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Come Un Fascio Di Canne perchè l′unità e la garanzia reciproca sono le richieste dell′era attuale Michael Laitman, Phd

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Come Un Fascio Di

Canneperchè l′unità

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sono

le richieste dell′era attuale

Michael Laitman, Phd

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I N T R O D U Z I O N E

n tutta la storia del popolo ebraico, unità e mutua garanzia (altrimenti nota come responsabilità reciproca) sono stati gli emblemi della nos-tra nazione. Innumerevoli saggi e leader spirituali hanno scritto sul

significato di queste due parole, accettandole come il cuore e l'anima della nostra nazione, e dichiarando che la salvezza e la redenzione possono ar-rivare solo quando ci sarà unità in Israele.

In realtà, il concetto di unità è stato così preminente, che ha superato quella della devozione al Creatore e l'osservanza dei comandamenti. Attraverso le generazioni, un numero considerevole di nostri capi spirituali e testi sacri sottolineano l'importanza dell'unità al di sopra di tutto il resto. Masechet Derech Eretz Zuta, circa nello stesso periodo, scrisse come il Talmud sia

“Se una persona prende un fascio di canne, non può romperle tutte in una

volta. Ma prese una per volta, persino un bambino le può rompere.Proprio così, Is-raele non sarà redenta fino a quando tutti

saranno un fascio.”

(Midrash Tanhuma, Nitzavim, Capitolo 1)

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una delle numerose testimonianze con questo spirito: “Anche quando Is-raele adorava gli idoli e c'era pace tra loro, il Signore disse: ‹non ho alcun desiderio di far loro del male.'... Ma se sono in disaccordo, che cosa è che si dirà su di loro? ‹Il loro cuore è diviso; ora essi porteranno la loro colpa. ‹»Dopo la rovina del Secondo Tempio, la preminenza di unità e di amore fraterno raggiunse il picco. Il Talmud Babilonese, tra molte altre fonti, ci insegna che l’odio infondato e la divisione all'interno di Israele furono la causa della distruzione del Secondo Tempio . Le fonti dichiarano anche che l'odio infondato è così dannoso, uguaglia i tre grandi mali che hanno causato la rovina del Primo Tempio messi insieme: l'idolatria, l’incesto, e lo spargimento di sangue. Masechet Yoma ci insegna questa lezione in modo molto chiaro: “Il Secondo Tempio ... perché è stato demolito? E ‹stato per-ché c'era un infondato odio in esso, s’insegna che l'odio infondato è uguale a tutte e tre le trasgressioni :idolatria, incesto, e spargimento di sangue , combinate insieme.»Evidentemente, l'unità, la fratellanza, e la garanzia mutua non sono solo nel DNA della nostra nazione, sono la sostanza dell’ancora di salvataggio che ci ha risparmiato afflizioni quando le abbiamo avute, e ha lasciato imperver-sare le afflizioni quando non lo abbiamo fatto. In questi tempi difficili di auto-diritto dilatato e narcisismo, abbiamo bisogno più che mai di unità, eppure sembra più inaccessibile che in qualsiasi altro momento della storia.All’incirca trentaquattro secoli fa, ai piedi del monte Sinai, ci siamo ritro-vati come un solo uomo con un unico cuore, e così facendo siamo diventati una nazione. Da allora, l'unità ci ha sostenuti con la pioggia o con il sole, come il noto predicatore e scrittore, il rabbino Kalonymus Kalman Halevi Epstein, descrive nel suo famoso saggio Maor va Shemesh (Luce e Sole): “Anche se la generazione di Ahab erano idolatri, erano impegnati in guerra e vinsero perché c'era unità tra di loro. E' ancora di più quando c'è unità in Israele e si impegnano nella Torah per il Suo scopo ... Con questo, essi sot-tomettono tutti coloro che sono contro di loro, e tutto ciò che dicono con le loro bocche, il Signore esaudisce i loro desideri. “

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Al seguito di Mosè, siamo arrivati a Canaan, l’abbiamo conquistata, fatta diventare Terra di Israele, poi siamo stati esiliati ancora una volta , a Babi-lonia in questa occasione. E una volta che Mordechai ci riunì a Babilonia, siamo ritornati, anche se eravamo a malapena due delle dodici tribù origi-narie, abbiamo eretto il Secondo Tempio. Finché abbiamo mantenuto la nostra unità, abbiamo anche mantenuto la nostra sovranità e il Tempio. Ma una volta abbandonato l'amore fraterno, siamo stati travolti dal nemico ed esiliati per i secoli a venire.Eppure, divisione e odio infondato, che hanno causato la rovina del Secon-do Tempio e l'esilio della nazione dalla sua terra, non arrestarono il nostro sviluppo durante l’esilio. Per gran parte degli ultimi due millenni all’incirca, abbiamo badato a noi stessi, mantenendo una certa separazione dalla vita culturale delle nazioni in cui vivevamo. Ma, all’incirca dai tempi dell'Illuminismo, abbiamo progressivamente adot-tato una cultura che favorisce la distinzione personale e la realizzazione individuale, e giustifica lo sfruttamento dei deboli e dei bisognosi. Negli ultimi decenni, abbiamo tanto eccelso nella cultura dell’interesse personale e dell’auto-diritto che, come società, siamo diventati l'esatto contrario della comunità assistenziale e umana che abbiamo coltivato al nascere della nos-tra nazione. Nel mondo di oggi, il tono regnante e l'atmosfera sono di auto-diritto ed egotismo fino a raggiungere il narcisismo. Nel loro acuto libro, The Nar-cissism Epidemic: Living in the Age of Entitlement, gli psicologi Jean M. Twenge e Keith Campbell descrivono ciò che essi chiamano “L'ascesa in-arrestabile del narcisismo nella nostra cultura,» e i problemi che questo provoca. Essi spiegano che “Gli Stati Uniti stanno attualmente soffrendo di una epidemia di narcisismo. ... Tratti di personalità narcisistiche sono salite velocemente come l'obesità.»Peggio ancora, continuano, “L'aumento del narcisismo sta accelerando, con prospettive di crescita più rapida nel 2000 rispetto ai decenni prec-edenti. Fino al 2006, uno studente universitario su quattro era in accordo

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per la maggior parte degli aspetti con misure standard di tratti narcisistici.»E la maggior parte di noi Ebrei, progenitori del principio “Ama il tuo pros-simo come te stesso», non solo stiamo fermi a guardare le celebrazioni dell’egotismo, ma partecipiamo pure alla festa, molti di noi anche in testa al gruppo, ricavandone un guadagno dovunque sia possibile. Con spetta-colare entusiasmo, abbiamo abbracciato il motto, “Quando sei a Roma, fai come i romani», e così facendo, tanti nomi ebraici sono diventati sinonimo di ricchezza e potere. Non c'è dubbio che noi non perseguiamo la ricchezza e il potere per presentare la nostra eredità come superiore a quella degli altri. Tuttavia, quando gli ebrei acquistano notorietà per le due precedenti distinzioni, sono noti non solo per i loro guadagni, ma anche per il loro patrimonio. Per quanto ingiusto possa sembrare, gli Ebrei e lo stato Ebraico non sono visti allo stesso modo degli altri paesi e nazioni. Vengono trattati come speciali, sia positivamente che negativamente. Ma c'è una buona ragione per cui questo è così. Quando Abramo ha scop-erto la forza singolare che conduce il mondo, quello che chiamiamo “il Creatore», “Dio», HaShem, HaVaYaH (Yod-Hey-Vav-Hey, il “Signore»), lo ha voluto raccontare al mondo intero. Come babilonese di elevato status sociale e spirituale, figlio di un costruttore di idoli e statue, era in grado di essere ascoltato. Fu solo quando il re Nimrod cercò di ucciderlo e suc-cessivamente lo espulse da Babilonia che andò altrove, fino ad arrivare a Canaan. Eppure, Rav Moshe Ben Maimon (Maimonide) descrive come, lungo tutta la strada, continuava ad essere in cerca dell’anima gemella con cui poter condividere la sua scoperta: “Cominciò a gridare al mondo intero, per av-vertire loro che c'è un solo Dio in tutto il mondo ... egli stava chiamando, vagando di città in città e da regno a regno, finché arrivò nella terra di Ca-naan ... e dal momento che loro [le persone nei luoghi dove ha vagato] si ri-unirono attorno a lui gli chiesero il significato delle sue parole, lui insegnò a tutti quanti ... finché non li riportò sulla via della verità. Infine, migliaia

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e decine di migliaia di persone si riunirono attorno a lui, e loro divennero il popolo della ‹casa di Abramo.' Lui piantò questo principio ( dottrina ) nei loro cuori, scrisse libri su questo e istruì suo figlio, Isacco. E Isacco si sedette e istruì, ammonì, e informò Giacobbe, e lo nominò insegnante, per sedere e insegnare ... E Giacobbe il Patriarca istruì tutti i suoi figli, e prese da parte Levi e lo nominò capo, e lo fece sedere per imparare la via di Dio” Da Giacobbe in poi, narra il celebre testo, The Kozari, “la Divinità è rivelata in un’assemblea, e da allora è il totale dal quale contiamo gli anni degli antenati, secondo ciò che ci è stato dato dalla legge di Mosè' [Torah], e sap-piamo cosa è accaduto da Mosè fino a questo giorno.»Così, l'unità divenne una condizione per raggiungere la percezione di Dio, o il Creatore, come spesso i Kabbalisti si riferiscono a Lui (per ragioni su cui non entreremo in dettaglio perché vanno oltre lo scopo di questo li-bro). Senza unità, la realizzazione era semplicemente impossibile. Coloro che erano in grado di unirsi divennero il popolo di Israele e rivelarono il Creatore, la singolare forza creatrice che governa e conduce tutta la realtà. Coloro che non erano in grado di farlo rimasero senza questa percezione, ma con la sensazione che gli Israeliti sapevano qualcosa che loro ignora-vano , e avevano anche qualcosa che apparteneva a loro, ma che non pote-vano avere.Questa è la radice dell'odio verso Israele, che in seguito divenne l'antisemitismo. E ‹una sensazione che gli Ebrei hanno qualcosa che non condividono con il mondo, ma che dovrebbero farlo.Infatti, gli Ebrei devono condividerlo con il mondo. Proprio come Abramo cercò di condividere la sua scoperta con tutti i suoi compagni Babilonesi, gli Ebrei, i suoi discendenti, devono fare lo stesso. Questo è il significato di essere “Una luce per le nazioni.» Questo è l'obbligo a cui si riferì il grande Rav Kook, il primo Rabbino Capo di Israele, col suo eloquente stile poetico quando scrisse: “Il vero e proprio movimento dell’anima di Israele nella sua grandezza è espressa solo dalla sua forza sacra ed eterna, che scorre nel suo spirito. E' ciò che ha fatto, sta facendo, e farà ancora una nazione che

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si pone come una luce per le nazioni, come la redenzione e la salvezza al mondo intero per il suo specifico scopo, e per le finalità globali, che sono interdipendenti. “Questo impegno è anche quello al quale Rav Yehuda Leib Arie Altare si rif-erisce parole proprie: “I figli di Israele sono garanti poiché hanno ricevuto la Torah al fine di correggere tutto il mondo e anche le nazioni.» E cos’è esattamente che siamo obbligati a trasmettere alle nazioni? E' l'unione, attraverso la quale uno scopre l’unicità della vita, unica forza cre-atrice, il Signore, o Dio. Nelle parole di Rabbi Shmuel Bornstein, autore di Sem MiShmuel [A Name Out of Samuel], “Lo scopo della Creazione era per tutti di essere un'unica associazione ... Ma a causa del peccato, la ques-tione diventò talmente tanto viziata che, anche i migliori di quelle genera-zioni, non erano in grado di unirsi insieme per servire il Signore, ma erano pochi, isolati.»Per questo motivo, continua il rabbino Bornstein, solo coloro che potevano unirsi lo fecero, mentre gli altri si staccarono da loro finché non furono in grado di raggiungere l'unità. Con parole sue : “La correzione è iniziata facendo una riunione e un’associazione di persone per servire il Creatore, iniziata con il Patriarca Abramo e i suoi discendenti, in modo che sareb-bero diventati una comunità consolidata per l'opera di Dio. La sua idea [del Creatore] nel separare la gente era che prima Lui causò la separazione della razza umana, al tempo di Babilonia, e tutti i malfattori vennero dispersi. ... Successivamente iniziò la riunificazione al fine di servire il Creatore, dato che il Patriarca Abramo andò e chiamò in nome del Signore fino ad avere una grande comunità riunita attorno a lui, chiamata ‹il popolo della casa di Abramo.' La situazione ha continuato a crescere fino a diventare l'assemblea della comunità d'Israele ... e la fine della correzione avverrà in futuro, quando tutti diventeranno un’associazione per fare la Tua volontà con tutto il cuore “.

Considerando le circostanze globali attuali, sembra urgente che tutti deb-

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bano conoscere il concetto di unità come mezzo per raggiungere il Cre-atore. Una volta che tutti noi entriamo a conoscenza e accettiamo questo principio , la pace e la fratellanza prevarranno naturalmente. In realtà, secondo il celebre cabalista, Rav Yehuda Ashlag, noto come Baal HaSulam [Il Padrone della Scala] per la sua Sulam [Scala] commentario sul Libro dello Zohar, la necessità di conoscere il Creatore è stata urgente per quasi un secolo. In “Pace nel Mondo», un saggio che risale ai primi anni ‘30, Baal HaSulam spiega che, siccome siamo tutti interdipendenti, dobbiamo applicare le leggi di garanzia reciproca al mondo intero. Seb-bene il termine “globalizzazione» non comparisse spesso nei trattati del suo tempo, le sue parole dimostrano chiaramente la sua urgente necessità di rendere il mondo una singola, solida unità. Ecco la descrizione di Baal HaSulam della globalizzazione e dell'interdipendenza: “Non sorprendetevi se mescolo insieme il benessere di un particolare collettivo ( insieme) con il benessere di tutto il mondo, perché, in effetti, siamo già ad un livello in cui tutto il mondo è considerato un unico collettivo e una società. Cioè, siccome ogni persona al mon-do trae il compagno della sua vita e il sostentamento da tutte le persone del mondo, uno è costretto a servire e a occuparsi del benessere di tutto il mondo. “... Pertanto, la possibilità di avere comportamenti buoni, felici, pacifici in un paese è inconcepibile quando non è così in tutti i paesi del mondo, e viceversa. Nel nostro tempo, i paesi sono tutti legati alla soddisfazione delle loro esigenze di vita, come lo erano gli individui nelle loro famiglie in pas-sato. Pertanto, non possiamo più parlare o trattare di comportamenti che garantiscono il benessere di un solo paese o di una nazione, ma devono garantire il benessere di tutto il mondo, perché il beneficio o il danno di ogni persona al mondo dipende ed è misurato dal beneficio di tutte le per-sone del mondo». Tuttavia, affinché il mondo realizzi quell'unità, quella mutua garanzia, ha bisogno di un modello, un gruppo o collettivo che può implementare

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l'unione, raggiungere il Creatore, e con l'esempio personale, spianare la strada per il resto dell'umanità. Poiché noi Ebrei siamo già stati in quel punto, e il mondo sente inconsciamente che è nostro dover riaccendere l'amore fraterno tra noi, raggiungere quella forza singolare e passare al res-to del mondo sia il metodo dell’unione sia il raggiungimento del Creatore. Questo è il ruolo degli Ebrei: portare la luce del Creatore al mondo, essere una luce per le nazioni. In “L'amore di Dio e l'amore dell'uomo,» Baal HaSulam descrive chiara-mente questo modus operandi: “La nazione di Israele è stata istituita come transizione. Nella stessa misura in cui gli stessi Israeliani sono purificati os-servando la Torah [la legge (di unione), che abbiamo detto nell'introduzione era una precondizione per il conseguimento del Creatore], essi passano il loro potere al resto delle nazioni. E quando anche il resto delle nazioni giudicheranno se stesse secondo una scala di merito [unire e raggiungere il Creatore], il Messia [la forza che ci tira fuori dall'egoismo] sarà rivelato.»Rav Yehuda Altar descrive allo stesso modo il ruolo degli Ebrei rispetto al resto delle nazioni: “Sembrerebbe che i figli di Israele, i destinatari della To-rah, siano i debitori e non i garanti, a meno che i figli di Israele non siano diventati responsabili per la correzione di tutto il mondo con il potere della Torah. Questo perché è stato detto loro, ‹E sarete per me un regno di sac-erdoti e una nazione santa.' ... Ed è a questo che essi risposero: ‹Ciò che il Signore ha detto, noi faremo' - correggere tutta la Creazione. ... In realtà, tutto dipende dai figli d'Israele. Tanto più essi stessi si correggono, quanto più tutte le creazioni li seguono. Come gli studenti seguono il Rav [inseg-nante] che corregge se stesso... allo stesso modo, l'intera creazione segue i figli d'Israele».

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C A P I T O L O 1

Nasce Una Nazione

La nascita del popolo di Israele

rima di approfondire il significato e la posizione del popolo di Israele nel mondo, dobbiamo vedere perché la nazione di Israele abbia preso forma e come quella forma si sia evoluta.Per il momento facciamo un viaggio verso est, più o meno a seimila

miglia di distanza e indietro nel tempo di circa quattromila anni, nell’antica Mesopotamia, cuore della Mezza Luna Fertile e culla di tutte le civiltà. Situata all’ interno di una vasta e lussureggiante striscia di terra, tra i fiumi Tigri ed Eufrate, in quello che oggi è l’Iraq, la città-stato chiamata Babilonia ospitava una civiltà fiorente, piena di vita e di movimento, era il centro commerciale del mondo antico.Babilonia, cuore di quella civiltà dinamica, era un crogiolo , il substrato

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ideale in cui crebbero e fiorirono miriadi di credenze e di insegnamenti. Così i babilonesi praticarono molti tipi di idolatria.Sefer Ha Yashar ( IL Libro dell’Onesto) descrive la vita dei Babilonesi in quel tempo: “In quei giorni, tutte le persone di questa terra fecero ognuno il suo Dio, divinità di legno e di pietra, li veneravano e divennero Dei per loro. In quei giorni il Re, tutti i suoi servi, e Terah (il padre di Abramo) con tutta la sua famiglia furono i primi tra gli adoratori di legno e pietra. ……Terah li adorava e si inchinava a loro e così fece tutta la generazione, così essi abbandonarono il Signore, che li aveva creati, e non c’era un singolo uomo in tutto il paese che conoscesse il Signore” (16)Sebbene fosse figlio di Terah, Abraham, chiamato poi Abramo, possedeva una qualità che lo rendeva unico : era perspicace in modo insolito, con uno zelo scientifico per la verità. Abramo era anche una persona attenta e notò che la gente della sua città stava diventando sempre più infelice, a causa del crescente egoismo e dell’alienazione che si erano diffusi tra loro. In breve tempo abbandonarono l’unità e l’assistenza mutua, essendo stati di “una sola lingua e un solo linguaggio” (Genesi,11:1), e caddero nella vanità dicendo: “Venite costruiamoci una città ed una torre che tocchi il cielo e diamoci un nome” (Genesi,11:4)”. In realtà erano tutti così ossessionati dalla costruzione della loro torre di orgoglio che dimenticarono completa-mente le persone care. Il saggio Pirkey de Rabbi Elizier ( Capitoli di Rabbi Elizier), uno dei commentari (Midrashim) sulla Torah (Pentateuco), offre una descrizione minuziosa non solo della vanità dei Babilonesi ma, anche della considerazione che avevano gli uni degli altri.Il libro narra che Nimrod disse al suo popolo: “Costruiamo una grande città abitiamoci, per evitare di essere sparsi su tutta la terra come i primi, e costruiamo una grande torre al suo interno che vada verso il cielo...e ci faremo un grande nome (fama) nel paese”. “La costruirono alta… quelli che portavano su i mattoni salivano dalla parte est e quelli che venivano giù scendevano dalla parte ovest. Se una persona cadeva e moriva loro non se ne interessavano. Ma se cadeva un

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mattone si sedevano , piangevano e dicevano: quando ne sarà portato un altro al suo posto.”(17)Abramo era preoccupato dall’atteggiamento che i suoi contadini avevano tra loro e andò ad osservare il comportamento dei costruttori.” Pirkey de Rabbi Elizier, all'interno del suo libro, continua a descrivere l’animosità che c’era tra loro: “Abramo, figlio di Terah, passò li vicino e li vide costruire la città e la torre. Lui cercò di parlare a loro e di dirgli del Creatore, la forza sovrana di unità che aveva scoperto, per testimo-niare che le cose sarebbero andate bene se anche loro avessero seguito la legge dell’unità. “Ma loro detestarono le sue parole” dice il libro, invece “ Essi desideravano parlare ogni altra lingua come prima quando erano ancora di una sola lingua . “Ma loro non conoscevano la lingua dell’altro . Cosa avevano fatto? Ognuno di loro prese la sua spada e si combatterono a morte. Infatti metà del mondo vi morì di spada.” (18)Alla luce di questa terribile situazione del suo popolo, Abramo decise di diffondere il principio che aveva trovato, senza tenere conto dei rischi. Nel suo saggio Hayad HaChazakah ( La mano Potente), conosciuto anche come Ripetizione della Torah (Mishneh Torah) , il famoso studioso del XII secolo Maimonide (il RAMBAM) descrive la determinazione e gli sforzi di Abramo per scoprire la verità della vita. “Dal momento in cui questo uomo tenace venne svezzato cominciò ad interrogarsi….Cominciò a pen-sare giorno e notte, come era possibile che la ruota girasse sempre senza guida? Chi la poteva girare? E lui non aveva né un insegnante né un tutore. Invece si forgiò ad Ur dei Caldei tra ignoranti adoratori di idoli, con sua madre, suo padre e tutti quelli che adoravano le stelle – e lui che le adorava con loro”.(19)Nella sua ricerca Abramo scoprì l’unità, l’unicità della realtà, quella singo-lare forza creativa che genera , sostiene e guida tutta la realtà verso la sua meta. Secondo le parole di Maimonide “ (Abramo),.. con la sua saggezza, raggiunse il percorso della verità: che c’è un Dio che guida,.. che Lui ha creato ogni cosa e che in tutto quello che esiste , non c’è altro Dio tranne

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Lui.” (20)Per capire il pensiero di Abramo è importante ricordare che quando i Kabbalisti parlano di Dio non fanno riferimento ad un essere onnipotente o ad una forza da adorare, da compiacere e placare che poi ricompensa i devoti fedeli con salute, ricchezza, lunga vita ed altri benefici mondani. I Kabbalisti identificano Dio con la Natura, tutta la Natura.Rav Yehuda Ashlag, conosciuto come Baal HaSulam ( Padrone della sca-la), fece numerose affermazioni inequivocabili sul significato della parola “Dio”. In breve, Dio è sinonimo di Natura. Nel saggio “ La Pace” Baal Ha-Sulam scrive ( in un estratto leggermente modificato): “Per evitare di usare, da ora in poi, entrambe le voci “Natura” e “Supervisore” tra le quali, come vi ho mostrato, non c’è differenza,… è meglio per noi accettare le parole dei kabbalisti che Ha Teva (la Natura) è lo stesso di Dio (Elokim). Allora sarò in grado di chiamare le leggi di Dio “i comandamenti della Natura” e viceversa, perché essi sono uno e sono la stessa cosa e non c’è bisogno di parlarne oltre.” (21)“ All’età di quaranta anni”, scrive Maimonide, ”Abramo conobbe il suo Cre-atore”, la singola legge della Natura che crea tutte le cose. Ma Abramo non tenne per sé la scoperta: “Cominciò a dare risposte alle persone di Ur dei Caldei per convertirle e per dire loro che il sentiero dove stavano cam-minando non era quello della verità.”(22) Ahimè, Abramo dovette così af-frontare il Re di Babilonia, Nimrod.Midrash Rabbah, scritto nel V secolo d. C., presenta una descrizione vivida del confronto di Abramo con Nimrod e dà un’idea delle difficoltà che Abra-mo incontrò per la sua scoperta e la sua dedizione alla verità. Fornisce anche una divertente sbirciata sul fervore di Abramo. “ Terah (il padre di Abramo) era un adoratore di idoli (che viveva costruendo e vendendo statue nel negozio di famiglia). Una volta dovette allontanarsi dal negozio e chiese ad Abramo di prendere il suo posto. Entrò un uomo che voleva comprare una statua. Abramo gli chiese : “Quanti anni hai?” e l’uomo ris-pose “cinquanta o sessanta”.- Abramo gli disse : “Guai a colui che ha ses-

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santa anni e deve venerare una statua che ha un giorno.” L’uomo si sentì in imbarazzo e se ne andò”. “Un’altra volta una donna entrò con una ciotola di semolino e disse: “Ecco un sacrificio da mettere davanti alle statue” Al-lora Abramo si alzò prese un martello e ruppe tutte le statue e poi sistemò il martello nelle mani della più grande. Quando il padre tornò gli chiese: “Chi ha fatto questo?” Abramo rispose: “ E' venuta una donna, ha portato loro una ciotola di semolino e mi ha chiesto offrirla in sacrificio. Ho of-ferto il sacrificio ed uno ha detto: “Io mangerò per primo” e un altro “io mangerò per primo” quello grande si è alzato , ha preso il martello e li ha rotti tutti . Suo padre disse : “Mi stai prendendo in giro? Che cosa vuoi che sappiano!” Abramo rispose: “Le tue orecchie stanno ascoltando cosa dice la tua bocca?-”(23)A quel punto Terah sentì che non poteva più controllare quel figlio im-pudente.” Terah prese Abramo e lo consegnò a Nimrod ( il re, la più alta autorità spirituale in Babilonia).Nimrod gli disse: “Adora il fuoco”. E Abramo rispose: “forse dovrei adorare l’acqua che spegne il fuoco”. Nimrod replicò : “Adora l’acqua!” , Abramo disse: “beh, forse, dovrei adorare la nuvola che porta l’acqua?”. Nimrod gli disse “ Adora la nuvola!”. Abramo gli disse: “ in questo caso dovrei adorare il vento che disperde le nuvole?” Egli gli disse “Adora il vento”. Abramo rispose: “dovremo adorare l’uomo che sopporta il vento?”. Nimrod gli disse:“tu parli troppo, io adoro solo il fuoco, ti ci butterò dentro e il Dio che tu veneri venga a salvarti !”.Haran ( fratello di Abramo) stava lì e disse: “ se Abramo vince dirò che sono d’accordo con Abramo e se vince Nimrod dirò che sono d’accordo con Nimrod.” Quando Abramo scese nella fornace e venne salvato chie-sero ad Haran: “Con chi stai? Lui rispose: “ sono con Abramo”, lo presero e lo buttarono nel fuoco e morì davanti a suo padre.” Così viene detto: “E Haran morì davanti a suo padre Terah”(24)Così Abramo resistette a Nimrod ma fu cacciato da Babilonia e partì per la terra di Haran ( pronunciata Charan per distinguerla da Haran figlio di

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Terah). Ma Abramo non smise di fare circolare la sua scoperta, solo per-ché era stato esiliato da Babilonia. Le elaborate descrizioni di Maimonide ci dicono: “Egli cominciò a gridare al mondo intero per metterlo a cono-scenza che c’è un solo Dio per tutto il mondo…. Gridò, vagò da città a città e da un regno all’altro sino a quando arrivò alla terra di Canaan….. E poiché essi ( le persone nei posti dove andava) si radunavano intorno a lui e chiedevano spiegazioni delle sue parole, insegnò a tutti.. finché li riportò sul sentiero della verità. Alla fine migliaia e decine di migliaia si riunirono attorno a lui , e sono la gente della casa di Abramo. Lui impresse questo principio nei loro cuori, scrisse libri ed insegnò a suo figlio Isacco. E Isacco si sedette, insegnò ed avvisò e informò Giacobbe che nominò insegnante affinché insegnasse a sua volta…. E Giacobbe, il patriarca, insegnò a tutti i suoi figli. Prese Levi e ne fece il capo e fece in modo che lui imparasse la via di Dio….” (25) Per assicurarsi che la verità passasse attraverso tutte le generazioni, Gia-cobbe “ comandò ai suoi figli di non fermarsi nel fare nomine su nomine tra i figli di Levi così che la conoscenza non si sarebbe dimenticata, questa continuò e si diffuse tra i figli di Giacobbe e coloro che li accompagnavano.” (26)

Israele - II Desiderio Piu’ Profondo

L’incredibile risultato degli sforzi di Abramo fu la nascita di una nazione, che conosceva le profonde leggi della vita, la suprema “Teoria di ogni Cosa” o con le parole di Maimonide “ Una nazione che sa che il Signore si realizza nel mondo” (27). Infatti Israele non è solo il nome di un popolo, in ebraico la parola Israel ( Israele) è formata da due parole : Yashar (diretto) e El (Dio), perciò Israele designa la volontà di chi vuole scoprire la legge della vita , il desiderio di raggiungere o percepire il Creatore. Con le parole del rabbino Meir Ben Gabai: “ Nel significato del nome di -Israele - c’è anche Yashar El ( diretto al Creatore)” (28). Similmente nel suo sermone

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scritto (Drush) che riguarda le Preghiere del Viaggiatore, il grande Ram-chal scrisse semplicemente “ Israele-Yashar El”.Detto in altro modo Israele non è una semplice discendenza genetica ma piuttosto il nome o la direzione del desiderio che guidò Abramo verso le sue scoperte. In origine, i primi Israeliti erano sia Babilonesi sia membri di altre nazioni che si unirono al gruppo di Abramo. Il significato del loro nome era chiaro agli antichi Israeliti, come scrive Maimonide avevano i Leviti, come insegnanti, e veniva insegnato loro di seguire le leggi essen-ziali della natura.Oggi si ignora il fatto che il termine “Israele”, in realtà, si riferisce al desid-erio di conoscere il Creatore, la legge base della vita, e non allude ad una discendenza genetica. Circa 2000 anni di occultamento della verità, dal momento della rovina del secondo tempio, hanno praticamente cancellato il fatto che la scoperta di Abramo era per tutta l'umanità , proprio come Abramo stesso la intendeva per tutte le persone di Babilonia e più tardi “cominciò a gridarla al mondo intero” per citare Maimonide .Con il passare degli anni solo i kabbalisti tennero viva questa verità. Kab-balisti tipo Elimelech di Lizhensk (29),Shlomo Ephraim Luntschitz (30), Chaim Iben Attar (31), Baruch Ashlag 832) e molti altri scrissero a chiare lettere: “Israele vuol dire Yashar El ( diretti verso Dio).”Oggi, il bisogno di scoprire questa forza è più rilevante che mai, dal tempo di Abramo nulla è cambiato nella Natura ed il Creatore è ancora l’unica forza che crea, governa e sostiene la vita. Quello che è cambiato è che, oggi più che mai, abbiamo bisogno della vera conoscenza del Creatore . Al tempo di Abramo l’umanità ebbe la possibil-ità di seguire innumerevoli percorsi, oltre a quello della verità di Abramo. Gli attuali percorsi sociali si stanno rivelando inefficaci nel risolvere il de-clino delle nostre morali sociali e della coesione. Infatti, con il tempo, la cultura di Babilonia si è dissipata e le persone si sono disperse in tutto il mondo. La loro alienazione e la discordia sociale, cause della loro caduta, rappresentata dalla caduta della torre , divennero

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inconsistenti e meno evidenti . Le persone si trasferirono in nuovi luoghi, portandosi dietro la mentalità e la cultura babilonese, senza la consapev-olezza che stavano portando anche l’ abitudine alla disarmonia tra loro, cioè i semi delle future difficoltà. Ora, in questa comunità globale, ogni crisi è su scala generale, gli errori che facciamo hanno il loro peso su tutto il mondo. La scoperta di Abramo, su una singola forza sovrana, è un' informazione che deve essere assolu-tamente considerata all'interno dei nostri calcoli e progetti, se vogliamo sopravvivere.

Unita’ - E Da Cio’ Uguaglianza

Oggi, l’unica nostra speranza è arrivare all'unione. L'unità, come vedremo più avanti, è la direzione indicata dalla forza che guida tutta la vita. La nos-tra sfida, perciò, è imparare come unirci. E’ possibile, e plausibile, ma in tempi di crisi, sarà necessario riconoscere tale forza e generare uno sforzo mutuo per cooperare e collaborare, per vivere secondo i dettami di questa legge.E' importante sapere che, tuttavia, l’unità non richiede parità o somiglian-za, piuttosto richiede una disuguaglianza da superare per unirsi. Oggi, per esempio, ci sono varie confessioni all’interno della religione ebraica come pure per i non affiliati Ebrei. L’unità degli Ebrei significherebbe che senza cambiare le nostre tradizioni, senza convergere in una singola confessione, ci uniremmo ed impareremo ad apprezzarci ed eventualmente ad avere cura l’uno dell’altro.Se questo sembra impossibile considerate una famiglia con molti bambini, in un nucleo familiare ogni bambino ha un carattere unico, assai spesso questi caratteri si scontrano, come testimoniano i ricordi dei litigi con i familiari durante l’ infanzia. “ Se loro non fossero mia sorella e mio fratello mai gli starei vicino”, è un pensiero ricorrente, ma proprio il fatto che rima-niamo insieme ai nostri parenti così diversi prova che l’amore unisce al di

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sopra delle differenze.Questo è precisamente cosa dobbiamo fare, unirci al di sopra delle nostre differenze. Solo così è possibile sentire, intensamente, sia le nostre qualità opposte, sia l’unità che va sopra di esse. Quando questo accade appare la capacità di usare le nostre differenze al meglio. Ognuno contribuisce con prospettive , idee e modalità di azione personali formando così un insieme più forte. Proprio come i nostri corpi, per mantenersi in salute, hanno bi-sogno del lavoro comune dei singoli organi così noi abbiamo la necessità di mantenere la nostra diversità ed unirci al di sopra delle differenze, per lo scopo comune di realizzare il ruolo del popolo ebraico di portare la luce dell’unità alle nazioni.Riprendendo l'argomento precedentemente trattato, su Abramo di Babi-lonia, ritorniamo all'immagine di una città con forti tratti egoistici. Quan-do il piacere e il godimento, che in se non hanno nulla di male, si trasfor-mano in tratti completamente egoistici portano all'autodistruzione. Il vero scopo dell'esistenza, scoperto da Abramo, è di diventare simili all’unica forza della vita per sperimentare la completezza e l’unità con tutti. I nostri saggi chiamano questa unità e completezza adesione (Dvekut), intesa come la qualità del Creatore che l'umanità deve acquisire, per diventare simile o persino uguale a Lui.Per citare le parole del rabbino Meir Ben Gabai: “ Dalla parte dell’adesione (Dvekut), con le forze del Grande Nome e le Sue qualità, tu aderisci al Si-gnore tuo Dio, perché Lui è il Suo nome e il Suo nome è Lui perché tu sei collegato e simile a Lui e la Dvekut con Lui è la vera vita.” (33) Allo stesso modo il Santo Shlah scrive nel Toldot Adam ( La Generazione dell’Uomo), “I nostri Saggi dicono (Sotah 14a): “E tu che aderirai al Signore, aderirai alle Sue qualità e allora lui è chiamato Adamo (uomo) come in adameh La Elyon ( sarò come l’Altissimo) ”(34).Nel XX secolo Baal HaSulam definisce il termine Dvekut come equiva-lenza di forma, intesa come acquisire la forma ( le qualità) del Creatore. Nella sua “Introduzione alla saggezza della Kabbalah” egli scrive : “Così

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(l’anima) sarà adatta a ricevere tutta l’abbondanza ed il piacere inclusi nel Pensiero della Creazione e sarà anche in completa Dvekut (adesione) con Lui, in equivalenza di forma.” (35)Nell' “Introduzione al libro dello Zohar” Baal HaSulam aggiunge :“Così uno acquista la completa adesione con Lui, perché l’equivalenza spirituale è equivalenza di forma, come dissero i nostri saggi” Come è possibile aderire a Lui? Piuttosto si aderisce alle Sue qualità”.(36)Con il tempo, come è stato detto prima, il gruppo di Abramo creò una na-zione e sviluppò il bisogno di un nuovo metodo di unità. Gli insegnamenti di Abramo vennero resi noti a tutto il popolo, in Israele. Ma nel momento in cui tre milioni di persone, tra cui 600.000 uomini, uscirono dall’Egitto diventò impossibile diffondere la verità a tutti.La soluzione si trovò ai piedi del Monte Sinai. Lì, in un momento cen-trale nella storia del nostro popolo, venne dato il principio fondamentale della Torah e tale principio viene dato, ancora oggi , ogni giorno ed in ogni momento. Questo principio, come esposto dal rabbino Akiva, è “ Ama il tuo prossimo come te stesso”. Ai piedi del Monte Sinai, spiega il grande studioso ed interprete Rashi, è stata ricevuta la Torah, l'insieme di leggi che guidano verso l'unione e che il popolo ha deciso di seguire con tutto il cuore. Usando le sue parole:“E Israele si accampò lì – come un uomo con un unico cuore” (37). Da quel momento in poi l’unità è stata il principio basilare del popolo Ebreo, l'unico mezzo per raggiungere il Creatore, ac-quisire le Sue qualità e ottenere Dvekut, l'equivalenza di forma con Lui.Midrash Tanah De Bei Eliyahu scrive che il Signore disse ad Israele: “ Figli miei manca qualcosa che potrei chiedervi ? E cosa vi chiedo? solo che voi vi amiate l’un l’altro, rispettiate l’un l’altro e vi temiate l’un l’altro e che non ci sia trasgressione, furto e bruttura tra di voi”.(38)Con il tempo il principio di unità sostituì qualsiasi altro comandamento, in termini d' importanza. Diventò l’unica e sola chiave della redenzione spiri-tuale di Israele e la salvezza dai suoi nemici. Midrash Tanhuma scrive:“Se una persona prende un fascio di canne, non le può spezzare tutte in una

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volta. Ma se le prende una alla volta anche un bambino le può spezzare. Allo stesso modo Israele non sarà redenta sino a quando non sarà un fas-cio.”(39)Con lo stesso spirito Masechet Derech Eretz Zutah scrive che così direbbe il rabbino Eleazar Ha Kappar: “Ama la pace e detesta la divisione. Grande è la pace , perché anche quando Israele pratica l’idolatria se c’è pace tra loro il Creatore non vuole danneggiarli” (Hosea,4:17), “Ephraim si è unito agli idoli; lasciatelo solo. Se c’è divisione tra loro che cosa è stato detto di essi (Hos,10:2)?”, “Il loro cuore è diviso, adesso loro sopporteranno la loro colpa”.(40)E' evidente che quando ci guardiamo intorno notiamo che la maggioranza delle persone né desidera unirsi né trova alcun beneficio nella connessione con il prossimo, come il principio detta. Per capire come tale principio sia diventato così fondamentale per l’esistenza del nostro popolo, ed ora per l’intero mondo, è importante esaminare l’evoluzione della realtà da un pun-to di vista diverso da quello della scienza. Dobbiamo guardare alla realtà come un' evoluzione dei desideri. Guardando la realtà, seguendo questa ot-tica, il ragionamento che sta dietro all’importanza dell’unione , alla conseg-uente acquisizione della qualità del Creatore, diventa chiarissimo. Perciò l’evoluzione dei desideri sarà l’argomento del prossimo capitolo.

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C A P I T O L O 2

Voglio, Dunque Sono

(La vita come evoluzione dei desideri)

el capitolo precedente, abbiamo detto che il nome Ysrael (Is-raele) unisce la parola Yashar (dritto) ed El (Dio). Abbiamo stabilito che il nome è nato quando Abramo ha riunito le per-

sone che volevano raggiungere il Creatore, per scoprire Dio, e che sono stati chiamati “Israele» per tale desiderio. In questo capitolo tratteremo la formazione dei desideri, in generale, e la formazione del desiderio per il Creatore, cioè Israele, nello specifico. Per fare questo, abbiamo bisogno di esaminare la realtà come evoluzione di desideri.

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Nel 1937, Baal HaSulam pubblicò il Talmud “Eser HaSephirot”(Lo Studio delle Dieci Sefirot), un commentario monumentale sugli scritti dell’ARI, autore dell’Albero della Vita. Nel commentario, l'autore scende nel detta-glio spiegando che alla base della realtà si trova il desiderio di dare, che egli chiama “la volontà di donare», che successivamente ha creato il desiderio di ricevere. Questa è la ragione, spiega Baal HaSulam, del perché i nostri saggi testimoniano che “Egli è buono e benefattore» e parlano de “il Suo desiderio di fare del bene alle sue creature.»

Nella parte 1, dello Studio delle Dieci Sefirot, Baal HaSulam spiega perché la volontà di dare ha necessariamente creato il desiderio di ricevere e per-ché i due desideri sono il fondamento di tutta la Creazione. Nelle sue parole “Non appena Egli contemplò la creazione al fine di deliziare le sue creature, questa Luce [piacere], veniva immediatamente estesa ed espansa da Lui nella piena misura e forma dei piaceri che aveva contemplato. E' tutto in-cluso in quel pensiero, che noi chiamiamo ‹Il Pensiero della Creazione.'...”. L'Ari scrive che, all'inizio, una semplice Luce superiore colmò tutta la re-altà. Ciò significa che, poiché il Creatore contemplò deliziando le creature, e la Luce si espanse da Lui ed ebbe origine da Lui, in questa Luce fu im-mediatamente impresso il desiderio di ricevere i suoi piaceri.»

Per sottolineare l'affermazione che la volontà di donare, il Creatore, ha creato il desiderio di ricevere in modo da dargli piacere, Baal HaSulam scrive: “La volontà di donare nell’Emanatore genera necessariamente la volontà di ricevere nell’emanato, e essa [la volontà di ricevere] è il vaso in cui l’emanato riceve la Sua Abbondanza “.

