Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più ... · E lei taac eccola che allunga la...

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Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto

Queste pagine sono un estratto del Manuale “Come capire e risolvere i 10 problemi

comportamentali più diffusi del gatto“, che puoi trovare qui:

http://www.miciogatto.it/manuale-problemi-comportamentali-del-gatto-stampato/

Il Manuale, che ho creato assieme ad un Veterinario ed a una Veterinaria

comportamentalista, cerca di rispondere in modo esauriente a 10 problemi

comportamentali che si presentano spesso nel gatto.

Nel Manuale completo, trovi un aiuto concreto, capendo se ci siano problemi

comportamentali risolvibili in autonomia, oppure se è il caso di correre dal Veterinario.

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Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto

Ciao, e benvenuto nell’estratto del Manuale per risolvere i 10 problemi più comuni ed ostici della convivenza con il tuo gatto.

Ma prima...se non mi conosci già, mi presento!

Mi chiamo Elisa e sono la fondatrice di Miciogatto.it

Ho sempre amato ed avuto gatti, mi

affascinano e li ammiro tantitssimo.

I mici che ho avuto hanno segnato la mia vita, li ricordo ad uno ad

uno, ognuno con il suo carattere particolare, il suo modo di fare, le sue particolarità.

Ricordo la profonda e inconsolabile tristezza quando è venuta a mancare la gatta che era stata con me per 15 anni, che mi aveva seguito nel trasloco da casa dei miei genitori alla mia nuova casa, che mi aveva fatto compagnia tanto a lungo, ed il mio proposito di non avere più gatti, per non soffrire più quando sarebbero venuti a mancare.

Ma poi non ho resistito, quando ho visto le foto di Lady e Oscar,

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trovatelli, piccolissimi ed indifesi, sono andata a prenderli ed ora sono con me da qualche anno.

Sono la mia gioia e la mia compagnia, sento che è mio dovere rendere la loro esistenza il più felice possibile!

Ho deciso di creare Miciogatto.it per condividere la mia passione con altri fanatici gattari come me, ma in seguito ,visto il successo che aveva, ho deciso di arricchirlo con contenuti utili per tutti gli appassionati di gatti, contattando un veterinario che potesse scrivere degli articoli sulla salute del gatto, il comportamento, i problemi che può avere, ed io scrivendo delle recensioni sui migliori prodotti da avere per il benessere del gatto.

Purtroppo sui gatti ci sono ancora molti pregiudizi, si pensa che basti del cibo e dell’acqua e loro sono a posto, che siano indipendenti e non abbiano bisogno della presenza umana.

Ho notato, da quando ho aperto il sito e la pagina Facebook, che ci sono anche molti gattari appassionati che non sanno come comportarsi in determinate situazioni, che non sono preparati per rendere felici i nostri amici pelosetti e spesso compiono errori grossi e non sanno nemmeno il perché.

E così ho deciso di approfondire sempre di più l’aspetto “utile” di Miciogatto, diffondendo informazioni e cercando di formare le

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persone il più possibile sulla risoluzione dei problemi che si trovano ad affrontare con i loro miciotti.

Se hai scaricato questo estratto del Manuale, significa che anche sei interessato a conoscere le soluzioni ai problemi di convivenza con un gatto, che hai a cuore la felicità del tuo amico felino, ed hai bisogno di aiuto ed assistenza per risolvere qualche piccolo problema quotidiano per convivere al meglio felici.

Questa guida nasce proprio per questo.

Grazie al sondaggio a cui hanno partecipato in massa gli iscritti alla community di Miciogatto.it (e li ringrazio molto, se non hai visto il sondaggio, eccolo qui: https://docs.google.com/forms/d/19cwpXK0oSjHVkzT9knF4PrA-NR3V71qu35VgmOJtHFo/viewform), ho selezionato 10 tra i problemi più sentiti e più diffusi, che i “proprietari” di un gatto si trovano a dover affrontare.

Una volta appurati quali sono i problemi più diffusi di chi convive con uno o più gatti, ho chiesto ad un veterinario e ad una comportamentalista, di aiutarmi a dare una risposta, in modo da fare la felicità dei gatti ed anche degli umani che vivono con loro.

