Chiara, Agnese e Elena: borsiste Uni.Coo in Etiopia

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Un i .Coo - U N IT O fo r In te r n a t io n a l C o o p e r a t io n

WGEthiopia. IDENTIFICAZIONE DI INDICATORI DI GENERE SULL’ACCESSO E LA GESTIONE DELL’ACQUA IN ETIOPIA

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Il progetto WGEthiopia

Lo scopo iniziale del progetto era quello di:

analizzare le dinamiche di genere, in relazione ad accesso e gestione delle risorse idriche, per favorire un maggiorempowerment delle donne nei progetti e nelle politiche di sviluppo, nonché assicurare un utilizzo più equo esostenibile delle risorse idriche, come contributo al raggiungimento di molteplici obiettivi di sviluppo post 2015(Sustainable Development Goals);

elaborare e testare degli indicatori di genere relativi ad accesso e gestione dell’acqua per monitoraggio evalutazione di politiche e progetti in contesti urbani, semi-urbani e rurali in Etiopia.

raggiungere una visione onnicomprensiva del legame tra genere ed accesso/gestione delle risorse idriche,incrociando e comparando i dati provenienti da diverse scale geografiche (urbana, peri-urbana e rurale);

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« Il progetto WGEthiopia è stata l’occasione di tornare a far ricerca in un paese africano - peraltro completamentediverso dal Benin in cui ero stata precedentemente - su tematiche legate alla partecipazione alla gestione dellerisorse comuni come l’acqua.»

Perché ho deciso di partecipare?

« Per il mio lavoro di tesi in Economia dell’Ambiente ho lavorato sugli Indici di Vulnerabilità. Quando ho visto latematica del progetto WGEthiopia ho pensato di poter dare un contributo alla ricerca grazie all’esperienza acquisitadurante la tesi. Inoltre, ero molto attirata dalla sfida dell’esperienza e dall’idea di poter svolgere un lavoro pratico diricerca sul campo. »

Chiara

Elena

«Mancava appena un anno alla fine del mio percorso universitario quando lessi per la prima volta del progettoWGEthiopia, da tempo desideravo entrar nel mondo della ricerca e della cooperazione e vidi nel progetto un’ottimapossibilità di inizio.»

Agnese

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L ’ar ea r u r ale d i Sh ash am an e

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«L’idea di tornare a far ricerca in un paese del Sud del Mondo e provare a vedere le cose da un punto di vista diversomi rendeva entusiasta della nuova esperienza alle porte.Ero un po’ preoccupata dal fatto che avremmo svolto laricerca durante la stagione delle piogge e che avremmo avuto probabilmente poco tempo a causa dei visti. Miinterrogavo su quale sarebbe stata la situazione quando saremmo arrivate...»

Quali aspettative avevo quando sono partito?

« Ero molto emozionata e a momenti, diciamolo pure, nel panico: non sapevo prevedere cosa avrei dovuto aspettarmi.E soprattutto non sapevo come avrei reagito, se sarei riuscita ad affrontare le diversità culturali, i rapporti con lepersone ed uno stile di vita molto diverso. Mi rassicurava l’idea di avere delle compagne d’avventura. E anche laformazione pre-partenza con la Ong e i docenti è stata molto d’aiuto per calarmi nel contesto di progetto.»

«Era davvero difficile per me farmi un’idea precisa di ciò che avrei vissuto. Ero sommersa da informazioni sul progettoe sulla realtà rurale etiope, più mi preparavo alla partenza con corsi, incontri e letture, più mutavano le mieaspettative sul progetto. È stata la mia prima esperienza nell’ambito della cooperazione e –lo ammetto, temevo di nonessere all’altezza- mi aspettavo un duro lavoro di abbattimento delle barriere culturali. Mi sentivo alle porte di un’“avventura” che avrebbe messo a dura prova le mie capacità.»

Chiara

Elena

Agnese

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L e i n ter v i ste n ei v i l l aggi

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«Sin dal primo giorno ci siamo rese conto di quanto sarebbe stato importante per noi riadattarci e reinventarequotidianamente il nostro lavoro di ricerca. Infatti questa esigenza nasceva in ragione sia delle esigenze logistichedell’ONG che ci ospitava, sia della mutevolezza del contesto ambientale, sociale e culturale, ma anche per la naturaintrinseca della ricerca sociale. Se da una parte questi continui cambiamenti mettevano talvolta a dura prova i nostrinervi, dall’altra ci hanno spinto sicuramente a diventare più flessibili nelle modalità di lavoro.»

Cosa ho trovato quando sono arrivato? Quali aspetti positivi e quali difficoltà?

« Difficoltà? Vediamo, da dove potrei cominciare…ce ne sono state molte, nell’adattamento alla realtà e nel portareavanti il lavoro. Per me, che non ero mai uscita dall’Europa, è stato come trovarsi su un altro mondo. Davvero difficileda spiegare! Ma per quanto le diversità potessero sembrare grandi nei primi giorni (“non ce la farò a rimanere per duemesi!”) sono svanite alla fine dei due mesi, facendone di certo una delle esperienze più importanti della mia vita»

«Mi sono ritrovata in una realtà culturale da scoprire e comprendere, l’appoggio dell’ ONG è stato fondamentale, lostaff locale ci ha accolte all’interno dell’ufficio supportandoci sia a livello lavorativo che privato. Tuttavia abbiamoincontrato alcune difficoltà nel portare avanti la ricerca, non tutti gli uffici governativi si mostravano disponibili nelrilasciare i dati di cui avevamo bisogno, inoltre non venivamo sempre prese sul serio, far valere le nostre figure digiovani donne ricercatrici davanti ai colleghi, amministratori e capi villaggio è stato un durissimo lavoro.»

Chiara

Elena

Agnese

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L e com m u n i ty m ap s

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«Sperimentare una forma di condivisione lavorativa e abitativa con le altre borsiste del progetto mi ha arricchita espronata a migliorare il mio modo di agire e lavorare. Ascoltare dalle persone nei villaggi diverse da quelle che avevoipotizzato mi ha indotto a rivedere il mio punto di vista e infine questa esperienza mi ha aiutato a chiarire le ideesulle mie prospettive professionali future.»

Cosa ho imparato da questa esperienza?

« Ho imparato moltissimo e da molteplici punti di vista. Ho imparato cosa sono la capacità di adattamento e laflessibilità della cooperazione internazionale, la cucina spartana e il bucato a mano, la forza di un team e laconvivenza dietro a un filo spinato senza elettricità garantita, a camminare per strada quando tutti cercano la tuaattenzione, a fare la spesa in Amarico e vedere i negozianti sorridere, nonché a scomparire dentro tabelle excel eanalisi di questionari di food security nei villaggi»

«Ho avuto modo di comprendere l’importanza fondamentale della cooperazione internazionale nelle zonerurali dell’Etiopia del sud. Ho imparato come portare avanti una ricerca in mancanza delle condizioninecessarie per un regolare svolgimento e ad affrontare imprevisti lavorativi di diversa natura.»

Chiara

Elena

Agnese

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Bu on a avven tu r a a tu t t i i f u tu r i bor si st i U n i coo!

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Direzione Ricerca e Relazioni InternazionaliUniversità degli Studi di Torino

+ 39 (0)11 [email protected] Uni.Coo

@uni_coo

Chiara Brunisso

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Elena Belcore

[email protected]

Agnese Natale

[email protected]