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per clicArt nuovi fotografi verso il mercato FEDERICA LA ROSA matices numero 4

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per

cl icAr tnuovi fotografi verso il mercato

F E D E R I C A L A R O S A

matices

numero 4

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clicArt in sintesi

NomeclicArt

� nuovi fotografi verso il mercato �

Indirizzovia Ugo Foscolo 4, Milano

Sedelo spazio espositivo utilizzerà le sale

del Museo Zucchi Collection, dove è raccolta una splendida

collezione di antichi blocchi per lastampa a mano dei tessuti

Orarilunedì 15.30-19.30

da martedì a sabato 10.30-19.30

Attivitàquattro mostre all’annodi fotografi emergenti

PubblicazioneMarkaMagazine, pubblicazione

monografica in coincidenza di ognimostra, distribuita gratuitamente

Presentazione portfolidata la grande richiesta, alla letturadei portfoli è stata anteposta unapreselezione. I fotografi interessati

sono invitati a contattare la segreteriaorganizzativa (Patrizia Merlotti,

[email protected], tel. 02439221) perconoscere le modalità di

presentazione del materiale

ConceptAgenzia Marka

Zucchi SpA

Direzione artisticaEnrica Viganò

clicArt in synthesis

NameclicArt

new photographers towards the market

Addressvia Ugo Foscolo 4, Milan

Locationthe exhibitions will be held in theZucchi Collection Museum, alsohosting a splendid collection of

antique handblocks for textile printing

HoursMondays 3:30pm - 7:30pm

Tuesday to Saturday 10:30am - 7:30pm

Activityfour shows

of emerging artists per year

PublicationMarkaMagazine, monographic

publication coinciding with eachexhibition, free of charge

Portfolio submissionDue to the great number of

submissions, a pre-selection has tobe effected before the portfolio review.

All photographers interested shouldcontact the secretary in charge

(Patrizia Merlotti, [email protected], tel02 439221), to know the details for

portfolio submission

ConceptMarka Agency

Zucchi Spa

Artistic DirectorEnrica Viganò

La filosofia di clicArt

La galleria clicArt nasce dallavolontà di creare un nuovo punto diriferimento nella fotografia italiana einternazionale. Ci teniamo a sottoli-neare che la parola “nuovo” diventala chiave di tutta la filosofia del progetto.

Nuovi, innanzitutto, saranno gliautori presentati. clicArt punta infattisulla promozione di fotografi emer-genti: artisti che, a prescindere dal-l’età, non abbiano ancora avutol’opportunità di presentare il lorolavoro attraverso una mostra perso-nale, in una sede prestigiosa, conuna pubblicazione monografica econ la dichiarata intenzione di inse-rirsi nel mercato del collezionismo.

Nuova è la gestione commercialedell’iniziativa. Il prezzo delle opere invendita sarà contenuto tra i 250 e i500 Euro e tutto il ricavato andràall’autore. In pratica la galleria rinun-cia alla sua percentuale per poterfissare un “prezzo politico” chepossa stimolare anche gli acquirentipiù “timidi”.

Nuova è la politica espositiva.clicArt, in una posizione strategicanel centro di Milano - crocevia fon-damentale per la fotografia artisticae professionale in Italia - offre un pal-coscenico d’eccezione ad autorisconosciuti, selezionati semplice-mente su presentazione di unportfolio alla direzione artistica della galleria.

Nuova è l’intenzione di recuperare,in questo momento storico, quellafotografia che si snoda lungo i cana-li dell’emozione. La scelta cadrà suquelle immagini capaci di comuni-care con forza le storie della vita ele forme del sentire, a dispetto diquella fotografia contemporanea chesi avvale unicamente di argomentidi ordine concettuale e che negliultimi anni rappresenta la tendenzadominante.

Invece, la tradizione più “classica”sarà rispettata per garantire la qualitàdel prodotto che vendiamo. Quindi lestampe delle fotografie sono sottopo-ste al processo di archival print. Latiratura è limitata e l’edizione è nume-rata. Tutte le stampe sono montate susupporto testato per la conservazione.Inoltre, per ogni autore verrà prodottaun’elegante cartella per i collezionisticon quattro immagini (formato 30x30cm), anch’esse montate su passepar-tout museale. Le cartelle d’autoresono confezionate in scatole (formato40x50 cm) adatte alla conservazione epreservazione dei materiali fotografici.La fotografia o la cartella acquistatesaranno accompagnate dalla schedadi autentica, garanzia dell’oggettoacquisito.