Il risultato del nostro lavoro è proprio il Manuale “Come capire e risolvere i 10 problemi comportamentali più diffusi del gatto“.

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Prima di entrare nel vivo, permettimi di fare un accenno a Valerio Guiggi ed Elena Borrione, il veterinario e la veterinaria comportamentalista che hanno collaborato con me nella stesura del manuale. Nel manuale è presente anche la loro biografia completa, oltre che tutti i loro recapiti, a cui puoi scrivere per fare delle domande.

Valerio GuiggiValerio collabora ormai da qualche anno con me nella scrittura di articoli su Miciogatto.it.

E’ di Pisa, laureato in Medicina Veterinaria e abilitato alla professione dal 2013. Sta diventando veterinario ufficiale ASL, specializzato nella Ispezione degli Alimenti.

Il suo punto di vista è sempre schietto e molto sincero, per qquesto apprezzo molto il suo stile di scrittura, al di là delle sue comprovate competenze.

Elena BorrioneElena è una conoscenza recente, non potrei essere stata più fortunata nel trovare lei.

Laureata nel 2003 in Medicina veterinaria, con un Master di II livello di veterinario Esperto in Comportamento Animale ed il titolo di Educatore cinofilo di III livello, mi è sembrata più

che competente per rispondere alle domende che le ponevo, anche perché da anni svolge la sua professione di comportamentalista, approfondendo anche con attività di pet therapy.

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Indice dei problemi comportamentali trattati nel manuale

• Il mio gatto è troppo vivace (corre in giro per casa, si arrampica sulle tende, butta giù le cose dalle mensole), che devo fare?

• Il mio gatto è spaventato, come conquisto la sua fiducia?

• Il mio gatto lascia i suoi bisogni in giro, mi fa la pipì sul letto, perché e cosa devo fare?

• Il mio gatto è aggressivo e non si lascia coccolare/manipolare, che devo fare?

• Il mio gatto mastica i fili elettrici, le piante, tutto, che devo fare?

• Come posso educare il mio gatto alle buone maniere, ad ubbidirmi?

• Il mio gatto miagola di notte, miagola al vuoto e davanti alle porte, che devo fare?

• Il mio gatto si lecca compulsivamente, che devo fare?

• Come posso introdurre un nuovo gatto al micio che ho già?

• Il mio gatto rifiuta il cibo, ma miagola che ha fame, che devo fare?

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Ed ora, ecco il tuo estratto:

Il mio gatto è aggressivo e non si lascia coccolare o toccare, che devo fare?

Ti capita di accarezzare il tuo gatto e all’improvviso questo ti azzanna? Oppure il tuo gatto non vede l’ora di vederti a piedi scalzi, per anco-rarsi ai tuoi piedi con le unghie?

Ci sono casi in cui il gatto non si lascia nemmeno sfiorare, senza pian-tarci le unghie.Cerchiamo di capire perché si comporta così, e come si può migliorare il nostro rapporto con lui.

Anche perché, se il gatto non si lascia proprio toccare, di solito un motivo c’è.

Ecco che cosa ne pensa la Lady:

“Odio, odio, odio profondamente quando la mia umana mi accarezza il pancino.

Ma non capisce che mi giro a pancia in su per stare più rilassata?

E lei taac eccola che allunga la mano per toccarmi la pancia. Mi da anche fastidio perché i miei capezzolini sono tanto sensibili e non voglio che vengano toccati!

A volte la lascio fare perché quando l’ho mordicchiata per farle capire che non gradisco, mi ha pure sgridata! Uff….”

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Vediamo, assieme al Veterinario Valerio, se può esserci un problema di salute che non capiamo.

“Sebbene l’aggressività del gatto dipenda la maggior parte delle volte da una problematica di tipo comportamentale, più che da un problema di tipo fisico, ci sono anche delle situazioni in cui problemi fisici possono sfociare in un’aggressività e un comportamento molto simile ad un problema caratteriale.

Il fatto che un gatto che ha un problema fisico cambi comportamento non è una cosa incomprensibile, noi stessi se abbiamo la febbre ci comportiamo in modo diverso dagli altri giorni, ma di solito l’effetto è il contrario: un gatto che sta male tende ad essere abbattuto, e se si tratta di un gatto che sta in casa, che è abituato a stare con le persone, quindi non di un randagio, sarà anche abbastanza incline a farsi fare di tutto. Del resto, sta male.

