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Washington C’ è chi benedice la televi- sione, non ancora del tutto deficiente, per avere smascherato e fermato Joe McCarthy 50 anni or sono, con le sue 187 ore di implacabile diretta. E dunque c’è chi la maledice, per avere fermato prematuramente la sua bonifica anticomunista. C’è chi ringrazia il presidente in carica nel 1954, il generale Dwi- ght “Ike” Eisenhower che lo con- dannò alla morte civile quando McCarthy osò attaccare l’esercito e, naturalmente, nella nuova ege- monia politica della destra, l’ar- mata dei revisionisti lo rimpiange al grido di «avevamo ragione noi». Ma mezzo secolo dopo la fine della febbre maccartista, la do- manda chiave sollevata da que- sto personaggio tragico, grotte- sco e insieme effimero rimane senza risposta e di perfetta attua- lità: è possibile proteggere una democrazia dai nemici reali del momento senza compromettere l’organismo stesso che si vuole difendere? L’esistenza di una mi- naccia reale, il comunismo sovie- tico allora, il terrorismo islamico oggi, autorizza e assolve la para- noia del «comunista sotto ogni letto» e del «terrorista in ogni sof- fitta»? Il dilemma storico diventa dilemma di attualità, vivissimo. Bloccare l’insidia della malattia, senza distruggere, con la cura, l’organismo che si vuole difendere. La breve parabo- la politica di questo avvocaticchio di provincia, poi insi- gnificante senatore del Wisconsin, che fino al 1950 era co- nosciuto dai colle- ghi della Camera alta soltanto co- me un pubblico alcolista e come un omosessuale segreto, non propone una risposta rassicuran- te. Ci dice che, nella dialettica continua tra i geni e gli antigeni che dormono nel corpo di una de- mocrazia istantanea come quella americana, se la minaccia ester- na al nostro way of life, alla nostra “civiltà”, è abbastanza violenta, i fusibili nervosi saltano e i profit- tatori dell’ansia prosperano. McCarthy non inventò la «mi- naccia rossa», che da Klaus Fu- chs, la talpa di Stalin nel progetto Manhattan, ai coniugi Julius ed Ethel Rosenberg, oggi ricono- sciuti come spie effettive del Cremlino, scavava nelle viscere dell’ex alleato. McCarthy inventò la forma patologica della risposta all’insidia, inventò il maccarti- smo. Egli raccolse e intrecciò e re- se incandescenti, i fili sparsi di quel culto del “demonio” che il puritanesimo dei padri pellegrini aveva importato sulle coste del New England nel XVII secolo. E se nessun malcapitato fu appeso ai rami degli alberi di Salem, come nel 1692, l’epurazione fu aspra e indirettamente violenta. Centosettanta cittadini furono incarcerati per “spionaggio” e li- berati dopo lo scoppio della bol- la. Diecimila persone, nel mondo della cultura, della pubblica am- ministrazione, delle forze arma- te, persero il lavoro e furono blacklisted, messe al bando dalla società civile e dalle loro profes- sioni, secondo la più accurata ri- verso Hollywood, denunciando l’infiltrazione dei comunisti nella grande industria della persuasio- ne popolare, il cinema. Con la collaborazione di un fu- turo presidente, allora segretario del sindacato attori, Ronald Rea- gan, il raccolto a Hollywood fu ab- bondante. Nomi celebri entraro- no nella famigerata “lista nera” dei filocomunisti da ostracizzare come “agenti sovietici”, quelle “esagerazioni” che persino i revi- sionisti della nuova destra sono costretti ad ammettere. Charlie Chaplin e Lee J. Cobb, Larry Parker ed Elia Kazan, che accettò di “fare nomi”. Persino Bertolt Brecht depose davanti alla com- missione. Trenta mila libri furo- no individuati ed eliminati dalle biblioteche all’estero finanziate dall’Usia e dall’Usis, perché “filo- comunisti” e simbolicamente bruciati nel crucible, nel crogiuo- lo della purga maccarthista, se- condo il titolo del famoso dram- ma allegorico che Arthur Miller scrisse, ricordando i processi di Salem. Alla sua corte, accorsero giovani ambiziosi, come Robert Kennedy, ansiosi di vidimare il certificato di “anticomunismo” prima di lanciarsi in carriera. Ma Joe McCarthy era soltanto il burattino. Il vero burattinaio era J. Edgar Hoover, il direttore dello Fbi, che gli forniva le liste e le pi- ste, pilotandolo per avanzare le proprie trame di potere. Hoover, il guardiano della moralità america- na che segreta- mente amava tra- vestirsi da ballerina classica in collant e tutù di pizzo per in- trattenersi con il proprio assistente, controllava e ricattava McCarthy, del quale ben conosceva