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Cartella stampa “BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA”, DIFENDI LA TUA TERRA! Il “sistema MOSE” diviene la regole per le aree urbane. Ancora cemento sul suolo: incentivi e commissari per nuove attività edificatorie. Il comparto idrocarburi diviene strategico, non quello turistico ed eno-gastronomico. Inceneritori per i rifiuti invece del riutilizzo e riciclaggio. Privatizzazione dell'acqua contro il voto di 26 milioni di italiani. QUESTO E' IL DECRETO “SBLOCCA ITALIA – ITALIA FOSSILE”: UN PREMIO ALL'ECONOMIA FALLIMENTARE DEL PASSATO, UN ATTACCO ALL'ECONOMIA DIFFUSA Un'aggressione all’ambiente senza precedenti: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Passiamo in rassegna i principali contenuti del Decreto, tralasciando norme che possono apparire minori ma che egualmente costituiscono un attacco ai beni comuni e all'ambiente. COMMISSARI STRAORDINARI A GO' GO' E MODELLO “MOSE” PER TUTTI Gli scandali della Protezione Civile e il malaffare che ha accompagnato ogni commissariamento, dai rifiuti campani al G8, paiono improvvisamente dimenticati. Nel testo del Decreto le parole “commissario/i” vengono ripetute 28 volte, quasi una volta per articolo! Il caso limite è quello dell'Art.33, con il Modello “Mose” fatto sistema, esteso potenzialmente ad ogni città del paese. La cavia, per ora, è Bagnoli. Qualsiasi area urbana potrà essere definita dal Consiglio dei Ministri “di interesse nazionale”. A quel punto scatta un commissariamento automatico che toglie qualsiasi potere alle autonomie locali, potendo riscrivere qualsiasi regola per quel territorio, dalle destinazioni d'uso a nuove capacità edificatorie, passando per le norme sulle bonifiche (con la chicca che il Commissario potrà derogare ad una norma – l'Art.252bis del D.lgs.152/2006 sulle bonifiche - introdotta soli sei mesi fa con il Decreto Destinazione Italia!). Una volta stabilito il nuovo piano di interventi, il Consiglio dei Ministri sceglie un “soggetto attuatore unico” che provvederà a tutto, dall'uso dei fondi pubblici per eventuali bonifiche alle nuove costruzioni. Un vero e proprio “imbuto” dove in poche mani passeranno tutti gli interessi in gioco senza alcun bilanciamento di poteri. Non ricorda tanto lo schema magistrato delle Acque – Consorzio Venezia Nuova? CEMENTIFICAZIONE CONTINUA, GRANDI OPERE E REGALI AI COSTRUTTORI Si parla tanto di consumo del suolo ad ogni alluvione e puntualmente i governi promettono milioni di euro per pagare i danni. Un buon padre di famiglia penserebbe a rimuovere o mitigare le cause dei problemi. Il decreto invece peggiora ulteriormente la situazione con il solito "spruzzo" di cemento sull'ex Belpaese. Per credere basta leggere due dei tanti passaggi pro-cemento del Decreto. Nell'Art.33 intitolato in maniera beffarda "Bonifica ambientale e rigenerazione urbana delle aree di rilevante interesse nazionale" si può leggere "La proposta di programma e il documento di indirizzo strategico dovranno altresì contenere la previsione urbanistico-edilizia degli interventi di demolizione e ricostruzione e di nuova edificazione e mutamento di destinazione d'uso dei beni immobili, comprensivi di eventuali premialità edificatorie,...". Ai costruttori arriva anche la “solidarietà” del Governo con enormi sgravi fiscali – che sono soldi tolti all'erario e, quindi, ai cittadini - per opere inutili come la Orte-Mestre, un mostro inutile da 10 miliardi di euro. L'elenco delle opere finanziate direttamente dallo Stato con altri 4 miliardi è costituito in larga parte da strade. Ma non bisognava disincentivare il trasporto su gomma? E i pendolari? E la mobilità nelle aree urbane? Questo denaro viene di fatto sottratto non solo ad opere utili alla vita dei cittadini ma addirittura al diritto allo studio, visto che con l'Art.42 si tolgono fondi alle borse di studio per i meritevoli. L'uso sostenibile del territorio passa anche