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Comunicazione visiva - parte 1 La comunicazione visiva è un processo che da un lato riguarda l’acquisizione degli aspetti percettibili della realtà, dall’altro riguarda le modalità e i comportamenti cognitivi di chi osserva. Si forma così un rapporto comunicativo fra l’uomo e il mondo, in cui il concetto di forma diventa metafora di transito fra natura e cultura. Le forme della realtà hanno senso perché si trasformano in forme mentali che possono diventare concrete quanto quelle oggettive.  Capitolo I Forme della Realtà e della Rappresentazione  L’aspetto più importante dell’analisi della forma è quello che deriva dalle considerazioni sulla qualità della realtà stessa e sulle modalità della sua rappresentazione: questa trae origine dalle più remote necessità dell’uomo di raffigurare le forme della realtà a scopo comunicativo. 1 / 28

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Comunicazione visiva - parte 1

La comunicazione visiva è un processo che da un lato riguarda l’acquisizione degli aspettipercettibili della realtà, dall’altro riguarda le modalità e i comportamenti cognitivi di chi osserva.Si forma così un rapporto comunicativo fra l’uomo e il mondo, in cui il concetto di forma diventametafora di transito fra natura e cultura.

Le forme della realtà hanno senso perché si trasformano in forme mentali che possonodiventare concrete quanto quelle oggettive.

 

Capitolo I

Forme della Realtà e della Rappresentazione

 

L’aspetto più importante dell’analisi della forma è quello che deriva dalle considerazioni sullaqualità della realtà stessa e sulle modalità della sua rappresentazione: questa trae origine dallepiù remote necessità dell’uomo di raffigurare le forme della realtà a scopo comunicativo.

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Rappresentare non solo le forme della realtà oggettiva, fisicamente tangibili e misurabili, maanche una realtà soggettiva interiore, nel desiderio di dare corpo ai valori morali (quindi dar vitaad una realtà irreale).

Il passaggio dalla realtà alla rappresentazione si concretizza attraverso la percezione e quindil’interpretazione: la realtà perde i suoi connotati primari per acquistarne altri simbolici.

La realtà percettiva si oppone alla realtà oggettiva in quanto quest’ultima passa attraverso ilfiltro della percezione modificando la sua struttura grazie ad un complesso intervento diconoscenze che orientano il momento percettivo.

La rappresentazione infantile viene attuata attraverso una raffigurazione istintiva, naturale.

Nell’adulto la rappresentazione degli oggetti passa attraverso una precisazione percettiva, allaricerca di elementi che a un primo impatto erano sfuggiti (potenziamento della visione).

La forma si disperde, si dissolve in un’altra realtà ossia quella percepita che la rappresenta.

Il meccanismo percettivo trasforma la realtà in immagine.

La realtà del mondo e delle cose presenti intorno a noi stimola il sistema visivo esimultaneamente tutta la sfera percettiva, attivando una trasformazione dei dati oggettivimediante il condizionamento determinato dai fattori soggettivi e dai significati culturali.

Accanto alla realtà percepita, metafora della realtà oggettiva, troviamo un’altra realtà, quellainteriore, in cui troviamo forme immateriali che fluttuano e riaffiorano nella mente richiamate daisentimenti o dalle emozioni, dalle situazioni o dalle relazioni con la realtà esterna.

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La rappresentazione visiva della realtà interiore produce elevati effetti di credibilità, come se sitrattasse della raffigurazione tangibile e realistica di una realtà altrettanto concreta: il bisogno direndere visibile ciò che è invisibile è un dato presente in tutti i tempi.

Con la stessa autenticità con la quale la realtà oggettiva si trasforma, attraverso la percezione,in un fatto mentale, la realtà interiore si presta a diventare, attraverso l’immagine, un fatto visivo(ce la restituisce con una forma credibile e concreta nel pensiero).

Quindi occhio e pensiero sono nella stessa misura creatori di forme.

L’immagine è il risultato di un pensare figurato, ossia di un atto di pensiero ed essendo l’esito diun’attività mentale ha una sua struttura autonoma.

L’attività artistica è stata il mezzo attraverso il quale l’uomo si è avvicinato alla natura dellecose, il mezzo che gli ha consentito di individuare la forma del sentimento del reale.

