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Corso Base Volontari Protezione Civile Comune di Nocera Terinese Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile - LIGEA ONLUS Lezione Piano Emergenza e Cartografia Si ringrazia la Biblioteca Comunale nella figura del dott. Mancini

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Corso Base Volontari Protezione Civile

Comune di Nocera Terinese

Gruppo Comunale Volontari Protezione Civile - LIGEA ONLUS Lezione – Piano Emergenza e Cartografia Si ringrazia la Biblioteca Comunale nella figura del dott. Mancini

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Che cos’è una carta geografica?

La carta geografica è una rappresentazione su piano, ridotta, approssimata e simbolica della superficie terrestre.

Su piano perché la Terra è sferica e le rappresentazioni cartografiche sono piane (da ciò le proiezioni: polare, equatoriale, azimuthale, sinusoidale, ecc) Ridotta perché la distanza sulla carta è inferiore a quella reale (rapporto di scala) Approssimata perché non tutti gli elementi che compongono la superficie della Terra possono essere rappresentati Simbolica perché vengono usati simboli per rappresentare gli elementi non scalabili necessari ad una chiara lettura della carta stessa; tali elementi sono spiegati nella legenda, senza la quale una carta è inutile.

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LA SCALA

Le dimensioni reali del terreno devono essere riprodotte sulla carta attraverso una relazione proporzionale che è il rapporto di scala che indica quante volte il disegno è più piccolo del territorio reale.

1 unità di carta = n unità reali

1:100.000 significa, per esempio: 1 cm sulla carta = 100.000 cm sul terreno

1:25.000 significa, per esempio: 1 cm sulla carta = 25.000 cm sul terreno

IN PRATICA: se si lavora su 1:10.000, 1 cm misurato equivale a 100 metri (10.000/100)

IN PRATICA: se si lavora su 1:50.000, 4 cm misurati equivalgono a 2000 metri (50.000/100*4), cioè a 2 km

Si chiamano a piccola scala quelle carte il cui rapporto di scala è piccolo (valore elevato al denominatore); esse rappresentano più territorio a parità di “spazio-carta”.

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LA SCALA

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Pianta o Mappa

Inferiore a 1: 10.000 Grande ricchezza di particolari (strade, piazze, ecc …).

Topografiche (dal greco topos –luogo)

Da 1:10.000 A 1: 100.000

In queste carte i particolari sono tanti perché la zona rappresentata è piccola.

Corografiche (dal greco koros –regione)

Da 1: 100.000 A 1: 1.000.000

Riproducono un’intera regione.

Geografiche Da 1: 1.000.000 A 1: 100.000.000

Riproducono, in poco spazio, una vasta regione della Terra nei suoi caratteri generali.

Mappamondi (riproducono i due emisferi)

Planisferi (riproducono su un unico piano la sfera terreste)

Superiore a 1: 1.000.000.000

Riproducono tutta la superficie della Terra.

LA SCALA GRAFICA

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LE COORDINATE GEOGRAFICHE

Nel sistema di coordinate terrestri si sceglie come piano fondamentale quello dell'equatore mentre la direzione fondamentale è l’asse di rotazione della Terra. Si suppone che la superficie terrestre sia, in prima approssimazione, di forma sferica.

Paralleli e meridiani formano una rete sulla superficie (reticolato geografico), che ci permette di identificare la posizione assoluta di un punto. Per far questo basta indicare il parallelo e il meridiano che passano per tale punto (parallelo del luogo e meridiano del luogo). Allo scopo di indicare un preciso parallelo o meridiano, si definiscono le coordinate geografiche.

Longitudine e Latitudine

• La longitudine si conta dal meridiano 0 (Greenwich) ed aumenta verso Est e verso Ovest fino a 180°.

• Lo zero della latitudine è l’Equatore, dal quale le latitudini vanno aumentando verso Nord e verso Sud fino a 90° che corrisponde al Polo.

• Ogni grado è diviso in 60 minuti e ciascun minuto in 60 secondi.

