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Una perfetta invasione, pacifica, festosa, colorata e perfino nazio- nale. Non solo triveneta come il programma annualmente stabili- sce per la sede dove effettuare il raduno, ma penne nere provenien- ti anche dal Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Molise, dalle se- zioni estere della Germania, di Bri- sbane Australia e soprattutto dall’Abruzzo in gran numero, ca- peggiate dal suo presidente Gio- vanni Natale, per ringraziare i bel- lunesi dell’opera svolta nel terre- moto dell’Aquila. Una tre giorni intensa di eventi, incontri e momenti cultu- rali, iniziata il venerdì con l’apertura delle mostre sul- la Grande Guerra, le mis- sioni del 7° nei vari scenari internazionali, un filmato sui 90 anni della nostra Sezione nel contesto delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, incontri con le autorità, riti religio- si, onori ai Caduti, concerti corali e musicali. E dome- nica mattina, alla luce di un sole ormai estivo, la ca- rica dei trentacinquemila e l’emozione per i quindici- mila alpini di percorrere il Ponte degli Alpini per la prima volta nella sua storia in sfilata. Ha aperto la sfilata la fanfara dei congedati della Brigata Cadore, seguita dal gonfalone del- la Città di Belluno, decorata di medaglia d’oro, scortato dal Sin- daco Prade, dal Presidente del Consiglio, dal Comandante della Polizia Locale e da alcuni consiglie- ri comunali con il loro cappello al- pino. A seguire quello della Regio- ne Veneto, della Provincia, di 69 Comuni bellunesi, i vessilli delle associazioni combattentistiche e d’arma, i ragazzi della mini-naja. Applauditissimi anche la fanfara della Brigata Julia e il picchetto armato del 7° Rgt. Alpini, preludio all’arrivo del Labaro Nazionale dell’ANA decorato di 214 medaglie d’oro. Non sono mancati i “veci” alpini ex combattenti e reduci tra- sportati su camionette a testimo- niare l’orgoglio alpino dei novan- tenni. Non potevano mancare nemmeno i muli superstiti venuti a piedi da Vittorio Veneto e poi il fiume di penne nere accorse a Bel- luno per rendere onore ad una cit- tà che ha visto negli anni tantissi- mi alpini prestare il loro servizio militare. Infinita la sfilata degli al- pini vicentini, un serpentone uma- no che non ha mancato di ricorda- re con uno striscione Matteo Miot- to, caduto in Afghanistan: “Matteo presente, sfila con noi”. Ma in Piazza dei Martiri è sceso il silen- zio, riempito da un commosso ap- plauso, quando è sfilato il Cappello del cap. Massimo Ranzani, l’ultimo alpino caduto in terra afgana il 28 febbraio. Il suo Cappello, posato su un cuscino di velluto rosso con- tornato dal tricolore come vuole la tradizione, è stato portato da al- cuni compagni di Rovigo. Momento toccante quando ha sostato per un attimo davanti alla tribuna dove avevano preso posto in prima fila i suoi genitori, abbracciati nel dolo- re e confortati dal cappellano don Fabio, dal gen. Rossi e dal- le autorità presenti. A chiudere la sfilata le 90 bandiere tricolori per fe- steggiare il compleanno della sezione e lo striscio- ne che dava appuntamen- to nel 2012 a Feltre. Un bilancio estremamente po- sitivo, dove anche la città ha risposto con calore nel salutare ed applaudire gli ospiti, imbandierata come non mai e partecipe fin dalla prima serata ai vari appuntamenti messi in programma. Una risposta popolare che in effetti a Belluno non si era mai vi- sta, segno che i principi degli alpini smuovono an- core le coscienze e riem- piono il cuore di fiducia e speran- za. Lo stesso messaggio che il Gruppo di Salce ha raccolto all’adunata nazionale di Torino a- vendo avuto il piacere e l’onore di sfilare portando lo striscione: “Tante penne nere, una sola Ita- lia”. Un applauso di condivisione lungo quattro chilometri e questa è l’Italia migliore. 50° AUC GRAZIE TRIVENETO! Periodico trimestrale del Gruppo Alpini “Gen. P. Zaglio” – Salce (BL) Autorizz. Trib. BL n° 1/2004 del 28/01/2004 Sede: Via Del Boscon, 62 – 32100 BELLUNO Stampa: Tip. NERO SU BIANCO S.a.s. – Pieve D’Alpago (BL) COL MAÓR Luglio 2011 Numero 2 – Anno XLVIII Presidente: Ezio Caldart Direttore Responsabile: Roberto De Nart Redazione: Mario Brancaleone Armando Dal Pont Daniele Luciani Ennio Pavei Michele Sacchet Paolo Tormen Un mare di penne nere ha sfilato a Belluno, fra ali di folla festante Domenica 19 giugno 2011 – A fine sfilata la Fanfara Congedati Brigata Cadore intona "La bella del Cadore" (Foto Pavei)

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Una perfetta invasione, pacifica, festosa, colorata e perfino nazio-nale. Non solo triveneta come il programma annualmente stabili-sce per la sede dove effettuare il raduno, ma penne nere provenien-ti anche dal Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Molise, dalle se-zioni estere della Germania, di Bri-sbane Australia e soprattutto dall’Abruzzo in gran numero, ca-peggiate dal suo presidente Gio-vanni Natale, per ringraziare i bel-lunesi dell’opera svolta nel terre-moto dell’Aquila. Una tre giorni intensa di eventi, incontri e momenti cultu-rali, iniziata il venerdì con l’apertura delle mostre sul-la Grande Guerra, le mis-sioni del 7° nei vari scenari internazionali, un filmato sui 90 anni della nostra Sezione nel contesto delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia, incontri con le autorità, riti religio-si, onori ai Caduti, concerti corali e musicali. E dome-nica mattina, alla luce di un sole ormai estivo, la ca-rica dei trentacinquemila e l’emozione per i quindici-mila alpini di percorrere il Ponte degli Alpini per la prima volta nella sua storia in sfilata. Ha aperto la sfilata la fanfara dei congedati della Brigata Cadore, seguita dal gonfalone del-la Città di Belluno, decorata di medaglia d’oro, scortato dal Sin-daco Prade, dal Presidente del Consiglio, dal Comandante della Polizia Locale e da alcuni consiglie-ri comunali con il loro cappello al-pino. A seguire quello della Regio-ne Veneto, della Provincia, di 69

Comuni bellunesi, i vessilli delle associazioni combattentistiche e d’arma, i ragazzi della mini-naja. Applauditissimi anche la fanfara della Brigata Julia e il picchetto armato del 7° Rgt. Alpini, preludio all’arrivo del Labaro Nazionale dell’ANA decorato di 214 medaglie d’oro. Non sono mancati i “veci” alpini ex combattenti e reduci tra-sportati su camionette a testimo-niare l’orgoglio alpino dei novan-tenni. Non potevano mancare nemmeno i muli superstiti venuti a

piedi da Vittorio Veneto e poi il fiume di penne nere accorse a Bel-luno per rendere onore ad una cit-tà che ha visto negli anni tantissi-mi alpini prestare il loro servizio militare. Infinita la sfilata degli al-pini vicentini, un serpentone uma-no che non ha mancato di ricorda-re con uno striscione Matteo Miot-to, caduto in Afghanistan: “Matteo presente, sfila con noi”. Ma in Piazza dei Martiri è sceso il silen-

zio, riempito da un commosso ap-plauso, quando è sfilato il Cappello del cap. Massimo Ranzani, l’ultimo alpino caduto in terra afgana il 28 febbraio. Il suo Cappello, posato su un cuscino di velluto rosso con-tornato dal tricolore come vuole la tradizione, è stato portato da al-cuni compagni di Rovigo. Momento toccante quando ha sostato per un attimo davanti alla tribuna dove avevano preso posto in prima fila i suoi genitori, abbracciati nel dolo-re e confortati dal cappellano don

