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RAI - Milano Laboratorio Audio “Ciacolando con Marino” * “Sono andato via dalla RAI come quando si va a casa, ho chiuso la porta dietro alle spalle ed è finita la Fonologia.” MARINO ZUCCHERI Marino Zuccheri nel suo “Studio di Fonologia”. * Forma dialettale di “Chiaccherando con Marino” che riprende il titolo di “Lavorando con Marino Zuccheri” un famoso capitolo di “Nuova Atlantide: Il continente della musica elettronica 1900-1986, a cura di Roberto Doati e Alvise Vidolin, ed. Biennale di Venezia, 1986”, nel quale i maestri Luciano Berio, John Cage, Henry Pousseur, Luigi Nono e Giacomo Manzoni rendono omaggio a Marino Zuccheri; il capitolo inizia e termina con due articoli di Marino Zuccheri, il primo è un bellissimo ricordo dell’amico Bruno Maderna, mentre nell’ultimo Marino Zuccheri descrive il suo ruolo e il suo lavoro nello “Studio di Fonologia”.

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“Ciacolando con Marino” ∗

“Sono andato via dalla RAI comequando si va a casa, ho chiuso laporta dietro alle spalle ed è finitala Fonologia.” MARINO ZUCCHERI

Marino Zuccheri nel suo “Studio di Fonologia”.

∗Forma dialettale di “Chiaccherando con Marino” che riprende il titolo di “Lavorando con Marino Zuccheri”un famoso capitolo di “Nuova Atlantide: Il continente della musica elettronica 1900-1986, a cura di Roberto Doati eAlvise Vidolin, ed. Biennale di Venezia, 1986”, nel quale i maestri Luciano Berio, John Cage, Henry Pousseur, LuigiNono e Giacomo Manzoni rendono omaggio a Marino Zuccheri; il capitolo inizia e termina con due articoli di MarinoZuccheri, il primo è un bellissimo ricordo dell’amico Bruno Maderna, mentre nell’ultimo Marino Zuccheri descriveil suo ruolo e il suo lavoro nello “Studio di Fonologia”.

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Oggi è una data significativa per Milano, per la RAI e per la Musica perché sono trascorsiesattamente venticinque anni dalla chiusura dello “Studio di Fonologia Musicale” 1.

Ricordo l’amarezza di quel pomeriggio del 28 febbraio 1983: solo io ed alcuni colleghi delLaboratorio abbiamo salutato Marino con una bottiglia di spumante comprata frettolosamenteal bar. Lui ha apprezzato quel nostro gesto improvvisato ringraziandoci, senza far trasparirel’emozione del momento, ma io, che lo conoscevo bene, intuivo che nella sua mente stavaripercorrendo il cammino fatto assieme ai compositori italiani Luciano Berio, Bruno Maderna,Luigi Nono, Aldo Clementi, Giacomo Manzoni, Angelo Paccagnini, per citarne solo alcuni, maanche con maestri stranieri come John Cage, Henry Pousser, Karlheinz Stockhausen.

Per Marino Zuccheri quello non è stato un giorno qualunque perché con il suo pensionamentosi chiudeva un periodo fulgido della “Storia della Musica”, della cultura nella città di Milano,della RAI e dello “Studio di Fonologia Musicale” (Fig. 2); ecco come lui ricordava quel giorno:

“Sono andato via dalla RAI come quando si va a casa, hochiuso la porta dietro alle spalle ed è finita la Fonologia” 2.

Con Marino ero legato da profondo affetto e amicizia, non solo perché eravamo parenti: perme è sempre stato un esempio da seguire, anche se in RAI avevamo compiti e mansioni diverse;compiti, però, che a volte si intersecavano dovendo (io) fare la manutenzione degli apparati dellaFonologia. Per contro, (lui) in diverse occasioni mi presentava i compositori che venivano alavorare nello Studio e assieme a loro passavo la pausa caffè.

In particolare con il maestro Luigi Nono (Gigi) ho anche collaborato, progettando e rea-lizzando un’apparecchiatura contenente tre modulatori ad anello e tre oscillatori a frequenzavariabile, usata dal maestro il 4 novembre del 1979 per la prima esecuzione assoluta, al “Teatroalla Scala”, di una sua composizione: “Con Luigi Dallapiccola”.

