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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia. Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 1 Clio ’92 Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della Storia Tesi per l’educazione al patrimonio Seconda bozza febbraio 2007 a cura di Adriana Bortolotti Mario Calidoni Silvia Mascheroni Ivo Mattozzi

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Clio ’92

Associazione di insegnanti e ricercatori sulla didattica della Storia

Tesi per l’educazione al patrimonio

Seconda bozza

febbraio 2007

a cura di

Adriana Bortolotti

Mario Calidoni

Silvia Mascheroni

Ivo Mattozzi

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Indice

Premessa

Parte I. I principi

Tesi 1. Il concetto di patrimonio p. 6

Tesi 2. L’educazione al patrimonio e i suoi destinatari

Tesi 3. Le finalità dell’educazione al patrimonio

Tesi 4. L’accessibilità al patrimonio

Tesi 5. Patrimonio e identità

Tesi 6. Patrimonio e intercultura

Tesi 7. Il patrimonio per la formazione ricorrente e permanente

Parte II. I soggetti e le responsabilità istituzionali

Tesi 8. I mediatori dell’educazione al patrimonio p. 36

Tesi 9. La scuola e l’educazione al patrimonio

Tesi 10. La formazione degli insegnanti

Tesi 11. Le istituzioni culturali per l’educazione al patrimonio

Tesi 12. La formazione degli educatori delle istituzioni culturali

Tesi 13. La ricerca e l’alta formazione per l’educazione al patrimonio

Tesi 14. Il territorio nell’educazione al patrimonio

Tesi 15. Gli organismi politico-amministrativi e non governativi per l’educazione al patrimonio

Tesi 16. Il partenariato nell’educazione al patrimonio

Parte III. Le strategie e le modalità

Tesi 17. Il valore metodologico del patrimonio p. 72

Tesi 18. Le strategie dell’educazione al patrimonio

Tesi 19. Le discipline e il patrimonio

Tesi 20. Documentare, monitorare e valutare nell’educazione al patrimonio

Tesi 21. Le nuove tecnologie e il patrimonio

Tesi 22. La comunicazione del patrimonio

Riferimenti bibliografici

Repertorio dei documenti consultati

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PREMESSA

Per far pensare l’educazione al patrimonioGruppo di ricerca “Clio ’92”: Adriana Bortolotti, Mario Calidoni, Silvia Mascheroni, Ivo Mattozzi.Con il contributo di Maria Angela Donna e Lucia Linda Cella.

Gli scopiLe pubblicazioni sulle questioni relative ai beni culturali e al patrimonio, sulla didattica dei beniculturali, sull’educazione al patrimonio sono in continua espansione. Perché, dunque, aggiungere unlibro che propone delle tesi sull’educazione al patrimonio?Abbiamo concepito il nostro compito come quello di mediatori tra la vasta e articolata letteratura che siè accumulata sull’uso dei beni culturali e sull’educazione al patrimonio e il mondo dei formatori, intesocome un sistema integrato aperto, costituito da tutti coloro che si occupano di formazione e beni cultu-rali. Le tesi sono proposizioni sintetiche e ragionate con l’intento di fornire un punto di riferimento euna guida a pensare l’educazione al patrimonio culturale: intendiamo proporre una sorta di “Carta” chesistematizzi e organizzi le varie elaborazioni di documenti prodotte dagli enti e dagli studiosi, alloscopo di ispirare, orientare, promuovere l’azione educativa al patrimonio, attuabile quale obiettivospecifico e ulteriore della formazione con e sui beni culturali.Abbiamo avvertito tale esigenza per i seguenti motivi:1. L’assunzione e l’elaborazione del concetto di “patrimonio” nel discorso italiano sui processiformativi per mezzo dei beni culturali costringono a modificare profondamente le prospettive di lavorodi insegnanti e di educatori delle istituzioni culturali. Finché si pensa solo in termini di beni culturali, leiniziative educative possono contentarsi dell’inserzione episodica di uno o pochi beni nei processi diapprendimento di alcune discipline più vocate al rapporto con essi (storia dell’arte e/o storia). Ma talemodo di pensare e di procedere non fa contemplare profili terminali in cui l’educazione al patrimoniosia esplicitamente considerata un punto forte della formazione. Ci riferiamo ad esempio alla meritoria eimportante idea dell’adozione del monumento: essa ha effettivamente suscitato l’attenzione dei docentied ha motivato migliaia di ragazzi a studiare, a prendere coscienza di problemi, a fare proposte ditutela, a mettere in mostra i risultati in merito all’uno o all’altro monumento o complesso di beni, mariteniamo che l’esperienza di apprendimento e di educazione sia rimasta per i più sporadica elocalizzata, che non abbia generato l’idea di patrimonio e atteggiamenti conseguenti. Il concetto dipatrimonio, se assunto, fa pensare il mondo e la formazione in modo diverso.2. Ormai la marea di scritti e di documenti è diventata talmente ampia e labirintica che gli insegnanti egli educatori museali provano disagio a dominarla per renderla ispiratrice di azioni educative efficaci.3. Il legislatore non ha saputo profittare di tante elaborazioni per formulare programmi o indicazioniche contemplino formalmente ed esplicitamente il patrimonio tra gli strumenti e i fini della formazione.Perciò pensiamo che la forma delle tesi, cioè di proposizioni sintetiche assertive e di ragionamenti persostenerle corredati di riferimenti documentari, bibliografici e sitografici, possa rendere più agevolel’assunzione delle informazioni necessarie per rimodellare le prospettive di lavoro didattico.

L’educazione al patrimonio: un impegno nei percorsi formativiCi siamo persuasi che l’educazione al patrimonio possa essere promossa più efficacemente se si tro-vano metodi e procedure per l’uso dei beni culturali nei processi di insegnamento e di apprendimentodisciplinari: questo vuol dire pensare la didattica dei beni culturali in funzione della costruzione delleconoscenze e pensare ciascuna disciplina come un potente mezzo di costruzione del significato e delvalore del patrimonio culturale.Nel 1994 l’UNESCO ha lanciato il progetto “La partecipazione dei giovani alla preservazione epromozione del patrimonio mondiale” allo scopo di sensibilizzare alla necessità di proteggere ilpatrimonio culturale e naturale del mondo e ha indicato l’obiettivo di individuare le modalità perintegrare l’educazione relativa al patrimonio nei programmi scolastici di tutto il mondo.

Dal 1998 “pedagogia del patrimonio” (secondo il lessico francese) o “educazione al patrimonio” (piùconsono all’uso linguistico italiano) sono i termini con i quali viene designata la missione che il Consi-glio d’Europa raccomanda alle istituzioni educative dei 48 paesi che ne fanno parte.Per chiarirne la definizione possiamo usare le parole di Tim Copeland:

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a. La pedagogia del patrimonio non è una disciplina ma un tipo di educazione simile all’educazione aidiritti umani.b. Essa usa un approccio interculturale e cerca di generare negli studenti una comprensione e un ap-prezzamento del patrimonio allo scopo di:- identificare e comprendere il passato a diversi livelli: locale, nazionale, internazionale;- riconoscere le somiglianze tra le genti e valorizzare le differenze;- combattere il razzismo, la xenofobia, la violenza, il nazionalismo e l’intolleranza.c. Dal momento che la pedagogia del patrimonio non è una materia ma un approccio, essa utilizza unavarietà di discipline e di abilità;- predilige un metodo costruttivistico e si basa su ricerche personali e su tecniche di soluzioni di pro-blemi che utilizzano fonti ed esperienze di prima mano;- è spesso intrapresa come un’attività cooperativa, diventando in tal modo socialmente costruttivistica;- poiché si configura come un processo dinamico, ha implicazione su come il patrimonio si svilupperànel corso della vita di chi partecipa a tale pedagogia;- ha relazione con l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita;- rispetto agli esiti del curriculum, stimola le percezioni e offre un contesto per lo sviluppo delle disci-pline attraverso il curriculum.

Tale definizione porta in evidenza che si consegue l’educazione se i percorsi curricolari riescono asviluppare la coscienza:- che i beni culturali fanno parte di un insieme che possiamo concepire come patrimonio culturale lo-cale, regionale, nazionale, europeo, mondiale;- che il patrimonio è il risultato delle attività delle molteplici generazioni passate, un lascito che quellepresenti contribuiscono a ridefinire, in un processo di continua interazione, per poi trasmetterlo a quellefuture.

L’emergenza del concetto di educazione è un monito a pensare che, oltre l’inclusione dei beni culturalinei percorsi di insegnamento ed apprendimento, occorre il deliberato proposito di attuare processi edu-cativi che inducano gli allievi a concepire i beni culturali come elementi di un patrimonio e ad adottarei correlativi valori e comportamenti.

L’educazione al patrimonio deve essere intesa come un’attività formativa formale e informale che,mentre educa al rispetto ed alla tutela dei beni con l’adozione di comportamenti responsabili, fa delpatrimonio oggetto concreto di ricerca e interpretazione.

La strutturaLe tesi sono 22 e sono state ripartite in tre parti:I principiI soggetti e le responsabilità istituzionaliLe strategie e le modalità.

Le prime sette tesi dichiarano le concettualizzazioni di patrimonio, educazione al patrimonio, il suorapporto con l’identità e l’intercultura, il rapporto con l’educazione permanente e ricorrente. Le se-guenti nove tesi individuano i soggetti responsabili e le condizioni istituzionali che favorisconol’educazione al patrimonio; infine, le ultime sei avanzano proposte sul modo in cui il patrimonio puòessere messo in rapporto con i campi disciplinari, con le nuove tecnologie, con la comunicazione…Ogni tesi è composta dal nocciolo dell’asserzione iniziale, dalla argomentazione per difenderla, da unabase di riferimenti documentari, bibliografici e sitografici.Allo scopo di non appesantire la indicazione delle referenze – e per restituire gli studi più aggiornati -abbiamo selezionato le opere uscite a partire dall’inizio degli anni Novanta. A conclusione di ogni tesiè riportato il riferimento bibliografico sintetico, che trova corrispondenza nel repertorio delle voci bi-bliografiche, ordinate per ogni singola tesi.I lettori trovano risposte alle domande:

- che cosa si intende per patrimonio e per educazione al patrimonio?- chi deve occuparsi di essa?

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- come l’educazione può essere conseguita?Inoltre possono orientarsi nella ricerca di testi di carattere normativo, declaratorie, raccomandazioni,…di cui sono riportati gli estratti pertinenti, oltre a contributi di studiosi.

Le tesi per la valutazioneGrazie alla struttura complessiva e di ciascuna tesi, il testo può diventare una sorta di promemoria perinsegnanti, educatori e responsabili istituzionali rispetto ai loro impegni educativi. Ma a noi prememettere in rilievo la loro disponibilità a diventare metro di misura delle decisioni, delle progettazioni,delle azioni. Bastino due esempi. Se le tesi affermano il valore metodologico dell’uso didattico del pa-trimonio e articolano indicazioni sulle potenziali valenze ed applicazioni, esse impongono agli inse-gnanti di considerare e valutare se i processi di insegnamento contemplano attività che mettano ingioco l’acquisizione di abilità e di metacognizioni di ordine metodologico in tutti i casi nei quali il pa-trimonio è immesso nei processi. Se la qualità della comunicazione è elemento cruciale per la valoriz-zazione e la conoscenza del patrimonio, i responsabili delle istituzioni museali e gli insegnanti possonotrovare criteri di validazione delle loro scelte nella tesi, che articola e indica modalità e strumenti perl’efficacia comunicativa.

Come sono state elaborateLe tesi sono state redatte dai componenti del gruppo di ricerca che le hanno man mano impostate e di-scusse. La responsabilità per le loro eventuali carenze spetta interamente a loro. Ma ciascuno dei com-ponenti svolge da molti anni riflessioni in merito all’educazione al patrimonio e alla didattica dei beniculturali, ha elaborato materiali, ha scritto saggi, ha collaborato a percorsi di formazione di insegnanti edi educatori museali con scuole, università, istituzioni culturali. La costituzione del gruppo di ricerca siè disposta nel punto di convergenza dei rispettivi percorsi professionali e di studio ed è il risultatodell’incontro di passioni e della congenialità di intenti che hanno prodotto una condivisione di prospet-tive. Le diverse competenze ed esperienze delle/i componenti del gruppo si sono combinate ed inte-grate nelle elaborazioni delle tesi.Ma l’incontro e l’integrazione non avrebbero potuto dare frutto senza la collaborazione con gruppi diinsegnanti, di educatori e mediatori del patrimonio, e senza il confortevole sostegno dell’Associazione“Clio ’92”.Essa ha lavorato con insegnanti e istituzioni e nei corsi della Scuola estiva di Arcevia - dove i beniculturali sono stati sempre il fulcro dei percorsi formativi -, ha recepito le raccomandazioni, hapromosso la costituzione del gruppo di ricerca, ha organizzato un seminario propedeuticonell’Assemblea nazionale del 2005 ed altri seminari nell’ambito del “Docet” di Bologna, ha organiz-zato corsi sull’educazione al patrimonio nel curricolo di storia al fine di mettere a punto una sequenzacurricolare orientata all’educazione al patrimonio.Dunque, le tesi rappresentano l’approdo di un’attività pluriennale e variegata al quale il gruppo diricerca è giunto attraverso molti momenti di collaborazione con insegnanti ed educatori di istituzionimuseali: a loro va la nostra gratitudine.

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PARTE I. I PRINCIPI

Tesi 1. Il concetto di patrimonio

L’odierno concetto di patrimonio culturale è l’esito di una secolare evoluzione, iniziata con l’idea diuna lista di beni materiali considerati preziosi e giunta a quella di un insieme significativo di testimo-nianze materiali e immateriali, espressione di una cultura nelle sue diverse manifestazioni. Se si tieneconto sia del senso che dell’etimologia del termine (dal latino patris-munus), sono intuitivi i riferi-menti al “valore” e al “possesso”, oltre che l’accento sulla valenza di “eredità” in senso materiale e fi-gurato.Oggi il concetto di patrimonio si riferisce dunque ad un insieme significativo di tracce materiali e im-materiali che divengono testimonianze culturali di una comunità in un momento determinato. Il patri-monio è costituito da beni materiali, luoghi, ambienti ed elementi immateriali (linguaggi, religiosità,folclore, abilità manuali…) nonché dalla loro concettualizzazione ed interpretazione relative al singolobene culturale o ad un insieme di essi. Sempre più frequentemente si parla di beni culturali e di benipaesaggistici, considerando il paesaggio un insieme significativo espressione delle scelte culturali diuna comunità, attraverso il quale avviene la trasmissione da una generazione all’altra del valore di me-moria e d’uso insito nel rapporto dell’uomo con la natura.Il patrimonio culturale è, quindi, un insieme:- diffuso, perché i suoi componenti sono parti integranti degli spazi esistenziali;- in divenire e relativo, perché continuamente ricomposto e ripensato nel tempo e al variare dei punti

di vista culturali;- polivalente, perché i componenti del patrimonio sono portatori di significati plurimi per me, per

noi, per gli altri;- interdisciplinare e complesso, perché oggetto di studio e risorsa formativa per molteplici disci-

pline, che congiuntamente possono avviare un approccio conoscitivo ed educativo corretto ed effi-cace;

- identitario e storico, perché connesso alla percezione di sé che hanno le collettività umane inun’ottica diacronica, riferita all’ambiente e alle contingenze.

Sono correlati all’insieme del patrimonio:- le istituzioni culturali pubbliche e private depositarie di componenti del patrimonio e deputate alla

loro tutela e valorizzazione (archivi, musei, biblioteche, fototeche, cineteche, aree archeologiche,complessi monumentali…);

- le organizzazioni e le istituzioni che operano nell’ambito della cultura e dell’istruzione (enti di ri-cerca, sovrintendenze, associazioni culturali, università, istituti scolastici, centri per la formazionepermanente) come gli enti con finalità specifiche coerenti con il patrimonio (fondazioni, centri diservizi culturali, società di promozione...);

- le istituzioni politico-amministrative a livello locale, nazionale e sovranazionale (comuni, governi,amministrazioni pubbliche, il Consiglio d’Europa, l’Unione europea…) nonché i loro organi perife-rici che si occupano di cultura e di formazione (ministeri, commissioni…) e le organizzazioni nongovernative come UNESCO e ICOM impegnate nei medesimi settori;

- i privati cittadini come individui e come membri di aggregazioni etniche, religiose, ideologiche, cul-turali e sociali.

Poiché nelle sue declinazioni materiali e immateriali il patrimonio è parte costitutiva dell’ambiente divita, con esso interagiscono costantemente tutte le entità correlate, talvolta in modo inconsapevole: nedefiniscono gli elementi, anche formulando concettualizzazioni e interpretazioni che riguardano i beniculturali singoli e come insieme; ne modificano il senso e la composizione nel tempo e al variare delclima culturale; in modo consapevole o inconsapevole ne sono custodi e fruitori; decidono o comunqueinfluiscono sulla sua tutela e valorizzazione attraverso normative, finanziamenti, comportamenti, ini-ziative, studi…

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Tutte inoltre possono dare un contributo significativo per l’educazione al patrimonio, secondo i rispet-tivi ruoli e in base alle competenze possedute.La loro connotazione specifica (denominazione, ruolo, risorse, competenze, …) nonché i rapporti cheintercorrono tra loro e con i beni culturali mutano, analogamente a quanto accade per il concetto e lacomposizione del patrimonio, nella dimensione temporale e secondo i contesti culturali.

Documenti

1972 – UNESCO, Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale del patrimonio culturalee naturale

Articolo 1. Ai fini della presente Convenzione sono considerati “patrimonio culturale”:- i monumenti: opere architettoniche, plastiche o pittoriche monumentali, elementi o strutture di carat-

tere archeologico, iscrizioni, grotte e gruppi di elementi di valore universale eccezionale dall’aspettostorico, artistico o scientifico;

- gli agglomerati: gruppi di costruzioni isolate o riunite che, per la loro architettura, unità o integrazionenel paesaggio hanno valore universale eccezionale dall’aspetto storico, artistico o scientifico;

- i siti: opere dell’uomo o opere coniugate dell’uomo e della natura, come anche le zone, compresi i sitiarcheologici, di valore universale eccezionale dall’aspetto storico ed estetico, etnologico o antropo-logico.

Articolo 2. Ai fini della presente Convenzione sono considerati “patrimonio naturale”:– i monumenti naturali costituiti da formazioni fisiche e biologiche o da gruppi di tali formazioni divalore universale eccezionale dall’aspetto estetico o scientifico,– le formazioni geologiche e fisiografiche e le zone strettamente delimitate costituenti l’habitat di spe-cie animali e vegetali minacciate, di valore universale eccezionale dall’aspetto scientifico o conserva-tivo,– i siti naturali o le zone naturali strettamente delimitate di valore universale eccezionale dall’aspettoscientifico, conservativo o estetico naturale

1998, 17 marzo - Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Recommendation n. R (98) 5 of theCommittee of ministers to member states concerning heritage educationAppendixI. Scope and definitionsFor the purpose of this recommendation :1. cultural heritage includes any material or non-material vestige of human endeavour and any trace

of human activities in the natural environment.

2003 – UNESCO, Convenzione per la tutela del patrimonio culturale immateriale

Article 2. DefinitionsThe “intangible cultural heritage” means the practices, representations, expressions, knowledge, skills– as well as the instruments, objetcs, artefacts and cultural spaces associated therewith – that commu-nities, groups and, in some cases, individuals recognize as part of their cultural heritage. […] The “in-tangible cultural heritage”… is manifested inter alia in the following domains: 1. oral traditions andexpressions, including language as a vehicle of the intangible cultural heritage 2. performing arts3.social practices, rituals and festive events 4. knowledge and practices concerning nature and the uni-verse 5. traditional craftsmanship.

2004 – ICOM (International council of museums), Icom code of ethics for museums

Glossary

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Cultural heritageAny thing or concept considered of aesthetic, historical, scientific or spiritual significance.

Natural heritageAny natural thing, phenomenon or concept considered to be of scientific significance or to be a spiri-tual manifestation.

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 2. Patrimonio culturale1. Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici.2. Sono “beni culturali” le cose immobili e mobili che, ai sensi degli articoli 10 e 11, presentano inte-resse artistico, storico, archeologico, etnoantropologico, archivistico e bibliografico e le altre cose indi-viduate dalla legge o in base alla legge quali testimonianze aventi valore di civiltà.3. Sono “beni paesaggistici” gli immobili e le aree indicati all’articolo 134, costituenti espressione deivalori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dallalegge o in base alla legge.4. I beni del patrimonio culturale di appartenenza pubblica sono destinati alla fruizione della colletti-vità, compatibilmente con le esigenze di uso istituzionale e sempre che non vi ostino ragioni di tutela.

2001 – Quinta conferenza europea dei ministri responsabili del patrimonio culturale, Portoro_ (Slove-nia), Declaration on the role of voluntary organisations in the field of cultural heritage

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for societyPreambleThe member states of the Council of Europe […]Recognising the need to put people and human values at the centre of an enlarged and cross-discipli-nary concept of cultural heritage;[…]Convinced of the need to involve everyone in society in the ongoing process of defining and managingcultural heritage;[…]Section I – Aims, definitions and principlesArticle 1 – Aims of the conventionThe parties to this convention agree to:a. recognise that rights relating to cultural heritage are inherent in the right to partecipate in cultural

life, as defined in the Universal declaration of human rights;b. recognise individual and collective responsibility towards cultural heritage;[…]Article 2 – DefinitionsFor the purposes of this convention,a. cultural heritage is a group of resources inherited from the past which people identify, indepen-

dently of ownership, as a reflection and expression of their constantly evolving values, beliefs,knowledge and traditions. It includes all aspects of the environment resulting from the interactionbetween people and places through time;

b. a heritage community consists of people who value specific aspects of cultural heritage which theywish, within the framework of public action, to sustain and transmit to future generations.

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Riferimenti bibliografici

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Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

Consiglio d’Europa - www.coe.int

European Heritage Network (HEREIN) –http://www.coe.int/t/e/cultural_cooperation/heritage/European_Heritage_Network_(HEREIN)/http://www.european-heritage.net/sdx/herein/Herein è un sistema informativo che offre notizie e risorse in riferimento alle politiche per il patrimonioculturale adottate nei paesi membri del Consiglio d'Europa

International council of museums (ICOM) - www.icom.org

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Icomos international scientific committee on cultural landscapes - www.icomos.org/landscapes/

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Patrimonio Sos – www.patrimoniosos.it/Creato da un gruppo di volontari nel 2002, il sito si offre come piattaforma di conoscenza e di dialogosulla normativa, i dibattiti pubblici e le iniziative che coinvolgono il patrimonio culturale italiano.

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Tesi 2. L’educazione al patrimonio e i suoi destinatari

Il patrimonio culturale e paesaggistico è un elemento costitutivo dell’ambiente nel quale viviamo.Esso si offre a tutti come risorsa, come oggetto di studio, come punto di riferimento temporale e spa-ziale per la comprensione del mondo e delle sue interpretazioni.Per questo è elemento significativo ed essenziale da includere nei processi formativi ed educativi alloscopo di dare significato umano e sociale alle conoscenze apprese oltre che consistenza ai metodi diindagine e di studio.L’educazione al patrimonio deve essere intesa come un’attività formativa formale e informale- mirata al patrimonio in quanto deve far acquisire capacità di dare senso e valore e far adottare

comportamenti conseguenti nei confronti delle testimonianze e dei principi costitutivi di ogni cul-tura presente e passata;

- svolta con il patrimonio in quanto i processi di insegnamento e di apprendimento si organizzanoattorno agli elementi che lo costituiscono;

- incentrata sul patrimonio in quanto rende oggetto dei discorsi formativi gli elementi del patrimo-nio;

- impostata per il patrimonio in quanto promuove la conoscenza, la tutela e la valorizzazione deglielementi che lo compongono.

Poiché il rapporto tra individui e patrimonio è continuo nella realtà quotidiana, anche se spesso incon-sapevole, l’educazione che lo riguarda si svolge in una pluralità di ambienti secondo specifiche moda-lità, principalmente nella scuola e nell’università, sul territorio e presso le istituzioni culturali.

L’educazione al patrimonio non è destinata solo al pubblico scolastico, ma a tutte le persone, in quantole sue finalità sono rivolte allo sviluppo di conoscenze, abilità e comportamenti che si possono espli-care al di fuori dell’ambito scolastico lungo tutta la vita dell’individuo. Essa può utilizzare la piùgrande varietà di forme di comunicazione ed espressione. Pertanto il processo educativo non può con-cludersi al termine del ciclo d’istruzione, ma deve proseguire in contesti diversi – professionali, turi-stici, associativi… − al fine di favorire e sostenere l’assunzione di una sempre maggiore consapevo-lezza nel rapporto individuo-cittadino-patrimonio.Rivolgendosi a tutte le persone lungo l’intero arco della vita, l’educazione al patrimonio ha come desti-natario non un pubblico indifferenziato, bensì diversi pubblici: adulti, bambini, giovani, anziani, disa-bili fisici e psichici, immigrati, turisti, alfabetizzati, professionisti in aggiornamento, gruppi famigliari,partecipanti a programmi di reinserimento sociale… Essa deve tener conto della loro pluralità di con-notazioni ed esigenze operando tramite progetti differenziati per obiettivi e modalità di svolgimento.

Attraverso l’educazione al patrimonio è possibile contrastare e ridurre l’esclusione sociale di personesvantaggiate riferita sia al solo ambito culturale che, più in generale, all’intero sistema politico, econo-mico e sociale.L’azione educativa al patrimonio deve infatti essere sempre elaborata e svolta in modo da non creareconfini culturali concettuali, che generano e legittimano disuguaglianze a carico di gruppi di individui,e con l’intento di sollecitare a favore di tutti pari ed ampie opportunità di accesso, partecipazione e rap-presentazione in relazione all’ambito della cultura.La relazione con il territorio, l’approccio interdisciplinare, i metodi di insegnamento attivi, lo sviluppodel senso di appartenenza e di identità culturale, la varietà delle forme di comunicazione sono alcunedelle caratteristiche proprie dell’educazione al patrimonio che si rivelano risorse cruciali per l’efficaciadi progetti indirizzati ai vari pubblici.

Mediante il patrimonio si può realizzare una forma di educazione interculturale, in quanto gli elementidel patrimonio dell’umanità sono diffusi sul pianeta e testimoniano della storia di ogni gruppo umanoche lo ha abitato e lo abita nel presente, così come dei secolari processi di interscambio e osmosi tra leculture sul piano temporale sincronico e diacronico.Solo attraverso un’azione formativa al patrimonio, che assuma la competenza interculturale comeesplicita finalità, è possibile per gli individui comprendere pienamente i processi di definizione tra-scorsi e attuali nonché sviluppare comportamenti rispettosi e aperti al dialogo verso le altre culture.

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Documenti

1998, 17 marzo - Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Recommendation n. R (98) 5 of theCommittee of ministers to member states concerning heritage educationAppendixI. Scope and definitionsFor the purpose of this recommendation :[…]2. heritage education means a teaching approach based on cultural heritage, incorporating activeeducational methods, cross-curricular approaches, a partnership between the fields of education andculture and employing the widest variety of modes of communication and expressions.

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for societySection III – Shared responsibility for cultural heritage and public participationArticle 13 – Cultural heritage and knowledgeThe parties undertake to:a. facilitate the inclusion of the cultural heritage dimension at all levels of education, not necessarily

as a subject of study in its own right, but as a fertile source for studies in other subjects;b. strengthen the link between cultural heritage education and vocational training;c. encourage interdisciplinary reserach on cultural heritage, heritage communities, the environment

and their inter-relationship;d. encourage continuous professional training and the exchange of knowledge and skills, both within

and outside the educational system.

Riferimenti bibliografici

Annual Conference CECA/ICOM 1997. Proceedings, 1998BODO S. 2003BODO S. – CIFARELLI 2006BRANCHESI 2001BRANCHESI 2006BRUNI 2004CASALINI 2002CAILLET 1995CICERCHIA 2002DA MILANO - DE LUCA 2005DE VARINE 2005Le patrimoine culturel et sa pédagogie: un facteur de tolérance, de civisme et d’integration social2000MATTOZZI 2000MATTOZZI 2002NARDI 2004RIBALDI 2005SALVARANI 2005TOMEA GAVAZZOLI 2003VISSER TRAVAGLI 2006ZUCCHINI 1990

Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 12

Consiglio d’Europa - www.coe.int

Committee for education and cultural action (CECA) - ceca.icom.museum/

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Ministero della pubblica istruzione - www.istruzione.it

Ministero dell’università e della ricerca - www.miur.it

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

Patrimonio Sos – www.patrimoniosos.it/Creato da un gruppo di volontari nel 2002, il sito si offre come piattaforma di conoscenza e di dialogosulla normativa, i dibattiti pubblici e le iniziative che coinvolgono il patrimonio culturale italiano.

Progetto Eoso (Europe from one street to the Other - L’Europa da una strada all’Altro) -www.coe.int/t/e/cultural_co-operation/heritage/heratiage_education/EOSO.aspA cura del Consiglio d’Europa, il progetto, attraverso molteplici attività, metodi di insegnamento attivoe un approccio multidisciplinare, insegna ai giovani ad osservare e analizzare una strada situata nel lorocontesto di vita, nell’ottica di comprenderne l’evoluzione passata e ipotizzare quella futura. Tra gliobiettivi, la consapevolezza delle diverse influenze culturali che sono alle radici del patrimonioculturale e quindi dell’identità di ogni collettività.

Progetto Cultural identities, shared values and european citizenship -www.coe.int/t/e/cultural_co-operation/heritage/Cultural_identities/presentation_EN.aspLanciato in preparazione all’anno del dialogo interculturale (2008), il progetto, a cura del Consigliod’Europa, è focalizzato su un concetto di identità che include l’appartenenza multiculturale, lacomunanza di valori tra culture diverse quale fondamento di un’identità europea, il dialogo attivo edemocratico tra culture per la pace e lo sviluppo sostenibile.Prevede tra l’altro una serie di seminari per i mediatori del patrimonio sul tema delle città interculturali,ossia sull’interpretazione del patrimonio di centri urbani identificati quali crocevia di culture differentidi ambito europeo ed extraeuropeo.

