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COMMISSIONE IX TRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI RESOCONTO STENOGRAFICO INDAGINE CONOSCITIVA 8. SEDUTA DI MARTEDÌ 26 FEBBRAIO 2019 PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO MORELLI INDICE Sulla pubblicità dei lavori: Morelli Alessandro, Presidente ................... 3 INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVE TECNOLOGIE DELLE TELECOMUNICA- ZIONI, CON PARTICOLARE RIGUARDO ALLA TRANSIZIONE VERSO IL 5G ED ALLA GESTIONE DEI BIG DATA. Audizione di rappresentanti dell’Associazione Medici per l’Ambiente – ISDE Italia onlus, del Centro Radioelettrico Sperimentale G. Marconi (CReSM) e dell’Istituto Ramazzini Cooperativa sociale onlus: Morelli Alessandro, Presidente .. 3, 4, 5, 7, 8, 11 Belpoggi Fiorella, direttrice Area ricerca del- l’Istituto Ramazzini Cooperativa sociale onlus . 5, 7, 8, 9, 10 Borgo Stefania, segretaria generale ISDE Italia onlus ................................................... 3 Cancellieri Giovanni, presidente Centro Ra- dioelettrico Sperimentale G. Marconi (CReSM) .............................................. 4, 9, 10, 11 Romano Paolo Nicolò (M5S) ..................... 7, 9 Serritella Davide (M5S) .............................. 9, 10 Sibilia Lucio, rappresentante dell’Associa- zione Medici per l’ambiente – ISDE Italia onlus ............................................................. 10 Tombolato Giovanni Battista (Lega) ......... 11 N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: MoVimento 5 Stelle: M5S; Lega - Salvini Premier: Lega; Partito Democratico: PD; Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI; Fratelli d’Italia: FdI; Liberi e Uguali: LeU; Misto: Misto; Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A; Misto-Minoranze Lingui- stiche: Misto-Min.Ling.; Misto-Noi con l’Italia-USEI: Misto-NcI-USEI; Misto-+Europa-Centro Demo- cratico: Misto-+E-CD; Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all’Estero: Misto-MAIE. Camera dei Deputati 1 Indagine conoscitiva – 8 XVIII LEGISLATURA IX COMMISSIONE SEDUTA DEL 26 FEBBRAIO 2019 PAG. PAG.

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COMMISSIONE IXTRASPORTI, POSTE E TELECOMUNICAZIONI

RESOCONTO STENOGRAFICO

INDAGINE CONOSCITIVA

8.

SEDUTA DI MARTEDÌ 26 FEBBRAIO 2019

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE ALESSANDRO MORELLI

I N D I C E

Sulla pubblicità dei lavori:

Morelli Alessandro, Presidente ................... 3

INDAGINE CONOSCITIVA SULLE NUOVETECNOLOGIE DELLE TELECOMUNICA-ZIONI, CON PARTICOLARE RIGUARDOALLA TRANSIZIONE VERSO IL 5G EDALLA GESTIONE DEI BIG DATA.

Audizione di rappresentanti dell’AssociazioneMedici per l’Ambiente – ISDE Italia onlus,del Centro Radioelettrico Sperimentale G.Marconi (CReSM) e dell’Istituto RamazziniCooperativa sociale onlus:

Morelli Alessandro, Presidente .. 3, 4, 5, 7, 8, 11

Belpoggi Fiorella, direttrice Area ricerca del-l’Istituto Ramazzini Cooperativa sociale onlus . 5,

7, 8, 9, 10

Borgo Stefania, segretaria generale ISDEItalia onlus ................................................... 3

Cancellieri Giovanni, presidente Centro Ra-dioelettrico Sperimentale G. Marconi(CReSM) .............................................. 4, 9, 10, 11

Romano Paolo Nicolò (M5S) ..................... 7, 9

Serritella Davide (M5S) .............................. 9, 10

Sibilia Lucio, rappresentante dell’Associa-zione Medici per l’ambiente – ISDE Italiaonlus ............................................................. 10

Tombolato Giovanni Battista (Lega) ......... 11

N. B. Sigle dei gruppi parlamentari: MoVimento 5 Stelle: M5S; Lega - Salvini Premier: Lega; PartitoDemocratico: PD; Forza Italia - Berlusconi Presidente: FI; Fratelli d’Italia: FdI; Liberi e Uguali: LeU;Misto: Misto; Misto-Civica Popolare-AP-PSI-Area Civica: Misto-CP-A-PS-A; Misto-Minoranze Lingui-stiche: Misto-Min.Ling.; Misto-Noi con l’Italia-USEI: Misto-NcI-USEI; Misto-+Europa-Centro Demo-cratico: Misto-+E-CD; Misto-MAIE - Movimento Associativo Italiani all’Estero: Misto-MAIE.

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Audizione di rappresentanti del Centro Inte-runiversitario di ricerca sulle Interazionifra Campi Elettromagnetici e Biosistemi(ICEmB), di Legambiente e della SocietàImpianti Elettrici e Telecomunicazioni –Simetel Spa:

Morelli Alessandro, Presidente .... 11, 13, 14, 17,20, 23

Barison Vittorio, responsabile sviluppo eprogettazione di Simetel spa ....................... 14, 21

D’Inzeo Guglielmo, professore ordinario dicampi elettromagnetici Università degli Studi« La Sapienza » di Roma ............................. 17, 20

Eroe Katiuscia, responsabile elettromagne-tismo di Legambiente .................................. 13, 19

Marino Carmela, responsabile divisione tec-nologie e metodologie per la salvaguardiadella salute ENEA, ICEmB ........................ 23

Marsili Alessio, responsabile sistema ge-stione qualità di Simetel spa ...................... 16

Massa Rita, direttore Centro Interuniversi-tario di ricerca sulle Interazioni fra CampiElettromagnetici e Biosistemi ICEmB ....... 12

Romano Paolo Nicolò (M5S) ..................... 17

Scarfì Maria Rosaria, responsabile labora-tori bioelettromagnetismo CNR-IREA,ICEmB .......................................................... 22

Tombolato Giovanni Battista (Lega) ......... 20

Audizione di rappresentanti dell’Istituto su-periore di sanità:

Morelli Alessandro, Presidente ..... 23, 29, 30, 32

Polichetti Alessandro Vittorio, primo ricer-catore del Centro nazionale per la prote-zione dalle radiazioni e fisica computazio-nale dell’Istituto superiore di sanità .. 23, 30, 31,

32

Romano Paolo Nicolò (M5S) ..................... 30

Segneri Enrica (M5S) ................................. 31

Audizione di rappresentanti dell’Istituto su-periore per la protezione e la ricerca am-bientale (ISPRA):

Morelli Alessandro, Presidente ........... 32, 35, 36

Cirillo Mario, direttore del dipartimento perle valutazioni, i controlli e la sostenibilitàambientale Istituto superiore per la prote-zione e la ricerca ambientale di ISPRA ... 32, 35,

36

Romano Paolo Nicolò (M5S) ..................... 35

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PRESIDENZA DEL PRESIDENTEALESSANDRO MORELLI

La seduta comincia alle 10.10.

Sulla pubblicità dei lavori.

PRESIDENTE. Avverto che la pubblicitàdei lavori della seduta odierna sarà assicu-rata anche attraverso la trasmissione tele-visiva sul canale satellitare della Cameradei deputati e la trasmissione diretta sullaweb-tv della Camera dei deputati.

Audizione di rappresentanti dell’Associa-zione Medici per l’Ambiente – ISDEItalia onlus, del Centro RadioelettricoSperimentale G. Marconi (CReSM) edell’Istituto Ramazzini Cooperativa so-ciale onlus.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca,nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullenuove tecnologie delle telecomunicazioni,con particolare riguardo alla transizioneverso il 5G e alla gestione dei big data,l’audizione di rappresentanti dell’Associa-zione medici per l’ambiente – ISDE Italiaonlus, del Centro radioelettrico sperimen-tale G. Marconi (CRESM) e dell’IstitutoRamazzini cooperativa sociale onlus.

Ringrazio tutti gli intervenuti per averaccettato l’invito della Commissione. Do laparola a Stefania Borgo, segretario gene-rale dell’ISDE, per lo svolgimento della suarelazione.

STEFANIA BORGO, segretaria generaledell’Associazione Medici per l’Ambiente –ISDE Italia onlus. Sono Stefania Borgo,sono il segretario dei Medici per l’ambientee cercherò di essere estremamente sinte-

tica, dato che il tempo a mia disposizione èmolto breve.

In estrema sintesi, sulla base della let-teratura che noi abbiamo fornito in unabreve memoria, si può dire che le radio-frequenze usate nelle tecnologie 5G sem-brano avere degli effetti potenzialmentenocivi sulla salute umana, per cui si ren-dono necessari ulteriori studi prima dellaloro applicazione. Questa è la sintesi delmessaggio che noi portiamo.

Vorrei, tuttavia, fare delle considera-zioni generali che permettano di compren-dere le raccomandazioni dei Medici perl’ambiente. La specie umana ha regolar-mente abusato delle nuove tecnologie e noici siamo chiesti il perché. A mio parere,perché l’uomo tende a vedere più i vantaggiche i rischi, più le opportunità e gli aspettipositivi e viene preso da una sorta di en-tusiasmo per le potenzialità, specie di tec-nologie molto potenti.

Quando Fermi fece esplodere la primabomba atomica si dice che fosse in unaspecie di stato di eccitazione, perché volevavedere che cosa accadesse, ma non eraaffatto sicuro che la reazione a catena sisarebbe fermata. In quella situazione l’u-manità si è salvata e anche successiva-mente, quando sono stati fatti gli esperi-menti di Hiroshima e Nagasaki, hanno fattomolto riflettere l’uomo, ma non si è salvatoFermi, così come non si è salvata la Curie.Infatti, sono morti per patologie legate alleradiazioni.

Cosa significa ? Significa che noi ve-diamo i rischi soltanto quando ci toccanopersonalmente, quando non ci toccano per-sonalmente sono dei numeri, a volte deinumeri molto piccoli, uno zero virgola qual-cosa, e non pensiamo che quando questipiccoli numeri si applicano a popolazionigrandissime, di milioni di persone, si tra-

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sformano in migliaia di casi di malattie e dimorte, che ovviamente diluiti nella popo-lazione non sono visibili, ma che i medicivedono.

Questo è il motivo per cui i mediciovviamente sono molto più in grado divedere il fenomeno e, quindi, non è stranoche sentano una sorta di dovere di preve-nire queste morti. Sul piano umano, sulpiano sociale, sul piano economico, i costidella cura sono molto più elevati di quellidella prevenzione. Questo è il motivo percui sono state preparate queste brevi rac-comandazioni, che io adesso vi esporrò.

Noi pensiamo che in questo modo nonsi potrà dire successivamente che non siconoscono i rischi, così come è avvenutoper l’amianto o per il tabacco. Noi attual-mente conosciamo i rischi e conosciamoanche le modalità per limitarli.

Quali sono le raccomandazioni dei Me-dici per l’ambiente, sempre in estrema sin-tesi, visto che il mio tempo è molto breve ?È altamente auspicabile che nel caso del 5Gsi applichi il principio di precauzione. Ingenerale, prima di applicare una tecnologiapotenzialmente nociva, è raccomandato con-durre un’adeguata sperimentazione da partedi un’agenzia altamente competente, indi-pendente e senza conflitti di interesse, suf-ficientemente lunga da poter evidenziareeffetti di tossicità cronica, utilizzando mo-delli e metodi diversi, che sono in grado dimettere in evidenza differenti effetti biolo-gici che un singolo modello può non esserein grado di evidenziare.

Noi auspichiamo anche in generale, ri-spetto alle radiofrequenze e ai campi elet-tromagnetici, che gli attuali limiti di espo-sizione cronica vengano mantenuti o, me-glio ancora, abbassati, visto che secondoalcuni studi sono già insufficienti. Auspi-chiamo altresì che la nuova tecnologia 5Gnon si sommi a quella attuale, che si limitial massimo la popolazione esposta e so-prattutto si eviti l’esposizione delle fascepiù vulnerabili (bambini, donne gravide,anziani, malati), che non vengano usatenuove tecnologie che aumentino i livelli diesposizione laddove esistano dei dispositiviequivalenti già in uso da molti anni, spe-

cialmente se applicate a individui vulnera-bili (questo è il principio di sostituzione).

Auspichiamo inoltre che le agenzie go-vernative monitorino la popolazione espo-sta per rilevare tempestivamente gli effettiavversi e attuino accurati studi epidemio-logici allo scopo di identificare impatti ne-gativi sulla salute.

Questo è molto in breve il nostro mes-saggio. Troverete tutto il resto nel materialeche è stato predisposto, una rassegna che èstata fatta su tutta la letteratura in materia.

PRESIDENTE. Do la parola a GiovanniCancellieri, presidente del Centro radioe-lettrico sperimentale Marconi, per lo svol-gimento della sua relazione.

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Sarò molto sintetico. La tec-nologia 5G costituisce una piattaforma abi-litante per realizzare servizi capaci di so-stenere un nuovo modello di società. Larete globale alla sua periferia si svilupperàattraverso l’internet of things (IOT) e lecomunicazioni machine to machine. Il nu-mero di queste comunicazioni presto su-pererà quello delle comunicazioni tra in-dividui.

Nel nucleo policentrico della rete glo-bale vi sono, invece, i big data, che l’intel-ligenza artificiale è in grado di esplorare evalorizzare. La transizione verso il 5G po-trebbe essere graduale, perché molti serviziattuali sono già ben supportati dal 4G. Nondi meno, un’accelerazione sarebbe oppor-tuna per consentire una pianificazione ot-timale della radio-copertura, soprattuttonelle grandi aree urbane.

Il 5G, sfruttando due tecnologie parti-colari, il beamforming e il MIMO (MultipleIn Multiple Out), avrebbe il vantaggio diconsentire minori emissioni di potenza aradiofrequenza, a parità naturalmente diservizio offerto o perfino dando un serviziomaggiore.

La pervasività degli accessi 5G può tut-tavia esporre a rischi di attacchi ciberne-tici, contro i quali occorre adottare ade-guate contromisure. Droni e autoveicoli aguida autonoma beneficeranno della diffu-

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sione del 5G, ma dovranno mettere in attosistemi di crittografia per la sicurezza e laprotezione dei dati scambiati.

Anche nella gestione dei big data i con-tenuti dovranno essere opportunamente pro-tetti. Vi è il rischio di una rapida diffusionedi computer quantistici, capaci di rendereobsoleti tutti i sistemi di crittografia a dop-pia chiave attualmente in uso. Essi do-vranno, quindi, essere sostituiti con sistemipiù avanzati, detti « post-quantici ».

Su questi argomenti il Centro radioelet-trico sperimentale Marconi, di cui sonopresidente, è attualmente impegnato nellosvolgimento di studi e applicazioni, in col-laborazione con altri enti di ricerca e uni-versità.

PRESIDENTE. Do la parola a FiorellaBelpoggi, direttrice dell’area ricerca dell’I-stituto Ramazzini, per lo svolgimento dellasua relazione.

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. Innanzitutto la ringra-zio personalmente per avermi dato questapossibilità. Vorrei anche anticipare che vor-rei entrare molto nel pratico in questaaudizione, perché credo che alla fine diquesto percorso di informazioni sulla tec-nologia di per sé ne avrete tante, di allarmine riceverete tanti e probabilmente anchedi plausi a questo cambiamento sociale chestiamo per affrontare.

Io vi voglio portare l’esperienza di unapersona che ha lavorato su questo tema.Ho iniziato a occuparmi di campi elettro-magnetici già a metà degli anni Novanta delsecolo scorso. Abbiamo compiuto un grossostudio sulle basse frequenze, cioè sui campicreati dal flusso di elettricità, ed è risultatonegativo.

Abbiamo, invece, studiato le radiofre-quenze dopo che eravamo entrati in con-tatto con le compagnie telefoniche alla finedegli anni Novanta. Il professor Maltoni, ilfondatore del mio istituto, era ancora invita (è morto nel 2001).

Dal 1999 al 2001 noi con queste com-pagnie avevamo progettato di fare uno stu-dio sulla telefonia mobile. In particolare,

poiché i colleghi americani stavano affron-tando il tema del campo vicino, cioè diquello che dà anche problemi termici cor-relati all’uso dei telefonini, noi ci siamodetti: « Siamo un istituto che è sempre statovisto come al servizio della società, an-diamo a vedere cosa fa l’esposizione am-bientale ».

Nel frattempo le compagnie hanno ri-cevuto il bellissimo regalo a livello europeodi avere la liberalizzazione del sistema dellatelefonia mobile e di fare uno studio nongliene è importato più niente.

Noi ci siamo rivolti alla nostra regione,all’ARPA dell’Emilia-Romagna, ai soci del-l’Istituto Ramazzini, che sono 30mila.Avremmo potuto in quattro o cinque anniconcludere lo studio, invece abbiamo im-piegato dodici anni.

Nel frattempo gli americani, che invecedi spendere i 5 milioni che abbiamo spesonoi ne hanno spesi 25, sono arrivati dopodieci anni alla conclusione che l’esposi-zione a campi elettromagnetici a radiofre-quenza in campo vicino procura tumori delcervello (glioblastomi) e un aumento deitumori delle cellule del cuore, quelle cellulenervose che si chiamano « cellule diSchwann », che rivestono tutto il sistemanervoso periferico.

Capita che proprio quando il NationalToxicology Program, ente governativo ame-ricano che ha ricevuto i finanziamenti dallaFood and Drug Administration (quindi, èuno studio indipendente) comunica i primirisultati, la settimana prima io, che sono ilcapo patologo dell’istituto, oltre che il di-rettore, ho incominciato a rivedere i casipositivi del nostro studio.

Abbiamo visto questi stranissimi tumoridel cuore (uno, due, tre su cento animali)negli animali esposti ad alta dose. L’altadose era 50 voltmetro. Guardate che non èun’altissima dose, è un livello di esposi-zione che può capitare anche a noi. Peresempio, io venendo da Bologna a Romanel treno, dove sono stata seduta per treore, sicuramente ero esposta a questocampo. Abbiamo studiato 50 voltmetro, 25voltmetro, 5 voltmetro. Il limite in Italia èsei. Pertanto, siamo stati all’interno delle

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plausibili esposizioni dell’umanità, almenoin Italia.