i vizi e le frequen- tazioni di locali riservatissimi per gay, come il “Cavallino Bianco” di Milwaukee. E mentre Joe tuonava contro «comunisti e pervertiti», anche allora associati nella dop- pia depravazione politica e mo- rale, il suo braccio destro, l’avvo- cato Roy Cohn, destinato a mori- re di Aids, amoreggiava con un bel ragazzo biondo, David Schine, che il senatore raccomandò per- ché gli fosse evitato l’invio al fron- te. L’esercito rifiutò la “racco- mandazione”, il senatore cercò di vendicarsi chiamando alla sbarra ufficiali, soldati e addirittura un capitano dentista della Us Army, accusati di simpatie comuniste. Fu la sua ultima follia. Eisenhower costrinse Nixon, suo vice e impeccabile campione della crociata anti-rossi, a denun- ciare McCarthy. Fu prima censu- rato dal Senato a schiacciante maggioranza nella primavera del ’54 e poi deposto, a dicembre. Morirà tre anni dopo, a 47 anni, nell’ospedale navale in un sob- borgo di Washington, con il fega- to distrutto dalla cirrosi, o forse assassinato, come scriverà un biografo nostalgico. L’America, liberata da Mc- Carthy, avrebbe dovuto attende- re ancora un generazione per ve- dere sconfitto e distrutto il nemi- co sovietico, senza tradire se stes- sa, come il senatore delle streghe rosse aveva rischiato di fare. LA REPUBBLICA 43 VENERDÌ 26 NOVEMBRE 2004 cerca, condotta dal professor Ralph Brown della facoltà di giu- risprudenza di Yale. Le vite deva- state da sospetti, delazioni, invi- die che si traducevano in denun- ce, furono un esercito e ci fu chi non resse, sucidandosi. La confusione paranoide tra dissenso e sovversione aveva già fatto la fortuna di politicanti co- me Richard Nixon, colui che ave- va stanato “l’agente sovietico” Al- ger Hiss nel Dipartimento di Sta- to e anni dopo, come presidente, creò liste di nemici politici da in- vestigare, distruggere e denun- ciare al fisco. Chiunque brandis- se la spada dell’anticomunismo si garantiva immediata e immen- sa popolarità, come oggi chi sventola la bandiera della guerra al terrore. Erano gli anni nei qua- li ogni giorno, nelle scuole ele- mentari, i bambini venivano ad- destrati a difendersi da un attac- co nucleare, accovacciandosi sotto i banchi, gli speculatori of- frivano a padri ansiosi ridicoli bunker anti atomici da scavare nel cortile di casa e ogni edificio pubblico si dotava di inutili rifugi nelle cantine. Joseph McCarthy irruppe sul palcoscenico il 9 febbraio del 1950, pronunciando un discor- setto al “Circolo delle Donne Re- pubblicane” in West Virginia. Da- vanti alle signore allibite, agitò un foglio sul quale, disse, erano i no- mi di 205 funzionari del Diparti- mento di Stato, venduti ai Russi. L’accusa era spaventosa e, seb- bene due giorni dopo, in un se- condo discorso tenuto nello Utah, McCarthy, forse tornato momentaneamente sobrio dal suo stato di permanente stupore alcolico, avesse già ridotto a 57 il numero, un quarto, la denuncia lo proiettò alla testa della Com- missione per le Attività Antiame- ricane (Huac). Con un ammire- vole quanto elementare senso della “politica spettacolo” Joe puntò il mirino laddove l’effetto sarebbe stato più sensazionale, Illatooscurodellademocrazia VITTORIO ZUCCONI IL MACCARTISMO fu il debutto, non soltanto della politi- ca seria, ma di ogni cosa seria come spettacolo per di- vertire il pubblico. McCarthy non si è mai veramente interessato dei comunisti; se non lo sapevano gli altri, lo sapeva lui. La spettacolarizzazione della crociata patriottica di McCarthy fu una semplice conseguenza della sua teatralità. Fu la presenza della televisione a conferirle la falsa autenticità della vita vera. McCarthy capì meglio di tutti gli altri uomini politici americani pri- ma di lui che chi aveva il compito di legiferare poteva fare una figura molto migliore recitando; McCarthy comprese il valore spettacolare dell’infamia e imparò a soddisfare i piaceri della paranoia. Ci riportò alle ori- gini, al Seicento e alla gogna. Fu così che cominciò: l’onta morale come pubblico svago. McCarthy era un impresario e, più barbaro fosse stato lo spettaco- lo e più gravi le accuse, più grande sarebbe stato il disorientamento e maggiore lo spasso per tutti. PHILIP ROTH MACCARTISMO. ì Il 2 dicembre 1954 il Senato americano lo condannò per abuso di potere Ecco perché un paese di tradizioni liberali perse la sua identità D IA R IO DI Alger Hiss depone di fronte alla commissione CINQUANT’ANNI FA IL PROCESSO A MCCARTHY MACCARTISMO MACCARTISMO

