CIGV Magazine Club Italia n. 18

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Indonesia CLUB INTERNAZIONALE GRANDI VIAGGIATORI 18 CIGV MAGAZINE Club Italia luglio-agosto 2014 ITALIA

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Indonesia

C L U B I N T E R N A Z I O N A L E G R A N D I V I A G G I A T O R I

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Ovidio Guaita, Vice Presidente Nazionale Club Italia

EDITORIALE

Editoriale e una stradina maltese di Mdina ci affascina, allora

sono tante le strade che hanno qualcosa da dirci. Senz’altro non riusciremo a

percorrerle tutte ma vale la pena di provarci. Il vecchio detto “ogni lasciata è

persa”, nonostante l’uso e abuso che se ne è stato fatto, racchiude in sé ancora

tanto buon senso. La certezza di non poter tornare indietro e l’incertezza del

futuro che non ci è dato conoscere ci devono far riflettere sull’uso e abuso del

tempo. Il vero lusso oggi non può prescindere dal tempo, è ricco chi oltre ai

mezzi dispone del tempo per trarne vantaggio (situazione per nulla scontata).

A marzo all’ITB di Berlino un rappresentante del Ministero del Turismo iracheno

mi aveva invitato a un viaggio stampa nel suo Paese. Subito, ad aprile. Mi era

sembrato un po’ troppo … sotto data e ho posticipato a ottobre. E’ chiaro

ormai che il cambio di governo e l’avanzata degli integralisti ha trasformato

l’occasione in una “lasciata”. Anche se personalmente non dispongo né di tempo

né di mezzi mi adopero per non lasciare mai occasioni perse sulla mia strada,

ma come sempre l’attenzione non è mai troppa.

Alla fine anche la stradina di Mdina ci può insegnare qualcosa.

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Sommario

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10. news

Notizie dal Club Italia

14. soiree & eVeNtI Gli eventi delle delegazioni del Club Italia

36. destinations

I viaggi dei soci del Club Italia

70. cartoline I soci in viaggio

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n. 18 2014

ciGV clUB italiaPresidente nazionale Leonardo GiardinaVice Presidente nazionale Ovidio GuaitaSegretario nazionale Gianni Manuelli

Delegazione PiemontePresidente Denis GeunaSegretario Paolo Gerbaldo

Delegazione LombardiaPresidente Daniela LiberoSegretario

Delegazione Emilia RomagnaPresidente Gianni BersaniSegretario Giovanna Cervellati

Delegazione ToscanaPresidente Ovidio GuaitaSegretario Gianni Manuelli

Redazione e impaginatoGianni Manuelli

Collaboratori a questo numeroDino Mazzini, Marcello Sergio, Mirca Baroldi.

Editore CIGV Club Italiarivista mensile

© 2014 CIGV Club ItaliaTutti i diritti di proprietà artistica riservati. E’ vietato qualsiasi tipo di riproduzione, intera o parziale, in qualsiasi lingua, senza previa autorizzazione scritta dell’editore.

www.cigv.it

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Mirca Baroldi

Namibia. pazi sconfinati.

Gianni ManUelli

Gianni è il segretario nazionale del CIGV. E’ lui che cura questo magazine sfogliabile nazionale.

Hanno collaborato

oVidio GUaita

E’ il vice-presidente nazionale e il coordinatore per la Toscana. Segue con Gianni il nuovo magazine.

dino MaZZini

In Indonesia, l’Oriente che ti soprprende.

Marcello serGio

A Malta, l’Isola dei Cavalieri.

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News

n o t i z i e d a l C l u b I t a l i a

NEwS | NOTIzIE DAL CLuB ITALIA

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News

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Mostra fotografica

IMMAGINI SENZA FRONTIERE

1-17 Agosto 2014

Porretta Terme (BO)

NEwS | NOTIzIE DAL CLuB ITALIA

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Informiamo che il nostro socio Andrea Fiocchi presenterà nelle “Sale delle Carceri” di Porretta Terme in provincia di Bologna una bellissima Mostra Fotografica dal titolo “Immagini senza frontiere”L’esposizione presenterà tante interessantissime immagini di itinerari del nostro “Grande Viaggiatore” che ha visitato oltre 140 Paesi del Mondo!Il vernissage avverrà nella serata del 1 di agosto, dove interverrà anche il Sindaco di Porretta Terme.Chi è interessato o magari passa dall’Appennino tosco-emiliano è invitato a partecipare.La Mostra rimarrà aperta dal 1 al 17 Agosto 2014.Per maggiori informazioni potete scrivere direttamente al nostro socio alla seguente mail: [email protected]

DELEGAzIONE EMILIA ROMAGNA

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l e S E R AT E e g l i e v e n t i d e l l e d e l e g a z i o n i

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Soirées & eventi

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Soirées & eventi

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escursione all’isola di Pianosa

Isola di Pianosa

l’escursione di domenica 8 giugno organizzata da Luca Frassi (CIGV Livorno)

E’ veramente andato tutto bene l’8

di giugno all’Isola di Pianosa, 60

persone tra soci ed amici hanno

trascorso una bellissima giornata di

sole all’aria aperta! Ci siamo ritrovati

con un gruppo a Livorno e con un altro

direttamente al porto di Piombino e da

li siamo salpati con una bela motonave

alla volta dell’Isola.

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Siamo arrivati dopo circa 2,30 di navigazione e Pianosa ci ha accolto nella sua bellezza e con un’acqua veramente trasparente. Era solo una striscia di colore più intenso che staccava appena l’azzurro del mare da quello del cielo e ci ha accolto nel “più bel porticciolo

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escursione all’isola di Pianosa

del mondo”, come lo hanno definito in molti. Scendere dalla barca è stata un’emozione, ci

ha accolto il silenzio e il profumo di una terra dove la presenza dell’uomo è visibile ma non aggredisce.

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escursione all’isola di Pianosa

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Abitata fino a pochi anni fa anche da più di 2000 persone, Pianosa dal 1998, anno di dismissione del carcere, ha visto la popolazione residente ridursi al minimo con l’attuale piccolo nucleo di 20 detenuti più il personale di vigilanza, questa “densità” così particolare rende l’isola in questo momento un luogo magico.

Giunti sull’isola ci siamo subito spostati nella vicina Cala Giovanna, una splendida insenatura sabbiosa dove molti di noi, i più “faticoni” si sono rilassati a prendere il sole e a fare il bagno nelle limpide acque!

escursione all’isola di Pianosaescursione all’isola di Pianosa

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Un gruppo ha poi effettuato un’interessante escursione in carrozza a giro per l’isola e tutti sono rimasti soddisfatti; mentre altri, più coriacei hanno fatto insieme alla guida ambientale del trekking sulla costa ammirando degli scorci suggestivi.

