Comitato Imprenditori Veneti · Comitato Imprenditori Veneti “Piave 2000” - Via Piave, 50 -...

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Comitato Imprenditori Veneti Ponte della Priula (TV) - Pieve di Soligo (TV) Comitato Imprenditori Veneti “Piave 2000” - Via Piave, 50 - Pieve di Soligo (TV) - Sede sociale: Ponte della Priula (TV) Signor Presidente, nei giorni scorsi, nell'arco Dolomitico è caduta molta neve, dal Friuli alle sorgenti del Piave ad Arabba e oltre, dove gravitano vari affluenti nel Piave (Ansinei, Boite, Maè, Cordevole, Soligo) che possono avere portate d'acqua molto importanti in caso di forti perturbazioni con la caduta di molta neve e in più se ci fosse il susseguirsi dell'aumento di temperatura con forti piogge. Le dighe, come in provincia di Belluno, potrebbero tenere fino ad un certo punto e questo dipende quanto, a secondo dell'utilizzo dell'acqua da parte dell'Enel. L’eventuale acqua non contenuta scavalcherebbe senza scampo la diga in quanto l'acqua non è comprimibile e la situazione potrebbe ripetersi come avvenuto nella piena allu- vionale del 4/44/1966, con morti e distruzione di ampi territori. Ricordiamo che le piene del Piave dopo quella distruttiva del 16 settembre 1882 si sono ripetute con una frequenza di venti/trent’anni quindi… Spett.le 22 Ottobre 2015 Urgente Oggetto: Richiesta di interventi di manutenzione e regimazione del fiume Piave nel 49° anno dopo la disastrosa alluvione del 4/11/1966 per la salvaguardia dei rivieraschi Presidente della Regione del Veneto dott. Luca ZAIA Palazzo Balbi - Dorsoduro, 3901 30123 Venezia 1/4 e p.c. ai Consiglieri Regionali dott. Andrea ZANONI dott. Simone SCARABEL a tutti i Gruppi Consiliari in Regione del Veneto Palazzo Ferro Fini 30123 Venezia Sindaco del Comune di Pieve di Soligo Stefano SOLDAN Via Ettore Majorana, 186 31053 Pieve di Soligo (TV) Illustrissimo Prefetto Dott.ssa Laura LEGA Piazza dei Signori, 22 31100 Treviso

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Comitato Imprenditori Veneti “Piave 2000” - Via Piave, 50 - Pieve di Soligo (TV) - Sede sociale: Ponte della Priula (TV)

Signor Presidente, nei giorni scorsi, nell'arco Dolomitico è caduta molta neve, dal Friuli alle sorgenti del Piavead Arabba e oltre, dove gravitano vari affluenti nel Piave (Ansinei, Boite, Maè, Cordevole, Soligo) che possonoavere portate d'acqua molto importanti in caso di forti perturbazioni con la caduta di molta neve e in più se cifosse il susseguirsi dell'aumento di temperatura con forti piogge. Le dighe, come in provincia di Belluno, potrebbero tenere fino ad un certo punto e questo dipende quanto, asecondo dell'utilizzo dell'acqua da parte dell'Enel. L’eventuale acqua non contenuta scavalcherebbe senza scampola diga in quanto l'acqua non è comprimibile e la situazione potrebbe ripetersi come avvenuto nella piena allu-vionale del 4/44/1966, con morti e distruzione di ampi territori. Ricordiamo che le piene del Piave dopo quelladistruttiva del 16 settembre 1882 si sono ripetute con una frequenza di venti/trent’anni quindi…

Spett.le 22 Ottobre 2015

Urgente

Oggetto: Richiesta di interventi di manutenzione e regimazione del fiume Piave nel 49° anno dopo la disastrosa alluvione del 4/11/1966 per la salvaguardia dei rivieraschi

Presidente della Regione del Venetodott. Luca ZAIAPalazzo Balbi - Dorsoduro, 390130123 Venezia

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e p.c.

ai Consiglieri Regionali

dott. Andrea ZANONI

dott. Simone SCARABEL

a tutti i Gruppi Consiliari in Regione del VenetoPalazzo Ferro Fini 30123 Venezia

Sindaco del Comune di Pieve di SoligoStefano SOLDANVia Ettore Majorana, 18631053 Pieve di Soligo (TV)