Capitolo II

La percezione dello Spazio

 

La percezione si manifesta tramite i vari componenti dell’apparato sensoriale, suddivisi in:

-         ricettori a distanza: occhi, orecchi, naso

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-         ricettori di vicinanza: pelle e papille gustative

Le informazioni sensoriali relative allo spazio, alla forma, alle superfici e alla materia hannocaratteristiche diverse in relazione al tipo di ricettore.

Inoltre condizionamenti culturali di vario tipo possono modificare le informazioni sensoriali.

 

Il senso dello spazio è il risultato di una molteplicità di interventi provenienti dai 5 sensi; ilrisultato di questa molteplicità di interventi percettivi costituisce un vero e proprio sistema dicomunicazione fra l’uomo e la realtà.

J.J.Gibson dimostrò che i sensi non sono unicamente recettori passivi, ma forniscono alcervello informazioni già elaborate.

Il senso aptico ha origine dal senso del tatto, ma esso prevede un coinvolgimento di tutta lasfera percettiva nella sua globalità.

Il senso cinestesico è invece legato al movimento e alla posizione del corpo nello spazio: nederiva una percezione della distanza e della tridimensionalità dinamica, poiché connessaall’azione.

La prossemica tratta le distanze fra l’uomo e le cose e fra l’uomo e gli altri uomini, quindi incidesulla percezione provocando coinvolgimenti sensoriali altamente variabili.

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Il comportamento prossemico (evoca concetto di prossimità) si pone come un sistema dicomunicazione non verbale riguardante l’organizzazione e la considerazione dello spazio (ades. in un incontro interpersonale).

 

Una condizione fondamentale della percezione è l’attenzione che interviene comemeccanismo di disposizione della capacità di scelta e di elaborazione degli stimoli cheprovengono dal contatto con la realtà.

Il nostro campo visivo oscilla fra 240° e 210° e si attua con precisione nel raggio di 2°limitamente cioè alle dimensioni della fova (due fovee: visionebinoculare), quella zona della retina in cui ha luogo l’acuità visiva grazie ai coni, ossia dei fotorecettori da cui dipende la visione fotopica(in piena luce); troviamo poi insieme ai coni i bastoncellida cui dipende la visione scotopica(grado minimo di luce) in cui un pigmento li rende sensibili alla luce. La visione scotopicariguarda la zona periferica delle retina mentre la visione fotopica interessa direttamente l’areadella fovea. Abbiamo poi la visione mesopicache riguarda gi stati luminosi di transizione.

 

Da questo si deduce che l’attenzione è strutturalmente selettiva poiché è impossibile risponderea tutti gli stimoli esterni contemporaneamente.

La percezione quindi risulta essere l’esito di una successione di scelte attivate dall’attenzione.Gli aspetti fondamentali dell’attenzione sono la selettività, in quanto essa opera delle scelte, el’ intensità, in quanto essa è

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determinata dal grado di sforzo compiuto per attivarla. Con la selettività è possibile isolare unostimolo percettivo; con l’intensità è possibile, mediante lo sforzo di attenzione, identificarecorrettamente lo stimolo.

 

L’origine fisica della percezione è data dal flusso di energia luminosa che dalla realtà, attraversol’occhio, raggiunge il sistema nervoso dell’osservatore: quindi ogni natura materica si traduce insensazione luminosa e cromatica.

 

La percezione visiva è quindi quel processo che organizza, individua e sollecita l’attribuzione disignificato a quell’impulso della mente. Ogni cambiamento di rapporto delle forze esterneproduce un’alterazione del fatto sensoriale e quindi una elaborazione diversa.

Le forze interne sono invece quelle forze che garantiscono un equilibrio tra l’individuo e leinterferenze esterne (es. ad ogni stimolo luminoso che coinvolge l’organo della vistacorrisponde un controbilanciamento atto a ripristinare l’equilibrio visivo).

 

L’esperienza visiva

La percezione dipende da un’integrazione di tutti i sensi, oltre che da una serie di altrimeccanismi automatici.

Secondo degli studi condotti in psicologia, la percezione risulterebbe essere la ricezione più o

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meno passiva di ciò che si presenta come realtà esterna, cui seguirebbe la fase di elaborazioneattiva.