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IL RETICOLATO CHILOMETRICO

Per scopi militari, alla cartografia elaborata con il sistema Gauss-Boaga è stato sovrapposto un reticolato chilometrico di lato pari a 1 km. Ai due meridiani centrali è stato dato il valore di 500 km: i meridiani chilometrici ad occidente di ciascuno di essi hanno numeri inferiori a 500, quelli posti a oriente hanno numeri superiori a 500.

500 km 500 km

La latitudine chilometrica esprime sempre la distanza dall’equatore ma tra i due sistemi (UTM e GAUSS-BOAGA) vi è una differenza di circa 200 metri.

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LE COORDINATE GEOGRAFICHE E CHILOMETRICHE NELLA CARTOGRAFIA ITALIANA

Nella carta topografica d’Italia coesistono tutti i sistemi di coordinate sopra richiamati.

Le coordinate chilometriche:

• UTM

• Gauss-Boaga

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L’APPROSSIMAZIONE – SIMBOLI IGM

Qualunque carta geografica non può pretendere di disegnare tutto quello che esiste nel territorio rappresentato. Per il solo fatto di essere più piccola della realtà, chi disegna la carta deve scegliere soltanto alcune cose da indicare e trascurare tutte le altre. Disegnare una carta geografica esige sempre una selezione di ciò che si vuole indicare, tra le mille altre cose o fenomeni che dovranno

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Opere dell’uomo

Autostrada.

Strada. Strada a due corsie.

Strada carrozzabile.strada di larghezza tra i 3 e

i 5 metri, transitabile con i veicoli a motore.

Strada campestre. Strada di larghezza tra i 2 e

3 metri, percorribile con trattore.

Sentiero. Sentiero evidente, ben visibile, ma

non carrozzabile.

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Elementi antropici CONFINI

di Comune - - - - - - - - - - - - -

di Regione + + + + +

di Provincia

+ + + + + +

di Stato + + + + + +

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Taglio orizzontale -> Curve di livello o isoipsie

La pendenza di un versante è espressa dalla tangente della sua inclinazione (a) e si misura sempre lungo la direzione ortogonale alle curve di livello.

Mentre le quote sono riferimenti assoluti, la lunghezza tra i due punti estremi è funzione della scala della carta e quindi occorre prestare molta attenzione.

Rappresentazione dell’andamento del terreno

LA MORFOLOGIA

Prima di procedere con la lettura delle carte, esaminiamo alcune forme tipiche.

Versanti molto acclivi = isoipse ravvicinate

Versanti poco acclivi = isoipse spaziate

Versanti a bassa pendenza = isoipse ausiliarie

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Le quote danno informazioni sull’andamento del terreno anche laddove non vi è l’idrografia.

L’ALTIMETRIA: il rilievo

1. Metodo grafico-numerico (Tavoletta Pretoriana)

2. Metodo fotogrammetrico (Ten. di Stato Maggiore M. Manzi – Ing.

Geografico P. Paganini)

3. Stereofotogrammetria e primi strumenti autorestituari

4. Aerofotografia (anni ’20 – Ermenegildo Santoni)

5. Rilevamento satellitare e applicazioni informatiche (G.P.S.)

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SCHIZZO DI PRIMA APPROSSIMAZIONE

L’ALTIMETRIA: il profilo topografico

LA LETTURA DELLE CARTE: i paesaggi

PROVARE A INDIVIDUARE L’ANDAMENTO DEI VERSANTI.

soluzione soluzione

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Mappe Geologiche

La mappa geologica è una tipologia di mappa che mostra la distribuzione superficiale del tipo di rocce, le loro età e caratteristiche strutturali

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ORIENTAMENTO - CHE COSA SI MISURA CON LA BUSSOLA

La misura che si rileva in campagna con la bussola è l’azimut, cioè l’angolo tra la direzione osservatore-oggetto e il Nord.

N Il quadrante di una

bussola indica i punti cardinali:

• 0 Nord

• 45 Nord-Est

• 90 Est

• 135 Sud-Est

• 180 Sud

• 225 Sud-Ovest

• 270 Ovest

• 315 Nord-Ovest

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CHE COSA SI MISURA CON LA BUSSOLA L’orientamento

Con la bussola traguardiamo i due oggetti geografici:

otterremo gli azimut (angolo tra il Nord e la direzione Noi-oggetto) per ciascun allineamento.