attraverso la preparazione e la conoscenza ed è incredibile che i giovani non possano contribuire a risolvere con le loro idee i tanti problemi che ci lascia un modello economico fallimentare. PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA: SI FA SCEMPIO DEL REFERENDUM E DEI VOTI DI 26 MILIONI DI CITTADINI Il decreto costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni. In particolare sul servizio idrico integrato, contiene delle norme che, modificando profondamente la disciplina riguardante la sua gestione, mirano di fatto a rilanciare i processi di privatizzazione in pieno contrasto con l'esito del referendum di 3 anni fa. Infatti, l'articolo 7 modifica quella parte del Testo Unico Ambientale (D. lgs 152/2006) che riguarda la gestione del servizio idrico integrato. Tre appaiono le modifche più pericolose: -modifica del principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero passaggio da "unitarietà della gestione" a "unicità della gestione"; -imposizione progressiva del gestore unico per ogni ambito territoriale che sarà scelto tra chi già gestisce il servizio per almeno il 25 % della popolazione che insiste su quel territorio, ovvero le grandi aziende e/o multiutilities; -imposizione al gestore che subentra di corrispondere al gestore uscente un valore di rimborso definito secondo i criteri stabiliti

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Cartella stampa

“BLOCCA LO SBLOCCA-ITALIA”, DIFENDI LA TUA TERRA!

Il “sistema MOSE” diviene la regole per le aree urbane. Ancora cemento sul suolo: incentivi e commissari per nuove attività edificatorie.

Il comparto idrocarburi diviene strategico, non quello turistico ed eno-gastronomico. Inceneritori per i rifiuti invece del riutilizzo e riciclaggio.

Privatizzazione dell'acqua contro il voto di 26 milioni di italiani.

QUESTO E' IL DECRETO “SBLOCCA ITALIA – ITALIA FOSSILE”: UN PREMIO ALL'ECONOMIA FALLIMENTARE DEL PASSATO, UN ATTACCO ALL'ECONOMIA DIFFUSA

Un'aggressione all’ambiente senza precedenti: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Passiamo in rassegna i principali contenuti del Decreto, tralasciando norme che possono apparire minori ma che egualmente costituiscono un attacco ai beni comuni e all'ambiente. COMMISSARI STRAORDINARI A GO' GO' E MODELLO “MOSE” PER TUTTI Gli scandali della Protezione Civile e il malaffare che ha accompagnato ogni commissariamento, dai rifiuti campani al G8, paiono improvvisamente dimenticati. Nel testo del Decreto le parole “commissario/i” vengono ripetute 28 volte, quasi una volta per articolo! Il caso limite è quello dell'Art.33, con il Modello “Mose” fatto sistema, esteso potenzialmente ad ogni città del paese. La cavia, per ora, è Bagnoli. Qualsiasi area urbana potrà essere definita dal Consiglio dei Ministri “di interesse nazionale”. A quel punto scatta un commissariamento automatico che toglie qualsiasi potere alle autonomie locali, potendo riscrivere qualsiasi regola per quel territorio, dalle destinazioni d'uso a nuove capacità edificatorie, passando per le norme sulle bonifiche (con la chicca che il Commissario potrà derogare ad una norma – l'Art.252bis del D.lgs.152/2006 sulle bonifiche - introdotta soli sei mesi fa con il Decreto Destinazione Italia!). Una volta stabilito il nuovo piano di interventi, il Consiglio dei Ministri sceglie un “soggetto attuatore unico” che provvederà a tutto, dall'uso dei fondi pubblici per eventuali bonifiche alle nuove costruzioni. Un vero e proprio “imbuto” dove in poche mani passeranno tutti gli interessi in gioco senza alcun bilanciamento di poteri. Non ricorda tanto lo schema magistrato delle Acque – Consorzio Venezia Nuova? CEMENTIFICAZIONE CONTINUA, GRANDI OPERE E REGALI AI COSTRUTTORI Si parla tanto di consumo del suolo ad ogni alluvione e puntualmente i governi promettono milioni di euro per pagare i danni. Un buon padre di famiglia penserebbe a rimuovere o mitigare le cause dei problemi. Il decreto