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ASC.1: STORIA DEL TERRITORIO Il Sindaco: Giuseppe Porcheddu in adeguamento al P.P.R. e P.A.I. PIANO URBANISTICO COMUNALE Dirigente dell'UTC: Geom. Piero Porcheddu Data: Gennaio 2015 Agg.: Dicembre 2016 ASC: ASSETTO STORICO CULTURALE Tav.: ASC.1.1.0 Progettista e Coordinatore: Ing. G. P. Gamberini PUC 2016 COMUNE DI BUDONI Relazione Storica del Territorio - StinG - Studio di ingegneria Gamberini GRUPPO DI LAVORO Dott. F.A. Pani, Ing. A.Salis, Arch. R.M. Millelire, Dott. P.Lepori, Dott. P. Callioni, Dott. R.M. Sanna, Arch.L. Gamberini, Ing. F. Mura, Ing. D. Pisu, Ing. D. Solinas ORDINE I I R E N G E G N PROVINCIA CAGLIARI N. 1264 DR. ING.GIANP G AOLO AMBERINI Progettista e Coordinatore: Consulente Tematico: Analisi e Suddivisione per Categorie dei Beni Paesaggistici e Identitari

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ASC.1: STORIA DEL TERRITORIO

Il Sindaco: Giuseppe Porcheddu

in adeguamento al P.P.R. e P.A.I. PIANO URBANISTICO COMUNALE

Dirigente dell'UTC: Geom. Piero Porcheddu

Data: Gennaio 2015 Agg.: Dicembre 2016

ASC: ASSETTO STORICO CULTURALE Tav.: ASC.1.1.0

Progettista e Coordinatore: Ing. G. P. Gamberini

PUC 2016

COMUNE DI BUDONI

Relazione Storica del Territorio -

StinG - Studio di ingegneria Gamberini

GRUPPO DI LAVORO

Dott. F.A. Pani, Ing. A.Salis, Arch. R.M. Millelire,

Dott. P.Lepori, Dott. P. Callioni, Dott. R.M. Sanna,

Arch.L. Gamberini, Ing. F. Mura, Ing. D. Pisu, Ing. D. Solinas

ORDINE I IRENGEGN

PROVINCIA CAGLIARI

N. 1264 DR. ING.GIANP GAOLO AMBERINI

Progettista e Coordinatore:

Consulente Tematico:

Analisi e Suddivisione per Categorie dei Beni Paesaggistici e Identitari

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COMUNE DI BUDONI

Piano Urbanistico Comunale adeguato al Piano Paesaggistico Regionale ASC: Assetto Storico Culturale

ASC.1 Storia del Territorio ASC.1.1.0 Relazione Storica del Territorio Analisi e Suddivisione per Categorie dei Beni Paesaggistici e Identitari

Coordinatore : G. Paolo Gamberini Ingegnere

Progettista : G. Paolo Gamberini Ingegnere

Consulente Tematico: R. M. Millelire Architetto

P. Lepori Archeologo

Collaboratori: Luca Gamberini Architetto

Francesco Mura Ingegnere

Diomira Pisu Ingegnere

Davide Solinas Ingegnere

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Relazione storica del territorio

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1. STORIA DEL TERRITORIO COMUNALE DALLE ORIGINI AL VENTESIMO SECOLO.

La storia del territorio di Budoni ha delle radici risalenti al 4000 a.c. Lo dimostrano le domus de

janas, di periodo neolitico, ancora rilevabili sul territorio e i nuraghi da riferirsi all’età del bronzo.

La presenza di queste antiche popolazioni è legata al fiume Salamaghe che rendeva fertile il

territorio circostante, consentendo a queste genti di procacciarsi il necessario per la sopravivenza.

L’arrivo dei romani nella zona, risalente probabilmente a data non anteriore al III secolo a.c., segna

la creazione del Portus Luguidonis che aveva ubicazione in zona Santa Lucia e poco distante

l'attuale Budoni sorgeva lo scalo di Augustus Populus, oggi conosciuta come Agrustos, una piccola

borgata vicino al nucleo principale del paese(1).