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Tesi 3. Le finalità dell’educazione al patrimonio

Le finalità dell’educazione al patrimonio discendono direttamente dal significato e dal senso chevengono attribuiti al patrimonio. Su questo presupposto si sviluppa il duplice aspetto che collega l’ideadi patrimonio e quella dell’educazione ad esso inerente, intesa come:- ispirazione profonda e valore di senso attribuito ad una educazione che comprende il patrimonio

come strumento formativo riconosciuto;- azione concreta e prospettive di intervento che le varie agenzie formative mettono in atto in

coerenza con le finalità condivise.È sicuramente insufficiente nell’attuale situazione culturale definire semplicemente le finalitàdell’educazione al patrimonio nelle tradizionali categorie della conoscenza , della tutela econservazione dello stesso e della sua valorizzazione. Queste categorie infatti sono percepiteprevalentemente come azioni esterne da effettuare sul patrimonio piuttosto che come elementicostitutivi di uno sviluppo personale e sociale che il patrimonio favorisce, coinvolgendo direttamente ilsingolo ed il contesto patrimoniale nel quale il soggetto vive e/o con il quale si rapporta.Le finalità dell’educazione al patrimonio devono più correttamente essere interpretate nell’ottica dellarelazione del soggetto, autore e destinatario dell’azione educativa, con i beni culturali e paesaggistici,in riferimento al contesto di vita e a quelli più ampi della comunità di appartenenza e delle altrecollettività nel mondo, in un sistema concettuale nel quale le idee di conoscenza, tutela evalorizzazione sono comunque presenti e sinergiche.

Il repertorio delle finalità dell’educazione al patrimonio è assai ampio, le più rilevanti sono le seguenti:

- promuovere abilità ad osservare, a produrre informazioni, ad interpretare anche creativamenteil patrimonio nel proprio ambiente di vita come consapevolezza della propria biografiaculturale, e a correlare le conoscenze con realtà altre;

- provocare curiosità e desiderio di conoscenza, creatività, autonomia e capacità progettuali inrapporto con i beni del patrimonio che si incontrano da considerare come fonte e specchio dellapropria formazione culturale;

- contribuire alla capacità di attribuire valore alle cose nel senso simbolico e non soloeconomico, come espressione di affettività ed emozione di uomini e di donne che si esprimononell’oggetto/bene e nella sua storia;

- formare conoscenze e abilità disciplinari e interdisciplinari, secondo una prospettivamulticulturale, in un’ottica sincronica e diacronica;

- fornire strumenti concettuali e culturali per la corretta interpretazione dei beni e dei sitipatrimoniali;

- favorire lo sviluppo delle competenze professionali legate ai mestieri del patrimonio, sia comerecupero del passato che come riformulazione degli stessi per l’oggi;

- apportare significativi vantaggi ai processi di insegnamento/apprendimento stimolando illegame tra teoria e prassi, l’adozione di metodi attivi, l’interdisciplinarità, la sperimentazione elo spirito di ricerca, la formazione continua;

- insegnare a dar senso e valore conoscitivo ad ogni elemento del patrimonio in quanto tale,evitando scelte collegate esclusivamente all’unicità o al valore artistico;

- far acquisire coscienza storica e consapevolezza della propria identità culturale, con una forterivalutazione della memoria e generando il senso di appartenenza ad una cultura riconosciuta;

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 14

- introdurre i giovani alla cittadinanza attiva e democratica; la prima intesa come azione di tutelae di valorizzazione partecipata e non delegata, la seconda fondata sull’assunzione diresponsabilità rispetto al dialogo aperto e costruttivo all’interno della propria comunità e conaltre collettività, in nome della salvaguardia, della conoscenza e dello sviluppo sostenibile;

- evidenziare, rendere consapevole e stimolare ulteriormente il ruolo dei cittadini, singolarmentee come aggregazioni, nel continuo processo di composizione e ripensamento del patrimonio;

- fondare le capacità critiche di comprendere il proprio mondo e l’altrui, promuovere il dialogointerculturale e la tutela del diritto alle rispettive culture, coadiuvare la definizione di identitàsovranazionali inclusive e non isolazioniste;

- sollecitare a favore di tutti gli individui, in particolare delle persone socialmente svantaggiate,pari ed ampie opportunità di accesso, partecipazione e rappresentazione in relazione all’ambitodella cultura.

Queste finalità devono ispirare le strategie e i metodi delle proposte formative inerenti l’educazione alpatrimonio.

Documenti

1998, 17 marzo - Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Recommendation n. R (98) 5 of theCommittee of ministers to member states concerning heritage education

The Committee of ministers […]Having regard to its previous recommendations: […] on the role of the secondary school in preparingyoung people for life (Recommendation n. R (83) 13); […] on the role of museums in environmentaleducation, information and training (Recommendation n. (90) 18);Having regard to the Resolution n. 2 of the second european conference of ministers responsible forarchitectural heritage on the promotion of architectural heritage in socio-cultural life as a factor in thequality of life (Granada, 3-4 october 1985);Having regard to the Helsinki declaration of the fourth european conference of ministers responsiblefor the cultural heritage on the political dimension of cultural heritage conservation in Europe (30-31may 1996);[…]Having regard to Recommendation 1111 (1989) of the Parliamentary assembly of the Council ofEurope on the european dimension of education;Considering that one of the aims of education is to train young people to have respect for diversecultures, citizenship and democracy;Bearing in mind that cultural heritage is comprised of cultural contributions and interactions frommany sources and periods;In the light of heritage-based activities already carry out, inter alia european heritage classes;Being convinced that the development of european heritage-based activities requires investment,mobility and appropriate training for teachers and cultural officers;Taking into account the conclusions of the Brussels seminar (28-30 august 1995) on “Cultural heritageand its educational implications: a factor of tolerance, good citizenship and social integration”;Asserting that educational activities in the heritage field are an ideal way of giving meaning to thefuture by provinding a better understanding of the past,recommends member states to adopt appropriate legislative, regulatory, administrative, financial andother measures to initiate and develop heritage education activities and to promote heritage awarenessamong the young in accordance with the principles set out in the appendix to this recommendation.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 15

1998, 30 marzo - Accordo quadro tra il Ministero per i beni culturali e ambientali e il Ministero dellapubblica istruzioneArticolo 1Il Ministero per i beni culturali e ambientali e il Ministero della pubblica istruzione, in considerazionedel diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza e all’uso responsabile del patrimonioculturale, si impegnano a mettere a disposizione strutture, risorse ed attività […]

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 1. Principi1. In attuazione dell’art. 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonio culturale incoerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo le disposizioni delpresente codice.2. La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria dellacomunità nazionale e del suo territorio e promuovere lo sviluppo della cultrura.3. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono laconservazione del patrimonio e favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione.4. Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e lapubblica fruizione del loro patrimonio culturale.5. I privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale sono tenuti agarantirne la conservazione.[…]

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for societySection I – Aims, definitions and principlesArticle 1 – Aims of the conventionThe parties to this convention agree to:[…]d. take the necessary steps to apply the provisions of this convention concerning:- the role of cultural heritage in the construction of a peaceful and democratic society and in theprocesses of sustainable development and the promotion of cultural diversity;

Riferimenti bibliografici

BRANCHESI 2001BRANCHESI 2006CALIDONI M. 1991CALIDONI M. 2006CICERCHIA 2002CORNA PELLEGRINI 2004COSTANTINO 2001DE CATO 2001DE TROYER 2005GIUSTI 2004LANEVE 2000Manuale per i servizi educativi del museo e del territorio 2004SALVARANI 2005SETTIS 2002SETTIS 2004Verso un sistema italiano per i servizi educativi del museo e del territorio 1999

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 16

Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

Consiglio d’Europa - www.coe.int

Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione (INVALSI) - www.invalsi2.it

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

Patrimonio Sos – www.patrimoniosos.it/Creato da un gruppo di volontari nel 2002, il sito si offre come piattaforma di conoscenza e di dialogosulla normativa, i dibattiti pubblici e le iniziative che coinvolgono il patrimonio culturale italiano.

Progetto Eoso (Europe from one street to the Other - L’Europa da una strada all’Altro) -www.coe.int/t/e/cultural_co-operation/heritage/heratiage_education/EOSO.aspA cura del Consiglio d’Europa, il progetto, attraverso molteplici attività, metodi di insegnamento attivoe un approccio multidisciplinare, insegna ai giovani ad osservare e analizzare una strada situata nel lorocontesto di vita, nell’ottica di comprenderne l’evoluzione passata e ipotizzare quella futura. Tra gliobiettivi, la consapevolezza delle diverse influenze culturali che sono alle radici del patrimonioculturale e quindi dell’identità di ogni collettività.

Progetto Cultural identities, shared values and european citizenship -www.coe.int/t/e/cultural_co-operation/heritage/Cultural_identities/presentation_EN.aspLanciato in preparazione all’anno del dialogo interculturale (2008), il progetto, a cura del Consigliod’Europa, è focalizzato su un concetto di identità che include l’appartenenza multiculturale, lacomunanza di valori tra culture diverse quale fondamento di un’identità europea, il dialogo attivo edemocratico tra culture per la pace e lo sviluppo sostenibile.Prevede tra l’altro una serie di seminari per i mediatori del patrimonio sul tema delle città interculturali,ossia sull’interpretazione del patrimonio di centri urbani identificati quali crocevia di culture differentidi ambito europeo ed extraeuropeo.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 17

Tesi 4. L’accessibilità al patrimonio

Accedere al patrimonio culturale è un diritto, essenziale per lo sviluppo della persona e dellecollettività e per l’esistenza stessa del patrimonio, in quanto l’uno e l’altra si fondano sull’interazionedegli individui con le tracce materiali e immateriali riconosciute beni culturali. L’accessibilità delpatrimonio – fisica, economica, sensoriale, cognitiva, culturale – deve essere resa possibile e facilitatadalle istituzioni che lo custodiscono, dagli studiosi e dai mediatori, con l’unico vincolo rappresentatodalle necessità di tutela, riconoscendo il ruolo della cultura nei processi di inclusione sociale e delpubblico quale parte attiva nella partecipazione alla costruzione dei saperi del patrimonio.

L’accesso ai beni culturali è essenziale per la loro esistenza: infatti l’insieme del patrimonio culturale sidefinisce, si conserva, si trasforma ed esprime il suo elevato potenziale formativo solo se viene fruito,compreso e riconosciuto.L’accesso agli elementi del patrimonio è ugualmente essenziale per gli individui e le società: lapossibilità di costruire nel tempo, attraverso molteplici esperienze, un rapporto consapevole con i beniculturali risulta decisiva affinché essi contribuiscano effettivamente allo sviluppo del singolo e dellecollettività.In particolare nel caso dei giovani e degli adulti in formazione, degli individui socialmente svantaggiatie diversamente abili, dei residenti in contesti ad alta differenziazione culturale l’accesso al patrimoniorappresenta un’opportunità imprescindibile per maturare conoscenze e abilità nonché comportamenticivicamente corretti, purché si svolga attraverso percorsi elaborati secondo le rispettive specificheesigenze in termini di obiettivi e modalità di fruizione.

L’accessibilità del patrimonio è una responsabilità che ricade sulle istituzioni che lo custodiscono,nonché su coloro che lo studiano e ne sono mediatori e si declina in due ambiti di intervento correlati.Da un lato ogni individuo deve essere sollecitato ed educato a rapportarsi con il patrimonio e deveavere la possibilità di accedere ai beni culturali fisicamente e soprattutto cognitivamente, secondo leproprie esigenze e senza discriminazioni ideologiche, economiche, religiose, sociali o razziali;dall’altro i beni culturali devono esprimere in modo chiaro a tutte le tipologie di pubblico i valori e leconoscenze di cui sono portatori e la loro accessibilità deve essere modulata, per tempi e modalità, inrelazione alle necessità di tutela.Il diritto di accedere al patrimonio comporta invece per tutti i cittadini, che hanno l’obbligo morale e laresponsabilità di rapportarsi ai beni culturali con rispetto e interesse nonché di adottare e far adottarenei loro riguardi scelte di gestione e comportamenti che ne assicurino la tutela e li valorizzino.

Per accessibilità cognitiva al patrimonio si intende in primo luogo la possibilità di comprenderlo. Essarichiede che venga attuato da parte degli esperti un processo di interpretazione del significato e deivalori dei beni culturali attento e documentato, comunicato con linguaggi, modalità e strumenti chiari,diversificati ed efficaci, rispondente alle esigenze espresse dai pubblici ai quali è destinato, aperto acontinue revisioni e a molteplici prospettive anche contrastanti, rispettoso dell’autenticità.L’accessibilità cognitiva implica inoltre il diritto e la responsabilità degli individui, singolarmente enell’ambito delle comunità di appartenenza, a cooperare con gli esperti all’interpretazione del propriopatrimonio, mettendo a disposizione memorie, usanze, arti visuali, narrazioni orali, opinioni,conoscenze, musica, linguaggio, riti e spiritualità, elementi intangibili e/o documentati tangibilmenteche devono essere considerati vere e proprie fonti interpretative.

Il fattore economico può costituire una discriminante di notevole entità per l’accessibilità al patrimonioculturale, soprattutto in situazioni di forte sperequazione sociale.La gratuità dell’accesso è una delle condizioni che fonda l’effettiva uguaglianza di tutti gli individui difronte al patrimonio.Al fine di garantire pari opportunità, le istituzioni politico-amministrative e le stesse istituzioni culturalidovrebbero diversificare i costi per accedere ai beni culturali e ai servizi ad essi collegati in riferimentoalle effettive risorse dei vari segmenti di utenza, facilitando in particolare i cittadini in formazione eprevedendo anche iniziative gratuite.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 18

Le istituzioni politico-amministrative e le istituzioni culturali alle quali sono affidati i beni culturalidevono impegnarsi per renderli accessibili, nel rispetto delle esigenze di tutela.Diverse sono le azioni che possono essere avviate per rendere possibile e facilitare a tutti gli individuil’accesso al patrimonio culturale:- eliminare le barriere architettoniche oppure predisporre soluzioni alternative di fruizione- fornire negli spazi di ingresso chiare indicazioni sugli orari di apertura e sui costi per l’entrata e per

i servizi offerti;- pubblicizzare all’esterno le informazioni per accedere alla sede e alle collezioni, la descrizione dei

beni affidati e dei servizi correlati, le iniziative adottate;- indagare le esigenze di fruizione e conoscenza degli utenti, attivare servizi e predisporre strumenti

che le soddisfino;- curare attività di ricerca finalizzate a conoscere e a far conoscere i beni culturali affidati, realizzate

anche con la partecipazione del pubblico;- rendere disponibili a studiosi e visitatori anche le collezioni non esposte;- ricorrere alla comunicazione tradizionale e alle nuove tecnologie quali alternative alla fruizione

diretta dei beni culturali al fine di ampliare e migliorare le vie d’accesso al patrimonio;- aggiornare costantemente attività, strumenti e servizi per l’accessibilità in relazione agli esiti della

ricerca di settore e alle esigenze espresse dai visitatori;- formare il personale preposto all’accoglienza e al contatto con il pubblico in modo che fornisca le

informazioni utili;- attivare servizi educativi con personale specializzato e con progetti specifici per i diversi pubblici,

rivolgendo particolare attenzione agli individui socialmente svantaggiati e diversamente abilinonché ai visitatori appartenenti a differenti contesti culturali;

- dotare i percorsi espositivi di supporti di contestualizzazione stabili (pannelli, didascalie, plastici diricostruzione, modellini, filmati) e/o asportabili (schede, video, cd rom, libri, registrazioni audio),ma in ogni caso visibili, chiari e corretti, redatti in più lingue, con modalità comunicativediversificate;

- raccogliere e mettere a disposizione in spazi dedicati supporti testuali, visivi, multimediali… per laconoscenza dei beni culturali, differenziati secondo le esigenze dei visitatori;

- prestare attenzione affinché lungo i percorsi espositivi i visitatori non possano sentirsi in alcunmodo offesi sotto il profilo etnico, ideologico, fisico, religioso… e trovino itinerari di conoscenzaaperti e stimolanti dal punto di vista interculturale.

Per gli studiosi deve essere agevolato l’accesso ai beni culturali e alle ricerche ad essi inerenti, al finedi sostenere il continuo processo di concettualizzazione ed interpretazione del patrimonio el’elaborazione di progetti di tutela, di educazione e di valorizzazione.Gli studiosi e gli enti che si occupano di ricerca devono impegnarsi a favorire, anche attraversol’accesso aperto per mezzo dell’editoria elettronica, la massima diffusione della letteratura prodotta,che si configura sia supporto alla comprensione del patrimonio, in quanto ne esprime e chiarifica imessaggi, sia strumento concettuale e operativo per progettare e attuare iniziative di educazione alpatrimonio modulate secondo le esigenze delle varie tipologie di pubblico e secondo le necessità ditutela dei beni culturali.

Documenti

1948 - Assemblea generale delle Nazioni Unite, Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo

Articolo 27Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di goderedelle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 19

1994 – UNESCO, Manifesto per le biblioteche pubbliche

La biblioteca pubblica.La biblioteca pubblica è il centro informativo locale che rende prontamente disponibile per i suoi utentiogni genere di conoscenza e informazione.I servizi della biblioteca pubblica sono forniti sulla base dell'uguaglianza di accesso per tutti, senzadistinzione di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale. Servizi e materialispecifici devono essere forniti a quegli utenti che, per qualsiasi ragione, non abbiano la possibilità diutilizzare servizi e materiali ordinari, per esempio le minoranze linguistiche, le persone disabili,ricoverate in ospedale, detenute nelle carceri.Ogni fascia d'età deve trovare materiale rispondente ai propri bisogni. Le raccolte e i servizi devonocomprendere tutti i generi appropriati di mezzi e nuove tecnologie, così come i materiali tradizionali.L'alta qualità e la rispondenza ai bisogni e alle condizioni locali sono fondamentali. I materiali devonoriflettere gli orientamenti attuali e l'evoluzione della società, cosi come la memoria dell'immaginazionee degli sforzi dell'uomo.Le raccolte e i servizi non devono essere soggetti ad alcun tipo di censura ideologica, politica oreligiosa, né a pressioni commerciali.

Funzionamento e gestione.[…]I servizi devono essere fisicamente accessibili a tutti i membri della comunità. Ciò comporta una buonalocalizzazione degli edifici, attrezzature adatte per la lettura e lo studio, le tecnologie necessarie e oraridi apertura sufficienti e comodi per gli utenti. Analogamente comporta servizi esterni per coloro chenon sono in grado di frequentare la biblioteca.I servizi bibliotecari devono essere adattati ai diversi bisogni delle comunità rurali e di quelle urbane.

1996, 25 luglio - Consiglio dell’Unione Europea, Risoluzione concernente l'accesso di tutti i cittadinialla cultura

Il Consiglio dell'Unione Europea,- considerando che l'accesso dei cittadini alla cultura, come soggetti attivi o come utenti, costituisce

una condizione essenziale per la piena partecipazione alla società;- consapevole che, in base al principio di sussidiarietà, spetta principalmente agli Stati membri

promuovere un più ampio accesso alla cultura all'interno dei loro territori;- rilevando che occorre prendere in considerazione e rispettare tutte le culture, nella loro diversità;- consapevole che ostacoli geografici, fisici, educativi, sociali ed economici possono rendere più arduo

l'accesso di molti cittadini alla cultura e possono aggravare i fenomeni di esclusione, soprattutto neigruppi svantaggiati della popolazione;

- constatando che occorre conoscere meglio le condizioni di accesso alla cultura e identificarne gliostacoli per migliorare la partecipazione di tutti i cittadini alla cultura;

- riconoscendo i vantaggi dello scambio di informazioni e di esperienze riguardanti i programmicomunitari;

- rammentando che occorre provvedere ad agevolare l'accesso di tutti di cittadini alla cultura;conviene di promuovere la cooperazione con il Consiglio d'Europa e con l'UNESCO, in particolareattraverso lo scambio di esperienze in materia di accesso alla cultura;invita la Commissione:- ad effettuare uno studio a livello europeo, per approfondire la conoscenza sia delle realtà dell'accesso

alla cultura che delle esigenze dei cittadini, in particolare di quelli che sono vittime di diverse formedi esclusione; lo studio si baserà sulle esperienze e sulle statistiche disponibili. Esso potrà contribuiread una migliore definizione delle azioni concernenti l'accesso dei cittadini alla cultura nell'ambito deiprogrammi comunitari;

- a trasmettere al Consiglio, anteriormente alla fine del 1997, i risultati dello studio sotto forma direlazione sull'accesso di tutti i cittadini alla cultura.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 20

2001, 10 maggio – Ministero per i beni e le attività culturali, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei

Linee guida.Ambito VII. Rapporti del museo con il pubblico e relativi serviziAccesso al pubblico. Condizioni preliminari di accessibilità e fruibilità

2001, 21-22 settembre - IV Conferenza regionale dei musei del Veneto, Treviso, Carta dei diritti degliutenti dei musei(www2.regione.veneto.it/cultura/museionweb/carta_diritti/carta_diritti_news.htm)

2001, 2 novembre – Conferenza generale dell’UNESCO, Parigi, Dichiarazione sulla diversitàculturale

Articolo 6Oltre ad assicurare la libera circolazione di idee attraverso parole e immagini, bisogna vegliare affinchétutte le culture possano esprimersi e farsi conoscere. La libertà di espressione, il pluralismo dei media,il multilinguismo, l’accesso paritario all’arte e alla conoscenza scientifica e tecnologica, compreso ilformato digitale, e la possibilità data a tutte le culture di accedere ai mezzi di espressione e didiffusione sono le garanzie della diversità culturale.

2003, 20 – 22 ottobre - Conferenza sull’accesso aperto alla conoscenza nel campo scientifico eumanistico, Berlin declaration on open access to knowledge in the sciences and humanities,(www.aepic.it/conf/index.php?ef=1)

PrefaceThe Internet has fundamentally changed the practical and economic realities of distributing scientificknowledge and cultural heritage. For the first time ever, the Internet now offers the chance to constitutea global and interactive representation of human knowledge, including cultural heritage and theguarantee of worldwide access.[…] we have drafted the Berlin Declaration to promote the Internet as a functional instrument for aglobal scientific knowledge base and human reflection and to specify measures which research policymakers, research institutions, funding agencies, libraries, archives and museums need to consider.

GoalsOur mission of disseminating knowledge is only half complete if the information is not made widelyand readily available to society. New possibilities of knowledge dissemination not only through theclassical form but also and increasingly through the open access paradigm via the Internet have to besupported. We define open access as a comprehensive source of human knowledge and culturalheritage that has been approved by the scientific community.

Definition of an Open access contributionEstablishing open access as a worthwhile procedure ideally requires the active commitment of each andevery individual producer of scientific knowledge and holder of cultural heritage. Open accesscontributions include original scientific research results, raw data and metadata, source materials,digital representations of pictorial and graphical materials and scholarly multimedia material.

2003 – Consiglio dell’Unione europea, Anno europeo dei disabili (decisione del 3 dicembre 2001)

2003 – UNESCO, Convenzione per la tutela del patrimonio culturale immateriale

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 21

Article 15. Participation of communities, groups and individualsWithin the framework of its safeguarding activities of the intangible cultural heritage, each State partyshall endeavour to ensure the widest possible participation of communities, groups and, whereappropriate, individuals that create, maintain and transimit such heritage, and to involve them activelyin its management.

2004 – ICOM (International council of museums), Icom code of ethics for museums

1.4 AccessThe governing body should ensure that the museum and its collections are available to all duringreasonable hours and for regular periods. Particular regard should be given to those persons withspecial needs.

2.18 Collection continuityThe museum should establish and apply policies to ensure that its collections (both permanent andtemporary) and associated information, properly recorded, are available for current use and will bepassed on to future generations […]

3.2 Availability of collectionsMuseums have a particular responsability for making collections and all relevant information availableas freely as possible, having regard to restraints arising for reasons of confidentiality and security.

2004, 9 gennaio – Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici ,legge n. 9

2005, 5 luglio - ICOMOS (International council on monuments and sites), Carta di Ename perl’interpretazione dei siti del patrimonio culturale(www.international.icomos.org)

Principio 1. Accesso e comprensioneLa fruizione dei siti culturali è un diritto universale. La discussione pubblica del loro significato deveessere facilitata da un’interpretazione efficace e sostenibile, che coinvolga un’ampia gamma dicomunità associate così come di visitatori e di gruppi interessati.1.4 L’Interpretazione e’ un’attività’ dinamica e continua, dalla quale non deve essere esclusa lapossibilità di molteplici prospettive. Tutte le comunità associate e i gruppi interessati devono averel’opportunità’ di essere coinvolte nell’elaborazione dei programmi d’interpretazione del patrimonioculturale in quanto loro diritto e responsabilità .1.5 I programmi di interpretazione devono valutare il loro pubblico in modo demografico e culturale.Ogni sforzo deve essere rivolto ad assicurare che l’interpretazione del patrimonio vada incontro allenecessità del pubblico, e sia accessibile a tutti i settori della popolazione, comprese le persone disabili.1.7 L’accesso fisico ad un sito culturale, così come l’interpretazione nelle sue vicinanze, può esserelimitata in alcuni casi, per rispetto della sensibilità culturale, per problemi di conservazione o disicurezza. In tali casi l’interpretazione deve essere fornita fuori sito, o utilizzando altri mezzi comepubblicazioni, mezzi digitali, video o siti internet. Si deve accettare che in alcuni casi una comunitàpreferisca che un sito non sia interpretato pubblicamente.

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for societySection I – Aims, definitions and principlesArticle 4. Rights and responsibilities relating to cultural heritage

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The parties recognise that:a. everyone, alone or collectively, has the right to benefit form the cultural heritage and to contributetowards its enrichment;b. everyone, alone or collectively, has the responsibility to respect the cultural heritage of others asmuch as their own heritage, and consequently the common heritage of Europe;c. exercise of the right to cultural heritage may be subject only to those restrictions which are necessaryin a democratic society […]

Article 5 – Cultural heritage law and policiesThe parties undertake to:[…]c. ensure, in the specific context of each party, that legislative provisions exist for exercising the rightto cultural heritage […]d. foster an economic and social climate which supports participation in cultural heritage activities;[…]

Section III – Shared responsibility for cultural heritage and public partecipationArticle 12. Access to cultural heritage and democratic participationThe parties undertake to:a. encourage everyone to partecipate in- the process of identification, study, interpretation, protection, conservation and presentation of thecultural heritage- public reflection and debate on the opportunities and challenges which the cultural heritage represents[…]d. take steps to improve access to the heritage, especially among young people and the disadvantaged,in order to raise awareness about its value, the need to maintain and preserve it, and the benefits whichmay be derived from it.

Riferimenti bibliografici

Ad occhi chiusi nel museo 2003BODO 2003BODO C. – SPADA 2004BODO S. 2004BODO S. - DA MILANO 2004BRAMBILLA 2006DA MILANO 2001DA MILANO - DE LUCA 2005DA MILANO - DE LUCA 2006DCMS 1999DCMS 2000DCMS 2002DI MAURO 2001DODD – SANDELL 1998DODD – SANDELL 2001ECCOM 2006FILIPPI 2005KARP - KREAMER - LAVINE 1995KARP - LAVINE 1995JERMYN 2001JERMYN 2004JURION DE WAHA 2006L’arte a portata di mano. Verso una pedagogia di accesso ai Beni Culturali senza barriere 2006LATTANZI 2000LATTANZI 2003

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 23

LATTANZI 2004Le patrimoine culturel et sa pédagogie: un facteur de tolérance, de civisme et d'integration social 1998Musei, saperi e culture 2001MASCHERONI 2004MATARASSO 1997MILANESI 2004MORIARTY 2002PAVONE 2004RESEARCH CENTRE FOR MUSEUMS AND GALLERIES 2000RESEARCH CENTRE FOR MUSEUMS AND GALLERIES 2002RE:SOURCE 2002RIBALDI 2005SANDELL 2002SANDELL 2003SETTIS 2002

Riferimenti sitografici

Centro europeo di ricerca e promozione dell’accessibilità (Cerpa Italia) - www.cerpa.org

International council of museums (ICOM) – www.icom.org

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

National cultural policy review programme - www.culturalpolicies.netIl Consiglio d’Europa, in collaborazione con ERICarts, si occupa delle politiche culturali nella lottaall’esclusione sociale attraverso il National cultural policy review programme, dedicandosi a temi qualila diversità culturale, la creatività, l’identità e la “partecipazione alla vita culturale”.

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sedIn occasione dell’ Anno europeo dei disabili il Centro per i servizi educativi ha realizzato “Visit-abile”un prototipo di visita sperimentale destinato innanzitutto al pubblico disabile, a seguito di “Abil-mente.Idee a raccolta per il miglioramento dell’accesso al patrimonio”.

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

Galleria d’arte moderna e contemporanea, Bergamo - www.gamec.itI Servizi educativi della Galleria (GAMeC) hanno organizzato la giornata di studio “Articolo 27 –Diritto al patrimonio culturale. Linee di indirizzo, politiche culturali e testimonianze” (2 maggio 2006).Sul sito della Galleria sono pubblicate le schede delle esperienze realizzate dalle istituzioni culturaliitaliane che hanno risposto all’indagine conoscitiva intrapresa dalla GAMeC in preparazione dellagiornata di studio e una bibliografia aggiornata.

Museo statale tattile Omero, Ancona - www.museoomero.itIl Museo statale tattile Omero si propone come obiettivo principale l’accessibilità al patrimoniomuseale e l’educazione artistica ed estetica delle persone con minorazione visiva e promuovere lapercezione artistica attraverso suggestioni plurisensoriali extra visive.

Regione Veneto, Progetto Museabilehttp://www2.regione.veneto.it/cultura/museionweb/museabile/museabile.htmIn occasione della proclamazione del 2003 quale Anno europeo delle persone con disabilità, laDirezione cultura della Regione Veneto ha aperto nel portale Museionweb una finestra che presenta i

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musei accessibili anche alle persone disabili e promuove iniziative culturali, scientifiche e didatticheche le riguardano.

Progetto Urban 2 - www.comune.torino.it/urban2Urban 2 è un programma di riqualificazione urbana promosso per il periodo 2000-2006 dall’Unioneeuropea al fine di rilanciare lo sviluppo e migliorare la vita quotidiana dei quartieri in difficoltà nellemetropoli europee. A Torino il progetto riguarda il quartiere Mirafiori Nord. Sul sito creato dalComune sono pubblicate tra l’altro le azioni previste nell’ambito dell’asse di intervento Integrazionesociale, lotta all’esclusione e crescita culturale.