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Washington

C’è chi benedice la televi-sione, non ancora deltutto deficiente, per

avere smascherato e fermato JoeMcCarthy 50 anni or sono, con lesue 187 ore di implacabile diretta.E dunque c’è chi la maledice, peravere fermato prematuramentela sua bonifica anticomunista.C’è chi ringrazia il presidente incarica nel 1954, il generale Dwi-ght “Ike” Eisenhower che lo con-dannò alla morte civile quandoMcCarthy osò attaccare l’esercitoe, naturalmente, nella nuova ege-monia politica della destra, l’ar-mata dei revisionisti lo rimpiangeal grido di «avevamo ragione noi».

Ma mezzo secolo dopo la finedella febbre maccartista, la do-manda chiave sollevata da que-sto personaggio tragico, grotte-sco e insieme effimero rimanesenza risposta e di perfetta attua-lità: è possibile proteggere unademocrazia dai nemici reali delmomento senza comprometterel’organismo stesso che si vuoledifendere? L’esistenza di una mi-naccia reale, il comunismo sovie-tico allora, il terrorismo islamicooggi, autorizza e assolve la para-noia del «comunista sotto ogniletto» e del «terrorista in ogni sof-fitta»? Il dilemma storico diventadilemma di attualità, vivissimo.Bloccare l’insidia della malattia,senza distruggere, con la cura,l’organismo che sivuole difendere.

La breve parabo-la politica di questoavvocaticchio diprovincia, poi insi-gnificante senatoredel Wisconsin, chefino al 1950 era co-nosciuto dai colle-ghi della Camera alta soltanto co-me un pubblico alcolista e comeun omosessuale segreto, nonpropone una risposta rassicuran-te. Ci dice che, nella dialetticacontinua tra i geni e gli antigeniche dormono nel corpo di una de-mocrazia istantanea come quellaamericana, se la minaccia ester-na al nostro way of life, alla nostra“civiltà”, è abbastanza violenta, ifusibili nervosi saltano e i profit-tatori dell’ansia prosperano.

McCarthy non inventò la «mi-naccia rossa», che da Klaus Fu-chs, la talpa di Stalin nel progettoManhattan, ai coniugi Julius edEthel Rosenberg, oggi ricono-sciuti come spie effettive delCremlino, scavava nelle visceredell’ex alleato. McCarthy inventòla forma patologica della rispostaall’insidia, inventò il maccarti-smo. Egli raccolse e intrecciò e re-se incandescenti, i fili sparsi diquel culto del “demonio” che ilpuritanesimo dei padri pellegriniaveva importato sulle coste delNew England nel XVII secolo. E senessun malcapitato fu appeso airami degli alberi di Salem, comenel 1692, l’epurazione fu aspra eindirettamente violenta.

Centosettanta cittadini furonoincarcerati per “spionaggio” e li-berati dopo lo scoppio della bol-la. Diecimila persone, nel mondodella cultura, della pubblica am-ministrazione, delle forze arma-te, persero il lavoro e furonoblacklisted, messe al bando dallasocietà civile e dalle loro profes-sioni, secondo la più accurata ri-

verso Hollywood, denunciandol’infiltrazione dei comunisti nellagrande industria della persuasio-ne popolare, il cinema.

Con la collaborazione di un fu-turo presidente, allora segretariodel sindacato attori, Ronald Rea-gan, il raccolto a Hollywood fu ab-bondante. Nomi celebri entraro-no nella famigerata “lista nera”dei filocomunisti da ostracizzarecome “agenti sovietici”, quelle“esagerazioni” che persino i revi-sionisti della nuova destra sonocostretti ad ammettere. CharlieChaplin e Lee J. Cobb, LarryParker ed Elia Kazan, che accettòdi “fare nomi”. Persino BertoltBrecht depose davanti alla com-missione. Trenta mila libri furo-no individuati ed eliminati dallebiblioteche all’estero finanziatedall’Usia e dall’Usis, perché “filo-comunisti” e simbolicamentebruciati nel crucible, nel crogiuo-lo della purga maccarthista, se-condo il titolo del famoso dram-ma allegorico che Arthur Millerscrisse, ricordando i processi diSalem. Alla sua corte, accorserogiovani ambiziosi, come RobertKennedy, ansiosi di vidimare ilcertificato di “anticomunismo”prima di lanciarsi in carriera.

Ma Joe McCarthy era soltanto ilburattino. Il vero burattinaio eraJ. Edgar Hoover, il direttore delloFbi, che gli forniva le liste e le pi-ste, pilotandolo per avanzare le

proprie trame dipotere. Hoover, ilguardiano dellamoralità america-na che segreta-mente amava tra-vestirsi da ballerinaclassica in collant etutù di pizzo per in-trattenersi con il

proprio assistente, controllava ericattava McCarthy, del qualeben conosceva i vizi e le frequen-tazioni di locali riservatissimi pergay, come il “Cavallino Bianco” diMilwaukee. E mentre Joe tuonavacontro «comunisti e pervertiti»,anche allora associati nella dop-pia depravazione politica e mo-rale, il suo braccio destro, l’avvo-cato Roy Cohn, destinato a mori-re di Aids, amoreggiava con un belragazzo biondo, David Schine,che il senatore raccomandò per-ché gli fosse evitato l’invio al fron-te.

L’esercito rifiutò la “racco-mandazione”, il senatore cercò divendicarsi chiamando alla sbarraufficiali, soldati e addirittura uncapitano dentista della Us Army,accusati di simpatie comuniste.Fu la sua ultima follia.