Risale all'epoca romana il centro demico di "Coclearia", che sorgeva nell'attuale sito di San

Teodoro, tra i colli di Citai, Lu Casteddu, e lo stagno, lungo la strada litoranea "Karalibus - Olbiam

per oram", che ricalcava in gran parte il tracciato dell'odierna SS 125, Orientale Sarda(2).

Scarse le testimonianze del periodo romano, anche se in tutto il territorio si rinvengono abbondanti

frammenti ceramici relativi a questo periodo e i viaggiatori di fine 1800 ricordano le vestigia degli

antichi centri, primo fra tutti quello di Agrustos(3).

A partire dal 534, Giustiniano , imperatore romano d'Oriente, scacciati i Vandali dalla Sardegna ne

riorganizzò l’amministrazione locale. Successivamente nacquero i Giudicati e l’agro di Budoni

appartenne al Giudicato di Gallura(1000 - 1420 ca.) (curatoria di Posada), che eredito' la

giurisdizione e il territorio del Municipio di Olbia, definito in eta' romana. Molti siti importanti ne

facevano parte: Olbia, Cochlearia (San Teodoro), Pheronia (Posada), Portus Luquidonis o

Liguidonis (San Giovanni di Posada), Fanum Carisii (Orosei)(4).

Posada fu curatorìa della Gallura meridionale (anche detta "curatoria di Montalbo", dal nome del

massiccio montuoso che sovrasta Siniscola). L'istituzione della diocesi di Galtelli' smembro' il territorio

distrettuale di Posada e questo frazionamento origino' alcune dispute che non poterono esser

risolte se non nell'Ottocento, con il riscatto dei Feudi. Si creo' comunque una influenza piu' diretta di

Posada, del quale faceva parte l’agro di Budoni che non esisteva sotto tale nome, su Siniscola,

Torpe' e Lode', e per molto tempo le vicende di questi paesi viaggiarono assieme. Le sorti dell'agro

di Budoni sono, quindi, legate alla villa di Posada e ne subirono le alterne vicende sia durante il

dominio aragonese sia durante quello spagnolo e sabaudo(5).

Nel 1275 una carta nautica pisana, registro' per la prima volta il Castello di Posada, proprio con il

nome di Castello della Fava, separato dal centro abitato che doveva essere, a giudicare dalle

confuse grafiche, in zona di Santa Caterina. Nel 1288 Nino Visconti, Giudice di Gallura, fu

detronizzato ed arrestato dai Pisani stessi, nel corso di una rivolta cittadina. I vincitori unificarono

questi territori con quelli del Giudicato cagliaritano, che avevano gia' acquisito 30 anni prima ma

che erano amministrati separatamente. Nel 1294, dopo che i Pisani avevano ripreso al Montefeltro

la loro citta', il Castello della Fava diventava l'ultima colonia pisana(6).

Nel "Liber Fondachi" - registro dei beni posseduti nell'isola dalla città di Pisa - sono ricordate varie

ville del territorio posadino come tributarie del fisco pisano, tra cui quelle ricadenti nell’attuale

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territorio di Budoni: la villa di Sortinissa, che l’insigne mediovalista Panedda suppone coincidere con

l’attuale frazione San Pietro e quella di Tamarispa nei pressi dell’odierna frazione(7).

Nel 1308, Genova si impadroni' con i Doria del Giudicato di Gallura, rendendo la sua posizione

ancora piu' influente dinanzi al re di tutta l'isola. Preparato quindi il terreno, tra il 1323 ed il 1326 la

Gallura fu invasa dalle truppe della Corona di Aragona al seguito dell’infante Alfonso, che insieme

alle truppe di Arborea si occuparono di scacciare gli ultimi pisani che vi si trattenevano.

Il Castello della Fava, ancora in mano ai pisani, resistette all’assedio del 1323 e solo l’anno

seguente fu reso al Re di Aragona.

