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66 MC OTTOBRE 2018 MCO Fondazione Missioni Consolata Onlus Cooperando... www.missioniconsolataonlus.it Testo di Chiara Giovetti - Foto Archivio fotografico MC Giovani, missione e cooperazione: l’occasione del Sinodo Dal 3 al 28 di ottobre si svolgerà la XV Assem- blea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi, quest’anno dedicato ai giovani. Vediamo come questo evento può essere un’occasione di riflessione sul rapporto fra giovani, missione e cooperazione. «I l Sinodo ha un nome lungo - I giovani, la fede e il discerni- mento vocazionale - ma diciamo: il Sinodo dei giovani. Si capisce meglio». Così Papa Francesco, con il linguaggio di- retto che lo contraddistingue, ha indicato quello che sarà il tema su cui i vescovi riuniti a Roma si con- centreranno dal 3 al 28 ottobre. «È un Sinodo», ha aggiunto il Santo Padre, «dal quale nessun giovane deve sentirsi escluso, per- ché è di tutti i giovani». Anche i giovani agnostici, quelli che hanno una fede tiepida, quelli che si sono allontanati dalla chiesa e i giovani atei. A tutti va prestato ascolto. Perché «ogni giovane ha qualcosa da dire agli altri, agli adulti, ai preti, alle suore, ai ve- scovi e al Papa» @ . Il ribaltamento di prospettiva è evidente: per anni la Chiesa si è chiesta come parlare ai giovani, andare verso di loro, raggiungerli, coinvolgerli, in tempi in cui il loro allontanamento si è fatto sempre più evidente. «Se agli inizi degli anni 2000 il 70-80 % dei giovani si dichiarava cattolico», riporta Sara Falco sul sito di Azione Cattolica, «negli ultimi anni la percentuale è scesa al 50%. Osservando gli anni più recenti, si può notare che oggi circa il 50% di adolescenti e gio- vani si dicono cattolici, circa il 25% è ateo o agnostico e il restante 25% si dichiara cristiano senza al- tra specificazione» @ . Papa Francesco, invece, ha messo l’accento sull’ascolto, un approc- cio che propone sempre con forza e su tutti i temi di cui la Chiesa in- tende occuparsi. Anche nel docu- mento preparatorio del sinodo del prossimo anno sull’Amazzo- nia, infatti, il pontefice ha sottoli- neato l’importanza cruciale dell’a- scoltare i popoli amazzonici.

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MCOFondazioneMissioniConsolataOnlus

Cooperando...www.missioniconsolataonlus.itTesto di Chiara Giovetti - Foto Archivio fotografico MC

Giovani, missionee cooperazione: l’occasionedel Sinodo

Dal 3 al 28 di ottobre si svolgerà la XV Assem-blea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi,quest’anno dedicato ai giovani. Vediamo comequesto evento può essere un’occasione di riflessione sul rapporto fra giovani, missione ecooperazione.

«I l Sinodo ha un nomelungo - I giovani, lafede e il discerni-mento vocazionale -

ma diciamo: il Sinodo dei giovani.Si capisce meglio». Così PapaFrancesco, con il linguaggio di-retto che lo contraddistingue, haindicato quello che sarà il tema su

cui i vescovi riuniti a Roma si con-centreranno dal 3 al 28 ottobre.«È un Sinodo», ha aggiunto ilSanto Padre, «dal quale nessungiovane deve sentirsi escluso, per-ché è di tutti i giovani». Anche igiovani agnostici, quelli che hannouna fede tiepida, quelli che sisono allontanati dalla chiesa e i

