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Comune di San Martino Siccomario – Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale – - 61 - illuminamento sulla sede stradale e zone limitrofe previsti dalla norma UNI 11248 con classificazione “CE” tenendo in debita considerazione gli illuminamenti dei piani verticali. Per raggiungere tali obiettivi si prevede l’istallazione di apparecchi illuminanti con tecnologia LED. Emergenze storiche, culturali ed artistiche. In generale quando si tratta di illuminazione architettonica o di emergenze di varia natura, per quanto riguarda i livelli di illuminamento e luminanza, è necessaria una sensibilità sia artistica sia impiantistica; il risultato dipende infatti sia dalla personalità del manufatto da illuminare, sia dalla sua posizione e dalla illuminazione della zona circostante. La decisione di sottolineare luci, ombre, rilievi o particolari, è da affrontare caso per caso. In generale è opportuno evitare illuminazioni troppo personalizzanti o invasive o che appiattiscano le forme o non siano rispettose delle geometrie e dalle architetture. L’analisi del tessuto urbano di San Martino Siccomario unitamente alla sensibilità della cittadinanza interpellata e delle misurazioni strumentali effettuate in loco, suggerisce di intervenire principalmente nella valorizzazione della chiesa e santuario che è testimonianza della storica devozione dei cittadini. Le sorgenti ottimali da impiegare sono quelle con alta resa cromatica, come possono essere le lampade a vapori di alogenuri metallici, LED, o vapori di sodio a luce bianca. Fig. 4.1 Chesa di San Martino illuminata con lampade a vapori di alogenuri metallici La proposta illuminotecnica prevede pertanto l’illuminazione architettonica d’accento della chiesa di San Martino Siccomario e del santuario della Madonna delle Grazie.

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illuminamento sulla sede stradale e zone limitrofe previsti dalla norma UNI 11248 con classificazione “CE” tenendo in debita considerazione gli illuminamenti dei piani verticali.

Per raggiungere tali obiettivi si prevede l’istallazione di apparecchi illuminanti con tecnologia LED.

Emergenze storiche, culturali ed artistiche. In generale quando si tratta di illuminazione architettonica o di emergenze di varia natura, per quanto riguarda i livelli di illuminamento e luminanza, è necessaria una sensibilità sia artistica sia impiantistica; il risultato dipende infatti sia dalla personalità del manufatto da illuminare, sia dalla sua posizione e dalla illuminazione della zona circostante. La decisione di sottolineare luci, ombre, rilievi o particolari, è da affrontare caso per caso. In generale è opportuno evitare illuminazioni troppo personalizzanti o invasive o che appiattiscano le forme o non siano rispettose delle geometrie e dalle architetture. L’analisi del tessuto urbano di San Martino Siccomario unitamente alla sensibilità della cittadinanza interpellata e delle misurazioni strumentali effettuate in loco, suggerisce di intervenire principalmente nella valorizzazione della chiesa e santuario che è testimonianza della storica devozione dei cittadini. Le sorgenti ottimali da impiegare sono quelle con alta resa cromatica, come possono essere le lampade a vapori di alogenuri metallici, LED, o vapori di sodio a luce bianca.

Fig. 4.1

Chesa di San Martino illuminata con lampade a vapori di alogenuri metallici

La proposta illuminotecnica prevede pertanto l’illuminazione architettonica d’accento della chiesa di San Martino Siccomario e del santuario della Madonna delle Grazie.

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Aree verdi, giardini e parchi pubblici L’illuminazione di un’area verde dipende fortemente dalle dimensioni della stessa: esistono aree verdi di grandi dimensioni che non sono usufruibili nelle ore notturne possono essere vissute dalla popolazione solo in particolari occasioni e non richiedono un impianto di illuminazione stabile. Esistono alcune piccole area verde illuminate. Le sorgenti luminose impiegate sono a vapori di sodio alta pressione; si auspica la sostituzione delle sorgenti luminose per apprezzare meglio i colori e renderle un segno distintivo delle aree verdi pubbliche comunali, adottando lampade a vapori di alogenuri metallici o moduli LED, con indice di resa cromatica Ra≥80. Sarà opportuno rendere omogenee le tipologie di apparecchi da adottare . Per le aree caratterizzate dalla presenza di gruppi arborei, converrà selezionarne solo alcuni, soggetti di rilievo o passaggi, ottenendo così un impianto funzionale e non eccessivamente oneroso od invasivo (alberi e cespugli potranno eventualmente essere illuminati dal basso verso l’alto solo nel caso in cui la chioma non sia caduca e sia sufficientemente folta da evitare qualsiasi dispersione del flusso luminoso verso il cielo), è importante prevedere lo spegnimento dell’impianto dopo le 24. Possono essere impiegati anche faretti a LED colorati in grado di rendere suggestivo il paesaggio. Nel caso venissero tracciati dei vialetti o dei percorsi pedonali particolari è possibile optare anche per una illuminazione più discreta, posizionando paletti bassi a delimitazione perimetrale dei percorsi stessi, avendo la precauzione di scegliere materiali robusti, non soggetti a facili vandalismi. Il colore predominante di parchi, giardini e viali alberati è il verde, che risulta particolarmente apprezzabile se illuminato con sorgenti fredde (≥3000K). In considerazione della posizione delle aree verdi esistenti, inserite nel contesto urbano, e al fine di rendere più omogeneo il paesaggio, si ritiene conveniente anche l’impiego di sorgenti fluorescenti compatte a risparmio energetico. Relativamente alle tipologie di illuminazione di progetto saranno dunque la pluralità dei possibili scorci e le condizioni del verde ad essere suggeritori delle tecniche impiantistiche di volta in volta reputate migliori da adottare.

Fig. 4.2

Scorcio di via della Chiesa:

- la via Illuminata con sorgenti luminose a vapori di sodio alta pressione;

- il campanile e la chiesa con lampade a vapori di alogenuri metallici.

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CONTENIMENTO DEI CONSUMI ENERGETICI

E’ importante soffermarsi sull’energia prelevata dall’impianto di illuminazione per valutare tutti gli interventi necessari per contenere i consumi energetici sia per un dovere morale che ci impone di sprecare meno risorse possibili sia per il rispetto delle leggi e normative che raccomandano il risparmia energetico in tutti i settori. Alleggerire i costi della bolletta energetica comporta principalmente due vantaggi:

- minori costi di esercizio degli impianti - riduzione di emissione di anidride carbonica contribuendo al

contenimento “dell’effetto serra”. Gli impianti di illuminazione a livello nazionale assorbono poco meno del 5% del fabbisogno energetico del nostro paese, tuttavia è importante rendere minimi gli sprechi perché solo cosi si contribuisce a raggiungere quegli obiettivi che tutti i governi si sono posti per cercare di ridurre le variazioni climatiche che si stanno verificando sul pianeta. Le vie da seguire per massimizzare i risultati sono due:

- massima efficienza delle sorgenti luminose e degli apparecchi di illuminazione;

- regolazione della potenza assorbita, adeguandola alle esigenze degli utilizzatori delle strade.