Avevo visto questi tumori e capita che lasettimana dopo il National Toxicology Pro-gram fa un comunicato speciale dicendo:« Visto che gli esposti sono più di 6 miliardidi persone sulla faccia della terra, noi ri-teniamo che, anche se questi dati sonopreliminari, vadano comunicati, perché iGoverni, le agenzie regolatorie, gli enti pre-posti e le compagnie si rendano conto chesiamo di fronte a qualcosa che costituisceun pericolo ». Ricordatevi che io vi staportando in evidenza un pericolo correlatoalle onde a radiofrequenza.

Pubblicano. Anche loro hanno visto tu-mori del cervello, tumori del cuore, glistessi tumori che ho visto io. A me subito siè accesa una lampadina, perché ci sonoalmeno venti-trenta studi epidemiologici fattisulla popolazione, sui grandi utilizzatori. Viricorderete Marcolin, la famosa sentenzadel manager che ha avuto riconosciuta unapatologia ? Che cosa aveva ? Aveva un tu-more delle cellule di Schwann, un tumoredelle cellule che rivestono i nervi facciali.Vi sono stati altri casi di tumori del nervoacustico.

Signori, in scienza e coscienza vi dico:sono alla fine della mia carriera, sono stataquella che ha pubblicato negli anni Ottantai dati sul benzene, sulla formaldeide, sulcloruro di vinile, tutti dati che purtropposono stati presi in considerazione a venti,trenta anni di distanza quando siamo an-dati a contare i morti. Abbiamo davanti anoi l’esempio di early warning, cioè di pe-ricoli anticipati quali il fumo delle sigarettee l’amianto. Pensate a quanto ci costa orail tema dell’amianto, quanto potremmo in-vestire in salute pubblica se potessimo pren-dere tutto il pacco dei soldi che spendiamoper bonificarci dall’amianto.

Cosa dovremo fare fra vent’anni se ve-dremo che l’Istituto Ramazzini e il Natio-nal Toxicology Program avevano ragione ?Avremo 20mila satelliti in orbita. Chi li vaa pescare ? Avremo un’antenna ogni 100metri. Chi andrà a farsi carico di interrom-pere uno stile di vita ?

Ha ragione chi afferma che è un cam-biamento epocale. Signori, io non sono

nata ieri, io sono ben felice che arrivil’innovazione, io non potrei lavorare senzaavere le connessioni a internet, non sareipiù capace. Tuttavia, l’industria deve inve-stire in salute pubblica. Come ? Io non sonoun tecnico della telefonia mobile. Pensare,per esempio, di mettere nei telefoni unauricolare incorporato non mi sembra chesia un’idea così complicata... La distanzaincide in maniera esponenziale sul calo delpericolo. Se sto cinque centimetri distantedalla testa con il telefonino il mio rischiocala di venticinque volte. Vi sembra un’in-novazione così difficile ? Abbiamo l’aspira-polvere che se spingi il bottone va dentro.Forse non c’è la volontà politica. Eccoperché sono qui volentieri, perché voi sietela volontà politica, voi potete decidere chele compagnie prendano in esame delle mi-sure per salvaguardare la nostra salute, poiben venga il progresso.

In medicina il 5G ha delle applicazionistraordinarie nella comunicazione dei bigdata, ma chi di voi ha chiesto, in verità, diazionare il frigorifero mentre è al lavoro, diaccendere il riscaldamento o di tirare su egiù la porta del garage con il telefonino ?C’è qualcuno di voi che sente espressa-mente questo desiderio impellente ? Io credodi no. Allora, usiamo la tecnologia, mausiamola per il progresso dell’uomo, inquelle aree della ricerca e della salute pub-blica che veramente ci portano vantaggi,che veramente ci portano progressi, manon a discapito della nostra salute.

Noi abbiamo ancora in essere l’impiantoespositivo dove abbiamo studiato il 3G.Basta cambiare l’alimentatore che questoesperimento potrebbe cominciare, il tempodi mettere insieme una popolazione ani-male adeguata, ma sicuramente entro l’anno.I costi sono all’interno di qualche milionedi euro, non sono miliardi di euro. Sepensiamo al business...

Mi risulta che già nel 2001 fossero statistanziati con la legge n. 36 (ora non ri-cordo bene gli articoli) i fondi per compierericerca sulle radiofrequenze. Non so inquale pacchetto siano finiti quei soldi, peròda qualche parte saranno stati messi.

Ieri sera ho visto la nostra giornalistaMilena Gabanelli, che è quella che ci porta

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sempre sul piatto tutti i problemi, che cidiceva che non riusciamo a spendere ifondi europei. Questo non è un problemadell’Italia, questo è un problema di tutto ilmondo. Io credo che nell’ambito delle nuovetecnologie e dell’innovazione di questi fondiqualcosa potrebbe essere speso per fareuna ricerca.

L’istituto Ramazzini c’è. Non vogliamofare i leader, non vogliamo fare le primedonne o quelli che hanno risolto il pro-blema. Se l’Istituto superiore di sanità vo-lesse affiancarci in questo studio, noi siamoapertissimi, non abbiamo segreti, non ab-biamo paura. Vogliamo semplicemente as-sumere il nostro ruolo, che è quello diavere la fiducia dei cittadini e di ricam-biarla con dei dati che possano essere ri-versati sulla loro salute. Spero che questoappello non vada a vuoto.

PRESIDENTE. Do la parola ai colleghiche intendano intervenire per porre quesitio formulare osservazioni.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Buongiornoe grazie per essere qui. Ho letto il reportdell’Istituto Ramazzini. Leggevo che avetefatto vari test da 12, 18, 25, fino ad arrivarea 50 voltmetro. I casi tumorali, quindil’aumento di casi specifici, c’è stato solosull’ultimo range di potenza o si sono evi-denziati anche casi sui range inferiori ?

Visto che parlate di campo vicino, vorreicapire quali sono i rischi più alti e sederivano dalla vicinanza a un’antenna opiuttosto dall’uso dei vari device che sonoquelli che, invece, spesso teniamo diretta-mente a contatto del nostro corpo.

Infine, in Italia, come è stato detto an-che da voi, abbiamo dei limiti molto piùbassi rispetto a tutto il resto del mondo. Michiedevo se negli altri Paesi ci sono evi-denze di maggiori casi di tumore rispettoall’Italia, visto che c’è questo divario moltoampio tra il nostro Paese e gli altri.

PRESIDENTE. Do la parola alla dotto-ressa Belpoggi per la replica.

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-

rativa sociale onlus. Nel nostro studio esa-miniamo 5, 25 e 50 voltmetro. Conti che i20 voltmetro sono ammessi nel luogo dilavoro, quindi sono una frequenza moltocomune.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Quindi quipotrebbero esserci 20 voltmetro ?

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. No, parlo di lavora-zioni, non di lavoro, cioè il saldatore aradiofrequenza... Infatti, le radiofrequenzehanno degli impieghi industriali, anche persaldare le lamiere, per tagliarle, quindinegli ambienti di lavoro dove vengono uti-lizzate possono insegnarci questi picchi.

Questi tumori sono rarissimi nell’ani-male sperimentale. Nel nostro controllostorico di 20mila animali di controllo –conti che il mio centro esiste da 45 anni –se io prendo tutti gli animali di controlloutilizzati per gli studi e vado a vederequante volte ho visto questo tumore vedoche la percentuale è dello 0,6. Il livello cheio mi posso aspettare come backgroundnaturale – perché tutti i tumori hannoanche un background naturale – è 0,6. Ioho visto un aumento già a partire da 5voltmetro, perché contro lo zero del con-trollo ho visto due di questi tumori, che èuna percentuale molto rapportata. Fra 0,6e 2 voi capite che c’è già una bella diffe-renza.

Nel gruppo trattato abbiamo visto –adesso vado a memoria – quattro di questitumori nei maschi e due nelle femmine. Imaschi si sono dimostrati più responsivi.Per i tumori del cervello nel nostro studiomaggiormente le femmine, ma per i tumoridei nervi periferici maggiormente i maschi.

Ad alta dose, 50 voltmetro, hanno avutoun aumento statisticamente significativo,ma sporadici tumori di questo tipo sonostati osservati anche nelle altre dosi, men-tre nel controllo era zero.

Contate che tutti i preparati sono statiimballati dentro una valigia, sono andatanegli Stati Uniti ed è stato istituito unpathology working group sempre dal Go-verno americano che ha rivisto tutti i nostri

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casi, quindi che siano quelli non c’è dubbio.Altri dodici esperti hanno rivisitato tutti inostri studi, sia quelli sui tumori del cer-vello che quelli sui nervi periferici.

Per quanto riguarda gli effetti diversifra il campo vicino e il campo lontano,come le ho detto, il gruppo americano havisto gli stessi tipi di tumori, ma con un’in-cidenza maggiore con il campo vicino.

Il campo vicino che caratteristica ha ?Magari ne parlerà anche l’ingegnere Can-celleri dopo di me. In ogni caso, riscalda dipiù. Queste sono microonde, quindi se ab-biamo i fornetti a microonde vuol dire chequesto effetto c’è. L’ingegnere poi vi spie-gherà meglio di me.

I tumori dello stesso tipo che sono statiregistrati nell’uomo, come le dicevo, nonsono stati studiati in Italia, ma in Svezia, inIsraele, negli Stati Uniti, cioè in altri Paesi.In Italia ci sono stati studi, che però nonhanno avuto una rilevanza da un punto divista biostatistico, quanto lo è stato per glistudi fatti in Svezia, soprattutto quelli delprofessore Hardell.

Per esperienza personale, vi dico che untumore raro come l’angiosarcoma del fe-gato, che noi vedemmo negli anni Settantanei nostri ratti trattati con il cloruro divinile, erano gli stessi tumori rari che sonopoi stati visti ad anni di distanza neglioperai di Marghera. Il tumore raro, cosìcome il mesotelioma per l’amianto, tumoriche vedi pochissimo, quando li osservi, sesei dentro alle cose, se sei un medico che sioccupa di medicina del lavoro o di epide-miologia, hai subito una lampadina che siaccende. Io stessa vedendo i primi di questipreparati ero con una collega e gli ho detto:« Qui c’è qualcosa che non va ». Al primouna rondine non fa primavera, ma quandocominci a vederne due ti cominci ad allar-mare. Inoltre, hai lo specchio degli studiepidemiologici che già erano stati pubbli-cati in riviste... Io non sto parlando dibollettini della parrocchia o di resoconti digruppi ambientalisti, vi parlo di Envi-ronmental health, di Environmental healthperspectives, di Science, cioè delle rivistepiù autorevoli di questo settore.

Il rischio è comunque basso, perché ionon ho visto da zero al 10 per cento, io ho

visto da zero all’1,5 per cento. Io dico chec’è un pericolo, ma se andassimo a valutareil rischio diremmo che è un rischio basso.Tuttavia, quanti sono gli esposti ? Fate ilconto di quant’è l’1,5 per cento di 6,5miliardi di persone. Sono milioni. Dunque,noi ci troviamo di fronte a una tecnologiache potrebbe avere anche un impatto medio-basso sulla cancerogenesi, ma sono tal-mente tanti, soprattutto categorie deboliquali i feti, gli embrioni e i bambini appenanati, che l’impatto totale sarebbe vera-mente alto.

Non voglio creare allarmismo, perché iosono veramente contraria ad affrontare coneccessivo allarmismo le situazioni. Il ri-schio va governato e voi siete rappresen-tanti di chi governa. Bisogna che vi ren-diate conto che non si tratta di qualcosa diirreale. Io quei tumori li ho visti.

PRESIDENTE. Mi perdoni, il collega leaveva chiesto tra antenne e semplici de-vice...

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. Qual è il più perico-loso ?

PRESIDENTE. Il più pericoloso imma-gino che per evidenti ragioni sia un’an-tenna.

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. No, è il telefonino. Iltelefonino ha un potere di penetrazioneirradiante maggiore dell’antenna. Infatti, èper questo che io dico sempre che l’indu-stria dovrebbe investire nella sicurezza deipropri prodotti. Se lei compra un frullatoree ha il marchio CE, quel frullatore se leiapre il coperchio non entra in azione. Al-lora, perché l’industria della telefonia nondeve fare telefonini che funzionino soloquando sono a distanza dal nostro corpo ?Mi sembra una cosa così banale. Siamo noiconsumatori che dobbiamo chiederlo, per-ché se smettiamo di comprare apparecchipericolosi sicuramente loro ci fornirannoquelli meno pericolosi. Non interessiamoci

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più della potenza, interessiamoci della si-curezza.

Quando il TAR del Lazio afferma « dateinformazioni alla popolazione », queste sonoinformazioni, è questo che la gente devesapere.

DAVIDE SERRITELLA. Qual è, quindi,la distanza minima di sicurezza ?

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. Ritengo che già 5-10centimetri per quello che riguarda il tele-fonino...

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Va precisato. Io direi chedobbiamo distinguere basse frequenze ealte frequenze. Come ha detto la dottoressacorrettamente, le basse frequenze sonoquelle a frequenze industriali e, quindi,riguardano la distribuzione di energia elet-trica, in cui c’è un campo elettrico da solo,oppure i forni a induzione, le saldature, incui c’è soprattutto un campo magnetico e lamisura non è più in volt ma in tesla. Abasse frequenze, fino a qualche kilohertz,abbiamo separazione tra campo elettrico ecampo magnetico e vengono schermati, cisono norme sui luoghi di lavoro, è tuttomolto ben precisato.

Adesso parliamo delle radiofrequenze elì si distingue campo vicino e campo lon-tano, perché il rapporto è con la lunghezzad’onda. Facciamo un semplicissimo esem-pio: a qualche gigahertz (la frequenza allaquale lavorano l’UMTS e l’LTE e alla qualelavorerà il 5G), la lunghezza d’onda è di 10centimetri. È, quindi, corretto quello cheha affermato la dottoressa: allontanare ilterminale anche solo di una ventina o diuna trentina di centimetri può far calare ladensità di potenza e, quindi, il danno no-tevolmente.

La stazione radio base, invece, è semprein condizione di campo a grande distanza,perché sono comunque 20-25-30-40 metri,anche quando la direzione coglie propriol’edificio di fronte, quando c’è un sistemadi antenne posto sul tetto e c’è un edificio

di fronte. Pertanto, la stazione radio base,se rispetta i limiti dei 6 voltmetro, non èpericolosa.

Cosa potrebbe fare il 5G di positivo ?Con la tecnica del beamforming, che vuoldire « formazione del fascio », orienta ilcampo laddove c’è più utenza e lo fa inmaniera dinamica, per cui in questo mo-mento lo orienta da una parte e nel mo-mento successivo lo orienta da un’altra.Questo, se tutti coopereremo anche dalpunto di vista legislativo, potrebbe dareuna riduzione complessiva del campo me-dio a cui siamo esposti.

Perché dico che dobbiamo lavorare tuttiinsieme ? Dobbiamo lavorare soprattuttocon gli operatori, affinché si mettano final-mente d’accordo per utilizzare dei siti co-muni, non dei siti ognuno per sé. Questoovviamente moltiplica la potenza e soprat-tutto non dà quella razionalizzazione che,invece, la tecnologia nuova consentirebbe.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Noi moltospesso veniamo bombardati da e-mail o dacomunicazioni sulla pericolosità e ci sonospesso delle proteste nelle varie città sulsito dove magari viene messa l’antenna,però da quello che ci state dicendo in realtàè più pericoloso avere un cellulare in tascache l’antenna vicino casa. Dunque, tuttequeste persone che protestano magari con-tro un’antenna si può dire che probabil-mente hanno sbagliato obiettivo.

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Se vengono rispettati i 6 voltsu metro, che è e la norma particolarmenterestrittiva adottata in Italia. Se non ven-gono rispettati – e qualche volta non ven-gono rispettati – comincia a diventare pe-ricolosa anche l’esposizione alla stazioneradio base. Certamente ci sono i siti sen-sibili che vanno protetti molto di più, comegli asili. A Roma c’è una normativa parti-colarmente attenta. D’altra parte, bisognaanche dire che a Roma a volte dentro muriun po’ spessi non arriva neanche il 3G,quindi anche questo è un compromessoche si dovrà trovare.

Un’abitudine che purtroppo tanti hannoè di tenere il telefonino sul comodino.

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Quelli sono 10-15-20 centimetri dei quali sipotrebbe fare veramente a meno. Bastametterlo a tre metri di distanza e si senti-rebbe lo stesso se dovesse squillare.

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. Vorrei solo aggiungereche la sua osservazione è naturale, è laprima cosa che uno pensa. Tuttavia, c’èun’esposizione volontaria, che è quella le-gata all’uso del telefonino – lei sceglie ditenerlo più o meno vicino alla sua testa –e c’è un’esposizione involontaria. Ci sonopersone che sono elettro-sensibili, che hannodei disturbi che in presenza di campi elet-tromagnetici procurano eritemi cutanei,stato d’ansia, insonnia e quant’altro. Se ioscelgo di fumare – è la stessa cosa – fumoe so che mi faccio un danno, ma, se sono inuna stanza e fumo e ho vicino delle personeche soffrono del mio fumo, è un’altra si-tuazione.

Sicuramente la prima cosa da fare ascopo preventivo è una campagna per l’usocorretto del telefono cellulare. In treno, peresempio, si arriva a 100 voltmetro, cosìcome negli autobus. La gente non sa questecose. Questo va sicuramente fatto, poi c’è iltema del 5G.

Si crea una gabbia. Lui sa spiegarvimeglio di me.

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Anche in un’automobile, seci sono tre persone e tutte e tre usano ilcellulare – escludiamo il guidatore – den-tro all’abitacolo c’è una cassa di risonanzache ovviamente aumenta certe frequenze.