Ma la percezione non può essere consideraa unicamente sotto questo aspetto.

Il processo cognitivo, ossia la metodologia atta a realizzare la conoscenza, ha luogo nelmomento stesso della percezione: pensare e percepire sono attività coincidenti.

Il pensiero è di natura percettiva ed è condizionato dalle immagini mentre esso stesso leelabora: per l’uomo la pratica visiva coincide con quella cognitiva (vedere vuol dire conoscere).

 

E’ particolarmetne interessante distinguere fra immagine della retina e rappresentazionesoggettiva, cioè fra ciò che J.Ginson definisce “campo visivo” e “mondo visivo”.

Nel campo visivo si attua la percezione della realtà come insieme di impulsi registrati dallaretina, che nel mondo visivo assumono un’identità diventando esperienza soggettiva.

 

Ogni evento luminoso che coinvolge la retina provoca nella mente la necessità di riordinare edare un senso alla qualità della fonte luminosa. Ogni relazione fra le unità ottiche genera unasensazione di spazio.

L’esperienza visiva è completa quando i dati della percezione sensoriale giungono a unaconfigirazione strutturata a livello emozionale e intellettuale, conducendo (attraversol’attenzione, l’organizzazione visiva, l’equilibrio tra forze esterne ed interne, la comprensione e

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la codifica) alla memorizzazione di quella particolare situazione recepita (schema pag 14).

C’è da ricordare che l’esperienza percettiva di ciascun soggetto è modellata su caratteristichespazio-temporali proprie.

 

Il campo visivo tridimensionale o spaziale: riguarda quell’area spaziale senza confinidelimitati in cui ogni oggetto della realtà fisica assume il valore di entità visiva, di realtàpercettiva, grazie all’organizzazione visiva del campo che l’intervento sensoriale fornisce.

Il sistema visivo offre all’intelletto una ricostruzione fenomenica del campo spaziale su tre assi:la visione stereoscopica è il risulato della visione binoculare mediante la quale si ottiene lapercezione della terza dimensione e quindi l’effetto di profondità.

Il movimento di parallasse, ossia l’apparente moto degli oggetti prodotto dal moviemtnodell’osservatore, aumenta l’impressione della tridimensionalità.

 

Il campo visivo bidimensionale o iconico: presenta caratteristiche di relazione con unconfine delimitato che individua la superficie della raffigurazione. Il campo visivo di un’immagineè quindi condizionato dal suo limite, dalle sue dimensioni.

 

NB. L’esperienza visiva si configura, quindi, come il risultato di un intervento creativo sullarealtà, sia essa tridimensionale o bidimensionale: ogni unità visiva appartenente ad un campo

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assume caratteristiche spaziale, stimolando nell’osservatore un atteggiamento analitico verso diesse e l’organizzazione di raccolta di elementi e di forze che le collegano.

 

Capitolo III

La rappresentazione della profondità

Al di là delle rappresentazioni prospettiche, le forme che maggiormente producono l’illusione dificure “oggettuali” sono quelle strutture geometriche che creano effetti di reversibilità (come ilrombo o il parallelogrammo), perché l’occhio difficilmente riesce a vederle unicamente nella lororealtà bidimensionale.

Le forme piane si prestano con facilità a diventare piani spaziali e un ruolo determinante ègiocato dai contorni che si prestano alternativamente ad appartenere a una forma oppure adun’altra.

 

Vasarely ricerca un oggettività percettivamente mobile attraverso effetti associativi connessi allapsicologia della percezione: ad esempio quando la struttura del campo è organizzata suelementi ortogonali e obliqui paralleli (obliquità parallela) fra loro in modo da indurre unapercezione globale tridimensionale (fig. pag 20, “AXO-MC”).

 

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Si parla di spazio concettuale quando ci si riferisce ad uno spazio non rappresentato maevocato, come ad esempio lo spazio religioso della pittura egizia determinato dal tempo,dall’incedere degli eventi.

 

La prospettiva scientifica

Il piano di un’immagine grafica aquista valore tridimensionale a livello percetivo.

