Chiavi Per Amare Se Stessi

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  • 8/19/2019 Chiavi Per Amare Se Stessi

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    “Chiavi” per amare se stessi

    Una leggenda narra che in un passato lontano noi esseri umani eravamo dei. Maabusammo talmente dei nostri privilegi, che la vita decise di toglierci questo potere enasconderlo, sino a che non saremmo realmente maturati.

    Il comitato di eruditi della Vita suggerí di seppellire il potere della divinità sotto terra, nelfondo degli oceani, nella luna... La Vita scartò queste opzioni: “Vedo che ignorate fino ache punto gli esseri umani siano testardi. Esploreranno, scaveranno o spenderanno unafortuna in navi per cercare di conquistare lo spazio fino a trovare il nascondiglio”.

    Il comitato di eruditi non seppe più che dire. “Secondo ciò che dici, non c’è luogo in cui gliessere umani non vadano a vedere”. Nell’ascoltare queste parole, la Vita ebbe unarivelazione. “Ho trovato! Nasconderemo il potere della divinità nel più profondo del lorocuore, dato che è l’unico luogo in cui a pochi verrà in mente di cercare!”.

    Che dire di noi?

    Non c’è amore sufficientemente capace di colmare il vuotodi una persona che non ama se stessa.

    Irene Orce

    Molti di noi ancora non hanno trovato quel potere che stanno cercando. Vivendo scollegatidal nostro cuore, intuiamo che ci manca qualcosa di essenziale per essere felici. Daquesto deriva la presenza di persone che non sopportano stare con se stesse, senza farenulla, sole con il loro vuoto interiore. E dato che la società ci condiziona così da credereche l’amore verso noi stessi è un atto di egoismo, vanità e narcisismo, siamo solitiaspettare che gli altri ci amino per smettere di sentirci incompleti e insoddisfatti.

    Questa ricerca però è condannata al fallimento, poiché è invece la nostra connessioneinterna ciò che manca nella nostra vita. Al di là del piacere e della soddisfazionetemporanea che ci garantiscono la riuscita e la rispettabilità, così come il consumo e laformazione, ciò che in realtà è necessario alla nostra felicità si trova già nel nostro cuore.Siamo onesti: quanto tempo, denaro e energia dedichiamo a conoscerci, curarci ecoccolarci? Quando è stata l’ultima volta che abbiamo provato pace? Cosa abbiamo fattodi recente per amarci?

    Come in qualsiasi altro ambito della vita, godere di un salutare benessere emozionale èuna questione di comprensione, impegno o allenamento.

    Dalla carenza all’abbondanza

    La vita ti tratta come tu tratti te stesso.Louise L. Hay

     Amare se stessi non ha niente a che vedere con i sentimentalismi o pacchianerie. Si trattadi un tema decisamente più serio. Nel parlare di amore, ci riferiamo a pensieri, parole,attitudini e comportamenti che rivolgiamo a noi stessi. Così, amarci è sinonimo di

    ascoltarci, accudirci, accettarci, rispettarci, valorizzarci e, in definitiva, essere amabili connoi in ogni momento e di fronte a qualsiasi situazione.

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    Il primo passo per amarci consiste nel conoscerci, comprendendo come funzioniamo perdiscernere tra ciò che desideriamo e ciò di cui abbiamo bisogno per essere felici.Nonostante in un primo momento appaia tale, questo processo di auto-conoscenza non èfine a se stesso. È il mezzo che ci permette di impadronirci della nostra mente, superandoattraverso l’accettazione e l’amore, le nostre paure, i complessi e le frustrazioni.

    Parlando in termini di emozioni, possiamo condividere con gli altri quello che primaabbiamo coltivato nel nostro cuore. Se non impariamo ad essere felici in manieraautonoma e indipendente, è impossibile che possiamo essere partecipi della felicità dellepersone che ci stanno attorno. Non a caso, vivendo schiavi delle nostre mancanze, cirelazioniamo a partire dalla carenza sospesi nell’aspettativa che gli altri ci diano ciò chenon abbiamo saputo darci. Al contrario, se attingiamo alla nostra fonte interna dibenessere, entriamo nella vita degli altri a partire dall’abbondanza, offrendo loro il megliodi noi senza aver bisogno né attendere nulla in cambio.

    Illuminare la nostra ombra

    La luce è troppo dolorosa per chi vive nell’oscurità.Eckhart Tolle

    Per tanto buoni che crediamo di essere, tutti funzioniamo mediante credenze, motivazioni,aspirazioni, desideri, attitudini e condotte egocentriche, molte delle quali non vogliamovedere né riconoscere. Per questo, quando qualcuno ci segnala i nostri difetti o incapacitàsiamo soliti metterci sulla difensiva. Spingendoci oltre questa reazione infantile, la maturitàemotiva, passa per la comprensione e l’accettazione del nostro lato oscuro, che glipsicologi chiamano “ombra”. Paradossalmente, questo è il modo in cui possiamotrascenderlo, smettendo di proiettare i nostri conflitti interiori sugli altri e sul mondo che cicirconda.