Da quanto emerge analizzando il parco lampade in esercizio sull’impianti comunale, (vedi grafico 3.1) si può osservare che oltre il 94% delle sorgenti luminose sono lampade a vapore di sodio alta pressione le quali hanno una efficienza luminosa elevata (90÷130 lumen/Watt) e che l’energia necessaria al funzionamento di queste lampade risulta circa 370.000 kWh-anno. Le sorgenti luminose analizzate emettono 9.600 kLm. Queste sorgenti luminose assieme alle lampade a vapori di alogenuri metallici ed ai moduli LED sono tra le più efficienti. Grazie a un recente intervento sugli impianti di illuminazione comunali, rimangono in esercizio poche sorgenti luminose a vapori di mercurio, che si dovranno sostituire entro il 2015, prevedendo un modesto risparmio ed un incremento dei livelli di illuminazione. L’altro filone di interventi “regolazione della potenza erogata”, deriva dal fatto che gli utilizzatori dell’impianto di illuminazione comunale non hanno sempre le stesse esigenze, quindi le prestazioni dell’impianto possono adeguarsi alle esigenze dell’utilizzatore, infatti per ragioni di intensità di traffico, di attività commerciali, sociali, culturali ecc., i livelli di illuminamento dell’impianto possono essere adeguati. Normalmente le attività umane si riducono dopo la chiusura dei negozi e nei centri urbani dopo le 24 fino alle 6 del mattino sono ridotte ai minimi termini, e le prestazioni richieste dagli impianti possono essere ridotte solo a garantire la sicurezza del cittadino (riduzione del 30 fino al 50 %). I regolatori di potenza inoltre svolgono anche un’altra funzione importante, la regolazione della tensione sugli impianti; questa funzione oltre ridurre i consumi nel caso la tensione erogata superi quella nominale, serve ad allungare la vita della lampada riducendone la premorienza e aumentando

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l’affidabilità dell’impianto, riducendo il decadimento del flusso luminoso e aumentando gli intervalli di tempo tra un ricambio programmato ed il successivo.

Contestualmente alla sostituzione degli apparecchi di illuminazione sono stati sostituiti anche tutti gli accessori ed in particolare tutte le apparecchiature sono dotate di condensatori che attuano il rifasamento dell’impianto con la riduzione delle perdite in linea (le perdite di linea si riducono di oltre il 60% passando da fattore di potenza cos φ 0,5 a cos φ

0,9). I regolatori di flusso possono essere centralizzati al quadro di comando o decentrati al singolo punto luce, in questo caso si può regolare l’emissione luminosa del singolo centro luminoso, lasciando la luce dove serve es. un incrocio nei, “punti di conflitto” e riducendola lungo la via. Senza modificare le linee di alimentazione dei centri luminosi questo è il solo modo per introdurre una regolazione negli impianti esistenti sul territorio comunale. L’insieme degli interventi proposti potrebbe consentire all’Amministrazione comunale un risparmio energetico valutato intorno al 30% (valore stimato e relativo alla messa in opera di tutti gli interventi descritti).

GLI IMPIANTI

La scelta delle soluzioni impiantistiche ha come fondamento la sicurezza dell’impianto nella sua globalità specialmente verso le persone, siano esse manutentori o semplici cittadini. Nella scelta delle soluzioni da adottare e dei materiali da impiegare occorre considerare i benefici derivanti dalla riduzione della manutenzione periodica. La sicurezza delle persone deve essere garantita per tutta la durata dell’impianto in condizione di normale funzionamento ed anche in caso di atti vandalici o incidenti, prevedibili in ogni contesto urbano.

Di seguito vengono analizzati i vari componenti.

Apparecchi di illuminazione Gli apparecchi di illuminazione per esterno sono costituiti da un complesso meccanico, elettrico e ottico che deve rispondere ai seguenti requisiti:

- distribuire il flusso luminoso in modo da indirizzarlo, con il minimo delle perdite sulle superfici da illuminare

- controllare l’intensità della sorgente luminosa per evitare l’abbagliamento dell’utente della strada

- proteggere le lampade e le parti riflettenti dall’insudiciamento degli agenti atmosferici e dalla corrosione (grado di protezione IP min 66);

- mantenere la temperatura della sorgente luminosa entro i limiti consentiti dalle Norme di riferimento;

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- possedere caratteristiche meccaniche ed elettriche tali da consentirne una buona inalterabilità nel tempo;

- avere una linea ed un colore gradevole che si armonizza con l’ambiente in cui è inserito

- consentire una rapida installazione e manutenzione

Gli aspetti relativi alla sicurezza elettrica, termica e meccanica degli apparecchi di illuminazione sono oggetto della normativa internazionale (I.E.C.) Cenelec e nazionale (CEI). Per quanto riguarda la protezione contro rischi da elettrocuzione, gli apparecchi vengono classificati in classi:

- Classe IA (semplice isolamento) - Classe IIA (doppio isolamento)

Si consiglia l’uso dell’apparecchio in classe seconda, nel quale la protezione contro il rischio di contatto indiretto viene garantito da due isolamenti, ciò consente di proteggere gli impianti con interruttori magnetotermici ed evitare le messa a terra delle masse metalliche, dando all’impianto una maggior continuità di esercizio ed evitando i controlli periodici degli impianti di terra. Per attestare la loro rispondenza alle Norme CEI gli apparecchi di illuminazione è meglio siano marcati con il Marchio IMQ.

La chiusura del gruppo ottico è molto importante in un apparecchio di illuminazione, in quanto ne consente una rapida manutenzione, mentre l’ermeticità della chiusura lo protegge dall’insudiciamento dovuto al pulviscolo atmosferico. Un buon apparecchio di illuminazione stradale deve avere almeno un grado di protezione IP66 o maggiore.

Gli aspetti fotometrici sono di competenza della Commissione Internazionale di Illuminazione CIE che non pubblica norme bensì raccomandazioni. In tutti i modi la documentazione fotometrica fornita dalla casa costruttrice deve almeno contenere:

- angolo di inclinazione sul piano orizzontale a cui deve essere montato l’apparecchio

- curva polare di intensità luminosa riferita a 1.000 lumen - diagramma di illuminamento orizzontale(curva isolux) - diagramma del fattore di utilizzazione - classificazione dell’apparecchio agli effetti dell’abbagliamento (cut-off,

semi cut-off, non cut-off)

Gli apparecchi di illuminazione, insieme ai relativi sostegni, vanno a determinare quel contesto più ampio che viene classificato con il termine di “arredo urbano”. Va pertanto prestata attenzione all’estetica, forma e colore dell’apparecchio, che deve adattarsi all’ambiente che lo circonda, meglio se risulta meno appariscente nelle ore diurne, e offrire la minore resistenza possibile all’azione del vento.

I sostegni I pali per gli impianti di illuminazione possono essere costruiti con diversi materiali:

- acciaio

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- leghe di alluminio - resine e poliestere - ghisa

le Normative vigenti relative ai pali di illuminazione sono la Norma UNI EN 40- 3-1 e UNI EN 40-5 per i pali di acciaio, Legge 28/6/1986, DM 12/2/1982.

I pali di acciaio sono quelli più impiegati perché offrono i seguenti vantaggi: - ottima resistenza alle sollecitazioni meccaniche; - buona resistenza alla corrosione (se opportunamente protetti); - limitata manutenzione; - buona maneggevolezza; - costi contenuti; - estetica gradevole.

