le donne

Adelia Daldoss

Dopo uno stimolante percorso parti-to nel 2015 e protrattosi per tutto il 2016 da parte di ACCRI in varie scuole trentine, percorso di informazione e di sensibilizzazione riguardante i diritti umani ed in particolare la tragica re-altà della Repubblica Democratica del Congo con John Mpaliza, abbiamo la conferma che il dott. Denis Mukwege sarà a Trento nel mese di novembre.

Il lavoro portato avanti nelle scuole

trentine porta i suoi frutti, lasciando emer-gere che i ragazzi hanno colto lo stimo-lo proposto da AC-CRI per un passaggio dall’informazione, alla consapevolezza, alla

responsabilità personale. L’iniziativa di un gruppo di studenti dei Licei scientifici da Vinci e Galilei di Trento, sostenuti dal loro docente di IRC, prof. Stefano Paternoster, di invitare il dott. Denis Mukwege a Trento è stata accolta! Ma ora vi vorrei parlare del nostro ospite! Nato a Bukavu nella Re-pubblica Democratica del Congo nel 1955, laureato in medicina e specializzato in Ostetricia e Ginecologia in Francia, rientra nel suo Paese dove nel 1988 fonda il Panzi Hospital, la cui opera fa cono-scere al mondo le atrocità della guerra, ma soprattutto dello stupro collettivo come arma di guerra. Il mondo si è accorto di lui più di una volta, candidandolo al Nobel per la Pace e assegnandogli il premio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani nel 2008, il Premio Sakharov per la libertà di pensiero nel 2014 e, nello stesso anno, anche il Premio internazionale Primo Levi.Per la sua attività in favore delle donne stuprate, il dott. Mukwege ha subito violenze e pesanti minacce. Nel 2012 uomini armati hanno

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attaccato la sua casa, preso le sue figlie in ostaggio. Un uomo della sicurezza è riuscito a salvarlo perdendo però la vita! Da quel mo-mento lui è andato in esilio in Europa. Ma dopo due mesi decide di tornare a lavorare a Panzi nel 2013, dove tutt’ora aiuta le donne, si stima che ne abbia curate personalmente più di 20.000, donne vitti-me di devastanti stupri collettivi! Riporto alcune sue parole pronun-ciate in occasione di un discorso al Palazzo di Vetro Le donne vittime di violenza sessuale in Congo sono disonorate. Vedo costantemente con i miei occhi le anziane, le giovani, le madri, e persino le bambine disonorate. Ancora oggi, molte sono schiave sessuali. Altre sono usate come armi da guerra. I loro organi subiscono i trattamenti più aber-ranti! È la distruzione delle donne, unica risorsa vitale in Congo...Lui che nella sua professione aveva scelto di aiutare le donne a far

nascere i bambini, si è trovato un compito molto arduo: ricostruire i genitali a donne vittime di violenza!Un uomo pieno di coraggio…ma anche con tanta tristezza per tutte queste donne che lui ripara (come lui stesso spiega) ed assiste, per le quali si batte affinchè ricevano assistenza legale dopo le loro de-nunce.

L’ACCRI, assieme al CAVA (Comitato delle Associazioni della Valla-garina per l’Africa) e al Forum Trentino per la Pace e i Diritti Umani, ha organizzato la visita del dott. Mukwege in Trentino nel seguente modo:• 17 novembre: incontro con la cittadinanza e le autorità istituzio-

nali presso l’Oratorio del Duomo a Trento (via Madruzzo), alle ore 20.30.

• 18 novembre: al mattino incontro con gli studenti dei Licei scien-tifici da Vinci e Galilei, presso l’Istituto Galilei di Trento.

• Nel pomeriggio, a Rovereto, presso la Campana dei Caduti, incon-tro privato con il Reggente, la Comunità della Vallagarina e i sindaci dei Comuni che hanno aderito all’iniziativa. La sera, cena convivia-le presso la parrocchia Sacra Famiglia (p.zzale Defrancesco), come occasione per una raccolta fondi a favore dell’ospedale di Panzi.