giovani atei. A tutti va prestatoascolto. Perché «ogni giovane haqualcosa da dire agli altri, agliadulti, ai preti, alle suore, ai ve-scovi e al Papa»@.Il ribaltamento di prospettiva èevidente: per anni la Chiesa si èchiesta come parlare ai giovani,andare verso di loro, raggiungerli,coinvolgerli, in tempi in cui il loroallontanamento si è fatto semprepiù evidente. «Se agli inizi deglianni 2000 il 70-80 % dei giovani sidichiarava cattolico», riporta SaraFalco sul sito di Azione Cattolica,«negli ultimi anni la percentuale èscesa al 50%. Osservando gli annipiù recenti, si può notare che oggicirca il 50% di adolescenti e gio-vani si dicono cattolici, circa il 25%è ateo o agnostico e il restante25% si dichiara cristiano senza al-tra specificazione»@.Papa Francesco, invece, ha messol’accento sull’ascolto, un approc-cio che propone sempre con forzae su tutti i temi di cui la Chiesa in-tende occuparsi. Anche nel docu-mento preparatorio del sinododel prossimo anno sull’Amazzo-nia, infatti, il pontefice ha sottoli-neato l’importanza cruciale dell’a-scoltare i popoli amazzonici.

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Le iniziative ideate per realizzarequesto ascolto sono state diverse,a cominciare dall’incontro presi-nodale dello scorso marzo che havisto riuniti a Roma 300 giovani datutto il mondo e che ha analizzatoi contributi di circa 15 mila giovaniarrivati attraverso la pagina Face-book appositamente [email protected] sondaggio preparatorio ave-vano partecipato 221mila giovani,di cui 100.500 avevano comple-tato il questionario. Fra questi ul-timi, «il 73,9% si dichiarano catto-lici che considerano importante lareligione, mentre i restanti sonocattolici che non considerano im-portante la religione (8,8%), noncattolici che considerano impor-tante la religione (6,1%) e non cat-tolici che non considerano impor-tante la religione (11,1%)@».Altro strumento è stato #Velodi-coio@, un progetto del Servizionazionale per la Pastorale giova-nile della Cei che si è proposto di«fornire uno strumento che possaessere messo a disposizione ditutti per favorire un confronto digruppo con i più giovani su diecitematiche specifiche: ricerca, farecasa, incontri, complessità, le-gami, cura, gratuità, credibilità, di-

rezione e progetti». Una tappa importante verso il si-nodo è stato l’incontro che il Papaha avuto con 70mila giovani da195 diocesi lo scorso 11 agosto alCirco Massimo, a Roma@. Durante l’incontro Francesco harisposto alle domande di alcunigiovani, esortando tutti i presentia non lasciarsi rubare i sogni e anon stare alla larga dai luoghi disofferenza, di sconfitta, dimorte@.«Non accontentatevi del passoprudente di chi si accoda in fondoalla fila», ha detto il Santo Padre.«Ci vuole il coraggio di rischiareun salto in avanti, un balzo au-dace e temerario per sognare erealizzare come Gesù il Regno diDio, e impegnarvi per un’umanitàpiù fraterna. Abbiamo bisogno difraternità: rischiate, andateavanti!».

Giovani e missione, quello che c’èIl Sinodo dei giovani avrà fin dasubito uno stretto legame con lamissione. Non a caso, il messaggiodel Papa per la giornata missiona-ria mondiale 2018, anch’essa inottobre, si intitola Insieme ai gio-vani, portiamo il Vangelo a tutti ecomincia proprio con «Cari gio-vani». Il messaggio sottolinea sindalle prime battute che «ogniuomo e donna è una missione, equesta è la ragione per cui si trovaa vivere sulla terra». Essere at-tratti ed essere inviati «sono i duemovimenti che il nostro cuore, so-prattutto quando è giovane inetà, sente come forze interiori