Fabio, dal gen. Rossi e dal-le autorità presenti. A chiudere la sfilata le 90 bandiere tricolori per fe-steggiare il compleanno della sezione e lo striscio-ne che dava appuntamen-to nel 2012 a Feltre. Un bilancio estremamente po-sitivo, dove anche la città ha risposto con calore nel salutare ed applaudire gli ospiti, imbandierata come non mai e partecipe fin dalla prima serata ai vari appuntamenti messi in programma. Una risposta popolare che in effetti a Belluno non si era mai vi-sta, segno che i principi degli alpini smuovono an-core le coscienze e riem-

piono il cuore di fiducia e speran-za. Lo stesso messaggio che il Gruppo di Salce ha raccolto all’adunata nazionale di Torino a-vendo avuto il piacere e l’onore di sfilare portando lo striscione: “Tante penne nere, una sola Ita-lia”. Un applauso di condivisione lungo quattro chilometri e questa è l’Italia migliore. 50° AUC

GRAZIE TRIVENETO!

Periodico trimestrale del Gruppo Alpini “Gen. P. Zaglio” – Salce (BL) Autorizz. Trib. BL n° 1/2004 del 28/01/2004 Sede: Via Del Boscon, 62 – 32100 BELLUNO Stampa: Tip. NERO SU BIANCO S.a.s. – Pieve D’Alpago (BL)

COL MAÓR Luglio 2011

Numero 2 – Anno XLVIII

Presidente: Ezio Caldart

Direttore Responsabile: Roberto De Nart

Redazione: Mario Brancaleone Armando Dal Pont Daniele Luciani Ennio Pavei Michele Sacchet Paolo Tormen

Un mare di penne nere ha sfilato a Belluno, fra ali di folla festante

Domenica 19 giugno 2011 – A fine sfilata la Fanfara Congedati Brigata Cadore intona "La bella del Cadore"

(Foto Pavei)

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Sabato 25 giugno è stato ricordato, a cinquant’anni dalla scomparsa, con una messa ed una semplice cerimo-nia al Monumento ai Caduti, il Gene-

rale di Corpo d’Armata Pietro Zaglio, al quale è stato intitolato il nostro Gruppo Alpini di Salce. Alla presenza dei familiari, del vessillo della Sezio-ne con il vicepresidente Cassiadoro, di molti gagliardetti dei gruppi vici-niori, del Sindaco di Belluno Antonio Prade, la S. Messa è stata celebrata dal parroco don Tarcisio Piccolin ed accompagnata dalla Corale parroc-chiale in segno di gratitudine con il Gruppo Alpini per aver contribuito a dotarla di una divisa omogenea. Na-to a Verona il 20 aprile 1885, ma bellunese di adozione avendo sposa-to una Prosdocimi, percorse quasi tutta la sua vita militare al 7° Alpini. Col grado di tenente arrivò alla 65^ compagnia del Btg. Feltre parteci-pando alle operazioni di Tripolitania

e Cirenaica durante la guerra libica. Promosso capitano con il 3° Alpini affrontò il combattimento del Monte nero, rimanendo ferito e meritandosi una medaglia di bronzo al Valor Mili-tare. Comandante del Btg. Monte Nero dell’8° Alpini, si portò con i suoi uomini sul Monte Grappa, pas-sando prima per la battaglia di Lon-garone, dove trovò come nemico l’allora maggiore Rommel, Coman-dante dell’avanguardia tedesca a Longarone. Anche a Bolzano Bellu-nese dovette sostenere un attacco alla baionetta per superare lo sbar-ramento nemico. Fatto prigioniero sul Monte Grappa rimpatriò e il 1 agosto 1919 veni-va assegnato al Btg. Alpini Bellu-no, che comandò per diversi anni . Fu promosso co-lonnello nel 1932 e destinato a Co-mo come coman-dante del 67 Rgt. Fanteria . Dopo due anni ritornò a Belluno quale co-mandante del 7° Rgt. Alpini. Viene promosso genera-le nel 1938 e tra-sferito a Forlì e successivamente in Libia con la sua so-lida Divisione “Pavia” che comandò per 3 anni, trovando da alleato il suo ex nemico, il generale, anche lui, Rommel. Rimpatriato per grave in-fermità di guerra fu destinato in Sici-lia al comando della Divisione “As-sietta”. Promosso Generale di Corpo d’Armata, quale mutilato di guerra

fu ammesso al Ruolo d’Onore. I giorni tristi dell’8 settembre lo tro-varono nella sua villa di Col di Salce, malato e stanco, ma sempre fiero. Dopo la guerra ricoperse vari incari-chi: Presidente del Nastro Azzurro, dell’Associazione Combat-tenti, della Sezione ANA di Belluno e dell’Associazione Militari di guerra. Fu pure assessore comunale e Com-missario dell’ospedale civile di Bellu-no. È ancora impresso in noi il ricor-do del nostro generale, sempre in movimento tra casa, giardino, fiori, api e “rocolo”. Una passione che a-veva trasmesso al figlio Giuseppe,

divenuto anche lui Generale alpino. Si spense serenamente, senza rim-pianti, vorremmo dire modestamen-te come era vissuto e quasi di na-scosto per non disturbare, nel tardo pomeriggio del 16 giugno 1961 en-trò nel “Paradiso di Cantore”.

(E.C.)

La cerimonia in suo ricordo, a 50 anni dalla morte

PIETRO ZAGLIO – IL NOSTRO GENERALE

A Salce suona il silenzio, in ricordo del Gen. Pietro Zaglio (Foto Capraro)

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Più ci si trova e più si cresce. È stato questo il motivo dominante del 3° raduno a Pozzolengo (BS) sabato 26 marzo. Venti allievi hanno partecipato per la prima volta al nostro raduno e tra questi il mitico Dario Trionfetti, la cui tra-sferta è stata la più impegnativa per salire fin quassù da Terni. La più bella sorpresa è stata però quella di Dario, il Mazzoleni, del II° plotone, 2^ squadra con spe-cializzazione fuciliere. Smessa la divisa di militare ufficia-le alpino, ha intrapreso un percor-so che lo ha portato ad indossarne un’altra. Quella propria di una missione di pace. E tutti noi lo ab-biamo salutato con celato orgoglio di ex allievi: ciao don Dario. Pro-prio così, ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale e sta svolgendo il suo ministero come coadiutore nella Parrocchia di Calolziocorte, in pro-vincia di Lecco nella Diocesi di Bergamo. Dopo i saluti, le pacche sulle spal-le, gli abbracci, i ti ricordi della guardia, del servizio mensa, della famigerata quota 801, delle sbal-zate sulla piana di Pollein appena concimata di sostanze naturali, delle marce sull’innevato Monte Emilius, ma anche delle libere u-scite trascorse da “papà Marcel”, il famoso locale degli alpini. Prima di iniziare i “lavori” a tavola, il generale Papini, con la stessa determinazione di comandante di compagnia di allora, ma con la ce-lata commozione del momento, ha dato il ritti e l’attenti per ricordare gli ex allievi “andati avanti”, veni-va letta la Preghiera dell’Alpino seguita dalle note del Signore del-le Cime mentre venivano pronun-ciati i loro nomi come a voler dire “presente” e sullo schermo scorre-vano le immagini dei loro volti. È stato un momento toccante, do-ve l’amicizia, lo spirito di corpo, i valori dell’alpinità hanno reso luci-di molti occhi e conclusosi con un caloroso e commosso applauso. Strette di mano, abbracci e pro-messe, nel tardo pomeriggio il rompete le righe. Una giornata ancora da incornicia-re, dove ognu-no di noi si è arric-