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EVENTI

APPUNTAMENTI DEI GRUPPI MISSIONARI (decanali o interparrocchiali)Ala Canonica, lunedì 13 novembre - ore 15.00

CondinoBiblioteca Condino, lunedì 13 novembre - ore 20.00

Cles Oratorio, mercoledì 15 novembre - ore 14.30

Tione Fiavè, venerdì 10 novembre - ore 20.30

Trento Centro Missionario, mercoledì 08 novembre - ore 17.00

Val di Sole Ossana, mercoledì 08 novembre - ore 20.00

I cantori della StellaCelebrazione

del mandato missionarioMercoledì 27 dicembre ore 14.30 ritrovo in Piazza Duomo a Trento

ore 15.00 celebrazione in Cattedrale

L’arcivescovo mons. Lauro Tisi affiderà il mandato ai Cantori della Stella.Alla celebrazione sono invitati tutti i ragazzi accompagnati da cate-chisti e genitori.Gruppi o parrocchie che intendono partecipare, devono comunicare la propria adesione telefonando al Centro Missionario Diocesano (0461-891270), oppure all’Ufficio Catechistico (0461-891250) en-tro marterdì 12 dicembre 2017 indicando il nome della persona referente.

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21 GENNAIO ad ALDENORitrovo ore 14.00

Trento, Mattarello e Povo

18 MARZO a MOENA(oratorio)

Ritrovo ore 14.00 - Messa ore 18.00Fassa e Fiemme

26 NOVEMBRE a CLES(oratorio)

Ritrovo ore 14.00 - Messa ore 18.00Cles, Fondo e Taio

04 MARZO a ZAMBANA(sala d. Bosco - oratorio)

Ritrovo ore 14.00Lavis/Cembra e Mezzolombardo

11 MARZO a BORGO(oratorio)

Ritrovo ore 14.00 Valsugana Orientale

3 DICEMBRE a PERGINERitrovo ore 14.00 - Messa ore 18.30

Civezzano/Pinè, Folgaria, Levico e Pergine

18 FEBBRAIO a TIONE(oratorio)

Ritrovo ore 14.00Condino, Lomaso, Rendena e Tione

25 FEBBRAIO a MALÈRitrovo ore 14.00 - Messa ore 18.00

Val di Sole

28 GENNAIO a ROVERETO S. Maria(oratorio)

Ritrovo ore 14.00 - Messa ore 18.00Ala, Mori, Rovereto e Villa Lagarina

29 OTTOBRE a PRIMIERO(oratorio Pieve)

Ritrovo ore 14.00 - Messa ore 18.00 a Transacqua

Primiero

10 DICEMBRE ad ARCO(oratorio)

Ritrovo ore 13.30 - Messa ore 17.00Arco, Calavino e Riva e Ledro

Domeniche di animazione

e formazione missionaria

per i gruppi missionari

giovedì 23 novembre 2017 ore 16.00

presso il Centro Missionario Diocesano

I gruppi missionari ricordino i defunti che tanto hanno amato le missioni.

S. Messa per i benefattori defunti

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STOP & GO

ARR

IVI

PART

ENZE

per

l’AUSTRALIA

MANTOVANI p. Ennioverbita, di Riva del Garda

il CIAD

MOSER p. Luigicomboniano, di Palù di Giovo

dall’UGANDA

PIFFER sr. Claudia M. comboniana, di Verla

la COLOMBIA

DELLAIDOTTI p. Rinomiss. della Consolata, di S. Lorenzo in Banale

il SUD SUDAN

BENEDETTI p. Mariocomboniano, di Segonzano

RIENTRATIdal MOZAMBICO

EMANUELLI sig.a Maria Grazialaica, di Sabbionara

la REP. DEL SUD AFRICASANDRI mons. Giuseppevescovo, di Faedo

la TANZANIAGIRARDI fr. Oscarfrancescano, di Roverè della Luna

il PERÙTOMASI mons. Adrianovescovo, di Montevaccino

il MOZAMBICOMIORI p. Celestinocappuccino, di Vezzano

l’UGANDA

BERTÒ p. Franco comboniano, di Spormaggiore

il MESSICOGELMINI p. Giorgiogiuseppino del Murialdo, di Ronzo Chienis

il BRASILE

MAZZUCCHI p. Iginiooblato di Maria Vergine, di Ronzo Chienis

dalla TANZANIA

VILLA p. Remomiss. della Consolata, di Mori

dall’ARGENTINA

ZAMPEDRI fr. Michelegiuseppino del Murialdo,di Villa Banale

FILIPPI mons. Giuseppevescovo, di Baselga del Bondone

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il BURUNDITODESCHI p. Modestosaveriano, di Montesover

