Chiara Amirante - E gioia sia. Il segreto per la felicità

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Chiara Amirante

E GIOIA SIA

Il segreto per la felicità

Prefazione diLORELLA CUCCARINI

© 2014 - EDIZIONI PIEMME

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Presentazione

Quando si cade nell’abisso della disperazione è possibile risorgere a vita nuova e credere ancora nel futuro? Chiara Amirante - da vent’anni in prima linea con la comunità “Nuovi Orizzonti” per aiutare giovani e persone che vivono disagi di ogni genere - ne è convinta: nella sua lotta quotidiana a sostegno di chi soffre, ha incontrato ragazzi sbandati, alcolisti, barboni, disoccupati, manager affermati ma infelici, e tante persone impaurite e sole, che patiscono il peso di una società disumanizzata che ha smarrito la preziosità delle relazioni autentiche. Molti di loro sono riusciti a cambiare vita e a rinascere.

In questo dialogo diretto e interlocutorio con il lettore - ricco di condivisioni personali - l’autrice invita a intraprendere un percorso di crescita interiore per vincere le proprie paure, le assuefazioni a droghe e sostanze, le tante forme nocive di dipendenza dal giudizio altrui, le sfide quotidiane che impone la crisi economica e culturale del nostro Paese e dell’intero Occidente.

In ognuno di noi c’è un potenziale inespresso - ci confida Chiara - e la felicità dipende da come decidiamo di utilizzarlo per non fuggire di fronte a tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala.

Chiara Amirante, nata nel 1966, è fondatrice e presidente della comunità “Nuovi Orizzonti”. Fin dal 1990 si dedica ai ragazzi di strada, al “popolo della notte”, nei luoghi più degradati di Roma. Nasce così “Nuovi Orizzonti” che - dalla prima piccola comunità residenziale a Trigoria - si trasforma in breve in una vera e propria “factory dell’amore”, della solidarietà e dell’accoglienza con sedi e attività in tutto il mondo.

Nel 2003 il sindaco di Roma Veltroni le ha consegnato il Premio Campidoglio.Nel 2004 Giovanni Paolo II l’ha nominata consultrice del

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Pontificio consiglio per i migranti e dal 2011 è membro del Comitato scientifico per la rivista People on the Move dello stesso Dicastero. Nel 2012 Benedetto XVI l’ha nominata consultrice del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione ed è stata nominata uditrice alla XIII Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi.

L’impegno di “Nuovi Orizzonti” si dispiega su vari fronti: 712 Equipe di Servizio; 207 Centri di accoglienza, formazione e orientamento, di cui 70 Centri Residenziali di Accoglienza, Reinserimento e Formazione; 52 Centri di Ascolto di Prevenzione e di Servizio; 85 Famiglie Aperte; 5 Cittadelle Cielo in via di realizzazione; più di 350.000 Cavalieri della Luce impegnati a portare la rivoluzione dell’amore nel mondo.

Chiara Amirante è autrice di molti libri tra cui il bestseller Solo l’amore resta (Piemme, 2012).

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Prefazione

Fare della nostra vita un capolavoro

di Lorella Cuccarini

Era seduta due poltrone alla mia destra. Non la conoscevo direttamente, eppure ci siamo ritrovate insieme a cantare le canzoni di Nek. L’avevo già vista in televisione. Mi avevano colpito il suo sorriso - capace di scaldarti anche solo attraverso lo schermo - e tre parole, delle quali ancora non avevo capito il significato: guarigione del cuore.

Nella vita nulla è casuale: sulla scalinata della chiesa Gran Madre di Dio, ci siamo ritrovate fianco a fianco per dare la nostra testimonianza nella manifestazione “Gesù al centro”. Dietro quella figura, apparentemente esile e fragile, ho scoperto un “gigante” di bellezza, con una carisma e un entusiasmo capaci di contagiare anche i più refrattari. Chiara è una donna che riempie i palazzetti, i teatri e le chiese come quando fuori è Natale. Sempre.

E gioia sia si può leggere tutto d’un fiato o assaporarlo lentamente, capitolo dopo capitolo.

Io l’ho fatto in tutti e due i modi e qualcosa ha attratto prepotentemente la mia attenzione: ho scoperto nel libro alcune parole, che si ripetono come un mantra, che mi sono assolutamente familiari.

Impegno: 45 volte

Esercizio/i: 19 volte

Allenamento/i: 6 volte

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Volontà: 13 volte

Sacrificio: 9 volte

Umiltà: 8 volte

Fatica: 7 volte

Sono tutti vocaboli che fanno parte del mio dizionario quotidiano; parole con le quali ho avuto una certa dimestichezza, fin da bambina.

Dall’età di nove anni, “abito” scuole di danza e palestre in cui forgiare, allenare il corpo alla ricerca della perfezione del movimento. Perfezione che, naturalmente, è sempre stata lontana dall’essere raggiunta.

Ma allenamento ed esercizio hanno accompagnato tutta la mia vita. Come sudore, fatica e impegno sono stati ingredienti fondamentali per metterli in pratica.

Solo attraverso il duro lavoro e il sacrificio si possono ottenere risultati importanti. È così per ogni disciplina dello sport e dello spettacolo.

E grazie a questo lavoro costante, sul palcoscenico ho ricevuto soddisfazioni e gratificazioni immense.

Il corpo però è solo una parte di noi. Certamente quella più ingombrante e visibile, ma non la più importante. Ciò che dovremmo “ascoltare” e alimentare, prima di tutto, è la nostra anima.

Circa dieci anni fa, è uscito un film intitolato 21 grammi che, secondo il dottor Duncan McDougall, è l’ipotetico peso dell’anima.

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Tanto leggera quanto determinante.

Quanto tempo dedichiamo alla cura e alla crescita della nostra “piccola” anima? Lo stesso tempo che impiegheremmo per scolpire gli addominali o per essere pronti alla “prova costume”, prima di ogni estate? Proviamo a riflettere.

I media ci propongono modelli estetici impossibili: siamo sempre più focalizzati al raggiungimento della perfezione del nostro aspetto, della nostra forma. Ma della nostra “sostanza” ci occupiamo pochissimo o non ce ne curiamo affatto.

Certo, un’anima bella è meno visibile e appariscente, ma produce “frutti” ben più preziosi.

Giovanni Paolo II disse: «Prendete in mano la vostra vita e fatene un capolavoro». Una frase magnifica e potente, ma da dove cominciare?

Alle volte non abbiamo gli strumenti. Per un obiettivo così impegnativo, servono delle “istruzioni per l’uso”.

Il libro di Chiara può essere un ottimo punto di partenza e un valido aiuto. Leggendo queste pagine, ricche di riflessioni semplici e profonde, ho raccolto la sfida che lei lancia a ognuno di noi: intraprendere un nuovo cammino e cambiare il mondo cominciando col cambiare noi stessi.

Perché è vero: una vita luminosa, ricca di speranza e vissuta nella gioia piena, può essere molto contagiosa.

Immagino questo manuale come una palestra quotidiana per la nostra anima! Credo che la metafora funzioni perfettamente.

Questo libro può diventare il nostro personal trainer. Assolutamente

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speciale perché ha l’arduo compito di plasmare i 21 grammi più preziosi della nostra esistenza.

Buon cammino!

Lorella Cuccarini

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INTRODUZIONE

E Gioia sia!

Che la gioia sia con te sempre e che sia piena! È questo l’augurio con cui desidero iniziare questo libro.

Se tra tanti libri che avresti potuto scegliere hai deciso di leggere proprio questo, forse anche tu stai cercando la gioia, quella piena, quella capace di abitare nelle profondità del cuore anche quando le tante tempeste che la vita ci riserva sembrano oscurare i nostri orizzonti.

E Gioia sia! È questa la grande scoperta che ha dischiuso nuovi meravigliosi orizzonti di luce, di vita, di pace, di pienezza nella mia vita e in quella di migliaia di giovani che in questi anni hanno bussato alle porte della Comunità Nuovi Orizzonti e del mio cuore, con l’anima attanagliata dalla morsa della disperazione e imprigionata nelle più gelide tenebre degli inferi.

E Gioia sia! E che sia piena sempre! Sì, perché è questa la meravigliosa notizia che il Verbo di Dio, Colui che è l’Amore è venuto a portarci: siamo chiamati alla gioia, siamo chiamati a vivere la vita in pienezza!!!

C’è una frase del Vangelo che mi ha raggiunto come una folgorazione:

«Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la

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vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Giovanni 15,9-12).

Il Signore della Creazione, Colui che più di ogni altro conosce i bisogni più profondi del nostro cuore è venuto ad abitare in mezzo a noi per farci dono della sua stessa gioia («perché la mia gioia sia in voi!!») e Lui stesso ci ha dato il segreto perché la nostra gioia sia piena!

Tu mi potrai dire: “Ok! Interessante! Ma io non sono cristiano, non ho il dono della fede! E poi, a dirtela tutta, non mi sembra che i cristiani che ho conosciuto vivano questa gioia piena di cui stai parlando”.

Hai ragione! Ho meditato a lungo queste parole del Vangelo: «Vi dico queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» e mi sono chiesta: “Come è possibile che se il Signore delle galassie ci ha amato fino al punto di versare il suo sangue divino per rivelarci quanto immensamente ci ama e donarci il segreto della gioia, la maggior parte delle persone (e anche dei cristiani) è triste, depressa, spenta?”.

Credo che in troppi casi ci illudiamo di essere cristiani ma di fatto non lo siamo affatto. Pensiamo che una rivoluzione straordinaria come il cristianesimo possa ridursi all’andare a messa ogni tanto, continuando a pensare ai fatti nostri, vivendo una vita basata sull’egocentrismo, sul narcisismo, sull’ambizione, sulla ricerca spasmodica del successo, del potere, del piacere. Non ci lasciamo mettere in crisi dal Vangelo, non crediamo fino in fondo che Cristo è la Via, la Verità, la Vita, che Lui ci dona la risposta alle esigenze più profonde della nostra anima. Non prendiamo sul serio le Sue parole di luce e non mettiamo tutto il nostro impegno nel viverle. Pensiamo sia sufficiente credere che Dio esiste piuttosto che provare a mettere in pratica ciò che il Verbo di Dio, il Signore della vita ci ha rivelato per vivere la vita in pienezza.

Prova ne è che quando mi chiamano a grandi incontri per condividere qualcosa della mia esperienza e chiedo ad assemblee anche di 10.000 persone: «Chi è cristiano?», quasi tutti alzano la mano. Se poi chiedo: «Chi di voi sta cercando la pienezza della gioia?», ancora tutti con la

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mano alzata. Quando però subito dopo chiedo: «Chi si ricorda qual è il segreto per la pienezza della gioia che Gesù Cristo ci ha rivelato?», di mani alzate ne restano solo una decina o una ventina ma poi, quando mi rivolgo alle poche persone che hanno tenuto la mano alzata per avere la risposta, neanche loro sanno dirmi quali sono le parole che troviamo nel Vangelo in cui Gesù ci rivela il segreto perché la Sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena!

Ho iniziato ad andare in strada di notte più di venti anni fa, spinta proprio da questo semplice desiderio: condividere la scoperta che ha cambiato la mia vita proprio con quei giovani più disperati che hanno cercato la felicità nei tanti paradisi artificiali a basso costo (che il mondo propone) ma che poi si sono ritrovati imprigionati in terribili inferni che feriscono in profondità l’anima. Desideravo condividere con tutti i più disperati la scoperta che è possibile vivere sempre nella gioia e che la gioia piena che Cristo ci dona resiste alle prove più terribili che la vita ci riserva. Desideravo far sapere, proprio a chi ha perso ogni speranza, che Colui che è l’Amore ci ha amato fino al punto di immergersi nei nostri “inferi” per dischiuderci nuovi meravigliosi orizzonti di Cielo.

I giovani che incontravo di notte alla stazione e nelle zone più “calde” di Roma vivevano situazioni di grave disagio: droga, alcool, prostituzione, devianza, aids, carcere, depressione, disperazione di ogni tipo... non erano certo ferventi cristiani... quelli che ancora credevano in Dio erano per lo più arrabbiati con Lui e ce l’avevano a morte con i preti e con la Chiesa. Incuriositi però dal fatto che una giovane ragazza si recasse di notte in certe zone così pericolose, rischiando la vita per loro, mi chiedevano sempre una mano per riuscire a uscire dal loro “inferno” e poter trovare anche loro quella gioia che, come raggio di luce divina, aveva illuminato ogni mia notte, anche la più terribile.

La prima Comunità Nuovi Orizzonti per ragazzi di strada è nata così, per rispondere a questa richiesta. La proposta che subito ho fatto a tutti i ragazzi accolti è stata questa: «Non importa se avete il dono della fede o meno, se credete in Gesù Cristo o se siete arrabbiati con Dio. Anche se non credete che Gesù è il Signore della Creazione, che per amore è

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venuto ad abitare in mezzo a noi e ha sconfitto la morte per donarci di vivere la vita in pienezza, certo non potete negare che Gesù è stato un grandissimo uomo che ha segnato la storia. Nel Vangelo, nelle sue parole io ho trovato la risposta a tutti i bisogni più profondi del mio cuore: bisogno di amore, di verità, di pace, di pienezza, di vita, di dare un senso alla sofferenza, di... GIOIA PIENA... Proviamo insieme ad approfondire e vivere le parole di luce che Lui ci ha donato e vi assicuro che questa stessa pienezza di gioia che vedete nei miei occhi risplenderà nel vostro cuore!».

Tutti i ragazzi accolti in comunità hanno accettato questa proposta. In pochi anni ho visto moltiplicarsi centinaia di iniziative a sostegno di chi è in difficoltà, équipe di servizio. Ho visto il continuo fiorire di nuovi centri di accoglienza, di ascolto, di prevenzione, di spiritualità, di formazione al volontariato internazionale, famiglie aperte all’accoglienza, Cittadelle Cielo (dei piccoli villaggi di accoglienza e di formazione al volontariato), strutture per bambini di strada, progetti in paesi in via di sviluppo. Ho visto ripetersi il miracolo di migliaia di giovani che erano sprofondati nella disperazione più nera e che poi hanno percorso le stesse strade dove prima vivevano di espedienti, di droga, di violenza, per testimoniare la gioia piena che l’Amore ci dona.

Ho visto tantissimi giovani, ormai etichettati dalla società come “irriducibili”, irrecuperabili, diventare missionari generosi, capaci di spendere la loro vita, con grande coraggio e spesso eroismo, per aiutare altri in situazioni di grave disagio e testimoniare che è possibile passare dalla disperazione alla speranza, dalla “morte” alla vita, dalla tristezza più terribile alla GIOIA PIENA.

Se questo miracolo è stato possibile per migliaia di giovani che erano sprofondati nella disperazione più nera, negli inferni più incredibili, è certamente possibile anche per te.

Anche tu sei chiamato alla gioia piena. Anche tu puoi vivere ogni attimo in pienezza. Anche tu puoi contemplare quei meravigliosi orizzonti sempre nuovi che l’amore ci dischiude. Provare per credere!

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Il segreto per la felicità che Gesù ci ha rivelato è racchiuso nell’Amore ma di fatto sono poche le persone, anche tra i cosiddetti cristiani, che sperimentano davvero questa pienezza della gioia. Come mai?

Se il desiderio della felicità è impresso nel cuore di ogni uomo, perché, anche tra coloro che hanno tutto (almeno secondo i parametri che il mondo ci dà per raggiungere la felicità), è così difficile incontrare qualcuno che sia veramente felice?

Forse perché ci nutriamo di tante menzogne che avvelenano la nostra anima facendoci credere che sia amore ciò che di fatto è egoismo. Forse perché inconsapevolmente restiamo imprigionati in una serie di trappole che ci portano a chiudere il cuore e ci impediscono di sorprenderci dinanzi ai miracoli che l’amore sempre opera.

Forse perché la scalata verso la pienezza della felicità è comunque faticosa, impegnativa, richiede sofferenza, sacrificio e anche se tutti desidereremmo arrivare in cima, preferiamo poi starcene comodi e lasciare che la vita scorra. Troviamo mille scuse, più o meno credibili, per evitare la fatica che ci richiederebbe il mettere tutto il nostro impegno per liberarci dalle tante abitudini non sane che hanno avvelenato il nostro spirito e ci impediscono di vivere ogni attimo in pienezza.

Non voglio certo essere io a dare una risposta che potrai trovare solo se avrai il coraggio di cercarla tu, in profondità e alla luce della verità che spesso è dolorosa e scomoda.

È molto più semplice prendersela con la società, con le situazioni, con gli altri per giustificare la mancanza di felicità nella nostra vita piuttosto che riconoscere che l’unica persona che davvero è in grado di impedirmi di vivere ogni attimo in pienezza sono io stesso.

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La felicità non dipende tanto da ciò che viviamo ma da come decidiamo di vivere tutto ciò che di doloroso e meraviglioso la vita ci regala.

La nostra felicità dipende da noi, da quanto impegno mettiamo per scoprire il meraviglioso potenziale racchiuso nel nostro spirito e farlo risplendere in tutta la sua bellezza.

Se mi sono decisa a scrivere questo libro è perché sono assolutamente convinta che, se abbiamo il coraggio di smascherare le nostre trappole e disintossicarci dai tanti veleni di cui quotidianamente ci nutriamo, tutti possiamo arrivare a essere pienamente felici. È la mia esperienza personale di ogni giorno ed è l’esperienza di migliaia di persone che sono arrivate a Nuovi Orizzonti con la morte nel cuore e ora spendono la loro vita per testimoniare che la gioia piena è possibile.

Non sono un’idealista che crede che tutti sono chiamati alla gioia piena perché ha vissuto in un’ isola felice. Ho trascorso gran parte della mia vita a raccogliere le lacrime del popolo della notte. Un popolo di mendicanti di amore che si è lasciato ingannare dalle seducenti proposte di felicità dei profeti di menzogne e ha percorso vie che l’hanno portato alla “morte” dell’anima. Ho vissuto giorno e notte accanto a persone disperate che sono diventate la mia famiglia, ho fatto miei i loro drammi, le loro sofferenze, le loro tragedie. Il grido tagliente dei troppi piccoli, sfregiati nella profondità del cuore, che ho abbracciato in questi anni, ha trafitto in profondità la mia anima. Ho portato croci terribili e ogni giorno mi trovo ad affrontare gravissimi problemi e difficoltà di ogni tipo. Lotto con una malattia che mi tiene da anni sotto la morsa di dolori continui e per lo più insopportabili... eppure continuo ancora, ogni giorno, a sperimentare il miracolo della gioia piena.

Vorrei allora condividere con te, così come ho fatto in questi anni con tanti meravigliosi compagni di viaggio, alcuni piccoli segreti che mi hanno permesso di scoprire quella gioia che il mondo non può dare e non può neanche togliere.

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Vivendo a contatto con centinaia di persone provenienti da estrazioni sociali, culture, drammi, situazioni molto differenti tra loro, ho cercato di individuare alcune trappole universali che ci sono di impedimento per la gioia piena e alcune strategie per liberarci da abitudini paralizzanti e dai tanti veleni di cui, spesso inconsciamente, la nostra anima continua a nutrirsi fino ad ammalarsi gravemente.

Puoi leggere questo libro spinto da una pura curiosità intellettuale, per verificare se quanto tenterò di condividere con te ti sembra interessante e razionalmente condivisibile. Oppure puoi provare a mettere in pratica ciò che leggerai in ogni capitolo. Nel primo caso forse potrai trovare qualche spunto che ti sembrerà interessante. Se invece scegli la seconda possibilità, dovrai impegnarti molto e a lungo.

Ti assicuro però che la tua vita potrà cambiare radicalmente. Potrai contemplare anche tu, nello stupore, quei meravigliosi orizzonti sempre nuovi di pace, di vita, di libertà, di eternità, di GIOIA PIENA che l’Amore sempre ci dischiude. E GIOIA SIA! E CHE SIA PIENA SEMPRE!

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SEI UNA MERAVIGLIA STUPENDA

«Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda; meravigliose sono le tue opere» (Salmo 139,14).

Sono bellissime queste parole del salmista e ci rivelano una grande verità di cui troppo spesso non siamo consapevoli.

Siamo una meraviglia stupenda!

Forse fai difficoltà a credere fino in fondo in questa bellissima rivelazione della Parola di Dio. Magari hai messo un grande impegno nel costruirti un bell’io ideale, nel creare ad arte una buona immagine di te da mostrare a tutti con un certo orgoglio. Ma nonostante questo tuo io ideale riesca a darti talvolta una certa sicurezza, quando ti ritrovi a dovere affrontare le tante sfide che la vita ti presenta, tende a riaffiorare quella spiacevole sensazione di non potercela fare, di non essere sufficientemente forte, brillante, intelligente, vincente, amabile, degno di stima...

Oppure, peggio ancora, quando hai il coraggio di guardare ai tanti errori fatti nella tua vita, ti senti una persona fallita, ipocrita, disonesta, debole, incapace, paralizzata da mille timori, dipendente.

Non cadere nella trappola! Non permettere né a te stesso né a nessun altro di incasellarti in qualche giudizio o etichetta che con grande superficialità ti è stata affibbiata. I tuoi errori, le tue decisioni del passato, i giudizi che gli altri continuamente ti hanno “appioppato” per manipolarti non possono definire chi tu sei realmente!

Tu sei molto di più.

Tu sei una meraviglia stupenda!

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Anche se ti senti schiacciato dalle tue paure, dai tuoi fallimenti, dai tuoi errori, da scelte sbagliate che ti hanno portato a fare della tua vita un disastro, niente potrà contraddire questa verità: tu sei una meraviglia stupenda. Devi solo prenderne consapevolezza e prendere la decisione di crederci, per iniziare finalmente a essere ciò che sei.

La scintilla divina

Se vedessi un’opera di Michelangelo sfregiata, crederesti che ha realizzato un quadro assolutamente brutto o ti sembrerebbe più razionale pensare che lui ha dipinto un opera d’arte meravigliosa e poi qualcuno l’ha rovinata sfregiandola?

La lasceresti così o sentiresti la responsabilità di farla restaurare al meglio perché torni a riprendere il suo valore e a risplendere in tutta la sua originaria bellezza?

Così è per ogni essere umano.

Credi davvero che l’Artista degli artisti possa essersi distratto e avere fatto di un essere umano un qualcosa di brutto?

Non sarà invece molto più ragionevole pensare che Colui che è la Bellezza che supera ogni bellezza ci abbia creati come un capolavoro stupendo ma poi noi, con le nostre decisioni sbagliate, abbiamo sfigurato quella meravigliosa immagine e somiglianza di Dio impressa in ciascuno di noi?

Se preferiamo credere nella prima ipotesi rischiamo di vivere una vita mediocre, all’insegna del “che ci posso fare io, sono un fallito, un drogato, un alcolista, un disgraziato, un incapace ...” e continuiamo a soffocare imprigionati nel freddo carcere dei nostri giudizi.

Se riconosciamo che è più ragionevole la seconda ipotesi, dobbiamo

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prenderci la responsabilità di avere sfigurato qualcosa di bellissimo e dobbiamo decidere di mettere tutto l’impegno perché quella meraviglia stupenda che siamo noi possa tornare a risplendere in tutta la sua bellezza.

Nella Sacra Scrittura troviamo questa meravigliosa espressione: «Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza: domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutti gli animali selvatici e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò» (Genesi 1,26-28).

Siamo stati creati a immagine e somiglianza di Dio!

Ciò che distingue l’uomo e la donna da ogni altra creatura è proprio la dimensione spirituale. Abbiamo un’anima, abbiamo lo spirito. E se è vero che siamo creati a immagine e somiglianza di Dio, nel nostro spirito non può che essere racchiuso un potenziale meravigliosamente bello, tutto da scoprire.

Scopri la scintilla divina che è in te e metti tutto il tuo cuore, la tua anima, le tue forze, perché possa risplendere in tutta la sua bellezza!

Non credere alle troppe etichette in cui di volta in volta ti hanno incasellato con tanta convinzione.

In te è nascosto un meraviglioso mistero di bellezza divina che va ben oltre ogni giudizio, pregiudizio, con cui di volta in volta ti sei lasciato etichettare.

Scopri quel prodigio, quel capolavoro unico che sei!

Oltre le etichette

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Magari non hai il dono della fede e non riesci a credere che sei stato creato dal Signore dell’universo, a Sua immagine e somiglianza. Sei convinto che sei frutto del caso. È per te molto difficile credere di essere un meraviglioso capolavoro, opera dell’Artista che supera ogni artista.

Anche in questo caso vorrei farti una domanda. Pensi sia meglio lasciarti imprigionare in alcuni giudizi, limitandoti ad affermare che sei un incapace, una persona dipendente, un alcolista, un fallito, un delinquente, una persona senza scrupoli...?

«Che ci posso fare se sono fatto così?»

O non è forse più giusto affermare:

- «Fino a ieri ho deciso di fuggire dalle responsabilità e dalla sofferenza rifugiandomi in sostanze che in realtà mi stanno distruggendo ma da oggi posso prendere la decisione di non drogarmi più, di non ubriacarmi più. Mi impegno a uscire da questo tunnel infernale e mi faccio aiutare».

- «Nella mia vita ho preso delle decisioni sbagliate che mi hanno portato a una serie di fallimenti ma posso fare tesoro di queste esperienze per mettere ora tutto il mio impegno nel costruire qualcosa di bello».

- «Ho molto sofferto. Mi sono sentito tradito, ferito, abbandonato. Le tante violenze che ho subito mi hanno portato a chiudere il cuore e a reagire a tutto con grande rabbia. Questo mi ha portato a usare violenza, a non rispettare gli altri, a commettere dei reati. Il fatto che io abbia commesso tanti errori non significa che sono una persona sbagliata. Da oggi prendo la decisione di vivere per qualcosa di nobile, mi decido a guardare a quelle profonde ferite che hanno indurito il mio cuore per non essere più guidato dalla mia rabbia. Posso essere una persona

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realizzata, felice che sceglie di fare del bene a chiunque incontra».

Se decidi di “nasconderti” dietro la prima affermazione, puoi continuare a ripeterti la misera menzogna del: «Sono un poveraccio! Me misero, me tapino. Non ci posso fare proprio niente se sono fatto così. Non posso che rassegnarmi a sentirmi un fallito!».

Avrai così la tua buona scusa per restare una persona dipendente, immatura, frustrata, arrabbiata... e potrai evitare tutta la fatica che ti richiederebbe il prenderti le responsabilità dei tuoi errori passati e decidere per il cambiamento.

Così continuerai però a restare imprigionato in quelle squallide prigioni che tu stesso ti sei costruito e sprecherai il dono immenso della vita. Continuerai a trascorrere tutto il tuo tempo autocommiserandoti e sprofondando in una depressione sempre più mortale.