chito di nuove emozioni e di ricordi di un tempo passato che oggi da più parti viene in-vocato come palestra di vita formativa. Solo ieri la stra-grande maggio-ranza di chi ci rappresenta in Parlamento e non, lo definiva tempo perso; oggi si tenta di recuperare quei principi e quei valori che or-mai sono un ricordo e che ine-sorabilmente stanno scemando. Abbiamo perso del tempo, ma per crescere, per formare una co-scienza civica che oggi la società ha perso, ed allora non siamo noi ad aver perso del tempo, qualcun altro lo ha voluto perdere in questi ultimi decenni e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Questo nostro come altri raduni simili sono invece la testimonianza che la nostra Patria è ancora viva e generosa di buoni esempi, spet-ta ai giovani cogliere le opportuni-

tà che vengono offerte loro. Tale e tanto è sempre l’entusiasmo generato da questi incontri che si è già fissata la data per il prossimo anno e sarà vera-mente eccezionale perché sarà ce-lebrato ad Aosta, città che ci ha visti nascere Alpini e dove abbia-mo indossato per la prima volta il nostro Cappello con la penna nera. Un appuntamento al quale nessu-no potrà mancare.

Allievo Caldart Ezio!

1° plotone – 2^ squadra!! Comandi, Signor Capitano!

Ritrovare gli amici 43 anni dopo RIUNITO IL 50° CORSO AUC DI AOSTA

Foto ricordo dei partecipanti al 3° Raduno del 50° Corso AUC di Aosta

Nella foto il nostro Capogruppo Ezio Caldart, col Gen. Papini (già Com.te della Brg. Cadore) e Don Dario Mazzoleni

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E’ la sera del 22 aprile, Venerdì santo, a Visomelle, nei pressi del paesello di Visome, attorno ai prati e boschi della villa Ex Beltramini, alle 20.30 si dà inizio alla 9° edi-zione della “Via Crucis” vivente. La bella serata, mite e misteriosa comincia ad animarsi, fari, faretti, candele e fiaccole. Un migliaio di persone intervenute prendono po-sto lungo il tragitto delimitato, al-cuni credenti, alcuni solo per cu-riosità, che poi di certo non sono

rimasti indifferenti all’evento. Dalla brughiera s’intravedono delle fiaccole avvicinarsi, compaiono 13 sagome umane, gli apostoli con Gesù. La gente di colpo ammutolisce, l’aria si satura di suggestione, s’interrompe ogni tanto solo per qualche spiegazione che lo speaker dà, la musica di sottofon-do e il coro di Visome avvolgono le fronde del carpineto. Ci si rende conto che si va ad assistere al film più antico del mondo. Nel suggestivo anfiteatro naturale si svolge l’ultima cena, tutte le comparse microfonate al loro tem-po dialogano col Cristo. Poi arriva il Diavolo tentatore, l’Angelo, poi l’arresto da un’orda di soldati ro-mani, anche a cavallo. Trascinato prima dai sacerdoti e poi al tempio di Pilato dove ha luogo il processo, e la flagellazione, questa talmente realistica, che alcuni spettatori,

implorano per Gesù di smettere quel supplizio. Niente paura, gli attori sanno bene la parte, studia-ta nei minimi particolari da anni d’esperienza. Poi il tragitto del Calvario fino alla Croce, e qui veramente si giunge all’apoteosi, con qualche effetto speciale, Gesù, interpretato magi-stralmente da Daniel Bogo, viene issato sulla Croce assieme ai due ladroni, poi il nostro don Anselmo recita il “Passio” e dopo la deposi-

zione. E qui finisce la Sacra Rappresenta-zione, circa un centinaio fra com-parse, tecnici e non da meno i so-liti volenterosi, hanno dato vita a questo evento, vecchio di oltre 2000 anni, sperando di aver tra-smesso emozioni e riflessioni. Ora dopo la fatica e la soddisfazio-ne , tutti pronti per la 10° edizio-ne. Vi domanderete che c’entra questo articoletto, scritto per questo gior-nalino strettamente degli Alpini. Ebbene, sotto l’eccezionale even-to, orgoglio di Visome, come or-ganizzatore fin dalla prima edizio-ne, batte un cuore Alpino, il mio.

(Ennio Pavei) Complimenti al nostro consigliere Ennio Pavei per la testimonianza e l’impegno profuso! Anche a Salce il nuovo Gruppo Giovani ha animato la processione della “Via Crucis” che, partita dalla chiesa di Col di Salce, ha raggiun-to attraverso le varie stazioni la fontana di Salce. La rappresenta-zione ha visto i figuranti, nei loro costumi tradizionali di 2000 anni fa, ricostruire la Passione, la Morte e la Resurrezione di Gesù. Una bella ed apprezzata novità che a-vrà certamente motivo di crescita visto l’entusiasmo del Gruppo Gio-vani ed il gradimento dei fedeli e dei presenti della comunità salce-se. Bravi ragazzi!

“VIA CRUCIS” A VISOME

TESSERAMENTO ANA 2011e

ABBONAMENTO COL MAÒR

Il Consiglio del Gruppo ha riconfermato la quota associativa e relativi abbonamenti ai giornali “L’Alpino” e “In Marcia”, per l’anno 2011, pari a €. 20,00. Anche l’abbonamento al solo “Col Maor” rimane di soli €. 6,00. Purtroppo la sede nazionale e sezionale hanno aumentato in totale 3,50 €uro per le note cancellazioni delle agevolazioni postali di spedi-zione dei giornali, ai quali va aggiunto anche l’incidenza del nostro notiziario. In considerazione della generosità che i nostri soci ed abbonati hanno sempre dimostrato nel rinnovo annuale, l’aumento verrà assorbito dal Gruppo che avrà modo di organizzare anche qualche serata conviviale per tenere allenati i nostri cuochi. Il pagamento può essere effettuato direttamente ai Consiglieri o tra-mite il c/c postale n°. 11090321, intestato al GRUPPO ALPINI DI SALCE, indicando nome, cognome ed indirizzo completo.