Poi tutti assieme siamo andati a pranzo, sopra alla Cala, al “Ristorante Cucina Galeotta”, gestito da una cooperativa di detenuti in regime di semilibertà, dove abbiamo pranzato a base di buon pesce fresco.

Dopo, nel primo pomeriggio ci siamo incontrati con la nostra guida ambientale che ci ha accompagnato in giro per l’isola, passeggiando tra le vecchie e suggestive strutture dell’Antico Borgo e conoscere la sua storia.

Abbiamo poi visitati le antiche Catacombe, del IV° secolo, con accesso

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escursione all’isola di Pianosaescursione all’isola di Pianosa

da una piccola grotta vicino al porto. Costituite da un fitto intreccio di gallerie che venivano utilizzate come

luogo di sepoltura dalle prime comunità cristiane che si insediarono sull’isola, forse per sfuggire alle persecuzioni di Diocleziano, attirate dalla fertilità e ricchezza d’acqua e dalla facilità con cui era possibile scavare la roccia per le sepolture.

E’ il complesso di Catacombe di maggiori dimensioni a Nord di Roma; a seguire abbiamo visitato l’Esposizione Fotografica dell’ “Associazione per la difesa di Pianosa”, in un percorso che va dall’età della pietra fino agli insediamenti ottocenteschi della prima colonia penale agricola d’Italia. Alla fine siamo ridiscesi il porto e rientrati a bordo della motonave alla volta di Piombino dove siamo arrivati puntuali alle 19.30

Quindi un’escursione veramente riuscita, con un tempo fantastico, che ha lasciato soddisfatti tutti i partecipanti!

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presentazione del volume CROAzIA di Paolo Gerbaldo

CroaziaDiari di viaggio

presentazione del volume di Paolo Gerbaldo

Il rinnovato Consiglio CIGV della

Lombardia ha organizzato uno

splendido incontro nel prestigioso

Hotel Chateau Monfort nel cuore di

Milano. una location di suggestivo

fascino, in una residenza d’epoca del

primo novecento, opera dell’architetto

Paolo Mezzanotte, nell’elegante

quartiere Monforte.

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Durante la serata il Segretario della delegazione piemontese Paolo Gerbaldo ha presentato il suo nuovo volume sulla Croazia, frutto di vari viaggi nella regione, attraverso racconti e immagini inedite di un grande viaggiatore e di profondo conoscitore del Paese.

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“Riempire le pagine del diario di un viaggio in Croazia non è certo difficile. Il viaggio che ha come meta, accanto alla vacanza balneare, la scoperta di un paesaggio in cui si fondono mar Adriatico e terraferma è subito in grado

presentazione del volume CROAzIA di Paolo Gerbaldo

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presentazione del volume CROAzIA di Paolo Gerbaldo

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di sedurre il viaggiatore. Lungo la frastagliatissima costa della Croazia che, distesa dall’Istria al confine del Montenegro, non ha eguali nel Mediterraneo si dispiegano infatti angoli incontaminati dal sapore d’altri tempi accanto a città dall’impianto urbanistico romano, medievale e veneziano. I nomi di queste ultime ci sono stati tramandati dalla storia: Spalato, Zara, Ragusa. Il mare Adriatico, in molti tratti più simile ad un lago, lascia poi scorgere paesaggi di grande interesse disseminati di isole, piccoli borghi storici, calette solitarie e insenature selvagge: il tutto disperso, quasi nascosto, dall’andamento sinuoso e frastagliato della riviera croata”.

L’albergo ha incantato con i suoi spazi sapientemente restaurati ed elegantemente arredati, riproponendo atmosfere e suggestioni di un romantico castello, ed ha fatto rivivere a ciascuno la propria fiaba da protagonista.

Il tutto si è svolto nella “Sala dell’Incantesimo”, luogo impreziosito dal pavimento in

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travertino con decorazioni floreali e da delicati ramage che si arrampicano dolcemente sulle pareti nei tenui colori dell’alba.

A questo incontro erano presenti il presidente nazionale Nardo Giardina, unitamente al vice presidente Ovidio Guaita, al segretario Gianni Manuelli ed al presidente della delegazione piemontese Denis Genua.

La segreteria nazionale del CIGV vuole ringraziare per il grande lavoro svolto la nuova presidente Daniela Libero e gli altri membri del Consiglio Enrica Auxilia, Maristella Ghitti e Francesco Biavati, che con abnegazione hanno organizzato questa serata.

Tutti gli oltre 40 partecipanti sono stati molto soddisfatti. E’ stato veramente un ritrovarsi e un conoscersi tra i “vecchi” ed i “nuovi” soci di questa

rinata delegazione!

presentazione del volume CROAzIA di Paolo Gerbaldo

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riunione conviviale all’Aquarela do Brasil

Cena brasiliana

all’Aquarela do Brasil di torino

Seguendo l’euforia del mondiale brasilero

la Delegazione del Piemonte ha tenuto

la Cena d’Estate proprio in un ristorante

brasiliano, l’Aquarela do Brasil di Torino. La

cena, come di consueto si è svolta in un clima

informale e molto rilassato, permettendo ai

soci di scambiarsi idee ed informazioni sugli

imminenti viaggi che si terranno nel periodo

estivo. La presenza di soci e ospiti è stata molto

numerosa e festaiola, la cosa più importante in

cene come queste.

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Destinations i V I A G G I d e i s o c i d e l C l u b I t a l i a

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In questa sezione del CIGV Magazine pubblichiamo i contributi dei soci. Tutti gli iscritti sono invitati a partecipare.

Ecco le specifiche dei materiali da inviare:- testo una pagina (1500-2500 max battute spazi compresi)- 15-20 foto in alta risoluzione (come escono dalla macchina) da inviare al nostro segretario via www.wetransfer.com (sistema facile, rapido e gratuito)