Se invece riterrai più ragionevole e convincente la seconda ipotesi, dovrai impegnarti, faticare, lottare, rinunciare alle tue abitudini non sane che però avevano il loro tornaconto.

Certo è che se avrai il coraggio di perseverare nel prenderti la responsabilità di ciò che ogni giorno decidi di essere, potrai realizzare qualcosa di bello, riscoprire la tua dignità e raggiungere quella piena realizzazione, libertà interiore, quella felicità profonda a cui il tuo cuore da sempre aspira.

Ciò che conta non è chi sei stato nel passato o chi potresti essere nel futuro. Ciò che più conta è chi decidi di essere adesso.

Accogli le tue fragilità

Se vuoi realmente riscoprire la tua bellezza, il meraviglioso potenziale che è in te, è fondamentale che ti riconcili con le tue fragilità.

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Finché cercherai di attribuire sempre ad altri la responsabilità di ciò che sembra non funzionare nella tua vita, non potrai mai essere una persona felice.

Se ti convinci che il tuo malessere dipende dagli altri e non da te, avrai una buona scusa per non fare niente per migliorare le cose. Continuerai a sentirti sempre in balìa di un nuovo e più profondo malessere. Diventerai sempre più abile nel trovare di volta in volta un capro espiatorio a cui dare la colpa di tutto ciò che non va nella tua vita.

Sono convinta che la nostra felicità non dipende tanto dalle situazioni, talvolta drammatiche, che ci troviamo a vivere, ma dal COME noi decidiamo di viverle.

Per arrivare a questa profonda consapevolezza che può trasformare ogni difficoltà in una nuova opportunità, bisogna avere il coraggio della verità. È necessario inabissarsi nei propri “buchi neri” per riconciliarsi con tutti i nostri limiti, povertà, debolezze, fragilità, paure, atteggiamenti non sani radicati in noi.

Troppo spesso ci siamo talmente impegnati a costruire un io ideale più o meno perfetto, che siamo riusciti a nascondere persino a noi stessi tutte quelle parti che ci appartengono ma che non rispondono a ciò che vorremmo essere. Se abbiamo puntato all’apparire piuttosto che all’essere, la maggior parte del nostro impegno non è stato investito nel migliorarci ma nel continuo tentativo di nascondere a noi stessi e agli altri quei nostri limiti, fragilità, caratteristiche che non ci piacciono o che non corrispondono a ciò che gli altri si aspettano da noi.

Il fatto però che con grande impegno abbiamo tentato di nascondere in ogni modo tutto ciò che di noi non ci piace, non significa che i nostri limiti, le nostre povertà non ci siano più. Anzi il più delle volte, proprio perché ci rifiutiamo di prenderne consapevolezza, continuano a essere la vera causa del continuo malessere che caratterizza le nostre giornate.

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È allora necessario conoscere noi stessi, accogliere e riconoscere le nostre ferite, povertà, miserie, per iniziare dolorosamente a estirpare tutte quelle piccole o grandi metastasi che si sono andate insediando nella nostra anima e che continuano a essere la causa principale della nostra incapacità di stare bene con noi stessi e con gli altri. Ogni nostra fragilità non riconosciuta ci condiziona in profondità impedendoci di vivere in pienezza la nostra vita.

È altrettanto necessario riconciliarci profondamente con tutte quelle parti di noi che non ci piacciono e che in qualche modo abbiamo voluto nascondere o rimuovere.

È importante ad esempio saper riconoscere se siamo egoisti, orgogliosi, invidiosi, ipocriti, narcisisti, pigri, dipendenti, induriti dal rancore, paralizzati dalla paura del giudizio degli altri, dell’abbandono, del tradimento, dal bisogno di approvazione.

È difficile fare i conti con le proprie zone d’ombra, riconoscere che gran parte del nostro stare male dipende da noi e non dagli altri. Ma più sapremo riconciliarci con i nostri limiti, più impareremo a non dare la responsabilità di ciò che non va agli altri. Potremmo riconoscere le vere cause del nostro malessere e impegnarci con costanza nel liberarcene. Potremmo così fare in modo che proprio le nostre debolezze diventino nuovi punti di forza.

Realizza i tuoi sogni

Non è sufficiente che prendiamo consapevolezza e ci riconciliamo con i nostri difetti, le nostre debolezze che abbiamo nascosto o rimosso. È altrettanto importante riconoscere i nostri bisogni, le nostre aspirazioni più profonde, i nostri sogni più veri.

Da bambini vivevamo di sogni e spesso qualcosa di magico sembrava colorare le nostre giornate. Poi abbiamo iniziato a vedere tanti piccoli o grandi sogni infrangersi contro una realtà che ci è parsa sempre più dura. A volte la delusione è stata così grande che, forse senza neanche

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rendercene conto, abbiamo smesso di sognare. Abbiamo rimosso non solo le parti di noi che non erano conformi all’immagine ideale che con tanto impegno ci siamo costruiti, ma anche le nostre aspirazioni. Abbiamo rinunciato a sognare e ci siamo lasciati imprigionare nella routine di ogni giorno.

La “magia” che caratterizzava le nostre giornate ci è parsa una cosa da bandire. Un sottile disincanto ha iniziato ad appesantire il nostro cuore. Man mano che i nostri sogni si sono andati spegnendo, le nostre giornate hanno iniziato a perdere colore. La realtà incantata che aveva caratterizzato le nostre “imprese” di bambini si è trasformata poco alla volta in un film in bianco e nero che tende a ripetersi nella nostra vita con una grigia monotonia.

Apri il tuo cuore indurito, disincantato. Lasciati raggiungere dal raggio dell’amore divino. Avrai luce per scoprire quel mistero di bellezza racchiuso in te e nell’anima di ogni persona. Avrai la forza di crederci e di farlo risplendere.

Riscopri i tuoi ideali più veri, le tue aspirazioni più profonde. Continua a inseguire i tuoi sogni. Scoprirai che nella misura in cui continuerai a credere in ciò che per te è davvero importante, tanti sogni diventano realtà!

Vedrai ciò che ti pareva impossibile diventare possibile. Resterai sorpreso dalle tante meraviglie che la vita ha in serbo per noi se perseguiamo con grande fiducia e coerenza i nostri ideali più nobili.

Esercizi pratici

Credi che in te c’è un meraviglioso mistero di bellezza ancora tutto da scoprire?

Quali pensi siano i tuoi principali talenti?

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Ti stai impegnando nel metterli a frutto?

Quali pensi siano i tuoi difetti? Normalmente tendi a riconoscerli e a impegnarti nel migliorarti o preferisci nasconderli a te stesso e agli altri?

Fai una lista di quelli che ti sembrano essere i tuoi pregi e i tuoi difetti.

Domanda anche alle persone che ti amano e che ti conoscono bene quali pensano siano i tuoi pregi e quali i tuoi difetti. Confronta ciò che loro ti dicono con la lista fatta da te.

Quando ti senti triste, arrabbiato, tendi a cercare qualche capro espiatorio con cui prendertela o ti assumi le tue responsabilità per cercare di fare di ogni difficoltà una nuova opportunità di crescita?

Quali sono le principali etichette e giudizi che ti hanno imprigionato?

Prendi degli impegni concreti per decidere di liberartene.

Quali sono le tue aspirazioni più profonde, i tuoi sogni più veri? Decidi di mettere tutto il tuo impegno per realizzarli. Inizia da quelli più a portata di mano per poi puntare a quelli sempre più impegnativi.

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VIVI IN PIENEZZA

Vivi ogni attimo in pienezza! Hai una vita sola, non puoi sprecarla, è un dono unico e immenso. Vivi per qualcosa di grande. Trova qualcosa capace di dare un senso profondo a tutto ciò che fai.

Non restare passivo a guardare la vita scorrere. Vivila!

Non correre il rischio di ritrovarti a scoprire, alla sera della vita, con una grande amarezza nel cuore, di avere sprecato questa opportunità unica che ti è stata donata.

Quante volte ci riscopriamo a guardare la vita come degli spettatori, che restano a osservare lo scorrere degli eventi. Restiamo passivi, non prendiamo l’impegno di vivere ogni attimo da protagonisti. Quanti giorni, mesi, anni, sprecati nel ripetere, più o meno inconsciamente, la stessa routine.

È come se intraprendessimo un viaggio importante senza stabilire la meta, senza tenere il timone della nostra barca, restando in balìa dei venti e delle tempeste.

Troppo spesso reagiamo alle situazioni automaticamente, subiamo passivamente le difficoltà senza accorgerci che ogni situazione che la vita ci regala è una nuova opportunità per crescere, per scoprire nuovi orizzonti, per vivere la vita in pienezza.

Intraprendiamo il viaggio della vita lasciandoci sedurre da piccoli obiettivi che di volta in volta riescono a catturare la nostra attenzione, ci appaiono attraenti ma poi ci perdiamo, ci dimentichiamo di individuare le grandi mete da raggiungere e non teniamo la nostra bussola interiore fissa su di esse.

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Ci accontentiamo di vivacchiare alla giornata, ci stordiamo di rumori, di piacere, di chiacchiere, di vanità e non focalizziamo la nostra attenzione, le nostre energie, il nostro cuore su ciò che conta veramente, su ciò che è capace di riempire di senso, di colore, di sapore ogni attimo. Restiamo in balìa delle situazioni, degli eventi, di ciò che gli altri si aspettano da noi, delle nostre abitudini e modalità di reazioni istintive. Non prendiamo in mano il timone della nostra vita.

Ci lasciamo distrarre, stordire dalle tante vanità del mondo e ci dimentichiamo dei nostri sogni più veri. Preferiamo una vita mediocre in cui trovare sempre qualcuno con cui prendercela per giustificare il nostro malessere, le tante cose che non vanno come vorremmo, ma non ci decidiamo a mettere tutto il nostro impegno per vivere ogni attimo in pienezza, per crescere, per perseguire con coerenza i nostri ideali. Scendiamo a mille compromessi, condizionati da ciò che gli altri si aspettano da noi, paralizzati dalla paura del giudizio, del rifiuto, del non essere all’altezza, del tradimento. Restiamo impantanati in putride paludi accontentandoci della scusa: “così fan tutti” e rinunciamo alle vette più belle, a vivere ad alta quota.

Certo salire è molto più faticoso che scendere e più scendiamo, più diventa difficile salire. Ma è importante che ci fermiamo a riflettere e ci poniamo una domanda: «Davvero per evitare di faticare vogliamo privarci della pienezza di una vita ad alta quota nella gioiosa contemplazione dei meravigliosi orizzonti per cui siamo stati creati?».

Il Signore della Creazione è venuto ad abitare in mezzo a noi e ci ha detto: «Io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza» (Giovanni 10,10), «Io sono la via» (Giovanni 14,6).

Colui che è l’Amore, il Verbo di Dio, si è fatto uomo per mostrarci la via da percorrere per vivere la vita in pienezza.

Prendi allora la decisione di uscire dall’angusto carcere dell’egoismo, apri le porte del cuore agli orizzonti di eternità a cui la tua anima anela! Trova il coraggio di spenderti per amore.

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L’amore accende una meravigliosa luce divina nell’anima e ti indica la strada da percorrere per potere contemplare le meraviglie per cui sei stato creato. L’amore porta luce e calore in ogni notte che imprigiona la tua anima. Metti tutto il tuo impegno nell’imparare l’arte di amare. L’amore vero ti dona di vivere in pienezza ogni attimo.

Apparire o essere

Viviamo nella società dell’immagine, della fiction. Bisogna costruire con grande diligenza una buona immagine di sé. Vestiti firmati, capelli all’ultima moda, macchina di classe, un lavoro che si rispetti, soldi, potere, una lunga lista di medagliette e di trofei da conquistare e da sfoggiare...

Ci si concentra molto di più sull’apparire che sull’essere. Troppo spesso impegniamo la maggior parte delle nostre energie nel costruire quell’immagine di persona di successo che il mondo con sempre maggiore aggressività sembra pretendere. Così rischiamo però di dimenticare quanto sia fondamentale scoprire chi siamo e chi vogliamo essere realmente. Siamo talmente impegnati nel tentare di rispondere alle continue aspettative che i nostri genitori, i cosiddetti amici, la comitiva, i colleghi di lavoro... hanno su di noi, che ci restano ben poche energie da investire nell’ascoltare i nostri bisogni, i nostri ideali, i nostri sogni, le nostre aspirazioni più vere e profonde.

Bisogna mostrarsi forti, vincenti, brillanti, conformarsi alle regole del branco. Si cerca di evitare in ogni modo il giudizio degli altri, il rifiuto. Si è pronti a qualunque cosa pur di sentirsi accettati, pur di elemosinare qualche applauso, riconoscimento, trofeo, qualche briciola di affetto. Ma se spendiamo tutte le nostre energie nel rispondere alle mille aspettative e pretese che gli altri accampano su di noi, rischiamo di concentrarci troppo nel costruire un io ideale, da mostrare a seconda delle diverse situazioni e perdiamo di vista il sé reale.

Se per paura del giudizio degli altri dobbiamo mettere tutto il nostro

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impegno nel nascondere le nostre debolezze, fragilità, timori, non potremmo mai essere pienamente noi stessi. Se non facciamo i conti con le nostre povertà, non potremo mai scoprire la nostra grandezza. Se non ci permettiamo di sbagliare, non potremo mai puntare a migliorarci imparando ogni giorno qualcosa di nuovo. Se, per rispondere alle aspettative degli altri, non riconosciamo alcuni nostri bisogni profondi, rimuoviamo parti essenziali della nostra personalità, non potremo mai sperimentare la bellezza di essere pienamente noi stessi.

È importante allora prendere una decisione fondamentale: puntare all’essere e non all’apparire. Solo così potremo arrivare a sentirci pienamente realizzati.

Via le maschere

Per concretizzare questo passaggio dall’apparire all’essere, dobbiamo trovare il coraggio di impegnarci con decisione a liberarci da ogni tipo di maschera. Più continueremo a mettere mille maschere pur di sentirci accettati, apprezzati, più perderemo di vista chi siamo realmente. Più cercheremo di acquistare a tutti i costi la stima degli altri, più rischieremo di perdere la stima di noi stessi. Più ci sforziamo di essere ciò che gli altri si aspettano da noi, più faremo la dolorosa esperienza (descritta così bene da Pirandello) di sentirci uno, nessuno, centomila.

Ritengo che sia una scelta davvero poco intelligente spendere la propria vita nell’immedesimarsi nei diversi personaggi del ruolo che di volta in volta ci può essere richiesto dalla situazione, piuttosto che assaporare la bellezza e la libertà di essere se stessi in ogni occasione. Più ci si svende indossando sempre nuove maschere pur di avere la stima degli altri, più la si perde. Quando invece si ha il coraggio di sfidare le critiche per essere coerenti con se stessi e con i propri valori, proprio le persone che all’inizio ti hanno giudicato e considerato una minaccia, sono le prime che poi iniziano a stimarti davvero. Ogni persona ha un profondo desiderio di essere coerente con se stessa, di liberarsi da ogni tipo di falsità e d’ipocrisia, e quando incontra qualcuno che ha il coraggio di farlo ne resta in qualche modo affascinata.

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Allora forza! Prendi il coraggio a due mani e liberati da ogni tipo di maschera dietro cui rischi, magari inconsciamente, di nasconderti per sentirti più protetto.

Via la maschera da duro!

Riconciliati con i tuoi bisogni più profondi, con le tue fragilità, con le tue paure. Dietro quella muraglia che hai costruito per difenderti, c’è un cuore ferito ma ricco di una grande sensibilità: più saprai riconoscerla ed esprimerla, più scoprirai la gioia di trovare qualcuno capace di accoglierti e amarti per ciò che sei realmente.

Via la maschera del forte.

Tutti abbiamo le nostre debolezze. Più avremo il coraggio della verità con noi stessi, più potremo diventare forti davvero. Non esiste l’uomo/donna che non deve chiedere mai, che non ha bisogno di niente e di nessuno. Tutti abbiamo mille bisogni. Più diventeremo capaci di riconoscerli, più potremo essere felici davvero.

A cosa serve nascondere il tuo bisogno di affetto, di tenerezza, di amore? Che cosa devi dimostrare? A chi? Anche tu, come ogni essere umano, hai bisogno di sentirti accolto e amato per ciò che sei realmente, con tutte le tue fragilità. Non precluderti questa meravigliosa possibilità.

Via la maschera del vincente.

Rilassati! Non devi dimostrare niente a nessuno. La comunione è molto più bella e gratificante della competizione. La condivisione è molto più arricchente della discussione. Non puoi trasformare tutto in una sfida, in una dimostrazione della tua supposta superiorità sugli altri.

Se vuoi davvero vincere la grande partita della vita, devi imparare a

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giocare di squadra. Se vuoi raggiungere vette meravigliose, devi prendere consapevolezza che si arriva molto più in alto imparando a salire in cordata che cercando di arrivare primi!

Via la maschera del trasgressivo.

«Voglio una vita spericolata, esagerata, di quelle che non dormi mai, voglio una vita, la voglio piena di guai!»

Sei sicuro che vuoi una vita così? Oggi va di moda essere trasgressivi, andare contro le regole per il semplice gusto di infrangerle. Vige un’unica “regola”: «Fai ciò che vuoi, divertiti, vivi la tua libertà!». Eppure in nome di questa pseudo-libertà, che non riconosce il rispetto dei diritti degli altri, continua ad aumentare esponenzialmente il numero delle persone dipendenti. Se diventi dipendente dalle droghe, dall’alcool, dal fumo, dal cibo, dal sesso, dal gioco, dallo “sballo”... di che libertà stiamo parlando? Ogni dipendenza diventa di fatto una angusta prigione. Hai iniziato a vivere all’insegna del “fai ciò che vuoi” ma in realtà, dopo un po’ di tempo, ti sei ritrovato a dover continuare a fare ciò che non vorresti più fare. Sei diventato dipendente, “schiavo” di quel bisogno sempre più compulsivo che poco alla volta ti ha privato della tua libertà.

Se intraprendi un viaggio, è certamente bello andare a tutta velocità, ma se pensi di farlo illudendoti di essere l’unico a correre e per provare l’ebrezza dell’adrenalina ti senti in diritto di non rispettare la segnaletica, puoi stare certo che prima o poi farai un incidente che potrà essere anche mortale per te e per altri. Così è nel viaggio della vita.

Via la maschera del perfettino.

Perché ti affanni a nascondere i tuoi errori, le tue debolezze?

È bello puntare alla perfezione, è importante migliorarsi sempre ma... nessuno è perfetto! Cercare di dimostrare agli altri la propria

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“perfezione” è uno stress assolutamente inutile. Se non ci permettiamo di sbagliare è impossibile migliorare, se non ci riconciliamo con i nostri limiti non raggiungeremo mai la vera grandezza.

Via la maschera del playboy.

Davvero pensi di potere dimostrare il tuo valore seducendo e conquistando le persone? Credi sul serio che le ragazze/i possano essere considerate/i come possibili nuove “conquiste” da aggiungere alla tua lunga lista di trofei da esibire? Come pensi che l’avere “usato e gettato” una persona possa aggiungere qualcosa al tuo valore?

Se qualcuno giocasse con il tuo cuore, con i tuoi sentimenti, con il tuo corpo, ferendoti in profondità, lo considereresti degno di qualche tipo di stima?

Non cascare nella trappola di voler dimostrare quanto sei in gamba indossando la maschera del playboy. Se vuoi essere rispettato, impara prima di tutto a rispettare sempre il cuore, la dignità di ogni persona che incontri. Se continui a giocare con i sentimenti delle persone, molto presto anche tu verrai “usato e gettato”, magari proprio nel momento in cui stavi aprendo il tuo cuore all’amore. Scoprirai allora con grande amarezza quanto profondo e tagliente sia quel tipo di ferita e quanto squallido sia continuare a sedurre le persone unicamente per alimentare il proprio assurdo narcisismo.

Potremmo elencare mille altre maschere che con tanta disinvoltura oggi si è portati a indossare e tutte le conseguenze negative che questa abitudine produce nella nostra vita ma ci vorrebbe un libro solo per questo.

È fondamentale però riconoscere se siamo caduti anche noi in questa trappola e mettere tutto il nostro impegno per liberarci da ogni tipo di maschera.

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La verità vi farà liberi

Non c’è libertà senza verità.

Trova il coraggio di cercare, di amare la verità. La verità è un fuoco di rara bellezza che brucia e purifica. È una spada luminosa e tagliente che illumina e recide ogni metastasi dell’anima, scardina ogni catena che imprigiona il nostro cuore rendendolo incapace di donare e ricevere amore.

Tutti siamo convinti di amare la verità ma a volte preferiamo le tante menzogne con cui il mondo continua a sedurci. Troppo spesso la verità è scomoda, fa male, ci mette profondamente in crisi, smaschera tutte le bugie di cui ci siamo nutriti per giustificare la nostra pigrizia, le nostre scelte mediocri, la nostra ipocrisia che preferisce elemosinare e nutrirsi dell’effimera approvazione degli altri piuttosto che fare i conti con i propri lati oscuri.

«La verità vi farà liberi» (Giovanni 8,32).

Quando ho scoperto questa frase nel Vangelo è stata per me una folgorazione. Ho sempre cercato e amato con tutta me stessa la libertà ma non avevo compreso che fosse il frutto della verità. Certamente non è facile continuare a cercare ogni giorno la verità, essere coerenti con ciò che ci ha insegnato Gesù Cristo - l’unico che ha potuto affermare: «Io sono la verità» (Giovanni 14,6) - ma non c’è niente di più bello che potere assaporare quella piena libertà interiore che fiorisce dalla verità.

Cercare la verità, accettare la verità, essere in verità con le persone che incontriamo è molto impegnativo, spesso ha un suo prezzo alto ma... ne vale davvero la pena.

La verità ci rende profondamente liberi e il nostro cuore esulta di gioia.

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Sii te stesso

Conosci te stesso. Prova a porti una domanda fondamentale: “Ma io chi sono?”. Se mi libero da ogni tipo di maschera, dal mio status sociale, dalla mia professione, dai vari ruoli che di volta in volta sono chiamato ad assumere, dal bisogno di rispondere alle aspettative degli altri... cosa resta di me? Chi sono? Chi desidero essere realmente?

È una domanda fondamentale se vogliamo diventare delle persone felici, pienamente realizzate, ma si trova troppo poco tempo per affrontarla con la dovuta serietà e per decidere poi di essere sempre coerenti con i nostri princìpi, valori, ideali, aspirazioni più nobili.

Chi sono? Cosa voglio davvero? Dove sto andando?

Smettila di sprecare tutte le tue energie nel fare le mille cose che ti sembrano sempre così urgenti e importanti.

Se non trovi del tempo per fermarti e rispondere con serietà a queste tre domande, rischi di vivere una vita che non è la tua. Rischi di sprecare le tue migliori energie nel cercare di rispondere alle mille aspettative che gli altri hanno su di te. Rischi di sprecare molto tempo prezioso di questa unica vita che ti è stata donata, nell’inutile tentativo di stordirti, di trovare qualcosa capace di anestetizzare quel crescente malessere che ha imprigionato la tua anima.

Se non sai chi sei, cosa vuoi davvero, se non ti decidi a essere te stesso, sempre e con chiunque, non potrai sperimentare quella gioia profonda a cui il tuo cuore aspira. Se non impari a stare bene con te stesso, non riuscirai mai a stare bene con gli altri, in nessuna situazione potrai sentirti pienamente a tuo agio.

Solo quando impariamo a essere pienamente noi stessi la felicità inizia a sgorgare dal nostro cuore come un fiume in piena.

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Scopri il bambino che è in te

Se vuoi imparare a vivere la vita in pienezza, impara dai bambini.

«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli» (Matteo 18,3).

Resto incantata ogni volta che vedo dei bambini. Con la loro spontaneità, semplicità, purezza, mi rubano il cuore. Impieghiamo tanti anni per imparare a diventare adulti e poi, se ci lasciamo conquistare dalla capacità unica dei bambini di sorridere alla vita, comprendiamo che dobbiamo andare a scuola da loro per imparare a lasciare vivere nuovamente il bambino che è in noi.

Certo con questo non intendo dire che possiamo crearci una bella scusa per non prenderci le nostre responsabilità e non fare i sacrifici e gli sforzi necessari per diventare persone adulte, mature e responsabili. Penso però che dobbiamo imparare ad amare, ad accogliere e a fare rivivere quel meraviglioso bambino presente in ciascuno di noi.

Mi sorprende sempre la capacità dei bambini di sapersi immergere pienamente in ogni attimo che la vita regala loro. Se il momento prima piangevano disperati e subito dopo vedono qualcosa di bello, sono capaci di donarti immediatamente un meraviglioso sorriso, che risplende tra quei grossi lacrimoni che ancora solcano il viso.

I bambini sanno stupirsi, apprezzare, meravigliarsi di ogni piccola cosa. Restano catturati dalla bellezza di un fiore, dal canto degli uccelli, da una piccola formica che con grande laboriosità porta carichi che sono il doppio di lei. I bambini sanno divertirsi con niente per ore. Non si preoccupano se cascano, se si sbrodolano, se non sono all’altezza della situazione. Quando cadono si rialzano con grande semplicità. Se si sporcano ridono come se fosse un gioco divertente. Se non riescono in qualcosa, riprovano e poi riprovano ancora, magari chiedendo, con semplicità, l’aiuto di chiunque capiti loro vicino.

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Sono sempre curiosi. Non si stancano mai di fare nuove domande che sono molto più profonde di quanto possano apparire all’adulto distratto, troppo preso dalle tante faccende da lui ritenute importanti, a cui deve assolutamente fare fronte.

I bambini non hanno pregiudizi, ti vengono incontro, ti salutano, ti sorridono con grande spontaneità, anche se non ti conoscono.

Amano fare amicizia, inventare giochi sempre nuovi. Non hanno paura di provare, di esplorare nuovi orizzonti, di credere nei sogni.

I bambini sanno essere se stessi, dire con spontaneità ciò che pensano in quel momento. Vivono con intensità ogni attimo senza lasciarsi condizionare più di tanto da ciò che gli altri diranno o penseranno di loro. I bambini sanno apprezzare e gioire delle piccole cose.

Pensa che bello se anche tu, ogni giorno, dedicassi del tempo a imparare dai bambini, a lasciare che il bambino che è in te possa tornare a giocare, a stupirsi, a vivere l’attimo, a interrogarsi, ad accettare, con autoironia, i propri errori, a fare amicizia con tutti, a meravigliarsi di quei piccoli e grandi miracoli che sono continuamente sotto i nostri occhi ma che l’adulto non è più capace di vedere...