Tuttavia in particolari tipi di impianto si può prendere in considerazione anche l’impiego di altri tipi di sostegni. La protezione alla corrosione dei sostegni di acciaio viene normalmente realizzata mediante zincatura a caldo per immersione (Norma UNI EN 40 parte 4° e UNI EN 10051). E’ opportuno proteggere il palo nella zona di incastro con una fasciatura di iuta bituminosa o fascia termorestringente. Si consigliano pali tronco conici diritti a sezione circolare ottenuti mediante la formatura e freddo di lamiera di acciaio saldata longitudinalmente con procedura automatica omologata, con le lavorazioni caratteristiche dei sostegni per illuminazione pubblica, finestrella per ingresso cavi e asola per morsettiera da incasso. I sostegni devono essere infissi in idonei blocchi di calcestruzzo di fondazione o fissati a piastre vincolate con bulloni “tirafondo”. La verifica di stabilità dei sostegni e relative fondazioni deve essere fatta nel rispetto della Norma UNI EN 40-3-1 che specifica i carichi da prendere in considerazione e le sollecitazioni da considerare.

Linee di alimentazione dei centri luminosi Premesso che la soluzione tecnica dell’allacciamento la tensione di alimentazione e l’ubicazione dei punti di consegna e di misura sono stabiliti dal fornitore di energia elettrica in base alla situazione della rete esistente ed all’entità della potenza richieste, la tensione di fornitura è di 230/400 V. Gli impianti di illuminazione possono essere alimenta ti da linee in cavo aereo o interrato. Le linee in cavo aereo devono essere conformi al DM 21 marzo 1988 “Approvazione delle norme tecniche per la progettazione, l’esecuzione e l’esercizio delle linee elettriche esterne” ai sensi della Legge 28 giugno 1986 n 339. Il tracciato dei cavi deve essere stabilito caso per caso prestando attenzione a ridurre al minimo l’impatto visivo. E’ preferibile limitare il fissaggio di scatole o cassette di derivazione a vista. Le linee in cavo interrato devono rispondere alle prescrizioni delle Norme CEI 11-17. La scelta del tipo di cavo da utilizzare deve tener conto delle prescrizione delle Norme CEI 64-8. Per garantire il grado di protezione relativo

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alla classe di isolamento seconda o rinforzato, il livello di isolamento verso terra del conduttore non deve essere inferiore 0,6/1 kV. La norma CEI 11-17 prevede le seguenti modalità di posa per quanto riguarda i cavi interrati:

- direttamente interrati (modalità L o M) - in tubazione interrata (modalità N) - in condotto interrato ad uno o più fori (polifore modalità O)

Nella maggior parte dei casi la modalità di posa adottata è la “conduttura interrata O”, tali condutture comportano la realizzazione di pozzetti prefabbricati con chiusini di ispezione, le profondità di interramento delle condutture ed i componenti da utilizzare sono elencati nella norma CEI 23-29. I pozzetti dovranno avere chiusini carrabili in ghisa. Le derivazioni dei singoli centri luminosi possono essere realizzate o con morsettiere (classe di isolamento seconda) all’interno dei sostegni o con giunzioni in resina termoplastica o termoindurente o gel all’interno dei pozzetti. La coesistenza delle condutture con altri servizi quali linee telefoniche gas acqua ecc. viene trattata dalla norma CEI 11-17. Le linee di alimentazione dei centri luminosi possono essere monofase (F+N 230V) o trifasi 3F+N 230/400V); la sezione dei conduttori deve essere dimensionata in funzione della potenza in gioco e dalla distanza da coprire; si deve prestare attenzione che la corrente dal cavo in condizioni normali di esercizio sia inferiore alla corrente “Iz“ (Norma CEI UNEL 35026) sopportata dal cavo stesso e che la massima caduta di tensione dal punto di consegna all’ultimo centro luminoso sia inferiore al 4%.

Quadri di protezione e comando Alimentati dalla rete di distribuzione BT, a tale proposito si segnala la recente entrata in vigore della nuova Norma CEI 0-21 che al paragrafo 7.4.12 disciplina le connessioni con gli impianti di illuminazione pubblica generalmente collocati all’aperto in contenitori di resina poliestere, rinforzati con fibre di vetro (grado di protezione IP 4X). All’interno saranno posizionati le apparecchiature di comando, protezione e sezionamento dell’impianto, il quadro elettrico dovrà essere realizzato in classe di isolamento seconda. Normalmente conterrà un Dispositivo Generale magnetotermico, un interruttore crepuscolare con sensore della luminosità esterno uno o più contattori e uno o più interruttori magnetotermici per la protezione delle condutture e un dispositivo per il comando manuale dell’impianto. In alternativa, per i l’accensione/spegnimento degli impianti possono essere impiegati anche orologi “astronomici” che adeguano l’ora di accensione dei centri luminosi all’ora del crepuscolo, avendo anche a disposizione tempi di spegnimento diversi dall’alba. E’ possibile alimentare centri luminosi degli impianti comunali direttamente dalla rete di distribuzione, comandati da singoli interruttori crepuscolari, purché sia predisposto un sezionamento in corrispondenza del punto di consegna dell’energia. Protezione contro i contatti diretti: gli impianti devono essere disposti in modo che le persone non possano venire a contatto con le parti in tensione se non previo smontaggio o distruzione di elementi di protezione. Protezione contro i contatti indiretti:

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viene realizzato utilizzando componenti con classe di isolamento seconda e cavi ad isolamento rinforzato tipo FG7R 0,6/1 kV

IL PIANO DI MANUTENZIONE

Il progettista deve eseguire il progetto introducendo un fattore di manutenzione valutato per il tipo di apparecchio di illuminazione scelto (tipo di lampada, sistema di alimentazione, caratteristiche costruttive dell’apparecchio), le condizioni ambientali e il piano di manutenzione come previsto dalle pubblicazioni CIE –154/2004-. Unitamente al progetto si dovrà:

- specificare il fattore di manutenzione, indicando tutte le assunzioni fatte per derivarne il valore;

- indicare il tipo di dispositivo di illuminazione adatto per le condizioni ambientali previste;

- preparare un piano di manutenzione comprensivo dei dati sulla frequenza della sostituzione delle lampade, della pulizia degli apparecchi di illuminazione e sulle modalità esecutive della stessa;

- fornire informazioni per applicare correttamente il piano di manutenzione (es. parametri da tenere sotto controllo), sui metodi di stima dei tempi di intervento manutentivo e di verifica del raggiungimento degli obiettivi (algoritmi di calcolo e indicazioni per la misura sul campo)

Affidabilità degli impianti Affidabilità significa che nel corso di un esercizio di lunga durata le funzioni dell’impianto si svolgeranno senza inconvenienti e senza guasti. Data l’importanza psicologica del funzionamento regolare dell’impianto di illuminazione ma soprattutto dati gli elevati costi degli interventi per riparazione, l’affidabilità risulta uno dei requisiti più importanti dell’illuminazione pubblica.

Manutenzione

La manutenzione degli impianti d’illuminazione ha lo scopo di assicurarne l’affidabilità, garantendone nel tempo l’efficienza e la sicurezza.

Le principali attività di manutenzione generalmente richieste, sono:

- Il ricambio occasionale delle lampade.

- Il ricambio a programma delle lampade (ove previsto).

- La pulizia delle parti ottiche degli apparecchi d’illuminazione.

- La riparazione dei guasti.

- Il controllo dello stato di conservazione.

- La sostituzione di parte d’impianto a seguito d’incidenti stradali, vandalismo ecc.;

- La verniciatura ed il risanamento delle parti soggette ad ossidazione.