Aggressività da problema fisico genericoL’aggressività generica la abbiamo, invece, se un problema fisico circoscritto colpisce il gatto, e in quel caso per un’istinto di difesa stimolerà la sua aggressività.

Per dolore circoscritto si intende un dolore non generalizzato a tutto il corpo ma che ne riguarda una parte; il malessere da febbre, ad esempio, è generale, mentre un taglio, una ferita, una frattura, un ematoma sono esempi di dolore circoscritto.

In questi casi il gatto sembra stare bene, anche se potrebbe avere

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un comportamento strano: cammina inarcando un po’ la schiena, oppure zoppica, o ancora tende a leccarsi spesso un punto ben preciso. In questo caso, però, l’aggressività non si manifesterà sempre e comunque, con il gatto che non si fa avvicinare.

La miglior cosa da fare è quella di farci annusare la mano, per fargli capire che non abbiamo brutte intenzioni, e poi iniziare ad accarezzare la testa, quindi scorrere dolcemente su tutto il corpo zampe comprese e cercare di capire a che punto inizia ad avere il problema.

Se, ad esempio, toccando una zampa il gatto ci guarda male probabilmente abbiamo trovato il punto dolente e dobbiamo cercare di capire qual è il problema.

Un taglio o una ferita sono riconoscibili, così come una spina in un cuscinetto plantare, mentre un ematoma o un ascesso che inizia a crescere possono essere più complessi: chiaramente, per la soluzione c’è bisogno dell’intervento veterinario.

Tuttavia, avendo compreso l’origine del dolore, e quindi dell’aggressività del gatto, sarà sufficiente prestare attenzione a quella zona fin quando non andiamo dal veterinario, per non vedere il gatto “accendersi” dalla rabbia: del resto, se a noi fa male in un punto e qualcuno infierisce non siamo portati ad aggredirlo, anche solo verbalmente?

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Aggressività da problemi metaboliciSituazione completamente differente per alcune malattie metaboliche, malattie degli organi interni, che possono portare ad uno stato di aggressività nel nostro gatto.

In questo caso la problematica, visivamente, é più simile ad un problema di natura comportamentale, anche se dobbiamo fare caso ad una serie di altri sintomi; originando il problema da un organo interno, ci saranno problemi anche nelle feci, o nelle urine, problemi che un gatto con un disturbo del comportamento non ha perché a livello fisico è sano.

L’encefalopatia epaticaTra le malattie metaboliche causa di aggressività, una è la situazione, dipendente da un’infiammazione o degenerazione epatica, chiamata encefalopatia epatica.Si tratta di una situazione che si manifesta quando il fegato risulta completamente compromesso e non svolge più il suo lavoro correttamente.

Le tante patologie che possono portare ad un malfunzionamento del fegato, che vanno dall’ingestione di sostanze tossiche, a problemi come la steatosi (fegato troppo grasso che, si, forse c’è quando un gatto pesa 12 chili!), a malattie epatiche come le epatiti, ai blocchi delle vie biliari, portano alla perdita delle funzionalità epatiche.

Visto che il fegato è un po’ il “dottore” dell’organismo, che ha lo scopo di rendere le molecole tossiche che arrivano dall’apparato digerente meno tossiche, per poi inviarle ai reni che le filtreranno

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ed elimineranno con le urine, il fegato che non funziona porterà ad una permanenza in circolo di queste sostanze. Questo significa essenzialmente che alcune tra queste (tra cui l’ammoniaca) possono raggiungere il cervello, e dare manifestazioni particolari, tra cui rientra anche il comportamento aggressivo.

Non si tratta di una situazione semplice da curare, ma richiede un intervento veterinario quanto prima; se alcune sostanze alterano il comportamento altre addirittura danneggiano l’organismo, il che significa che il gatto è in pericolo di vita in queste situazioni.

L’ipertiroidismoAltra malattia metabolica tra l’altro difficile da trattare che può colpire il gatto è l’ipertiroidismo, un funzionamento troppo marcato della ghiandola tiroide, ghiandola secernente ormoni che regolano il metabolismo.