Ashlag non è stato il primo a fare riferimento alla creazione della volontà di ricevere, da parte del desiderio di donare. Anche Rabbi Isaia Horowitz HaLevi (“Il Santo Shlah”) ha scritto che: “Poiché Egli preferì fare del bene alle sue creature, volle deliziarli con un vero beneficio, quello della creazi-

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one della cattiva inclinazione [volontà di ricevere, egoismo] che è a favore delle creature. “

Similmente ai due saggi sopra citati, Rabbi Nathan Sternhertz scrive in Li-kutey Halachot [Regole Varie]: “Il Signore magnifica la Sua misericordia e bontà, perché ha voluto beneficiare le sue creature in assoluto al meglio di tutto il meglio.»

Così, la volontà di donare – il Creatore – desidera donare a noi, le Sue crea-ture, e siamo destinati a ricevere tale beneficio, la dazione. Eppure, che cosa è tale beneficio, il bene che siamo destinati a ricevere?

Nella sua “Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot “, Baal HaSulam scrive che il beneficio che siamo destinati a ricevere è il raggiungimento del Creatore, proprio come Abramo fece quasi 4.000 anni fa. Nelle parole di Ashlag, “[al raggiungimento] si sente il meraviglioso beneficio contenuto nel Pensiero della Creazione, che è di deliziare le Sue creature con la Sua mano piena, buona e generosa. Per la grandezza di giovamento che si ot-tiene, appare l’ amore meraviglioso tra la persona e il Creatore, si riversa incessantemente su ognuno attraverso i percorsi ed i canali dell’amore na-turale. Tuttavia, tutto questo arriva solo dal momento in cui la persona lo consegue in poi . “

Per raggiungere il Creatore, dobbiamo avere qualità simili alle Sue, o nei termini di Baal HaSulam, dobbiamo avere “l’equivalenza della forma» con Lui. Nella “Introduzione al Libro, Panim Meirot uMasbirot [Volto Lumino-so e Accogliente ],» Ashlag scrive: “Così, come si può raggiungere la Luce ... quando si è separati e in completa opposizione di forma ... e vi è grande odio tra loro [Creatore e persona]? ... Pertanto, ... lentamente si purifica e si inverte il modo di ricevere al fine di essere in dazione. Si scopre che

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uno rende uguale la propria forma al sistema della santità, e compaiono di nuovo l'equivalenza e l'amore tra di loro... Così, si è ricompensati con la Luce ... da quando si è introdotti alla presenza del Creatore “.

Quattro livelli di desiderio formano la Realtà

Nell'esaminare la realtà dal punto di vista dell'evoluzione dei desideri, i Cabalisti hanno scoperto che il desiderio di ricevere appena descritto con-tiene quattro livelli distinti - inanimato, vegetale (flora), animato (fauna), e parlante (essere umani). Da quando, nel 16 ° secolo, l'ARI ha menzionato questa divisione della realtà numerosi studiosi e Cabalisti hanno discusso su questi quattro livelli, tra questi il Malbim (Meir Leibush ben Iehiel Mi-chel Weiser), il rabbino Pinhas HaLevi Horovitz e la Rabad (rabbino Abra-ham Ben David). Quest'ultimo ha scritto: “ tutte le creature del mondo sono divise in inanimato, vegetale, animato e parlante».

Eppure, nessun saggio o studioso è così minuzioso nella descrizione quan-to Baal HaSulam. I suoi scritti, destinati esplicitamente a chiunque li voglia leggere e comprendere, descrivono in modo sistematico ed esauriente la struttura della realtà , nel modo in cui è stata percepita dai cabalisti e dagli studiosi Ebrei, attraverso i secoli. Nel suo saggio, “La Libertà», spiega la struttura dei desideri a livello inanimato, vegetale, animato e parlante in “legge di causalità.» Egli spiega che tutti gli elementi della realtà sono col-legati e scaturiscono l'uno dall'altro. Nelle sue parole: “E' vero che c'è una connessione generale tra tutti gli elementi della realtà prima di noi, che rispettano la legge di causalità, e vanno avanti mediante causa ed effetto. E come il tutto così è ogni elemento di per sé, il che significa che ogni creatura al mondo delle quattro tipologie: inanimato, vegetale, animato e parlante osserva la legge di causalità mediante causa ed effetto.”

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“Inoltre, ogni forma specifica di comportamento particolare, che una crea-tura segue in questo mondo, è spinta da cause antiche, che costringono ad adottare quel comportamento e non un altro qualunque. Questo è evi-dente a tutti coloro che esaminano le vie della natura, da un punto di vista puramente scientifico e senza un briciolo di pregiudizio. Infatti, dobbiamo analizzare la questione per poterla esaminare da tutti i lati. “

I quattro livelli dentro di noi

In aggiunta, i nostri saggi affermano che i livelli di inanimato, vegetale, animato e parlante non sono solo parte della natura esterna , esistono all'interno di ognuno di noi, costituiscono la base dei nostri desideri e anche la struttura interna di ogni desiderio. Rabbi Nathan Neta Shapiro scrive: “Ci sono quattro forze nell’uomo - l’inanimato, il vegetale, l’animato e il parlante - e Israele ha un’ulteriore quinta parte, perché loro sono la Parola Divina. .

Baal HaSulam fornisce una spiegazione più elaborata del modo in cui questi livelli del desiderio lavorano dentro di noi: “Noi distinguiamo quat-tro divisioni nelle specie parlanti [gli esseri umani], disposte in gradi l’una sopra l'altra, che sono le Masse, i Forti, i Ricchi, e i Sagaci, esse corrispon-dono ai quattro gradi dell’intera realtà, chiamati ‹Inanimato', ‹Vegetale,' ‹Animato,' e ‹Parlante.”

“L'inanimato genera le tre proprietà, vegetale, animato e parlante, la forza più piccola tra queste è il vegetale. La flora opera attirando ciò che è van-taggioso per sé e rifiutando il dannoso, allo stesso modo degli esseri umani e degli animali. Tuttavia, non vi è alcuna sensazione individuale, ma una forza collettiva, comune a tutte le piante del mondo ...”

“ Sopra a questi c’è l’animato. Ogni creatura percepisce sé stessa, attirando

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ciò che è utile ad essa e rifiutando ciò che è dannoso . ... Questa forza sen-sibile nell’animato è molto limitata nel tempo e nello spazio, dal momento che la sensazione non funziona nemmeno alla minima distanza fuori del corpo, inoltre, non sente nulla fuori del suo spazio temporale, cioè nel passato o nel futuro, ma solo nel momento presente.” “ Sopra a tutti c’è il parlante, caratterizzato da una forza emotiva e una forza intellettuale insieme. Per questo motivo il suo potere di attrarre ciò che è buono per sé e rifiutare ciò che è dannoso, come nell’animato, è illimitato nel tempo e nello spazio. Grazie alla scienza, che è una facoltà intellettuale illimitata nel tempo e nello spazio, si può insegnare agli altri, ovunque si trovino in tutta la realtà, nel passato o nel futuro, attraverso le generazioni.»

Dove siamo liberi di scegliere

Come abbiamo appena appreso da Baal HaSulam, la differenza tra il livello parlante della realtà e gli altri tre livelli, sia nella loro natura generale sia dentro di noi, è che non abbiamo limiti di tempo e spazio per la scelta di cosa attirare e cosa respingere. In altre parole, in tutta la Natura, la razza umana è l'unica specie che ha libertà di scelta. Mentre tutte le altre creature seguono involontariamente i dettami della Natura, l'uomo può scegliere se seguirli o meno. Purtroppo, come è evidente nella crisi globale di oggi, quando scegliamo di andare contro i dettami della Natura senza la piena conoscenza delle implicazioni delle nostre azioni, sopportiamo le dure conseguenze dei nostri errori. E poiché internamente siamo composti dagli stessi quattro livelli, la stessa regola vale per noi, e abbiamo la libertà di scelta solo per quei desideri e quelle qualità in noi che appartengono al livello del parlante .Dentro di noi, i desideri naturali di base, quelli per la riproduzione e la continuazione della specie, per possedere un riparo e per nutrirsi, cor-rispondono ai primi tre livelli dei desideri in Natura - inanimato, vegetale, e animato. Il quarto livello, il parlante, si manifesta in noi con i desideri di

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ricchezza oltre il necessario: potere, fama, rispetto e conoscenza. La differenza fondamentale tra i tre livelli inferiori e quello superiore è che i tre inferiori esistono in ogni creatura sulla terra. Ogni creatura si sforza di garantire l'esistenza della sua specie e di mantenere la sua prole, al sicuro in un rifugio protetto. Al contrario, il quarto livello dei desideri, che po-tremmo definire grossolanamente come “il desiderio di ricchezza, onore, e conoscenza,» è esclusivamente umano.

Proprio per la loro natura generale i tre livelli inferiori funzionano auto-maticamente, secondo i dettami della Natura. L'unica facoltà in cui vi è la libertà di scelta è il livello parlante . Pertanto, prima di tentare di soddisfare i desideri del livello superiore, dobbiamo imparare come funziona la nostra natura interna.

Per poter lavorare correttamente con il quarto livello dei desideri, abbiamo bisogno di sapere che cosa influenza quei desideri e qual è lo scopo della loro esistenza dentro di noi. In effetti, è un altro livello dei desideri che “sostituisce» tutti e quattro i livelli, e che esiste solo negli esseri umani.

Un Punto nel Cuore

Questo è il livello che il rabbino Nathan Shapiro chiamò “Parlante Di-vino.» E' questo desiderio che ci spinge a esplorare come funziona questo mondo, cosa lo fa funzionare in questo modo e perché. E' questo desiderio che noi chiamiamo “Israele,» Yashar El (diretto al Creatore). In Abramo, quel desiderio è apparso come il desiderio di conoscenza: “Com’è stato pos-sibile che questa ruota giri continuamente senza conducente? Chi la sta girando? Perché non si può raddrizzare? “

Baal HaSulam ha chiamato quel desiderio di conoscere il Creatore, “il punto nel cuore.» Nella sua “Introduzione al Libro dello Zohar» spiega che il cuore

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può essere visto come l'insieme desideri di ognuno e “il punto nel cuore» è il desiderio in noi che mira al Creatore. Il mio maestro Rav Baruch Shalom Ashlag HaLevi (il Rabash), il figlio primogenito di Baal HaSulam e suo suc-cessore, ha spiegato che il “punto nel cuore» è il desiderio chiamato “Israele». Nelle sue parole, “C'è Israele anche in una persona ... ma si chiama ‹un punto nel cuore.' “

Ora possiamo capire perché Abramo fosse così determinato a condividere ciò che aveva trovato. Sapeva che i desideri umani erano in evoluzione e sapeva che più si fossero evoluti, più si sarebbero diretti verso l'acquisizione di ricchezza, potere, dominio sugli altri e conoscenza. Per lui era chiaro che, senza raggiungere la conoscenza della natura dei desideri umani, le persone sarebbero state incapaci di gestire in modo corretto sé stesse e la loro società.

Dopo che Nimrod ebbe successo nel contrastare gli sforzi di Abramo per trasmettere la sua conoscenza ai babilonesi, quel saggio uomo prese coloro che lo seguivano e uscì di Babilonia per diffondere il suo messaggio all'esterno. Il lascito di Abramo per coloro che comprendono quello che ha insegnato è che dovrebbero condividere la conoscenza con chiunque voglia ascoltare. Nelle parole del Libro dello Zohar, “Abramo scavò bene [città di Beer Sheba]. L’ ha fondata perché aveva insegnato a tutte le persone nel mondo a servire il Creatore. E una volta scavata, essa emette acque vive che non cessano mai.»

Oggi il popolo d’ Israele è formato dai discendenti degli studenti di Abramo, le persone col punto nel cuore, il punto di Israele dentro di loro. E anche se questo punto è ora sepolto sotto secoli di oblio, esiste e attende di essere riacceso. Nelle parole del Santo Shlah: “Israele sono chiamati l’ ‹Assemblea di Israele,' perché sebbene sotto sono separati l'uno dall'altro, tuttavia al di sopra, alla radice delle loro anime, sono un’unità, e sono riuniti, perché sono dalla parte del Signore. I rami [il popolo di Israele], che desiderano tornare alle loro radici devono seguire l'esempio delle loro radici, il che significa

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unirsi anche sotto. Quando c’è separazione tra loro, apparentemente causano separazione e rottura di sopra, per vedere fino a che punto la cosa si estende. Pertanto, tutta la casa d'Israele deve perseguire la pace ed essere uno, in pace e interezza, senza difetto, per assomigliare al Creatore [essere in equivalenza di forma con Lui], perché questo è il nome del Signore, ‹Pace.' “

“Una volta che Israele si unisce e quindi si corregge, può svolgere la sua vo-cazione ed essere ‹Una luce per le nazioni' “ (Isaia 42: 6). Nelle parole di Rab-bi Neftali Tzvi Yehuda Berlin (Il NATZIV di Volojin), “La ragione principale per cui la maggior parte di noi vive in esilio è che il Signore rivela ad Abramo nostro Padre che i suoi figli sono stati fatti per essere una luce per le nazioni, che è impossibile a meno che non siano sparsi in esilio. Così era Giacobbe, nostro Padre, quando giunse in Egitto, dove c’erano la maggior parte delle persone. Da questo, il suo nome è stato fatto grande, quando videro la Sua provvidenza su Giacobbe e i suoi discendenti. “

Parlando dell'evoluzione dei desideri, la razza umana costituisce il quarto e il più alto livello di desiderio, l'unico che permette il libero arbitrio. Ma per fare scelte giuste, le persone hanno bisogno di conoscere come ogni cosa funziona, dalla sua radice. Il popolo d’Israele rappresenta il desiderio di con-oscere la radice, e quindi ha la responsabilità di studiare la radice e passare intuizioni e percezioni al resto dell'umanità. In questo modo, tutti sapranno come fare le loro scelte lavorando a loro vantaggio.

Per ottenere questa conoscenza, Abramo ha dato vita ad un metodo di studio che i saggi nel corso dei secoli hanno coltivato e sviluppato. Il prossimo capi-tolo rappresenta l'evoluzione di questo metodo che, dalla scrittura del Libro dello Zohar, è stato denominato “Kabbalah».

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C A P I T O L O 3

Le Correzioni Nel CorsoDeli Secoli

(L’evoluzione del metodo di correzione)

el paragrafo precedente abbiamo detto che i desideri cresco-no dallo stato inanimato, a quello vegetale, poi animale e quindi parlante. Questo susseguirsi di stati si manifesta sia esternamente, nella natura in generale, che interiormente,

dentro di noi. Solamente nello stato interiore parlante abbiamo il libero ar-bitrio ma , per fare scelte che rechino beneficio, dobbiamo prima imparare come opera la Natura al suo livello radice.Abbiamo detto, infine, che Israele rappresenta il desiderio di conoscere la

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radice, il Creatore, l’Artefice di tutto ciò che esiste e che Abramo è stato il primo a scoprire questa radice. Egli tentò di insegnare ai suoi contempora-nei ed oggi a noi Ebrei, discendenti di quel desiderio, come portare avanti la vocazione di Abramo e completare il suo compito .Abramo scoprì che l’unico problema dei suoi conterranei era il loro ego crescente. Stavano diventando troppo egocentrici per garantire una so-cietà armoniosa. Avevano avuto “un medesimo linguaggio” ed usato “Le stesse parole” ma, a causa del loro ego crescente, si allontanarono gli uni dagli altri e smisero di comprendersi. L’indifferenza tra loro aumentò così tanto da renderli noncuranti ed orgogliosi e, come menzionato nel capitolo precedente, “Se una persona cadeva e moriva (durante la costruzione della torre di Babele) nessuno vi faceva caso. Ma se cadeva un mattone, essi si sedevano e piangevano e dicevano: Quando ne verrà un altro per rimpiaz-zarlo?”Ma, ancora peggio, Abramo scoprì che la crescita dell’ego non era in procin-to di fermarsi. Scoprì che era una caratteristica insita nella natura umana, una peculiarità specifica del livello parlante. L’ego era destinato a crescere, alimentato dall’invidia nei confronti degli altri. Nella sua “Introduzione al Libro, Panim Meirotu Masbirot (volto luminoso e cordiale) Baal HaSulam scrisse: “Il Creatore instillò tre inclinazioni nelle masse (gente), che sono ‘invidia’, ‘lussuria’ ed ‘onore’. Tramite queste inclinazioni le masse si svilup-pano gradualmente per rivelare il volto di un uomo completo”. In altre pa-role l’invidia non è malvagia in sé, tuttavia dobbiamo gestirla, correggerla ed indirizzarla verso obiettivi costruttivi.

L’inclinazione Malinga(Che Non E’ Necessariamente Tale)

Quando i nostri saggi scrivono di Yetzer HaRah (inclinazione maligna) fanno riferimento al modo di utilizzare l’invidia per danneggiare gli altri o

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per trarre beneficio a loro discapito. Se usiamo le qualità dell'invidia, della lussuria edell'onore in modo appropriato diventeranno un nostro mezzo di cor-rezione. Questo è il motivo per cui il Santo Shlah scrisse: “Le peggio-ri qualità sono invidia, odio, avarizia, lussuria e così via, sono le qualità dell’inclinazione maligna, proprio con quelle egli servirà il Creatore”.Ma invece noi usiamo queste inclinazioni solo negativamente, come è scritto (Genesi 8:21) “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua fanciullezza”. Analogamente “Non esiste altro male se non l’inclinazione maligna”, come scrisse Shimon Ashkenazi e, secoli prima, il Madrash Rabah stabilì che “L’umanità è impregnata dall’inclinazione ma-ligna, come è detto: l'inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua fanciullezza”.Abramo scopri che di tutte le creature solo le persone possiedono l’inclinazione maligna. Per questo motivo il grande Ramchal scrisse “Non esiste altra creatura che possa fare del male come l’uomo. Egli può peccare e ribellarsi e l’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua fanciullezza, nessun’altra ceratura è così”.Baal HaSulam scrisse che l’inclinazione maligna è il desiderio di ricevere. Tuttavia, nei capitoli precedenti, abbiamo detto che il desiderio di ricevere costituisce l’intera Creazione e che l’uomo è il quarto livello, il più evoluto, del desiderio di ricevere. Allora perché il nostro desiderio di ricevere è la fonte di ogni male?La questione è che il desiderio di ricevere al livello parlante, umano, non è statico. Cresce continuamente e vuole sempre di più. Come dissero i nostri saggi: “Lasciamo questo mondo senza avere soddisfatto neanche la metà dei nostri desideri, perché chi ha cento desidera duecento; chi ha duecento, desidera quattrocento”.Dato che vogliamo sempre di più, ci manca sempre qualcosa. Come scrisse il Santo Shlah: “Chi non è soddisfatto, è sempre privo di qualcosa” ed è quindi costantemente infelice e scontento. Se consideriamo la nostra soci-

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età consumistica, vediamo che cedendo a questa caratteristica della nostra natura, veniamo coinvolti in una infinita ricerca del piacere, che non può avere termine né tantomeno renderci felici.Quindi Abramo si rese conto che l’inclinazione maligna, quello stato di odio ed alienazione che si manifestò tra i Babilonesi, era la causa di tutti i problemi tra loro e che non vi era alcuna speranza che questo fermento si placasse da sé. Ma egli si rese anche conto che l' avere un forte desiderio di ricevere era necessario per portare a termine il progetto della Creazi-one, perché l’uomo potesse conseguire la Dvekut (adesione, equivalenza di forma) col Creatore. Come diceva Ramchal, ad integrazione della citazione qui sopra, “Ma, d’altra parte, quando egli (l’uomo) viene corretto e comple-tato, egli si innalza su tutto e merita di aderire a Lui e tutte le altre creature dipendono da lui”.Perciò, invece di cercare di annullare l’inclinazione maligna, Abramo svi-luppò un metodo grazie al quale le persone potessero correggere o “domare” le proprie inclinazioni, cioè il proprio ego, e quindi trarre beneficio dalla sua crescita. Una volta ideato il metodo, egli iniziò a condividerlo con tutti, senza eccezione alcuna, come testimoniato da Maimònide “Egli iniziò a chiamare a gran voce il mondo intero”.Come menzionato nell’Introduzione, Maimònide scrisse che Abramo “In-stillò questo principio (che vi è un solo Dio, una sola forza al mondo) nei loro cuori, scrisse libri sull’argomento e passò l’insegnamento a suo figlio, Isacco”.Comunque il metodo di Abramo era adatto solo per i suoi contempora-nei. Non poteva essere adatto per le generazioni future, né era previsto che lo fosse. Dato che l’inclinazione maligna al livello parlante (il desiderio di ricevere per noi stessi altrimenti chiamato “egoismo”) continuò a crescere ed a svilupparsi, nel momento in cui il popolo di Israele formò una nazione ed uscì dall’Egitto fu necessario un nuovo metodo di correzione.I circa tre milioni di individui che uscirono dall’Egitto erano diversi dalle settanta anime che vi erano entrate due secoli prima. In Egitto il desiderio

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di ricevere di Israele crebbe drasticamente e furono necessarie delle istruzi-oni chiare per correggerlo.

Mose’ Dice “Unitevi!”

La soluzione arrivò con la Torah di Mosè ma anche con nuove condizioni per eseguire ogni tipo di correzione da quel momento in poi. Per ricev-ere la Torah, scrive il grande commentatore Rashi, il popolo di Israele si radunò ai piedi del monte Sinai “come un solo uomo con un solo cuore”. Quella unione assoluta e totale successivamente si evolse in una delle prin-cipali caratteristiche di Israele, la garanzia reciproca, quel nobile tratto che distingueva Israele da tutte le altre nazioni dell’epoca.Dopo avere accettato la condizione di vivere come un solo uomo con un solo cuore, Israele ricevette la Torah, le istruzioni, il codice di leggi che lo avrebbe aiutato a domare l’ego. Grazie ad essa Israele divenne una società nella quale ciascun membro, uomo, donna o bambino, conseguiva il Cre-atore e viveva in base alla legge della garanzia reciproca, in equivalenza di forma con quel Dio unico (o forza) che Abramo aveva scoperto. E’ scritto nel Talmud Babilonese “Essi controllarono da Dan a Beer Sheba e nessun ignorante (persona non corretta) fu trovato da Gevat ad Antipris e nessun fanciullo o fanciulla, uomo o donna fu trovato che non fosse versato nelle leggi di purezza ed impurità (correzioni in base alla legge di Mosè)”.Con la sua unione, appena acquisita, Israele conquistò Canaan, dalla pa-rola Keniaa (resa), e la trasformò nella “Terra di Israele”, il luogo dove regna il desiderio per il Creatore. Il tempio che Israele fondò in quel territorio rappresentava l’elevatezza del livello conseguito e da quel livello Israele continuò a svilupparsi ed a mettere in pratica il metodo di Mosè.Tuttavia, come scrivono i nostri saggi, “L’inclinazione maligna nasce con l’uomo e cresce con lui per tutta la sua vita” e “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia sin dalla sua fanciullezza ed aumenta sempre in nuovi desideri”. Ciononostante il metodo di correzione di Mosè, le leggi

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che chiamiamo “Torah”, rimase inalterato durante i periodi del Primo e del Secondo Tempio ed anche durante l’esilio a Babele.Ma siccome il declino spirituale di Israele continuava, il popolo trovava sempre più difficile mantenere la propria unione e la connessione col Cre-atore. Di conseguenza il Secondo Tempio fu ad un livello spirituale infe-riore (livello di connessione o equivalenza di forma col Creatore) rispetto al primo. Il kabbalista Rabbi Behayei Ben Asher Even Halua spiega “Sin dal giorno in cui la Divinità fu presente in Israele, quando fu consegnata la To-rah, essa non si mosse da Israele fino alla caduta del Primo Tempio. Dopo la caduta del Primo Tempio... essa non fu sempre presente come durante il Primo Tempio”. Infine il livello di egoismo aumentò all’interno del popolo di Israele a tal punto che esso li separò gli uni dagli altri e dal Creatore. Fu proprio la divisione tra loro a separarli dal Creatore, dalla percezione della forza fon-damentale della vita. E questo, a sua volta, si manifestò con la caduta del Secondo Tempio e con l’ultimo esilio, il più lungo.Nel suo libro Netzah Yisrael (la potenza di Israele) Rabbi Yisrael Segal descrive come Israele perse la grazia divina: “Nel Secondo Tempio vi era una virtù speciale, cioè Israele non era diviso in due; vi era solo unione al suo interno. Quindi il Primo Tempio fu distrutto delle trasgressioni che sono Tuma’a (impurità) ed il Signore non dimora in Israele durante la sua Tuma’a. Ma il Secondo Tempio fu distrutto da odio immotivato, che an-nullò l’unione di Israele, la sua virtù nel Secondo Tempio”.Analogamente il grande studioso e poeta Rabbi Abraham Ben Meir Ibn Ezra scrisse: “E voi calpesterete i loro alti luoghi”, “Ed io vi permetterò di cavalcare sugli alti luoghi della terra” ed il motivo è l’odio immotivato che era presente nel Secondo Tempio fin quando causò l’esilio di Israele.

La Rovina Ed I Semi Della Redenzione

L’esilio dopo la caduta del Secondo Tempio fu causato da odio immoti-

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vato ma ebbe anche un duplice scopo. Il primo era che l’esilio fungeva da incentivo per sviluppare ulteriormente il metodo di correzione, dato che la Torah di Mosè non era più sufficiente per mantenere il livello spirituale della nazione, era giunto il momento di adattare il metodo alle condizioni correnti del popolo, che era in esilio ed era più egoista che ai tempi di Mosè. Il secondo scopo dell’esilio era che Israele si mescolasse con le altre nazioni per spargere il “gene spirituale” in tutto il mondo e quindi consentire la correzione di tutta l’umanità, come intendeva Abramo inizialmente.Verso il periodo della caduta del Secondo Tempio furono composte due raccolte di scritti: una la Mishnah e l’altra il Libro dello Zohar. La prima, insieme alla Bibbia, divenne praticamente il fondamento di tutta la saggez-za ebraica da quel momento in poi, la seconda, invece, fu nascosta subito dopo la scrittura e rimase celata per oltre mille anni, finché riapparse per mano di Rabbi Moses de Leon.Gli autori della Mishnah, del Gemarah e di tutti gli altri scritti dei nostri saggi fecero da guida al popolo d’Israele in esilio, sia a livello spirituale che materiale. Pur trattando di stati spirituali, gli scritti possono facilmente es-sere intesi come comandamenti terreni.Poiché le leggi che i nostri saggi insegnarono traevano origine da leggi spirituali, esse potevano essere applicate nella vita materiale, proprio come Israele le aveva applicate prima della caduta del Tempio. In questo modo gli Ebrei mantenevano un certo livello di connessione col livello spirituale del passato, ma senza però raggiungere la fonte , l’origine delle leggi.Rabbi Menahem Nahum di Chernobyl scrisse riguardo alla disconnessione di Israele dal livello spirituale ed al mancato conseguimento del Creatore: “Il motivo dell’esilio è la distruzione del Tempio in generale ed in partico-lare. Israele è diventato così corrotto da causare l’espulsione della Shechina (Divinità) dal Tempio generale. Il Tempio particolare (personale) è dentro i loro cuori… e tramite l’allontanamento dal Tempio particolare (Divin-ità)… (loro) hanno abbandonato il Tempio generale ed è giunto l’esilio”.E’ dello stesso tenore ciò che scrisse Jonathan Ben Natan Netah Eibshitz:

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“Durante il Primo Tempio la Divinità non lasciò il Tempio perché l’esilio ebbe breve durata. Ma al momento della seconda caduta, che durò per un lungo periodo, la Shechina (Divinità) si dipartì”.E mentre la maggior parte degli Ebrei si impegnò a mantenere una con-nessione con la spiritualità al livello indicato dai saggi della Mishnah e del Gemarah, ci sono state sempre quelle poche eccezioni che semplicemente non si potevano accontentare della cieca osservanza dei comandamenti. Le domande che spinsero Abramo a scoprire il Creatore bruciavano dentro di loro; i loro punti nel cuore non si erano estinti ed essi furono sospinti verso il più profondo degli studi, la saggezza della Kabbalah.

Una Nuova Epoca, Un nuovo Approccio

I Kabbalisti mantennero segreti i loro studi. Essi, in totale discrezione, svi-lupparono un metodo che potesse essere adatto a chiunque, qualora fosse necessario. In piccoli gruppi, a volte da soli, studiavano e conseguivano nuovi livelli spirituali ma tenevano per sé ciò che imparavano e ne scriv-evano prevalentemente per se stessi.Ma un giorno, nel 16° secolo, un giovane uomo chiamato Isaac Luria gi-unse alla città kabbalistica di Safed, nel nord di Israele. Il suo arrivo segnò l’inizio di una nuova epoca per l’evoluzione del metodo di correzione. Tra-mite il suo unico studente, Chaim Vital, Isaac Luria, oggi conosciuto come il Santo ARI, rivelò i dettagli di un approccio completamente nuovo alla saggezza della Kabbalah. Le sue spiegazioni, apparentemente tecniche, del-la struttura del sistema spirituale e le sue descrizioni precise e sistematiche gradualmente divennero lo studio prevalente tra i Kabbalisti.Lo studente dell’ARI, Rabbi Chaim Vital, scrisse diligentemente ciò che il suo insegnante aveva dettato. Dopo la morte di Rabbi Vital, suo figlio iniziò a pubblicare quegli scritti, i più importanti dei quali sono L’Albero della Vita e Gli Otto Cancelli. Col tempo quelle composizioni divennero la base del metodo di studio della Kabbalah, attualmente predominante, la Kab-

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balah Lurianica, in onore di Isaac Luria, l’ARI.

Il Permesso Di Dedicarsi Allo Studio

Mentre cresceva la predominanza della Kabbalah Lurianica , iniziò anche una graduale uscita dalla clandestinità, poiché sempre più Kabbalisti sen-tivano che i tempi erano maturi per svelare il metodo con cui il mondo avrebbe raggiunto la correzione finale.Nel libro La Luce del Sole il Kabbalista Rabbi Abraham Azulai scrisse “L’obbligo imposto dall’Alto di astenersi dallo studio pubblico della saggez-za della verità (Kabbalah) era per un periodo limitato, fino alla fine del 1490. Successivamente si definì quel periodo “ultima generazione”, durante il quale l’obbligo fu eliminato e fu dato il permesso di dedicarsi allo studio del Libro dello Zohar. E sin dall’anno 1540 lo studio è stato una importante Mitzva (comandamento, buona azione, correzione) per le masse, sia per gli anziani che per i giovani. E dato che il Messia arriverà come conseguenza dello studio, e per nessun’altra ragione, non è opportuno essere negligenti.Nonostante l’ARI abbia concesso a nessun altro oltre a Chaim Vital di studi-are i suoi insegnamenti, quest’ultimo scrisse a profusione circa l’importanza di studiare la Kabbalah. “Che l’afflizione colga coloro che oltraggiano la Torah. Essi non si impegnano nello studio della Kabbalah, che fa onore alla Torah, poiché essi prolungano l’esilio e tutte le afflizioni che giungeranno nel mondo” egli scrisse nella sua introduzione all’Albero della Vita.Nel corso dei secoli successivi molti rabbini, Kabbalisti, e studiosi sos-tennero che lo studio della Kabbalah era di vitale importanza per la nostra redenzione e persino per la sopravvivenza della nostra nazione. A metà del 18° secolo Il Vilna Gaon (GRA) scrisse esplicitamente “La redenzione dipende dallo studio della Kabbalah”.Agli inizi del 19° secolo i Kabbalisti iniziarono ad affermare che anche i bambini avrebbero dovuto studiare la Kabbalah e così, di fatto, revocarono il divieto di studiare prima dell’età di quaranta anni. Rabbi di Komarno

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scrisse “Se la mia gente mi desse retta in questa generazione, nella quale prevale l’eresia, studierebbe a fondo il Libro dello Zohar e le Tikkunim (Correzioni) e mediterebbe questi testi insieme a fanciulli di nove anni”.Agli inizi del ‘900 Rav Isaac HaCohen Kook, che in seguito diventò i pri-mo Rabbino Capo di Israele, si espresse apertamente per lo studio della Kabbalah ed il ritorno degli Ebrei nella terra di Israele. In Orot (Luci) egli scrisse “I segreti della Torah portano la redenzione; essi riportano Israele nella sua terra”.In molte occasioni Rav Kook scrisse piuttosto risolutamente che ogni Ebreo dovrebbe studiare la Kabbalah, anche se raramente egli usò esplicita-mente il termine e solitamente vi si riferiva tramite i suoi famosi appellativi “la saggezza della verità”, “la saggezza di ciò che è nascosto”, “l’interiorità della Torah” o “i segreti della Torah”. Come egli diceva “Innanzi a noi vi è l’obbligo di ampliare e radicare lo studio della parte interiore della Torah, in tutti i suoi aspetti spirituali, che, in senso più ampio, includono la grande saggezza di Israele, il cui culmine è la conoscenza di Dio in verità, in base alla profondità dei segreti della Torah. Ai nostri giorni ciò richiede chi-arimenti, un esame minuzioso e spiegazioni, per far sì che l’argomento sia sempre più chiaro e lo studio sempre più diffuso in tutta la nostra nazione”.

Ora, Tutti Insieme

L’ultima fase dell’evoluzione del metodo di correzione iniziò agli inizi del ‘900 e solo ora sta accelerando il passo. Poiché noi facciamo parte di questa fase, è quella che ha maggior significato per noi.Come trattato nell’Introduzione, quando Abramo scoprì che un’unica for-za governa e guida il mondo, egli iniziò a divulgare la sua conoscenza. Il suo scopo era che questa giungesse a tutti, nessuno escluso. Ma Nimrod, re di Babilonia, gli impedì di raggiungere il suo obiettivo, quindi Abramo dovette andarsene ed arrivò alla terra di Canaan, che egli fece diventare Israele (per via del desiderio di andare Yashar El, diretti al Creatore).

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Quell’obiettivo non è cambiato nei secoli. “Noè fu creato per correggere il mondo nello stato in cui si trovava in quel tempo… ed essi (i suoi contem-poranei) riceveranno la correzione da lui” scrive Ramchal. Inoltre, nel suo commento alla Torah, Ramchal scrive “Mosè desiderava completare la cor-rezione del mondo in quel tempo. Per questo motivo prese una moltitudine eterogenea, poiché egli pensò che così sarebbe avvenuta la correzione del mondo, che sarà completata alla fine della correzione… Ma egli non ebbe successo a causa delle corruzioni che si manifestarono lungo il percorso”.Dopo la caduta del Secondo Tempio i Kabbalisti scelsero di nascondere la saggezza a tutti, sia Ebrei che non Ebrei, fino all’epoca dell’ARI, quando iniz-iarono a sentire che i tempi erano maturi per rivelarla a tutti. A quel punto essi iniziarono ad insegnare e divulgare la saggezza in modo sempre più di-retto ed esplicito di generazione in generazione.All’inizio del 20° secolo tutti i divieti erano decaduti ed i Kabbalisti si misero a divulgare apertamente la saggezza e ad insegnarla a tutte le nazioni. Rav Kook si espresse al riguardo molto chiaramente in una delle sue lettere: “Ho accettato di svelare tutti i segreti del mondo, dato che è tempo di avvicinarsi al Creatore, come è richiesto in questo tempo. Persone più grandi e migliori di me hanno subito ingiurie in tutta la nazione per tali questioni, poiché i loro spiriti puri li spronavano allo scopo di correggere la generazione, affin-ché essa parlasse con nuove parole e rivelasse ciò che è celato. A tutto questo l’intelletto delle masse non era avvezzo”.Durante la Prima Guerra Mondiale Rav Kook si sentì obbligato a sottolin-eare il collegamento che egli vedeva tra i problemi del mondo e la neces-sità di ravvivare la forza spirituale di Israele attraverso l’unione. Nel suo libro Orot (Luci) egli scrisse “La costruzione del mondo, attualmente schiacciato dai terribili assalti di un esercito inzuppato di sangue, richiede la costruzione della nazione di Israele. La costruzione della nazione e la rivelazione del suo spirito sono la stessa cosa, come anche la costruzione del mondo, che si sta sgretolando in attesa di una forza di unione ed elevatezza e tutto ciò si trova nell'anima dell'Assemblea di Israele”.

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Il suo contemporaneo Baal HaSulam scrisse a profusione, e spesso senza mez-zi termini, circa la necessità di svelare la saggezza della Kabbalah a tutti, spe-cialmente ai nostri giorni. Nel suo saggio “Lo Shofar del Messia” egli scrisse “Sappiate che questo è quello che significa che i figli di Israele verranno re-denti solo dopo che la saggezza celata sarà diffusa ampiamente, come è scritto nello Zohar ‘Con questo scritto i figli di Israele vengono liberati dall’esilio’.“…Ritengo che la nostra generazione si trovi alle porte della redenzione, dob-biamo solo sapere come divulgare alle masse la saggezza di ciò che è celato.“…Vi è un altro motivo per questo: noi abbiamo accettato una precondizione per la redenzione, cioè che tutte le nazioni del mondo dovranno riconoscere la legge di Israele (la legge di dazione), come è scritto ‘E la terra sarà piena di sapienza’. E’ come nell’esempio dell’esodo dall’Egitto, dove la precondizione fu che anche il Faraone avrebbe riconosciuto il vero Dio e le Sue leggi ed avrebbe permesso loro di andarsene.“…Devi capire come le nazioni del mondo giungeranno a conoscere ciò ed a desiderarlo. Sappi che avverrà per mezzo della divulgazione della vera saggez-za, così essi vedranno chiaramente il vero Dio e la vera legge (di dazione). E la divulgazione della saggezza alle masse è chiamata ‘Shofar’ (tromba o corno d’ariete per le feste). Come uno Shofar, il cui suono si propaga lontano, l’eco della saggezza si diffonderà in tutto il mondo”.Le indicazioni di quei giganti della spiritualità sono state seguite ed oggi chi-unque lo desideri può studiare “la saggezza di ciò che è celato”, indipendente-mente dal credo religioso, dall’età o dal sesso, dato che non è più cosa secre-tata. Come Abramo predisse, la nostra Babilonia globale ora può studiare la legge fondamentale della vita, che è l’origine ed il sostegno della vita, e non vi sono limitazioni di sorta.Ma se le cose stanno andando come dovrebbero, perché ci sono tanti prob-lemi nel mondo? Perché tanta gente continua a soffrire e perché il numero di persone in condizioni difficili pare sia in costante aumento? Se la legge fondamentale della vita può essere conosciuta da tutti, come mai così pochi la conoscono, soprattutto ora che non sappiamo come affrontare le varie crisi

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che stanno travolgendo la società umana? Se questa legge è il Creatore, e lui può correggere tutto, allora perché la gente non si affretta a studiarla?Per rispondere a queste domande, dobbiamo prima capire lungo quali vie si diffonde la saggezza, quale è specificatamente il ruolo degli Ebrei nella dif-fusione della Kabbalah e cosa significa essere una luce per le nazioni. Quindi nel prossimo capitolo discuteremo del ruolo degli Ebrei da un punto di vista kabbalistico.

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C A P I T O L O 4

Una Nazione ConUna Missione

lla fine del capitolo precedente ci siamo chiesti : “Se tutto è bene, perché c'è così tanto male nel mondo? “ e anche “ Se la legge fondamentale della vita può essere conosciuta da tutti , perché così pochi la conoscono, soprattutto ora che siamo in

enorme difficoltà su come nel gestire le molteplici crisi che tormentano la società umana? “ Per poter rispondere è necessario capire come si diffonde la conoscenza della legge e come gli Ebrei sono legati alla sua divulgazi-one.

“Abramo ha ricevuto la benedizione di essere come le stelle del cielo, Isacco la benedizione

della sabbia e Giacobbe come la polvere della terra, poiché i figli d›Israele sono stati

creati per correggere tutta la creazione “

Yehuda Leib Arie Altare (ADMOR di Gur),Zephath Emet (Labbra Veritiere) Bamidbar (Numeri)

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Ricorderete che nell'introduzione abbiamo affermato che, quando Abramo scoprì che un’unica forza governava il mondo, si affrettò a informare i suoi concittadini della sua scoperta. Non mise precondizioni; voleva condivi-dere con tutti questa conoscenza appena acquisita. Purtroppo né il re Nim-rod, né il popolo erano pronti ad accettare l'idea che la forza vitale che governa è la dazione assoluta e che l' obiettivo della vita, come abbiamo visto nel capitolo 1, e' quello di rivelarla diventando simili o addirittura uguali ad essa. I Babilonesi, dal tempo di Abramo, erano troppo occupati a costruire la loro torre cercando di sfidare le leggi della Natura.Abramo nel suo cammino verso Canaan, passando attraverso quello che oggi è conosciuto come il Vicino e Medio Oriente, radunò sotto la sua ten-da e diffuse la sua dottrina a chiunque potesse capire questi concetti e si impegnasse in nella trasformazione di sé dall'egoismo alla dazione. Quelle persone, in seguito, divennero la nazione di Israele, chiamata così dal de-siderio di arrivare dritto al Creatore.Sappiamo che i quattro livelli della vita - inanimato, vegetale, animale e parlante- sono una costante e devono essere realizzati al massimo. Tutti coloro che fisicamente appartengono al livello del parlante, con il pas-sare del tempo, devono raggiungere anche la spiritualità. Il fatto che non tutti i Babilonesi, al tempo di Abramo, erano pronti a impegnarsi in una trasformazione non ha influenzato il fine ultimo per il quale esiste la razza umana . Coloro che erano pronti e disposti ad impegnarsi sono diventati i “custodi» della conoscenza, responsabili di conservarla ed arricchirla per i posteri.Nel suo saggio “L' Arvut” (Garanzia Mutua) Baal HaSulam scrive che il Creatore disse: “Tu sarai la mia Segulà (rimedio / virtù) tra tutti popoli . Ciò significa che voi sarete il mio rimedio e le scintille di purificazione e di pulizia del corpo passeranno attraverso di voi a tutti popoli e le nazioni. Le nazioni del mondo non sono ancora pronte per questo, e ho bisogno di almeno una nazione per iniziare ora, perché sarà il rimedio per tutte le nazioni»94.