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Tesi 5. Patrimonio e identità

Il patrimonio materiale e immateriale costituisce l’espressione dell’identità culturale delle collettivitàumane, ne rivela i caratteri attuali e le trasformazioni vissute nel tempo, esito anche di processi diosmosi interculturale.Il patrimonio è diffuso nell’ambiente di vita di infanti, adolescenti, adulti ed è perciò percepito e messoin relazione con luoghi frequentati e con esperienze esistenziali, ma abitualmente senza riflessione. Ilpatrimonio così percepito, come mero componente del paesaggio vitale, produce identità irriflesse, chenon sono automaticamente positive. Spesso comportano una non conoscenza o una conoscenza erratadel patrimonio, per cui gli individui non si identificano con e attraverso di esso né gli attribuisconovalore, finendo per rendere i beni culturali e paesaggistici oggetto di incuria e maltrattamenti. Spessoinoltre si formano identità localistiche, passatiste, che generano disagio o aggressività nei confronti dipatrimoni e identità diversi da quelli che si è abituati a percepire.I programmi di educazione al patrimonio sono necessari se si vuole fare in modo che le identità siformino anche grazie alla conoscenza e alla fruizione dei beni culturali e paesaggistici e che sianopositivamente aperte a prospettive ampie e flessibili, fondate sul riconoscimento del valore insito nelpatrimonio e nelle identità di altre collettività passate e presenti. I responsabili dell’educazione alpatrimonio devono porre attenzione ad operare in modo che non si verifichino effetti perversi o nondesiderati rispetto alla formazione delle identità.

Attraverso la corretta fruizione conoscitiva dei beni culturali, mediante esperienze molteplici lungotutto l’arco della vita, gli individui possono sviluppare il senso di appartenenza di sé ad una cultura,acquisendo coscienza di un’identità culturale, nonché parallelamente il senso di appartenenza dei beni asé, con la consapevolezza dei diritti e dei doveri implicati nei loro confronti. Per tali valenze ilpatrimonio culturale rappresenta un’opportunità altamente efficace di educazione alla cittadinanzaattiva nella sua declinazione di coscienza storico-culturale e di assunzione di responsabilità sociale ecivile per la tutela, la conoscenza e la valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici.

È un diritto fondamentale di ciascuno identificare la cultura e i beni ai quali connettere il senso diappartenenza, in corrispondenza delle radici parentali, linguistiche, territoriali, religiose… checonsidera proprie in quanto costitutive della sua persona, anche se non pertinenti al contesto nel qualesi trova a vivere, e con la piena libertà di esprimere attraverso nuove scelte le trasformazioni dellapropria identità culturale nel corso della vita.

Il patrimonio assume valenze anche nell’educazione alla cittadinanza democratica, intesa come dialogoattivo e costruttivo con l’altro, portatore di un’identità differente.Per tanto tempo in Europa ai processi educativi familiari e scolastici è stato assegnato il compito diforgiare identità-fortezza pronte all’aggressione verso altre identità. E a questo scopo è stato deputatoanche l’uso formativo del patrimonio. Quotidianamente ancora oggi constatiamo come si forminoidentità idiosincratiche, che inducono ad azioni di spregio e distruttive verso persone e testimonianzepertinenti ad altre culture.Occorre pretendere che l’uso educativo del patrimonio generi la capacità di dare senso ai beni culturalie paesaggistici di altri territori, di quelli noti attraverso i media, di quelli visitati da turisti, di quellidegli ambienti nei quali si immigra; e conseguentemente generi il riconoscimento e il rispetto delleidentità che mediante quei beni si esprimono, nonché la disponibilità e l’interesse a dialogare con esse.Il patrimonio può e deve essere incluso nei processi di insegnamento e di apprendimento così che tutti,autoctoni e immigrati, traggano profitto dall’apprendimento a cui conduce la pluralità: l’apprendimentodella tolleranza, dello spirito critico, del distacco da sé.

Il patrimonio può essere un potente sostegno all’arricchimento delle identità degli immigrati.Mediante l’uso didattico dei beni culturali e paesaggistici e tramite le conoscenze che essi permettonodi costruire è più facile far comprendere la storia dei territori e della società presso i quali si è accolti, èpiù agevole far padroneggiare i luoghi e gli spazi e far conoscere la mentalità di chi ha ereditato ilpatrimonio e se ne prende cura.Parallelamente progetti di educazione rivolti al patrimonio della comunità dalla quale provengonoaiutano gli immigrati, della prima generazione ma soprattutto di quelle successive, a conoscere le radici

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culturali individuali, familiari e di gruppo e a mantenere rapporti con la collettività e il territorio diorigine.La partecipazione ad entrambi i percorsi educativi risulta essenziale affinché gli immigrati evitino ildisagio derivante dallo sviluppo di un duplice e contemporaneo senso di estraneità verso l’ambiente diprovenienza e quello di vita; acquisiscano una consapevolezza esente da ostilità nei confronti delleaffinità, degli intrecci e delle differenze tra la cultura di origine e quella che li ha accolti; dispongano distrumenti psicologici e cognitivi per maturare o rielaborare la personale identità culturale e identificareil patrimonio al quale connettere il senso di appartenenza.

Stiamo vivendo in un’epoca in cui, grazie agli studi sul patrimonio e ai progetti educativi che loriguardano, è possibile assumere una più ampia e flessibile prospettiva patrimoniale e identitaria.Possiamo integrare in un’idea inclusiva di patrimonio i beni culturali diversi che si sono stratificati sulterritorio in conseguenza dell’esito di processi osmotici e conflittuali tra culture, odierni e trascorsi.Ripercorrendo la storia del patrimonio e riconoscendo la molteplicità delle sue origini maturiamoun’identità inclusiva, non isolazionista. La forza dell’educazione al patrimonio risiede nella suacapacità di gestire le diverse componenti regionali, nazionali, religiose, culturali che costituisconol’identità personale e sociale e di trarne profitto per sostenere la conoscenza effettiva nonché imutamenti e gli incrementi di tratti caratterizzanti l’identità.Possiamo riconoscere come parte della nostra identità beni presenti presso collettività e territori lontanigeograficamente nonché temporalmente oppure, pur non sviluppando nei confronti di tali beni il sensodi appartenenza culturale, possiamo comunque conoscerli e apprezzare il valore che rivestono o hannorivestito per altre comunità.Mediante il patrimonio può essere meglio assicurato il diritto e il dovere che ogni essere umano ha neiconfronti non solo della civiltà alla quale sente di appartenere, ma anche di quelle che l’hannopreceduta, che sono arrivate a confliggere con essa, che sono distanti geograficamente, culturalmente,temporalmente: il diritto e il dovere di conoscerle nonché di salvaguardare e, se possibile, anche divalorizzare le loro testimonianze presenti sul pianeta.Il traguardo di questo processo di maturazione di una nuova prospettiva identitaria e patrimoniale, chedovrebbe aver luogo a livello sia individuale sia delle società umane, è l’assunzione di un’identitàculturale a scala mondiale che trova espressione nel patrimonio dell’umanità.

Documenti

1972 – UNESCO, Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale del patrimonio culturalee naturale

[…]Considerato che le convenzioni, raccomandazioni e risoluzioni internazionali esistenti in favore deibeni culturali e naturali dimostrano l’importanza, per tutti i popoli del mondo, della tutela di questi beniunici e insostituibili indipendentemente dal popolo cui appartengono,

Considerato che certi beni del patrimonio culturale naturale offrono un interesse eccezionale che esigela loro preservazione come elementi del patrimonio mondiale dell’umanità,

Considerato che dinanzi all’ampiezza e alla gravità dei nuovi pericoli spetta alla collettivitàinternazionale di partecipare alla protezione del patrimonio culturale e naturale di valore universaleeccezionale mediante un’assistenza collettiva che, senza sostituirsi all’azione dello Stato interessato, lacompleterà efficacemente,[…]

Articolo 61. Nel pieno rispetto della sovranità degli Stati sul cui territorio è situato il patrimonio culturale enaturale di cui agli articoli 1 e 2 e impregiudicati i diritti reali previsti dalla legislazione nazionale sudetto patrimonio, gli Stati partecipi della presente Convenzione riconoscono che esso costituisce unpatrimonio universale alla cui protezione l’intera comunità internazionale ha il dovere di cooperare.

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[…]

Articolo 7Ai fini della presente Convenzione, per protezione internazionale del patrimonio mondiale, culturale enaturale, s’intende l’attuazione di un sistema di cooperazione e di assistenza internazionali, inteso asecondare gli Stati partecipi della presente Convenzione negli sforzi da loro svolti per preservare edidentificare questo patrimonio.

Articolo 271. Gli Stati partecipi della presente Convenzione si sforzano con tutti i mezzi appropriati, segnatamentecon programmi d’educazione e informazione, di consolidare il rispetto e l’attaccamento dei loro popolial patrimonio culturale e naturale […].

1997, dicembre – Icom, Museums and cultural diversity: policy statement(icom.museum/diversity.html)

2001, 2 novembre – UNESCO, Parigi, Dichiarazione universale sulla diversità culturale

Identità, diversità e pluralismoArticolo 1 – La diversità culturale: il patrimonio comune dell’umanitàLa cultura assume forme diverse attraverso il tempo e lo spazio. Questa diversità si incarna nell’unicitàe nella pluralità delle identità dei gruppi e delle società che costituiscono l’umanità. Come fonte discambio, innovazione e creatività, la diversità culturale è necessaria per l’umanità quanto labiodiversità per la natura. In questo senso è il patrimonio comune dell’umanità e dovrebbe esserericonosciuta e affermata per il bene delle generazioni presenti e future.

Diversità culturale e diritti umaniArticolo 5 – I diritti culturali come ambiente favorevole alla diversità culturaleI diritti culturali sono parte integrante dei diritti umani, che sono universali, indivisibili einterdipendenti. Lo sviluppo di una diversità creativa esige la piena realizzazione dei diritti culturali[…]. Ogni persona deve così potersi esprimere, creare e diffondere le sue opere nella lingua di suascelta e in particolare nella propria lingua madre; ogni persona ha il diritto ad una educazione e ad unaformazione di qualità che rispettino pienamente la sua identità culturale; ogni persona deve poterpartecipare alla vita culturale di sua scelta ed esercitare le sue attività culturali nei limiti imposti dalrispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali.

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 1 . Principi1.In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonioculturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo ledisposizioni del presente codice.2.La tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale concorrono a preservare la memoria dellacomunità nazionale e del suo territorio e a promuovere lo sviluppo della cultura.

2004 – ICOM (International council of museums), Icom code of ethics for museums

6. […]PrincipleMuseum collections reflect the cultural and natural heritage of the communities from which they havebeen derived. As such, they have a character beyond that of ordinary property, which may include

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strong affinities with national, regional, local, ethnic, religious or political identity. It is importanttherefore that museum policy is responsive to this situation.Origin of collection6.1 Co-operationMuseums should promote the sharing of knowledge, documentation and collections with museums andcultural organizations in the countries and communities of origin. […]

2005, 5 luglio - ICOMOS (International council on monuments and sites), Carta di Ename perl’interpretazione dei siti del patrimonio culturale

Principio 1. Accesso e comprensione[…]1.1 Lo scopo principale dell’interpretazione deve essere quello di comunicare i valori e la diversità disignificati dei siti culturali. […]

Principio 3. Contesto e ubicazione[…]3.6 Il significato interculturale dei siti del patrimonio, così come i punti di vista coesistenti o contestati,devono diventare parte della sua interpretazione in modo da fornire ai visitatori esterni così come agliabitanti locali e alle comunità associate un senso di relazione personale.

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for societyPreambleThe member states of the Council of Europe […]Recognising that every person has a right to engage with the cultural heritage of their choice, whilerespecting the rights and freedoms of others, as an aspect of the right freely to participate in culturallife […]

Section II – Contribution of cultural heritage to society and human developmentArticle 7 – Cultural heritage and dialogueThe parties undertake […] to:a. encourage reflection on the ethics and methods of presentation of the cultural heritage, as well as

respect for diversity of interpretations;b. establish processes for conciliation to deal equitably with situations where contradictory values are

placed on the same cultural heritage by different communities;c. develop knowledge fo cultural heritage as a resource to facilitate peaceful co-existence by

promoting trust and mutual understanding woth a view to resolution and prevention of conflictsd. integrate these approaches into all aspects of lifelong education and training.

Riferimenti bibliografici

BODO S. - CIFARELLI M.R. (a cura di), 2006BRANCHESI L. (a cura di), 2006BRUNI P., 2004CICERCHIA A., 2002Cultura e società multietnica, 2001KARP I.– LAVINE S. (a cura di), 1995KARP I. - KREAMER C.M. - S. LAVINE (a cura di), 1995Il museo come luogo dell'incontro. La didattica museale delle identità e delle differenze, 2003Le patrimoine culturel et sa pédagogie: un facteur de tolérance, de civisme et d'integration social,1998PIRANI B.M. (a cura di)

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 29

SETTIS S., 2002

Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

Consiglio d’Europa - www.coe.int

Committee for education and cultural action (CECA) - ceca.icom.museum/

International council of museums (ICOM) – www.icom.org

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

Progetto Eoso (Europe from one street to the Other - L’Europa da una strada all’Altro)–www.coe.int/t/e/cultural_co-operation/heritage/heratiage_education/EOSO.aspA cura del Consiglio d’Europa, il progetto, attraverso molteplici attività, metodi di insegnamento attivoe un approccio multidisciplinare, insegna ai giovani ad osservare e analizzare una strada situata nel lorocontesto di vita, nell’ottica di comprenderne l’evoluzione passata e ipotizzare quella futura. Tra gliobiettivi, la consapevolezza delle diverse influenze culturali che sono alle radici del patrimonioculturale e quindi dell’identità di ogni collettività.

Progetto Cultural identities, shared values and european citizenship - www.coe.int/t/e/cultural_co-operation/heritage/Cultural_identities/presentation_EN.aspLanciato in preparazione all’anno del dialogo interculturale (2008), il progetto, a cura del Consigliod’Europa, è focalizzato su un concetto di identità che include l’appartenenza multiculturale, lacomunanza di valori tra culture diverse quale fondamento di un’identità europea, il dialogo attivo edemocratico tra culture per la pace e lo sviluppo sostenibile.Prevede tra l’altro una serie di seminari per i mediatori del patrimonio sul tema delle città interculturali,ossia sull’interpretazione del patrimonio di centri urbani identificati quali crocevia di culture differentidi ambito europeo ed extraeuropeo.

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Tesi 6. Patrimonio e intercultura

In una società socialmente e culturalmente sempre più multietnica ed eterogenea il patrimonioculturale, portatore di segni plurimi e complessi, caratterizzato da processi di contaminazioni e dicontinue integrazioni, è eccellente strumento per il riconoscimento e la comprensione criticadell’identità come della diversità culturale, del mondo proprio e altrui, per abilitare la competenzainterculturale, sollecitando il dialogo costruttivo e il confronto tra individui e comunità interpreti diistanze culturali differenti, prevenendo stereotipi e pregiudizi.

Le coordinate alle quali la tesi fa riferimento sono:- il diritto alla cultura come fattore strategico di cittadinanza e di integrazione sociale;- il ruolo e la responsabilità da parte delle istituzioni culturali e delle agenzie formative qualiagenti di cambiamento e di inclusione sociale, che devono porre in relazione la loro missione conle esigenze e le attese della comunità;- il ruolo e la responsabilità da parte del museo rispetto alla rappresentazione delle culture altre,all’interpretazione e trasmissione dei saperi specifici.

Rispetto ad altri Paesi europei l’Italia fino ad ora non ha promosso politiche culturali coerenti esistemiche riguardo alle problematiche dell’integrazione culturale, anche se in anni recenti si sonointraprese ricerche, predisposti progetti ed è stata attivata una proficua riflessione intorno alla mappaconcettuale e linguistica, questione non da poco per concordare un patto terminologico checorrisponda a significati univoci e condivisi: cosa si intende per “diversità culturale”,“multiculturalismo vs interculturalità”, “dialogo culturale”, “competenza interculturale”. Quest’ultimasignifica in prima istanza acquisire un approccio diverso, caratterizzato dall’interesse e dalla volontà diconoscere saperi e culture proprie e altrui, richiede l’assunzione di strategie complesse da parte delleistituzioni culturali per potersi sviluppare, impegnandosi in processi continui di mediazione educativa.

La scuola e le altre agenzie formative si confrontano con il dato di realtà costituito dalla presenzasempre più rilevante di cittadini in formazione portavoci di altre culture. I bisogni non sono solo quellidi accoglienza e prima alfabetizzazione, ma anche di integrazione sociale e culturale, non come unprocesso di adattamento alla cultura del Paese ospitante, ma ricerca, conoscenza e mantenimento dellereciproche differenze.

Gli oggetti culturali stimolano la ri-costruzione continua del senso e del significato: in questaprospettiva, centrale è il soggetto, la sua possibilità di interpretazione nella relazione con gli oggetticulturali e, soprattutto, la valorizzazione degli aspetti sociali e delle relative dinamiche cheappartengono di fatto al mondo delle cose così come alla vita delle persone. Da qui si apre un’ulterioreriflessione attorno alla comunicazione tra culture, una comunicazione aperta alla reciprocacontaminazione positiva, che, al momento in cui scopre comunanze e differenze, allo stesso temporende fruibile l’esperienza di altre culture e costruisce un terreno comune di reciprocità e scambioarricchente. La scuola, in questa direzione, rappresenta un terreno elettivo per la de-costruzione e ri-costruzione continua della memoria individuale e collettiva, e di un patrimonio culturale cherappresenta una fonte inesauribile di conoscenza e di interpretazione.1

L’azione educativa si presenta in tutta la sua complessità quando si rivolge a un pubblico di cittadini,stranieri rispetto alla comunità, che non posseggono i sistemi comunicativi e i riferimenti culturalicondivisi. Accanto allo specialista del sapere disciplinare, e del sapere pedagogico-didattico, ènecessario lo specialista del sapere e della competenza dell’altro.

1 BESOZZI E., Problematizzazione dei concetti di “patrimonio” e di “dialogo interculturale” – l’incontro trascuola e museo come laboratorio, relazione tenuta in occasione dell’incontro di studio “Patrimonio culturale eintegrazione. Quale dialogo con la scuola e il territorio?”, Milano, Fondazione ISMU, 16 marzo 2005(www.ismu.org).

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Bisogna chiedersi che cosa significa oggi – in una realtà sempre più multiculturale – “educare al sensodi identità e di appartenenza” scevro da ogni tendenza all’esaltazione dell’egemonia nazionale, lontanoda un’ottica centrata sul localismo, nel rispetto di diversi portati culturali e di tradizioni lontane dallanostra.Le azioni di comunicazione e di educazione rivolte a pubblici di altre culture mettono in crisi taluniprimati, sovvertendo il nostro “punto di vista” e provocando la perdita di rassicuranti conferme.L’esperienza educativa deve essere il risultato di una progettualità partecipata, di una relazione trapersone che per ruolo, formazione e cultura appartengono ad ambiti diversi: l’insegnante, l’esperto dieducazione al patrimonio, il mediatore culturale. Tale operatività è a tutt’oggi caratterizzatadall’affermazione faticosa e circoscritta all’interno della vita e della pratica ordinaria delle istituzioniculturali, mentre è necessario e cruciale renderla organica e coerente affinché l’azione educativa nonrimanga solo sterile dichiarazione di intenti.

Documenti

2001, 2 novembre – UNESCO, Parigi, Dichiarazione universale sulla diversità culturale

Diversità culturale e diritti umaniArticolo 6 – Verso un accesso alla diversità culturale per tuttiOltre ad assicurare la libera circolazione di idee attraverso parole e immagini, bisogna vegliareaffinché tutte le culture possano esprimersi e farsi conoscere. La libertà di espressione, il pluralismodei media, il multilinguismo, l’accesso paritario all’arte e alla conoscenza scientifica e tecnologica,compreso il formato digitale, e la possibilità data a tutte le culture di accedere ai mezzi di espressione edi diffusione sono le garanzie della diversità culturale.

Diversità culturale e creativitàArticolo 7 – Il patrimonio culturale come fonte principale della creativitàLa creazione si basa sulle radici della tradizione culturale, ma si sviluppa in contatto con altre culture.Per questo motivo, il patrimonio in tutte le sue forme deve essere conservato, valorizzato e trasmessoalle generazioni future come testimonianza dell’esperienza e delle aspirazioni umane, in modo daincoraggiare la creatività in tutta la sua diversità ed ispirare un dialogo autentico tra culture.

Articolo 9 – Le politiche culturali come catalizzatori della creativitàOltre ad assicurare la libera circolazione delle idee e delle opere, le politiche culturali devono crearecondizioni favorevoli alla produzione e alla diffusione di beni e servizi culturali diversificatiattraverso industrie culturali che abbiano modo di affermarsi a livello sia locale che globale. OgniStato, con il dovuto riguardo ai suoi obblighi internazionali, ha il compito di definire la sua politicaculturale e di realizzarla con i mezzi che ritiene opportuni, sia tramite sostegni operativi, sia tramitecornici normative appropriate.

2005, 16 – 17 maggio - Vertice di Varsavia tra gli stati membri del Consiglio d’Europa, Pianod’azione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali - Rafforzare laformazione all'educazione interculturale, proteggere e promuovere la diversità culturale, sviluppare ildialogo

5. Proteggere e promuovere la diversità culturaleIl rispetto e la promozione della diversità culturale, sulla base dei valori del Consiglio d’Europa, sonocondizioni essenziali per costruire delle società imperniate sulla solidarietà. Il Consiglio d’Europasvilupperà quindi delle strategie di gestione e di promozione della diversità culturale, garantendo in talmodo la coesione delle nostre società. Sosterrà l’adozione, da parte dell'UNESCO, di unaConvenzione sulla diversità culturale.Favoriremo il dialogo sul ruolo della cultura nell’Europa contemporanea e definiremo dei mezzi persostenere la diversità e la creazione artistica, difendendo la cultura intesa come vettore di valori.

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Verranno inoltre adottate delle misure per facilitare l’accesso alle produzioni e al patrimonio culturale,promuovendo attività e scambi culturali.

2005, 24 ottobre - Conferenza permanente delle Associazioni museali italiane: AMACI, AMEI,ANMLI, AIMS, ICOM ITALIA, SIMDEA, ICOM ITALIA, Carta nazionale delle professioni museali

Profilo del responsabile dei servizi educativiResponsabilità, ambiti e compiti

favorisce l’accessibilità fisica, sensoriale, economica e culturale delle attività educative daparte dei diversi pubblici effettivi e potenziali;

sviluppa i servizi educativi, predisponendo attività che promuovano l’educazione permanentee ricorrente, l’integrazione sociale e il dialogo con le altre culture.

Riferimenti alle normative e alle politiche culturali vigenti in Italia riguardanti l’ambito dell’inclusionesociale e culturale sono in:BODO C. - SPADA C. (a cura di), 2004, II Rapporto sull’economia della cultura, Il Mulino, BolognaBODO S. - DA MILANO C. (a cura di), 2004, Cultura e inclusione sociale, numero monografico diEconomia della cultura, rivista quadrimestrale dell’Associazione per l’economia della cultura,Bologna, Il Mulino, n. 4DA MILANO C. - DE LUCA M. (a cura di), 2005, Attraverso i confini: il patrimonio culturale comestrumento di integrazione sociale, ECCOM, Roma

Riferimenti bibliografici

BODO C. - SPADA 2004BODO S. 2003BODO S. - DA MILANO 2004BODO S. 2005BODO S. - CIFARELLI 2006BODO – CANTÙ – MASCHERONI 2006BORRA - MARCELLINO – PIRONTI 2000BRANCHESI 2001CAFURI 2005DA MILANO - DE LUCA 2005DE CECCO 2003.Economia della Cultura 2001GIOVANNINI 1996GIUSTI 2004GOBBO 2000KARP - LAVINE 1995KARP – KREAMER - LAVINE 1995LATTANZI 2000LATTANZI 2003LATTANZI 2004Le patrimoine culturel et sa pédagogie: un facteur de tolérance, de civisme et d’integration social 1998MASCHERONI 2004MASCHERONI 2006Musei, saperi e culture 2001OSSERVATORIO REGIONALE PER L’INTEGRAZIONE E LA MULTIETNICITÀ 2005PEARCE 1992RIBALDI 2005STEARNS 2005Un patrimonio di tutti. Musei e inclusione sociale 2006WALLNOFER 2000

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Tesi 7. Il patrimonio per la formazione ricorrente e permanente

Il patrimonio culturale, poiché costituisce una presenza diffusa nel quotidiano, promuove la relazionecon l’esperienza e la memoria dei singoli e della collettività, sollecita la narrazione e l’interpretazione,stimola l’adozione di metodi attivi, deve essere assunto dall’azione educativa per realizzare esperienzesignificative di formazione presso quei destinatari che non sono inseriti in contesti di apprendimentoformale.Le istituzioni culturali devono interrogarsi sulle nuove prospettive della loro missione, rivolgersi asempre più ampi segmenti di pubblici, accogliere le esigenze attuali da loro espresse, promuovendol’accesso per i cittadini di ogni età ad opportunità di apprendimento, finalizzate allo sviluppo dellapersona.

L’apprendimento lungo tutto l’arco della vita (lifelong learning) si può definire come “tutte le attivitàdi apprendimento intraprese nell’arco della vita con l’obiettivo di migliorare la conoscenza, le abilità ele competenze in una prospettiva personale, civica, sociale o lavorativa”, esso è riferito ad ognipersona. Nella società della conoscenza si devono garantire le condizioni affinché ognuno possa avereopportunità e sia supportato nell’apprendimento formale e informale. I bisogni formativi e leaspettative degli individui sono in continua trasformazione, e anche al museo, in quanto istituzione “alservizio della società e del suo sviluppo” (ICOM - International council of museums, Statuto, 2004),nonché alle altre istituzioni culturali, viene chiesto di promuovere azioni per riportare nel ciclodell’apprendimento continuo coloro che hanno interrotto il percorso formativo o chi desidera viverenuove esperienze educative al fine di ampliare e accrescere le proprie conoscenze e abilità.

I musei e le istituzioni culturali, per svolgere un ruolo attivo nel processo di educazione degli adulti,devono essere in grado di rimuovere le barriere che determinano l’accesso alla conoscenza diretta delpatrimonio e mettere in relazione le testimonianze del patrimonio da loro custodite e presentate con leesperienze di vita dei diversi destinatari.Gli studi circostanziati sui visitatori, sul pubblico effettivo e potenziale forniscono elementi conoscitiviindispensabili riguardo a caratteristiche, abitudini, bisogni formativi e aspettative. Ugualmente,trattandosi di un campo d’azione complesso e in fase di sperimentazione, è necessario che, rispettoall’educazione degli adulti, le strategie da attuare tengano conto della specificità, differenziandosi enon replicando le azioni utilizzate nei confronti di altri pubblici.Le modalità di attuazione rilevabili dalle buone pratiche nell’ambito dell’educazione permanente ericorrente sono i seguenti:- individuare con precisione i destinatari del progetto/dell’esperienza;- condurre ricerche e acquisire elementi informativi relativi agli stili di apprendimento dei pubblici;- essere consapevoli che i visitatori adulti dispongono di modalità di apprendimento strutturate e

sperimentate;- collaborare fin dalla prima fase di ideazione e di progettazione con i soggetti interpreti dei bisogni

e delle aspettative degli adulti rispetto alla comunità di riferimento;- potenziare gli aspetti comunicativi e di coinvolgimento attivo dei destinatari, utilizzando linguaggi

e modalità di mediazione diversi;- coinvolgere nell’équipe di progetto di un mediatore esperto capace di interagire con gli adulti;- strutturare attività e interventi anche al di fuori della sede istituzionale per essere presenti nei

luoghi abituali di vita e di relazione dei destinatari.

Documenti

1995, 23 ottobre - Parlamento e Consiglio Europeo, Decisione 2493/95/CE che proclama il 1996“Anno Europeo dell’istruzione e della formazione lungo tutto l’arco della vita”.

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1996 - Commissione Europea, Libro Bianco sull’educazione e la formazione. Insegnare e apprendereverso la società conoscitiva.

1997, 14 -18 luglio - UNESCO, Amburgo, V Conferenza Internazionale sull’educazione degli adulti.

2000, 2 marzo – Conferenza unificata tra Governo, regioni, province, comuni e comunità montane,Accordo per riorganizzare e potenziare l’educazione permanente degli adulti.

2000, 10 marzo - Ministero dell’Istruzione, Norme per la parità scolastica e disposizioni sul dirittoallo studio e all'istruzione, legge n. 62

Articolo 1. La Repubblica Italiana […] sostiene la domanda diffusa di apprendimento a partiredall’infanzia attraverso tutte le fasi della vita.

2002, 27 giugno – Consiglio d’Europa, Risoluzione sull'apprendimento permanente.

2005 - Commissione delle Comunità Europee, Proposta di Raccomandazione del Parlamento Europeoe del Consiglio relativa a competenze chiave per l’apprendimento permanenteCompetenze chiave8. Espressione culturaleDefinizione: consapevolezza dell’importanza dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioniin un’ampia varietà di media, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.

Conoscenze, abilità e attitudini essenziali legate a tale competenza.La conoscenza culturale presuppone una conoscenza di base delle principali opere culturali, compresequelle della cultura popolare contemporanea, quale parte importante della storia dell’umanità nelcontesto del retaggio culturale nazionale ed europeo e della loro collocazione nel mondo. Ciò èessenziale per cogliere la diversità culturale e linguistica dell’Europa (e dei paesi europei), la necessitàdi preservarla come anche l’evoluzione del gusto popolare e l’importanza dei fattori estetici nella vitaquotidiana.Le abilità hanno a che fare sia con la determinazione di valore che con l’espressione: l’autoespressionemediante un’ampia gamma di media facendo uso delle capacità innate di un individuo e ildiscernimento del valore e il godimento delle opere d’arte e delle esibizioni artistiche. Tra le abilità vi èanche la capacità di correlare i propri punti di vista creativi ed espressivi ai pareri degli altri e diidentificare e realizzare opportunità economiche nel contesto dell’attività culturale.Un forte senso di identità è alla base del rispetto e di un’attitudine aperta alla diversità dell’espressioneculturale. Un’attitudine positiva è legata anche alla creatività e alla disponibilità di coltivare la capacitàestetica per il tramite dell’autoespressione artistica e dell’interesse nella vita culturale.