DAVIDE SERRITELLA. Lei diceva prima« se vengono rispettati i 6 voltmetro ». Nelresto d’Europa, quindi, hanno tutti un ri-schio maggiore, dato che sono previsti li-miti superiori ?

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Anche in Italia c’è il 20 voltsu metro, nei luoghi di lavoro, ma anche inalcune zone rurali particolari, quindi non è

vero che abbiamo limiti tanto più bassidegli altri. Ci fu un’epoca nella quale leregioni adottarono veramente dei limiti piùbassi degli altri. Ricordo la Toscana inparticolare. Tuttavia, ebbero una serie diricorsi da parte di operatori e aziendemanufatturiere e ne hanno persi molti, percui alla fine il 6 volt su metro è stato presocome compromesso. Non credo che nellealtre nazioni abbiano un rischio molto piùalto, però forse sì.

LUCIO SIBILIA, rappresentante dell’As-sociazione Medici per l’Ambiente – ISDEItalia onlus. Vorrei aggiungere un piccolodato che forse può essere rilevante. C’è unasequenza 3G-4G-5G e l’opinione pubblicatende a credere che si tratti di un incre-mento proporzionale, mentre non è così. Iosono un medico. So bene che l’aumentonon è da 4 a 5 gigahertz, ma da 4 a unagamma di gigahertz che va da 24 a 100,quindi c’è un aumento di un ordine digrandezza. Questa è una cosa che credo sidebba tener presente.

Per quanto riguarda gli effetti su popo-lazione, noi sappiamo che, per esempio, damolti anni stanno aumentando i tumoriinfantili. Ovviamente ci vogliono ricercheepidemiologiche per capire quali sono ifattori che determinano questo aumento.Noi siamo immersi in un ambiente conmiriadi di fattori tossici, nocivi, ma moltospesso è molto difficile, senza degli accuratie lunghi studi, capire quali sono i fattorinocivi. Volevo dire questo.

FIORELLA BELPOGGI, direttrice dell’A-rea Ricerca dell’Istituto Ramazzini Coope-rativa sociale onlus. Vorrei aggiungere solouna breve considerazione, se posso. Sultema dei 6 voltmetro ricordo che in Italiaavevamo la misurazione dei 6 voltmetropuntiforme, cioè, se io facevo due, tre oquattro misurazioni durante il giorno, tuttedovevano essere al di sotto dei 6 voltmetro.In seguito si è pensato bene di andareincontro alle compagnie, portando i 6 volt-metro come media giornaliera e fa unagrandissima differenza, perché di notte iltraffico telefonico non c’è: se lei va inun’abitazione può trovare, non dico zero,

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ma un livello molto vicino allo zero. Questole può permettere di avere 50 o 100 du-rante il giorno.

Dunque, ciò che si deve tenere ben pre-sente sono in primo luogo le normativesulla fabbricazione dei telefonini e in se-condo luogo questa legge truffa, perché èuna legge un po’ truffa, cioè non è a ga-ranzia di chi abita in quell’appartamento.Tutti noi quando compriamo una casa eabbiamo dei figli pensiamo di avere lasituazione migliore possibile per la famigliae per tutti noi, ma poi ti ritrovi che magaridurante il giorno ti sparano 50, 100 volt-metro in casa e tu non puoi fare niente,perché con la media della notte risultano 6voltmetro. È vero che i 6 voltmetro garan-tiscono gli italiani, ma negli altri Paesihanno le misurazioni puntiformi e noi ce leabbiamo sulle 24 ore. Questo va ricordato.È uno dei primi passi se volete in qualchemodo prendere in mano questa...

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Confermo, è corretto.

GIOVANNI BATTISTA TOMBOLATO. Houna curiosità. Sappiamo che la lunghezzad’onda, la lambda, è data dalla velocitàdella luce fratto la frequenza. Allora, piùaumentiamo la frequenza, meglio è, perchéteoricamente la distanza diminuisce, inquanto più abbiamo una frequenza alta epiù la lunghezza d’onda cala. Dunque, hocapito bene: più si alza la frequenza piùcon il telefonino abbiamo meno distanzaper essere sicuri ?

PRESIDENTE. Aggiungo anche una cosa.Aggiungiamo così altra carne al fuoco. È untema che non riguarda espressamente il5G, ma è generale e soprattutto è in grandeespansione anche nelle nostre case. Il wi-fipuò essere inserito all’interno di tutto que-sto grande ragionamento sui rischi per lasalute o è un argomento secondario ?

GIOVANNI CANCELLIERI, presidente delCentro Radioelettrico Sperimentale G. Mar-coni (CReSM). Provo a rispondere, perché

effettivamente diventa interessante a que-sto punto la tecnica.

È vero, alle frequenze più alte si entrain campo lontano molto più vicino e, quindi,questo tutela da un certo punto di vista,però tutto dipende da quello che si vorràfare con queste frequenze più alte. È chiaroche si va verso frequenze più alte pertrasmettere più velocemente. Si parla già digigabit al secondo, mentre prima eranopochi megabit al secondo. Queste trasmis-sioni avvengono a impulso, ossia avvengonocon impulsi molto intensi in certi istanti epoi in media diventano molto più deboli,quindi la misura dovrebbe essere fatta inmedia su un giorno, ma anche rilevandoquesti impulsi di dati che vengono sparatia queste frequenze molto elevate. Proba-bilmente gli operatori sceglieranno per al-cuni servizi di usare fino a tre gigahertz eper altri servizi, più che altro nel controllodella guida automatica oppure dei droni,useranno queste trasmissioni a impulsi afrequenze altissime, i cui effetti e la cuicoesistenza con tutto il parco delle comu-nicazioni attuale devono essere ancora ef-fettivamente studiati.

Per quanto riguarda il wi-fi, è una po-tenza molto più debole, tant’è che si puòutilizzare anche all’interno degli ambientiospedalieri e di punti più delicati. Si parladi milliwatt di potenza emessa – parlo dipotenza in questo momento – contro i 100watt tipici di una stazione radio base.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi peril loro contributo.

Dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione di rappresentanti del Centro In-teruniversitario di ricerca sulle Intera-zioni fra Campi Elettromagnetici e Bio-sistemi (ICEmB), di Legambiente e dellaSocietà Impianti Elettrici e Telecomu-nicazioni – Simetel Spa.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca,nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullenuove tecnologie delle telecomunicazioni,con particolare riguardo alla transizioneverso il 5G e alla gestione dei big data,l’audizione di rappresentanti del Centro

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interuniversitario di ricerca sulle intera-zioni fra campi elettromagnetici e biosi-stemi (ICEmB), di Legambiente e della So-cietà impianti elettrici e telecomunicazioni– Simetel Spa.

Ringrazio tutti gli intervenuti per averaccettato l’invito della Commissione.

Do la parola a Rita Massa, direttoredell’ICEmB, per lo svolgimento della suarelazione.

RITA MASSA, professoressa associata dicampi elettromagnetici, Università degli studidi Napoli « Federico II », e direttrice dell’I-CEmB. Buongiorno a tutti. Ringrazio laCommissione per l’invito a partecipare aquesta audizione, che ci consente di pre-sentare le competenze e le peculiarità delnostro centro, con particolare attenzioneverso queste nuove tecnologie delle teleco-municazioni e la nuova generazione del 5G.

Il nostro centro è presente sul territorioitaliano da più di trent’anni. Formalmentesi è costituito nel 1989 con uno statuto cheè stato approvato e mediante convenzionifirmate dai rettori delle università e dairappresentanti legali dei centri di ricercaafferenti. Sono, quindi, distribuite sul ter-ritorio italiano numerosissime sedi univer-sitarie in cui professori e ricercatori di benquattro enti di ricerca dedicano la loroattività di ricerca allo studio delle intera-zioni dei campi elettromagnetici con i si-stemi biologici.

Le finalità del nostro centro sono quelledi promuovere, sostenere e coordinare lericerche riguardanti questo settore. È pra-ticamente una rete di studiosi che collabo-rano, si confrontano, si incontrano perio-dicamente e partecipano alle attività delcentro, scambiando le proprie conoscenzee razionalizzando in questo modo anchel’impiego di risorse umane e di strumenta-zione scientifica.

Le nostre finalità sono quelle di studiaregli effetti biologici, dal sistema molecolarefino all’intero individuo. Chiaramente fa-voriamo anche i rapporti scientifici e lecollaborazioni a livello nazionale e inter-nazionale. Essendo un centro interuniver-sitario, proprio per la nostra missione, fa-voriamo la diffusione delle conoscenze e laformazione. Infatti, forniamo anche un sup-

porto tecnico-scientifico e di formazioneper gli aspetti protezionistici e normativi.

Le attività di ricerca del centro riguar-dano aspetti multidisciplinari. Al centro,infatti, partecipano ingegneri, fisici, medici,biologi, chimici. Insieme hanno creato unlinguaggio comune e possono portare avantiattività di ricerca fortemente multidiscipli-nari, che riguardano: la protezione del-l’uomo e dell’ambiente, gli effetti biologici esanitari, dalla modellistica alle applicazionibiomedicali e all’epidemiologia, la proget-tazione delle sorgenti e la relativa caratte-rizzazione, quindi la dosimetria, la realiz-zazione di sistemi per poter irradiare ilcampo, nonché la partecipazione a lavori direvisione della letteratura per agenzie in-ternazionali.

Infatti, le competenze e l’esperienza deiricercatori di ICEmB sono riconosciuti an-che a livello internazionale. Diversi membridel nostro centro partecipano ai lavori dicommissioni internazionali e sono direttorie organizzatori di scuole di bioelettroma-gnetismo. Vorrei ricordare l’ultima scuolainternazionale di dottorato proprio sul 5G.Sono tutte tematiche che fanno parte delnostro lavoro quotidiano.

Concentrando l’attenzione sul 5G, noisappiamo che queste reti impiegherannocampi elettromagnetici che lavoreranno inbande di frequenze che in parte sono ab-bastanza vicine a quelle delle generazioniprecedenti e in parte, invece, si estendonoa quelle millimetriche, frequenze molto ele-vate.

I meccanismi di interazione sono noti.Sappiamo che quando la frequenza au-menta, la profondità di penetrazione delcampo diminuisce all’interno del corpoumano e, quindi, praticamente solamentegli strati superficiali (l’epidermide) sonomaggiormente coinvolti in questa intera-zione.

Abbiamo esperienza e competenza perla pianificazione della radio-copertura, inmodo da poter ottimizzare avendo comeprerequisiti sia la minimizzazione dei li-velli di campo sia la qualità del servizio.Sono due parametri che devono essere inqualche modo tenuti in conto per l’ottimiz-zazione della radio-copertura. Questo vale

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sia per ambienti esterni che per ambientiinterni.

La situazione attuale, per quanto ri-guarda la normativa, chiaramente fa rife-rimento a normative che sono state dettatea livello internazionale dall’ICNIRP (Inter-national Commission On Non-Ionizing Ra-diation Protection), in collaborazione conl’Organizzazione mondiale della sanità, cheriguardano l’esposizione della popolazionedei lavoratori per campi elettromagneticida zero a 300 GHz e, quindi, contemplanogià queste frequenze più elevate che ver-ranno utilizzate.

Sappiamo anche che la normativa ita-liana sulle esposizioni prolungate per lapopolazione ha ridotto i limiti, per unprincipio di precauzione, nel decreto delPresidente del Consiglio dei ministri del2003.

Le normative, così come affermato dal-l’ICNIRP, vengono continuamente aggior-nate, anche sulla base dei risultati dellaletteratura scientifica. Attualmente l’IC-NIRP sta preparando un aggiornamentosulla base dei risultati degli ultimi vent’annidi ricerca e si prevede il rilascio di questodocumento entro il 2019, però fondamen-talmente la nuova versione non differiràmolto da quella del 1998, perché i risultatiottenuti sono stati essenzialmente confer-mati.

La normativa italiana si discosta da que-ste normative internazionali e probabil-mente questa è una buona occasione perpoter riprendere questi argomenti e ade-guarsi agli standard internazionali.

Per finire, l’ICEmB è da trent’anni sulterritorio nazionale, con competenze, comedicevo, multidisciplinari e che possono es-sere utilizzate. Il centro è disponibile acollaborare con le istituzioni per affrontarequeste tematiche, che sono relative allagestione dei campi elettromagnetici gene-rati da queste sorgenti di telecomunica-zioni di nuova generazione.

Il supporto scientifico di università ecentri di ricerca che collaborano da cosìtanto tempo e che sono istituzionalmenteindipendenti non può che garantire affida-bilità, rigore e trasparenza dei risultati.

PRESIDENTE. Do la parola a KatiusciaEroe, responsabile elettromagnetismo di Le-gambiente, per lo svolgimento della suarelazione.

KATIUSCIA EROE, responsabile elettro-magnetismo di Legambiente. Buongiorno.Grazie da parte di Legambiente per l’invito.È ovvio che questo è un tema particolare,nel senso che ha diversi aspetti. Da unaparte c’è quello che può rappresentare il5G in termini di innovazione e di teleco-municazioni. Pensiamo al quadro delle of-ferte che il 5G promette in termini digestione e controllo, dai servizi energetici altrasporto e al traffico.

Non siamo un’associazione contro losviluppo tecnologico, però quando par-liamo di alte frequenze quello che c’è daricordare è che parliamo prima di tutto diun tema che ha un altissimo impatto so-ciale, in cui la ricerca scientifica è contro-versa rispetto ai risultati, e che il 5G vieneinserito dallo SCHEER (Scientific Commit-tee on Health, Environmental and EmergingRisks), cioè dal comitato scientifico indi-pendente della Commissione europea, tra iquattordici temi che in futuro possono ge-nerare rischi per la salute dei cittadini edell’ambiente.

Infatti, come ci veniva ora raccontato espiegato, più si innalzano le frequenze emaggiori sono le difficoltà di penetrazionedi queste tecnologie, quindi di passaggiodell’onda radio, e le possibilità di trasmis-sione di tutto quello che vorremmo farpassare dal 5G, come ci dice l’AGCOM, conuna diffusione di microantenne che nonsaranno più quelle sui tetti, ma sarannodiffuse in un modo totalmente diverso, moltopiù capillare. Si parla di un milione dimicroantenne per chilometro quadrato, conun rischio evidente, che è quello raccon-tato, rispetto a un limite di esposizione di6 voltmetro che riguarda il nostro Paese. Ilrischio, come ci raccontano tanti gestoricon cui spesso ci confrontiamo, è dovutoanche all’impossibilità tecnica di realizzarequesta diffusione se questi sono i limitimantenuti.

Da una parte, comprendiamo la diffi-coltà tecnica, l’interesse dell’innovazione, lanecessità che in qualche modo il mondo

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vada avanti, però quando ci confrontiamocon una parte di ricerca, con 170 scienziatiin 37 parti del mondo che chiedono unamoratoria rispetto al 5G, quando ci con-frontiamo con quello che accade in tantiterritori di questo mondo, a partire dai 300sindaci che negli Stati Uniti stanno cer-cando di bloccarne lo sviluppo, non tantoperché certi di un possibile danno, ma peril rischio di un possibile danno.

Come lo SCHEER afferma, noi abbiamopochi dati su tutti gli standard precedenti,ma abbiamo certezza di quello che avvienein alcune interazioni, con alcuni effetti, conalcune prolungate esposizioni. Forse sul 5Gdovremo porre delle attenzioni rispetto alladiffusione e anche alla sua utilità e sulcome decidiamo di diffondere e di utiliz-zare questa tecnologia.

Riteniamo che alla base di tutto questonon ci possa essere in nessun modo uninnalzamento dei limiti di esposizione. Ri-teniamo, al contrario, che, se vogliamo ri-spettare un principio di precauzione, oc-corra ridurre i limiti di esposizione. Cisono indicazioni che parlano dello 0,6 edello 0,5, oltre il quale, a partire dalle fascea sensibilità maggiore come i bambini, pos-sono esserci delle interazioni biologiche.

Riteniamo che tutto questo debba es-sere accompagnato rispetto al 5G da unaricerca approfondita, indipendente, ma as-solutamente controllata. Non si può pen-sare di coprire città intere senza averedall’altra parte certezza di quello che puòavvenire. Occorre, quindi, una ricerca in-dipendente, controllata e verificata nei tempie iniziare a capire in quali ambiti è correttoo meno l’utilizzo del 5G.

La sostituzione di alcuni servizi – estre-mizzo – come la tv digitale forse non è ilsistema migliore di utilizzo del 5G, sempli-cemente per allargare una fetta di mercato.Probabilmente esistono oggi delle tecnolo-gie diffuse, che possono coprire l’interoterritorio e che ancora possono funzionare,in attesa che Governi e ricerca scientificastudino e approfondiscano i possibili ef-fetti.

L’altro tema da approfondire e da sti-molare è quello del ruolo dei comuni, at-traverso la pianificazione di come vanno

coperte le città e di come vanno protetti iluoghi sensibili, a partire dalle scuole e daicentri anziani, che sono i primi punti dipossibili criticità, accompagnando i comuniattraverso uno stimolo a una pianificazionee, non ultima, una campagna di informa-zione molto spinta rispetto a tutti i possibilieffetti dell’elettromagnetismo.

Quando parliamo di tema sociale sensi-bile assistiamo a grandi comitati che sioppongono per un’antenna e gli stessi cit-tadini che utilizzano in maniera sconside-rata un cellulare, con effetti totalmentediversi. Siamo coscienti di quello di cuistiamo parlando. Spesso la risposta che civiene data è: « Parliamo di pochi casi, dipossibili rischi, di casi rari ». Riteniamo chequalsiasi sviluppo tecnologico non sia innessun modo prioritario anche in quei raricasi nei quali ci possano essere dei rischisanitari.

PRESIDENTE. Do la parola a VittorioBarison, responsabile di sviluppo e proget-tazione di Simetel spa, per lo svolgimentodella sua relazione.

VITTORIO BARISON, responsabile svi-luppo e progettazione della Società ImpiantiElettrici e Telecomunicazioni – Simetel Spa.Buongiorno a tutti. Ringraziamo l’interaCommissione per averci invitato e la Pre-sidenza in particolare.