Molti mesi prima Marino, vedendomi nel corridoio, mi chiama con la sua voce roboante:“Giani vien qua che ghe xe Gigi che te vol far una domanda” e Gigi (si arrabbiava se lo chiamavomaestro) mi spiega che aveva bisogno di un apparato compatto contenente alcuni modulatori adanello con i relativi oscillatori da usare per il “live electronics” durante il concerto di una suanuova composizione. Allora non sapevo come e perché venisse usato un modulatore ad anello,ma Marino, sulla copia di uno schema, mi traccia una breve e chiara spiegazione, che conservoancora (Fig. 3), e quel momento è stato per me l’inizio di una bellissima esperienza.

Ho costruito quell’apparato (un groviglio di fili saldati uno sopra l’altro su una basetta,dove avevo montato resistenze, condensatori e circuiti integrati) di notte, perché allora ero unlavoratore-studente: di giorno lavoravo in RAI e alla sera frequentavo i corsi della Facoltà diFisica all’Univeristà Statale di Milano.

Ricordo con orgoglio quando Marino, provando quell’apparato (Fig. 4), mi ha dato una paccasulla spalla dicendomi: “Bravo Giani, va tuto ben”!

1Lo Studio nasce nel 1955 senza una inaugurazione ufficiale. Dopo dieci anni di attività la RAI ha volutosolennizzare questa ricorrenza anche con un articolo sul Radiocorriere (Fig. 1).

2La citazione è tratta dall’inserto del disco in vinile a 33 giri “Parete 1967” di Marino Zuccheri, ed. Die Schachtel,Milano, 2005. Musica realizzata da Marino Zuccheri (titolo originale “Parete 67”) come parte sonora dell’operacommissionata dal Ministero al pittore Emilio Vedova, per il padiglione italiano dell’Expo di Montreal del 1967.

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Marino si fidava e si confidava con me, per questo sono stato testimone del suo dispiacereper il declino dello Studio, più volte aveva chiesto che gli affiancassero un tecnico più giovaneper non disperdere le conoscenze e l’esperienza acquisita in vent’anni di ricerca musicale e diricerca sul suono.

Nei primi anni Settanta si era aperto uno spiraglio per il rilancio della Fonologia dato che ilmaestro Bruno Maderna avrebbe dovuto assumerne la Direzione Artistica ma, a causa della suaprematura scomparsa, quel progetto non ha più avuto corso.

Dopo la metà degli anni Settanta era pressante la necessità di un secondo rinnovamento dello“Studio di Fonologia”, utilizzando le nuove tecnologie di elaborazione del suono, nate anchedalla spinta dell’esperienza di pionieri della musica elettronica come Marino, ma la dirigenzaRAI di allora si è dimostrata poco sensibile per apportare quei radicali cambiamenti, nonostantel’appello autorevole del maestro Luigi Nono.

La scomparsa di Marino Zuccheri (10 marzo 2005) è stata una grave perdita, non soloper quello che ha fatto e per quello che ha rappresentato per la “Musica Contemporanea”, maanche per quello che ancora avrebbe potuto fare: essere coinvolto, dalla RAI, in un importanteprogetto per la “catalogazione dei nastri” (è una sua definizione), che ci avrebbe dato prezioseinformazioni tecniche, artistiche, musicali, culturali sulla storia di quella “avventura” (altra suadefinizione), per restaurare, non tanto il suono (che, se necessario, sarà compito di altri) bensì leidee e le intuizioni tecniche che hanno permesso di creare quel suono:

solo Marino (oltre ai compositori) poteva aiutarci!

Marino ha sempre partecipato con entusiasmo a convegni, dibattiti ed incontri anche coni giovani (con i quali si è sempre trovato a proprio agio, ed anche i giovani erano a proprioagio con lui), ed “[· · ·] ha sempre prestato volentieri la sua memoria per ricostruire una prassicompositiva ancora in parte da esplorare [· · ·]” 3, ma questo non è stato un contributo continuativocome sarebbe stato necessario se inquadrato in un progetto complessivo che, in una relazione(RAI) avevo definito con “Restauro delle idee”:

purtroppo le informazioni che Marino ci poteva ancora dare sono ormai perdute!