dell’amore che promettono fu-turo e spingono in avanti la nostraesistenza». «Le Pontificie operemissionarie», si legge ancora neltesto, «sono nate proprio da cuorigiovani», e tanti ragazzi «trovano,nel volontariato missionario, unaforma per servire i “più piccoli”».Molte congregazioni e istituti mis-sionari hanno saputo accogliere,negli ultimi decenni, questa spintadei giovani a mettersi al servizio,in Italia come all’estero. Padre Giorgio Licini raccontacome il Pime ha prima osservato epoi organizzato questo istinto disolidarietà: «Era la fine degli anniOttanta, quasi trent’anni fa,quando al Centro MissionarioPime di Milano ci rendemmoconto che un flusso spontaneo digiovani si era incamminato daanni dall’Italia verso le missionidel Pime nel mondo. Si trattavasoprattutto di compaesani, amicie parenti dei nostri missionarimossi dalla curiosità e dall’affettoverso coloro che non aspettavanopiù al ritorno in patria, ma anda-vano ad incontrare là dove ave-vano scelto di spendere la vita».Questa presa di coscienza fu pre-sto organizzata e strutturata daun altro padre, Davide Sciocco:«Non più partenze all’arrembag-gio e fai da te, ma preparazione,contenuti, motivazioni, obiettivi.Qualcosa che lasciasse un segnoindelebile e positivo nella futuravita dell’adulto». Il risultato èstato l’invio in missione di oltreduemila ragazzi in 25 anni e il rac-conto di queste esperienze è di-ventato un libro, pubblicato nel

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Da sinistra: «estate missionaria» in giroper il mondo. Giovani in cammino versoCzestochowa, in Polonia. | Giovani ita-liani e tanzaniani si incontrano aMakambaco, in Tanzania. | Gli animatoridell’estate ragazzi a San Pedro, in Costad’Avorio.

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2015 da [email protected] giovani in missione per fareesperienza diretta in campi di la-voro in Africa e America Latina erauna proposta comune a tutti gliistituti missionari ed era già iniziatanegli anni Sessanta con Mani tese,fondata nel 1964 proprio con ilcontributo di missionari di vari isti-tuti. Campi erano organizzati dagliuniversitari animati da don TullioContiero@ da Bologna, quelli diAfrica Oggi a Milano@ e tantissimialtri. I missionari della Consolatadagli anni Settanta hanno inviatoalcune migliaia di giovani per que-sti campi dai loro centri di anima-zione missionaria e probabilmentealtrettanti «turisti» a visitare leloro missioni, prima con Amitour epoi con i viaggi organizzati per annida padre Adolfo De Col.

Laicato missionarioVi è poi l’esperienza del laicatomissionario, grazie al quale gio-vani (e anche meno giovani)hanno la possibilità di intrapren-dere un percorso di fede nel qualela solidarietà e, di fatto, l’impegnonella cooperazione hanno unruolo centrale. Fra i laici missionari della Conso-lata un’esperienza esemplificativaè quella di due laici spagnoli chehanno vissuto per sei anni dellaloro vita - dai trenta ai trentasei -in missione in Roraima, Brasile.Tutti e tre i loro bambini sono natiin missione. «Sì», raccontava Luisnel settembre 2008, «vedere ilnostro progetto di famiglia cre-scere insieme a questa esperienzain Brasile e ai missionari dellaConsolata è una delle più grandisoddisfazioni che gli anni di mis-sione ci hanno dato. Essere laici evivere da missionari tra i missio-nari ci ha arricchito immensa-mente»@.Tante sono anche le esperienzeispirate da un sacerdote con unasensibilità missionaria che hannopreso la forma di organizzazionestrutturata e laica. La Lvia, Ong diCuneo, nasce alla fine degli anniSessanta dall’intuizione di donAldo Benevelli. «Adoperava termini strani (coo-perazione, solidarietà, giustizia,comunità)» racconta di lui Ric-cardo Botta, uno dei primi giovani

Cooperando…

volontari che si fece coinvolgereda don Aldo. «Ebbe l’intuizione diparlare chiaro in difesa dei poverie del mondo degli ultimi, di por-tare all’attenzione del mondo oc-cidentale il cosiddetto terzomondo». Don Aldo, scriveva loscorso febbraio Luciano Scalettarisu Famiglia Cristiana, «è prima ditutto, uno dei “padri” della coo-perazione italiana, quando ancorala parola cooperazione non eranel vocabolario»@. I giovani chelo seguirono abbandonarono la-voro, famiglia e carriera per dedi-carsi a una lunga formazione pro-fessionale e comunitaria per poipartire alla volta di Kenya, Bu-rundi, Senegal, Burkina Faso, Etio-pia. La prima volontaria Lvia, Ro-sanna Cayre, arrivò a Meru nel1967, ospitata dai missionari dellaConsolata, mentre è del 1972 l’ar-rivo del primo volontario in Etio-pia, che lavorerà come insegnantenella scuola tecnica degli stessimissionari a [email protected] raccogliere l’eredità di questeintuizioni e a federarle è stata laFocsiv, Federazione degli organi-smi oristiani servizio internazio-nale volontario, che ha appenacompiuto 46 anni e conta oggiun’ottantina di organizzazioniaderenti. Dalla sua nascita, silegge sul sito, «Focsiv e i suoi socihanno impiegato 27.000 volontariinternazionali e giovani in serviziocivile».