I catalani si diedero poi a fortificare tutti i territori posseduti a causa dei nuovi fronti di conflitto della

Real Casa iberica. Si temeva che la Sardegna potesse essere oggetto di attacchi saraceni o degli

insorti di Maiorca, e l'area posadina sembrava assai a rischio.

La popolazione, nel frattempo, oltre alle guerre e guerriglie cui doveva far fronte, fu colpita da

carestie, pestilenze, e, per la geografia così ricca di impaludamenti e stagni, da una maggior

virulenza della malaria ma anche dal malgoverno dei regnanti(8).

Nel borgo, nel 1352 divenne Castellano (titolare del sorgente feudo di Posada) Pere de So.

Con lui si stabilì una definizione geografica del territorio feudale che sarebbe restata grosso modo

immutata per molto tempo. La Baronia di Posada cominciava ad assumere quella consistenza che

ne sarebbe restata a lungo caratteristica sia politicamente, che socialmente e culturalmente. Nel

1355 il castello ed il contado di Posada, insieme agli altri possedimenti di Gallura, vennero affidati

alla gestione della Casa di Arborea per i cinquanta anni a venire, ma di fatto i catalani rimasero

nel dominio della zona. La vita quotidiana della popolazione era segnata da frequenti spiacevoli

episodi come le invasioni, le predazioni, le razzie operate da altre genti che provenienti da altre

aree mediterranee, sbarcavano su queste coste magari nottetempo profittando dell'animo non

belligerante di questi villaggi di contadini(9).

Nel 1370 Aragona riprese il controllo dell'area posadina e dopo la vittoriosa battaglia di San Luri nel

1409 in cui fu sconfitta Eleonora di Arborea, Nicolo' Carroz d´Arborea y Mur, divenne Barone di

Posada e Signore del Castello della Fava. Nacque cosi' la Baronia di Posada, che con testamento

del 1503 fu lasciata in parti eguali agli Ospedali di Barcellona e di Saragozza, i quali ne presero

possesso e la detennero sino al 1562. Parallelamente la Baronia fu oggetto di scorrerie e predazioni

che nel 1514 videro Siniscola, Lode' e Torpe' distrutte, con un numero ingente di uccisioni ed

addirittura un centinaio di prigionieri catturati per esser venduti come schiavi. Nel 1572 gli atti del

parlamento del regno registrarono una vibrata protesta dei rappresentanti baroniesi (poi ribadita

anche due anni dopo) per l'impegno che i popolani di Posada e dintorni dovevano porre nella

vigilanza delle coste, ormai con regolarita' assaltate da predoni tunisini ed algerini(10).

Nel 1562, i rispettivi amministratori degli Ospedali di Barcellona e Saragozza vendettero per 10.500

ducati la Baronia di Posada a don Gerolamo Clement, che la rivendette per 16.500 fiorini catalani

ai Portugues. Nel 1642, dopo anni di dissennata gestione, la Reale Udienza dispose la vendita del

feudo a Giovanni Stefano Masones.Nel 1652 l'epidemia di peste, che durò quattro anni, decimò la

popolazione uccidendone almeno i tre quinti(11).

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Intorno alla metà del 600 alcuni nuclei familiari emigrarono dalle campagne dell’Alta Gallura

(Nuchis, Aggius, Tempio, Calangianus e Buddusò) nelle desolate e spopolate campagne della

Bassa Gallura, fra le campagne di Terranova e quelle di Posada. Questi pastori che esercitarono

per circa 200 anni soltanto la pastorizia praticando la transumanza montano-costiera,si trasferivano

temporaneamente da novembre a marzo con il bestiame dalla montagna (dove disponevano di

insediamenti stabili) creando degli insediamenti provvisori sulla costa(12). Queste residenze

stagionali sono testimoniate dai registri parrocchiali della chiesa di S.Antonio Abate di Posada,

dove compaiono,esclusivamente in corrispondenza dei mesi invernali, battesimi, matrimoni e

funerali relativi a persone di provenienza esterna(13).