Destinations

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spazi sconfinatiNAMIBIA

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uauuuuu non ci posso credere: sto per arrivare in Namibia, dopo averlo tanto desiderato!Venezia-Francoforte-Johannesburg-windhoeck: quasi 24 ore di viaggio, ma non così faticose da non permettere a me ed a tre incomparabili compagne di viaggio di andare a prenderci un aperitivo (abitudine che manterremo anche nelle condizioni più disagiate) e di avere un incontro ravvicinato e assolutamente gradevole con la cucina namibiana al “Gathemann”.Dopo una buona dormita partenza per il Namib con incanti paesaggistici fra le montagne che delimitano l’altopiano centrale dalla fascia desertica costiera.Arrivo al lodge in tempo per godere di un magnifico tramonto e, particolare non trascurabile, di un’ottima cena.Il giorno successivo è dedicato alle dune più alte al mondo. Sossusvlei, con colori pazzeschi che cambiano con il variare della luce. Il vivido colore rosso arancione è dovuto all’ossidazione delle particelle di ferro contenute nella sabbia e, poiché l’ossidazione aumenta col passare del tempo, le dune più antiche sono quelle di colore più intenso. Il deserto del Namib è considerato il deserto più antico al mondo. Gli animali che lo abitano si sono abituati a questo ambiente estremo: gli orici dispongono di un sistema di raffreddamento del sangue grazie ad una rete di capillari nel naso che funzionano come un vero e proprio radiatore e gli insetti tok tokai posizionati sulla cima delle dune al mattino per far condensare l’umidità notturna sul proprio corpo e poter così bere. Questo erg immenso copre una superficie di 34000 Kmq, il Parco Naukluft, che comprende anche i monti Naukluft è la più grande area protetta dell’Africa e la quarta del mondo!E con una buona camminata arriviamo ad un posto che mi è stato difficile lasciare e che mi è difficile descrivere se non con la parola “magico”, irreale, dove tutto è rarefatto, dove solo il silenzio è indicato, l’alveo di un fiume ormai asciutto dove tutto è calcificato: Dead Vlei. È un bacino perfettamente liscio e piano, di un bianco abbacinante, circondato dalle dune rosse e con gli alberi neri. un soggetto fotografico incredibile. Per inciso avevo

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dimenticato la mia bellissima macchina fotografica con tutti gli accessori a casa: da mangiarsi le dita! Anche dei piedi! Per fortuna che le mie compagne di viaggio, prese da compassione, mi hanno dato una mano, a loro va la mia riconoscenza ed, a conclusione della giornata, esplorazione di un piccolo e pittoresco canyon eroso dallo Tshauchab River nel corso dei millenni.Il giorno successivo partenza prima dell’alba perché la strada è lunga, la nostra meta è lontana e le strade non assomigliano a quelle cui siamo abituati. Attraversiamo il Namib Desert verso nord passando sul Tropico del Capricorno, fermandoci a vedere una stranissima pianta residuo antichissimo, endemica di questi luoghi, pianta che può raggiungere anche i 2000 anni, che ha solo due foglie e che si chiama welwitscie mirabilisDopo piste sterrate nel deserto ed aver attraversato la Valle della Luna arriviamo a Swakopmund e, sorpresa, siamo in piena Germania, si parla tedesco, l’abbigliamento degli abitanti è tedesco, le torte sono tedesche, l’architettura è tedesca. Soffro un leggero spaesamento! D’altronde la Namibia è stata una colonia tedesca fino alla seconda guerra mondiale, il tedesco è una lingua praticata e le signore Herero continuano ad amare i vestiti imposti loro dalle mogli dei reverendi protestanti venuti quaggiù a civilizzare quelle povere popolazioni che lasciavano le donne a seno nudo, per cui ancora oggi si vestono con 20-25 metri di stoffa, sopportando stoicamente le alte temperature.Ci concediamo una piacevole crociera nella walvis Bay dove troviamo, pellicani, delfini e otarie. Ce ne sono molte e affollate colonie perché la corrente di Benguela che arriva dall’Antartide è molto fredda e oltre a permettere un a fauna particolare è anche responsabile del clima unico di cui gode la Namibia. Ci inoltriamo poi nel parco percorrendo in 4x4 le dune, questa volta nella parte di parco che si affaccia sull’oceano, dove le dune precipitano in acqua

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Il giorno dopo abbandoniamo i nostri amici tedeschi, dopo aver acquistato però dei meravigliosi scarponcini in kudu, morbidissimi, consigliati dai rangers e ci dirigiamo verso la Skeleton Coast, disseminata di relitti, famosa per i naufragi frequenti e disastrosi.Abbandoniamo quindi la costa e ci inoltriamo nell’interno attraversando il Damaraland, una regione arida montagnosa, ma ricca di reperti; tra i Monti Brandberg sono stati trovati mirabili esempi di pitture rupestri boscimane e c’è Twyfelfontein, punto di incontro di una moltitudine di uomini e animali che hanno lasciato incisioni di animali, di simboli astratti, di scene di caccia; le più antiche risalgono a circa 8000 anni fa. Proseguiamo attraversando il Kaokoland, la regione più isolata della Namibia e dove cominciamo a vedere, lungo la strada, pastori Himba. Pernottiamo in un campeggio sulle sponde del fiume Kunene che segna il confine con l’Angola. un angolo di paradiso. Quando la sera lo spegnimento del generatore ci sorprende sedute a chiacchierare si è levato un ohhhhh all’unisono: sembrava che qualcuno avesse acceso un cielo finto tanto erano numerose e luminose le stelle! un incanto!Il giorno dopo andiamo in un Villaggio Himba, è una popolazione non ancora globalizzata e lontana dall’interferenza occidentale. Vivono ancora in modo tradizionale grazie soprattutto alle donne. Queste sono molto orgogliose della loro cultura, fiere, nutrono un particolare culto della bellezza del corpo e ricordano nei tratti somatici le popolazioni nilotiche. Il corpo nudo è ricoperto solo da un perizoma di pelle, è spalmato di argilla rossa impastata con grasso animale e ornato con oggetti in ferro, osso, cuoio e conchiglie. I villaggi sono tipicamente africani, costituiti da agglomerati di semplici capanne di rami e paglia, quella del capo di fronte al recinto degli animali e con il fuoco sacro davanti, in fianco quella della prima moglie e poi le altre. Le ragazze fino alla pubertà tengono i capelli legati in due trecce sulla fronte, dalla pubertà in poi i capelli vengono tenuti

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all’indietro, una sorta di acconciatura rasta, sempre impastati con l’argilla ed il grasso animale. Sul capo portano un ornamento fatto di pelle di animale arricciato a mo’ di plissè.Le cavigliere dicono molto di chi le porta: se ha figli, quanti, se ha perso la madre o il padre, etc. È stata la tappa più interessante del viaggio, con la visita di un cimitero, la curiosità per il loro cibo e tante altre cose.Lasciato gli Himba, siamo riusciti ad arrivare ad Oshakati, grosso centro nel nord che ha avuto un notevole sviluppo dopo che la tribù originaria di questo posto ha preso il potere. La Namibia è una giovane repubblica, ha solo 20 anni e l’etnia Ovambo si è imposta nel panorama politico. Ho notato insofferenza negli Herero, un’etnia mite e tranquilla ma che può diventare temibile se provocata. Poi nel Parco Etosha, creato nel 1907 è stato uno dei primi parchi africani, all’epoca era la più grande area protetta al mondo e negli anni è stato più volte ridimensionato, fino ai 23000 kmq attuali con al centro il “pan”, bacino perfettamente piano e con il fondo di sale, lungo un centinaio di km e largo una quarantina, che brilla al sole. Il nome Etosha significa “grande luogo bianco”. Fino a 12 milioni di anni fa era un lago poco profondo alimentato dal fiume Kunene che cambiò però il proprio corso, desertificando la zona. Il parco è abitato da una moltitudine di animali, abbiamo avvicinato rinoceronti a pochi metri, ci siamo trovati circondati da branchi di elefanti, le giraffe si mettevano in posa, i leoni ci guardavano con sufficienza, abbiamo assistito ad una battuta di caccia di due leonesse tifando appassionatamente per le antilopi!Infine l’incontro i San, i mitici boscimani, piccoli e tosti, che, purtroppo, sono rimasti pochi.L’Africa ha qualcosa di inspiegabile, qualcosa che forse è troppo antico per essere compreso, forse qualcosa che sta nel nostro DNA se è vero che arriviamo tutti da là, il fatto è che non faccio in tempo a tornare che desidero essere là di nuovo.Veramente un Continente da Grandi Viaggiatori!