Quando questa ghiandola, per motivi vari, produce troppi ormoni, la sua azione viene accentuata; visto che l’ormone tiroideo ha la funzione di distruggere a scopo energetico grassi e zuccheri presenti nell’organismo, tra gli altri sintomi (tipo il leccamento compulsivo) il gatto potrebbe diventare aggressivo, a causa di questa “tanta energia” che ha addosso.

A lungo andare l’ipertiroidismo da origine a danni nell’organismo, ma anche in questo caso, essendo un problema metabolico, sono presenti altri sintomi: i più evidenti sono il vomito, la diarrea e il grandissimo appetito, accompagnato tra l’altro da un dimagrimento del gatto perché tutto ciò che mangia viene consumato per azione

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dell’ormone.

Una patologia metabolica molto pericolosa per il gatto, che deve essere diagnosticata con certezza grazie alle analisi del sangue e la terapia deve iniziare quanto prima.

L’ipoglicemiaIn alcuni casi anche l’ipoglicemia, che generalmente si manifesta dopo la secrezione insulinica in corso di diabete, può causare aggressività.

Questo è dovuto al fatto che l’abbassamento del livello di zuccheri nel sangue può dare origine a momenti in cui il cervello non ha abbastanza nutrimento e il gatto potrebbe reagire in modo non consono al suo comportamento solito: situazione comunque rara, perché generalmente un abbassamento repentino degli zuccheri porta ad avere svenimento o, in altre condizioni, crisi convulsive, piuttosto che aggressività in sé.

Aggressività da assunzione di farmaciCi sono alcuni farmaci che potrebbero causare, anch’essi, l’insorgenza di comportamenti aggressivi nel gatto. Sono farmaci che generalmente sono somministrati sotto controllo diretto veterinario, che sa che cosa aspettarsi, ma allo stesso tempo se il gatto ingerisse medicinali umani, anche per sbaglio, potrebbe avere comportamenti aggressivi (ma anche effetti più gravi, per cui bisogna correre da un veterinario) in conseguenza all’assunzione di questi farmaci.

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Tra questi, troviamo alcuni farmaci anticonvulsivanti, ma anche alcuni tipi di cortisonici e antistaminici, in particolare se sono formulazioni non direttamente pensate per il gatto (ad esempio, vengono forniti farmaci per il cane).

Aggressività da rabbiaSe parliamo di una malattia in passato diffusa come la Rabbia, causata da un Lyssavirus, pensiamo generalmente al cane, non al gatto, perché i cani (e i pipistrelli) sono gli animali che è più probabile trasmettano la malattia.

Certo è che qualsiasi animale può prenderla, la rabbia, e se un bovino cadrebbe per terra morto e un uomo diventerebbe idrofobo (situazione gravissima, peraltro), un gatto generalmente si ammala e diventa aggressivo ma non va a cercare vittime da mordere come fa un cane. È per questo che la rabbia è un problema epidemiologico per quanto riguarda i cani, non per i gatti.

Il gatto che ha la rabbia, comunque, mostrerà un comportamento aggressivo all’incirca cinque giorni dopo una morsicatura da parte di un altro animale, di solito un cane. La rabbia si trasmette solamente tramite la saliva, da morso.

Il gatto è aggressivo, ma non è aggressività da difesa: sembra proprio pazzo, con tanto di bava alla bocca, tremori costanti, occhi dilatati, crisi convulsive a tratti: non conviene nemmeno avvicinarsi, in questo caso, ma si devono chiamare le autorità sanitarie quanto prima, perché si tratta tra l’altro di un problema di sanità pubblica.

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Salvo un particolare: in Italia la rabbia non c’è. C’era fino agli anni ’60, poi è ricomparsa in Trentino e Friuli nel 2012, ma è stata tenuta sotto controllo e ad oggi l’Italia è indenne, e i traffici di animali strettamente regolamentati da questo punto di vista. Se un cane morde il vostro gatto, insomma, non prenderà la rabbia, anche se tutte le altre conseguenze del morso chiaramente non si evitano.