Noi siamo una ditta privata, navighiamonel mondo delle telecomunicazioni e, comepuò spiegare meglio il mio collega, da piùdi vent’anni ci occupiamo anche del moni-toraggio elettromagnetico di installazioni diquesto tipo.

Entrando nell’argomento del giorno, latransizione al 5G, si tratta di una tecnolo-gia che porta con sé dei vantaggi evidentidal punto di vista degli operatori econo-mici, che non solo incamererà del trafficodati a oggi in uso in altre tecnologie, maspingerà inevitabilmente il mercato a cari-carci sopra nuovo traffico di dati, il chevuol dire nuove emissioni e vuol dire anchericonsiderare il modo in cui oggi vengonomonitorate le aree, a protezione sia dellapopolazione che dei lavoratori.

Oggi c’è una moltitudine di normativeche si sovrappongono, distinguendo la fa-

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scia da proteggere (popolazione o lavora-tori) e creando differenze dal punto di vistadi soglie, metodi di misure e di valutazionedei campi.

In questo mondo, il monitoraggio d’areafisso e costante nel tempo, ovvero fissonella posizione e attivo 24 ore su 24 atempo pieno, rimane, almeno per la nostraesperienza, uno dei metodi più efficaci pergarantire il non superamento. Comunque icampi sono inquadrati dal punto di vistanormativo, non entriamo nel campo di cosafa male e cosa no.

Nell’ambito di un’autorizzazione diun’antenna, si guarda una volta come vannole cose e non sempre si riesce a considerarela sua interazione col resto delle emittenti.In un mondo in cui abbiamo l’emittenza intasca con il cellulare, è quasi impossibile,se non si monitora continuamente, avereun’idea di quello che si sta vivendo in undato posto e in un dato momento.

Il monitoraggio d’area ha anche un’altrafunzione, perché la tutela è duplice. L’ideainiziale è sicuramente proteggere il citta-dino e il lavoratore, che distingue in quantodistinti dalle normative, ma l’idea è anchefornire una tutela al gestore degli impianti,oltre che all’amministratore pubblico chene è comunque spesso corresponsabile, for-nendo a essi uno storico di tutto ciò che èavvenuto negli anni, con registrazioni con-tinue, in una data posizione. L’esperienza ela giurisprudenza ci insegnano che poterdimostrare come è stato gestito un sitonegli anni può essere molto importante perla tutela di chi amministra.

In quest’ottica, avvicinandoci di più allanostra esperienza, sia la Marina militareche l’Aeronautica militare da molti anni(da una ventina di anni almeno) hannoiniziato a dotare i loro siti trasmittenti diimpianti di monitoraggio d’area, che sonocomposti da numerose postazioni, distri-buite in modo ragionato, ma che comunquea seconda delle frequenze non sono maiabbastanza – infatti, a seconda delle fre-quenze, il micro-ambiente, la localizza-zione diventa molto importante – nei postipiù sensibili, vicino a dove c’è un operatoreo a dove può passare un turista.

In questi anni abbiamo coperto fre-quenze che vanno dai pochi kHz del VLF(very low frequency) fino alle frequenzeradaristiche, quindi ci avviciniamo ai 5GHz per alcuni siti dell’Aeronautica. Ab-biamo fatto questo coprendo campi diversie utilizzando tipi di misure diverse, perchéla tecnica non è sempre la stessa. In par-ticolare, l’esperienza sui radar (parliamo,quindi, di sorgenti impulsive) si avvicinamolto al modo in cui la norma e lo statodell’arte aiutano o spiegano come andare amisurare e a valutare campi fondamental-mente digitali quali sono quelli della tele-fonia.

È importante anche dire che il monito-raggio d’area negli ultimi vent’anni è cam-biato tantissimo, passando da installazionilocalizzate, fini a se stesse, in ambientichiusi fino a quello che abbiamo adesso,che sono sistemi complessi di monitoraggiointerconnessi tramite internet, che deloca-lizzano anche di centinaia di chilometri ilcontrollo di questi impianti.

Proprio in quest’ottica di sistemi com-plessi con comunicazioni attraverso le retiinternet o intranet, abbiamo recentementesviluppato, sempre per l’amministrazionedella difesa, un sistema che è in fase diinstallazione in siti della Marina militare intutta l’Italia. In questo caso parlo di fre-quenze HF (high frequency), ma l’argo-mento è ampiamente generalizzabile. Que-sto sistema si basa sull’installazione di nu-merose (a volte più, a volte meno) posta-zioni di monitoraggio sparse nei campiantenne della Marina, che vengono centra-lizzate localmente, per poi essere diffuse,all’interno della rete propria ovviamente,fino a due centri di controllo posti inregioni italiane diverse. Abbiamo riportatoallarmistiche, storici dei dati e tutti i datinecessari ad avere la ragionevole certezzadi non mettere a rischio il personale che cista lavorando.

È importante dire che questo non è piùil mondo chiuso che noi abbiamo cono-sciuto vent’anni fa. Adesso si usano proto-colli standard quali l’SLMP (seamless mes-sage protocol), quindi il monitoraggio elet-tromagnetico si integra senza difficoltà conaltri impianti di monitoraggio ambientale,

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di qualità dell’aria, climatici e quant’altro,anche di produttori diversi. Non è più unsettore così chiuso.

È anche importante dire che questi im-pianti non sono installati e lasciati là, senzapossibilità di aggiornamenti o al di fuoridella normazione in divenire, perché inprimo luogo le terminazioni (parliamo dellesonde) hanno la taratura e la certificazioneobbligatoria, che danno una garanzia dellaqualità del dato. Inoltre, sono disegnate inmodo da seguire la normazione, permet-tendo di cambiare la tipologia di misura, ilsensore stesso, i tempi di riferimento e itipi di registrazione.

Per quanto riguarda, invece, le prospet-tive del monitoraggio d’area al di fuoridell’amministrazione difesa, lascio la pa-rola al collega Marsili, che si occupa diqualità presso la stessa Simetel.

ALESSIO MARSILI, responsabile sistemagestione qualità di Simetel spa. Vedo che ilprogramma delle audizioni è abbastanzafitto, quindi cercherò di essere il più brevepossibile, presidente. Innanzitutto grazie diquesta possibilità. Io mi limito a dire al-cune cose.

La Simetel S.p.A. innanzitutto è unasocietà che è stata istituita nel 1959 e davent’anni svolge questa attività. Ci tengo aportare i saluti del nostro amministratoredelegato, l’ingegner Luciano Del Rio, che ciha permesso di essere qui oggi.

Dico questo per sciogliere un po’ il ghiac-cio, perché l’emozione di parlare qui convoi prende un po’ il sopravvento. Se miavessero detto qualche settimana fa cheavrei avuto l’opportunità di contribuire aquesto dibattito, probabilmente anch’io avreipreso per folle chi me l’avesse detto. Questomostra da una parte la sensibilità di tuttele forze politiche di questa Commissione inmerito a quest’argomento, e soprattutto,entrando nel merito della società che rap-presento in qualità di responsabile del si-stema di gestione, come piccola e mediaimpresa cerca di contribuire a questo di-battito sulla transizione verso il 5G, nellafattispecie in alcuni ambiti precisi. Saròbreve, perché non vorrei poi abusare deltempo che ci avete concesso.

È una necessità per gli operatori eco-nomici garantire, attraverso evidenze og-gettive, dati rilevati da strumentazione cer-tificata interconnessa da un sistema chepossiamo definire come prodotto certifi-cato, il cui dato rilevato sia inequivocabile.Perché inequivocabile ?

Nel caso di diatribe legali tra cittadini epubblica amministrazione, è chiaro che bi-sogna permettere a un’entità terza, che poidovrà giudicare, di verificare nel tempo e inmaniera inequivocabile lo storico, che cosaè accaduto nel percorso oggetto di diatriba.In che modo lo fa ?

Quali sono gli oggetti della questione ? Ilmonitoraggio della salubrità dei siti sensi-bili, quali biblioteche o centri anziani ealtro; il controllo dei tempi di esposizionedegli utenti fruitori del servizio pubblicoall’interno dei siti sensibili; il controllo deitempi di esposizione dei lavoratori che ope-rano nei siti esposti.

Vado alla conclusione senza dilungarmioltre.

A tal proposito, so che la Commissioneeffettua audizioni fino al 30 marzo. Ora, c’èchi vuole, in questi casi, « toccare conmano ».

Esiste un sistema installato sia presso ilnostro sito della società sia presso il sito delMinistero della difesa (Marina militare), alquale potremmo eventualmente accederese si vuole capire quali sono queste infor-mazioni.

Concludo, presidente, dicendo che, inun’ottica di estensione di questa tipologiadi sistemi al di fuori dell’amministrazionedella difesa, con cui operiamo, ma a piùlarga scala a tutta la pubblica amministra-zione, ripeto per estendere nei siti sensibili,sarebbe auspicabile che la gestione dei da-tabase di raccolta dati a titolo di evidenzeoggettive fosse affidata a un soggetto dotatodi adeguata veste giuridica proprio al finedi permettere agli amministratori di tali sitidi dimostrarne la conformità alle leggi vi-genti. Questo perché per il prodotto certi-ficato dall’item fino al sistema, i dati ven-gono immagazzinati in un database locale.Nel caso, appunto, di diatriba tra cittadinoe amministrazione e gestore del sito, il datoè comunque non inequivocabile.

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Spero di essere stato chiaro e sintetico.Vi ringrazio ancora di questa chance.

PRESIDENTE. Do ora la parola aglionorevoli colleghi che intendano interve-nire per porre quesiti o formulare osser-vazioni.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Quello checi preoccupa di più in questo momento èl’esposizione alle radiofrequenze. È un temamolto dibattuto.

Stavo notando adesso, anche insieme aicolleghi, che in Italia c’è un limite, oltre chemolto più basso, uniforme su tutta la bandadi frequenza, mentre ho visto che in altriPaesi il limite scende a mano a mano chesale la frequenza. Come è stato anche dettonelle audizioni di prima, infatti, aumen-tando la frequenza, il campo vicino si al-lontana rispetto all’altro.

Con il 5G ci sarà un sistema di antennemolto più diffuso sul territorio, perché sap-piamo che deve avere una latenza moltobassa, e quindi saranno posizionate moltepiù antenne. Vorrei capire se questa sud-divisione potrebbe avere un senso anche inItalia, andando a creare un limite basatosulle varie frequenze invece che su unamisura uniforme.

Visto che si parla del sistema di misu-razione, qual è il vostro parere sull’attualesistema di misurazione delle onde elettro-magnetiche ? Adesso, si fa una media sulle24 ore invece di prendere i punti, come sifaceva fino a qualche anno fa e come sicontinua a fare nei restanti Paesi europei.

GUGLIELMO D’INZEO, professore ordi-nario di campi elettromagnetici, Universitàdegli studi di Roma « La Sapienza ». Sonoun ingegnere di estrazione, ma ho un po’ diesperienza, insieme ai colleghi del centro,anche di quel linguaggio multidisciplinaredi cui si parlava prima. Rispondo alle duedomande in maniera abbastanza semplice.

Scherzando, noi diciamo che le norma-tive sono a « vasca da bagno », perché sonofatte più alte in basso, poi scendono, poisono più piatte e poi risalgono in altafrequenza.

Questo dipende proprio dalle caratteri-stiche del corpo umano, che tende ad as-sorbire l’esposizione in maniera selettiva,andando a interessare, a penetrare più fa-cilmente all’interno dell’organismo in ter-mini pratici. Che cosa fanno le normative ?Compensano per evitare quale fenomeno ?Il riscaldamento. Quando parliamo di ra-diofrequenze, il tema principale è questo.

La collega diceva, giustamente, che lenormative sono quelle vecchie, del 1998,ma dell’ICNIRP la collega e io siamo en-trambi membri, e quindi lavoriamo opera-tivamente per fare le normative interna-zionali. Il motivo per cui a suo tempo fupresa la scelta di fare un livello piatto e piùbasso che nella normativa internazionaleera il principio di precauzione. Si diceva,nel 1998: non si sa che cosa succederà. Inrealtà, sappiamo che cosa è successo. Sonopassati vent’anni, e una serie di considera-zioni allarmistiche che risalivano a quelperiodo sono progressivamente decadute.

Ovviamente, un ente internazionale ri-sponde non soltanto rispetto ai cittadiniitaliani, nel fare questo, ma – lasciatemelodire – rispetto a tutta l’umanità. L’esposi-zione da campi elettromagnetici ormai in-teressa 7 miliardi di persone, quindi nonstiamo parlando di una cosa che si fa acuor leggero.

Qual è la situazione ? Da ICNIRP lanormativa verrà rilasciata probabilmentequesta estate. Sono cambiate le modalitàscientifiche dal punto di partenza. Prima, siparlava solo di assorbimento; adesso, sicalcola anche – posso far vedere le traspa-renze, se necessario, ma mi limito peradesso a parlare – la temperatura nellediverse parti del corpo. La nuova norma-tiva cambia tutto, se vogliamo fare unacitazione rispetto a prima, quando era unanormativa prevalentemente ingegneristica,e diventa più una normativa di tipo fisio-logico.

Resta fermo che avrà un andamentocome quello precedente, perché appuntoda questi vent’anni di ricerca non sonoemersi fatti che abbiano portato a sconvol-gere le conseguenze. Lei accennava, peresempio, al tempo di esposizione: ci sonotempi di esposizione diversi a seconda delle

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zone del corpo interessate. In qualche modo,sono già fatte per rispondere a questo tipodi problematiche. Abbiamo ben presenteche ci sarà uno spostamento verso l’altodelle frequenze di interesse. La normativatiene intrinsecamente conto di questi aspetti.

Non penso che questa sia la sede, macome centro interuniversitario siamo a di-sposizione per qualunque dato tecnico ul-teriore da confermare.

Come dicevo, per le radiofrequenze, lenormative si basano essenzialmente sul fe-nomeno del riscaldamento.

Per quanto riguarda le misure, così comei terminali saranno testati, anche i nuoviapparati saranno testati. Quanto allo spo-stamento verso l’alto, verso i 30 GHz, inrealtà è vero che ci saranno tante sorgentiin vicinanza delle case, ma è un po’ lostesso fenomeno che è già avvenuto con ilwi-fi.

Tutti noi dentro casa abbiamo una di-stribuzione del segnale – penso siano pochiquelli che ci rinunciano – che arriva dainternet. In quel caso, che cosa sono ? Sonodelle piccole stazioni radio base, delle pic-cole stazioni equivalenti a quelle che sonosui tetti delle case, che però vengono di-mensionate con delle potenze più basse.Queste strutture vengono, quindi, testateprima di essere immesse sul mercato, ven-gono misurate. Spesso, addirittura, data ladebole potenza che hanno, non si procedenemmeno alla misura caso per caso, ma sifa una taratura iniziale sull’apparato, do-podiché diventa uno standard.

Lo stesso sta avvenendo a livello diricerca. Anche su questo c’è stato recente-mente un convegno mondiale dedicato pro-prio alle misure e alla parte di protezione,a Parigi, con il gruppo che raccoglie StatiUniti, Giappone, Canada e tutte le partitecnologiche avanzate. Si sta mettendo apunto una tecnica di misura sui nuoviapparati, per cui quando arriveranno, sa-ranno già testati.

Resta il problema di come metterli sulterritorio. In questo senso, veniamo al mo-tivo per cui abbiamo anche parlato di ot-timizzazione sul territorio.

Mettendo le stazioni radio base in ma-niera ottimizzata e con le tecniche inge-

gneristiche che ci sono per ridurre l’espo-sizione media della popolazione, ma ugual-mente mantenendo una qualità elevata –bisognerà, ovviamente, fare una progetta-zione intelligente di questi nuovi sistemi –si può trovare un punto di incontro.

Quando io, spesso, non ho la possibilitàdi mettere sorgenti ben dimensionate per-ché ho dei vincoli, come appunto la vecchianormativa prevedeva... Maggiore è l’elasti-cità, maggiore è la possibilità di ottimiz-zare, il concetto è abbastanza facile. Inquesto senso, si può ottenere un migliorcontrollo sull’esposizione media ambien-tale rispettando le normative internazio-nali. In pratica, aggiungere dei vincoli im-pedisce di ottimizzare l’equilibrio tra laqualità del servizio e l’esposizione.

Questo è il motivo per cui come centroprendiamo questa posizione, oltre al fattoche siamo strettamente connessi alle orga-nizzazioni internazionali, per cui contrad-diremmo noi stessi nel dire: abbiamo fattodelle normative, ma non devono essererispettate. Non possiamo che presentarcicon questo tipo di posizione.

Aggiungerei un’ultima considerazione, poicasomai cedo la parola ai colleghi se hannoqualcosa da aggiungere, sul famoso rischioche non è collegato soltanto al riscalda-mento. Parliamo in generale di tumori.Anche questi sono dati che eventualmentepossiamo lasciarvi sotto forma di traspa-renze.

Ci sono degli studi epidemiologici dielevato livello, anche in questo caso dipersone che collaborano con centri inter-nazionali, che dimostrano che, se quelloche si diceva vent’anni fa fosse vero, adessodovremmo avere degli effetti di aumentodei tumori nei diversi i Paesi dell’ordine del100 per cento o anche di più. Se fosse veroquello che si diceva vent’anni fa – tral’altro, ero in Commissione anche vent’annifa, data la mia età, avevo questa posizionedimostrabile anche all’epoca – avremmouna situazione in cui l’aumento dei casi ditumore dovrebbe essersi attestato fino afattore dieci volte.

Se si va a vedere operativamente – cisono degli studi in Francia e in Australia –questi eventi non ci sono. Un uso del prin-

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cipio di precauzione forzato poteva forseavere un senso vent’anni fa, non per me, ei fatti mi hanno dato ragione, ma adessonon ha più senso. Ripropongo, quindi, an-cora quello che dicevo: usare le normativeinternazionali.