Illustrissimo PrefettoDott.ssa Laura LEGAPiazza dei Signori, 2231100 Treviso

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La situazione dei bacini montani non cambia, stesse dighe che non hanno grossi scarichi rapidi di fondo,questi per far sì che per un eventuale arrivo di bombe d'acqua si potrebbe premunirsi di scaricare i bacini neigiorni precedenti. Purtroppo gli scarichi di fondo sono quasi ininfluenti per questo servizio. Valutare se predisporre dei sifoni in acciaio a scavalco delle dighe con innesco di scarico d'acqua creando ilvuoto. Con questa soluzione non servirebbero gigantesche pompe per il travaso. Abbiamo le copie de Il Gazzettino dei primi giorni di novembre 1966 che rivelano il copioso spessore di coltredi neve caduta nell'arco Dolomitico e il centro di Cortina, ecc., poi forti piogge che hanno sciolto la neve che haportato alla piena del Piave con relativa alluvione anche di altri fiumi. Una situazione del genere manderebbein ginocchio per lungo tempo diverse aziende venete leader nel mondo. Auspichiamo si dia inizio ad effettuare degli studi geologici con carotaggi nelle zone individuabili per realiz-zare dei serbatoi di laminazione a partire dalla traversa di Falzè di Piave a Belluno. Pertanto rivisitare quantofatto dalla Commissione Interministeriale De Marchi, costata non poco, con gli atti siglati in un Convegno aVilla Franchetti in provincia di Treviso nel 1982, dove era auspicabile che i lavori per la sicurezza dei rivieraschidel Piave partissero al più presto perché non più procrastinabili, sicuramente migliorabili, ma comunque unabase da cui partire subito; più urgente il serbatoio a Falzè e di seguito anche il serbatoio di Ravedis in Friuli,praticamente qui non è stato fatto niente mentre a Ravedis l'opera è stata completata. Abbiamo disponibili, per le Vostre Autorità se lo ritenete utile, copie dei nostri libri storici, tecnici e di denuncia"Considerazioni sulle Piene del Piave - 1995" e "Storia del Ponte della Priula - 1999 e problemi del Piave" dell'au-tore ing. Alfredo Dal Secco. Nei quali sono stati inseriti incontri con le autorità idrauliche e, a parte, successiviincontri negli anni 2000 con dirigenti del Genio Civile di Treviso, Autorità di Bacino di Venezia, Anas…; incontrifatti nella Sala Consiliare di Susegana e una Sala messa a disposizione dal Comune di Breda di Piave a Saletto. Sulla scorta di quanto successo in Piemonte con la piena del fiume Tanaro (a carattere torrentizio come ilPiave) che portò distruzione e morte, dove siamo andati a portare solidarietà il 29 agosto 1995 e pubblicandooltre 20 pagine e un’intervista ripresa da “Il Gazzettino” a firma del giovane inviato ad Alessandria GiuseppePietrobelli “Anche il Piave è un pericolo reale” sul nostro libro “Considerazioni sulle piene del Piave”, si è apertaun'intensa attività e nostre considerazioni con il susseguirsi di tre Prefetti dal 1993 al 1998 dott. Torda, dott. Sa-padaccini e dott. Pisani; con i nostri incontri per la "battaglia" che il Prefetto diventasse il coordinatore di ungruppo di lavoro per far partire urgentemente alcuni lavori di manutenzione nel fiume Piave come il taglio dellepiante e l'asporto di materiali, iniziati dai 27 punti individuati dal Magistrato alle Acque da Colfosco/Nervesaa valle e altri del Genio Civile a monte. Purtroppo, in seguito, con il susseguirsi di altri Prefetti questa direzionesi è arenata.

Di seguito riprendiamo parte di una lettera rimasta senza risposta che le abbiamo spedito il 26 ottobre 2012. Riferendomi al via dell’importante arteria stradale Pedemontana veneta; il Piave è paragonabile ad unastrada tracciatosi nei millenni per scaricare l'acqua dalle sorgenti al mare, ma a causa delle dighe via via conla scarsa piovosità il letto del fiume si è ingrossato di grosse piante fuorilegge, ghiaie, rifiuti e draghe con immensidepositi di ghiaia e vasche con limi. La situazione degli sbarramenti (dighe) è come nella piena alluvionale del 4.11.66 dove bastano due giorni diforte nevicate nell'arco dolomitico e prealpino e successive forti piogge per trovarci in situazioni preoccupantidi esondazione del fiume. Per questo motivo La invito a visitare e prendere coscienza della situazione di abbandono in cui versa tuttal'asta del Piave da monte a valle, lasciata in balia di se stessa da oltre quattro decenni il punto più critico è dallatraversa tra Colfosco-Susegana e Nervesa della Battaglia.