Aggressività da meningiteAnche se non ci sono malattie infettive tipiche del gatto che causano meningite come sintomo principale, batteri patogeni che possono interessare le sue meningi ci sono, e la loro presenza potrebbe causare aggressività.

Le meningi sono tre invogli (dura madre, aracnoide e pia madre) che circondano, come “gusci”, il cervello e il midollo spinale. Sono esterni ma sono a diretto contatto con il sistema nervoso, e la loro infiammazione, oltre al forte dolore encefalico, potrebbe avere azione sul sistema nervoso centrale e causare anche aggressività. L’infezione alle meningi è frequente perché le meningi sono un filtro per il sangue (nel cervello non c’è il sangue, solo le sostanze nutritive che passano per diffusione dalle meningi) e proprio perché sono un filtro i batteri tendono ad accumularsi e a danneggiare.

Quanto detto vale sia per le meningiti causate da agenti infettivi come il virus della FIP, della Peritonite Infettiva, che può dare questo sintomo (anche se è rarissimo), o dal virus della Rinotracheite Infettiva, oltre che alcuni funghi come il Criptococco o parassiti come il Toxoplasma, o ancora batteri come Listeria, ma sono comunque

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evenienze molto rare in un gatto.

Da riportare anche alcune malattie autoimmuni come la meningoencefalite granulomatosa o eosinofilica, che provocano infiammazioni forti alle meningi con lo stesso effetto.

Queste condizioni, sebbene piuttosto rare, sono comunque sempre molto difficili da curare soprattutto a causa della difficoltà di raggiungere tanto con i farmaci quanto con gli interventi chirurgici un punto così difficile dell’organismo.

In ogni caso, in questa situazione l’aggressività del gatto sarà costante, e soprattutto rivolta anche ad oggetti inanimati; insomma, non è una manifestazione volontaria e l’intervento veterinario è imprescindibile.

Aggressività da neoplasieAnche le neoplasie, ovvero le crescite nuove e incontrollate di cellule, meglio note come tumori, possono scatenare aggressività nel gatto a causa della pressione che portano sulle aree del cervello deputate alla gestione del comportamento.

Purtroppo, un fatto grave come la neoplasia, può agire in vari modi e in punti diversi dell’organismo, e questo significa che una crescita cellulare nel cervello potrebbe causare anche un comportamento aggressivo e, in certi casi, anche del tutto imprevedibile: un attimo prima il gatto mangia senza alcun problema, un attimo dopo aggredisce chi gli sta intorno. Il problema, in questo caso, è da ricondurre proprio alla malattia.

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Le neoplasie riguardano tuttavia solamente i gatti anziani, perché le cellule anche se neoplastiche hanno bisogno di molto tempo per poter crescere, e comunque spesso non l’aggressività non è l’unico sintomo, ma è accompagnato da altri.

Magari può essere il primo che si presenta, ma visto che la formazione cresce potrebbe schiacciare altre parti del cervello deputate magari al controllo del movimento del gatto, o dell’appetito, o ancora dei centri respiratori: ciascuna di queste parti ha come conseguenza la perdita di funzionalità di quello specifico apparato, in aggiunta all’aggressività.

Purtroppo si tratta di una tra le patologie più difficili in assoluto da curare, sulla quale si fa poco anche con un intervento chirurgico a causa della difficile asportazione di parte del cervello, intervento che comunque scongiurerebbe una crescita del tumore nelle fasi successive ma non garantirebbe, specialmente in un gatto anziano, il recupero delle funzionalità precedenti.

Insomma, una delle situazioni più gravi che, per casualità, potrebbe mostrarsi anche con sintomi come l’aggressività.

Chiaramente in questi casi il confronto con il veterinario è essenziale, ma non è detto assolutamente che sia risolutivo: in molti casi, visto le scarse speranze di vita e la difficoltà (oltre che gli oneri) della terapia inducono i proprietari ad optare per l’eutanasia.”

Ecco che cosa ci dice Elena, la nostra comportamentalista, in merito

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all’aggressività del gatto.

“Per il gatto il senso del tatto assume un’importanza notevole.

Basti pensare all’esistenza dei peli tattili, peli che si sono sviluppati in modo tale da essere molto sensibili a minime pressioni (sono sensibili anche a minime correnti d’aria), per permettergli di orientarsi e di cacciare anche in condizioni di oscurità.