Forse, possiamo aggiungerci due coseimportanti: continuare la ricerca, che èsempre importante, e abbiamo delle appli-cazioni di tipo positivo, anche se non èquesto il momento di parlarne; soprattutto,anche se in sé necessario, monitorare ilterritorio, ma più che altro per scopi dicomunicazione, cioè per poter rassicurarela popolazione che quello che viene fatto èeffettivamente quello che le normative ri-chiedono.

Questa è una rapida sintesi. Non so seho risposto alle domande.

KATIUSCIA EROE, responsabile elettro-magnetismo di Legambiente. Io non so chiha ragione. Prima citavo lo SCHEER. An-che questa è una Commissione di scien-ziati, e non ho nessuna intenzione di cri-ticare o oppormi. Non avrei neanche lecarte per farlo. Studio e ho studiato altronella vita.

Qualche giorno fa, però, qualcuno mifaceva una domanda. Tra i limiti dell’Italiaa 6 volt metro e i limiti di qualche altroPaese europeo a 20, a 30, a 40, di fronte achi dice che non c’è nessuna evidenza e achi, pari – parliamo di studiosi – dice cheun possibile rischio potrebbe esserci, dacittadina, da associazione, da Legambientenon mi assumo e non mi assumerei mai ilrischio, senza che tutta la comunità scien-tifica sia concorde, nel dire che non esisteun rischio e nel dire ai cittadini: innal-ziamo i limiti di esposizione, altrimentiavrei un problema tecnologico.

Parto quindi da un’altra considerazione.È vero che, se fosse tutto con le espo-

sizioni di oggi, forse i casi di leucemiainfantile e residenziale sarebbero aumen-tati a livello esponenziale. È anche vero chedobbiamo ricordarci che le tecnologie cam-biano, che le esposizioni cambiano, che ilmondo cambia, che oggi siamo molto piùsoggetti a determinate esposizioni. È comeper i test dell’auto, del diesel: un conto è un

test, un conto è quello che la macchinaconsuma ed emette su strada.

Noi non chiediamo che venga bloccato il5G, che da domani posiamo tutti i cellulari,che la tecnologia non vada avanti, che lesmart city non si facciano, però stiamoanche molto attenti a quello di cui par-liamo. Esaspero l’esempio, che faccio sem-pre, anche con i bambini: il fumo fa male,ed è un dato certo; c’è chi fuma due pac-chetti di sigarette al giorno e non gli suc-cede nulla, e c’è chi muore di fumo passivo.

Quando parliamo di possibili rischi, forsedovremmo considerare che una persona ela salute di una persona hanno più dignitàdi qualsiasi antennina 5G. E ripeto che nonstiamo parlando di evidenze scientifiche,ma di scienziati che si contrappongono suun tema da vent’anni, su cui tra l’altro ilnostro Paese non ha neanche fatto unagiusta comunicazione e informazione, tan-t’è che i Ministeri dell’ambiente e dellecomunicazioni sono stati condannati dalTAR del Lazio a fare campagne d’informa-zione su questo tema.

Devono esistere delle modalità per mi-nimizzare le esposizioni, per rispettare ilprincipio di precauzione, che ti dice che,laddove non hai assoluta certezza... Ripeto,e mi scuso, che non ho nessuna carta perdire che il vostro istituto ha torto, ma nonriesco neanche a dare torto allo SCHEER,che pone un rischio e pone una domanda,e le domande ce le dobbiamo porre rispettoall’evoluzione innovativa di una tecnologia.

Concludo sulle attuali modalità di mi-surazione.

Il cambio delle modalità ha, di fatto,innalzato il livello di campo elettromagne-tico consentito. Lo è nei fatti. Un conto èmisurare una media di sei minuti nel corsodi maggior traffico, un conto è farlo su unamedia di 24 ore. È vero anche che sonocambiate le modalità di utilizzo. Oggi, ilmonitoraggio sulle 24 ore sposta di pocoeventuali risultati, in alcuni casi limite haconsentito che il limite tecnico fosse 7 enon 6. Poi, di fronte a quello che avvieneoggi nelle comunicazioni e nell’utilizzo delletrasmissioni, rispetto a quello che potevaaccadere cinque, sei, sette, dieci anni fa, neirisultati di fatto non ha cambiato molto,

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non ha innalzato di molto il livello diesposizione.

Ciò non toglie che qualunque sarà lamodalità di misurazione delle nuove fre-quenze rispetto alle nuove normative, quellosu cui assolutamente siamo contrari è chela popolazione venga esposta a un’esposi-zione di base aumentata rispetto a quelloche di fatto oggi c’è. Nell’incertezza, mipongo una domanda in più, e lo chiedo achi dovrà fare delle normative, a chi dovràstabilire dei limiti, a chi dovrà fare dellepianificazioni territoriali.

La pianificazione territoriale è un pezzofondamentale della minimizzazione delleesposizioni, ma il ruolo del Governo, delleCommissioni e dei parlamentari è altret-tanto fondamentale nello stabilire quellache dovrà essere la linea giusta tra unosviluppo tecnologico e un’assoluta prote-zione della popolazione, anche di fronte aun’incertezza assoluta, come in questo caso.Grazie.

GIOVANNI BATTISTA TOMBOLATO. Haparzialmente già risposto con quest’inter-vento.

Vorrei capire meglio come vengono mi-surati i 6 volt. Oggi, ho scoperto che sonouna media nelle 24 ore. Vorrei anche chie-dere: i 6 volt comprendono tutte le fre-quenze possibili e immaginabili, partendodalle VLF (very low frequency) ? Nel si-stema per la comunicazione coi sommer-gibili non sono kHz, ma sono Hz, si puòandare dai 30 agli 80 Hz, e sono frequenzemolto vicine alla frequenza cardiaca.

Vorrei sapere se è una media di tuttequeste, dalla più bassa alla più alta, e seseguono tutto l’arco della giornata, le 24ore. Come funziona ? Vorrei capire proprioquesto sistema.

PRESIDENTE. Do la parola al professorD’Inzeo per la replica.

GUGLIELMO D’INZEO, professore ordi-nario di campi elettromagnetici, Universitàdegli studi di Roma « La Sapienza ». Ci sonoprobabilmente alcuni errori di base suiquali occorrono alcune precisazioni. Ilcampo elettromagnetico si divide in diverse

frequenze, che conosciamo bene. Sappiamoche un radar funziona a 6 GHz, come èstato detto prima; l’energia elettrica vienedistribuita a 50 Hz; un telefonino cellularepuò lavorare a 900 MHz, che è una fre-quenza più elevata; sempre per restare neltema, 245 GHz, ovvero 2.450 MHz, è l’usodel wi-fi. Poi c’è l’altro aspetto, quello dellapotenza. Io cito sempre l’esempio dell’ac-qua su questo. Posso bere un bicchiered’acqua e non mi fa niente; posso beremezzo litro d’acqua e non mi fa niente, masapete che l’acqua è anche uno strumentodi tortura: se faccio bere litri di acqua auna persona, diventa una tortura.

Queste sono le due cose su cui si basanogli standard. Spesso, si fa confusione tra lafrequenza e l’intensità del segnale.

La normativa internazionale va da zeroa salire, fino a 300 GHz. Anche per i campistatici ci sono dei casi ben precisi. Lanormativa europea ha avuto dei problemiperché, per esempio, questi campi di ele-vata intensità statici si usano nella riso-nanza magnetica, e bloccare la risonanzamagnetica avrebbe voluto dire creare undisastro dal punto di vista sanitario, per cuic’è stato un momento in cui si è dovutovalutare questo aspetto. Quindi si va dazero a salire, fino a 300 GHz. Questo fa lanormativa internazionale.

Dividendola, degli studi – se volete, vifaccio vedere – vanno a vedere diversiaspetti. Prendono il campo statico, quellodi cui stavo parlando poco fa, e limitanoquello, poi limitano la bassa frequenza, epoi limitano le zone di alta frequenza. Èun’unica normativa, ma studiata... I feno-meni fisici, ma anche le modalità di pene-trazione del segnale elettromagnetico all’in-terno del corpo, sono diversi. Questo faevitare qualunque tipo di operazione chepuò essere non solo dannosa; evitano qua-lunque tipo di operazione che sia un’alte-razione dello stato fisiologico, di quello chesi chiama il benessere. Le normative inter-nazionali non sono fatte su questo princi-pio.

Cosa diversa è il tempo di esposizionedella persona e il tempo di misura di cui siparla. Spesso, si fa confusione, per esem-pio, quando si dice che si è passati da pochi

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minuti a 24 ore. È stata un’operazioneinterna, italiana, che non ha niente a chevedere con le norme internazionali. È solol’indicazione sul tempo in cui io vado a farela misura. Non è un’indicazione sulle mo-dalità di esposizione della persona. È statafatta per facilitare l’uso delle misure. Loropossono confermare, chiaramente, quelloche sto dicendo, perché è quello che fanno,quello che dicevano poco fa.

Misurare su 24 ore, quindi, è stato fattoper comodità, soprattutto per le stazioniradiobase, al centro di questa discussione,che in realtà trasmettono dei livelli di po-tenza molto bassi rispetto alle normative. Èquesto il motivo per cui a suo tempo i 6 voltsono stati accettati anche dagli operatori.Eravamo noi che dicevamo che era unerrore utilizzare i 6 volt, perché avrebbecreato, come poi ha creato, apprensionenella popolazione. È per questo che all’e-poca come centro interuniversitario soste-nevamo le normative internazionali.

Non so se ho risposto alla sua domanda.Cerco di essere ancora più semplice.

Il discorso è che io faccio le normativein maniera che non ci siano alterazionidello stato fisiologico in tutto lo spettro coneffetti diversi. Le faccio un esempio banale.

Dalla corrente elettrica posso essere fol-gorato. Quello è un danno che viene con-siderato, per esempio, nelle normative sullabassa frequenza. Delle correnti interne ele-vate possono, però, danneggiare la salute diun individuo, e sono totalmente diverse dalfenomeno del riscaldamento.

Quelle sulla bassa frequenza, quindi,sono normative che si basano sul rischio diproblemi generali alla salute, essenzial-mente al battito cardiaco. Il pacemakercardiaco funziona dando un impulso dicorrente, quindi sappiamo che fisiologica-mente ci possono essere degli effetti, elimitiamo l’esposizione nell’ambiente perevitare il rischio, non di un danno, ma ilrischio di un’alterazione dello stato fisio-logico. Come vedremo, si accettano 4 gradicentigradi in alcune zone del corpo, sennòil corpo non può aumentare in radiofre-quenze più di un grado centigrado. Sonoquelli i parametri che vengono presi comeriferimento.

Come vengono misurati, se volete, è unfatto tecnico, e chiaramente ha delle im-plicazioni. Mi fermo qui grazie.

VITTORIO BARISON, responsabile svi-luppo e progettazione della Società ImpiantiElettrici e Telecomunicazioni – Simetel Spa.In particolare, mi ha colpito il riferimentoal VLF, anche perché abbiamo un’espe-rienza diretta. Nella baia prospiciente lacittà di Olbia, in Sardegna, c’è uno deigrandissimi centri trasmittenti VLF, unodei pochissimi in Europa, ed è uno dei postiin cui abbiamo installato un impianto dimonitoraggio d’area.

In realtà, da un lato c’è la norma cheimpone – questo è un argomento estrema-mente interessante – che venga portatauna misura nelle 24 ore, e su questo possocapire che ci sono le 24 ore buone e quellecattive. L’usanza, a prescindere dalla norma,di chi si serve degli impianti di monitorag-gio d’area è di andare ben oltre la norma.Il dettaglio dello storico viene normalmenteregistrato al minuto, ogni sei minuti, e poivengono fatte le medie.

Oltretutto, sempre relativamente alle 24ore, da un punto di vista tecnico, una cosaè un filtro a media mobile, che camminasulle 24 ore, che ogni minuto aggiorna; unacosa è 24 ore da lunedì mattina alle 7 del4 marzo fino alle 7 del giorno dopo. Ci sono24 ore prima e 24 ore calcolate anchetraslando di poco.

In ogni caso, anche se è un approcciotecnico, nel mondo della misura, rispon-dendo alla seconda parte della sua do-manda, sono tutti uguali i modi in cui sisommano. Queste sono indagini puntualiche normalmente vengono fatte prima alarga banda; in caso di superamento, sifanno analisi spettrali andando a cercare lasorgente.

Nel caso, invece, di cui parlava lei, in cuiio so già se sono vicino a un importanteimpianto di trasmissione VLF, la cosa mi-gliore è usare un monitoraggio d’area se-lettivo su quelle frequenze, in modo chevaluto quelle e so – mi immedesimo nel-l’astrazione – se sono io l’ente inquinanteo non lo sono.

È vero, quindi, che esiste una norma chedà una linea guida, ed è necessario che ci

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sia, perché comunque bisogna capire chi èin regola e chi no; poi c’è una serie diprincìpi di prudenza che fanno sì che nel-l’uso comune degli impianti di monitorag-gio d’area venga registrato il dato ogni seiminuti, un numero magico – loro possonospiegare meglio di me che l’aumento di ungrado di temperatura in determinate cir-costanze non è neanche un numero cosìmisterioso – così che comunque si riesce aricavare anche con post-elaborazioni il datonel periodo selezionato. Peraltro, se ho lagente che lavora lì di giorno... Mettendocianche la notte, magari è un po’ menoimpattante.

Resta che la norma è importante e na-sce da considerazioni, è ovvio, estrema-mente tecniche.

MARIA ROSARIA SCARFÌ, responsabilelaboratori bioelettromagnetismo CNR-IREA,ICEmB. Vorrei dire una parola a propositodel rischio e della comunicazione del ri-schio. Sono Maria Rosaria Scarfì, sono unricercatore del CNR di Napoli e faccioparte dell’ICEmB, naturalmente.

Parlare di rischio non è la stessa cosache parlare di percezione del rischio. Sonodue cose completamente diverse.

Il rischio è un dato oggettivo. La perce-zione è come ce lo immaginiamo e, nel casoparticolare, come i cittadini, o comunque inon addetti ai lavori, si immaginano qualepossa essere la pericolosità di questi campielettromagnetici. Bene.

Per quanto riguarda la percezione delrischio, la cosa più importante è l’informa-zione, è la comunicazione con – lasciate-melo chiamare così – l’uomo della strada,che è fondamentale. In quasi tutti gli Stati,non soltanto europei – è così a livellointernazionale – esistono delle commis-sioni permanenti, dei tavoli di osservazionepermanente che valutano la letteraturascientifica e, con una cadenza mediamenteannuale, rilasciano un report, magari anchecommentato, quindi con un linguaggio com-prensibile per non addetti ai lavori, inmaniera pubblica, in televisione o in unariunione aperta al pubblico, in streaming,con documenti poi disponibili su siti web.La forma è la più varia possibile.

L’Italia non ha questa cosa, non l’ha maiavuta. Paradossalmente, i ricercatori ita-liani fanno parte di queste commissioni. Io,per esempio, lavoro per la Svezia, che èridicolo, perché vado a raccontare in Sve-zia quello che non abbiamo un canale perraccontare ai cittadini italiani.

Questa, secondo me, è una cosa fonda-mentale.

Vorrei dire poi una parola sullo SCHEER.Non conosco nel particolare lo SCHEERper i campi elettromagnetici, però so checos’è, perché faccio parte di una lista dipotenziali esperti che la Commissione eu-ropea può convocare in base alle tematichee alle competenze.

C’è, però, lo SCENIHR (Scientific Com-mittee on Emerging and Newly IdentifiedHealth Risks), una cosa molto simile, che siinteressa della valutazione dei potenzialirischi delle nuove tecnologie emergenti, men-tre lo SCHEER è una cosa di carattere piùgenerale, non riguarda le tecnologie emer-genti.

Io ho lavorato all’ultimo rapporto delloSCENIHR. Se la Commissione europea diceche bisogna approfondire, non significa chedice che è pericoloso. Significa che è unacosa da tenere sotto controllo, cioè chebisogna controllare la letteratura di voltain volta, che non possiamo chiuderla làdicendo: non ci sono problemi, i problemisono talmente tanto piccoli che possiamotrascurarli. È una cosa da monitorare neltempo, ovviamente raddrizzando il tiro nelmomento in cui emerge che la situazionesta cambiando.

L’ultimo SCENIHR è stato rilasciato nel2015, ed è l’unico documento internazio-nale al momento disponibile, completo epubblico. Ce ne sono altri, c’è quello del-l’ICNIRP, c’è quello dell’Organizzazionemondiale della sanità, ce ne sono tanti, masono tutti in corso di completamento o piùo meno completi, chi di più chi di meno.SCENIHR è quello che, andando su inter-net, si trova. Lì è scritto che a oggi, al 2015,la situazione non è cambiata, questo anchese ci sono delle tematiche che vanno ap-profondite. Ci sono, quindi, le priorità dellaricerca, delle tematiche sulle quali è beneapprofondite e delle altre che non è che

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non si debbano studiare, ma sono di mi-nore urgenza, di minore importanza.

La questione SCHEER o SCENIHR ri-entra nel discorso percezione del rischio,nel discorso informazione e nel discorsomonitoraggio e trasferimento dei risultatisulla salute al cittadino.

Ovviamente, uno dei princìpi su cui sibasa la Commissione europea per stabilirequali sono gli argomenti prioritari su cuiindagare è certamente l’aspetto scientifico,cioè questo è più importante, più urgente,potrebbe essere più pericoloso o meno; c’è,però, anche l’aspetto della serenità del cit-tadino. La Commissione europea bada an-che a questo. Nel momento in cui il citta-dino è in panico, in automatico l’argomentodiventa più importante e più urgente.

CARMELA MARINO, responsabile divi-sione tecnologie e metodologie per la salva-guardia della salute ENEA, ICEmB. Vorreisolo riallacciarmi all’intervento della col-lega di Legambiente.

Non mi piace la contrapposizione tragruppi di ricerca. Non mi piace che si diala sensazione, non solo a questo contesto,ma in assoluto, alla cittadinanza, alla po-polazione, che ci siano contesti di correntidi pensiero diversi. Non ci sono neanchepersone più o meno brave.