invece peggiora ulteriormente la situazione con il solito "spruzzo" di cemento sull'ex Belpaese. Per credere basta leggere due dei tanti passaggi pro-cemento del Decreto. Nell'Art.33 intitolato in maniera beffarda "Bonifica ambientale e rigenerazione urbana delle aree di rilevante interesse nazionale" si può leggere "La proposta di programma e il documento di indirizzo strategico dovranno altresì contenere la previsione urbanistico-edilizia degli interventi di demolizione e ricostruzione e di nuova edificazione e mutamento di destinazione d'uso dei beni immobili, comprensivi di eventuali premialità edificatorie,...". Ai costruttori arriva anche la “solidarietà” del Governo con enormi sgravi fiscali – che sono soldi tolti all'erario e, quindi, ai cittadini - per opere inutili come la Orte-Mestre, un mostro inutile da 10 miliardi di euro. L'elenco delle opere finanziate direttamente dallo Stato con altri 4 miliardi è costituito in larga parte da strade. Ma non bisognava disincentivare il trasporto su gomma? E i pendolari? E la mobilità nelle aree urbane? Questo denaro viene di fatto sottratto non solo ad opere utili alla vita dei cittadini ma addirittura al diritto allo studio, visto che con l'Art.42 si tolgono fondi alle borse di studio per i meritevoli. L'uso sostenibile del territorio passa anche attraverso la preparazione e la conoscenza ed è incredibile che i giovani non possano contribuire a risolvere con le loro idee i tanti problemi che ci lascia un modello economico fallimentare. PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA: SI FA SCEMPIO DEL REFERENDUM E DEI VOTI DI 26 MILIONI DI CITTADINI Il decreto costruisce un piano complessivo di aggressione ai beni comuni. In particolare sul servizio idrico integrato, contiene delle norme che, modificando profondamente la disciplina riguardante la sua gestione, mirano di fatto a rilanciare i processi di privatizzazione in pieno contrasto con l'esito del referendum di 3 anni fa. Infatti, l'articolo 7 modifica quella parte del Testo Unico Ambientale (D. lgs 152/2006) che riguarda la gestione del servizio idrico integrato. Tre appaiono le modifche più pericolose: -modifica del principio cardine su cui si basava la disciplina, ovvero passaggio da "unitarietà della gestione" a "unicità della gestione"; -imposizione progressiva del gestore unico per ogni ambito territoriale che sarà scelto tra chi già gestisce il servizio per almeno il 25 % della popolazione che insiste su quel territorio, ovvero le grandi aziende e/o multiutilities; -imposizione al gestore che subentra di corrispondere al gestore uscente un valore di rimborso definito secondo i criteri stabiliti dall’AEEGSI, ciò rischia di rendere più onerosi e quindi difficoltosi i processi di ripubblicizzazione (ad es. caso di Reggio Emilia).

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Anche questo provvedimento, quindi, appare ispirarsi agli stessi principi della "spending review", ovvero individuare dei poli aggregativi nelle grandi aziende e multiutilities. Ciò si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità. DERIVA PETROLIFERA, PROFITTI PER POCHI, CAMBIAMENTI CLIMATICI PER TUTTI Il Governo Renzi vuole applicare la Strategia Energetica Nazionale approvata in perfetta solitudine dal Governo Monti trasformando 5 regioni (Emilia Romagna, Lombardia; Abruzzo; Basilicata e Sicilia) in veri e propri distretti minerari per gli idrocarburi, quasi ci trovassimo di fronte ad aree desertiche! Si aggiungono poi progetti in altri territori, dalla Sardegna all'Irpinia, passando per Molise e Puglia. Inoltre vuole rilanciare le trivellazioni in ampi tratti di mare, in special modo Adriatico, Ionio e canale di Sicilia interessati da decine di istanze di ricerca e richieste per trivellazioni. Infine vuole trasformare l'Italia in “hub del gas”, assoggettando larghe aree del paese a vere e proprie “servitù di passaggio” a favore delle multinazionali per far passare gas verso altri paesi. Quindi non si tratta di soddisfare il fabbisogno interno che è già largamente garantito (basti pensare all'incredibile caso del rigassificatore di Livorno, che viene finanziato con la bolletta nonostante sia fermo!). Lo fa con gli Artt.36,37 e 38 del decreto, che classifica tutto il comparto idrocarburi, dai pozzi ai gasdotti passando per gli stoccaggi, come strategico di interesse nazionale. E' l'idea di paese che abbiamo ad essere diversa da quella del Governo. Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento. Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia, abbandonato addirittura dalla Fondazione Rockefeller. Eppure l’industria petrolifera, come dimostra il caso della Basilicata, non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva. I RIFIUTI IN FIAMME TOLTI AL RICICLAGGIO E AL RIUTILIZZO L'Art.35 affida alle ciminiere degli inceneritori la gestione dei rifiuti, impianti che diventano anch'essi di interesse strategico nazionale. In Italia esistono già 55 inceneritori che guarda caso, proprio grazie alla differenziata e al riciclo, hanno difficoltà a reperire “materia” da bruciare. L'Europa sta uscendo dall'incenerimento e basta leggere l'ordine di priorità fissato testualmente dall'Art.4 dalla principale Direttiva europea sui rifiuti 98/2008/CE: “1)prevenzione (nella produzione di rifiuti, ndr); 2)preparazione per il riutilizzo; 3)riciclaggio; 4)recupero di altro tipo, per esempio il recupero di energia; 5)smaltimento.”. Gli inceneritori per l'Europa sono il vecchio, appena prima delle discariche. E' come se il Governo invece di farci giocare il campionato per il primo posto volesse puntare sul quarto, su cinque giocatori! L’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% (da Trento l'80% il mese scorso a Saracena in Calabria con il 70%) di raccolta differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente che devono andare a loro volta in discarica. Trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti. Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo. Non è un caso che nelle regioni scendano in piazza contro la deriva petrolifera le associazioni dei commercianti e quelle degli agricoltori che vedono messe in pericolo le proprie attività economiche. Finora all'appello hanno aderito 180 realtà territoriali. Sono associazioni, movimenti, comitati e comuni, come quelli dell'Associazione Comuni virtuosi, che negli anni con un lavoro e un confronto continuo dal basso assieme a tanti altri cittadini hanno contribuito a svelare scandali, prevenire disastri, proporre soluzioni e cercare di salvare quello che è rimasto del Belpaese, divorato dagli interessi di chi viene premiato da questo Decreto. Ogni comitato può raccontare con orgoglio tante storie ed è impegnato in lotte che alla fine si rivelano lungimiranti. Un esempio concreto di democrazia diretta e partecipata, l'esatto opposto delle imposizioni dall'alto di un Governo che si trova a dover trasformare le sue “soluzioni” fatte di trivelle ed inceneritori in attività d'interesse strategico nazionale perché evidentemente non sa o non vuole spiegarne l'utilità ai cittadini a cui deve imporre le scelte. Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche. Per informazioni, per i riferimenti delle singole realtà aderenti e per l'ufficio stampa contattare: 348.6861204 - 334.2270795 - 333.6876990 - 368.3188739

L'APPELLO