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Il sistema più elementare ed empirico per effettuare la sostituzione delle lampade inefficienti è quello di procedere al ricambio lampada per lampada, man mano che se ne presenta la necessità, vale a dire a bruciatura avvenuta.

Tale sistema, il cui pregio fondamentale è la semplicità, comporta una poco razionale utilizzazione della mano d’opera necessaria per le sostituzioni e, quel che più conta, un notevole decadimento del rendimento complessivo dell’intero impianto; infatti, l’efficienza luminosa delle lampade a scarica diminuisce progressivamente con il trascorrere delle ore di vita e, poiché la durata delle lampade è assai lunga, si giunge ad un forte decadimento dell’emissione luminosa, pur restando in sostanza immutato l’assorbimento d’energia elettrica.

Grafico 4.1

Decadimento del flusso luminoso dei vari tipi di lampade.

Pertanto, a parità d’assorbimento d’energia, con lo stesso impianto si ottiene un livello d’illuminazione assai inferiore a quello atteso. Quanto alla mano d’opera impiegata, l’aspetto non razionale della sua utilizzazione va ravvisato nell’occasionalità del suo lavoro e nella necessità di numerosi ed anche lunghi spostamenti sui diversi luoghi d’intervento per le singole sostituzioni; lasciando poi alle valutazioni soggettive del personale stesso, il giudizio sul grado di decadimento delle lampade ancora funzionanti, ma non più pienamente efficienti.

Per queste ragioni, è ormai accettato che il sistema più razionale d’esercizio di un impianto d’illuminazione stradale è quello di effettuare la sostituzione totale delle lampade dopo un numero d’ore prefissato, secondo considerazioni di resa luminosa e di vita media delle lampade stesse.

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Curva di mortalità delle lampade SAP

Grafico 4.2

Come si può osservare, sostituendo le lampade dopo 8.000 ore di funzionamento le sorgenti luminose hanno una probabilità di sopravvivenza pari all’90%, rendendo minimi gli interventi per guasti occasionali

I vantaggi derivanti da sistema di ricambio a programma sono i seguenti:

- economia di gestione.

- conservazione di un livello luminoso vicino a quello iniziale.

- abbinamento della sostituzione della lampada con la manutenzione degli apparecchi d’illuminazione (in particolare la pulizia delle parti ottiche).

- abbinamento della sostituzione della lampada con l’ispezione sistematica dell’intera installazione luminosa ed all’ambiente che lo circonda (condizione statica del sostegno in generale e particolarmente nella sezione d’incastro se alla presenza di sostegno metallico, necessità di verniciatura, condizioni di sicurezza elettrica ecc.)

E’ interessante esaminare le ragioni che, talvolta, ostacolano la diffusione del sistema di ricambio a programma, più logico ed ineccepibile da punto di vista illuminotecnico.

Per illustrare tali motivi è opportuno suddividere il costo della sostituzione delle lampade in tre voci diverse:

• Diretto: comprende il costo delle lampade e la spesa di mano d’opera necessaria per la sostituzione.

• Indiretto: comprende il costo dell’energia elettrica assorbita e non utilizzata a causa del progressivo decadimento dell’efficienza delle lampade, aumentato della quota del costo d’impianto non utilizzato per lo stesso motivo.

• Invisibile: particolarmente insidioso, è di valutazione assai più difficile in quanto costituito dal danno subito dall’utente a causa della progressiva diminuzione dell’efficienza dell’impianto e dell’abbassamento del livello

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d’illuminazione, dall’aumento degli incidenti, dalla diminuzione della velocità del traffico, dall’aspetto estetico meno gradevole.

E’ facile notare che, per quanto attiene alla ripartizione dei costi, quello indiretto e quello invisibile gravano sull’utente dell’impianto, mentre il costo diretto grava sull’esercizio della gestione; naturalmente, può sembrare interesse prevalente di quest’ultimo rendere minimo il costo diretto, anche se, cosi facendo, non è tale il costo complessivo.

Se analizziamo le due strategie di manutenzione evidenziando solo i costi diretti si potrà vedere come i costi non divergano eccessivamente mentre i benefici del ricambio lampade a programma sono nettamente più grandi di quelli ottenuti con il ricambio lampade occasionale.

Analizziamo i costi dei ricambi lampade che comprendente mano d’opera e materiale, chiameremo:

- Cro = Costo del ricambio lampade occasionale - Crp = Costo del ricambio lampade a programma - No = Numero di lampade in avaria in regime di ricambio occasionale - Np = Numero di lampade in avaria in regime di ricambio a programma - Pl = Parco lampade esistenti nell’intero impianto

Si è osservata una mortalità annua di lampade sugli impianti pari a circa il 35% (No = 0,35 Pl) in regime di ricambio lampade occasionale, mentre in regime di ricambio lampade a programma la mortalità si riduce al 13% (Np = 0,13 Pl). Mentre per i costi di manutenzione si può affermare che il costo di un intervento per la riparazione di un centro luminoso guasto effettuata occasionalmente è circa doppio rispetto il costo dell’intervento programmato (Cro = 2Crp) Dati questi presupposti si possono confrontare i due costi annui di gestione:

Costo annuo di esercizio in regime di ricambio lampade occasionale:

Cro x No = 2Crp x 0,35 Pl = Crp x0,70Pl

Costo annuo di esercizio in regime di ricambio lampade programmato:

Cro x Np + Crp x 0,5 Pl = 2Crp x 0,13 Pl + Crp x 0,5 Pl = Crp x0,76Pl

Come si evince dalle relazioni ricavate la differenza strettamente economica dei due modi di gestire la manutenzione dell’impianto è meno del 10%, ma se mettiamo in conto i vantaggi che abbiamo enunciato precedentemente non dovrebbero restare dubbi su quale strategia adottare.

L’impianto di illuminazione prevede l’installazione degli apparecchi a quote differenti fra loro. Da un punto di vista manutentivo, si deve prestare attenzione che i centri luminosi siano facilmente raggiungibili con i mezzi normalmente in dotazione delle ditte preposte alla manutenzione degli impianti, quali, auto cestelli, trabatelli, scale, ecc.; l’installazione di centri luminosi a quote eccessive o in luoghi con difficoltà di accesso sono da evitare perché comportano degli aggravi sui costi di manutenzione.

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Per quanto riguarda gli interventi di manutenzione ordinaria, è opportuno predeterminare la frequenza delle operazioni principalmente legate alle esigenze di pulizia degli schermi degli apparecchi. Per quanto concerne la sostituzione delle sorgenti, si devono calcolare i tempi di accensione dei singoli circuiti e la vita media delle lampade installate, e da questi ricavare una tabella relativa ai ricambi programmati delle sorgenti luminose circuito per circuito, tenuto conto anche della curva di decadimento del flusso luminoso delle lampade installate. Le sorgenti luminose a scarica previste nell’impianto di illuminazione pubblica comunale funzionano bene se la tensione applicata è costante e subisce minime variazioni, il gestore della rete elettrica può fornire contrattualmente tensioni che oscillano del ±10% e questo è mal sopportato dalle sorgenti luminose a scarica che riducono la loro vita media, si ritiene opportuno alimentare i circuiti più importanti mediante dispositivi che consentano la regolazione della tensione e della potenza assorbita, operando il duplice risparmio, energetico e gestionale, l’allungamento della vita media delle sorgenti luminose consente risparmi sui costi di manutenzione e diminuisce i disagi agli utenti dell’impianto stesso. Tutti gli apparecchi installati hanno un grado di protezione che inibisce la penetrazione di polvere, ed acqua, sono appositamente trattati per resistere in condizioni ambientali aggressive e sono apribili con utensile.