Mi piace ricordare Marino nel suo “Studio di Fonologia” (Figg. 5 e 6) maestro tra i maestri,maestro del suono tra i maestri della musica, perché per lui il suono non aveva segreti, dato cheaveva fatto la “gavetta” negli auditori lavorando alla Radio con i più famosi registi dell’epoca.Lui ricordava sempre che aveva inziato per caso il lavoro in Fonologia, ma certamente non percaso ha continuato negli anni, dato che è stato l’unico titolare dello Studio dalla fondazione(1955) alla chiusura (1983). La sua collaborazione era totale: “ripresa e registrazione del suonoin auditorio” (voci, strumenti musicali, rumori), “generazione del suono” (oscillatori, rumorebianco e filtri), “trasformazione del suono” (modulatori e filtri), “montaggio dei nastri” (con leforbici era un mago), “mescolazione del suono” (missaggio) e per finire la “diffusione sonora”nei concerti (una tecnica ancora tutta da sperimentare), fase critica e importante perché anche ilminimo errore poteva pregiudicare il lavoro di mesi.

3Paolo Zavagna, Musica/Realtà n.77, ed. LIM, Milano, luglio 2005.

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Quando ci incontravamo, anche dopo che era andato in pensione, discutevamo di tutto:politica, cultura, ma anche di sport, perchè lui era sempre attento ai fatti di ogni giorno. Pian piano,però, i nostri discorsi scivolavano su due argomenti preferenziali: l’Istria, la nostra terra diorigine, e la Fonologia, che era stato il suo lavoro e parte della sua vita.

Ricordo la sua emozione (ma anche la mia, dopo quelle parole) nel descrivermi la visionedall’alto dell’Istria, quando nel 1977 si era recato in aereo a Zagabria per coadiuvare nei concertil’amico fraterno Luigi Nono, come molte altre volte aveva già fatto.

“Ciacolando con Marino” . . . , in diverse occasioni lui mi aveva parlato di come si potevacontrollare il suono per dargli un movimento nello spazio: un suono che si sposta in modocircolare o che si muove davanti e dietro a chi ascolta ed anche entrambi gli effetti contem-poraneamente – e la tecnologia era quella degli anni Sessanta.

Inoltre, mi raccontava che questo suo lavoro gli aveva permesso di studiare e trasformare ilsuono da dentro il suono e per farmi capire meglio questo concetto mi spiegava come “un colpodi tosse” si poteva trasformare nel “ruggito di un leone”, o “lo sbattere di una porta” nel “rumoredi un tuono”, ed ancora come “il cigolio di un ventilatore” nel “rumore di un mulino a vento”.Di quest’ultimo esempio riporto un aneddoto a pagina 12.

L’inizio di quella sua “avventura” non era stata semplice, per la mancanza di mezzi adeguati(non c’era ancora lo “Studio di Fonologia”) ed i problemi tecnici che doveva affrontare ognigiorno erano molteplici.

Ad esempio l’uso ripetuto di un unico oscillatore per la generazione dei suoni; oppure ilproblema del rumore, causato dal processo di registrazione sul nastro magnetico, che inevitabil-mente aumentava ad ogni nuova elaborazione del suono: un accorgimento che Marino adottava,nella fase preliminare di preparazione dei nastri, era quello di effettuare la registrazione delsuono a livelli molto alti, al limite della distorsione, per “coprire” il rumore generato dal nastro 4:“perché el nastro sufia”, diceva Marino. Anche la fase di montaggio era un lavoro estenuante, diabilità (non solo manuale) e di pazienza: il nastro magnetico veniva tagliato usando le forbici edi vari “pezzi” erano incollati uno dopo l’altro, nella sequenza voluta, con la maestria che Marinoaveva acquisito lavorando per anni negli auditori della Radiofonia.

Dalle parole di Marino ho appreso che senza l’invenzione del nastro magnetico la musicaelettronica non avrebbe mai avuto uno sviluppo così importante e senza il contributo determi-nante del fisico Dott. Alfredo Lietti, all’epoca dirigente RAI 5, la Fonologia a Milano non sarebbemai nata. Infatti il Dott. Lietti, nella fase iniziale di quella comune “avventura”, aveva escogitatodelle soluzioni tecniche originali per migliorare la qualità del suono 6, e nel 1955 aveva proget-tato l’impianto e la gran parte degli apparati di generazione 7 e di elaborazione 8 del suono delnuovo “Studio di Fonologia”.