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d a u n v i a g g i o d i D i n o M a z z i n i C I G V M o d e n a

l’Oriente che ti sorprendeINDONESIA

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l’Oriente che ti sorprendeINDONESIA

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“un pezzo di risaia l’aveva ipotecato; cento dollari li aveva chiesti in prestito a me due settimane prima. Adesso toccava alla Vespa. Io non avevo nessuna intenzione di comprarla, non tanto perché fosse ridotta ai minimi termini, un vero catorcio ammaccato arrugginito da tutte le parti, quanto perché non avevo mai avuto passione per le moto e la mia unica esperienza in tal senso si era limitata, all’età di quindici anni, a un ciclomotore rosa shocking che era finito accartocciato in un fosso insieme a me. Proprio non avevo voglia, ne necessità, di fare il bis lì, a Bali” ……“350 chilometri fagocitarono tutto il terzo giorno del mio viaggio; e le strade di Giava, benché siano le migliori in Indonesia, non sono certo le migliori al mondo. Per dodici ore di fila rimasi incollato alla sella della Vespa, abbandonandola solo pochi minuti per una sigaretta o bere qualcosa in un warung, i piccoli ristoranti lungo la strada!una giornata parossistica, grottescamente tesa a battere un record nella mia vita; e il record era battuto ogni cento metri, ogni giro delle ruote era un record nuovo; continuare, continuare. “Così scriveva nel 1996 nelle pagine iniziali del suo primo libro (“In Vespa, da Roma a Saigon” – edizioni Feltrinelli) Giorgio Bettinelli, scrittore e giornalista diventato famoso per i suoi tour in Vespa intorno al mondo raccontati con inimitabile maestria e purtroppo deceduto in Cina, a Jinghong il 16 settembre 2008, all’età di 53 anni per un malore improvviso, dove viveva da quattro anni, sulle rive del Mekong, insieme alla sua moglie cinese Yapei.Anche per ricordarlo siamo voluti andare a vedere di persona quei luoghi che avevano provocato in lui quella trasformazione e per farlo abbiamo percorso quelle strade con mezzi simili alla sua Vespa.Piccole moto prestateci per l’occasione da motociclisti del posto scoprendo un’Indonesia per niente cambiata da quando l’aveva vista lui, nonostante da quei suoi giorni a Bali siano ormai passati quasi vent’anni. Capendo così meglio il motivo per il quale Giorgio rimase fedele alla sua

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Vespa in tutti i suoi tour, nonostante a tutti sembrassero molto più adeguate al quello scopo moto più potenti capaci di migliori prestazioni. Però con una piccola moto devi affrontare la strada con una “calma” che ti obbliga ad immergerti davvero nella realtà del luogo, mentre, con una moto “troppo” potente, sarebbe stata inadeguata a capire quella realtà!La Capitale JAKARTA per noi è solo una sosta tecnica dove rimanere un paio di giorni per perfezionare gli ultimi accordi. Posta sull’isola di Giava, uno dei territori più affollati della terra, è una delle città più grandi dell’intero sud-est asiatico ed è in continua crescita, come altri centri urbani nel mondo posti in aree dove la povertà è ancora uno dei problemi principali della gente. Richiama giorno dopo giorno uomini in cerca di un lavoro nei cantieri edili delle multinazionali che costruiscono grattacieli; luoghi di lavoro che solo quando il tasso di mortalità supera il dieci per cento si considerano problematici. Qui arrivano continuamente belle ragazze di campagna che con determinazione e freddezza si improvvisano imprenditrici di se stesse per riscattarsi dalla loro povera origine, vendendosi nei bar notturni dei grandi hotel per uomini di affari occidentali ed usando quei ricavi per avviare attività commerciali; continuando però a sperare in cuor loro in un incontro con un principe azzurro e farsi con lui una famiglia; una speranza ovviamente che per quasi la totalità di loro rimarrà delusa. La favola di “Pretty woman” ogni tanto per qualcuna si ripete ancora, ma rimane pur sempre un sogno. In Agosto, quando arriviamo noi, dovrebbe essere la stagione asciutta.

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In realtà siamo sotto un acquazzone tropicale mai visto prima da altre parti che mette in crisi l’intera rete stradale, già abbastanza congestionata anche senza questo evento meteorologico. Ma non è la pioggia torrenziale fuori stagione; siamo sorpresi soprattutto dal fiume di moto e motorini che nonostante tutto prosegue imperterrito tra le gigantesche pozzanghere che si formano sulla strada, che non riesce a smaltire tutta l’acqua che cade. I conducenti ed i passeggeri sono senza, o quasi, protezioni antiacqua; alcuni hanno dei “poncho” svolazzanti improvvisati, fatti con grandi fogli di nylon ai quali hanno fatto un foro per entrare con la testa, altri non hanno nemmeno quelli!YOGYAKARTA invece è una città più tranquilla ed è qui che prendiamo le nostre moto. A differenza di Jakarta, che riceve stranieri quasi solo per motivi di “business”, qui la presenza dei turisti stranieri è più evidente, essendo il punto di partenza per la visita dei due più importanti siti storici e monumentali dell’isola di Giava, oltre ad essere il centro più grande di tutta l’Indonesia dell’artigianato del legno e dei tessuti dipinti “batik”.Allontanandosi dalla città i primi km in moto sono come noi avevamo sperato che sarebbero stati quando avevamo pensato a questo viaggio; poi vedremo nei giorni successivi del nostro tour che le strade non saranno sempre così tranquille, ma intanto ci rassicura il fatto di trovare anche queste strade, praticamente deserte, che passano tra le risaie, dove ci possiamo fermare a fare foto al margine dell’asfalto senza rischiare di morire travolti. Il tempio buddista di BOROBuDuR risale all’ottavo secolo dopo Cristo. I suoi dati tecnici sono impressionanti ed è stato paragonato più volte ad altre opere colossali dell’antichità come le piramidi di Giza. una base quadrata di