Eisenhower costrinse Nixon,suo vice e impeccabile campionedella crociata anti-rossi, a denun-ciare McCarthy. Fu prima censu-rato dal Senato a schiacciantemaggioranza nella primavera del’54 e poi deposto, a dicembre.Morirà tre anni dopo, a 47 anni,nell’ospedale navale in un sob-borgo di Washington, con il fega-to distrutto dalla cirrosi, o forseassassinato, come scriverà unbiografo nostalgico.

L’America, liberata da Mc-Carthy, avrebbe dovuto attende-re ancora un generazione per ve-dere sconfitto e distrutto il nemi-co sovietico, senza tradire se stes-sa, come il senatore delle stregherosse aveva rischiato di fare.

LA REPUBBLICA 43VENERDÌ 26 NOVEMBRE 2004

cerca, condotta dal professorRalph Brown della facoltà di giu-risprudenza di Yale. Le vite deva-state da sospetti, delazioni, invi-die che si traducevano in denun-ce, furono un esercito e ci fu chinon resse, sucidandosi.

La confusione paranoide tradissenso e sovversione aveva giàfatto la fortuna di politicanti co-me Richard Nixon, colui che ave-va stanato “l’agente sovietico” Al-ger Hiss nel Dipartimento di Sta-to e anni dopo, come presidente,

creò liste di nemici politici da in-vestigare, distruggere e denun-ciare al fisco. Chiunque brandis-se la spada dell’anticomunismosi garantiva immediata e immen-sa popolarità, come oggi chisventola la bandiera della guerraal terrore. Erano gli anni nei qua-li ogni giorno, nelle scuole ele-mentari, i bambini venivano ad-destrati a difendersi da un attac-co nucleare, accovacciandosisotto i banchi, gli speculatori of-frivano a padri ansiosi ridicoli

bunker anti atomici da scavarenel cortile di casa e ogni edificiopubblico si dotava di inutili rifuginelle cantine.

Joseph McCarthy irruppe sulpalcoscenico il 9 febbraio del1950, pronunciando un discor-setto al “Circolo delle Donne Re-pubblicane” in West Virginia. Da-vanti alle signore allibite, agitò unfoglio sul quale, disse, erano i no-mi di 205 funzionari del Diparti-mento di Stato, venduti ai Russi.

L’accusa era spaventosa e, seb-

bene due giorni dopo, in un se-condo discorso tenuto nelloUtah, McCarthy, forse tornatomomentaneamente sobrio dalsuo stato di permanente stuporealcolico, avesse già ridotto a 57 ilnumero, un quarto, la denuncialo proiettò alla testa della Com-missione per le Attività Antiame-ricane (Huac). Con un ammire-vole quanto elementare sensodella “politica spettacolo” Joepuntò il mirino laddove l’effettosarebbe stato più sensazionale,

Il lato oscuro della democraziaVITTORIO ZUCCONI

IL MACCARTISMOfu il debutto, nonsoltanto della politi-

ca seria, ma di ogni cosa seria come spettacolo per di-vertire il pubblico. McCarthy non si è mai veramenteinteressato dei comunisti; se non lo sapevano gli altri,lo sapeva lui. La spettacolarizzazione della crociatapatriottica di McCarthy fu una semplice conseguenzadella sua teatralità. Fu la presenza della televisione aconferirle la falsa autenticità della vita vera. McCarthycapì meglio di tutti gli altri uomini politici americani pri-ma di lui che chi aveva il compito di legiferare potevafare una figura molto migliore recitando; McCarthycomprese il valore spettacolare dell’infamia e imparòa soddisfare i piaceri della paranoia. Ci riportò alle ori-gini, al Seicento e alla gogna. Fu così che cominciò:l’onta morale come pubblico svago. McCarthy era unimpresario e, più barbaro fosse stato lo spettaco-lo e più gravi le accuse, più grande sarebbe statoil disorientamento e maggiore lo spasso per tutti.

PHILIP ROTH

MACCARTISMO.

ì

Il 2 dicembre1954 il Senato

americano locondannò per

abuso di potere

Ecco perchéun paesedi tradizioniliberali persela sua identità

DIARIODI

Alger Hissdepone di frontealla commissione

CINQUANT’ANNI FA IL PROCESSO A MCCARTHY

MACCARTISMOMACCARTISMO

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44 LA REPUBBLICA VENERDÌ 26 NOVEMBRE 2004D I A R I O

I LIBRI

LE TAPPE

PRINCIPALI

GIUSEPPE

MAMMARELLA

L’America daRoosevelt aReagan,Laterza 1996

MALDWYN

A. JONES

Storia degliStati Unitid’America.Dalle primecolonieinglesi aigiorni nostri,Bompiani 2000