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La citazione “I figli di Israele sono stati creati per correggere tutta la creazi-one “di Rabbi Altar, riportata all’inizio in questo capitolo che si aggiunge alle altre che qui seguiranno, non lascia dubbio sulla visione dei capi spiri-tuali Ebrei, nel corso dei secoli, riguardo al ruolo dell'esistenza del loro popolo nel mondo.Quando Mosè condusse il popolo di Israele fuori dall'Egitto intendeva prima di tutto trasmettere loro la legge che egli stesso aveva appreso, la legge che Abramo aveva scoperto prima di lui. Il suo scopo era portare a termine, o almeno far avanzare, la missione che Abramo aveva intrapre-so generazioni prima. Rabbi Moshe Chaim Lozzatto, il grande Ramchal, scrive a questo proposito: “Mosè voleva completare la correzione del mon-do in quel tempo, per questo raccolse una moltitudine di persone (egoiste e senza desideri corretti) con il pensiero che solo così si sarebbe realizzata la correzione del mondo, con la correzione dell'umanità ... Tuttavia, non ci riuscì a causa delle corruzioni incontrate sul cammino»95. Nonostante le difficoltà, scrive il rabbino Isaac Wildman : “Quella era la preghiera di Mosè e la benedizione alla generazione del deserto, che sarebbero stati l'inizio della correzione del mondo»96.

Ma il mondo non desiderava la correzione, le nazioni non erano pronte a lasciare l'amore di sé per abbracciare l' altruismo – il dare- come la mi-gliore qualità. Così la nazione di Israele, nel frattempo, continuò a “per-fezionare” la sua correzione, in attesa della disponibilità delle altre nazioni. Nelle parole di Ramchal: “Dovete sapere ... che la creazione nel suo comp-lesso non sarà completata fino a quando l'intera nazione prescelta non è sistemata nel giusto ordine , completa con tutti i suoi crismi, con la Sheki-nah (la Divinità) in adesione ad essa. Di conseguenza il mondo arriverà al suo stato completo ... dobbiamo raggiungere uno stato in cui la nazione sia completamente integrata con tutte le condizioni richieste, e l’intera creazi-one riceva la sua completezza, allora il mondo sarà fondato definitiva-mente nello stato corretto»97.

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La nazione di Israele agisce come un canale attraverso il quale la correzi-one, intesa come la qualità della dazione, deve raggiungere tutti i desti-natari: le nazioni del mondo. Nel suo stile eloquente e fiorito Rav Kook sottolinea come vede il ruolo degli Ebrei rispetto alle altre nazioni: “Come la vocazione di Israele, essendo la nazione del Signore, sia presente, com-pleta, visibile, duratura e attiva nel mondo, è una valida testimonianza per i posteri, per perfezionare la forma del genere umano, per preservare le sue caratteristiche ed elevarlo ai gradini della santità che gli sono propri... che il Signore ha stabilito. E dal momento che la nostra vocazione è permanente, accompagnando la vocazione di tutta la Natura - la cui legge è completare tutte le creature e portarle al culmine della perfezione - dobbiamo custo-dirla devotamente per la vita di tutti noi, che dimora al suo interno, e per tutta l'umanità ed il suo sviluppo morale, il cui destino dipende dal destino della nostra esistenza»98.Come abbiamo mostrato nell'introduzione a questo libro, il rabbino Kook arriva al punto di dirci: “Il vero e proprio movimento dell'anima israeli-ana nella sua massima manifestazione è espresso solo dalla forza sacra ed eterna che scorre nel suo spirito. Questo è ciò che ha fatto, sta facendo e farà di essa una nazione che si erge come un faro per le nazioni»99.Nel suo libro “Ein Aya” (Un occhio di falco), Rabbi Kook aggiunge: “Den-tro Israele si trova una santità nascosta, che eleva il significato della vita stessa attraverso la Divinità che è presente in Israele. L'anima nazionale della Congregazione di Israele aspira al più sublime e nobile agire in vita, mediante il valore più elevato e divino, quello stesso valore che renderà incapaci di chiedere “qual è lo scopo dell'esistenza? “ dopo aver visto la gloria e sublimità della sua piacevolezza e magnificenza. Con completezza assoluta sarà completata dentro la casa d'Israele, e da lì irradierà alla terra e a tutto il mondo, ‘per un patto del popolo, per la luce delle nazioni' “100.Allo stesso modo il rabbino Tzvi Yehuda Berlin Neftali (noto come il Natziv di Volojin) ha scritto che il profeta Isaia disse: “Vi prenderò per mano e vi proteggerò; vi darò come patto per il popolo, una luce per le nazioni, cioè

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per correggere il patto, che è la fede, per ogni nazione, loro abbandoner-anno la fede negli idoli e crederanno in un solo Dio. Certo l'alleanza con Abramo, nostro padre, è stata firmata su questo tema “101.

Unirsi e mescolarsi

E tuttavia, come passerà la correzione alle nazioni? Se la nazione di Israele corregge se stessa, come influenzerà le altre nazioni?Quando Abramo scoprì il Creatore lo comunicò a tutti quelli che volevano ascoltarlo e i primi che si unirono a lui diventarono il primo popolo cor-retto. Queste persone andarono in Egitto e aumentarono sempre più di numero, arrivando a dar vita ad una nazione intera. Questa nazione aveva ricevuto la Legge della Correzione, ossia la Torah, e si corresse. Durante il primo Tempio, la nazione ebraica raggiunse il massimo livello di con-nessione con il Creatore, come abbiamo visto nel capitolo precedente. Da lì in poi la nazione iniziò il suo declino, fino a quando il popolo fu esili-ato a Babele. Quando tornarono alla terra di Israele la maggior parte della nazione ebraica scelse di disperdersi e di assimilarsi, in effetti è così che cominciò a passare il messaggio. Quando le persone che si erano corrette, cioè avevano trasceso l’ amore per se stessi e scoperto il Creatore, si mesco-larono a quelli che non avevano mai avuto tali pensieri, le loro nobili idee cominciarono a diffondersi all’interno della società che li ospitava e con-tribuirono a suscitare pensieri più umani nella mente della gente. Anche se questi non erano pensieri corretti, provenendo tuttavia da menti che avevano trasceso l'egoismo, fecero affacciare i concetti di universalismo e umanitarismo nella mente del popolo.Durante il Rinascimento diversi noti studiosi arrivarono a sostenere che i Greci avevano preso alcuni dei loro concetti dagli Ebrei, e più specifi-catamente dalla Kabbalah. Johannes Reuchlin (1455-1522), il consigliere politico del Cancelliere, per esempio, scrisse nel “De Arte Cabbalistica” (sull'Arte della Kabbalah): “Tuttavia, la sua (Pitagora) grandezza non viene

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dai Greci, ma ancora una volta dagli Ebrei ... Egli stesso fu il primo cambi-are il nome della Kabbalah, sconosciuta ai Greci, nel nome greco filosofia “102.Nel 1918, un pastore francese, Charles Wagner, venne citato per aver scrit-to: “Nessuno dei nomi rispendenti nella storia (Egitto, Atene, Roma) può essere confrontato con la grandezza eterna di Gerusalemme, perché Israele ha dato all'umanità il livello di santità. Solo Israele ha conosciuto la sete di giustizia sociale e quella santità interiore che è fonte di giustizia»103.In tempi più recenti, lo storico cristiano Paul Johnson scrive in “Una Storia degli Ebrei”: “L'impatto ebraico sull'umanità è stato mutevole. Nell’antichità furono grandi innovatori della religione e della morale. Nell’Alto medio-evo, e nella primo medioevo europeo, erano ancora un popolo avanzato, pur trasmettendo poca conoscenza e tecnologia. A poco a poco furono espulsi dal carro e sono rimasti indietro; alla fine del 18° secolo erano visti come la malridotta e oscurantista retroguardia del progresso dell'umanità civilizzata. Ma poi si è presentata una seconda raffica sorprendente di cre-atività. Sono usciti dai ghetti e, ancora una volta, hanno trasformato il pensiero umano, questa volta nella sfera secolare. Gran parte dell’arredo mentale del pensiero moderno è di fabbricazione ebraica»104.Allo stesso modo Thomas Cahilll, autore di in “The Gifts of the Jews: How a Tribe of Desert Nomads Changed the Way Everyone Thinks and Feels” (I doni degli Ebrei: come una tribù di nomadi del deserto ha cambiato il modo in cui tutti pensano e sentono) ed ex direttore editoriale della pub-blicazione religiosa Doubleday, descrive il contributo ebraico al mondo che, dal suo punto di vista, ha avuto inizio durante l'esilio Babilonese. “Gli Ebrei hanno iniziato tutto e, con questo mi riferisco a tante cose importan-ti per noi, i valori di fondo che ci fanno progredire , Ebrei e gentili, credenti o atei. Senza gli Ebrei vedremmo il mondo con occhi diversi, sentiremmo con altre orecchie e persino ... avremmo altri sentimenti... Penseremmo con un'altra mentalità, interpreteremmo le nostre esperienze in maniera diversa, trarremmo conclusioni diverse dalle cose che ci accadono. E

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daremmo un corso differente alla la nostra vita.»105E' interessante notare che alcuni noti autorevoli Ebrei hanno scritto an-che a proposito della diffusione (e deterioramento) della saggezza ebraica dopo la distruzione del Primo Tempio. Rabbi Shmuel Bernstein Sojatkov, per esempio, ha scritto: “I Greci avevano la saggezza della filosofia, che trae origine dagli scritti di re Salomone, che vennero in loro possesso dopo la rovina del Primo Tempio. Tuttavia, la rovinarono con riduzioni, aggiunte e sostituzioni, fino a mescolarsi a false idee. Eppure la saggezza in sé è buona, ma ad essa si sono mescolate parti cattive “106.Baal HaSulam scrive allo stesso modo in “La Saggezza della Kabbalah e la Filosofia»: “I saggi di Kabbalah osservano la teologia filosofica e si lamen-tano del fatto che sono stati defraudati della loro saggezza superiore, che Platone e i suoi predecessori Greci avevano acquisito mentre studiavano con i discepoli dei profeti in Israele. Loro hanno rubato elementi basilari della saggezza di Israele ed indossano un mantello che non è loro»107.

Eredità degli Ebrei

Gli Ebrei che rimasero a Babilonia dopo la distruzione del Primo Tem-pio scomparvero senza lasciare traccia, ma rimasero le nozioni da loro trasmesse. Quando il Secondo Tempio fu distrutto, il popolo ebraico fu esiliato e trasmise al mondo due precetti, che sarebbero divenuti poi le basi delle tre religioni, giustamente chiamate Abramitiche: il concetto di “Ama il tuo prossimo come te stesso” ed il “monoteismo”, vale a dire che esiste un solo Dio, un' unica forza che governa il mondo. Questi precetti sono fondamentali per la riuscita della correzione dell'umanità , perché se ben compresi, il primo definisce il modo in cui arriveremo alla correzi-one: attraverso l'amore per gli altri, non i parenti ma i vicini, gli estranei; il secondo definisce l'essenza della nostra realizzazione quando saremo corretti: l’unica forza della realtà.Il professor T.R. Glover dell'Università di Cambridge scrive in “The Ancient

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World” (Il mondo antico): “E molto strano che tutte le religioni praticate nel mondo sono state costruite su idee religiose derivate dai Giudei»108. Allo stesso modo Herman Rauschning, un conservatore rivoluzionario te-desco, che per breve tempo si unì ai nazisti prima rompere con loro, ha scritto in “The Beast from the Abyss” (La bestia dell'abisso): “l’ebraismo, senza dubbio, è una componente inalienabile della nostra civiltà occiden-tale cristiana, l'eterna “chiamata al Sinai» contro cui l'umanità ancora una volta si ribella»109.L'esilio del popolo ebraico dalla terra di Israele è stato un lungo processo attraverso il quale gli Ebrei, e conseguentemente i valori ebraici, vennero gradualmente assorbiti dalle nazioni che li ospitavano. Lo storico romano giudeo Yosef Ben Matityahu, meglio conosciuto come Giuseppe Flavio, de-scrive l'espulsione degli Ebrei da parte dei Romani all'inizio del esilio. Ne “Le Guerre degli Ebrei” Flavio scrive: “E siccome ricordava che la dodices-ima legione aveva ceduto il passo agli Ebrei sotto Cestio, loro generale, li espulse da tutta la Siria dove si erano stabiliti in precedenza a Rafanea li mandò in un luogo chiamato Meletine, nei pressi dell'Eufrate, ai confini tra Armenia e Cappadocia»110.Nel capitolo 3 Flavio continua : “ La nazione ebraica è ampiamente dis-persa su tutta la terra abitabile e tra i suoi abitanti, pertanto si è mescolata molto con la Siria, grazie alla vicinanza, ma le più grandi moltitudini erano ad Antiochia, date le dimensioni della città, dove i re successori di Antioco avevano permesso loro di stabilirsi pacificamente senza alcun problema»111.Oggi, l'autore Yaakov (Jacob) Leschzinsky afferma nella “Dispersione Ebra-ica” che gli Ebrei si sono diffusi in tutto il mondo ad un ritmo sorpren-dente. “Quando studiamo la diaspora dell'ebraismo in tutto il globo e in tutto il mondo civilizzato siamo sorpresi nel vedere che questa nazione, che è la più antica del mondo, è di fatto la più giovane in termini di terra sotto i suoi piedi e di cielo sopra la sua testa. A causa di persecuzioni implacabili ed espulsioni forzate, la maggior parte degli Ebrei sono solo i nuovi arrivati

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nelle rispettive terre di residenza. Il novanta per cento del popolo ebraico ha vissuto lì non più di cinquanta o sessant'anni! (Gli Ebrei) sono sparsi su più di cento paesi nei cinque continenti»112.È interessante notare che il mescolarsi con altre nazioni è proprio ciò che era necessario per completare la correzione di Mosè. Se è vero che, finché Israele era separata dalle altre nazioni, i suddetti principi alla base dell’ebraismo non potevano essere contaminati, è anche vero che gli Ebrei ebbero molto da guadagnare dal loro esilio tra le altre nazioni. Ecco perché il libro dei Salmi (106: 35) ci dice che gli Ebrei furono esiliati per “mesco-larsi con le nazioni e imparare dalle loro azioni».

Adamo - il primo uomo, l’anima collettiva

L'ARI spiega che in realtà siamo tutti parte di una sola anima, nota ai Kab-balisti come Adam ha Rishon (il primo uomo) e da altri come Adamo. L'esilio, dice l'ARI, si è verificato come continuazione del processo di cor-rezione. In Shaar HaPsukim (La porta dei versi) scrive: “Adam ha Rishon (Adamo) conteneva tutte le anime e tutti i mondi. Quando lui peccò tutte quelle anime caddero da lui nella Klipot (buccia, forme di egoismo), che è divisa in settanta nazioni. Israele deve andare in esilio lì, in ciascuna delle nazioni, e raccogliere i gigli delle anime sante che sono sparsi tra le spine, come i nostri saggi hanno scritto nel Midrash Raba: “Perché Israele fu esili-ato tra le nazioni? Per unirsi agli stranieri»113.A riguardo, il NATZIV di Volojin ha scritto: “Il loro inizio era sul Monte Ebal ... ma hanno completato questa questione sublime solo con l'esilio e la dispersione»114.E' a giusta ragione che l'esilio è necessario per completare la correzione degli Ebrei, e successivamente del mondo intero. Abbiamo detto che quan-do Abramo offrì il metodo di correzione ai suoi conterranei Babilonesi, loro lo rifiutarono perché troppo occupati ad essere auto-indulgenti ed egoisti. Tuttavia essendo tutti parte di un anima collettiva, come affermato

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dall'ARI, alla fine tutta l'umanità dovrà raggiungere la correzione con la quale scopriremo il Creatore e diventeremo come Lui. Questo è il benefi-cio, descritto nel Capitolo 2, che Lui intendeva dare all'umanità.Pertanto la correzione di Abramo era solo l'inizio del processo, di certo non la fine. In un saggio lungo e dettagliato intitolato “E costruirono città deposito “ Baal HaSulam scrive: “Dobbiamo anche capire quello che chiese Abramo, il Patriarca,: ‹ Come saprò che la erediterò?' (Genesi 15: 8), ‹Qual è stata la risposta del Creatore?', è scritto: ‹Egli disse ad Abram: ‹Sappi per certo che i tuoi discendenti saranno stranieri in terra altrui (Genesi 15,13)»115. Baal HaSulam spiega che con questa risposta il Creatore prom-ette ad Abramo che tutto il popolo raggiungerà la correzione attraverso la commistione di Israele, nazione corretta, con le nazioni non corrette, in questo caso rappresentate dall'Egitto.Sorprendentemente, in risposta a questa domanda, il Creatore promette ad Abramo l'esilio. Non solo, scrive Baal HaSulam, “Abramo ha accettato questo come garanzia che avrebbe ereditato terra “116. Certamente Abra-mo sapeva che, per completare la correzione del genere umano, era neces-sario il mescolarsi dei desideri, rappresentato dalle diverse nazioni del mondo. Considerando che ciascuna delle nazioni rappresenta una parte dell'anima di Adamo è necessario che ogni parte dell'anima sia introdotta al metodo di correzione, e che questa parte dell'anima finalmente lo adotti. Ecco perché Israele doveva essere esiliato e disperso in tutto il mondo.Per proseguire l’espansione del processo di correzione dell’umanità, Abra-mo andò in esilio in Egitto, dove la sua tribù era cresciuta come una na-zione. E quando la nazione di Israele fu esiliata, dopo la distruzione del Primo e del Secondo Tempio, il metodo di correzione fu introdotto in tutto il mondo.Anche se il metodo non è chiaramente stato adottato dal resto dell'umanità, in qualche modo ha fissato i principi sopra descritti, che costituiscono una base comune su cui iniziare il processo di correzione, non appena lo si desideri.

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All'interno de “L'Arvut” (La garanzia mutua) Baal HaSulam evidenzia, nei dettagli, il processo attraverso il quale la nazione israeliana è la prima a correggersi, passando poi la correzione alle altre nazioni. Rabbi Elazar, fi-glio di Rashbi (Rabbi Shimon Bar-Yojay) chiarisce ulteriormente questo concetto di Arvut: non è sufficiente che nella totalità d'Israele siano tutti responsabili gli uni per gli altri, ma nell' Arvut è compresa l'intera umanità. Per dare inizio alla correzione del mondo basta che una sola nazione os-servi la Torah (la legge della dazione). Era impossibile iniziare con tutte le nazioni, contemporaneamente, in quanto è scritto che “il Creatore offrì la Torah a tutte le nazioni e lingue e non vollero riceverla.” In altre parole, erano tutti così immersi nell’amore di se stessi che era impossibile pensare, in quei giorni, ad un cambiamento di direzione.“...Ma la fine della correzione del mondo potrà avvenire solo portando tutti i popoli al Suo servizio, come è scritto: “E il Signore sarà re su tutta la terra; e quel giorno Uno sarà il Signore e uno il Suo Nome ”(Zaccaria 14: 9), “Af-fluiranno a Lui tutte le genti'”(Isaia 2: 2)“Quindi il ruolo di Israele, rispetto al resto del mondo, assomiglia al ruolo dei nostri santi Patriarchi nei confronti della nazione israeliana. Così come la rettitudine dei nostri Patriarchi ci ha aiutato nello sviluppo e nella pu-rificazione, per diventare degni di ricevere la Torah (Legge della dazione), ..spetta alla nazione di Israele il compito di essere idonea ad educare i popoli del mondo attraverso Torah e Mitzvot (Correzioni dell'egoismo), perché possano crescere fino ad assumersi il lavoro sublime dell'amore per il prossimo, che è la scala verso lo scopo della creazione, cioè Dvekut (somiglianza / equivalenza della forma) con Lui»117.Analogamente, nel suo saggio “Una serva erede della sua Padrona” Baal HaSulam scrive: “Il popolo di Israele, che è stato scelto come operatore per lo scopo generale e la correzione,.. ha la giusta preparazione per cres-cere e svilupparsi fino a portare anche le nazioni del mondo a raggiungere l'obiettivo comune»118.Baal HaSulam e suo figlio, il Rabash sono stati probabilmente gli ultimi

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Kabbalisti ad affermare che il ruolo di Israele nel mondo è portare metodo della correzione al resto delle nazioni, ma certamente non furono i primi; molti rabbini, Kabbalisti e studiosi, risalenti al periodo della distruzione del Secondo Tempio, lo avevano già affermato.Midrash Raba sottolinea che “Israele porta luce al mondo,»119 e nel Tal-mud babilonese si legge: “Il Creatore ha agito con giustizia nei confronti di Israele, nel disperderli tra le nazioni»120. Rabbi Yehuda Altar, l'Admor di Gur, scrive: “Ogni esilio in cui vanno i figli d'Israele è solo per far nas-cere le scintille sante nelle nazioni (simili alle parole citate prima di Baal HaSulam). I figli di Israele sono garanti che hanno ricevuto la Torah per correggere il mondo intero e anche le nazioni” 121.Allo stesso modo Rabbi Hillel Tzaitlin scrive: “Se Israele è l'unico vero re-dentore di tutto il mondo, deve essere idoneo per questa redenzione. Israele deve prima riscattare la propria anima, la santità della sua anima, santità della sua Shekinah (Divinità) ...A tal fine, voglio esprimere con questo li-bro la ‹unità di Israele' ... Se fondata, l'unificazione degli individui sarà allo scopo di una ascesa interiore e una invocazione per correggere tutti i mali della nazione e del mondo»122.Vorrei concludere il capitolo con alcune parole di Baal HaSulam, che in pochi paragrafi spiega lo scopo della Creazione, il diritto dell'umanità ad esso e il ruolo di Israele per raggiungerlo. Le sue parole : “Perché la Torah è stata data alla nazione di Israele, senza la partecipazione di tutte le nazioni del mondo? In realtà lo scopo della creazione si applica a tutto il genere umano, senza escludere nessuno. Tuttavia, a causa della bassa natura della Creazione (essendo egoistica) e per il suo potere sulla gente, era impossibile per le persone capire, decidere e concordare di elevarsi sopra di essa. Essi non mostrarono alcun desiderio di abbandonare l’amore di sé e passare alla equivalenza di forma, che è l'adesione alle Sue qualità, come dicevano i nostri saggi, “Come Egli è misericordioso, anche voi siate misericordiosi”. Di conseguenza, a causa del suo merito ancestrale (gli esempi forniti da Abramo, Isacco e Giacobbe), Israele ebbe successo.. divenne qualificata e

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legata ad una scala di merito (si corressero per diventare come il Creatore). Ogni membro della nazione ha scelto di amare il suo prossimo (che è come ottennero la correzione).Tuttavia la nazione di Israele dovrebbe essere una “transizione», cioè nella misura in cui Israele si purifica osservando la Torah (le leggi della dazione) passa il suo potere alle altre nazioni. E quando anche il resto delle nazio-ni si giudicheranno su una scala di merito (correggendosi e rinunciando all'egoismo), il Messia (la correzione finale) sarà rivelato. Questo perché il ruolo del Messia non è solo di qualificare Israele per il fine ultimo di ad-esione con Lui, ma di insegnare a tutte le nazioni le vie di Dio (la dazione), come è scritto, ‹ a Lui confluiranno tutte le nazioni' (Isaia 2: 2).123»

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C A P I T O L O 5

P A R I A

Radici Dell’antisemitismo

el corso della storia non c’è mai stata una nazione più perseguitata degli Ebrei, nella storia non esiste un’altra nazione sopravvissuta ad ogni tipo di persecuzione e risorta ogni volta più forte. L’apparente

indistruttibilità degli Ebrei ha sollevato molte questioni, sebbene maggior-mente tra i non Ebrei che tra gli Ebrei, visto che gli Ebrei erano troppo preoc-cupati della sopravvivenza. Il famoso scrittore tedesco Johann Wolfgang von Goethe espresse la sua perplessità sulla tenacia degli Ebrei nel suo libro Wil-

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helm Meisters Lehrjahre [L’apprendistato di Wilhelm Meister]:” Ogni Ebreo, non importa quanto insignificante, è impegnato in qualche decisivo ed im-mediato perseguimento di un obbiettivo.. è il popolo più perpetuo della terra”. Similmente a Goethe, il professore di Cambridge T.R. Glover sottolinea l’enigma dell’esistenza degli Ebrei in The Ancient World:” Nessun popolo antico ha avuto una storia più strana degli Ebrei... La storia di antichi popo-li dovrebbe essere così preziosa, se riuscissimo a scoprirla e comprenderla. Ancora sconosciuta, l’antica religione degli Ebrei sopravvive, mentre tutte le religioni di ogni razza antica del mondo pre-Cristiano sono scomparse...La grande questione non è cosa è accaduto ma perché e' accaduto, perché il giudasmo è ancora vivo? Parimenti, Ernest van den Haag, professore di Giurisprudenza e Politiche Pubbliche presso la Fordham University, ha scritto “ In un mondo dove gli Ebrei sono solo una piccola percentuale della popolazione, qual è il segreto dell’importanza sproporzionata che gli Ebrei hanno avuto nella storia della cultura occidentale?” Il matematico francese, fisico, inventore e filosofo Blaise Pascal era affas-cinato dall’antichità del popolo ebraico. Nel suo libro Pensees, egli scrive “Questo popolo non è eminente solo per la sua antichità ma è anche sin-golare per la sua durata, che è sempre continuata dalle sue origini fino ad ora. Infatti, considerando che le nazioni della Grecia e dell’Italia, di Sparta , di Atene e di Roma, e altri che sono venuti molto dopo, sono spariti da tempo, loro rimangono sempre e a dispetto degli sforzi di molti re potenti che hanno cercato centinaia di volte di distruggerli, ... loro tuttavia sono stati preservati.” Infatti, come hanno notato innumerevoli uomini famosi, nel corso dei secoli, gli Ebrei non possono essere annientati. Gli Ebrei hanno una mis-sione da compiere e finché non lo faranno, la Natura, Dio, il Creatore, Yah-veh, o comunque vogliate scegliere di chiamarLo, non lascerà che accada. Inoltre, finché gli Ebrei continueranno ad evitare di assolvere il compito che loro è destinato, essi certamente possono essere , sono stati e saranno

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torturati e massacrati fino all’estinzione. Per scoprire le radici della Via Do-lorosa degli Ebrei attraverso la storia, abbiamo bisogno di andare a ritroso nel tempo fino all’inizio della Creazione. Nel capitolo 2 abbiamo evidenziato che il Creatore ha un unico desiderio : fare del bene alle sue creature , ovvero noi umani, ma siccome noi per ora non abbiamo alcuna percezione di Lui, noi non possiamo ricevere da Lui. Quando vogliamo fare un regalo ad un amico, lo avviciniamo e glielo diamo, ci deve essere un contatto tra il donatore e chi riceve. Proprio così, affinché Lui possa dare, il Creatore e la Creazione devono connettersi.E al momento della connessione, come dice Baal HaSulam ”Uno sente il meraviglioso beneficio contenuto nel pensiero della Creazione, che è di deliziare le Sue creature con la Sua mano piena,buona e generosa. A causa dell’abbondanza del beneficio che si ottiene, appare un amore meraviglioso tra la persona e il Creatore, si riversa incessantemente su ognuno attraverso le stesse strade ed i canali per cui appare l’amore naturale. Tuttavia questo ac-cade ad una persona dal momento in cui lo raggiunge in poi”.128 Questo, abbiamo detto nel capitolo 2, fa nascere la necessità di “ equiva-lenza della forma”, cioè di essere come il Creatore, avere una natura di dazi-one. Purtroppo la maggior parte di noi non ne ha alcun desiderio; non lo sopportiamo affatto a meno che non abbiamo un qualche profitto nascosto, un motivo recondito per farlo. RASHI , il grande commentatore della Bibbia, scrive che il verso “ L’inclinazione del cuore di un uomo è male fino dalla sua fanciullezza” (Genesis 8:21), significa che “ Appena uno lascia l’utero di sua madre , Lui ( il Creatore) mette in lui l’inclinazione al male” , che , come detto nel capitolo 3, è l’egoismo, il desiderio di ricevere per se stessi. Perciò, considerando che il Creatore è benevolente e che noi siamo l’opposto, lo scontro tra uomo e Dio sembra inevitabile. Come possiamo noi raggiun-gere Lui se Egli ci ha fatto naturalmente opposti a Lui? Il rimedio all’egoismo si trova in ciò che abbiamo descritto prima come “ il punto nel cuore”. Quella sete di capire cosa sia la vita e cosa fa girare il mondo ( e non è il denaro) è il desiderio che ha permesso ad Adamo, Abramo e la

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sua progenie, Mosè e l’intera nazione che viene fuori dai paria di Babilonia, di sviluppare un metodo di correzione che trasforma in bene, l’inclinazione al male.

Simboli di uno scontro interno

Si può discutere se la Bibbia, l’Antico Testamento, sia o no una vera e propria documentazione storica di eventi. Ma i grandi saggi di Israele attraverso i secoli non si sono preoccupati della rilevanza storica della Bibbia, piuttosto la vedevano come un’ allegoria che descrive processi interni, spirituali che si sperimentano lungo il sentiero della correzione. Per loro, Nimrod, re di Babilonia, rappresenta meridah [ebraico: ribellione], sfida contro la qualità di dazione, il Creatore; il Faraone rappresenta il modello dell’inclinazione al male, e lo stesso Haman anche se in una fase successiva dello sviluppo spirituale . Questo è il motivo per cui RASHI interpreta il Talmud Babilonese come segue: “ Il suo nome era Nimrod perché egli himrid [incitava] il mondo intero contro il Signore”. 129 Riguardo al Faraone, Maimonide spiega affettuosamente “ Dovresti sa-pere figlio mio, che il Faraone, re d’Egitto è in effetti l’inclinazione al male.” 136 Similmente , Elimelech di Lizhensk, autore di Noam Elimelech (L’amabilità di Elimelech), scrive semplicemente “... Faraone , che è chiamato l’inclinazione al male. “131 Rabbi Jacob Joseph Katz aggiunse profondità alla distinzione riguar-dante il Faraone. Egli ha spiegato che le parole “ il Faraone aveva lasciato andare il popolo “(Exodus 13:17), indica lo stato nello sviluppo spirituale di una persona in cui ci si libera dalle pesanti catenedell’inclinazione al male. Nelle sue parole “ E quando il Faraone ebbe lasciato andare il popolo: quando gli organi sono usciti dall’autorità dell’inclinazione al male, come durante l’esodo dall’Egitto, sono usciti dai quarantanove cancelli di Tuma’a [impurità, egoismo] verso la santità [dazione].” 132

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Nello stesso libro, Rabbi Katz aggiunge le sue riflessioni su Haman: “ le istruzioni di Haman per costruire una forca alta cinquanta cubiti è il consi-glio dell’inclinazione al male” 133 , analogamente Rabbi Jonathan Eibshitz nel suo libro Yaarot Devash [Favi ] scrive di “ Haman, che è l’inclinazione al male..” 134 Più recentemente, i Kabbalisti e gli studiosi Ebrei hanno cominciato a sen-tire che quel tempo era essenziale e che il Periodo della Correzione si stava avvicinando e iniziarono ad aggiungere alle loro parole impliciti e talvolta espliciti richiami all'azione. Così, Rav Yehuda Ashlag, intuendo che era impellente la necessità di applicare il metodo della correzione, stabili' un legame diretto tra il superamento dell' inclinazione al male e il modo in cui deve essere affrontato oggi : attraverso l'unità . In un saggio intitolato “ C'è un certo popolo», Baal HaSulam ci dice, “C'è un certo popolo sparso e di-viso fra i popoli. ‹Haman disse che a suo parere, noi [gente di Haman] riu-sciremo a distruggere gli ebrei perché sono separati l'uno dall'altro, così la nostra forza certamente prevarrà su di loro, perché questo [la separazione tra loro] causa la separazione tra l'uomo e Dio.»135 Cioe', l'egoismo degli Ebrei li separa dalla qualità di dazione, il Creatore, così la forza dell'ego, l'inclinazione al male, “ certamente prevarrà». “Per questo», prosegue Baal HaSulam, “ Mordecai e' andato a correggere questo difetto, come e' spie-gato nel verso, ‘gli Ebrei riuniti ’ per radunarsi e alzarsi in piedi per la loro vita. Ciò significa che si erano salvati per mezzo dell'unione.»136 Possiamo pertanto concludere che se Nimrod, il Faraone,Balak,Balaam o Haman siano veramente esisti oppure no e' poco importante. Ciò che conta e' che i tratti descritti da questi personaggi esistono dentro di noi, e la Bib-bia narra solo allegoricamente le fasi attraverso cui li potremo superare. Quando superiamo queste qualità egoistiche, noi siamo ricompensati con la redenzione: la qualità di dazione, l'equivalenza della forma con il Creatore. E siccome il Creatore desidera farci del bene, una volta che ab-biamo corretto queste caratteristiche dentro di noi, esse non ci perseguiter-anno più , visto che siamo stati redenti dall'egoismo ed abbiamo acquisito

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la Sua qualità di dazione.Se uno qualsiasi di questi esempi di egoismo vivesse oggi, dovremmo cer-tamente classificarlo come antisemita della peggiore specie.in riferimento a ciò , il Rav Kook fece una previsione minacciosa (e veritiera) stabilendo un collegamento diretto tra i moderni antisemiti e quelli biblici. In una dichiarazione poco ortodossa egli scrive, “Amalek, Petlura [leader ucraino sospettato di essere antisemita], Hitler, e così via , per risvegliare la reden-zione. Uno che non ha sentito la voce del primo Shofar [simbolo di una chiamata per la redenzione] o la voce del secondo... perché le sue orecchie erano bloccate, sentirà la voce del Shofar impuro, quello ripugnante [non- kosher]. Egli Sentirà contro il suo volere».137

Due Strade: Una gioiosa, una dolorosa

Lo stato di completa redenzione, cioè il raggiungimento del Creatore da parte di tutta l'umanità , e' obbligatorio. Baal HaSulam dice che ci sono due strade attraverso le quali possiamo arrivarci: la via della Torah, quando noi volontariamente adottiamo la Legge di Dazione come modo di vivere, o la via della sofferenza in cui la realtà ci obbliga comunque ad adottare La Legge di Dazione come modo di vivere.138 Così obbligatorio come possono suonare le parole di quei due saggi contemporanei, si poggiano su solide basi. Nel Talmud e' scritto “ Rabbi Eliezer dice ‹Se Israele si pente ,essi saranno redenti. Altrimenti, essi non saranno redenti.' Rabbi Yehoshuagli disse ‹Se essi non si pentono non sa-ranno redenti , ma il Signore manderà loro un re i cui decreti saranno duri come quelli di Haman , Israele si pentirà e Lui li correggerà ‹ “139Anche quella importantissima occasione, ai piedi del monte Sinai, quando ricevemmo insieme la Torah con uno spettacolare show audiovisivo, fu ap-parentemente meno gioiosa o festosa di come e' stata descritta. il Talmud ci dice che le circostanze furono tali che non c'era molto altro da fare se non riceverla. Con la terminologia di oggi diremmo che il Creatore ci ha fatto

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un'offerta che on potevamo rifiutare: “ E' scritto ‹E loro stavano ai piedi della montagna'. Rav Dimi Bar Hama disse che significa che il Signore ave-va messo la montagna sopra Israele come una cripta ed aveva detto loro: ‹ Se voi accettate la Torah [la Legge di Dazione], molto bene! ma altrimenti sarà la vostra tomba' “140

Invero, nessuno ha detto che sia facile avere la primogenitura, ma gli Ebrei, i discendenti della stirpe di Abramo, sono proprio questo. Loro furono i primi a raggiungere lo scopo della Creazione, quindi è naturale che spetti a loro aprire la strada per il resto dell'umanità. Finché eviteremo questo compito,incontreremo il rifiuto di tutte le nazioni.

Medici Del Mondo Immaginate di aver trovato una serie di esercizi che guariscono il cancro e gli impediscono di tornare. Immaginate di aver detto questo al mondo, come fece Abramo a Babilonia, ma voi siete stati disapprovati perché gli esercizi erano monotoni e faticosi , inoltre nessuno veramente si sentiva malato. Ora immaginate che anni dopo, miliardi di persone in tutto il mondo hanno il cancro. Loro ricordano vagamente che avevate detto di avere una cura, nella loro disperazione si rivolgono a voi e vi pregano di salvare le loro vite. Però voi avete dimenticato tutto di questo, sapete che la cura es-iste, sapete che molta gente dice che è un rimedio potente (Segula), ma siccome vi sentite forti e sani, non vedete alcun motivo per cui dovreste im-parare di nuovo quegli esercizi,tanto meno insegnarli a miliardi di persone. Potete immaginare cosa proverebbe il mondo verso di voi, cosa penserebbe la gente e cosa farebbe? Questo e' precisamente come stiamo noi Ebrei in rapporto al mondo. Il mondo comincia a sentirsi male e la gente inizia a cercare una strada per uscire dalla difficile situazione in cui si trova. Essi sanno che noi siamo il

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popolo prescelto e che siamo quelli destinati a portare la redenzione. La gente non può sapere che la redenzione comporta il cambiamento della loro natura in dazione, ma sanno lo stesso che la redenzione e' allettante. Versetti del Nuovo Testamento come “ Voi adorate quello che non cono-scete; noi adoriamo quello che conosciamo, perché la salvezza viene dagli Ebrei141» e “ Quale vantaggio ha l'Ebreo? Grande in ogni caso. Prima di tutto gli sono stati affidati gli oracoli di Dio,»142 sono solo due delle in-numerevoli menzioni della posizione unica e del ruolo degli Ebrei, come descritti nei testi Cristiani. Quando non svolgiamo la nostra missione, in-avvertitamente attiriamo su di noi rabbia e odio, che si traducono in quello che oggi chiamiamo antisemitismo. Che noi siamo differenti è unici e' documentato nella storia, nelle pagine delle nostre scritture, in quelle della Cristianità e dell'Islam e negli scritti di innumerevoli studiosi e uomini di stato. Qui di seguito ci sono alcuni degli innumerevoli brani tratti da ben noti personaggi che esprimono la loro opinione sull'unicità degli Ebrei:Winston Churchill , primo ministro del Regno Unito, durante la seconda Guerra Mondiale: “ A qualcuno piacciono gli Ebrei e a qualcuno no, ma nessun uomo sensato può negare il fatto che esssi siano, al di la' di ogni questione, la più formidabile e straordinaria razza che sia mai apparsa nel mondo»143 Lyman Abbott, un Congregazionalista americano, teologo,editore e autore:»Quando talvolta i nostri pregiudizi poco cristiani si infiammano contro il popolo ebraico, ricordiamo che tutto quello che abbiamo e tutto quello che siamo , lo dobbiamo , secondo il volere di Dio, a quello che il Giudaismo ci ha dato».144Houston Smith, professore di studi religiosi negli Stati Uniti, autore di The World's Religions, che ha venduto più di due milioni di copie:» C'è un punto suggestivo che attraversa la storia ebraica nel suo complesso. La civiltà occidentale, e' nata in Medio Oriente, e gli Ebrei erano agli in-croci. Nel periodo di massimo splendore di Roma, gli Ebrei erano vicini al

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centro dell'Impero. Quando il potere si sposto' verso est, il centro ebraico era a Babilonia; quando salto' in Spagna, c'erano ancora gli Ebrei. Quando nel Medioevo il centro della civiltà si trasferì in Europa centrale, gli Ebrei stavano aspettando in Germania e in Polonia. L'ascesa al potere degli Stati Uniti, come paese Leader mondiale, trovo' il giudaismo concentrato li. E ancora, oggi, quando il pendolo sembra oscillare indietro verso il Vecchio Mondo e l'Oriente si eleva a rinnovata importanza, ci sono ancora una volta gli Ebrei in Israele...»145 Leo Tolstoj, il romanziere russo, autore di Anna Karenina :» Chi è l' Ebreo ?... Che tipo di creatura unica e' questa che tutti i governanti delle nazioni del mondo hanno disonorato, schiacciato, espulso e distrutto, per-seguitato, bruciato ed annegato e che, a dispetto della rabbia e della furia di questi, continua a vivere e a prosperare. Cos'è questo Ebreo che non sono mai riusciti a sedurre con tutte le lusinghe del mondo, i cui oppressori e persecutori hanno solo insinuato che lui nega (e rinnega) la sua religione e mette da parte la lealtà dei suoi antenati? “ L'Ebreo e' simbolo di eternità ...Egli è colui che per così tanto tempo ha custodito il messaggio profetico e lo ha trasmesso all'intera umanità. Un tale popolo non potrà mai scomparire, l' Ebreo e' eterno, egli è l'incarnazione dell'eternità»146 Invero noi siamo il simbolo dell'eternità , come ha detto Tolstoj, perché la qualità del Creatore di benevolenza e' nei nostri “geni spirituali».Eppure noi non saremo lasciati in pace fino a quando, come nell'esempio con il cancro e l'esercizio di guarigione, noi non ci eleviamo consapevolmente al livello spirituale e solleviamo l'intera umanità subito dopo. Come è stato detto e citato in precedenza, ora è il momento della cor-rezione generale. In un tale periodo gli eventi diventano inclusivi, globali, questo è stato il caso della Prima Guera Mondiale e ancora di più della Seconda Guerra Mondiale, le cui atrocità si sono impresse nella nostra me-moria collettiva per ricordarci chi siamo e quale compito abbiamo.Per evitare tali disastri in futuro, abbiamo bisogno di dare un' occhiata da

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vicino ad alcuni suggerimenti e dichiarazioni rese prima e dopo l' Olo-causto. Il prossimo capitolo farà luce su queste dichiarazioni e sulla loro attinenza con la nostra vita odierna. Una volta che sapremo cosa è stato detto , saremo capaci di capire apprezzare cosa ci serve per aiutare noi st-essi e aiutare il mondo intero.