Tutte le operazioni di manutenzione devono essere eseguite da personale preposto ed esperto, attrezzato con idonee attrezzature con le modalità previste dalla normativa vigente (CEI 11-27 e CEI EN 50101-1) che definiscono i ruoli dei soggetti preposti alle attività e le modalità operative.

Le operazioni di manutenzione linee di alimentazione, oltre ad un esame delle condutture in vista, sono essenzialmente riconducibili a quelle da effettuare sul quadro di comando, e su regolatori di tensione e potenza secondo i tempi consigliati dai rispettivi costruttori e/o assemblatori delle apparecchiature.

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PARTE V

LEGGI E NORME

PREMESSA

L’Ente Locale ha il compito di assicurare e provvedere all’efficienza e funzionalità dell’illuminazione cittadina, benché non esista una specifica normativa per l’illuminazione dei centri urbani. Attualmente i riferimenti normativi, di seguito riassunti, si riferiscono prevalentemente all’illuminazione delle strade delle arre limitrofe, con traffico motorizzato, le zone pedonali e ciclabili, tralasciando tutta una serie di interventi illuminotecnici possibili concernenti la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico-urbanistico. In ogni caso è del tutto assente qualsiasi forma di disciplina delle iniziative private, che molto spesso portano al sovrapporsi di interventi isolati e limitati, non omogenei al contesto pubblico. Il Piano Regolatore Comunale dell’Illuminazione Pubblica, a tutti gli effetti, in assenza di precisi strumenti legislativi vincolanti a carico dei Comuni (quali il Piano Regolatore Generale), è assimilabile ad un progetto preliminare ai sensi della legge 109/94.

I RIFERIMENTI NORMATIVI NELLA REDAZIONE DEL PRIC

I riferimenti normativi e le raccomandazioni da tenere presenti per la redazione del Piano Regolatore Comunale dell’Illuminazione Comunale sono i seguenti:

Leggi:

• Decreto Legislativo n. 285 del 30-04-92: “Nuovo Codice della Strada” e

successive modificazioni.

• DPR 495/52: “Regolamento di esecuzione e di attuazione del Nuovo

Codice della Strada”.

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• Decreto Legislativo 360/93: “Disposizioni Correttive ed Integrative del

Codice della Strada”, approvato con Decreto Legislativo n.285 del 30-

04-92.

• DPR 503/96: “Norme sulla eliminazione delle barriere architettoniche”

• Legge n. 10 del 9 gennaio 1991recante “norme per l’attuazione del

Piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di

risparmio energetico e di sviluppo de fonti rinnovabili di energia”.

• Legge Regionale n° 17 del marzo 2000 “Misure urgenti in tema di

risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta

all’inquinamento luminoso”

Norme:

• Norma UNI 11248: “Illuminazione stradale, selezione delle categorie

illuminotecniche”.

• Norma UNI EN 13201-2: “Illuminazione stradale, Parte 2: Requisiti

prestazionali”

• Norma CEI 34-33:” Apparecchi di illuminazione. Parte II: prescrizioni

particolari. Apparecchi per l’illuminazione stradale”.

• Norme CEI 34 relative a lampade, apparecchiature di alimentazione ed

apparecchi di illuminazione in generale.

• Norma CEI 11-4:”Esecuzione delle linee elettriche esterne”.

• Norma CEI 11-17:”Impianti di produzione, trasmissione e distribuzione

di energia elettrica. Linee in Cavo.”

• Norma CEI 64-8 6^ edizione relativa alla “esecuzione degli impianti

elettrici a tensione nominale non superiore a 1000V”.

Raccomandazioni e Guide:

• CIE Pubblicazione n° 92: “Guide to the lighting of urban areas” (1992).

• CIE Pubblicazione n° 115:”Reccomendations for the lighting of roads for

motor and pedestrian traffic”. (1995).

• Norma CEI 315-4 “Guida all’efficienza energetica degli impianti di

illuminazione pubblica: aspetti generali”

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• ENEL/Federelettrica:”Guida per l’esecuzione degli impianti di

illuminazione pubblica” (1990).

• AIDI: ”Raccomandazioni per l’illuminazione pubblica” (1993).

• AIDI: ”Guida per il Piano regolatore Comunale di Illuminazione Pubblica”

(1998).

COMPATIBILITA’ DEL PRIC CON LA L.R. 17/2000

Nell’ambito del rispetto della Legge Regionale 27 marzo 2000-N.17 relative a “Misure urgenti in tema di risparmio energetico ad uso di illuminazione esterna e di lotta all’inquinamento luminoso”, il PRIC proposto per il Comune di San Martino Siccomario presenta soluzioni conformi ai dettami da essa espressa.

Le soluzioni illuminotecniche da adottare nei prossimi interventi previsti dall’Amministrazione, sia per quanto concerne la tipologia degli apparecchi di illuminazione sia per le sorgenti luminose scelte, dovranno essere comunque riconducibili alle prescrizioni della sopraddetta legge.

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L’illuminazione di emergenze architettoniche eseguita mediante proiezione di fasci di luce sulle superfici verticali come mostrato in figura deve essere curata in modo di non far uscire radiazioni luminose fuori dalla sagoma della superficie da illuminare, si deve poi ridurre o spegnere l’impianto dopo le 24.

Nell’intento di ridurre il numero di centri luminosi quindi la potenza pe metro di strada illuminata, si è introdotto con la LR 38/2004 che integra la LR 17/2000 il vincolo che il rapporto tra l’interdistanza e l’altezza dei centri luminosi non deve essere superiore a 3,7 come mostra la figura.

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PARTE VI

PROGETTO E CALCOLI ILLUMINOTECNICI

ELEMENTI COSTITUENTI IL PROGETTO

Un progetto illuminotecnico, oltre alle verifiche illuminotecniche eseguite in genere con programmi di calcolo computerizzati deve contenere:

- Oggetto della relazione tecnica di progetto (in cui si specificano gli obiettivi da

conseguire con la realizzazione dell’impianto);

- Fasce di rispetto da osservatori astronomici e/o presenza di aree naturali protette (dove si analizza se nel territorio oggetto dell’intervento sono

presenti aree sensibili);

- Descrizione degli interventi (in cui si considerano gli interventi, correlandoli alle

normative vigenti ed il PRIC);

- Requisiti di rispondenza a norme, leggi e regolamenti (Disposizioni

legislative, Norme e Guide CEI, Norme UNI)

- Dati progettuali (Dati di carattere generale, Incarichi affidati al progettista, Dati di

progetto relativi alle influenze esterne, Dati di progetto relativi all’impianto elettrico);

- Criteri di progettazione (modalità di progettazione illuminotecnica e indicazioni

sulla realizzazione della alimentazione elettrica);

- Regolazione del flusso luminoso (indicando le modalità di riduzione ed i risparmi

energetici conseguiti);

- Classificazione delle strade (Caratteristiche delle categorie illuminotecniche previste dalle Norme, Tabelle per l’individuazione della categoria illuminotecnica di

riferimento, Individuazione delle categorie illuminotecniche di progetto);

- Descrizione degli impianti (Protezione contro i contatti diretti ed indiretti,

Protezione delle condutture contro le sovracorrenti, Quadri elettrici, Tipologia di

comando e protezione dei circuiti);

- Criteri realizzativi (Gradi di protezione e criteri impiantistici, Caratteristiche dei componenti utilizzati, Livello di isolamento, Caduta di tensione, Caratteristiche delle palificazioni, Caratteristiche dei corpi illuminanti, Verifiche degli impianti,

Documentazione da consegnare a fine lavori);

Dovranno inoltre essere rilasciate la:

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• Guida all’uso dell’impianto concernente le modalità di esercizio e gli interventi necessari per mantenere efficiente lo stesso impianto;

• Dichiarazione di conformità del progetto illuminotecnico.