Riferimenti bibliografici

AMIETTA 2000BELLATALLA 1999BALLÉ’ 1969BELANGER 2001Beni culturali ed educazione permanente 2002BODO S. 2003BODO 2004BODO S. - DA MILANO 2004CAILLÉ - LEHALLE 1995

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 35

CATON 2004CHADWICK - STANNET 2000Collecting&Sharing Good Practice for Lifelong Leanrners in Art Museums and Galleries in Europe2005DA MILANO - DE LUCA 2005DEPARTMENT FOR EDUCATION AND SKILLS 2003DODD - SANDELL 1998DURBIN 1996EDWARDS 1997FALK - DIERKING 2000FEDERIGHI 1996FOURTEAU 2000HEIN 1998HILLERIS 2006I musei incontrano il mondo degli adulti. Metodi ed esperienze di lifelong learning, 2006Il museo prossimo venturo 2004MATARASSO 1997MOFFAT - WOLLARD 1999ROBERTS 1997SANDELL 1998SANI 2000SANI 2004WILLEM 2002

Riferimenti sitografici

Riferimenti bibliografici e sitografici dettagliati dedicati all’educazione degli adulti sono reperibilinella sezione “Progetti europei” del sito dell’Istituto per i beni artistici, culturali e naturali -www.ibc.regione.emilia-romagna.it/

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Parte II. I soggetti e le responsabilità istituzionali

Tesi 8. I mediatori dell’educazione al patrimonio

Per mediatori dell’educazione al patrimonio intendiamo i responsabili dei servizi e gli educatori nelleistituzioni culturali da un lato, i docenti di scuola e delle agenzie formative dall’altro. Essendo i museie le scuole le realtà in cui più comunemente si elaborano e si attuano iniziative di formazione inerenti ibeni culturali e paesaggistici, gli educatori museali e gli insegnanti risultano essere i principali soggettichiamati ad educare al patrimonio.I professionisti dell’educazione al patrimonio svolgono, ciascuno nel proprio ambito, una funzione dimediazione e trasposizione dei saperi, che prevede di intraprendere una serie di operazioni intese afavorire l’incontro tra saperi esperti e destinatari: i criteri operativi derivano dalle conoscenzespecialistiche connesse ai ruoli istituzionali e professionali.La complessità del patrimonio richiede per l’azione educativa la partecipazione e la collaborazione dipiù soggetti, non solo istituzionali, pertinenti agli ambiti della formazione e dei beni culturali, portatoridi specifiche responsabilità politiche, di competenze metodologiche, disciplinari e professionali,nonché di missioni educative proprie: enti di ricerca, sovrintendenze, associazioni culturali, università,istituti scolastici, centri per la formazione permanente, musei, archivi, biblioteche, fototeche, cineteche,aree archeologiche, complessi monumentali. Essi possono agire efficacemente per l’educazione alpatrimonio se operano in sinergia attivando un sistema formativo multipolare integrato: nel sistemaciascun attore porta impostazioni e saperi propri per poi assumere, nell’interazione con gli altri secondola modalità del partenariato, una prospettiva educativa condivisa rivolta al patrimonio, sostanziata masvincolata dalle rispettive specificità, che individua sue finalità e suoi obiettivi e sviluppa, in relazionead essi, procedure e strumenti idonei.

Le acquisizioni più recenti nell’ambito dell’educazione al patrimonio e le transizioni istituzionali diquesti anni, in particolare sul versante della scuola e del museo, hanno contribuito a rendere dinamico ein fieri il quadro degli attori coinvolti e di conseguenza ad evidenziare la necessità di strategie emetodologie progettuali e attuative il più possibile articolate e flessibili.Tra i mediatori si trovano varie tipologie di professionisti ma anche, e prima di tutto, persone diverse,poiché i due aspetti sono strettamente intrecciati: ogni professionista, infatti, immette e integra nellasua dimensione lavorativa motivazioni individuali della sfera privata ed intima. Analogamente anche idestinatari dell’azione educativa appartengono a fasce di età diverse, presentano esigenze differenziatee partecipano all’esperienza con il proprio vissuto e la propria personalità, per cui è importante cheogni mediatore presti attenzione all’allievo discente come individuo.

Per una proficua relazione di scambio e formazione tra le realtà dell’istruzione e della cultura,finalizzata alla crescita dei soggetti partecipanti e all’efficacia delle iniziative adottate, alcuni elementisono essenziali.Docenti delle agenzie formative ed educatori delle istituzioni culturali, in funzione delle strutture dellecomunità di appartenenza e del ruolo da esse rivestito, per condurre e riflettere sulle loro pratichedidattiche utilizzano teorie di riferimento, sistemi di apprezzamento e di valori, repertori e linguaggidiversi. Da qui la necessità imprescindibile, tra i protagonisti dell’educazione al patrimonio, di:- costruire un linguaggio comune;- imparare a integrare in un sistema coerente i bacini di competenza uscendo dal proprio territorio

pur mantenendo la propria identità;- riconoscere/individuare e salvaguardare/garantire i compiti specifici di ogni istituzione pur

rimanendo in posizione di apertura e di ascolto;- saper accogliere e insieme riconoscersi e far riconoscere il proprio ruolo in collegamento con la

cultura, la professionalità e i bisogni dell’istituzione rappresentata.

La loro posizione di facilitatori dell’esperienza cognitiva ed estetica dei giovani richiede che entrambiassumano un atteggiamento da registi e sappiano individuare le strategie migliori per la progettazione ela conduzione dell’attività, in cui gli attori del processo sono gli allievi in quanto soggetti ultimidell’educazione al patrimonio.

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Il concetto allargato di “competenza comunicativa” è la chiave che apre una riflessione sul tema deisaperi necessari ai professionisti della didattica del patrimonio.Si tratta decisamente di fare un salto di qualità, la cui responsabilità e creatività è affidata alle comunitàprofessionali di tutti i mediatori del patrimonio, che riconoscono nelle reciproche istituzioni il mandatoeducativo e sono impegnate, nel contempo, a fare ricerca per delineare e definire nella teoria e nellapratica sul campo i nuovi profili professionali, per i quali si apre un problema di formazione inizialenonché di aggiornamento e sviluppo in servizio.Sul versante del museo, gli standard minimi individuano con i termini “responsabile” ed “educatoremuseale” i professionisti referenti privilegiati per il mondo della formazione. Nella pratica operano inambito educativo nei musei italiani figure interne ed esterne all’istituzione - il responsabile dei servizi,l’educatore museale, l’esperto di laboratorio, l’animatore – per le quali non vi è ancora omogeneità diqualifiche e profili professionali, né sono previsti adeguati percorsi formativi istituzionalizzati.Sul versante della scuola, anche se il termine insegnante pare individuare con più chiarezza unaprofessione riconosciuta, la nuova scuola dell’autonomia e la riforma del sistema scolastico nonché laprospettiva di educare al patrimonio richiedono la costruzione e lo sviluppo di una professionalitàinnovativa più variegata e, quindi, un piano strategico per la formazione iniziale e in servizio del corpodocente.

Documenti

2005, 24 ottobre - Conferenza permanente delle Associazioni museali italiane: AMACI, AMEI,ANMLI, AIMS, ICOM ITALIA, SIMDEA, ICOM ITALIA, Carta nazionale delle professioni museali

Responsabile dei servizi educativiResponsabilità, ambiti e compitiIl responsabile dei servizi educativi elabora i progetti educativi e ne coordina la realizzazione,individuando le modalità comunicative e di mediazione, utilizzando strumenti adeguati e funzionali peri diversi destinatari dell’azione educativa. Cura i rapporti con il mondo della scuola ed i soggetti cheusufruiscono di servizi e di attività educative, con l’università e gli istituti di ricerca prepostiall’aggiornamento e alla formazione negli ambiti disciplinari di competenza.In particolare:- collabora alla definizione dell’identità e della missione del museo, del progetto istituzionale e della

programmazione generale;- partecipa alla definizione dei programmi e dei progetti di ricerca scientifica e di presentazione delle

collezioni per valorizzarne la componente educativa;- analizza, in collaborazione con il responsabile dello sviluppo, le caratteristiche, i bisogni e le

aspettative dell’utenza reale e potenziale del museo per mezzo di ricerche mirate e indaginistatistiche;

- promuove l’accessibilità fisica, sensoriale, economica e culturale del museo da parte dei diversipubblici effettivi e potenziali;

- coordina e sviluppa i servizi educativi, predisponendo attività che promuovano l’educazionepermanente e ricorrente, l’integrazione sociale e il dialogo con le altre culture;

- progetta e coordina gli interventi educativi, anche in occasione di esposizioni temporanee, e leiniziative mirate in partenariato con la scuola e con altre istituzioni;

- progetta e garantisce le attività di formazione e di aggiornamento per gli operatori impegnati nelleattività educative e per gli insegnanti;

- coordina e supervisiona le attività degli operatori e di altre figure impegnate nel servizio educativo;- coordina e supervisiona la produzione dei materiali funzionali agli interventi educativi.

Requisiti per l’accesso all’incarico- laurea specialistica secondo l’ordinamento attuale o diploma di laurea secondo il vecchio

ordinamento in discipline attinenti alle specificità del museo che preveda percorsi formativiinerenti la pedagogia, la comunicazione e la formazione;

- corsi di specializzazione e/o master in discipline attinenti il museo e/o l’educazione al patrimonioculturale;

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 38

- conoscenza almeno della lingua inglese;- due anni di esperienza in musei, in istituti culturali ed educativi.

Modalità d’incaricoL’incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.Si raccomanda che l’incarico sia a tempo indeterminato o che preveda una continuità tale da permettereil completamento dei progetti inseriti nei programmi pluriennali dell’amministrazione e del direttore.La figura professionale del responsabile dei servizi educativi può essere condivisa da più musei ingestione associata.

Educatore museale

Responsabilità, ambiti e compitiL’educatore museale realizza gli interventi educativi programmati dal museo adeguandoli allecaratteristiche e alle esigenze dei diversi destinatari.In particolare:conduce attività e percorsi e predispone laboratori in relazione alle collezioni permanenti e alleesposizioni temporanee;partecipa a gruppi di ricerca per la realizzazione di attività educative;collabora alla progettazione delle iniziative educative e di progetti innovativi;collabora alla realizzazione di testi e materiali specifici per l’ambito di competenza;concorre allo sviluppo dei servizi educativi, segnalando esigenze e problematiche, e proponendo nuoveiniziative;predispone gli spazi e la strumentazione assegnata, nell’ambito di sua competenza, di cui èresponsabile;collabora alla definizione di modalità e alla predisposizione di strumenti per la documentazione,l’accertamento del gradimento, la verifica e la valutazione delle attività educative realizzate.

Requisiti per l’accesso all’incarico- laurea triennale secondo l’ordinamento attuale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento

in discipline attinenti il museo;- corsi di formazione e/o master relativi alla pedagogia del patrimonio culturale;- conoscenza almeno della lingua inglese.

Modalità di incaricoL’incarico deve essere formalizzato con atto che specifichi funzioni e responsabilità.Si raccomanda che l’incarico preveda una continuità tale da permettere il completamento dei progettiinseriti nella programmazione del museo.È figura che può essere condivisa da più musei in gestione associata.

Riferimenti bibliografici

BALDIN 2002BODO S. 2003CABASINO 2005DONNA 2001DONNA 2003GABRIELLI 2001IACONO - FURIA 2004I servizi educativi del museo e del territorio: profili professionali e percorsi formativi 2002L’attività didattica nel cuore del museo. Gli attori e i modelli di gestione 2003MATTOZZI 2000QUARTAPELLE 1999SANI - TROMBINI 2003SEKULES - XANTHOUDAKI 2003

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 39

Verso un sistema italiano dei servizi educativi per il museo e il territorio. Materiali di lavoro dellaCommissione ministeriale, 1999VISSER TRAVAGLI 2006

Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

Consiglio d’Europa - www.coe.int

International council of museums (ICOM) - www.icom.org

Committee for education and cultural action (CECA) - ceca.icom.museum

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Ministero della pubblica istruzione - www.istruzione.it

Ministero dell’università e della ricerca - www.miur.it

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Centro di didattica museale presso l’Università di Roma Tre - musei.educ.uniroma3.it

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 40

Tesi 9. La scuola e l’educazione al patrimonio

Il patrimonio a scuola entra con autorevolezza poiché ad esso si riconosce sia valore conoscitivo per lacultura di appartenenza degli studenti, sia formativo per la responsabilizzazione che si perseguenell’ambito della valorizzazione e conservazione espresse da una ”cittadinanza attiva”.In un certo senso la conoscenza del patrimonio culturale è sempre stata una delle missiondell’istituzione se non altro come cultura tramandata nei suoi valori classico-umanistici. Ora peròquesta finalità si ridefinisce profondamente in considerazione della evoluzione del significato stesso dipatrimonio culturale come insieme organico dei beni e delle peculiarità che esso esprime, mentre siattua attraverso i beni culturali e paesaggistici che lo studente incontra nel proprio ambiente di vita enel percorso di conoscenza culturale che compie.I programmi scolastici sono un indicatore forte dell’importanza che la scuola attribuisceall’insegnamento con e per il patrimonio. Nella scuola odierna il loro ruolo incontra l’autonomiascolastica che, prevedendo un rapporto stretto scuola – territorio, ne interpreta il senso e contestualizzale indicazioni dei programmi stessi. Spetta alla responsabilità della scuola, esercitata con la cosiddetta“autonomia didattica”, considerare il patrimonio tra i contenuti e le risorse da privilegiare nellarelazione dinamica tra curricolo locale e curricolo nazionale.

I processi innovativi che dalla seconda metà del secolo scorso percorrono la scuola e la suaorganizzazione che intersecano l’evoluzione del concetto di patrimonio, mettono in evidenzal’evoluzione della considerazione del patrimonio nella pratica scolastica.Rispetto ad una concezione di patrimonio prevalentemente letteraria ed artistica le principali antinomieche guidano il cambiamento sono le seguenti.

Conoscenza scolastica vs conoscenza partecipe con le istituzioni del territorioIl cambiamento innovativo dell’idea di patrimonio culturale a scuola comporta il passaggio dalla logicadello studio solipsistico del patrimonio, come oggetto di un programma stabilito dal centro, alla logicadella relazione con il territorio e le sue componenti, per una conoscenza partecipata e una progettualitàcondivisa.

Edutainement vs learning o apprendimento tramite il patrimonioDalla logica della conoscenza del patrimonio relegata ai soli momenti extrascolastici e ludico – turisticialla logica della conoscenza del patrimonio come oggetto di senso e di riflessione culturale.

Specializzazione vs cultura generale attenta al patrimonioDalla logica dello studio specialistico disciplinare del patrimonio a tappe ordinate per età e tipo discuola alla considerazione del patrimonio come elemento forte di cultura generale scolastica attuata sindai primi anni della scolarizzazione.

Discipline vs pluridisciplinarietà e progettualitàDalla logica del patrimonio come dominio di specifiche discipline (prevalentemente umanistiche, conprevalenza assoluta della storia dell’arte) alla logica dello studio pluridisciplinare degli oggetti delpatrimonio con progetti mirati.

Occasionalità e frammentarietà vs organicità e coerenza curricolareDalla logica dello studio aggiuntivo dei temi del patrimonio rispetto alle discipline del curricolo discuola alla previsione di una ipotesi curricolare integrata, parte del Piano dell’Offerta Formativa dellascuola stessa.

Apprendimento libresco vs apprendimento con gli oggetti e in situazioneDalla logica della comunicazione didattica narrativa e descrittiva, alla comunicazione attiva attraversoil rapporto diretto con le testimonianze (oggetti, testi, documenti) e i siti del patrimonio.

Apprendimento meccanico vs apprendimento significativo e costruttivo

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 41

dalla logica delle nozioni minime essenziali in materia di patrimonio alla logica dell’apprendimentocome re-interpretazione di processi e fenomeni culturali basati sull’osservazione della realtà.

L’efficacia formativa del patrimonio culturale a scuola si attua anzitutto se i suoi oggetti sono parte delcurricolo. Poiché il Piano dell’offerta formativa (POF) definisce “l’’identità della scuola” collocata inun contesto, è il patrimonio del territorio in cui si trova la scuola che diviene il primo riferimento di unaazione curricolare considerata fondativa del curricolo complessivo che l’istituto scolastico propone econtribuisce ad arricchire.La costruzione del curricolo è altresì il risultato di una azione di negoziazione tra i vari soggetti cheinteragiscono nel contesto della scuola, a partire dai genitori degli alunni. Per il patrimonio questaazione di costruzione condivisa del progetto di scuola non può attuarsi senza il raccordo e il confrontocon le istituzioni culturali depositarie del patrimonio stesso e responsabili della sua tutela evalorizzazione. L’ambiente formativo allargato dalla scuola al territorio è una acquisizione pedagogicariconosciuta determinante da tempo, che trova nell’educazione al patrimonio una specificazioneulteriore.Gli oggetti del patrimonio sono inseriti nel territorio dove si trova la scuola come elementi visibili,segni da scoprire in un terreno che viene definito palinsesto o semplicemente testo; inoltre nel contestoterritoriale si esprimono anche i segni immateriali di cui il patrimonio si compone in un processodinamico. La formazione culturale che passa attraverso il patrimonio si nutre quindi necessariamentedei saperi del territorio e la scuola è il luogo nel quale si incontrano i saperi esperti grazie allatrasposizione didattica.

Anche la prospettiva europea dell’educazione al patrimonio a scuola sottolinea l’importanza delpatrimonio in collegamento con il curricolo di scuola. Il sistema scolastico inglese, ad esempio,enfatizza l’aspetto intracurricolare, evidenziando la presenza del patrimonio in ogni disciplina; mentreil sistema francese adotta il modello intercurricolare con attività aggiuntive laboratoriali e di atelier divolta in volta obbligatorie e/o facoltative. Nel sistema scolastico italiano è l’autonomia del singoloistituto, come si è visto, ad essere decisiva per l’incentivazione e la presenza dell’educazione alpatrimonio nel curricolo.

Documenti

1998, 30 marzo - Accordo quadro tra il Ministero per i beni culturali e ambientali e il Ministero dellapubblica istruzione

Articolo 1Il MBAC e il MIUR in considerazione del diritto di ogni cittadino di essere educato all’uso e allaconoscenza e all’uso responsabile del patrimonio culturale, si impegnano a mettere a disposizionestrutture, risorse e attività […]

1999 - Regolamento in materia di autonomia per le istituzioni scolastiche D.P.R. 275/99Capo II Autonomia didattica e organizzativa, di ricerca e sperimentazione.Art.3 - Piano dell'offerta formativaIl Piano dell'offerta formativa [...] riflette le esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delterritorio […]

Art.6 - Ricerca sperimentazione e sviluppo[...] Le istituzioni scolastiche singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca,sperimentazione e sviluppo, curando tra l'altro:[…]- l'integrazione tra le diverse articolazioni del sistema scolastico e fra i diversi sistemi formativi [...]Art.7 - Reti di scuole

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[...] Le scuole, sia singolarmente che collegate in rete, possono stipulare convenzioni con istituzioni,enti, associazioni o agenzie operanti sul proprio territorio che intendono dare il loro apporto allarealizzazione di specifici obiettivi.

Capo III Curricolo nell'autonomiaArt.8 - Definizione dei curricoli[...]La determinazione del curricolo tiene conto […] delle esigenze e delle attese espresse dalle famiglie,dalle comunità locali, dai contesti sociali, culturali ed economici del territorio.

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 118. Promozione di attività di studio e ricerca1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle Università e dialtri soggetti pubblici e privati, realizzano, promuovono e sostengono, anche congiuntamente, ricerche,studi ed altre attività conoscitive aventi per oggetto il patrimonio culturale.1. Al fine di garantire la raccolta e la diffusione sistematica dei risultati degli studi, delle ricerche edelle altre attività di cui al comma 1, ivi compresa la catalogazione, il Ministero e le Regioni possonostipulare accordi per istituire a livello regionale o interregionale, centri permanenti di studio edocumentazione del patrimonio culturale, prevedendo il concorso delle università e di altri soggettipubblici e privati.

Articolo 119. Diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole1. Il Ministero, il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca, le regioni egli altri enti pubbliciterritoriali interessati possono concludere accordi per diffondere la conoscenza e favorire la fruizionedel patrimonio culturale da parte degli studenti.2. Sulla base degli accordi previsti al comma 1, i responsabili degli istituti e dei luoghi della cultura dicui all’art. 101 possono stipulare con le scuole di ogni ordine e grado, appartenenti al sistema nazionaledi istruzione, apposite convenzioni per la elaborazione di percorsi didattici, la predisposizione dimateriali e sussidi audiovisivi, nonché per la formazione e l’aggiornamento dei docenti. I percorsi, imateriali e i sussidi tengono conto della specificità della scuola richiedente e delle eventuali particolariesigenze determinate dalla presenza di alunni disabili.

2004 – Allegati al Decreto legislativo 19 febbraio 2004 n. 59 recante Definizioni delle norme generalirelative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione (a norma dell’art. 1 della legge 28marzo 2003, n. 53), Indicazioni nazionali per i diversi ordini di scuola

Pur mancando nella Indicazioni la denominazione di “educazione al patrimonio”, le sollecitazioni più omeno precise e circostanziate che sono riconducibili all’area dell’educazione al patrimonio ecostituiscono una sorta di “linee d’indirizzo” per la progettualità di scuola si ritrovano in: Indicazioninazionali per scuola infanzia, ciclo primario e scuola secondaria di 1 grado (allegati A B C):

- per la scuola dell’infanzia: obiettivi specifici di apprendimento (OSA) in “fruizione e produzione dimessaggi”;

- per la scuola primaria e scuola secondaria di 1 grado: alcuni obiettivi specifici di apprendimento eattività nelle discipline di ambito antropologico, arte e immagine e musica;

- obiettivi specifici di apprendimento per l’educazione alla convivenza civile soprattutto nelparagrafo di “educazione ambientale”.

Profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del primo ciclo di istruzione (6-14anni), Allegato D

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Strumenti culturali[…] Essere consapevoli, sia pure in modo elementare, delle radici storico-giuridiche, linguisticoletterarie e artistiche ci legano, al mondo classico - giudaico cristiano, e dell'identità spirituale emateriale dell’Italia e dell’Europa. Orientarsi nello spazio e nel tempo, operando confronti costruttivifra realtà geografiche e storiche diverse, per rendersi più consapevoli, da un lato, delle caratteristichespecifiche della civiltà europea e, dall'altro, delle somiglianze e delle differenze tra la nostra e le altreciviltà mondiali. Collocare in questo quadro i tratti spaziali e temporali dell'identità nazionale e delleidentità regionali e comunali di appartenenza.

Per la scuola secondaria superiore il dibattito in corso e la sospensione del Decreto di riforma Morattinon permettono precisazioni specifiche. Pare ugualmente utile segnalare che il Decreto, ora sospeso,indicava le seguenti linee direttive nel: Profilo educativo, culturale e professionale dello studente allafine del secondo ciclo di istruzione (14-18 anni) per il percorso dell’istruzione professionale.Dopo aver frequentato il secondo ciclo, grazie anche alle specifiche sollecitazioni educative recepitelungo tutto il percorso di istruzione e/o di istruzione e formazione professionale, gli studenti sono postinella condizione di:- possedere un sistema di valori, coerenti con i principi e le regole della Convivenza civile, in base ai

quali valutare i fatti ed ispirare i comportamenti individuali e sociali;- coltivare sensibilità estetiche ed espressive di tipo artistico, musicale, letterario;- avere memoria del passato e riconoscerne nel presente gli elementi di continuità e discontinuità

nella soluzione di problemi attuali e per la progettazione del futuro.

2005, 5 luglio, ICOMOS (International council on monuments and sites), Carta di Ename perl’interpretazione dei siti del patrimonio culturalewww.international.icomos.org

Principio 7. Ricerca, valutazione, formazione7.4 Ogni programma educativo deve essere considerato una risorsa educativa e il suo progetto deveprendere in considerazione un suo possibile uso nei curricola scolastici, nei mezzi di comunicazionecompreso internet, in attività speciali, eventi […]

Riferimenti bibliografici

BRANCHESI 2001BRANCHESI 2006BRANCHESI – CRISPOLTI – DALAI 2001CALIDONI M. 2002CALIDONI M. 2006CAMBI – GATTINI 2003DE CARLI 2003DE SOCIO – PIVA 2005DE TROYER 2005Didattica dei beni culturali 1979DONNA – MASCHERONI – SIMONE 2004GABRIELLI 2001GENNARI 1988Il patrimonio mondiale ai giovani 2002LANEVE 1988LANEVE 2000La scuola e i beni culturali 1983La scuola e il museo: esperienze e prospettive, 2001Manuale per i servizi educativi del museo e del territorio 2004MARINI CLARELLI 2005

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MASCHERONI 2002MATTOZZI 2000GABRIELLI 2001MATTOZZI 2002MATTOZZI 2004MATTOZZI 2005NARDI 2001PINELLI 2000SANI – TROMBINI 2003Verso un sistema italiano per i servizi educativi del museo e del territorio 1999ZUCCHINI 1990

Riferimenti sitografici

Ministero della pubblica istruzione - www.istruzione.it

Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione (Invalsi) - www.invalsi2.it

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

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Tesi 10. La formazione degli insegnanti

La formazione dei docenti per il riconoscimento sul piano pedagogico e culturale delle valenzeformative e cognitive del patrimonio a scuola è essenziale, in quanto solo attraverso di essa questovalore aggiunto diventa “patrimonio comune” dell’ethos professionale a qualsiasi livello scolastico.Non si tratta di aggiungere una nuova disciplina al percorso formativo dell’insegnante bensì di tenerconto dell’educazione al patrimonio nella costruzione del suo percorso di formazione iniziale e inservizio. In particolare è necessario dare continuità dinamica alla formazione per l’educazione alpatrimonio in considerazione delle modificazioni del patrimonio stesso e della sua interpretazione.Con l’autonomia scolastica all’insegnante vengono attribuiti nuovi ruoli e compiti professionali poichéle scuole sono legittimate come centri di ricerca radicati nel proprio territorio. Nell’ambito dellaprogettazione con e per il patrimonio negli istituti scolastici assumono infatti rilievo le cosiddette figureintermedie alle quali viene attribuito tra l’altro il compito di “realizzare progetti formativi d’intesa conenti e istituzioni esterni alla scuola”.

Nella formazione inizialeLa formazione iniziale dei docenti si caratterizza come formazione culturale specifica e comeconoscenza pratica dell’insegnamento. Il curriculum della formazione docenti deve far entrare incontatto con le discipline che attengono al patrimonio a diversi livelli di specializzazione, secondo lospecifico disciplinare proprio, ma non può esimersi anche dal prevedere momenti di laboratorio e/otirocinio per una prima immersione nella pratica dell’educazione al patrimonio.La formazione iniziale deve assumere un triplice obiettivo:- scoprire le valenze formative del patrimonio (area pedagogica);- acquisire strumenti culturali e professionali per la sua mediazione didattica (area professionale);- sperimentare la funzione cross-curricolare del patrimonio (area progettuale).

Nella formazione in servizioLa formazione in servizio è ormai uscita dalla prospettiva della riqualificazione come adeguamentodella preparazione dei docenti a nuovi bisogni formativi, per rivolgersi alla dimensione dellaconoscenza e riflessione sull’azione didattica come ricerca-azione per il miglioramento.Nell’ambito della formazione di cui ogni istituzione scolastica è responsabile, anche l’educazione alpatrimonio sottolinea l’esigenza di sostenere la formazione partecipata per almeno due ragionispecifiche:- la costruzione del curricolo locale come risposta alla domanda formativa del territorio in cui il

patrimonio è presenza significativa;- il rapporto con le istituzioni culturali del territorio, i Centri di documentazione… come elemento

cardine dell’esercizio dell’autonomia progettuale scolastica di cui i docenti sono protagonisti.

Nella costruzione del patto educativo territorialeL’autonomia, di cui ogni scuola è titolare, sta profondamente mutando il campo dell’azione scolastica:si amplia considerevolmente il sistema delle relazioni con altri soggetti, soprattutto del territorio diriferimento; si passa da una logica di organismo progettuale autarchico ad una logica di organismoprogettuale cooperativo; si accentua la dimensione di ascolto, di riconoscimento e di integrazione concompetenze altre. Il docente deve dunque essere formato alla dimensione di interazione tra saperidiversi e l’ambito del patrimonio e delle sue didattiche (dei musei, dell’ambiente, della cittadinanzaattiva…) è un terreno assolutamente da esplorare in funzione di questo obiettivo, ad esempio con lapartecipazione dei docenti a master e corsi per operatori dei servizi educativi del museo e del territorioe viceversa.

Documenti

2005, 17 ottobre - Definizione delle norme generali in materia di formazione degli insegnanti ai finidell’accesso all’insegnamento, decreto legislativo n. 227/2005

Articolo 2

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I percorsi di formazione iniziale dei docenti della scuola dell’infanzia, del primo ciclo e del secondociclo del sistema educativo di istruzione e formazione sono di pari dignità e si svolgono nei corsi dilaurea magistrale e nei corsi accademici di secondo livello, finalizzati all’acquisizione dellecompetenze disciplinari, pedagogiche, didattiche, organizzative, relazionali e comunicative, riflessivesulle pratiche didattiche, che caratterizzano il profilo formativo e professionale del docente.

Articolo 7Centro di ateneo o di interateneo per la formazione degli insegnanti.Compitie) collaborare con le istituzioni di istruzione e formazione per la formazione degli insegnanti interessatiad assumere funzioni di supporto, di tutorato e di coordinamento dell'attività educativa, didattica egestionale delle istituzioni di istruzione e formazione, anche sulla base di apposite convenzionistipulate con gli uffici scolastici regionali, con l'Istituto nazionale di documentazione per 1'innovazionee la ricerca educativa (Indire), l'Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione (Invalsi)e con gli Istituti regionali di ricerca educativa (Irre), ovvero, su proposta delle istituzioni di istruzione edi formazione, di associazioni professionali e imprenditoriali, di enti locali e territoriali e di altriorganismi pubblici e privati; le predette convenzioni non devono comunque comportare maggiori oneria carico della finanza pubblica.