Il progetto clicArt, con l’apertu-ra di un nuovo spazio espositivo ela nuova collana di pubblicazionimonografiche MarkaMagazine perclicArt, vuole dare agli emergentiun’occasione, di dignità pari aquella di autori già famosi. Cimuove la passione per la fotografiae il desiderio di creare “fermento”nel panorama culturale cittadino; eci impegniamo per soddisfare dueambizioni in particolare: aiutarenuovi talenti ad emergere e solleci-tare un nuovo tipo di collezionismofotografico.

The Philosophy of clicArt

The clicArt gallery starts off withthe desire to create a new point ofreference for photography, both in Italyand Internationally. We would like tounderline the word “new” which is thekey to the entire philosophy of clicArt.

New, first of all, will be the artistspresented. clicArt will promote emer-ging photographers: artists who, nomatter their age, have not yet had theopportunity to present their workthrough a personal exhibition in a pre-stigious space, accompanied by amonographic publication with the out-spoken purpose of entering on theinternational market of collectionism.

New is the commercial strategy.Prices will range between 250 and 500euro, with all the proceeds going to theartist himself. The gallery renouncesits commission in order to fix a “politi-cal price” which should stimulate eventhe shiest of buyers.

New is the exhibition’s policy.Strategically located in the centre ofMilan - at the heart of the artistic andprofessional photographic milieu in Italy -clicArt offers an exceptional stage forthe unknown artist, selected by theArtistic Director of the gallery throughthe submission of his/her portfolio.

New, moreover, the will to recover,at this point in history, an emotionalphotography. The selection will favourthose images that better portray lifeand feeling, over mainstream concep-tual photography, which has beendominant in the past few years.

However, the quality of the productwe sell agrees to the strictest tradition.The process followed is that of archivalprint, with limited and numberedcopies. All of the prints are mountedon museum quality support. Moreover,each photographer’s work will be pre-sented to collectors in an elegant folder,in museum cardboard, framing fourimages (size 30x30 cm). The author’sfolder is packaged in a box of the samequality (size 40x50 cm). The photographand the folder purchased are accompa-nied by a guarantee of authenticity.

The clicArt project, with the ope-ning of a new venue and the newseries of monographic publicationsMarkaMagazine per clicArt, wishes tooffer to emerging artists the chance ofa dignified opportunity equal to that ofalready famous artists. We are movedby a genuine enthusiasm for photo-graphy, joint to the desire to stimulatethe Milanese cultural panorama andwe pledge to fulfil two ambitions inparticular: help new talents to emergeand encourage a new kind of photo-graphic collectionism.

Chi è Federica La Rosa

Federica La Rosa, nata a Basilea,in Svizzera, nel 1971, vive in provinciadi Bologna, dove studia arte alDAMS. Dopo la maturità scientifica euna laurea in scienze agrarie, decidedi cambiare rotta e di seguire la sua“vena artistica”, tornando in Svizzera,a Vevey, per frequentare il corso diformazione superiore di arti applicate.La sua preparazione fotografica vieneaccresciuta anche dall’assidua fre-quentazione di workshop tenuti dagrandi professionisti, che spazianodalla fotografia creativa, al cinema,alla moda, alle tecniche di stampa.Nel 1999 fa pratica in uno studiofotografico bolognese. Inoltre, nellostesso anno, inizia una collaborazionecon una galleria d’arte di Bologna,per cui cura l’organizzazione dellemostre fotografiche.

Alcune sue opere sono stateesposte in tre mostre collettive aBologna, Berlino e Evry. Le serie cheverranno esposte alla galleria clicArt,realizzate nel 2002, sono invece ine-dite. La natura, presente ed evane-scente nello sfocarsi delle forme enell’ammorbidirsi dei colori, è il puntodi partenza comune di queste imma-gini che, grazie anche ad una partico-lare attenzione alla qualità di stampa,raggiungono livelli di poeticità e dicomposizione estetica estremi.