Il toccante momento della crocifissione alla Via Crucis di Visome (Foto Pavei)

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Partenza di buon mattino del 2 giu-gno con il pullman al gran comple-to per raggiungere Viterbo, pranza-re e visitare il centro storico di ori-gine medievale, nota come “Città dei Papi” perché sede pontificia nel secolo XIII°. In serata si è raggiun-to Fiuggi dove era predisposto il campo base. Il mattino di venerdì partenza per Caserta con la visita alla famosa Reggia voluta da Carlo III° di Borbone per uguagliare la Reggia di Versailles. Ne è valsa ve-ramente la pena, anche se si è ri-nunciato alla visita dei giardini per motivi di orologio. È stato anche un piacevole incontro occasionale con gli amici del circolo ospedalieri del S. Martino. Nel pomeriggio, rag-giunto Montecassino, abbiamo vi-sitato l’Abbazia che è stata rico-struita nella forma originale dopo la distruzione dovuta all’errato bom-bardamento alleato nel 1944. Me-ravigliosa la Chiesa, a dimostrazio-ne che anche nei tempi più recenti è possibile imitare l’arte di secoli fa, purché ci siano le risorse adeguate. La serata prevedeva la cena a Fu-mone, nella taverna del Barone, proprio nel cuore della Ciociaria. Una serata difficile da dimenticare,

accolti alla porta del piccolo centro medievale dal suono dell’organetto e dal personale in tipico costume ciociaro e serviti a tavola con piatti rigorosamente tipici locali. Sabato mattina a Borgo Faiti per la visita al Museo di Piana delle Or-me, un parco storico tematico rea-

lizzato all’intero della omonima Azienda Agrituristica, che ospita una delle collezioni più grandi ed eterogenee al mondo. Dedicato al Novecento, il complesso rappresen-ta un viaggio attraverso 50 anni di storia italiana. Oltre 30 mila mq. di esposizione per raccontare le tradi-zioni e cultura della civiltà contadi-na attraverso le grandi opere di bo-nifica delle Paludi Pontine, la 2^ guerra mondiale, ma anche per mo-strare veicoli e mezzi agli albori della grande industrializzazione e i giocattoli con i quali si divertivano i bambini di una volta. Pranzo a Sermoneta, altro borgo medievale di sicuro interesse e poi visita alla Cattedrale di Anagni con il vero gioiello della chiesa che è la Cripta. Altro incontro occasionale con gli amici “Voci dai cortivi”. La domenica 5 rientro con sosta ad Anghiari ed il pranzo presso il Ca-stello di Sorci, sulla strada dei sa-pori della Val Tiberina. Come vuo-le la tradizione sabato 18 ci siamo

ritrovati per rivivere i bei giorni del viaggio, distribuire qualche foto, tirare le somme che ci hanno per-messo di contribuire al costo del pranzo con un piccolo avanzo di cassa che i presenti hanno voluto destinare al giornalino tanto ap-prezzato Col Maòr che ringrazia per la generosità dimostrata.

E qualcuno ha già chiesto la data del prossimo anno per annotarla con largo anticipo sugli impegni inderogabili. Via terra, via mare o via cielo, una nuova via bisognerà pur prendere per questa meraviglio-sa compagnia !! (E.C.)

CASERTA: 4 GIORNI DA RICORDARE Viaggio nel patrimonio artistico italiano

La foto ricordo dei nostri gitanti, alla Reggia di Caserta. In basso a sinistra: piccoli inconvenienti idraulici, durante il viaggio.

A destra, in basso, uno dei numerosi brindisi, la sera a tavola. (Foto Capraro)

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Aosta (immaginl 1500 la dinaespandere i sterritoriali ed rso la pianuratrasferì la cantea da Cha00, a concluserre europeehierati con labero come riento “regio” (il ritorio) e la Sagno di Sardemprendeva il P

L’Sad’nuspVEco

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uello dello Statli divenne re d

23 marzo 1849fatta di Novma guerra d’ito Carlo Albenare il trono.

E-2 iniziò quinavoso compitoustria, che ecchio geuest’ultimo dim

CURSpu

Dopo aver scturno di squtornano le miegine di Storia. Per restare incon le celebr150 anni dellarleremo di calia. Lo faremi storici i fatti

pettegolezzo. troppo nei p

ntando quali Savoia. Il c

abauda fu un no, che intornfeudo della CSavoia è un

che confina e e la Valle

e a fianco). astia decise suoi interes-

economici a ad oriente pitale della

ambery a Tosione di una d, i Savoia, ca coalizione compensa il diritto a regn

ardegna. Nacqegna, che oltrPiemonte e la ultimo re del ardegna ed il ’Italia fu Vittouele II (per ripazio lo chE-2). Fu lui a ompimento il della Nazione

ellativo di “Pacque a Torinogenito di Cartuto Albertino)del Regno di 9, il giorno in cara, si concndipendenza rto decideva

ndi il suo rego di trattare laera rappreseenerale mostrò di ess

RIOunti liberam

A

contato un alifica, ri-e due pa-

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coloro che mo mesco-

di vita pri-

particolari, furono le

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no all’anno Contea di

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orino. Nel delle tante che erano

vincitrice, riconosci-

nare su un que così il re all’isola Savoia. Regno di primo re

orio Ema-sparmiare iameremo portare a processo

e, guada-adre della o nel 1820 lo Alberto ). Sardegna cui, con la ludeva la ed un af-di abban-

gno con il a resa con entata dal Radetzky.

sere, oltre

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cura di Dan“ I RE D’IT

ad un grandbuon senso nuovo e giovNel 1852 diregno il conrapporti persmo ministro diali (i classidei due porteconomico efu la vittoriosra di Crimeadi Napoleonedei Piemontguerra di inalla spediziotarono alla d’Italia del 1data Vittorio

se e pdi Reto dedenzavinta l’annesettemitalian

questo il Pasuoi successpresa della cmi resta che Per il resto più niente daIl 9 gennaio monite malarAvrebbe volunella Basilicvolontà del fUmberto, fu Roma. Il librfunerali di Vila bara del respalla da dotra le bandieavevano pd’indipendenMa queste sstoria racconqualcosa di mFin da bambchiato. Era pa detta dei s“an zoc”. Eraspansivo. A differenze capadre ed il frrare voci sulfiglio della cose del figlio d

À Ada letteratur

niele LucianiTALIA ”

8

de soldato, ue non penal

vane re sabaudivenne primo

nte di Cavoursonali tra il re

fossero tutt’aici cane e gatò ad un grae politico. In qsa partecipazioa, l’alleanza coe III che combtesi la vittoriondipendenza ne dei Mille. proclamazion17 marzo 18

Emanuele II per i suoi succ

e d’Italia. Nel 1lla terza guera (persa sul

politicamenessione del Vmbre del 187ne entrarono apa scomunicsori. Sembra città VE-2 abb

tirarmi un codella mia vita

a conquistare.”1878, a caus

rica, VE-2 moruto essere sepa di Supergafiglio e succes

sepolto nel ro “Cuore” nettorio Emanuee fu portata neodici Corazzieere di tutti i Repartecipato za.

sono cose chentano. Passiameno conosciubino VE-2 era poco amante dsuoi maestri ea però molto v

causa di quaratteriali e firatello, comincl fatto che egoppia reale, mdi popolani, p

LPINra e raccont

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un politico diizzò troppo ildo.

ministro delr. Malgrado ied il suo pri-

altro che cor-atto), l’operatoande sviluppoquegli anni cione alla guer-on la Franciabatté a fiancoosa secondae l’appoggioFatti che por-e del Regno61. In quellaassunse per

cessori il titolo1866 a segui-rra di indipen-

campo, mante) ci fuVeneto. Il 2070 le truppea Roma. Per

cò VE-2 ed iche dopo la

ia detto :”Nonolpo di pistola.a non ci sarà” sa di una pol-rì. polto a Torinoa invece, perssore al trono

Pantheon ael racconto “Iele” narra cheel Pantheon aeri, passandoeggimenti chealle guerre

e tutti i libri diamo invece auto. piccolo e tar-dello studio eera addiritturavivace ed e-este vistose isiche con il ciarono a gi-

gli non fosse ma si trattas-preso per so-

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stituire il berto moun incenmacellaiomentò a figlio, madisperatofatto che un modo sona checa!” oppuNonostanl’ambientmutò la l’allegria “salotti”. caccia. Gmolto senA 22 annMaria Ad12 anni (re 8 figligiorni dol’ultimo figVE-2 ebblegittimi. Rosa Vecome la “ne iniziò 14 anni (vita. Quagli proibì na. I due tardi in foca che lamatrimonliari. La Rma non reCi sono meritano La prima Era cuginconsiderad’EuropaVE-2 e Cdella caul’imperatoallearsi cmandaronParigi. Laa convincdiventò l’aLa seconmoglie deLa relazioaveva la sma del con la cperché VI due invediventaro

lugl

vero primogerto ancora in dio. Il presun

o di nome Tagran voce la

a nessuno aso. E’ probabilm

il termine “tancomune per

e non conta nure “Ti si an tante l’educazie in cui cres

propria indoe la compagGli piacevan

Gli piaceva nsibile al fascini sposò la sdelaide, alla qdal 1843 al 1i. Maria Adeopo aver mglio. be molte amaIl vero amore

ercellana, pas“bella Rosina”quando Ros

(lui 27) e duròando il re restò

di sposare la si sposarono

orma morganaa sposa ed i dinio non acquisRosina fu quinegina. un paio di amdi essere ricoè la contessa

na acquisita data la più.