Ci sono sicuramente persone che hannoun bagaglio di conoscenze e un’attività la-vorativa più profondi di altre, che non sifanno impressionare da uno, due, tre, quat-tro lavori o da quattro attività sperimentaliche trovano degli effetti o che pubblicanodei dati positivi, ma purtroppo lavoranoper la complessità di questi dati, e quindihanno l’obbligo, e noi per lavoro, peraltrodel tutto volontario, facciamo questo datantissimi anni, di guardare la letteraturain senso generale.

Abbiamo anche l’obbligo di non fer-marci, come dovrebbero fare tutti quelliche, mettendosi di fronte a un’attività scien-tifica, pubblicano un dato di effetto, posi-tivo o negativo che sia. Quel dato va inve-stigato.

Noi abbiamo pochi dati epidemiologici.Abbiamo pochissimi dati di attività speri-mentale su modelli animali e su modelli dicellulari. Abbiamo scarsissime, quasi nes-

suna conoscenza, di meccanismo d’azione.Non possiamo fermarci di fronte al singololavoro se poi quel gruppo, un altro gruppo,tanti gruppi non si interrogano sul perchéhanno trovato quel risultato. Se non c’è ladomanda precisa – come l’ho creato ? checosa succede nel mio corpo per darmi queltipo di risultato ? – sono molto indietro.

Quando diciamo che c’è debolezza didati, è su questo che indichiamo, non suinumeri. Se andate su Google o su qualsiasibanca dati e mettete insieme quattro ocinque parole (comunicazione mobile, te-lefonia mobile, radiofrequenze, cancro, at-tività sperimentale), i numeri dei lavori cheescono è di migliaia, e abbiamo cominciatonel 1994.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi peril loro contributo.

Dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione di rappresentanti dell’Istitutosuperiore di sanità.

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca,nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullenuove tecnologie delle telecomunicazioni,con particolare riguardo alla transizioneverso il 5G e alla gestione dei big data,l’audizione di rappresentanti dell’IstitutoSuperiore di Sanità.

Ringrazio il dottor Alessandro VittorioPolichetti per aver accettato l’invito dellaCommissione e gli do la parola per losvolgimento della sua relazione.

ALESSANDRO VITTORIO POLICHETTI,primo ricercatore del Centro nazionale perla protezione dalle radiazioni e fisica com-putazionale dell’Istituto superiore di sanità.Buongiorno a tutti.

Mi occupo di protezione della saluteumana dalle radiazioni non ionizzanti ingenere, che comprendono anche i campielettromagnetici di varia frequenza, com-presi i campi elettromagnetici che sarannoutilizzati per il 5G. Ho preparato una pre-sentazione. Mi direte quanto tempo pen-sate che avrò per parlare, perché non vor-rei esagerare. La relazione è sui rischi perla salute connessi all’esposizione a campi

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elettromagnetici a radiofrequenza utilizzatiper il 5G.

Preliminarmente credo sia opportunaun’introduzione in generale sugli effetti sa-nitari dei campi elettromagnetici.

Bisogna fare una prima importante di-stinzione tra gli effetti a breve termine, gliunici attualmente accertati dalla ricercascientifica, connessi a esposizioni di brevedurata a livelli di campo molto elevati, cosìelevati che è molto difficile averli in situa-zioni ambientali, nei normali ambienti divita e anche di lavoro. C’è poi la grossaproblematica degli effetti a lungo termine,connessi a esposizioni prolungate a bassilivelli di campo. Non sono ancora statiaccertati dalla ricerca scientifica, ma sistanno facendo ricerche da decenni ormaisu quest’argomento.

Per quanto riguarda gli effetti a brevetermine, è stato possibile, sulla base delleconoscenze acquisite, definire dei limiti diesposizione per la protezione della saluteumana. Sono limiti differenziati in fun-zione dei lavoratori e della popolazionegenerale. Per la popolazione generale c’èuna cautela maggiore, sono previsti limitipiù bassi.

Per quanto riguarda i campi a radiofre-quenza, nei quali in qualche modo rien-trano quelli del 5G, questi effetti a brevetermine sono effetti termici, connessi alriscaldamento dei tessuti del corpo umano.Sappiamo che l’energia elettromagneticatrasportata dalle onde elettromagnetichepuò essere assorbita dal corpo umano edessere convertita in calore, per cui teorica-mente si possono avere degli aumenti ditemperatura, ma questo solo quando l’as-sorbimento dell’energia elettromagnetica èmolto elevato. Fortunatamente, infatti, di-sponiamo di un sistema termoregolatore,che fa sì che il calore in eccesso sia smal-tito, entro certi limiti, molto efficiente-mente. Se, poi, questo calore è troppo, nonriusciamo più a smaltire il calore in ec-cesso, e aumentiamo di temperatura, e diqui ci possano essere degli effetti per lasalute.

Sono stati definiti, appunto, dei limiti diesposizione a livello internazionale. C’è unaraccomandazione dell’Unione europea che

prevede i cosiddetti livelli di riferimento,appunto finalizzati alla protezione daglieffetti a breve termine.

Occorre confrontare i limiti di esposi-zione italiani con quelli della raccomanda-zione europea. Vi anticipo che per quantoriguarda il 5G il limite di campo elettricoprevisto per la popolazione generale è di 61volt al metro.

Il decreto del Presidente del Consigliodei ministri dell’8 luglio 2003, in attuazionedella legge quadro sulla protezione dai campielettromagnetici, ha fissato dei limiti di-versi per quanto riguarda gli impianti fissidi telecomunicazione, quindi non per tuttele sorgenti di campo elettromagnetico, maper gli impianti fissi di telecomunicazione,per esempio le antenne radiotelevisive, leantenne radio base per la telefonia cellu-lare, ma non per i telefoni cellulari diret-tamente utilizzati dalle persone.

Si sono previsti dei limiti di esposizioneabbastanza simili – sono un po’ più bassi,ed è quella linea continua blu – per laprotezione dagli effetti termici, ancora unavolta, un po’ più cautelativi della normativainternazionale. Soprattutto, viene fissato–6 volt al metro – il valore di attenzione,che è anche obiettivo di qualità, per laprotezione da eventuali effetti a lungo ter-mine. In realtà, già nel 1998 questi limiti di6 volt al metro erano richiamati in undecreto di quello che mi pare all’epocafosse il Ministero delle poste e delle tele-comunicazioni. Erano i tetti di radiofre-quenze compatibili con la salute umana,per cui già dal 1998 gli impianti fissi delletelecomunicazioni in Italia devono rispet-tare questo valore di 6 volt al metro.

L’andamento delle curve riguarda le fre-quenze. Sono, quindi, dei limiti differen-ziati in frequenza, perché l’interazione delcampo elettromagnetico con il corpo umanodipende dalla frequenza.

Sia il limite italiano dell’esposizione siai limiti internazionali hanno un andamentovariabile con la frequenza, derivante dalfatto che c’è un certo intervallo di fre-quenze in cui il corpo umano esposto aun’onda elettromagnetica risuona, comefosse un’antenna, e c’è un maggiore assor-bimento a quelle frequenze. Dove c’è un

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maggiore assorbimento d’energia da partedel corpo umano, si hanno dei limiti piùbassi, proprio per evitare che si abbia que-sto eccessivo assorbimento.

Questo valore di attenzione di 6 volt almetro è, invece, costante su tutto l’inter-vallo. Questa è già un’indicazione del fattoche non è un limite che è stato basato suconsiderazioni scientifiche. È stata una sceltapuramente politica, legittima, ma politica,non scientifica. All’epoca, è stato detto: pereventuali effetti a lungo termine, fissiamol’esposizione ancora più in basso, ed è statofissato appunto questo 6 volt al metrocostante su tutte queste frequenze tra 100kHz e 300 GHz come misura di cautela.

Tengo a precisare proprio questo. Ilfatto che questo valore sia una curva piattaè indicazione del fatto che non è determi-nato da considerazioni scientifiche, ma lostesso valore di 6 volt al metro non ha unabase scientifica. È semplicemente un valorepiù basso degli altri limiti.

Questo è per quanto riguarda i limiti invigore in Italia attualmente, che tengonoconto sia degli effetti a breve termine sia diquelli a lungo termine. Erano già statiemanati, come ho detto, nel 1998, moltoprima che l’Agenzia internazionale per laricerca sul cancro valutasse le evidenzescientifiche di cancerogenicità dei campielettromagnetici a radiofrequenza.

Il 31 maggio 2011 l’Agenzia internazio-nale per la ricerca sul cancro ha pubbli-cizzato il fatto che un suo gruppo di lavoroaveva esaminato tutte le evidenze scienti-fiche provenienti da studi di vario tipo (invitro su cellule, in vivo su animali da la-boratorio, studi epidemiologici) per quantoriguarda le radiofrequenze. Ed era arrivataalla conclusione che andavano classificati icampi elettromagnetici a radiofrequenzanel suo gruppo 2B, possibilmente cancero-geni per l’uomo, a causa di un aumentatorischio di alcune forme di tumori dellatesta, in particolare del glioma e del neu-rinoma del nervo acustico, associando que-sto aumento di tumori all’utilizzo dei tele-foni cellulari.

Che cosa vuol dire associato all’uti-lizzo ? Non vuol dire automaticamente do-vuto all’utilizzo dei telefoni cellulari. Signi-

fica che in studi epidemiologici su soggettiche avevano dichiarato un uso più intensodi telefono cellulare – è importante capirecome sono stati fatti questi studi epidemio-logici per capire le problematiche che cisono dietro ogni tipo di studio – è statoriscontrato un aumento di rischio, me-diante formule matematiche molto compli-cate nel cui merito non entro, di averequesto glioma o di avere un neurinoma delnervo acustico.

Qual era il problema principale di que-sto tipo di studi ? Essendo fortunatamentequesti, sia il glioma sia il neurinoma delnervo acustico, dei tumori rari, non si pos-sono fare degli studi cosiddetti di coorte, incui si segue un certo numero di persone, lacosiddetta coorte, e poi si vede nel tempoquanti casi di questi tumori si hanno. Inrealtà, sono anche stati fatti, ma appuntopochi studi, e poi è difficile farli perchédevono avere popolazioni in studio moltograndi, decine di migliaia di persone.

Gli studi utilizzati per studiare i casi ditumori rari sono, invece, del tipo caso-controllo, per cui anziché seguire nel tempotutte le persone, si analizzano già diretta-mente i casi. Sono stati, cioè, arruolatinello studio, per esempio, proprio i casi diglioma, e un certo numero di casi di gliomaè gestibile dagli studi, perché si trattavaproprio delle persone ammalate, e su tuttala popolazione ovviamente un certo nu-mero c’è.

Sono stati presi dei controlli, personeche avevano tutte le altre caratteristicheuguali a questi casi, e si è visto chi avevautilizzato il telefono cellulare di più o dimeno, anzi la prima cosa che è stata vistaera se avevano il telefono cellulare, altroproblema degli studi sui telefoni cellulari.

Appena è stata introdotta la tecnologiadei telefoni cellulari, poche persone usa-vano il telefono cellulare. Già da subitoerano stati fatti i primi studi epidemiolo-gici, che non avevano mostrato risultati, machiaramente si diceva: i tumori non arri-vano subito, c’è un certo periodo di latenzae di induzione del tumore. Si è detto,quindi: va bene, sono negativi, ma forse ètroppo presto.

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Sono passati degli anni, è stato fatto ungrande studio dall’Agenzia internazionaleper la ricerca sul cancro, il cosiddetto « stu-dio Interphone », su cui si è basata moltoquesta classificazione della IARC (Interna-tional Agency for Research on Cancer).

L’utilizzo era molto più diffuso, quindic’erano molte più persone che utilizzavanoil telefono cellulare, però ancora si pote-vano distinguere quelli che avevano il tele-fono cellulare da quelli che non lo avevano.È necessario, infatti, distinguere gruppi perfare un confronto.

È molto più difficile fare gli studi adessoche magari abbiamo accumulato più annidi esposizione. Questo è utile per potervedere qualcosa, ma adesso è difficilissimo,perché tutti usano un telefono cellulare.Non so se avete svolto audizioni con com-pagnie telefoniche, ma nel caso avrannomostrato che c’è una diffusione veramentecosì alta che addirittura il numero di ab-bonamenti al telefono cellulare, quanto-meno per la popolazione italiana, sonomaggiori della popolazione stessa. Ormai,non c’è più quasi nessuno che non utilizzail telefono cellulare.

C’è stato, però, questo momento in cuicon lo studio Interphone si è potuto fareuno studio abbastanza attendibile, ancheper latenze fino a dieci-quindici anni, cheè abbastanza lungo.

In base a questi studi sono stati classi-ficati i campi elettromagnetici a radiofre-quenza, ma solo per i telefoni cellulari.Altri studi relativi a persone che abitavanovicino ad antenne radiotelevisive, anchemolto potenti, o studi occupazionali sulavoratori che lavoravano per determinateindustrie esposti a livelli molto più intensidi quelli dei telefoni cellulari, non mostra-vano evidenze. Le uniche evidenze consi-stenti erano quelle di questi studi epide-miologici.

Dimenticavo perché stavo dicendo deicasi-controllo.

Il punto dello studio caso-controllo èche si arruolano persone già malate, e se lapersona è già malata, la sua esposizione èavvenuta prima, nel passato, anche cinqueo dieci anni prima: e come si fa a valutarel’esposizione nel passato di una persona ?

L’unico modo trovato è stato quello diutilizzare dei questionari. Questi studi hannomostrato qualcosa, ma sono molto affidatial ricordo delle persone, dei soggetti instudio. Questo può essere un problema.

L’evidenza proveniente da questi studi èstata considerata limitata dall’Agenzia in-ternazionale per la ricerca sul cancro, per-ché potrebbe riflettere effettivamente unarelazione causa-effetto, ma ci possono es-sere delle cause di distorsione dei risultati,cause tipiche degli studi epidemiologici, chepotrebbero rappresentare spiegazioni alter-native, non relazione causa- effetto, maaltri motivi, per esempio un errato ricordo.Magari, le persone malate che partecipanoallo studio tendono a ricordarsi di piùperché sanno che gli si stanno ponendoqueste domande per capire la causa delloro tumore.

Comunque, con tutte queste difficoltàinterpretative degli studi, la IARC ha clas-sificato i campi elettromagnetici a radio-frequenza nel gruppo dei possibilmente can-cerogeni. C’è qualche esempio di agenticlassificati in questi gruppi della IARC. Trai cancerogeni, ci sono tutte le sostanze dicui si hanno forti evidenze soprattutto nel-l’uomo, ma anche negli animali da labora-torio. Si sanno anche i meccanismi di in-terazione. Si sanno parecchie cose. Ci sono,per esempio, le bevande alcoliche, il ta-bacco, le radiazioni ionizzanti, la radia-zione ultravioletta, che cito sempre, perchémi occupo di radiazioni non ionizzanti.

Precisiamo che il fatto che anche i campielettromagnetici siano radiazioni non io-nizzanti di per sé non significa che non cisiano rischi. Le radiazioni ionizzanti disicuro sono cancerogene, perché hanno de-terminati meccanismi connessi alla ioniz-zazione della materia, ma una radiazionenon ionizzante, anche la radiazione ultra-violetta, non è detto che per questo non siapericolosa, quindi va indagata, va studiata,per cui è giusto fare questi studi anche suicampi elettromagnetici.

Poi abbiamo altri elementi probabil-mente cancerogeni, più recenti. C’è, peresempio, l’introduzione della IARC del con-sumo di carne rossa, per dirne una, o dialtre sostanze, steroidi e anabolizzanti. Tra

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i possibilmente cancerogeni c’era fino apoco tempo fa anche il consumo di caffè,ma studi più recenti hanno fatto sì che laIARC spostasse il consumo di caffè in ungruppo inferiore, dei non classificabili. Co-munque, ci sono cose come l’estratto dialoe vera, il talco in polvere. Sono variesostanze spesso considerate innocue.

Effettivamente, che qualcosa sia possi-bilmente cancerogeno non è una prova checi sia un rischio. È un’indicazione che c’èun sospetto. Quello è il territorio del prin-cipio di precauzione. Sono gli agenti per iquali si può parlare non tanto in termini diprevenzione di rischi, che è qualcosa che sifa quando sappiamo che c’è un rischio edobbiamo prendere delle misure preciseper ridurlo, ma possiamo attuare delle mi-sure di precauzione, anche se diventa moltodifficile capire quali siano. Spesso, sonoscelte politiche, e mi ricollego ai famosi 6volt al metro, che effettivamente era un’ap-plicazione del principio di precauzione, maera una scelta politica. Come valore deter-minato, non aveva una base scientifica.

Andiamo al 5G, che è l’argomento del-l’audizione.

Il 5G è una tecnologia nuova, quindinon è stata ancora studiata dal punto divista epidemiologico. Ovviamente, è nuovacome tecnologia, ma utilizza bande di fre-quenze particolari, diverse da quelle utiliz-zate attualmente per la telefonia cellulare.

Abbiamo visto che le evidenze di effettia lungo termine dei campi di radiofre-quenza provengono proprio dalla telefoniacellulare, dagli studi sulla telefonia cellu-lare, ma la tecnologia 5G utilizzerà bandedi frequenza diverse. La telefonia cellulareattuale, quella che va dal 2G al 4G, hafrequenze comprese tra 800 MHz e 2,6GHz. Col 5G saranno utilizzate altre fre-quenze. Ci sarà una frequenza ai 700 MHz,che non è molto lontana da quelle giàstudiate; una banda di frequenza tra i 3,6e i 3,8 GHz, che pure non si discosta molto.

Quella che è molto diversa dalla telefo-nia cellulare attuale è la banda di fre-quenza 24-28 GHz, chiamata impropria-mente delle onde millimetriche. Non è veroche sono onde millimetriche. Si avvicinamolto alle onde millimetriche, ma onde

millimetriche significa che hanno lun-ghezze d’onda di qualche millimetro, da unmillimetro a un centimetro, cioè frequenzeda 30 a 300 GHz. Le frequenze che sarannoutilizzate saranno da 24 a 28 GHz. Ci siavvicina comunque molto all’estremo infe-riore dell’intervallo delle onde millimetri-che.