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SAPERNE DI PIÙ

Giornata Universale Diritti dell’Infanzia

Il 20 novembre del 1989, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha approvato La Convenzione Internazionale sui diritti dei bambini

e dei ragazzi, un accordo tra nazioni che comprende 41 articoli in cui si descrivono i diritti dei bambini e dei giovani, 4 articoli che parlano dell’importanza di far conoscere la Convenzione a tutti e stabilisco-no le regole per controllare che sia rispettata e altri 9 che spiegano come i Paesi possono ratificarla e metterla in pratica.Questa Convenzione è diventata legge dello Stato italiano il 27 maggio 1991; ciò significa che il nostro Governo deve assicurarsi che ogni bambino o ragazzo, sia esso italiano o straniero, abbia tutti i diritti elencati nella Convenzione.All’art. 1 viene definito fanciullo ogni essere umano avente un’età inferiore a diciotto anni, salvo che abbia raggiunto prima la maturità in virtù della legislazione applicabile.Nella Convenzione sono dichiarati quattro principi fondamentali:1. il principio di non discriminazione2. il principio di superiore interesse del bambino3. il diritto alla vita, sopravvivenza e sviluppo4. l’ascolto delle opinioni del bambino

In questo modo i ragazzi sono difesi da:a) lo sfruttamento sul lavorob) il rapimento e la venditac) i maltrattamentid) l’abuso e lo sfruttamento sessualee) la drogaf) la torturag) la pena di morteh) comportamenti prepotenti (anche fatti da altri bambini)i) la guerra

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Tra i diritti inseriti nella Convenzione all’articolo 38, si trova il diritto dei bambini minori di 15 anni a non essere usati come soldati.

Nel rapporto dell’intervento umanitario 2017, il direttore generale Anthony Lake scrive:Circa 535 milioni.È questo il numero di bambini che vivono in paesi colpiti da emer-genze - uno su quattro sul numero mondiale. Da conflitti implacabili a crisi di migrazioni nel bacino del lago Ciad, in Sud Sudan, in Siria e nello Yemen... all’impatto de El Niño o La Niña in Africa meridionale... alla devastazione delle tempeste stagionali e altri disastri su Haiti, le crisi umanitarie minacciano la vita e il futuro di un numero di bambi-ni come mai prima nella storia.Molti di loro sono già vulnerabili - vivono in povertà, privati di un’a-deguata nutrizione, istruzione, a rischio di sfruttamento.Tali emergenze complesse e protratte aggravano i rischi che questi bambini affrontano e amplificano i loro bisogni.Rischi che minacciano anche le loro società potenzialmente inverten-do i progressi dello sviluppo duramente conquistati.In un tale scenario di crisi a cascata, la nostra risposta deve non solo soddisfare le esigenze immediate ma anche affrontare le sfide di uno sviluppo a lungo termine riconoscendo che il modo in cui rispondiamo in caso di emergenza pone le basi per la crescita futura e la stabilità.Il modo in cui investiamo nello sviluppo aiuta a costruire la resilienza contro le emergenze future. Sia gli Obiettivi di sviluppo sostenibile che le riforme fissate nel ‘Grand Bargain’ al recente World Humanitarian Summit riflettono queste crescenti interconnessioni.Certamente per i bambini che vivono in queste situazioni di emer-genza, vi è poca o nessuna differenza. Quando li nutriamo durante la crisi, non solo salviamo la loro vita ma stiamo sostenendo la loro capacità di apprendimento e ponendo le basi per una vita adulta pro-duttiva che consentirà loro di avere figli sani.Allo stesso modo, quando attuiamo misure per l’istruzione e la prote-zione in caso di emergenza, non stiamo solo costruendo un ambiente di sicurezza e normalità intorno al bambino ma gli stiamo fornendo gli strumenti per ricostruire il suo futuro e quello della sua le comunità.

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