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C A P I T O L O 6

S A C R I F I C A B I L IModerno Antisemitismo

el capitolo 1 abbiamo detto che Abramo scoprì che l'egoismo insito nella natura umana tende costantemente ad espandersi . Il metodo che egli concepì non tendeva a frenare quell’egoismo,

poiché sapeva che questo è impossibile, visto che l'uomo è nato per ricevere illimitatamente. L' unico quesito era, quindi, come ricevere l'abbondanza prevista. Abramo scoprì un metodo per cui, studiando e cercando l'unione tra di loro, le persone riuscirono ad elevarsi ad un nuovo livello di percezione. Così acquisirono la natura del Creatore -la benevo-lenza- e poterono ricevere piacere illimitato, senza diventare troppo indul-

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genti e pericolosi sia per se stessi o per l’ambiente.L'esodo dall'Egitto e la creazione della nazione di Israele segnarono una fase di formazione durata cinque secoli. Durante quel periodo Israele, da semplice gruppo di amici e discepoli, è diventato una nazione intera, con l' obiettivo di raggiungere il Creatore.Mentre lavoravano per elevarsi al più alto livello spirituale, gli Ebrei non abbandonarono mai la loro intenzione originale di offrire la loro visione a tutta l'umanità. Era il loro contributo alle nazioni, la “luce» che erano destinati a dare loro. Attraverso le generazioni il dono della “Luce» è stato quello che le nazioni hanno tentato di ricevere dagli Ebrei, la cui mancanza è stata la causa delle nostre afflizioni da parte delle nazioni.Il romanziere e storico cristiano Paul Johnson, nella prefazione al suo libro “Una Storia Degli Ebrei”, descrive con grande eloquenza i dubbi che por-tarono Abramo alle sue scoperte, le stesse domande che guidano l'umanità di oggi. Johnson mostra la sua ammirazione per la capacità degli Ebrei di trovare le risposte a quelle domande, di vivere secondo le leggi conseguen-ti e per i loro sforzi di insegnarle agli altri. “Il libro mi ha dato l'opportunità di riconsiderare oggettivamente, alla luce di uno studio che copre quasi 4000 anni, la più insolubile di tutte le questioni umane: Perché siamo sulla terra? La storia è solo una serie di eventi che insieme non hanno senso? Non c'è una differenza sostanziale tra la storia degli esseri umani e quella , per esempio, delle formiche? O c'è un piano provvidenziale in cui non siamo altro che semplici strumenti? Nessun popolo come gli Ebrei ha mai sostenuto con tanta fermezza che la storia ha uno scopo e l'umanità ha un destino. In una prima fase della loro esistenza collettiva credevano di aver rivelato un piano divino per il genere umano, di cui la loro società doveva essere una guida. Si sono allenati per loro ruolo con grande accuratezza. Si sono aggrappati ad esso con eroica persistenza e selvaggia sofferenza. Molti di loro ancora ci credono. Altri lo hanno trasformato in impegno ti-tanico per migliorare la nostra condizione con mezzi puramente umani. La visione ebraica è diventata il prototipo di molti altri grandi progetti simili

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per l'umanità, sia divini che umani. Gli Ebrei pertanto si trovano proprio nel centro del tentativo di dare alla vita umana la dignità di uno scopo».147

Le scritte sul muro

Eppure nei primi anni del 20° secolo gli Ebrei si erano tanto allontanati dalla vocazione loro destinata che, in generale, diventarono estremamente preoccupati della meticolosa osservanza dei comandamenti pratici, trascu-rando ed eludendo il loro significato interiore, oppure furono completa-mente assorbiti da desideri mondani, materiali, dimenticando o rifiutando la loro irrevocabile chiamata. In un’epoca in cui l'egoismo era spiccato a liv-elli che minacciavano la pace nel mondo, nessuna strada era consigliabile e alcuni grandi leader spirituali della nazione hanno cominciato a rendersi conto che il tempo premeva, che dovevamo riconoscere la nostra missione e portarla a termine prima che arrivassero le calamità.Il grande studioso umanista e cabalista, rabbino Abraham Yitzhak HaCo-hen Kuk, ha disperatamente cercato di avvisare gli Ebrei che l'antisemitismo stava crescendo. Egli li avvertì che non c’era paese sicuro per loro e che Israele era l'unica opzione sicura. A posteriori, il contenuto della sua pre-monizione è allarmante, e mostra una profonda chiarezza di visione. Il trattato in cui egli supplica gli Ebrei di tornare in Israele è “La Grande Chiamata alla Terra d'Israele”. Osservate non solo la sua supplica, ma anche l'avvertimento sul possibile futuro che attendeva gli Ebrei nella loro patria. “Venite nella terra di Israele, amati fratelli, venite nella terra di Israele. Sal-vate le vostre anime, le anime delle vostre generazioni e l'anima di tutta la nazione. Salvatela dalla desolazione e dall'oblio; salvatela dal degrado e dal-la decadenza; salvatela da ogni impurità e malvagità, da ogni difficoltà ed emergenza che potrebbe abbattersi sui paesi delle nazioni senza eccezioni.“'Venite nella terra di Israele'! Chiameremo con voce sonora e terribile, con un rombo di tuono, una voce forte, una voce che chiama la tempesta, e scuote il cielo e la terra, una voce che rompe tutti i muri nel cuore. Cor-

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rete per la vostra vita e venite nella terra di Israele. La voce del Signore ci chiama, la sua mano è tesa, il suo Spirito abita nei nostri cuori ed Egli ci viene incontro, ci incoraggia e ci obbliga a chiamare con voce terribile e po-tente: ‹fratelli nostri, figli d'Israele, cari e amati fratelli, venite nella terra di Israele. Riunitevi uno per uno, non aspettatevi parole e ordini formali; non aspettate permessi da autorità. Fate il possibile, fuggite e riunitevi, venite alla terra di Israele. Preparate la strada per la nostra nazione amata e op-pressa. Dimostrate che la sua strada è già asfaltata e le corre dinanzi. Non deve riposare, non ha nulla da chiedere; non ha molti sentieri e percorsi. C'è solo una strada davanti a lei, ed è l’unica che percorrerà, è l’unica che deve percorrere, precisamente la terra d'Israele'».148Rabbi Kook non era solo nella sua preoccupazione. In Polonia, un giovane e brillante dayan (giudice ortodosso) a Varsavia, all'epoca la comunità ebraica più importante d’Europa, Rabbi Yehuda Ashlag, che in seguito di-venne un rinomato commentatore del Libro dello Zohar, non si limitò ad annunciare pubblicamente che gli Ebrei dovevano fuggire dall'Europa. Or-ganizzò l’acquisto di 300 casette di legno dalla Svezia e un posto per instal-larle in Terra d'Israele (che allora aveva il nome di Palestina).Purtroppo il suo piano è fallito per l'opposizione dai leader della con-gregazione ebraica in Polonia. La tragica conseguenza del fallimento di Ashlag, di portare con sé i suoi compagni Ebrei, fu che di tutti gli Ebrei che pensavano di andare con Ashlag, alla fine solo Ashlag e la sua famiglia emi-grarono. Il resto della famiglia rimase in Polonia e perì nell'Olocausto.149Sia Rav Kook che Rav Ashlag (Baal HaSulam) hanno espresso come perce-pirono l'avvento del nazismo, e in particolare Hitler. Notate che Rav Kook è morto nel 1935, quattro anni prima dello scoppio della Seconda Guerra mondiale. Riportiamo le parole di Rav Kook modificate per essere di più facile lettura a causa della lunghezza del testo e dello stile anacronistico, seguono alcune parole di Baal HaSulam.“Il profeta ha predetto un grande Shofar di redenzione (lo Shofar è un corno di montone che si suona durante le feste, ma anche una tromba).

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Preghiamo in particolare per far risuonare un grande Shofar. Ci sono vari gradi in uno Shofar di redenzione: grande Shofar, medio Shofar e piccolo Shofar. Lo Shofar del Messia è considerato lo Shofar di Rosh Hashanà (cap-odanno ebraico). La Halacha (la legge ebraica) distingue tre gradi nello Shofar di Rosh Hashanà: 1) uno Shofar di Rosh Hashanà che è fatto dal corno di un ariete ; 2) in ret-rospettiva, tutti gli Shofar sono kosher ; 3) uno Shofar di una bestia impura così come uno shofar di una bestia dell'idolatria, di un gentile non kosher. Tuttavia, se qualcuno ha suonato questo Shofar, ha fatto il suo dovere.E' permesso suonare qualsiasi Shofar, kosher o non, fintanto che uno non benedica con quello, ed i gradi spiegati nella legge dello Shofar di Rosh Hashanà coincidono con i gradi dello Shofar di redenzione.Tuttavia, cosa è uno Shofar di redenzione? Il termine “lo Shofar del Mes-sia» ci riferiamo al risveglio, la spinta che provoca la resurrezione e la re-denzione di Israele. E' questo il risveglio che riunisce coloro che si erano persi ed i reietti per portarli al monte della santità a Gerusalemme.Attraverso le generazioni , in Israele ci sono stati quelli che hanno sentito il risveglio che nasce dal desiderio di fare la volontà di Dio, che è la com-pleta redenzione di Israele (portare tutto Israele alla qualità della dazione). Questo è lo Shofar puro e grande, il desiderio di redimersi del popolo.Talvolta il desiderio diminuisce e lo zelo per le sublimi nozioni di santità non è così fervido, tuttavia, rimane la sana natura umana e scatena nella nazione un semplice desiderio di stabilire il suo dominio nella sua terra. Questo desiderio naturale è lo Shofar ordinario, che è presente ovunque. Questo è ancora uno Shofar kosher.Tuttavia, vi è un terzo grado nello Shofar del Messia, che non è paragona-bile in alcun modo allo Shofar di Rosh Hashanà: lo Shofar piccolo, non kosher, che viene suonato solo se nessuno Shofar kosher è disponibile.Pertanto, se lo zelo per la santità e la voglia di riscatto che da esso deriva sono totalmente scomparsi, e se il desiderio naturale di avere una vita na-zionale è diminuito, e non si trova uno Shofar kosher da suonare, i nemici

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di Israele vengono e lo suonano nelle nostre orecchie per la nostra reden-zione. Ci costringono ad ascoltare il suono dello Shofar; ci avvertono e of-fendono le nostre orecchie e non ci danno riposo nell'esilio.( Questa parte è citata per esteso) “Pertanto, lo Shofar di una bestia impura diventa lo Shofar del Messia. Amalek, Petliura (leader ucraino sospettato di antisemitismo), Hitler e altri risvegliano per la redenzione. Colui che non ha sentito il suono del primo Shofar, o il suono del secondo ... perché le sue orecchie erano tappate, ascolterà il suono dello Shofar impuro, ripug-nante, non kosher. Lo udirà contro la sua volontà. ... Se comunque c'è una redenzione in questa frusta, nelle afflizioni degli Ebrei, tuttavia non si deve benedire con questo Shofar».150 Anche Baal HaSulam fece riferimento più volte al nazismo, indicando persino come pensava si potesse rovesciare. Nelle sue parole, “E ‹impossibile sconfiggere il nazismo se non per mezzo della religione dell'altruismo».151 Va notato che quando Baal HaSulam parla di “religione dell'altruismo» non intende che dovremmo fare rituali o osservare particolari comportamenti, piuttosto con “religione dell'altruismo» intende che si è cambiata la pro-pria natura con quella dell'altruismo. Allo stesso tempo la gente sceglierà se vuole o meno mantenere i suoi nomi formali, indipendentemente da questa trasformazione.Baal HaSulam mette in discussione anche l'idea che la Germania nazista sia stata un evento isolato nella storia. Potrebbe essere stato il primo, ma egli ritiene che, se non facciamo il nostro dovere, non sarà l'ultimo. Nelle sue parole:»Si scopre che le persone credono erroneamente che Il nazismo è solo una derivazione della Germania ... tutte le nazioni sono uguali in questo senso, ed è totalmente illusorio aspettarsi che i nazisti periscano con la vittoria degli alleati, all'indomani gli anglosassoni abbracceranno il nazismo ... “.152Alla luce della crescita dell'antisemitismo in tutto il mondo, sarebbe op-portuno prendere in seria considerazione le parole di questi saggi. Dopo-tutto possiamo vedere chiaramente che l'antisemitismo non è scomparso,

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come nemmeno il nazismo o la chiamata a sterminare gli Ebrei.

Di cosa hanno bisogno e cosa diamo

Apparentemente si potrebbe pensare che il mondo sia ingrato visti i con-tributi degli Ebrei a beneficio dell’umanità nella scienza, l’educazione, l’economia, la sociologia, la psicologia, e praticamente in tutti i campi della vita. Tuttavia questa manifesta ingratitudine dovrebbe servire ad indicarci che ciò che diamo non è necessariamente ciò di cui hanno bisogno da noi.In realtà le persone riconoscono la peculiarità del popolo ebraico, ma si-amo noi che erroneamente usiamo questa peculiarità per dare quello che vogliamo, invece di dare che quello che loro vogliono ricevere.Per capire meglio ciò che il mondo vuole da noi dobbiamo leggere alcuni dei documenti di condanna più toccanti scritti sugli Ebrei. Un grande es-empio di questo genere di documento è l’infame libro di Henry Ford (fon-datore della Ford Motor Company), The International Jew - The World’s Foremost Problem. (L'Ebreo Internazionale - il problema principale nel mondo). Mentre fa generalizzazioni offensive, il libro definisce spesso as-petti da prendere in considerazione. Per farlo dobbiamo però mettere da parte l’affronto ed esaminare realmente le argomentazioni di Ford (le enfasi in corsivo sono dell'editore); “Ogni Ebreo dovrebbe sapere inoltre che, in ogni chiesa cristiana dove si imparano e si studiano le antiche profezie, si è svegliato un grande interesse per il futuro dell’ Antico Popolo . Non si è di-menticato che furono fatte alcune promesse riguardo alla loro posizione nel mondo, e si ritiene che queste profezie si realizzeranno . Il futuro degli Ebrei ... è strettamente legato al futuro di questo pianeta e la chiesa cristia-na in gran parte ... vede in avvenire una restaurazione del Popolo Eletto. Se la maggior parte degli Ebrei sapesse con quanta comprensione e simpatia vengono studiate nella Chiesa tutte le profezie su di loro, e la fede esistente che queste profezie si compiranno e che loro infine saranno il grande ser-vizio ebraico alla società in generale, probabilmente considererebbero la

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Chiesa con un atteggiamento diverso».153In precedenza Ford scrive nel suo libro, “Tutto lo scopo profetico in relazi-one a Israele sembra essere stato l'illuminazione morale del mondo attra-verso di loro».154 E altrove aggiunge, “La società ha un reclamo importante contro (l'Ebreo) che lui... inizi a realizzare (quello che) in un certo senso, la sua peculiarità non gli ha permesso di svolgere: l'antica profezia che per mezzo di lui tutte le nazioni della terra sarebbero state benedette».155John Adams, secondo presidente degli Stati Uniti, ha commentato ciò che credeva gli Ebrei avessero dato al mondo. Nelle sue parole: “Gli Ebrei hanno fatto di più per civilizzare l'uomo di ogni altra nazione. Se fossi ateo e credessi nel destino cieco ed eterno, anche così crederei che il destino ha ordinato agli Ebrei di essere lo strumento essenziale per civilizzare i popoli. Se fossi un ateo di altro tipo, quelli che credono, o fingono di cre-dere, che tutto è un prodotto del caso, crederei che il caso ha ordinato agli Ebrei di conservare e divulgare a tutta l'umanità la dottrina di un supremo sovrano dell'universo, intelligente, saggio, onnipotente, che ritengo sia il grande principio fondamentale di ogni morale e di conseguenza di ogni civiltà».156Samuel Langhorne Clemens, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Mark Twain riconosce che il popolo ebraico si è distinto in tutti gli ambiti dell'impegno umano, ma anche lui finisce meditando sull'origine di questa preminenza: “... Se le statistiche sono giuste, gli Ebrei costituiscono solo l'uno per cento del genere umano. La parvenza di un indistinto ed etereo soffio polvere di stelle perso nel bagliore della Via Lattea. Giustamente, non si sarebbe dovuto sentir parlare degli Ebrei , ma si sente, sempre si è sen-tito parlare. Loro sono più in vista sul pianeta di qualsiasi altro popolo, e la loro importanza commerciale è stranamente sproporzionata rispetto alla piccola massa. I loro contributi alla lista mondiale dei grandi nomi della letteratura, della scienza, dell'arte, della musica, della finanza, della medicina e delle arti astratte sono anch'essi del tutto sproporzionati risp-etto al loro numero esiguo. Hanno fatto una lotta meravigliosa in questo

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mondo, in tutte le epoche; e l'hanno fatta con le mani legate dietro la schi-ena. Potrebbero vantarsi di se stessi ed essere perdonati per questo.“L'egiziano, il babilonese, e il persiano sono ascesi, hanno riempito il pia-neta con fama e splendore, poi svanirono e scomparvero in un sogno; il greco e il romano li seguirono con un gran frastuono e poi se ne sono andati. Altri popoli sono spuntati e hanno tenuto alta la loro torcia per qualche tempo, ma è consumata e ora siedono nell'ombra, o sono scom-parsi. L'Ebreo li vide tutti, li batté, ed ora è quello che è sempre stato, senza mostrare alcuna decadenza, vecchiaia o malattia, senza indebolimento del-le sue parti, né rallentamento delle su energie, senza ottundimento della sua mente vigile e aggressiva. Tutte le cose sono mortali, meno che l'Ebreo; tutte le altre forze passano, ma lui rimane. Qual è il segreto della sua im-mortalità? “.157E infine ci sono quelli che riconoscono non solo che gli Ebrei sono speciali nel senso spirituale, più che nel corpo, fino anche a descrivere l'essenza di questa spiritualità: l'unità. Questo fu il caso del Primo Ministro del Reg-no Unito durante la seconda guerra mondiale, Sir Winston Churchill. In Churchill and the Jews (Churchill e gli Ebrei) l'autore Martin Gilbert cita Churchill: “Gli Ebrei erano una comunità fortunata perché avevano questo spirito corporativo, lo spirito della loro razza e la fede. (Churchill) non avrebbe ... richiesto loro di impiegare quello spirito in senso stretto o di clan, per isolarsi dagli altri ... lontano dalla loro volontà e intenzione, lon-tano dai consigli dati da chi più ne aveva titolo. Quel particolare potere per-sonale che possedevano gli avrebbe consentito di infondere vitalità alle is-tituzioni, come nessun altra cosa. (Churchill sinceramente credeva che) un Ebreo non può essere un buon inglese se non è prima un buon Ebreo».158Possiamo vedere quindi che le nazioni non vogliono dagli Ebrei l’eccellenza nella scienza, nella finanza o in altri campi menzionati prima, quello che il mondo vuole da noi è la spiritualità, ossia la capacità di connettersi al Creatore. Questo è l'unica cosa che abbiamo posseduto, che nessun altra nazione ha, ha avuto, può avere o è destinata a possedere a meno che non la

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ravviviamo dentro di noi e la passiamo come una luce per le nazioni. Fino a quando eviteremo di svolgere questa missione , le nazioni in generale ci considereranno sacrificabili, se non addirittura dannosi, e certamente come disse Ford “Il problema principale mondo».

In disgrazia

Per dimostrare quanto il mondo ci possa ritenere sacrificabili,considerate i fatti seguenti: nel 1938 Adolf Hitler era disposto a spedire gli Ebrei tedeschi e austriaci a chiunque volesse riceverli, nessuno li volle. Hitler dichiarò che poteva “solo sperare e supporre che l'altro mondo, che ha una simpatia tal-mente profonda per questi criminali (Ebrei), alla fine sarà tanto generoso da convertire questa simpatia in aiuto concreto. Noi (la Germania nazista) da parte nostra, siamo pronti a mettere questi criminali a disposizione di questi paesi, per quanto mi riguarda, anche su barche di lusso».159Eppure le nazioni hanno rifiutato, in modo unanime, di accettare gli Ebrei. Nel luglio 1938 i rappresentanti di quasi tutti i paesi mondo libero si riunirono a Evian-les-Bains, una località turistica sulle rive meridionali dell'incontaminato Lago di Ginevra, in Francia. Il loro obiettivo era quello di discutere e trovare una soluzione al “problema ebraico», prima che fosse troppo tardi, riferendosi agli Ebrei che volevano fuggire dalla Germania e dall'Austria. Gli Ebrei tedeschi e austriaci avevano riposto le loro speranze in questa conferenza, credevano che i paesi partecipanti avrebbero cercato di aiutarli veramente e che avrebbero offerto loro un rifugio sicuro. Furono amaramente delusi .Mentre i delegati della conferenza espressero empatia per la difficile situ-azione subita dagli Ebrei sotto il regime nazista, non presero impegni e non offrirono soluzioni, invece finsero che la conferenza fosse solo un inizio, che non ha mai avuto seguito. Diplomaticamente i delegati dichiararono che: “L’emigrazione involontaria di persone in gran numero è diventata

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così importante che rende più acuti i problemi razziali e religiosi, aumenta i disordini internazionali e può ostacolare seriamente i processi di pacifica-zione nelle relazioni internazionali.»160Ma siccome la conferenza convocata dal Presidente del Stati Uniti, Frank-lin D. Roosevelt, fu indetta con la condizione che “nessun paese sarebbe stato costretto a cambiare le proprie quote di immigrazione, ma che sareb-bero state chieste modifiche volontarie»161 non è stata una sorpresa che le risoluzioni della conferenza avrebbero offerto molto poca speranza agli Ebrei disperati della Germania e dell'Austria.Secondo Yad Vashem, il centro mondiale per la ricerca, la documentazi-one, l'educazione e la commemorazione della Shoah, il memoriale ufficiale di Israele sulle vittime ebree dell'Olocausto: “Come la conferenza progre-diva, delegato dopo delegato si scusava che il suo paese non accettava più rifugiati. Il delegato degli Stati Uniti Myron C. Taylor, ha detto che il con-tributo del suo paese era che la quota di immigrazione tedesca e austriaca che era rimasta ancora inutilizzata, sarebbe stata a totale disposizione. Il delegato britannico ha affermato che i territori d'oltremare erano in gran parte parte inadatti per insediamenti europei, ad eccezione di alcune aree in Africa orientale che avrebbero potuto offrire possibilità ad un numero limitato. La Gran Bretagna stessa, che era sovraffollata e soffriva la disoc-cupazione, non era disponibile per l'immigrazione ed escluse del tutto la Palestina per le discussioni di Evian. Il delegato francese ha detto che la Francia aveva raggiunto il “punto di massima saturazione per l'ammissione di rifugiati». Gli altri paesi europei fecero eco a questo sentire con minime variazioni. L'Australia non avrebbe potuto incoraggiare l'immigrazione di rifugiati perché “siccome non abbiamo nessun vero problema razziale, non abbiamo intenzione di importarlo». I delegati provenienti da Nuova Zelanda, Canada e paesi latinoamericani invocarono la depressione per non accettare i rifugiati. Solo la minuscola Repubblica Dominicana si offrì volontaria per aiutare con ampie ma non specificate aree di colonizzazione agricola».162

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Pochi mesi dopo la conferenza, le porte si chiusero ed il destino degli Ebrei in Europa fu segnato.

Antisemitismo mascherato

Sebbene le atrocità dell'Olocausto abbiano aiutato l'insediamento ebraico in Israele a guadagnare il riconoscimento e la comprensione, e nel 1948 venne fondato lo Stato ebraico di Israele, servirono molto poco a sradi-care l'antisemitismo. Piuttosto, l'antisemitismo ha assunto un nuovo volto: l'anti-sionismo.Ci sono coloro che sostengono che l'antisionismo sia diverso dall'antisemitismo. Baal HaSulam al contrario dice che l'odio per gli Ebrei è sempre lo stesso a prescindere dalla forma che assume. Nel suo stile diretto e conciso scrive: “E' un dato di fatto che Israele è odiata da tutte le nazioni, sia per questioni religiose, motivi razziali, ragioni capitaliste, comuniste o cosmopolite. È perché l'odio si antepone a tutti i motivi, quindi ognuno elabora la sua avversione secondo la sua propria psicologia».163Ma come spesso accade con gli Ebrei, i nostri migliori sostenitori nascono tra le nazioni. Circa un anno dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967 lo scrittore e sociologo americano Eric Hoffer, insignito della Medaglia Pres-idenziale della Libertà, e in suo onore venne istituita la premiazione Eric Hoffer, pubblicò una lettera aperta nel Los Angeles Times. Forse fu il fatto che il signor Hoffer non era Ebreo ad avergli permesso di scrivere così can-didamente sullo stato degli Ebrei nel mondo.“Gli Ebrei sono un popolo particolare,» comincia, “Ciò che è consentito alle altre nazioni è vietato agli Ebrei. Altre nazioni scacciano migliaia, addirittura milioni di persone, e non vi è alcun problema di rifugiati. La Russia lo ha fatto, la Polonia e la Cecoslovacchia lo hanno fatto. La Tur-

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chia ha buttato fuori un milione di greci, e l'Algeria un milione di francesi. L'Indonesia ha bandito chissà quanti cinesi e nessuno dice una parola sui rifugiati. Ma nel caso di Israele, gli arabi sfollati sono diventati profughi eterni. Tutti insistono che Israele deve accogliere di nuovo tutti gli arabi».“(Lo storico inglese) Arnold Toynbee definisce l'espulsione degli arabi un’atrocità più grande di tutte quelle commesse dai nazisti».“Altre nazioni, quando lasciano il campo di battaglia vittoriose, dettano condizioni per la pace. Ma quando Israele è vittoriosa, deve intavolare un processo di pacificazione. Tutti si aspettano che gli Ebrei siano gli unici veri cristiani in questo mondo».“Altre nazioni, quando vengono sconfitte, sopravvivono e recuperano, ma se Israele fosse sconfitta sarebbe distrutta. Se Nasser (Presidente dell'Egitto durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967) avesse vinto lo scorso giugno, avrebbe cancellato Israele dalla mappa e nessuno avrebbe mosso un dito per salvare gli Ebrei. Nessun impegno con gli Ebrei da parte di qualsiasi governo, compreso il nostro (governo degli Stati Uniti), vale quanto la car-ta su cui è scritto».“Sorge un grido di indignazione in tutto il mondo quando muoiono per-sone in Vietnam o quando due negri vengono giustiziati in Rhodesia. Ma quando Hitler ha ucciso gli Ebrei nessuno ha fatto obiezione. Gli svedesi, che sono pronti a rompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti a causa di quello che abbiamo fatto in Vietnam, non reclamarono quando Hitler macellava Ebrei. Inviarono a Hitler minerale di ferro di prima qual-ità e cuscinetti a sfera e fornirono un servizio di treni per il trasporto di truppe in Norvegia».“Gli Ebrei sono soli al mondo. Se Israele sopravvive è solo grazie agli sforzi degli Ebrei e alle loro risorse. Ancora al momento Israele è il nostro unico alleato affidabile e incondizionato. Possiamo contare più su Israele di quan-to Israele possa contare su di noi. E uno può solo immaginare cosa sarebbe successo la scorsa estate, se gli arabi e il loro alleato russo avessero vinto la guerra, per rendersi conto di quanto sia vitale la sopravvivenza di Israele

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per gli Stati Uniti e l'Occidente in generale “.“Ho un presentimento che non mi abbandona; se andrà male a Israele, andrà male a tutti noi. Se Israele perisce, l'olocausto cadrà su di noi».164Un altro notevole esempio di simpatia questa volta si riferisce alla discus-sione che se uno si oppone al sionismo, si oppone anche agli Ebrei. Seguo-no le parole straordinarie del reverendo Martin Luther King, Jr., che in una lettera ad un amico espone gli argomenti a favore degli Ebrei in generale e, in particolare, dello stato ebraico con una eloquenza così convincente che il Ministro degli Affari Esteri di Israele avrebbe invidiato.Ecco la lettera di Martin Luther King, Lettera a un amico antisionista: “... Tu hai dichiarato, amico mio, che non odi gli Ebrei, che semplicemente sei antisionista. E io dico, lasciamo che la verità risuoni fino alle alte cime delle montagne, che si senta l'eco che attraversa le valli della verde terra di Dio: quando le persone criticano il sionismo, si riferiscono agli Ebrei: questa è la verità stessa di Dio.L'antisemitismo, l'odio del popolo ebraico, è stato e rimane una macchia nell'anima dell'umanità. In questo siamo d'accordo. Quindi si dovrebbe anche sapere questo: l'anti-sionista è intrinsecamente antisemita e sempre lo sarà».“Perché è così? Voi sapete che il sionismo non è altro che il sogno e l'ideale del popolo ebraico di tornare a vivere nella propria terra. Il popolo ebrai-co, ci dicono le scritture, una volta ebbe un fiorente paese indipendente in Terra Santa. Da lì sono stati espulsi dal tiranno romano, gli stessi romani che hanno crudelmente ucciso il Signore. Sfrattato dalla patria, la nazione ridotta in cenere, costretto a errare nel mondo, il popolo ebraico di volta in volta ha sofferto il flagello di ogni tiranno che governava su di lui».“... come dovrebbe essere facile, per chiunque abbia caro questo inalien-abile diritto di tutta l'umanità, comprendere e sostenere i diritti del popolo ebraico di vivere nella loro antica terra di Israele. Tutti gli uomini di bu-ona volontà si rallegreranno nel compimento della promessa di Dio che il Suo popolo debba tornare con gioia ricostruire la sua terra saccheggiata.

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Questo è il sionismo, niente di più, niente di meno».“E che cosa è l'anti-sionismo? È negare al popolo ebraico il diritto fonda-mentale che noi rivendichiamo giustamente per la gente dell'Africa e che liberamente accordiamo a tutte le altre nazioni del globo. Si tratta di una discriminazione contro gli Ebrei, amico mio, perché sono Ebrei. Insomma, è antisemitismo».“L'antisemita si rallegra di qualsiasi possibilità di esprimere la sua malevo-lenza. I tempi han fatto si che sia malvisto in Occidente proclamare aper-tamente l'odio per gli Ebrei. Poiché questo è il caso, l'antisemitismo deve sempre cercare nuove forme e piazze per il suo veleno. Come deve dilettar-si con il nuovo travestimento! Non odia gli Ebrei, è solo un anti-sionista.»“Amico mio, io non ti accuso di antisemitismo deliberato. So che senti, come me, un grande amore per la verità e la giustizia e la repulsione per il razzismo, il pregiudizio e la discriminazione. Ma so che sei stato ingan-nato, come altri lo sono stati, a pensare di poter essere anti-sionista e tut-tavia rimanere fedele a questi sani principi che io e te condividiamo. Lascia che mie parole risuonino nel profondo della tua anima: quando le persone criticano il sionismo si riferiscono agli Ebrei; non sbagliarti su questo».165 Verso l'inizio del secolo abbiamo assistito ad un aumento dell’antisemitismo in tutto il mondo. Un rapporto esecutivo rilasciato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti conferma che “La crescente frequenza e la gravità degli incidenti antisemiti dai primi anni del ventunesimo secolo, hanno costretto la comunità internazionale a concentrarsi sull'antisemitismo con rinnovato vigore ... Negli ultimi anni, gli incidenti sono stati di natura più mirata con gli autori che sembrano intenzionati ad attaccare gli Ebrei e l'ebraismo».166In alcuni casi, si manifesta antisemitismo dove non risiede nessun Ebreo! Un rapporto intitolato “antisemitismo senza Ebrei», della scrittrice, edi-trice e fotografa Ruth Ellen Gruber, mette in evidenza la prevalenza di an-tisemitismo in Europa, anche in luoghi dove non ci sono Ebrei. Secondo la Gruber, “Mi è stato chiesto di discutere il fenomeno del ‹antisemitismo

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senza Ebrei' in termini storici, ma anche nel contesto di quello che è stato indicato come il ‹nuovo antisemitismo' che si è manifestato in Europa e certamente in altri luoghi ... Devo dire che non mi sento a mio agio con il termine ‹nuovo antisemitismo'. Come riportato dal Jewish Chronicle di Londra in un editoriale dello scorso anno, l'antisemitismo è un sonno leg-gero, molto facile da risvegliare. Alle volte è stato paragonato ad un virus, o ad una proteina del virus che, come il virus che causa malattie nel corpo umano, può opportunisticamente mutare per sconfiggere le difese o anti-corpi che sono stati creati per neutralizzarlo. Lo ha fatto in numerose oc-casioni, anche in paesi la cui popolazione ebraica post-Olocausto è quasi invisibile. E lo sta facendo adesso».167Forse meno sorprendente, ma inquietante, è il fenomeno dell'antisemitismo formale in Malesia. Il 6 ottobre 2012 Robert Fulford del Canadian National Post ha pubblicato una storia sull'antisemitismo affermando che in Male-sia: “I politici e i funzionari pubblici spendono una incredibile quantità di tempo a pensare a Israele che dista 7612 chilometri da li. A volte sembrano essere ossessionati da esso. La Malesia non ha mai ha avuto un conflitto con Israele, ma il governo incoraggia i cittadini ad odiare Israele e ad odi-are gli Ebrei, siano essi israeliani o no».168“Pochissimi malesi hanno visto un Ebreo; la piccola comunità ebraica è emigrata da decenni», ha scritto Fulford. “Tuttavia la Malesia è diventata un esempio del fenomeno che chiamiamo “antisemitismo senza Ebrei». Nel marzo scorso per esempio il Dipartimento degli Affari Islamici in ter-ritorio federale ha emesso un sermone ufficiale che doveva essere letto in tutte le moschee, dicendo che “i musulmani devono capire che gli Ebrei sono i principali nemici dei musulmani come dimostra il loro comporta-mento egoista e i crimini che hanno commesso.»“A Kuala Lumpur è normale dare la colpa agli Ebrei per tutto, dai disastri economici fino alla nefasta reputazione della Malesia sui giornali stranieri (di proprietà di Ebrei)».169Ovviamente, anche l'Olocausto non ha cambiato la mentalità della gente

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riguardo gli Ebrei. Come ho scritto nella prefazione a questo libro: “ dal momento che verso la fine del secolo l'antisemitismo è aumentato di nu-ovo, questa volta in tutto il mondo, lo spettro dell'odio verso gli Ebrei ha messo radici ovunque”. La simpatia che abbiamo avuto dopo la seconda guerra mondiale era di breve durata e ora sta nascendo una nuova ondata di antisemitismo più grande che mai.”Nel capitolo 2 abbiamo citato le parole di Rabbi Nathan Shapiro, “ci sono quattro forze nell'uomo : inanimato, vegetale, animale , parlante e Israele ha anche la quinta: perché sono il parlante divino “.170 Se consideriamo che l'obiettivo della creazione è che tutti raggiungano questo ultimo grado, che solo Israele possiede, e che Abramo intendeva dare a tutti i sui con-terranei babilonesi, vediamo che quello che dobbiamo dare al mondo è una semplice cosa: la qualità della dazione, incarnata nella massima: “Ama il tuo prossimo come te stesso». Quando l'egoismo prospera nel mondo, questa qualità è l'unico rimedio che può contrastare un conflitto globale di proporzioni senza precedenti.Gli Ebrei quindi dovrebbero ravvivare la qualità che li caratterizza come individui e come nazione e aprire la strada per l'intera umanità. Infatti l'acquisizione della qualità di dazione corrisponde alla rivelazione del Creatore attraverso l'equivalenza di forma. Purtroppo, come vedremo nel prossimo capitolo, spesso cerchiamo di eludere questa missione, perché la ignoriamo o perché non vogliamo. Pertanto invece di abbracciare la nos-tra vocazione e preparare la via della luce per tutta l'umanità, cerchiamo assimilarci fino all'estinzione per essere come le altre nazioni.

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C A P I T O L O 7

Mescolare Le Campane

(Essere Ebrei o non essere Ebrei-questo è il problema)

na delle più importanti preghiere di Yom Kippur (Giorno dell’Espiazione) è nota come Maftir Yonah (Giona), durante questa viene letto l’intero libro di Giona. La storia del profeta

Giona simbolizza, più di ogni altra cosa ,l’ambivalenza che la nostra gente sente nei confronti del suo ruolo nel mondo.Certo, non è un compito piacevole essere gli eterni guastafeste. Anche all’interno della nostra nazione, i profeti raramente hanno avuto la vita fac-ile o sono stati trattati con gratitudine per averci salvato dalle calamità e

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dalle sofferenze. Eppure i profeti hanno sempre svolto i loro compiti, erano costretti a farlo consapevoli del dolore e del tormento che altrimenti sareb-bero toccati ai loro ignari fratelli, così non poterono tacere.Giona cercò di evitare la sua più difficile missione. Nascose la sua identità di Ebreo e si imbarcò su una nave che salpava per Tarshish, lontano da Ninive, dove il Creatore gli aveva detto di rivelare la verità. Ma , come sap-piamo, il Creatore lo trovò nella nave, i marinai scoprirono la sua identità e lo gettarono in mare, dove fu tormentato nelle viscere di un pesce. Fi-nalmente, dopo che si pentì ( pregando dalle viscere del pesce), egli andò a Ninive e fece il profeta. Grazie al pentimento di Giona, gli abitanti di Ninive impararono la correzione che veniva loro richiesta, la fecero, la città fu risparmiata,la sua gente perdonata.La cosa interessante è che Ninive non era una città ebraica. Era la città più popolosa dell’Impero Assiro e centro di commercio prosperoso. Eppure, il Signore comandò a Giona di dire loro la verità in modo che potessero migliorare il loro comportamento ed evitare le sofferenze. Questo, ancora una volta, indica che il percorso della correzione e il raggiungimento del Creatore non era inteso solo per gli Ebrei, ma per tutta l’umanità. Come è simbolico che leggiamo questa storia nel più ebraico giorno dell’anno—Yom Kippur, il Giorno dell’Espiazione.Quindi, la storia di Giona incarna il dilemma del popolo Ebraico attra-verso le generazioni. Da una parte, noi siamo il popolo eletto, destinato a mostrare la strada verso la luce a tutte le nazione, dall’altra , cerchiamo rip-etutamente e inutilmente di evitare il nostro destino, perché il messaggio di garanzia reciproca e di unità, che noi portiamo, è sgradevole per l’ego di chi ascolta, visto che siamo nati tutti egocentrici e vogliamo rimanere così.Quando gli Ebrei tornarono dall’esilio in Babilonia per costruire il secondo tempio, quelli che erano rimasti indietro furono assimilati così bene, dalle nazioni che li ospitavano, che scomparvero del tutto. In The Jewish En-cyclopedia c’è scritto che una volta liberati dalla schiavitù a Babilonia, gli Ebrei gradualmente si diffusero in Siria, Egitto e Grecia—principalmente

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come schiavi, ma quelli piuttosto deboli, così non avevano problemi ad es-sere riscattati o liberati.“Inoltre”, ci informa la The Jewish Encyclopedia, “ per la stretta solidarietà, che è una delle caratteristiche durevoli della razza ebraica, non avevano difficoltà a trovare correligionari disposti a pagare il loro riscatto.” Co-munque, continua l’enciclopedia, “ gli Ebrei così liberati, invece di tornare in Palestina, di solito rimasero nella terra della loro ex schiavitù, e lì, in-sieme ai fratelli per fede, si stabilirono in comunità. Secondo la testimo-nianza formale di Filone (Legatio ad Caium, §23), la comunità ebraica a Roma doveva le sue origini ai prigionieri di guerra rilasciati.” Da Roma gli Ebrei si diffusero nel resto d’Europa.Una volta liberati da Babilonia, tuttavia, la minoranza di Ebrei che fece ritorno nella terra d’Israele divenne quello che è conosciuto come “il popo-lo ebraico”. Dopo la distruzione del Secondo Tempio, questa minoranza iniziò a desiderare di confondersi con gli altri. Eppure, a differenza dei loro ex fratelli , agli Ebrei che erano stati esiliati da Gerusalemme e dalla Giudea non fu mai permesso, dalle nazioni, di mescolarsi al punto di scomparire. Se questo fosse accaduto, lo scopo per cui esistono gli Ebrei, precisamente la rivelazione del Creatore al resto delle nazioni, sarebbe stato ostacolato.Forse questo è il motivo per cui eminenti storici e teologi scrissero pa-role simili a quelle del Professore Emerito di Giudaismo all’Università del Galles, Dan Cohn-Sherbok: “ Il paradosso della vita ebraica è che odio e sopravvivenza degli Ebrei sono correlati da migliaia di anni e , senza l’antisemitismo, noi potremmo essere condannati all’estinzione.”Infatti, nonostante i tentativi, spesso disperati, di mescolarsi e essere as-similati, ci è sempre stato ricordato il nostro retaggio e, o siamo stati du-ramente riportati all’ebraismo , oppure siamo rimasti come reietti nella nostra nuova religione. Oggi, molti Ebrei stanno ancora cercando di as-similarsi nella cultura dei paesi che li ospitano, ma nonostante l’apparente successo in qualche nazione, la storia mostra che non è mai accaduto , e il compito degli Ebrei impone che mai accadrà.

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Esempi eclatanti di assimilazione e rifiuto degli Ebrei ebbero luogo in Spagna nel 14° e 15° secolo e in Germania prima e durante la Seconda Guerra Mondiale e con l’Olocausto , causando lo sterminio di quasi tutta la popolazione ebraica europea.Anche se molto è stato detto e scritto su queste due epoche della storia ebraica, vale la pena sottolineare alcune somiglianze che potrebbero indi-care una tendenza ripetitiva da usare come augurio. Affronteremo questi periodi uno alla volta, e concluderemo con riflessioni sulla più importante comunità ebraica di oggi fuori d’Israele, quella degli Stati Uniti.