4In termini tecnici significa migliorare il rapporto segnale-rumore.5In RAI fino al 1961, poi ricercatore e scienziato al Centro Ricerche di Fisica del Plasma al Politecnico di Losanna.6Ad esempio, aveva inibito la funzione di cancellazione del nastro di un magnetofono, per permettere ripetute

sovrapposizioni dei segnali provenienti, di volta in volta, dall’unico oscillatore, limitando così il rumore complessivo;inoltre, aveva progettato il “Selezionatore di ampiezza”, all’epoca apparato molto sofisticato, che permetteva dieliminare i segnali a bassi livelli (disturbi e rumore), anticipando di un decennio l’introduzione del “noise gate”.

7Tra questi, i famosi nove oscillatori, il generatore di rumore bianco e il generatore di “Toc”.8Modulatori di ampiezza e di frequenza, modulatore dinamico e modulatori ad anello, filtri di ottava.

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Figura 1: Dieci anni di attività dello Studio di Fonologia di Milano (Radiocorriere 1966).

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Figura 2: Pannello con apparecchiature elettroniche. Milano, Studio di Fonologia della RAI.STORIA DELLA MUSICA (antica, moderna e contemporanea) – Fratelli Fabbri Editori, 9/1/1967.

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Figura 3: Esempio di applicazione del modulatore ad anello per la traslazione di uno spettrosonoro da una banda di frequenza ad un’altra. Scrittura, con pennarello nero, di Marino Zuccheri.

Figura 4: Marino Zuccheri e Giovanni Belletti in Fonologia per il collaudo dell’apparato(modulatori ad anello e oscillatori a frequenza variabile) usato nel 1979 dal maestro Luigi Nono.

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Figura 5: Marino Zuccheri nello “Studio di Fonologia” del 1955.

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Figura 6: Marino Zuccheri in Fonologia - Notizie Tecniche RAI n.5 anno 1968.

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(Continua . . . )

Gli appunti delle pagine seguenti saranno utilizzati per completare questo articolo, scrittoper far conoscere, ai giovani colleghi della RAI, uno dei pionieri della Musica Elettronica:

MARINO ZUCCHERI

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ATTESTATO DI BENEMERENZA DEL COMUNE DI MILANO

Marino Zuccheri prima di morire ha avuto la soddisfazione inattesa di ricevere con grandecommozione un Attestato di Benemerenza, consegnatogli dal Sindaco del Comune di Milano,a riconoscimento dei suoi meriti nell’attività svolta nella sua città adottiva ed anche a livellointernazionale:

«A Marino Zuccheri – Istriano, partigiano e profugo, è stato uno dei pionieri dellaRAI nella sede di Milano dove, nel nascente studio di fonologia, si è specializzatocome tecnico del suono. Mediatore eclettico e appassionato tra i musicisti e letecnologie, è stato il più prezioso collaboratore di compositori italiani e stranieri:Berio, Maderna, Nono, Abbado, Pollini, Stockhausen, Boulez sono alcuni degliartisti con i quali la collaborazione si è trasformata in amicizia.»

TARGA SPECIALE RAISENIOR

In occasione del 50◦ anno di fondazione, il Gruppo Anziani RAISENIOR gli ha consegnatouna “Targa Speciale” (evento mai avvenuto in passato) su cui vi è inciso un lungo pensiero perlodare il suo pregiato operato come valido artefice dello “Studio di Fonologia Musicale” qualeunico responsabile tecnico del suono ed insostituibile collaboratore dei più grandi musicisti diavanguardia internazionale.

COME UMBERTO ECO DEFINISCE MARINO ZUCCCHERI

«Chi è uno dei compositori elettronici piu eseguiti al mondo? Marino Zuccheri,il tecnico dello Studio di Fonologia di Milano. Arrivavano lì con borse di studiopersonaggi illustri nella storia della musica contemporanea che, per giustificare laborsa di studio, alla fine dei mesi di soggiorno dovevano presentare una compo-sizione; ma alla fine di questi mesi non sapevano ancora dove mettere le mani inquelle macchine. Allora Marino (che lavorando con Berio e Maderna era diventatoun mago) cominciava a mixare nastri e a produrre suoni elettronici: ed ecco perchéalcune delle composizioni che ancor oggi girano per il mondo sono composizioni diMarino Zuccheri 9.» Umberto Eco