Nel 1660, stante una grave situazione di miseria del territorio,acuita dalle incursioni piratesche,

furono varate tre delle sei navi che gia' da quasi un secolo erano state richieste per la protezione

delle coste, e le tasse per mantenerle si aggiunsero a quanto gia' pesantemente sofferto dalla

popolazione. La zona era preda dei "balentes" che vivevano di grassazioni locali.

Questo, unitamente alla riduzione della produzione seguita alla pestilenza, rese assai difficile

praticare le attività agricole. Sempre più indigeni abbandonavano quindi le campagne e il

bestiame; nell'assenza di azioni utili a riportare l'ordine da parte di un barone poco accorto, di lì a

poco, nel 1681 sarebbe iniziato un biennio di carestia che avrebbe del tutto messo in ginocchio la

Baronia. Il censimento successivo, nel 1688 avrebbe infatti registrato la scomparsa di Torpe' (nessun

abitante) ed un'ulteriore riduzione degli abitanti di Posada, scesi a soli 70 dai 640 del rilevamento

del 1627 (prima della peste), Siniscola era passata dai 748 del 1627 ai 209 del 1688(14).

Con l’avvento degli austriaci in Sardegna (1708) il Masones, gia' ben compromesso, dovette

riparare in Spagna dove si sposò con una Lima Sotomayor, erede dell'omonimo ducato.

Successivamente, con il trattato di Londra del 1718 il Regno di Sardegna venne ceduto ai duchi di

Savoia, principi del Piemonte. Carlo Emanuele III successe al padre Vittorio Amedeo (del quale in

zona si ricorda la privatizzazione delle miniere, fra le quali le pur esigue miniere d'oro di Torpe') e

doto' l'Isola di un servizio di collegamento con la terraferma, oltre a munire le coste di una

squadriglia di fregate, di cui una o forse due di pattuglia al largo di Posada, per contrastare le non

ancora eliminate scorrerie piratesche che si ripeterono fra il 1762 e il 1765, ma per la maggior parte

respinte, che provocarono comunque molte perdite e ingenti danni(15).

Nel 1760 la nota relazione dell'Intendente generale Bogino, appena da un anno insediato al

Ministero per gli Affari della Sardegna, indicava le spiagge di Posada e Siniscola come luoghi

infestati da un invincibile contrabbando marinaro.

A partire dagli ultimi anni del 700 nel Salto di Posada (comprendente gli attuali territori di Budoni e

San Teodoro) i tempi di permanenza nel periodo di transumanza degli animali nella fascia costiera

si allungarono sempre più, finchè anche la residenza dei pastori divenne da temporanea a

permanente. Dai registri parrocchiali della chiesa di San Teodoro,emerge questa realtà: infatti il

luogo di morte dei defunti che sino a fine 700 è indicato “tugurium” ossia pinnetto,ricovero a

pianta circolare con copertura precaria costituita in tronchi secchi di ginepro sovrastati da una

coltre di frasche viene sostituito da “domo” che indica la struttura dello stazzo(16).

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Dopo l’"editto delle chiudende" del 1820, che cercava di ordinare il territorio sotto l'aspetto della

proprieta' privata, era il caso di rivedere il sistema delle facolta' giurisdizionali. Un Regio Decreto del

21 maggio 1831 sanciva, definitivamente, la fine dell'esercizio della "baronale giurisdizione" e dei

diritti connessi nel territorio del regno. Fu istituita quindi una regia delegazione incaricata di valutare

le rendite dei feudi.

Nel frattempo donna Marianna Nin Zatrillas, duchessa di Sotomayor (e di Posada e Montalbo),

successe al padre don Ignazio e, ricusando la stima che i periti dell'apposita commissione avevano

elaborato, si lancio' in una serie di vertenze e di ricorsi che le eredi di questa conclusero

definitivamente Il 25 maggio 1860, con un riscatto del valore di 8.000 lire italiane(17).

Il 17 marzo del 1861 il parlamento nazionale proclamo' Vittorio Emanuele II Re del neonato regno

d'Italia; il Regno di Sardegna, durato 564 anni, si era fuso in questo e non era piu' dunque titolo

autonomo. Il Regio Decreto 15 gennaio 1869, n. 1146, ratifico' la transazione e l'erogazione della

Provvidenza sovrana di pochi giorni prima (con cui il regno affrancava finalmente il popolo del

feudo baroniese), e chiuse per sempre, dopo 438 anni, la storia della Baronia di Posada.