Spagna, la tragica Love StoryGiuseppe Flavio scrisse della calorosa accoglienza con cui gli espatriati dalla Giudea erano stati ricevuti in Siria e in Antiochia dopo la loro espul-sione da parte dei Romani. Gli Ebrei si sono “mescolati moltissimo”, egli scrive, e sono vissuti “ nella più assoluta tranquillità.” Egli scrisse anche di come l’imperatore romano Tito Flavio “li espulse dalla Siria.” In An-tiquities of the Jews, egli cita il geografo greco Strabone che dice “ Questo popolo ha già fatto la sua strada in ogni città, non è facile trovare un posto qualsiasi ,nel mondo abitato, che non abbia accolto questa nazione e nel quale questa non ha fatto sentire il suo potere.”Il modo vacillante in cui gli Ebrei prima vengono accolti calorosamente, poi respinti, poi di nuovo benvenuti, poi respinti ancora una volta, se non addirittura distrutti, si è ripetuto numerose volte fino dalla distruzione del Primo Tempio. Come appena ricordato sopra, gli Ebrei esiliati del Primo Tempio che scelsero di diffondersi fuori Babilonia, una volta data la libertà, riuscirono ad assimilarsi al punto da scomparire. Comunque, molti, se non la maggioranza, degli Ebrei che furono esiliati dopo la distruzione del Sec-ondo Tempio sono ancora riconosciuti come tali , almeno per eredità se non per un certo livello di pratica.Ci sono stati molti tentativi di convertire gli Ebrei all’Islam o al Cristian-esimo, e loro stessi spesso lo hanno desiderato e hanno cercato attivamente

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di convertirsi. Eppure , la maggior parte di questi tentativi sono falliti o hanno avuto successo solo marginalmente.Il professore e ricercatore di Storia Ebraica all’Università del Wisconsin, Norman Roth descrive sia i tentativi di convertire in massa gli Ebrei , sia le tragiche conseguenze derivate da questi tentativi. In Jews, Visigoths, and Muslims in Medieval Spain: cooperation and conflict, egli scrive “ nel quattordicesimo e quindicesimo secolo, migliaia di Ebrei si conver-tirono al Cristianesimo soprattutto per loro volontà e non sotto costriz-ione. Il ruoli di questi conversi [Ebrei convertiti al Cristianesimo] nella società ha portato ad una feroce ostilità contro di loro nel quindicesimo secolo, che infine risultò una vera guerra. Emerse un antisemitismo raz-ziale, per la prima volta nella storia su larga scala, per la limpieza de sangre [purezza del sangue ] furono emanate leggi [distinguendo i ‘puri’ antichi cristiani da quelli con antenati mussulmani o Ebrei]. Infine, fu ripristinata l’Inquisizione in mezzo a false accuse sulla ‘mendacità’ dei conversi , molti furono bruciati. Nulla di tutto questo, comunque , ha avuto qualcosa a che fare con gli Ebrei, che, per la maggior parte, hanno continuato come prima le loro vite e le loro normali relazioni con i Cristiani. .” Invero, non solo gli Ebrei sostenevano che la loro fede non fosse dan-nosa , ma coltivarono anche un legame unico con i loro ospiti spagnoli. Secondo Roth,” Così inusuale, si potrebbe dire unica, la natura di quella relazione [tra Ebrei e Cristiani] che in Spagna è usato un termine speciale per questo, un termine che non ha una traduzione precisa in altre lingue, convivencia [che significa circa “vivere insieme in affinità”]. In realtà, la vera entità della convivencia nella Spagna medievale cristiana non è stata pienamente rivelata.”Lo studio di Roth sottolinea che fin quando gli Ebrei sono rimasti fedeli al loro retaggio e non hanno cercato di assimilarsi in culture straniere, sono stati ben accetti o almeno lasciati in pace. In particolare in Spagna, a volte il calore e l’intensità del rapporto somigliava veramente ad una storia d’amore, completa con tutte le prove e le tribolazioni che mostrano le gran-

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di storie d’amore. Comunque, quando gli Ebrei cercarono di mescolarsi con le altre nazioni e di diventare come loro, quelle nazioni li avrebbero respinti e forzati a tornare all’ebraismo, oppure forzati a convertirsi , ma in modo dispregiativo e coercitivo.Jane S. Gerber, un’ esperta di storia Sefarditica nella City University di New York, descrive eloquentemente la misura in cui Gli Ebrei spagnoli e i con-versos si immersero nella vita secolare e culturale della Spagna ( sottolinea-ture dell’editore). “Profondamente radicati nella penisola Iberica fin dagli albori della loro dispersione,” scrive Gerber, “ questi Ebrei avevano nutrito un fervido amore per la Spagna e sentivano una profonda lealtà verso la sua lingua, le regioni e le tradizioni (...) Infatti, la Spagna è stata considerata una seconda Gerusalemme.“Quando il decreto di espulsione di re Ferdinando e della regina Isabella fu promulgato, il 31 marzo 1492, ordinando a 300.000 Ebrei di lasciare la Spagna entro quattro mesi, i Sefarditi reagirono con stupore e incredulità. Sicuramente, loro sentivano l’importanza del loro popolo in tutte le sfere della vita , la vera e propria longevità delle loro comunità (...) e la presenza di così tanti Ebrei e Cristiani di origine ebraica (conversi) negli ambien-ti interni della corte, dei Comuni, e perfino la Chiesa Cattolica potrebbe fornire protezione e evitare il decreto.“.. Gli Ebrei spagnoli erano particolarmente fieri della loro lunga serie di poeti, le cui ...canzoni continuavano ad essere declamate. I loro filosofi era-no stati influenti anche tra gli studiosi occidentali, i loro grammatici inno-vativi avevano guadagnato una posizione duratura come pionieri della lin-gua ebraica, i loro matematici, scienziati e innumerevoli medici avevano conquistato una vasto consenso. L’intraprendenza ed il servizio pubblico dei diplomatici Sefarditi avevano anche riempito gli annali di molti regni Mussulmani. In realtà ,non avevano risieduto solo in Spagna; avevano an-che vissuto fianco a fianco dei Mussulmani e dei Cristiani, prendendo la nozione del vivere insieme (la convivencia) con la massima serietà.“L’esperienza dei Sefarditi solleva la questione dell’acculturazione e

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dell’assimilazione come nessun altra comunità ebraica ha fatto. Per molti secoli, la civiltà ebraica prese in prestito liberamente dalla cultura mussul-mana circostante.. Quando nel 1391 le persecuzioni travolsero i Sefarditi e fu offerto loro di scegliere tra la conversione e la morte, il numero dei con-vertiti superò il considerevole numero di martiri. La novità di questa con-versione di massa, unica per l’esperienza ebraica, ha indotto gli studiosi a cercarne le cause nell’alto grado di acculturazione raggiunto dai Sefarditi.”Tuttavia, non fu l’acculturazione che fece rivoltare gli Spagnoli contro gli Ebrei, fu piuttosto l’abbandono, da parte degli Ebrei, della coesione so-ciale e della mutua garanzia, caratteristiche che gli avevano fatto guadag-nare (nella maggior parte dei casi) la stima inconsapevole delle nazioni che li ospitavano. “Specialmente i commentatori medievali”, continua Gerber,” amavano dare la colpa del degrado dell’educazione comunitaria all’acculturazione degli Ebrei, e alcuni dei più grandi storici Ebraici mod-erni , come Itzhak Baer, hanno menzionato, inoltre , l’impatto corrosivo della filosofia Averroista ed il cinismo degli Ebrei assimilati alla classe cor-tigiana di Spagna . Ma nell’ondata delle conversioni di massa e gli aspri conflitti tra comunità, non furono solo i filosofi a soccombere di fronte alle persecuzioni.” Piuttosto, l’intera comunità ne soffrì.Così, consciamente o no, gli Ebrei furono afflitti ed infine furono espulsi dalla Spagna perché erano diventati troppo disuniti, dimenticando la po-tenza ed il beneficio che l’unita poteva portare loro , cosa che nostri saggi avevano insegnato ai nostri antenati per generazioni. Il Libro dello Zohar scrisse circa la panacea dell’unità : “Perché sono un solo cuore ed una sola anima...non falliranno facendo quello che si propongono di fare, nessuno li può fermare.”Ma il Libro dello Zohar,che riemerse in Spagna solo pochi secoli prima dell’espulsione, non poté salvare gli Ebrei. Erano semplicemente troppo as-similati spiritualmente e culturalmente per unirsi e svolgere il ruolo a loro destinato di essere una luce per le nazioni . E poiché non avrebbero rego-lato il loro percorso spontaneamente, la legge di Dazione della Natura , il

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Creatore, lo ha fatto attraverso l’ambiente circostante, I Cristiani spagnoli che gli Ebrei ammiravano.Classicista inglese, autore e professore all’Università di Cambridge, Mi-chael Grant, osservò l’incapacità di mescolarsi degli Ebrei : ” Gli Ebrei hanno dimostrato non solo di essere non assimilati, ma inassimilabili... La dimostrazione che questo era così rivelò uno dei più significativi punti cruciali della storia greca, a causa della gigantesca influenza esercitata du-rante secoli successivi dalla loro religione, che non solo è sopravvissuta intatta, ma in seguito ha fatto nascere il cristianesimo.”Allo stesso modo, il vescovo del 18° secolo, Thomas Newton , scrive sugli Ebrei : la preservazione degli Ebrei è veramente uno dei più grandi e glo-riosi atti della Divina Provvidenza... e che cosa, se non un potere sopranna-turale , potrebbe averli preservati in un modo tale che nessun altra nazione sulla terra è stata preservata. Né la provvidenza di Dio è meno rilevante nella distruzione dei loro nemici, che nella loro conservazione... Noi vedia-mo che i grandi imperi, che a loro volta sottomisero e oppressero il popolo di Dio, sono tutti andati in rovina ... E se tale è stata la fine fatale dei nemici e oppressori degli Ebrei, serva da monito a tutti coloro, che in qualsiasi momento o in qualsiasi occasione, solleveranno clamore e persecuzione contro di loro. “Perché, come detto nel capitolo 4, gli Ebrei rappresentano nel nostro mon-do quella parte dell’anima di Adamo che ha raggiunto l’unità dei cuori e quindi ,la connessione con il Creatore, e siccome il loro ruolo spirituale è quello di diffondere l’unità e la connessione risultante al resto delle nazioni, le nazioni respingono i tentativi degli Ebrei di diventare come loro. Non è un atto cosciente di scelta, ma una spinta compulsiva che arriva a loro dal pensiero della stesso Creazione. Questo affiora solo raramente alla cons-apevolezza dei persecutori, ma immancabilmente lo sono .Un importante aspetto del pensiero della Creazione, per aumentare la consapevolezza del persecutore, ebbe luogo in una fatale e tragica notte del 1492. Nel The Jew in the Medieval World: A Sourcebook: 315-1791, lo stu-

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dioso di storia ebraica , Rabbi Jacob Rader Marcus descrive gli eventi che scopri essersi verificati .” L’accordo che permetteva loro [Ebrei] di rimanere nel paese [Spagna] dietro pagamento di una notevole somma di denaro era quasi completato quando fu vanificato dall’ingerenza di un priore, chiam-ato il priore di Santa Cruz. [ La leggenda racconta che Torquemada, priore di Santa Cruz, alzando un crocefisso davanti al Re ed alla Regina, tuonò : ‘ Giuda Iscariota vendette il suo Maestro per trenta pezzi d’argento. Le Vostre Altezze lo venderebbero di nuovo per trentamila. Eccolo, prende-telo e barattatelo.]”quello che accadde dopo dimostra che gli Ebrei, qual-siasi cosa accada, sono obbligati a rimanere ciò che sono ed a fare ciò che devono . “ Allora la Regina diede una risposta ai rappresentanti degli Ebrei, simile al detto di Salomone [Proverbi 21:1]: ‘ Il cuore del re è nella mano del Signore, come i fiumi di acqua, Egli lo fa girare dovunque Egli vuole’. Ella disse inoltre: ‘ Voi credete che questo vi venga da noi? Il Signore lo ha messo nel cuore del re’ .” Infatti gli Ebrei non furono espulsi perché avevano smesso di essere un valore economico per gli spagnoli . Gli Ebrei erano stati riconosciuti come un bene economico per secoli. In realtà quando furono costretti a lasciare la Spagna, molti di loro fuggirono in Turchia , che li accolse proprio a cau-sa del loro contributo all’economia del loro paese ospite. Di conseguenza, il sultano ottomano Bayezid II fu così contento della cacciata degli Ebrei dalla Spagna e del loro arrivo in Turchia che è riportato che egli “ ringraziò sarcasticamente Ferdinando per avergli mandato alcuni dei suoi migliori elementi, impoverendo così la sua terra e arricchendo la sua (quella di Bayezid). ” Un’altra fonte riferisce che “ quando re Ferdinando , che aveva espulso gli Ebrei dalla Spagna, fu menzionato in sua presenza [di Bayezid] , lui disse: ’ Come si può considerare re Ferdinando un saggio sovrano se ha impoverito la sua terra ed ha arricchito la nostra ? ’”Ripetutamente, troviamo che non è la nostra astuzia a garantirci il favore delle ‘nazioni’, è piuttosto la nostra unità, perché la nostra unità proietta su di esse la luce o meglio il piacere che erano stati destinati a ricevere

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attraverso di noi, nel pensiero della Creazione. Con le parole dello scrit-tore e pensatore Rabbi Hillel Tzaitlin, “ Se Israele è l’unico vero redentore del mondo intero, deve essere pronto per questa redenzione. Israele deve prima redimere la sua propria anima... Ma come redimerà la sua anima?... Vorrà la nazione , che è in rovina in materia e spirito, diventare una nazi-one fatta unicamente da redentori?.. A tal fine, desidero definire con questo libro ‘l’ unità d’Israele’... Se fondata, l’unificazione degli individui sarà allo scopo di un’ascesa interiore ed una invocazione per la correzione di tutti i mali della nazione e del mondo.”Infatti, anche se noi prendessimo ogni premio Nobel, da qui al giorno del Giudizio, per tutti i benefici che le conquiste scientifiche portati all’umanità, non otterremo credito, ma avversione. Noi possiamo generare i medici mi-gliori, i più illustri economisti, gli scienziati più brillanti e gli imprenditori più innovativi, ma fino a che non produciamo la luce, il potere che susci-tiamo attraverso l’unità, le nazioni non ci accetteranno mai e noi non gius-tificheremo mai la nostra esistenza su questo pianeta.

La Germania nazista-Orrore oltre ogni dire

Come sottolineato nel capitolo precedente, un altro rilevante esempio di assimilazione ebraica e rifiuto ha avuto luogo in Germania, prima e du-rante la Seconda Guerra Mondiale. Le orrende conseguenze degli avveni-menti che ebbero luogo in Germania sono state discusse e analizzate a fondo, non c’è molto da aggiungere riguardo a ciò che è accaduto. Quello che dovremmo sottolineare, tuttavia, è la ripetizione dei colpevoli che co-involsero l’Inquisizione spagnola con l’espulsione definitiva dalla Spagna.Storicamente, gli Ebrei tedeschi non godevano della libertà e dell’affinità con i loro ospiti Ducati o città, come gli Ebrei in Spagna. Invece, per secoli essi avrebbero vagato di città in città, vivendo ove consentito, sempre sotto severe restrizioni e discriminazioni, e a volte, come durante le Crociate, sopportando persecuzioni, espulsioni, e perfino massacri.

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Eppure, a partire dal 16 ° secolo, in tandem con il Rinascimento, gli Ebrei in Germania godettero di una pace relativa . Fin quando non ricevettero uguale stato o cittadinanza in alcuna delle città o Ducati, che li ospitavano, sono stati lasciati vivere in modo relativamente continuo e separato dal resto della società tedesca. “ Dietro le mura del ghetto”, scrive Sol Scharfstein in Comprendere la storia ebraica: Dal Rinascimento al 21 ° secolo, “seguendo le loro proprie tra-dizioni e il loro stile di vita, gli Ebrei evitarono le tempeste dei secoli che seguirono, le lotte tra Cristiani, tra la Chiesa e i Principi, le guerre e le rivoluzioni causate da nuove condizioni e da nuove idee.“... [Il Papa] Paolo IV sostenne che era sciocco per i Cristiani essere ami-chevoli con persone che non avevano accettato Cristo come loro Salva-tore. In una bolla papale egli decretò che gli Ebrei, che vivevano in zone controllate dalla chiesa, dovessero essere confinati in ghetti. Essi saranno autorizzati a lasciare il ghetto di giorno per andare a lavorare, ma è vietato esserne fuori in altri momenti. I cancelli del ghetto dovevano essere chiusi durante la notte e nei giorni di festività cristiane “, e le porte erano” ... sor-vegliate da guardiani non Ebrei che controllavano l’entrata e l’uscita delle persone chiuse dentro.”Contrariamente alla credenza popolare, inizialmente i ghetti ebraici non erano obbligatori. Questo avvenne dopo, quando gli Ebrei erano già con-centrati gli Ebrei nella loro zona soggiorno. Il rinomato storico Salo Baron Wittmayer, ha scritto che “Gli Ebrei avevano meno doveri e più diritti della gran massa della popolazione.... Potevano muoversi liberamente da un luogo all’altro, con poche eccezioni, potevano sposare chi volevano, avevano i loro tribunali propri, e venivano giudicati secondo le loro leggi. Anche nei casi di mescolanza con i non-Ebrei, non aveva competenza il tribunale locale, ma di solito c’era un giudice speciale nominato dal re o qualche alto funzionario .”Poche pagine dopo, continua il prof. Wittmayer Baron, “... La comunità ebraica godeva di piena autonomia interna. Complessa, isolata , in un

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certo senso straniera, fu lasciata sola dallo Stato più della maggior par-te delle corporazioni. Così la comunità ebraica del periodo pre-rivoluz-ionario aveva più competenza, sui suoi membri , dei moderni governi Federale, Statale e Municipale combinati [pertinente al 1928, anno della pubblicazione].L’educazione, l’amministrazione della giustizia tra Ebrei, la tassazione per scopi comunali e statali, la salute, i mercati, l’ordine pubblico erano tutti sotto la giurisdizione della comunità-corporazione, e inoltre , la comunità ebraica è stata sorgente di lavoro sociale, generalmente di qualità superiore a quello esterno.“ ...Un aspetto di questa esistenza corporativa che in genere era vista da-gli Ebrei emancipati come un male assoluto, era il ghetto. Ma non bi-sogna dimenticare che il ghetto crebbe spontaneamente come risultato dell’autogoverno ebraico, e che solo in un successivo sviluppo il diritto pubblico interferì e lo fece diventare la costrizione legale per tutti gli Ebrei di vivere in un quartiere appartato.”Così, basandosi l’uno sull’altro per la loro sussistenza, gli Ebrei crebbero, coltivarono la loro letteratura, vissero modestamente e devotamente. An-cora una volta, vediamo che quando la coesione e l’unità non sono una scelta di vita degli Ebrei, le circostanze glielo impongono dall’esterno. Seb-bene in modo coercitivo, è sempre l’unità che tiene al sicuro.Eppure, nonostante la sicurezza derivata dall’unità ed il fatto che gli Ebrei, come sottolineò il prof. Grant, siano “inassimilabili “,appena le porte si aprono ed agli Ebrei è consentito andare fuori, cominciano a mescolarsi sempre nella stessa maniera che arrecò loro disgrazia in Spagna : con as-similazione culturale, o ancora peggio, assimilazione religiosa. In qualche modo, ci sembra che dimentichiamo sempre le parole dei nostri saggi, che affermano ripetutamente “ Quando loro [Israele] saranno come un solo uomo con un solo cuore, saranno come un muro fortificato contro le forze del male.” Infatti, come abbiamo mostrato in questo libro, il trascurare l’unità è ciò che ha causato la rovina del Tempio e la dispersione del popolo dalla sua terra, ed invero ogni calamità che ha colpito gli Ebrei da allora.

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Non appena l’emancipazione ebraica progredì e gli Ebrei tedeschi furono ammessi nella società cristiana tedesca, gli Ebrei si allontanarono gradu-almente dalle loro radici spirituali. Verso la fine del 18° secolo,erano così ansiosi di essere ammessi nella società cristiana, che avrebbero fatto prati-camente qualsiasi cosa per essere accettati. Così, secondo il professore di Storia e Cultura Ebraica Steven J. Zipperstein della Stanford University e Jonathan Frankel della Hebrew University a Gerusalemme, nel 1799, solo pochi anni dopo l’inizio dell’emancipazione degli Ebrei, David Friedlander, uno dei leader più importanti della comunità ebraica, è arrivato al punto di suggerire che gli Ebrei di Berlino si convertissero in massa al Cristian-esimo.Ma anche senza conversione, gli Ebrei tedeschi erano desiderosi di rinun-ciare a tutto quello che i loro antenati avevano considerato sacro. “ Al fine di dimostrare l’assoluta lealtà degli Ebrei allo stato ed al paese”, scrivono più tardi Zipperstein and Frankel nel loro libro, “[gli Ebrei] erano pronti ad eliminare dai libri di preghiere ogni riferimento alla vecchia speranza di tornare nell’antica patria in Palestina, e ad interpretare la dispersione degli Ebrei nel mondo non come un esilio, ma con un valore positivo, come il modo, per gli Ebrei, di portare a tutta l’umanità il messaggio di un’etica monoteistica, come una missione ordinata da Dio. Così, il movimento di Riforma rese possibile affermare che gli Ebrei costituivano una comunità strettamente religiosa, spogliata di tutti gli attributi nazionali, che erano tedeschi (o polacchi o francesi, a seconda del caso) di ‘confessione Mosa-ica’. In questo modo, l’ebraismo riformato divenne il simbolo, per così dire, della disponibilità a barattare le antiche credenze in cambio di uguaglianza civile ed accettazione sociale.”La rinuncia al collegamento degli Ebrei a Sion, la terra d’ Israele e il de-siderio per il Creatore, la legge di Dazione, simboleggia più di ogni altra cosa la misura in cui gli Ebrei tedeschi si erano alienati dalla loro eredità. Come abbiamo visto tante volte, e come apprendiamo dagli insegnamenti dei nostri saggi nel corso della storia, quando gli Ebrei abbandonano volo-

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ntariamente il loro ruolo, sono costretti a tornare indietro dalle nazioni stesse in cui si sforzano di mescolarsi.Ahimè, gli Ebrei tedeschi non lo sapevano. Erano in esilio, banditi dalla qualità di dazione e dimentichi del loro compito. Ignoravano il loro errore e quando scambiarono la coesione con l’accettazione da parte della società in generale, misero in pericolo il loro futuro e quello dei loro figli. Anche se nessuno avrebbe potuto prevedere la portata dell’orrore che li avrebbe colpiti, la strada per questo era stata spianata e continuarono a perseguirla.Circa dal 1780 al 1869 , nonostante diverse battute d’arresto, ebbe luogo il graduale avanzamento dell’emancipazione ebraica. Alla fine,”La legge di uguaglianza fu approvata dal parlamento della Confederazione Germanica del nord il 3 giugno 1869. Con l’estensione di questa legge agli stati uniti all’interno dell’Impero Germanico, la lotta per l’emancipazione degli Ebrei tedeschi ebbe successo .”Ma il prezzo del successo fu il completo abbandono di tutte le cose che avevano tenuto insieme gli Ebrei. Secondo Werner Eugen Mosse, profes-sore emerito di Storia dell’Europa presso l’Università di East Anglia, “Nel 1843, è nata a Francoforte la prima riforma radicale della società, rifiu-tando la circoncisione e chiedendo lo spostamento del sabato ebraico alla Domenica,... Nei successivi due o tre decenni, il movimento di riforma re-ligiosa avrebbe ristrutturato il servizio religioso in più grandi comunità e si sarebbe sviluppato nel movimento religioso Liberale che dilagava tra gli Ebrei tedeschi del Novecento.“... La pressione per l’integrazione sociale nella società generale ha condot-to molti ad abbandonare pratiche che sentivano come limite ai rapporti so-ciali (ad esempio le leggi sull’alimentazione), mentre la necessità di essere economicamente competitivi forzò molti a condurre gli affari di sabato, il sabato ebraico. In aggiunta, molti Ebrei acculturati si trovarono respinti dal servizio religioso tradizionale ebraico per motivi estetici.”“Un altro aspetto della riforma strettamente legato all’educazione,” conti-nua il Prof. Eugen Mosse ,” è stata la nuova cerimonia di conferma. Questa

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cerimonia, sulla base di modelli cristiani, aveva lo scopo di integrare (o più raramente, sostituire) il tradizionale bar mitzvah. Sia le ragazze che i ragazzi, con il diploma della scuola religiosa, sostenevano un esame orale pubblico sui fondamenti della religione ebraica , venivano poi benedetti dal rabbino e formalmente iniziati all’ Ebraismo .”Così, proprio come successe in Spagna circa quattro secoli prima, gli Ebrei riformati erano in effetti divenuti “conversi Ashkenazi.” Secondo Donald L. Niewyk, professore emerito di Storia a SMU, “La stragrande maggio-ranza degli Ebrei è stata appassionatamente impegnata nel benessere della sua unica patria, la Germania.”E proprio come è accaduto in Spagna, quando la marea ha cominciato a rivoltarsi contro gli Ebrei e l’antisemitismo ha cominciato a crescere nella Repubblica di Weimar della Germania, gli Ebrei erano beatamente incons-apevoli degli allarmi che suonavano. “Non pochi videro l’antisemitismo come una manna positiva che da solo avrebbe potuto portare gli Ebrei alla fusione graduale con tutta la società e alla definitiva scomparsa come gruppo religioso distinto,” narra il Prof. Niewyk.Senza accorgersi che las-ciare che siano le nazioni a tenerci insieme, invece di farlo noi stessi, reca inimmaginabili conseguenze, il Dr. Kurt Fleischer, il leader dei Liberali nell’Assemblea della Comunità Ebraica di Berlino, sostenne nel 1929 che “ L’antisemitismo è il flagello che Dio ci ha mandato per condurci insieme e saldarci insieme.” Questo, ancora una volta, giustifica le parole sopra ci-tate del Prof. Cohn-Sherbok: “ Il paradosso della vita ebraica è che senza l’antisemitismo, possiamo essere condannati all’estinzione.” Invero, hanno tutti tragicamente ragione.

Come si è rivelato, anche Hitler pensava che il Creatore stesse usando i na-zisti per compiere la Sua opera. In Mein Kampf, egli scrive parole simili alla suddetta affermazione di Isabella, regina di Spagna, sul fatto che il Signore puniva gli Ebrei attraverso il re : “ l’Eterna Natura vendica inesorabilmente la trasgressione dei suoi comandi. Quindi oggi credo di agire in conformità

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al volere del Creatore Onnipotente: difendendomi dall’Ebreo, io sto com-battendo per l’opera del Signore.”Dal momento che il Creatore è la qualità di amore e di dazione, la progres-siva uscita degli Ebrei dai ghetti non ha protetto il loro esilio da quelle qual-ità. Di conseguenza, invece di portare solidarietà e responsabilità reciproca alla società che li ospitava, andavano diffondendo l’egoismo, che è dannoso per ogni società, ed incontrarono intolleranza e repulsione subito dopo essere stati accettati. Il filosofo e antropologo tedesco, Ludwig Feuerbach, collega gli Ebrei con egoismo nel modo seguente: “Gli Ebrei hanno man-tenuto la loro peculiarità fino ad oggi. Il loro principio, il loro Dio, è il principio più pratico del mondo, e cioè l’egoismo. E inoltre, l’egoismo sotto forma di religione. L’egoismo è il Dio che non lascerà che i suoi servi si ver-gognino. L’egoismo è essenzialmente monoteista, perché ha un solo, unico sé, come suo fine.”Infatti, chi vorrebbe accogliere nella società una tale minaccia? E’ proprio questo egoismo che provoca il ripensamento di ogni nazione in cui viv-iamo, che infine si rammarica e revoca la sua apertura.L’unica cosa che ha reso gli Ebrei unici e potenti nei tempi antichi era la loro unità, il loro altruismo, e come abbiamo dimostrato, quella era l’unica cosa che Abramo e Mosè desideravano dare al mondo. In un primo mo-mento, le nazioni ci danno il benvenuto in mezzo a loro, inconsciamente sperando che condivideremo con loro quella qualità. Ma dopo aver scop-erto che stiamo dando loro l’opposto, la loro gioia si trasforma in disillu-sione e rabbia. Finché continuiamo a deludere le nazioni, continueremo a ricevere lo stesso trattamento, e la tendenza ci mostra che i mezzi, con cui faranno vedere la loro delusione, saranno ancora più duri.

La Terra dalle possibilità illimitate

Una volta radicatosi come forza importante in Germania, l’ebraismo Rifor-mato si diffuse negli Stati Uniti, in Ungheria e in un certo numero di paesi

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dell’Europa occidentale. Questo è stato un risultato dell’ emancipazione della comunità ebraica tedesca. Un simile processo di dispersione si è veri-ficato con l’ebraismo Conservatore, e le due denominazioni divennero le forze religiose predominanti nella comunità ebraica degli Stati Uniti dalla metà del 1800.

In Response to Modernity: A History of the Reform Movement in Juda-ism, il professor Michael A. Meyer di HUC scrive che mentre la Riforma dell’ebraismo in Germania doveva costantemente difendersi sia dalla radi-cata istituzione ortodossa che da un intervento del governo, questi impedi-menti negli Stati Uniti non esistevano . “Vero, individualmente e collet-tivamente, gli americani non erano del tutto privi di pregiudizi,” aggiunge Meyer, “ma negli Stati Uniti non c’era nessun controllo del governo sulla religione, nessuna chiesa conservatrice istituita per impostare il modello di vita religiosa.”Così, la riforma e l’ebraismo conservatore trovarono in America una ter-ra di possibilità illimitate. La mentalità della fusione con il paese ospite, prevalentemente società cristiane, ha finalmente trovato un terreno fertile in cui crescere. Secondo il Prof. Meyer, “gli Ebrei tedeschi non avrebbero mai potuto veramente sentire che erano partner nel plasmare il destino della nazione la quale cui si sono tanto identificati. Gli Stati Uniti erano un paese differente anche in questo senso , come le principali nazioni europ-ee, aveva un profondo senso della missione, ma quella missione si basava su un destino non solo irrealizzato ma nemmeno totalmente determinato. In America , gli Ebrei riformati sentirono che il loro concetto di missione poteva essere trasformato in un più grande , nascente ,scopo nazionale .” Infatti, con l’ovvia eccezione di Israele, il contributo degli Ebrei alla formazione di una nazione non è mai stato più consistente di questo, ed è ancora così negli Stati Uniti. Che si tratti di economia, intrattenimento, istruzione, politica, o qualsiasi altro aspetto della vita americana, gli Ebrei svolgono un ruolo importante, se non il principale.

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Mai, in tutta la storia, gli Ebrei si sono trovati in una posizione migliore per svolgere il ruolo per cui sono stati scelti. Essi sono inseriti in ogni angolo della vita pubblica americana e sono radicati nei mezzi di comunicazione che determinano il pubblico dibattito e l’opinione pubblica. Considerando il predominio della cultura americana in tutto il mondo, gli Ebrei possono ormai influenzare il cambiamento con un impatto sul mondo intero.In altre parole, nonostante l’antagonismo verso gli Stati Uniti da parte di altre nazioni potenti, la cultura globale e quindi gli standard sociali sono ancora prevalentemente americani. I film più importanti provengono dall’America, la musica pop viene principalmente dall’America, le princi-pali agenzie di stampa sono americane, e internet è dominato da aziende americane come Google, Facebook, Microsoft e Apple. In un certo senso, l’America è per il mondo ciò che New York è per l’America, se si fa lì, si fa ovunque. Gli Ebrei americani, quindi, hanno una maggiore responsabilità nell’offrire quello che devono rispetto a qualsiasi altra comunità ebraica, forse esclu-dendo quella dello stato di Israele. Se l’ebraismo americano unisse e dif-fondesse i valori di garanzia reciproca, il resto della società americana seguirebbe. Oggi, molti americani capiscono che i principi su cui è stato modellato il sogno americano non valgono più. L’ egoismo dilagante e un eccessivo senso di diritto del sé hanno consumato tutto quello che c’era di buono sulla libertà di esprimere il vostro pensiero, per iniziare a lavorare duramente e ad avere successo e a vivere secondo la vostra fede.

Ci sono così tanta violenza, diffidenza, concorrenza, e sfruttamento nella società americana che, a meno non avvenga molto presto un grande cam-biamento , la società imploderà. E se questo dovesse accadere, gli Ebrei, come sempre, prenderanno la colpa. Argomenti di contributo ebraico alla scienza, alla cultura e all’economia saranno respinti, e gli Ebrei saranno evidenti malfattori agli occhi di tutti. L’antisemitismo, che è stato latente per diverse generazioni verrà alla superficie, e il ripetersi degli orrori della

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Germania nazista, non può essere escluso.Come abbiamo visto in questo libro, Ebrei e non Ebrei allo stesso modo sono ben consapevoli che gli Ebrei sono essenzialmente una task force, una unità costruita per una missione ben precisa. Nel 1976, la Conferen-za Centrale dei Rabbini Americani (CCAR) ha adottato una piattaforma intitolata:“Reform Judaism: A Centenary Perspective.” In quella piattafor-ma la conferenza ha annunciato, “Abbiamo imparato che la sopravvivenza del popolo ebraico è della massima priorità e che nello svolgimento delle nostre responsabilità di Ebrei, aiutiamo l’umanità a muoversi verso il suo adempimento messianico. ” Per la verità, attualmente il popolo ebraico è l’unica nazione all’interno del-la quale sono possibili la coesione e poi la rivelazione, il raggiungimento e l’acquisizione della qualità del Creatore, la qualità di dazione. Il nostro “ adempimento messianico”, sia che le delegazioni della conferenza ne fos-sero consapevoli o no, è quello di far in modo che tutte le nazioni otten-gano le qualità sopra menzionate e godano dei loro benefici. Fino a quando non svolgeremo il nostro ruolo, il mondo ci incolperà di ogni avversità e disgrazia che capita. Più evitiamo la nostra missione, più duramente ci costringeranno ad adempierla. Il profeta Giona dovrebbe ricordare a ogni Ebreo che la nostra chiamata è predestinata e non negoziabile. Possiamo seguirla volentieri e trarne ben-efici, o seguirla malvolentieri e raccogliere le punizioni che il mondo ci infliggerà, come ha dimostrato tante volte la storia. Con uno spirito molto disponibile, la sezione finale della piattaforma è giustamente intitolata, “La speranza: il nostro dovere di Ebrei” in quella sezione, la CCAR prende un impegno importantissimo (sottolineature del redattore): “... la nostra gente ha sempre rifiutato la disperazione. I soprav-vissuti dell’Olocausto, avendo salva la vita, ,l’hanno afferrata, curata, e, passando sopra la catastrofe, hanno dimostrato all’umanità che lo spirito umano è indomabile. Lo Stato di Israele ... dimostra ciò che un popolo unito può raggiungere nella storia. L’esistenza degli Ebrei è un argomento

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contro la disperazione; la sopravvivenza degli Ebrei è una garanzia per la speranza umana. “Siamo testimoni di Dio che la storia non è priva di significato. Noi affer-miamo che con l’aiuto di Dio le persone non sono incapaci d’influenzare il loro destino. Noi ci dedichiamo, come hanno fatto le generazioni di Ebrei che vennero prima di noi, a lavorare e aspettare il giorno in cui ‘Loro non potranno ferire o distruggere in tutto la mia santa montagna perché la terra sarà piena della conoscenza del Signore come le acque coprono il mare. ’”Infatti, la storia, la storia ebraica soprattutto, non è priva di significato. Ha uno scopo educativo: quello di insegnarci il nostro ruolo nella vita e di farci distinguere la strada giusta da quella sbagliata, il percorso felice da quella doloroso. Eppure, è nostra la scelta della strada che vogliamo percorrere.Nella sua “Introduzione al libro dello Zohar “, il Kabbalista del 20° secolo Baal Hasulam si riferisce specificamente al ruolo del popolo ebraico in questo momento: “Tenete a mente che in ogni cosa c’è interiorità ed esteri-orità. Nel mondo in generale Israele, i discendenti di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, sono considerati l’interiorità del mondo [più vicini al Creatore], e le settanta nazioni [il resto delle nazioni] sono considerati l’esteriorità del mondo. Inoltre ..., c’è interiorità in ogni persona d’Israele —Israele in-terno— che è il punto nel cuore [desiderio per il Creatore, per la dazione], e c’è esteriorità — le nazioni del mondo [tutti gli altri desideri] ...“Quando una persona di Israele valorizza e nobilita la sua propria interior-ità, che è l’Israele in quella persona, al di sopra dell’esteriorità, che sono le Nazioni del Mondo in lui ... così facendo, fa sì che i figli d’Israele si soll-evano nell’ interiorità e anche nell’ esteriorità del mondo . Allora le nazioni del mondo ... Riconoscono ed ammettono il valore dei figli d’Israele. “E se, Dio non voglia, è il contrario, e una persona d’ Israele valorizza e apprezza la propria esteriorità, che sono la nazioni del mondo in lui, più dell’Israele interiore in lui, come è scritto (Deuteronomio 28) ‘lo straniero che è in mezzo a te,’ significa che l’esteriorità in quella persona si alza e vola, e tu stesso, l’interiorità, l’Israele in te, precipita? Con queste azioni, si

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fa salire l’esteriorità del mondo in generale — le nazioni del mondo— sem-pre più in alto per superare Israele, degradandola a terra, e i figli d’Israele, l’interiorità del mondo, si fa precipitare in basso .“Non c’è da sorprendersi che le azioni di una persona possano elevare o abbassare tutto il mondo, perché è una legge inflessibile che il generale e il particolare sono identici come due piselli in un baccello. E tutto quello che si applica in generale, si applica pure nel particolare. Inoltre, le par-ti formano il tutto, perché l’intero può apparire solo dopo la comparsa delle parti che lo compongono, secondo la quantità e la qualità dei pezzi. Evidentemente, il valore dell’azione di una parte eleva o abbassa l’intero complesso.”Inoltre, continua Baal HaSulam, “Quando si aumenta il lavoro nell’interiorità della Torah e dei suoi segreti [ci si impegna per raggiungere il Creatore], a quel punto si fa la purezza dell’interiorità del mondo, — Israele — che sale in alto sopra l’esteriorità del mondo, cioè le Nazioni del Mondo. E tutte le nazioni ammetteranno e riconosceranno il merito di Israele su di loro, fino alla realizzazione delle parole, ‘E la gente li prenderà e li ricondurrà al loro luogo: e la casa d’Israele li accoglierà nella terra del Signore’ (Isaia 14: 2), e anche ‘Così dice il Signore Dio: Guardate, io alzerò la mia mano verso le nazioni, e metterò sui popoli la mia bandiera: e porteranno i tuoi figli in braccio, e le tue figlie saranno portate sulle loro spalle “(Isaia 49:22).“Ma se, Dio non voglia, è il contrario, e una persona d’ Israele degrada la purezza dell’ interiorità della Torah e dei suoi segreti, che tratta della condotta delle nostre anime e dei loro gradi [raggiungimento del Creatore e trasmissione di quel raggiungimento] ... [le nazioni] umilieranno e di-sonoreranno i figli d’Israele, e vedranno Israele superflua, come se il mon-do non avesse bisogno di loro.”Quando ciò accade, egli aggiunge, “l’esteriorità del mondo intero, cioè le Nazioni del Mondo, si rafforzano e annientano figli di Israele, interiorità del mondo. In tale generazione, tutti i distruttori tra le nazioni del mondo alzano la testa e vogliono soprattutto distruggere e uccidere i figli di Is-

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raele, come è scritto (Yevamot 63), ‘Nessuna calamità viene per il mondo, ma per Israele. ‘Questo significa, come è scritto nelle correzioni di cui so-pra, che loro causano povertà, rovina, furti, uccisioni e distruzione in tutto il mondo.”In conclusione, se svolgiamo il nostro ruolo e trasmettiamo la luce di be-nevolenza al mondo, la qualità del Creatore, l’interiorità di cui parla Baal HaSulam, allora “l’interiorità delle Nazioni del Mondo, i Giusti delle Na-zioni del Mondo, potranno sopraffare e sottomettere le loro esteriorità, che sono i distruttori. Così anche l’interiorità del mondo, che è Israele, si sol-leverà in tutto il suo merito e virtù sopra l’esteriorità del mondo, che sono le nazioni. Allora, tutte le nazioni del mondo riconosceranno e ammetter-anno il merito di Israele su di loro. “E loro seguiranno le parole (Isaia 14: 2),’ E la gente li prenderà e li ricon-durrà al loro luogo: e la casa d’Israele li accoglierà nella terra del Signore.’ E anche (Isaia 49 : 22) ‘e porteranno i tuoi figli in braccio, e le tue figlie saranno portate sulle loro spalle.’ (la ripetizione delle citazioni è nel testo originale).. Può sembrare un compito pesante che sia un così piccolo numero di per-sone a fare una tale grande differenza nel mondo, ma in realtà, il successo o il fallimento dei nostri sforzi dipende da una e una sola cosa: la nostra unità. E così, per ricordare a noi stessi il ruolo fondamentale che ricopre questa unità, nel nostro successo come nazione e per il successo della nos-tra missione, il prossimo capitolo sarà dedicato alle parole dei nostri saggi nel corso dei secoli come descrivono i loro pensieri sull’unità. Successiva-mente, esamineremo i mezzi con cui possiamo raggiungere tale unità.

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C A P I T O L O 8

Insieme Per Sempre

Uniti, uniti ed uniti di nuovo

ome è stato scritto, nei capitoli precedenti, l’unità è stata “l’assicurazione “di Israele contro tutti i mali, l’estrema panacea. Il nostro egoismo, ai giorni nostri, si è evoluto così tanto che non

abbiamo più nessuna capacità di unirci. Solo il rischio per la nostra so-pravvivenza può diventare il motivo di un cambiamento. Questo difetto è stato notato sia da amici che da nemici. ( non chiaro! chi sono amici e nemici?)