SCILTIAN

GASTALDI

Fuori i RossidaHolliwood! Ilmaccartismoe il cinemaamericano,Lindau 2004

STEFANO

BASCHIERA

GUIDO LEVI

Cinema emaccartismo, Falsopiano2003

FRANÇOIS

FURET

Il passato diun’illusione:l’ideacomunistanel XXsecolo,Mondadori1995

ANN

COULTER

Tradimento.Come lasinistraliberal stadistruggendo l’America,Rizzoli 2004

ARTHUR

MILLER

Il crogiuolo,Einaudi 1997

RAY

BRADBURY

Fahrenheit451,Mondadori2001

HORST

DIPPEL

Storia degliStati Uniti,Carocci 2003

OLIVIERO

BERGAMINI

Storia degliStati Uniti,Laterza 2002

McCarthy sollevò un pezzo

di carta e disse che tra quei

nomi c’era quello di un

professore dell’Università

di Chicago e che si trattava

di un comunista

Intervista sul pluralismo2002

ROBERT A. DAHL

Per dividere una comunità

civile occorrono capri

espiatori e qualcuno da

demonizzare, caricature

umane che drammatizzino

la differenza tra Loro e Noi

La cultura del piagnisteo1993

ROBERT HUGHES

Il fatto che non sia possibile

levar di mezzo un McCarthy,

che gli arrivino soldi, che

la sua sporca tecnica sia

divenuta istituzione,

risveglia pensieri di fuga

Lettera a Theodor W. Adorno1952

THOMAS MANN

E così apparterrò a una

epoca buia... E gli scolari

impareranno i nomi di

Truman e di McCarthy.

Oh, mi è difficile farmene

una ragione

Diari1950

SYLVIA PLATH

LA “PAURA ROSSA”, 1947-1950

La prima paura anticomunista in Americanasce in piena guerra fredda, con lacosiddetta “dottrina Truman” per il“contenimento” del comunismo edell’Unione Sovietica nel mondo

LA “QUINTA COLONNA”, 1950

La crociata inizia con la denuncia dellapresenza di 205 simpatizzanti comunistiall’interno del Dipartimento di Stato. Ilsenatore parlò di una “quinta colonna” dibolscevichi nelle istituzioni americane

I PROCESSI, 1950-1952

Membri del governo sono accusati diessere agenti comunisti. I processi piùnoti: Alger Hiss e Ethel e JuliusRosenberg. Dal 1954 alcune udienzevengono per la prima volta teletrasmesse

FOLLEManifestazioni

popolariin appoggio

di McCarthy.

IO, SOTTO ACCUSANEGLI ANNI DELLA PAURA

INTERVISTA AD ARTHUR MILLER: LO SGOMENTO CON CUI VISSE L’INCHIESTA

ANTONIO MONDA

New York

Nel momento più cupo edesasperato della cacciaalle streghe, Arthur Mil-

ler fu investigato dalla commis-sione per le attività antiameri-cane, e quindi condannato peroltraggio alla corte per il suo ri-fiuto di fare i nomi di colleghidalle simpatie comuniste. Pri-ma che la Corte Suprema lo as-solvesse definitivamente, Mil-ler visse con sgo-mento la sceltaopposta del fra-terno amico EliaKazan, che invecefece nomi di arti-sti ed intellettualila cui vita profes-sionale, e spessoanche privata,venne irrimedia-bilmente distrut-ta. Quegli anni dipaura e tormentolo portarono ascrivere Il Cro-giuolo, in cui la vi-cenda della cac-cia alle streghe diSalem divenivauna evidente me-tafora del mac-cartismo, a cuiElia Kazan rispo-se con Fronte delPorto, difenden-do esplicitamen-te l’esigenza delladenuncia controogni tipo di cor-ruzione ideologi-ca e morale. Mil-ler considerò l’at-teggiamento au-togiustificatorioe, peggio, delato-rio, e in Unosguardo del ponte(sviluppato inorigine come sce-neggiatura dal titolo The Hookper un film di Kazan) inserì unpersonaggio che causa rovina edisgrazia a seguito di una dela-zione. «Il clima di quegli anniera irrespirabile» raccontamentre controlla il programmadel debutto della nuova com-media Finishing the Picture, «ein alcuni di noi rivelò le caratte-ristiche peggiori delle rispetti-ve personalità. Tuttavia ci fuanche chi agì per una convin-zione autentica che prescinde-va la paura o l’opportunismo, equesto non fece altro che ag-giungere sconcerto e rabbia».

A chi si riferisce? «Kazan e’ un esempio chia-

rissimo: prima di collaborarecon la commissione, era la per-sona che parlava con maggioreconvinzione di quegli ideali dacui poi si distaccò così drastica-mente. Era noto a tutti il suo im-pegno con un gruppo decisa-mente di sinistra come il Thea-tre Group».

Anche altri uomini di spetta-colo come Jerome Robbins eLee J. Cobb hanno collaboratocon la commissione, ma Ka-zan è diventato il simbolo piùambiguo dell’intero periodo.

«Era il più grande registaamericano, ed era inevitabileche il suo nome avrebbe eclis-sato tutti gli altri. Non dimenti-chi poi che dopo aver fatto i no-mi acquistò una pagina a paga-mento sul New York Times perspiegare la bontà del suo gesto,motivandolo con la necessitàdi combattere con ogni mezzo

il comunismo». Quando l’Academy gli attri-

buì l’Oscar alla carriera leispiazzò molte vittime del mac-cartismo scrivendo un artico-

lo sul Guardian in cui difende-va la celebrazione.