Who is Federica La Rosa?Federica La Rosa is born in Basel,

Switzerland, in 1971. She lives in theoutskirts of Bologna, where sheattended the Dams, the famousvisual arts academy. After graduationand a degree in Agriculture, shechanged the course of her life anddecided to follow her “artistic streak”.She went back to Switzerland, toVevey, to attend the High School ofApplied Arts. Her experience withphotography was greatly enhancedby her assiduous attendance ofworkshops by well known professio-nals: creative photography, cinemaset photography, fashion photo-graphy, printing techniques. In 1999she practiced in a photographicstudy in Bologna while, at the sametime, she begun her cooperation withan art gallery there, for which she is incharge of photographic venues.

She has shown her work in threecollective exhibitions in Bologna,Berlin and Evry. The series which areshown at ClicArt, made in 2002, arenew. Nature, at the same time pre-sent and evanescent in the unfocu-sed shapes and softening colours, isthe common thread of these images.Thanks also to the quality of printing,her pictures reach extreme levels ofpoetry and aesthetic composition.

"È sparito anche il vuotodove un tempo si poteva rifugiarsi

ora sappiamo che anche l’ariaè una materia che grava su di noi"

(da Il vuoto; Eugenio Montale, Quaderno di quattro anni )

federica la rosa clicArt milano 12 novembre-31 dicembre 2002 federica la rosa clicArt milano 12 novembre-31 dicembre 2002

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Conversando con Federica La Rosadi Enrica Viganò

Come hai iniziato con la fotografia?Mi hanno regalato per i diciotto annila macchina fotografica e così hocominciato, poi il mio interesse è cre-sciuto sempre di più.

A molti diciottenni regalano la mac-china fotografica e loro si limitano afare le foto delle vacanze, tu seiandata oltre. L’hai subito visto comeun possibile mezzo espressivo?No, all’inizio come tutti ho fatto foto diviaggi e poi invece col passare deltempo ho smesso di far foto durantei viaggi e ho cominciato a far fotovicino a casa. La fotografia non erapiù una distrazione, ma era qualcosache sentivo più presente, qualcosadi tutti i giorni. Poi con l’università …

Che università hai frequentato?Siccome ho fatto una facoltà scientifi-ca, Scienze Agrarie, sentivo molto lacarenza della sfera creativa e da lì hocominciato a sviluppare dei progetti,a sentire la fotografia come qualcosadi più importante per me stessa.

L’interesse per l’arte c’era già prima?Sì un po’ c’era, ma l’arte come studioè arrivata più tardi. Insieme all’inte-resse per la fotografia, seguivoanche dei corsi di varie disciplinecome, per esempio, incisione.

Hai mai pensato di far diventare lafotografia un tuo lavoro?Non lo so. All’inizio pensavo di sì,infatti finita l’università ho deciso diandare in Svizzera a frequentare lascuola di Vevey per sviluppare quello che prima era solo una pas-sione amatoriale. Non avevo moltacultura fotografica. La scuola mi èservita per aprirmi e conoscere altristili, diversi da quello italiano che sivedeva qui, mi è servita a conosceremolti fotografi, anche personalmente,e quindi a sviluppare un progetto,soprattutto un progetto che parlassedi me. All’inizio ero più legata allabella fotografia, è da lì che vengo.

All’inizio è tipico far riferimento aiclassici.Si, infatti all’inizio seguivo molto glialtri, invece quello che devi fare èguardare gli altri per poi tirar fuoriqualcosa di tuo. Questi anni a scuolasono stati molto duri, però utili perché mi hanno messo in discus-sione. Ho fatto pochissime foto, aldilàdei compiti che ci davano gli inse-gnanti. Di mio non fotografavomolto… È stato un periodo difficile,perché io avevo un’altra età rispettoai miei compagni: tutti avevano 5-6anni meno di me, io iniziavo davecchia.

Adesso quanti anni hai?Trentuno e sono andata in Svizzeradopo la laurea, dopo l’esame di statoe dopo un periodo di lavoro, avevogià 27 anni, tutti gli altri avevano 22anni. Questo sfasamento mi è pesato.