Nota bene: in questo momento, febbraio 2006, il Decreto di attuazione è sospeso e rinviato in attesa diuna ulteriore discussione prevista dal Governo Prodi).

In riferimento alle iniziative ed ai progetti di aggiornamento interistituzionali rivolti anche a docenti efunzionali all’educazione al patrimonio, si segnalano gli strumenti normativi ed istituzionali delleintese e delle convenzioni, che stanno sviluppando una progettualità significativa rivolta ad ambitinazionale, regionali e locali.

Livello nazionaleS’ed Centro Servizi educativi per il Museo e il Territorio - Dipartimento per i beni culturali epaesaggistici, Ministero per i Beni e le Attività Culturali (progetti formativi in collaborazione conMIUR, soprintendenze e associazioni professionali)www.beniculturali.it/sed

Livello regionale2003, maggio - Protocollo d’intesa tra Regione Lombardia e Ufficio scolastico regionale per laprogrammazione e la realizzazione di progetti, percorsi, attività per l’arricchimento dell’offertaformativa del sistema scolastico della Lombardiawww.lombardiacultura.it

Articolo 3. Articolazione delle attivitàLe parti intendono pervenire ad un rapporto stabile di collaborazione, impegnandosi ogni anno aprogrammare, definire e realizzare di comune intesa e con risorse condivise progetti, percorsi formativie attività di supporto al perseguimento degli scopi di cui al precedente art. 1.In particolare le attività potranno includere:- percorsi e laboratori di sperimentazione didattica;- stages per studenti e docenti presso Enti, Associazioni e Istituzioni coinvolti in progetti e

programmi promossi dalla Regione Lombardia;- iniziative di formazione, convegni e seminari[…]Le parti concordano altresì di individuare nella rete di scuole ad indirizzo artistico della Lombardia, ein particolare quelle che hanno nel loro ordinamento corsi di Beni Culturali, in ragione della specificitàdel loro know how, un riferimento privilegiato per quanto concerne la conoscenza, la documentazione ela valorizzazione dei beni culturali presenti sul territorio, anche mediante esercitazioni finalizzate allaproduzione di materiali comunicativi.

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Articolo 4. Costituzione di un comitato tecnico paritetico.Le parti si impegnano a costituire un Comitato tecnico paritetico, che provveda all'elaborazione di lineeguida dei nuovi progetti e percorsi formativi e ne accompagni il monitoraggio e la valutazione. Le partipotranno, inoltre, attivare dei Gruppi tecnici tematici su specifici progetti o iniziative, anche incollaborazione con altri soggetti interessati.

Riferimenti bibliografici

BOUTIN 2002CALIDONI P. 2002CALIDONI P. 2005DI MAURO 2006LUZZATTO 2001Manuale per i servizi educativi del museo e del territorio 2004NIGRIS 2004SEKULES – XANTHOUDAKI 2000SEKULES – XANTHOUDAKI 2002ULIVIERI 2002XANTHOUDAKI 2003

Riferimenti sitografici

Ministero della pubblica istruzione - www.istruzione.it

Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione (INVALSI) - www.invalsi2.it

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

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Tesi 11. Le istituzioni culturali per l’educazione al patrimonio

Le istituzioni culturali offrono all’educazione al patrimonio un contributo imprescindibile e articolato,in base al quale si qualificano attori formativi e si aprono alla collaborazione con altri operatori dellacultura e dell’istruzione, in particolare con gli istituti scolastici.I beni culturali e i saperi esperti ad essi relativi di cui dispongono promuovono le istituzioni culturali dasubalterni fornitori di risorse ad indispensabili e validi formatori “alla pari” nelle iniziative dieducazione al patrimonio: la consapevolezza di tale ruolo deve diffondersi tra gli altri operatori dellacultura e dell’istruzione, al fine di sollecitare il confronto e la condivisione con le istituzioninell’elaborare e attuare ogni progetto, ed anche all’interno delle istituzioni stesse, allo scopo distimolarle sia a perseguire i loro compiti maturando conoscenze e abilità specifiche, sia ad orientare laloro attività nella prospettiva dell’educazione al patrimonio.

Musei, archivi, biblioteche, fototeche, cineteche, aree archeologiche, complessi monumentali sonodepositari di una larga parte dei beni culturali nel territorio di una collettività, con compiti diidentificazione, conservazione, ricerca e promozione della conoscenza. Presso tali istituzioni èpossibile svolgere esperienze formative con gli elementi del patrimonio.Esse inoltre elaborano, raccolgono e studiano interpretazioni e concettualizzazioni dei beni culturali edel patrimonio relative all’attualità e all’ambito culturale di appartenenza; se in coerenza con la propriamissione, documentano e studiano anche quelle riferite al passato e ad altre realtà culturali: sono quindivalide risorse per un approccio formativo a tali elementi in prospettiva sincronica, diacronica emulticulturale.

Le istituzioni culturali possono contribuire all’elaborazione e all’attuazione di progetti educativi conconoscenze e abilità specifiche inerenti i componenti del patrimonio di cui sono depositarie e con iquali operano:

I musei, gli scavi, gli archivi vanno concepiti sempre più come luoghi di ricerca e di educazione, cheelaborino strategie di conoscenza e accesso al proprio patrimonio sia per gli specialisti, sia per il grandepubblico2.

La loro attività rappresenta un prezioso ed efficace valore aggiunto per la fruizione formativa di talielementi. Esse infatti possono metterli a disposizione- unitamente a conoscenze che li riguardano, maturate attraverso studi e ricerche;- in condizioni di conservazione adeguate a mantenerne l’integrità e a ottimizzarne la fruizione;- raccolti secondo criteri tematici, cronologici, di provenienza, di classificazione bibliografica o

archivistica…;- corredati da strumenti per la formazione che hanno contenuto disciplinare e metodologico, esito di

attività di ricerca svolte da esperti interni ed esterni all’istituzione (pubblicazioni, filmati, prodottimultimediali, tesi di laurea e di dottorato, schede di catalogazione…);

- inseriti in percorsi di fruizione che traspongono saperi esperti disciplinari e metodologici;- mediati didatticamente, con l’obiettivo di mettere i destinatari della formazione in rapporto attivo

di fruizione ragionata con gli elementi del patrimonio che incontrano.

Impegnandosi ad educare al patrimonio le istituzioni culturali devono continuare a maturare i rispettivisaperi esperti per farli confluire nella progettazione in sistema formativo integrato e, allo stesso tempo,devono scegliere di:- rispondere positivamente alle richieste di collaborazione provenienti da altri formatori impegnati in

questo campo, mettendo a disposizione sia le proprie competenze, sia gli elementi del patrimoniodi cui sono depositarie, nel rispetto delle necessità di tutela;

- considerare componenti del patrimonio, e quindi elementi da utilizzare nelle azioni formative adesso rivolte, ogni traccia materiale o immateriale divenuta testimonianza culturale, senza sceltelegate all’unicità o al valore artistico o estetico;

2 SETTIS S., Italia Spa. L’assalto al patrimonio culturale, 2002, Einaudi, Torino, p. 62.

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- impostare le proprie attività istituzionali nella prospettiva del patrimonio, secondo criteri diinterdisciplinarità, multiculturalità, polivalenza e relatività temporale e culturale, predisponendonei propri operatori mentalità e competenze per l’azione educativa ad esso dedicata;

- proporre il partenariato tra soggetti portatori di specifici saperi come modalità efficace per il lavoroformativo rivolto al patrimonio;

- supportare, documentare e studiare la costante ricomposizione e il continuo ripensamento delpatrimonio nel tempo all’interno del proprio contesto culturale; se coerente con la propriamissione, documentare e studiare anche il patrimonio di realtà culturali differenti in tempi diversi;

- estendere al territorio di appartenenza, bene culturale esso stesso e tessuto complesso di beniculturali, il campo operativo dell’attività istituzionale e dei progetti formativi rivolti al patrimonio;

- mantenere rapporti costanti e collaborativi con i privati cittadini possessori di beni culturali,coinvolgendoli in azioni di tutela e valorizzazione che riguardano tali beni e in particolare inprogetti educativi.

Documenti

1994 – UNESCO, Manifesto per le biblioteche pubbliche[…]La biblioteca pubblica, via di accesso locale alla conoscenza, costituisce una condizione essenziale perl'apprendimento permanente, l'indipendenza nelle decisioni, lo sviluppo culturale dell'individuo e deigruppi sociali. Questo Manifesto dichiara la fede dell'UNESCO nella biblioteca pubblica come forzavitale per l'istruzione, la cultura e l'informazione e come agente indispensabile per promuovere la pacee il benessere spirituale delle menti di uomini e donne.[…]

Compiti della biblioteca pubblicaI seguenti compiti chiave, che riguardano l'informazione, l'alfabetizzazione, l'istruzione e la cultura,dovrebbero essere al centro dei servizi della biblioteca pubblica:1. creare e rafforzare nei ragazzi l'abitudine alla lettura fin dalla tenera età;2. sostenere sia l'educazione individuale e l'autoistruzione, sia l'istruzione formale a tutti i livelli;3. offrire opportunità per lo sviluppo creativo della persona;4. stimolare l'immaginazione e la creatività di ragazzi e giovani:5. promuovere la consapevolezza dell'eredità culturale, l'apprezzamento delle arti, la comprensionedelle scoperte e innovazioni scientifiche;6. dare accesso alle espressioni culturali di tutte le arti rappresentabili;7. incoraggiare il dialogo interculturale e proteggere la diversità culturale;8. sostenere la tradizione orale;9. garantire l'accesso ai cittadini a ogni tipo di informazione di comunità;10. fornire servizi d'informazione adeguati alle imprese, alle associazioni e ai gruppi di interesse locali;11. agevolare lo sviluppo delle capacità di uso dell'informazione e del calcolatore;12. sostenere le attività e i programmi di alfabetizzazione rivolti a tutte le fasce d'età, parteciparvi e, senecessario, avviarli.

2001, 10 maggio – Ministero per i beni e le attività culturali, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei

Norme tecnicheAmbito VI. Gestione e cura delle collezioniLa gestione delle collezioni museali deve prevedere come elemento imprescindibile il perseguimento diobiettivi di qualità in merito a: conservazione e restauro; incremento e inalienabilità; registrazione edocumentazione; esposizioni permanenti e temporanee e prestiti; politiche di ricerca e studio.Sottoambito 5. Politiche di ricerca e studioLa ricerca che ogni museo compie a partire dalle sue collezioni costituisce una sua finalità primaria[…] Al fine di garantire una migliore comprensione delle collezioni, migliorare lo stato della loro

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conoscenza, sviluppare la ricerca scientifica, ogni museo stabilisce rapporti – in forma permanente otemporanea – con gli altri musei, gli istituti di ricerca, le università, enti e fondazioni, esperti e studiosi,avvalendosi delle loro competenze e risorse per conseguire risultati di comune interesse e a finipubblici.

Ambito VII. Rapporti del museo con il pubblico e relativi serviziPremessa. Ogni museo affianca al dovere della conservazione del proprio patrimonio la missione,rivolta a varie e diversificate fasce di utenti, di renderne possibile la fruizione a scopo educativo,culturale, ricreativo e altro ancora. Interpretare il suo patrimonio e renderlo fruibile da parte deivisitatori, specialmente esponendolo, è dunque parte integrante della sua ragion d’essere. […]

Ambito VIII. Rapporti con il territorio[…] La peculiare natura del patrimonio storico italiano e l’esperienza sviluppata in particolare inalcune realtà può comportare l’assunzione di uno specifico ruolo del museo in rapporto al proprioterritorio di appartenenza e di riferimento […].

Linee guidaAmbito VII. Rapporti del museo con il pubblico e relativi serviziDotazioni fisse e servizi essenziali3. Servizi speciali per gli utentiQuesti servizi, destinati a fasce particolari di utenti, che li potrebbero utilizzare anche in modoindipendente e con modalità diverse rispetto al percorso museale, sono strettamente collegati allamissione educativa del museo e alla funzione di studio, documentazione, produzione scientifica svoltadallo staff tecnico dell’istituto o della rete.Essi pertanto si rivolgono in modo generale alla popolazione scolastica, ma anche a persone interessatee competenti e in generale alla comunità di riferimento del museo, nell’ottica di fare del museo unluogo di eccellenza per l’approccio al passato locale e nazionale, integrativo della formazionescolastica e universitaria nonché dei percorsi culturali individuali.3.1 Servizio educativoÈ indispensabile l’attivazione di un servizio educativo (che programmi, d’intesa con la direzione, iprogrammi educativi, elabori progetti, curi i rapporti con le istituzioni scolastiche e con gli altrisoggetti presenti sul territorio, produca e raccolga materiale didattico specifico) all’interno del museoo, qualora non fosse possibile, in comune con altri musei o istituzioni della stessa rete territoriale. Sonodestinatari del servizio educativo fasce di pubblico diversificate, tanto in età scolare quanto adulto, allequali corrisponderanno programmi opportunamente predisposti. […]Il servizio dovrà essere dotato di personale specializzato, di cui almeno un responsabile stabile, internoal museo o in comune con altre strutture della rete.

Promozione e divulgazione delle attività3. Contatti e partenariato con altre istituzioni culturali in ambito nazionale e internazionaleOgni forma di accordo interistituzionale che favorisca lo studio e la ricerca in ambito museale, producal’organizzazione di qualificate iniziative congiunte, incrementi la diffusione delle tematiche proprie delmuseo e della sua area di pertinenza storica e culturale è da considerare con favore e da incoraggiare,anche in considerazione del ruolo assunto nel quadro internazionale dal patrimonio culturale, qualedeposito delle memorie dei popoli e strumento di reciproca intesa.

Ambito VIII. Rapporti con il territorioMusei e territorioNell’ambito delle funzioni di responsabilità territoriale di un museo possono essere comprese attività distudio e ricerca, di documentazione, d’informazione, di salvaguardia diretta e indiretta, di gestione e divalorizzazione del patrimonio storico e artistico del territorio di riferimento.

2004 – ICOM (International council of museums), Code of ethics for museums

1.[…]

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PrincipleMuseums are responsible for the tangible and intangible natural and cultural heritage. Governingbodies and those concerned with the strategic direction and oversight of museums have a primaryresponsibility to protect and promote this heritage […].

2.[…]PrincipleMuseums have the duty to acquire, preserve and promote their collection as a contribution tosafeguarding the natural, cultural and scientific heritage. Their collections are a significant publicinheritage […] Inherent in this public trust is the notion of stewardship that includes rightfulownership, permanence, documentation, accessibility and responsible disposal.

3.[…]Museum collecting & research3.9 Shared expertiseMembers of the museum profession have an obligation to share their knowledge and experience withcolleagues, scholars and students in relevant fields.

4. Museums provide opportunities for the appreciation, understanding and management of the naturaland cultural heritagePrincipleMuseums have an important duty to develop their educational role and attract wider audiences from thecommunity, locality or group they serve. Interaction with the constituent community and promotion oftheir heritage is an integral part of the educational role of the museum.Display & exhibition4.1 Display, exhibitions and special activitiesDisplays and temporary exhibitions, physical or electronic, should be in accordance with the statedmission, policy and purpose of the museum. They should not compromise either the quality or theproper care and conservation of the collections.4.2 Interpretation of exhibitionsMuseums should ensure that the information they present in displays and exhibitions is well-founded,accurate and gives appropriate consideration to represented groups or beliefs.

6. Museums work in close collaboration with the communities from which their collections originate aswell as those they serve.

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 101.1. Ai fini del presente codice sono luoghi della cultura i musei, le biblioteche, gli archivi, le aree e iparchi archeologici, nonché i complessi monumentali.2. Si intende per:

a) “museo”, una struttura permanente che acquisisce, conserva, ordina ed espone beni culturali perfinalità di educazione e studio;

b) “biblioteca”, una struttura permanente che raccoglie e conserva un insieme organizzato di libri,materiali e informazioni, comunque editi o pubblicati su qualunque supporto, e ne assicura laconsultazione al fine di promuovere la lettura e lo studio;

c) “archivio”, una struttura permanente che raccoglie, inventaria e conserva documenti originali diinteresse storico e ne assicura la consultazione per finalità di studio e di ricerca;

d) “area archeologica”, un sito caratterizzato dalla presenza di resti di natura fossile o di manufattio strutture preistorici o di età antica;

e) “parco archeologico”, un ambito territoriale caratterizzato da importanti evidenze archeologichee dalla compresenza di valori storici, paesaggistici o ambientali, attrezzato come museo all’aperto;

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 52

f) “complesso monumentale”, un insieme formato da una pluralità di fabbricati edificati anche inepoche diverse, che con il tempo hanno acquisito, come insieme, una autonoma rilevanza artistica,storica o etnoantropologica.3. I luoghi di cui al comma 2 che appartengono a soggetti pubblici sono destinati alla pubblicafruizione.4. Le strutture espositive e di consultazione nonché i luoghi di cui al comma 1 che appartengono asoggetti privati e sono aperti al pubblico espletano un servizio privato di utilità sociale.[…]

Articolo 117. Servizi aggiuntivi1. Nei luoghi della cultura indicati all’articolo 101 possono essere istituiti servizi di assistenzaculturale e di ospitalità per il pubblico.2. Rientrano tra i servizi di cui al comma 1:a) il servizio editoriale e di vendita riguardante i cataloghi e i sussidi catalografici, audiovisivi einformatici, ogni altro materiale informativo, e le riproduzioni di beni culturali;b) i servizi riguardanti beni librari e archivistici per la fornitura di riproduzioni e il recapito del prestitobibliotecario;c) la gestione di raccolte discografiche, di diapoteche e biblioteche museali;d) la gestione dei punti vendita e l’utilizzazione commerciale delle riproduzioni dei beni;e) i servizi di accoglienza, ivi inclusi quelli di assistenza e di intrattenimento per l’infanzia, i servizi diinformazione, di guida e assistenza didattica, i centri di incontro;f) i servizi di caffetteria, di ristorazione, di guardaroba;g) l’organizzazione di mostre e manifestazioni culturali, nonché di iniziative promozionali.

Articolo 119. Diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole1. Il Ministero [per i beni e le attività culturali], Il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca, leregioni e gli altri enti pubblici territoriali interessati possono concludere accordi per diffondere laconoscenza e favorire la fruizione del patrimonio culturale da parte degli studenti.2. Sulla base degli accordi previsti al comma 1, i responsabili degli istituti e dei luoghi della cultura dicui all’articolo 101 possono stipulare con le scuole di ogni ordine e grado, appartenenti al sistemanazionale di istruzione, apposite convenzioni per la elaborazione di percorsi didattici, lapredisposizione di materiali e sussidi audiovisivi, nonché per la formazione e l’aggiornamento deidocenti. I percorsi, i materiali e i sussidi tengono conto della specificità della scuola richiedente e delleeventuali particolari esigenze determinate dalla presenza di alunni disabili.

2004 – ICOM (International council of museums), Statuto

Articolo 2. Definizioni1. Il museo è un’istituzione permanente senza scopo di lucro, al servizio della società e del suosviluppo. È aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali eimmateriali dell’umanità e del suo ambiente: le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, leespone a fini di studio, educazione e diletto.

Riferimenti bibliografici

BRANCHESI – CRISPOLTI - DALAI EMILIANI 2001BRUNI 2004CAMBI – GATTINI 2003CICERCHIA 2002CISOTTO NALON 2000COSTANTINO 2001DE CARLI 2003DE VARINE 2005GREGORIO 2002

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La formazione per la tutela dei beni culturali 2001JALLA 2003LOMBELLO 1999MATTOZZI 2003MATTOZZI - SANTOPAOLO 2003MATTOZZI 2004NUZZACI 2001RICCINI 2003SETTIS 2002Un monumento da adottare 2002Verso un sistema nazionale di educazione al patrimonio culturale. Materiali di lavoro dellaCommissione ministeriale, Ministero per i beni e le attività culturali 1999

Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

Consiglio d’Europa - www.coe.int

International council of museums (ICOM) - www.icom.org

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Committee for education and cultural action (CECA) - ceca.icom.museum

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Associazione italiana biblioteche - www.aib.it

Centro di didattica museale presso l’Università di Roma Tre - musei.educ.uniroma3.it

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 54

Tesi 12. La formazione degli educatori delle istituzioni culturali

La formazione dei mediatori del patrimonio deve essere riconosciuta dalle istituzioni culturali qualemomento cruciale. Esse non solo sono chiamate dalla loro missione istituzionale a prevedere unservizio educativo, eventualmente in condivisione tra più realtà analoghe, composto da figureprofessionali adeguatamente preparate e aggiornate costantemente, ma devono orientare la formazionee l’attività di tali figure specificamente all’educazione al patrimonio culturale. A tal finel’identificazione dei profili professionali necessari deve avvenire sulla base di criteri fondati anche sustudi specialistici accreditati inerenti la pedagogia del patrimonio; la scelta dei singoli mediatori nonpuò prescindere dalla loro alta formazione specifica all’educazione al patrimonio; la crescita e losviluppo professionale devono essere garantiti con occasioni progettate e continuative nel tempo intesecome diritto-dovere del professionista, riferite all’educazione al patrimonio.La formazione deve prevedere inoltre, in ingresso e in servizio, momenti di tangenza tra i mediatoridelle diverse istituzioni che operano con e per il patrimonio, affinché possano conoscersi, costruire unlinguaggio comune, arricchirsi reciprocamente facendo riferimento e utilizzando i rispettivi saperi dicompetenza, praticare un incontro di meta-riflessione e di ricerca-azione sulle loro praticheprofessionali.

I musei sono le istituzioni culturali che con maggior frequenza elaborano e attuano iniziative formativeed è pertanto prioritariamente al loro interno che deve essere curata la preparazione di addettiall’educazione al patrimonio culturale.

In Italia è stato avviato un processo di regolamentazione delle professioni museali, che ha riconosciutola missione educativa tra i compiti istituzionali con pari dignità rispetto alla conservazione e alla tutelae ha individuato come indispensabile per l’istituzione un servizio educativo responsabile delle attivitàdi mediazione rivolte ai diversi pubblici, con particolare riguardo a quello scolastico, all’interno delquale operino figure con una professionalità adeguata. In un organigramma ideale sono da prevedere equindi da formare diverse tipologie di mediatori, operanti in un settore specialistico che non va confusoné sovrapposto agli altri ambiti: due figure portanti, il responsabile dei servizi e l’educatore museale,alle quali accostare con pari importanza, ma diverse curvature, specializzazioni e attributi, altri addettiai lavori, ad esempio l’esperto di laboratorio, l’animatore di attività.

In particolare in riferimento alla mediazione del patrimonio culturale, il principio fondamentale daconsiderare è quello della competenza specifica: tali figure professionali richiedono una solidapreparazione iniziale, come pure un adeguato iter di formazione e aggiornamento in servizio e unaconseguente strutturazione della carriera.Risulta essenziale soprattutto prevedere momenti formativi, percorsi di ricerca-azione e progetti svolticon altre istituzioni culturali ed agenzie formative, un ambito di lavoro che sollecita e agevola lamaturazione di un approccio alla conoscenza e alla mediazione del patrimonio coerente con le suecaratteristiche specifiche di interdisciplinarietà, multiculturalità, relatività, complessità, diffusione…Nell’ambito di tali momenti, percorsi e progetti i mediatori museali potranno superare due limitazioniconcettuali e operative frequenti e inadeguate in riferimento alla pedagogia del patrimonio: lamonodisciplinarietà collegata alla specificità tematica del museo di appartenenza, la ridotta attenzioneal territorio quale fonte di conoscenze ed insieme di beni con e sui quali operare.

Per il ruolo, i compiti e le responsabilità esercitati dai professionisti dei servizi educativi e inparticolare per la figura del responsabile, è richiesto un repertorio di titoli di studio e di esperienze,pregresse e in itinere, nella logica dell’“alto profilo”. E’ ben presente e urgente la necessità diindividuare percorsi formativi adeguati e coerenti per poter conseguire i requisiti richiesti e acquisire leconoscenze e le abilità ritenute irrinunciabili, una necessità alla quale sarà possibile rispondere soloattraverso un proficuo confronto con le università e le agenzie preposte alla formazione.

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Documenti

2005, 5 luglio - ICOMOS (International council on monuments and sites), Carta di Ename perl’interpretazione dei siti del patrimonio culturale

Principio 7: Ricerca, valutazione e formazioneL’interpretazione di un sito culturale e’ un processo continuativo ed in evoluzione dicontestualizzazione e comprensione che richiede un lavoro continuo di ricerca, formazione evalutazione.7.5 La formazione di professionisti qualificati nelle discipline specialistiche dell’interpretazione delpatrimonio, come la conservazione, la creazione dei contenuti, la gestione, la tecnologia, la guida el’educazione rappresenta un obiettivo cruciale. Inoltre i programmi accademici basilari devonoincludere una componente d’interpretazione nei loro corsi di studio.7.6 I programmi di formazione e i corsi in situ devono porsi l’obiettivo di aggiornare e informare ilpersonale d’ogni livello addetto al patrimonio culturale e alla sua interpretazione e le comunitàassociate degli sviluppi recenti e delle innovazioni nel campo.

2005, 24 ottobre - Conferenza permanente delle Associazioni museali italiane: AMACI, AMEI,ANMLI, AIMS, ICOM ITALIA, SIMDEA, ICOM ITALIA, Carta nazionale delle professioni museali

Responsabile dei servizi educativi

Requisiti per l’accesso all’incarico- laurea specialistica secondo l’ordinamento attuale o diploma di laurea secondo il vecchio

ordinamento in discipline attinenti alle specificità del museo che preveda percorsi formativiinerenti la pedagogia, la comunicazione e la formazione;

- corsi di specializzazione e/o master in discipline attinenti il museo e/o l’educazione al patrimonioculturale;

- conoscenza almeno della lingua inglese;- due anni di esperienza in musei, in istituti culturali ed educativi.

Educatore museale

Requisiti per l’accesso all’incarico- laurea triennale secondo l’ordinamento attuale o diploma di laurea secondo il vecchio ordinamento

in discipline attinenti il museo;- corsi di formazione e/o master relativi alla pedagogia del patrimonio culturale;- conoscenza almeno della lingua inglese.

Riferimenti bibliografici

BALDIN 2002BODO 2003CALCAGNINI – DIANI - MASCHERONI 2002CABASINO 2005DE CARLI 2003DONNA 2001DONNA 2003DONNA 2004GABRIELLI 2001HEIN 1998IACONO - FURIA 2004I servizi educativi nei musei storico-artistici 2002

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 56

I servizi educativi del museo e del territorio: profili professionali e percorsi formativi 2002I servizi educativi nei musei milanesi 2002L’attività didattica nel cuore del museo. Gli attori e i modelli di gestione 2003MATTOZZI 2000NUZZACI 2001QUARTAPELLE 1999SANI - TROMBINI 2003SEKULES - XANTHOUDAKI 2003XANTHOUDAKI 2003

Riferimenti sitografici

International council of museums (ICOM) - www.icom.org

Comitato italiano ICOM - www.icom-italia.org

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Committee for education and cultural action (CECA) - ceca.icom.museum

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Centro di didattica museale presso l’Università di Roma Tre - musei.educ.uniroma3.it

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 57

Tesi 13. La ricerca e l’alta formazione per l’educazione al patrimonio

L’educazione al patrimonio è un campo di ricerca nel quale si elaborano teorie e proposte diapplicazione rivolte agli insegnanti e agli educatori museali, si producono modelli di trasposizione ditesti esperti in materiali didattici atti a promuovere l’apprendimento, si riflette sulle esperienzedidattiche ed educative, si elaborano metodi di valutazione dei servizi educativi, dei percorsi formativie dei loro esiti. La ricerca ha bisogno di essere promossa nelle sedi di alta formazione con piani distudio che abbiano come scopo la formazione di ricercatori le cui competenze siano specializzate nelcampo dell’educazione al patrimonio.

Attualmente non ci sono né corsi di laurea né dottorati né master che contemplino la promozione dicompetenze alla ricerca sull’educazione al patrimonio. I corsi di laurea in conservazione dei beniculturali, i corsi di lettere e filosofia, i corsi di storia, i corsi di scienze si danno lo scopo di formarericercatori nelle discipline, i master dedicati alla formazione di operatori museali si limitano a formareprofessionisti della organizzazione di attività educative, i corsi di laurea in scienze della formazioneprimaria e i corsi di formazione degli insegnanti secondari provvedono a formare competenze alladocenza.Sarebbe importante che sia i corsi triennali sia quelli biennali implicassero insegnamenti capaci diorientare le vocazioni verso i vari aspetti dell’educazione al patrimonio con proposte di temi e diattività laboratoriali orientate alla valorizzazione dei beni culturali in rapporto agli studi disciplinari.Ma, soprattutto risolutivo, sarebbe che si istituissero dottorati disposti a incoraggiare e promuovere lecompetenze alla ricerca sui vari problemi che l’educazione al patrimonio pone al mondo educativo e aquello della conservazione dei beni culturali. E che nei corsi di laurea destinati alla formazione degliinsegnanti si istituissero insegnamenti e laboratori dedicati all’educazione al patrimonio.Gli istituti universitari sono molto spesso collocati in sedi che appartengono al patrimonio culturale e leuniversità sono proprietarie di musei e di altri beni del patrimonio culturale.

Nota bene: la tesi è in corso di elaborazione. I documenti, le referenze bibliografiche esitografiche sono da completare.

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Tesi 14. Il territorio nell’educazione al patrimonio

Intendiamo il territorio come il tessuto connettivo nel quale si radica il patrimonio culturale di unacomunità, inteso come sistema complesso di segni. Luogo di costruzione e riconoscimento delleidentità individuali e collettive, esso si manifesta come un continuum spaziale e temporale dotato diqualità peculiari: materiali, storiche, simboliche, relazionali. Il patrimonio culturale territoriale èdunque un sistema stratificato in cui si intersecano l’ambiente naturale e quello antropico e le forme digestione del territorio stesso. In qualche modo esso rappresenta l’esito, mai dato in modo definitivo, deiprocessi di relazione che nel tempo hanno connotato le identità dei luoghi.

Il territorio diviene fine, strumento e materia di educazione al patrimonio facendo sì che linguaggi,memorie, racconti, documentazioni fotografiche, piani urbanistici, tracce, testimonianze, da materialiinerti diventino strumenti e contenuti culturali, indicatori della funzione e della tipologia originariadell'area, dei mutamenti avvenuti nel corso del tempo e dei loro motivi in rapporto alla vitacomunitaria, descrittori della perdita di funzionalità rispetto al prevalere di nuove esigenze economichee sociali, risorse per una progettualità territoriale condivisa.