La liquidazione del feudalesimo portò però ad un contenzioso sui cosiddetti terreni usurpati, cioè

quei terreni che ufficialmente appartenevano al demanio dello Stato ma in realtà erano in

possesso dei privati. Per risolvere la questione il Comune di Posada, che continuava a pagare le

imposte per beni non più posseduti,impiegò diversi anni(18). Attraverso atti di sottomissione, con cui

i privati usucapivano i terreni in cambio di un rimborso per imposte non liquidate in precedenza, si

arrivò ad una chiusura dei contenziosi negli anni 20.

A cavallo tra la fine dell’800 e i primi decenni del Novecento, le frazioni facenti capo a Budoni e

San Teodoro, iniziarono a rivendicare l'autonomia dal Comune di Posada ma solo nel 1959

riuscirono definitivamente ad ottenere il distacco amministrativo. Questo evento, contribuirà allo

sviluppo economico del territorio che, grazie ad una migliore riorganizzazione e ad una maggiore

coerenza sociale, culturale ed economica, crescerà cogliendo le grandi opportunità offerte dal

turismo. A livello provinciale, intanto,nel 1927, in epoca fascista, questa terra gallurese - baroniese

veniva inclusa nell'ambito della nuova Provincia Littoria di Nuoro , condizione che permane fino al

2003, quando il comune viene annesso alla nuova provincia gallurese di Olbia-Tempio.

Note (1) D. Panedda, L’agro di Olbia nel periodo presistorico, punico e romano. Roma 1954. (2) P. Meloni, La Sardegna romana. Sassari 1991. (3) V.Angius,G. Casalis Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di S.M. il re di Sardegna, VII, Voce “Gallura”, Torino 1840 (4) A. Mastino, L’età punica e romana, in: S.Brandanu, la Gallura una regione diversa in Sardegna, San Teodoro 2001. (5) (6) S.I. Deledda, Posada e i territori storici di Torpè Lodè e Siniscola. Nuoro 1997. (7) D. Panedda, Il giudicato di Gallura, Curatorie e centri abitati. Sassari 1978. (8) (9) (10) S.I. Deledda, Op. Cit. (11) V.Angius,G. Casalis, Op. Cit. (12) S. Brandanu, Contributi per una Storia della Gallura e dei galluresi, in: S.Brandanu, la Gallura una regione diversa in Sardegna, San Teodoro

2001. (13) Archivio arcivescovile di Nuoro, Registri parrocchiali S. Antonio, Posada. Anni 1688- 1744. (14) V.Angius,G. Casalis, Op. Cit. (15) S.I. Deledda, Op. Cit. (16) Registri parrocchiali di San Teodoro, Liber mortuorum, Anni 1776- 1841. (17) S.I. Deledda, Op. Cit. (18) S. Brandanu, Contributi per una Storia della Gallura e dei galluresi, in: S.Brandanu, la Gallura una regione diversa in Sardegna, San Teodoro

2001.

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2. IL TERRITORIO COMUNALE NELLA CARTOGRAFIA STORICA.

Per l’indagine storico geografica del territorio budonese sono state visionate e analizzate alcune

fonti cartografiche e storiografiche del XVII, XIX e XX secolo tra cui: La Carta dell’isola di Sardegna,

1620, La Carta Lamarmora dell’isola di Sardegna, 1835, Le Carte Decandia dello Stato Sardo-

Piemontese (Antico Catasto 1840/1859), Le Carte dell’Impianto Nuovo Catasto, 1925.