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In uno scritto, pubblicato nel giugno del 1940, Baal HaSulam scrive che tutti i nostri problemi derivano dalla mancanza di unità. “Siamo come un mucchio di noci unite in un unico corpo, dall’esterno da un sacco che le avvolge e le tiene aggregate”.(217) Tuttavia “questa unità di misura non le fa diventare un corpo uniforme, e anche il più piccolo movimento nel sacco crea sconvolgimento e separazione tra loro. Le noci si uniscono si separano, in modo parziale. Tutto ciò che manca è l’unificazione natura-le dall’interno e la forza della loro unità deriva da situazioni esterne. Per quanto ci riguarda è una situazione veramente dolorosa.” (218)Nel Capitolo 5 abbiamo citato il saggio di Baal HaSulam: “ Ci sono persone che scrivono che Haman fece affidamento sulla separazione degli Ebrei l’uno dall’altro, come la chiave del suo trionfo su di essi.” Haman sapeva che loro separazione li portava ad separati dal Creatore , la qualità di dazi-one, la forza che crea la realtà. Per questa ragione Haman credeva di poter sfruttare la debolezza degli Ebrei per farla finita con loro. Con suo grande dispiacere Mordechai si rese conto di questo pericolo così come Haman e “andò a correggere questo difetto” come viene spiegato nel verso “ gli Ebrei si riunirono per stare tutti assieme e difendere le loro vite. Cioè loro si salvarono unendosi”(219).Un Haman più contemporaneo, Adolf Hitler , notò anche lui questa carat-teristica dell’unione negli Ebrei e notò la mancanza di ciò tra di noi oggi.( notò la mancanza di unione in quell’epoca?) Nel Mein Kampf Hitler scrive “ L’Ebreo si unisce solo quando un pericolo comune lo forza ad esserlo o un bottino comune lo attira; se mancano questi due ragioni le qualità del più sporco egoismo crescono in lui e in un batter d’occhio il popolo unito diventa un’orda di sorci che si combattono a sangue tra loro.” (220)Perciò, prima di parlare di come raggiungere l’unità e prevenire future calamità come lo sterminio che il nostro popolo ha sperimentato attra-verso le generazioni, dedicheremo questo capitolo agli estratti di studiosi e rabbini Ebrei di tutte le generazioni. Questi estratti trattano dell’unità e della solidarietà, e della loro fondamentale importanza. Dal momento che

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la nostra sostanza essenziale è il desiderio di ricevere, per avere successo nell’unirsi è vitale desiderare questa unità – anche se soltanto come uno scudo contro le afflizioni – prima che noi la stabiliamo definitivamente ( non è chiaro!) Qui di seguito ci sono le parole ispiratrici dei nostri saggi.

L’ Uunita’ - Il Cuore E L’anima D’israele

Sebbene Beit Shamai e Beit Hillel si contestavano tra loro si trattavano l’un l’altro con amicizia e passione per mantenere cosa era stato detto (Zaccaria 8,) “Ama la verità e la pace”

Talmud Babilonese, Yevamot,cap 1 , p 14b

In Israele c’è il segreto per l’unità del mondo. Ecco perché si chiamano “uo-mini”.

Rav Avraham Yitzhak HaCohen Kook ( il Raiah),Orot Hakodesh ( Luce di Santità), vol. 2- p415

Fu stabilito sul Monte Sinai che i figli di Israele diventassero una nazione. Ecco perché è scritto”IO” nella forma singolare perché a seconda della mi-sura di unità che c’è in loro la Sua Devozione è presente sui figli di Israele.

Yehuda Leib Arie Altar (Admor di Gur), Sefat Emet (Labbra Veritiere),VaYikra ( Levitico), Parashat Bahar ( Porzione, Sul Monte), Tarlav 1893

Si sa che dalla prospettiva della mente ogni persona è un individuo…. Ma dalla prospettiva del cuore c’è un’unità in Israele.

Rabbi Shmuel Bornstein, Shem MiShmuel( un nome da Samuele),Shemot,(Esodo),TAR’AH (1915)

Quando Israele entrò nella terra erano completamente una nazione. La prova di ciò è che sino a quando Israele non attraversò il Giordano e non arrivò alla terra, essi non furono puniti ….. fino a quando non attraversa-rono e diventarono responsabili gli uni verso gli altri.

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Perciò Israele non diventò responsabile l’uno per l’altro perché uno è chiamato Arev ( garante , responsabile per) quando uno è Meorav( mis-chiato, mescolato) con un altro e Israele non diventò connessa diventando interamente una nazione sino a quando non arrivarono alla terra e furono assieme nella terra ed ebbero un posto , la terra d’Israele,. E attraverso la terra di Israele loro sono completamente una nazione.

Judah Loewe ben Bezalel ( Il Maharal di Praga),Percorsi Eterni,”Il Percorso della Giustizia” cap. 6

Perché le 600.000 anime di Israele sono tutte collegate le une con le al-tre come una corda intrecciata, uniti come uno senza separazione, se tu dovessi agitare l’inizio della corda tesa, la scuoteresti tutta. Perciò se un uomo pecca l’ira sarà sull’intera congregazione. La ragione è che tutti quelli di Israele sono responsabili l’uno per l’altro.…..Quando uno macchia la reputazione macchia tutte le anime di Israele sino a quando lui non arriva ad aggiustare che cosa ha corrotto nella sua anima…… Ciò significa che poiché le parti si relazionano l’una all’altra, non saranno separate.

Rabbi Eliyahu Di Vidash, L’inizio della saggezza,“il Cancello della Paura”, cap. 14

L’anima ascende e diventa completa soprattutto quando tutte le anime si mischiano e diventano una, perché allora loro ascendono verso la santità perché la santità è una….. Perciò prima di tutto uno dovrebbe fare suo il comandamento “ Ama il tuo prossimo come te stesso”, e come il nostro Rav scrisse che è impossibile pronunciare parole di preghiera se non con la pace quando uno si connette con tutte le anime di Israele.

Rabbi Nathan Sternhertz, Likutey Halachot(Regole Assortite),” Regole della Sinagoga”, regola n. 1

Sebbene i corpi di tutto Israele siano divisi, le loro anime sono una singola unità alla radice. …. Questo è perché ad Israele viene ordinato di unirsi con

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i cuori, così come è scritto” e Israele si accamperà qui , alla forma singolare ( in Ebreo), che significa che essi erano omologhi alla base, significando che avevano l’unità.

Rabbi David Solomon Eibenschutz I salici del Ruscello, Nassoh ( Prendere)

Ad Israele non venne data la Torah ( la legge del dare) prima che essi aves-sero acquisito l’unità completa, come abbiamo scritto per quanto riguarda il verso (Esodo 19:2),” E Israele si accamperà là davanti al monte”. Anche Mosè non avrebbe ricevuto per nulla, come dissero i nostri saggi, (Be-rachot, Benedizioni, 32a) che il creatore disse a Mosè per quanto riguar-dava il vitello “ Scendi dalla tua grandezza perché ti ho dato la grandezza solo per Israele”

Rabbi Moshe Alsheich, la Legge di Mosè, riguardante il Deuteronomio, 33:4-5

Quando Israele avrà l’unità non ci sarà limite al loro risultato.Rabbi Elimelech Weisblum di Lizhensk

Noam Elimelech( La Piacevolezza di Eimelech),Pinehas“Gerusalemme che è costruita come una città dove tutto è unito assieme”( Salmi 122:3)

una città che fa diventare amici tutti coloro che sono di Israele .Gerusalemme Talmud ,Hagigah, cap.3 regola 6

Voi, gli amici che sono qui, così come prima eravate in passione e amore , d’ora in poi non vi dividerete l’uno dall’altro sino a quando il Signore si ral-legrerà con voi e dichiarerà la pace su di voi. E con il vostro merito ci sarà pace nel mondo, così come è scritto, “ Per il bene dei miei fratelli e amici parlerò, la pace sia in voi”

Rav Yehuda Ashlag (Baal HaSulam),Il Libro dello Zohar con il commento Sulam, Aharei Mot ( Dopo la Morte),voce 66

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Zunita’ - La Salvezza D’Israele

Le prime difese contro la distruzione sono l’amore e l’unità. Quando c’è amore, unità e amicizia in Israele, nessuna calamità può sopraffare il popo-lo. Anche se si venerano idoli, ma c’è un legame tra le persone ed un auten-tica unione di cuori, tutti hanno pace e tranquillità. Non esiste Satana, non ci sono malintenzionati e le maledizioni e le sofferenze sono eliminate da questa unità.Questo è il significato di quello che viene detto “ Siete qui in piedi questo giorno , tutti voi”. Significa che sebbene voi avete sentito tutti gli impegni gravosi del patto che sono scritte in alto, nonostante tutto siete qui in piedi e avrete una rinascita tramite le vostre teste,i giudici, gli anziani , gli uffi-ciali e tutti gli uomini d’Israele saranno tutti con un unico cuore ed amore. ..Con un autentico legame sarete in grado di camminare attraverso, non-ostante gli ostacoli che non vi raggiungeranno e non vi faranno male per niente. ( non raggiungono o anche se raggiungono non fanno male?)“ Che Egli possa stabilire oggi voi come il Suo popolo” significa che l’umanità potrà rinascere ed essere salvata da tutte le calamità. Dopo tutto Egli disse loro. “Ora non solo con voi sto facendo questo patto” il che significa che la promessa di salvezza da ogni male, tramite l’unione, non era fatta solo per la generazione di Mosè. “Ma con quelli che sono in piedi qui con noi oggi……e con quelli che non sono qui con noi oggi”, cioè la promessa e per tutte le future generazioni – promessa di passare attraverso le mazzate del patto e che loro non saranno danneggiati attraverso l’unità e il legame che ci sarà tra loro.( che si intende per mazzate del patto?)

Rabbi Kalonymus Kalman Halevi EpsteinMaor VaShemesh ( Luce e Sole), Nitzavim( In Piedi).

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Ci viene comandato ad ogni generazione di rafforzare l’unità tra noi in modo che i nostri nemici non ci possano governare.

Rabbi Eliyahu Ki Tov, il Libro della Coscienza cap. 16

Il Signore disse a Davide “ Quando i problemi arrivano ad Israele per le loro iniquità fa stiano in piedi davanti a Me in una associazione e con-fessino le loro iniquità davanti a Me….. Quando Israele si riunirà davanti a Me e sarà in piedi davanti a Me in una associazione e diranno davanti a me una preghiera per il perdono Io gli lo concederò.”

Tanna Devei Eliyahu Zuta, cap.13

Quando uno include se stesso con tutto Israele e l’unità è fatta il Signore è presente in questa unità. In quel tempo nessun danno vi arriverà.

Rabbi Menahem Nahum di ChernobylMaor Eynaim ( la Luce degli Occhi), VaYetzeh (E Giacobbe Uscì)

Quando essi (Israele ) bisticciano e nonostante ciò c’è unità tra loro allora l’unità è più preziosa. Ecco perché “ Moab temeva molto il popolo” perché sebbene fosse in litigio , è ancora Esso (forma singolare) da qui “la grande paura”.

Rabbi Natan Sternhertz, Likutey Halachot ( Regole Assortite),“Regole del Nono di Av e Digiuni”,Regola n.4

Perciò Israele sarà una congregazione santa ed una associazione, come un unico uomo con un unico cuore. Allora come l’unità riporterà Israele a come era prima Satana non avrà più posto nel quale sistemare l’errore e le forze esterne. Quando loro sono come un uomo con un cuore, sono come un muro rinforzato contro le forze del male.

Rabbi Shmuel BornsteinShem Mishmuel ( Un nome da Samuele),VaYakhel ( E Mosè Radunò), TAR’AV (1916)

Questa è la mutua garanzia sulla quale Mosè lavorò duramente prima della sua morte, per unire i figli d’Israele. Tutti quelli d’Israele sono garanti l’uno

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per l’altro( responsabili l’uno dell’altro), il che vuol dire che quando sono tutti assieme, vedono solo il bene.

Rabbi Simcha Bonim Bonhart diPeshischa,Una Voce che Trasmette,Parte 1, Balak

Tutte le anime d’Israele sono in completa unità e allo stesso livello, come una carovana che viaggia nel deserto tra bestie cattive con armi ed altri trucchi, ma le bestie cattive hanno paura di avvicinarli. Ma quando loro viaggiano da un posto dove avevano sostato, un uomo è stato là da solo è stato prontamente ucciso dagli animali perché si era separato dal suo gruppo.

Rabbi David Solomon Eibenschutz, I Salici del Ruscello,( collegato a Rosh Hashanah che ricorre nello Sabbath)

La base della cattiveria del perfido Haman, sulla quale lui costruì la sua richiesta al re di vendergli gli Ebrei,….. e ciò su cui lui aveva cominciato a discutere, “Ci sono certe persone sparse all’estero e disperse “ etc. Egli lan-ciò la sua cattiveria dicendo che quella nazione meritava di essere distrutta, a causa delle regole di separazione tra loro, sono pieni di combattimenti e bisticci e i loro cuori sono lontani gli uni dagli altri. Tuttavia , Egli mise la cura davanti al problema ( prese misure preventive)… spingendo Israele ad unirsi e ad aderire l’uno a l’altro, per essere tutti uno, come un uomo, e questo è ciò che li salvò, come nel verso ”Andate, riunitevi assieme tutti gli Ebrei”.

Rabbi Azarya Figo, Binah Leltim(Accordi per Avvenimenti), Parte 1, Sermone 1per Purim

Poiché essi peccarono, questa forza di unità venne presa dal maligno e data ai figli d’Israele… Questa è la grande grazia che dovremmo sempre ricor-dare. Inoltre, noi dovremmo fidarci di essa perché la nostra intenzione è buona, siamo sicuri di avere successo, perché la forza dell’unità … ci assiste.

Yehuda Leib Arie Altar( ADMOR di Gur), Sefat Emet ( Labbra di Verità),Beresheet ( Genesis), Parashat Noah, ( Porzione, Noah) TARLAV (1875)

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La questione dell’unità sociale che può essere la fonte di ogni gioia e suc-cesso si applica particolarmente tra corpi e questioni corporali nelle per-sone e la separazione tra loro è la fonte di ogni calamità e sfortuna.

Rav Yehuda Ashlag ( Baal HaSulam),Gli Scritti di Baal HaSulam, “La Libertà” , pag. 426

Unita’Significa Redenzione

Elia viene solo per correggere la mancanza che era presente al tempo del suo arrivo. Ecco perché Elia arriva soprattutto a sistemare la disputa e ciò certamente unisce e lega Israele come se fosse uno,sino a quando saranno degni della redenzione dall’esilio. E’ così perché Israele non sarà redenta dall’esilio prima che sia diventata completamente uno, come viene detto nel Midrash, che Israele non sarà redenta sino a quando non saranno uno.

Judah Loewe ben Bezalel( il Maharal di Praga),Innovazioni delle Leggende, Parte 4,Matrimonio Masechet, pag. 63

E’ una cosa meravigliosa che due profeti fecero una importante profezia che riguarda il tempo della redenzione:” E darò a loro un cuore”( Geremia, 32:39, Ezechiele,11:19).In realtà loro sapevano cosa stavano profetizzando; il demone della separazione del cuore è stato in agguato verso la nostra nazione da tempo immemorabile.

Avraham Kariv, Atarah LeYoshnah ( il Ripristino della Vecchia Gloria),“Lo Stato e lo Spirito”Pag. 251

E’ chiaro che l’immenso sforzo richiesto da noi sulla dura strada che ab-biamo davanti richiede una unità così forte e solida come l’acciaio, da tutte le parti della nazione senza nessuna eccezione. Se noi non usciremo in file unite verso le potenti forze che stanno sul nostro cammino allora siamo condannati ancora prima di iniziare.Rav Yehuda Ashlag ( Baal HaSulam),

Gli Scritti di Baal HaSulam, “La Nazione”pag. 487

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C A P I T O L O 9

Parlare Al PluraleOttenere la coesione sociale attraverso l’ ambiente

a persecuzione e l’antisemitismo, o il suo termine più contempora-neo, la giudeo-fobia, hanno determinato la sorte del nostro popo-lo almeno negli ultimi due millenni. Eppure, come abbiamo visto

nel corso del libro, l’odio verso gli Ebrei non nasce dal nulla. In ogni essere umano è profondamente radicata la richiesta, spesso inconsapevole, che gli Ebrei ci debbano condurre al raggiungimento dello scopo della vita: ricevere gioia e piacere senza limiti. Fino ad ora abbiamo discusso lo scopo e il ruolo della nazione ebraica, e

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il motivo della nostro tormento nel corso dei secoli, d’ora in avanti trat-teremo dei principi che dobbiamo seguire per raggiungere il nostro scopo, che coincide con lo scopo dell’umanità.

La spinta verso la superiorità

Nel Capitolo 2 abbiamo citato le parole dei nostri saggi riguardanti i desid-eri fondamentali che sono alla base della Creazione, e i quattro livelli che compongono il desiderio di ricevere. In breve, abbiamo detto che la realtà è costituita da un desiderio di dare piacere e dal desiderio di riceverlo. Ab-biamo imparato da quei saggi che il desiderio di ricevere piacere è diviso in quattro livelli, noti come “inanimato”, “vegetale”, “animato”, e “parlante”. Tuttavia, è essenzialmente sempre un unico desiderio che indossa abiti diversi a seconda dei vari livelli di sviluppo. Durante l’esistenza, ad esempio, il desiderio fondamentale è quello del sos-tentamento. A livello umano, quel desiderio appare come accontentarsi di un riparo, anche una capanna, di poter stare al caldo, vestiti e nutriti. Questo è il livello inanimato del desiderio. Proprio come la materia in-animata che tiene insieme atomi e molecole, ma fa molto poco altro, una persona vorrà solo sostenere se stessa, similmente a “tenere insieme atomi e molecole “ e poco altro. Nel livello vegetale del desiderio, una persona vorrà mantenersi allo stesso livello di tutti gli altri. Così come tutte le piante di un certo tipo di fiore appassiscono contemporaneamente, una tale persona vorrà essere uguale a tutti quelli della sua città o del villaggio, o seguire l’ultima tendenza vista in TV. Se tutti sono poveri, quella persona non si sentirà povera, purché il suo te-nore di vita sia uguale a quello del suo ambiente sociale. E se la nuova ten-denza nell’abbigliamento è di indossare la scarpa sinistra nel piede destro, e viceversa, la persona che si trova ad un livello vegetale sarà più a suo agio indossando la scarpa sbagliata con il piede sbagliato, purché lui o lei siano

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in linea con la tendenza prevalente nella moda. La persona del livello animato differisce dal livello vegetale nel fatto che lui o lei iniziano a cercare di esprimere la personalità. Una tale persona non si accontenta di essere come tutti gli altri, ma ha bisogno di definire la propria individualità. In gran parte dei casi, questo livello porta ad una maggiore creatività e alla distinzione nel campo scelto da quella persona. Il livello del parlante (umano) è il più complesso e delicato. Qui esprimere se stessi non è sufficiente, in questo livello, il desiderio è essere superiore. Questo è il desiderio che rende bramosi di essere considerate speciali, addirittura unici, in altre parole, in quel livello ci confrontiamo costante-mente con agli altri. Inoltre, di questi tempi non possiamo accontentarci di essere i migliori in qualcosa; ci sforziamo di essere sempre il migliore. Pensate alle statistiche sportive di cui sentiamo costantemente parlare: l’ambizione di Michael Phelps di battere il record di sette medaglie d’oro nel nuoto, raggiunto da Mark Spitz ai Giochi Olimpici del 1972, o i giocatori di basket che si paragonano a Michael Jordan, o l’impulso di Roger Federer di continuare a vincere titoli nel tennis, anche se ha già vinto più tornei di Grande Slam di chiunque altro , eppure è ancora turbato dal fatto di non aver vinto una medaglia d’oro olimpica. Lo Sport può essere un esempio evidente, ma non è certo un’eccezione; è piuttosto la norma. Concorrenza e competizione sono ovunque: il film che ha incassato di più nella prima settimana, l’album che ha venduto il maggior numero di copie, la società che vende più telefoni,computer,auto. Se chiedeste ad uno studente di scuola superiore: “Stai andando bene a scuola?” probabilmente otterreste una risposta del tipo : “Sono nel primo cinque percento della classe” (presumendo che tu stia chiedendo ad un bravo studente). Così, andar bene non basta più; la superiorità è diventato il motto della nostra vita. Noi lo chiamiamo “essere qualcuno”. Essere me stesso non è abbastanza ; se non sono qualcuno, non sono nessuno. Esiste un racconto chassidico su Rabbi Meshulam Zusha di Hanipol (Ani-

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poli), fratello del celebre Rabbi Elimelech di Lizhensk, uno dei fondatori di Hassidut. Rabbi Zusha era solito dire : “Quando andrò in paradiso se mi chiederanno: perché non sei stato Elimelech (fratello stimato di Zusha), saprò cosa dire, ma se mi si chiederanno: perché non sei stato Zusha, non saprò cosa dire”. La morale è chiara : sii te stesso e realizza il tuo potenziale; questo è quello che devi fare nella vita. Ma il rabbino Zusha viveva nel 18° secolo, oggi una morale simile sarebbe inaccettabile, perché ciò che conta non è chi sei, ma chi sei tu paragonato agli altri, la tua posizione nella percentuale della classe. Quando il motto primario della società è così alienante e antisociale, non c’è da meravigliarsi che la nostra società stia cadendo a pezzi.

Dall’Io, al Noi, all’Uno

Con l’attuale conoscenza della natura umana, non possiamo evitare questo atteggiamento competitivo e alienante, perché viene da dentro di noi, det-tato dal quarto livello del desiderio, il parlante, e non siamo in grado di fermare l’evoluzione dei desideri, così come non si può fermare l’evoluzione di tutta la natura. Inoltre, se vogliamo raggiungere lo scopo della creazione di diventare simili al Creatore, avremo bisogno di un desiderio forte come combustibile che ci spinga in avanti, il che significa che non dobbiamo di-minuire o opprimere i desideri, o non raggiungeremo l’obiettivo della nos-tra vita. Non essere in grado di fermare la crescita dei desideri egoistici non sig-nifica che dobbiamo arrenderci al peggioramento delle relazioni umane a tutti i livelli. La nostra società non deve declinare al punto in cui possiamo fare solo scorta di provviste, metterci al riparo, e tenere un profilo basso in attesa di qualche miracolo che ci salvi dai nostri simili, uomini e donne. Infatti, anche se abbiamo scelto di cercare di proteggere noi stessi, come indica la triste storia della nostra nazione e come impone la legge del-la Natura, le nazioni non ci permetteranno di rimanere passivi. Quando

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sorgeranno i problemi, è garantito che gli Ebrei saranno incolpati ancora una volta e di conseguenza tormentati , forse peggio che mai, tuttavia, con-trariamente al passato, ci sono molte cose che possiamo fare per evitare nuove tribolazioni.

Rammentare il primo “Guerriero dell’Ego”

Quando il livello di desidero parlante esplose come egoismo per la prima volta, Babilonia era al suo apice, e Abramo fu l’unico a tentare di risolvere il mistero del declino sociale del suo popolo. I suoi concittadini erano così immersi nella costruzione della loro torre che abbandonarono completa-mente il cameratismo. Essi non erano più “una sola lingua e un solo dis-corso “ (Genesi 11: 1); tutto ciò che gli interessava era la torre. Il libro, Pirkey de-Rabbi Eliezer (Capitoli di Rabbi Eliezer), ritrae lo sgo-mento di Abramo per la nuova passione del suo popolo: “Rabbi Pinhas dice che non c’erano pietre lì [a Babilonia] per costruire la città e la torre. Che cosa fecero? Modellarono dei mattoni e li bruciarono come artigiani fino a quando la costruirono [la torre] alta sette miglia. Quelli che dovevano portare su i mattoni salirono da est, e quelli che scendevano dovevano venire giù da ovest. E se un uomo fosse caduto e fosse morto non lo avreb-bero pagato. Ma se fosse caduto un mattone, si sarebbero seduti e lamentati dicendo: ‘Quando arriverà un altro al suo posto? Quando Abramo, figlio di Terah, camminò e li vide costruire la città e la torre, li maledisse nel nome di Dio”.

Ma Abramo fece più che maledire i costruttori. In primo luogo, cercò di ri-cucire lo strappo e riunire di nuovo la sua gente. Midrash Rabah ci dice che Abramo riunì tutte le persone nel mondo, e il rabbino Behayei Ben Asher ci racconta come egli espose la pretesa di Nimrod di avere poteri celesti. Nel suo Midrash, Rabeinu [il nostro Rav] Behayei, scrive, “[Nimrod] gli disse, ‘ho creato la terra e il cielo con il mio potere’. Abramo rispose: ‘...quando

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sono uscito dalla grotta, ho visto il Sole che sorge ad Est e che tramonta ad Ovest. Fallo sorgere ad Ovest e tramontare ad Est, e mi piegherò a te. Ma se no, colui che ha dato alla mia mano la forza di bruciare le statue mi darà forza e ti ucciderò’. Nimrod disse ai suoi consiglieri, ‘Quale dovrebbe essere la condanna di costui’? Gli risposero: ‘Egli è colui di cui abbiamo detto, ‘una nazione uscirà da lui e erediterà questo mondo e l’altro mondo’. Ed ora, come la condanna che aveva decretato, così sarà fatto a lui. Pronta-mente, essi lo gettarono nella fornace. A quel tempo il Signore era pieno di misericordia verso di lui e lo salvò, com’è scritto, ‘Io sono il Signore, che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei’”.Dopo il suo acceso dibattito con il re, Abramo prese la sua famiglia, i suoi allievi, ciò che possedeva e fuggì da Babilonia. Lungo la strada raccolse nel-la sua cerchia persone che avevano accettato il suo messaggio - “Quando vi trovate di fronte all’egoismo, unitevi al di sopra di esso”. In altre parole, quando tra gli amici scoppia l’odio, abbiate lo scopo comune di rivelare il Creatore : la qualità della dazione, la forza essenziale che crea la realtà, più importante dei partiti rivali, e quindi unitevi al di sopra della rivalità. Le ricompense di tali atti sono il miglioramento dell’unione, la successiva acquisizione della qualità della dazione attraverso gli ex avversari, e di con-seguenza, la rivelazione del Creatore. La frase sopra descrive l’essenza della fusione, il rammendo dello strappo che Abramo tentò di fornire ai suoi concittadini. E quell’essenza, l’unione al di sopra delle differenze, che migliora la coesione e (se si vuole) rivela il Creatore, non è mai cambiata. In realtà, non cambierà mai, in quanto è la legge della Natura di Dazione. Come specificato nell’introduzione a questo libro, il gruppo di Abramo ri-uscì ad unirsi e crebbe fino a diventare il popolo di Israele, una nazione il cui tratto comune è il desiderio per il Creatore. Attraverso l’unione al di so-pra delle differenze, come spiegato nel Capitolo 1, Israele ha sviluppato un metodo con il quale spostare il pensiero dalla modalità “io” alla modalità “noi”, percependo in tal modo l’ “Uno”, il Creatore.

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Così, mentre Israele diventava sempre più forte usando l’unione al di sopra dell’egoismo, il resto del mondo sperimentava eventi di flusso e riflusso, con imperi che emergevano e decadevano mentre la cultura edonistica dell’auto-indulgenza assumeva il predominio. Per questo motivo, ancora oggi, nella più edonistica di tutte le epoche, il monoteismo di Abramo è il concetto predominante di divinità, mentre la Torre di Babele è simbolo di presunzione umana e follia. Per questo motivo, gli unici in grado di educare il mondo al modo in cui si può diventare saggi come Abramo sono quelli che erano i suoi allievi, i figli d’Israele, conosciuti nel mondo come gli Ebrei. Questa saggezza è il lascito di Abramo a loro, e passarla, come fece lui, è il loro obbligo verso il mondo.

L’eredità del guerriero lasciata alla sua progenie Oggi, un numero sufficiente di persone comprende che l’unico modo per evitare una catastrofe globale è quello di unirsi. Si può dire con altri ter-mini, come “collaborazione”, “coordinamento” o “considerazione”, ma qua-lunque sia la parola, è giusto dire che abbiamo già capito che siamo interdi-pendenti e interconnessi. Questa realtà crea una situazione in cui siamo uniti “di fatto” in tutti i sistemi globali. Tuttavia, nella misura in cui siamo connessi, siamo anche emotivamente alienati e risentiti per la situazione. Un modo per risolvere questo contrasto è cercare la “de-globalizzazione “. Anche se non vi è alcun dubbio che interrompere la catena di approv-vigionamento dai paesi in via di sviluppo e produrre tutto internamente causerebbe enormi problemi economici e finanziari, alcuni potrebbero dire che ne vale la pena. Forse, ma che ne valga la pena o no, nessuno nega che l’isolamento avrà un prezzo pesante. Inoltre, agli occhi di alcuni, questo concetto è del tutto irrealistico. L’economista Mark Vitner, ad esempio, ha descritto il tentativo di sciogliere l’interconnessione globale come “cercare di ricomporre le uova strapazzate, non si può fare tanto facilmente”.L’opzione contraria alla de-globalizzazione è abbracciare la globalizzazione,

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espanderla, coordinarla, perfezionarla, e allo stesso tempo imparare a pi-acersi gli uni con gli altri in modo che tutti beneficeranno della prosperità. Tutto quello di cui abbiamo bisogno per realizzarlo è il metodo con cui spostiamo i nostri schemi mentali da me (attento a me stesso), a noi (atten-to a tutte le persone), a uno (attento alla società come una singola entità). Oggi, quasi 4000 anni dopo la fuga di Abramo da Babilonia, il mondo è pronto ad ascoltare. Tutti abbiamo sofferto abbastanza, e siamo diventati troppo intelligenti per pensare che ce la possiamo fare da soli, che pos-siamo mostrare a Madre Natura, o Dio, che non abbiamo bisogno di lei , perché siamo più forti e più saggi.

Perché formare una societàche promuove la coesione?

Nel Capitolo 1, abbiamo trattato il concetto di “equivalenza della forma”, dicendo che se si è simili a qualcosa, la si può vedere, identificarla, rivelarla. Sarà più facile per noi capire questo concetto se consideriamo come funzi-onano ricevitori radio. Un ricevitore è in grado di raccogliere le onde solo quando al suo interno crea onde identiche. Allo stesso modo, rileviamo le cose che esistono apparentemente al di fuori, ma solo in base a ciò che abbiamo creato all’interno. Questo è il modo in cui scopriamo il Creatore, la qualità della dazione, formando quella qualità dentro di noi, quindi sco-prendola anche al di fuori di noi. È questo principio, “l’equivalenza della forma”, che ha determinato il suc-cesso del metodo di Abramo. Le persone del suo gruppo hanno creato quella qualità tra loro e, quindi, hanno scoperto il Creatore. Cioè, muoven-dosi dalla modalità “me” alla modalità “noi”, hanno scoperto la modalità “uno”, il Creatore, l’unica modalità che esiste veramente. Nel mondo di oggi, il conseguimento della coesione sociale è di fonda-mentale importanza per la nostra sopravvivenza. Potremmo considerare la rivelazione del Creatore una sorta di “accessorio”, se non fosse per il fatto

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che il Creatore è la qualità della dazione, una caratteristica senza la quale non riusciremmo mai a raggiungere l’unione, e quindi non potremmo mai ricucire la spaccatura globale che minaccia di strappare il mondo in un confronto mondiale. Per questo motivo è di vitale importanza che noi ac-celeriamo la diffusione del metodo di Abramo e realizziamo l’unità attra-verso l’equivalenza della forma. Per fare questo, dobbiamo prima abbandonare una credenza comune nella nostra società, l’idea che abbiamo il “libero arbitrio”. La scienza di-mostra che non vi è nulla di simile, almeno non nel modo in cui normal-mente pensiamo, che facciamo quello che vogliamo per una nostra libera scelta. Negli ultimi anni, si sono accumulati dati che dimostrano la nostra dipendenza della società. Questi studi dimostrano che non solo il nostro sostentamento dipende dalla società, ma anche i nostri pensieri, le nos-tre aspirazioni, e le nostre probabilità di avere successo nella vita. Infatti, anche la definizione stessa di successo è soggetta ai capricci della società. E, ultimo ma non meno importante, in gran parte, la nostra salute fisica è significativamente influenzata dalla società.

Il 10 settembre 2009, il New York Times ha pubblicato un racconto di Clive Thompson dal titolo, “Sono i tuoi amici a farti grasso?”. Nel suo rac-conto, Thompson descrive un esperimento affascinante eseguito a Fram-ingham, Massachusetts. Nell’esperimento - che è stato poi pubblicato nel celebre libro, Connessi: Il Potere Sorprendente delle Nostre Reti Sociali e Come Queste Modellano la Nostra Vita - Come gli Amici degli Amici dei Tuoi Amici Influenzano Tutto Ciò che Senti, Pensi, e Fai – per più di cinquant’anni sono state documentate e registrate le vite 15.000 persone. Le analisi dei dati fatte dai professori Nicholas Christakis e James Fowler hanno rivelato scoperte sorprendenti su come ci influenziamo l’un l’altro a tutti i livelli - fisico, emotivo e mentale - e come le idee possono essere contagiose come i virus. Christakis e Fowler avevano scoperto che esisteva una rete di interrelazioni

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tra più di 5.000 dei partecipanti. Essi hanno scoperto che nella rete, le per-sone si influenzavano reciprocamente tra loro. “Analizzando i dati di Fram-ingham”, Thompson ha scritto, “Christakis e Fowler dicono di aver trovato potenzialmente per la prima volta una base solida per una potente teoria in epidemiologia: che i buoni comportamenti, come smettere di fumare o rimanere snelli o essere felici - passano da amico ad amico quasi come se fossero dei virus contagiosi. I partecipanti di Framingham, i dati suggeriti, influenzano la salute di ciascuno semplicemente socializzando. E lo stesso valeva per i cattivi comportamenti - gruppi di amici sembravano ‘infettarsi’ l’un l’altro con l’obesità, l’infelicità, e il fumo. Rimanere in buona salute non è solo una questione di geni o di dieta, a quanto pare. La buona salute è an-che un prodotto, in parte, della vostra vicinanza ad altre persone sane .”228Ancora più sorprendente è stata la scoperta dei ricercatori che queste in-fezioni potrebbero “schizzare” attraverso le connessioni. Avevano scoperto che le persone si potrebbero influenzare l’una con l’altra anche senza con-oscersi! Inoltre, Christakis e Fowler hanno trovato prove di questi effetti anche a tre gradi l’una dall’altra (amico di un amico di un amico). Nelle pa-role di Thompson, “Quando un residente di Framingham diventava obeso, i suoi amici avevano il 57 per cento di probabilità in più di diventare obesi, troppo. Ancora più sorprendente...sembrava saltare i collegamenti. Un res-idente di Framingham aveva circa il 20 per cento di probabilità in più di diventare obeso se l’amico di un amico diventava obeso, anche se l’amico che faceva da collegamento non metteva su un chilo. In effetti, il rischio che una persona diventasse obesa saliva di circa il 10 per cento, anche se un amico di un amico di un amico aveva preso peso .”229

Citando il professor Christakis, Thompson ha scritto: “In un certo sen-so possiamo cominciare a comprendere emozioni umane come la felicità nello stesso modo in cui si potrebbe studiare la fuga di un bufalo. Non si chiede ad un singolo bufalo, ‘Perché stai correndo verso sinistra?’ La ris-posta è che tutto il branco sta correndo verso sinistra .”230

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Ma vi è di più per contagio sociale che guardare il proprio peso o le con-dizioni del proprio cuore. In una conferenza su TED, il professor Christa-kis ha spiegato che la nostra vita sociale, e quindi - a giudicare dai paragrafi precedenti - gran parte della nostra vita fisica, dipende dalla qualità e dalla forza delle nostre reti sociali e ciò che scorre nelle vene di quella rete. Nelle sue parole, “Creiamo i social network perché i benefici di una vita con-nessa superano i costi. Se fossi sempre violento verso di te... o ti rendessi triste...tu taglieresti i legami con me e la rete si disintegrerebbe. È quindi necessaria la diffusione di cose buone e di valore per sostenere e nutrire i social network. Allo stesso modo, i social network sono necessari per la dif-fusione di cose buone e di valore come l’amore, la gentilezza, la felicità, e l’altruismo, e le idee. ...Penso che i social network siano fondamentalmente legati al bene, e penso che ciò di cui il mondo ha bisogno ora sia : più con-nessioni .”231

Ma noi non siamo solo influenzati dalle persone intorno a noi. Siamo significativamente influenzati dai media, dalla politica, sia nazionale che internazionale, e siamo influenzati dall’economia. In Un Mondo in Fuga: Come la Globalizzazione sta Ridisegnando le Nostre Vite, il celebre soci-ologo Anthony Giddens succintamente, ma con precisione, esprime la nos-tra connessione simultanea e il nostro smarrimento: “Nel bene e nel male, veniamo spinti in un ordine globale che nessuno comprende pienamente, ma che sta facendo sentire i suoi effetti su tutti noi.”232

Negli ultimi anni, il mondo delle imprese ha migliorato il concetto, e su In-ternet sono emersi a bizzeffe corsi di formazione, che insegnano a sfruttare la nuova tendenza: il contagio sociale. Nel suo libro Homo Imitans: L’arte dell’Infezione Sociale: Il Cambiamento Virale in Azione, il dottor Leandro Herrero, psichiatra e consulente di leadership aziendale, offre una sintesi spiritosa della natura umana per quanto riguarda l’influenza del contesto sociale: “Siamo intellettualmente complessi, razionalmente eleganti, alta-

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mente illuminati , semplici fotocopiatrici. ”233 E per completare la sua iro-nia in merito di natura umana, egli scrive, “I fili del ricco arazzo dei com-portamenti dell’Homo Sapiens sono fatti di imitazione e influenza .”234Tuttavia, il problema non riguarda il nostro comportamento verso l’altro o verso la Terra, anche se non c’è nulla di cui essere orgogliosi per come trattiamo l’altro o Madre Terra. Eppure, il nostro comportamento è un sin-tomo di un cambiamento più profondo, uno scoppio di egoismo del desid-erio a livello parlante, a cui nessuno ha una soluzione. Detto questo, molte persone capiscono già che il cambiamento deve venire da dentro di noi. Pascal Lamy, direttore generale dell’Organizzazione Mon-diale del Commercio (OMC), ha dichiarato che “La vera sfida oggi è quella di cambiare il nostro modo di pensare, non solo i nostri sistemi, le nostre istituzioni o le nostre politiche. Abbiamo bisogno di immaginazione per cogliere l’immensa promessa e sfida del mondo interconnesso che abbia-mo creato. Il futuro sta in una maggiore globalizzazione, non minore, una maggiore cooperazione, una maggiore interazione tra i popoli e le culture, e anche una maggiore condivisione delle responsabilità e degli interessi. Oggi abbiamo bisogno di unione nella nostra diversità globale .”235

In effetti, Lamy ha ragione per molti aspetti. Negli ultimi anni, i neuro sci-enziati sono stati in fermento riguardo una scoperta relativamente nuova, i neuroni-specchio. In breve, i neuroni-specchio sono cellule situate in una regione tra le cortecce prefrontali e motorie del cervello, e sono coinvolte nella preparazione e nell’esecuzione dei movimenti degli arti. Tuttavia, sec-ondo un racconto pubblicato su Psychology Today, esse svolgono anche un ruolo fondamentale nella nostra interconnessione sociale. “Nel 2000, Vilayanur Ramachandran, un carismatico neuro scienziato, ha fatto una previsione audace: ‘I neuroni specchio faranno per la psicologia quello che il DNA ha fatto per la biologia’. Per molti, essi rappresentano tutto ciò che ci rende umani.

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“Nel suo libro uscito nel 2011, The Tell-Tale Brain, Ramachandran ha ripreso le sue affermazioni, egli sostiene che i neuroni specchio, base dell’empatia, ci permettono di imitare le altre persone, accelerano l’evoluzione del cer-vello, aiutano a spiegare l’origine del linguaggio, e, cosa più impression-ante di tutte, hanno indotto il grande balzo in avanti nella cultura umana, quello di 60.000 anni fa . Conclude: ‘Potremmo dire i neuroni specchio hanno avuto lo stesso ruolo nell’evoluzione degli ominidi di quello che oggi hanno Internet, Wikipedia, e i blog. “Ramachandran non è solo. Nel 2009 scrivendo per il Times di Londra sul nostro interesse per la vita dei personaggi famosi, l’eminente filosofo, A.C. Grayling, fa risalire tutto a quei neuroni specchio. ‘Abbiamo un grande dono per l’empatia’, ha scritto. ‘Si tratta di una capacità biologicamente evoluta, come mostrato dalla funzione dei “neuroni specchio”. Quest’anno, sullo stesso giornale, Eva Simpson ha scritto sul perché le persone sono state così colpite quando il campione di tennis Andy Murray è scoppiato in lacrime. ‘La responsabilità è dei neuroni specchio, le cellule del cervello che ci fanno reagire nello stesso modo di colui che stiamo osservando’. In un articolo del New York Times del 2007, riguardo dell’azioni eroiche com-piute da uomo per salvarne un altro, quelle cellule sono di nuovo presenti: ‘le persone hanno ‘neuroni specchio”, scrisse Cara Buckley,’ che gli fanno sentire ciò che qualcun altro sta vivendo. ”236

Secondo Jarrett, sembra che “i neuroni specchio giochino un ruolo causale nel permettere di comprendere gli obiettivi che stanno dietro alle azioni degli altri. Rappresentando le azioni degli altri come percorsi di movimen-to del nostro cervello, così va il ragionamento, queste cellule ci forniscono un’istantanea simulazione delle loro intenzioni, una base molto efficace per l’empatia ”237.