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cognata. CavoE-2 sposasseece, come ved

ono consuocerAlla mortUmberto con il nom(U-1). UmTorino ndall’infanzun’istruzio

lio 2011

enito di Carlo fasce a caus

nto padre eranaca, il qualea scomparsa scoltò quel pamente da quenaca” è divenindicare una pnulla: “Tasi tanaca!”. one ricevutasceva, VE-2 ole. Gli piacgnia ed odiavno i cavalli ecombattere. no femminile.

sua prima cugquale in meno855) fece sforlaide morì poesso al mo

anti e molti fige della sua vitassata alla st”. La loro rela

sa aveva appò per tutta la ò vedovo, Cav“popolana” R

o quindici anni atica, che sigiscendenti di qsiscono titoli nndi moglie del

manti del re ordate. a di Castiglionedi Cavour ed bella do

zzarono a fave; per convincNapoleone IIIro l’Austria, i sa in missionon ebbe difficore francese eale. etta di Sassoello di VE-2. cessò perché di vedere il fare si intrattenour fece di t

e Elisabetta. dremo in seguri. te di VE-2 il fi

gli succedme di Umbermberto nacqunel 1844 e zia eone di stam

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militare. A 15 anni, con il grado di capi-tano, partecipò alla battaglia di Solferi-no della seconda guerra d’ indipenden-za. Prese poi parte alla terza guerra d’indipendenza comandando con i gradi di generale la XVI Divisione. Il 24 giugno 1866 partecipò alla batta-glia di Custoza e per le capacità ed il coraggio dimostrati in quella giornata, gli fu conferita la medaglia d’oro al va-lor militare. Nel libro “Cuore” è bello il racconto “Re Umberto”, nel quale il re U-1 nota le medaglie sul petto del pa-dre di Coretti, anch’egli reduce di Cu-stoza e gli stringe la mano. Nel 1868 sposò per volontà paterna e controvoglia la cugina Margherita. L’anno successivo nacque l’erede al trono Vittorio Emanuele III. Dal 1870 al 1873 fu Comandante Ge-nerale delle Truppe Alpine. Nel 1878 U-1 salì sul trono ed insieme alla moglie visitò le maggiori città del regno per farsi conoscere dalla popola-zione. Durante questo viaggio, a Napo-li, subì un attentato da parte dell’anarchico Giovanni Passannante, che lo ferì leggermente ad un braccio con una coltellata. L’aggressore fu condannato al carcere a vita. Il poeta Giovanni Pascoli scrisse un componimento inneggiante al Passan-nante e per questo fu arrestato e con-dannato a tre mesi di reclusione. Nella politica estera U-1 cercò di accre-scere la visibilità ed il peso della Nazio-ne; stipulò con l’Austria e la Germania la Triplice Alleanza e sostenne la politi-ca coloniale in Africa Orientale. Per quanto riguarda la politica naziona-le, il re ed il governo rafforzarono i po-teri dello Stato. Questo causò violente manifestazioni degli anarchici, che in-dussero il governo ad adottate misure autoritarie e repressive. Per questo motivo U-1 subì altri due attentati. Il secondo gli fu fatale. Il 29 luglio 1900 il re presenziò a Monza ad un concorso ginnico, al quale erano presenti anche le rappresentative “este-re” di Trento e Trieste. A causa del cal-do U-1 rinunciò ad indossare sotto la camicia l’apposita “maglia d’acciaio contro gli attentati”. L’anarchico Gaeta-no Bresci gli sparò tre colpi di pistola, uccidendolo. Margherita, la moglie di U-1, era figlia di Ferdinando di Savoia, fratello di VE-2. Fu la prima regina d’Italia perché Maria Adelaide morì prima dell’ unificazione e la Rosina non fu regina. U-1 e Marghe-rita diedero sempre l’impressione di essere una coppia unita, ma nella real-tà il matrimonio fu solo formale. Chiusa la pratica dell’erede al trono, Umberto visse la sua vita sentimentale insieme ad un'altra donna. Margherita si seppe adattare alla situazione. Ebbe anch’essa le sue “storie”, tra le quali

una duratura con il poeta Carducci. Margherita fu anche un’ammiratrice di Mussolini e convinta sostenitrice del fascismo.

Nel 1900 divenne re Vit-torio Emanuele III (VE-3). Il suo regno durò qua-rantasei anni e vide due guerre mondiali, la nasci-ta ed il crollo del fasci-smo, le conquiste colo-niali della Libia e

dell’Etiopia. VE-3 era una persona mol-to colta e politicamente preparata. Era un grande esperto di geografia e per questo venne spesso chiamato ad arbitrare controversie internazionali. In politica estera rafforzò i rapporti con la Francia e la Russia. Si dimostrò in-vece meno favorevole alla Triplice Alle-anza anzi, promosse la causa dell’ irre-dentismo del Trentino e della Venezia Giulia. Per questo motivo, allo scoppio della prima guerra mondiale, abbandonò la Triplice Alleanza per combattere a fian-co della Francia, dell’Inghilterra e della Russia. Fin dall’inizio delle ostilità VE-3 fu costantemente presente al fronte, meritandosi l’appellativo di “re soldato”. Dopo la rotta di Caporetto, egli ebbe la fermezza di destituire Cadorna e di so-stituirlo con Diaz. In politica interna cercò di garantire l’uguaglianza tra le diverse classi socia-li. Per questo fu battezzato il “re sociali-sta”. La crisi economica e politica che seguì la fine della grande guerra causò violenti scontri sociali e nel nostro Pae-se si diffuse il timore di una rivoluzione comunista com’era successo in Russia. Fu in questo contesto storico che Mus-solini andò al potere e di questo VE-3 viene considerato responsabile. Il 9 maggio 1935 fu proclamato l’Impero di Etiopia e VE-3 ne assunse il titolo di imperatore. Nel 1939 venne conquista-ta l’Albania, della quale VE-3 fu pro-clamato re. Favorevole all’ingresso in guerra a fianco della Germania, VE-3 fu poi uno dei protagonisti dell’armistizio dell’8 settembre 1943. Terminata la guerra, il 9 maggio 1946, un mese pri-ma del referendum del 2 giugno, abdicò a favore del figlio Umberto, ritirandosi in esilio ad Alessandria d’Egitto, dove mo-rì nel 1947. VE-3 sposò Elena Petrovic, figlia del re del Montenegro. Elena era una ragazzona alta e robu-sta. Era stata la regina Margherita a sceglierla, per interrompere le continue nozze tra consanguinei, che rischiava-no di mettere in pericolo la continuità sana della dinastia. Tra Elena e VE-3 fu amore a prima vista. Un amore sincero che durò tutta la vita. Dalla loro unione nacquero cinque bei figli: la regina Margherita aveva visto giusto. Ebbero