Perché non provarci? Potrebbe essere davvero entusiasmante!

La bellezza della semplicità

Una delle caratteristiche che dovremmo imparare dai bambini è la bellezza della semplicità. Più cresciamo e più diventiamo degli artisti nel complicarci la vita. Perdiamo la spontaneità di essere ciò che siamo, di dire ciò che pensiamo, di esprimere le nostre emozioni.

Se stiamo soffrendo, facciamo finta che sia tutto a posto. Se ci sentiamo particolarmente vulnerabili, cerchiamo di mostrarci forti. Se

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siamo insicuri, sfoggiamo un’esagerata spavalderia. Se siamo particolarmente interessati a qualcuno, cerchiamo di nascondere i nostri sentimenti. Se abbiamo una scarsa stima di noi stessi, cerchiamo di ostentare, in ogni occasione, le nostre conquiste, spesso inventate. Se qualcosa o qualcuno ci ha ferito, ci chiudiamo in un muro di silenzio, continuiamo a rimuginare l’accaduto crogiolandoci nel nostro malessere ma il più delle volte ci guardiamo bene dal parlare con chi ci ha ferito. Pretendiamo che l’altro ci arrivi da solo e venga a chiederci scusa. Per ironia della sorte però, il più delle volte, le sensibilità sono molto differenti e ciò che per noi è logico per l’altro non lo è affatto: troppo spesso è ben lontano dall’essersi accorto di avere fatto qualcosa che ha urtato la nostra sensibilità... e noi ci restiamo doppiamente male.

Se imparassimo a dialogare davvero e a esprimere con semplicità ciò che proviamo, ciò che viviamo, ciò che ci aspettiamo, ciò che ci fa sentire amati e ciò che ci ferisce... quanto meno complicata sarebbe la vita e quanta gioia in più potremmo vivere in tutte le relazioni!

Esercizi pratici

Quali sono le grandi mete che ti sei posto nel viaggio della tua vita? Le decisioni e gli impegni di ogni giorno sono coerenti con le mete più importanti che desideri raggiungere?

Tendi a vivere ogni attimo in pienezza o ripeti più o meno meccanicamente la stessa routine?

Chi sei? Cosa vuoi? Dove stai andando?

Dai più importanza all’essere o all’apparire?

Nelle piccole o grandi decisioni di ogni giorno quanto ti lasci condizionare dal bisogno di approvazione?

Impegnati a individuare le principali maschere che indossi e decidi di

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liberartene e di essere sempre te stesso.

Liberati da ogni piccola o grande ipocrisia e dì in verità ciò che pensi anche se rischi la disapprovazione degli altri.

Dedica ogni giorno del tempo a riscoprire il bambino che è in te.

Trova del tempo per esercitarti nella meravigliosa arte della semplicità.

Passa con decisione dall’apparire all’essere. Prendi degli impegni concreti che ti portino a migliorare un po’ ogni giorno.

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TUTTO È POSSIBILE PER CHI CREDE

Ti senti una persona felice, realizzata? Riesci a sperimentare e custodire quella meravigliosa gioia purissima che sgorga abbondante dal cuore nonostante le tante sferzate con cui la vita spesso ti colpisce? Oppure tendi a essere sempre di malumore, a prendertela con tutti per giustificare quel tagliente malessere che troppo spesso imprigiona la tua anima?

Noi siamo creati per la felicità, per vivere una vita piena, entusiasmante, con un cuore traboccante di gioia. Troppo spesso però restiamo imprigionati in una serie di abitudini, atteggiamenti paralizzanti, negativi, autodistruttivi e ci rassegniamo a essere delle persone infelici. Continuiamo a dare la responsabilità della nostra infelicità agli altri, alle situazioni, e non riusciamo a prendere consapevolezza che non dobbiamo sprecare energie nel pretendere che siano gli altri a cambiare. Dobbiamo avere l’umiltà di guardare ai nostri atteggiamenti non sani e deciderci a migliorarci ogni giorno.

Se vogliamo cambiare la nostra esistenza e diventare delle persone solari, realizzate, felici, dobbiamo partire dal cambiare molte nostre abitudini e atteggiamenti non sani nei confronti di noi stessi, degli altri e della vita.

L’obiettivo di questo libro non è tanto aiutarti a smascherare tutti quegli atteggiamenti e abitudini che caratterizzano le tue giornate e che continuano a generare sempre nuovo malessere nella tua vita. L’obiettivo principale di questo piccolo manuale è fornire alcuni suggerimenti semplici per iniziare a individuare e ad assumere alcuni atteggiamenti positivi che sono assolutamente fondamentali per potere vivere in pienezza quell’unica e meravigliosa vita che ci è stata data. L’obiettivo del viaggio della nostra vita non è la felicità, l’obiettivo è vivere ogni attimo felicemente.

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Quando si intraprende un viaggio, si è talmente concentrati su quanto sarà bello il posto in cui arriveremo alla fine del viaggio, su quante cose fantastiche potremmo fare una volta raggiunta la destinazione, che ci si dimentica di gustarsi le tante sorprese e bellezze che ogni attimo del viaggio ci può regalare se siamo nella disposizione giusta per poterle cogliere.

È stupendo sapere gustare la bellezza dei tanti paesaggi che di volta in volta possono colorare i nostri orizzonti. Nel viaggio della vita non è solo importante sapere individuare mete, itinerari che siano significativi. È altrettanto importante l’atteggiamento con cui viviamo le tante meraviglie e difficoltà che ci troveremo ad affrontare.

Se vogliamo dare un cambiamento significativo alla nostra vita, è fondamentale che ci decidiamo innanzitutto ad assumere nuovi atteggiamenti positivi capaci di dischiuderci nuovi orizzonti.

Uno degli atteggiamenti più diffusi che ci impedisce di impegnarci in quei cambiamenti positivi che potrebbero renderci delle persone felici è il “non posso”.

Prova ad analizzare alcune delle tue caratteristiche o delle tante situazioni che vivi e di cui non sei affatto soddisfatto e prova a domandarti perché ancora non hai messo tutto il tuo impegno per cambiarle.

Possono essere cose piccole o rilevanti ma tu sai, nel profondo del tuo cuore, che ti impediscono di sentirti una persona pienamente soddisfatta, libera, realizzata.

Magari ti senti timido, insicuro, troppo dipendente dall’approvazione altrui, o magari da alcune sostanze (che sia il fumo, l’alcool, droghe leggere o pesanti... senti comunque che non sei libero di sbarazzartene). Forse ti senti grasso, frustrato, imprigionato in qualche relazione, lavoro, situazione di cui non ti senti soddisfatto. Ti senti solo, depresso, annoiato, pieno di rancori. Oppure ti senti incapace di donare e ricevere

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amore, ti senti fallito, ti senti burbero, superbo, ti accorgi che sei pigro e che hai continuato a buttare tempo prezioso passando le ore passivamente davanti alla tv, alla PlayStation, a internet...

O forse hai iniziato a girare siti porno, a fare “sesso usa e getta” perché ti piaceva ma poi ne sei diventato dipendente e non riesci più a creare relazioni ricche di amore vero e durature.

La lista potrebbe essere interminabile... ognuno ha le proprie trappole! La trappola principale però, non è tanto quella in cui siamo caduti ma quella che ci impedisce di uscirne. Se scaviamo dentro noi stessi scopriremo che quasi sempre ciò che ci impedisce di cambiare è la menzogna di quel velenoso, ripetuto e convinto: «NON POSSO».

Dal non posso al tutto posso in Colui che mi dà forza

Perché, se ti sei stancato di sentirti un drogato, non ti decidi a smettere?... «Non posso, non ci riesco!»

Perché, se ti senti a disagio a essere così grasso e a fare la fatica di doverti portare sempre dietro quei venti chili in più (una bella zavorra pesante), non ti decidi a dimagrire?... «Non posso, non ce la faccio!»

Perché sprechi tanto tempo a poltrire e non lo investi nel realizzare mille cose stupende che potrebbero farti sentire molto più soddisfatto, realizzato, felice?... «Sono pigro... sono fatto così, non posso cambiare!»

Perché, se ti senti così frustrato, triste, depresso... non ti rimbocchi le maniche e ti decidi a perseguire con tutto te stesso le aspirazioni più profonde e i sogni più importanti della tua vita?... «Non ne sono capace, non posso!»

Perché ti accontenti di una vita mediocre, in cui ripeti più o meno

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meccanicamente le stesse cose, senza più nessun tipo di entusiasmo, di passione e non ti decidi invece a vivere per qualcosa di grande, a colorare con l’amore, l’entusiasmo, ogni attimo prezioso che la vita ti regala?... «Non posso, sono un incapace!»

Le scuse che di volta in volta troviamo per rassegnarci a una vita che non ci soddisfa affatto sono le più varie ma quasi sempre sotto a tutte c’è questa menzogna del non posso!

Anche questa, come ogni tipo di scusa dietro cui ci nascondiamo, ha qualche vantaggio ma... a che prezzo?

Il vantaggio è rinunciare a tutto l’impegno, la fatica, il sacrificio, la sofferenza che qualunque cambiamento decidiamo di intraprendere nella nostra vita ci richiede. Inoltre qualcosa a cui siamo abituati, per quanto negativo sia, ci dà un certo senso di sicurezza.

Qual è invece il prezzo di ogni nostro atteggiamento, passivamente rassegnato, che rinuncia a priori a cambiare le nostre abitudini e atteggiamenti non sani?

L’insoddisfazione, l’ansia, la tristezza, la frustrazione, l’angoscia, un senso profondo di disagio, di malessere... talvolta si arriva anche alla depressione, alla disperazione. Rinunciamo di fatto a vivere una vita in cui avremmo potuto decidere di prenderci le responsabilità di tutto ciò che non va come vorremmo e non troviamo il coraggio di deciderci a impegnarci con serietà per diventare persone felici.

Sono anni che cerco di vivere perseguendo i miei ideali, lottando per ciò in cui credo, impegnandomi nell’aiutare chi è in difficoltà e in tanti momenti della mia vita mi sono trovata senza salute, senza più forze, ad affrontare situazioni e problemi troppo più grandi di me. Spesso sono stata vicina al rinunciare a obiettivi, imprese, aspirazioni profonde, sogni che consideravo assolutamente importanti e significativi. Più volte nel viaggio della mia vita mi sono ritrovata a combattere con la fortissima tentazione di arrendermi, di gettare la spugna, alzare

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bandiera bianca per cadere nella falsa ma spesso comoda scusa del «non posso... questa volta davvero è impossibile, non ce la faccio proprio!».

C’è stata però una luce meravigliosa che la parola di Dio mi ha regalato e che ha segnato una svolta fondamentale nella mia vita: «Tutto posso in Colui che mi dà forza» (Filippesi 4,13).

Questa parola di luce è stata per me una rivelazione fantastica!

Così ho iniziato un intenso allenamento per abituarmi a sostituire alla scusa del “non posso, non ce la faccio!”, questa parola della Lettera di san Paolo ai Filippesi: «Tutto posso in Colui che mi dà forza».

Ogni volta che mi sento scoraggiata, schiacciata dal peso di croci troppo più grandi di me, da problemi che mi sembrano inaffrontabili, mi ripeto: «Tutto posso in Colui che mi dà forza!». Sperimento così che quando confidiamo in Dio, l’impossibile diventa possibile.

Spesso, se guardo indietro nella mia vita, provo una profonda commozione nel contemplare la quantità incredibile di miracoli che Colui che è L’Amore ha reso possibili!

La forza nella debolezza

Un’altra parola della Sacra Scrittura che mi è stata di grandissimo aiuto parla della forza nella debolezza.

«Egli (il Signore) mi ha detto: “Ti basta la mia grazia; la forza infatti si manifesta pienamente nella debolezza”. Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie debolezze, perché dimori in me la potenza di Cristo. Perciò mi compiaccio nelle mie debolezze, negli oltraggi, nelle difficoltà, nelle persecuzioni, nelle angosce sofferte per Cristo: infatti quando sono debole, è allora che sono forte» (2 Corinzi 12,9-10).

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Per noi cristiani quindi non si tratta solo di una frase scritta da un uomo straordinario, ma è Parola di Dio. Sono parole di luce ispirate dallo Spirito Santo.

Anche queste parole di luce sono state una scoperta fondamentale per la mia vita e mi hanno dischiuso orizzonti sempre nuovi e incredibili.

Oggi tutto ti spinge a pensare che devi essere una persona di successo, vincente, forte, brillante, se possibile eccezionale. Non puoi permetterti di essere debole o di mostrare qualche tua fragilità. Non devi avere bisogno di niente e di nessuno. Tutto diventa una competizione per dimostrare la tua superiorità sugli altri.

Eppure la parola di Dio ti rivela che non potrai mai arrivare a essere una persona di successo, veramente eccezionale, fino a che non saprai riconoscere con serenità tutte le tue debolezza e non le consegnerai con umiltà a Colui che tutto può. Solo allora potrai fare l’esperienza di san Paolo: la potenza del Signore «si manifesta pienamente nella debolezza»... è proprio quando sei debole che sei davvero forte.

La verità racchiusa in queste parole, ispirate dallo Spirito Santo, può portare una vera e propria rivoluzione copernicana nella tua vita. Impari che non serve a niente nascondere la tua debolezza. Piuttosto devi avere l’umiltà di riconoscerla per non confidare più solo sulle tue forze ma sulla grande Forza di Dio. Più acquisti consapevolezza della tua fragilità, dei tuoi limiti, delle tue paure, delle tue miserie, più potrai cercare la forza nel Signore e riporre in Lui la tua fiducia.

Più saprai guardare alla tua debolezza e la vorrai consegnare a Dio, più potrai sperimentare la Sua forza. Più saprai farti piccolo, più potrai scoprire tutta la tua grandezza, potrà finalmente risplendere quella meravigliosa immagine e somiglianza di Dio presente nella tua anima. Inizierai a fare la bellissima esperienza di sentirti amato per davvero. Tutti abbiamo un profondo bisogno di sentirci accolti e amati per ciò che siamo (con tutte le nostre debolezze) e non per ciò che ci sforziamo di dimostrare di essere a noi stessi e agli altri.

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Per me questa scoperta è stata davvero decisiva. Ho sempre sentito la responsabilità di vivere al meglio ogni attimo, di migliorarmi, di puntare alle “alte vette”, di pormi sempre nuovi obiettivi. Per un certo periodo, pur pensando di avere fede in Dio, di fatto ho puntato per lo più sulle mie forze. Ero convinta di confidare nel Signore in tutto ciò che facevo ma inconsciamente avevo interiorizzato dal mio papà che bisogna essere forti, vincenti, non possiamo permetterci di avere bisogno di niente e di nessuno. Questo in parte è stato un forte stimolo nel cercare di dare sempre il massimo, di tirare fuori il meglio di me, di pormi obiettivi sempre più impegnativi. Quando però, a diciassette anni, ho iniziato ad ammalarmi molto seriamente, ho avuto l’impressione che la terra venisse a mancarmi sotto i piedi. Mi sono resa conto che non potevo più fare affidamento sulle mie forze, sulle mie capacità, sui miei talenti. Mi sono trovata in un certo qual modo “costretta” a dover confidare unicamente nel Signore per riuscire a fare qualunque cosa, anche le più piccole. Ho così fatto la meravigliosa esperienza di quanto sia incredibilmente vera la frase di san Paolo: è proprio quando siamo deboli e confidiamo nel Signore che siamo più forti.

Quando ci abbandoniamo completamente a Lui, la Sua potenza si manifesta proprio nella debolezza.

Vedrai miracoli

Dopo cinque anni di continue sofferenze fisiche, sono miracolosamente guarita da un giorno all’altro. Non riuscivo a crederci e non potevo contenere la gioia. Tutti i medici mi avevano assicurato che la mia malattia era incurabile e poter ricevere l’immenso dono della guarigione era stato un regalo per me del tutto inaspettato. La tentazione però di tornare a confidare nelle mie forze, abitudine così radicata in me, ha fatto nuovamente capolino.

Ero abituata a non appoggiarmi mai a nessuno. Papà mi aveva insegnato che bisogna essere forti, autonomi, non chiedere niente a

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nessuno. Si trattava di un’abitudine che si era radicata molto profondamente in me.

Quando però ho iniziato ad andare in strada di notte alla stazione Termini e nei tanti “deserti” di Roma, mi sono immersa nell’incredibile inferno del popolo della notte.

Ogni sera nel raccogliere le lacrime, il grido, le richieste di aiuto di tanti giovani disperati, ho iniziato a sentirmi sempre più schiacciata da un dolorosissimo senso di impotenza. Così mi sono trovata “costretta”, ancora una volta, a non potere confidare sulle mie forze neanche una volta riacquistata la salute. Ho dovuto fare un salto di fede e credere che ciò che è impossibile all’uomo è possibile a Dio: «Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: “Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio”» (Marco 10,27).

Ho compreso che dinanzi alle tante situazioni infernali in cui si trovavano i giovani che andavo a incontrare in strada di notte io potevo ben poco, ma più avevo fede che Dio avrebbe reso l’impossibile possibile, più vedevo realizzarsi nuovi miracoli.

In seguito, ho deciso di aprire una comunità di accoglienza dove vivere con i miei nuovi fratelli della strada ma a causa dei ritmi sempre più insostenibili che ho iniziato a tenere, sotto la pressione del numero crescente di persone che bussavano alle porte della Comunità Nuovi Orizzonti in cerca di aiuto, ho riperso la salute.

In breve tempo mi sono ritrovata con una sindrome di affaticamento cronico piuttosto seria. Poco dopo è arrivata anche la sindrome fibromialgica. Mi sentivo letteralmente svuotata di ogni goccia di energia, sfibrata da una debolezza mortale. Inoltre comparivano sintomi preoccupanti, sempre nuovi, fino a trovarmi di nuovo attanagliata da dolori insopportabili.

Questi dolori così intensi, tra l’altro, mi impedivano di riuscire a dormire decentemente. Ogni mattina mi alzavo ancora più distrutta, con

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la sensazione di essere stata investita da un tir. Ho provato in ogni modo a liberarmi da queste due nuove “compagne” che sembravano essersi terribilmente affezionate a me ma entrambe le sindromi hanno continuato a peggiorare.

Sono stati davvero tanti i giorni in cui mi sono sentita vicina a soccombere, in preda allo scoraggiamento. Mi ripetevo spesso: “Non ce la faccio proprio più! È davvero impossibile riuscire ad andare avanti così!”... ma sempre l’amore per le tante persone in difficoltà che avevano trovato in me un punto di riferimento è stato più forte e mi ha spinta ad andare avanti, oltre ogni mia forza, a credere contro ogni speranza. Naturalmente ho cercato anche di fare il possibile per cercare di curarmi e di guarire, ma ogni tentativo si è dimostrato vano.

Sono anni ormai che continuo ad alzarmi la mattina più stanca di come sono andata a dormire, con la drammatica sensazione di sentirmi assolutamente incapace di alzarmi e di fare una qualunque cosa, anche la più piccola, che possa richiedere un minimo di energia. Eppure ogni giorno, a volte ogni attimo, continuo a ripetermi: «Tutto posso in Colui che mi dà forza», «la potenza di Dio si manifesta nella debolezza, quando sono debole, sono forte» e mi affido al Signore: «Gesù confido in te!».

Ancora oggi, dopo anni vissuti così, resto ogni volta sorpresa nello sperimentare che ciò che mi appare assolutamente impossibile Dio continua renderlo possibile. Quasi tutti giorni sperimento che anche se mi sento sfibrata, senza un minimo di forza sotto la pressione di continui dolori insostenibili, se mi affido al Signore e per amore di Dio e dei fratelli faccio un salto di fede per riuscire a portare avanti i tanti gravosi impegni che caratterizzano la mia vita, mi sento sostenuta dalla grazia, da una forza che arriva tanto più abbondante quanto più mi sento prostrata dalla mia debolezza. Più chiedo al Signore di sostenermi con la Sua grazia e confido in Lui con tutto il mio cuore, tanto più Lui continua a sorprendermi con sempre nuovi miracoli.

Quando invece casco nella trappola di fare affidamento sulle mie forze, mi riscopro a girare come una trottola, senza combinare niente,

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incapace di fare le cose anche più semplici.

In un mondo dove sembra quasi obbligatorio dovere dimostrare a tutti i costi di essere forti, di non avere bisogno di niente e di nessuno, è davvero bello e fondamentale potere scoprire che abbiamo bisogno eccome! Abbiamo bisogno di amore, abbiamo bisogno degli altri, abbiamo bisogno di Dio!!!

Più impariamo ad avere fede nell’amore personale di Dio per noi, più possiamo fare questa incredibile esperienza che proprio quando ci sentiamo più deboli possiamo diventare più forti.

Continua a credere

Certo non si tratta di una scoperta che ti cambia la vita una volta per tutte. È una conquista di ogni giorno, che richiede tanto allenamento, impegno, fatica, sacrificio, umiltà. Spesso continuare a credere è molto difficile e sarebbe più facile, e molte volte decisamente più comodo arrendersi, nascondersi dietro il “non posso, non ce la faccio, è impossibile”.

Certo è che Gesù attribuisce alla fede una grandissima importanza.

«Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace!» (Luca 8,48).

«Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sradicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe» (Luca 17,6).

«Le disse Gesù: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”» (Giovanni 11,40).

«E tutto quello che chiederete con fede nella preghiera, lo otterrete» (Matteo 21,22).

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Sono affermazioni davvero forti! Gesù arriva addirittura ad affermare: «In verità, in verità io vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre» (Giovanni 14,12).

Non afferma: «Chi arriva ad essere una persona straordinaria, un santo»... dice: «Chi crede in me»!

Colui che ha detto: «Io sono la verità», ci rivela che chi crede in Lui può compiere le sue stesse opere... anzi... «ne compirà di più grandi»!!

Non è una notizia meravigliosa?!

Certo tu potrai dirmi: «Ma io non credo in Gesù Cristo, non ho il dono della fede. Le esperienze della vita mi hanno portato a non credere in Dio!».

Se non credi in Gesù Cristo non pretendo certo ora di essere io a convincerti che Lui è il Signore e che nel Vangelo vissuto troviamo le risposte ai bisogni più profondi del nostro cuore. Posso però assicurarti che la fede, oltre a essere un dono, è anche una conquista. È necessario sapere mettere in crisi ogni giorno tutte le certezze che ci siamo costruiti e continuare a cercare con grande onestà intellettuale la verità. Gesù dice: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto» (Matteo 7,7).

Comunque anche se sei profondamente convinto che Dio non può esistere e quindi ti è impossibile avere fede in Lui, puoi sempre decidere di credere in qualcosa.

Un’altra frase di Gesù che è stata fondamentale nella mia vita e ha segnato una svolta importante dice: «Tutto è possibile per chi crede» (Marco 9,23).

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Se sei ateo e non credi nell’esistenza di Dio, non c’è comunque niente che ti può impedire di vivere con coerenza a quanto la tua retta coscienza ti suggerisce e credere in valori, ideali, sogni che siano comunque importanti nella tua vita.

Più ti nutrirai del veleno dello scoraggiamento, della sfiducia, del “non posso, non sono capace”, più imprigionerai il tuo volo e sarai tu stesso a porre le premesse perché ciò che per te conta davvero non si realizzi mai.

Se invece saprai credere in te stesso, nelle tue potenzialità, nelle tue aspirazioni più alte, in quegli obiettivi che ritieni importanti, nobili, inizierai a raggiungere sempre nuove mete e potrai sperimentare che anche ciò che ci appare impossibile spesso diventa possibile.

«Tutto è possibile per chi crede!»

Non c’è notte senza una nuova aurora

Più imparerai a credere, più riuscirai a scoprire in te risorse sempre nuove che sapranno sorprenderti. Se continuerai a perseguire i tuoi più nobili ideali, anche quando i tuoi sogni sembrano infrangersi e ti senti prostrato dalle tante terribili prove che la vita ci riserva, potrai raggiungere importanti risultati e saprai vivere con maggiore entusiasmo e passione la tua esistenza.

Non arrenderti, non scoraggiarti. Se hai sbagliato fai altri tentativi, cerca nuove strade, fai tesoro dei tuoi errori. Se hai fallito qualche volta, non è una buona scusa per non riprovare e non credere che perseverando potrai finalmente riuscire dove altre volte non ce l’hai fatta. Continua a lottare, a impegnarti per ciò in cui credi.

Se in una scalata molto impegnativa vuoi arrivare in cima, devi continuare a salire anche quando avresti solo voglia di mollare. Se proprio ti senti stremato, senza più alcuna risorsa, abbi l’umiltà di

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chiedere aiuto e scoprirai che ce la puoi fare.

Continua a credere! Spera sempre anche contro ogni speranza. Stringi i denti e vai avanti. Impegnati con tutto te stesso per mettere a frutto i tuoi talenti.

Se l’ombra della notte avvolge la tua anima e oscura i tuoi orizzonti, non permettere alle tenebre di imprigionare la tua anima.

Quando ti trovi nel bel mezzo di una terribile tempesta e non vedi più neanche un raggio di luce, stai pur certo che il sole continua a splendere oltre le nubi e prima o poi tornerà a illuminare il tuo viaggio.

Dopo ogni tempesta c’è di nuovo la quiete. È vero che anche i giorni più splendenti prima o poi avranno il loro tramonto e dovranno cedere il passo all’abbraccio, spesso freddo, della notte ma è vero anche il contrario.

Non esiste notte così lunga, buia, gelida, che possa impedire al sole di sorgere di nuovo.

Non c’è notte senza una meravigliosa aurora che dischiuda le porte a un nuovo luminoso giorno ricco di sorprese e opportunità tutte da scoprire.

Esercizi pratici

Cerca di individuare alcune tue caratteristiche o abitudini di cui non sei soddisfatto: suscettibilità, insicurezza, bisogno continuo dell’approvazione altrui, egoismo, narcisismo, pigrizia, irritabilità, pessimismo, arroganza, rancori, dipendenze... Cerca di analizzare il tipo di malessere che queste tue caratteristiche continuano a generare nella tua vita.

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Quali sono i vantaggi che potresti avere se decidessi di liberarti da queste abitudini e atteggiamenti?

Che cosa ti impedisce di impegnarti per realizzare significativi cambiamenti?

Concentrati nel provare a individuare e migliorare almeno una tua caratteristica o abitudine che secondo te potrebbe essere causa di profondo malessere nella tua vita. Nell’individuarla confrontati con le persone che ti amano e che ti conoscono bene!

Cerca di focalizzare spesso la tua attenzione sui tanti vantaggi che potresti trarre da un tuo specifico cambiamento.

Se il vantaggio può essere meno malessere e più felicità, non rimandare a domani la tua decisione di mettere tutto il tuo impegno nel fare tutto ciò che è necessario per realizzare quel cambiamento!