L’occho percepisce un’immagine di profondità e il cervello ricostruisce attraverso le relazionispaziali, che l’illusione fornisce, la sensazione di spazio.

In un’opera come “Vedute della città ideale” di P. della Francesca la prospettiva con un punto difuga centrale fornisce una ricostruzione ottico-scientifica, concentrando la visione in un unicopunto focale di attrazione (pieno di particolari).

 

Cubisti (ricerca della spazialità ricreata intorno all’oggetto) e futuristi (ricerca del dinamismo inogni oggetto) furono i primi a introdurre nella pittura il punto di osservazione in movimento,cercando la sequenzialità di più immagini visive sovrapponendo figure e forme.

Portare nella pittura il movimento dell’osservatore intorno all’oggetto o il movimento dell’oggettostesso nello spazio, significava trovare quindi nuovi metodi di proiezione prospettica

 

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Ogni oggetto della realtà appartenente a un campo visivo si traduce in immagine ottica,proiezione retinica che dell’oggetto riferisce unicamente la superficie esterna investita dai raggiottici.

L’immagine ottica della realtà tridimensionale è quindi bidimensionale, ma l’immaginazione el’esperienza visiva forniscono un’organizzazione spaziale completa e sintetica dell’immagine.

L’occhio ricostruisce spontaneamente e intuitivamente “ciò che sta dietro”.

Dal momento che la percezione visiva dello spazio è il risultato sintetico di una molteplicità dipunti di vista che sequenzialmente si proiettano sulla retina, se ne deduce che l’immaginementale dello spazio che ci circonda è tridimensionale.

Il campo visivo assume una forma sferoide per effetto della visione binoculare; inoltre le formedella realtà sono proiettate non su una superficie piana ma sull’area concava retinica

La tridimensionalità dello spazio reale, quindi, si bidimensionalizza, assumendo il valore dicampo retinico, per poi assumere immediatamente l’identità di uno spazio mentale.

 

Nelle modalità percettive della visione sono stati individuati degli indici, detti indici di profondità , chehanno la funzione di trasformare la percezione visiva della profondità in immagine (dalla realtàall’immagine).

 

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Essi sono:

 

- La sovrapposizione di più forme nello spazio è fondata sul concetto che ogni oggetto ha lasua completezza anche là dove appare nascosto.

Essa per natura produce profodnità perché crea un effetto di spessore, di tridimensionalità e dispazio stabilendo una sequenza spaziale dimesionale.

 

- Nella rappresentazione visiva la dimensione ha un ruolo simbolico in quanto l’oggetto piùimportante sarà quello con la dimensione maggiore e quindi appare dominante e in primo piano.Ovviamente la scala spaziale è in rapporto alla scala di valori.

 

- La convergenza che consente di raggiungere un forte effetto di illusione della profondità pereffetto di introversione (sprofondamento) o estroversione (avvicinamento) dello spazio rispettoal piano pittorico.

 

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- La collocazione degli oggetti nello spazio, in quanto il campo visivo è relazionato alla lineadell’orizzonte che definisce i rapporti di distanza tra l’osservatore e gli oggetti.

 

- L’efficacia visiva di una rappresentazione spaziale è spesso affidata al contrasto luce-ombra, senza il quale l’illusione della profondità non sarebbe percepibile in modo convincente. Leombre rivelano la direzione della luce e la forma delle superfici. Falsando il contrasto si possonoprovocare illusioni ottiche in base alla provenienza della luce.

 

- Luminosità e colore possono essere fondamentali nella rappresentazione bidimensionaledello spazio. Colori uguali su sfondi diversi creano sensazioni spaziali opposte, e contrasti diluce producono suggestioni tridimensionali accentuate. Inoltre insieme ricreano l’effettodell’atmosfera ottenibili attraverso variazioni di tono o scale di colore.

I gradienti percettivi cromatici consentono di individuare ciò che appare in primo piano più scuroe nitido (quindi meno intenso nei colori), mente ciò che appartiene allo sfondo risulta menonitido e con colori meno intensi (non saturi).

 

- Prospettiva e correzioni ottiche, cioè per rendere maggiormente naturale una prospettivamolti artisti intervengono direttamente sul disegno modificando il procedimento geometrico afavore di un risultato più vicino alla sensazione visiva.