un unico figlio maschio, Umberto. La secondogenita Mafalda, nata nel 1902, fu arrestata dai Tedeschi dopo l’8 set-tembre e portata nel campo di concen-tramento di Buchenwald, dove morì nel 1944 a seguito delle ferite riportate du-rante un bombardamento alleato. Elena fu una regina molto amata dal popolo italiano. In riconoscimento alla sua grande fede ed alle attività benefi-che da lei sostenute, nel 2001 è stato avviato il suo processo di canonizza-zione. VE-3 è ricordato per la sua bassa statu-ra: era alto 1,53. Poiché il re era anche capo dell’esercito, l’altezza minima per poter essere arruolati fu ridotta a quell’altezza. Non si poteva riformare il re ! A VE-3 fu fabbricata una sciabola di dimensioni ridotte, per evitare che que-sta venisse trascinata per terra. Per questo motivo VE-3 venne sopranno-minato “sciaboletta”. A causa dell’altezza del re e delle origi-ni della regina, a corte i due furono de-nominati “Curtatone e Montanara”.

Umberto II (U-2) fu re per soli 24 giorni ed è cono-sciuto come “il re di mag-gio”. Dopo la vittoria della repubblica al referendum del 2 giugno 1946, U-2 fu costretto a lasciare l’Italia ed andò in esilio in Porto-gallo dove morì nel 1983. Il divieto di ingresso e di soggiorno nel territorio nazionale fu esteso ai suoi discendenti maschi. Una legge del 2002 ha consen-tito ai Savoia il rientro in Italia. U-2 era sposato con la bellissima Maria Josè del Belgio, dalla quale ebbe 4 figli. Ci sono voci fondate su una presunta o-mosessualità di U-2. La moglie allacciò una profonda amicizia con Italo Balbo. Nel 1453 i Savoia vennero in possesso della Sacra Sindone. Umberto II la la-sciò in eredità al Vaticano.

Ricordiamo che i nostri nonni e padri che parteciparono ad una qualsiasi del-le guerre combattute durante il regno di Vittorio Emanuele III, avevano per ban-diera il Tricolore con lo stemma sabau-do ed andavano all’assalto al grido “Savoia”.

Ed io comando che il mio corpo in cinque pezzi sia taglià.

Il primo pezzo al Re d’Italia …..

(versione originale della canzone “Il testa-mento del capitano”)

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Il GquascodelAlbanncatsi voggioimpcomIl Sto, ammesemnerAlpAlba Tstrecrel’amto GiaabbI° Rdo Lo

ol maòr

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mico di giovine figlio, maritmplare, di salroso e di buonpini. berto aveva faTai di Cadore,e Dolomiti, aeste, insegnamore per la ma Belluno c

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Gruppo Alpinmianese. ro Caliendo losuo addio, pr

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nisce al dolore

occasione desario di fondAveva caparre all’Adunafermato tre gglioso di esvolta, nonosfatica nel caalla sfilata. Il 24 giugnomiano lo hasuo ultimo vi suoi quarante per la suAlpini e per se. Ora è lassù, stro amico “Branno i sentiriamo giornacon il CappeAl Capogrupberto Caudaglia alpina, lper la perditagiovane ed inIl Gruppo Alne di Col Mvicini alla mGabriele e C

O “ANa noi.  più sentite c nostro cons

ruppo e pres Anita, si un

DAMI

CATOgro, pronto adbile ai problemdisponibilità.

e della moglie

10

ella festa delldazione del Grrbiamente voluata di Torinogiorni con glissere riuscitostante le cure amminare, a p

gli Alpini e anno accompaviaggio, ringrant’anni vissuti

ua famiglia, pla Comunità

ha incontratoBeppe” ed entieri che noi Aalmente nei nllo in testa. ppo di San D

a, con la sua le più sentite a di un amiconsostituibile clpini di Salce

Maòr sono pamoglie Luisa,Carlo, a mamm

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O DINd unirsi ai cormi degli amic Orsolina e de

’80° anniver-ruppo. uto partecipa-, dove si erai amici, orgo-, ancora unada fare e la

prendere parte

tutta San Da-agnato per ilaziandolo peri intensamen-

per il Gruppoà sandamiane-

o il suo e no-trambi vigile-

Alpini percor-nostri impegni

Damiano, Ro-grande fami-condoglianze

o e di un cosìcollaboratore.

e la Redazio-articolarmente ai figliolettima Luigina e

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anifestaziondel Gruppo 

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lio 2011

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col maòr luglio 2011

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Un’altra bella tradizione che alcune delle nostre famiglie continuano a mantenere viva, grazie alle ricette delle loro nonne, è il dolce che ve-niva cotto in occasione delle festi-vità di Pasqua. Questo è ancora possibile grazie alla conservazione dei vecchi forni (ahimè! Quanti sono stati demoliti per far posto al garage!) che nelle borgate davano la possibilità a tutte le famiglie, anche a quelle sprovvi-ste, di poter cuocere il pane che ve-niva usato quotidianamente. I tempi sono cambiati, ma “al pan de Pasqua” ritorna puntualmente ogni anno e rigorosamente cotto a legna.

Puntuale la preparazione dell’impasto, la confezione della classica pagnotta a quattro punte e la più ricercata co-lomba con al centro l’uovo dipinto, la fase di lievitazione sulle apposite tavo-le con l’impasto ben coperto per ri-pararlo dall’aria primaverile ancora frizzantina. Fatti i turni per le varie famiglie, ve-nivano portati al forno, preparato dal “maestro fuochista”

alla temperatura e umidità ideali, con dei parametri che solo lui era in grado di interpretare. Infornato il pane e chiusa la “portina” del forno, il tem-po necessario in base al pe-so dei pani e delle colombe per la cottura, le donne ri-tornavano al forno con i lo-ro cesti ricoperti di cano-vacci per coprirlo e mante-nere la sua naturale umidità. Un forno ancora efficientis-simo e in uso lo si può tro-vare a Peresine, quello della famiglia Dell’Eva. Molti di noi hanno potuto riassaporare il gusto del “pan de Pasqua dè ‘na òlta” grazie alla tradizione che a Peresine si tramanda nei se-coli e che le famiglie

Dell’Eva e Fratta continuano pun-tualmente e ogni anno a rinverdire.

(E.C.)

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col maòr luglio 2011

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Delicata missione per il nostro so-cio Caporal Maggiore Capo Alberto

Padoin in terra afgana. Partito l’11 agosto 2010 con desti-nazione Bakwa, il compito del suo reparto consisteva nel controllo del territorio, nell’attività di sup-porto della popolazione locale nel campo sanitario, alimentare e sco-lastico. Il suo plotone, comandato dal m.llo ord. Diego Antoniazzi, è ri-entrato a Belluno il 16 febbraio. Per la sua professionalità e dedi-zione al dovere ha ricevuto un “E-logio” del comandante col. Paolo Sforra (a destra), che senz’altro contribuisce a rafforzare il presti-gio anche del nostro Gruppo e per il quale ci complimentiamo con ri-conoscenza.