«Quello che penso riguardo aquei giorni terribili rimaneinalterato, tuttavia il talento di

Kazan è fuori discussione, edalcuni suoi film sono dei capo-lavori».

Quali furono le reazioniamericane di fronte all’evi-dente metafora del Crogiuolo?

«Le critiche all’inizio non fu-rono buone, ma almeno in su-perficie gli attacchi prescinde-vano dai riferimenti al maccar-tismo. Ho sempre pensato checi sia stata una inconsapevole

reazione di timo-re, come se non siriuscisse ad ac-cettare una realtàdi quel tipo inAmerica: nonpiaceva l’idea diun autentico pe-ricolo esterno e diuna parallela rea-zione isterica eviolenta. Per for-tuna il pubblicoreagì con favore eil produttore eb-be l’intuizione diriprendere lospettacolo in unsalone da ballo diun albergo con uncast di interpretigiovanissimi chene decretarono ilsuccesso».

A distanza di 50anni, qual è il suogiudizio sul mac-cartismo?

«Un momentodella storia ame-ricana contrasse-gnato dall’isteriae dal panico cheha portato a dellec o n s e g u e n z egravissime, maproprio perchétale deve essereesaminato confreddezza».

Cosa intende? «Che il paese, tutto il paese, si

sentiva minacciato, e c’eranomolti motivi reali di preoccu-pazione».

Perché sottolinea tutto ilpaese?

«Perché anche l’America de-mocratica provava le stesse an-gosce, e ne è prova l’atteggia-mento di Truman, che in unprimo momento cercò di resi-stere a questa ondata crescen-te, accusando i repubblicani difare propaganda elettorale, mapoi autorizzò un primo comita-to governativo per l’individua-zione di attività sovversive,dando di fatto rispettabilità aquello che accadde in seguito».

All’inizio degli anni Cin-quanta l’ideologia comunistacominciava a diffondersi a li-vello intellettuale anche negliStati Uniti. Erano gli anni piùacuti della guerra fredda in cuil’Unione Sovietica stava co-struendo un pericolosissimoarsenale militare e c’era anchela guerra in Corea.

«Questi erano tutti fattoriestremamente importanti, mala svolta che portò all’isteria ful’ascesa al potere di Mao in Ci-na. Gli americani, che fino aquel momento consideravanola Cina come un paese amico, sisentirono realmente in perico-lo. E nella vulgata popolare del-l’epoca, Mao era un agente so-vietico a capo di un paese enor-me. Si diffuse nelle convinzionidi chiunque l’idea di tradimen-to e il sospetto sostituì l’intelli-genza di giudizio. La delazioneè l’aspetto degenerato di quel-lo stato d’animo».

Come ritiene che ciò sia sta-to possibile nel paese della li-bertà di espressione e del pri-

‘‘

,,

ELIA KAZAN

Fu uno dei più grandi registi

americani. Ma qui non sono in

discussione i suoi film ma il suo

contributo nella caccia alle streghe

Humphrey Bogart, Laureen Bacall e altri divi vanno a testimoniare

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to Joseph Rauh, l’avvocato diWashington che seguì il mio ca-so battendosi come un leone.Era un sincero anti-comunista,che difendeva tuttavia la libertàdi opinione che veniva oltrag-giata. Avrebbe meritato di di-ventare giudice della Corte Su-prema, ma l’amministrazionerepubblicana non ebbe moltalungimiranza».

Qual è stato il danno mag-giore causato dal maccarti-smo?

«Su un piano concreto e im-mediato la distruzioni di vite ecarriere di artisti di grande ta-lento che erano spesso anchedelle persone di primissimo or-dine. Ma il dato ancora più gra-ve è che dimostrò che sottopressione l’America è prontaad abbandonare gli ideali su cuiè stata fondata, e a mandare aquel paese le libertà civili. Tut-tavia, come sempre, ci sonostati anche delle reazioni chehanno scaturito degli effettipositivi».

Quali? «E’ certamente positivo il

coraggio di chi scelse di difen-dere i propri principi. Ma c’èqualcosa di più importante edi cui sentiamo gli effetti an-che ai giorni nostri: gli ameri-cani hanno cominciato a rea-gire alla richiesta di scelte po-litiche basate unicamente sul-la paura. Bush deve fare un la-voro enorme per tenere sottotensione i cittadini che ne de-terminano il potere, ed oggil’elettore ha bisogno di pro-ve».

LA REPUBBLICA 45VENERDÌ 26 NOVEMBRE 2004 D I A R I O

IL

PRESTANOME

Unosceneggiatoreaccusato diesserecomunistanon può piùfirmare.Chiede di farloal suo posto alcassiere di unbar.Con WoodyAllen e ZeroMostel, diMartin Ritt, del1976.

INDIZIATO

DI REATO

Un registaaffermatorifiuta ditestimoniareallacommissioneMcCarthy.Verrà inseritonella “listanera” e nonlavorerà più.Con RobertDe Niro, regiadi IrwinWinkler, del1991.