Un attacco all’ambiente senza precedenti e definitivo: è il cosiddetto Decreto “Sblocca Italia” varato dal Governo Renzi il 13 settembre scorso. Un provvedimento che condanna il Belpaese all’arretratezza di un’economia basata sul consumo intensivo di risorse non rinnovabili e concentrata in poche mani. È un vero e proprio assalto finale delle trivelle al mare che fa vivere milioni di persone con il turismo; alle colline dove l’agricoltura di qualità produce vino e olio venduti in tutto il mondo; addirittura alle montagne e ai paesaggi sopravvissuti a decenni di uso dissennato del territorio. Basti pensare che il Governo Renzi rilancia le attività petrolifere addirittura nel Golfo di Napoli e in quello di Salerno tra Ischia, Capri, Sorrento, Amalfi e la costiera Cilentana, dell'omonimo Parco Nazionale. Si arriva al paradosso che le produzioni agricole di qualità, il nostro paesaggio e i tanti impianti e lavorazioni che non provocano inquinamento, compresi quelli per la produzione energetica da fonti rinnovabili quando realizzati in maniera responsabile e senza ulteriore consumo di territorio, non sono attività strategiche a norma di legge. Lo sono, invece, i pozzi e l'economia del petrolio che, oltre a costituire fonti di profitto per poche multinazionali, sono causa dei cambiamenti climatici e di un pesante inquinamento. Mentre il mondo intero sta cercando di affrancarsi da produzioni inquinanti, il Governo Renzi per i prossimi decenni intende avviare la nostra terra su un binario morto dell’economia. Eppure l’industria petrolifera non ha portato alcun vantaggio ai cittadini ma ha costituito solo un aggravamento delle condizioni sociali ed ambientali rispetto ad altre iniziative legate ad un’economia diffusa e meno invasiva. Nel Decreto la gestione dei rifiuti è affidata alle ciminiere degli inceneritori, mentre l’Italia dovrebbe puntare sulla necessaria riduzione dei rifiuti e all'economia del riciclo e del riutilizzo delle risorse. Tanti comuni italiani hanno raggiunto percentuali del 70-80% di raccolta

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differenziata coinvolgendo intere comunità di cittadini. Bruciare i rifiuti significa non solo immettere nell’ambiente pericolosissimi inquinanti producendo ceneri dannose alla salute e all’ambiente ma trasforma in un grande affare, concentrato in poche mani, quello che potrebbe essere una risorsa economica per molti. Le grandi opere con il loro insano e corrotto “ciclo del cemento” continuano ad essere il mantra per questo tipo di “sviluppo” mentre interi territori aspettano da anni il risanamento ambientale. Chi ha inquinato deve pagare. Servono però bonifiche reali, non affidate agli stessi inquinatori e realizzate con metodi ancora più inquinanti; l'esatto opposto delle recenti norme con cui si cerca di mettere la polvere tossica sotto al tappeto. Addirittura il “sistema Mose” diventa la regola, con commissari e “general contractor” che gestiranno grandi aree urbane in tutto il Paese, partendo da Bagnoli. Questo Decreto anticipa nei fatti le peggiori previsioni della modifica della Costituzione accentrando il potere in poche mani ed escludendo le comunità locali da qualsiasi forma di partecipazione alla gestione del loro territorio. Il provvedimento si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano complessivo di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la legge di stabilità. Riteniamo che il Parlamento debba far decadere le norme di questo Decreto chiarendo che le vere risorse strategiche del nostro paese sono il nostro sistema agro-ambientale con forme di economia diffusa, dal turismo consapevole all’agricoltura, dalle rinnovabili diffuse alle filiere del riciclo e del riutilizzo. Contrastare questo Decreto è un impegno affinché la bellezza del paese non sfiorisca definitivamente sacrificata sull’altare degli interessi di pochi petrolieri, cementificatori e affaristi dei rifiuti e delle bonifiche. Adesioni giunte ad oggi: Coordinamento nazionale NO TRIV, Forum Italiano Movimenti per l'Acqua, Coordinamento Nazionale Siti Contaminati, Abruzzo Social Forum, Forum Abruzzese Movimenti per l'Acqua, Rete per la Tutela della Valle del Sacco, Associazione A SUD, Stop Biocidio Lazio, Taranto Respira, Peacelink, WWF Taranto, NO Carbone Brindisi, Confederazione COBAS, Ambiente e Salute nel Piceno, Comitato Stoccaggio Gas S. Martino (CH), Comitati Cittadini per l'Ambiente di Sulmona, Associazione Nuovo Senso Civico, Comitato No TAP, Coordinamento