La Carta dell’isola di Sardegna, 1620, di G.Antonio Magini, in cui l'immagine della Sardegna è tratta

da quella disegnata intorno al 1577 dall'ingegnere militare Rocco Cappelino che ebbe un enorme

credito e venne diffusa soprattutto dell'editoria francese e olandese. I centri

abitati sono disegnati con piccole vedute prospettiche a volo d'uccello, o con un cerchietto

accompagnati dal relativo toponimo Si notano varie imprecisioni nella loro localizzazione, ad

esempio la posizione dell’abitato di Turpe (Torpè) si trova invertito rispetto a quello di Posata

(Posada) e Sininiscola (Siniscola) è indicata a nord della foce del Rio Posada anziché a sud. Nella

zona dell’attuale comune di Budoni, compresa pressappoco tra la foce del Rio Posada e “Capo

Cavallo” è individuato il centro Castro Desen di cui non si hanno notizie certe sulla sua esatta

ubicazione reale.

www.sardegnacultura.it: Particolare del territorio comunale di Budoni da “Capo Cavallo” a “Posata” nella Carta dell’Isola di Sardegna (1620) di Giovanni Antonio Mogino. Nella zona è presente Castro Desen.

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www.sardegnacultura.it La Zona con il centro abitato Castro Desen nella Carta Corsica et Sardinia, di Gerardo Mercatore, prima metà del XVII secolo.

La Carta dell’Isola di Sardegna (1835/1838) di Alberto Ferrero Della Marmora, cui

collaborò il maggiore Carlo De Candia, e l’Atlante dell’Isola di Sardegna (1840/1859), elaborato

secondo il metodo matematico della scala titonica dal De Candia, che segnano la fine della

cartografia empirica e danno inizio alla cartografia geodetica, basata su una precisa

triangolazione.

Non si giunge ad un livello di perfezione come quello dei rilievi aerofotogrammetrici

contemporanei, ma la rappresentazione di cui con la carta in scala 1:250.000 i sardi potevano

disporre in quel momento per la loro Isola era ormai fedele, così come i confini dei Comuni e la

minuziosa descrizione del territorio.

Il territorio di Budoni è compreso tra la “P.ta Pedrosa ossia d’Ottiolo” e “P. Irvili”; è ben riconoscibile

la collana degli stagni, il Rio Budoni, l’antico cammino reale Terranova-Posada che li costeggia e

l’unico centro rappresentato è “Argustos Populos”, odierna frazione di Agrustos, ubicato

erroneamente più a nord rispetto al villaggio rilevato qualche anno dopo dal Decandia. Viene

evidenziato in maniera puntuale anche il sito S.Anna, posto in corrispondenza dell’omonima

pineta.

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www.sardegnacultura.it: Particolare del territorio comunale di Budoni dalla “Cala d’Ottiolo” al “M.te Irvili” nella Carta

dell’Isola di Sardegna (1835/1838) di Alberto Ferrero Della Marmora.

Le Carte dello Stato Sardo-Piemontese (Antico Catasto 1840/1859) riferite all’attuale Comune di

Budoni, appartenente allora ai Salti di Posada, composte da 11 tavolette in scala 1:5.000

disponibili anche in formato digitale presso gli Archivi di Stato di Cagliari e Nuoro. Nelle mappe

sono rilevati i terreni privati recintati e gli stazzi delle frazioni: Ludduì (3 case), Agrustos (6

case),Malamurì (3 case), Berruiles ( 3 case),Maiorca (10 case) Luttuni (4 case), San Pietro (3 case e

1 chiesetta), San Gavino (4 case), Solità (3 case), San Lorenzo (4 case e 1 chiesetta), Limpiddu ( 4

case),tanaunella (4 case),S’iscala (3 case), Muriscuvò (1 casa).Per un totale di 57 manufatti. La

viabilità pubblica è composta esclusivamente del cammino reale Terranova-Posada, mentre sono

evidenziate alcune strade campestri o mulattiere in prossimità dei terreni privati recintati.

In particolare sono state sovrapposte le cartografie geodetiche, rilevate dal De Candia tra il 23

aprile e l’11 Maggio 1847, sulle planimetrie aerofotogrammetriche comunali del 1996.