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Per la direzione del Nord è sufficiente ricordare che, per convenzione, questa è riferita al lato superiore della carta e che i toponimi vengono stampati in direzione Est-Ovest

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La Legge 225/92, art. 15, comma 1, afferma che “ogni Comune può

dotarsi di una struttura di Protezione Civile”, e questo ha dato origine per

un certo tempo a dibattiti riguardo all’eventualità o meno da parte

dell’Amministrazione Comunale di dotarsi di tale struttura

PIANI COMUNALI DI PROTEZIONE CIVILE E GESTIONE DELL’EMERGENZA

DOPO SARNO - Legge 3 agosto 1998, n. 267, in cui si invitano gli

Organi di Protezione Civile a “predisporre, per le aree a rischio

Idrogeologico, con priorità assegnata a quelle in cui la maggiore

vulnerabilità del territorio si lega a maggiori pericoli per le persone, le

cose e il patrimonio ambientale, piani urgenti di emergenza” (art. 1,

comma 4);

Ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri n. 3624 del

22.10.2007 prevede l’obbligo, per le Amministrazioni Comunali, della

redazione del Piano Comunale di Protezione Civile per i rischi di natura

idrogeologica e idraulica

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A vent’anni dalla sua nascita, dopo tre sismi e vari disastri, il Servizio Nazionale della Protezione Civile viene riformato. Il decreto legge n. 59 del 15 maggio 2012 convertito nella legge n. 100 del 12 luglio 2012 modifica e integra la legge n. 225 del 1992, istitutiva del Servizio. Le attività della Protezione Civile vengono ricondotte al nucleo originario di competenze definito dalla legge 225/1992, dirette principalmente a fronteggiare le calamità e a rendere più incisivi gli interventi nella gestione delle emergenze.

La legge 100/2012 ribadisce il ruolo del Sindaco come autorità comunale di protezione civile, precisandone i compiti nelle attività di soccorso e assistenza alla popolazione. Una novità importante riguarda i piani comunali di emergenza, che devono essere redatti entro 90 giorni dall’entrata in vigore della legge, e periodicamente aggiornati.

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CALABRIA - ciascun Comune dovrà approvare, con apposita

deliberazione consiliare, il Piano di Emergenza Comunale, redatto

secondo i criteri e le modalità riportate nelle indicazioni operative del

Dipartimento della Protezione Civile (Manuale operativo del 2007) e

delle Giunte Regionali (Deliberazione della Giunta della Regione

Calabria 24 luglio 2007, n.472, pubblicata sul B.U.R.C. n. 17 del

17.9.2007), nonché provvedere alla verifica costante e

all’aggiornamento periodico dello strumento di pianificazione

medesimo, finalizzato a garantire la salvaguardia e l’assistenza della

popolazione in caso di emergenza.

I Piani comunali, una volta redatti o aggiornati, dovranno essere

trasmessi al Settore Regionale della Protezione Civile, alle Prefettura -

Ufficio Territoriale di Governo ed alle Province territorialmente

competenti. I piani ed i programmi urbanistici di gestione,

tutela e risanamento del territorio devono essere coerenti e

coordinati con i piani di emergenza di protezione civile, con

particolare riferimento ai piani di emergenza comunali e regionali.

Corso Base Volontari Protezione Civile SCHEMA DEL PIANO PRO.CIV

1. Analisi territoriale

2. Scenari di rischio

3. Metodi di preannuncio

4. Unità di crisi locale

Analisi delle principali emergenze riscontrabili ed individuazione delle

arterie principali di comunicazioni, corsi d’acqua, centri di comando

ed uffici strategici

Studio della densità della popolazione

Analisi territoriale

a. Analisi della pericolosità (mappatura aree interessate dai fenomeni

considerati nel piano).