L’aspetto importante è che queste fre-quenze saranno utilizzate non solo e nontanto per la comunicazione tra persone,quindi come la telefonia cellulare attuale,che già ha delle innovazioni come sarà perla telefonia cellulare col 5G. La cosa si cui,però, si parla molto è soprattutto l’internetdelle cose, cioè dispositivi che comunicanotra loro. Già questa è una cosa importante.

Quando ho dispositivi che comunicanotra loro, già manca una causa di disposi-zione delle persone, che è quella rilevanteper l’esposizione ai telefoni cellulari. Glistudi che hanno condotto la IARC allaclassificazione 2B dei campi elettromagne-tici a radiofrequenza sono su utilizzatori ditelefoni cellulari che utilizzavano il tele-fono cellulare con l’antenna vicino allatesta, senza utilizzo di auricolari o altridispositivi di viva voce. È un utilizzo in cuil’antenna è molto vicina.

Ora, nella comunicazione tra dispositivisono i dispositivi che comunicano, e leantenne sono vicine al dispositivo, non vi-cine alle persone. Già questo è un indizioche non è che ci sia proprio questa causadi esposizione molto rilevante. Rimarrà perl’aspetto tradizionale del 5G, che ci saràanche nella telefonia normale.

Queste onde elettromagnetiche da 28 a30 GHz, quasi millimetriche sono comun-que di elevata frequenza e durante la loropropagazione non riescono a penetrare at-traverso gli edifici o comunque a superareostacoli, e vengono facilmente assorbite dallapioggia e dalle foglie, quindi trovano moltiostacoli al loro passaggio.

Per utilizzare queste onde a 28 e 30GHz bisogna installare numerosi ripetitori,che serviranno le cosiddette small cells,piccole celle, cioè aree di territorio ridotterispetto all’attuale telefono cellulare, chepossono andare da poche decine di metri

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fino a 2 chilometri, quando sono un po’ piùgrandi.

Per suddividere il territorio in tantepiccole celle con tutti questi dispositivi ingiro che dovranno essere raggiunti ed emet-teranno anche loro onde elettromagnetichechiaramente ci saranno tante antenne, mo-tivo per cui ci sono molte preoccupazioninella popolazione. È una delle due cause,una causa è questa delle tante antenne,l’altra è che sono frequenze abbastanzanuove.

Per quanto riguarda le tante antennebisogna dire che a questo si è assistitoanche nella telefonia cellulare tradizionale.Inizialmente, con poche persone che tele-fonavano, c’erano antenne molto potentiradio base, le antenne fisse, all’aumentaredel numero di persone che utilizzava latelefonia cellulare sono state ridotte e lepotenze sono state sempre più basse, quindil’esposizione delle persone alle antenne ra-dio base di telefonia cellulare si è moltoridotta rispetto all’inizio proprio perché cisono più antenne, cioè il concetto impor-tante è questo: tante antenne perché de-vono coprire territori più piccoli, quindipotenze molto piccole.

Faccio un esempio estremo, non so sequalcuno di voi abbia l’auricolare blueto-oth, anche l’auricolare bluetooth è un’emit-tente di campi elettromagnetici a radiofre-quenza, non è un problema perché devecoprire pochi metri, ha potenze bassissime,quindi se avessi tanti auricolari bluetoothemetterebbero molto poco. Così sarà perquesta internet delle cose, tutte queste an-tenne, ma potenze basse, quindi non è ilnumero di antenne di per sé che creaun’elevata esposizione.

Se ci fosse poi un’elevata esposizione,bisognerebbe capire se ci sia un rischio perla salute, perché non è neanche detto che afronte di un’esposizione ci sia un rischio.La prima informazione comunque è que-sta: tante antenne implicano livelli di espo-sizione ridotti.

Un’altra cosa importante da chiarire èche queste onde millimetriche e anche que-ste quasi millimetriche del 5G sono assor-bite solo superficialmente a livello dellapelle, cioè non penetrano molto nel corpo,

penetrano circa un millimetro. Questa cosapuò far preoccupare meno, perché non vaa toccare organi rilevanti all’interno delcorpo, invece i campi elettromagnetici at-tuali entrano più all’interno, quindi ab-biamo meno organi bersaglio; questa perònon è una garanzia sulla sicurezza, perchénon dimentichiamo che anche la radia-zione ultravioletta viene assorbita unica-mente a livello della pelle ed è cancero-gena. Il fatto che sia assorbita superficial-mente ci può quindi garantire il fatto chedovremo controllare meno cose, punte-remo l’attenzione a effetti a livello dellapelle (può essere anche sistema immunita-rio a livello della pelle, non è da escludere),però è sicuramente meglio di un’onda cheentra attraverso tutto il corpo e può colpirequalunque tipo di organo.

Altra cosa importante, per cui vengonosollevate varie preoccupazioni colte anchea livello di Unione europea, è una cosa dicui ho sentito parlare in modo distortodagli organi di stampa, perché c’è un co-mitato dell’Unione europea, il Comitatoscientifico sui rischi emergenti della salute,lo SCHEER, che ha recentemente pubbli-cato un piccolo documento in cui si mo-stravano vari argomenti per la salute nuovida indagare e c’era anche questo argo-mento del 5G. Sono andato però a vedereil documento e, più che dati scientifici,venivano riportate le preoccupazioni dellepersone, c’era un link di uno studio fatto inNuova Zelanda o in Australia in cui sivedevano tutte persone che chiedevano pre-occupate.

Anche in qualche pubblicazione scien-tifica si faceva notare che il numero distudi è molto più limitato rispetto allefrequenze attualmente utilizzate. È veroche sono pochi studi, però non è che non cisia nulla, perché in realtà ci sono. Vi facciovedere un esempio di sorgente di cui cisiamo occupati come Istituto superiore disanità circa otto anni fa, i body scanneraeroportuali. Non so se sono rimasti, ma gliunici body scanner in cui sono passato sonoquelli di aeroporti all’estero, però se ne èparlato molto e questi body scanner emet-tono frequenze tra 24 e 30 GHz, cioè pro-prio quelle di cui si sta parlando per il 5G

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e internet delle cose. Qui è riportato che c’èuna lunghezza d’onda fra 1 e 1,25 centi-metri, tanto per indicare che sono onde piùcentimetriche che millimetriche; la profon-dità di penetrazione della pelle è di circaun millimetro, gli organi esposti sono lapelle e le regioni esterne dell’occhio.

Tra le caratteristiche del body scannercome per tutti i soggetti del campo elettro-magnetico ci si chiede due cose, sono pos-sibili gli effetti accertati, sono possibili glieffetti non ancora accertati ? Ovviamente,dato che sappiamo che esistono effetti sullasalute dai campi elettromagnetici, prima ditutto vediamo se ci sono effetti accertati, edè stato visto che le potenze erano così basseche erano ampiamente rispettati i limiti diesposizione. In termini di densità di po-tenza, 10 watt a metro quadro è il limiteche va mediato su un periodo di 2 minuti,la densità di potenza media è 10 microwatta metro quadro, quindi i watt a metroquadro che arrivavano sul corpo della per-sona erano un milione di volte al di sottodei limiti di esposizione previsti per glieffetti termici, che sono gli effetti accertatidei campi elettromagnetici.

Ovviamente il body scanner non è l’ar-gomento di oggi, ma era per dire che al-l’epoca c’è stata molta attenzione su questeonde millimetriche, c’era anche una rasse-gna effettuata già nel 1998 di tutti gli studiche erano stati condotti su varie frequenzecorrispondenti alle onde millimetriche, c’èstata una valutazione dei rischi per la sa-lute su questi body scanner fatta dall’Agen-zia francese per la salute occupazionaleambientale nel 2010, che ha valutato tantiaspetti, per esempio i livelli di esposizionedel body scanner, ma anche la letteraturascientifica generale sugli effetti delle ondemillimetriche o delle onde comunque aqueste frequenze.

Per stringere molto perché sono staticondotti tanti studi biologici, la conclusionedi questo rapporto è che alcuni studi invitro su campioni cellulari in laboratoriosuggeriscono effetti biologici delle onde mil-limetriche a livelli non termici, cioè a livelliinferiori a quelli che danno luogo al riscal-damento, con un’azione antiproliferativasu alcuni sistemi di cellule tumorali in

coltura o perturbazioni delle proprietà strut-turali e funzionali delle membrane cellu-lari. Tuttavia questi effetti sembrano dipen-dere strettamente dalla frequenza delle ra-diazioni, quindi bisogna andare a studiarela frequenza, o anche dal tipo cellulare, ecomunque la rilevanza sanitaria non èchiara.

Faccio un esempio. L’azione antiproli-ferativa su alcuni sistemi di cellule tumo-rali sembrerebbe un effetto positivo, peròsono comunque effetti biologici, bisognasempre fare attenzione, anche se si osservaun effetto positivo vuol dire che sta succe-dendo qualcosa, quindi bisogna continuarea studiare e approfondire l’argomento.

Questa è la parte specifica e volendo lapresentazione potrebbe anche finire qui,perché in realtà sono venuto qui sapendoche l’audizione verte sul 5G, però proba-bilmente siete interessati anche alle cono-scenze in generale sui campi a radiofre-quenza, ci sono studi recenti che sono staticondotti.

C’è inoltre uno studio fatto negli StatiUniti su ratti che ha mostrato una certaevidenza di cancerogenicità, su cui ci sa-rebbe parecchio da dire sulla rilevanza diquesti studi per l’uomo, su come si inqua-dra nel contesto delle conoscenze scienti-fiche chi ha fatto lo studio, che dice anchein che modo gli studi dell’NTP si ricolle-gano al 4G, al 5G o al wi-fi.

Loro dicono che questi studi su animaliperò sono stati usati con campi 2G e 3G,cioè il GSM 900.800 MHz e l’UMTS, sonostudi che sono stati progettati da tempo ec’è voluto molto tempo per farli, adesso c’èil 4G e quegli studi sono rimasti al 2G e 3G,quindi sono tecnologie che usano diversemodulazioni del segnale rispetto agli studiutilizzati dall’NTP, e poi non sono stateneanche utilizzate frequenze e modula-zioni utilizzate dal wi-fi. Attenzione, questinostri risultati sono specifici di quel tipo disegnale.

Sono quindi a disposizione se voletefare delle domande, forse è meglio.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai col-leghi che intendano intervenire per porrequesiti o formulare osservazioni.

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PAOLO NICOLÒ ROMANO. Grazie, pre-sidente. Ringrazio il dottor Polichetti per-ché è stato veramente molto chiaro. Vorreiporle una domanda.

Lei ha detto che il corpo umano reagiscediversamente in base alle frequenze dell’e-sposizione e ha specificato che il 5G permolte delle sue frequenze sarebbe in pra-tica molto simile alle frequenze già utiliz-zate attualmente, perché la 700 MHz e la3.7 in pratica sono frequenze che già adessoutilizziamo comunque limitrofe, mentre ildiscorso cambierebbe da 28 a 30 GHz, chenon ho ancora ben capito se verrannoutilizzate per fare punti di connessionediretta, il Fixed Wireless Access, con an-tenne molto direzionali che non spalme-rebbero il segnale dappertutto come sullealtre frequenze.

Vorrei capire se queste frequenze inpassato fossero già utilizzate per altri scopiper le telecomunicazioni, per esempio la700 MHz era già utilizzata per le televi-sioni.

Sia da quello che ha detto lei che daaltri soggetti auditi precedentemente hocapito che la causa principale dell’assorbi-mento da parte del corpo umano delleonde elettromagnetiche non sono tanto leantenne quanto i telefonini che portiamo intasca. Nonostante il problema sia proba-bilmente dovuto al device, nessuno pensache il telefonino sia pericoloso, mentre in-vece nascono comitati e proteste per quantoriguarda le antenne. Secondo lei come sipotrebbe agire su tale delicato aspetto, conuna maggiore informazione, oppure la miapercezione del problema è errata ? Grazie.

ALESSANDRO VITTORIO POLICHETTI,primo ricercatore del Centro nazionale perla protezione dalle radiazioni e fisica com-putazionale dell’Istituto superiore di sanità.Per quanto riguarda le frequenze utilizzateconfermo che non erano utilizzate per letelecomunicazioni, ci sono giusto applica-zioni satellitari che possono utilizzare fre-quenze molto elevate, ma hanno la carat-teristica di non esporre le persone perchévanno in altre direzioni.

Come Istituto siamo stati coinvolti annifa nella questione del MUOS (Mobile UserObjective System), gigantesche antenne che

sono in una base militare italiana dovestanno anche gli americani. Il problema èche queste antenne, che sono enormi, hannomolto preoccupato la popolazione per lagrandezza delle antenne, ma la grandezzadi un’antenna non ha niente a che fare conla potenza emessa e con i livelli di esposi-zione, anzi più sono grandi e più è possibileavere un fascio direzionato e quindi averepochissima radiazione al di fuori del fascio,quindi non hanno costituito un problema.

Effettivamente riguardo a queste fre-quenze di 26 o 30 GHz non so risponderecon precisione alla domanda se oltre al-l’internet delle cose verranno utilizzate, per-ché anche noi cerchiamo di capire cosasuccederà, perché non è tutto chiarissimo,però dal punto di vista sanitario la cosaimportante è che queste frequenze hannopercorsi limitati, quindi in ogni caso, perqualunque motivo siano utilizzate, devonoavere tante antenne, perché non possonopropagarsi per lunghe distanze. Questa è lacosa importante.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Tante an-tenne con bassa potenza ?

ALESSANDRO VITTORIO POLICHETTI,primo ricercatore del Centro nazionale perla protezione dalle radiazioni e fisica com-putazionale dell’Istituto superiore di sanità.Certo, a bassa potenza, perché devono co-prire spazi piccoli.

PRESIDENTE. Una domanda che nasceanche dalle audizioni che abbiamo potutoascoltare questa mattina. Secondo l’Istitutosuperiore di sanità sarebbe utile la promo-zione di una campagna per agevolare lacultura rispetto a questa che – diciamoceloserenamente – è una problematica, stiamocomunque parlando di inquinamento. Fac-cio un esempio perché almeno ci capiamo:la scorsa settimana sono andato in visita inuno degli ospedali pediatrici di Milano,dove c’erano delle signore in dolce attesacon il cellulare appoggiato sul pancione,immagine che, dopo aver sentito le audi-zioni odierne, senza voler creare panico oallarmismi che sarebbero evidentemente ir-ragionevoli, fa comprendere come non ci

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sia adeguata conoscenza degli strumentiche abbiamo in mano, pur nel rispetto delleregole (poi vedremo se le regole dovrannoessere cambiate).

Sarebbe utile secondo voi informare lepersone del fatto che gli strumenti cheabbiamo in mano sono assolutamente utili– ci auguriamo rispettino sempre le regole– ma emettono delle frequenze che indub-biamente possono creare un inquinamentoelettromagnetico al quale soprattutto i bimbi,i neonati e i feti possono essere maggior-mente sensibili rispetto agli adulti ?

ALESSANDRO VITTORIO POLICHETTI,primo ricercatore del Centro nazionale perla protezione dalle radiazioni e fisica com-putazionale dell’Istituto superiore di sanità.Questo è un argomento molto delicato checi ha sempre coinvolto come Istituto supe-riore di sanità, perché noi siamo per fareun’informazione, se fosse possibile farla,più corretta possibile, che significa primadi tutto informare le persone sullo statodelle conoscenze scientifiche, che non èsemplice perché non è un argomento com-prensibilissimo da adulti e bisogna trovareil modo per comunicare lo stato delle co-noscenze scientifiche.

Per quanto riguarda le indicazioni dicautela, bisogna dare indicazioni che ab-biano un senso sulla base delle evidenzescientifiche anche per quanto riguarda ilivelli di esposizione che sono connessi a undeterminato utilizzo. Faccio un esempio:con il cellulare quando una persona vuoleridurre il possibile rischio per la salute, haun mezzo semplicissimo, usare l’auricolare,usare il sistema vivavoce, con l’avvertenzaperò che se uso l’auricolare non devo met-tere il telefono da un’altra parte del corpo,perché sta solo spostando l’esposizione. Que-sto potrebbe essere simile al discorso delladonna in gravidanza, se però il telefono èsolo appoggiato e non sta trasmettendo, inrealtà non succede nulla, perché i telefoniquando sono in stand-by e non comunicanomandano un segnale ogni 2 o 3 ore per farsapere dove stanno, oppure solo quando siè in movimento, quando si passa da unacella all’altra, viene inviato un segnale moltobreve della durata di circa due secondi, checome esposizione complessiva a campi elet-

tromagnetici è confrontabile con tutti icampi elettromagnetici che abbiamo pertanti altri motivi, non è quello il punto.

Le indicazioni importanti sono queste.Dato che gli studi sui telefoni cellulari chemostrano sospetti sono sui telefoni cellulariall’orecchio, si può dare l’indicazione cheusando l’auricolare o i sistemi a viva vocesi abbassa l’esposizione, ma l’esposizionenon si annullerà mai, perché io posso ab-bassare quella del mio cellulare, ma ci sonoi cellulari degli altri, quelli che stannovicino. Sono comunque valori bassissimi,però se volessimo ridurre l’esposizione azero, è un discorso impossibile, perché co-munque un minimo di esposizione c’è.

Bisogna informare sia sui rischi, sia sulfatto che questi rischi sono per il momentoipotetici, anche se ci sono indicazioni, ognitanto appaiono studi di un certo tipo, chesembrano contraddire quanto è stato dettoprima, ma noi ci basiamo sempre sullostato delle conoscenze scientifiche, e dal-l’altra parte dare indicazioni corrette sucome ridurre l’esposizione, cosa impor-tante.