Carta Decandia, tavoletta 24: zona dell’attuale centro abitato di Budoni (ril. del 6 Maggio 1847) dallo “Stagno Budone” (ora stagno Salamaghe) allo “Stagno S.Anna”, . L’area, compresa tra lo “Stagno Budone” (oggi Salamaghe) e lo “Stagno

S.Anna”, risulta completamente disabitata e non coltivata, è attraversata dall’antica strada regia Terranova-Posada

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3.I BENI PAESAGGISTICI E IDENTITARI

Il patrimonio dei beni paesaggistici e identitari del territorio di Budoni

Nonostante, nella storia, il territorio di Budoni sia stato teatro di fervente attività e innumerevoli

eventi, in particolare nel periodo romano (Portus Luguidonis che aveva ubicazione in zona Santa

Lucia, e lo scalo di Augustus Populus poco distante dall’attuale Budoni ne dimostrano l’importanza)

e in quello medievale per la sua appartenenza storica al territorio di Posada, esso non ha

conservato e restituito una stratificazione documentale monumentale corrispettiva al suo passato.

Tra i monumenti si contano, infatti, solo poche tracce del periodo neolitico e nuragico e alcune

architetture religiose del XX secolo. Non si è rinvenuta, invece, nessuna testimonianza del periodo

romano e medievale.

I beni rinvenuti si organizzano nelle seguenti categorie dei beni paesaggistici

Categorie di Beni Paesaggistici:

• Immobili e aree tipizzati

individuati e sottoposti a tutela dal Piano Paesaggistico, ai sensi dell’art. 143, comma 1, lett. i, del

D.Lgs. 22.1.04, n. 42 e successive modificazioni, ossia, in Budoni:

- Aree funerarie dal preistorico all’alto Medioevo:

1. Domus de janas L’Agliola

2. Domus de janas Sa Conchedda

- Aree caratterizzate da edifici e manufatti di valenza storico culturale:

1. insediamenti archeologici:

1.1. Nuraghe di Conca Ento

1.2. Nuraghe Ottiolu

1.3. Nuraghe Punta ‘e Nuraghe

1.4. Nuraghe Abbaia

- Architetture religiose medioevali, moderne e contemporanee:

1. Chiese parrocchiali e non, e cimiteri:

1.1. Chiesa di San Giovanni Battista

1.2. Chiesa di Sant’Anna

1.3. Chiesa di Sant’Antonio

1.4. Chiesa di San Lorenzo e cimitero

1.5. Chiesa di San Pietro

1.6. Chiesa di Sant’Antonio

1.7. Chiesa di San Sebastiano

1.8. Cimitero di Budoni

1.9. Cimitero San Pietro

- Aree caratterizzate da insediamenti storici

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1. I nuclei di primo impianto e di antica formazione

1.1. Centro matrice Agrustos

1.2. Centro matrice Tanaunella

1.3. Centro matrice Solità

1.4. Centro matrice San Gavino

1.5. Centro matrice Lu Linnalvu

1.6. Centro matrice San Pietro

1.7. Centro matrice Li Troni

2. Gli elementi dell’insediamento rurale sparso

2.1. Stazzo Corrongiu ante 1847– Fraz. Li Troni

2.2. Stazzi Decandia – 1 ante 1847 Fraz. Maiorca– 2 Li Troni, uno ante 1847

2.3. Stazzo Giagheddu – Fraz. Li Troni

2.4. Stazzo Meloni – Fraz. Agrustos

2.5. Stazzo – Fraz. Agrustos

2.6. N. 2 Stazzi Fraz. Berruiles

2.7. N. 2. Stazzi Fraz. Nuditta

2.8. Stazzo Fraz. Su Linnalvu vecchia ante 1847

2.9. Stazzo Fraz. San Gavino

2.10. N. 5. Stazzi Fraz. San Pietro uno ante 1847

• I Beni identitari

- Reti ed elementi connettivi

1. Rete infrastrutturale storica

1.1. Casa cantoniera

Come già detto ed evidenziato nell’elenco su riportato, il territorio di Budoni è stato abitato sin da

età neolitica. Le testimonianze di questo periodo si riducono, tuttavia, a sole due domus de janas

mal conservate che non ci hanno restituito alcun reperto culturale.