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122 metri di lato. una altezza di 35 metri. Formato da 1.600.000 blocchi di pietra con pareti rivestite da 2.672 bassorilievi che si sviluppano su una lunghezza complessiva di 5 km. Ci sono 504 statue dedicate a Buddha. Completamente diverso è il tempio induista poco lontano di PRAMBANAN. Questo tempio fu costruito pochissimi anni dopo quello di Borobudur dalla dinastia regnante successiva. Nonostante siano stati costruiti nella stessa zona e nello stesso periodo storico i due templi sono per certi versi l’uno l’opposto dell’altro. Il primo buddista ha un aspetto tozzo e massiccio perché si sviluppa in orizzontale, questo invece induista si sviluppa in verticale e ha, anche da lontano, un aspetto slanciato. Il materiale di costruzione appare a noi profani identico: blocchi di pietra molto scura. A differenza di quello di Borobudur questo tempio induista subì diverse volte i devastanti effetti dei terremoti così frequenti in questa area del mondo. Nel centro storico di Yogyakarta ci sono anche altre cose abbastanza interessanti da vedere, seppure non siano neanche da paragonare ai templi. In particolare noi dedichiamo alcune ore alla visita del TAMAN SARI, o Castello d’acqua, un insieme di fabbricati, giardini e piscine che tra il 1758 e il 1765 fu realizzato per il piacere del Sultano, sotto la supervisione di un architetto portoghese. Esiste anche una moschea sotterranea poco lontana, con un particolare gioco di scale e corridoi a diversi livelli che si affacciano su un cortile che prende luce dall’alto.La strada tra Yogyakarta e SuRAKARTA-SOLO è invece molto trafficata, ed attraversa pianure coltivate a riso. In questa città come in poche altre località dell’Indonesia è ancora presente un sultano, una figura importante per la tradizione culturale locale ma priva di qualsiasi potere civile o amministrativo.

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Vive ancora nel suo palazzo, il Puri Mangkunegaran, aperto ai turisti con visite guidate nelle quali si possono osservare oltre alle stanze pubbliche della residenza anche collezioni private dei regnanti di oggetti di varia natura. Lasciamo quindi le pianure e sulla strada panoramica di KARANGANYAR saliamo di quota nel versante occidentale del monte LAwu (vulcano alto oltre 3.000 m slm), fino ai templi induisti del quindicesimo secolo di CANDI CETHO e CANDI SuKuH. Il primo di questi due templi è raggiungibile da una strada asfaltata che attraversa ripide pendici ricoperte di tè e che nella sua parte terminale presenta pendenze molto elevate, al punto da richiedere alle nostre piccole moto l’utilizzo delle marce più basse per poter proseguire. una scalinata conduce al portale di ingresso, tipico di questi templi, con due strutture simmetriche a gradini che si fronteggiano protendendosi verso il cielo. Queste strutture si ripetono anche all’interno del tempio delimitando il passaggio da una zona all’altra. Il secondo tempio è posto ad una altitudine inferiore ed è famoso per le figure presenti nei bassorilievi dove il tema dominante è quello sessuale. Presenti

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anche statue con grandi falli: una di queste, con un grande pene di oltre 180 cm e quattro palle, è stata spostata al museo nazionale di Indonesia a Jakarta. La strada continua attraverso boschi caratterizzati da alberi di dimensioni enormi. L’asfalto è stato appena rifatto ed il “grip” dei pneumatici è alto nonostante la pioggia, per via dell’inerte utilizzato, di natura lavica. La discesa da Sarangan verso MAGETAN è veloce, attraverso un paesaggio di colline nere coltivate ad ortaggi e fragole, poi si supera la cittadina di KEDIR e si sale al vulcano MOuNT KELuD, conosciuto in passato per la sua attività esplosiva. Dal 1.000 d.C ad oggi sono già avvenute oltre trenta eruzioni. Scendiamo nuovamente nelle pianure. Su strade abbastanza tranquille che attraversano coltivazioni di mais oltre alle onnipresenti risaie raggiungiamo la città principale di questa parte dell’isola, MALANG, che comunque per noi rappresenta solo una sosta tecnica tra un luogo interessante ed un altro e l’occasione per godere di un hotel di ottimo livello.Seguono altri km di pianura e strada abbastanza trafficata dove, come da tutte le altre parti nel sud-est asiatico, piccole moto allestite in maniera incredibile cariche di ogni sorta di mercanzie creano un flusso di veicoli simile allo scorrere dell’acqua nell’alveo pietroso di un ruscello montano.Poi finalmente iniziamo a salire su una strada deserta le pendici del MOuNT BROMO, uno dei luoghi turistici più famosi di tutta l’Indonesia. La strada attraversa piccoli villaggi di case in muratura, l’asfalto è sempre più crivellato di buche di ogni dimensione per le quali nessuno fa niente, poi sparisce del tutto per riapparire dopo alcuni km di stretti tornanti: ringraziamo di essere in sella a queste piccole moto corte, basse e leggere e non alle nostre, ben più pesanti, impegnative e quindi pericolose in situazioni del genere.

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Finalmente raggiungiamo il bordo del cratere e lo spettacolo che abbiamo davanti è da mozzare il respiro: è come vedere la terra ai primordi della sua formazione. All’interno della immensa caldera piena di sabbia grigia si ergono altri due coni vulcanici pressoché perfetti nella geometria delle loro forme, dei quali uno fumante. Lasciamo il monte Bromo e le sue pendici coltivate in ogni angolo come una serra di ortaggi e torniamo in pianura, fino a raggiungere le coste a nord, sul mar di Giava, tratto di mare che separa l’isola omonima dall’isola più grande posta a nord, il Borneo. Torniamo quindi verso sud ed attraversiamo, tra risaie e piantagioni di alberi della gomma, tutta l’isola per raggiungere il piccolo paese di MuNCAR, porto sull’Oceano Indiano. Di fronte a noi ci sono centinaia di piccole imbarcazioni colorate con caratteristiche vele ed alberi decorati da sculture. Ai lati delle piccole strade, sconnesse e senza asfalto, dappertutto ci sono appoggiati a terra rudimentali telai pieni di pesce messo a seccare. Gli uomini giocano sotto a tettoie con scacchiere giganti. Le donne vendono il pesce fresco in banchetti l’uno accanto all’altro, o puliscono sedute per terra quello che poi appoggeranno sui telai per seccare. Tutto il rifiuto finisce in piccoli canali di scolo che in realtà non scolano nulla.