Sebbene ci siano parecchi dissidenti sulle teorie riguardo ai neuroni-spec-chio, è chiaro che nei nostri corpi ci sono parti del cervello espressamente

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dedicate alla comunicazione con gli altri. In tal modo, ci connettiamo fisi-camente con gli altri senza avere contatto fisico con loro, ma solo attraverso il contatto visivo. In un certo senso, queste cellule convalidano le parole di Christakis e Fowler, “Il grande progetto del XXI secolo: comprendere come l’umanità intera arriva ad essere più grande della somma delle sue parti, è solo all’inizio. Come un bambino che si risveglia, il superorganismo umano sta diventando consapevole di sé, e questo ci aiuterà sicuramente a raggiungere i nostri obiettivi ”238

Coesione su Scala Globale

Tornando per un attimo al nostro comune antenato monoteista, dopo l’espulsione da Babilonia, Abramo fondò una società isolata che si muoveva come un gruppo e funzionava in garanzia reciproca. Creò un ambiente sociale che favoriva la connessione, l’unione e la coesione, e collegava tutti questi elementi con l’ acquisizione della qualità della dazione, il Creatore. Il nostro compito oggi è quello di fare proprio questo, ma su scala globale.

Poiché stiamo divenendo consapevoli di essere un superorganismo, chiaramente dobbiamo funzionare come uno : in reciprocità e mutua re-sponsabilità l’uno verso l’altro. Ma dal momento che non siamo in grado di insegnare al mondo intero come funzionare in questo modo, abbiamo bi-sogno di mostrare al mondo un esempio, e il mondo farà il resto, attraverso la capacità di entrare in empatia, o come ha affermato il dottor Herrero, attraverso “l’imitazione e l’influenza”. Dopo tutto, quando la gente vede una buona idea l’abbraccia in maniera naturale.

Pertanto, quando la gente vedrà che gli Ebrei hanno qualcosa che potreb-be funzionare bene per loro, e che gli Ebrei hanno il desiderio di condi-viderla, essi non solo ci sosterranno, ma si uniranno a noi. Come detto nell’introduzione, questo è il modo in cui Abramo ha riunito nella sua

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compagnia sempre più persone, durante il viaggio da Babilonia verso Ca-naan, come “migliaia e decine di migliaia si riunirono intorno a lui, e sono il popolo della ‘casa di Abramo’. ”239

Quattro fattori di influenza

Nel suo saggio, “La Libertà” 240, Baal HaSulam tratta ampiamente la strut-tura della psiche umana, e cosa sia necessario focalizzare per ottenere un cambiamento duraturo delle nostre società. Attraverso una lunga analisi dell’interazione tra ereditarietà e ambiente, Ashlag spiega che quattro fat-tori concorrono per fare di noi ciò che siamo: 1. I geni 2. Il modo in cui i nostri geni si manifestano attraverso la vita; 3. L’ambiente diretto, come la famiglia e gli amici; 4. L’ambiente indiretto, come i media, l’economia, o gli amici di amici. Dal momento che non scegliamo i nostri genitori, non siamo in grado di controllare il nostro patrimonio genetico. Ma i nostri geni non rappresen-tano altro che il “noi potenziale”, non il “vero noi” che alla fine si manifesta quando siamo adulti. Il vero “noi” è costituito da tutti e quattro i fattori. Inoltre, gli ultimi due, che riguardano l’ambiente, influenzano e cambiano i nostri geni per adattarsi all’ambiente.

Esaminiamo il seguente magnifico esempio di come l’ambiente cambia i geni, come riportato da Swanne Gordon dell’Università della California, in un saggio dal titolo “L’evoluzione può verificarsi in meno di dieci anni”, pubblicato sul Science Daily. “Gordon e i suoi colleghi hanno studiato i guppy, dei piccoli pesci d’acqua dolce. Hanno introdotto i guppy nel vi-cino fiume Damier, in una sezione sopra una cascata che fa da barriera ed esclude tutti i predatori. I guppy e i loro discendenti hanno anche coloniz-zato la parte inferiore del torrente, sotto la cascata di barriera, che conte-neva predatori naturali. Otto anni dopo, i ricercatori hanno scoperto che i

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guppy in un ambiente a bassa quantità di predatori, si erano adattati al loro nuovo ambiente producendo una prole più grande e meno numerosa ad ogni ciclo riproduttivo. Un adattamento tale non si è visto nei guppy che hanno colonizzato l’ambiente ad alta quantità di predatori ... ‘Le femmine ad alta predazione investono più risorse nell’attuale riproduzione perché l’alto tasso di mortalità, determinato dai predatori, significa che è pos-sibile che queste femmine non abbiano un’altra possibilità di riprodursi,’ ha spiegato Gordon. ‘Le femmine a bassa predazione, d’altra parte, produ-cono embrioni più grandi, perché i neonati più grandi sono più competitivi in ambienti con risorse limitate, tipici dei siti a bassa predazione. Inoltre, le femmine a bassa predazione producono un minor numero di embrioni non solo perché hanno gli embrioni più grandi, ma anche perché investono meno risorse nella riproduzione corrente’ ”241.

Il dottor Lars Olov Bygren, uno specialista di medicina preventiva, ha doc-umentato un esempio ancora più sorprendente di come i geni cambiano per effetto dell’ambiente. John Nube del Time Magazine ha descritto la ri-cerca del Dr. Bygren sugli effetti a lungo termine che anni di abbondanza e carestia estremi hanno avuto sugli abitanti di Norrbotten, un isolato vil-laggio svedese. Tuttavia, il dottor Bygren non ha osservato solo gli effetti che le oscillazioni alimentari hanno avuto sulle persone coinvolte, ma ha esaminato anche “se tale effetto potrebbe iniziare anche prima della gravi-danza: le esperienze dei genitori, all’inizio delle loro vite, potrebbero in qualche modo cambiare i tratti che passeranno ai loro figli?” 242. “Si trat-tava di un’idea eretica”, scrive il signor Cloud. “Dopo tutto, ci siamo occu-pati a lungo di biologia: tutte le scelte che facciamo durante la nostra vita potrebbero rovinare la nostra memoria a breve termine o renderci grassi o accelerare la morte, ma non cambieremo i nostri geni – il nostro DNA reale. Il che vuol dire che quando abbiamo avuto dei figli nostri, la lavag-netta genetica potrebbe essere stata ripulita. “ Per di più, tali effetti di nutrimento (ambiente) sulla natura di una specie

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(geni) non avrebbero dovuto accadere così in fretta. Charles Darwin, che nel suo l’Origine delle Specie, ci ha insegnato che i cambiamenti evolutivi avvengono per molte generazioni e attraverso milioni di anni di selezione naturale. Ma Bygren e altri scienziati hanno raccolto prove storiche che suggeriscono che le potenti condizioni ambientali ... possono in qualche modo lasciare un’impronta sul materiale genetico di ovuli e spermatozoi. Queste impronte genetiche possono mandare l’evoluzione in corto circuito e passare avanti nuove caratteristiche in una sola generazione”. 243 Baal HaSulam, per tornare al suo saggio, “La Libertà”, ha suggerito un con-cetto molto simile che si allinea alle scoperte del dottor Bygren. Nella sezi-one, “L’ambiente come fattore”, egli scrive (enfasi aggiunta), “È vero che il desiderio non ha libertà. Piuttosto, è gestito da quattro suddetti fattori [I geni, come essi si manifestano, l’ambiente diretto, l’ambiente indiretto]. E si è costretti a pensare ed esaminare come essi suggeriscono, negati di qual-siasi forza di criticare o cambiare...”. 244Nella sezione successiva, “la necessità di scegliere un buon ambiente,” Baal HaSulam aggiunge: “Come abbiamo visto, si tratta di una cosa semplice, e dovrebbe essere osservata da tutti e da ciascuno di noi. Infatti, anche se ognuno ha la propria fonte, le forze si rivelano apertamente solo attraverso l’ambiente in cui si è”. 245

Questo può sembrare deterministico, perché se siamo completamente gov-ernati dai nostri ambienti, a quanto pare non abbiamo libertà di scelta. Eppure, scrive Baal HaSulam, possiamo e dobbiamo scegliere il nostro am-biente con molta attenzione. Nelle sue parole, “C’è libertà per il desiderio di scegliere inizialmente un ambiente del genere ... che impartisce alla per-sona dei concetti positivi. Se uno non lo fa, ma è disposto a entrare in qual-siasi ambiente in cui arriva..., è destinato a cadere in un cattivo ambiente. Di conseguenza, sarà forzato verso falsi concetti... “Tale persona, conclude, “sarà certamente punita, non a causa dei propri pensieri o delle proprie

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azioni malvagie, per i quali uno non ha altra scelta, ma a causa di non sce-gliere di essere in un buon ambiente, dove vi è sicuramente una scelta. Per-tanto, colui che si sforza di scegliere sempre un ambiente migliore è degno di lode e di ricompensa. Ma anche qui, non è a causa di buoni pensieri e azioni, ... ma a causa degli sforzi per acquisire un buon ambiente, che porta dei buoni pensieri”. 246

Vediamo quindi che siamo tutti potenzialmente demoniaci, così come sia-mo potenzialmente angelici. La scelta di agire da un lato o dall’altro, o una qualsiasi mescolanza tra i due, non dipende dal fatto che si sceglie di essere in un modo o nell’altro, ma dall’ambiente sociale nel quale ci poniamo, che è il nostro modello . Come genitori, istintivamente mettiamo in guardia i figli di stare lonta-no dai cattivi ragazzi del quartiere, e dai cattivi studenti a scuola, così, la consapevolezza dell’influenza dell’ambiente è insita nei nostri geni di geni-tori, per così dire. Ora dobbiamo espandere tale consapevolezza e renderci conto che non basta vedere che i nostri bambini vadano con i bambini “giusti”. Dobbiamo iniziare a progettare un nuovo paradigma di pensiero per noi stessi, così come per i nostri figli. Si tratta di un paradigma in cui la responsabilità reciproca svolge un ruolo di primo piano, la cura recip-roca, e il cameratismo escono alla ribalta, e il discorso pubblico cambia di conseguenza.

In altre parole, la nota massima di Rabbi Akiva, “Ama il prossimo tuo come te stesso,” deve prendere forma ed essere modellata in uno stile di vita per la società. Questo paradigma sociale è il DNA del nostro popolo, la nostra eredità al mondo, e ciò che il mondo, anche inconsciamente, si aspetta che noi gli trasmettiamo.

In un’epoca di crisi mondiali consecutive e sovrapposte, il mondo ha un disperato bisogno di una linea di vita, uno spiraglio di speranza. Noi

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Ebrei siamo gli unici che possono offrire quella speranza, che si chiama “garanzia reciproca”. Il prossimo capitolo illustrerà i principi fondamen-tali dell’attuazione della garanzia reciproca come paradigma sociale domi-nante.

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C A P I T O L O 1 0

Vivere In Un Mondo IntegraleUn Mondo Integrale Richiede un’Educazione Integrale

el capitolo precedente abbiamo citato le parole di Baal HaSulam tratte dal suo saggio “La Libertà”, dove si afferma che noi siamo “obbligati a pensare e valutare come loro (l’ambiente sociale)

suggeriscono” e che siamo “privi di ogni forza per criticare o cambiare”. 247 Baal HaSulam concluse che, per evitare un destino predeterminato, noi possiamo modificare l’ambiente, che a sua volta cambierà noi ed i nos-tri destini. Come egli disse “Colui che si sforza di scegliere sempre un am-biente migliore è degno di lode e merita una ricompensa… non per via dei

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suoi buoni pensieri o delle sue buone azioni… ma per via dei suoi sforzi per procurarsi un buon ambiente, la qual cosa induce… buoni pensieri”. 248Per rendere il concetto in termini più attuali, se vogliamo impostare le nos-tre vite e quelle dei nostri figli in una direzione positiva, abbiamo bisogno di coltivare quei valori sociali che promuovono la direzione positiva alla quale aspiriamo. Dobbiamo educare noi stessi, i nostri figli e la società in generale alla garanzia reciproca, alla responsabilità reciproca ed infine all’unione ed alla coesione. Come è stato dimostrato in questo libro, questa è la vocazione di noi Ebrei.Non dobbiamo ideare nuovi metodi educativi per raggiungere questo obi-ettivo, dobbiamo solo indirizzare l’uso dei mezzi già in nostro possesso: i mass media, internet, il sistema educativo ed i nostri legami sociali e famil-iari, per promuovere fratellanza e responsabilità reciproca al posto delle solite storie di separazione e alienazione.Nonostante molto spesso le caratteristiche di unione e fratellanza, e soprat-tutto della garanzia reciproca, siano dormienti in noi Ebrei, è nostro com-pito, nostra vocazione in effetti, risvegliarli ed offrirli in dono al mondo. Come è stato illustrato più volte in questo libro, l’unione è il regalo degli Ebrei, la qualità che ci rende unici e la qualità che noi dobbiamo donare al resto del mondo. Questa è la qualità di cui i mondo ha bisogno oggi e noi siamo obbligati a coltivarla in noi, per poi offrirla al mondo.Vi sono due modi per trasmettere la garanzia reciproca e la qualità di dazi-one. Il primo, destinato a quanti possiedono il “punto nel cuore”, come già accennato in questo libro, è lo studio diretto della Kabbalah. In base al grado di interesse di ciascuno, questo può essere intrapreso a diversi liv-elli di intensità, che possono variare dal guardare un programma televisivo allo studio risoluto (ed intenso) con un gruppo ed un insegnante. L’altro modo è un metodo educativo orientato all’unione, per indurre coesione ed un senso di responsabilità reciproca all’interno della società. Esaminerò queste due opzioni una alla volta.

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Il Percorso Del “punto Nel Cuore”

Per alcuni di noi giungere all’unione è relativamente semplice. Abbiamo già menzionato il “punto nel cuore”, quella brama di conoscere il significato della vita, cosa fa girare il mondo, quell’anelito che permise ad Adamo, Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè e l’intera nazione che nacque a Babilonia di sviluppare un metodo di correzione che tramutasse l’inclinazione ma-ligna in bontà. Coloro che hanno questo punto possono iniziare a studiare i testi che ci hanno lasciato i Kabbalisti, quale mezzo per conseguire il Cre-atore, la qualità di dazione. Nel loro percorso impareranno come unirsi ad un livello profondo e saranno in grado di passare la loro unione agli altri.Nella nostra generazione i testi più adatti per raggiungere questi obiettivi sono Il Libro dello Zohar di BaalHaSulam con il commentario Sulam (Sca-la), gli scritti dell’ARI, preferibilmente quelli commentati da BaalHaSulam, pubblicati nel suo Talmud Esser HaSephirot (Lo Studio delle Dieci Sefirot) ed anche gli altri scritti di BaalHaSulam, pubblicati nel volume Gli Scritti di BaalHaSulam. Per rendere più accessibili questi ed altri testi, abbiamo creato una libreria online gratuita, contenente testi kabbalistici autentici, tradotti in numerose lingue.Nella versione originale in lingua ebraica i testi possono essere reperiti tra-mite il sito www.kab.co.il e la traduzione di buona parte di essi, inclusa anche una versione del Libro dello Zohar intitolata Zohar for All (Zohar per Tutti) che integra il testo di Rabbi Shimon Bar Yochai (Rashbi) con il commentario di BaalHaSulam, si può trovare in lingua inglese anche su www.kabbalah.info, senza alcun costo o condizioni di sorta.A questi indirizzi web si possono anche trovare gli scritti del mio inseg-nante, RavBaruch Shalom Ashlag (il Rabash), il figlio primogenito di Ba-alHaSulam e suo successore. Anche se non tutti i suoi scritti sono stati tradotti in inglese, tutti i suoi saggi che insegnano agli studenti come rag-giungere l’unione all’interno di gruppi di studenti sono stati pubblicati, in lingua inglese, nel libro The Social Writings of Rabash (Gli Scritti Sociali di

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Rabash). Per coloro che preferiscono una versione stampata dei testi, tutte le suddette pubblicazioni possono essere acquistate sul sito www.kabbalah-books.info oppure su amazon.com ed altre rivendite di libri online.Inoltre gli studenti più veterani hanno creato un Centro per l’Educazione (Education Centre) per l’insegnamento dei concetti base della Kabbalah e del modo per metterli in pratica, così che possano diventare parte in-tegrante della vita di ciascuno e fungere da complemento per la crescita personale, per raggiungere gli obiettivi prefissati. Ogni giorno, per gli stu-denti più avanzati, impartisco una lezione di tre ore che viene trasmessa in diretta su www.kab.tv e che viene tradotta in simultanea nella lingue prin-cipali: Inglese, Spagnolo, Francese, Italiano, Russo, Tedesco ed altre. Con queste lezioni mi impegno per fare avanzare gli studenti il più velocemente e facilmente possibile, attenendomi ai metodi di insegnamento che ho ap-preso dal mio amatissimo maestro, il Rabash.Negli ultimi due anni abbiamo anche trasmesso dei programmi su reti televisive statunitensi come JLTV e Shalom TV, soprattutto durante i fine settimana. Ovviamente questi programmi non equivalgono ad uno studio intensivo della Kabbalah ma sono sicuramente un importante punto di rif-erimento per chiunque desideri averne un “assaggio” e vedere di cosa si tratta.

Educazione Integrale Orientata All’unione

Lo studio della Kabbalah è un fantastico mezzo per raggiungere l’unione. Essa è un metodo ideato proprio per questo scopo. Tuttavia la maggior parte delle persone non ha un “punto nel cuore” forte, che esige risposte. Non è quindi probabile che molte persone vogliano impegnarsi in questo tipo di studio. Ciononostante la necessità di creare una società che unisca è una necessità globale, non personale, ebraica o riferita ad una specifica nazione.DaveSherman, esperto in strategie di mercato ed in sostenibilità, ha de-

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scritto con chiarezza l’attuale situazione di criticità globale nel film Cross-roads: LaborPains of a New Worldview (Incrocio: le Doglie di una Nuova Visione del Mondo): “L’ultimo Rapporto sui rischi Globali, pubblicato dal World Economic Forum, presenta una mappa di interconnessione dei rischi davvero stupefacente. Rivela chiaramente come tutti i rischi glo-bali siano intrecciati ed in relazione tra loro, così che i rischi economici, ecologici, geopolitici, sociali e tecnologici sono ampiamente interdipen-denti. Una crisi in un’area porterà rapidamente ad una crisi in altre aree. L’interconnessione e la complessità indicate in questa mappa, paragonate alla nostra sorpresa di fronte all’impatto ed alla velocità della recente crisi finanziaria, rivelano la dissonanza presente tra tutti i sistemi che abbiamo costruito e mostrano quanto siamo disconnessi. I nostri tentativi di gestire questi sistemi sono limitati e semplicistici, non sono all’altezza delle sfide che oggi abbiamo davanti”. 249Per affrontare quel contrasto tra la nostra frammentazione e l’interconnessione dei sistemi che abbiamo costruito, dobbiamo sviluppare un modo di pensare interconnesso, una percezione del nostro mondo che sia inclusiva. L’Educazione Integrale (EI), prima definita come educazione orientata all’unione, affronta proprio questi punti.Il termine “integrale”, secondo Thomas J. Murray (Scuola di Educazione presso l’Università del Massachussetts), “significa molte cose per molte persone e lo stesso vale per l’Educazione Integrale. ”250 La definizione più comune dell’EI, come descritto da Wikipedia, è che essa è “la filosofia e la pratica della formazione del bambino nel suo insieme: corpo, emozioni, mente, anima e spirito”. 251Fare riferimento al bambino nel suo insieme, nel percorso educativo, è si-curamente apprezzabile, tuttavia, nel nostro mondo interconnesso, non è sufficiente. Come spiegato nel capitolo precedente, noi impariamo princi-palmente, se non esclusivamente, tramite l’ambiente, quindi l’educazione dovrebbe concentrarsi sulla creazione di un ambiente che trasmetta i valori e le informazioni che abbiamo scelto, sia ai bambini che agli adulti.

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Scuola Per Adulti:Una Guida Per I Perplessi

A parte il livello parlante, il livello umano della Natura, tutti gli altri livelli, inanimato, vegetale e animale, agiscono in garanzia reciproca. L’omeostasi, nella definizione del Webster’s Dictionary, corrisponde perfettamente alla descrizione di garanzia reciproca ai livelli sotto quello del parlante: “Uno stato di equilibrio relativamente stabile o una tendenza a questo stato tra elementi diversi ma interdipendenti, oppure tra gruppi di elementi di un organismo, una popolazione o un gruppo”. La nostra società attuale, prevalentemente capitalistica, è ben lontana dall’essere in equilibrio, schernisce la propensione all’equilibrio e teme l’interdipendenza. Di fatto noi appoggiamo e sosteniamo l’opposto. Lo-diamo le conquiste personali in campo sportivo, economico, politico ed accademico e idolatriamo coloro che sono ai vertici. Non vediamo quanti contribuiscono al benessere della collettività ed abbiamo il culto dell’individualismo e dell’indipendenza.Ma una società che funziona in questo modo non può durare a lungo. Pensiamo al corpo umano. Se il nostro corpo funzionasse in base ai valori dominanti nella nostra società, non saremmo in grado di superare la prima differenziazione cellulare a livello embrionale. Non appena le cellule in-iziassero a formare i vari organi, prenderebbero a combattersi le une le altre per accaparrarsi le risorse e l’embrione verrebbe distrutto. La vita non sarebbe possibile se una qualsiasi parte di essa adottasse i valori individual-istici appena menzionati. E’ grazie al fatto che la vita, cioè la Natura, segue le regole dell’omeostasi, che noi possiamo svilupparci e sostentarci e che ci siamo evoluti a tal punto da essere in grado di interrogarci sulla natura e sullo scopo della nostra esistenza.E non solo gli organismi ma l’intero ecosistema planetario, persino il cosmo, si trovano in uno stato di omeostasi. Quando l’equilibrio si spe-zza, ne derivano presto dei problemi. Nel rapporto illuminante e piuttos-

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to divertente, consegnato al Dipartimento per l’Educazione statunitense nell’Ottobre 2003, Irene Sanders e Judith McCabe dimostrano chiara-mente cosa succede quando interferiamo con lo stato di omeostasi di un ecosistema. “Nel 1991 un’orca, una balena assassina, fu avvistata mentre mangiava una lontra marina. Solitamente le orche e le lontre coesistono pacificamente. Cosa è successo? Gli ecologisti hanno scoperto che i pesci perca oceanici e le aringhe stanno diminuendo di numero. Le orche non mangiano quei pesci ma le foche ed i leoni marini sì. E foche e leoni marini sono solitamente cibo per le orche ma anche il loro numero è diminuito. Così, private delle foche e dei leoni marini, le orche hanno iniziato a con-siderare le lontre oceaniche come cena.“Quindi le lontre sono scomparse perché il pesce, che non avevano mai mangiato, è scomparso. E qui l’anomalia si espande. Non ci sono più le lontre a mangiare i ricci di mare, quindi la popolazione dei ricci di mare è drasticamente aumentata. Ma i ricci di mare si nutrono delle alghe dei fondali marini e così stanno sterminando le alghe. Le alghe dei fondali sono da sempre il riparo dei pesci di cui si nutrono gabbiani ed aquile. Come le orche i gabbiani riescono a trovare altro cibo ma le aquile del Nord America no e si trovano in difficoltà.“Tutto questo è iniziato col declino dei perca oceanici e delle aringhe. Perché? I cacciatori di balene giapponesi avevano sterminato la varietà di balene che mangiano gli stessi microscopici organismi che nutrono il mer-lano giallo (un tipo di pesce carnivoro). Avendo più pesce da mangiare, il merlano giallo prospera. A sua volta il merlano attacca la perca e l’aringa, che sono il cibo delle foche e dei leoni marini. Col declino della popolazi-one dei leoni marini e delle foche, le orche devono rivolgersi alle lontre”. 253Pensiamo al modo in cui ci comportiamo gli uni con gli altri. Siamo com-petitivi, alienati, isolati dagli altri ed aspiriamo a superare gli altri. Con-sideriamo che questa non è l’eccezione ma la norma, questi sono i valori che tutti noi insegniamo ai nostri figli indicandoli come il “giusto” modo

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d’essere. Questo è il motivo per cui è necessaria una scuola per gli adulti, una guida per gli adulti perplessi.Il funzionamento di una scuola di questo tipo dovrebbe variare da luogo a luogo, da paese a paese. Ciascuna nazione, ciascun paese ha una pro-pria mentalità, una cultura, un diverso livello di sviluppo tecnologico e di mezzi di comunicazione, le tradizioni con cui le persone apprendono. Per questo motivo ciascun paese, o ciascuna città, dovrà sviluppare il proprio metodo d’istruzione. Comunque i contenuti fondamentali, i principi che tutti questi sistemi educativi per gli adulti insegneranno, saranno gli stessi. Altrimenti ne risulterebbe una disparità di impegno verso la responsabil-ità reciproca nella popolazione ed una disparità di comprensione della sua importanza nella nostra vita.Esaminiamo alcuni principi fondamentali che l’educazione alla garanzia reciproca dovrebbe instillare.Media a servizio della società In The Writings of BaalHaSulam (Gli Scritti di BaalHaSulam), Ashlag dice “Il più grande dei piaceri immaginabili è essere apprezzati dalla gente. Vale la pena usare tutte le proprie energie e tutti i piaceri terreni per ottenere una certa quantità di quella cosa deliziosa. Essa è il magnete che ha attratto i più grandi di tutte le generazioni e per la quale essi hanno sminuito la vita corporale”.Quindi, per cambiare il nostro comportamento sociale, dobbiamo cambiare il nostro ambiente sociale: da un ambiente che promuove l’individualismo ad uno che promuova la reciprocità. In pratica possiamo usare i media per dimostrare come il lavoro di gruppo produce risultati migliori del lavoro individuale e come la competizione danneggia la nostra felicità e la salute. Una volta realizzato che la ricompensa è maggiore con un comportamento cooperativo che con l’individualismo, allora sarà facile collaborare e condi-videre. Nella loro acuta analisi The Wisdom of Teams: Creating the high-Perfor-mance Organization (La Saggezza dei Gruppi: Creare l’Organizzazione ad

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Alta Efficienza)gli autori Jon R. Katzenbach e Douglas K. Smith descrivono una storia di successo che vale la pena menzionare con riferimento ai van-taggi del lavoro di gruppo. La Burlington Northern Railroad era una soci-età di spedizioni di successo e fa attualmente parte di una grande compag-nia di proprietà della BerkshireHathaway, che è controllata dall’investitore Warren Buffett. Nel 1981 la Burlington Northernrailroad è stata rivoluzi-onata da sette uomini –Bill Greenwood, Mark Cane, EmmettBrady, Ken-Hoepner, Dave Burns, Bill Dewitt e Bill Berry - che hanno sfruttato la lib-eralizzazione nel settore ferroviario negli USA per velocizzare la consegna delle merci e minimizzarne i costi. Così Katzenbach e Smith descrivono lo spirito col quale hanno portato avanti quella rivoluzione: “Tutte le vere squadre condividono l’impegno verso uno scopo comune. Ma solo quei membri eccezionali di una squadra… si dedicano profondamente gli uni agli altri. I sette uomini hanno maturato una preoccupazione ed un im-pegno reciproci tanto profondi quanto la loro dedizione alla visione che cercavano di realizzare. Essi si sono preoccupati per il benessere degli altri, si sono sostenuti a vicenda in ogni modo ed ogni volta fosse necessario ed hanno sempre lavorato insieme per fare qualsiasi cosa andasse fatta”. 255Una storia tale potrebbe essere un potente esempio a sostegno dell’idea di preferire l’unione alla competizione. L’unico problema è che nel nostro mondo ultra-competitivo, anche l’unione viene utilizzata per far leva per-sonale sul gruppo che la sta praticando (o dovremmo dire, perpetrandola, a causa del suo uso improprio). Nel mondo interconnesso e interdipen-dente di oggi, questo tipo di unione è insostenibile. Nella nostra società egocentrica, l’unione durerà solo fintanto che sarà redditizia per le persone coinvolte. Nel capitolo precedente, nella sezi-one “ Dall’Io al Noi, all’Uno” , abbiamo descritto gli effetti negativi della competitività. Allo stesso tempo, abbiamo riconosciuto che “con la nostra attuale conoscenza della natura umana, non possiamo evitare questo at-teggiamento competitivo e alienante, perché proviene dal nostro interno, un comando del quarto livello del desiderio, il parlante, e non possiamo

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fermare l’evoluzione dei desideri”.Tuttavia, abbiamo già detto che non abbiamo bisogno di impedire la nos-tra evoluzione, solo spostarla verso una direzione costruttiva per tutti. Il mezzo più strumentale per raggiungere questo obiettivo è attraverso i mass media. Se sviluppassimo contenuti multimediali pro-sociali e ci bombard-assimo con questi tanto quanto ora ci bombardiamo con spot pubblicitari e televendite, che mirano a esaurire i nostri conti bancari, ci troveremmo a vivere in una società molto diversa rispetto a quella attuale. Al giorno d’oggi in casa c’è una grande quantità di intrattenimento mul-timediale, sia con la televisione che con internet. Una pubblicazione del Dipartimento di Educazione americano intitolato “Guida multimediale : Aiuta il tuo bambino durante la prima adolescenza”, ha dichiarato, “È dif-ficile capire il mondo degli adolescenti senza considerare l’enorme impatto dei mass media sulla loro vita. E’ compito delle famiglie, degli amici, delle scuole e delle comunità quello di plasmare gli interessi, gli atteggiamenti e i valori dei ragazzi giovani”. “Purtroppo, la maggior parte degli interessi che i media inducono è antisociale. Ad esempio, una pubblicazione online del Sistema Sanitario dell’Università del Michigan afferma che “A partire dal 1950 letteralmente migliaia di studi hanno chiesto se vi sia un legame tra l’esposizione alla violenza nei media e il comportamento violento. Tutti tranne 18 persone hanno risposto, ‘Sì’. ... Secondo l’AAP (L’Accademia americana dei Pediatri), ‘La prova di una vas-ta ricerca indica che la violenza nei media può contribuire ad comporta-mento aggressivo, ad una desensibilizzazione nei confronti della violenza, ad avere incubi, e alla paura di essere leso.’ “Per capire quanta violenza assorbono le giovani menti, considerate questo brano di informazione tratto dalla pubblicazione di cui sopra: “Un bam-bino americano medio vedrà in TV entro i 18 anni 200.000 atti di violenza e 16.000 omicidi”. Se questo numero non sembra allarmante, considerate che in diciotto anni ci sono 6.570 giorni. Ciò significa che, in media, ogni singolo giorno della sua giovane vita, entro i diciotto anni un bambino

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viene esposto a poco più di una trentina di atti di violenza in TV, 2,4 dei quali sono omicidi. Sullo stesso piano, nel loro libro, Development Through Life: A Psychoso-cial Approach, pubblicato nel 2008, Barbara M. Newman, PhD, e Philip R. Newman descrivono come “L’esposizione a molte ore di violenza televisiva aumenti il repertorio di comportamenti violenti nei bambini piccoli e la prevalenza di sentimenti, pensieri e azioni rabbiosi. Questi bambini sono coinvolti nella fantasia violenta, prendendo parte alla situazione televisiva mentre guardano”. 259 Se ricordiamo i neuroni-specchio, e consideriamo quanto noi, e soprattutto i bambini, impariamo attraverso l’imitazione, pos-siamo solo immaginare che danno irreversibile provochi in loro guardare la violenza, e stiamo già sentendo gli effetti di questa cattiva educazione. Uno sviluppo dei media che sia pro-sociale e pro-responsabilità recip-roca è pertanto indispensabile per la nostra sopravvivenza come società vivibile. Deve svolgere un ruolo chiave nello spostare l’attenzione pubblica dall’alienazione al cameratismo. I media ci forniscono quasi tutto ciò che sappiamo del nostro mondo. Anche l’informazione che riceviamo da amici e dalla famiglia arriva solitamente attraverso i media, la versione moderna delle voci di corridoio.Ma i media non si limitano a fornirci informazioni. Offrono inoltre cu-riosità su gente che approviamo o disapproviamo, e formiamo le nostre opinioni basandoci su ciò che vediamo, ascoltiamo, o leggiamo nei media. Dato che il loro potere sul pubblico non ha rivali, se i media puntassero verso la solidarietà e l’unione, anche la visione del mondo della maggior parte delle persone si sposterebbe verso questi valori. I media, attualmente, sono concentrati su persone di successo, magnati dei media, mega pop star, e individui di grande successo che hanno fatto mili-ardi alle spalle dei concorrenti. In tempi di crisi, come ad esempio dopo l’uragano Sandy, o durante le inondazioni, le persone si uniscono per ai-utarsi reciprocamente. In questi momenti, queste storie che i media man-dano in onda in abbondanza, aiutano a sollevare il morale e danno la spe-

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ranza che lo spirito umano non sia totalmente cattivo. Ahimè, non appena giunge la notizia successiva, i media inseguono quella storia e tutto scom-pare, portando via con sé la fede nello spirito umano. Sensazioni di sospetto e alienazione si riaffacciano quindi in prima serata. Per impiantare un cambiamento duraturo e fondamentale nella nostra visio-ne del mondo, per farci desiderare la qualità di dazione, i media dovrebbero presentare il quadro completo della realtà, e informarci della sua struttura in-terconnessa e interdipendente. A tal fine, si dovrebbero produrre programmi che dimostrino come la qualità interessi tutti i livelli della Natura-inanimata, vegetale, animata e parlante, e si dovrebbero incoraggiare le persone ad emu-larla in modo da uniformare la nostra società alle caratteristiche di dazione della Natura , la mutualità, e l’omeostasi. Invece di talk show che idolatrano persone che ce l’hanno fatta, questi spettacoli dovrebbero lodare le persone che hanno aiutato altre ad avere successo.Se i media mostrassero persone che si prendono cura l’uno dell’altro e le mettessero su un piedistallo soprattutto perché le loro azioni concordano con la legge della Natura, la Legge della Dazione, questo sposterebbe gradual-mente il favore del pubblico dall’egocentrismo al cameratismo. La gente ini-zierebbe a sentire che esiste un guadagno personale nell’essere altruista, forse molto più del guadagno che c’è nell’egoismo, se vi è qualche guadagno in esso.

Oggi, il messaggio predominante che i media dovrebbero descrivere è, “L’unione è divertente, ed è anche un bene per voi; unitevi!” Ci sono diversi modi in cui i media possono mostraci che l’unione è un dono. Anche se ogni scienziato sa che nessun sistema in natura opera in isolamento, e che l’interdipendenza è il nome del gioco, la maggior parte di noi non ne è a conoscenza. Quando vediamo come ogni organo fisico lavora a beneficio di tutto il corpo, come le api collaborano negli alveari, come un banco di pesci nuota in sintonia tanto da poter essere scambiato per un singolo pesce gi-gante, e come gli scimpanzé aiutano gli altri scimpanzé, o anche esseri umani , senza alcuna ricompensa in cambio, sapremo che la legge primaria della

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Natura è l’armonia e la coesistenza.I media possono e dovrebbero mostrarci esempi simili molto più spesso di quanto non facciano. Quando ci renderemo conto che è in questo modo che funziona la Natura, esamineremo spontaneamente le nostre società e ci sforzeremo anche noi di emulare quell’armonia. Se i nostri pensieri comin-ciassero ad andare in questa direzione, creerebbero un’atmosfera diversa e introdurrebbero nella nostra vita uno spirito di speranza e di forza, anche prima di applicare concretamente questo spirito, dal momento che saremo allineati con la forza vitale della Natura : il Creatore. Dato che, come appena detto, il nostro più grande piacere è quello di ottenere il favore delle persone, se gli altri approvano le nostre azioni e i nostri pareri, ci sentiamo bene con noi stessi. Qualora disapprovino quello che facciamo o diciamo, ci sentiamo male e tendiamo a nascondere le nostre azioni o a modificarle per seguire la norma sociale. In altre parole, dato che per noi è così importante sentirci bene con noi stessi, i media sono in una posizione unica per influenzare le azioni e i punti di vista delle persone.

I politici, non a caso, sono le persone più dipendenti dalle classifiche nella società , visto che le loro carriere e i finanziamenti dipendono dalla loro popolarità. Se mostrassimo loro che abbiamo cambiato i nostri valori, essi cambierebbero i loro per seguire il nostro esempio. E uno dei modi più facile e più efficace per dirgli cosa apprezziamo è mostrargli cosa vogliamo vedere in TV! Se mostrassimo gradimento per spettacoli che promuovono l’unione e il cameratismo, i politici potrebbero entrare in quello spirito e legiferare di conseguenza. Dato che i politici vogliono rimanere in carica, dobbiamo mostrare loro che, per mantenere gli incarichi, devono promuovere ciò che noi vogliamo che promuovano : l’unione. Quando saremo in grado di far nascere media che promuovono l’unione e la collaborazione, invece che l’auto-glorificazione di celebrità, creeremo un ambiente che ci persuaderà che l’unione e la responsabilità reciproca sono convenienti.

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Le chiavi per l’Unione

Per progettare una società più solidale, i cui membri sono responsabili gli uni degli altri, la gente ha bisogno di coltivare alcune regole di base.

1) Cibo e altre necessità: In primo luogo, le persone devono avere la si-curezza di potersi alimentare. Senza la fiducia di poter nutrire i loro figli e se stessi, non si sentono parte integrante della società, perché saranno costantemente in lotta per il cibo (se non fisicamente, allora mentalmente). Inoltre, è indispensabile che le persone abbiano sufficiente sicurezza per quanto riguarda assistenza medica, alloggio, vestiario e istruzione. Tutto ciò varierà a seconda dello standard medio di vita in ogni località, ma il sostentamento di base deve essere previsto per tutti a livello che preservi la loro dignità come esseri umani e come membri integranti della società. Per garantire il sostentamento di base, in cambio , tutti i membri della soci-età verranno formati in modo che potranno capire la natura interconnessa e interdipendente del nostro mondo, cioè il motivo per cui stanno ricev-endo questi servizi. Impareranno che essere in una società che assicura il benessere comporta anche dei doveri. Questi riguardano gli atteggiamenti delle persone verso gli altri, nonché il loro contributo di tempo o in servizi per il bene comune. Ad esempio, assicurarsi che tutti i bambini ricevano un’istruzione di base non deve costare allo Stato un centesimo. Si può fare con insegnanti disoc-cupati che lavorano volontariamente in cambio del sostentamento di base. Questa misura contribuirà in modo significativo alla coesione sociale della comunità, e la formazione suddetta sarà percepita come partecipazione a creare un mondo migliore, dando così alle persone un ulteriore incentivo positivo ad impegnarsi per la comunità. 2) La formazione: abbiamo già accennato alla formazione che aiuterà le persone a capire la natura interconnessa e interdipendente del nostro mon-

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do. Il paradigma sociale dell’Educazione Integrale suggerisce che ogni cit-tadino, anche ogni residente del paese partecipi a questa formazione. La formazione ha un duplice scopo, uno sociale e uno economico. Lo sco-po economico, che è più una prestazione supplementare che un obiettivo reale in sé e per sé, è quello di fornire alle persone le conoscenze neces-sarie per sostenersi in tempi di magre entrate. Questa parte della formazi-one comprenderà l’educazione al consumo (finanza personale), affinché la gente possa gestire le proprie famiglie in modo economicamente sosteni-bile usando risorse limitate. L’altra parte del corso, più ampia, si occuperà di tematiche relative alla per-cezione di sé come parte di un tutto più grande che condivide un obiettivo comune. Questa percezione è indispensabile per la coesione della società. Senza questo, sarà ogni uomo per sé, una società di cane-mangia-cane.

La crescente dissonanza tra questo tipo di società e la tendenza ad ag-gregarsi della realtà attuale farà senza dubbio aumentare la già eccessiva pressione sul funzionamento sociale delle persone, e il risultato sarà il tra-collo della società. Se ciò accadrà, come la storia dimostra e come descritto nei capitoli precedenti, gli Ebrei saranno considerati colpevoli, con con-seguenze da vedere.

Pertanto, qui sotto ci sono gli argomenti che, a mio avviso, dovrebbero essere inclusi nella formazione dell’EI, per dare alla gente una visione del mondo più coesa, e quindi sostenibile:

• Interconnessione nell’economia, nella cultura, e nella società, e che cosa significa per ognuno di noi. La trattazione descriverà l’evoluzione dei desideri e come, al quarto livello, vogliamo godere di ricchezza, potere e fama, il che significa di piaceri egocentrici, e che questi desideri ci spin-gono a connetterci, anche se negativamente, a scopi utilitaristici. • Interdipendenza, perché siamo diventati interdipendenti e come ciò

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dovrebbe influenzare le nostre relazioni a livello personale, sociale, e po-litico. Questo tema dovrebbe continuare la spiegazione dell’evoluzione dei desideri e mostrare perché il desiderio di sfruttarci a vicenda ci rende più dipendenti l’uno dall’altro. Come questi desideri ci portano ad impegnarci in rapporti sempre più stretti, mentre nutriamo intenzioni intrinsecamente malate verso gli altri, ci stiamo sviluppando in maniera sempre più inter-connessa, perché vogliamo usarci reciprocamente. Tuttavia, siamo altret-tanto interdipendenti perché siamo dipendenti dagli altri per la soddisfazi-one dei nostri bisogni.

• Migliorare le capacità sociali, emozionali e mentali: Imparare come far fronte alla disoccupazione e all’insufficienza finanziaria, allo stress e alla depressione che ne derivano.

Competenze comunicative, come imparare ad ascoltare, come esprimere chiaramente le proprie emozioni e i propri bisogni, come rispettarsi l’un l’altro, e come leggere il linguaggio del corpo. L’obiettivo è quello di elimin-are l’aggressività e creare una migliore comprensione reciproca.

Risolvere i conflitti interni in modo non violento.

Socializzare come mezzo di apprendimento, di auto-arricchimento , per mitigare le tensioni e ripristinare l’autostima.

• Il consumo dei Media: Come indicato in precedenza, i mass media sono lo strumento più potente per plasmare le nostre opinioni e i nostri valori. Per questo motivo, un consumo consapevole dei mezzi di comunicazione è in grado di ridurre le tendenze aggressive, di incoraggiare comportamenti pro-sociali, di fornire informazioni essenziali e comprensione del mondo e del nostro posto in esso. A dire il vero, il termine, “media”, non si riferisce solo alla TV e alla radio, ma anche ad internet, ai giornali, e ad alcune

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forme di cultura pop, come ad esempio film e musica popolare.