Le vibrisse, questo il nome di questi particolari peli, trovano maggior sviluppo e presenza a livello della testa.

Ben noti a tutti gli enormi baffi che incorniciano il muso dei nostri amati felini ma vi sono peli tattili anche sopra gli occhi, vicino alle orecchie, a livello delle guance, sotto il mento e persino a livello del carpo (il polso).

Il senso del tatto trova la sua massima espressione in un’attività che quotidianamente occupa i nostri gatti: la toeletta (grooming).

I gatti hanno una lingua ruvida che permette loro di tenere pulito il mantello ma che svolge anche un’azione di “massaggio”.

La sequenza di pulizia, sequenza perché si tratta di gesti e movimenti meticolosi e svolti con precisione e costanza, permette al gatto non solo di raggiungere l’obiettivo pulizia ma anche un senso di rilassamento.

La comunicazione tattile dei gatti comprende anche l’allogrooming, la toeletta reciproca, ed il dormire insieme ad altri membri della

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famiglia (persone o animali).

In questi casi sono rivolti a soggetti verso i quali si è creata una relazione preferenziale.

Importante forma di comunicazione che mette in gioco il tatto è anche lo strusciarsi e deporre così feromoni di identificazione sia su oggetti che su esseri viventi.

Infine possiamo tenere in considerazione una forma di contatto fisico tipica dei gattini quale è il “fare la pasta” , che si può ritrovare negli adulti come infantilismo (mantenere un carattere tipico del cucciolo anche in età adulta), e che può o meno essere associata all’allogrooming.

La tolleranza alla manipolazione è soggettiva ma possiamo sicuramente individuare aree del corpo in cui è più gradita e aree per così dire off limits.

Sicuramente le aree della testa vicino alle orecchie, fronte, mento rientrano nel primo gruppo così come il dorso della schiena. Zampe, ventre e coda sono invece zone che se approcciate dal proprietario possono innescare risposte come morsi o graffi.

Vi è un ‘area, che non è uno spazio reale ma virtuale, incentrato sull’animale che si definisce campo di aggressione, le cui dimensioni sono varabili da gatto a gatto ma anche da momento a momento, per quanto riguarda uno stesso soggetto, questo perché sono in relazione con lo stato emotivo e fisiologico del gatto.

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Qualsiasi intrusione all’interno di questo spazio scatena una risposta aggressiva. Talvolta caratterizzata da segnali di minaccia premonitori orecchie portate indietro, coda battuta come un tamburo, rigidità muscolare, movimento ad onda del mantello e altre volte da veri e propri attacchi nei confronti di chi mette in atto l’intrusione in quest’area.

Alla base delle aggressioni le cause possono essere diverse.

La prima da tenere in considerazione è un apprendimento legato ad un errato e non corretto modo di giocare con il gatto da parte del proprietario.

Quando si ha a che fare con dei teneri batuffoli di pochi mesi è la tentazione di molti quella di giocare lasciandosi mordere le mani, le braccia ed i piedi da parte di un esserino così piccolo che appare buffo nel suo maldestro tentativo di “lottare e uccidere una preda”.

Il problema è che una volta adulto ci troveremo a fare un gioco di forza con una tigre dalle dimensioni più contenute. A questo punto il maldestro gattino avrà lasciato il posto ad un esperto gatto capace di calibrare il tiro e affondare i denti e gli artigli nelle membra del mal capitato.

Un’altra causa può essere da ricercare in un defict degli autocontrolli, situazione frequente in quei soggetti separati troppo precocemente dalla madri o che sono rimasti orfani.

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Trascorrere le prime settimane di vita con la mamma aiuta ad apprendere come modularsi e regolare diversi aspetti emotivi e fisici, ma generalmente quelli che vengono per primi adocchiati dal proprietario sono quelli fisici.

Questi gattini infatti non solo tendono a mordere le mani e i piedi del proprietario con una certa frequenza e forza ma sono anche soggetti sempre molto attivi, che corrono per tutta casa e che raggiungono ogni angolo, anche il più nascosto, e facilmente eccitabili, è raro riuscire ad accarezzarli per fare loro qualche coccola comodamente seduti sul divano.