nazionale No Triv-sez Basilicata, Coordinamento Regionale Acqua Pubblica di Basilicata, Coordinamento dei Comitati contro le autostrade Cremona-Mantova e Tirreno-Brennero, Onda rosa, comitatino di mamme e donne del centro olio (ENI) di Viggiano, No Triv Sannio, Altragricoltura, Comitato per la Difesa delle Terre Joniche, Rete Forum Ambientale dell'Appennino, Comitato No Powercrop Avezzano (AQ), Circolo culturale "Ambientescienze" – Cremona, Comitato No al Petrolio nel Vallo di Diano (SA), Comitato "No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili", Comitato Abruzzese Difesa Beni Comuni (Tortoreto, TE), Comitato Opzione Zero - Riviera del Brenta, Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia, Forum Ambientalista di Grosseto, Associazione Made in Taranto, Ola (Organizzazione lucana ambientalista), Rete dei comitati in Difesa del Territorio, Medicina Democratica Onlus, Associazione AmbienteVenezia, Cambiamo Abbiategrasso, Circolo culturale "AmbienteScienze" di Cremona, Comitato NO Corridoio Roma-Latina per la Metropolitana Leggera, Comitato sardo Gettiamo le Basi, Radio AUT per l'antimafia sociale, Comitato NOil Puglia, Rete della Conoscenza, Coordinamento Comitati Ambientalisti Lombardia, Comitato SpeziaViaDalCarbone (La Spezia), WWF Potenza e Aree Interne, MEDITERRANEO NO TRIV, Comitato Verità per Taranto, Comitato 12 giugno Familiari delle vittime del lavoro di Taranto, Associazione ambientalista “Clan-Destino O.N.L.U.S.”, Ass. Ravenna virtuosa, A.N.P.I. Sezione di Nova Milanese (Monza e Brianza), Assotziu Consumadoris Sardigna – Onlus. Comitato NO TUNNEL TAV Firenze, Ecoistituto del Veneto "Alex Langer", AmicoAlbero – Venezia, Movimento dei Consumatori, Collettivo Nonviolento Uomo Ambiente della BASSA - RE- Guastalla, L.O.C. - Lega Obiettori di Coscienza alle spese militari e nucleari, Milano, Coordinamento Campano per la Gestione Pubblica dell'Acqua, Brindisi Bene Comune, ATTAC Italia, Associazione ZeroWasteLazio, Associazione Alternativa@Mente, Rete Campana della Civiltà del Sole e della Biodiversità, Coordinamento regionale dei comitati NoMuos, Osservatorio sulla Repressione, Fondazione Lorenzo Milani, Associazione RAP Molise, Coordinamento No Triv - Terra di Bari, Coordinamento Nord Sud del Mondo, Mountain Wilderness Abruzzo, Associazione TILT!, Coordinamento Salviamo il Paesaggio Roma e Provincia, Legambiente Italia, Comitato FuoriPista, Associazione Bianchi Bandinelli, Forum Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori, Rete civica italiana, Consiglio Metropolitano Partecipato, Era Onlus - Associazione Radicale Esperanto, Laboratorio sociale "La città di sotto" – Biella, Associazione Rita Atria, L'Albero Vagabondo, Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, Fronte Sannita per la Difesa della Montagna, Forum Paesaggio Marche, perUnaltracittà-laboratorio politico Firenze, Associazione Oltre La Crescita, Comitato San Giorgio a Cremano, Coordinamento lavoratori autoconvocati - contro la crisi, Comitato La Difesa di Civitaluparella (CH), Fondazione Capta onlus, CIUFER (Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali), Ass InFormazione InMovimento Legnano, Salviamo il Paesaggio Legnano Villa Cortese San Giorgio su Legnano e Canegrate, Movimento Legge Rifiuti Zero Legnano Altomilanese, Acqua Bene Comune per Legnano Altomilanese, Attac Legnano, Stazione Ornitologica Abruzzese ONLUS, Quorum Zero Piu Democrazia per Legnano AltomilaneseConsulta per l'Ambiente di Ferentino, Associazione di Bed and Breakfast "Parco Maiella Costa Trabocchi" – Abruzzo, Action, CSOA La Strada, Federazione nazionale Pro Natura, WWF Forlì, Comitato Difensori della Toscana, Associazione”un Ponte per”, Movimento nazionale "Legge Rifiuti Zero", Greenpeace Italia, Assise di Bagnoli, Associazione Vivai ProNatura, Associazione Ecomuseo Borgo La Selva (Casole d'Elsa, Siena), Legambiente Circolo Le Cesane di Urbino, Sinistra per Urbino, Pro Natura