Nuovo sito per il “Col Maòr” e il Gruppo Alpini

Pur rimanendo giustamente attaccati alle nostre radici e alla tradizione alpina, anche noi della re-dazione abbiamo voluto dare la possibilità agli amici più informatizzati e dare così una svolta al nostro modo di presentare il giornale. Da oggi potete trovare notizie sul Gruppo Alpini di Salce, andando sul noto sito di “social network” Facebook e digitando semplicemente le due parole “alpini” e “salce” nel modulo di ricerca. Avre-te così la possibilità di iscrivervi e ricevere le ultime notizie o le foto più recenti, in tempo reale. Per chi desidera scaricare tutti i numeri del nostro giornale dal 2003, e le vecchie edizioni, in for-mato PDF, è sufficiente digitare il seguente URL: http://www.gruppoalpinisalce.it

B U O N A N A V I G A Z I O N E ! ! !

ALBERTO PADOIN IN MISSIONE DI PACE

ANIME BÒNE

Grazie ancora agli “AMICI DI COL MAÒR” che partecipano coi loro contributi al nostro giorna-le. Questo mese ringraziamo: Fam. Sartor – Tormen Patrizia – Mazzorana Mario – Da Rold An-na – Da Rold Carlo – Aghemio Luigi e Domenica – Giaccone Carla – Casula Giovanni – Boito Paolo – Fontanive Libera – Da Rech Giuseppe – Antiga Giu-seppe – Da Riz Damiano – Fon-tanelle Adriano – Sponga Enzo – Dal Pont Andrea – Padoin An-gelo e Anna – Carlin Giulio e Nadia – Barattin Claudia – Fant Adriana – Perli Walter e Raffael-la – Taglietti Giulia – Casol Gio-vanni e Ornella – Savaris Giu-seppe e Ivana – Celato Carlo e Rachele – Celato Vittore e Sara – Faoro Franco e Elisabetta – Fratta Luciano e Daniela – Frat-ta Gabriella – Nogarè Nella – Scalet Claudio e Manuela – Ge-nova Maddalena – Dell’Eva Pao-la – Dell’Eva Lucia – Fagherazzi Anna – Colle Gabriella – Bran-caleone Maria Teresa – Tam-burlin Antonio e Ada – Lechner Rainold – Panziera Claudio – Sponga Pierantonio e Loredana – Capraro Riccardo – Brancale-one Ezio, Eleonora e Donatella – Lorenzi Angelo e Silvana – Severi Bruno e Rina – Dallo Carlo e Celestina – Barattin Er-nesto – Girardi Cesare – Zaglio Mario – Marano Generoso – Cri-stina e Andrea Fratta. Grazie di cuore!!!

Col Maòr

Alberto Padoin di pattuglia nei dintorni di Bakwa, sede della base italiana in Afghanistan

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Alla Redazione di COL MAOR: Sono il Magg. F. (alp.) Thomas RICCI (già Comandante della 269^ Cp, 66^ Cp del Btg “Feltre” e Aiu-tante Maggiore/Capo Ufficio Per-sonale del 7° Alpini nel periodo 2001 – 2008. Il mio è stato un gradito ritorno perché già nell’estate del 1996 ero stato assegnato per un periodo di tirocinio al 7° Alpini/Btg Feltre Dal 2008 non presto più servizio a Belluno dove ho lasciato una bella fetta del mio cuore, per esigenze di carattere istituzionale e anche pri-vate, sono stato assegnato al Co-mando Forze Operative Terrestri di

Verona. Non era del mio c.v. che volevo parlare, ma del fatto che durante l’Adunata Nazionale di Asiago, un momento che ricordo sempre con molto piacere, sono stato vostro ospite insieme a tutto il gruppo bandiera del Reparto per un piace-vole momento conviviale. Da quell’epoca ricevo e leggo con molto interesse il vostro periodico. Innanzitutto devo farvi i compli-menti perché riuscire a coniugare l’attualità con le ricostruzioni sto-riche che trovo sempre accurate. Vi ringrazio anche perché il vostro organo di informazione riesce sem-pre a farmi sentire sempre vicino al

nostro Reggimento e alla città di Belluno dove ho trascorso dei bel-lissimi momenti. Di nuovo le mie più sincere con-gratulazioni e i migliori auguri alla Redazione e al Capo Gruppo e a tutto gli Alpini di Salce.

Verona 05/03/2011 Caro Thomas, abbiamo pure noi un bel ricordo dell’abbraccio fraterno tra Alpini in servizio ed in congedo a Pennar, nel nostro accampamento in quel di Asiago. E questi sono gli effetti dello spirito di corpo che ci anima e ci distingue. Un sincero grazie per l’apprezzamento a Col Maor ed un augurio di buon lavoro nei tuoi in-carichi istituzionali.

Il Capogruppo

LETTERE IN REDAZIONE

RIELETTO IL DIRETTIVO DELLA SEZIONE

Tornata elettorale in marzo per definire l’organico sezionale che gestirà il triennio 2011-2013. È stato confermato a maggioranza il precedente consiglio di presidenza e registrato l’ingresso di alcuni nuo-vi consiglieri di zona. Forse sarebbe stato utile rinnovare parte del vertice in modo che il prossimo consiglio di presidenza potesse avere al suo interno qualche uomo di esperienza per garantire un minimo di continuità. È forse mancato il coraggio quel coraggio, che nel 2014 i vertici che saranno completamente nuovi, dovran-no avere per prendere in mano la sezione. Ci attendono quindi tre anni di duro lavoro nei gruppi per preparare questo passaggio nel migliore dei modi, in un momento delicato della nostra Associazione anche a livello nazionale, perché non bastano i grandi e-venti con i loro effetti mediatici ad alimentare l’entusiasmo della base. Occorre coinvolgere, aggregare, condividere per rinforzare le fondamenta, ricordando che siamo una asso-ciazione d’arma basata sul puro volontariato a 360 gradi e non dei professionisti e che abbiamo come unico distintivo inconfondibile solo ed esclusivamente il nostro Cappello Alpino, quello stesso che i nostri “veci” portarono orgogliosamente sull’Ortigara dopo la battaglia sul Piave e la vittoria di Vittorio Veneto.

(E.C.)

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ORIZZONTALI

1. Lo fa chi vuole le stellette 14. Dell’Italia antica 15. Lo sono le regole militari 16. Lo si da all’amico tontolone 17. Sale dell’acido nitrico 19. Monet noto pittore impressionista 21. Indice Nazionale delle Anagrafi 23. Lo erano le Lescano 24. A òlte l’è pèdo dèl tacòn… 25. Lo era il cestista Johnson 26. Tacciono le colpe altrui 27. Luci a fotoresistenza 28. Lo era Vittorio Emanuele II 29. Ente di formazione veneto 30. Il più famoso saluto italiano 31. Il “nòno” della foto in alto a sinistra 36. Prodigiose e insperate

40. Articolo plurale 41. Paracadutisti alpini: “…. strack!” 42. Ha le zampe “adesive” 43. Aeronautica Militare 44. Repubblica Sociale Italiana 46. Novantanove romani 47. Sede dell’Adunata 1995 49. Ci dorme Ennio, se Giovannina lo sbat-te fuori di casa 50. La Thailandia fino al 1939 51. Gioco da casinò 53. Diana, nota fotografa rumena 55. Rivestito con stoffa 57. Impara le cose da solo 60. Oristano 61. Volume d’enciclopedia 62. Les, nota stazione sciistica francese 63. Simbolo del Radon 64. Quelli a rete trattengono le frane

66. Bepi De Marzi compose un inno al loro Signore 68. Profeta ebraico 69. Era detto il “mare delle isole” 70. La corsa dei londinesi 72. Bepi, noto fotografo bellunese 74. Giga litro 75. Animali alati, simbolo di Venezia 77. Piccolo pesce dal corpo affusolato 78. Pieno, disseminato VERTICALI