Infine non vanno dimenticate le manifestazioni aggressive conseguenti ad irritazione del gatto. Più frequentemente riscontrabili in quei gatti che hanno proprietari che non possono resistere a fare qualche “piccolo dispetto” al loro amato felino: importunarlo mentre mangia o mentre dorme, cercare di prenderlo in braccio appena riescono ad averlo a tiro, forzare i contatti ben oltre il tempo limite stabilito dal gatto.

Generalmente in queste situazioni il gatto emette dei segnali di disagio e fastidio: si irrigidisce, muove la coda velocemente, compie dei movimenti ad onda con il mantello, fino a dare qualche colpetto con la zampa senza l’utilizzo degli artigli. Tutti segnali che se ignorati dal proprietario possono con il tempo lasciare il posto ad aggressioni molto più incisive e cruenti, a volte veri e propri attacchi alla sola vista del proprietario o di un altro animale presente in casa.

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Nel caso si riscontrassero problematiche legate a carenze degli autocontrolli o forme di aggressività da irritazione sarebbe opportuno contattare un veterinario esperto in comportamento per poter ristabilire quanto prima una corretta relazione e comunicazione, soprattutto in situazioni trascurate nel tempo che si sono ormai evolute e sono fuori dal controllo del proprietario

Cosa fare se il tuo gatto è aggressivo:• interpretare i segnali che il gatto ci da: allontanamento,

irrigidimento del corpo, orecchie portate indietro, coda battuta velocemente, movimenti ad onda del mantello

• interrompere il contatto tutte le volte che il gatto manifesta un disagio

• non importunare il gatto mentre sta compiendo altre attività (mangiando, giocando, dormendo)

• evitare di giocare lasciandosi mordere le mani o i piedi (anche se tenuti sotto e coperte)

• nei casi gravi e fuori controllo da parte del proprietario, contattare un veterinario esperto in comportamento animale ”

Oltre a queste problematiche, Elena ha approfondito anche un’altra possibile patologia, più rara, l’iperestesia felina.

“La sindrome da iperestesia felina, nota anche come rolling skin syndrome o neurodermatite atipica è una condizione ancora oggi non ben conosciuta.

I comportamenti che il gatto può manifestare se affetto da questa

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problematica possono essere comportamenti simili a quelli manifestati durante l’estro (il calore):

• morsi autoinflitti a livello della coda, dei fianchi, della regione lombare in cui è comune osservare diradamento del pelo fino a riscontrare vere e proprie ferite,

• oppure ancora arricciamento della pelle, con il caratteristico movimento ad onda del mantello (rolling skin) generalmente localizzato a livello del dorso e

• spesso accompagnato da corse sfrenate per casa, • vocalizzi e aggressioni rivolte a se stessi ma talvolta anche ai

conviventi (altri animali o propri familiari).

Inizialmente i segni possono essere vaghi e non così estremi. Il proprietario può riscontrare un aumento nel movimento (il gatto inizia a camminare per casa) , generale agitazione, il leccarsi la coda o il retro delle zampe.

Successivamente possono aggiungersi soffi e ringhi rivolti alla propria coda e a questi associarsi i morsi.

Durante questi “attacchi” il gatto difficilmente può essere interrotto.

Il primo passo in caso si sospetti questa sindrome è quello di escludere la presenza o la compresenza di cause cliniche quali problematiche dermatologiche, neurologiche, algiche (dolorose).

Talvolta anche dopo aver risolto le cause organiche restano le problematiche comportamentali, in questo caso è bene, vista la gravità della manifestazione, contattare un veterinario esperto in

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comportamento animale.

Cosa fare:• assicurarsi che l’ambiente del gatto sia idoneo e non causa di

ulteriore disagio: numero adeguato di ciotole di cibo, di cassette igieniche, di cucce.

• Evitare di cercare di calmare il gatto quando in preda ad una “crisi”, si rischierebbe di subire aggressioni ridirette da parte del gatto

• Cercare se possibile di distrarlo proponendogli altre attività ad esempio il gioco”

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Questo manuale è un’opera realizzata per la vendita su Miciogatto.it

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