9Si veda l’inserto del disco in vinile “Parete 1967”, Ed. Die Schachtel, Milano, 2005, che riporta questo testo,tratto da “Nuova Musica alla Radio - Esperienze allo Studio di Fonologia della Rai di Milano, 1954-1959” a cura diAngela Ida De Benedictis e Veniero Rizzardi, Rai-Eri, 2000

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Il vero suono del mulino a vento 10

Nella realizzazione di un radiodramma era necessario sonorizzare alcune scene con il rumoredi un mulino a vento. Per questo scopo, regista e tecnico si erano recati in Belgio per una regi-strazione dal vivo di questi rumori. Durante la successiva fase di montaggio del radiodramma, ilregista non era soddisfatto dei risultati ottenuti perché in Studio non sentiva lo stesso suono uditoin Belgio.

Alla fine della giornata, quando gli auditori erano già chiusi, Marino Zuccheri si reca inuno di questi per la registrazione di un effetto particolare e con quel suono riportato in Fonologialavora fino a notte inoltrata (il lavoro notturno era un’abitudine in Fonologia). Il mattino seguenteMarino Zuccheri, mentre ascoltava le rinnovate lamentele del regista, a sua insaputa, manda inriproduzione il nastro preparato la notte prima; nell’udire all’improvviso quel suono, il registaesclama stupeffatto: “questo è il vero suono di un mulino a vento”!

In conclusione di questo aneddoto Marino, rivolto a me, che lo ascoltavo con ammirazione einteresse, mi dice:

«Certamente avrai capito che “ascoltare un suono” non è solo un fenomeno acusti-co, ma coinvolge anche altri aspetti del nostro cervello; ad esempio: ti sarà capitatodi trovarti su un tram affollato e sentire lo sferragliare delle ruote sulle rotaie ed ilchiacchierio (“ciacole”) della gente, ma a te, però, interessava ascoltare il discorsodi un passeggero che conversava nella vettura dalla parte opposta alla tua. Ebbene,ti sarai accorto che spesso riuscivi a comprendere ugualmente quel discorso, nono-stante il frastuono vicino a te fosse molte forte. Se tu avessi utilizzato un microfonoper “catturare” quei suoni, nel riascoltarli non avresti avuto la stessa sensazionesonora di quando eri sul tram e probabilmente anche il discorso che ti “interessavasentire” non sarebbe stato molto comprensibile.»

(da completare)

10Questo aneddoto, che Marino Zuccheri mi aveva raccontato a metà degli anni Settanta, è riportato nel capitolo“. . . all’epoca delle valvole . . .” Incontro con Marino Zuccheri, di Angela Ida De Benedictis, inserita nel libro“Nuova Musica alla Radio” (si veda la bibliografia).

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Da Musica Realta’ n. 77 luglio 2005Luigi Pestalozza (musicologo) ha ricordato Marino Zuccheri come è stato e come ha contatonella musica elettronica del dopo guerra.

[· · ·] quando il mezzo elettronico era ancora da esplorare, per cui il tecnico era indispen-sabile ai Berio, Maderna, Nono, Cage, ed ogni compositore dello Studio di Fonologia milanese,che intuivano il suono da organizzare compositivamente, e che però era Zuccheri a dover rea-lizzare, consentire: ma appunto non solo tecnologicamente. [· · ·] Fu, al contrario, egli stessocompositore: e non certo perché si sostituiva al musicista con cui collaborava, ma perché latecnica di invenzione del mezzo elettronico, la esercitava stando nella questione del comporredei musicisti di cui era interlocutore tecnologico, elettronico, inventando il suono elettronico peril compositore [· · ·]

Testimonianza di Gian Battista Merighi«Gli apparati, progettati dal Dott. Alfredo Lietti e realizzati dal Laboratorio Audio di Milano,prima della loro definitiva installazione, venivano dati in prova a Marino Zuccheri per l’analisie la verifica delle potenzialità tecnico–musicali e successivamente venivano modificate e perfe-zionate secondo le sue indicazioni e le sue richieste.»

Intervista di Claudio Ricordi a Luigi NonoQuesta testimonianza è tratta dall’intervista di Claudio Ricordi (ex tecnico Rai) a Luigi Nono eregistrata su nastro magnetico.