Ogni volta che ti sembrerà troppo difficile riuscire nel tuo intento, prova a sostituire il ricorrente: «Non posso... non ci riesco!» con «Tutto posso in colui che mi dà forza».

Individua le tue aspirazioni più profonde, i tuoi sogni che ritieni particolarmente importanti per riuscire a vivere in pienezza la tua vita. Che cosa ti ha impedito fino a oggi di realizzarli? Sei convinto che le difficoltà e gli impedimenti che fino a ora ti hanno bloccato siano così insuperabili come ti appaiono?

Non proporti troppi obiettivi tutti insieme. Concentrati sul raggiungimento di almeno un obiettivo alla volta. Continua a ripeterti che «tutto è possibile per chi crede»!

Fai verifiche settimanali sui risultati effettivamente raggiunti.

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Se ritieni importante cambiare qualche tua abitudine negativa, continua a impegnarti fino a che non sarai sicuro di averla sostituita con l’abitudine opposta positiva (egoismo-altruismo, pessimismo-ottimismo, rancore-capacità di perdonare, dipendente dal fumo, droga, sesso, alcool, internet, approvazione altrui-indipendente con una profonda libertà interiore...)!

Non ti arrendere!

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VIVI L’ATTIMO

Tante volte diciamo che la vita è preziosa ma troppo spesso ci dimentichiamo di vivere con la giusta intensità. Lasciamo che il tempo scorra, ripetiamo automaticamente le stesse cose dimenticandoci che ogni istante è un grande regalo e non può essere sprecato.

Un altro atteggiamento fondamentale su cui concentrarci se vogliamo essere persone felici è imparare a vivere l’attimo!

Si spreca una valanga di tempo nel pensare a ciò che abbiamo vissuto nel passato, a ciò che potremmo realizzare un giorno (spesso molto lontano) e si continuano a perdere le tante opportunità di gioia e di crescita che ogni attimo porta in serbo.

Il passato non è più, il futuro non è ancora, ciò che conta è l’attimo presente. È bello, importante, entusiasmante riuscire a vivere ogni istante con grande intensità.

Quando avevo diciassette anni ho vissuto un’esperienza che mi ha segnata in profondità. Eravamo andati a Sperlonga con alcuni amici. Al ritorno, il ragazzo che guidava la macchina e che avrebbe dovuto riportarci a casa è andato fuori strada. Siamo precipitati in uno strapiombo. Qualche attimo di panico, alcuni flash e un pensiero: “Non è possibile! Ho solo diciassette anni e la mia vita è già finita!? Cosa resta di tutto ciò che ho vissuto?”.

La macchina continuava a precipitare. Quando ormai pensavamo non ci fosse più nessuna speranza, sbatte contro degli alberi, rallenta e noi riusciamo a buttarci fuori prima del terribile schianto. La macchina in pochi secondi è in fiamme, completamente distrutta, noi tutti salvi per miracolo!

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È piuttosto traumatico a diciassette anni ritrovarsi in un solo attimo faccia a faccia con la morte. Non pensi possa succedere proprio a te di morire così giovane. Eppure mai come in quel giorno in cui ho rischiato di morire mi sono resa conto di quanto preziosa sia la vita e di come davvero ogni istante possa essere l’ultimo.

In macchina con me c’era Claudia, una mia carissima amica. Era più scossa di me. Quella sera abbiamo fatto un patto: «Ogni istante potrebbe essere l’ultimo. Aiutiamoci a non sprecare neanche un attimo! Ricordiamoci che in qualunque momento la morte potrebbe tornare a farci visita. Ogni istante può essere l’ultimo che ci viene regalato in questa terra! Viviamolo al meglio!».

Appena un mese dopo mi raggiunge, come una terribile spada in pieno cuore, l’incredibile notizia: Claudia, tornando a casa dalla messa, era stata travolta da una macchina con alla guida una persona ubriaca. Era subito entrata in coma! Neanche il tempo per correre in ospedale a darle l’ultimo saluto. Dopo poche ore di coma... ci ha lasciati!

Il patto fatto con lei la notte dell’incidente si è inciso profondamente a fuoco nella mia anima.

Abbiamo una vita sola e non sappiamo quanto tempo ci viene donato su questa terra! Ogni attimo è prezioso, non può essere sprecato, va vissuto al meglio!

Sii consapevole

Per imparare a vivere al meglio ogni attimo credo sia fondamentale crescere nella consapevolezza di ciò che stiamo vivendo. Troppo spesso guardiamo splendidi paesaggi, ma non li vediamo. Proviamo una serie di emozioni ma non le viviamo, ne siamo più o meno in balìa. Parliamo con le persone ma ci accontentiamo di parole di cortesia, buttate lì con molta distrazione e superficialità, non dialoghiamo, non condividiamo. Incrociamo tante persone le salutiamo, le guardiamo, diciamo qualcosa ma di fatto non le incontriamo.

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È importante acquisire una consapevolezza sempre maggiore di ciò che i nostri sensi percepiscono, di quali sono le nostre emozioni, i nostri pensieri, i nostri più profondi desideri. Solo così potremmo vivere ogni momento al meglio e con sempre maggiore intensità.

Prova a prenderti del tempo ogni giorno per crescere nella consapevolezza di ciò che i tuoi sensi percepiscono. Impara a guardare il cielo e perditi nella bellezza di un firmamento stellato. Fermati ad ascoltare la voce del silenzio, lasciati catturare dalle note meravigliose e inafferrabili del concerto della creazione. Sorprenditi dinanzi allo spettacolo gratuito e sempre nuovo del tramonto e dell’aurora. Lasciati stupire da ogni persona che incontri. Non fermarti solo all’apparenza: guardala negli occhi e cerca di scoprire quel mistero di bellezza racchiuso nella sua anima. Cerca di passare dal vedere al contemplare, dal sentire all’ascoltare, dal percepire al gustare pienamente ogni nuova sfumatura che l’attimo ti regala. Impara a sorprenderti, a scorgere il dono racchiuso in ogni attimo e sii riconoscente alla vita per il tempo prezioso che ancora ti viene donato per potere realizzare qualcosa di meraviglioso.

Puoi controllare le tue emozioni

È altrettanto fondamentale crescere nella consapevolezza delle proprie emozioni. Troppe volte viviamo succubi di continui sentimenti, stati d’animo negativi e ci lasciamo travolgere dalle tante tempeste della vita. Siamo arrabbiati e facciamo finta che sia tutto a posto. In realtà però stiamo male e il più delle volte neanche sappiamo fino in fondo il perché.

Siamo bloccati, profondamente condizionati, da mille paure ma non ci permettiamo di ammetterlo neanche a noi stessi perché l’io ideale, che ci siamo creati con grande impegno, ci impone di essere delle persone “forti”.

Proviamo tenerezza ma ci mostriamo duri. A volte proviamo invidia

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ma sarebbe troppo umiliante riconoscerlo e allora si preferisce trovare qualche buona scusa per potere criticare la persona che ha raggiunto quel qualcosa che avremmo desiderato noi. Ci sentiamo delusi, falliti scoraggiati, tristi ma preferiamo stordirci con la musica, con la tv, con le sostanze stupefacenti, con mille rumori e cerchiamo di convincerci che tutto procede bene. Non troviamo il tempo per fermarci a prendere consapevolezza di ciò che proviamo e siamo spesso vittime inconsapevoli di un sordo malessere. Possiamo lasciare che la barca della nostra vita continui a essere più o meno in balìa dei venti delle diverse emozioni, con il rischio di andarci presto a schiantare contro qualche scoglio o possiamo imparare a fare in modo che la nostra vela interiore sia usata con maestria perché anche i venti contrari e forti contribuiscano a farci arrivare dove vogliamo noi e per di più a maggiore velocità.

Perché questo possa avvenire, bisogna imparare a dare il giusto nome ai vari stati d’animo che di volta in volta viviamo. È necessario inoltre comprendere che non siamo degli automi destinati a reagire istintivamente agli eventi senza nessuna possibilità da parte nostra di prendere decisioni alternative.

«Tizio mi ha risposto male... è ovvio che sono arrabbiato: mi ha rovinato la giornata!»

«Caio non ha saputo apprezzare il mio lavoro! È evidente che ci sono rimasto male!»

«Ermenegilda mi ha detto che sono un incapace, ora per colpa sua mi sento molto depresso!»... E così via!

Siamo spesso convinti di essere vittime delle situazioni spiacevoli che viviamo e di doverle per forza subire restando “vittime” delle ineluttabili, inevitabili conseguenti emozioni negative.

Questo però non è affatto vero!

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È logico che a nessuno faccia piacere ricevere risposte scortesi ma questo non significa che se una persona è nervosa siamo costretti a permetterle di rovinarci la giornata. Possiamo semplicemente decidere che non vale la pena sprecare tempo prezioso in arrabbiature che non servono a niente.

Se qualcuno non apprezza il nostro lavoro, è abbastanza normale restarci male ma non è matematico. Possiamo decidere di non lasciarci turbare dai giudizi altrui ma vedere nelle critiche delle preziose opportunità per migliorarci. Se non sono fondate ma sono solo una conseguenza del nervosismo, dell’invidia possiamo altrettanto tranquillamente decidere di non dare alcun peso al fatto che qualcuno abbia voluto scaricare le proprie frustrazioni prendendosela con noi.

Più diventiamo consapevoli dei nostri veri sentimenti ed emozioni, più diventiamo capaci di non lasciarci travolgere dal cattivo umore.

Possiamo anche qui fare molto allenamento per imparare che abbiamo sempre la possibilità di decidere di non sprecare l’intera giornata succubi di uno stato d’animo negativo e che possiamo subito impegnarci a fare qualcosa che ci faccia riacquistare il buon umore. Più ci alleneremo in questo senso, più diventeremo capaci di trasformare gli stati d’animo negativi in positivi, sprecando sempre meno energie travolti da un ingestibile malessere che di fatto, con un po’ di impegno in più, potremmo imparare a evitarci.

Non rivangare il passato

Molto spesso perdiamo tantissimo tempo nel ripensare ad avvenimenti del passato che ci hanno fatto soffrire e così non facciamo altro che riportare nel presente qualcosa di spiacevole che ormai appartiene al passato.

Se tu vai a sbattere contro un muro e ti fai male, ti pare sensato

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tornare più volte a guardare quel muro e prenderlo a pugni perché è stato causa di sofferenza per te? I tuoi pugni certamente non potranno fare niente al muro ma tu invece continuerai a farti del male.

È un po’ così quando passiamo tanto tempo a ripensare a situazioni dolorose vissute nel passato. Il passato non può essere cambiato ma più ci pensi, più continui a stare male anche nel presente. Tutto ciò che abbiamo vissuto certo è prezioso, non può essere cancellato ma dobbiamo avere l’intelligenza di guardare al passato solo per imparare ad agire al meglio nel presente e non ripetere gli errori fatti.

Se vogliamo migliorarci, è certamente importante saper guardare in verità le tante situazioni dolorose che abbiamo vissuto ma solo per prenderci le nostre responsabilità e comprendere quali potrebbero essere stati gli errori fatti che possono aver contribuito a far soffrire noi o qualcuno. Non serve a niente restare lì a sprofondare nei sensi di colpa e fare così nuovi errori nel non vivere al meglio il presente. È più sensato imparare a fare tesoro delle esperienze vissute per trovare dei rimedi, qualora fosse possibile, oppure per impegnarsi a essere ora persone migliori.

Ciò che ti rende speciale è chi decidi di essere nel momento presente

Chi perde molto tempo a rendere presenti sofferenze vissute nel passato, tende spesso a immedesimarsi nei propri errori, piuttosto che decidere di impegnarsi a non farli più.

Se ho fatto una serie di errori importanti, non significa che io sono un fallito. Se ho deciso di anestetizzare il mio dolore con le droghe o con l’alcool non significa che sono destinato a essere un drogato, un alcolista, e che per me non c’è nessun altro modo per affrontare la sofferenza. Se per tanti anni ho pensato di potere scaricare l’ansia con le sigarette non significa che ormai sono un fumatore e quindi... non riuscirò mai a smettere.

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Bisogna sapersi liberare dalle tante zavorre degli errori che appartengono ormai al nostro passato e non possono assolutamente definire chi decidiamo di essere oggi. Al contrario possono esserci di aiuto per prendere consapevolezza degli sbagli che non vogliamo più fare e di quali sono i nostri difetti, le nostre abitudini, di cui vogliamo liberarci.

Mi impegno perché non voglio più essere un debole che affronta la sofferenza rifugiandosi in sostanze che, anche se momentaneamente l’anestetizzano un po’, di fatto poi la aumentano, oltre a essere assolutamente nocive a un bene unico e preziosissimo che è la salute.

Decido di liberarmi dal mio egoismo, narcisismo, egocentrismo, che mi portano sistematicamente a ferire e perdere le persone che mi stanno più a cuore, che avrei voluto amare ma non ne sono stato capace.

Mi impegno a trovare valvole di sfogo sane della tensione e della rabbia, ad acquisire un maggiore dominio di me, perché non voglio più cadere in nessun tipo di violenza né verbale né tanto meno fisica.

Se impariamo a fare tesoro del passato senza lasciarci imprigionare in esso, possiamo diventare davvero persone speciali adesso.

Non rimandare a domani

Un’altra trappola in cui si cade con grande facilità è continuare a rimandare a domani le decisioni che sono assolutamente importanti per noi ma ci richiedono un certo sacrificio, sofferenza, impegno.

Prendo ad esempio la decisione importante di smettere di fumare. Vorresti liberarti dal vizio del fumo perché sei stanco di spendere soldi per continuare ad avvelenarti. Ti sei convinto, hai valutato con attenzione le troppe conseguenze negative di questa brutta abitudine e finalmente hai preso la tua decisione. Sei soddisfatto e determinato però oggi sei troppo nervoso... ti rassicuri con un bel: «Smetterò domani»!

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Arriva finalmente domani, il giorno della svolta ma... c’è una difficoltà grande da dovere affrontare. Ti convinci ancora una volta che non ce la puoi fare a non fumare proprio oggi...: «Inizierò domani!».

E così via: in ogni oggi c’è sempre una scusa più che valida per rimandare di nuovo a domani.

Domani non si smette mai. Se davvero sei deciso a chiudere con qualche dipendenza, l’unico momento ideale per farlo è adesso.

Così è per tutte le decisioni fondamentali che potrebbero portarci a vivere una vita più felice. Quanti impegni, sogni, aspirazioni nel cassetto continuiamo a rimandare a domani.

È molto più utile iniziare a realizzare i nostri piccoli cambiamenti adesso che puntare a quelli grandi domani.

I cambiamenti fondamentali di domani si raggiungono solo impegnandosi nei piccoli cambiamenti oggi.

I grandi sogni si realizzano solo se iniziamo a impegnarci nel concretizzare quelli più piccoli adesso.

Esercizi pratici

Hai sufficiente consapevolezza di quanto ogni attimo sia estremamente prezioso?

Metti tutto il tuo impegno per viverlo al meglio o tendi a vivere la tua vita con una certa passività, ripetendo ogni giorno le stesse cose più o meno automaticamente?

Se venissi a sapere che ti resta un solo mese di vita, su cosa concentreresti la tua attenzione? Quali sono le cose che vorresti

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assolutamente fare? Inizia a farne qualcuna subito.

Quanto tempo ed energie tendi a sprecare nel rimuginare sul passato o nel fantasticare sul futuro? Impara dal passato, fai dei progetti significativi per il futuro ma concentrati con tutto te stesso a vivere al meglio ogni momento presente.

Quanta consapevolezza hai nel vivere ogni attimo che la vita ti regala?

Prendi del tempo per imparare ad assaporare ogni piccola o grande sensazione. Passa dal vedere al guardare, dal sentire all’ascoltare, dal mangiare all’assaporare, dall’incrociare le persone distrattamente ad incontrarle.

Hai consapevolezza di quali sono le emozioni che vivi durante la giornata? Resti in completa balìa dei tuoi vari stati d’animo negativi o ti impegni per reagire sostituendoli con stati di animo positivi?

Fermati durante la giornata a verificare se stai sprecando energie preziose ripensando a cose del passato che ti hanno fatto stare male, torna subito a concentrarti in ciò che stai facendo nel momento presente e vivi al meglio, con tutto il tuo cuore e il tuo impegno questo nuovo attimo che la vita ti regala. Trasformalo in un piccolo capolavoro d’amore che possa risplendere nel firmamento dell’eternità.

Lasciati catturare dalla bellezza interiore delle persone, da ogni paesaggio. Contempla lo spettacolo di un tramonto e impara a stupirti come i bambini, lascia che ti emozioni. Respira in profondità e assapora il profumo dell’aria (possibilmente non dello smog). Perditi nella bellezza del sorriso di un bambino e lascia che la purezza del suo sguardo ti contagi.

Se stai vivendo qualche situazione dolorosa, non subirla, non permettere che il malessere ti pervada. Cerca l’opportunità di crescita

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che ti viene offerta da ogni difficoltà e sfruttala per tirare fuori il meglio di te.

Individua le troppe etichette negative che ti hanno imprigionato e decidi di non commettere più l’errore di identificarti con i tuoi errori passati. Concentrati su chi desideri essere e metti tutto il tuo impegno per essere ogni giorno una persona migliore.

Individua quali sono le cose più importanti per te che però continui a rimandare a domani. Inizia a impegnarti almeno in una di queste e non mollare fino a che non hai raggiunto il tuo obiettivo. Fai la stessa cosa rispetto a tutte le decisioni importanti per la tua vita che continui a rimandare. Impegnati in questo esercizio fino a non cadere più nella trappola di rimandare a domani ciò che di importante puoi fare oggi.

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SORRIDI ALLA VITA

Sorridi alla vita e la vita ti sorriderà! Credo che i detti popolari racchiudano sempre qualche perla di saggezza.

Ho sperimentato tante volte nella mia vita la forza del sorriso.

Quando tutto ti sembra nero, ti senti scoraggiato, deluso, imprigionato in un tunnel che sembra non avere nessuna via di uscita, prova a sorridere!

Sorridi al Signore che in ogni situazione dolorosa viene a farti visita e desidera sostenerti, rendere leggero e dolce ogni tuo peso.

Sorridi al fratello che in quel momento ti passa accanto e forse ha più bisogno di te di un sorriso che riaccenda un raggio di speranza nel suo cuore.

Sorridi all’attimo che in quel momento ti è donato di vivere: è unico, non tornerà più e sta a te non permettere che sia passato invano, renderlo bello e pieno di significato.

Sì, sorridi alla vita e la vita ti sorriderà!

A volte la vita sembra fare brutti scherzi, essere troppo dura, severa, ci appare quasi ingiusta. Eppure più sappiamo sorridere alla vita, più scopriamo che anche nei momenti più dolorosi lei ha sempre in serbo qualche grande sorpresa per noi, se solo non ci scoraggiamo, non ci arrendiamo.

Il sorriso è una grande medicina dell’anima. È un potente balsamo capace di lenire le ferite più profonde del cuore.

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È una luce meravigliosa capace di colorare con mille arcobaleni sempre nuovi anche le giornate più grigie.

È un dono prezioso che non costa poi così tanto ma arricchisce sempre, non solo chi lo riceve ma soprattutto chi è capace di donarlo.

Il sorriso è una sorgente di acqua purissima capace di far fiorire i deserti più aridi. È una stella splendente che illumina le nostre notti e ci indica la via da seguire.

Quando ti senti triste, deluso, depresso, prova, anche se a denti stretti, a donare un sorriso con tutto il tuo cuore a chi ti passa accanto. Sentirai una gioia nuova fiorire nel profondo della tua anima!

Convertiti alla gioia

Abbiamo bisogno di imparare a sorridere di più!

Abbiamo bisogno di non arrenderci a una vita in bianco e nero, dove l’insoddisfazione, l’apatia, quel senso di tristezza non ben definibile sembrano volere essere i principali compagni del nostro viaggio.

Quante persone ho conosciuto che sembrano essersi ormai convinte che sia normale convivere con un certo malessere che fa capolino già al primo risveglio e poi continua a insinuarsi sottilmente nell’anima fino a opprimerla con la sua morsa mortale.

Dobbiamo convertirci alla gioia, scoprire che siamo chiamati a essere sempre nella gioia.

La nostra felicità non piove miracolosamente dal cielo, dipende in gran parte da quanto impegno mettiamo noi ogni attimo per raggiungerla, per custodirla come uno dei tesori più preziosi della

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nostra vita.

Dobbiamo, possiamo abituarci a essere felici, anche se tutto sembra remarci contro. Non permettiamo a niente e a nessuno di rubare la gioia dal nostro cuore!

Certo oggi più che mai questa sembra una “mission impossible”! Si ha quasi l’impressione che tutti si siano alleati perché l’angoscia possa, sempre più prepotentemente, farsi strada in noi. Sembra ci sia quasi un complotto contro la felicità. Basta seguire il telegiornale e ci sentiamo subito investiti da una serie di comunicazioni che hanno l’aria di essere un bollettino di guerra, una lista degli orrori, più che un racconto oggettivo delle principali notizie del giorno. Possibile che sia sempre il male a fare notizia? Più è successo qualcosa di assolutamente abominevole e terrificante, più tutti i giornalisti sembrano sentirsi in dovere di bombardarti con tutti i dettagli più inquietanti riguardanti quell’orribile notizia. Se per caso ti eri svegliato pieno di entusiasmo, desideroso di portare il tuo prezioso contributo per rendere il tuo mondo più bello, ecco che subito una morsa invisibile ti stritola l’anima e il cuore.

Non è certo possibile disinteressarsi di quanto accade, è giusto essere informati, ma dovremmo contribuire a far sì che anche il bene possa fare un po’ di “rumore” e portare un raggio di luce nelle case e nei cuori di molti. Che bello se al posto di avere la nostra dose quotidiana di velenosissima cronaca nera potessimo rasserenarci nell’ascoltare dei nuovi tg che siano happy-news, dei tg di buone notizie... non sarebbe tanto più bello potere essere a conoscenza delle tantissime cose positive che in questa giornata stanno accadendo nel mondo?

È vero che «fa più rumore un albero che cade che una foresta intera che cresce» ma che bello sarebbe imparare a focalizzare la nostra attenzione sulle tante meravigliose foreste che stanno fiorendo. Non lasciamoci raggiungere unicamente dal rumore del male che vuole rubarci la speranza dal cuore. Custodiamo il silenzio dell’anima per metterci in ascolto di quella meravigliosa melodia che il bene ogni giorno compone. Non restiamo spettatori passivi del male ma

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diventiamo protagonisti del bene, scriviamo una nuova storia, la nostra storia: che sia una bella notizia! Mettiamo tutto il nostro impegno perché il nostro mondo possa essere sempre più illuminato da tante happy-news.

Custodisci la gioia nel tuo cuore, donala a più persone possibili.

La gioia è contagiosa! Più la doni, più si moltiplica.

Pensa positivo

Quante volte ci siamo sentiti dire: cerca di guardare al mezzo bicchiere pieno, non al mezzo vuoto! Anche questo è un detto che certamente racchiude una grande saggezza ma le persone abituate a metterlo in pratica sembrano essere sempre più rare.

Sembra che il passatempo più diffuso sia diventato la critica. Invece di spendere il tempo nel portare il proprio contributo positivo nel mondo, si preferisce sentirsi grandi nello sfoggiare con grande presunzione la propria conoscenza delle tante cose che non vanno e di cosa gli altri avrebbero dovuto fare e non hanno fatto. Più si mette in mostra la propria capacità di critici, di saper vedere sempre il bicchiere mezzo vuoto, più ci si illude di essere particolarmente preparati e intelligenti.

Non credo che ci voglia una grande preparazione nel saper dire ciò che non va. Ciò che invece risulta difficile e richiede una vera grandezza è sapersi mettere in gioco in prima persona perché le cose vadano meglio, sapere rischiare di sbagliare, di essere giudicati, per portare il proprio prezioso contributo perché il mondo sia più bello. Se ci esercitassimo un po’ di più a guardare al positivo, a valorizzare il bicchiere mezzo pieno, avremmo già fatto un grande passo in avanti verso la felicità.

Certo se vediamo un punto nero in un foglio bianco ci viene molto

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più spontaneo dire: «Guarda quel punto nero!» rispetto ad affermare: «Che bello questo foglio bianco!»... Basta un piccolo puntino nero che la nostra attenzione si focalizza su quella che consideriamo una macchia. Eppure quel punto nero, se valorizziamo il foglio che è ancora bianco, potrebbe essere il primo punto di un bellissimo disegno che solo noi possiamo creare.

Così è un po’ nella nostra vita. In ogni situazione, persona, difficoltà che siamo chiamati ad affrontare c’è sempre qualcosa di positivo e di negativo. Più sapremo valorizzare ciò che è positivo, più potremmo trovare la nostra modalità creativa perché anche ciò che apparentemente è negativo possa avere i suoi risvolti positivi.

È fondamentale che non continuiamo a lasciarci travolgere dai pensieri negativi ma prendiamo consapevolezza che noi possiamo decidere di controllare i nostri pensieri per diventare persone più creative e meno critiche.

È importante inoltre che prendiamo consapevolezza di quanto i nostri stati di animo dipendano per lo più dai nostri pensieri. Più investiremo del tempo ad allenarci per imparare a pensare in positivo, meno energie sprecheremo nel dovere affrontare stati d’animo negativi che continuano a rovinare le nostre giornate.

La forza della mente

Sono tanti gli scienziati che si stanno appassionando allo studio del cervello, delle numerose potenzialità della nostra mente. Sembrano tutti per lo più concordi nell’affermare che tutti, compresi i geni, arrivano a sfruttare solo in minima parte l’immenso potenziale della mente.

D’altra parte spendiamo così poco tempo a scoprire e mettere a frutto questo nostro potenziale così fondamentale per vivere al meglio ogni attimo che la vita ci regala. Quante ore perdiamo in pensieri inutili e per lo più negativi. Oppure restiamo lì passivi a lasciare che la nostra mente sia bombardata per ore dai mille veleni che la televisione ci propina. Si

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trascorrono ore su internet, su Facebook, davanti alla PlayStation, subendo più o meno inconsapevolmente i mille stimoli che comunque hanno diversi effetti, non sempre positivi, sulla nostra psiche, sui nostri stati di animo e sulla nostra vita.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato, ad esempio, che il tempo trascorso a giocare con videogiochi violenti influisce in maniera molto significativa sull’aumento dell’aggressività della persona. Inoltre si è dimostrato, con numerosi test, che un’esperienza vividamente immaginata può essere registrata dal cervello come realmente vissuta. Di fatto la maggior parte dei grandi atleti e uomini di successo utilizzano sempre di più anche la forza del pensiero per aumentare le loro prestazioni. Molti hanno migliorato significativamente le loro prestazioni trascorrendo tanto tempo nell’immaginare moltissime volte la loro performance migliorando sempre (nel loro “film mentale”) qualche piccolo dettaglio, fino a riuscire a visualizzare e poi effettuare una prestazione perfetta.