     Amare se stessi consiste anche nel sanare le ferite emotive derivate dai nostri conflittiinteriori. Dato che siamo specialisti nel fuggire il dolore, quando arriviamo all’età adultatendiamo a coprirci e a proteggerci da tali ferite attraverso una maschera gradevole aglialtri. Dal tanto indossarla, corriamo il rischio di dimenticarci chi eravamo prima di metterla.Così, per poter levare gli strati della cipolla che ci separano dal cuore della nostraautentica essenza, è particolarmente raccomandabile addentrarci nella meditazione.

    Non invano, il silenzio e la solitudine permettono che affiori la nostra verità. È sufficiente

    che di tanto in tanto ci dedichiamo a stare da soli, senza rumori né distrazioni, osservandotutte quelle sensazioni che vanno germogliando dentro di noi per quanto fastidiose esgradevoli possano essere. Questa scomodità - che siamo soliti etichettare come “noia” -rende manifesto che non siamo connessi con il nostro cuore. Invece di evitare a tutti i costidi entrare in contatto con il nostro malessere, l’apprendimento consiste nell’amarcicoraggiosamente per trapassare questa cortina di dolore attraverso l’accettazione. Difatto, solo quando canalizziamo la sofferenza in maniera cosciente e costruttiva possiamoliberarci della sua presenza.

    Smettere di turbarci da soli.

    Quando ami te stesso smetti di trovare motivi per lottare,soffrire ed entrare in conflitto con la vita.Gerardo Schmedling

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    Quando prendiamo l’impegno di amarci, ciò che in realtà ci stiamo assumendo è laresponsabilità di creare dentro di noi i livelli di benessere che prima tendevamo a delegarea fattori esterni. Ciò prevede anche la cura del nostro corpo e dell’alimentazione; comportatrovare un sano equilibrio tra attività, riposo e rilassamento oltre che scegliere con chirapportarci e a che professione dedicarci. Il sintomo più evidente che stiamo coltivando

    l’amore verso noi stessi è un aumento notevole della nostra energia vitale, che migliora lanostra salute fisica ed emozionale.

    Inoltre, portando avanti uno stile di vita coerente e equilibrato possiamo affrontare la piùgrande sfida di tutte: recuperare il controllo della nostra mente. Solo così possiamo nutriree rinforzare la nostra autostima. E questo implica smettere di perturbarci per non riuscire araggiungere questo ideale di persona che dovremmo essere, e nello stesso tempo iniziarea accettarci e amarci per la persona che siamo.

    Impadronendoci dei nostri pensieri ci convertiamo nei creatori della nostra esperienzainteriore, cioè delle nostre emozioni, sentimenti e stati d’animo. Impadronendoci della

    nostra esperienza interiore ci convertiamo nei maestri del nostro destino. Si capisce che ciamiamo quando nessun commento, fatto o situazione comporta che reagiamo in manierameccanica e istintiva. Metaforicamente, questa “libertà psicologica” può essere detta “ilpotere della divinità”.

    La vera ricchezza

    Solo possediamo ciò che non possiamo perdere in un naufragio.Proverbio indiano

    Una storia racconta che un viaggiatore era arrivato alla periferia di un villaggio e si eraaccampato sotto un albero per passare la notte. Improvvisamente, arrivò correndo ungiovane, che, con entusiasmo, gli gridò: “Dammi la pietra preziosa!”. Il viandante lo guardòsconcertato e gli domandò: “Mi spiace, ma non so di cosa parli”. Più tranquillo, il contadinosi sedette al suo fianco. “Ieri notte una voce mi ha parlato in sogno”, gli confessò. “E mi haassicurato che se all’imbrunire fossi uscito dal villaggio, avrei incontrato un viandante chemi avrebbe dato una pietra preziosa che mi avrebbe fatto diventare ricco per sempre”.

    Il viandante rovistò nella sua borsa ed estrasse una pietra grande quanto un pugno.“Probabilmente si riferiva a questa. Mi sembrava bella, per questo l’ho tenuta. Prendila,adesso è tua”, disse, mentre la porgeva al giovane. Era un diamante! Il contadino,

    euforico, la prese e ritornò a casa sua facendo salti di gioia.Mentre il viaggiatore dormiva placidamente sotto il cielo stellato, il giovane non riusciva achiudere occhio. La paura che gli rubassero il suo tesoro gli aveva tolto il sonno e cosìtrascorse tutta la notte insonne. All’alba, corse nuovamente in cerca di quel viandante. Appena lo vide gli restituì il diamante. E molto seriamente, lo supplicò: “Per favore,insegnami a ottenere la ricchezza che ti permette di lasciare andare questo diamante contanta facilità”.