• Capacità di gestione del tempo: Imparare ad usare il proprio tempo per l’arricchimento personale, per l’espansione di circoli sociali, per acquisire nuove competenze professionali o per migliorarle e coltivare legami famil-iari più forti e solidi.

• Qualificare i tirocinanti come formatori per i corsi futuri.Inoltre, dove la presenza fisica è possibile, la formazione sarà effettuata at-traverso attività sociali, simulazioni, lavori di gruppo, giochi e presentazio-ni multimediali. L’apprendimento non sarà tradizionale di tipo frontale , piuttosto, l’insegnante e gli studenti saranno seduti in cerchio e parleranno da pari, imparando così attraverso l’arricchimento reciproco e la condivi-sione. Nei casi in cui la presenza fisica non è possibile, il contesto educativo sarà in gran parte interattivo, con esempi e attività concepite appositamente per per e-learning. I risultati di tale formazione dovrebbero essere duplici: 1) capire come gestire la propria vita personale con l’odierno ambiente sociale mutevole e l’ instabilità economica; 2) capire che c’è una legge naturale che stimola gli avvenimenti, che tale legge è severa e inesorabile come la gravità, e che pertanto è necessario padroneggiare questi nuovi modi di lottare per il nostro bene. Sebbene tutti noi dobbiamo sapere come comportarci in base alla Legge dell’interdipendenza, che ci viene imposta dalla Legge della Dazione, il Creatore, ciò non vuol dire che tutti dovranno studiare la Kabbalah. Colo-ro che desiderano studiare possono farlo, ma coloro che non hanno voglia di raggiungere il Creatore contribuiranno ugualmente al “super-organismo dell’umanità”, per usare le parole di Christakis e Fowler, semplicemente vi-vendo le leggi della garanzia reciproca senza comprendere il funzionamen-to interno della Creazione. Come non c’è bisogno di essere un elettricista qualificato per accendere

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la luce correttamente e in modo sicuro, così non tutti devono essere kab-balisti, o “esperti nel funzionamento della Legge di Dazione”, usando un fraseggio più contemporaneo, per applicare la Legge di Dazione nelle loro vite correttamente e in modo sicuro. Dopo tutto, questa legge esiste allo scopo di beneficiare le Sue creature, come abbiamo imparato nel Capitolo 2. Di conseguenza, tutto ciò che dobbiamo imparare è come usarla corret-tamente, a nostro vantaggio, come abbiamo imparato a usare l’elettricità, la gravità, il magnetismo, e qualsiasi altra forza o legge della natura. Detto questo, come gli elettricisti costruiscono dei sistemi che tutti usano in modo sicuro senza alcuna conoscenza professionale, così i Kabbalisti dovranno costruire dei sistemi sociali e di apprendimento capaci di in-culcare nella società la qualità della dazione, in modo che tutti possano utilizzare questi sistemi e trarne vantaggio, anche senza alcuna conoscenza della Kabbalah. 3) La tavola rotonda: è un mezzo di primaria importanza, e quindi merita tutto un articolo per sé, è il formato di discussione in tavola rotonda. In questo tipo di discussione, tutti i partecipanti sono di pari dignità e rap-presentano opinioni diverse, spesso opposte, su temi fondamentali per il benessere e la solidità della comunità, città, stato o paese . L’obiettivo della discussione non è né di conciliare differenze né indurre al compromesso. L’obiettivo è piuttosto quello di trovare un denominatore comune che sta al di sopra dei conflitti e delle controversie. Trovare un tale elemento ha come risultato che gli argomenti controversi sembrano improvvisamente molto meno importanti di prima, e impallidiscono in confronto all’unione e al calore che ora i partecipanti sentono l’uno verso l’altro. Successivamente, vengono trovate facilmente le soluzioni ai con-flitti prima persistenti, in uno spirito di buona fede dovuto all’interesse comune appena scoperto.In Israele, diverse organizzazioni e movimenti hanno adottato il formato discussione della tavola rotonda. Il movimento Arvut (garanzia reciproca), per esempio, ha implementato questo mezzo di riflessione centinaia di

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volte, e ogni volta che questo formato è stato utilizzato, è stato visto come un grande successo da parte dei partecipanti stessi. In questo modo, sono state risolte nel giro di poche ore questioni che per anni rimaste insolute. Finora in Israele, questo è stato provato nelle grandi città, nei villaggi, nei kibbutz, nei villaggi arabi e Druz, mettendo insieme i coloni più estremisti dell’ala destra della Giudea e della Samaria con gli arabi della Cisgiorda-nia, nello Knesset (parlamento israeliano), e all’interno di popolazioni in difficoltà come gli immigrati provenienti dall’Etiopia e dall’ex Unione So-vietica. Questi eventi si sono conclusi con un profondo senso di unione e calore al 100 per cento del tempo. Per le testimonianze video-registrate e maggiori dettagli sulle tavole rotonde visitate il sito http://www.arvut.org/en/round-table. Discussioni in tavole rotonde sono state condotte anche nel resto del mondo. New York e San Francisco (USA), Toronto (Canada), Francoforte e Norimberga (Germania), Roma (Italia), Barcellona (Spagna), San Pietro-burgo e Perm (Russia), sono solo alcuni dei tanti luoghi in cui è stata realiz-zata questa forma di discussione, sempre con lo stesso successo clamoroso che hanno avuto in Israele. Con spirito di uguaglianza, le deliberazioni reali coinvolgono anche il pub-blico, e seguono questa procedura: un gruppo di individui provenienti da ambienti diversi, spesso contrastanti, siedono intorno al tavolo principale, i relatori esprimono i loro pareri su un argomento dichiarato dal condut-tore della manifestazione. Il pubblico, successivamente, pone delle domande ai relatori, di cui uno o più possono rispondere. È una regola inviolabile che i relatori non devono disapprovare gli altri relatori o interferire con le loro parole. La critica per-sonale è inoltre severamente vietata. In questo modo, il pubblico ascolta una serie di opinioni che non si oppongono l’una con l’altra, ma piuttosto si completano reciprocamente. Successivamente, il pubblico viene suddiviso in tavole multiple e discute sulle domande poste dal conduttore nello stesso modo e con lo stesso

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spirito dimostrato dal gruppo. Infine, le tavole vengono riconvocate in un’assemblea generale e ogni tavola presenta le sue conclusioni, inoltre condivide le sue impressioni sull’intero evento. Sono state provate di recente anche alcune tavole rotonde on-line, e anche queste hanno avuto molto successo. Naturalmente, ogni luogo ha la sua mentalità unica, e ogni veicolo: un evento dal vivo, un incontro online, o una trasmissione televisiva, ha i suoi vantaggi e svantaggi. Pertanto, non es-istono due eventi uguali. Eppure, lo spirito di cameratismo e l’impegno ver-so la garanzia reciproca che stanno alla base di ogni discussione assicurano il successo di questi incontri unici. Anche se maggior parte delle società è ancora molto lontana dal vivere il concetto di garanzia reciproca, queste discussioni, come dimostrano le registrazioni video, riescono a trasmettere il senso autentico di come ci si sentirebbe nel vivere in garanzia reciproca.Educare i Bambini in maniera Integrale

Mentre gli adulti devono assumersi la responsabilità di cambiare in modo positivo il loro ambiente sociale, quando si tratta di bambini e ragazzi la situazione diventa molto più complicata. Qui è responsabilità degli adulti, insegnanti ed educatori, sia attraverso iniziative private o con il sostegno del governo, costruire questo ambiente che induca alla coesione. Il sistema scolastico attuale approva la competitività senza sosta. In sé per sé, la competizione è naturale non è negativa intrinsecamente , ma se con-sideriamo la cultura competitiva di oggi e quello che sta facendo a noi , e ancora di più ai nostri bambini, è chiaro che stiamo usando quella carat-teristica in modo inappropriato. Alfie Kohn, un noto oppositore della competizione in No Contest: The Case Against Competition, , ha citato lo psicologo, Elliot Aronson: “Dal giocatore di calcio di una Piccola Federazione che scoppia in lacrime dopo la sconfitta della sua squadra, agli studenti universitari che in uno stadio di calcio che cantano ‘siamo i numero uno!’; da Lyndon Johnson, il cui giudizio è stato quasi certamente distorto dal suo desiderio spesso dichi-

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arato di non voler essere il primo Presidente americano a perdere una guerra, al bambino di terza elementare che disprezza il suo compagno di classe per una performance superiore in un test di aritmetica; manifes-tiamo un’ossessione culturale sconcertante nei confronti della vittoria”. 260In effetti, le biblioteche e internet sono pieni di studi che indicano che la competizione e l’individualismo sono cattivi, e la collaborazione e la coo-perazione sono buone, sia al lavoro che a scuola. Jeffrey Norris ha pub-blicato una storia sul News Center di UCSF, dal titolo, “Il Premio Nobel Yamanaka sottolinea il Valore della Formazione e della Collaborazione”. In quella storia, Norris ha affermato, “Lo scienziato solitario che lavora fino a tarda notte per completare un esperimento innovativo che porta a un mo-mento Eureka di gioia solitaria è una scena comune nei film di Hollywood, ma in realtà la scienza è un’attività altamente sociale”.261 Più tardi, nella sezione “La Collaborazione Sinergica Porta al Progresso”, aggiunge, “Nelle strutture aperte degli edifici per moderni laboratori scientifici ciascuno dei principali ricercatori scientifici lavora con diversi borsisti post-dotto-rato, studenti laureati e tecnici, e un visitatore non può dire dove finisce un laboratorio e inizia l’altro. Le idee scientifiche e il cameratismo sono coltivati in un ambiente interattivo”.262È lo stesso per la scuola. Sono già stati condotti numerosi esperimenti sui benefici della collaborazione nel sistema educativo. In un saggio in-titolato: “Una storia di successo della Psicologia dell’Educazione: Teoria dell’interdipendenza sociale e apprendimento cooperativo,” i professori David W. Johnson e Roger T. Johnson dell’Università del Minnesota pre-sentano il caso della teoria dell’ “interdipendenza sociale”. Nelle loro pa-role, “Negli ultimi 11 decenni sono stati condotti più di 1.200 studi di ricer-ca sugli sforzi cooperativi, competitivi e individualistici. I risultati di questi studi hanno convalidato, modificato, raffinato, ed esteso la teoria”.263Gli autori procedono descrivendo quello che questi studi hanno riscon-trato. I ricercatori hanno confrontato l’efficacia dell’apprendimento coop-erativo, con l’apprendimento competitivo e individuale di uso comune. I

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risultati sono stati inequivocabili. In termini di trasparenza individuale e responsabilità personale, hanno concluso, “L’interdipendenza positiva che lega insieme i membri del gruppo si ipotizza che determini sentimenti di responsabilità per (a) completare la propria parte di lavoro e (b) facilitare il lavoro degli altri membri del gruppo. Inoltre, quando le prestazioni di una persona influiscono sui risultati dei collaboratori, la persona si sente re-sponsabile del proprio benessere e di quello dei collaboratori. Il fallimento stesso è cattivo, ma provocare il fallimento altrui è peggio”.264 In altre pa-role, l’interdipendenza positiva trasforma le persone individualiste in per-sone che si prendono cura degli altri e che collaborano, l’esatto contrario dell’attuale tendenza di crescente individualismo fino al narcisismo. 265

Johnson e Johnson fanno una distinzione tra interdipendenza positiva e interdipendenza negativa. Quella positiva comporta “...una correlazione positiva tra i raggiungimenti dell’obiettivo degli individui; gli individui percepiscono di poter raggiungere i loro obiettivi se e solo se gli altri indi-vidui con i quali sono legati in modo cooperativo raggiungono i loro obiet-tivi”.266 Quella negativa implica che “gli individui percepiscono di poter raggiungere i loro obiettivi se e solo se gli altri individui con i quali sono legati competitivamente non riescono a raggiungere i loro obiettivi”.267 Al fine di dimostrare i vantaggi della collaborazione, i ricercatori hanno misurato i risultati degli studenti che hanno collaborato, rispetto a coloro che hanno gareggiato. Le loro conclusioni: “La media della persona che ha collaborato, ha raggiunto circa i due terzi di deviazione standard in più ,sopra la media della persona che ha operato in una situazione competi-tiva o individualista”. 268Per comprendere il significato di tale deviazione sopra la media, che se un bambino è uno studente con una media D, collaborando, i voti dello studente balzerebbero ad una sorprendente media A+. Inoltre, i Johnson scrivono: “La cooperazione, se paragonata a sforzi competitivi e individu-alistici, tende a promuovere una maggiore conservazione a lungo termine,

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una maggiore motivazione intrinseca, delle aspettative per il successo, un pensiero più creativo... e atteggiamenti più positivi verso il compito e la scuola”.269 In altre parole, non solo i bambini beneficiano di questo atteg-giamento pro-sociale, ma ne guadagna l’intera società. Nei primi mesi del 2012, con il professore di Psicologia e Terapeuta Ge-stalt ,dottor Anatoly Ulianov sono stato co-autore , di un libro intitolato: La Psicologia della Società Integrale. Il libro espone dettagliatamente gli elementi essenziali dell’EI, con riferimenti specifici alla società ultra-com-petitiva di oggi. In sostanza si afferma che, poiché la concorrenza è innata nella natura umana, come già detto in questo libro riguardo all’aspirazione del livello parlante per la ricchezza, il potere e la fama , non dobbiamo rep-rimerla. Al contrario, piuttosto che competere per essere il re (o la regina) della collina, per così dire, possiamo favorire un clima sociale che approvi la competizione per la persona che contribuisce di più per gli altri.

In particolare, coloro che dovrebbero essere dichiarati vincitori sono in-dividui che hanno fatto di più per fare del bene gli altri. In un certo senso, è un concorso per diventare colui che ama gli altri di più. Così, l’impulso naturale di primeggiare dei bambini, e in particolare, di primeggiare sugli altri, non viene inibito, permettendo loro di sviluppare pienamente il loro potenziale, incanalandolo verso un beneficio per la società, invece che per se stessi, dal momento che l’unico modo per vincere questo tipo di com-petizione è quello di essere il più buono. In questo modo, la concorrenza diventa uno strumento per avviare nei bambini la qualità della dazione. Per favorire questo clima sano, i rapporti da pari a pari e le relazioni inseg-nante-studente devono riflettere tali valori pro-sociali. Ciò comporta al-cune modifiche del metodo educativo tradizionale, la premessa in EI è che oggi la sfida più importante nell’educazione non è trasmettere informazi-oni, ma piuttosto quella di infondere la capacità di acquisire informazioni rapidamente e nel modo più utile ai diversi obiettivi degli studenti. Questo è uno scostamento dal paradigma tradizionale che deriva dalla dif-

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ferenza tra la vita di oggi e quella al tempo della rivoluzione industria-le, periodo in cui è stato concepito il concetto di insegnamento frontale dell’informazione. Nell’Era dell’Informazione, i dati si accumulano così rapidamente che le esperienze passate possono servire solo come base per ulteriori occasioni di apprendimento. Nel prepararsi per il mondo adulto di oggi, gli scolari hanno bisogno di imparare come imparare più che di assorbire informazioni. Inoltre, a causa della natura interconnessa e interdipendente del mondo di oggi, fin dall’inizio i bambini hanno bisogno di comprendere che l’interesse per se stessi , da solo, non porterà alla felicità. Piuttosto, come dimostrano Johnson e Johnson, la considerazione reciproca e l’apertura agli altri pro-muoveranno la loro possibilità di riuscita e di felicità. Ma i bambini hanno bisogno di sperimentare l’interconnessione del mon-do nella vita reale, e non soltanto di sentirne parlare. Un modo pratico per raggiungere questo obiettivo è quello di trasformare l’aula in un micro-cosmo, un mini-ambiente, una piccola famiglia dove tutti si prendono cura gli uni degli altri. A tal fine, l’EI propone che gli studenti e gli insegnanti o “educatori”, come vengono chiamati in nell’EI , siedano in cerchio, e l’apprendimento si svol-gerà attraverso vivaci discussioni sul tema. I cerchi collocano l’educatore e gli studenti sullo stesso livello, in modo che l’educatore possa guidare dolcemente la discussione verso l’apprendimento, e ancora più importante, verso la comprensione reciproca, senza essere invadente o prepotente. Un altro aspetto importante è il programma scolastico. Questo dovrebbe riflettere la natura interconnessa del mondo. Il curriculum dovrebbe in-oltre favorire l’integrazione degli argomenti. Così, materie di studio come la matematica, la fisica, la biologia non verranno insegnate separatamente, ma nel contesto della natura nel suo complesso, che è come funzionano nella realtà le leggi delle tre discipline. L’integrazione dovrebbe essere insita nello studio vero e proprio, ed è molto probabile vedere gli studenti applicare le leggi della biologia nei loro studi

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in materie umanistiche. Dopo tutto, l’umanità è già stata etichettata come “un super organismo”, e quindi applicare le leggi della biologia alla società umana sembra un’evoluzione naturale. Degno di nota è anche il punto che nell’EI, gli educatori sono spesso non insegnanti, ma studenti più grandi. Ciò aumenta la coesione comples-siva e il cameratismo tra gli studenti di diverse fasce di età, sviluppa le capacità verbali e pedagogiche dei giovani educatori, e induce nei tutor un’assimilazione molto più profonda dell’informazione, perché la devono insegnare. Ma soprattutto, quando i giovani tutor insegnano invece degli insegnan-ti adulti, i problemi di disciplina diventano praticamente obsoleti. Dato che i bambini più piccoli guardano naturalmente ai bambini più grandi di loro di due o tre anni, invece del risentimento per gli educatori, che spesso sentono verso gli insegnanti adulti, cercano il loro favore e gareg-giano per essere il miglior studente agli occhi dei tutor. Mettete in relazione quell’aspirazione con il desiderio di cui sopra di essere il migliore nell’essere buono, e avrete un ambiente scolastico in cui i bambini saranno felici di ve-nire la mattina, e in cui cresceranno fino a diventare degli adulti fiduciosi e pro-sociali. Adattandolo ai fini dell’EI, l’apprendimento stesso si svolgerà in gruppi, in quanto è la forma di studio più vantaggiosa per migliorare le capacità sociali e per inculcare l’informazione, secondo gli studi di Johnson e John-son di cui sopra. Pertanto, la valutazione di uno studente non riguarderà la sua capacità di memorizzare e recitare in una prova standardizzata. Al contrario, le valutazioni saranno affidate ai gruppi piuttosto che ai singoli individui. Ciò permetterà di migliorare ancora di più il senso di respon-sabilità del gruppo e la garanzia reciproca tra gli studenti. Detto questo, gli insegnanti e gli educatori dovranno inviare regolarmente rapporti ai genitori e ai dirigenti scolastici riguardanti il progresso sociale ed educativo dei bambini. Poiché gli insegnanti saranno molto più vicini agli studenti di quanto consentano i metodi di insegnamento di oggi, si

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accorgeranno se nasce un problema con un bambino prima che questo peggiori in una grave crisi. Una volta alla settimana, gli studenti dovrebbero lasciare l’edificio scolas-tico e andare in gita, per conoscere il mondo in cui vivono. Il sistema edu-cativo deve fornire loro la conoscenza di prima mano delle istituzioni che influenzano le loro vite, le autorità di governo, e la storia e la natura dei luoghi in cui vivono. Tali uscite devono comprendere musei, escursioni nei vicini parchi, visite alle comunità agricole, tour nelle fabbriche, negli os-pedali, e gite presso le istituzioni governative, stazioni di polizia, e così via. Ognuna di queste escursioni richiederà una preparazione che fornirà agli studenti la conoscenza preventiva del luogo che stanno per visitare, il ruolo di quel luogo nella società, a cosa contribuisce, possibili alternative, e le origini di quel luogo o istituzione. Ad esempio, prima di una gita alla stazione di polizia locale, gli studenti ricercheranno su Internet il tema delle attività di polizia, se possibile, con informazioni specifiche sulla stazione che stanno per visitare. Impareran-no come la polizia è arrivata ad agire come fa oggi, come si inserisce nel tessuto della vita nella nostra società, e quali alternative alla polizia po-tremmo immaginare. In questo modo, i bambini imparano a conoscere il mondo in cui vivono, sviluppano il pensiero creativo per immaginare un futuro più desiderabile, praticano un lavoro di squadra, e migliorano le loro capacità di appren-dimento. Dopo la gita, ulteriori discussioni consentiranno agli studenti di condividere ciò che hanno imparato, trarre conclusioni, dare suggeri-menti, e confrontare quello che hanno trovato con le nozioni che avevano sull’argomento prima della gita. Ci sarebbe molto altro da dire sulle scuole di EI, come ad esempio ri-guardo le relazioni genitori-scuola-studente, l’approccio ai compiti a casa, ore raccomandate da trascorrere a scuola, le vacanze, le politiche sulle pu-nizioni-o-non-punizioni, ecc... L‘ulteriore sviluppo di questo argomento va oltre scopo di questo libro, ma l’idea che circonda l’EI dovrebbe essere

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chiara: i bambini hanno bisogno di imparare in un ambiente interconnes-so, di sperimentare in prima persona i vantaggi e il divertimento associati al vivere in un ambiente del genere.

Il nostro Privilegio, il nostro dovere,il nostro tempo

Abbiamo bisogno di menzionare un’ultima cosa riguardo l’educazione de-gli adulti, dei giovani e dei bambini. Nessuna forma di educazione integrale avrà successo se mira solo a migliorare la nostra vita materiale. Anche se questo è un obiettivo auspicabile, non può essere raggiunto senza una pro-fonda comprensione che tutta l’umanità si sta muovendo verso un’era di interconnessione e interdipendenza perché questa è la legge della Natura. Le persone non hanno bisogno di chiamarlo “il Creatore”. Non è necessa-rio che chiunque aspiri a raggiungere un livello di percezione più alto, più profondo, più ampio a meno che questa non sia la loro volontà. Tuttavia, la gente dovrà sapere che l’equivalenza della forma, essendo come la Legge della Natura, significa essere interconnessi, spetta a noi adattare di conseg-uenza il nostro modo di vivere. Coloro che impostano il curriculum e progettano programmi di studio come appena descritti, saranno dei Kabbalisti. Detto questo, gli studi di Kabbalah non saranno mai obbligatori perché solo coloro che desiderano trasformare se stessi , per impegnarsi nel servizio degli altri, e che desid-erano sinceramente acquisire la qualità della dazione, dedicheranno la vita a questa vocazione. Certo, una tale trasformazione sociale è un compito pesante. Eppure, noi Ebrei siamo stati trasformati prima, e dormiente o sveglio, il ricordo di quella trasformazione esiste in ognuno di noi. A nessun’altra nazione è stato dato il compito di redimere l’umanità, come è stato dato agli Ebrei, e a nessun’altra nazione sono stati dati gli strumenti per farlo. È la nostra vocazione, è il nostro privilegio, è il nostro dovere ed è il nostro tempo.

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È da quel senso del dovere che nasce l’idea del metodo di formazione sug-gerito sopra. Può sembrare un metodo poco ortodosso, ma le sue fonda-menta sono radicate profondamente nella nostra storia e nella profondità delle nostre anime, e i suoi “principi” sono stati testati con successo da altre dottrine. Essa avrà successo se ci uniremo, e fallirà se non lo faremo. Come dissero i nostri saggi dissero: “Grande è la pace, perché anche quando Is-raele adora idoli , ma c’è pace tra di loro, il Creatore dice: ‘È come se io non posso governare perché c’è pace tra di loro’” 270. Vorrei concludere con un riferimento alle parole di Baal HaSulam, alla fine della sua “Introduzione al Libro dello Zohar”. Egli conclude la sua intro-duzione con una dichiarazione che, se Israele svolgesse la sua missione e portasse al mondo la felicità attraverso l’unione e l’acquisizione della qual-ità della dazione, le parole del Profeta Isaia si avvererebbero, e le nazioni si unirebbero a noi e ci aiuterebbero nella nostra missione. Come cita Baal HaSulam, “Così dice il Signore Dio: ‘Ecco, io leverò la mia mano verso le nazioni, e alzerò la mia bandiera verso i popoli: ed essi porteranno i tuoi figliuoli in braccio, e le tue figlie saranno portate sulle loro spalle “» (Isaia 49:22).

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Come un Fascio di CannePerché l’unione e la garanzia reciproca sono

quello che ci serve oggi

Indice Lo Spettro e lo Spirito (come sono arrivato a scrivere questo libro)

ono nato nel 1946, nel mese di agosto, nella città di Vitebska in Bielorussia. Era la seconda estate dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e la ripresa era ancora molto lenta, faticosamente si stava

tornando alla piacevole monotonia della normalità. Essendo il figlio pri-mogenito di padre dentista e madre ginecologa la mia è stata un’ infanzia piuttosto spensierata, in un quartiere di periferia, senza i problemi mate-riali che preoccupavano la maggior parte dei miei coetanei.

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Tuttavia, un’ombra mi accompagnò per tutta la fanciullezza e l’adolescenza era lo spettro dell’Olocausto, quel fantasma di cui molti avevano scelto di non parlare, sebbene fosse sempre presente. I nomi dei membri della fami-glia o degli amici morti venivano menzionati con voce cupa, dando l’idea di una presenza inquietante, era come se fossero ancora tra noi, anche se sapevo che non era vero.Ancora più strano, era il disgusto dei miei coetanei Russi verso gli Ebrei. I bambini, con i quali ero cresciuto, odiavano gli Ebrei semplicemente per-ché erano tali. Pur sapendo bene cosa fosse accaduto ai loro vicini Ebrei solo un anno prima, si dimostrarono, a detta degli anziani, insensibili e sarcastici esattamente come prima della guerra. Questo, non riuscivo a capirlo. Perché erano così pieni di odio? Quale errore imperdonabile era mai stato commesso dagli Ebrei? E dove avevano imparato quei racconti dell’orrore su ciò che gli Ebrei avrebbero potuto fare ?Come ci si sarebbe aspettati dal figlio di due medici, anche io “scelsi” di far carriera in ambito medico, studiai medicina bio-cibernetica, la scienza che esplora i sistemi del corpo umano, diventai scienziato e ricercatore presso l’Istituto di Ricerca ematica a San Pietroburgo. E mentre fantasticavo, con grande gioia ed orgoglio, di essere il vincitore del premio Nobel sul palco di Stoccolma, in Svezia, iniziò ad emergere con forza una passione pro-fonda che avevo da sempre. Cominciai a pensare “ voglio comprendere il Sistema, voglio sapere come funziona ogni cosa ”, ma soprattutto iniziai a riflettere sulle motivazioni, sui “perché” del mondo. Essendo uno scienziato, nel mio intimo, cominciai a cercare delle risposte scientifiche. Ero alla ricerca di parole capaci di spie-gare ogni cosa, non solo calcolare la massa di un oggetto o l’accelerazione durante la caduta ma quale fosse , in primo luogo, la causa dell’esistenza dell’oggetto stesso. La scienza non mi diede risposte, così decisi di andare oltre. Dopo essere stato per due anni un refusenik (Ebreo sovietico a cui era negato il permesso di emigrare all’estero) finalmente nel 1974 riuscii a partire per Israele, e lì continuai a cercare il significato e la ragione di ogni

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cosa. Due anni dopo il mio arrivo cominciai a studiare la Kabbalah. Ma fu solo nel febbraio 1979 che trovai il mio insegnante Rabash , il primogenito successore del Rav Yehuda Leib HaLevi Ashlag, conosciuto come Baal Ha-Sulam (Padrone della Scala) per il suo commento “La Scala” (Sulam) sul libro dello Zohar.Alle fine le mie preghiere furono esaudite! Ogni giorno, ad ogni ora, ave-vo nuove rivelazioni, i vari aspetti della realtà, come un puzzle, uno ad uno, trovarono la loro collocazione e cominciò a formarsi davanti a me un quadro coerente del mondo, come se la nebbia stessa prendesse forma da-vanti ai miei occhi stupefatti. La mia vita fu trasformata e mi immersi negli studi, assistendo Rabash in ogni modo possibile. Fortunatamente, ero in grado di sostenere la mia famiglia lavorando solo poche ore al giorno e, tutto il resto del tempo, lo passavo ad assorbire la saggezza della Kabbalah al massimo e nel modo più profondo possibile. Stavo vivendo una realtà da sogno!!! Avevo una famiglia meravigliosa, vivevo in un paese dove mi sentivo veramente libero, avevo un buon tenore di vita e avevo trovato le risposte alle domande che mi ero sempre fatto.Uno dei quesiti più pressanti era legato alla causa dell’odio verso gli Ebrei. Nella Kabbalah trovai finalmente una spiegazione, perché esisteva e per-ché perdurava e, ancora più importante, capii che cosa si doveva fare per debellarlo.L’ antisemitismo è un dolore nel cuore dell’umanità, l’eco di una ferita ap-erta che il mondo si porta dietro da quasi 4000 anni, da quando il nostro patriarca Abramo lasciò Babilonia. Grazie alla Kabbalah ho compreso che Abramo propose al suo popolo di unirsi e di essere ancora una volta “una sola lingua ed un solo discorso” ( Genesi 11:1) e che Nimrod, re di Babi-lonia in quel tempo, aveva proibito ad Abramo di diffondere le sue idee. Gradualmente, ho realizzato che il mondo attuale ha bisogno della stessa unità, di quel cameratismo e quella mutua garanzia sviluppate da Abramo col suo gruppo e la sua progenie, e che il re Nimrod gli aveva impedito di trasmettere a fratelli e sorelle Babilonesi.

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Una mattina stavo seguendo la lezione del mio insegnante Rabash, sull’ “Introduzione al libro dello Zohar” di Baal HaSulam, alla fine del libro Baal HaSulam scrive che se gli Ebrei non avessero portato al mondo la conoscenza e l’orientamento verso l’unità le nazioni del mondo avreb-bero odiato gli Ebrei, umiliandoli , cacciandoli fuori dalla Terra d’Israele, e tormentandoli ovunque si trovassero, avevo già letto prima quel comp-lesso saggio ma, quella volta, ebbe su di me un impatto più forte, sentii emergere da dentro un altro livello del mio sviluppo. Più tardi quel giorno, andammo a Kfar Saba, una piccola città vicino a Tel Aviv, per un seminario ebraico (Kolel) che prese il nome dal mio stimato mentore. Nello scan-tinato il Rabash mi mostrò una scatola di cartone, di grandezza media, piena fino all’orlo di pezzi di carta scritti a mano, mi chiese di metterla in macchina e di riportarla a casa sua. Misi la scatola nel cofano e, durante la strada del rientro, gli chiesi cosa conteneva. Senza tante cerimonie egli sussurrò: “ alcuni vecchi manoscritti di Baal HaSulam.” Lo guardai, ma lui continuò a fissare la strada e restò silenzioso per tutto il rientro.Quella sera le luci restarono accese per tutta la notte, nella cucina di Ba-ruch Ashlag. Io restai là e lessi, in modo meticoloso, ogni pezzo di carta sino a quando ne trovai uno che mi permise di non cercare più. Era il pezzo del rompicapo, che stavo cercando senza neanche saperlo, era il la chiave di volta, il primo passo del cammino che intrapresi da quel momento in poi. Il foglio che avevo trovato, che ora fa parte degli ”Scritti dell’ultima generazione” di Baal HaSulam, narrava una storia di agonia e sete , di amore e amicizia, di liberazione ed impegno. Ecco le parole che trovai: ” C’è un’allegoria su alcuni amici che si erano persi nel deserto, erano affamati ed assetati. Uno di loro aveva trovato un luogo pieno in abbondanza, di ogni delizia, si ricordò dei suoi poveri fratelli ma era molto lontano da loro e non sapeva dove fossero. … Cominciò ad urlare forte ed a suonare il corno, forse i suoi poveri affamati amici avrebbero sentito la sua voce si sarebbero avvicinati e sarebbero andati in quel luogo pieno di ogni delizia.”Questo è il problema che abbiamo davanti: ci siamo persi in un terribile

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deserto con tutta l’umanità ed ora noi abbiamo trovato un grande, im-menso tesoro cioè i libri della Kabbalah. Questi libri riempiono le nostre anime desiderose e ci donano in abbondanza ricchezza e accordo.“ Ci siamo saziati e c’è ancora tanto da conoscere, ma il ricordo degli amici, lasciati senza speranza nel terribile deserto, resta nel profondo dei cuori, la distanza è grande e le parole non riescono a colmarla. Per questo motivo è stato preparato questo corno, da suonare forte in modo che i nostri fratelli possano sentire, avvicinarsi ed essere felici come noi.“Sappiate fratelli nostri, carne nostra che l’essenza della saggezza della Kab-balah consiste nella comprensione di come il mondo scese dal suo stato elevato, paradisiaco, sino al nostro ignobile stato. … Perciò è molto sem-plice trovare nella saggezza della Kabbalah tutte le future correzioni deter-minate dalla perfezione dei mondi superiori, attraverso le indicazioni dei libri, d’ora in poi, sapremo come correggere i nostri modi di essere.“Immaginate, per esempio, se oggi venisse trovato un libro storico che descriva il comportamento sia degli individui che della società, negli ul-timi diecimila anni. I nostri governanti dovrebbero cercare qualsiasi sug-gerimento, per migliorare la vita attuale e noi potremmo tornare a ‘nessun clamore nei nostri vasti spazi’ , la corruzione e la terribile sofferenza ces-serebbero, ogni cosa andrebbe a posto , tranquillamente. “Ora illustri lettori, questo libro che sta di fronte a voi descrive, in modo molto chiaro, l’intera saggezza legata all’arte di governare ed evidenzia minuziosamente i comportamenti legati alla vita pubblica e privata, di tutti i tempi. Sono i libri della Kabbalah dove i mondi corretti sono registrati. ….. Apriteli e troverete indicazioni su quali comportamenti tenere sino alla fine dei giorni, insieme a lezioni per poter risolvere tutti i problemi della vita, anche quelli più attuali.“...Non posso più trattenermi: ho deciso di rivelare quali siano i compor-tamenti da tenere per la correzione del nostro futuro, come ho compreso leggendo e studiando questi libri . Voglio parlare all’umanità con questo corno e penso che sarà sufficiente per radunare tutti quelli che meritano di

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iniziare a studiare e ad approfondire i libri. Perciò loro definiranno se stessi e l’intero mondo secondo una scala di merito (1)”.Circa un anno dopo il ritrovamento di queste carte, ho pubblicato i miei primi tre libri, con la guida ed il sostegno del mio maestro. Da allora in poi ho continuato a pubblicare e ho diffuso la Kabbalah anche con nu-merosi altri mezzi. La realtà di oggi è molto dura e spesso la gente non ha la pazienza o il desiderio di immergersi nei libri, come Baal HaSulam immaginava, ma l’essenza della saggezza, l’amore e l’unità quali basi della realtà , che la Kabbalah infonde, restano veri come sono stati sempre.All’inizio del secolo l’antisemitismo è cresciuto di nuovo in tutto il mondo, e lo spettro dell’odio verso gli Ebrei ha ora radici mondiali, si sta diffonden-do in modo subdolo e velenoso, sta minacciando di infestare intere nazioni con la giudeo-fobia e si rischia di ripetere gli orrori del passato.Ma ora sappiamo cosa fare: ogni volta che gli Ebrei si uniscono, il serpente nasconde la testa. Lo spirito di cameratismo e la mutua responsabilità sono sempre stati la nostra “arma”, lo scudo contro le avversità, ora dobbiamo fare appello a questo spirito, rivestirci di esso e fare in modo che la sua cal-da azione terapeutica ci avvolga. E una volta fatto, dobbiamo condividere questo spirito con il resto del mondo perché è la nostra vocazione, l’essenza del nostro essere “una luce per le nazioni”.Dato che abbiamo bisogno di risposte alle nostre domande più profonde e tutti gli Ebrei, nell’intimo, vogliono conoscere la cura per l’antisemitismo, e siccome questo è il lascito del mio maestro e del suo grande maestro non-ché padre, ho deciso di descrivere minuziosamente cosa ho imparato da loro. Mi hanno fatto comprendere che cosa vuol dire essere un Ebreo, cosa significa avere un compito e che cosa significa condividere, ma soprattutto mi hanno insegnato che cosa significa amare come il Creatore.

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P O S T F A Z I O N E

on è stato facile scrivere questo libro. Ho scritto decine di libri, ma nessuno è stato così impegnativo emotivamente e così in-tellettualmente stimolante. Per molti anni, sono stato a cono-

scenza del compito che sta davanti a noi, ma ho sempre esitato a scrivere direttamente ai miei fratelli Ebrei. Non volevo essere percepito come con-discendente e prepotente, essere noiosamente predicatorio o ammonitore, non è nella mia lista delle “Cose da fare”.

“L’umanità merita di essere riunita in una sola famiglia. Allora tutte le dispute e la mancanza

di volontà, che derivano dalle divisioni delle nazioni e dai loro confini, cesseranno. Tuttavia, il mondo ha bisogno di mitigazione, in base alla quale l’umanità sarà perfezionata attraverso le caratteristiche uniche di ogni nazione. Questa è la mancanza che l’Assemblea di Israele com-

pleterà.”

The Rav Kook, Orot HaRaaiah[Lights of the Raaiah], Shavuot, p 70

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Eppure, i miei studi di Kabbalah con Rabash mi hanno insegnato che il mondo si sta muovendo verso la direzione del caos. Ecco perché il padre Baal HaSulam e suo figlio Rabash erano desiderosi, più di qualsiasi kabbal-ista precedente, di diffondere l’antica saggezza come una cura per la forte crescita dell’egoismo dell’umanità.Baal HaSulam, già all’inizio degli anni ‘30, era preoccupato della crescente interdipendenza globale, quando ancora nel mondo poche persone erano consapevoli del sistema. Sapeva che questo avrebbe portato ad una crisi ir-risolvibile se l’umanità non avesse supportato quella dipendenza reciproca con la garanzia reciproca, che la natura umana non sarebbe stata in grado di tollerare il contrasto tra interdipendenza e avversione reciproca.Allo stesso tempo, anche in quella fase precoce della nostra globalizzazi-one, Baal HaSulam si rese conto che il processo era irreversibile, essendo tutta l’umanità parte di una sola anima, un solo desiderio, un tutto intrin-secamente connesso. Sapeva anche, così come tutti i saggi citati in questo libro, che l’obiettivo per il quale siamo stati creati non e’ l’estraneità e l’odio tra le persone, ma il legame e l’unione attraverso la qualità della dazione.Oggi vediamo quanto avesse ragione. Non esiste speranza di connessione e siamo molto risentiti per questo. I nostri sistemi sociali, come l’economia, la salute e l’istruzione presumono che il fondamento delle relazioni umane sia la cattiva volontà e quindi ogni entità si circonda di normative, legis-lazioni e avvocati. Ma questo modus operandi è insostenibile. Come nelle buone famiglie si presume la buona volontà tra membri della famiglia, tutti i membri del genere umano devono imparare a fidarsi l’uno dell’altro.Tuttavia, come mostrato nel libro, dato che il nostro ego evolve costante-mente, evidenziando la nostra unicità piuttosto che la nostra unione, ab-biamo bisogno di un metodo che ci aiuti a raggiungere la connessione al di sopra della nostra disparità, senza sopprimerla o annullarla. Tale metodo è radicato nel patrimonio spirituale del nostro popolo, ed è il dono degli Ebrei per l’umanità, la salvezza che tutte le nazioni attendono dagli Ebrei.

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Il dono può essere tramandato attraverso la saggezza della Kabbalah, at-traverso l’educazione integrale, con i mezzi che Baal HaSulam suggerì ne La Nazione, o con qualsiasi altro mezzo che consentirà di ottenere un cambiamento fondamentale nella natura umana dalla divisione all’unione, dall’animosità all’empatia e alla cura degli altri. Se otterremo quell’unione, più ci allontaneremo dalla nostra attitudine egoica, più forte e caldo sarà il nostro legame. Come lo descrisse il rabbino Nathan Sternhertz: “Dipende principalmente dall’uomo, che è il cuore della Creazione, e da cui tutto dipende. Questo è il motivo per cui ‘Ama il prossimo tuo come te stesso’ è la grande klal [“regola”, ma anche “collettiva”] della Torah, includersi nell’unione e nella pace, che è il cuore della vitalità, della persistenza e della correzione di tutta la Creazione, da parte di persone con diverse opinioni affinché siano incluse insieme nell’amore, nell’unione e nella pace.” 271La bellezza del nostro popolo in effetti sta nella sua unione, nella sua coe-sione. La nostra nazione ha iniziato come un gruppo di individui che condividevano un desiderio comune: scoprire la forza essenziale della vita. Abbiamo scoperto che era in una parola “amore”, e lo abbiamo scop-erto perché abbiamo sviluppato questa qualità dentro di noi. Quella forza d’amore ci ha uniti e, nello spirito dell’amore, abbiamo cercato di condivi-dere la nostra scoperta con chiunque lo volesse.Nel corso del tempo abbiamo perso la nostra connessione, prima gli uni con gli altri, poi con la forza scoperta attraverso il nostro legame. Ma ora il mondo ha bisogno di noi per ravvivare quel legame, innanzi tutto tra noi, e successivamente tra tutta l’umanità.Noi siamo una nazione di talento, una nazione con il dono dell’amore, che è la qualità del Creatore. Ricevere questo dono è l’obiettivo per cui è stata creata l’umanità, e noi siamo l’unico canale attraverso il quale questo amore può fluire a tutte le nazioni. Sin dagli albori dell’umanità, “mai così pochi hanno dovuto così tanto a così tanti”, per parafrasare le parole di Winston Churchill. E tuttavia, mai così pochi sono stati capaci di dare così tanto a tanti.

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Come dice infatti il Baal HaSulam: “Spetta alla nazione di Israele qualifi-care se stessa e tutti i popoli del mondo ... svilupparsi fino a quando non prenderà su di sé quel lavoro sublime dell’amore degli altri, che è la scala verso lo scopo della Creazione, che è Dvekut [l’equivalenza della forma] con Lui.”272

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