 

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- La trasparenza è un efficace mezzo nella rappresentazione della profondità (riflessione ospecularità): figure che si integrano incorporandosi producono una percezione simultanea di piùsensazioni spaziali alludendo ad un tridimensionalità ambigua perché lascia emergere oregredire figure secondo un ordine spaziale instabile.

 

Si usa il termine di gradiente percettivo per indicare ogni tipo di progressione, riduzione,diradazione o intensificazione visiva dovuta all’avvicinamento o all’allontanamento degli oggettinello spazio, in rapporto al punto di vista dell’osservatore e ai punti di fuga.

Esso è connesso alle modalità dell’apparenza fenomenica della realtà percepita.

 

Non è vero che la mente deve ricostruire la terza dimensione a partire ada un’immagine retinicabidimensionale, ma è la qualità stessa dell’organizzazione visiva che traduce in termini plasticile relazioni di profondità, in base ad un processo di gerarchizzazione degli elementi del campoorganizzato dall’occhio (attribuendo una maggior o minor rilievo).

 

Capitolo IV

Le leggi della forma o configurazione (GESTALT)

 

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Uno dei postulati essenziali della Gestalt è quello secondo cui ogni zona del campo vienepercepita in relazione ad altre parti, in modo da costituire unità di maggior rilievo percettivo.

Inoltre il campo può segmentarsi in zone che assumono il ruolo di figure (carattere oggettuale) ein zone che assumono ruolo di sfondo (carattere meno concreto).

Wertheimer ha stabilito una serie di regole sulle modalità di raggruppamento degli elemdnti delcampo in strutture più vaste, ossia in configurazioni.

Le condizioni mediante le quali gli elementi del campo si unificano e si organizzano in unitàpercettive sono determinate dalla loro relazione con il contesto, il cui ruolo è decisivo nelriconoscimento elle figure e nell’attribuzione di significato.

 

Le leggi che in un campo concretizzano il formarsi di configurazioni, ossia la genesi di formeottiche, sono:

 

-         Legge della vicinanza: una configurazione si stabilizza in base alla relazione che siinstaura fra elementi vicini, in quanto risulta difficile percepire le singole unità isolatamente (cheinvece tendono a compattarsi visivamente).

-         Legge della somiglianza: la configurazione tende a unificarsi in base agli elementi chepossiedono caratteristiche simili; quindi si raggruppano percettivamente rendendo stabile ecompatta la configurazione. La somiglianza può attuarsi in base alla forma, al colore o alladimensione.

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-         Legge della chiusura: cioè in una configurazione tendono ad emergere percettivamentele forme chiuse, in quanto il sistema visivo associa alla forma chiusa carattere di oggettualità.

-         Legge della continuità di direzione: in una configurazione tendono ad unificarsi le lineecon la stessa direzione od orientamento o movimento, secondo l’andmento più coerente.

-         Legge della pregnanza o della buona forma: in una configurazione si percepiscono inmodo migliore figure con una buona forma, ossia con una struttura coerente ed equilibrata cherende immediato e sicuro il riconoscimento del significato. (L’impressione di una forma non èidentica con la percezione delle relazioni che esistono tra le sue parti).

-         Legge dell’esperienza: in una configurazione l’organizzazione percettiva avviene anchein relazione all’esperienza passata (esperienza sia in senso di condizioni ambientali, sia insenso di esperienza individuale) in quanto facilita il riconoscimento dei dati già sedimentati nellamemoria.

 

Oltre a questi fattori che consentono la segmentazione e l’organizzazione del campo, delleosservazioni vanno fatte a proposito delle forze del campo generate dalle linee orizzontali,verticali e diagonali e dalla

centralizzazione della composizione, elementi che hanno la funzione di produrre equilibrio, compensazione visiva, simmetria emovimento della configurazione.

Nel campo interagiscono tensioni spaziali che si vengono a determinare in base allecaratteristiche di ciascun elemento (colore, chiarezza, forma, grandezza, ecc..) e alla suaposizione.

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La posizione ha qualità spaziali (alto, basso, centro, ec..): in un campo visivo la posizione diun’unità nell’intero costituisce una forza; la posizione di ciascuna unità crea una struttura diforze che stimolano l’elaborazione mentale soggettiva dell’osservatore.