PUNTO DI

VISTA

La storia diHerbertBiberman,autore del film“Il sale dellaterra”ostacolato ecensurato aHollywood intutti i modi peril suocontenuto“eversivo”.Con JeffGoldblum eGretaScacchi, regiaKarl Francis,del 2000.

FRONTE

DEL PORTO

Unoscaricatore,dopo moltidrammi dicoscienza,denuncia lagang delfratello. Fuvisto comel’autogiustifi-cazione diKazan peraverdenunciato gliamicicomunisti. DiElia Kazan,con MarlonBrando, 1954.

I FILM

CACCIA A HOLLYWOOD 1951-52

Chaplin, accusato di attivitàantiamericane, emigra in Europa.Humphrey Bogart è pedinato dall’Fbi.John Huston e Katrin Hepburncondannano l’offensiva illiberale

L’ESERCITO 1954

McCarthy dà inizio all’investigazionesull’esercito. Ma il senatore ormai nonè più credibile e, dopo un biasimoformale del Senato per “abuso dipotere”, è costretto a uscire di scena

mo emendamento? «La paura è un sentimento

che mette in crisi anche i piùnobili sentimenti. A ciò si ag-giunse una speculazione poli-tica basata anche su alcuni ele-menti autentici».

Che uomo era Joseph Mc-Carthy?

«Un cinico opportunista chenon aveva né convinzioni néideali. Non dimentichi che ini-ziò la sua carriera a sinistra e di-ventò anche amico dell’entou-rage Kennedy. Poi intuì chel’anticomunismo sarebbe sta-to il mezzo che gli avrebbe con-sentito di conquistare il suc-cesso. Da un punto di vistaumano, era un semi-alcooliz-zato di una brutalità sconcer-tante, incapace di rapporti per-sonali che non gli procurasseroqualche vantaggio».

La commissione per le atti-vità anti-americane la accusòdi essere un comunista. Qual èstata in realtà la sua partecipa-zione ideologica o personale?

«Non sono mai stato comu-nista, e mi sono limitato a par-tecipare alcuni incontri spon-sorizzati dal partito comunistaamericano. Ho partecipato aduna conferenza per la pace alWaldorf Astoria ed ho firmatoalcuni appelli. Tutto qui: ma aquell’epoca era sufficiente peressere distrutti».

Chi le fu maggiormente vici-no in quegli anni?

«Poche persone, e quasisempre in privato: la paura pa-ralizzava tutti, e nessuno vole-va associare il proprio nome al

mio. Solo molti anni dopo arri-varono le scuse ed i ripensa-menti. Ma insieme a tanta vi-gliaccheria voglio ricordare co-me eccezione il mio produttoreRobert Whitehead e, soprattut-

GLI AUTORIArthur Miller è au-tore di notissimidrammi come Mor-te di un commessoviaggiatore. VictorNavasky è direttoreeditoriale di TheNation e autore diNaming Names. Iltesto del Sillabariodi Philip Rothè trat-to da Ho sposato uncomunista, Einaudi

Le audizione, spes-so drammatiche,della Commissio-ne per le attività an-tiamericane furo-no un grande even-to mediatico. Gior-nali e televisione siprodussero in una“copertura” cheprovocò anche ve-re e proprie formedi “isteria politica”.

Adispetto delle sue accuse infonda-te, “Tailgunner Joe” - il sopranno-me che si diede McCarthy, ex ma-

rine, durante la sua prima campagnaelettorale, anche se non aveva mai presoparte ad azioni militari - nel giro di po-chissimo tempo divenne una celebrità alivello nazionale e internazionale. E lasua caduta giunse improvvisa com’erastata la sua ascesa. Quattro anni più tar-di, nel dicembre ‘54, i suoi colleghi sena-tori approvarono una mozione di censu-ra contro di lui. Ma non prima che fosseriuscito ad arrecare danni, in particolarealla sinistra e a tantissimi altri, fra indivi-dui e istituzioni, per non parlare dei dirit-ti e delle libertà sanciti dalla Costituzio-ne. Il maccartismo, sinonimo per molti didiffamazione e di sospensione della li-bertà in nome della lotta alla sovversione,finì con l’essere usato per definire un’e-poca che era cominciata prima del suo in-gresso in scena e che avrebbe lasciatostrascichi ben oltre la sua morte, nel 1957,affogato nell’alcol.

Richard Rovere, tra i suoi biografi piùbrillanti, lo ha definito il “più abile dema-gogo mai nato da queste parti”. Più che lasmania del potere, aveva la smania dellagloria, ma ciononostante riuscì a eserci-tare un potere tale che perfino il presi-dente degli Stati Uniti, Dwight Ei-senhower, evitò di contrapporsi a lui.