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L’odore del posto mette quasi nausea ma il luogo è davvero caratteristico. una vecchia vespa piaggio PX tirata a lucido accoglie una intera famiglia in partenza, dall’aspetto considerati i vestiti ed i decori cromati del veicolo molto più agiata di altre: padre, madre e due figli. Ci fermiamo a BANYuwANGI in un resort lussuoso affacciato sull’Oceano per prepararci alla tappa più impegnativa del nostro itinerario, la salita al vulcano KAwAH LJEN. E’ il mese del ramadan islamico, l’isola di Giava è a maggioranza mussulmana, alle tre della notte iniziano i richiami alla preghiera tipici anche dei paesi che si affacciano sulle coste sud-orientali del nostro mare Mediterraneo; qui il muezzin non si limita a chiamare alla preghiera per cinque minuti, qui si mette a leggere a volume altissimo il corano, per ore, in arabo, una lingua che comunque pochissimi abitanti comprendono. Impossibile dormire ancora !!Partiamo quindi verso il KAwAH LJIEN che è ancora buio e raggiungiamo, tra coltivazioni di caffé in pianura, le pendici del vulcano. Iniziamo poi a salire una strada asfaltata sempre più sconnessa che attraversa foreste con alberi ricoperti di liane. Nei tratti più in pendenza, dove ci sarebbe bisogno del fondo stradale migliore, tante, troppe volte, la strada è invece simile all’alveo ciottoloso di un fiume, compreso i sassi bagnati dall’umidità che tra gli alberi rimane dopo le piogge, frequenti anche in questa stagione nonostante sia la più asciutta dell’anno. Proseguiamo la nostra salita con difficoltà, veramente preoccupati per quella che dovrà poi essere la nostra discesa. Ancora una volta ringraziamo di aver scelto piccole moto leggere e non con moto simili alle nostre.

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Raggiungiamo infine il parcheggio al posto di controllo di Paltunding. Qui dobbiamo fermarci per disposizione delle autorità, anche se il sentiero consentirebbe con una moto di proseguire ancora per alcuni km; il largo sentiero inizia a salire verso il bordo del cratere in mezzo agli alberi e via che procediamo incontriamo piccoli uomini tutti muscoli e pelle che scendono a torso nudo, la maggioranza con sandali infradito in plastica ai piedi, trasportando sulle spalle due ceste in bambù collegate tra loro da un robusto bastone di legno. Le ceste sono ripiene di croste gialle, il loro incedere nella discesa è ritmico e sostenuto, si avverte lo sforzo che stanno facendo, ma nonostante questo il loro viso è sempre pronto ad un sorriso. Le croste gialle sono di zolfo puro, ogni cesta pesa più di quaranta kg, in totale sono ottantacinque kg da caricarsi sulle spalle, tutto il peso su un bastone di legno che ammacca le carni. Incredibile!La discesa sulla strada bagnata del mattino si rivela difficile e pericolosa come avevamo temuto salendo, ma riusciamo ad arrivare incolumi in fondo. Non senza aver appoggiato alcune volte a terra la nostra moto, per fortuna senza danni per noi ed il veicolo, grazie alla sua estrema leggerezza.Il traghetto che ci porta sull’isola di Bali inizia la sua corsa dal porto di Ketapang e dopo un ora ci sbarca a Gilimanuk, sulla estremità nord occidentale.BALI è senz’altro l’isola indonesiana più famosa e vive ormai esclusivamente sul turismo. Difficile trovarci qualcosa che non sia strumentale a quel business. E’ un isola compatta e relativamente piccola, dove in poche ore si può passare dalle spiagge ai vulcani dell’interno, con un clima ideale per la vegetazione ed un suolo fertilissimo. Ogni suo angolo, anche il più ripido, è stato trasformato

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e piegato dall’uomo in un giardino a terrazze dove, se non c’è acqua corrente, vengono coltivati ortaggi, oppure, se c’è l’acqua corrente, riso. L’entroterra di Bali è un po’ il riassunto di tutta l’Indonesia da noi vista finora e non c’è da meravigliarsi che sia così pieno di turisti, anche se la maggioranza di questi rimane a sud vicino alle coste, che invece a noi ci deludono, non pari alle aspettative che ci eravamo fatti. Bali è famosa per la sua vita notturna che richiama molti giovani, provenienti soprattutto dalla vicina Australia ma anche dalla nostra Europa e dagli Stati uniti; l’affollamento di turisti occidentali toglie comunque a questa eccitante vita notturna il fascino orientale che avevano invece i locali un po’ bui e misteriosi, comunque pieni di belle ragazze, dagli occhi a mandorla ed il naso piccolo un po’ schiacciato, di certi quartieri di Jakarta, dove turisti occidentali se ne vedono ben pochi. Con percorsi a margherita partendo al mattino e tornando alla sera nel nostro hotel posto a sud nella penisola di NuSA DuA esploriamo l’interno e le coste, facendo tutti i giorni strade diverse. Il traffico nel sud attorno a DENPASAR, la città più importante dove c’è anche l’aeroporto internazionale, e KuTA, la località turistica più gettonata, è quasi pari a quello di Jakarta. A Bali la religione dominante e’ l’induismo ed anche senza andare alla ricerca specifica di aspetti culturali legati strettamente a questa religione non si può evitare di ricordare questo fatto considerando che ci sono sull’isola oltre ventimila templi indu!Ne abbiamo visitati solo alcuni, il tempio di TANAH LOT è posto sul mare, su un grande scoglio poco lontano dalla terraferma, isolato da questa solo in occasione delle maree; il tempio di ALAS KEDATON è invece nell’interno ed è noto anche come tempio della foresta sacra delle scimmie. Qui intorno vivono migliaia di macachi, molti

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dei quali stanno all’interno del recinto del tempio e hanno una familiarità con i turisti tale che diventano la principale attrazione; i tempio PuRA uLuN DANu è un tempio caratteristico e speciale sulle rive di un lago posto a quote abbastanza alte, lo si trova quasi in tutte le cartoline dell’Indonesia. Attorno al tempio un giardino botanico. I migliori paesaggi di colline trasformate in verdi terrazze coltivate a riso sono nei dintorni dei villaggi di ANTOSARI, BELIMBING e PuPuAN . Non c’è a queste latitudini una vera e propria stagione per la coltivazione di questa pianta come invece c’è da noi. I cicli di vegetazione si accavallano, per cui si possono trovare zone dove il riso è stato appena piantato, e sono più evidenti i muretti in terra che sostengono i terrazzamenti a volte contorti come un ricamo, ed altre zone dove invece il riso ormai è pronto per il raccolto e nasconde alla vista la forma delle terrazze.Al di là degli aspetti paesaggistici ed architettonici, la cosa più interessante per noi a BALI è un combattimento di galli in un remoto paesello sulle rive del lago ai piedi del vulcano più famoso di tutta l’isola, il KINTAMANI. Capitiamo casualmente nel mezzo di quell’evento grazie al fatto che siamo dotati di un nostro autonomo mezzo di trasporto, che ci consente di trasgredire alle indicazioni della nostra guida locale, che vorrebbe farci tornare indietro una volta raggiunto il ristorante dove si fermano tutti gli altri turisti qui portati da bus o taxi. Ci torna in mente l’euforia che prese Giorgio quando proprio qui a Bali iniziò a capire come era diverso il mondo visto con la libertà concessa dal nostro mezzo a due ruote : “Intanto io continuavo a girare per l’isola, senza stancarmi del mio nuovo giocattolo e anzi scoprendo grazie ad esso stradine che non conoscevo, nelle quali intrufolarsi fino a trovare un villaggio, un tempio