1. La neve, i fiori ne bagnerà… 2. L’orecchio nei prefissi 3. E’ sempre ottimo e abbondante 4. Specialità alpina 5. Gruppo etnico del Laos 6. Ufficiale di Complemento 7. Tipico piatto svizzero 8. Istituto Federale di Transizione 9. Secrezione giallastra 10. Rabbia accecante 11. Quella alpina usava i muli 12. L’eroe delle Termopili 13. Internet Explorer 18. Località veneta di villeggiatura 20. Lo è l’alpino esagerato 22. Parola formata con una o più lettere iniziali di altre parole 30. Cosenza 31. Canta “Ti vorrei sollevare” 32. Si presenta al C.A.R. 33. Segno bluastro sottocutaneo 34. Società in Accomandita Semplice 35. Fa impazzire Gatto Silvestro 37. Colpevoli 38. Con… Rover fa fuoristrada 39. Officine Meccaniche 45. Noto coro alpino 48. Noto colluttorio 49. Lo era Abramo 50. Siracusa 52. Cura le patologie dell’orecchio 54. L’ultimo dramma di Richard Wagner 56. La Muti nota attrice 57. Il litorale di Castel Volturno 59. Il figlio di Enea e Creusa 64. Il noto “chef” nella foto a destra 65. Standard di sensibilità fotografica 67. Simbolo dell’Iridio 71. Unione Europea 73. Ottobre sui calendari inglesi 76. Romanzo di Banana Yoshimoto

L’ANGOLO ENIGMISTICO A cura di Michele Sacchet

IL NOSTRO DIRETTORE È STATO PROMOSSO MAGGIORE

Roberto De Nart, direttore responsabile di Col Maòr, è stato promosso al grado di maggiore. Classe 1956, ha frequentato l'82mo Corso AUC (Allievi ufficiali di complemento). Sottotenente di prima nomina nel giugno 1976, è stato richiamato con il grado di tenente nell'estate del 1980 alla Brigata alpina Cadore, all'epoca co-mandata dal generale Carlo Jean. Nel settembre del 1997 con il grado di capitano ha effettuato il richiamo al 32mo Reggimento trasmissioni di Padova. E ora è arrivata la nomina a maggiore con anzianità assoluta gennaio 2002. Le congratulazioni della redazione del Col Maòr e del Gruppo alpini Salce.

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Ritorniamo a parlare dello storico in-contro del 19 luglio 1943 a Villa Gaggia tra Hitler e Mussolini, perché sono emersi particolari fino ad oggi sconosciuti, grazie alle ricerche di Toni Sirena, giornalista e scrittore, già caporedattore del Corriere delle Alpi. Partiamo dalla sede dell'incontro, Villa Gaggia, residenza estiva del se-natore del Regno Achille Gaggia, dimora veneziana del XVII secolo, con un parco progettato dall’architetto e botanico francese Poiteau le Terrier, giunto al seguito di Napoleone. Vi si accede attraverso un lungo viale di carpini, che termina in un cortile dove c’è una fontana con un’epigrafe dedicata a Re Fuad d’Egitto e a Lord Eden, che vi soggiorna-rono nel 1927. Si è sempre ritenuto che la scelta di Villa Gaggia fosse stata decisa all'ul-timo momento, tuttavia, c'è un ordine di servizio della Questura del 24 giugno 1943 indirizzato al prefetto, ai funzionari, ai comandi dei carabinie-ri e della milizia volonta-ria, che descrive il piano di sicurezza per l'incontro. «Mancava solo la data - osserva Si-rena - che viene comunicata il giorno prima con un telegramma cifrato dal ministero degli Interni: “Domani 19 luglio treno speciale parte Treviso dopo ore 8 arrivando a Feltre ore 9 et 20” firmato Capo della polizia Chie-rici”». C'è inoltre una comunicazione del comandante della Wehrmacht in Ita-lia, il feldmaresciallo Albert Kesser-ling del 20 maggio '43 trasmessa a Mussolini, contenente la proposta di Hitler per una conferenza al vertice. Il Duce risponde il giorno dopo all’ambasciatore tedesco a Roma Hans Georg von Mackensen dicendo che gli era impossibile lasciare la ca-pitale perché erano state avvistate

navi anglo-americane nel mediterra-neo. La richiesta di un vertice viene poi rinnovata il 5 giugno, sempre da Kesserling a Mussolini. E' Hitler, dunque, secondo la rico-struzione di Sirena, a chiedere l'in-contro a Mussolini, diventato impro-rogabile dopo le avvisaglie dell'ope-razione Husky ossia lo sbarco in Sici-lia degli alleati (10 luglio '43). E Villa Gaggia era la sede ottimale, a metà strada tra Roma e Berlino. Inedito anche quello che Sirena chiama il “Piano A” di sicurezza, predisposto per un soggiorno di tre giorni dei due dittatori a Villa Gaggi-a, con pernottamento nei vagoni letto

sotto la galleria di Busche. «Dentro la galleria, avrebbero fatto la guardia le squadre speciali P e H, ossia la squadra presidenziale di Mussolini accasermata nelle palestre delle Ga-belli e della Gil (dove oggi c'è il Pa-lazzo di Giustizia) e quella di Hitler, accasermata alle scuole Gabelli, cia-scuna di 200 uomini. All'esterno, invece – spiega Toni Si-rena – la sorveglianza sarebbe stata assicurata da polizia e carabinieri. Che avevano anche il compito di controllare le strade e i sentieri vici-ni. Villa Gaggia sarebbe stata difesa da 4 cordoni di sicurezza: all'interno le squadre speciali, all'esterno la polizi-a, più arretrati i carabinieri e la mili-zia volontaria».

Un piano di sicurezza che prevedeva l'impiego di duemila uomini con quartier generale l'albergo Alle Alpi di Belluno, accasermati nella caser-ma 7mo Alpini di Belluno e la caser-ma del 7mo, la scuola commerciale di Feltre e le scuole elementari di Farra. Oltre alle scuole elementari, lungo il percorso, di Busche, santa Giustina, Sedico, Formegan, San Fermo, Vellai e la trattoria Solagna a Busche. Il documento ritrovato precisa tutti i dettagli operativi, dal controllo del territorio lungo tutto il percorso, gli accessi alla villa, con particolare at-tenzione alle zone “infette da sovver-sivismo” di Lentiai e Mel. Era di Villa di Villa, infatti, Angelo

Sbardellotto, l'anarchico catturato e fucilato a Ro-ma, che nel 1932 progettò di uccidere Mussolini. La strada doveva essere bonificata, con rimozione di tavoli, sedie, scale e tut-to ciò che poteva servire da piedistallo per un eventua-le attentato. Agenti in borghese dove-vano camminare come comuni viandanti in dire-zione del corteo per con-trollare qualsiasi persona

presente. Particolare attenzione a preti e frati, che avrebbero potuto essere potenzia-li attentatori con armi e bombe sotto la tonaca. Tutto già previsto, insomma, com-preso l'itinerario di ritorno del corteo di auto da Villa Gaggia alla stazione di Feltre. Con la raccomandazione della mas-sima attenzione allo stabilimento del-la Metallurgica feltrina e la galleria ferroviaria. Un piano che non venne mai attuato, ma di cui rimane traccia nei conti da pagare ai fornitori. Vino, pane, pasta, caffè, auto a no-leggio, per un totale di 27mila lire di cui 15mila alla ditta Pettazzi per 408 bottiglie di spumante.

Toni Sirena svela i particolari dell’incontro segreto

HITLER E MUSSOLINI A VILLA GAGGIA

Di Roberto De Nart