Queste forze percettive, che nella realtà oggettiva non esistono, segnao il passaggiodell’elaborazione visiva dal campo retinico al mondo visivo.

Le forze strutturali di un ampo sono in realtà forze psicologiche determinate dal mondo interioredell’osservatore.

 

Dal punto di vista progettuale è di estrema importanza considerare come verrà percepito e qualieffetti potrà avere un’immagine grafica; inoltre è necessario sottolineare che realtà oggettiva erealtà fenomenica non coincidono, per quanto esista l’illusione che corrispondanoperfettamente.

-         Presenza dell’oggetto fenomenico nonostante l’assenza dell’oggetto fisico (pag. 50)

-         Presenza dell’oggetto fisico nonostante l’assenza dell’oggetto fenomenico: esistel’oggetto ma non viene percepito se non con un notevole sforzo di concentrazione (effetto dimimetizzazione).

-         Condizioni di discrepanza tra certe caratteristiche dell’oggetto fenomenico e lecorrispondenti dell’oggetto fisico: il cervello interpreta come linee non parallele le linee oblique,quindi preferisce l’evidenza all’oggettività.

 

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Identificazione e relazione di figura e sfondo.

L’immagine retinica, provocata dallo stimolo sensoriale attivato dalle forze della realtà o diun’immagine, si configura in un insieme di unità che si addensano in due parti, la figura e losfondo: esse si compensano l’un l’altra e grazie alla loro articolazione si concretizza l’oggettofenomenico.

Il rapporto figura-sfondo è condizionato da alcune caratteristiche in base alle quali è possibilestabilire quale area del campo si presta con maggior probabilità a diventare figura e quale adiventare sfondo.

-         Grandezza e forma delle parti: l’area di minori dimensioni tende a comparire in qualitàdi figura, compresa in una zona più vasta che propenderebbe a diventare sfondo.

-         Convessità e concavità dei margini delle zone: risulta più probabilmente figura l’areacon margini convessi che pare quasi che racchiudano al loro interno la forma (al contrario dellaconcavità che viene percepita in modo minore e quindi diventa sfondo).

-         Direzione delle aree nel campo: si percepiscono preferibilmente con carattere di fugurele forme con un orientamento verticale oppure orizzontale.

 

Naturalmente può anche essere presenta una condizione di instabilità in cui la figura e losfondo sono predisposti all’alternanza dei ruoli (ossia quando nessuna delel condizioniprecedenti deermina la preferenza percettiva).

Il margine appartiene alla figura e non allo sfondo.

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La figura emerge grazie alla sua compattezza cromatica e formale

Lo sfondo condiziona la percezione della figura dal punto di vista del colore e della forma.

La presenza della figura implica la presenza dello sfondo: in goni porzione del campo visivoesiste quindi una doppia rappresentazione (che a sua volta può articolarsi in un numero piùelevato di rapporti figura-sfondo).

 

Osservazione pratica dell’influenza che lo sfondo esercità nei confronti della figura, tramite lavisione di marchi americanio anni ’70 (pag. 56).

 

Attraverso gli esempi esaminati si è visto come la configurazione visiva è determinata da unaserie di relazioni e di proprietà che consentono, al di là delle modalità di raggruppamentodelle porzioni di campo (somiglianza, vicinanza, ecc…), l’individuazione delle due unitàfondamentali: figura e sfondo.

L’unità emergente, fulcro dell’attenzione, è la figura, intorno alla quale si mettono in atto imeccanismi dell’interpretazione.

Inoltre il fatto che la figura sia estroversa o che il fondo sia introverso, produce effetti dispazialità.

La scelta attenzionale, poi, è condizionata dalla tendenza a rispondere con maggiore interessea quegli stimoli che creano sorpresa, poiché imprevisti oltre che all’inenzione individuale a

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scegliere come particolare/emergente quell’unità piuttosto che un’altra.

 

In base a quali meccanismi viene riconosciuta-decodificata-identificata una figura come tale?