Abruzzo, Comunità Emmaus Ferrara, Pro Natura Torino, Comitato di Difesa del Territorio Colli Prenestini Castelli Romani, Comitato InBosa, Comitato WWF Montello-Piave, Comitato acquabenecomune Planargia Montiferro, Associazione "La Casa del Nespolo”, Coordinamento Comitati Fuochi, Comitato NoTriv Val di Noto, Animalisti Italiani, Associazione LEM Italia, Coord. Agro Romano Bene Comune, Terra Nuova, mensile di ecologia, Centro Donna di Grosseto, ATTAC Grosseto, Associazione "Comitato SOS275", ISDE Campania, Comitato cittadini liberi della Valle Galeria di Roma – Malagrotta, Comitato di quartiere Roma (ex) XVI Pisana Estensi, Coordinamento Comitati Sardi, WWF Villorba (TV) Confederazione Sindacale Sarda-CSS, Associazione Posidonia Porto Venere (La Spezia), Coordinamento provinciale Rifiuti Zero Pesaro-Urbino, Coordinamento provinciale Acqua Bene Comune ATO 1 Marche nord, Coordinamento Nazionale Alberi e Paesaggio ONLUS, Associazione Comitato quartiere Villanova di Falconara Marittima (AN), ONDAVERDE ONLUS - Movimento ecologista di Falconara Marittima (AN), Rete Nazionale NO Geotermia Elettrica Speculativa e Inquinante, Rete STOP BIOCIDIO Campania, Comitato Difesa Ambiente e Territorio di Spinea, Coordinamento Associazioni Area Grecanica - No Carbone, ISDE Medici per l'Ambiente Sezione di Napoli, Habitat World, Biennale habitat, Comitato contro l'autostrada Orte-Mestre, TR e provincia, Comitato Ferrara Città Sostenibile, Fondo anti diossina Taranto ONLUS, Associazione Musicale "La Chitarra di Massimo", Gruppo spontaneo No Triv Salute e Ambiente – Cento", Presidente Equorete, network dell'Ecologia Social, Associazione Fare Verde Onlus; Comitato Acqua Bene Comune di Sala Consilina (Sa), Cagliari Social Forum, Comitato Ambiente Salute e Territorio (CAST Abruzzo), Associazione di quartiere Casalottilibera APS, comitato cittadino "Villablocc - per la Tutela della Salute e della Vita" – Chieti, Movimento Rifiuti Zero Sardegna, Comitato No Trivellazioni nella Valle del Belìce, Libera Campania, Campagna ACT, Lipu - BirdLife Italia, Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, Associazione Nazionale Comuni Virtuosi, CRZ Passoscuro R-esiste, AltroModo Flegreo, Laboratorio per la cittadinanza attiva Pozzuoli NA, CortoCircuitoFlegreo, Comitato Territoriale Ambiente Lazio, Rete Nazionale Stop Orte-Mestre, Istituto Ecoambientale Roma, Comitato LIP Valle del Sacco, ARCI Roma, Associazione Nazionale Comuni Virtuosi, Campagna Nazionale per la difesa del latte materno dai contaminanti ambientali, Associazione Intercomunale Lucania, Movimento Rifiuti Zero Sardegna, Comitato Zero Waste Teramo; Costituente dei Beni Comuni di Cuneo; Coordinamento “Comitatinrete.it”; Gruppo archeologico Garganico "S. Ferri"; Comitato per la Tutela del Mare del Gargano; Comitato di Difesa del Territorio Equo – Magliano de' Marsi (AQ); Coordinamento Stop OR_ME Ferrara; ARCI Abruzzo; ARCI Comitato Provinciale Chieti; AltreVie; Associazione Persona-Ambiente Casalmaggiore CR; Associazione Amici di Punta Aderci (Vasto); Movimento Salviamo le Apuane. comitato "Ex esposti all'amianto"; Associazione Ambientalista “La Lupus in Fabula” Onlus –Fano; Ass.Convivio; Associazione “Si alle rinnovabili No al nucleare”, Comitato Civico Altra Ponte; Sezione Sud Salento di Italia Nostra; Associazione "Articolo9" - Coordinamento "Salviamo il paesaggio" Salerno; "Associazione mira2030" Mira (VE); Associazione Zero Waste Italy; Associazione Lucanapa; comitato NO PEDEMONTANA Valleagno-Malo-Altovicentino; Comitato locale di Salviamo il Paesaggio Valdossola; Associazione Camminare Lentamente; Borgo In Movimento (LU); Gruppo DifferenziaNoci (BA), SOS Rosarno; Rete Campana Salute ed Ambiente; "Bancarotta 2.0"; Gruppo mamme di Castenedolo; Zona Ventidue S. Vito (CH); Ass. Civitavecchia c'è; Gruppo Spontaneo per la Difesa dell'Agricoltura e la Sicurezza Alimentare di Torremaggiore; 'Associazione Sacco e Vanzetti; Comitato No Inceneritore Salerno.