Anche i nuraghi sono in pessimo stato di conservazione e non risulta siano mai stati oggetto di scavi

stratigrafici, quindi nulla sappiamo degli aspetti culturali e di vita che li hanno interessati.

Le architetture religiose sono da riferirsi tutte al XX secolo eccetto la chiesa di San Giovanni Battista

risalente a fine ‘800. Si contano tre cimiteri e sei chiese molto semplici con un modulo

architettonico che si ripete quasi invariato: tre casi con navata unica con tetto a due falde, (San

Giovanni Battista, San Lorenzo e San Pietro); in Sant’Antonio e San Sebastiano la navata è

coronata da un’abside a pianta esagonale cui si affiancano un campanile e la sacrestia.

Sant’Anna varia il precedente motivo affiancando ai lati della navata coperta da un tetto a due

falde due corpi più bassi con copertura a padiglione.

• La tipologia edilizia nel 1847

Dall’analisi planimetrica delle case rilevate dal Decandia si può riconoscere una casistica di sei

tipologie così suddivise: 1) Pianta quadrata caratterizzata da una costruzione monovano; 2) Pianta

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rettangolare costituita da varie stanze parallele; 3) Pianta a L, costituita da un corpo in linea con

pinnenti frontale che era un magazzino sormontato dalla prosecuzione della falda dell’abitazione;

4) Pianta in linea con pinnenti centrato nella parete principale; 5) Pianta a C, composta da due

tinnenti agli estremi della parete principale; 6) Pianta a T caratterizzata da una serie di stanze

parallele con presumibile testata con doppia capanna affiancata.

Fraz. Maiorca, Tipo a L Fraz. S.Lorenzo, pinnenti Fraz. Ludduì, Tipo a C Fraz. Berruiles, Tipo a T

• Gli insediamenti rurali nel 1847, la Cussorgia.

I centri abitati sono costituiti da stazzi isolati, distanti tra loro alcune decine o centinaia di metri a

ridosso della cussorgia, cioè della tenuta recintata di ogni proprietario. In corrispondenza dei

perimetri murari privati sono evidenziate alcune strade di accesso a questi.I particolari delle mappe

sottostanti, rappresentanti gli stazzi delle frazioni più importanti: 1) Agrustos, 2) Maiorca, 3) San

Pietro, 4) San Gavino.

1 2

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3) 4)

Le Carte dell’Impianto Nuovo Catasto del Comune di Posada, in scala 1:4000, approvate nel 1925,

su rilievo del territorio eseguito a fine anni dieci. Disponibili presso l’Agenzia del Territorio di Nuoro e

ricostruite in formato digitale DWG.

Rispetto alla cartografia Decandia del 1847 di quasi ottanta anni prima, quella del Nuovo Catasto

testimonia una mutazione nell’estensione degli abitati delle frazioni, aumenta la densità degli stazzi,

si parcellizza notevolmente il territorio agrario (le aree demaniali al di fuori dei terreni privati, già

occupate per anni, erano state acquistate definitivamente ai primi 900 attraverso gli atti di

sottomissione) con una miriade di appoderamenti ai margini degli abitati definiti attraverso un fitta

trama di muretti a secco che mantengono uno stretto rapporto con le abitazioni.

Inoltre, con la costruzione della casa cantoniera e della chiesetta di san Giovanni Battista a fine

800, inizia a svilupparsi il centro di Budoni che, a partire dal secondo dopoguerra, svilupperà

notevolmente l’edificato sino a diventare comune autonomo nel 1959. Negli anni successivi, con

l’approvazione del P.D.F. del 1975 si avrà un notevole sviluppo edificatorio sia del centro che delle

frazioni, come si può facilmente riscontrare comparando cartografie catastali del 1925 e quelle del

2008.

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Impianto Nuovo Catasto, 1925 e 2008, Comune di Posada, Foglio 40:confronto tra l’abitato di Budoni che risultava nel 1925 composto da 5 case private, la casa cantoniera e la chiesetta di San Giovanni Battista e la situazione attuale.