Se ciò che pensiamo può avere effetti così significativi su ciò che viviamo, è certamente importante che cresciamo nella consapevolezza dell’immenso potenziale racchiuso nella nostra mente e dedichiamo sistematicamente del tempo per imparare a usarlo al meglio.

Come in tutte le cose è necessario molto allenamento. Se vuoi imparare a pensare positivo non è sufficiente che tu prenda consapevolezza del troppo tempo che perdi in pensieri che non fanno altro che aumentare il tuo livello di malessere.

Per non restare più imprigionato in questa trappola mortale è necessario dedicare tanto tempo per sostituire a un’abitudine che ti ha caratterizzato per anni, un’altra molto più salutare e più congeniale a una vita felice.

Se sei un critico, una persona abituata a perdersi e a subire passivamente il proprio malessere, sprecando immense energie nell’attribuire la colpa dei tuoi stati di animo negativi agli altri, è

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importante che ti decida a cambiare le tue abitudini mentali. Dedica ogni giorno del tempo della tua giornata a crescere nel controllo dei tuoi pensieri, nel concentrarti su pensieri positivi. Impegnati nell’utilizzare al meglio il potenziale della tua energia mentale.

Il nostro pensiero è paragonabile a un’immensa cascata di acqua. Se la subisci passivamente, l’impatto con la forza di quell’acqua, che scorre a così grande velocità, potrebbe farti molto male, potrebbe travolgerti fino a farti schiantare contro qualche roccia. Sappiamo però che dove ci sono grandi cascate l’uomo ha imparato a costruire con sapienza delle dighe che fanno sì che la forza sprigionata dalla caduta dell’acqua possa produrre energia per illuminare una città. Più impariamo a incanalare correttamente la forza della nostra mente e costruiamo sapientemente la nostra diga personale, più questo grande potenziale di energia potrà essere usato per illuminare la nostra vita e quella di molti.

Cresci allora nella consapevolezza del potenziale che ti è stato donato e dedica del tempo per esercitarti nell’utilizzarlo al meglio e diventare una persona sempre più solare.

Scopri la tua creatività

Impara a riscoprire la tua grande creatività. Prova a esercitare la tua fantasia perché i tuoi pensieri possano essere sempre più felici. Mi è sempre piaciuta la favola di Peter Pan: è necessario trovare dei pensieri felici per poter volare. Non credo si tratti semplicemente di una favola. È una realtà di cui possiamo fare esperienza. Ogni pensiero felice dona ali al cuore e all’anima, non solo alla mente.

È necessario però scoprire la propria creatività ed esercitarsi molto nel creare in noi l’abitudine di sapere sostituire sempre più velocemente ogni pensiero triste con dei pensieri che producano in noi stati d’animo positivi, che ci aiutino ad essere felici. Si tratta di un esercizio che sembra facile ma non lo è. Si dice che la lingua batte dove il dente duole. Così è un po’ per i nostri pensieri. La mente tende molto più

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facilmente a concentrare la propria attenzione su ciò che può essere per noi causa di sofferenza, piuttosto che nelle mille cose, avvenimenti, ricordi, paesaggi, persone intorno a noi che potrebbero regalarci attimi preziosi di felicità. Quanto spesso ci capita di ricordare con insistenza momenti particolarmente dolorosi e rendere così nuovamente presente una sofferenza che ormai dovrebbe appartenere al passato. Quanti momenti presenti trascorsi nella paura delle tante cose brutte che potrebbero accaderci. Quanto tempo sprecato nel concentrare la nostra attenzione sui difetti degli altri piuttosto che apprezzarne i pregi e scommettere sulla loro parte positiva. In tutti noi e in ogni persona che conosciamo c’è in qualche modo un bicchiere mezzo pieno e l’altro mezzo vuoto. Dipende sempre dal punto di osservazione e su cosa focalizziamo la nostra attenzione. Se ci focalizziamo sul mezzo, o anche su un quarto di “bicchiere” pieno, porremo le premesse per essere contenti, affrontare tutto positivamente e impegnarci a riempire di cose belle la parte rimasta ancora vuota. Se al contrario continueremo a porre la nostra attenzione su ciò che manca, finiremo per svuotarci di ogni nostra energia vitale e tutto ci apparirà sempre più vuoto. Dovremmo imparare a usare al meglio la nostra creatività, per imparare a non guardare il mondo indossando i soliti occhiali scuri che ci portano a vedere tutto buio. Dovremmo imparare a cambiare ogni giorno occhiali perché possiamo vedere il mondo a colori e sapere individuare ciò che di positivo c’è intorno a noi e spesso è nascosto proprio dietro ciò che a un primo impatto ci appare negativo. Quando ci sentiamo oppressi da una situazione, proviamo a esercitare la nostra creatività nell’elaborare nuove possibili soluzioni, nel sognare le tante cose belle che potremmo realizzare. La creatività esercitata al meglio ci può dischiudere orizzonti sempre nuovi e può esserci di grande aiuto nello scoprire e mettere a frutto le nostre migliori risorse.

Sii ottimista

È importante imparare a essere ottimisti. Più guardiamo alla nostra vita e al futuro con una sana dose di ottimismo, più poniamo le giuste premesse perché si realizzi qualcosa di bello che porti nuovi contributi alla nostra felicità e a quella di chi ci vive accanto. Non credo che si nasca pessimisti o ottimisti. Credo piuttosto che siano attitudini mentali

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che si acquisiscono nel tempo e che diventano degli atteggiamenti più o meno radicati con cui impariamo a relazionarci agli altri, agli eventi e alla vita.

Certo la società, così come oggi è strutturata, non ci aiuta a imparare l’arte dell’ottimismo, ma non per questo dobbiamo arrenderci. Mi ha molto impressionato ad esempio la capacità di guardare alla vita con ottimismo di molte persone semplici e davvero povere.

Tutte le volte che sono andata a incontrare bambini che vivono nelle favelas (delle incredibili baraccopoli, dove la miseria, quella vera, regna sovrana), sono rimasta profondamente colpita dalla loro capacità di sapere dare valore e apprezzare le piccole cose. Ho conosciuto persone, cresciute in case di fango, che, con la pelle piena di brutte piaghe, dovute alla scabbia, ha saputo gioire perché dopo tre giorni di digiuno totale ha potuto bere un semplice caffè. Ho visto bimbi ridotti a scheletri per la denutrizione sapere usare la propria creatività per riuscire a conservare il sorriso in situazioni che sono dei veri e propri inferni. Dovremmo davvero imparare dai poveri a dare più valore a ogni piccola cosa che la vita ci regala.

Impariamo ad aspettarci cose belle dalla vita e resteremo stupiti dalle tante sorprese che ogni giorno porta con sé ma che il nostro pessimismo ci rende incapaci di vedere.

Cambia stanza

Naturalmente per chi da anni è abituato a trascorrere le proprie giornate oppresso dai propri pensieri negativi, questo passaggio dal pessimismo all’ottimismo è tutt’altro che naturale e semplice. Ci vuole tanta costanza, forza di volontà, perseveranza. Un esercizio che ancora mi aiuta molto e che sempre propongo ai ragazzi accolti in comunità, è quello del “cambiare stanza” mentalmente.

Quando un pensiero negativo s’impone con prepotenza e catalizza tutta l’attenzione della nostra mente, la strategia vincente non è

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combattere contro quel pensiero ma impegnarsi in qualcos’altro.

Se tu stai vivendo in una stanza che cade a pezzi, piena di muffa e di ogni tipo d’immondizia, hai due possibili opzioni. Ti puoi mettere a pulire tutta la stanza, a raschiare la parete per eliminare la muffa, ripitturare, a cercare con ogni sforzo di rendere quell’ambiente decente. Oppure puoi decidere semplicemente di cambiare stanza e sceglierne una nuova, bellissima.

Nella realtà, se viviamo in una casa brutta e vecchia e vorremmo cambiarla, o magari restaurarla, non è semplice. Nel mondo della nostra mente invece è solo questione di un attimo. Possiamo creare mentalmente, in pochi secondi, le diverse stanze dei nostri pensieri in cui trascorrere al meglio le nostre giornate.

Perché cercare di ripulire una stanza che è piena di brutte cose che ci fanno stare male quando, con un semplice atto di volontà, possiamo decidere di entrare in un’altra stanza meravigliosa che possiamo creare ad arte secondo quanto desideriamo? Non voglio certo dire con questo che si debba fuggire mentalmente dalle tante responsabilità e difficoltà che siamo chiamati ad affrontare. Voglio semplicemente sottolineare che, per quanto riguarda il mondo dei pensieri, più si cerca di combatterli più prendono forza.

Facciamo un esempio concreto. Se ti dico: «Non pensare che potrebbe venirti una brutta malattia!»... qual è il tuo primo pensiero? Il tuo stato d’animo?

Molto probabilmente questo brutto pensiero che preferiresti evitare si è impresso nella tua mente con maggiore forza.

Se invece ti dico: «Sai che nella tua vita potresti realizzare qualcosa di fantastico, perché non inizi subito?»... probabilmente la “brutta stanza” della paura della malattia che ti stava rovinando la giornata è stata sostituita da una “stanza mentale” molto più luminosa che ha contribuito a sostituire al precedente stato di animo di timore e magari

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di angoscia, una nuova piacevole sensazione che riaccende in te la speranza e ti spinge a volerti impegnare subito in qualcosa di bello.

Non si tratta di una bacchetta magica che diventiamo capaci di usare al meglio per ogni situazione. Certamente però prendere consapevolezza che dai nostri pensieri dipendono i nostri stati di animo e tante nostre decisioni, ci può essere di grande aiuto per cercare di vivere al meglio la nostra vita. Se è vero che i nostri stati di animo e gran parte del nostro malessere dipendono per lo più da ciò che stiamo pensando e se è vero che noi possiamo decidere di non subire passivamente i vari pensieri e preoccupazioni che ci investono ma possiamo controllarli, portando un nostro apporto creativo, ne consegue che possiamo portare un importantissimo contributo per non restare in balìa di ciò che ci porta a stare male. Si tratta di un’equazione che è importante avere chiara. I nostri stati d’animo dipendono da ciò che stiamo pensando. Noi possiamo controllare i nostri pensieri, quindi: noi possiamo migliorare notevolmente i nostri stati d’animo. Il nostro passare da stati d’animo negativi a quelli positivi dipende più da noi che dalle circostanze esterne e dalle tante difficoltà che dobbiamo sempre affrontare.

Un esercizio concreto che ho fatto per tanti anni e che ormai è diventato per me un’importante abitudine è l’esercizio dello “stop”. Ogni volta che mi scopro a essere in balìa di ricordi dolorosi, pensieri angoscianti o che mi portano a essere arrabbiata, preoccupazioni che mi tolgono la pace, mi ripeto mentalmente: “Stop Chiara! Stai sprecando energia, tempo prezioso che potresti impiegare al meglio in qualcosa di molto più costruttivo: cambia immediatamente stanza!”.

Se provo a combattere i pensieri negativi che mi assillano, in realtà si impongono ancora di più alla mia attenzione, ma se subito “cambio stanza” e mi impegno con tutta me stessa in qualcosa di costruttivo, il malessere, che silenziosamente iniziava ad appesantire la mia anima, perde forza e inizio a risperimentare quella gioia profonda che ormai mi accompagna quasi costantemente, anche nelle continue situazioni dolorose che ogni giorno sono chiamata ad affrontare.

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Certo, se c’è un problema urgente da risolvere, metto tutto il mio impegno per trovare la soluzione ma se mi accorgo che la soluzione proprio non la trovo lo affido a Dio e confido in Lui. Dio è il nostro Papino e so che se Lui conta persino i capelli del nostro capo (cfr. Luca 12,7), tanto più non mancherà di far sì che tutto ciò che a me appare negativo e senza via di uscita, concorra a un nuovo bene nella mia vita. Spesso mi accorgo che impegnandomi con tutto il cuore, con amore, in qualcosa di diverso da ciò che mi affligge, non solo ritrovo la pace ma spesso, quando meno me lo aspetto, si accende una “misteriosa lampadina” che mi permette di trovare quella soluzione che prima proprio non riuscivo a trovare. Oppure riesco a dare una nuova lettura positiva a una situazione che prima mi sembrava unicamente negativa.

Sono tanti e pesantissimi i pesi e le croci che ogni giorno mi trovo a dovere portare ma sempre mi stupisco nello sperimentare che c’è una gioia misteriosa che fiorisce anche dal dolore se vissuto con amore, per amore.

Esercizi pratici

Il sorriso è una grande medicina dell’anima. È un potente balsamo capace di lenire le ferite più profonde del cuore. È un dono prezioso che non costa poi così tanto ma arricchisce sempre non solo chi lo riceve ma soprattutto chi è capace di donarlo. Oggi impegnati a sorridere. Sorridi alla vita, alle difficoltà, alle persone. Tanto meno ne hai voglia tanto più è importante che ti impegni a donare un sorriso a chiunque incontri.

Convertiti alla gioia! Puoi abituarti a essere felice anche quando tutto sembra remarti contro e sei chiamato ad affrontare mille difficoltà.

La felicità non piove miracolosamente dal cielo, dipende in gran parte da quanto impegno metti, in ogni attimo, per raggiungerla. Non permettere a niente e a nessuno di rubare la gioia dal tuo cuore. Fai tutto ciò che è nelle tue possibilità per poter essere felice ora.

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Non lasciarti appesantire dalle tante notizie negative. Diventa protagonista di notizie positive e impegnati nel donare un po’ di gioia a ogni persona che incontri. La gioia è contagiosa, più la doni più si moltiplica.

Quando qualcosa non va non sprecare tempo nel criticare gli altri su ciò che avrebbero dovuto fare. Concentra la tua attenzione e le tue energie nel portare il tuo contributo personale per migliorare le cose.

Focalizza la tua attenzione su ciò che di positivo c’è in ogni persona e in ogni situazione. Dedica ogni giorno del tempo della tua giornata a crescere nel controllo dei tuoi pensieri, nel concentrarti su pensieri positivi. Impegnati nell’utilizzare al meglio il potenziale della tua energia mentale.

Esercita la tua fantasia perché i tuoi pensieri possano essere più felici. Allenati a sostituire sempre più velocemente ogni pensiero triste con altri pensieri che concorrano a generare stati d’animo positivi.

Guarda al tuo futuro con ottimismo. Impara ad aspettarti cose belle dalla vita. Resterai stupito dalle tante sorprese che ogni giorno porta con sé ma che diventi incapace di vedere quando lasci spazio al pessimismo.

I tuoi stati d’animo dipendono per lo più da ciò che stai pensando. Tu puoi controllare i tuoi pensieri quindi puoi migliorare notevolmente i tuoi stati d’animo. Poter passare da stati d’animo negativi a quelli positivi dipende più da te che dalle circostanze esterne. Ogni volta che ti scopri a pensare qualcosa di negativo ripeti a te stesso: stop! Impegnati subito nell’esercizio di “cambiare stanza”.

Quando ti senti triste e depresso, succube di qualche pensiero che non riesci a cacciare metti subito tutto il tuo impegno in qualcosa di diverso da ciò che sta generando in te quel profondo malessere. Se ti è possibile impegnati immediatamente a fare con amore e con tutto il cuore qualcosa di bello per qualcuno.

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ASCOLTA IL CUORE

Ascolta il cuore. In questi anni in cui ho provato ad ascoltare il cuore, ho raccolto il grido di tanti, mi sono convinta che se c’è un bisogno che è assolutamente fondamentale nel cuore di ogni uomo è il bisogno di Amore.

Credo che i bisogni che caratterizzano la complessità del cuore dell’uomo sono molteplici e tutti importanti.

L’esperienza di tutti questi anni, vissuti fianco a fianco con tante persone di culture, estrazioni sociali, età molto differenti tra loro, mi ha portato alla convinzione che il bisogno primo e fondamentale di ogni uomo è quello di amare e di essere amato.

Ho conosciuto persone potenti, ricche, che hanno raggiunto un grande successo (secondo i parametri del mondo), che hanno assaporato ogni tipo di piacere e ciò nonostante mi hanno confidato di sentirsi persone tristi, sole, insoddisfatte, talvolta molto depresse.

Ne ho conosciute tante altre che hanno vissuto una vita semplice, austera, caratterizzata da tanti sacrifici ma vissuta all’insegna dell’amore e della donazione. A differenza delle prime sono persone per lo più serene, solari, capaci di infondere gioia e ottimismo dovunque vadano.

Mi sono così convinta, proprio vivendo accanto a migliaia di persone che hanno voluto condividere con me le loro storie e le motivazioni più profonde del loro terribile malessere o viceversa della loro profonda gioia, che la felicità è direttamente proporzionale alla capacità che si acquisisce nel donare e ricevere amore.

Più le persone imparano a donare amore, più diventano persone davvero felici.

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Sono così giunta a una convinzione che ogni giorno viene confermata dall’esperienza: il primo fattore x da cui dipende la nostra piena felicità è l’Amore.

Nelle migliaia di confidenze che ho raccolto in questi anni, non ho mai visto confermate le equazioni che il mondo ci impone con una certa prepotenza: «Più raggiungi il successo, il potere, i soldi, più riesci a soddisfare a tutti i livelli il tuo bisogno di piacere... più sarai finalmente felice».

Ho invece visto sempre confermato un altro tipo di equazione, che purtroppo il mondo sembra avere completamente dimenticato: «Più impari ad amare di un amore vero, più sei felice!!».

Credo fermamente che siamo creati a immagine e somiglianza di un Dio che è Amore e che il bisogno fondamentale di ogni persona è proprio quello di amare e di essere amata. Se trascuriamo questo primo e fondamentale bisogno per perseguire il successo, il potere, il denaro, il piacere, non potremo mai arrivare a essere pienamente felici. Più avremo soldi, successo, potere, più ne vorremo ancora. Più permetteremo al bisogno di piacere di diventare il centro e la bussola della nostra vita, più ci scopriremo imprigionati nel freddo carcere di mille dipendenze.

È nell’amore, solo nell’amore il segreto per riuscire a vivere una vita felice.

Sono convinta di questo perché credo in Gesù Cristo e il segreto che Lui stesso ci ha dato perché la Sua Gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena è proprio questo:

«Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango

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nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Giovanni 15,9-12).

Ogni giorno sperimento in prima persona, anche nelle situazioni più drammatiche, l’incredibile forza di questo segreto. Inoltre in questi trenta anni di vita spesa accanto a tantissime persone che hanno bussato alle porte del mio piccolo cuore in cerca di aiuto, ne ho viste migliaia passare dalla disperazione alla gioia piena proprio grazie alla scoperta di questo segreto. Tantissimi, dopo essersi impegnati in un percorso di conoscenza di sé e guarigione del cuore per imparare l’arte di amare, mettono ora tutto il loro impegno per testimoniare la gioia che fiorisce dall’amore, e ancor più dalla scoperta di un Dio che è Amore e ci ama immensamente.

Questa per me è una conferma inequivocabile che questo segreto FUNZIONA per tutti! Anche per chi non ha avuto il dono della fede.

Dobbiamo quindi imparare non solo a essere creativi per pensare sempre positivo. Dobbiamo dedicare del tempo per metterci in profondo ascolto del grido del nostro cuore e di quello di ogni persona che incontriamo: «Ho bisogno di amore, ho bisogno di amare e di essere amato!».

Paura di amare

Se non ci decidiamo ad ascoltare questo grido del cuore e non investiamo le nostre energie nel rispondere a questo bisogno fondamentale, imparando a donare e ricevere amore, non potremo mai raggiungere la felicità.

Imparare ad amare però è molto meno facile di quanto pensiamo. Troppo spesso siamo convinti di amare ma in realtà siamo ancora profondamente imprigionati nel nostro egocentrismo, narcisismo. C’è inoltre una pericolosa “epidemia” che si sta diffondendo sempre più nella nostra società: la paura di amare.

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La paura di amare è un “virus” terribilmente contagioso e potenzialmente mortale che arriva a “paralizzare” il cuore e miete un numero sempre crescente di vittime.

Uno dei subdoli veleni che è arrivato a colpire anche i più entusiasti e romantici è quello del consumismo. La cultura del “tutto mi è dovuto”, dell’“usa e getta”, è arrivata a contaminare in profondità anche le relazioni, l’amicizia, l’affettività, la sessualità.

Si perde sempre più velocemente quella purezza che caratterizzava il nostro cuore di bambini e si viene risucchiati, il più delle volte inconsapevolmente, nel vortice della competizione, dell’arrivismo, dell’utilitarismo, della ricerca disordinata del piacere, del successo, del denaro. Anche le relazioni sono sempre più caratterizzate dalla ricerca di qualche interesse: sessuale, economico, di prestigio, di bisogno di approvazione...

San Paolo, quindi la Parola di Dio, nel suo meraviglioso inno all’amore - nella Prima Lettera ai Corinzi - ci rivela che l’amore vero «è paziente, è benevolo (cerca il bene), non è invidioso, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta» (1 Corinzi 13,4-7).

Eppure oggi difficilmente impariamo e viviamo questo tipo di amore. Sembra che la maggior parte delle persone siano spinte, in tutto ciò che fanno, dalla ricerca di un qualche tipo di interesse.

Quante persone mi hanno confidato di essersi sentite abbandonate, tradite, usate e gettate proprio da coloro che avevano considerato i loro migliori amici, le persone che più avevano amato. Purtroppo si tratta di colpi mortali al cuore che provocano una sofferenza profondissima e lasciano delle cicatrici indelebili. Tanto più se la relazione è anche caratterizzata dal sesso usa e getta. In troppi oggi rischiano di cadere in

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una sessualità disordinata, in cui la ricerca del piacere diventa l’obiettivo centrale.

La sessualità, nel disegno di Dio, è un meraviglioso linguaggio di amore, di comunione, che ha una sua altezza, sacralità, rende le due persone che si amano un solo corpo, un solo cuore, una sola anima, genera vita. Quando però la sessualità viene disgiunta dall’amore e ridotta unicamente a una ricerca compulsiva di piacere può generare ferite molto profonde.

Si parla sempre di più di sesso-dipendenza, tanto che ora ci sono anche dei test per individuarla. Il problema è che la maggior parte degli adolescenti crescono “inquinati”, “bombardati” dalla pornografia, che troppo spesso li porta a una visione quanto mai distorta della sessualità. Non c’è quasi più la consapevolezza che il proprio corpo non è un semplice accessorio con cui si può giocare, per divertirsi il più possibile, senza alcuna conseguenza. Noi siamo un tutt’uno, abbiamo un corpo che è profondamente unito al nostro cuore, alla nostra anima. Quando spogliamo il nostro corpo, mettiamo a nudo anche il nostro cuore, consegniamo all’altro i nostri sentimenti, la parte più vulnerabile di noi. Nel momento in cui ci s’innamora e si investono corpo, cuore e anima in quella relazione, se si fa l’esperienza di sentirsi usati e gettati, si riceve una terribile ferita che il più delle volte produce sofferenze atroci. È una profondissima sofferenza che molti cercano di sottovalutare, anestetizzare, mascherare, rimuovere... bisogna mostrare di essere duri, superiori a “queste cose”... ma in realtà il dolore è bruciante e a volte straziante. Ci sono persone che per questo tipo di ferite continuano a soffrire anche un anno e più. Soprattutto quando si tratta di un amore in cui si è creduto profondamente. Quando si ricevono più ferite di questo tipo - e purtroppo oggi questo è sempre più comune anche tra gli adolescenti - il cuore, per una sorta di istinto di sopravvivenza, inizia a creare le proprie barricate difensive. Si chiude, si “indurisce”, vive le relazioni, anche quelle sessuali, con distacco, senza farsi “coinvolgere”, per evitare di provare ancora una volta quel tipo di sofferenza.

Si insidia così, anche se il più delle volte inconsapevolmente, la paura

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di amare.

Il cuore può arrivare a indurirsi fino al punto di diventare incapace di aprirsi nuovamente all’amore. Ci si può addirittura trasformare in vere e proprie “macchine da guerra”. Si seduce, si colpisce e si usa e si getta l’altro semplicemente per riuscire inconsciamente a vendicarsi per il dolore ricevuto da persone dell’altro sesso.

È molto importante allora prendere consapevolezza delle proprie ferite per fare un percorso di “guarigione del cuore” che aiuti a liberarsi della paura di amare, altrimenti si costruiranno solo relazioni superficiali incapaci di dare nuovo ossigeno al cuore e ali all’anima.

Oltre la solitudine

La paura di amare produce tra l’altro una sensazione sempre più inquietante e profonda di solitudine.

Sono rimasta profondamente impressionata in questi anni, in cui ho raccolto le lacrime di tanti, nello scoprire che una delle caratteristiche che più accomuna le persone, anche quelle apparentemente più socievoli e di successo, è proprio la solitudine.

Ho sempre creduto nell’importanza di una sana solitudine. Forse perché da anni vivo continuamente immersa tra tantissime persone e a volte mi sento quasi “braccata” dalle troppe richieste di aiuto che sempre mi vengono sottoposte. Considero una grande grazia quei tempi di silenzio, preghiera, solitudine, che riesco in qualche modo, anche se con grande difficoltà, a ritagliarmi e difendere.

Sono momenti per me assolutamente indispensabili, vitali, rigeneranti, non solo fisicamente ma soprattutto spiritualmente.

Devo però prendere atto che le persone capaci di apprezzare e ricercare questi spazi di solitudine, come tempi positivi e irrinunciabili

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per la propria crescita, sono sempre di meno.

Ciò che più mi stupisce è che proprio il mondo della comunicazione sembra essere sempre più caratterizzato da un’incapacità di dialogo profondo, di comunione, di relazioni vere. Tutto è all’insegna di una sempre più pressante comunicazione ma un numero impressionante e crescente di persone soffre di solitudine. Sembrerebbe un paradosso eppure è così.

Tutte le persone sono sempre più sottoposte a tantissime e continue sollecitazioni tramite sms, social-network, media e new media... eppure ci si sente sempre più soli pur se in contatto con mille “amici”.

Certo non può bastare accettare duecento amicizie su Facebook per potere sentire quel meraviglioso calore dell’amicizia di cui il nostro cuore ha un assoluto bisogno.