La conoscenza di un territorio sottintende infatti che si sappia dare un significato agli oggetti cheinsistono o rinviano a quell'area, riconoscendone le valenze fisiche e ambientali, storiche, culturali,funzionali, ma anche memoriali, ritualistiche, sentimentali, indagando sulla continuità o meno delle suestrutture, alternando decostruzione e ricostruzione tramite il ricorso consapevole alle fonti più diverse.

L’interpretazione dei caratteri distintivi di un territorio allora, condotta con l’ausilio dei presidiculturali e formativi del patrimonio, chiamati a testimoniare il loro carattere di luoghi aperti allapartecipazione della comunità, se diretta a tutelare i segni attraverso cui ogni cittadino riscopre eridefinisce continuamente la propria identità culturale, assume anche una insostituibile funzioneeducativa e civica.

Operazione insieme progettuale e di interpretazione, questo modo di considerare il territorio, comesistema complesso dove sono situati i beni del patrimonio e come patrimonio esso stesso, si propone distimolare un nuovo rapporto con il contesto spaziale nel quale viviamo, rafforzando il senso diappartenenza e una memoria collettiva oggi sempre più fragili, anche attraverso la selezione condivisadegli elementi di cui si intende promuovere la conoscenza e la conservazione.

Il territorio come ambiente polivalente di apprendimento è anche risorsa per il rinnovamento degliinsegnamenti scolastici, che investe contenuti, metodi di ricerca e competenze operative.La sua conoscenza richiede infatti che si pensi e pratichi un'originale educazione dello sguardo,funzione che in rapporto al territorio innesca relazioni simboliche e rinvia a patrimoni comuni, e dellaparola, che integri la sensibilità visiva in una dimensione narrativa. Competenze che devono intersecarequelle relative alla tematica e alle trasformazioni del territorio in generale, ai momenti e ai luoghi dellasua storia in particolare, agli strumenti e alle tecniche di studio e di rappresentazione (visiva, verbale,informatica...) e all'uso della documentazione specifica disponibile.

La definizione di territorio viene spesso distinta e affiancata dal concetto, ancora controverso evariamente declinato nelle diverse comunità professionali che se ne occupano, di paesaggio, inteso nonsolo come patrimonio naturalistico, che anche l’educazione al patrimonio culturale deve includere.

Secondo l’approccio socio-antropologico, nell’essere percepiti in relazione tra loro e connessi insistema, i vari elementi che costituiscono un territorio acquistano una carica semiotica ulteriore ediventano dei significanti all'interno dello spazio organizzato in cui vive e opera un gruppo. In questosenso il paesaggio si definisce in quanto organizzazione del territorio, suo volto visibile; esso esprimel'identità culturale delle società che lo abitano, le dinamiche interne, le relazioni con l'ambientenaturale, i modi di produzione, di utilizzo delle risorse naturali, di manifestare la religiosità, i momentiludici, il gusto estetico, le relazioni sociali.La conoscenza del paesaggio letto allora come sistema di segni, in rapporto alla società che lo produce,ai suoi interni metabolismi, al dialogo o ai conflitti che si manifestano nelle diverse culture e che ne

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hanno disegnato le specifiche curvature, richiede competenze aggiuntive in grado di riconoscere erestituire le dinamiche, conflittuali o di continuità, che ne hanno modulato le trasformazioni, e divienea sua volta campo concreto di ricerca e di educazione.

Nella prospettiva che i saperi del territorio e del paesaggio debbano partecipare alla costruzione di unadimensione contemporanea di cittadinanza, essi devono includere e valorizzare anche le competenzedella comunità residente riguardo al proprio contesto di vita, che derivano dall'agire quotidianamentequegli spazi, fruirne in quanto 'ambiente' di abitazione, di lavoro, di relazione e di socialità.È principalmente dallo sviluppo di attività di conoscenza e sensibilizzazione delle popolazioni residentie fruitrici di un dato contesto spaziale, infatti, che può svilupparsi una vera e propria domanda socialediffusa di ‘paesaggio di qualità’ essenziale per le decisioni pubbliche relative al territorio.

Documenti

1972, 16 novembre - UNESCO, Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale delpatrimonio culturale e naturale

1993, ottobre (St. Malò) - Regioni Andalusia, Languedoc-Roussillon e Toscana, Carta del PaesaggioMediterraneo

1994, maggio (Aalborg - Danimarca) - Partecipanti alla conferenza europea sulle città sostenibili,Carta delle città europee per uno sviluppo durevole e sostenibile

1995, novembre (Sofia) - Ministri dell’ambiente di 55 Stati, Strategia paneuropea della diversitàbiologica e paesaggistica

1995, novembre (Parigi) - OIA (Observatoire International de l’Architecture), Direttiva europeasull’architettura e l’ambiente di vita

1998, ottobre - Commissione europea, Quadro d’azione per uno sviluppo urbano sostenibilenell’Unione Europea

1999, maggio, Postdam – Consiglio informale dei ministri responsabili del territorio negli stati memeridell’Unione europea, Schema di sviluppo dello spazio europeo

2000, 19 luglio - Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Convenzione europea del paesaggio(ratifica italiana con Legge 9 gennaio 2006 n.14, Norme su paesaggio e ambiente - GU n. 16 del 21-1-2006 – Suppl. Ordinario n.16)

Capitolo I - Disposizioni generaliArticolo 1. Definizionia. “Paesaggio” designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, ilcui carattere deriva dall’azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni;

Articolo 2. Campi di applicazione[…] la presente Convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali,rurali, urbani e peri-urbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concernesia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana, sia ipaesaggi degradati.

Capitolo II. Provvedimenti nazionaliArticolo 5. Provvedimenti generaliOgni parte si impegna a:

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 60

a. riconoscere giuridicamente il paesaggio in quanto componente essenziale del contesto di vita dellepopolazioni, espressione della diversità del loro comune patrimonio culturale e naturale e fondamentodella loro identità.

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 2. Patrimonio culturale1.Il patrimonio culturale è costituito dai beni culturali e dai beni paesaggistici[…]3. Sono beni paesaggistici gli immobili e le aree indicati all’articolo 134, costituenti espressione deivalori storici, culturali, naturali, morfologici ed estetici del territorio, e gli altri beni individuati dallalegge o in base alla legge

Articolo 131. Salvaguardia dei valori del paesaggio1.Ai fini del presente codice per paesaggio si intende una parte omogenea di territorio i cui caratteriderivano dalla natura, dalla storia umana o dalle reciproche interrelazioni.2.La tutela e la valorizzazione del paesaggio salvaguardano i valori che esso esprime qualimanifestazioni identitarie percepibili.

Riferimenti bibliografici

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Riferimenti sitografici

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Icomos international scientific committee on cultural landscapes - www.icomos.org/landscapes/

http://www.regione.emilia-romagna.it/paesaggi/index.asp

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 61

Il sito, ampiamente documentato, introduce alla diverse accezioni del termine paesaggio, e presenta conschede commentate numerosi atti internazionali adottati dal 1993

http://www.aedon.mulino.it/archivio/2005/3/priore.htmLa rivista di arti e diritto on line “Aedon” pubblica un importante intervento di Riccardo Priorededicato alla Convenzione europea del paesaggio, dal titolo Verso l’applicazione della Convenzioneeuropea del paesaggio in Italia.

http://www.bap.beniculturali.it/attivita/tutela_paes/convenzione.htlm

Ecomuseo urbano di Torinohttp://www.comune.torino.it/ecomuseo/

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 62

Tesi 15. Gli organismi politico-amministrativi e non governativi per l’educazione al patrimonio

Gli interventi per la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale costituiscono la condizionenecessaria perché l’educazione ad esso inerente possa essere elaborata ed attuata.È affidato alle istituzioni politico-amministrative, nazionali e sovranazionali, (governi, amministrazionipubbliche, Consiglio d’Europa, Unione europea…) il compito di tutelare e valorizzare culturalmente letracce materiali e immateriali che le comunità di cui sono rappresentanti considerano propriopatrimonio culturale attraverso atti (normative, raccomandazioni, atti di indirizzo…) che stabiliscano lelinee guida alle quali attenersi e individuino gli obiettivi e le strategie nonché le risorse umane,strumentali ed economiche utilizzabili. Gli organi che si occupano di cultura e di formazione (ministeri,commissioni…) sono chiamati ad attuare le linee guida definite dalle istituzioni, adottando iprovvedimenti e promuovendo le iniziative necessarie.Gli atti e le iniziative adottati e promossi dalle istituzioni politico-amministrative e dai loro organidevono affermare con forza il principio dell’inalienabilità dei beni culturali di proprietà pubblica, inquanto costitutivi dell’identità della collettività, espressioni di valori, di memoria e di vicende storichecondivise, componenti di un insieme coerente diffuso, di un tessuto culturale e civile che unisceterritorio e popolazione ed è da proteggere e valorizzare in quanto tale.Un contributo significativo alla tutela e alla valorizzazione culturale del patrimonio sul piano nazionalee sovranazionale può venire dalle indicazioni e dalle iniziative delle organizzazioni non governativeUNESCO e ICOM, che operano nell’ambito della cultura e della formazione.

Il compito delle istituzioni politico-amministrative e dei loro organi dovrebbe consistere tra l’altro nel:- promuovere e sostenere attività di ricerca per l’individuazione e lo studio sia dei componenti del

patrimonio, comprese le sue concettualizzazioni ed interpretazioni, sia delle necessità conservativee di protezione che presentano, sia infine delle più opportune azioni per valorizzarli singolarmentee come insieme;

- istituire organismi dedicati alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio, dotandoli, al fine direndere possibile lo svolgimento della loro missione, di adeguate risorse umane, strumentali efinanziarie nonché di linee guida di riferimento;

- promuovere l’assunzione di un ruolo attivo e responsabile nei confronti del patrimonio in ogniambito della società e, a questo scopo, rendere noti gli esiti delle attività di ricerca e i contenutidelle normative che riguardano i beni culturali e paesaggistici, sottolineando in particolare ilverificarsi di un’interazione costante tra collettività e componenti del patrimonio e l’importanzache tale rapporto divenga consapevole;

- stimolare e favorire, per la tutela e la valorizzazione del patrimonio, la cooperazione tra tutte lerealtà che la società esprime, istituzionali e non, pubbliche e private, individuali e associative;

- sollecitare e sostenere, con iniziative e risorse, la formazione iniziale e l’aggiornamento delleprofessionalità che lavorano con e per i beni culturali e paesaggistici nell’ambito sia pubblico cheprivato;

- fondare i presupposti (normative, professionalità, risorse, ricerche…) perché le articolate realtàdell’ambito della formazione considerino i beni culturali e paesaggistici strumenti, oggetti e finiimprescindibili della loro azione e possano elaborare e attuare, all’interno dei loro programmi,percorsi educativi inerenti il patrimonio, intesi a formare sia il pubblico scolastico che i docenti,futuri e in servizio;

- creare le condizioni normative e pratiche utili affinché gli operatori pubblici e privati della culturae dell’istruzione possano agire per l’educazione al patrimonio in modalità di partenariato, comesistema formativo integrato;

- riformulare normative e iniziative in rispondenza ai continui cambiamenti che l’insieme delpatrimonio vive nel tempo e al variare delle contingenze culturali.

La loro azione deve fondarsi non su un’ottica economicistica, che fa prevalere il valore monetario delpatrimonio culturale e quindi la logica del profitto per la sua gestione, bensì sulla concezione dei beniculturali e paesaggistici quali risorse preziose per lo sviluppo globale della collettività e deve quindiprevedere tutela, gestione e valorizzazione come fasi interconnesse e imprescindibili. Ne consegue cheogni progetto rivolto ai beni deve essere parte di un programma complessivo e unitario di intervento su

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e per il patrimonio della collettività e deve essere sottoposto, qualora sia elaborato e attuato da privaticittadini su e per beni di loro proprietà o a loro affidati in gestione, all’autorizzazione e allasupervisione degli organismi istituzionali preposti alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio.

Per svolgere efficacemente il loro compito le istituzioni politico-amministrative e i loro organi devonoavvalersi tra gli altri di saperi esperti relativi al patrimonio e all’educazione ad esso pertinente, nonchédi ogni sapere connesso ai beni da tutelare e valorizzare (regole di conservazione, valenze per lacollettività, storia…). Essenziale è anche il coinvolgimento dei saperi che riguardano l’ambito dellaformazione in tutte le sue articolazioni (scolastica, permanente, di aggiornamento professionale, nonformale, informale), poiché tale ambito risulta cruciale ai fini della tutela e valorizzazione delpatrimonio.I rappresentanti delle istituzioni culturali e gli altri operatori della cultura e dell’istruzione sono daconsiderare gli interlocutori più idonei in quanto depositari dei saperi esperti da attivare.

Per quanto concerne il patrimonio e l’educazione ad esso attinente, le istituzioni politico-amministrative devono inoltre tener conto delle indicazioni e del dibattito culturale in atto presso leorganizzazioni non governative, come UNESCO e ICOM, impegnate a livello sovranazionale per lacultura e la formazione. La cooperazione può offrire alle istituzioni politico-amministrativel’opportunità di avvalersi di collaborazioni esperte, di individuare obiettivi e strategie da adottare e diacquisire gli esiti di esperienze già compiute altrove. Può inoltre favorire una visione multiculturale einterrelata del patrimonio delle singole collettività e indurre all’assunzione di una prospettiva più ampiaquale riferimento d’azione, quella del patrimonio culturale dell’umanità.

Le istituzioni politico-amministrative hanno il dovere di intervenire per garantire tutela evalorizzazione anche di beni culturali e paesaggistici di proprietà privata che rivestono valenzeidentitarie per la collettività, ferma restando la loro appartenenza giuridica, consentendo l’alienazione ola vendita all’interno dei confini nazionali, ma non la distruzione, la modifica o la dispersione.Legittima le istituzioni politico-amministrative ad intervenire nel ruolo di tutrici del patrimonioculturale pubblico e privato l’interesse della collettività che rappresentano: essa è l’effettiva erede eproprietaria dei beni depositari dell’identità comune ed è titolare di diritti e doveri nei loro riguardi, ilcui esercizio e rispetto vengono in parte delegati alle istituzioni sulla base del “patto di cittadinanza”costitutivo dello stato.

Documenti

1954, 14 maggio – UNESCO, Convenzione dell’Aja per la protezione dei beni culturali in caso diconflitto armato(web.tiscali.it/osservatoriobc/)

1954, 14 maggio – UNESCO, Primo protocollo alla Convenzione dell’Aja(web.tiscali.it/osservatoriobc/)

1970, 14 novembre – UNESCO, Convention on the means of prohibiting and preventing the illicitimport, export and transfer of ownership of cultural property

1972 – UNESCO, Convenzione riguardante la protezione sul piano mondiale del patrimonio culturalee naturale

Articolo 4.Ciascuno Stato partecipe della presente Convenzione riconosce che l’obbligo di garantirel’identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e trasmissione alle generazioni future delpatrimonio culturale e naturale di cui agli articoli 1 e 2, situato sul suo territorio, gli incombe in prima

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persona. Esso si sforza di agire a tal fine sia direttamente con il massimo delle sue risorse disponibili,sia, all’occorrenza, per mezzo dell’assistenza e della cooperazione internazionale di cui potràbeneficiare, segnatamente a livello finanziario, artistico, scientifico e tecnico.

Articolo 5.Per garantire una protezione e una conservazione le più efficaci possibili e una valorizzazione la piùattiva possibile del patrimonio culturale e naturale situato sul loro territorio, gli Stati partecipi dellapresente Convenzione, nelle condizioni appropriate ad ogni paese, si sforzano quanto possibile:a. di adottare una politica generale intesa ad assegnare una funzione al patrimonio culturale e naturalenella vita collettiva e a integrare la protezione di questo patrimonio nei programmi di pianificazionegenerale;b. di istituire sul loro territorio, in quanto non ne esistano ancora, uno o più servizi di protezione,conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale, dotati di personale appropriato,provvisto dei mezzi necessari per adempiere i compiti che gli incombono;c. di sviluppare gli studi e le ricerche scientifiche e tecniche e perfezionare i metodi di intervento chepermettono a uno Stato di far fronte ai pericoli che minacciano il proprio patrimonio culturale onaturale;d. di prendere i provvedimenti giuridici, scientifici, tecnici, amministrativi e finanziari adeguati perl’identificazione, protezione, conservazione, valorizzazione e rianimazione di questo patrimonio;e. di favorire l’istituzione o lo sviluppo di centri nazionali o regionali di formazione nel campo dellaprotezione, conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale e naturale e promuovere la ricercascientifica in questo campo.

Articolo 6.1. Nel pieno rispetto della sovranità degli Stati sul cui territorio è situato il patrimonio culturale enaturale di cui agli articoli 1 e 2 e impregiudicati i diritti reali previsti dalla legislazione nazionale sudetto patrimonio, gli Stati partecipi della presente Convenzione riconoscono che esso costituisce unpatrimonio universale alla cui protezione l’intera comunità internazionale ha il dovere di cooperare.

Articolo 27.1. Gli Stati partecipi della presente Convenzione si sforzano con tutti i mezzi appropriati, segnatamentecon programmi d’educazione e informazione, di consolidare il rispetto e l’attaccamento dei loro popolial patrimonio culturale e naturale definito negli articoli 1 e 2 della Convenzione.

1994 – UNESCO, Manifesto per le biblioteche pubbliche

Finanziamento, legislazione e reti[…]- La biblioteca pubblica rientra nelle responsabilità delle autorità locali e nazionali. Deve essere retta dauna legislazione specifica e finanziata dalle amministrazioni nazionali e locali. Deve costituire unacomponente essenziale di ogni strategia a lungo termine per la cultura, per la diffusionedell'informazione, dell'alfabetismo e dell'istruzione.[…]

Funzionamento e gestione- Deve essere formulata una politica chiara che definisca gli obiettivi, le priorità e i servizi tenendoconto dei bisogni della comunità locale. La biblioteca pubblica deve essere organizzata in manieraefficace e devono essere osservati standard professionali di funzionamento.- Deve essere garantita la cooperazione con i partner relativi, ad esempio gruppi di utenti e altriprofessionisti a livello sia locale, regionale e nazionale, sia internazionale. […]- Il bibliotecario è un intermediario attivo tra gli utenti e le risorse. La formazione e l'aggiornamentoprofessionale del bibliotecario sono indispensabili per garantire servizi adeguati. - Devono essere svolte attività all'esterno e programmi di istruzione degli utenti affinché questipossano trarre vantaggio da tutte le risorse.

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1997 - Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Recommendation n. R (97) 2 on sustained care ofthe cultural heritage against physical deterioration due to pollution and other similar factors

1999, 26 marzo – UNESCO, Second protocol to the Hague Convention

2004 – ICOM (International council of museums), Icom code of ethics for museums

1.[…]PrincipleMuseums are responsible for the tangible and intangible natural and cultural heritage. Governingbodies and those concerned with the strategic direction and oversight of museums have a primaryresponsibility to protect and promote this heritage as well as the human, physical and financial resorcesmade available for that purpose.

Institutional standing1.1 Enabling documentationThe governing body should ensure that the museum has a written and published constitution, statute orother public document in accordance with national laws, which clearly states the museum’s legalstatus, mission, permanence and non-profit nature.

Financial resources1.9 FoundingThe governing body should ensure that there are sufficient funds to carry out and develop the activitiesof the museum.

Personnel1.14 Competence of museum personnelThe employment of qualified personnel with the expertise required to meet all responsabilities isnecessary.1.15 Training of personnelAdequate opportunities for the continuing education and professional development of all museumpersonnel should be arranged […]

2 […]PrincipleMuseums have the duty to acquire, preserve and promote their collection as a contribution tosafeguarding the natural, cultural and scientific heritage. Their collections are a significant publicinheritage […] Inherent in this public trust is the notion of stewardship that includes rightfulownership, permanence, documentation, accessibility and responsible disposal.

Removing collections2.13 Deaccessioning from museum collectionsThe removal of an object or specimen from a museum collection must only be undertaken with a fullunderstanding of the significance of the item, its character (wether renewable or non-renewable), legalstanding and any loss of public trust that might result from such action.2.16 Income from disposal of collectionsMuseum collection are held in public trust and may not be treated as a realisable asset. […]

Care of collection2.18 Collection continuityThe museum should establish and apply policies to ensure that its collections (both permanent andtemporary) and associated information, properly recorded, are available for current use and will bepassed on to future generations in as good and safe a condition as practicable […]

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2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 1. Principi1. In attuazione dell’articolo 9 della Costituzione, la Repubblica tutela e valorizza il patrimonioculturale in coerenza con le attribuzioni di cui all’articolo 117 della Costituzione e secondo ledisposizioni del presente codice.3. Lo Stato, le regioni, le città metropolitane, le province e i comuni assicurano e sostengono laconservazione del patrimonio culturale e ne favoriscono la pubblica fruizione e la valorizzazione.4. Gli altri soggetti pubblici, nello svolgimento della loro attività, assicurano la conservazione e lapubblica fruizione del loro patrimonio culturale.5. I privati proprietari, possessori o detentori di beni appartenenti al patrimonio culturale sono tenuti agarantirne la conservazione.

Articolo 3. Tutela del patrimonio culturale1. La tutela consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette, sulla base diun’adeguata attività conoscitiva, ad individuare i beni costituenti il patrimonio culturale ed a garantirnela protezione e la conservazione per fini di pubblica fruizione.2. L’esercizio delle funzioni di tutela si esplica anche attraverso provvedimenti volti a conformare eregolare diritti e comportamenti inerenti al patrimonio culturale.Articolo 4. Funzioni dello Stato in materia di tutela del patrimonio culturale1. […] le funzioni stesse sono attribuite al Ministero per i beni e le attività culturali, […], che leesercita direttamente o ne può conferire l’esercizio alle regioni. […]2. Il Ministero esercita le funzioni di tutela sui beni culturali di appartenenza statale anche se inconsegna o in uso ad amministrazioni o soggetti diversi dal Ministero.

Articolo 6. Valorizzazione del patrimonio culturale1. La valorizzazione consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette apromuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni diutilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso. Essa comprende anche la promozione ed ilsostegno degli interventi di conservazione del patrimonio culturale.2. La valorizzazione è attuata in forme compatibili con la tutela e tali da non pregiudicarne le esigenze.3. La Repubblica favorisce e sostiene la partecipazione dei soggetti privati, singoli o associati, allavalorizzazione del patrimonio culturale.

Articolo 7. Funzioni e compiti in materia di valorizzazione del patrimonio culturale2. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali perseguono il coordinamento,l’armonizzazione e l’integrazione delle attività di valorizzazione dei beni pubblici.

Articolo 17. Catalogazione1. Il Ministero, con il concorso delle regioni e degli altri enti pubblici territoriali, assicura lacatalogazione dei beni culturali e coordina le relative attività.

Articolo 20. Interventi vietati1. I beni culturali non possono essere distrutti, danneggiati o adibiti ad usi non compatibili con il lorocarattere storico o artistico oppure tali da recare pregiudizio alla loro conservazione.2. Gli archivi non possono essere smembrati.

Articolo 54. Beni inalienabili

Articolo 55. Alienabilità di immobili appartenenti al demanio culturale

Articolo 56. Altre alienazioni soggette ad autorizzazione

Articolo 111. Attività di valorizzazione1. Le attività di valorizzazione dei beni culturali consistono nella costituzione ed organizzazione stabiledi risorse, strutture o reti, ovvero nella messa a disposizione di competenze tecniche o risorse

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finanziarie o strumentali, finalizzate all’esercizio delle funzioni ed al perseguimento delle finalitàindicate all’articolo 6. A tali attività possono concorrere, cooperare o partecipare soggetti privati.

Articolo 114. Livelli di qualità della valorizzazioneIl Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università, fissanoi livelli uniformi di qualità della valorizzazione e ne curano l’aggiornamento periodico.

Articolo 118. Promozione di attività di studio e ricerca1. Il Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università e dialtri soggetti pubblici e privati, realizzano, promuovono e sostengono, anche congiuntamente, ricerche,studi ed altre attività conoscitive aventi ad oggetto il patrimonio culturale.

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for society

Section III – Shared responsibility for cultural heritage and public partecipationArticle 11 – The organisation of public responsibilities for cultural heritageIn the management of the cultural heritage, the parties undertake to:a. promote an integrated and well-informed approach by public authorities in all sectors and at all

levels;b. develop the legal, financial and professional frameworks which make possible joint action by

public authorities, experts, owners, investors, businesses, non-governamental organisations andcicil society;

c. develop innovative ways for public authorities to co-operate with other actors;d. respect and ecourage voluntary initiatives which complement the roles of public authorities;e. encourage non-governamental organisations concerned with heritage conservation to act in the

public interest.

2006, 20 febbraio - Misure speciali di tutela e fruizione dei siti italiani di interesse culturale,paesaggistico e ambientale, inseriti nella “lista del patrimonio mondiale”, posti sotto la tuteladell'UNESCO, legge n. 77

Riferimenti bibliografici

BRANCHESI 1999BRANCHESI 2001BRUNI 2004DE VARINE 2005Il patrimonio mondiale ai giovani 2002MONTELLA 2003SETTIS 2002Verso un sistema nazionale di educazione al patrimonio culturale. Materiali di lavoro dellaCommissione ministeriale, Ministero per i beni e le attività culturali 1999

Riferimenti sitografici

UNESCO - portal.unesco.org/culture/

Consiglio d’Europa - www.coe.int

International council of museums (ICOM) - www.icom.org

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International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Committee for education and cultural action (CECA) - ceca.icom.museum

Ministero per i beni e le attività culturali - www.beniculturali.it

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Ministero della pubblica istruzione - www.istruzione.it

Ministero dell’università e della ricerca - www.miur.it

Osservatorio permanente per la protezione dei beni culturali e ambientali in area di crisi –web.tiscali.it/osservatoriobc/

Direzione generale culture, identità e autonomie della Lombardia - www.lombardiacultura.it/

Direzione cultura della Regione Veneto - www.regione.veneto.it

Istituto per i beni artistici, culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna -www.ibc.regione.emilia-romagna.it

Patrimonio Sos – www.patrimoniosos.it/Creato da un gruppo di volontari nel 2002, il sito si offre come piattaforma di conoscenza e di dialogosulla normativa, i dibattiti pubblici e le iniziative che coinvolgono il patrimonio culturale italiano.

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Tesi 16. Il partenariato nell’educazione al patrimonio

Un’efficace azione di educazione al patrimonio culturale trova nel partenariato una sua corretta eproficua modalità di realizzazione, perché promuove la riflessione, il confronto e la condivisione traistituzioni diverse, con l’intento comune di dare rilevanza formativa all’esperienza, per provocare unapprendimento non solo di natura cognitiva, ma più complesso e completo e nel segno della continuità.

Rispetto ad una didattica dei beni culturali, che si realizza per mezzo di esperienze episodiche, centratesulla fruizione tematica del patrimonio culturale, utilizzandolo solo per l’esplorazione ol’approfondimento di specifici contenuti, il progetto educativo concertato e condiviso da scuola-museo-territorio consente a istituzioni con finalità e culture diverse di costruire insieme un percorso diapprendimento e di formazione con caratteristiche e requisiti specifici, di ideare proposte collegate alladidattica “in aula” per realizzare esiti formativi spendibili, concreti, verificabili.Le attività educative infatti producono risultati efficaci se contrassegnate dalla continuità, sottratte allaprecarietà e all’episodico.

La progettazione interistituzionale richiede il reciproco riconoscimento e rispetto delle specificitàproprie di ogni istituzione, risultando necessario distinguere ruoli, funzioni, competenze.Lavorare in partenariato significa riflettere sui bisogni dei destinatari e interrogarsi su quali sono iconcetti chiave, i vari domini culturali dei saperi di appartenenza: gli attori che costituiscono il gruppodi lavoro sono ognuno portavoce della propria formazione, cultura e professionalità, in una reciprocarelazione di scambio. Il partenariato richiede una continua mediazione: la contrattualità stabilita tracoloro che rappresentano istituzioni diverse implica la volontà di assumere il progetto ed esseredisponibili a confrontarsi rispetto alle modalità operative consolidate, per integrare in un insiemecoerente saperi, competenze e strategie.Sapersi ‘spogliare’ del proprio punto di vista, per accogliere quello altrui, far interagire gli ambiti dicompetenza e uscire dal proprio specifico professionale richiede un lavoro di continua auto- riflessionepersonale e di gruppo. È necessario tutelare ed esaltare le diverse professionalità, garantire la coerenzatra le finalità del progetto e le finalità delle singole istituzioni.

L’istituzione scolastica e le altre agenzie formative possono avvalersi di relazioni dirette con leistituzioni culturali e diventare partner attivo, operando congiuntamente con esse, predisponendoaccordi-quadro, protocolli d’intesa, convenzioni al fine di elaborare congiuntamente progetti educativiannuali o pluriennali da parte dei responsabili delle istituzioni culturali e delle istituzioni scolastiche.

Documenti

1998, 17 marzo - Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, Recommendation n. R (98) 5 of theCommittee of ministers to member states concerning heritage educationAppendixI. Scope and definitionsFor the purpose of this recommendation :[…]2. heritage education means a teaching approach based on cultural heritage, incorporating activeeducational methods, cross-curricular approaches, a partnership between the fields of education andculture and employing the widest variety of modes of communication and expressions.

1998, 20 marzo – Accordo quadro tra il Ministero per i beni culturali e ambientali e il Ministerodell’istruzione, dell’università e della ricerca(Diffuso presso le istituzioni scolastiche tramite la C.M. n° 312 del 16 luglio 1998 del Ministero dellaPubblica Istruzione e presso le Soprintendenze dalla circolare emanata dall’Ufficio Centrale delMinistero dei Beni culturali e Ambientali (30 settembre, 1998).

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“Attività didattica. Centro per i Servizi Educativi del Museo e del territorio, attivazione opotenziamento dei servizi educativi per i beni culturali”. Allegata alla circolare, la “Bozza diconvenzione tra la Soprintendenza e l’Istituzione scolastica”.)