INTENTI NELLA DETERMINAZIONE DEI VALORI DI CALCOLO ILLUMINOTECNICO

Da quanto assunto si evincono i seguenti criteri progettuali:

• rispettare i parametri normativi di riferimento; • rendere soddisfacente il rapporto di uniformità di illuminamento nelle

vie del paese;

In termini di progettazione, è possibile raggiungere tutti gli intenti operando una corretta scelta dei corpi illuminanti e delle relative sorgenti e prestando particolare cura nel posizionamento degli stessi.

Di seguito sono riportati i risultati dei calcoli illuminotecnici di alcune categorie di vie differenziate per classe e gruppo.

SCHEDE DI CALCOLO

Le schede di calcolo allegate, effettuate in relazione alle tipologie di illuminazione proposte dal PRIC e rispetto alla classificazione delle strade, mostrano i valori di illuminazione in termini di illuminamento e di luminanza raggiunti mediante oculata scelta degli apparecchi di illuminazione.

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VIA DI CATEGORIA “ME4b” CON SOSTEGNI SU UN LATO E MARCIAPIEDI

Requisiti Norma UNI 13201-2

Gruppo e classe: ME4a (Strade locali urbane o extraurbane con limite di velocità 50 km/h) Luminanza media mantenuta Lmedia = 0,75 cd/m2

Grado di uniformità minimo Umin/Umed U0 ≥ 0,4 Grado di uniformità longitudinale Ul ≥ 0,5 Abbagliamento debilitante “TI %” Illuminazione di contiguità

% SR

≤ 15 ≥ 0,5

Geometria della strada

10.00

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Risultati di calcolo

Tipologia apparecchi: con ottica stradale cut-off Tipo sorgente: lampada a vapori di sodio a. p. 150W Temperatura di colore: 1950K Indice di resa cromatica: Ra 25 Altezza d’installazione: 10 m Interdistanza: 37 m Luminanza media: 0,8 cd/m2

Fattore uniformità: U0 = 0,41 Fattore di uniformità longit.: Ul = 0,72 Illumin. di contiguità: SR= 0,5

Valori della luminanza nei punti di calcolo

0,4

0,4

0,3

0,4

0,4

0,4

0,4

0,4

0,4

0,4

0,4

0,5

0,5

0,4

0,5

0,6

0,6

0,6

0,5

0,5

0,5

0,5

7 m

0,7

0,6

0,6

0,6

0,8

0,8

0,8

0,7

0,7

0,7

0,7

0,9

0,8

0,7

0,8

1,0

1,1

1,1

0,9

0,9

0,9

1,0

1,1

1,0

0,9

1,1

1,3

1,4

1,4

1,1

1,1

1,1

1,1

1,1

1,0

1,0

1,2

1,6

1,7

1,7

1,3

1,2

1,2

1,1

37

m

Valori degli illuminamenti sui marciapiedi, nei punti di calcolo

7,3 6,7 5,8 5,2 5,2 5,1 5,2 5,2 5,8 6,7 7,3

Marciapiede opposto ai sostegni

28 24 17 11 10 10 10 11 17 24 28

Marciapiede lato sostegni

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Simulazione della carreggiata illuminata

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ESEMPIO DI VIA “CE1” CON SOSTEGNI E/O MENSOLE SUI DUE LATI

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Requisiti Norma UNI 13201-2

Gruppo e classe: CE1 (Strade urbane con attività commerciali) Illuminamento medio mantenuto Em = 30 lux Grado di uniformità minimo Umin/Umed U0 ≥ 0,4 Grado di uniformità longitudinale Ul ≥ 0,5 Abbagliamento debilitante “TI %” % ≤ 10

Risultati di calcolo

Tipologia apparecchi: con ottica stradale cut-off Tipo sorgente: lampada a vapori alogrnuri met. a. p. 150W Temperatura di colore: 3000K Indice di resa cromatica: Ra 85 H installazione: 7 m Interdistanza: 25 m (bilaterale quinquonce) Illuminamento medio: 40 lux Fattore uniformità: U0 = 0,66 Illuminamento semicilindrico: 16 lux

Esito della verifica rappresenta dal diagramma con curve Isolux

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Allegati:

REGIONE LOMBARDIA

LEGGE REGIONALE 27 MARZO 2000 - N. 17

MISURE URGENTI IN TEMA DI RISPARMIO ENERGETICO AD USO DI ILLUMINAZIONE ESTERNA E DI LOTTA ALL’INQUINAMENTO LUMINOSO

IL CONSIGLIO REGIONALE ha approvato

IL COMMISSARIO DI GOVERNO ha apposto il visto

IL PRESIDENTE DELLA GIUNTA REGIONALE promulga

Articolo 1 (Finalità)

1. La presente legge, ai fini di quanto stabilito dall’articolo 3, comma 3, punti 7, 8, 9 dello Statuto della Regione Lombardia, ha per finalità la riduzione sul territorio regionale dell’inquinamento luminoso e dei consumi energetici da esso derivanti e, e conseguentemente la tutela dell’attività di ricerca scientifica e divulgativa svolta dagli osservatori astronomici professionali di rilevanza regionale o provinciale o di altri osservatori scientifici nonché la conservazione degli equilibri ecologici sia all’interno che all’esterno delle aree naturali protette.

2. Ai fini della presente legge viene considerato inquinamento luminoso dell’atmosfera ogni forma di irradiazione di luce artificiale che si disperda al di fuori delle aree a cui essa è funzionalmente dedicata e, in particolar modo, se orientata al di sopra della linea dell’orizzonte.

Articolo 2 (Compiti della Regione)

1. La Regione incentiva l’adeguamento degli impianti di illuminazione esterna esistenti anche in relazione alle leggi 9 gennaio 1991, n. 9 (Norme per l’attuazione del nuovo Piano energetico nazionale: aspetti istituzionali, centrali idroelettriche ed elettrodotti, idrocarburi e geotermia, autoproduzione e disposizioni fiscali) e 9 gennaio 1991, n. 10 (Norme per l’attuazione del piano energetico nazionale in materia di uso razionale dell’energia, di

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risparmio energetico e di sviluppo delle fonti rinnovabili di energia) per l’attuazione del Piano-Energetico-Nazionale. 2. Tutti i capitolati relativi all’illuminazione pubblica e privata devono essere conformi alle finalità della presente legge.

Articolo 3 (Compiti delle provincie)

1. Le province: a) esercitano il controllo sul corretto e razionale uso dell’energia elettrica da illuminazione esterna e provvedono a diffondere i principio dettati dalla presente legge; b) curano la redazione e la pubblicazione dell’elenco dei comuni nel cui territorio esista un osservatorio astronomico da tutelare; tale elenco comprende anche i comuni al di fuori del territorio provinciale purchè ricadenti nelle fasce di protezione indicate.