i. Carta – idraulico/idrogeologico (censimento frane, aree esondabili )

ii. Carta – incendi boschivi (mappatura delle aree boscate)

iii. Carta – industrie a rischio (piani di emergenza esterni industrie ARIR)

iv. Carta – Rischio sismico

v. Cartografia relativa ad altre tipologie di eventi presenti sul territorio

comunale

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Scenari di rischio

Carte degli scenari (in numero almeno pari agli scenari individuati)

i. Estratto cartografico di riferimento, (con analisi dell’urbanizzato coinvolto)

ii. Descrizione sintetica del fenomeno,

iii. Procedure di emergenza specifiche (con indicazione in carta degli aspetti

operativi), riferite ai componenti dell’UCL (COC)

3. Metodi di preannuncio e gestione emergenza

a. Modalità di allertamento relative agli scenari previsti

b. Analisi delle comunicazioni in stato di emergenza

c. Analisi delle direttrici di soccorso

d. Analisi delle aree di gestione dell’emergenza

4) Ruoli – CHI FA COSA

5) Conoscenza e divulgazione

B. Analisi del tessuto urbanizzato (mappatura di tutto il territorio comunale)

i. Carta – centri abitati, edifici e strutture di rilevanza strategica, aree di

emergenza, insediamenti produttivi

ii. Carta – viabilità principale e minore

iii. Carta – lifelines (elettrodotti, metanodotti, acquedotti, …)

Corso Base Volontari Protezione Civile Carta o mappa Rischio sismico - Attinente

Corso Base Volontari Protezione Civile

Carta o mappa Rischio sismico – non Attinente

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Carta direttrici intervento … dubbi e interpretazioni

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Criticità Piano Protezione civile

Sottovalutare le problematiche

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Attenzione (diramazione evento prevedibile che si potrebbe verificare)

Preallarme (Allerta – l’evento di sta verificando senza vittime)

Allarme (l’evento si verifica con violenza possibilità di vittime);

Soccorso (Emergenza interventi con uomini e mezzi)

INFORMAZIONE IN EMERGENZA

stato di fatto dell’allarme;

comportamenti da tenere;

istruzioni puntuali sulle aree di ammassamento e ricovero;

aspetti burocratici (es. dove ritirare i pasti, come farsi assegnare un

ricovero di emergenza, a chi rivolgersi per chiedere l’agibilità di una

abitazione….)

assistenza alla popolazione con intrattenimento particolare;

comunicati di cessazione emergenza.

GESTIONE DELL’EMERGENZA E STATI DI ALLARME

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Il metodo Augustus

“Il valore della pianificazione diminuisce con la

complessità dello stato delle cose”

Così duemila anni fa, con una frase che raccoglieva una visione del mondo

unitaria fra il percorso della natura e la gestione della cosa pubblica, l'imperatore

Ottaviano Augusto coglieva pienamente l'essenza dei concetti che oggi

indirizzano la moderna pianificazione di emergenza che si impernia proprio su

concetti come semplicità e flessibilità.

In sostanza: non si può pianificare nei minimi particolari, perché l'evento

– per quanto previsto sulla carta - al suo "esplodere" è sempre diverso.

Il metodo Augustus nasce da un bisogno di unitarietà negli indirizzi della

pianificazione di emergenza che, purtroppo, fino ad oggi ha visto una

miriade di proposte spesso in contraddizione fra loro perché formulate

dalle varie amministrazioni locali e centrali in maniera tale da far

emergere solamente il proprio "particolare".

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E’ un metodo di pianificazione di protezione civile nel quale

sono sviluppati i concetti di competenze e funzioni di supporto

nelle sale operative con l’obbiettivo di rendere efficiente ed

efficace il piano di gestione dell’emergenza. Il metodo

individua delle funzioni di supporto ( per le province e per i

comuni) da affidare ad un responsabile al fine di:

•Avere per ogni funzione di supporto la disponibilità

delle risorse fornite da tutte le amministrazioni pubbliche e

private che vi concorrono;

•Affidare ad un responsabile della funzione di supporto

sia il controllo della specifica operatività sia l’aggiornamento

di questi dati nell’ambito del piano di emergenza

Il metodo Augustus

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Il peggior piano di emergenza

è non aver alcun piano

Il secondo peggior piano

è averne più di uno

Il terzo averne uno inefficiente

e non congruente!!!!