Era come un turista che va a Las Vegase continua a giocarealle slot-machine finoa vincere il jackpot del-l’anticomunismo. Co-me è stato possibileche un bulletto sconsi-derato, incauto e fon-damentalmente privodi serietà sia potuto ar-rivare a giocare, anchese solo per cinque an-ni, ma cruciali, un ruo-lo tanto importantenella politica america-na? Bisogna prenderein considerazione ilcontesto in cui rea-lizzò il suo sporco la-voro: c’era la guerrafredda, la corsa agli ar-mamenti con i russi, lebrutalità del regimestalinista nell’Unio-ne Sovietica, il fattoche, nel 1948, la Cinafosse “diventata co-munista”, e che unmese più tardi i so-vietici avessero fat-to esplodere la loroprima bomba ato-mica. C’era la con-danna dei diri-genti del Partitocomunista ame-ricano per “co-spirazione tesa apreparare e pro-pagandare il rovescia-mento del governo attraverso la forza e laviolenza”. C’era la guerra di Corea, la con-danna per falsa testimonianza (tra accu-se di spionaggio) di Alger Hiss, ex consi-gliere del Dipartimento di Stato, appenadue settimane prima del discorso di Mc-Carthy a Wheeling, la condanna di Juliused Ethel Rosenberg come “spie atomi-che”. C’era il programma di lealtà del pre-sidente Truman, che stabiliva indagini sututti i dipendenti federali, adottato in ri-sposta alle accuse di tradimento fatte daiRepubblicani ai Democratici. C’erano lemanipolazioni dietro le quinte dell’anti-comunista viscerale J. Edgar Hoover e delsuo Federal Bureau of Investigation. Mc-Carthy attinse a tutto questo e ad altro an-cora, aggiungendovi la sua personale mi-stura di isteria e paranoia anticomuniste.

Un indicatore del clima di quel perio-do: qualche giorno dopo lo scoppio dellaguerra di Corea, Westbrook Pegler, un fa-moso giornalista del gruppo editoriale

Hearst, scrisse su Newsweek che il modopiù “sensato e coraggioso” di reagire allacrisi in corso era giustiziare tutti i comu-nisti americani. Quando gli si fece notareche si sarebbe rischiato di giustiziare pererrore qualcuno che non era comunista,replicò che le “cavillose disquisizioni” suchi era veramente comunista non face-vano che servire gli interessi del nemico.Nel frattempo le obiezioni dei liberal an-ticomunisti a McCarthy vertevano prin-cipalmente sul fatto che le sue accuseinfondate ostacolavano la lotta contro ilcomunismo.

McCarthy prese di mira la Chiesa pro-testante, prese di mira gli “omosessuali epervertiti” nel Dipartimento di Stato,prese di mira la radio Voice of America; ilsuo tristemente noto braccio destro, RoyCohn si imbarcò in un tour mondiale de-gli archivi dei servizi di intelligence ame-ricani, a caccia di rossi. McCarthy prese dimira il mondo accademico, ed era moltoabile nel trattare con la stampa. QuandoTime pubblicò un articolo contro di lui incopertina, il senatore del Wisconsinscrisse una lettera a quasi tutte gli inser-zionisti pubblicitari della prestigiosa ri-vista, invitandoli a far pressione sul lorocliente. La sua rovina, alla fine, arrivòquando provò a prendere di mira le forzearmate. Cominciò chiedendo “Chi hapromosso Peress?”, uno sconosciutodentista dell’esercito accusato di comu-

nismo, ma finì con leudienze di fronte allacommissione del Con-gresso, trasmesse in te-levisione, in cui il Paesepoté assistere al suotentativo di infangareun giovane associatodello studio legale diBoston incaricato di di-fendere l’esercito, Jo-seph Welch. «Ma nonha alcuna decenza, si-gnore?», chiese Welch.Era una domanda reto-

rica di cui il pub-blico conosce-va la risposta.

Non è stata laprima volta chel’America si ab-bandonava all’i-steria. Ma il mac-cartismo fu unesempio partico-larmente virulen-to e crudele diquel tema antisov-versivo che rap-presenta il latooscuro della tradi-zione americana finda quando il Con-gresso approvò unpacchetto di leggi re-pressive, gli Alien andSediction Acts, all’in-domani della Guerrad’Indipendenza. Sto-ricamente, gli antisov-

versivi hanno fatto più danni, ai nostri va-lori, della sovversione che sostenevano divoler contrastare.

McCarthy, il bullo dirompente, è lon-tano. Ma c’è qualcosa nell’atteggiamen-to della nazione che ricorda chiaramentel’epoca maccartista. Il terrorismo ha so-stituito il comunismo come ossessionenazionale. L’equazione un tempo era:progressista uguale sinistroide ugualecomunista. La nuova equazione è: arabouguale musulmano uguale terrorista. Latesi che per garantire la sicurezza nazio-nale sia necessario arrestare, incarcerareed espellere senza adeguato processo, l’i-dea che la segretezza nazionale impongadi intaccare in profondità i diritti civili e lelibertà fondamentali, riportano allamente l’era di “Tailguner Joe”. L’uomoMcCarthy è morto da molto tempo, ma ilmaccartismo è ancora tra noi.

(Traduzione di Fabio Galimberti)

LE OSSESSIONIPATRIOTTICHE

PERCHÉ IL MACCARTISMO DIVENNE UN’IDEOLOGIA

VICTOR NAVASKY

LE IMMAGINI

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Bisogna prendere in

considerazione il

contesto in cui si

realizzò lo sporco

lavoro di McCarthy