Articolo 4 (Compiti dei comuni)

1.I comuni: a) si dotano, entro tre anni dalla data di entrata in vigore della presente legge, di piani dell’illuminazione che disciplinano le nuove installazioni in accordo con la presente legge, fermo restando il dettato di cui alla lettera d) ed all’articolo 6, comma 1;

b) Sottopongono al regime dell’autorizzazione da parte del Sindaco tutti gli impianti di illuminazione esterna, anche a scopo pubblicitario; a tal fine il progetto deve essere redatto da una delle figure professionali previste per tale settore impiantistico; dal progetto deve risultare la rispondenza dell’impianto ai requisiti della presente legge e, al termine dei lavori, l’impresa installatrice rilascia al comune la dichiarazione di conformità dell’impianto realizzato alle norme di cui agli articoli 6 e 9, oppure, ove previsto, il certificato di collaudo in analogia con il disposto della legge 5 marzo 1990, n. 46 (Norma per la sicurezza degli impianti), per gli impianti esistenti all’interno degli edifici; la procedura sopradescritta si applica anche agli impianti di illuminazione pubblica; la cura e gli oneri dei collaudi sono a carico dei committenti degli impianti;

c) provvedono, tramite controlli periodici di propria iniziativa o su richiesta di osservatori astronomici, o di altri osservatori scientifici, a garantire il rispetto e l’applicazione della presente legge sui territori di propria competenza da parte di soggetti pubblici e privati; emettono apposite ordinanze, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, per la migliore applicazione dei seguenti principi per il contenimento sia dell’inquinamento luminoso che dei consumi energetici derivanti dall’illuminazione esterna, con specifiche indicazioni ai fini del rilascio delle licenze edilizie;

d) provvedono, anche su richiesta degli osservatori astronomici o di altri osservatori scientifici, alla verifica dei punti luce non corrispondenti ai requisiti previsti dalla presente legge, disponendo affinché essi vengano modificati o sostituiti o comunque uniformati ai criteri stabiliti, entro 1 anno dalla notifica della constatata inadempienza, e, decorsi questi, improrogabilmente entro sessanta giorni;

e) applicano, ove previsto, le sanzioni amministrative di cui all’articolo 8 impiegandone i relativi proventi per i fini di cui al medesimo articolo.

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Articolo 5 (Disposizioni in materia di osservatori astronomici)

1. Sono tutelati dalla presente legge gli osservatori astronomici ed astrofisici statali, quelli professionali e non professionali di rilevanza regionale o provinciale che svolgano ricerca scientifica e/o divulgazione.

2. La Giunta Regionale, entro centoventi giorni dall’entrata in vigore della presente legge:

a) aggiorna l’elenco degli osservatori di cui all’art.10 anche su proposta della Società Astronomica Italiana e dell’Unione Astrofili Italiani;

b) provvede con apposita delibera a determinarne la relativa fascia di rispetto.

3. La Giunta Regionale provvede inoltre, entro centoventi giorni dall’entrata in vigore della presente legge, ad individuare mediante cartografia in scala adeguata le zone di protezione, inviando ai comuni interessati copia della documentazione cartografica.

4. Gli osservatori astronomici:

a) segnalano alle autorità territoriali competenti le sorgenti di luce non rispondenti ai requisiti della presente legge, richiedendone l’intervento affinché esse vengano modificate o sostituite o comunque uniformate ai criteri stabiliti;

b) collaborano con gli enti territoriali per una migliore e puntuale applicazione della presente legge secondo le loro specifiche competenze.

Articolo 6 (Regolamentazione delle sorgenti di luce e dell’utilizzazione di energia elettrica da illuminazione esterna)

1. Per l’attuazione di quanto previsto dall’articolo 1, dalla data di entrata in vigore della presente legge, tutti gli impianti di illuminazione esterna, pubblica e privata in fase di progettazione o di appalto sono eseguiti a norma antinquinamento luminoso e a ridotto consumo energetico; per quelli in fase di esecuzione, è prevista la sola obbligatorietà di sistemi non disperdenti luce verso l’alto, ove possibile nell’immediato, fatto salvo il successivo adeguamento, secondo i criteri di cui al presente articolo.

2. Sono considerati antinquinamento luminoso e a ridotto consumo energetico solo gli impianti aventi un’intensità luminosa massima di 0 cd per 1000 lumen a 90°ed oltre; gli stessi devono essere equipaggiati di lampade con la più alta efficienza possibile in relazione allo stato della tecnologia; gli stessi inoltre devono essere realizzati in modo che le superfici illuminate non superino il livello minimo di luminanza media mantenuta previsto dalle norme di sicurezza, qualora esistenti, e devono essere provvisti di appositi dispositivi in grado di ridurre, entro le ore ventiquattro, l’emissione di luci degli impianti in misura non inferiore al trenta per cento rispetto al pieno regime di operatività. La riduzione va applicata qualora le condizioni d’uso della superficie illuminata siano tali che la sicurezza non ne venga compromessa; le disposizioni relative ai dispositivi per la sola riduzione dei consumi sono facoltative per le strutture in cui vengano esercitate attività relative all’ordine pubblico, alla amministrazione della giustizia e della difesa.

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3. E’ concessa deroga per le sorgenti di luce internalizzate e quindi non inquinanti, per quelle con emissione non superiore ai 1500 lumen cadauna in impianti di modesta entità (fino a tre centri con singolo punto luce), per quelle di uso temporaneo che vengano spente entro le ore venti nel periodo di ora solare e entro le ore ventidue nel periodo di ora legale.

4. L’illuminazione delle insegne non dotate di illuminazione propria deve essere realizzata dall’alto verso il basso.

5. L’uso di riflettori, fari e torri-faro deve uniformarsi, su tutto il territorio regionale, a quanto disposto dall’articolo 9.

6. Nell’illuminazione di impianti sportivi e grandi aree di ogni tipo devono essere impiegati criteri e mezzi per evitare fenomeni di dispersione di luce verso l’alto e al di fuori dei suddetti impianti.

7. La modifica dell’inclinazione delle sorgenti di luce secondo i criteri indicati nel comma 2 del presente articolo deve essere attuata entro diciotto mesi dall’entrata in vigore della presente legge.

8. Le case costruttrici, importatrici o fornitrici devono certificare, tra le caratteristiche tecniche delle sorgenti di luce commercializzate, la loro rispondenza alla presente legge mediante apposizione sul prodotto della dicitura ‘’ottica antinquinamento luminoso e a ridotto consumo ai sensi delle leggi della Regione Lombardia’’, e allegare, inoltre, le raccomandazioni di uso corretto.

9. E’ fatto espresso divieto di utilizzare, per meri fini pubblicitari fasci di luce roteanti o fissi di qualsiasi tipo.

10. Nell’illuminazione di edifici e monumenti devono essere privilegiati sistemi di illuminazione dall’alto verso il basso. Solo nel caso in cui ciò non risulti possibile e per soggetti di particolare e comprovato valore architettonico, i fasci di luce devono rimanere di almeno un metro al di sotto del bordo superiore della superficie da illuminare e, comunque, entro il perimetro degli stessi provvedendo allo spegnimento parziale o totale, o alla diminuzione di potenza impiegata entro le ore ventiquattro.