Non è neanche sufficiente incontrarsi in discoteca, a sballarsi e divertirsi, per riuscire a rimuovere quella fastidiosa sensazione di solitudine che imprigiona il cuore. Non basta stordirsi nel rumore di mille chiacchiere superficiali, nell’illusione di sentirsi grandi criticando gli altri o facendo shopping per comprare l’ultimo capo di moda.

Per andare oltre la solitudine penso sia necessario evitare di fuggirla ma saperla piuttosto cercare in maniera sana, per imparare a riflettere, pregare, meditare, fare i conti con noi stessi. Se non impariamo a stare bene con noi stessi non potremo mai stare veramente bene con nessuno.

È allora importante imparare a custodire i propri spazi di silenzio per ascoltarsi in profondità, ascoltare i propri bisogni più veri, le proprie ferite, le proprie paure, i propri desideri, scoprire i propri lati positivi su cui scommettere. Più cerchiamo di fuggire il nostro malessere, anestetizzandoci in mille modi, più sprofondiamo in un male dell’anima che diventa sempre più insopportabile.

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Se troviamo il coraggio di fermarci per guardare con onestà ciò che ci fa stare male, ci rimbocchiamo le maniche per affrontarlo e decidiamo di puntare sull’essere, potremo iniziare a sperimentare il vero ben-essere.

Più sapremo amare e custodire il silenzio e più impareremo a dire la cosa giusta al momento giusto, non perderemo più tempo in tante parole e azioni inutili.

Più scopriamo, apprezziamo e mettiamo a frutto l’immenso potenziale positivo presente in ciascuno di noi, più troveremo proprio nei momenti costruttivi di solitudine, la chiave per andare oltre quella solitudine che opprime l’anima.

È essenziale che dedichiamo del tempo per individuare i tanti nostri atteggiamenti non sani che ci portano ad allontanarci e ad allontanare le persone, o quanto meno ad accontentarci di mille finti rapporti, caratterizzati da una superficialità assoluta. Solo così potremmo imparare ad andare definitivamente oltre la solitudine.

Le persone che cercheranno la nostra amicizia cresceranno esponenzialmente e potremo finalmente sperimentare quella pienezza che fiorisce da rapporti veri e profondi.

Fai sempre il bene, comunque ti conviene

Se non sai da dove iniziare, segui un importante suggerimento di Gesù: «Ama il prossimo tuo come te stesso» (Matteo 19,19).

Fai agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te. Vorresti che qualcuno trovasse del tempo per ascoltare i tuoi problemi? Mettiti tu in ascolto di ciò che preoccupa qualche tuo “amico”. Vorresti che qualcuno ti chiamasse per andare a fare due passi. Fallo tu. Desideri tanto che qualcuno ti dimostri concretamente la sua attenzione, si prenda cura di te? Cerca di essere disponibile e attento ai bisogni delle

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tante persone che conosci. Vorresti che gli altri comprendessero in profondità quali sono le tue aspirazioni più profonde? Inizia a farlo tu con le persone che conosci!

Scoprirai con immensa sorpresa che: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere!» (Atti 20,35).

Siamo così abituati a concentrarci su ciò che possiamo “guadagnare” nelle varie situazioni e relazioni che troppo spesso ci priviamo di scoprire quanto sia bello dare senza aspettarsi niente in cambio!

C’è molta più gioia nel cercare di fare ciò che è bene piuttosto che ciò che ci piace.

È molto più gratificante seguire in tutto e per tutto la propria coscienza piuttosto che vivere in balìa delle proprie pulsioni, emozioni, passioni.

Cerchi la felicità? Preoccupati di fare felice ogni persona che incontri.

Fai il bene comunque, ti conviene!

L’amicizia è un tesoro inestimabile

Più fai il bene, più ti trovi a costruire relazioni e amicizie vere, che riempiono di colore le tue giornate e ti arricchiscono grandemente.

L’amicizia è un dono prezioso. Un vero amico ti aiuta a scoprire chi sei veramente, al di là delle tue maschere.

Un amico è colui che ti resta vicino e quando tutti gli altri ti abbandonano, continua in silenzio e con amore a raccogliere le tue lacrime, le gocce di sangue del tuo cuore ferito.

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L’amicizia è un Dono grande del cielo e va custodita, coltivata con grande gratitudine e amore. Un vero amico ti accoglie per ciò che sei, con tutte le tue fragilità, povertà e proprio perché le sa accogliere e continua a credere in te, ti aiuta a scoprire il meglio di te!

L’amicizia è un dono inestimabile. Non darla mai per scontata, custodiscila sempre come un tesoro di raro valore che la vita ti ha regalato.

Chi trova un amico trova un tesoro!

Gli amici, le persone che amiamo e che ci amano sono il vero tesoro della nostra vita.

In Colui che è l’Amore e ci ha amato fino a dare la Sua vita per noi, in Lui puoi trovare un incredibile amico che ti ama con tutti i tuoi difetti, crede in te, ti sostiene sempre e non ti tradisce mai. È Lui il grande tesoro per cui vale la pena spendere la vita. È Lui la perla preziosa di inestimabile valore per cui chi l’ha trovata è disposto a vendere ogni cosa pur di acquistarla.

Tutto è vanità delle vanità, tutto passa, solo l’Amore resta.

L’importanza della gratitudine

L’amore è anche gratitudine. Non si può imparare ad amare se non si impara a essere grati alla vita per tutto quanto ci viene regalato. L’egoismo, il narcisismo, la superbia, troppo spesso ci portano a un esagerato ripiegamento su noi stessi, sui nostri bisogni, pretese, problemi, difficoltà e diventiamo sempre più incapaci di vedere gli altri.

Il consumismo, l’edonismo, il relativismo ci inducono in maniera subdola a vivere all’insegna del «tutto mi è dovuto», «sono io il centro del mondo, tutto deve ruotare intorno a me in funzione di me».

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A leggerle così queste affermazioni ci sembreranno oggettivamente assurde e saremmo portati ad affermare con forza che certo non ci appartengono. Eppure, se guardiamo con un sano realismo a molte relazioni che viviamo, dovremmo ammettere che troppo spesso sono caratterizzate da una profonda incapacità di riconoscenza, di gratitudine, da un sottile e ben mascherato: «Tutto mi è dovuto».

I figli sono diventati incapaci di essere riconoscenti nei confronti dei genitori per i grandi sacrifici che ogni giorno fanno, per loro... tutto è dovuto! Ci si concentra solo sugli errori e le mancanze dei genitori senza sapere dare valore alle migliaia di cose splendide che loro fanno per i figli.

I fidanzati, gli sposi sono diventati incapaci di gratitudine verso i rispettivi partner. Si dà troppa importanza alle aspettative disilluse, si continua a guardare ciò che l’altro avrebbe dovuto fare per rispondere alle nostre pretese e si diventa sempre più incapaci di vedere, valorizzare, ringraziare l’altro per le tante cose che continuamente fa per noi... non è mai abbastanza, si vorrebbe sempre di più.

Troppe persone sono diventate incapaci di ringraziare gli amici per il dono prezioso della loro amicizia.

Il grazie sembra essere una parola sempre più rara, che si pronunzia con difficoltà o con superficialità per pura prassi, senza cuore, come frase di cortesia.

Inoltre moltissime persone sembrano diventate incapaci perfino di quel minimo senso di gratitudine almeno verso la vita e verso Dio.

Difficilmente ci fermiamo a ringraziare Dio per il dono della vita, della natura, della vista, dei paesaggi stupendi che possiamo contemplare, del canto degli uccelli, del sole che ci riscalda e ci illumina, dell’acqua che ci disseta, dell’aria che respiriamo, delle

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persone che ci amano.

Credo che più il cancro dell’egoismo si diffonde nella nostra anima, più diventiamo incapaci di gratitudine.

Viceversa se il nostro cuore diventa capace di vivere l’amore vero, cresce in noi la capacità di vedere i tanti doni che la vita e le persone ci regalano. Sono convinta inoltre che più ci esercitiamo nell’essere riconoscenti, nel ringraziare per tutto ciò che riceviamo, più impariamo ad amare e diventiamo capaci di vedere i tanti doni che Dio ci regala.

Più impariamo l’amore vero, più il nostro cuore è ricolmo di gratitudine. Più ci esercitiamo a essere riconoscenti, più impariamo ad amare. Più cresce la nostra capacità di amare, più diventiamo delle persone felici.

Quando mi sento scoraggiata, oppressa, stanca, cerco sempre di fermarmi e di dedicare del tempo per ringraziare il Signore. Cerco di distogliere l’attenzione della mia mente da ciò che mi fa soffrire per concentrarmi sulle tante cose belle che la vita mi ha donato e sempre mi dona e inizio a pregare, ringraziando Dio, enumerandole una ad una.

Se poi qualcuno ha fatto qualcosa che mi ha fatto arrabbiare, cerco subito di fermarmi e di ringraziare il Signore per le tante cose positive che quella persona ha fatto per me o per alcune sue caratteristiche positive.

Cerco poi di ringraziare anche a voce le persone che conosco per i tanti piccoli o grandi gesti di affetto che sempre mi regalano.

Ogni volta che ringrazio il Signore, o ringrazio qualcuno, sento subito che quella gioia profonda che rischiavo di perdere riaffiora con forza nella mia anima.

In comunità propongo spesso a tutti i ragazzi accolti l’esercizio di

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dedicare del tempo a ringraziare il Signore e a ringraziare le persone. È sempre un momento di festa per tutti. Ogni volta che ci concentriamo su questo importante esercizio riscopro l’immenso potenziale di guarigione del cuore che è racchiuso nella capacità di dire grazie.

Un semplice grazie è un grande regalo che possiamo fare a tutte le persone a cui lo doniamo ma è innanzitutto un importante regalo che facciamo a noi stessi, perché più impariamo a ringraziare, più impariamo ad amare e a riconoscere l’amore che gratuitamente ci viene donato.

L’amore vince

È molto difficile ringraziare, perché ci viene più spontaneo concentrarci su ciò che gli altri non ci danno e che avremmo desiderato, sui loro errori, le cose che hanno fatto e che ci hanno ferito.

Se permettiamo a qualche piccolo o grande rancore di albergare nel nostro cuore, la nostra anima si “ammala” e allora i primi a stare male per errori fatti da altri siamo noi. Non è importante solo imparare a ringraziare ma anche sapere sempre perdonare. Proprio quando ci sembra più difficile, è importante non arrendersi e chiedere al Signore la grazia del perdono. Il perdono è certamente una grazia ma richiede innanzitutto un atto di volontà e di amore puro da parte nostra.

Più impareremo a perdonare, più scopriremo che il perdono è un balsamo divino non solo per il cuore di chi lo riceve ma soprattutto per colui che trova la forza di donarlo.

In tanti anni a contatto con persone che hanno ricevuto ferite terribili, mi sono resa conto che per le ferite del cuore non esiste balsamo di guarigione più potente del perdono e della gratitudine.

È fondamentale imparare a perdonare sempre chi ci ha ferito e a ringraziare tutti per ogni cosa bella che hanno fatto e fanno per noi.

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Questo esercizio è importante anche nei propri confronti. Dobbiamo ringraziare il Signore per tutti i talenti che ci ha donato, per tutte le cose belle che ci ha permesso di realizzare, ma dobbiamo anche chiedere a lui la grazia e la capacità di saper perdonare noi stessi profondamente per i tanti piccoli e grandi errori, fallimenti, disastri che abbiamo fatto nella nostra vita.

Più diventeremo capaci di accogliere le nostre miserie e di perdonare noi stessi in profondità, più sapremo essere misericordiosi nei confronti di chi ci ferisce.

Più sapremo rispondere al male con il bene, più sperimenteremo che l’Amore è più forte, l’amore vince sempre!

Solo l’amore dà senso a tutto ciò che viviamo. Dà un senso profondo a ogni sofferenza, ogni croce, ogni sacrificio. Dà un senso nuovo a ogni momento di amicizia, di intimità di comunione, di gioia purissima che la vita ci dona. L’Amore dà senso anche a tutto ciò che ci appare completamente privo di senso.

La tua felicità non dipende tanto da ciò che fai ma da quanto amore decidi di mettere in tutto ciò che vivi.

Fai tutto con amore, per amore e il sole della gioia continuerà a scaldare e illuminare il tuo cuore!

La gioia piena è a portata di mano di tutti... anzi di cuore. Basta fare una scelta decisiva: liberarsi definitivamente dal proprio egoismo per scegliere la via dell’amore.

Esercizi pratici

Il bisogno fondamentale di ogni persona è amare ed essere amata. Solo se rispondi a questo bisogno di amore sarai davvero una persona

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felice. Prendi subito l’impegno di liberarti da ogni forma di egoismo che caratterizza il tuo modo di relazionarti con gli altri e cerca di fare del bene alle persone che incontri senza cercare nessun tornaconto.

La felicità è direttamente proporzionale alla capacità che si acquisisce nel donare amore. Più impari ad amare di un amore vero, più sei felice. C’è più gioia nel dare che nel ricevere. Impegnati a dare con generosità ciò che è nelle tue possibilità.

Hai ricevuto ferite profonde? Ti sei sentito tradito, usato e gettato, abbandonato? Hai paura di investire in relazioni vere? Cerca di riaprire il tuo cuore. Non accontentarti di rapporti superficiali.

Impegnati a non disgiungere la sessualità dall’amore. Custodisci il tuo cuore e quello delle persone con cui ti relazioni dalle profonde ferite causate dal “sesso usa e getta”.

Ritagliati ogni giorno i tuoi momenti di silenzio, meditazione, preghiera, solitudine. Dedica del tempo per individuare i tuoi atteggiamenti non sani che ti portano ad allontanarti e ad allontanare le persone, o ad accontentarti di rapporti da maschera a maschera piuttosto che da cuore a cuore.

È molto più gratificante seguire in tutto e per tutto la coscienza piuttosto che vivere in balìa delle proprie pulsioni, emozioni, passioni. In tutto ciò che fai durante la giornata, scegli di passare dal ciò che ti va al ciò che è bene e giusto.

Impegnati nel fare agli altri ciò che vorresti che gli altri facessero a te. Cerca di rendere felici le persone con cui ti relazioni.

L’amicizia è un Dono grande del cielo e va custodita, coltivata con grande gratitudine e amore. Quanti amici veri hai? Cosa fai di concreto per custodire il dono grande dell’amicizia?

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Un semplice grazie è un grande regalo che possiamo fare a tutte le persone a cui lo doniamo ma è innanzitutto un importante regalo che facciamo a noi stessi. Sii riconoscente. Dedica del tempo della tua giornata a ringraziare il Signore e gli altri.

Se permettiamo a qualche piccolo o grande rancore di albergare nel nostro cuore, la nostra anima si ammala e allora i primi a stare male per errori fatti da altri siamo noi. Perdona le persone che ti hanno ferito. Perdonare è una grazia ma è anche un atto di volontà necessario per la guarigione del tuo cuore.

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ORIZZONTI DI SPIRITUALITÀ

Viviamo nella società dei consumi e la maggior parte di input che riceviamo durante la giornata, soprattutto attraverso i media, ci porta a cercare la felicità fuori di noi, per lo più nella ricerca dei beni materiali e del successo. Allora si arriva a concentrare la maggior parte delle nostre migliori energie nel cercare di avere la macchina più bella, la borsa all’ultima moda, una villa al mare, un’altra in montagna, ottenere una nuova promozione al lavoro o quanto meno qualche importante riconoscimento.

Dobbiamo comprare, consumare, usare, gettare e poi consumare ancora, con sempre maggiore voracità. Quando finalmente riusciamo a possedere quel qualcosa che tanto avevamo desiderato, ci accorgiamo puntualmente che non siamo ancora felici. Ripartiamo allora nel cercare di raggiungere, possedere qualcos’altro e poi ancora qualcos’altro. Sempre in affanno, completamente assorbiti dal raggiungimento di nuovi obiettivi che ci portino finalmente ad assaporare la felicità tanto desiderata. In troppi casi però ci riscopriamo stressatissimi, senza più tempo per gli affetti, per le cose davvero importanti per la nostra vita e comunque... eternamente insoddisfatti nonostante le nuove conquiste!

Credo ci sia un errore di fondo in questo tipo di impostazione di vita che sempre più caratterizza la società dei consumi.

Dimentichiamo che ciò che rende unica ogni persona, rispetto a tutte le altre creature, è proprio lo spirito. Non possiamo prescindere dalla nostra dimensione spirituale e illuderci che una volta che saremo in grado di soddisfare tutti i nostri bisogni materiali staremo bene, saremo finalmente pienamente realizzati.

Il nostro corpo se non viene nutrito presto o tardi si ammalerà. Così è per lo spirito. Anche lo spirito ha i suoi bisogni che vanno riconosciuti. Se non ci decidiamo a coltivare anche la nostra spiritualità arriveremo

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necessariamente ad “ammalarci” spiritualmente.

Sono fermamente convinta che, nella maggior parte dei casi, quel continuo malessere che accompagna l’uomo contemporaneo (anche chi secondo i parametri del mondo avrebbe tutto per essere felice), dipende proprio da questa abitudine sempre più diffusa di non riconoscere il ruolo centrale della spiritualità nella nostra vita.

Nel nostro spirito c’è un potenziale immenso ma nessuno ci aiuta a prenderne consapevolezza. Non solo il corpo ma anche lo spirito per crescere sano e forte ha bisogno di nutrimento e di allenamento.

È necessario prendere consapevolezza che se vogliamo arrivare a sentirci davvero realizzati e felici, dobbiamo imparare a riconoscere e a rispondere anche ai bisogni del nostro spirito: il bisogno di verità, di comunione, di pace, di “luce”, di gioia, di Amore, di infinito, di... Dio.

Dio ci ha creato a Sua immagine e somiglianza e non possiamo illuderci di riuscire a colmare quel senso di vuoto che troppo spesso ci accompagna riempiendo la nostra vita con cose materiali. Il nostro cuore è creato da Colui che è Amore infinito per l’amore infinito. Solo l’Amore può saziare la sete del nostro spirito sempre inquieto.

Dio è Colui che è. La nostra felicità non può dipendere da ciò che abbiamo, dai riconoscimenti e i trofei che abbiamo ricevuto. La felicità dipende da ciò che siamo, da quanto sappiamo puntare all’essere. La sorgente della felicità è nell’essere, o meglio in Colui che È.

La spiritualità ci insegna ad attingere a questa sorgente e a scoprire ed esprimere le grandissime potenzialità spirituali racchiuse nel nostro spirito.

C’è un’espressione molto bella di sant’Agostino che dice: «Tu ci hai fatti per te Signore e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te!».

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E ancora, un altro passaggio molto intenso nella sua autobiografia, Le Confessioni:

«Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato. Ed ecco che tu stavi dentro di me e io ero fuori e là ti cercavo. E io, brutto, mi avventavo sulle cose belle da te create. Eri con me ed io non ero con te. Mi tenevano lontano da te quelle creature, che, se non fossero in te, neppure esisterebbero. Mi hai chiamato, hai gridato, hai infranto la mia sordità. Mi hai abbagliato, mi hai folgorato, e hai finalmente guarito la mia cecità. Hai alitato su di me il tuo profumo e io l’ho respirato, e ora anelo a te. Ti ho gustato e ora ho fame e sete di te. Mi hai toccato e ora ardo dal desiderio di conseguire la tua pace».

Nuovi orizzonti di luce

È essenziale che impariamo a coltivare la nostra spiritualità se desideriamo raggiungere la pace del cuore. Nel nostro spirito è impressa una sete infinita di amore che solo Dio che è Amore infinito può saziare.

Solo Dio può dischiuderci quei meravigliosi orizzonti sempre nuovi di gioia, di luce, di pace, di amore, di eternità, d’infinito ai quali il nostro spirito da sempre e per sempre anela.

Tu potrai dirmi: «Ma io ho davvero cercato Dio con tutto il mio cuore, ho cercato con grande apertura mentale di meditare e vivere il Vangelo, ma mi sono sempre più convinto che siamo frutto del caos. Ho cercato di comprendere se davvero la morte è solo un passaggio che ci dischiude gli orizzonti dell’eternità, o se dopo quel gelido abbraccio, che non risparmia nessuno, tutto finisce. Purtroppo però sono arrivato a credere che Dio non esiste, che dopo questa vita non c’è nessun Paradiso, nessun orizzonte di eternità».

Vorrei permettermi ancora di dirti (sempre con grandissimo rispetto verso le tue convinzioni) che se i nostri occhi, per mille motivi, non sono mai stati in grado di vedere il sole o non lo sono più, non per

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questo possiamo affermare con categorica certezza che il sole non esiste! È importante provare ad ascoltare e magari lasciarsi anche mettere in crisi da chi con altrettanta certezza afferma che il sole c’è perché l’ha visto, ha fatto esperienza della sua meravigliosa luce, del suo calore.

Prima di affermare che tutte le persone che credono in Dio (e tra questi ci sono eminentissime personalità che hanno saputo segnare e illuminare la storia dell’umanità) sono soltanto dei poveri illusi, sarebbe importante confrontarsi e dialogare con chi vive una profonda spiritualità, una vita ricca di gioia perché illuminata dal Vangelo.

Se Dio esiste o non esiste, se con la morte finisce tutto o meno, non sono certo questioni che possono essere considerate di secondaria importanza.

Tante volte ci si nasconde dietro l’amore per la scienza per limitare gli orizzonti delle nostre convinzioni. Ci si accontenta di affermare: io credo solo in ciò che è scientificamente dimostrabile, ciò che è quantificabile, che si può vedere, toccare, studiare. E si tende poi a relegare tutto ciò che riguarda la fede, la religione all’ignoranza, alla superstizione.

Se sei fra queste persone, ti pregherei di considerare anche la possibilità opposta. Credere che esiste solo ciò che è scientificamente dimostrabile è un atteggiamento tutt’altro che scientifico. È proprio la scienza che nel corso della storia ci ha dimostrato che ci sono sempre nuovi orizzonti da scoprire. Fino a che non si è arrivati a dimostrare che la terra è tonda, l’umanità ha creduto che fosse piatta. Fino a che non è stato inventato il telescopio e poi strumenti sempre più sofisticati, l’uomo non aveva certo idea della sterminata miriade di stelle, di galassie, di buchi neri di cui l’universo è composto.

Se qualcuno avesse avuto la possibilità di fare un viaggio nel tempo tornando indietro di cento anni e si fosse messo a parlare dell’invenzione della tv e della radio, della possibilità tramite la

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costruzione di appositi strumenti di ascoltare, vedere persone, avvenimenti, documentari, film, musica, riguardanti realtà lontane migliaia di chilometri, sarebbe stato preso per pazzo. Se avesse parlato dei cellulari, dei computer, degli smartphone? Probabilmente sarebbe stato rinchiuso in un manicomio. Eppure questi strumenti oggi sono normali per tutti noi.

Scusa il paragone che potrebbe sembrare poco ortodosso ma forse può essere di aiuto come esempio.

La spiritualità è un po’ come scoprire che esiste una radio, una tv, un cellulare che ti permettono di sintonizzarti su una lunghezza d’onda che ti mette in “collegamento” con il “mondo dello spirito”. Un vero cammino spirituale può esserti di grande aiuto per imparare a captare, sintonizzarti sulla giusta frequenza che ti permette di scoprire, vedere, sentire, entrare in sintonia con quel “mondo” che non è percepibile dai sensi del nostro corpo ma non per questo non esiste.

Non possiamo relegare tutto ciò che appartiene alla fede al mondo della superstizione, dell’ignoranza.

Sarebbe un atteggiamento, secondo me, molto poco scientifico e razionale. «Sapere di non sapere è l’inizio del vero sapere» (la filosofia socratica non perde mai di attualità).

Ogni vero scienziato ammette che c’è sempre moltissimo ancora da scoprire, un ignoto che va oltre le attuali possibilità della scienza.

Nella vita cosa c’è di più meraviglioso e vero dell’amore? Eppure quanto continua a restare inafferrabile, indefinibile, irriconoscibile da qualunque strumento scientifico! Non è ancora stato inventato niente che sia capace di dimostrare scientificamente l’esistenza dell’amore, misurarlo, quantificarlo. Resta l’esperienza più bella nella vita dell’uomo ma sfugge alla scienza perché appartiene al mondo dello spirito.

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Se vedi una meravigliosa opera d’arte e l’autore è sconosciuto, è più razionale credere che sia frutto del caso o che sia l’opera di un grande artista da noi ancora non conosciuto? Che dire allora dell’incredibile capolavoro della creazione?!

Naturalmente sono solo spunti per riflettere: tutto ciò che appartiene alla fede, allo spirito forse non è così irrazionale come può sembrare.

La mia esperienza (e quella di milioni di persone tutt’altro che superstiziose e ignoranti) è che la fede rende visibile ciò che è invisibile, possibile ciò che è impossibile, “tangibile” ciò che è inafferrabile.

La fede è come un sole che illumina il cuore, lo riscalda, lo scioglie, lo libera da ogni timore.

La fede ci dischiude sempre nuovi meravigliosi orizzonti di luce.

Imparare a meditare

Un primo passo per aprirsi alla spiritualità è dedicare del tempo alla meditazione. Siamo sempre troppo di corsa, travolti dal vortice delle mille cose da fare, e troppo spesso ci riscopriamo ad avere trascurato proprio quelle più importanti per la nostra vita. Dobbiamo avere il coraggio di fermarci e riservarci degli spazi di riflessione, di silenzio, perché il tumulto dei nostri pensieri, dei nostri stati d’animo possa acquietarsi.

Io amo tantissimo nuotare, perdermi a contemplare l’immensità del mare, scrutare le tante meravigliose sfumature dei diversi fondali. Mi piace moltissimo immergermi nel mare anche quando ci sono onde molto alte. Qualche rara volta ho avuto la possibilità di fare il bagno anche nell’oceano, dove la forza delle onde è particolarmente impressionante. Mi ha sempre colpito sperimentare che quando

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arrivano onde particolarmente alte, se rimani in superficie, puoi mettere tutto il tuo impegno ma non riesci in alcun modo a non lasciarti travolgere dalla forza della corrente. Se invece, quando l’onda arriva, ti immergi anche a un metro di profondità e la lasci passare, ti accorgi che riesci a non farti spostare senza quasi nessuno sforzo.

Quando il mare è in tempesta, se ti immergi scopri che più vai in profondità, più il mare è quieto, la forza delle onde non può travolgerti.

Così è per la meditazione. La meditazione è l’arte di immergerti nella profondità del tuo cuore e del tuo spirito. Più ti trovi ad affrontare qualche brutta tempesta che agita fortemente il tuo animo, più, se impari a meditare, ad andare in profondità, potrai custodire la quiete e non permettere che niente ti travolga.

Ci sono tante tecniche di meditazione e ognuno trova quelle più congeniali alla propria indole.