 

-         Teoria del confronto prototipico: secondo cui il cervello umano avrebbeimmagazzinato la rappresentazione di ogni forma da riconoscere; quando una stimolazionesensoriale esterna viene ricevuta dovrebbe operarsi un confronto tra un gran numero di formeper trovare quella coincidente.

 

-         Teoria dell’analisi degli attributi: invece di confrontare l’immagine con una tracciamemorizzata, essa viene analizzata dal punto di vista di ciascuna delle sue propiretà o attributi.

 

-         Teoria dell’analisi attraverso la sintesi: secondo cui il riconoscimento di unaconfigurazione avverrebbe tramite l’individuazione della struttura globale: il risultato non è datodall’identificazione degli elementi letti singolarmente ma dalla loro impronta globale.

 

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L’esperienza passata influenza il contesto nella decodifica di ciò che si sta percependo,passando attraverso la memoria (determinante nella percezionie visiva poiché segna l’improntadelle modalità interpretative*), creando in questo modo l’aspettativa, e favorendo la sintesipercepita.

 

*con differenze individuali dipendenti dalle caratteristiche del patrimonio di esperienze diciascuno, olrte che dalla volontà di attenzione e tempo dedicato all’osservazione.

 

 

 

 

 

 

Capitolo V

Aree, Contorni, Contrasti

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Nell’elaborazione visiva un ruolo essenziale è rivestito dai margini, siano essi fenomenici oreali, in relazione alle areecon le quali stabiliscono rapporti di profondità, di luminosità ed orientamento.

I contorni delle forme stimolano l’attenzione orientando l’occhio da una forma all’altra.

Il contorno ha la facoltà di provocare nell’elaborazione visiva effetti di unità o di separazione: lalinea rivela o nasconde le aree, facilità l’apparizione della figura e l’allontanamento dello sfondo.

La presenza del contorno è reale quando si attua in forma di linea o di bordo o di limite di unacampitura cromatica o di un contrasto di luminosità; è fenomenicaquando il margine è illusorio e quindi è prodotto dalla percezione visiva (sollecitato dai contrasticromatici che permettono l’organizzazione piano-sfondo).

Il contorno, quindi, consente e avvia i processi di interpretazione.

 

Contorni che appaiono ma non sono identificati se non fenomenicamente, vengono detti (daKanizsa) contorni senza gradiente.

In un campo visivo un’area appare più chiara, più luminosa di quella accanto anche se nonesiste un limite geometrico tra le due.

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Se una parte del campo emerge pur essendo senza contorni reali, ciò è provocato dal fatto cheessa stessa assume un’identità percettiva mediante margini fenomenici che le consentono lasua apparenza: una figura infatti non può essere qualificata come tale se è sprovvista di margini.

Questa figura emerge definendo una spazialità del campo poiché grazie alla sua maggioreevidenza fenomenica appare consistente (epifanica): i margini che la costituiscono a livellopercettivo sono più o meno netti ma sufficienti a distinguerla dalel aree contigue (dalle quali nonè separata da alcun contorno).

Assumendo carattere di figura, quest’area emergente senza contorni reali si impone sul restodel campo, inducendo a pensare che, poiché appare, esiste.

 

Per presenza amodale si intende una struttura attiva nel campo percettivo senza però lecaratteristiche di una modalità sensoriale: poiché la figura appare, c’è e si completa anche nelleparti non visibili.

 

Quando si manifesta la comparsa di contorni senza gradiente che identifichino un’areafenomenica? O meglio, come si attiva il fenomeno percettivo?

-         con le parti del campo non complete che, sollecitate dal fattore di chiusura, tendono acompletarsi amodalmente dietro l’area che appare fenomenicamente (es. pag 73).

-         con lo slittamento di una parte del campo: i margini illusori provocano la comparsa dinuove forme che assumono il ruolo gestaltico di figura.

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-         con il contrasto di chiarezza: il contrasto crea per sua natura un limite, disegna e segnaun effetto cromatico, impone percorsi visivi e direzioni del flusso dell’attenzione estranei allarealtà geometrica del campo. I margini emergono dal contrasto e possono creare effetti ditridimensionalità o di movimento delle forme emergenti (per il cambiamento di direzione di ognielemento geometrico). Il contorno sarebbe il risultato di un’elaborazione mentale dei datipercettivi inesistenti provocati da una o più porzioni del campo e sarebbero connessiall’identificazione di quelle aree fenomeniche che presentano illusoriamente maggiorechiarezza.