Articolo 7 (Norme Finanziarie)

1. All’autorizzazione delle spese previste dalla presente legge si provvederà con successivo provvedimento di legge.

Articolo 8 (Sanzioni per le zone tutelate)

1. Chiunque, nelle fasce di rispetto dei siti degli osservatori tutelati dalla presente legge, impiega impianti e sorgenti di luce non rispondenti ai criteri indicati negli articoli 6 e 9 incorre, qualora non modifichi gli stessi entro sessanta giorni dall’invito dei Comandi di polizia municipale del comune competente, nella sanzione amministrativa da lire 400.000 a lire 1.200.000.

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2. Si applica la sanzione amministrativa da lire 700.000 a lire 2.100.000 qualora detti impianti costituiscano notevole fonte di inquinamento luminoso, secondo specifiche indicazioni che sono fornite dagli osservatori astronomici competenti, e vengano utilizzati a pieno regime per tutta la durata della notte anche per semplici scopi pubblicitari o voluttuari.

3. I proventi di dette sanzioni sono impiegati dai comuni per l’adeguamento degli impianti di illuminazione pubblica ai criteri di cui alla presente legge.

4. I soggetti pubblici, ivi compresi i comuni, che omettano di uniformarsi ai criteri di cui alla presente legge, entro i periodi di tempo indicati, sono sospesi dal beneficio di riduzione del costo dell’energia elettrica impiegata per gli impianti di pubblica illuminazione fino a quando non si adeguano alla stessa e, entro e non oltre quattro anni, alla normativa vigente.

5. Il provvedimento di cui al comma 4 è adottato con deliberazione della Giunta Regionale, previa ispezione e su segnalazione degli osservatori astronomici territorialmente competenti.

Articolo 9 (Disposizioni relative alle zone tutelate)

1. Entro quattro anni dalla data di entrata in vigore della presente legge tutte le sorgenti di luce non rispondenti agli indicati criteri e ricadenti nelle fascie di rispetto devono essere sostituite e modificate in maniera tale da ridurre l’inquinamento luminoso e il consumo energetico mediante l’uso di sole lampade al sodio di alta e bassa pressione.

2. Per l’adeguamento degli impianti luminosi di cui al comma 1, i soggetti privati possono procedere, in via immediata, all’installazione di appositi schermi sulla armatura, ovvero alla sola sostituzione dei vetri di protezione delle lampade, nonché delle stesse, purché assicurino caratteristiche finali analoghe a quelle previste dal presente articolo e dall’articolo 6.

3. Per la riduzione del consumo energetico, i soggetti interessati possono procedere, in assenza di regolatori del flusso luminoso, allo spegnimento del 50 per cento delle sorgenti di luce entro le ore ventitre nel periodo di ora solare e entro le ore ventiquattro nel periodo di ora legale. Le disposizioni relative alla diminuzione dei consumi energetici sono facoltative per le strutture in cui vengono esercitate attività relative all’ordine pubblico e all’amministrazione della giustizia e della difesa.

4. Tutte le sorgenti di luce altamente inquinanti già esistenti, come globi, lanterne o similari, devono essere schermate o comunque dotate di idonei dispositivi in grado di contenere e dirigere a terra il flusso luminoso comunque non oltre 15 cd per 1000 lumen a 90°ed oltre, nonché di vetri di protezione traspar enti. E’ concessa deroga, secondo specifiche indicazioni concordate tra i comuni interessati e gli osservatori astronomici competenti per le sorgenti di luce internalizzate e quindi, in concreto, non inquinanti, per quelle con emissione non superiore a 1500 lumen cadauna (fino a un massimo di tre centri con singolo punto luce), per quelle di uso temporaneo o che vengano spente normalmente entro le ore 20 nel periodo di ora solare e entro le ore 22 nel periodo di ora

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legale, per quelle di cui sia prevista la sostituzione entro quattro anni dalla data di entrata in vigore della presente legge. Le insegne luminose non dotate di illuminazione propria devono essere illuminate dall’alto verso il basso. In ogni caso tutti i tipi di insegne luminose di non specifico e indispensabile uso notturno deve essere spente entro le ore ventitre ed entro le ore ventidue nel periodo di ora solare.

5. Fari, torri faro e riflettori illuminanti parcheggi, piazzali, cantieri, svincoli ferroviari e stradali, complessi industriali, impianti sportivi e aree di ogni tipo devono avere, rispetto al terreno, un’inclinazione tale, in relazione alle caratteristiche dell’impianto, da non inviare oltre 0 cd per 1000 lumen a 90°ed oltre.

6. La modifica dell’inclinazione delle sorgenti di luce, secondo i criteri indicati, deve essere applicata entro sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Articolo 10 (Elenco degli osservatori)

1. Gli osservatori astronomici, astrofisici professionali da tutelare:

- Osservatorio astronomico di Merate (LC)

2. Gli osservatori astronomici non professionali di grande rilevanza culturale, scientifica e popolare d’interesse regionale da tutelare sono:

- Osservatorio astronomico Serafino Zani di Lumezzane (BS) - Osservatorio astronomico G.V. Schiaparelli di Campo dei Fiori (VA) - Osservatorio astronomico di Sormano (CO)

3. Gli osservatori astronomici, astrofisici non professionali di rilevanza provinciale che svolgono attività scientifica e/o divulgazione da tutelare sono:

- Osservatorio Astronomico delle Prealpi Orobiche di Aviatico (BG) - Osservatorio Astronomico ‘’Presolana’’ di Castione dellla Presolana (BG) - Osservatorio Astronomico Sharru di Covo (BG) - Civica Specola Cidnea di Brescia (BS) - Osservatorio privato di Bassano Bresciano (BS)

- Osservatorio di Cima Rest - Masaga (BS) - Osservatorio sociale del Gruppo Astrofili Cremonesi di Cremona (CR) - Osservatorio Pubblico di Soresina (CR) - Osservatorio Astronomico provinciale del Lodigiano (LO) - Osservatorio sociale ‘’A. Grosso’’ di Brugherio (MI) - Osservatorio Città di Legnano (MI) - Osservatorio Astronomico Pubblico di Gorgo San Benedetto Po (MN) - Osservatorio Pubblico Giuseppe Piazzi di Ponte in Valtellina (SO)

Articolo 11 (Disposizioni finali)

Page 30: Co mun e di San Martino Sicc omario – Piano Regolatore ... · - massima efficienza delle sorgenti luminose e degli apparecchi di illuminazione; - regolazione della potenza assorbita,

Comune di San Martino Siccomario – Piano Regolatore dell’Illuminazione Comunale –

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1. Entro centottanta giorni dall’entrata in vigore della presente legge la Giunta Regionale emana i criteri di applicazione della medesima.

2. E’ concessa facoltà, anche ai comuni il cui territorio non ricada nelle fasce di rispetto di cui all’articolo 9, comma 1, di adottare integralmente i criteri previsti dall’articolo medesimo mediante l’approvazione di appositi regolamenti.

Articolo 12 (Entrata in vigore)

La presente legge entra in vigore sessanta giorni dopo la sua pubblicazione sul Bollettino ufficiale della Regione Lombardia.La presente legge regionale è pubblicata nel bollettino ufficiale della Regione.

E’ fatto obbligo a chiuque spetti di osservarla e farla osservare come legge della Regione lombarda.

Milano, 27 Marzo 2000

Roberto Formigoni

(approvata dal consiglio regionale nella seduta del 23 Febbraio 2000 e vistata dal commissario di governo con nota del 21 Marzo 2000, prot. n.23102/617)