Il nostro timore però è che dare troppeinformazioni senza far capire bene che èsolo cautela può portare la gente ad adot-tare questa iper-protezione dai campi elet-tromagnetici, ma magari a non preoccu-parsi di altre cose. Non è detto che questosucceda, però immagino che una personache si senta dire « non fumare, non tiesporre al sole, non usare il cellulare »potrebbe confondere i piani, perché « nonfumare » è un messaggio assoluto che vafatto sicuramente, « non ti esporre al sole »vuol dire non ti esporre troppo, perchécomunque l’esposizione solare entro certilimiti fa anche bene, perché fornisce vita-mina D, però non eccedere perché è can-cerogena, il telefono cellulare sappi che èsolo una misura di cautela. Se le personesono in grado di cautelarsi da tutto, vabenissimo, però è importante far capireche le misure di cautela sono misure dicautela.

ENRICA SEGNERI. Vorrei riallacciarmial suggerimento del presidente, perché se-condo me è importante informare più pos-sibile la cittadinanza: è uscita da poco una

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delibera dell’AGCOM sui 120 comuni inItalia dove sarà possibile sperimentare il5G e vorrei chiederle se l’Istituto superioredi sanità sia stato coinvolto nell’individua-zione di questi 120 comuni.

Si tratta di una delibera abbastanzarecente, per la maggior parte sono statiindividuati comuni al di sotto dei 5milaabitanti, che già stanno manifestando leloro preoccupazioni. È importantissimo cheun soggetto autorevole come l’Istituto su-periore di sanità faccia degli interventi lo-cali per tranquillizzare la popolazione.

Lei diceva che si tratta di cautele perchénon abbiamo informazioni scientifiche checi possano aiutare in tal senso, però questepopolazioni devono essere tranquillizzate,per cui ci potrebbe essere una partnershipper fare un tour informativo in questi 120comuni che sono stati chiamati in via spe-rimentale a installare insomma il 5G.

ALESSANDRO VITTORIO POLICHETTI,primo ricercatore del Centro nazionale perla protezione dalle radiazioni e fisica com-putazionale dell’Istituto superiore di sanità.La ringrazio del suggerimento, non è in miopotere fare azioni da parte dell’Istituto,però farò presente la questione al direttoredel mio centro. Non conosco la deliberadell’AGCOM. Grazie dell’informazione. Cer-cheremo di saperne di più.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi peril loro contributo.

Dichiaro conclusa l’audizione.

Audizione di rappresentati dell’Istituto su-periore per la protezione e la ricercaambientale (ISPRA).

PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca,nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullenuove tecnologie delle telecomunicazioni,con particolare riguardo alla transizioneverso il 5G e alla gestione dei big data,l’audizione di rappresentati dell’Istituto su-periore per la protezione e la ricerca am-bientale (ISPRA).

Ringrazio i rappresentanti di ISPRA peraver accettato l’invito della Commissione edo la parola al dottor Mario Cirillo per lo

svolgimento del proprio intervento intro-duttivo.

MARIO CIRILLO, direttore del Diparti-mento per le valutazioni, i controlli e lasostenibilità ambientale di ISPRA. Buon po-meriggio a tutti e grazie dell’invito. SonoMario Cirillo e ho la responsabilità delDipartimento per la valutazione e il con-trollo della sostenibilità ambientale, mi ac-compagnano qui i colleghi ingegner Fabris,responsabile dell’Area agenti fisici semprenel Dipartimento, e la dottoressa LuisaVaccaro, che ha la responsabilità della se-zione Radiazioni non ionizzanti.

Noi abbiamo preparato una brevissimarelazione che illustrerò, poi ovviamente qual-siasi vostra osservazione o commento è ilbenvenuto.

Il contesto in cui noi ci muoviamo. Pro-babilmente saprete che a giugno 2016 èstata approvata la legge n. 132, che istitui-sce il sistema nazionale a rete per la pro-tezione dell’ambiente, l’SNPA, costituito daISPRA, che è l’ente centrale, l’Istituto su-periore per la protezione e la ricerca am-bientale, e dalle agenzie regionali e delleprovince autonome di Trento e Bolzano.Questo è un fatto che è stato definito –secondo me, a ragione – storico, nel sensoche negli anni Novanta, a seguito del fa-moso referendum che separava le compe-tenze sulla salute dalle competenze sull’am-biente, sono state istituite l’ANPA e le ARPA,che hanno sempre cooperato.

Noi abbiamo sempre lavorato perché ilsistema, per quanto non sostenuto da unatto normativo, lavorasse insieme e si dessedelle regole comuni, perché non vi sfuggel’importanza nell’ambito dei controlli sul-l’ambiente che l’ambiente venga tutelatonella stessa maniera sia Trento che a Lam-pedusa, esattamente come la salute deicittadini, perché i cittadini hanno dirittoalla stessa tutela ambientale dovunque sitrovino.

Lo sforzo dell’ANPA, che poi è diventataAPAT e che adesso si chiama ISPRA, daiprimi anni Novanta fino ad oggi è statoquello di interloquire e interagire con leagenzie regionali e delle province auto-nome proprio al fine di trovare delle mo-dalità operative comuni, solide dal punto di

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vista tecnico-scientifico, ovviamente coe-renti con le normative europee, a tuteladell’ambiente e quindi dei diritti dei citta-dini.

Certo, la legge n. 132 è un fatto storico,quindi a questo punto questo sforzo si fa esi deve fare ai sensi di una norma delloStato. Questo ci ha dato nuovo slancio,anche perché nell’ambito di questa normasi introducono i livelli essenziali di prote-zione tecnico-ambientale, i LEPTA, che sonoanaloghi ai LEA nella sanità e sono deimeccanismi che consentono, una volta messiin opera a regime, di assicurare che laprestazione tecnica delle agenzie regionalisul territorio sia dispiegata nella stessamisura sulle diverse porzioni del territorio,naturalmente tenendo conto dei contestiterritoriali, quindi delle pressioni ambien-tali che insistono sul territorio e della sen-sibilità del territorio.

È una bellissima avventura che stiamovivendo, tra l’altro domani si svolge laprima Conferenza dell’SNPA alla presenzadel Presidente della Repubblica, quindi èun processo interessantissimo che – ripeto– qualcuno non ha esitato a definire sto-rico, perché è uno di quei processi chepotrebbero anche modificare profonda-mente il nostro Paese.

Nell’ambito di questo contesto ovvia-mente ci occupiamo anche dei campi elet-tromagnetici e quindi della tutela dell’am-biente e del territorio da questo tipo dipressione ambientale. Il 5G è la grandenovità di cui si parla da tempo e quindi èovvio che il sistema da tempo si occupa e sipreoccupa di questa tematica, anche per-ché ci sono degli aspetti tecnici innovativiche quindi vanno tenuti attentamente inconsiderazione, nel senso che, una voltache bisogna intraprendere le attività siaistruttorie che di controllo (poi spiegheròmeglio cosa significa attività istruttorie e dicontrollo) su questa tecnologia, bisogna evi-dentemente disporre di strumenti operativicondivisi, che hanno un certo quoziente diinnovazione rispetto agli strumenti che tra-dizionalmente le agenzie adoperano sul ter-ritorio.

Cosa implica il fatto di introdurre unanuova tecnologia nella trasmissione dei dati

come 5G ? Significa prima di tutto che igestori presentano le istanze per poter avereun’autorizzazione; questa autorizzazioneviene istruita, cioè si fa una istruttoria e leagenzie regionali e delle province auto-nome sono i soggetti che sul territorioistruiscono dal punto di vista tecnico lapratica che consente di stabilire se l’auto-rizzazione possa essere concessa alle con-dizioni proposte dal gestore oppure se bi-sogna prevedere dei correttivi affinché ilterritorio possa sopportare questa pres-sione aggiuntiva.

Sapete che ci sono dei limiti per quantoriguarda i campi elettromagnetici che vannorispettati, sapete che c’è anche un dibattitoin questa fase per capire se sia possibile inqualche modo rimodulare questi limiti,quindi la tematica è complessa.

Questa è la fase autorizzativa, su cui leagenzie sono impegnate in prima persona.Dopodiché, una volta che questi impiantivengono installati e diventano operativi, leagenzie hanno il dovere di fare i controlliambientali per verificare che le promessefatte siano mantenute. Se infatti dico cheinstallo un certo apparato e che questoapparato ha delle prestazioni tecnologicheche saranno quelle che saranno, quindi ibig data, che sono ormai il mantra del terzomillennio, verranno trasmessi ad una certavelocità e in una certa quantità, devo anchegarantire che i livelli dei campi elettroma-gnetici stiano al di sotto dei famosi limiti. Ilcompito dell’Agenzia è controllare che ef-fettivamente questi livelli vengano rispet-tati.

In tutto questo la tecnologia 5G intro-duce delle innovazioni su cui come ISPRAinsieme alle ARPA ci stiamo interrogando estiamo investigando, alcune ARPA già stannofacendo attività di carattere sperimentale esta emergendo che per poter assicurareun’attività sia istruttoria che di controlloefficiente, efficace e soprattutto omogeneasu tutto il territorio, c’è bisogno di svilup-pare nuove norme tecniche. La norma tec-nica è uno strumento operativo che si af-fianca alla norma generale, come la leggen. 132 del 2016 che istituisce l’SNPA e cheperò ha un taglio tecnico-scientifico, quindiè più specializzata, più da addetti ai lavori,

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tanto che la legge n. 132 stabilisce chel’SNPA può emanare norme tecniche vin-colanti.

Anche sulla questione del 5G una dellenostre preoccupazioni è quella di interfac-ciarci con i vari stakeholder e concordareinsieme a loro delle modalità operative, eresponsabilità dell’SNPA sarà quella di met-tere a punto delle norme tecniche checonsentano di operare in maniera omoge-nea e coerente sia per quanto riguardal’attività autorizzatoria, sia per quanto ri-guarda l’attività di controllo.

Ci sono delle criticità ed è per questoche noi ci confrontiamo e continuiamo aconfrontarci, nel senso che anche a livellointernazionale attualmente non ci sononorme tecniche su questa tematica, c’è undocumento, che è stato emanato dall’Inter-national Electrochemical Commission, untechnical report che sta superando le variefasi di approvazione a livello internazio-nale, quindi poi dovrà essere recepito di-ciamo anche nel nostro Paese; è quindiun’attività ancora in itinere.

Ovviamente voi capite che questo signi-fica che noi dobbiamo continuare la nostradiscussione all’interno del sistema e lo stiamofacendo secondo me al meglio. Non vi sfuggeche una delle criticità sono le forti etero-geneità tra le diverse realtà territoriali eanche tra le diverse Agenzie regionali, chenon sono tutte livellate per quanto ri-guarda sia le criticità territoriali che leprestazioni che erogano.

Una delle sfide dell’ISPRA che io rap-presento è quella di favorire pian pianoun’armonizzazione e omogeneizzazione diqueste prestazioni, questa è la grande sfidasu cui (è inutile nascondercelo) le difficoltànon sono poche, perché una cosa è la realtàterritoriale della Lombardia, una cosa è larealtà territoriale della Basilicata, e sapetemeglio di me che l’Italia ha una grossavarietà che è anche un dono, una ricchezza,però in alcuni casi deve essere in qualchemodo armonizzata.

Quali sono le sfide nel concreto su cuistiamo ragionando ? Come vedete nella notache vi abbiamo trasmesso, una è il pro-blema della saturazione dello spazio elet-tromagnetico, nel senso che le varie fre-

quenze con i 2G, 3G, 4G sembrerebberoavere poco spazio per poter acquisire adessole frequenze per far funzionare anche i 5G.

Una delle criticità che abbiamo rilevatoanche in risposta alla segnalazione dell’Au-torità garante della concorrenza e del mer-cato è quella che probabilmente i gestori,per legittimi motivi di interesse, chiedonol’autorizzazione per una serie di bande difrequenza, dopodiché però nell’uso praticoforse non utilizzano tutte le bande per cuisono autorizzati.

Su questo il sistema si è interrogato, hapredisposto anche un documento che èstato informalmente condiviso a livello ditutte le agenzie e probabilmente si tratta dirivedere questa modalità autorizzatoria, per-ché evidentemente potrebbe portare a qual-che diseconomia, cioè all’impressione chelo spazio elettromagnetico sia saturatoquando invece in realtà non lo è, nel sensoche il gestore per legittimi interessi haavuto l’autorizzazione per tutta la banda,ma nella pratica utilizza solo parte di que-sto tesoretto che ha portato a casa.

Se con dei correttivi e degli aggiusta-menti rendiamo coerente l’autorizzazionecon quello che poi il gestore effettivamenteutilizza, probabilmente scopriremo che cisono degli spazi e dei margini assoluta-mente interessanti su cui poter dispiegarela tecnologia 5G, perché la scommessa èquella di dispiegarla, perché è legittimo eperché la scommessa dei big data è lascommessa del terzo millennio, però biso-gna anche salvaguardare ovviamente l’am-biente e l’esposizione dei cittadini. Avendoun’informazione coerente tra quanto vieneautorizzato e quanto viene esercito, proba-bilmente riusciamo a trovare dei marginiperché si possa effettivamente dispiegarequesta nuova tecnologia nel rispetto deilimiti attuali o futuri sul territorio.

Mi avvio alla conclusione di questa brevechiacchierata. Operativamente questo signi-fica che accanto al tavolo permanente chec’è nell’SNPA tra ISPRA e le Agenzie (te-nete conto che anche questo documentoche abbiamo preparato è stato condiviso) ènecessario istituire altri tavoli con i diversistakeholder, in primis naturalmente con ilMinistero dell’ambiente con cui siamo in

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costante contatto, però sappiamo che deigestori che hanno acquisito interessi con-creti in questo campo hanno chiesto diinterloquire con noi, quindi si tratta vera-mente di confrontarsi in maniera serena,trasparente, tecnicamente qualificata, e misento di dire che l’SNPA è un soggettotecnicamente qualificato, in collegamentoanche con gli altri soggetti tecnico-scienti-fici.

C’era qui il collega dell’Istituto supe-riore di sanità con cui abbiamo un accordodi programma, abbiamo un interessantis-simo progetto finanziato dal Ministero del-l’ambiente sulla valutazione degli effettidell’esposizione ai campi elettromagneticicoordinato da ISPRA, eseguito dalle ARPA,a cui partecipa anche l’Istituto superiore disanità, oltre all’ENEA e al CNR. La scom-messa è quella della rete sia per quantoriguarda le attività di ricerca applicata, chenel giro di diciotto mesi ci darà delle ri-sposte concrete, sia nella messa a punto dinorme tecniche condivise, di regole su cuitutti siamo d’accordo e che, una volta de-finite, devono essere assolutamente seguite,quindi la fase di controllo dell’SNPA serveproprio a far sì che queste regole sianorispettate.

Ho finito. Naturalmente siamo a dispo-sizione se ci sono osservazioni e vi ringra-zio ancora per l’attenzione.

PRESIDENTE. Do ora la parola ai col-leghi che intendano intervenire per porrequesiti o formulare osservazioni.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Grazie, pre-sidente. Sono rimasto particolarmente col-pito dal fatto che il limite di 6 volt metro èun limite molto teorico, perché se si va incampo a misurare difficilmente troveremositi in cui si misurano 6 volt metro, ma èuna cosa più burocratica, perché gli ope-ratori prenotano una potenza che poi inrealtà non viene...

MARIO CIRILLO, direttore del Diparti-mento per le valutazioni, i controlli e lasostenibilità ambientale di ISPRA. Forse misono spiegato male, attenzione, non par-

lavo dei limiti, parlavo delle bande di fre-quenza.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Volevo ca-pire meglio questo aspetto del discorso. Inpratica, i siti vengono autorizzati per unapotenza di 6 volt metro, però in realtà nonvengono utilizzati.

MARIO CIRILLO, direttore del Diparti-mento per le valutazioni, i controlli e lasostenibilità ambientale di ISPRA. No, lepotenze sono in watt, la quantità di energianell’unità di tempo che io posso erogare, epiù ho potenza che posso impiegare in unacerta banda, più posso trasmettere bene,lontano, velocemente.

I famosi 6 volt al metro invece sono unlimite imposto dalla normativa, che deveessere rispettato fino a quando non vienerimodulato e rimesso in discussione, quindiil limite rimane quello e i controlli delleAgenzie sono orientati a verificare se vengaeffettivamente rispettato.

Quando ho parlato della differenza traquello che è autorizzato e quello che vieneimpiegato intendevo solo le bande di fre-quenza e le potenze che gli esercenti pos-sono mettere nelle diverse bande. Non so sesono stato chiaro...

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Con questapotenza che viene autorizzata in base allerichieste che vengono fatte dai vari opera-tori ci si trova in una situazione di satu-razione, ma solo a livello teorico, non pra-tico. È questo il problema ?

MARIO CIRILLO, direttore del Diparti-mento per le valutazioni, i controlli e lasostenibilità ambientale di ISPRA. Sì, nelsenso che nel momento in cui occupo tuttele bande con la massima potenza ammis-sibile a livello teorico... anche perché poi inpratica i gestori probabilmente non utiliz-zano tutto il tesoretto e le agenzie chefanno i controlli sul territorio dicono che igestori non utilizzano tutto lo spettro difrequenze e tutte le potenze per cui sonoautorizzati.

PAOLO NICOLÒ ROMANO. Voi quindiconsigliate di normare meglio questo aspetto

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per ridistribuire le frequenze non effetti-vamente utilizzate ?

MARIO CIRILLO, direttore del Diparti-mento per le valutazioni, i controlli e lasostenibilità ambientale di ISPRA. Esatta-mente, perché se scopro che il gestore cheè stato autorizzato per 100 per quantoriguarda le potenze e le frequenze, ne uti-lizza 60, significa che c’è un margine di 40che posso ancora utilizzare e mettere a

disposizione per un uso successivo da partedi altri operatori.

PRESIDENTE. Ringrazio gli auditi peril loro contributo e dichiaro conclusa l’au-dizione.

La seduta termina alle 13.15.

Licenziato per la stampail 24 luglio 2019

STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO

*18STC0050470**18STC0050470*

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XVIII LEGISLATURA — IX COMMISSIONE — SEDUTA DEL 26 FEBBRAIO 2019