Vorrei però darti un piccolo suggerimento. C’è un tipo di meditazione che ormai è diventato un momento irrinunciabile della mia giornata e che è molto semplice e accessibile a tutti. I benefici che ne potrai trarre sono però immensi.

Ti suggerirei di ritagliarti del tempo per la meditazione ogni mattina, magari facendo il sacrificio di alzarti mezz’ora prima. Ti posso assicurare che ti aiuterà a vivere al meglio tutta la giornata e a non disperdere invano tantissime energie.

Se hai il dono della fede, cerca innanzitutto di pregare. Ringrazia il Signore per tutto ciò che ti viene in mente e aiutati ascoltando qualche bel canto di preghiera di ringraziamento. La preghiera di ringraziamento ti aiuta a “sintonizzare” il cuore sulla giusta frequenza. Cerca di sgombrare la tua mente e il tuo animo da tutto ciò che ti appesantisce e presenta al Signore ciò che più ti preoccupa e ti distrae. Poi chiedi lo Spirito Santo con tutto il tuo cuore. Se puoi, usa qualche canto di invocazione allo Spirito Santo (Sant’Agostino diceva: «Chi

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canta bene prega due volte»). Se non hai fede e non riesci a pregare, impegnati comunque nel liberare la tua mente da tutto ciò che ti inquieta. Ascolta qualche musica rilassante. A questo punto non ti perdere nei tuoi pensieri ma concentra la tua mente su degli scritti spirituali che possano essere di edificazione per il tuo spirito. Ti suggerisco con tutto il cuore la Bibbia, in particolare il Nuovo Testamento. Io inizio ogni giornata meditando le letture e il Vangelo del giorno (i testi li trovi facilmente in internet sul sito ufficiale della CEI oppure, se non sei pratico di computer, basta che compri un messalino e ti fai spiegare come si usa). Non leggere velocemente per gratificare il bisogno della tua mente di conoscere nuove cose o per sentirti a posto perché hai svolto il tuo compito quotidiano. Leggi molto lentamente, soffermati appena c’è una frase che ti colpisce particolarmente. Cerca di scrutare qual è la perla di luce che il Signore vuole donarti attraverso quella Sua Parola, che cosa Lui vuole suggerire al tuo cuore perché tu possa vivere al meglio la tua giornata e crescere spiritualmente. Lascia che la Parola di Dio parli in profondità al tuo cuore e poi scegli una frase del Vangelo da potere vivere durante tutto il giorno. Metti una sveglia almeno in tre momenti della giornata, perché ti aiuti a verificare se stai davvero mettendo in pratica quella parola che hai scelto, se stai vivendo in superficie (in balìa delle continue onde, travolto dal tumulto dei tanti stati d’animo, pensieri, preoccupazioni) o stai custodendo la pace del cuore vivendo in profondità ogni momento.

L’arte della preghiera

La preghiera è assolutamente essenziale per potere crescere spiritualmente e raggiungere la gioia piena. Purtroppo nella nostra società si dà sempre meno importanza alla preghiera e nessuno ci insegna quest’arte che ci permette di attingere sempre nuova forza, luce, pace, discernimento, per vivere al meglio la nostra vita.

Troppo spesso ci illudiamo che pregare significhi recitare a memoria qualche preghiera che ci hanno insegnato da bambini, partecipare alla messa distrattamente, leggere il breviario e magari recitare un rosario pensando però a tutt’altro. Talvolta cerchiamo di dire qualche preghiera, soprattutto nei momenti del bisogno, ma poi siamo portati a

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considerarla una cosa noiosa e a trascurarla.

Sono convinta che la preghiera non può ridursi a una serie di “formulette” da recitare a memoria o leggere distrattamente, per fare il proprio compitino e acquistare qualche “buono Paradiso”. Non possiamo neanche limitarci a una serie di pensieri ed elucubrazioni su Dio, nel tentativo di incasellare nei nostri poveri schemini mentali Colui che è l’immensamente oltre.

La preghiera è un’arte e come ogni arte richiede tanto impegno, dedizione, costanza, tempo, sacrificio, fedeltà per essere imparata. È inoltre importante “andare a scuola” da qualche maestro dello spirito, perché si tratta di qualcosa di troppo importante per la nostra vita per rischiare di apprenderla da ciarlatani. Dobbiamo quindi metterci innanzitutto in ascolto del Maestro dei maestri, meditando e vivendo il Vangelo.

Credo inoltre che la preghiera non sia una questione di “tecniche”, più o meno efficaci. Credo che sia innanzitutto una questione di cuore.

«Un dottore della legge lo interrogò per metterlo alla prova: “Maestro, qual è il più grande comandamento della legge?”. Gli rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti”» (Matteo 22,35-40).

«Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Giovanni 14,21).

Dio è amore. Se vogliamo imparare a pregare, a dialogare con Lui, conoscerlo, dobbiamo innanzitutto imparare ad amare, osservando i Suoi comandamenti, i suggerimenti che Colui che è l’Amore ci ha dato. E qual è il primo e più grande dei comandamenti?

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Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente! E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso.

Se dunque vogliamo imparare a pregare, è fondamentale che impariamo ad amare. Ma non è sufficiente un amore tiepido, è necessario esercitarsi ad amare Dio e i fratelli con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente.

La pace del cuore

La pace del cuore, che tutti cerchiamo è proprio uno dei frutti più belli della preghiera.

Appena non ho più la pace nel cuore, se mi fermo a fare una verifica, devo sempre subito riconoscere che mi sono lasciata prendere dalle mille cose urgenti da fare e ho trascurato la preghiera del cuore.

La pace è proprio la cartina al tornasole che ti dà la possibilità di verificare se davvero stai pregando o se ti stai illudendo di pregare. La preghiera vera infatti accresce la comunione della nostra anima con il Signore e Lui è il Signore della Pace. Inoltre la preghiera contemplativa ci porta a metterci in ascolto dello Spirito Santo, a lasciarci illuminare, guidare dallo Spirito Santo e ci aiuta a camminare secondo lo Spirito e non più secondo la carne.

Anche a questo proposito la Parola di Dio ci rivela qualcosa di molto importante:

«Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà,

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mitezza, dominio di sé» (Galati 5,16-17.22).

È una buona abitudine prendersi del tempo durante la giornata per verificare se stiamo sperimentando i frutti dello Spirito. Quando mancano la gioia, la pace, l’amore dal nostro cuore, è importante risintonizzare la bussola interiore della nostra anima e fare un’inversione di rotta che ci riporti a lasciarci guidare dallo Spirito.

Solo se impariamo a camminare secondo lo Spirito, lasciandoci guidare dalla nostra retta coscienza, potremmo finalmente sperimentare la pace profonda del cuore!

Punta in alto

Hai una vita sola, non ti accontentare di viverla alla giornata.

Punta in alto. Spendila per qualcosa di grande. Dilata gli orizzonti della mente, del cuore, dell’anima e scardina le tante catene che imprigionano il tuo spirito e gli impediscono di spiccare il volo verso le alte vette!

Puoi accontentarti dei tanti sogni e progetti con cui il tuo ego, la tua vanità, la tua brama di potere di volta in volta tentano di sedurre il tuo spirito. Puoi continuare a vivere un’esistenza che altri hanno programmato per te con la pretesa di sapere ciò che è meglio per la tua vita.

Puoi invece credere che Colui che ti ha creato e che ti ama immensamente ha un progetto, un disegno meraviglioso che fin dall’eternità ha sognato per la tua vita. Un capolavoro che tu solo puoi realizzare e che lascerà un segno indelebile nella storia, una scia di luce nel firmamento dell’eternità.

Scopri la tua missione. Permetti al grande Artista di scolpire, plasmare, forgiare, quel capolavoro che la Sua infinita Fantasia ha

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sognato per te e che solo in te, con te, Lui può realizzare. Abbandonati con fiducia all’Artista degli artisti.

Dedicati con grande impegno alla meditazione, alla preghiera per imparare a restare in ascolto dello Spirito Santo, per lasciare che sia Colui che è l’Amore a guidarti, a condurre i tuoi passi, a ispirare le tue azioni, scelte e decisioni.

Il più bello dei tuoi sogni impallidisce, è vanità delle vanità rispetto al grande e unico capolavoro d’Arte che il tuo Creatore desidera realizzare nella tua vita.

Tu sei il pennello, lascia che sia lui l’Artista!

Ti sorprenderai nel contemplare la sua opera in te. Vedrai meraviglie che superano ogni meraviglia!

Esercizi pratici

Quanto tempo ed energie dedichi ad ascoltare e soddisfare i bisogni del tuo corpo e della tua psiche? Quanto invece a quelli del tuo spirito?

Cosa fai per coltivare le immense potenzialità racchiuse nel tuo spirito?

Ti lasci mettere profondamente in crisi dalle grandi domande dell’esistenza: Chi sono? Da dove vengo? Dove vado? Con la morte finisce tutto? Che senso voglio dare alla mia vita?

Credi in Dio? Ti limiti a credere nell’esistenza di un Creatore (anche il diavolo ci crede) o ti dedichi con grande impegno a cercare la verità, ad approfondire i misteri della fede, a meditare e mettere in pratica quanto ci viene rivelato nella Sacra Scrittura?

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Dedica del tempo della tua giornata alla meditazione. Inizia con esercizi semplici quale quello suggerito in questo capitolo. Sii costante e non continuare a rimandare perché preso da continue urgenze. È proprio la meditazione che ti evita di sprecare mille energie in cose inutili e concentrarle in ciò che è più importante per te, per la tua crescita, per la tua vera realizzazione.

La preghiera è un’arte e come ogni arte, per essere imparata, richiede tanto impegno, dedizione, costanza, tempo, sacrificio, fedeltà. Per imparare a pregare bisogna farsi aiutare da qualche guida spirituale sicura e imparare ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze e il nostro prossimo come noi stessi.

Dio è amore. La preghiera è innanzitutto una questione di cuore: «Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui» (Giovanni 14,21).

La pace del cuore è un frutto della preghiera. Se non abbiamo la pace, significa che stiamo pregando poco, male o non stiamo pregando affatto.

Impegnati a camminare restando sempre in ascolto della tua coscienza. Fermati durante la giornata per verificare se stai camminando secondo lo Spirito e se ne sperimenti i frutti. Se i frutti non ci sono fermati e risintonizza la tua bussola interiore.

Colui che ti ha creato e che ti ama immensamente ha un disegno meraviglioso che fin dall’eternità ha sognato per la tua vita. Un capolavoro che tu solo puoi realizzare e che lascerà un segno indelebile nella storia, una scia di luce nel firmamento dell’eternità. Non restare attaccato ai tuoi piccoli progetti. Lasciati guidare dall’Amore per realizzare il Suo meraviglioso disegno sulla tua vita. Scopri la tua missione. Punta in alto!

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DARE UN SENSO ALLA SOFFERENZA

Nei capitoli precedenti abbiamo cercato di approfondire alcuni punti che possono esserci utili per riscoprire che la gioia è a portata di mano, o meglio di cuore, di tutti.

Certo è che purtroppo ci troviamo molto spesso a dovere fare i conti con il mistero della sofferenza e quel meraviglioso fuoco della gioia, che finalmente aveva riscaldato e illuminato il nostro cuore, sembra spegnersi. Un terribile senso di scoraggiamento sembra attanagliare e ferire l’anima. Le tenebre della notte avvolgono il nostro spirito e non riusciamo più a scorgere il raggio della speranza.

Ci sono tanti, troppi avvenimenti dolorosi che ci colgono del tutto impreparati. Sono come fulmini a ciel sereno che ci lasciano prostrati sotto un peso che sembra schiantarci. Abbiamo l’impressione che il mondo stia crollando e tutto perde colore, si spegne la speranza, tutto ci appare senza senso. Sono tante le situazioni assurde che siamo chiamati a vivere, che ci lasciano l’amaro in bocca, un profondo senso di rabbia, di impotenza, di scoraggiamento, di sconforto nell’anima.

La sofferenza resta per tutti noi un mistero grande, è difficile riuscire a dare un senso a ciò che ci appare come il grande non senso della nostra esistenza.

Ho scrutato e meditato a lungo la Parola di Dio per trovare risposte ai tanti inquietanti interrogativi che spesso si agitano nella mia anima, proprio riguardo al mistero della sofferenza.

Ho trovato ancora una volta tante parole di luce che mi sono state di grande aiuto, che mi hanno aiutato a trovare importanti risposte. Vorrei allora provare a condividerne con te alcune, che sono state per me molto importanti, che hanno segnato delle svolte fondamentali, proprio nei momenti in cui mi sono sentita prostrata dal peso di croci troppo

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grandi per le mie fragili spalle.

Perché tanta sofferenza nel mondo?

Fin da bambina mi fermavo spesso ad ascoltare il concerto meraviglioso della creazione. Amavo trascorrere il mio tempo immersa nella natura a giocare con i miei amici d’infanzia ed ero sempre sorpresa dai tanti bellissimi paesaggi che talvolta mi sembravano incantati. Mi lasciavo catturare dalla bellezza dello spettacolo del tramonto che colorava il cielo con incredibili sfumature sempre nuove. Ero profondamente affascinata (lo sono tutt’ora) dalla maestosità del firmamento stellato, dal mistero celato dietro ogni orizzonte che unisce la terra al cielo e sembra volerti ricordare che c’è sempre un oltre da scoprire.

La bellezza del creato ha sempre riscaldato il mio cuore e mi ha portato fin da piccola alla convinzione che l’incredibile capolavoro della creazione non può essere frutto del caso ma l’opera d’arte di un grande, unico, incredibile Artista: Dio.

Ho scoperto, scrutando la Bibbia, che Gesù Cristo ci rivela un Dio che non è solo l’Onnipotente, l’Immenso, l’Eccelso ma è anche Amore, Padre, Abbà (che vuole dire Papino).

Ma c’era una domanda che ogni tanto riaffiorava, inquietava il mio animo, turbava l’incanto della contemplazione delle tante meraviglie del creato e talvolta riusciva a mandarmi in crisi.

Mi domandavo: “Se è vero che Dio è Amore così come Gesù Cristo nel Vangelo ci rivela, come è possibile che abbia creato il male? Perché tutta questa sofferenza nel mondo?”.

Ero certa dell’esistenza di Dio e del suo Amore ma tutto questo mi sembrava in grande contrasto con le tante terribili notizie ed esperienze di male che ogni giorno feriscono il cuore.

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Scrutando la Scrittura ho trovato alcune Parole, che sono state un raggio di luce che ha illuminato e accarezzato la mia anima. Non mi hanno certo permesso di comprendere il mistero della sofferenza (che è e sempre resterà un grande mistero) ma mi sono state di aiuto nel cercare di dare un qualche senso a tutto ciò che troppo spesso appare decisamente assurdo.

Mi ha molto colpito ad esempio meditare quanto rivelato nel libro della Sapienza al capitolo due: «Sì, Dio ha creato l’uomo per l’immortalità;lo fece a immagine della propria natura ma la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (Sapienza 2,23-24).

La Parola di Dio ci dona una prima luce molto importante: la sofferenza, la morte, non erano nel progetto di Dio: Dio ha creato l’uomo per l’immortalità, per la felicità, per vivere la pienezza della gioia dell’Amore. «Dio è amore» (1 Giovanni 4,8).

La sofferenza, il male, la morte sono entrati nel mondo a causa del diavolo, Satana, colui che Gesù in diversi passi del Vangelo arriva a chiamare il principe di questo mondo. Il non senso della sofferenza è un frutto del peccato, dell’uso sbagliato dell’immenso dono che Dio ci ha fatto: la libertà.

La libertà, il male, gli inferi

Sempre la Parola di Dio ci rivela che: «Il salario del peccato è la morte» (Romani 6,23).

Abbiamo quindi individuato un punto importante: la sofferenza, la morte, non erano nel disegno di Dio ma sono il frutto della libertà dell’uomo e di alcuni angeli che hanno deciso di dire il loro no all’amore di Dio.

La maggior parte della sofferenza e della “morte” che sperimentiamo

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nella nostra anima è frutto del peccato.

Che cos’è il peccato?

Troppo spesso facciamo l’errore di vedere il cristianesimo come un insieme di regole, di precetti, di leggi che devono essere osservate e che ci impediscono di fare tante cose che vorremmo fare. Una religione legalista, fatta più di precetti, più di forma che di sostanza è proprio quella che spesso Gesù ha condannato, pronunciando parole molto forti contro gli scribi e i farisei.

Credo che l’atteggiamento molto diffuso anche tra i cosiddetti cristiani, caratterizzato da un sentimento negativo di fondo: “Uffa non posso fare questo, non posso fare quello... mi sento frustrato, non posso fare niente di ciò che mi andrebbe!!” non sia affatto in sintonia con il cuore del messaggio che Gesù è venuto a rivelarci nel Vangelo: la Buona Notizia!

Sono assolutamente convinta che dovremmo piuttosto pensare il contrario: “Che meraviglia! Il Signore della Creazione mi ama immensamente, desidera che io sia pienamente felice! Il Verbo di Dio si è fatto carne, è venuto ad abitare in mezzo a noi. Se mi impegno a vivere quanto lui è venuto a insegnarci, suggerirci, rivelarci, potrò arrivare a vivere quella gioia piena che Lui solo può donarmi: «Vi dico queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena» (Giovanni 9,12).

Dio è il Creatore, Dio è Amore e Lui crea ogni cosa per amore. Gli angeli e gli uomini sono chiamati a vivere in questa piena relazione di amore con Dio e tra loro, che è la beatitudine della vita del Cielo. L’Amore vero però lascia sempre liberi.

L’Onnipotenza di Dio si “ferma” misteriosamente dinanzi alla libertà degli uomini e degli angeli. Rispetta sempre le nostre scelte, non può costringerci a fare ciò che Lui molto meglio di noi sa essere il nostro bene. L’amore non sarebbe tale se costringesse, se non rispettasse

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pienamente e perfettamente la libertà delle persone amate. L’Amore può amare immensamente, rivelare, manifestare il proprio amore fino alla misura estrema (che ci è stata rivelata nel Verbo di Dio incarnato). L’Amore però non impone mai niente e rispetta sempre la libertà delle persone amate, anche se l’uso che loro fanno di questo immenso dono può portarle a decidere di dire il loro no all’Amore di Dio.

Secondo quanto ci rivelano la Parola di Dio e il magistero della Chiesa, è proprio il no pieno all’Amore di Dio da parte di Lucifero e di tanti angeli che lo hanno seguito che li ha portati a trasformarsi in demoni.

Quel loro no pieno all’Amore di Dio li ha portati a diventare spiriti che in tutto si contrappongono a ciò che Dio è.

È un po’ come in una stanza: se chiudi ogni porta e finestra resti al buio. Non è il sole che smette di illuminare la casa e crea il buio, è la tua scelta di chiudere le finestre che non permette alla luce di illuminare la stanza. Il buio di fatto è l’assenza di luce causata dalla tua decisione di chiudere le finestre.

Dio non ha creato il male, non ha creato la sofferenza, la morte. Dio è luce, è amore, è comunione, è gioia, è vita. Se usiamo con superbia la nostra libertà e scegliamo di chiudere il nostro cuore all’Amore di Dio, è come se decidessimo di serrare ogni finestra della nostra anima e anche se Dio continua ad amarci, a illuminare la nostra casa, nella stanza del nostro cuore chiuso resta l’assenza di ciò che Lui è, resta il non essere, il vuoto, il buio, l’egoismo, la solitudine, la tristezza, la morte!

Abbiamo quindi una luce importante.

Non è Dio che ha creato il male, la sofferenza e la morte. Esse sono piuttosto una conseguenza del nostro no al Suo Amore, un frutto del nostro peccato, della nostra superbia che troppo spesso ci porta a fare un uso sbagliato del grande dono della libertà che abbiamo ricevuto da

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Dio.

Se prendiamo consapevolezza che molta della nostra sofferenza è il frutto del nostro peccato, potremmo eliminare gran parte del malessere che caratterizza le nostre giornate. Dovremmo imparare a essere più consapevoli dei vizi che caratterizzano la nostra vita: della nostra superbia, pigrizia, invidia, lussuria, avarizia, ira, gola, di quanto essi siano la causa di gran parte del profondo malessere (che è appunto un essere nel male) che troppo spesso ci opprime. Dovremmo iniziare a impegnarci, con tutto il nostro cuore, la nostra anima, le nostre forze, a mettere alla base del nostro stile di vita, di ogni nostra decisione i dieci comandamenti, imparando a scorgere in essi dei suggerimenti fondamentali che Colui che è l’Amore ci ha donato per vivere in pienezza la nostra vita.

Più ci impegneremo a imparare da Colui che è l’Amore a vivere nell’amore vero, più la gioia potrà fiorire dirompente nel nostro cuore.

L’oro si purifica nel fuoco

Se è vero che gran parte della nostra sofferenza è frutto del nostro egoismo, della nostra poca capacità di amare, non sarebbe però corretto affermare che ogni sofferenza che viviamo è frutto del nostro peccato, dei vizi radicati in noi, della nostra chiusura all’amore di Dio.

Molte croci che ci troviamo a vivere sono la triste conseguenza di decisioni e scelte di altri. Basti pensare a Maria, la più pura tra tutte le creature, la tutta bella, la madre dell’amore... quante croci, quante terribili sofferenze ha dovuto vivere. Gesù stesso, il Signore, Colui che sempre ha amato perfettamente, ha vissuto la più terribile delle passioni dolorose che uomo abbia mai potuto conoscere.

È vero che tanta sofferenza la possiamo evitare usando al meglio la nostra libertà, impegnandoci sempre di più a evitare il male e seguire il bene, a crescere nell’amore. Che fare però dinanzi alle tanti croci che ci arrivano e che non dipendono in nessun modo da noi o dalle nostre

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scelte?

Possiamo cercare di dare un senso alla sofferenza che siamo chiamati ad affrontare. Anche in questo la Parola di Dio mi è stata di grande aiuto.

Un’altra luce che per me è stata particolarmente importante l’ho trovata sempre nella Bibbia, nella Prima Lettera di Pietro.

«Siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché il valore della vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro - destinato a perire e tuttavia purificato col fuoco - torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la meta della vostra fede: la salvezza delle anime» (1 Pietro 1,6-9).

Esultate di gioia indicibile e gloriosa.

Indicibile: si parla dunque di una gioia che non riesci a esprimere, a dire per quanto è gloriosa.

Tutto in noi si ribella a qualunque tipo di sofferenza; possiamo però decidere di viverla dandole un senso. Ad esempio, proprio alla luce di questa Parola, possiamo scoprire che ogni croce può diventare un crogiolo divino in cui l’oro della nostra anima viene purificato. Sappiamo che l’oro viene estratto dalla roccia e non è mai puro, ci sono tante scorie. È dunque necessario che venga posto nel crogiolo, in cui il fuoco è a temperatura altissima, perché tutto venga bruciato e resti solo l’oro puro.

Ecco, la stessa cosa può avvenire nella nostra anima con la sofferenza: se accogliamo e viviamo ogni croce con amore, così come ci ha insegnato Gesù, il dolore può essere quel fuoco, in cui la nostra anima, inquinata da tante scorie, viene purificata. Quell’immagine e

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somiglianza di Dio, impressa da sempre nella nostra anima, sfigurata, deturpata da tutti i nostri no all’amore, viene purificata, trasfigurata e torna a risplendere di quella bellezza divina originaria.

Se confidiamo nell’amore di Dio, ci affidiamo a Lui, il dolore può trasformarsi in un prezioso crogiolo che purifica quell’oro divino presente nella nostra anima.

La sofferenza fortifica

Ancora nella Parola di Dio troviamo questa espressione molto forte: «Figlio, se ti presenti per servire il Signore, preparati alla prova. Accetta quanto ti capita, sii paziente nelle vicende dolorose, perché - e anche qui torna - con il fuoco si prova l’oro, e gli uomini ben accetti nel crogiolo del dolore. Affidati a lui ed egli ti aiuterà» (Siracide 2,1.4-6).

Scopriamo allora un’altra sfumatura importante del dolore: non solo come crogiolo che ci purifica ma anche come prova che ci fortifica... preparati alla prova!

Niente come la sofferenza può temprare, fortificare, oltre che purificare il nostro spirito.

I samurai sono delle figure che mi hanno sempre colpito. Fanno degli allenamenti durissimi. Si esercitano a camminare nel fuoco, sottopongono il loro corpo a ogni tipo di prova, anche quelle più estreme e dopo anni di duri esercizi diventano fortissimi.

La nostra vita è un meraviglioso viaggio ma è anche un combattimento. È importante che ci impegniamo nel temprare il nostro spirito se non vogliamo soccombere dinanzi ai tanti colpi che la vita ci riserva. È proprio quando dobbiamo affrontare situazioni particolarmente dolorose che ci troviamo a un bivio. Possiamo scegliere di scappare vigliaccamente e tentare di anestetizzare la nostra

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sofferenza con le tante sostanze e “panacee magiche” a nostra disposizione ma il più delle volte la sofferenza da cui abbiamo tentato di scappare si moltiplica.

Oppure possiamo decidere di affrontarla, vederla come una nuova prova da superare che può fortificarci sotto tutti i punti di vista. Possiamo superare ogni tipo di difficoltà cercando di tirare fuori ogni nostra risorsa più nascosta.

Ci sorprenderemo nello scoprire il valore immenso che può avere ogni tipo di sofferenza e gli inaspettati frutti che può produrre nel nostro spirito e nella nostra vita.

Ogni difficoltà è un’opportunità di crescita

Sono tante le croci pesantissime che mi sono trovata a dovere portare. Tante volte ho avuto la sensazione di essere schiacciata da pesi che mi sembravano assolutamente importabili. Sono però convinta sempre di più che ogni sofferenza che siamo chiamati a vivere racchiude in sé una nuova, preziosa opportunità di crescita.

La sofferenza rafforza la nostra volontà, rende più solida la “spina dorsale” del nostro spirito, ci porta a maturare più velocemente. Spesso ci aiuta anche ad alzare lo sguardo verso il cielo, a dare il giusto valore alle cose e alle persone, a essere più comprensivi nei confronti di chi sta vivendo situazioni difficili.

Talvolta proprio grazie alla sofferenza la vita ci dà un sonoro ceffone che ci aiuta a risvegliarci dal nostro letargo spirituale o ci costringe a fermare la nostra folle corsa dietro ai bagliori della vanità.

In molti casi è proprio grazie alla sofferenza che il nostro ego, quando subisce colpi che lì per lì sembrano mortali, prende consapevolezza della propria vanità, arroganza, stupidità, si rende conto di avere percorso con grande affanno strade che conducono al nulla.