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Il PresidenteDiotisalvi Perin

Ci sono decine di milioni di materiale ghiaioso, ceppaie, terra, ecc. da asportare dal letto del fiume in mododi riportarlo sicuro in caso di piene. Tutto questo porterebbe nelle casse regionali milioni di Euro che servirebberoin parte a compensare i lavori di manutenzione, rinforzo argini, speroni, scogliere, ecc. per poi passare alla re-gimentazione. Immaginatevi voi cosa succederebbe se ritornasse una piena alluvionale storica come quella del4.11.1966. A Ponte della Priula passavano circa 5.500 mc./sec. di acqua su una larghezza di circa 500 m. conuna notevole velocità, circa 4/5 mt. al sec. con un’altezza da oltre 3 mt. a 5/6 mt. dove ci sono erosioni tra pila epila (al tempo il letto era quasi rettificato su tutta la larghezza e non come si trova adesso che dalla mezzaria delfiume in sponda destra è più basso di alcuni metri mentre l'altra metà è intasata). Quindi non ci vuole un inge-gnere per capire che l'acqua non è comprimibile e che il corso del Piave essendo torrentizio, a seconda della pen-denza dei paesi che attraversa, quindi la notevole forza dell’acqua, se trova degli ostacoli anche minimi, deviando,crea dei vortici e doppi vortici ed erode le arginature o le scavalca come è avvenuto nel '66. I nostri tecnici propongono: Rettificare tutto il letto del fiume, per farlo ritornare pulito e “bianco” com’era perima del 1966, pulendo anchei serbatoi delle dighe a monte, fatto questo ci assicuriamo che possano passare in sicurezza 2.500/3.000 mc./sec.di acqua fino al mare, ricordiamo che a valle di Ponte di Piave ci sono problemi già quando arrivano 1.500/1.800mc./sec. in quanto l'acqua non defluisce a causa del letto intasato da vari materiali tra cui i fanghi inquinantidepositati sul fondo e derivanti dagli scarti rilasciati nel tempo da draghe ecc. Realizzare dei serbatoi di laminazione a partire da monte di Falzè di Piave a Belluno in modo da trattenerei sovrappiù dei 2.500 mc./sec. di acqua per qualche giorno, fino al rientro delle portate minime e dopo di chèaprire le paratoie per scaricare tutta l'acqua; tutto questo vale la pena di realizzarlo in quanto se arrivasse unapiena come quella del '66 diversi paesi rivieraschi del Piave potrebbero essere messi in ginocchio per anni dal-l'inquinamento e da alcuni metri di acqua che invaderebbero le abitazioni, le attività produttive, gli insediamentisociali, l’agricoltura, ecc. Ricordiamo che in Friuli per contrastare questi fenomeni hanno già realizzato alcune opere di laminazione.Quindi auspichiamo un Suo autorevole intervento per la sicurezza dei rivieraschi del Piave. Realizzare delle casse di espansione a partire da valle di Ponte della Priula sarebbe alquanto inopportuno inquanto nel '66 il livello dell'acqua era a pochi centimetri dal bordo superiore degli argini e ruppe per di più dasotto il paese di Cimadolmo e Ponte di Piave. Quindi come è possibile fare un serbatoio di laminazione in questezone se l'acqua arrivava già a filo dell'argine? Anche perché creare uno sbarramento di cemento in questa zonasarebbe un lavoro inopportuno, in quanto l'acqua trafilerebbe nelle sabbie sottostanti e creerebbe all'esternodegli argini i classici fontanazzi che in poco tempo diventerebbero incontrollabili e assicurerebbero l'alluvione. Siamo confortati dal fatto che le nostre indicazioni sono state recepite negli incontri pubblici, fin dagli anni’90, con le autorità quali: il Genio Civile, le Autorità di Bacino, il Magistrato alle Acque, i Prefetti, nonché attra-verso pubblicazioni studi e ricerche curate dell’ing. Alfredo Dal Secco, ecc. Le pubblicazioni di ricerca storica,culturale, ambientale e di denuncia sono state consegnate a tutte le Biblioteche rivierasche dalla sorgente allafoce del Piave. Il Piave è una forza selvaggia della natura ed è stato buono per tanti anni ma potrebbe scatenarsi una pienadi portata storica e sarà dura proteggersi dalla furia di tanta acqua.In attesa di risposta, distintamente saluto.

Perin Diotisalvi Cell. 335.6462696 - E-mail: [email protected]

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Allego:Tre foto significative del Piave in piena nel pome-riggio del 4.11.1966, nella traversa tra Nervesa eColfosco, e una del giorno successivo dove nellanotte il livello dell'acqua spazzò via le ringhiere amonte delle opere di presa del canale della Vitto-ria e l'acqua uscì dall'argine destro del Piave (SanMarco), allagando le strade di Nervesa. Ricordiamo che gli argini Canonici (detti Murazzie costruiti con la “croda del Montello”) sono statieretti al tempo della Sernissima, nel 1509, sottola direzione dell’arch. Fra Giovanni Giocondo.Le Autorità allarmate che il possibile aumentodella portata d’acqua potesse alluvionare i terri-tori da Arcade arrivando a Treviso e poi a Vene-zia come succedeva nei tempi antichi, detterol’ordine di minare l’argine sinistro (zona ex can-tiere Brussi”) per salvare Treviso, sennonchénella notte la portata del fiume diminuì e l’opera-zione fu annullata.Due copertine dei libri.

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