Entrambi i Ministeri: in considerazione del diritto di ogni cittadino ad essere educato alla conoscenza eall’uso consapevole del patrimonio culturale si impegnano a mettere a disposizione strutture, risorse edattività per il conseguimento degli obiettivi sopra richiamati.I servizi educativi, nell’ambito delle proprie funzioni, privilegeranno il rapporto con le istituzioniscolastiche elaborando congiuntamente progetti annuali pluriennali, per cui si avvarranno dellerispettive competenze. Il Ministero della Pubblica Istruzione si adopererà affinché le singole Istituzioniscolastiche, nell’ambito della loro autonomia didattica e organizzativa e in relazione alle iniziative disperimentazione dell’autonomia (D.M. 765/97) collaborino con le Soprintendenze per i BeniArcheologici, Ambientali, Architettonici, Artistici e Storici a tali fini.

1999, 25 febbraio – Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, Regolamento in materia diautonomia delle istituzioni scolastiche

Articolo 9Le istituzioni scolastiche possono promuovere e aderire a convenzioni o accordi stipulati a livellonazionale, regionale o locale, anche per la realizzazione di specifici progetti.

2001, 10 maggio – Ministero per i beni e le attività culturali, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei

Contatti e partenariato con altre istituzioni culturali in ambito nazionale e internazionaleOgni forma di accordo interistituzionale che favorisca lo studio e la ricerca in ambito museale, producal’organizzazione di qualificate iniziative congiunte, incrementi la diffusione delle tematiche proprie delmuseo e della sua area di pertinenza storica e culturale è da considerare con favore e da incoraggiare,anche in considerazione del ruolo assunto nel quadro internazionale dal patrimonio culturale, qualedeposito delle memorie dei popoli e strumento di reciproca intesa.

2004, 22 gennaio - Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 119 Diffusione della conoscenza del patrimonio culturale nelle scuole1. Il Ministero, il Ministero per l’istruzione, l’università e la ricerca, le regioni egli altri enti pubbliciterritoriali interessati possono concludere accordi per diffondere la conoscenza e favorire la fruizionedel patrimonio culturale da parte degli studenti. 2. Sulla base degli accordi previsti al comma 1, iresponsabili degli istituti e dei luoghi della cultura di cui all’art. 101 possono stipulare con le scuole diogni ordine e grado, appartenenti al sistema nazionale di istruzione, apposite convenzioni per laelaborazione di percorsi didattici, la predisposizione di materiali e sussidi audiovisivi, nonché per laformazione e l’aggiornamento dei docenti. I percorsi, i materiali e i sussidi tengono conto dellaspecificità della scuola richiedente e delle eventuali particolari esigenze determinate dalla presenza dialunni disabili.

Riferimenti bibliografici

Alla scoperta di Brera 1998BRANCHESI 2006BUFFET F 1996CALIDONI M. 2002

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 71

CALIDONI M. 2002CAMBI– GATTINI 2003DE CARLI 2003DE TROYER 2005DONNA – MASCHERONI - SIMONE 2004JACOBI – COPPEY 1996MASCHERONI 2002Tra scuola e museo: lo spazio dell’arte. Incontri, didattica, esperienze di formazione 2001

Riferimenti sitograficiConsiglio d’Europa - www.coe.int

Istituto nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione (INVALSI) - www.invalsi2.it

Ministero per i beni e le attività culturali, Centro per i servizi educativi del museo e del territorio -www.beniculturali.it/sed

Progetto europeo sull’educazione al patrimonio culturale (Hereduc) – www.hereduc.net/Il progetto Hereduc, parte del piano Comenius 2.1 nell’ambito del programma Socrates dell’Unioneeuropea, è rivolto agli insegnanti e agli altri operatori delle agenzie formative ed ha l’intento disviluppare metodi, strategie educative e materiali didattici innovativi. Il sito offre in particolare ilmanuale scaricabile Il patrimonio in classe, un repertorio di buone pratiche e un elenco di opportunitàdi formazione.

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

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Parte III. Le strategie e le modalità

Tesi 17. Il valore metodologico del patrimonio

I beni che costituiscono il patrimonio sono stati prodotti da fenomeni naturali (nel caso di beniambientali) e da persone e gruppi di persone e da società umane all’interno di contesti di civiltà. Essihanno il potere di essere segni del tempo e di testimoniare eventi della storia della Terra e/o attivitàumane, pratiche, mentalità, visioni del mondo, rapporti sociali, concezioni estetiche, evoluzionitecniche… Essi testimoniano anche i processi di produzione dei beni culturali e connotano i territori…Per questo loro potere essi sono le tracce che gli studiosi trasformano in strumenti per produrreinformazioni sul passato recente e più o meno remoto. Non c’è disciplina umanistica - specie se storica– che non elabori le conoscenze a proposito e per mezzo di beni patrimoniali (archivistici, archeologici,museali, artistici…). Le metodologie disciplinari si sono elaborate e seguitano ad elaborarsi in rapportocon il patrimonio disponibile, con le tecnologie che lo rendono più accessibile e più leggibile, conl’efficienza delle istituzioni di conservazione e pubblicazione. Questo vale nel campo della ricerca.Invece, le discipline scolastiche danno prevalenza al sapere libresco dei manuali ed occultano ilrapporto tra saperi, metodologie e beni culturali. Perciò la inclusione organica dei beni culturali neiprocessi di insegnamento ed apprendimento in vista dell’educazione al patrimonio, assume un valore diforte innovazione pedagogica e didattica. Essa può promuovere la comprensione delle metodologie chefondano le possibilità della costruzione delle conoscenze e può rivelare le questioni metodologiche chesono occultate dal sapere manualistico. Essa promuove abilità che non sono contemplabili nell’uso deimanuali: di osservazione, di analisi, di produzione delle informazioni, di produzione delle inferenze, dicritica, di produzione di conoscenze, di comunicazione, di apprezzamento estetico.

Infatti, mettere i discenti nelle condizioni di dovere leggere e interpretare fossili e musei naturalistici,siti e reperti e musei archeologici, edifici ed opere d’arte e pinacoteche, carte d’archivio e archivi, librie biblioteche, oggetti d’interesse antropologico e demoetnoantropologico comporta implicarli inpercorsi di apprendimento in cui la trama delle operazioni metodologiche può essere esperita e resamanifesta.I discenti possono, perciò, comprendere le ragioni della vigilanza metodologica e delle controversieinterpretative e diventare abili nell’applicare le procedure metodologiche apprese ai beni checostituiscono il patrimonio anche quando sono fuori dei contesti scolastici di fronte a beni culturalipertinenti ad altri patrimoni.L’uso didattico dei beni culturali richiede la promozione di esercizi di osservazione, di produzione e diorganizzazione di informazioni, di attribuzione di significati alle informazioni stesse, di collegamenticon i contesti o con altri beni culturali, di valutazione estetica, di produzione di testi.Esso abitua ad osservare il territorio come un mondo di tracce potenzialmente ricche di valoriconoscitivi ed estetici, a dare senso alle attività di tutela e di conservazione e di studio e alle istituzioniche ne agevolano l’uso pubblico.La costruzione di conoscenze scolastiche con l’uso dei beni culturali porta a pensare che esse siano ilrisultato di un processo socio-costruttivo in cui è indispensabile avere strumenti di informazione ecooperazione tra studiosi di diversa specializzazione e pratiche e tra diverse istituzioni culturali…I beni culturali si trovano sul territorio, all’interno di musei, di archivi, di biblioteche… grazie alla lorocollocazione hanno la possibilità di rinviare l’attenzione verso le istituzioni culturali e le loro funzionied il loro personale e le metodologie del loro lavoro. Essi possono essere considerati come oggettiinteressanti e/o esteticamente apprezzabili di per sé; oppure possono essere considerati cometestimonianze di attività di gruppi umani e strumenti di informazione per costruire conoscenze suaspetti e fenomeni diversi del passato. Da questo punto di vista hanno nessi molteplici tra di loro einducono attività inferenziali rilevanti per far conoscere meglio il territorio attuale, la storia a scalalocale e i problemi di conservazione, tutela e pubblicazione del patrimonio che devono affrontareamministrazioni locali e statali.

I documenti, le referenze bibliografiche e sitografiche sono da completare.

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Tesi 18. Le strategie dell’educazione al patrimonio

Il patrimonio culturale come oggetto e come strumento di conoscenza si presta ad essere incluso inprocessi di insegnamento ed apprendimento affrontati con molteplici strategie didattiche: le lezioni inpresenza di beni culturali; le lezioni con proiezioni multimediali; la ricerca storico-didattica; ladidattica ludica; le attività di studio guidate; l’apprendere in biblioteca; la didattica laboratoriale.Ciascuna di esse può contribuire a far scoprire parti del patrimonio, a farle conoscere, a farle concepirecome porzioni di un tutto. La loro alternanza e la loro combinazione nei processi di insegnamento e diapprendimento possono favorire la formazione di disposizioni alla comprensione delle funzioni e dellepotenzialità dei beni culturali e consolidare atteggiamenti di interesse e rispetto per il patrimonio.

Non ha senso parlare dei beni culturali senza mai mostrarli e senza mettere i discenti in rapporto conloro. Un primo passo verso l’educazione al patrimonio si compie quando si svolgono lezioni inpresenza di beni culturali dentro musei, pinacoteche, in siti archeologici, davanti ad architetture epaesaggi, all'interno di depositi archivistici… Anche la visita guidata può essere assimilata ad unalezione in presenza volta a trasmettere informazioni e a dare significati che incrementano il piaceredella fruizione. Però poche sono le possibilità e le occasioni di condurre i discenti al contatto direttocon i beni culturali, perciò la maggior parte delle lezioni dovrebbe essere corredata da proiezionimultimediali di immagini dei beni culturali cui il discorso fa riferimento. Attualmente le tecnologiemultimediali e la disponibilità delle immagini sul web oppure ottenute per mezzo di fotocamere digitalio con le scansioni rendono agevole l’acquisizione e la inclusione di immagini nello svolgimento dellelezioni. Un repertorio di immagini può promuovere interesse, curiosità, idee sul patrimonio reale e ildesiderio della conoscenza diretta.All’insegnante si pone il compito di trovare i modi di integrare esposizione discorsiva e beni originali oloro immagini.

La ricerca storico-didattica è la strategia diretta a far generare conoscenze per mezzo di beni culturaliconsiderati come strumenti di informazione. Può essere applicata a qualunque bene culturale e aqualunque complesso patrimoniale: archivi, biblioteche, musei, siti…Essa implica attività di formazione di conoscenze extrafonti che possono riguardare anche beniculturali. Impone attività osservative che inducono a conoscere gli aspetti salienti dei beni culturali.Promuove le capacità di produrre informazioni dirette e inferenziali e di comprendere le relazioni tra ibeni e tra essi ed i contesti e predispone le condizioni per comunicare e favorisce le attivitàcomunicative, mediante esposizioni o discorsi o testi scritti.Per questi motivi la ricerca storico-didattica dovrebbe essere una strategia ricorrente, in particolaretrovare attuazione in ogni anno scolastico, e può essere applicata in primo luogo ai beni culturali di cuidispone l’istituzione formativa: l’archivio storico, la biblioteca, a volte il laboratorio scientifico e glistrumenti, molte volte l’edificio stesso…

Modalità di ricerca sono implicate anche nella strategia dell’apprendimento in biblioteca. Mal’esperienza di uso della biblioteca produce in più la consapevolezza che le conoscenze sono elaboratee distribuite in molteplici libri e che le biblioteche sono un patrimonio della comunità, che permette aciascun suo membro di disporre di un insieme librario molto più grande di quello che un cittadinopossa formarsi da solo e di sale di lettura e di consultazione che danno agio alla concentrazione dellostudio. Nell’apprendimento in biblioteca i discenti possono scoprire riviste divulgative e libri conimmagini di beni culturali più accattivanti di quelle che trovano nei testi scolastici.

La didattica ludica rende un bene culturale affascinante perché gli permette di ‘parlare’ quandointerrogato e di rispondere alle curiosità dei discenti.La metodologia del gioco, applicata ai beni culturali, permette di cambiare approccio al sapere, ditrasformarlo in un momento di conquista, divertimento e avventura: la promessa di cambiamentodidattico, insita nella scelta di uscire dall’aula per entrare in contatto diretto con reperti storici e/oartistici, non viene tradita dalla presenza di un mediatore che racconta (e che quindi, implicitamente,ricorda agli studenti la loro incapacità “di vedere e di sentire”).

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 74

Il gioco didattico è composto da due momenti: il gioco-agito e il debriefing. Nella prima fase gli allievigiocano in senso pieno, senza pensare all’obiettivo formativo previsto dall’attività. Nella seconda fase,il master aiuta i giocatori a far riemergere a livello conscio le conoscenze apprese e la consapevolezzametacognitiva sulla funzione dei beni culturali nella loro costruzione (E. Musci)3

La strategia che connette l’insegnamento all’apprendimento nel laboratorio è utile a supporto di ognialtra strategia in ogni processo di insegnamento e apprendimento. Sia a scuola, sia negli archivi, sia neisiti e nei musei possono essere allestite attività laboratoriali nei quali docenti e/o educatori delleistituzioni culturali possono interagire con i discenti allo scopo di insegnare abilità osservative, metodidi schedature, procedure di ricerca, abilità manipolative, interpretazione di oggetti e di fenomeni. Leattività laboratoriali risultano particolarmente fruttuose se si svolgono all’interno delle istituzionimuseali in rapporto con i beni inclusi nel percorso di insegnamento.

Tutte le strategie si realizzano grazie all’uso di materiali didattici appositamente pensati ed elaboratiper assecondare e per sostenere le attività di apprendimento per mezzo e a proposito dei beni culturali.

Qualunque sia la strategia prescelta, l’uso di beni culturali in funzione degli apprendimenti richiede lastrutturazione di un processo - di scoperta dei beni culturali e di costruzione di conoscenza per loromezzo e al loro proposito - che si costituisce nella sequenza delle seguenti fasi:- definizione del tema della conoscenza;- fase preparatoria e di acquisizione di conoscenze extra-fonti;- contatto, osservazione, schedatura delle informazioni;- organizzazione delle informazioni, riflessione e produzione di inferenze;- interpretazione dei dati, organizzazione dei risultati e loro comunicazione;- riflessione metacognitiva sui beni culturali come oggetto e strumenti di conoscenza;- riflessione per riconoscere l’appartenenza dei beni culturali studiati all’insieme che costituisce il

patrimonio.

Insomma, nelle strategie volte all’educazione al patrimonio, ai fini della conoscenza che riguarda ibeni culturali deve ogni volta congiungersi il fine della presa di coscienza della loro funzione e del lorovalore e del loro essere componenti di un universo che chiamiamo patrimonio culturale.

I documenti, le referenze bibliografiche e sitografiche sono da completare.

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Tesi 19. Le discipline e il patrimonio

Dei beni che costituiscono il patrimonio culturale si occupano molte discipline: dalle scienze dellaTerra alle discipline storiche a quelle storico-artistiche e storico-musicali, alla semiotica ed etnologiaed antropologia, alla museologia, alla archivistica e alla biblioteconomia, alla geografia….Per ciascuna disciplina essi sono oggetti di studio e di ricerca e strumenti per la costruzione di basi didati. I beni culturali si prestano a facilitare le alleanze e le intersezioni fra le discipline scolastiche e laconcorrenza degli sguardi disciplinari accresce il loro significato e agevola la loro assunzione nelconcetto di patrimonio culturale.Non tutte le discipline sono presenti nei piani di studio scolastici, ma tutte sono presenti nei corsiuniversitari. Ognuna di esse può dunque concorrere alla conoscenza del patrimonio culturale e a farneobiettivo di educazione. Il compito di ciascuna può rafforzarsi nei percorsi di formazione degliinsegnanti allo scopo di renderli professionisti abili a dare al proprio insegnamento anche lo scopodell’educazione al patrimonio.A tal fine occorre che nei percorsi universitari gli studenti siano indotti a sviluppare familiarità verso ibeni culturali, a farne uso e a concepire il territorio come risultato della stratificazione di beni e dellaloro organizzazione in un sistema patrimoniale.

L’educazione al patrimonio dovrebbe essere presa in considerazione nel curricolo di ogni disciplina.Nei piani di studio scolastici essa può funzionare da punto di convergenza dei diversi insegnamentiprevisti se ciascuno di essi include i beni culturali nei loro percorsi formativi. Essa non può esseredelegata ad una sola disciplina come, ad esempio, storia dell’arte o storia, ma deve essere assunta comeimpegno da ciascuna disciplina che abbia nei beni culturali e nella loro organizzazione spaziale lastrumentazione e gli oggetti per la costruzione delle conoscenze.

Tra le discipline scolastiche, quelle storiche o storico-artistiche hanno privilegi e opportunità eresponsabilità maggiori.I privilegi sono quelli di:- avere la possibilità di usare i beni culturali di qualunque tipo come fonti;- poter fare di ogni bene culturale e di ogni complesso di beni gli oggetti di conoscenza storica;- far scoprire che ogni bene culturale e ogni complesso di beni è portatore e testimone di passati

molteplici;- dover integrare una molteplicità di beni culturali allo scopo di costruire conoscenze del passato;- rendere più evidente che i beni culturali possono essere strumenti di informazione in quanto ci sono

istituti di tutela e di studio che li rendono disponibili per gli studiosi.

Di conseguenza, l’insegnamento delle discipline storiche ha opportunità più ampie per educare alpatrimonio poiché può organizzare curricoli in cui la gamma dei beni culturali (archivistici, museali,archeologici, iconici, sonori, audiovisivi…) e degli istituti può essere inclusa nelle esperienze diapprendimento degli studenti.

Le educazioni espressive (letterarie, artistiche, musicali…) hanno la responsabilità di esaltarel’educazione estetica applicata ai beni culturali e di promuovere le capacità di comunicare i beniculturali e di formulare valutazioni critiche.La geografia deve prendere in considerazione la distribuzione e la densità spaziale dei beni culturali edha il privilegio di educare alla percezione, alla lettura e alla fruizione del patrimonio paesaggistico.Le scienze della Terra hanno il privilegio di rendere oggetto e strumento di conoscenza il patrimonioambientale.Ciascuna disciplina può fare la sua parte nei curricoli di educazione al patrimonio. Ma la lorocooperazione o la loro complicità può moltiplicare gli effetti formativi di ciascuna.

La questione interdisciplinareCome è stato scritto da Visser Travagli:

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 76

I beni culturali sono “oggetti” complessi, portatori di una pluralità di significati, che per esserecompresi coinvolgono più discipline, quindi la didattica e l’educazione museale devono assumerli inuna dimensione sistemica, attraverso processi che conducano all’acquisizione di competenze storiche,storico-artistiche, scientifiche, tecnologiche e antropologiche, ma anche di competenzeepistemologiche e metodologiche.4

Nelle definizioni e nelle pratiche conseguenti alle raccomandazioni del Consiglio d’Europal’educazione al patrimonio è considerato un approccio che deve ispirare progetti interdisciplinari. Certoi progetti possono esaltare le potenzialità educative di ciascuna delle discipline che concorrono aimpostarli e a realizzarli. Ma l’incontro e la collaborazione tra le discipline può avvantaggiarsidell’elaborazione didattica delle singole discipline. E i risultati educativi promessi dai progettiinterdisciplinari possono rinforzarsi se anche i singoli curricoli disciplinari contemplano l’educazioneal patrimonio come impegno. La presenza ricorsiva del patrimonio nei curricoli di ogni disciplinagarantisce che il rapporto degli studenti con esso non sia vissuto come episodico e straordinario eassicura che si possa verificare lo sviluppo progressivo della coscienza, dei saperi, degli atteggiamentivirtuosi

L'importanza della comunicazioneL’educazione al patrimonio si avvantaggia se ogni disciplina promuove la capacità di comunicare ibeni culturali sia con l’espressione letteraria e figurativa, sia con i discorsi storici e storico-artistici, siacon le esposizioni descrittive, discorsive e iconiche.

L’importanza delle indicazioni programmaticheL’educazione al patrimonio può essere perseguita dai docenti qualunque siano le indicazionigovernative a proposito dei curricoli disciplinari e delle educazioni; essi possono avvalersi delriconoscimento dell’autonomia scolastica per assumere le decisioni didattiche congrue all’educazioneal patrimonio. Ma I docenti possono però sentirsi maggiormente responsabilizzati se trovanoindicazioni chiare ed esplicite a favore dell’inclusione dell’educazione al patrimonio tra gli obiettividell’attività di insegnamento e di apprendimento e se gli obiettivi formativi contemplano esplicitamentele conoscenze e le abilità che riguardano il patrimonio culturale.

I documenti, le referenze bibliografiche e sitografiche sono da completare.

4 VISSER TRAVAGLI A.M., 2006, “Le professioni della didattica museale e la gestione del servizio educativo”,in Zerbini L. (a cura di), La didattica museale, Aracne, Roma, p…

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Tesi 20. Documentare, monitorare, verificare e valutare nell’educazione al patrimonio

In ogni azione di educazione al patrimonio culturale è necessario predisporre, fin dalla prima fase diprogettazione, modalità, procedure e strumenti per storicizzare, custodire la memoria e porre sotto lentedi ingrandimento il processo attivato, i prodotti e i servizi realizzati, i risultati conseguiti.I processi di documentazione, monitoraggio, verifica e valutazione devono essere condivisi e assunti datutti gli attori coinvolti.

Documentare

La documentazione delle diverse azioni intraprese consente di ricomporre e storicizzare ogni snodo delpercorso e di lasciare testimonianza trasmissibile. Il prodotto della documentazione può anche essereutilizzato come importante strumento di valorizzazione e diffusione dell’esperienza.

Monitorare, verificare e valutareÈ necessario individuare gli ambiti dell’azione valutativa, predisporre modalità e strumenti adeguati econdivisi che permettano di:- acquisire elementi informativi utili per la riflessione;- procedere alla lettura critica del percorso, delle attività, dei progetti;- orientare l’azione nel suo progredire e attuarsi.

Documentare, monitorare verificare e valutare garantiscono la sostenibilità, la continuità e lasistematicità dei progetti e di ogni attività educativa; favoriscono l’acquisizione a livello istituzionaledelle conoscenze e delle abilità sviluppate dai singoli nel percorso di ricerca-azione, e la diffusionedelle buone pratiche.

La struttura del progetto richiede al suo interno di definire le coordinate culturali, metodologiche eoperative del modello valutativo, di stabilire criteri, procedure e strumenti per intraprendere l’azionevalutativa, che non deve essere “atto finale”, ancora sovente assimilato alla sola rilevazione, allacomunicazione e al controllo di dati e risultati, ma puntuale riflessione sulle modalità peculiari - lescelte di metodo, le attività proposte, gli strumenti e i materiali impiegati - e filo conduttore di unconfronto ininterrotto tra tutti i componenti dell'équipe tutoriale, per offrire un’azione educativaefficace. E ugualmente è necessario essere consapevoli che indagare le attività intraprese richiede unesercizio attento, scevro dalla dimensione narrativa, che sovente contraddistingue la restituzione di chiha condotto la verifica del progetto.

L’acquisizione iniziale di dati e di elementi – e la conseguente valutazione degli stessi – consente dicomporre il quadro di realtà entro cui articolare l’azione educativa, per accreditarla di una dimensionedi praticabilità. I momenti di verifica collettiva in itinere pongono all'attenzione di tutti gli attoridell’esperienza le acquisizioni condivise relative al progress del progetto, agli elementi di criticità,come a quelli di segno positivo. La verifica in itinere, metodologicamente, è un momento fondamentalepoiché gli elementi e i problemi presi in esame, discussi e condivisi, diventano un patrimonio comune econsolidato. Al termine del percorso intrapreso, sulla base dei diversi momenti strutturati, è possibilericomporre il percorso e acquisire gli elementi cruciali per un bilancio complessivo.

Modalità e strumenti da utilizzare per condurre l’azione valutativa devono essere adeguati e calibratirispetto all’ambito-agli ambiti e all’indicatore-agli indicatori selezionati; i criteri di efficacia e di“agilità” sono garantiti quando gli strumenti rispettano criteri di validità, comparabilità, economicità,trasferibilità. Questionari, interviste, liste di controllo, focus group, possono essere impiegati in modointegrato per l’azione valutativa di processi e di prodotti; ugualmente proficuo risulta esserel’approfondimento di alcuni elementi, di ambiti specifici, l’analisi di casi di studio.In ambito scolastico sono stati predisposti modalità e strumenti per l’accertamento degli apprendimenti,è quindi necessaria un'attenta “traduzione” rispetto all’educazione al patrimonio culturale.Apprendere a diretto contatto con le testimonianze del patrimonio - è un’opportunità straordinaria perricostruire quell’interezza di sapere e di saper fare, quindi di conoscenza, di abilità e di comportamento,e anche le procedure e gli strumenti per la verifica e la valutazione devono tener conto di questaspecificità.

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All’interno di un progetto di educazione al patrimonio in partenariato educativo culturale il campod’indagine è alquanto articolato, e la prima operazione è quella di individuare alcuni possibili aree diricerca, qui sinteticamente indicati.

La pre-progettazione: la rilevazione dei destinatari e dei loro bisogni; la costituzione dell'équipe dilavoro; l’analisi delle condizioni di fattibilità: le risorse e i vincoli (finanziamenti, professionalità, spazie strutture, tempi) per l'attivazione dell'esperienza; la possibile risposta ai bisogni: l'ideazione dipercorsi e attività (itinerari, laboratori,…); la definizione dei criteri di scelta di finalità, obiettivi,strategie, strumenti adottati per ogni snodo del progetto.

La presentazione del progetto: come è stato proposto alle istituzioni; i rapporti instaurati tra leistituzioni coinvolte; le procedure adottate, i problemi incontrati.

La formazione degli attori: le strategie adottate; i contenuti selezionati; la frequenza e la durata deidiversi incontri; la relazione con il gruppo di lavoro; se e come il progetto ha generato elementi diinnovazione nell'ambito professionale; se le strategie proposte sono state utilizzate in altre situazioni diapprendimento.

La formazione dei destinatari: il rapporto tra le valenze educative e i bisogni di formazione; lacongruenza dei metodi utilizzati e dei materiali predisposti; l'efficacia delle fasi di lavoro; i tempi e ladurata degli itinerari e delle attività proposti; i contenuti selezionati; l’inferenza dei contenuti propostirispetto alle conoscenze pregresse, il potenziale di stimolo verso nuovi saperi; la pertinenza delle attivitàdi verifica proposte; quali i reali apprendimenti (conoscenze, abilità e comportamenti); quale il “valoreaggiunto” dell'esperienza rispetto a quelle praticate, ad esempio, nella programmazione curriculare inambito scolastico; quali i prodotti realizzati; gli aspetti legati all'organizzazione e alla gestione.

La gestione: le carenze strutturali; i nodi problematici; le soluzioni adottate; i ruoli, i compiti; lemodalità e gli strumenti.

La relazione: i rapporti tra gli attori del progetto (istituzioni culturali, istituti scolastici, dirigenza edocenti; altre agenzie di formazione; altre professionalità coinvolte); le problematiche; le modalità e glistrumenti.

La documentazione e la produzione: i destinatari; lo scopo; l'oggetto/gli oggetti; i criteri; i tempi e glispazi; le modalità; i linguaggi; gli strumenti; le problematiche.

La ricaduta sulla scuola e altre agenzie formative, sull’istituzione culturale, sul contesto e sul territorio:se il progetto è stato acquisito all'interno del progetto educativo di istituto e quindi riconosciuto comeattività caratterizzante la “cultura” della scuola; se ha sollecitato la dirigenza e gli insegnanti arealizzare altre esperienze significative con le istituzioni culturali del territorio; se e come si èmodificato il rapporto tra l’istituzione culturale e un'utenza specifica; se e come il progetto è statocondiviso e alimentato all'interno dell’istituzione culturale; se ha prodotto una crescita dei soggetticoinvolti, una frequentazione più assidua e una partecipazione più attenta alla vita dell’istituzioneculturale da parte del pubblico.

Riferimenti bibliografici

Annual Conference CECA/ICOM 1997. Proceedings 1998BECCHI - BONDIOLI 1997BORTOLOTTI 2001BRANCHESI 2006CISOTTO NALON 2000DONNA - MASCHERONI - SIMONE 2004

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 79

DUFRESNE-TASSE’ 1998GABRIELLI 2001MARESCA COMPAGNA 2005MASCHERONI 2000MASCHERONI 2002MASCHERONI – DONNA 2002MAZZOLINO 2002NARDI 2001NEGRI - SANI 2001NUZZACI 2001QUARTAPELLE 1999QUARTAPELLE 1999SANI - TROMBINI 2003SHETTEL - BITGOOD 1994Tra scuola e museo: lo spazio dell’arte. Incontri, didattica, esperienze di formazione. Quaderno dilavoro 2001Un monumento da adottare 2002

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Tesi 21. Le nuove tecnologie e il patrimonio

Le nuove tecnologie si propongono quali validi strumenti per documentare, studiare e tutelare i beniculturali e paesaggistici, nonché per organizzare, elaborare e diffondere le informazioni e leconoscenze esito di tali attività.Esse si offrono anche quali efficaci supporti interattivi nella valorizzazione culturale del patrimonio enei progetti educativi ad esso inerenti: realizzano fedeli e dettagliate rappresentazioni dei beni,utilizzabili quando gli originali non siano accessibili o come complemento alla fruizione diretta, ecostruiscono percorsi per la loro conoscenza dai contenuti ampi ed articolati, flessibili rispetto alleesigenze di chi ne usufruisce e dall’elevato potenziale comunicativo.Per mezzo delle nuove tecnologie inoltre trovano espressione tendenze artistiche contemporanee conrealizzazioni che assumono il valore di componenti del patrimonio e richiedono progetti didocumentazione, studio, tutela, valorizzazione culturale ed educazione che ne preservino, interpretino ecomunichino le specificità in termini di materiali, linguaggi e contenuti.

L’innovazione continua nell’ambito tecnologico offre strumenti sempre più potenti e accessibiliall’attività umana in ogni settore nel quale essa si esplica, compreso quello della cultura. L’efficaciadelle nuove tecnologie per la cultura richiede che esse siano poste al servizio delle specifiche esigenzedi questo settore, ossia che la loro progettazione e il loro utilizzo avvengano in stretta collaborazionetra le professionalità dell’uno e dell’altro ambito. La sinergia tra le due competenze si realizza almeglio se esse si coniugano in un’unica figura professionale, quella dell’esperto di nuove tecnologieapplicate ai beni culturali, alla formazione della quale l’educazione al patrimonio può offrire unimportante contributo.