 

Se i dati percettivi, illusori o sensoriali, non sono sufficienti ad avviare un’elaborazione mentaleallora i contorni senza gradiente non riescono ad emergere e la comprensione della figura puòavvenire in maniera non immediata.

Questo è interessante dal punto di vista progettuale, in casi in cui sia previsto o imprevisto (inquesto caso può provocare disturbi nell’interpretazione).

 

Inoltre c’è da dire che quando si verifica un completamento di un’area si produce un distaccodella stessa dallo sfondo, producendo effetti di profondità e stratificazione delle superfici, e sivengono così a creare i contorni senza gradiente.

 

In conclusione

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Comunicazione visiva - parte 1

Le superfici che si vengono a creare fenomenicamente nel campo percettivo emergono,stabilendo effetti di profondità e consentendo il completamento amodale di quelle figure a cui“mancano delle parti”.

Ma in base a cosa possiamo definire una forma completa o incompleta?

I fattori determinanti la formazione e l’organizzazione percettiva dei contorni illusori sono:

- fattore di chiusura: intorno al quale con maggiore o minore evidenza vengono attivatequeste presenze anomale.

- fattore dell’esperienza: fondamentale nell’individuazione e nel riconoscimento di formefenomenicamente congrue e percettivamente persistenti.

 

La percezione dipende da informazioni di due tipi diversi:

-         quelle provenienti dalla realtà esterna;

-         quelle provenienti dall’osservatore (gli stimoli ambientali vengono identificati conqualcosa di già immagazzinato nella memoria dell’individuo, fondando l’analisi sul confronto conle conoscenze già acquisite).

 

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Le bande di Mach

Una particolare situazione percettiva si verifica quando i contorni influiscono sul contrastoesistente tra le aree che essi separano (fig. pag 80).

Il sistema visivo tende ad accentuare i contorni in figure caratterizzate da contrasto debole,producendo una sottile striscia scura di rinforzo al margine dell’area scura, e un’altrettantosottile striscia luminosa di rinforzo al margine della zona chiara.

L’effetto non è oggettivo ma risiede nell’occhio dell’osservatore in quanto le bande di Machdelineano contorni che ci aspettiamo di vedere e rappresentano un’intensificazione soggettivadella struttura reale dell’illuminazione.

 

L’illusione di Cornsweet

Altro esempio di relazione fra contorno e contrasto con effetto di illusione.

Viene dimostrata mediante la rotazione rapida di un disco bianco a cui sia stato ritagliato unsettore di cui un lato presenti un asagoma con due speroni (uno bianco e uno nero).

La rotazione provoca l’apparire fenomenico di una variazione locale che fa apparire piùluminosa la zona interna circoscrittta dallo sperone bianco e di un’altra che fa apparire più scurala zona esterna creata dallo sperone scuro.

E’ una risposta percettiva che attribuisce due diverse distribuzioni di illuminazione, separate daun contorno e identificate da un contrasto.

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Effetti e discrepanze del colore sulle leggi della forma

Il colore provoca delle interferenze nelle procedure di raggruppamento degli elementi delcampo, creando discrepanze rispetto alle modalità di unificazione in base alle leggi dellaGestalt.

Il colore può destabilizzare gli accorpamenti percettivi attivati per forma o per dimensione e puòprovocare il ripristino di quell’autonomia che un elemento nel campo tende a perdere nellapereczione della globalità e nell’unificazione delel parti in unità percettivamente più complesse.

Al contrario figure diverse per forma possono unificarsi percettivamente per uguaglianza delcolore. E ancora elementi aventi lo stesso colore tendono a raggrupparsi anche se la loro vicinanza èrelativa.

Inoltre il colore consente di interferire sulla legge della continuità provocando unificazionepercettiva proprio di quelle parti del campo che non hanno un andamento coerente.

A proposito di pregnanza il colore può creare discrepanze rendendo autonome e quindiisolando percettivamente parti del campo che per coerenza strutturale andrebbero a connettersia patterns riconoscibili.

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Segue la Parte 2

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