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nuovo; fino ad imbattersi in una cerimonia barong, con le orchestrine di gong e i costumi terrificanti della dea Rangda; in una cremazione o in una processione di fedeli.”…… “Dopo la sosta di una notte a Bonjol proseguii verso Medan, che distava ancora 600 chilometri, e strada facendo sempre più mi rendevo conto di quanto gusto mi desse viaggiare con un mezzo mio, col quale potersi fermare dove si vuole e ripartire quando si vuole; col quale potersi immergere in maniera diretta in tutto quello che ti circonda, molto più di quanto si possa fare dai finestrini di un treno o di un autobus.”……Impossibile non condividere queste sue riflessioni, sempre attuali.Per il combattimento dei galli vi è un campo, che non improvvisato e clandestino, ma un vero e proprio sito permanente attrezzato, come se fosse uno dei nostri stadi e per entrare si paga un biglietto: non sappiamo a chi vadano gli incassi, ma sicuramente non andranno al governo indonesiano. La frenesia delle scommesse e del gioco d’azzardo è palpabile anche nel cortile che precede l’arena. Seduti in terra, attorno a grandi tele cerate raffiguranti animali locali, uomini di tutte le età a gruppi giocano con i dadi con regole che non riusciamo a capire, ma le banconote passano di mano in mano. Nell’arena si sta svolgendo la selezione dei galli che dovranno combattere. Dopo diverse consultazioni tra gli uomini, una ventina circa, posti all’interno della arena, finalmente i galli sono scelti ed inizia la loro preparazione. Ogni proprietario dei galli prescelti per il combattimento mette al suo animale uno sperone di metallo tagliente, legandolo ben bene con un filo che viene arrotolato con maestria e calma attorno ad una zampa. Pian piano si riempiono le gradinate di uomini e dopo che i giudici, posti in una speciale tribuna rialzata, hanno battuto il gong inizia la raccolta delle scommesse.

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Finalmente si da il via al combattimento vero e proprio. I galli vengono fatti arrabbiare uno di fronte all’altro dalle mani dei proprietari, che li attizzano strattonandone le piume, portandoli quasi a contatto dell’avversario e poi allontanandoli. Infine vengono liberati. Ci aspettiamo di vedere scene cruente e sangue che scorre immediatamente, ma in realtà l’intelligenza degli animali supera le aspettative: il primo combattimento si risolve con la fuga immediata di uno dei due galli appena gli animali sono liberi dalle mani dei proprietari e possono fare quello che preferiscono. Il secondo scontro a cui assistiamo, preceduto dalla fase delle scommesse, si protrae un po’ più a lungo, ma anche questi due galli non riescono a ferirsi in maniera grave prima che uno dei due corra a nascondersi sotto alla tribuna dei giudici. Lasciamo l’arena che i combattimenti continuano; a giudicare dal numero di galli ancora nelle ceste pensiamo che la festa si protrarrà fino a tardi e non sappiamo se qualcuno dei presenti riuscirà o meno a soddisfare la sua voglia di vedere gli animali farsi realmente del male.Torniamo verso l’hotel per l’ultima volta. Sulla strada sono esposti in modo molto elegante che invitano a provare il loro sapore tanti tipi di frutti diversi dalle forme e dimensioni più strane. Altre bancarelle vendono coloratissimi aquiloni di varie misure con le sembianze di un drago o di un aquila. Nel cielo sopra alle spiagge, dove il nostro viaggio sta volgendo al termine, gli stessi aquiloni volano numerosi ed altissimi, legati con un filo sottile ciascuno alla propria casa, sospinti dal vento che così in alto nel cielo qui non manca mai. Indonesia … torneremo presto!

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MALTAl’isola dei Cavalieri

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d a u n v i a g g i o d i M a r c e l l o S e r g i o C I G V R o m a

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Ho scritto quest’articolo per dare un idea ai soci che, avendo già visitato le principali capitali europee tra le più gettonate dal punto di vista turistico, volessero trascorrere un week-end lungo tra bellezze artistiche, sole e mare, potrebbero recarsi a Malta.L’isola, risalente all’epoca preistorica, dominio arabo e successivamente normanno, deve la sua storia e la sua fama ai Cavalieri dell’Ordine di S. Giovanni che presero parte alle guerre dei Crociati.Per la sua posizione nel Mediterraneo, l’isola venne concepita come fortezza ed infatti la capitale La Valletta presenta mura fortificate che racchiudono bellissimi palazzi lungo strade che si intersecano tra loro secondo linee rette.

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Il primo giorno si può dedicare alla visita del centro storico, proteso a penisola sul mare. Passando attraverso il City Gate, protetto dai bastioni di St. John’s Cavalier e St. James Cavalier, si può percorrere Republic Street su cui si affaccia la Cattedrale di St. John che venne fatta costruire nel 1573 dal Gran Maestro Jean de la Cassière per l’Ordine di S. Giovanni.La via è costeggiata da palazzi che si caratterizzano per l’apertura di bellissimi bow window e spesso agli angoli si trovano delle edicole con statue di Santi.Tra i palazzi più importanti, quello dei Gran Maestri con il cortile minore che ospita l’Orologio di Pinto, caratteristico perché riporta oltre all’ora e il giorno anche il mese e le fasi lunari.Tra gli “auberges”, ossia i quartieri generali dei diversi gruppi etnici in cui si dividevano i Cavalieri, il più importante è quello di Castiglia, con l’imponente facciata.Da qui si arriva ai Barrakka Gardens da cui si gode di uno spettacolare panorama sul porto e sulle Three Cities e, con una breve passeggiata, si può arrivare al Forte S. Elmo, costruito nel 1551 dai Cavalieri.Ha la forma di una stella e si protende sul mare e quindi si può tornare verso il centro storico percorrendo l’altra strada più famosa, la Merchants Street.Nel pomeriggio si può prendere il battello che in pochi minuti ci porta alle Three Cities, ossia le Tre Città prospicienti La Valletta.Si tratta rispettivamente di Birgu (detta Vittoriosa), in origine un villaggio di pescatori sviluppatosi alle spalle di un antichissimo castello, Isla, munita anch’essa di bastioni che si trova di fronte a Birgu e Bormla, più all’interno.Nel corso del Grande Assedio del 1565, gli abitanti di Birgu e Isla