In riferimento al patrimonio culturale le nuove tecnologie assumono molteplici funzioni.Per mezzo di tecniche e supporti per la riproduzione di testi scritti, suoni ed immagini e per mezzo didatabase elettronici organizzabili in banche dati esse consentono di documentare rapidamente edesaurientemente il patrimonio, di raccogliere, organizzare ed elaborare le informazioni adottando formeutili alla ricerca e al confronto e di renderle disponibili continuativamente e in costante aggiornamento.In particolare nel caso delle tracce immateriali delle culture umane il censimento e la catalogazionedescrittiva ed iconografica si rivelano indispensabili, in quanto solamente tali azioni le preservano dallascomparsa e le rendono indagabili.

La documentazione del patrimonio comprende per i beni materiali il costante monitoraggio dellecondizioni di conservazione, finalizzato sia ad adottare le opportune soluzioni per la tutela, sia adelaborare progetti di valorizzazione culturale che non li danneggino. Le nuove tecnologie mettono adisposizione strumenti per l’indagine esterna ed interna dei manufatti nonché delle condizioniambientali in cui si trovano, con i correlati ausili informatici che raccolgono ed elaborano i dati,simulano le conseguenze di modifiche ambientali ed azioni umane, propongono modelli guida diintervento conservativo o di restauro.

Nel caso di beni culturali particolarmente fragili e deperibili o sottoposti a restauro, le nuove tecnologiepermettono riproduzioni fedeli e dettagliate utilizzabili in alternativa alla fruizione diretta, al fine digarantire contemporaneamente la tutela e la conoscenza. Il loro uso impone però ai professionisti e aimediatori del patrimonio alcuni doveri:- riprodurre i beni in tutte le loro effettive caratteristiche, differenziando le eventuali integrazioni;conservare comunque il bene originale, anche se non fruibile;- dichiarare che si tratta di riproduzioni se non è evidente, così che il pubblico non sia tratto in ingannoe non derivi sensazioni ed informazioni errate o parziali riguardo i beni originali;- non preferirle alla fruizione diretta ove questa sia possibile, poiché l’esperienza personale con i beniculturali ha insostituibili valenze emotive e cognitive che rendono efficaci i processi di conoscenza.

Gli esiti delle attività di documentazione e studio dei beni culturali e paesaggistici sono informazioni econoscenze che strutturano concettualizzazioni ed interpretazioni del patrimonio e dei suoi componenti.La multimedialità tra le nuove tecnologie consente realizzazioni che esprimono tali concettualizzazioni

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ed interpretazioni, caratterizzate da articolati contenuti, da un’elevata efficacia comunicativa e daampie possibilità di diffusione.

Attraverso reti intranet e internet, con i relativi motori di ricerca, tutte le informazioni, le conoscenze,le concettualizzazioni e le interpretazioni inerenti i beni culturali e paesaggistici e l’insieme delpatrimonio possono essere disponibili, ricercabili e confrontabili per più utenti contemporaneamente inluoghi diversi, senza vincoli temporali né spaziali, con percorsi strutturati secondo le personaliesigenze (linguistiche, conoscitive, di organizzazione delle acquisizioni…). Poiché tale possibilitàsupporta la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione culturale del patrimonio su scala nazionalee sovranazionale ed è attualmente solo parzialmente attuata anche all’interno dei singoli stati, èauspicabile al fine di renderla effettiva l’adozione di standard informatici condivisi, di dotazionistrumentali aggiornate e diffuse e di politiche democratiche di accesso da parte delle istituzionigovernative e culturali dei diversi paesi.

I progetti di educazione al patrimonio possono ricevere dalle nuove tecnologie un importante apportostrumentale nelle fasi iniziali di ricerca, studio ed elaborazione nonché in quelle di monitoraggio edocumentazione. Nello svolgimento di processi di insegnamento e di apprendimento esse intervengonocome validi supporti interattivi, in veste sia di rappresentazioni dei beni culturali che di percorsi per laloro conoscenza.Le rappresentazioni dei beni culturali consentono la fruizione anche in caso di impedimenti (barrierearchitettoniche, restauri in corso, ridotta visibilità, pessime condizioni di conservazione), sono unostrumento per preparare o approfondire l’incontro con i beni originali ed offrono un’indirettaaccessibilità fisica e cognitiva ai beni notevolmente estesa nel tempo e nello spazio.

Con l’ausilio delle nuove tecnologie diviene possibile nei percorsi di conoscenza del patrimonio:- accostare beni fisicamente distanti tra loro nonché beni esistenti con beni scomparsi, mostrandocollegamenti e divergenze;- ricomporre il contesto originario nel quale i beni erano collocati (ambientale, culturale,economico…), così da esplicitare al meglio i valori e i significati che essi racchiudono;- ricostruire le vicende vissute dai beni, risultato di contingenze storiche oltre che di cambiamenti epermanenze negli orizzonti culturali delle collettività umane, evidenziando le tracce spesso lasciate sulbene stesso;- proporre una rete visibile di beni, territoriale ed extraterritoriale, espressione dei mutevoli nessiinvisibili che legano le culture oggi come nel passato.I percorsi di conoscenza possono essere articolati in vari livelli di approfondimento, utilizzare piùlinguaggi (testuale, iconico, sonoro), prevedere differenti itinerari per mezzo di molteplici connessioni,offrire una costante interazione e un elevato coinvolgimento emotivo ed intellettivo, risultandoflessibili in termini di contenuti e modalità di comunicazione rispetto alle esigenze di chi li utilizza perinsegnare o per apprendere. In particolare consentono di comporre cammini strutturatid’apprendimento, che accompagnano passo passo l’utente ad esempio per mezzo di collegamenti dirichiamo a spiegazioni e informazioni, prove di verifica delle acquisizioni con restituzione immediata,percorsi alternativi di recupero...

Diverse tendenze artistiche contemporanee utilizzano le nuove tecnologie per realizzare e diffondereopere d’arte, che assumono il valore di componenti del patrimonio culturale. Tra queste la Net web artconsidera internet uno strumento espressivo: propone opere intercreative e non esclusive, che nasconodall’interazione di ogni singolo visitatore con la matrice software impostata dall’artista ed esistono solosul web, fruibili, come originali differenziati, da più utenti contemporaneamente in luoghi diversi.Le particolarità delle realizzazioni artistiche che utilizzano le nuove tecnologie richiedono specifichecompetenze e azioni da parte dei professionisti e degli educatori del patrimonio per ladocumentazione, lo studio e soprattutto la conservazione e l’allestimento, che implicano la necessità diadottare, preservare e aggiornare le tecnologie collegate alle opere. Per quanto concerne la mediazioneeducativa nei confronti del pubblico, essa deve riguardare non solo i contenuti ma anche i materiali e ilinguaggi e deve fornire le indicazioni necessarie alla fruizione, lasciando però spazio all’esperienzaindividuale dell’opera in quanto unica modalità per la sua conoscenza e, in alcuni casi, anche per la suaesistenza.

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 82

Documenti

2003, 19 novembre – Gruppo dei rappresentanti nazionali dei paesi dell’Unione Europea nell’ambitodella digitalizzazione del patrimonio culturale, Carta di Parma(http://www.minervaeurope.org/structure/nrg/documents/charterparma031119final-i.htm)

2003, novembre - Gruppo di lavoro del Progetto Minerva denominato WP5 - Identificazione degliutenti e dei criteri di qualità per un accesso comune, I dieci principi per la qualità di un sito webculturale(http://www.minervaeurope.org/structure/workinggroups/userneeds/documents/cwqp-i.htm)

Un sito Web culturale di qualità celebra la diversità culturale europea fornendo l'accesso a tutti icontenuti culturali digitali.Un sito Web di qualità deve:

- essere trasparente, definendo chiaramente sia l'identità e gli obiettivi del sito Web sia l'organismoresponsabile della sua gestione;

- selezionare, digitalizzare, indicizzare, presentare e controllare i contenuti per creare un sito Webefficace per tutti gli utenti;

- implementare linee guida per le politiche di qualità del servizio per assicurare che il sito Webvenga adeguatamente mantenuto e aggiornato;

- essere accessibile a tutti gli utenti, indipendentemente dalla tecnologie utilizzata o dalle lorodisabilità, inclusi gli strumenti di navigazione, il contenuto e gli elementi interattivi;

- essere centrato sull'utente, tenendo conto delle sue esigenze, garantendo pertinenza della rispostae facilità d'uso attraverso meccanismi di valutazione e feedback;

- essere reattivo, consentendo agli utenti di contattare il sito e ricevere un'adeguata risposta. Senecessario, incoraggiare i quesiti, la condivisione dei dati e la discussione con e tra gli utenti;

- essere consapevoli dell'importanza del multilinguismo fornendo un livello minimo di accesso inpiù di una lingua;

- impegnarsi a essere interoperabile all'interno delle reti culturali per consentire agli utenti dilocalizzare facilmente i contenuti e i servizi che rispondono alle loro necessità;

- essere gestito nel rispetto delle norme legali come il diritto di proprietà intellettuale e lariservatezza e indicare chiaramente i termini e le condizioni di utilizzo del sito Web e dei suoicontenuti;

- adottare strategie e standard per assicurare che il sito Web e i suoi contenuti vengano conservatia lungo termine

trasparente - efficace - mantenuto - accessibile - centrato sull'utente - reattivo - multilingue -interoperabile - gestito - conservato

2004, 9 gennaio – Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici,legge n. 9

2004, 16 dicembre 2004 – Protocollo d’intesa in materia di applicazione delle tecnologie Ict perl’istruzione e la cultura tra il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e il Ministero peri beni e le attività culturali(www.istruzione.it/mpi/progettoscuola/allegati/protocolli/mibac.pdf)

Articolo 1. Finalità del protocolloAvvicinare il mondo della scuola al patrimonio culturale e scientifico nazionale ed europeo, attraversol’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (Ict)Favorire l’accesso alle risorse culturali digitali e la creazione di nuovi contenuti digitali definitisecondo parametri condivisi a livello nazionale ed europeo.

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Individuare politiche e strategie comuni per campagne di comunicazione mirate alla fruizione delpatrimonio culturale, anche per via telematica, da indirizzare soprattutto verso il mondo della scuolasuperiore.Sostenere le istituzioni scolastiche autonome nella formazione di una coscienza storica del patrimonioculturale diffuso da parte di tutti i cittadini come fondamento dell’identità della comunità nazionale,quale momento rilevante delle attività scolastiche curriculari ed extracurriculari.Promuovere, sostenere l’uso dei contenuti culturali digitali a fini didattici, rendendoli disponbili a talescopo.

Articolo 2. Attività e impegni delle partiLe parti si impegnano a:- sostenere la creazione di prodotti e servizi per la fruizione delle risorse digitali attraverso siti web e

portali, che tengano conto degli standard e delle norme nazionali e internazionali;- sostenere e favorire la realizzazione di siti web pubblici culturali secondo i criteri di qualità Minerva;- diffondere la conoscenza degli standard, delle raccomandazioni, delle linee guida, delle buone

pratiche esistenti nel campo della digitalizzazione, mettendo a disposizione strumenti e prodottirealizzati dal Progetto Minerva per la creazione di nuovi contenuti, anche al fine di

- programmare e attuare attività di formazione nel campo di interesse delineato- elaborare percorsi didattici virtuali e/o reali sul territorio- predisporre materiali e sussidi telematici

- realizzare un kit di progettazione di sito web di qualità per la scuola, partendo dallo studio delprototipo messo a punto dal Progetto Minerva;

- programmare eventi, come seminari, corsi di formazione connessi al Protocollo d’intesa, inparticolare per favorire nelle scuole la conoscenza degli strumenti per la realizzazione di siti web eper la creazione di contenuti digitali;

2005, 5 luglio - ICOMOS (International Council on Monuments and Sites), Carta di Ename perl’interpretazione dei siti del patrimonio culturale

Principio 2: Fonti d’informazione

2.3 Le ricostruzioni virtuali, di artisti, esperti di conservazione, o i modelli informatici, devono basarsisu un’analisi sistematica e dettagliata dei dati ambientali, archeologici, architettonici e storici, checomprenda l’analisi dei materiali di costruzione, dei criteri strutturali ingegneristici, delle fonti scritte,orali e iconografiche e della fotografia. Tuttavia, queste rappresentazioni visuali rimangono immaginiipotetiche e devono essere identificate come tali.

2005, 8 luglio – Requisiti tecnici e i diversi livelli per l'accessibilità agli strumenti informatici, decretodel Ministro per l'innovazione e le tecnologiehttp://www.pubbliaccesso.it/normative/DM080705.htm

2005, 27 ottobre – Consiglio d’Europa, Faro, Council of Europe framework convention on the value ofcultural heritage for society

Section III – Shared responsibility for cultural heritage and public partecipationArticle 14 – Cultural heritage and the information societyThe parties undertake to develop the use of digital technology to enhance access to cultural heritageand the benefits which derive from it, by:a. encouraging initiatives which promote the quality of contents and endeavour to secure diversity of

languages and cultures in the information society;b. supporting internationally compatible standards for the study, conservation, enhancement and

security of cultural heritage, whilst combating illicit trafficking in cultural property;

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“Clio ‘92”. Associazione di insegnanti e ricercatori in didattica della storia.Tesi sull’educazione al patrimonio, Pagina 84

c. seeking to resolve obstacles to access to information relating to cultural heritage, particularly foreducational purposes, whilst protecting intellectual property rights;

d. recognising that the creation of digital contents related to the heritage should not prejudice theconservation of the existing heritage.

2005, 9 novembre – Ministero per i beni e le attività culturali, Direttiva recante linee guida per ilPiano di comunicazione coordinata dei siti web degli istituti afferenti al Ministero per i beni e leattività culturali per la loro accessibilità e qualità(http://www.otebac.it/siti/realizzare/direttive/direttiva091105.html)

2006, 24 agosto – Commissione delle comunità europee, Raccomandazione sulla digitalizzazione el’accessibilità on line del materiale culturale e sulla conservazione digitale(europa.eu.int/information_society/activities/digital_libraries/index_en.htm)

(6) La digitalizzazione rappresenta un mezzo importante per garantire un accesso più ampio almateriale culturale. In alcuni casi costituisce l’unico mezzo per assicurare la messa a disposizione ditale materiale alle future generazioni. […] Un’azione concertata da parte degli stati membri per ladigitalizzazione del patrimonio culturale garantirebbe una maggiore coerenza nella scelta del materialeed eviterebbe un’inutile duplicazione delle attività di digitalizzazione. […](7) La sponsorizzazione della digitalizzazione da parte del settore privato o i partenariati tra i settoripubblico e privato possono coinvolgere soggetti privati nelle attività di digitalizzazione e dovrebberoessere ulteriormente incoraggiati.(10) […] Dato che i diritti di proprietà intellettuale costituiscono uno strumento fondamentale perincentivare la creatività, è opportuno digitalizzare, rendere disponibile e conservare il materialeculturale europeo nel pieno rispetto dei diritti d’autore e dei diritti connessi. […](12) […] negli stati membri non esistono politiche chiare e globali sulla conservazione dei contenutidigitali. L’assenza di tali politiche costituisce una minaccia per la sopravvivenza del materialedigitalizzato e potrebbe provocare la perdita del materiale prodotto in formato digitale. […]

Riferimenti bibliografici

BERTUGLIA 1999CIOCCA 2005-2006CIOCCA et aliii 2003DE FILIPPIS 2006DI BIASE – GARBARINI 2003GALLUZZI – VALENTINO 1997GOLFIERI 2003QUAGLIUOLO 2000SETTIS 2002

Riferimenti sitografici

Net web art, link dal sito della Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanea -www.darc.beniculturali.it

Presso la Scuola normale superiore di Pisa:Centro di ricerche informatiche per le discipline umanistiche - signum.sns.itLaboratorio informatico per le lingue antiche G. Nenci - snsgreek.sns.itLaboratorio di arti visive - www.artivisive.sns.itCentro di elaborazione informatica di testi e immagini nella tradizione letteraria - www.cti.sns.it

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Osservatorio mostre e musei – mostreemusei.sns.it/

CNR – Istituto per le tecnologie applicate ai beni culturali -www.itabc.cnr.it/L’istituto svolge studi e ricerche di impronta interdisciplinare finalizzati all’elaborazione, avanzamentoe definizione di tecniche e metodologie per la conoscenza, conservazione e valorizzazione dei beniculturali e relativo trasferimento di risultati.

Learning and cultural heritage – progetti TeLearn e DigiCult - cordis.europa.eu/ist/telearn-digicult/index.htmlNell’ambito del programma europeo Information society technologies (Ist), l’unità Learning andcultural heritage supporta la ricerca nell’utilizzo di avanzate tecnologie per l’apprendimento (progettoTeLearn) e per l’accesso e la conservazione delle risorse culturali, artistiche e scientifiche europee(progetto DigiCult).Il progetto DigiCult intende: facilitare l’accesso, la conoscenza e l’esperienza del patrimonio culturaletramite repertori digitali e visite virtuali; recuperare e restaurare film e prodotti audiovisivi del XXsecolo; mantenere utilizzabili i prodotti digitali nel futuro. Esso si articola a sua volta nei due ambitiDigital libraries e Digital initiatives.

Progetto Michael (Multilingual inventory of cultural heritage in Europe) -www.michael-culture.orgIl progetto, attraverso una piattaforma multilingue open source dotata di un motore di ricerca, intendefornire accesso semplice e veloce alle collezioni digitali di musei, biblioteche ed archivi dei diversipaesi europei, divenendo il punto di raccordo dei portali culturali nazionali.

Progetto Minerva – www.minervaeurope.orgAvviato nel marzo 2002, il progetto lavora per il coordinamento a livello europeo di politiche eprogrammi di digitalizzazione del patrimonio scientifico e culturale e ha dato vita a una rete diministeri europei per la cultura sotto la guida del dicastero italiano.

Progetto Minerva - Manuale per la qualità dei siti web pubblici culturali -www.minervaeurope.org/publications/qualitycriteria-i/indice0512.html

Progetto Minerva - Museo & Web. Un kit di progettazione di un sito web di qualità per un museo dipiccole e medie dimensionihttp://www.minervaeurope.org/structure/workinggroups/userneeds/prototipo/index.html

Progetto Minerva - Scuola & Web. Kit di progettazione di un sito di qualità per le scuolehttp://www.minervaeurope.org/structure/workinggroups/userneeds/prototipo/scuolaweb.html

Osservatorio tecnologico per i beni culturali - www.otebac.it/L’Osservatorio nasce nel 2005 nell’ambito della Direzione generale per l’innovazione tecnologica e lacomunicazione del Ministero per i beni e le attività culturali. Ha lo scopo di monitorare e sostenere gliistituti culturali nella realizzazione di siti web e nella corretta digitalizzazione dei contenuti,promuovendo l’adozione di standard condivisi per l’allineamento e l’interoperabilità a livellonazionale, europeo e mondiale. Si propone inoltre di raccogliere e sviluppare in ambito italiano irisultati ottenuti dal Progetto Minerva e dal Progetto Michael.

European Heritage Network (HEREIN) –http://www.coe.int/t/e/cultural_cooperation/heritage/European_Heritage_Network_(HEREIN/http://www.european-heritage.net/sdx/herein/Herein è un sistema informativo che offre notizie e risorse in riferimento alle politiche per il patrimonioculturale adottate nei paesi membri del Consiglio d'Europa

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Web journal on cultural patrimony (Wjcp) - www.webjournal.unior.it/Realizzata dall’Osservatorio permanente per la protezione dei beni culturali in area di crisi(web.tiscali.it/osservatoriobc/) in collaborazione con università ed istituzioni internazionali, è unarivista multidisciplinare esclusivamente elettronica, dedicata ai settori della tutela, della conservazione,della valorizzazione e della conoscenza del patrimonio culturale.

H-Museum - www.h-museum.netUna mailing list elettronica riguardante i musei, aperta a professionisti e studiosi: su temi museologici emuseografici, sulle professionalità museali, nonché sulla conservazione e sull’educazione musealepropone sia dibattiti, sia segnalazioni e recensioni di conferenze, pubblicazioni, esposizioni, risorseinformatiche, ricerche in corso.

Reti medievali - www.storia.unifi.it/_rmComposta da studiosi del Medioevo appartenenti ad università italiane e straniere, Reti medievali mettea disposizione testi, strumenti di lavoro, riflessioni storiografiche e propone un calendario di iniziativee un forum di dibattito.

Icom international Committee for the audiovisual and image and sound new technologies (Avicom) –icom.museum/international/avicom.html

Museum computer network - www.mcn.edu/about/index.aspFondata nel 1972, è un’organizzazione noprofit di professionisti con l’intento di sollecitare l’uso dellenuove tecnologie nello svolgimento delle attività museali. Organizza una conferenza annuale e proponesul proprio sito internet un forum di discussione e gruppi tematici di ricerca.

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Tesi 22. La comunicazione del patrimonio

La comunicazione del patrimonio è una esigenza ineludibile perché le tracce, che in modo più o menoconsapevole sono presenti nel nostro quotidiano, assumono senso se vengono riconosciute come tali ead esse si conferisce valore; di conseguenza il patrimonio non comunicato non viene percepito cometale e non se ne può avere coscienza.La corretta comunicazione del patrimonio consiste anzitutto nel rendere comprensibili il senso e ivalori che compongono il significato condiviso dalla collettività nonché i criteri interpretativi e diricerca della comunità scientifica, evidenziando nel contempo l’apertura dei beni culturali alladinamica di cambiamenti e perdite di significato come di ulteriori interpretazioni. Ciò è da esigereanzitutto nella divulgazione e si traduce nell’attenzione alle modalità e ai sussidi informativi, da quelliessenziali, quali ad esempio didascalie chiare e leggibili, a quelli più sofisticati, come le ricostruzionimultimediali o le forme di comunicazione interattiva.L’attenzione alla buona comunicazione riguarda le istituzioni preposte alla tutela e alla conservazione, imusei, gli ambienti e i luoghi dove il patrimonio è elemento caratterizzante, che devono predisporremodalità e strumenti differenziati per informare, per insegnare, per ricostruire tempi e spazi, per darevalore, per animare, per promuovere turismo culturale ed eventi. Il nodo è la qualità dellacomunicazione che integri diversi linguaggi senza perdere in rigore scientifico e interpretativo.La difficoltà ad entrare in contatto con il patrimonio in mancanza di un corredo informativo ecomunicativo adeguato e necessario o in presenza di informazioni troppo specialistiche, solo peraddetti ai lavori, rappresenta un ostacolo per elaborare ed attuare iniziative di educazione al patrimonio.La comunicazione didattica è cruciale per generare interesse e rispetto per i beni culturali e per farpensare il patrimonio.

Nella dinamica della comunicazione si intrecciano le relazioni che la semiologia ha ampiamentestudiato tra emittente, ricevente, messaggio e medium, relazioni che sono alla base di qualsiasipassaggio di informazioni e interpretazioni. In questa logica la comunicazione del patrimonio è il fruttodell’interazione tra domanda e offerta culturale nel gioco del rapporto che esiste tra uomo e oggettoculturale, materiale e immateriale.

Una buona comunicazione del patrimonio è legata all’idea che si ha dello stesso e all’adeguatezza delmezzo comunicativo. Se il patrimonio è concepito prevalentemente come fonte di reddito la suacomunicazione sarà modellata sull’offerta del prodotto di consumo; se l’idea prevalente è quella dellariscoperta, del ripristino e del restauro, la comunicazione si concentrerà soprattutto sull’esibizione,sulla eccezionalità.A dimostrazione di come l’idea di patrimonio influisca sul modello comunicativo le metafore deltempio, della scuola e dello spettacolo sono assai significative. Una concezione elitaria porta all’ideadel patrimonio come “tempio” al quale possono accedere solo alcuni; se invece lo pensiamo come“scuola”, la comunicazione diviene didascalica e troppo spesso rigida, non collegata all’evoluzione disenso e di interpretazioni che percorrono i beni culturali; infine il patrimonio può essere inteso come“spettacolo”, con gli eccessi della spettacolarizzazione e dell’animazione che nascondono la realtàstorica.Con Annalisa Cicerchia condividiamo l’idea che la comunicazione del patrimonio è produttiva inchiave sociale ed educativa se e quando rende visibile la “realizzazione delle sue (del patrimonio)potenzialità”5, siano esse estetiche, antropologiche, storiche,… Ciò avviene quando la comunicazionenon è solo funzionale alla conoscenza, bensì si preoccupa anche dell’interpretazione del patrimonio ene offre una lettura autentica e dinamica.

Per realizzare una corretta ed efficace comunicazione del patrimonio devono combinarsi le competenzescientifiche e metodologiche specialistiche, senza dimenticare le tradizioni culturali e i contestiambientali nei quali il patrimonio è situato.Per la scuola, ad esempio, gli archivi scolastici e la storia della scuola stessa, sono i primi beni culturalia cui gli insegnanti dovrebbero rivolgere le loro attenzioni.

5 CICERCHIA A., 2002, Il bellissimo vecchio. Argomenti per una geografia del patrimonio culturale,FrancoAngeli, Milano manca indicazione pagina

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Il primo atto comunicativo a scuola è l’inserimento di beni culturali nei processi di insegnamento e diapprendimento: esso dà il segnale del loro valore conoscitivo e, in molti casi, estetico. Il secondo atto èconsiderarli e utilizzarli quali oggetto e strumenti di attività di apprendimento rilevante; il terzo atto èfarne oggetto di discorsi orali e scritti prodotti dagli studenti: è importante che gli allievi imparino acomunicare il patrimonio, ad avere il piacere di parlarne e a parlarne con proprietà.

Sul piano dei linguaggi l’esperienza ha dimostrato che nuove forme di comunicazione non escludononé annullano le precedenti, anzi ne mettono in evidenza aspetti e caratteristiche ancora inesplorate. Unabuona comunicazione è quella che consente al fruitore del patrimonio di avere a disposizione modalitàe sussidi adeguati, ossia variegati e flessibili, per entrare in contatto con il bene patrimoniale.Così alcuni criteri di qualità della comunicazione del patrimonio sono essenziali per una fruizioneeducativa dei beni sempre più estesa e articolata:- l’integrazione tra i vari linguaggi comunicativi è garanzia per una comunicazione aperta ai vari

modi con i quali l’uomo percepisce la realtà e alle diverse forme di apprendimento e comprensione.Se la comunicazione descrittivo-narrativa si abbina alla comunicazione multimediale, allacomunicazione esperienziale e alla comunicazione scientifico-accademica, si induce nel fruitore unpensiero integrato del patrimonio, nel quale si intersecano le dimensioni interpretativadell’esperienza, dell’analisi, della ricostruzione e del senso;

- la comunicazione integrata e accessibile per i diversi pubblici, lontano dalla semplicespettacolarizzazione, è funzionale al patrimonio stesso in quanto induce di esso un’idea compositaper l’apprezzamento del valore esistente e, nello stesso tempo, per il conferimento di un valoreaggiunto rispetto all’interpretazione ed alla identificazione di qualcosa come patrimonio;

- la comunicazione del sistema dei beni culturali del territorio non può prescindere dalla ricerca edinterpretazione dello stesso, valutando la qualità dei progetti di conoscenza e valorizzazione messiin campo funzionali alla promozione della partecipazione piuttosto che alla comunicazione passivaper i residenti nel territorio e per i turisti e/o i fruitori esterni;

- ai fini della educazione al patrimonio la comunicazione deve essere in ogni caso divulgativa, nonaccademica, non sovrabbondante di informazioni, capace di indurre a pensare e individuare lerelazioni tra un bene culturale e gli altri, e tra beni e i contesti nei quali i beni sono inseriti. Inquesta prospettiva sono essenziali modalità e sussidi chiari e rinnovabili: gli stessi allestimenti, icorredi informativi essenziali, pannelli, schede mobili, audioguide, guide brevi, cataloghi -disponibili in forma analitica e sintetica per diversi livelli di fruizione - oltre alle diverse modalità,quali le visite guidate, la comunicazione didattica.

Documenti

2001, 10 maggio – Ministero per i beni e le attività culturali, Atto di indirizzo sui criteri tecnico-scientifici e sugli standard e sviluppo dei museiAmbito VII – Rapporti del museo con il pubblico e relativi serviziDotazioni fisse e servizi essenziali1. Strumenti di comunicazione primaria (obbligatori)

1.1 Segnaletica esterna (…)1.2 Segnaletica esterna (…)1.3 Identificazione delle opere (…)

II. Sussidi alla visitaa) Pannelli, schede mobili (…)b) Guide brevi (…)c) Catalogo del museo (…)d) Audioguide (…)e) Visite guidate (…)f) Altre forme (…).

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2004, 22 gennaio – Codice dei beni culturali e del paesaggio, decreto legislativo n. 42

Articolo 114. Livelli di qualità della valorizzazioneIl Ministero, le regioni e gli altri enti pubblici territoriali, anche con il concorso delle università, fissanoi livelli uniformi di qualità della valorizzazione e ne curano l’aggiornamento periodico.I livelli di cui al comma 1 sono adottati con decreto del Ministro previa intesa in sede di Conferenzaunificata.I soggetti che, ai sensi dell’art. 115, hanno la gestione delle attività di valorizzazione sono tenuti adassicurare il rispetto dei livelli adottati.

2005, 5 luglio - ICOMOS (International Council on Monuments and Sites), Carta di Ename perl’interpretazione dei siti del patrimonio culturale

RIferimenti bibliografici

ANTINUCCI 2004BALDACCI 2004BODO 2003BORTOLOTTI 2004BORTOLOTTI 2005BORTOLOTTI 2006Che cos’è un manuale di base della comunicazione, 2000CICERCHIA 2002CLEMENTE 1999CORNA PELLEGRINI 2004MATTOZZI 2004RICCINI 2003SALVARANI 2005SOLIMA 2001

Riferimenti sitografici

Museiscuol@ - www.comune.torino.it/museiscuola/index.htmIl sito è dedicato alla pedagogia del patrimonio culturale e alla funzione educativa dei musei.

International council of museums (ICOM) – www.icom.org

International council on munuments and sites (ICOMOS) – www.icomos.org

Risorse di antropologia museale (Ram) – www.antropologiamuseale.it/

Società italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici (SIMBDEA) -www.antropologiamuseale.it/associazioneCP.htm

“am” - Rivista della Società italiana per la museografia e i beni demoetnoantropologici (SIMBDEA) -www.amrivista.org