Ma in casa respiravi questo interesseper l’arte?Se devo proprio dirlo, no. È stata una cosa che è venuta dopo.Contemporaneamente a Vevey misono iscritta, di nuovo, anche all’uni-versità, al DAMS di Bologna, perchévolevo approfondire i due aspetti,quello teorico e quello pratico.Volevo recuperare il tempo persofacendo tutto in una volta.

A che punto sei?Sono a metà. È difficile conciliare illavoro con lo studio. Io cerco di gua-dagnare come grafica.

Questo mi mancava, dai campi allagrafica, come?Facendo un altro corso, questa voltadi grafica. Ho visto che con la graficasi poteva fare un lavoro in manierapiù creativa. Almeno per la mia espe-rienza, perché la fotografia a queilivelli lì è veramente deprimente, allo-ra cerco di tirare avanti con la grafica.

Nella ricerca fotografica ti sei orienta-ta subito verso la natura?I miei primi lavori erano di paesag-gio, tipo foto in bianco e nero a metàtra Guido Guidi e Ghirri, un po’ quellostile lì, paesaggio disabitato. Poi hofatto anche un lavoro sui lidi ferraresi,spesso popolati da queste statue kit-sch come le veneri nei posti piùassurdi, era molto interessante foto-graficamente. Poi ho fatto un lavoropiù sull’astrazione: partendo daimmagini di case abbandonate facevodelle composizioni che diventanoarchitetture alla Escher. Poi c’è statoil grande stacco dalla scuola in cuinon creavo più, mi sentivo moltocondizionata dai compiti. Ho rico-minciato con il paesaggio semplice-mente perché mi facilitava l’approccionel fotografarlo, per uscire dalla“crisi creativa” avevo bisogno digrande rilassatezza e quindi hoincominciato a fotografare in momentiin cui non dovevo farlo, non avevo ilcompito da eseguire. Io uscivo e miportavo la macchina e in quellasituazione di rilassatezza ho potutoricominciare a fare le mie cose.

Poter esprimere la tua creatività èservito a te come persona?È stata dura arrivarci, non ho maipensato di essere una creativa, hosempre pensato di essere razionale,io ho passato molto più della metàdella mia vita pensando di esseremolto razionale. Forse in questo lafotografia mi è servita: per scoprirela mia parte irrazionale.

Come descriveresti la tua perso-nalità?Vivo nel contrasto, la mia personalitàè un po’ in lotta tra il senso del dove-re e una parte molto fuori. Duefuochi, anzi, un fuoco continuo. Ilrisultato è una tensione perenne.

Chi sono i tuoi riferimenti ?Mi vengono in mente più nomi di arti-sti che di fotografi: tipo Boltansky,tipo Kiefer e forse da un punto divista estetico Gerhard Richter. Tuttiquegli artisti che mi ispirano un po’l’assoluto.

Ma questi autori li hai scoperti aVevey, al DAMS o per conto tuo?Per conto mio, andando a vederemostre, in questi ultimi cinque annimi sono fatta un’indigestione. Vadomolto in giro a vedere, anche fuorida Bologna, sono appena stata aKassel per Documenta. Viaggio percercare queste cose. E poi se nonvado a vedere mostre non mi nutro.Io esco da una mostra che c’ho tren-ta idee, poi magari non le faccio,però mi piace uscire da una mostracon tutti questi stimoli.

E libri e riviste?Si, vedo le riviste di fotografia anchese ce ne sono poche di belle, ce n’èuna che mi piace molto: Blind Spot,americana. E poi riviste d’arte, cercodi leggere sempre. E i libri quandoposso, se non costano troppo.

E tra i fotografi?Ghirri mi piace molto. Poi mi piaceElger Esser, un tedesco dellascuola di Düsseldorf, che fa questipaesaggi… sono queste foto gigan-tesche, stile tedesco, sulle assenze,tra i tedeschi mi piace lui. Poi disicuro Meatyard, per un periodo miè piaciuto molto. Io passo deimomenti in cui adoro un autore, poidopo lo incamero e lo lascio lì.Aggiungerei Kertesz, però fa partedel bagaglio del mio passato. Mipiaceva Shirin Neshat, ma i primivideo, le ultime cose meno.