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Sono convinta che la sofferenza non è voluta da Dio, ma credo anche che Lui è il nostro Papà e nel Suo amore onnipotente sa sempre trovare il modo perché ciò che ci porta a soffrire possa concorrere a un bene più grande nella nostra vita.

La sofferenza, spesso e volentieri può anche essere un’importante correzione per noi.

«Il Signore corregge colui che egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio» (Ebrei 12,6).

È davvero forte questa espressione che troviamo nella Lettera agli Ebrei di san Paolo: Il Signore sferza coloro che riconosce come figli.

Oggi c’è un po’ questa tendenza per cui si pensa sia bene, nell’educare i propri figli, evitare loro ogni tipo di sacrificio, di frustrazione, lasciare che facciano tutto quello che vogliono, rispondere il più possibile a ogni loro desiderio. Sono convinta che se vogliamo educare bene qualcuno (e-ducere: tirare fuori il meglio) è importantissimo non viziarlo. Credo che perché un figlio possa maturare, crescere bene, non si possa prescindere dalla correzione.

È tipico dell’uomo del terzo millennio essere accecato dalla propria superbia, inseguire il successo, il potere, la ricchezza. Si è sempre più travolti in questa folle corsa che porta a prevaricare tutti, si è disposti a pagare qualunque prezzo pur di arrivare ad afferrare vani miraggi di felicità che feriscono l’anima in profondità.

A volte però arriva quella malattia, quella sofferenza, quella “bastonata” terribile e lì per lì si ha l’impressione di ricevere un brutto pugno nello stomaco seguito da un potente gancio che ti stende. Ti ritrovi completamente K.O. e sei costretto a fermarti.

Non sempre le bastonate che la vita ci riserva sono negative in sé.

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Molto spesso Dio le usa come importanti correzioni per metterci in crisi, per aiutarci a rivedere le nostre priorità, cambiare rotta, convertirci, guardare ciò che in noi non va bene, rimettere a fuoco i nostri obiettivi. Molto spesso sono proprio le grandi prove della vita che ci riportano un po’ di sana umiltà, e ci donano una nuova consapevolezza sulla nostra fragilità e su quanto bisogno abbiamo di Dio e degli altri.

Il chicco di grano che muore porta frutto

«In verità, in verità vi dico: se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto» (Giovanni 12,24).

È bello potere credere, alla luce della fede, che la morte non è fine a se stessa. Che il chicco di grano caduto in terra se non muore rimane solo, se invece muore porta molto frutto.

Non c’è la gioia meravigliosa di una nuova nascita se non si è disposti a soffrire il dolorosissimo travaglio del parto.

«Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto» (Giovanni 15,1-2).

Dalla morte fiorisce nuova vita. Da ogni potatura scaturisce una più abbondante fioritura.

Quante potature dolorose ci troviamo a dovere vivere nella nostra vita. Lì per lì sentiamo solo il dolore di qualcosa che è stato reciso sul vivo, il cuore sanguina, eppure poi scopriamo nello stupore che è stata proprio quella che a noi era parsa una sofferenza assurda che ha permesso il fiorire di nuovi meravigliosi frutti.

La sofferenza fa parte della nostra vita, anche con tutto il nostro

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impegno non possiamo né sfuggirla né evitarla.

Possiamo solo decidere se viverla passivamente, subendola, arrabbiandoci con il mondo intero, sprofondando in un baratro sempre più freddo e buio. Oppure possiamo impegnarci a evitare tutto quel malessere che dipende unicamente da noi e vivere al meglio tutte le sofferenze che non possiamo evitare.

A ogni tipo di sofferenza che siamo chiamati a vivere possiamo provare a dare un senso. Possiamo vederla ad esempio come:

- un crogiolo che ci purifica, un fuoco che raffina quell’oro divino presente nella nostra anima;

- una nuova prova che ci fortifica;

- una correzione da sfruttare al meglio;

- un’opportunità per crescere;

- una potatura per una nuova fioritura;

- il chicco di grano che quando muore produce molto frutto;

- le doglie del parto per una nuova meravigliosa nascita.

Esercizi pratici

Cerca di individuare quali sono le situazioni che più ti fanno stare male. Dipendono unicamente da circostanze esterne o dipendono anche da te?

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Cerca di riconoscere i vizi capitali che più ti caratterizzano e quanta sofferenza potresti evitare se te ne liberassi. Per esempio: se spesso ti senti ferito da ciò che le persone dicono o fanno, credi che ti convenga continuare ad essere arrabbiato con tutti e stare sempre male? Gli altri faranno sempre qualcosa che può urtare in qualche modo la nostra sensibilità. Non sarebbe invece più costruttivo riconoscere quanto gran parte di questo malessere sia frutto dell’orgoglio e impegnarsi a crescere nell’umiltà?

Ti senti frustato, fallito, triste perché continui a bere alcool esageratamente, fai uso di pasticche, sostanze stupefacenti o ti senti prigioniero di altre dipendenze? Non continuare a stordirti nel tentativo di non sentire il tuo malessere, che così non farà altro che sparire momentaneamente per poi aumentare sempre di più. Prendi una volta per tutte la decisione di liberarti dalle catene di queste dipendenze.

Impegnati a eliminare tutta quella sofferenza che dipende molto di più da te, dalla tua modalità di reagire alle persone e alle situazioni, che da eventi esterni.

Vivi al meglio tutta quella sofferenza che non puoi in alcun modo evitare, cerca di darle un senso perché ogni difficoltà, ogni croce, possa trasformarsi in una nuova importante opportunità.

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COME VIVERE LA GIOIA NELLA SOFFERENZA

La sofferenza molto spesso bussa con prepotenza alle porte del nostro cuore. La sua morsa terribile a volte sembra quasi soffocare l’anima. Certamente cercare di dare un senso alla sofferenza, vedere in ogni difficoltà una nuova opportunità di crescita può esserci di grande aiuto. È molto difficile però riuscire a custodire la gioia quando l’anima si sente oppressa dal peso di pesanti croci.

Come si fa a non perdere la gioia quando siamo chiamati ad affrontare grandi prove, quando il cuore è trafitto da spade che talvolta provocano un dolore lancinante? Come si fa a custodire la gioia che Cristo Risorto ci dona anche nei momenti in cui l’ombra della sofferenza oscura i nostri orizzonti e una spada dolorosissima trafigge il nostro cuore?

«Esultate di gioia indicibile e gloriosa» (1 Pietro 1,9).

La gioia a cui siamo chiamati è una gioia indicibile, gloriosa, che non è quella del mondo, la gioia degli spot pubblicitari, quel sorriso finto che nasconde una tristezza profonda dell’anima: è una gioia che il mondo non conosce, ma il mondo non può togliere (cfr. Giovanni 16,21-22).

Proviamo a fare tesoro di alcuni suggerimenti che la Parola di Dio ci regala per potere custodire questa gioia proprio nel momento della tribolazione, quando il principe di questo mondo sembra aver avuto la sua vittoria ed è riuscito a rubarci questo dono immenso della gioia piena, che è costata il sangue di Gesù.

Un cireneo d’eccezione

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Anche Gesù si è sentito schiacciato dal peso della croce. Nella sua salita al Calvario, è caduto in terra, sfinito, sfibrato da una passione dolorosa, lancinante. Sembrava non riuscire più ad alzarsi, il peso che era chiamato a portare era diventato troppo pesante per il suo corpo massacrato senza nessuna pietà.

Al peso della croce si aggiungeva quello importabile del peccato del mondo, il tagliente abbraccio della più gelida e tenebrosa delle notti che uomo abbia mai conosciuto.

Era un peso troppo grande anche per l’uomo-Dio.

Sappiamo dal Vangelo che un uomo, il cireneo, è intervenuto per aiutarlo.

Colui che ha detto : «Io sono la via» ha voluto vivere la più terribile delle passioni per mostrarci la via da percorrere quando l’esperienza della sofferenza ci opprime, ci priva di ogni forza e anche l’ultimo piccolo raggio di speranza sembra spegnersi. Guardando a Gesù possiamo imparare come vivere la sofferenza.

Gesù Cristo, che è il Signore, quando si è sentito schiacciato dal peso della croce si è lasciato aiutare dal cireneo. Ogni volta che ci sentiamo prostrati da terribili croci, senza più alcuna forza per riuscire a rialzarci, a vivere il nostro personale calvario, impariamo da Gesù Via. Non pretendiamo di farcela con le nostre sole forze ma lasciamoci aiutare.

È importante avere l’umiltà di sapere chiedere aiuto ai fratelli e crescere nella consapevolezza che noi possiamo sempre trovare in Gesù stesso il nostro cireneo d’eccezione!

«Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Matteo 11,28-30).

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È meravigliosa la promessa che Colui che è la Verità ci fa!

Venite a me! Troverete ristoro!

Quante volte ho fatto questa incredibile esperienza. Quante volte mi sono sentita affaticata e oppressa da croci troppo grandi per le mie piccole spalle, mi sono sentita schiantata dal dolore lancinante di spade affilatissime che hanno trafitto il mio cuore in profondità.

Tutte le volte che ho provato a farcela con le mie sole forze, mi sono sentita letteralmente schiacciata dal peso di croci che erano diventate per me assolutamente importabili, incapace di rialzarmi. Ogni volta però che mi sono lasciata raggiungere dalla luce di questa parola e ho accolto l’invito di Gesù: «Ti senti affaticata e oppressa, Chiara? Non hai più forza? Non ce la fai più? Vieni a me! Io ti darò ristoro!», ho davvero sperimentato che non esiste croce, per quanto terribile sia, che l’Amore di Dio non possa rendere dolce e leggera.

A volte presentiamo a Gesù ciò che ci fa soffrire, poi però continuiamo a restare profondamente “attaccati” alla nostra croce, non riusciamo a lasciarla a Lui. Non ci abbandoniamo al nostro cireneo d’eccezione con quella fiducia che Lui ci sostiene sempre con la Sua grazia ed è accanto a noi perché ogni nostro calvario possa essere solo un passaggio per una nuova manifestazione della gloria della risurrezione!

Tutto concorre al bene

«Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Romani 8,28).

Anche questa parola di luce, nella Lettera di san Paolo ai Romani, mi è stata di grandissimo aiuto.

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Tutto concorre al bene!

Ho scoperto che ogni volta che dinanzi alle tante croci che sono chiamata a portare perdo la gioia, c’è sempre un po’ di mancanza di fiducia nell’Amore di Dio.

Quando c’è qualcosa che riesce a turbarmi in profondità, a rubarmi la pace dal cuore, ho sempre bisogno di fare un nuovo passo per rinnovare e accrescere la mia fede nell’amore di Dio.

Se è vero che Lui ci ama immensamente e che persino i capelli del nostro capo sono contati, come potrà Dio non prendersi cura di noi nel momento della prova?

Dobbiamo custodire la fiducia, lo stupore, la semplicità del cuore e credere che Dio non solo è l’Eterno, l’Eccelso, l’Onnipotente ma è anche il nostro Padre: Gesù ci ha insegnato a chiamarlo Abbà, che significa Papino.

Se il tuo bambino corre da te piangendo, tu non potrai fare a meno di prenderlo in braccio, di stringerlo forte e ti preoccuperai di tutto ciò che lo fa soffrire.

Se noi, che siamo così piccoli e limitati nella capacità di amare i nostri figli, ci preoccupiamo di fare qualunque cosa è nelle nostre possibilità per sostenerli quando soffrono, quanto più il Padre nostro del cielo saprà prendersi cura di noi ogni volta che con fiducia ci abbandoniamo a Lui.

Quando il dolore è insopportabile e il mondo ti sembra crollare, ravviva la tua fede in questa Parola di Dio: «Tutto concorre al bene... per coloro che amano Dio!».

Sì, tutto, anche le croci più assurde possono concorrere a un bene! C’è una condizione però: per coloro che amano Dio!

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È necessario che amiamo Dio, che ci affidiamo al Suo Amore perché Lui possa fare sì che quella situazione obiettivamente drammatica possa concorrere a un bene grande nella nostra vita.

Ogni volta che perdiamo la gioia e ci sentiamo oppressi da carichi troppo più grandi di noi, dobbiamo accrescere la nostra fiducia nell’Amore di Dio. Solo così Lui potrà non solo rendere dolce e leggero il nostro carico ma farà in modo che quella croce concorra al bene!

«Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!» (Giovanni 16,33).

Abbiate fiducia: «Io ho vinto».

Non c’è nessuna nostra sofferenza che Gesù non abbia vissuto, portato per amore nostro! Lui ha preso su di sé ogni nostra notte, angoscia, ferita, grido, tradimento, abbandono, ogni nostra ferita spirituale e fisica... Gesù Cristo ha assunto ogni nostro dolore e l’ha trasfigurato in amore! Lui ha vinto! Per amore tuo!

Qualunque cosa ti spaventi, ti sembri terribile e inaffrontabile, non temere: continua solo ad avere fede nel Signore! Lui ha già vinto per te.

Quando sei troppo scoraggiato, distrutto, sfibrato, prostrato per riuscire ad andare avanti, ripeti con fede:

«Gesù, io confido in te! Credo che tu troverai il modo perché anche ciò che ora mi appare inaccettabile, assurdo, concorra a un bene. Io credo nel tuo Amore, credo che, anche se mi chiami a vivere questo terribile calvario, non mancherai di manifestare ancora una volta, con potenza, la gloria della tua resurrezione».

Più accrescerai la tua fiducia nel Suo amore, più sperimenterai una gioia profonda e misteriosa fiorire nel tuo cuore anche nei momenti di

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grande tribolazione.

Considerate perfetta letizia

«Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove, sapendo che la prova della vostra fede produce la pazienza. E la pazienza completi l’opera sua in voi, perché siate perfetti e integri, senza mancare di nulla» (Giacomo 1,2-4).

È bello sapere dalla Parola di Dio che le prove producono la pazienza e ci aiutano a diventare perfetti e integri senza mancare di nulla. Certo è che considerare perfetta letizia quando subiamo ogni tipo di tribolazione, è un’impresa tutt’altro che facile.

San Francesco, un piccolo grande uomo che ha segnato la storia perché ha saputo vivere radicalmente il Vangelo, parlava con forza ai suoi frati dell’importanza della perfetta letizia. Li invitava ad accogliere sempre con gioia ogni tipo di sofferenza.

Francesco è stato un uomo così follemente innamorato di Gesù, che l’amore lo ha trasformato nell’amato, fino al punto di portare nel suo corpo le stesse piaghe del corpo di Gesù. Vivere nella propria carne la passione di Gesù non deve essere certo “una passeggiata di salute”! È una continua sofferenza lancinante che va oltre ogni nostra immaginazione. Eppure proprio quest’uomo, che ha vissuto così intensamente la passione dolorosa di Gesù, noi lo ricordiamo come il santo della gioia, della perfetta letizia. La stessa cosa possiamo dire per tanti santi che ci testimoniano con la loro vita che c’è una gioia divina che continua a ricolmare il cuore anche quando l’anima è crocifissa.

Perché questo possa avvenire, c’è un’altra importante condizione. Non è sufficiente accettare la croce, considerare perfetta letizia, con tutto l’impegno della nostra volontà, quando subiamo ogni tribolazione. È necessario che impariamo a portare ogni croce con Cristo, per Cristo, in Cristo.

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«Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Galati 2,20).

È importante che impariamo da san Paolo e da tutti i santi a vivere la nostra croce per amore di Cristo, a essere crocifissi con Cristo perché il nostro amore per Lui possa permettere a Colui che è l’Amore di operare e vivere in noi.

Che cosa ha permesso a san Francesco e a tutti i santi di custodire la gioia pur essendo chiamati a vivere terribili sofferenze? L’Amore! Loro vedevano in ogni sofferenza la possibilità di un nuovo incontro con Gesù a cui fare festa.

Solo l’amore a Cristo crocifisso ci permette di sperimentare nel nostro piccolo questo miracolo: un cuore traboccante di quella gioia piena che resiste anche alle prove più dure della vita.

Sempre nella gioia

Certo, se guardiamo ai santi, che sono state persone nella gioia sì, ma assolutamente straordinarie, potremmo essere portati a scoraggiarci, a pensare che questo miracolo della gioia nella sofferenza può essere vissuto solo dai santi, da alcune persone che sono eccezionali.

Voglio darti invece una meravigliosa notizia:

«Siate sempre lieti, pregate incessantemente, in ogni cosa rendete grazie; questa è infatti la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi»

(1 Tessalonicesi 5,16-18).

Non lo dico io! È Parola di Dio!

È volontà di Dio che siamo sempre nella gioia.

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Se è volontà di Dio, è certamente possibile per tutti, non solo per i santi. Colui che ci ha creato non può desiderare per noi qualcosa che non siamo in grado di vivere.

La grande notizia allora è che non solo siamo chiamati a vivere nella gioia, ma tutti possiamo essere sempre lieti.

In queste parole di luce troviamo un altro importante segreto per custodire la gioia nella sofferenza.

«Pregate incessantemente. In ogni cosa rendete grazie».

La gioia è un frutto della preghiera del cuore. Non è possibile riuscire a custodire la gioia senza una vita intensa di preghiera ed è fondamentale imparare a ringraziare Dio in ogni cosa. La preghiera di ringraziamento è davvero potentissima. È un balsamo capace di lenire le ferite più profonde del cuore e portare consolazione proprio là dove nessuno è in grado di consolare.

Ho sperimentato tantissime volte la verità racchiusa in queste parole. Vorrei dire che non c’è giorno in cui non faccia questa straordinaria esperienza. C’è sempre qualche situazione dolorosa da affrontare, qualche croce da portare, eppure se mi immergo nella preghiera incessante del cuore e continuo a ringraziare in ogni cosa il Signore, sperimento che non c’è niente e nessuno che riesca a rubare la gioia di Cristo Risorto dal mio cuore!

Nelle tue mani Padre

Colui che è l’Amore si è fatto carico di ogni nostro dolore perché ogni nostra croce possa diventare solo un passaggio per la manifestazione della gloria della risurrezione.

Il più bello dei figli degli uomini si è lasciato sfigurare per

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trasfigurare ogni nostra piaga nel corpo e nello spirito e fare risplendere in noi quella divina bellezza deturpata dal peccato.

Il Signore della vita ha preso su di sé la morte perché la gloria della Risurrezione possa risplendere nella nostra vita!

«Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori. (...) Per le sue piaghe noi siamo stati guariti» (Isaia 53,3-5).

Il Signore della Creazione, l’Amore che supera ogni amore, il Signore della storia è entrato nella nostra storia per donarci di vivere una vita nuova. Si è caricato di ogni nostra sofferenza per rendere dolce ogni nostro peso. Ha lasciato che il Suo corpo divino fosse sfigurato, massacrato da terribili ferite e... per le Sue piaghe siamo guariti!

L’Amore ha trasfigurato il dolore, il Signore della vita ha sconfitto la morte per dischiuderci gli orizzonti della vita eterna, la beatitudine gloriosa del Paradiso che ci attende.

Allora guardiamo a Gesù che si è fatto Via per imparare a vivere quell’amore che ci permette di essere beati già su questa terra e per l’Eternità.

Come ha vissuto Gesù la sofferenza?

Guardiamo a Lui per potere comprendere la via da percorrere quando arriva l’ora del Getsemani.

Abbiamo detto che la gioia nella sofferenza è possibile solo grazie alla preghiera.

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Qual è la preghiera di Gesù nel momento in cui è chiamato a vivere la più terribile delle prove? Come vive Cristo la Sua passione di dolore-Amore?

«Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli: “Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare”. E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: “La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me”» (Matteo 26,36-38).

L’evangelista Matteo ci riferisce che quando Gesù arriva nell’orto degli ulivi, inizia a provare tristezza e angoscia, tanto da rivolgersi ai suoi discepoli con un’espressione molto forte: «La mia anima è triste fino alla morte!».

Gesù sente il bisogno di immergersi nella preghiera ma chiede anche il sostegno della preghiera dei suoi discepoli.

Già qui, guardando a Gesù, abbiamo un importante suggerimento sulla via da percorrere per vivere bene la sofferenza. Quando la nostra anima è triste e angosciata, è fondamentale che ci ritiriamo in preghiera. Inoltre, se Gesù che è il Signore ha chiesto il sostegno non solo del Padre ma anche della preghiera dei fratelli, tanto più noi.

Quale è stata la Sua preghiera al Padre?

«Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Luca 22,42).

Gesù non si sente capace di bere il calice terribile che lo attende e si rivolge al Padre chiedendo come prima cosa che intervenga perché quell’ora terribile passi. Sa che il Padre può tutto, può allontanare da Gesù quel calice ben più amaro del fiele. Tutta l’umanità di Gesù sembra quasi ribellarsi a una passione troppo dolorosa, eppure Lui continua a fidarsi del Padre. Gesù non pretende che il Padre esaudisca

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ciò che Lui in quel momento desidera con tutto il suo cuore di uomo. Continua a confidare nel Padre, ad abbandonarsi pienamente alla Sua volontà e aggiunge: «Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà».

E qual è la risposta del Padre?

«Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. In preda all’angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Luca 22,43-44).

Il Padre non allontana il calice. Gesù continua a pregare più intensamente in preda ad un’angoscia talmente terribile che il suo sudore diventa sangue. Il dolore è così pazzesco che tutto il corpo di Gesù sembra piangere con lacrime di sangue. Il Padre però manda un angelo a confortare Gesù.

Quando poi Gesù viene crocefisso, la sua sofferenza sembra farsi sempre più intensa eppure arriva lo stesso a pronunciare delle parole che ci rivelano quanto l’amore che Lui ci chiede di vivere sia davvero senza misura.

«Gesù diceva: Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34).

Un amore che nel momento dell’agonia arriva a rivolgersi al Padre per chiedere il perdono dei propri carnefici è davvero un amore troppo immenso per poter essere compreso dalla nostra fraglie umanità. Eppure se Gesù ci chiede di amarci come Lui ci ha amato, in queste parole, pronunciate ad alta voce, ha voluto rivelarci un’altra chiave fondamentale per vivere la sofferenza: perdonare chiunque ci abbia ferito.

Mi sorprendo sempre nel contemplare i miracoli che il perdono è capace di operare innanzitutto nel cuore di chi ha il coraggio di donarlo e poi in quello di chi lo riceve.

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Negli ultimi istanti della Sua passione dolorosa, l’agonia diventa talmente insostenibile che Gesù arriva a sentirsi abbandonato dal Padre. L’amore per ciascuno di noi lo porta a farsi carico di ogni sfumatura di ogni nostra sofferenza, fino a inabissarsi nel gelido baratro degli inferi della nostra separazione dal Padre. Proprio Lui che vive eternamente la più piena e perfetta comunione con il Padre, si sente trafitto da un dolore così lancinante che prorompe, a gran voce, in quel terribile grido:

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» (Marco 15,34).

Ma ancora una volta Gesù, nonostante il suo spirito sia avvolto dal gelido abbraccio della più cruda delle notti, si abbandona al Padre, si riconsegna a Lui:

«Gesù gridando a gran voce, disse: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. Detto questo, spirò» (Luca 23,46).

Qual è il frutto di questo incredibile Amore? La Risurrezione!

«Ed ecco il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo, la terra si scosse, le rocce si spezzarono, i sepolcri si aprirono e molti corpi di santi morti risuscitarono. E uscendo dai sepolcri, dopo la sua risurrezione, entrarono nella città santa e apparvero a molti. Il centurione e quelli che con lui facevano la guardia a Gesù, sentito il terremoto e visto quel che succedeva, furono presi da grande timore e dicevano: “Davvero costui era Figlio di Dio!”» (Matteo 27,51-54).

Il Signore della Vita si lascia abbracciare dalla morte ma la vince. L’amore la prende su di sé e la sconfigge per aprirci gli orizzonti della vita eterna.

L’amore è più forte della morte. La gloria della Risurrezione risplende!

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Gesù ci insegna un amore che non può essere compreso ma soltanto contemplato.

Se vogliamo vivere, custodire quella gioia piena che Cristo Risorto desidera donarci, dobbiamo guardare, imparare, vivere quella smisurata misura di amore che Colui che è l’Amore è venuto a insegnarci:

«Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Giovanni 15,9-12).

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CONCLUSIONE

Il dono della Gioia piena a cui siamo chiamati è stato pagato a caro prezzo: è costato il sangue preziosissimo del Signore Gesù che ha vissuto per noi la più terribile delle passioni dolorose.

Mettiamo allora tutto il nostro impegno per accogliere, custodire, vivere nella Gioia piena.

Sei chiamato alla Gioia. Colui che ti ama immensamente e che ti ha creato desidera che tu viva sempre nella gioia piena. Il Verbo di Dio si è fatto uomo per mostrarti la via da percorrere per vivere la vita in pienezza.

Lui stesso ti ha rivelato il segreto per vivere sempre nella gioia. Se impari da Lui l’Amore, se ti impegni a rimanere nel Suo Amore, niente potrà rubare la Gioia dal tuo cuore.

E quando l’ombra della croce oscura i tuoi orizzonti, quando il peso della sofferenza sembra schiacciarti, non dimenticarti mai che hai un cireneo d’eccezione che viene in tuo soccorso, ti sostiene, ti dona ristoro e rende dolce e leggero anche il carico più terribile.

Lui ti aiuterà a custodire l’immenso dono della Gioia anche nella sofferenza:

- Ogni volta che ti senti affaticato e oppresso vai a Lui. Presenta a Lui la tua croce.

- Abbi fede nel Suo amore e credi che tutto concorre al bene per coloro che amano Dio. Ripeti: «Signore, confido in te, mi fido di te».

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- Considera perfetta letizia quando sei chiamato a vivere ogni sorta di prova. Credi che la prova produce la pazienza e ti rende perfetto e integro senza mancare di nulla.

- Resta sempre nella Gioia, custodisci la preghiera incessante del cuore, abbandonati a Dio e in ogni cosa rendi grazie.

- Guarda a Gesù Via, come ha vissuto la sua passione dolorosa e fai in modo che la sua preghiera diventi la preghiera incessante del tuo cuore: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà» (Luca 22,42).

«Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Luca 23,34). «Padre nelle tue mani consegno il mio spirito» (Luca 23,46).

Più saprai fare tesoro e vivere le parole di luce che Colui che ti ama immensamente ti ha donato, più potrai sperimentare quella Gioia piena che Cristo Risorto desidera donarti in ogni attimo della tua vita.

Il tuo cuore sarà ricolmo di una gioia indicibile e gloriosa che non potrai contenere. Vorrai portarla a tanti e il fuoco dell’Amore infiammerà sempre di più il tuo cuore, illuminerà, riscalderà le notti di tanti.

Niente e nessuno potrà più rubare la gioia dal tuo cuore.

Allora: E GIOIA SIA e CHE SIA SEMPRE PIENA!