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mostrarono un tale coraggio che vennero insignite dei titoli onorifici di Città Vittoriosa per Birgu e Città Invitta per Isla; Bormla successivamente fu definita Città Cospicua. Le tre piccole città si caratterizzano anch’esse per i palazzi color ocra con superbi bow window e chiese di origine medievale, successivamente ricostruite nel XVI sec.Con una piacevole passeggiata lungo i bastioni di Birgu, costeggiando il porto, ci si può addentrare nelle cittadine attraverso vicoli e stradine di particolare fascino, fino ad arrivare all’adiacente Bormla e godere della vista del porto e della prospiciente Isla. Dopo aver visitato le Tre Città ed essere ritornati a La Valletta, prendendo un bus del

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trasporto pubblico, si può arrivare in pochi minuti al Templi di Tarxien, un complesso di edifici preistorici risalenti al 1600 a.C.Si tratta di strutture megalitiche che si rifanno al culto della Dea madre, qui raffigurata mediante una grande pietra originariamente alta 2,5 metri, di cui rimane solo la parte inferiore. Motivo decorativo dominante sui grandi massi è la spirale che si può ritrovare sia nel bacino Mediterraneo che nel Nord Europa.Il secondo giorno può essere dedicato alla visita di Mdina, l’antica capitale di Malta, risalente al Medioevo e che rimase tale fino al 1530, quando l’Ordine dei Cavalieri decise di spostarsi più vicino al porto. Anch’essa appare come una città fortificata con alte mura e bastioni: l’ingresso è rappresentato dalla Porta Principale eretta nel 1724 in sostituzione di un ponte levatoio.Di particolare importanza a Mdina è la Cattedrale di S. Paolo di epoca normanna ed il Palazzo Vilhena, sede del Museo di Storia Naturale; ma l’aspetto più affascinante della vista è fare una piacevole passeggiata e perdersi tra le caratteristiche stradine.Per gli amanti del relax si può trascorrere il pomeriggio in una delle tante località di mare che offre la costa maltese oppure semplicemente rilassarsi in piscina, se il vostro hotel ne è fornito.Assolutamente da non perdere è la visita delle altre due isole che fanno parte della Repubblica di Malta: Gozo e Comino.Le isole si possono raggiungere per proprio conto oppure con i numerosi tour organizzati a bordo di battelli che partono dal porto di Slima, distante pochi minuti dal centro de La Valletta.L’isola di Gozo, che si ritiene ospitasse la dea Calipso e quindi resa famosa dalla permanenza di ulisse, si differenzia da Malta per essere più fertile

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e spoglia, rinomata nella zona per la produzione di vini e liquori locali.Di particolare interesse artistico è la Cittadella (Rabat o Vittoria, come venne rinominata nel 1897). Si tratta di una fortificazione medievale con all’interno antichi palazzi e la Cattedrale di S. Maria.un luogo particolarmente amato dai turisti per la sua bellezza paesaggistica è l’arco naturale, un imponente arco di roccia a picco sul mare, prospiciente le alte scogliere dell’isola su cui si infrangono le onde del Mediterraneo.L’Isola di Comino, il cui nome deriva dalla pianta del finocchio selvatico o cumino, è una piccolissima isola dove attualmente vivono in maniera stabile solo tre abitanti, ma

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richiama l’attenzione dei turisti per le cave, grotte scavate all’interno della scogliera, ma soprattutto per la laguna blu, incantevole per l’azzurro delle sue acque, dove poter immergersi o semplicemente ammirarDurante il nostro viaggio abbiamo avuto la fortuna di assistere al “Malta Mechanised Ground Fireworks Festival”, una strabiliante gara di fuochi d’artificio realizzati con meccanismi che rendono i fuochi di particolare effetto grazie alla realizzazione di complicati meccanismi di automazione pirotecnica: i fuochi d’artificio vanno a ritmo di musica, realizzando fantasmagorici disegni!Malta quindi, anche se è un piccolo Paese, solo un puntino nel mappamondo, offre al visitatore un fascino unico e vale veramente la pena di essere visitato.

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CARTOLINE | I SOCI IN VIAGGIO

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Cartoline

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Renato Ganeo sull’altopiano di Sa Pa, in Vietnam

Renata Caratelli, in aiuto agli

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Antonio Civita nella città vecchia di Baku, in Azerbajian

CARTOLINE | I SOCI IN VIAGGIO

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Renata Caratelli, in aiuto agli

stret’s children, in Bangladesh

Luca Frassi alla torre dell’Orologio a tbilisi, in Georgia

Luigi Zangheri a Dazu, in Cina

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2003La mostra Le RAGIONI DeL VIAGGIO è stata organizzata dalla delegazione toscana del CIGV con il patrocinio del Comune di Firenze allo spazio BZF di Firenze con le foto dei soci.

2006La mostra VIAGGI e VIAGGIAtORI è stata organizzata dalla delegazione toscana del CIGV con il patrocinio del Comune di Firenze presso la Galleria il Bisontedi Firenze con le foto dei soci.

2004La mostra YeMeN - SULLA VIA CAROVANIeRA DeLL’INCeNSO è stata organizzata dalla delegazione toscana del CIGV con il patrocinio del Comune di Firenze allo spazio BZF di Firenze con le foto di Ovidio Guaita.

VIDEO | DEL CIGV

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2008La mostra I VOLtI DeL VIAGGIO è stata organizzata dalla delegazione toscana del CIGV con il patrocinio della Provincia di Firenze nella Limonaia di Palazzo Medici Riccardi con le foto di vanni Vannucci.

2013Presentazione del volume di Ovidio Guaita ed elsa Bozzaotra AZeRBAIGIAN. FAStI CAUCASICI tRA BAKU e SHeKI (London, Palidano Press, 2014).13 dicembre 2013, Four Seasons Hotel Firenze, gala del CIGV (Club Internazionale Grandi Viaggiatori).

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LI Dal Settecento fino alla Seconda guerra mondiale. Due secoli di lusso ai tropici, tra ventilatori a pale, verande, tè pomeridiani e stuoli di servitori. Molti in Asia ma anche nelle colonie africane e in Centro e Sud America. Una storia affascinante di lungimiranti investitori, pionieri e avventurieri costellata di nomi eccellenti come Raffles, Peninsula, Strand e Mount Nelson. Questa directory ci mostra i migliori esempi sopravvissuti dove sperimentare esperienze e atmosfere d’altri tempi.

L’autore, Paolo Gerbaldo, è inviato di Resorts Magazine. PP

numeri arretrati del CIGV Magazine

altre pubblicazioni del CIGV Club Italia

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Azerbaigian, “terra del fuoco” e del petrolio, di siti UNESCO e di archistar. Un Paese caucasico da sempre in bilico tra Occidente e Oriente. Terra di passaggio e di conquista che oggi, grazie alla ritrovata indipendenza, riscatta un passato difficile.

Un’esperienza di viaggio affascinante che ripercorre tappe evolutive comuni all’Europa, qui vissute con prospettive diverse all’ombra di monumenti sempre eclettici e oggi anche futuristici. PP

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