Cos’è per te la fotografia?Non lo so, forse semplicemente unmezzo: ho cominciato con la foto-grafia perché ha una base tecnica(c’è sempre questa cosa dei mieidue fuochi). Mi sono sempre interro-gata sui limiti della fotografia rispettoalla pittura: la fotografia è vincolataalla registrazione del paesaggio eforse mi sono appassionata allafotografia proprio per questa sfida,cioè di riuscire a dire qualcosaandando al di là della pura registra-zione. Cerco sempre quella fotografiache va al di là della fotografia,magari forse arrivando un po’ alpittorialismo, ma non voglio imitarela pittura, semplicemente vogliaandare al di là della registrazionefedele.

Come è nato il tuo progetto? È partito con una normale passeg-giata, ho incominciato a fare le fotocon una Hasselblad e c’era un pae-saggio con la neve in cui gli unicipunti che spiccavano sul biancoerano dei tronchi. Mi sono accortache sfocando l’immagine il tronco insé non aveva più senso cometronco, ma aveva un senso comemacchia di colore… almeno per me.All’inizio pensavo di fare il lavoro inbianco e nero. Per errore, perchénon mi ero preparata, il primo giornosono uscita con un rullino a colori emi è piaciuto cercare quasi il biancoe nero, cioè cercare l’astrazioneattraverso forti contrasti di scuri echiari, e però cercarlo con il colore.Praticamente attraverso il bianco enero ho scoperto il colore, e poi hodato molto valore al colore, attra-verso le sfumature che si potevanoottenere.

Qual è il processo di produzione chesegui?Scatto con l’Hasselblad, faccio svi-luppare e stampare le foto dal labo-ratorio, poi dai provini che mi dannofaccio delle scansioni, ci lavoro su inmodo da ottenere le tonalità chedesidero, e queste immagini rielabo-rate le rimando al laboratorio perstamparle in maniera tradizionale,ma tenendo come riferimento la miastampina digitale. Il passaggio daldigitale è fondamentale perché inter-vengo sulle dominanti e gli do ilpunto cromatico che voglio.

La tua opera finale quanto è distantedall’immagine che hai scattato?Non faccio grandi interventi, soloaggiusto delle tonalità, come potreifare in camera oscura, solo che cosìè più pratico per dare il riferimento allaboratorio.

Quindi non possiamo parlare diopere digitale.No, sul negativo c’è tutto quello chepoi si vede nell’opera finale.

for the English version of this interviews e e w e b s i t e w w w . m a r k a . i to r w w w. z u c c h i c o l l e c t i o n . o r g

MarkaMAGAZINEper clicArt

a cura di Enrica Viganò

ideazioneRoberto Ferri

consulenza editorialeCristina Bertè Zucchi

coordinamento editorialeSilvia Campanella

Franco Fino

art directorElena Solbiati

traduzioniMaria Pia Corpaci

© foto Federica La Rosa© testi Enrica Viganò

galleria clicArt

direzione responsabileRoberto Ferri

Maurizio Zucchi

direzione artisticaEnrica Viganò

responsabile progettoCristina Bertè Zucchi

coordinamento progettoCristina Bertè Zucchi

Enrica Viganò

assistente al coordinamentoFranco Fino

segreteria organizzativaSilvia Campanella

Patrizia Merlotti

disegno graficoElena Solbiati

allestimentiDanilo Borrelli

ufficio stampaThreesixty di Gabriella Braidotti

agenzia Markavia Melzo 3420129 Milano

tel 0229519511 - fax 0229521625 [email protected] - www.marka.it

sede espositivaZucchi Duomo

via Ugo Foscolo 420121 Milano

segreteria organizzativaZucchi

via Tiziano 9/A20145 Milano

tel 02439221 – fax [email protected]

www.zucchicollection.org

ufficio stampaThreesixty

via Vittorio Amedeo II 2410121 Torino

tel 011547471 – fax [email protected]

federica la rosa clicArt milano 12 novembre-31 dicembre 2002 federica la rosa clicArt milano 12 novembre-31 dicembre 2002

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