Nono: [· · ·] La tecnologia di oggi che se studiata se sperimentata se usata da chi veramente lasa usare (vedi Nota-1), non a caso l’unione tra musicisti e tecnici è lo stesso di quello che c’erain Fonologia: il rapporto tra Bruno Maderna, Berio, me e Marino Zuccheri non era rapportocol tecnico perché Marino Zuccheri era un esecutore, era un “musicista esecutore” nello stessomodo che gli altri non sono [solo] dei tecnici (vedi Nota), conoscono questi strumenti esatta-mente come il Pollini conosce il pianoforte e quindi è un continuo colloquiare di possibilità:è possibile, non è possibile, fino a dove si può arrivare, ecc. [· · ·]

Nota-1: il discorso prosegue letteralmente con la frase successiva.Nota-2: Luigi Nono si riferisce a coloro che hanno collaborato con lui a “Prometeo”.

Marino con StockhausenMarino Zuccheri è stato il punto di riferimento RAI anche per i compositori stranieri per i loroconcerti in Italia, come ad esempio Karlheinz Stockhausen.

Marino artista- Marino Zuccheri non ero solo un tecnico, ma anche un artista, pittore, scultore, poeta: bellissimala sua poesia su Dignano (Pola), paese istriano dov’era nato.- Merighi ricorda che alla prima mostra della “Musica Elettronica di Venezia” degli anni ’60, erastato Marino a disegnare la “Locandina” di quell’importante evento internazionale.

Biografia [da inserire in seguito]

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Bibliografia

• ELETTRONICA, 1956, n.3, ed. Edizioni Radio Italia.

• Radiocorriere, Anno 43, n.4, 23 gennaio 1966.

• R. Doati e A. Vidolin, “Nuova Atlantide: Il continente della musica elettronica 1900 -1986”,ed. Biennale di Venezia, 1986.

• ELETTRONICA e TELECOMUNICAZIONI,1998, n.2/3, ed. RAI-ERI.

• A. I. De Benedictis e V. Rizzardi, “Nuova Musica alla Radio (New Music on the Radio)”,Esperienze allo Studio di Fonologia della Rai di Milano 1954-1959, ed. CIDIM, RAI-ERI, 2000.

• P. Donati e E. Pacetti, “C’erano un volta nove oscillatori . . .”,Lo Studio di fonologia della Rai di Milano nello sviluppo della Nuova Musica in Italia,ed. RAI-ERI, 2002.

• Musica/Realtà n.77, ed. LIM, Milano, luglio 2005.

• O. Šverko, “Marino, impissa le pignate che scomincemo!”In ricordo di Marino Zuccheri, un pioniere della musica elettronica.“La Voce del popolo”, Fiume, 26 ottobre 2005.

• M. Novati, “Marino Zuccheri: Suoni Interrotti”, Nuova Armonia, 2005, n.5, RAISENIOR.

• INCONTRO: STUDIO DI FONOLOGIA DELLA RAI DI MILANO.“Tecnologia e Tecnica: Alfredo Lietti e Marino Zuccheri”.Videoregistrazione (DVD) a cura del Laboratorio Audio Rai, Milano, 28 febbraio 2006.

• CONFERENZA: LA NASCITA DELLE SPERIMENTAZIONI ELETTROACUSTICHE IN ITALIA:“Lo Studio di Fonologia della Rai di Milano.”G. De Mezzo (parte musicologica) e G. Belletti (parte tecnologica).“Die Schachtel”, “Mixedmedia”, “Hangar Bicocca”, Milano, 26 maggio 2006.

• 5. INCONTRO BIENNALE INTERNAZIONALE SUL RESTAURO AUDIO.“Mostra delle attrezzature storiche dello Studio di Fonologia Musicale di Milano”.“Archivio Studio di Fonologia”, Laboratorio Audio – Centro di Produzione Rai di Milano.Laboratori Audio del DAMS Musica dell’Università degli Studi di Udine.Fondazione Benetton, Palazzo Bombem, Treviso, 6-7 ottobre 2006.

• M. Battier, Laboratori – “La fusione dei generi: lo Studio di fonologia musicale”.Enciclopedia della Musica, ed. EINAUDI/IL SOLE 24 ORE , Vol. III, anno 2007.

• http://www.die-schachtel.com/editions/ds8.htm

• http://it.qoob.tv/video/clip_view.asp?id=3600Breve documentario sulla “Fonologia” (13 dicembre 2006)

• G. Belletti, “Studio di Fonologia Musicale di Radio Milano”.http://www.areatecnicarai.it (28 febbraio 2007)

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