Giovani e missione: quello che ancora mancaLe realtà di cooperazione di ispira-zione missionaria hanno indubbia-mente contribuito a fare da pontefra il mondo missionario e i gio-vani: i ragazzi che partono, infatti,

non sono necessariamente cre-denti ma, attraverso un percorsoprofessionale, vengono a contattocon la missione e con i suoi valori. Questo reciproco conoscersi,come l’impegnarsi su problemicondivisi e confrontarsi lavorando

Da sinistra qui in alto in senso orario:i giovani della comunità di Nervesa pas-sano alla Rocca di Cornuda, Treviso, du-rante il campo mobile. | Foto di gruppodavanti al Santuario di Compostela altermine del «Cammino di Santiago». |Cali, Colombia, marcia in occasionedell’incontro continentale sullapastorale per gli afroamericani.| Giovani (amici dei) missionari dellaConsolata in Argentina.

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che voleva confrontarsi con loro. Questo ascolto e questo con-fronto li ho vissuti in prima per-sona: «Capisco la tua rabbia difronte a un’ingiustizia comequella di una baraccopoli», midisse una volta un missionariodella Consolata oggi scomparso,«ma non hai capito niente sepensi che centinaia di migliaia diabitanti delle bidonville dovreb-bero mettersi tutti insieme e mar-ciare armati fino al Parlamentoper chiedere case decenti e stradeasfaltate. Otterrebbero solo scon-tri e il dispiegamento dell’eser-cito. Quello che fanno, invece, è

organizzarsi in comitati, associa-zioni e gruppi e lottare giorno pergiorno perché un chilometro inpiù sia asfaltato, un quartiere inpiù della baraccopoli sia riqualifi-cato, una scuola e un dispensarioin più siano costruiti. E noi siamoqui - e in tutto il mondo, anche acasa - proprio per non lasciaresolo in questa lotta chi chiede giu-stizia».Con quel «non sembra neancheun prete» i giovani intendono in-dicare probabilmente qualcosa dimolto simile a quello che PapaFrancesco ha stigmatizzato senzamezzi termini proprio davanti ai70mila del Circo Massimo quandoha detto: «Penso tante volte aGesù che bussa alla porta, ma dadentro, perché lo lasciamo uscire,perché noi tante volte, senza te-stimonianza, lo teniamo prigio-niero delle nostre formalità, dellenostre chiusure, dei nostri egoi-smi, del nostro modo di vivereclericale. E il clericalismo, che nonè solo dei chierici, è un atteggia-mento che tocca tutti noi: il cleri-calismo è una perversione dellaChiesa».Chissà che non sia proprio la mis-sione la chiave di volta per reg-gere la costruzione di un nuovorapporto fra i giovani e la Chiesa.

Chiara Giovetti

nello stesso contesto permettetanto ai giovani che partonoquanto ai missionari che li accol-gono di superare i cliché e di tro-vare un linguaggio comune. «Holavorato con un missionario cheera proprio “avanti”, non sem-brava neanche un prete!», è lafrase che chi scrive ha sentito pro-nunciare in diverse occasioni daragazzi che, partiti con mille pre-giudizi, si sono trovati a condivi-dere mesi di lavoro con missionaricapaci di leggere il loro tempo e direagirvi con efficacia. E di ascol-tare i dubbi, le proposte, le inge-nuità e le intuizioni di un giovane

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